Food for life

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INDICE
• Comunicato stampa
• Temi della campagna
• Editoriale James T. Morris, Direttore Esecutivo WFP
• “La Fame nel Mondo” - WFP
• Benetton Group
• Fabrica
• Colors
• CV James T. Morris
• CV James Mollison
• Inserto “Hunger”, allegato a Colors 54 Food
• Immagini della campagna
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Villa Minelli
31050 Ponzano, Treviso, Italy
Phone +39 0422 519036
Fax +39 0422 519930
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via Cesare Giulio Viola 68/70
00148 Roma, Italia
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Food for life
La campagna di comunicazione World Food Programme - Benetton 2003
è dedicata al cibo, che può significare salute, educazione, emancipazione,
lavoro, pace, speranza per il futuro
FOOD FOR LIFE
Ponzano, 13 febbraio 2003 - La campagna mondiale di comunicazione 2003
United Colors of Benetton e World Food Programme, l’agenzia delle Nazioni
Unite in prima linea per la lotta contro la fame nel mondo, intende riproporre
con evidenza il problema della fame che oggi rappresenta la più grande
emergenza umanitaria mondiale, anche se, di fatto, è stata dimenticata dai
media e dall’opinione pubblica.
Le fotografie scattate dal giovane fotografo di Fabrica James Mollison in
Afghanistan, Cambogia, Guinea e Sierra Leone testimoniano la stretta
relazione tra i problemi della malnutrizione e i vari aspetti sociali dell’esistenza.
Il cibo diviene un vero e proprio agente di cambiamento sociale, importante
motore di pacificazione e di sviluppo, in grado di cambiare drasticamente le
prospettive di vita futura degli individui.
“Il problema della fame può essere risolto, perché il mondo produce cibo a
sufficienza per sfamare tutti”, ha detto James T. Morris, Direttore Esecutivo
del WFP. “Eppure, ogni cinque secondi una persona muore per fame o per
cause ad essa correlate. E dato che il numero delle persone che muoiono
per fame è in aumento, dobbiamo attirare urgentemente l’attenzione sul
problema con tutti i mezzi possibili, per evitare che questa terribile tragedia
continui. Spero che questa iniziativa crei la base per una discussione pubblica
di rilievo sulla fame e ricollochi questo argomento in cima alle priorità
internazionali.”
“Abbiamo scelto di collaborare con il WFP perché ne condividiamo l’impegno
e il carattere concreto delle iniziative. Come già avvenuto con altre associazioni
umanitarie, ci siamo schierati al suo fianco con una campagna in cui crediamo
fermamente, anche perché rappresenta un momento di sintesi di alcuni temi
sociali, guerra, malattia, emarginazione, di cui ci siamo occupati nei nostri
precedenti progetti di comunicazione”, ha affermato Luciano Benetton.
A partire dalla foto simbolo della campagna, Food for life, che mostra un
uomo la cui protesi metallica è a forma di cucchiaio, le immagini (che
appariranno in affissione e sulla stampa di tutto il mondo) raccontano le storie
vere di persone rappresentate nella propria individualità: donne, bambini e
uomini, le cui possibilità di riscatto dalla violenza, dall’emarginazione e dalla
miseria dipendono strettamente dalla possibilità o meno di trovare il cibo.
In Sierra Leone, ad esempio, gli ex-combattenti delle diverse fazioni ricevono
aiuti sotto forma di cibo quando depongono le armi, e sono avviati ad attività
lavorative che gli consentano di mantenersi in tempo di pace. In Afghanistan
le donne sono retribuite con razioni di cibo per svolgere lavori strettamente
necessari: così sono incoraggiate a raggiungere l’indipendenza e a ricostruire
le loro vite. Di grande importanza è anche il programma per la distribuzione
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di cibo nelle scuole, attraverso il quale il WFP offre pasti caldi come incentivo
ai bambini per andare a scuola e ricevere un’educazione. Gli aiuti in cibo
diventano così “Food for peace”, “Food for work”, “Food to go home”, “Food
for education” e “Food for protection”, contribuendo, senza creare
dipendenza, a offrire nuove possibilità per ricostruire la coscienza di sé nelle
vite di coloro che li ricevono.
Tutte le storie e i temi della campagna WFP-United Colors of Benetton 2003
sono stati riuniti e approfonditi in uno speciale allegato a Colors 54 Cibo, dal
titolo “Hunger”.
La campagna Benetton 2003, che vedrà un investimento di oltre 15 milioni
di euro in oltre 30 paesi del mondo, rientra in un più ampio progetto di
comunicazione sul cibo, ideato e realizzato da Fabrica, che comprende altre
due principali iniziative. Colors 54 Cibo presenta le abitudini alimentari, i riti e
il tempo dedicato al mangiare, al bere e alla preparazione del cibo in varie
parti del mondo (con un allegato che racconta e amplifica i contenuti della
campagna United Colors of Benetton 2003). Il cibo come mezzo di
comunicazione, espressione artistica e del design è protagonista del volume
2398 gr. (il peso stesso dell’opera) realizzato da Fabrica per i tipi di Electa. I
giovani artisti del centro Benetton, insieme con altri di fama mondiale, sono
stati invitati a rappresentare il cibo ciascuno a suo modo: come feticcio,
rituale, eccesso, dipendenza, festeggiamento, emozione, riflessione,
contraddizione, oppressione, ossessione.
Per ulteriori informazioni:
Benetton
www.benetton.com/press
tel. +39 0422 519036
World Food Programme
www.wfp.org
tel +39 06 65132367
Food for life
United Colors of Benetton
CAMPAGNA FOOD FOR LIFE 2003
I temi
Food for peace (guerrieri in Sierra Leone)
Gli ex-combattenti della Sierra Leone ricevono aiuti sotto forma di cibo quando
depongono le armi. Per la maggior parte poveri e privi di educazione, se
affamati e senza speranza per il futuro, è probabile che imbraccino
nuovamente le armi, in una condizione di già fragile equilibrio tra le diverse
fazioni. Per contribuire a una pace duratura, ricevono cibo nei centri di training
dove imparano anche a svolgere lavori (dal sarto al parrucchiere) utili al loro
sostentamento, perché possano diventare individui produttivi, autosufficienti
e pacifici.
Food for education (bambini in Afghanistan)
I bambini sono le prime vittime della povertà estrema delle loro famiglie.
Diventano potenziali fonti di guadagno e spesso sono tolti dalle scuole per
lavorare e assicurare un’entrata in più. Ma quando intere generazioni sono
prive di educazione, gli effetti sociali diventano drammatici. Per incoraggiare
i genitori a mandare i loro bambini a scuola, agli scolari viene quindi dato cibo,
oltre che un’educazione.
Food for work (donne afghane)
La gente povera che vive in un Paese povero è imprigionata in un circolo
vizioso di miseria. Quando le strutture produttive non sono sviluppate, o sono
state distrutte, non c’è lavoro e questo significa mancanza di guadagno. Il
risultato è che milioni di persone fanno tutto ciò che possono pur di avere
cibo sufficiente alla sopravvivenza quotidiana. I progetti di Food for Work
cercano di risolvere due problemi in una volta: le persone sono retribuite con
razioni di cibo per svolgere lavori strettamente necessari, come ricostruire
strade, scuole e ospedali distrutti dalla guerra. In Afghanistan, in particolare,
le donne iniziano a togliersi il velo e prestano la loro opera in servizi civili. Il
programma le incoraggia a raggiungere l’indipendenza e a ricostruire le loro
carriere.
Food to go home (rifugiati afghani)
Quando i rifugiati vengono rimpatriati in Paesi come l’Afghanistan, spesso si
trovano di fronte ai terribili lasciti della guerra. Case bombardate, parenti
uccisi, niente lavoro. Per questo, al momento del rientro viene fornito loro
cibo nei centri di aiuto, per garantire un appoggio concreto durante i primi
vulnerabili mesi in cui tentano di ricostruire le loro vite.
Food for protection (ragazze cambogiane e prostitute africane)
Le donne vittime di abusi sessuali e quelle che lavorano nel mercato del sesso,
sono protette in apposite case e centri di educazione sessuale in tutto il
mondo. Spesso sono stigmatizzate nei loro stessi Paesi e sopravvivono in
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condizioni di estrema povertà. Siano esse cambogiane che vivono nei rifugi
o prostitute della Sierra Leone, l’offerta di cibo le aiuta anche a comprendere
l’importanza del sesso protetto.
Food for stability (bambini liberiani rifugiati)
Milioni di rifugiati vivono in una sorta di limbo in tutto il mondo, costretti ad
abbandonare il loro Paese a causa di conflitti politici, oppressione e violenza.
L’attesa che la pace arrivi è senza fine, e tuttavia costoro non riescono a
stabilirsi da nessun’altra parte. Nel caso dei bambini liberiani che vivono in
campi per rifugiati, gli aiuti in cibo sono importanti non solo per la
sopravvivenza ma anche per la loro stabilità, in un momento in cui tutti gli
aspetti della vita sono stati stravolti.
Editoriale
Aiuti per un mondo in crisi
James T. Morris
25 dicembre 2002
In questo periodo di condivisione e di buoni sentimenti, dobbiamo affrontare
una triste verità: nonostante la generosità dei paesi donatori e gli enormi
sacrifici degli operatori, gli organismi umanitari sono sempre meno in grado
di rispondere pienamente alle sempre crescenti crisi alimentari mondiali.
Sarebbe facile affermare che la causa di questo nuovo fenomeno perturbante è
la semplice mancanza di denaro. Sì, il finanziamento delle emergenze
umanitarie non è mai facile da ottenere e la stanchezza dei donatori
tradizionali è certamente in parte responsabile. Ma la difficoltà principale
viene dal brusco aumento dei bisogni provocato in parte da conflitti armati e
da crisi politiche, ma soprattutto da catastrofi naturali legate alle condizioni
climatiche. E negli anni recenti, sono tutti aumentati.
Per esempio, nell'attuale crisi alimentare dell'Africa australe, le nuove stime
sul numero di persone che soffrono la fame e hanno bisogno degli aiuti
internazionali del Programma Alimentare Mondiale sono recentemente
passate da 12,8 milioni alla cifra sconcertante di 14,4 milioni. Nello stesso
tempo, un'altra grave siccità si sta profilando nel Corno d'Africa dove il
numero di persone minacciate dalla fame si è inaspettatamente triplicato per
arrivare a oltre 10 milioni – mettendo le organizzazioni di aiuti internazionali
di fronte ad un'altra crisi di vaste proporzioni.
Contemporaneamente, dall'altra parte del continente africano, la siccità in
Mauritania sta già causando gravi privazioni e si sta diffondendo in cinque
paesi vicini. Circa un milione e mezzo di persone sono minacciate e, a
seconda delle piogge, vaste aree della regione del Sahel occidentale
potrebbero essere colpite.
In America Centrale, più di un milione e mezzo di persone hanno visto
svanire le loro riserve alimentari a causa della siccità, mentre dall'altra parte
dell'oceano l'Asia combatte contro le inondazioni. In Afghanistan, quattro
anni di siccità e di conflitto stanno distruggendo la vita di quasi 10 milioni di
persone. Nonostante la generosa reazione iniziale della comunità
internazionale agli appelli di aiuto, i contributi sono ancora insufficienti e c'è
preoccupazione per un altro flusso di rifugiati in fuga per la mancanza di cibo.
Ancora peggio, nella Corea del Nord, 3 milioni di donne, bambini e anziani
vittime della fame sono esclusi dagli aiuti internazionali per mancanza di
contributi e un altro milione e mezzo di persone si confronteranno con lo
stesso problema in gennaio.
I bisogni congiunti di questi 40 milioni di persone non possono essere
minimizzati e considerati problemi lontani che non ci toccano. Come non si
possono ignorare i bisogni dei 300 milioni di bambini che soffrono la fame
nel mondo. Questi bambini rischiano ritardi fisici e mentali e saranno un
ostacolo allo sviluppo sociale, politico ed economico delle loro società.
La realtà è che il mondo è cambiato. La globalizzazione ha fatto sì che, come
il terrorismo, la fame e la povertà trovino il modo di entrare nelle nostre vite.
Entrano nella nostra coscienza attraverso le immagini della televisione o si
diffondono nelle nostre società attraverso la migrazione illegale visto che le
persone sono obbligate ad abbandonare le loro case per sfuggire ad una vita di
sofferenze.
Il nostro mondo è anche cambiato nelle aspettative dei governi e degli
organismi internazionali. Per esempio, quando il Programma Alimentare
Mondiale è stato creato 40 anni fa, era stato principalmente concepito come
strumento per utilizzare le enormi eccedenze di cereali dei paesi produttori per
aiutare i bisognosi.
Da allora, l'arrivo di una cultura basata su notizie continue da tutto il mondo
ha portato profondi cambiamenti. La risposta alle crisi alimentari seppur ben
intenzionata è stata superata dall'imperativo di prevenirle e di farlo in maniera
efficace. La società moderna non è preparata a tollerare l'immagine della fame
mondiale.
Ma la triste realtà è che gli organismi come il Programma Alimentare
Mondiale e centinaia di organizzazioni non governative estremamente
efficienti, trovano sempre più difficile intervenire nelle crisi mondiali.
Dipendenti dai contributi volontari, siamo bloccati tra i crescenti bisogni di
milioni di persone che soffrono la fame e i budget dei governi già al limite e
in lotta con una crisi economica globale.
La difficoltà è ulteriormente aggravata perché la maggior parte delle catastrofi
non è prevista e non rientra nel processo di pianificazione dei budget dei
governi. È chiaro che non basta andare avanti come al solito per gestire le
crescenti crisi umanitarie alle quali siamo confrontati. A pochi governi piace
chiedere alle loro assemblee legislative stanziamenti supplementari in favore
di crisi lontane migliaia di chilometri.
Se vogliamo guardare le nostre televisioni o guardarci nello specchio senza
trasalire, dovremo trovare dei nuovi meccanismi di finanziamento per gli
interventi. Per questo, ci vorrà tutta la determinazione e l'immaginazione dei
governi e il sostegno totale dei cittadini, arbitri finali nel decidere in quale tipo
di società vivere.
L'autore del testo è il Direttore Esecutivo del Programma Alimentare
Mondiale, il più grande organismo umanitario mondiale.
Copyright 2002, The Washington Post Co. Diritti riservati
World Food
Programme
LA FAME NEL MONDO
l
Nonostante i progressi fatti nella lotta contro la fame negli ultimi decenni,
circa 800 milioni di persone (più di tutti gli abitanti degli Stati Uniti, del Canada,
della Russia, della Francia, della Germania, del Regno Unito e del Giappone)
soffrono ancora di fame cronica.
l Quel che è peggio è che i progressi nella lotta contro la fame sono rallentati
moltissimo mentre nella maggior parte delle regioni il numero di persone
malnutrite è aumentato.
– Ogni giorno, 24.000 persone muoiono di fame, malnutrizione e malattie
correlate.
– Si calcola che, negli ultimi 50 anni, 400 milioni di persone nel mondo siano
morte di fame e di scarsa igiene, tre volte il numero delle persone uccise in
tutte le guerre combattute durante tutto il XX secolo.
Nuove tendenze
Negli ultimi anni, i conflitti e le ricorrenti catastrofi naturali hanno provocato
milioni di vittime che si sono aggiunte alle già numerose persone che hanno
bisogno dell’aiuto della comunità internazionale. Nell’ultimo decennio, il
numero delle vittime di gravi catastrofi naturali è triplicato rispetto agli anni
sessanta, colpendo ogni anno in media 136 milioni di persone.
` In particolare, i cambiamenti climatici hanno causato un aumento della
siccità e delle inondazioni andando a colpire alcune delle popolazioni più
vulnerabili nei paesi più poveri del pianeta. Questo fenomeno richiederà ulteriori
e considerevoli risorse da parte dei paesi donatori.
l Nel mondo, 42 milioni di persone sono affette dall’HIV/AIDS e la maggior
parte di esse vive nei paesi in via di sviluppo. Oltre alla sofferenza, le strutture
sociali ed economiche sono inoltre minacciate. La generazione produttiva sta
morendo, lasciando orfani e anziani incapaci di produrre cibo; AIDS e carestia
sono infatti direttamente collegati.
l
FATTI E CIFRE
Impatto della fame e della malnutrizione
Aggiornamento: gennaio 2003
l La fame e la malnutrizione colpiscono la crescita economica, la salute, la
produttività e la qualità della vita. Il pianeta produce abbastanza cibo per nutrire
tutti.
l
La malnutrizione è una delle cause principali d’insufficienza ponderale
alla nascita nei paesi in via di sviluppo, dove ogni anno circa 30 milioni di
neonati sono sottopeso. I bambini che sopravvivono mantengono
un’insufficienza ponderale e una salute cagionevole per tutta l’infanzia e
l’adolescenza.
– Per esempio, se la malnutrizione infantile fosse eliminata in India, secondo
la Banca Mondiale il prodotto interno lordo del paese potrebbe aumentare di
28 miliardi di dollari, cifra che rappresenta più di quello che l’India spende
attualmente per la nutrizione, la salute e l’educazione.
l
Si calcola che nel mondo 150 milioni di bambini in età prescolastica
presentino un’insufficienza ponderale e 200 milioni abbiano dei ritardi nella
crescita, ma gli esperti concordano nel dire che questa è solo la punta
dell’iceberg. Ogni anno, 11 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni
muoiono di fame, malnutrizione e malattie correlate – cioè un bambino ogni
cinque secondi.
l La fame nascosta o la carenza di micronutrienti nel cibo è ancora diffusa.
– Si calcola che 254 milioni di bambini in età prescolastica in 118 Paesi siano
colpiti da carenze di vitamina A, una delle cause principali di cecità prevenibile.
L’aumento di assunzione di vitamina A può ridurre il tasso di mortalità tra i
bambini in media del 23 per cento, grazie alla sua capacità di rafforzare il
sistema immunitario.
–
La carenza di ferro, principale causa dell’anemia, rimane pandemica,
colpendo due miliardi di persone. Il fenomeno è in parte responsabile degli alti
tassi di morbilità e di mortalità.
Perché l'opinione pubblica dei paesi donatori dovrebbe
preoccuparsene
l
La ragione principale per portare degli aiuti è umanitaria. Assistere i meno
fortunati è un valore umano fondamentale comune a tutte le popolazioni e a
tutte le società. Salvare la vita delle vittime delle crisi di emergenza umanitaria
è il modo più ovvio di farlo.
l La continua pressione dell’immigrazione illegale in molti paesi sviluppati
è causata, tra l’altro, dalla povertà e dalla fame nei paesi in via di sviluppo. La
maggior parte di queste persone preferirebbe restare nel proprio paese con le
proprie famiglie.
l Il costo per contrastare questo flusso migratorio è enorme. A lungo termine,
è più efficace ed umano investire nel combattere la fame e la povertà nei paesi
in via di sviluppo.
l
Creare un potere di acquisto: questi paesi acquistano quantità sempre
crescenti di merci fabbricate nei paesi donatori, per cui avere delle buone
relazioni può contribuire a creare o a mantenere dei mercati.
l Creare delle opportunità commerciali a lungo termine: i paesi poveri possono
acquistare poco. Le economie fortemente in crescita nei paesi in via di sviluppo
offrono la possibilità di un aumento del commercio mondiale e una gamma più
ampia di soci commerciali.
Cosa si può fare
l
Gran parte della fame di oggi è opera della politica. E richiede delle soluzioni
politiche. Non ci sono ostacoli – se non la mancanza di volontà politica – che
impediscano al mondo di porre fine alla fame domani.
l
Per dimezzare il numero di persone che soffrono la fame entro il 2015
bisognerà investire nell’agricoltura, riformare il commercio e migliorare la
ricerca. Ma la comunità internazionale ha il dovere di nutrire le persone che
soffrono la fame oggi.
l Per i 300 milioni di bambini (più dell’intera popolazione degli Stati Uniti)
le cui vite sono segnate dalla fame, gli aiuti alimentari sono ciò di cui hanno
bisogno ora.
– Per soli 19 centesimi di dollaro al giorno, si può fornire un pasto a scuola
che nello stesso tempo aiuti a porre fine alla fame dei bambini e promuova
l’istruzione.
– L’alimentazione scolastica può contribuire in modo significativo agli sforzi
mondiali per dimezzare la fame.
Il Programma Alimentare Mondiale e la fame
Per ulteriori informazioni, contattare:
Ufficio Stampa, World Food Programme
Via C.G.Viola 68, Parco dei Medici,
00148, Roma, Italia.
Tel.: +39-066513-2628
Fax: +39-066513-2840
www.wfp.org
l Il WFP è la più grande organizzazione umanitaria del mondo e l’agenzia
delle Nazioni Unite in prima linea nella lotta contro la fame nel mondo. Il WFP
assiste circa 80 milioni di persone all’anno in 82 paesi, tra cui la maggior parte
dei rifugiati e degli sfollati
– Il WFP fornisce aiuti di emergenza per salvare la vita delle popolazioni vittime
di conflitti o catastrofi naturali e aiuta gli abitanti più poveri del pianeta a
costruirsi una vita migliore.
– Il WFP trasporta gli aiuti alimentari con tutti i mezzi – dalle navi alle zattere
e addirittura alle canoe, con lanci aerei o a dorso di muli. Ogni giorno, il WFP
ha 20 aerei e 40 navi in viaggio per portare cibo a coloro che ne hanno bisogno.
l Negli ultimi 40 anni, il WFP ha nutrito più di un miliardo delle persone più
povere del mondo, consegnato più di 60 milioni di tonnellate di cibo a 100
paesi e impegnato più di 300 miliardi di dollari per le attività di soccorso e di
sviluppo in tutto il mondo.
l Niente è più urgente del salvare la vita alle vittime delle emergenze.
l
Il nuovo fenomeno dei cambiamenti climatici e i conflitti stanno
notevolmente riorientando l’attività del WFP e richiedono risorse su larga scala.
l Completamente dipendenti da contributi volontari, gli organismi umanitari
come il WFP si trovano in una posizione precaria tra i crescenti bisogni delle
persone che soffrono la fame e i contributi dei donatori che risentono del
rallentamento dell’economia mondiale.
Benetton Group spa
IL GRUPPO BENETTON
Oggi Benetton è un gruppo presente in 120 Paesi del mondo, focalizzato nel settore
dell’abbigliamento: un gruppo con una consolidata identità italiana di stile, design e
passione, declinata nei marchi United Colors of Benetton, Sisley, più orientato al fashion,
The Hip Site, dedicato ai teenager, e nei marchi sportswear Playlife e Killer Loop.
L’azienda, con una produzione totale di oltre 110 milioni di capi l’anno effettuata per
oltre il 90 per cento in Europa, è caratterizzata da un network commerciale (5.000 negozi
nel mondo) sempre più orientato verso superfici di vendita grandi per dimensioni e qualità
dei servizi, e raggiunge un fatturato totale di 2,1 miliardi di euro prima delle vendite al
consumatore finale.
Lo sviluppo dell'organizzazione commerciale Benetton è sostenuto da un significativo
programma di investimenti per l'apertura di megastore caratterizzati, oltre che dalle
grandi dimensioni, da una posizione privilegiata nei centri storici e commerciali e da
un’elevata qualità dei servizi offerti alla clientela. I nuovi megastore ospitano le complete
collezioni di abbigliamento casual donna, uomo, bambino e intimo, oltre ad un'ampia
scelta di accessori e complementi d'abbigliamento, proponendo in modo globale lo stile
e la qualità Benetton.
Come nell'evoluzione della rete commerciale, la costante tensione al nuovo, intesa quale
rilevante fattore di sviluppo, ha attraversato fin dagli inizi i vari settori dell'organizzazione
aziendale: dalla comunicazione ai sistemi informativi, dalla ricerca di nuovi materiali alla
logistica integrata. Un particolare impegno nell'innovazione è dedicato alla struttura
produttiva, i cui sistemi e apparati sono rinnovati completamente ogni cinque anni.
Questa organizzazione ha il suo baricentro nel centro di coordinamento produttivo di
Castrette (Treviso), un complesso industriale dedicato all’abbigliamento, tra i più moderni
al mondo.
Nonostante la dimensione globale, il Gruppo Benetton ha mantenuto forti legami con il
territorio d’origine, in particolare attraverso le attività culturali della Fondazione Benetton
Studi e Ricerche e i progetti che ruotano intorno allo sport. Dall'impegno nel rugby, volley
e basket, alle storiche vittorie in Formula Uno, l’idea sportiva di Benetton propone, oltre
che la ricerca dell’eccellenza agonistica, un carattere sociale di incontro, condivisione
e benessere fisico che sfocia, in particolare, nell’avviamento allo sport di migliaia di
giovani ogni anno.
La capacità di radicamento nella società si manifesta anche attraverso Fabrica, il centro
di ricerca sulla comunicazione della Benetton. La sfida di Fabrica è quella dell’innovazione
e dell’internazionalità: un modo per coniugare cultura e industria, attraverso la
comunicazione che si affida non più solo alle forme pubblicitarie consuete, ma veicola
la ”cultura industriale”, “l’intelligenza” dell’impresa attraverso altri mezzi: il design, la
musica, il cinema, la fotografia, i prodotti editoriali, internet. Fabrica ha scelto di
scommettere sulla creatività sommersa portata dai giovani e dagli artisti-sperimentatori
di tutto il mondo, invitati dopo un'impegnativa selezione a sviluppare progetti concreti
di comunicazione sotto la direzione artistica di alcuni dei principali protagonisti nei diversi
settori.
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Fax +39 0422 969501
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P IVA 00193320264
Capitale Sociale: Euro 236.026.454,30 i.v.
C.F./R.I. di Treviso n. 00193320264
Cod. ISO: IT 00193329264
R.E.A. n. 84146
FABRICA
Fabrica è il centro di ricerca e sviluppo sulla comunicazione della Benetton, nato
nel 1994 dal patrimonio culturale del Gruppo. Con il completamento del suo
vasto complesso architettonico nei pressi di Treviso, restaurato e ampliato da
Tadao Ando, vive oggi una nuova fase propulsiva, proponendosi come un polo
multiculturale internazionale.
La sfida di Fabrica è quella dell’innovazione e dell’internazionalità: un modo per
coniugare cultura e industria, attraverso la comunicazione che si affida non più
solo alle forme pubblicitarie consuete, ma veicola la ”cultura industriale”,
“l’intelligenza” dell’impresa attraverso altri mezzi: il design, la musica, il cinema,
la fotografia, i prodotti editoriali, internet. Fabrica ha scelto di scommettere sulla
creatività sommersa portata dai giovani e dagli artisti-sperimentatori di tutto il
mondo, invitati dopo un'impegnativa selezione a sviluppare progetti concreti di
comunicazione sotto la direzione artistica di alcuni dei principali protagonisti dei
diversi settori.
Come laboratorio di creatività applicata (il suo nome deriva dal significato latino
di officina), Fabrica si propone di sperimentare queste nuove forme di
comunicazione seguendo due linee-guida parallele: la concretezza
dell'approccio formativo, poiché i giovani borsisti sono invitati a "imparare
facendo"; la trasversalità e l'interazione, a livello sia di progettazione (i progetti
si sviluppano con un gioco di squadra combinando ruoli e discipline differenti
attorno a un'idea base), sia di identità culturale, la cui pluralità è garantita dalla
mescolanza nel gruppo creativo di giovani provenienti da Paesi di lingua, cultura
e sensibilità diverse.
La creatività e la ricerca di nuove forme espressive sono anche al centro di
Wanted Creativity, il ciclo di incontri sulla cultura visiva promosso da Fabrica che
vede la partecipazione, tutti i mesi, di alcuni dei più importanti ed eccentrici
esponenti del mondo dell’arte, della cultura e della comunicazione, invitati a
Fabrica per un workshop, una conferenza o un evento speciale.
CAMPAGNE DI COMUNICAZIONE
Le campagne di comunicazione realizzate da Fabrica hanno coinvolto partner
di natura diversa: da organizzazioni no profit come FAO, ONU, ACNUR e Sos
Racisme a istituzioni culturali e musei di vari Paesi, ottenendo anche importanti
riconoscimenti che l’hanno consacrata come uno dei poli culturali più vivaci e
apprezzati a livello internazionale.
In occasione dell’Anno Internazionale del Volontariato, le cui celebrazioni sono
culminate il 5 dicembre 2001, Fabrica ha collaborato alla creazione della
campagna di comunicazione Benetton, Volunteers in Colors, realizzata in
collaborazione con United Nations Volunteers, il programma delle Nazioni Unite
che da trent’anni si occupa di volontariato nel mondo. Nell’ideazione della
campagna, Fabrica ha indagato sui vari modi di essere volontari oggi,
privilegiando aspetti meno consueti e mostrando che si possono dedicare il
proprio tempo e le proprie energie agli altri anche per migliorare noi stessi e la
qualità della nostra vita. In occasione della campagna è stato anche pubblicato
un numero speciale di Colors, interamente dedicato al volontariato, mentre il 4
dicembre, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio, a Roma, si è tenuta
la prima mondiale di Drops on a hot stone, un evento musicale multimediale
eseguito da Fabrica Musica in collaborazione con la Fivol e con UNV.
Nel settembre 2002, in occasione del primo anniversario dell’attacco al World
Trade Center dell’11 settembre 2001, Fabrica e Colors Magazine hanno
presentato Visions of Hope, una mostra di 28 ritratti di bambini, donne e uomini
di tutto il mondo fotografati mentre, a occhi chiusi, esprimono la loro idea di
speranza per il futuro. La mostra, organizzata in collaborazione con il settimanale
The New Yorker, è stata allestita dal 9 al 23 settembre presso l’Istituto Italiano
di Cultura e contemporaneamente nella lobby del Condé Nast Building a Times
Square.
CINEMA
Continuando l’intervento sistematico a favore delle nuove voci indipendenti del
cinema del “resto del mondo” (soprattutto in Africa e Mondo Arabo, Asia, America
Latina) che ha caratterizzato la politica di comunicazione sociale del Gruppo
Benetton, già sponsor principale e partner della Fondazione Montecinemaverità
con la Divisione della Cooperazione Internazionale del Ministero degli Esteri
Svizzero, è stato creato nel 1998 il dipartimento Fabrica Cinema.
Questa attività ha riguardato la coproduzione, sotto la direzione di Marco Müller,
di una serie di importanti film presentati in concorso ai più importanti festival
europei. Il primo titolo della collezione 2000-2001, Lavagne (Blackboards) della
giovanissima regista iraniana Samira Makhmalbaf, ha conquistato il Premio
Speciale della Giuria a Cannes 2000 seguito da No Man’s Land del regista
bosniaco Danis Tanovic (Premio per la Miglior Sceneggiatura a Cannes 2001,
Golden Globe come Miglior Film Straniero e Oscar come Miglior Film Straniero
nel 2002) e da Il Voto è segreto (Secret Ballot) del regista iraniano Babak Payami,
Premio per la Migliore Regia a Venezia 2001. A questi premi si aggiungono i
riconoscimenti ottenuti da Viaggio verso il sole (Journey to the Sun) della regista
turca Yesim Ustaoglu (Premio Blue Angel come migliore film europeo e Premio
per la Pace al Festival di Berlino 1999), Moloch del russo Alexander Sokurov
(Premio per la migliore sceneggiatura a Cannes 1999), e Diciassette Anni
(Seventeen Years) del giovane autore cinese Zhang Yuan (Leone d'Argento per
la migliore regia al Festival di Venezia 1999).
A questi premi vanno aggiunti i riconoscimenti ottenuti attraverso la Fondazione
Montecinemaverità, tra tutti il prestigiosissimo Leone d’Oro a Venezia 2000 per
il film Il Cerchio, realizzato da Jafar Panahi, protagonista della Nouvelle Vague
iraniana dell’ultimo decennio.
MUSICA
Fabrica Musica nasce dall’idea di esplorare, anche per quanto riguarda la musica,
nuove forme di comunicazione grazie alla creatività portata da artistisperimentatori provenienti da tutto il mondo. L'attività di Fabrica Musica con
l'arrivo nel 2000 di Andrea Molino, direttore della Pocket Opera di Norimberga,
ha stabilito un nuovo indirizzo. L'esordio ufficiale è avvenuto all’interno del RomaEuropa Festival, nell’ottobre del 2000 con il concerto multimediale Voices, con
il celebre vocalist americano David Moss come “guest star”. Il 4 dicembre 2001
in Campidoglio a Roma ha debuttato Drops on a hot stone, progetto creato in
collaborazione con le United Nation Volunteers. Tra le produzioni più recenti
citiamo Paradise from vocalbox di Koichi Makigami, presentata nel settembre
2002 al Klangspuren Festival e al TransArt Festival; CREDO, un’opera
multimediale sui conflitti religiosi ed etnici (in coproduzione con lo Staatstheater
Karlsruhe e il Klangforum di Vienna per le Giornate Europee della Cultura 2004)
e East aka West di Massimo Nova, in coproduzione, tra gli altri, con Musik der
Jahrhunderte di Stoccarda e la Biennale di Zagabria.
DESIGN
I giovani designer di Fabrica sono impegnati in innovativi progetti di design di
prodotto, moda, interni e industrial design. Tra i progetti d'avanguardia spicca
il nuovo sistema di arredo Nomad, adatto a coloro che, spostandosi da un posto
all'altro, necessitano di mobili essenziali e non definitivi. Nomad è un prodotto
brevettato da Fabrica e già commercializzato.
Nell’aprile 2001, in occasione del Salone del Mobile di Milano, Fabrica ha
proposto con successo XYZ, IDEAS ON FURNITURE, una serie di installazioni
multisensoriali che esplora le nuove direzioni del design. Decontextual design,
Reactive design, Amnesic design, Genetic design sono solo alcuni dei nuovi
concetti e territori esplorati dai giovani designer di Fabrica. Nel contesto della
mostra, Elio Fiorucci è stato il padrino d’eccezione dell’asta XYZ IDEAS FOR
SALE. Nell’aprile 2002, ancora per il Salone del Mobile, Fabrica ha presentato
una nuova collezione di oggetti per la tavola creata appositamente per il marchio
Paola C..
Nel settembre del 2001 si è inaugurato a Bologna il primo Fabrica Features, uno
spazio di Fabrica dedicato alla cultura e alla comunicazione dove concerti,
proiezioni video, performance di artisti, conferenze, mostre personali, workshop
diventano momenti centrali di aggregazione e di incontro. All’interno di Fabrica
Features trovano posto anche i diversi “prodotti” culturali che caratterizzano la
vita moderna: dischi, libri, video, oggetti di design e abbigliamento creati da
Fabrica o selezionati da tutto il mondo, che costituiscono un’ideale galleria
dell’arte contemporanea accessibile ai visitatori. Il secondo Fabrica Features
è stato aperto il 18 dicembre 2001 a Lisbona.
Nel settembre 2002 si è inaugurata, nella sede prestigiosa di Palazzo Te a
Mantova, l’eccezionale mostra Gonzaga. La celeste Galeria. Il museo dei Duchi
di Mantova, il cui progetto di allestimento è stato firmato da Fabrica.
NEW MEDIA
L’esplorazione delle nuove possibilità offerte dall’interactive media - dallo
shopping on-line alle installazioni artistiche sperimentali - è al centro delle attività
dei giovani web designer di Fabrica. I progetti relativi ai new media riguardano,
oltre la realizzazione di siti internet che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti
internazionali, il web design, la video-art, i giochi interattivi e gli eventi multimediali.
L’obiettivo è di creare nuove rappresentazioni che coinvolgano attivamente il
pubblico nella realizzazione del processo interattivo, che si trasforma così in
un’esperienza virtuale personale. E’ possibile divertirsi con i giochi interattivi,
oltre che visitando il sito di Fabrica, anche presso i Fabrica Features a Bologna
e Lisbona.
ATTIVITA’ EDITORIALI
L'attività nei media tradizionali come l'editoria ha prodotto una importante serie
di pubblicazioni, per le quali Fabrica ha spesso realizzato anche le immagini
fotografiche, come Preghiera (una raccolta di preghiere contemporanee tradotta
in undici Paesi), 1000 Extra/Ordinary Objects (gli oggetti più folli del Ventesimo
secolo raccolti in dieci anni di attività di Colors), Lavoratori (reportage in bianco
e nero sui lavoratori extracomunitari nelle fabbriche del Nordest italiano) e
Kosovars (ritratti di profughi kosovari nei campi dell'Albania). In occasione del
Cinquantesimo anniversario dell'Acnur (l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite
per i Rifugiati) celebrato nel dicembre 2000, il fotografo-ricercatore James
Mollison ha realizzato per Fabrica un reportage nei campi profughi di tutto il
mondo. A febbraio 2003 uscirà, per i tipi dell’Electa, Fabrica Files, il primo volume
di una nuova serie, in libreria due volte l’anno, che indaga sulla creatività portata
dai giovani artisti che, da tutto il mondo si ritrovano a Fabrica. Sempre con Electa
sta per uscire 2398 gr., un libro e un cd-rom sul cibo, a cui hanno collaborato
giovani designer, fotografi, scrittori, insieme ad importanti ed affermati esponenti
del mondo dell’arte e del design. Anche la pubblicazione di Colors, il magazine
finanziato dal Gruppo Benetton, venduto in oltre 60 Paesi, pubblicato in 4 edizioni
e 5 lingue e presente su internet, rientra nel quadro delle attività editoriali di
Fabrica, che ne ospita la redazione.
COLORS
Venduto in oltre 60 Paesi, pubblicato in 4 edizioni e 5 lingue, presente su Internet con un sito tra i più visitati e premiati
dalla critica, Colors è un magazine bimestrale che raggiunge i giovani di tutto il mondo.
Fondato oltre dieci anni fa, da un’idea di Luciano Benetton e Oliviero Toscani, sotto la direzione di Tibor Kalman,
sulla convinzione che le differenze sono positive ma tutte le culture hanno lo stesso valore, oggi Colors rientra nel
quadro delle attività editoriali di Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione della Benetton. Nel nuovo complesso
architettonico di Fabrica, restaurato e ampliato dall'architetto giapponese Tadao Ando, ha sede anche la sua
redazione, che si avvale di una rete di collaboratori esterni distribuiti ai quattro angoli del pianeta.
Colors si esprime soprattutto attraverso le immagini: un mezzo universale per raggiungere il maggior numero di
persone con un impatto forte e immediato. Con questo linguaggio visivo i temi di Colors oscillano tra quelli di forte
impegno, come l'ecologia, i conflitti del mondo, la lotta all'Aids, e altri più divertenti, lo shopping, la moda, i giocattoli,
ma sempre rivisitati con un occhio anticonvenzionale e dissacrante.
Dal numero 41, con la direzione creativa di Fernando Gutierrez e una nuova veste grafica, Colors ha anche spostato
la sua attenzione verso il tema delle diverse “comunità” che abitano il pianeta, descritte attraverso servizi fotografici
ed interviste ad hoc, che raccontano con semplicità e immediatezza l’intima bellezza di ogni essere umano.
Per celebrare i suoi primi dieci anni di vita, Colors ha riunito nella mostra Extra/Ordinary Objects un migliaio tra gli
oggetti più eccentrici e banali, quotidiani e desueti, inutili e utili, pubblicati nelle sue pagine per raccontare le diverse
culture del mondo. La mostra è diventata anche un libro, 1000 Extra/Ordinary Objects, con un’ introduzione di Peter
Gabriel, edito da Taschen e distribuito in quattro edizioni bilingue, in tutto il mondo.
World Food
Programme
Programme
Alimentaire
Mondial
Programa
Mundial de
Alimentos
The Food Aid Organization of the United Nations
Direttore Esecutivo del World Food Programme
James T. Morris
Biografia
All’inizio di aprile 2002, James T. Morris, è diventato il decimo Direttore Esecutivo del Programma
Alimentare Mondiale (WFP) delle Nazioni Unite.
In qualità di capo del WFP, il Signor Morris dirige la più grande organizzazione di aiuti alimentari nel
mondo, che durante l’anno passato ha nutrito 77 milioni di persone in 82 paesi, per un costo totale di
1,74 miliardi di dollari.
Solo quattro mesi dopo la sua nomina a Direttore Esecutivo, James T. Morris è stato designato Inviato
speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan per la crisi umanitaria dell’Africa
meridionale, regione colpita attualmente da un grave emergenza alimentare.
Per oltre 35 anni, James T. Morris ha saputo associare una brillante carriera incentrata su grandi
capacità gestionali a livello organizzativo e amministrativo a una vita privata al servizio della
collettività. Le sue scelte professionali e la sua attività nel volontariato sono sempre state espressione
di un impegno costante a favore delle fasce più deboli della società, e dei giovani a rischio in
particolare, unito a una dedizione speciale nei confronti della propria comunità e del proprio Paese.
Dopo aver prestato servizio per sei anni nell’amministrazione comunale di Indianapolis,
principalmente come Capo del Personale del sindaco Richard Lugar, nel 1973 ha iniziato a lavorare in
qualità di direttore dello sviluppo sociale per la Lilly Endowment Inc., una delle maggiori istituzioni di
carità al mondo. Nel giro di poco tempo, ha ricoperto la posizione di vicepresidente, vicepresidente
esecutivo e infine presidente, carica in cui è rimasto fino al 1989 per una durata complessiva di oltre
sei anni.
Successivamente, è stato presidente e responsabile amministrativo della Indianapolis Water Company
e della IWC Resources Corporation, trasformatasi sotto la sua guida in una società holding con un
fatturato di 200 milioni di dollari e 2.500 dipendenti. Il suo mandato è stato contraddistinto da
programmi di sviluppo strategici e progetti di privatizzazione sponsorizzati dall’azienda. Ha
migliorato le prospettive di carriera del personale grazie a dei sistemi di remunerazione secondo il
merito, di relazioni umane e di diversificazione delle funzioni e dei programmi di formazione.
Nonostante l’impegno richiesto dal ruolo direttivo e dalla presenza in diversi consigli di
amministrazione, Morris ha saputo ritagliare da un programma di lavoro tanto intenso uno spazio da
dedicare alle attività di volontariato, offrendo il proprio tempo e la propria esperienza a numerose
organizzazioni civiche e comunitarie. Ha fatto parte del Comitato Olimpico statunitense in qualità di
tesoriere e presidente del collegio dei revisori e del comitato etico. Attualmente, è membro del
Consiglio dei Governatori della Croce Rossa Americana e presidente del Consiglio di Amministratori
Fiduciari della Indiana University.
Ha conseguito una laurea in Scienze Politiche presso l’Indiana University e un Master in Gestione
Aziendale presso la Butler University.
È sposato con Jacqueline Harrell Morris, ha tre figli e quattro nipoti.
Via Cesare Giulio Viola 68/70, Parco de’Medici 00148 Rome, Italy
Telephone: +39-06-65131 Fax: +39-06-6590632/6590637
E-Mail: [email protected] Website: www.wfp.org
JAMES MOLLISON
Nato in Kenya nel 1973, James Mollison si è formato in Gran Bretagna presso
la Oxford Brookes University dove ha studiato arte e design; successivamente,
presso la Newport School of Art and Design dove si è specializzato in fotografia.
Nel 1998 arriva a Fabrica; due anni dopo vede la pubblicazione dei suoi primi
due libri: Lavoratori, pubblicato da Feltrinelli e sponsorizzato dalla Regione
Veneto, che presenta un reportage in bianco e nero sui lavoratori extracomunitari
nelle fabbriche del Nordest, e IO?Bologna! un volume per celebrare il
novantesimo anniversario del Bologna Football Club dedicato alla passione dei
tifosi.
Nel 2000 viene pubblicato il suo terzo volume di immagini Kosovars, uno studio
sui recenti conflitti in cui spiccano ritratti di profughi kosovari nei campi
dell'Albania.
Il 2000 è anche l’anno in cui inizia a lavorare per la campagna prodotto Benetton
e a collaborare regolarmente con la rivista Colors.
Nel 2001 partecipa alla realizzazione della campagna Benetton a supporto dello
UNV (United Nations Volunteers) per sfidare gli stereotipi sull’idea del volontariato.
Nel 2002 fotografa la sua seconda campagna Benetton, collaborando con il
WFP (World Food Programme), l’Agenzia delle Nazioni Unite impegnata nella
battaglia contro la fame nel mondo. Ricopre anche il ruolo di Editore Creativo
del supplemento “Hunger”, integrazione della campagna Benetton e di Colors
54.
Mollison attualmente vive a Venezia, è consulente a Fabrica, collabora con la
rivista Colors e altre pubblicazioni in Italia e Gran Bretagna.