IL GIGANTE DI FERRO

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IL GIGANTE DI FERRO
IL GIGANTE DI FERRO
(The iron giant)
Regia: Brad Bird
Personaggi del cartone: Hogart, il bambino;
Gigante; Kent; la mamma di Hogart.
Nazionalità: Stati Uniti
Distribuzione: Warner Bros Italia
Anno di uscita: 1999
Soggetto: tratto dal libro "L'uomo di ferro" di Ted
Hughes
Durata: 86'
”Tu sei chi scegli e cerchi di essere”
"Le creature muoiono... Fa parte della vita.
E’ sbagliato uccidere, ma non è sbagliato
morire."
RIASSUNTO
Questo film, ambientato nell’America della guerra fredda, parla di Hogarth, un ragazzino
statunitense di nove anni, che incontra nella foresta del suo paese un enorme mostro metallico.
Anche se inizialmente impaurito, Hogarth impara a voler bene al Gigante, che non ricordandosi
né da dove viene, né per quale scopo sia stato inviato lì, è come un bambino al quale si deve
insegnare ogni cosa. E sarà proprio Hogarth a fargli scoprire la gioia di vivere e il dolore della
morte.
La presenza del Gigante è nascosta agli abitanti del paese da Dean McCoppin, sfasciacarrozze
amico di Hogarth, il quale permette al Gigante di rimanere nella rimessa insieme alle auto da
demolire. Nonostante gli sforzi per celare la sua presenza, in seguito ad alcuni avvistamenti,
arriverà Kent Mansley, agente mandato dal governo per indagare, alla ricerca di possibili
minacce da parte della fazione sovietica. Ma Kent si spingerà troppo oltre, arrivando a mettere a
rischio l’intera cittadina…
TARGET
Film per tutte le età, e non solo per ragazzini come si sarebbe portati a pensare ad uno sguardo
superficiale. Ambientazione e personaggi ben riusciti, è facile percepire le tensioni politiche
tipiche del periodo. I messaggi che questo film cerca di dare sono presentati in modo chiaro,
senza troppi giri di parole. Film che fa riflettere, piangere, ma anche ridere.
ANALISI
The Iron Giant si ispira (liberamente) al libro "The Iron Man" di Ted Hughes, è il racconto
dell'improbabile amicizia che scaturisce tra un bambino e un gigante, un enorme robot, piovuto
da chissà dove nel cielo, per ricordarci che nessuna guerra, e tantomeno la morte, è in grado di
distruggere quel "buono" che, per quanto rispettivamente piccolo o grande possa essere,
coesiste in ognuno di noi.
L'intero film dimostra come la linea di separazione tra lo stato di "buono" e "cattivo" a volte è
sottile e che entrambi sono frutto di una scelta più o meno consapevole. Si ha sempre una
scelta, è sempre possibile redimersi e imboccare la giusta via, è possibile risvegliare quella "parte
buona" e cambiare noi stessi anche in quei casi in cui le circostanze si rivelano essere
completamente avverse, e per fare ciò basta solo volerlo. Questo è senza dubbio il cardine
attorno al quale ruota tutta la trama ben espresso nella frase citata, la quale non ha bisogno di
essere spiegata ulteriormente.
“Il gigante di ferro” ci ricorda che è per ignoranza e per paura che reagiamo in maniera
aggressiva, e suggerisce al bambino di essere aperto alla comprensione e all’accettazione
dell’altro.
L’amicizia tra il robot e il ragazzo rappresenta in maniera intelligente ciò che molti ragazzi hanno
vissuto: essere legati a qualcuno che è diverso, straniero e sconosciuto per noi. È quindi una
lezione di apertura.
La già ottima sceneggiatura di Brad Bird (autore de Gli Incredibili, Ratatouille a Tomorrowland) è
sostenuta da un montaggio superbo (Darren T. Holmes è stato impegnato anche in quello di
Ratatouille e Dragon Trainer) e degli effetti speciali che per un film d'animazione del 1999
dimostrano di non essere indietro con i tempi, anzi. Anche la colonna sonora, pur non spiccando
per doti particolari, risulta essere più che azzeccata nell'insieme.
Questo Gigante, a dispetto del suo metallo, delle sue dimensioni e dei suoi 50 piedi di altezza è
in realtà un essere che si muove e che si avvicina a noi in punta di piedi, sinceramente ed
umilmente, e si fa strada fino a conquistarsi un meritatissimo posto nel nostro cuore.
Per l’analisi del film con i ragazzi consigliamo come sempre di
partire dalla descrizione dei personaggi e delle loro caratteristiche,
per poi individuare la loro evoluzione all’interno del racconto