L`erba, naturalmente - Il Verde Editoriale

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L`erba, naturalmente - Il Verde Editoriale
inchiesta
ESTRATTO DA
ACER
GESTIONE
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
CAMPI DA CALCIO / II PARTE
L’erba,
naturalmente
Carlo Galimberti
A cura di Diego Dehò, Carlo Galimberti e Laura Tanucci, in collaborazione
con Adriano Altissimo, Studio agronomi associati, Marco Volterrani e Filippo Lulli,
Centro ricerche tappeti erbosi sportivi, Università di Pisa
Continua la nostra inchiesta sul tappeto erboso:
dopo l’artificiale, parliamo del prato naturale, da sempre
utilizzato nei campi da calcio di tutto il mondo.
Come si è evoluto rispetto al passato, come guarda
a un presente che propone nuovi sistemi alternativi?
D
Il prato naturale
La storia del campo da calcio realizzato in erba con un sistema drenante in Italia
risale indicativamente agli anni ’50, quando si interveniva soprattutto negli stadi
importanti. Allora si impiegavano delle
fascine per aumentare il drenaggio del
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terreno.
In maniera
più sistematica,
alla fine degli anni ’70
si sono diffusi i primi veri
sistemi di drenaggio basati su
ricerche tecniche, anche se non
scientifiche. Si trattava di tubazioni e
drenaggi un po’ grezzi, realizzati con
vomeri, riempiti di ghiaia e poi sabbie.
Per la realizzazione del tappeto erboso
venivano inizialmente impiegate soprattutto Lolium perenne, Poa pratensis, Festuca rubra, Cynodon dactylon e Agrostis
tenuis. Si puntava però esclusivamente
sulle specie, mentre venivano trascurate le
varietà. Si trattava soprattutto di “mescoloni” più che miscugli... spesso nella
speranza
che funzionassero. Con il
trascorrere del tempo
sono state introdotte nuove
specie, come la Festuca arundinacea agli inizi degli anni ’80; oggi
▼
opo la prima parte,
che su ACER 4/2005 ha
presentato le caratteristiche
del tappeto erboso artificiale sintetico,
continua la nostra inchiesta sulle diverse
tipologie di prato impiegate nell’allestimento di un campo da calcio.
Ci soffermiamo stavolta sulle proprietà, i
pregi e i difetti della superficie che ha fatto
la storia di questo sport, il tappeto erboso
naturale. Certamente simbolo di una
tradizione tramandata da immagini e fotografie in bianco e nero, ma anche veicolo
verso il futuro di questo bellissimo gioco
che vuol mantenere intatte le sue peculiarità, piegandosi alla modernità solo quando questa significa progresso.
Lo stadio comunale
di Casatenovo,
in provincia
di Lecco.
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inchiesta
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MILANO
Marco Volterrani
Archivio Poliflor
Arianna Ravagli
Archivio Poliflor
▼
negli stadi vengono utilizzati prevalentemente Lolium perenne e Poa pratensis. Negli
ultimi anni è inoltre cresciuta l’attenzione
dedicata alle varietà, in funzione delle loro
prestazioni. Questo cambiamento di orientamento è dovuto alla ricerca, allo sviluppo e
alla consapevolezza che alcune specie e
varietà risultano maggiormente resistenti alla
trazione e all’utilizzo: il miglioramento risulta superiore anche del 60-70% rispetto ai
miscugli del secolo scorso. Non è stata invece eliminata del tutto la tendenza di impiegare alcune specie non rispondenti al clima. Al
Centro e al Sud, per esempio, alcune specie
dovrebbero essere sostituite da altre maggiormente adatte ai climi caldi.
Un aspetto che ha reso indispensabile una
ricerca finalizzata a un miglioramento degli
aspetti genetici è l’intensità di utilizzo sempre
più frequente dei campi da calcio, che in alcuni stadi arriva anche a tre partite alla settimana. A tale frequenza si aggiunge un periodo
di utilizzo durante l’anno sempre più esteso,
con campionati che iniziano ad agosto e si
protraggono fino a giugno inoltrato.
Il fermo del campo da gioco, e i relativi
tempi di recupero, sono dunque brevissimi, e
concentrati in un periodo, quello estivo, di
grande stress per il tappeto erboso.
Per la preparazione del fondo del tappeto
erboso naturale, esistono due tecniche prevalenti. La più semplice e diffusa, introdotta
all’inizio degli anni ’80, prevede l’impiego di
tubi trasversali e drenaggi superficiali. La
parte superiore è realizzata in sabbia o in
miscele varie di sabbie silicee o vulcaniche.
In alto, uno scorcio dello stadio Tardini
di Parma. Il tappeto erboso è naturale.
La seconda modalità si rifà a tecniche nordeuropee e nordamericane, adottando profili con
sabbie e ghiaie. I costi sono certamente più
elevati ma garantiscono una stratificazione a
permeabilità maggiore.
Riguardo all’impianto d’irrigazione, negli
ultimi vent’anni non sono state apportate
modifiche sostanziali sotto l’aspetto tecnico,
se non per quanto concerne gli irrigatori. Si è
infatti optato per impianti con portate più
basse e più punti acqua, in modo da razionalizzare la distribuzione.
Il tappeto erboso viene costituito attraverso due tecniche principali: la semina e la posa
del prato in rotoli. Oltre al normale prato in
rotoli, ne esiste un secondo, di diverso tipo:
molto pesante e stabile, consente l’utilizzo già
il giorno successivo alla posa (vedi box).
La manutenzione di un tappeto erboso
seminato, rispetto a uno posato in rotoli, risulta diversa solo all’inizio, non a regime. All’i-
nizio infatti il prato in rotoli sottile deve essere usato con molta cautela, ma una volta
consolidato i due sistemi portano a tappeti
erbosi simili, praticamente uguali.
Un programma di manutenzione ordinaria durante l’anno richiede innanzitutto un’accurata gestione dell’irrigazione, che non
significa tanta o poca acqua, ma quantità e
tempi giusti. Purtroppo, oggi l’impiantistica
prevale sulla conoscenza dei fabbisogni delle
piante, ed è proprio questa una delle prime
cause dei problemi durante i periodi estivi.
Oltre all’irrigazione, altro elemento fondamentale è la nutrizione, cioè fornire al tappeto erboso tutti gli elementi di cui ha bisogno
per una corretta crescita. Anche in questo
campo, purtroppo, a volte si tende a risparmiare su prodotti che hanno un’incidenza di
costo molto bassa rispetto al valore del bene,
anche se ciò comporta prestazioni sostanzialmente differenti.
Altre operazioni utili sono, oltre ovviamente a un taglio corretto, la trasemina,
l’arieggiatura e altre operazioni per mantenere il prato in buone condizioni.
La trasemina può essere effettuata al Nord
Italia per dieci mesi all’anno, al Sud addirittura dodici mesi all’anno.
La difesa fitosanitaria può essere invece
considerata un’operazione di importanza
secondaria, sempre che i passaggi precedenti siano stati seguiti con scrupolosità. È però
importante porre una reale attenzione sui
diversi prodotti e sui trattamenti, con un
approccio agronomico, e non commerciale.
(Si ringrazia Adriano Altissimo)
Le tecniche di impianto
S
ono due i tipi di impianto del tappeto erboso naturale, la semina e la posa in rotoli.
La semina ex novo viene effettuata al momento della costruzione di un nuovo impianto.
La risemina o trasemina è una tecnica molto diffusa per ora prevalentemente nel periodo di
riposo del campo. Ancora troppo poco impiegata risulta invece la risemina continua nel corso
della stagione. Questa tecnica farebbe in modo che un campo anche povero potesse essere
verde e giocabile per diverse ore al giorno durante tutto l’anno. Provvedendo alla nutrizione
quattro volte all’anno ed effettuando la semina tre volte all’anno, si creano piante in grado di
rispondere continuamente alle sollecitazioni.
Il prato in rotoli si utilizza soltanto sui nuovi impianti, ma è anche diffusa l’abitudine di rappezzare,
a fine campionato, alcune zone soggette a maggior calpestio, come l’area di rigore. Il costo d’impianto è più elevato rispetto al prato seminato, ma è poi compensato da una minore spesa necessaria per la manutenzione. Le due tecniche non sono necessariamente in rigida contrapposizione, ma possono essere integrate; a volte un prato in rotoli, dopo un periodo di utilizzo intenso, può
infatti essere “rinfrescato” con la risemina. C’è poi un tipo di prato che utilizza rotoli molto grossi e
pesanti, con 2-3 cm di substrato, molto stabili. Il suo costo è superiore rispetto al prato in rotoli
normale. Caratteristica principale è di essere utilizzabile già il giorno successivo alla posa. A.A.
Tappeto erboso da plantule preradicate in pane di torba
L’ultima novità per l’impianto dei prati in erba naturale è stata testata negli ultimi 4 mesi dal
CeRTES dell’Università di Pisa, con applicazioni sperimentali presso l’ippodromo di San Rossore, il Cosmopolitan Golf Club di Tirrenia e in alcuni campi da calcio. Metodo innovativo di propagazione vegetativa delle specie da tappeto erboso, consiste nella preparazione in vivaio, in
contenitori alveolari, di plantule preradicate in pane di torba e il loro trasferimento nell’area da
inerbire utilizzando una macchina trapiantatrice, con densità di 10-20 piante per mq. La torba
contiene una tale riserva di acqua ed elementi nutritivi da eliminare la crisi di trapianto. M.V.
Dall’alto, tappeto erboso seminato, in rotoli, e plantule in pane di torba.
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inchiesta
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GESTIONE
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U
na vasta voce dei pregi del tappeto erboso naturale riguarda i benefici che è in grado di
apportare all’ambiente circostante. Soprattutto in ambito urbano, tali effetti riguardano una
riduzione di vari elementi inquinanti, e di mitigazione termica. Questi i principali.
Filtraggio e depurazione
Nelle aree urbane le acque meteoriche e i sedimenti che defluiscono dalle superfici impermeabili possono essere contaminati da inquinanti quali metalli pesanti (Pb, Cd, Cu, Zn) e idrocarburi
(lubrificanti, carburanti, solventi). La biomassa di foglie e steli di un tappeto erboso, quantitativamente variabile fra 1000 e 30.000 kg ha-1, a seconda della specie, della stagione e dal regime
colturale, svolge un’efficiente azione filtrante nei confronti di tali inquinanti. Inoltre, la sostanza organica del feltro e dei residui radicali ospita un’attiva cenosi microbica, la cui biomassa è stata stimata oscillare tra 30 e 300 g m-2 per i batteri e tra 50 e 500 g m-2 per funghi e attinomiceti. Non trascurabile è inoltre la biomassa di invertebrati del suolo che, in presenza di tappeti erbosi, può variare tra 1 a 200 g m-2, con i valori più alti riscontrati nei suoli dominati dagli anellidi. Il tappeto erboso rappresenta pertanto un sistema biologicamente attivo che unisce un’azione filtrante a un’azione depurante, la cui sinergia può contribuire alla degradazione delle sostanze inquinanti. Riguardo alla capacità delle piante da tappeto erboso di assorbire agenti inquinanti, Gladon e altri (1993)
hanno evidenziato come alcune specie da tappeto erboso quali Festuca arundinacea siano particolarmente efficienti nell’assorbire l’ossido di carbonio dall’ambiente urbano.
Dissipazione del calore e regolazione della temperatura
La temperatura delle aree urbane può essere da 5 a 7 °C più elevata (isole di calore) rispetto alle aree rurali circostanti. I tappeti erbosi assorbono calore con l’evapotraspirazione (2,43
kJ g-1 di acqua traspirata), raffreddando la superficie e l’aria circostante. L’effetto climatizzante dei tappeti erbosi può consentire migliori condizioni microclimatiche estive a vantaggio degli atleti e del pubblico.
Modifica dell’atmosfera
Il tappeto erboso naturale, così come tutte le piante verdi, attraverso la fotosintesi produce ossigeno (O2) e fissa l’anidride carbonica (CO2) contribuendo alla diminuzione dell’effetto serra.
Abbattimento dei rumori e riduzione del riverbero
Alcuni studi hanno dimostrato che la superficie del tappeto erboso assorbe suoni in modo
significativamente superiore rispetto a superfici dure come pavimenti, ghiaia o suolo nudo,
producendo pertanto un efficace abbattimento dei rumori. Anche la riflessione multidirezionale della luce (riverbero), è significativamente ridotta dalla presenza di superfici a prato. Una
superficie coperta da un buon tappeto erboso fornisce, oltre a quelli già elencati, benefici
difficilmente classificabili e quantificabili e sostanzialmente legati alla percezione che del
prato hanno i fruitori (Ulrich, 1986).
M.V., F.L.
Vari sistemi per il prato misto
l sistema misto è composto da uno strato in erba artificiale integrato, secondo modalità
differenti, da uno strato in erba naturale. Questo permette di sfruttate in modo complementare le potenzialità di entrambi i sistemi, tralasciando al tempo stesso i loro punti deboli. Le fibre artificiali vengono inserite all’interno del tappeto erboso naturale, allo scopo di
migliorare la stabilità e la resistenza della superficie e aumentare l’intensità di utilizzo.
La diversità nella modalità d’integrazione della componente naturale con quella artificiale
caratterizza i vari sistemi presenti sul mercato.
I
Naturale
Fibra sintetica
Copyright Motzgrass
Naturale
Copyright SportGrass
Naturale
Fibra sintetica
Marco Volterrani
Gli svantaggi del manto naturale
A differenza dei prati sintetici, dei quali è
possibile elencare i difetti perché trattasi di
veri e propri prodotti industriali, per i tappeti erbosi naturali è più corretto parlare di
problemi tipici degli organismi biologici. Si
tratta di problemi dovuti a gestioni non ottimali, condizioni climatiche avverse, carenze
nutrizionali, malattie o utilizzo intenso. Ogni
campo da calcio in prato naturale è caratterizzato da aspetti differenti e soggettivi.
Problematiche economiche, tecniche e
gestionali. Il costo di manutenzione è di circa
il doppio rispetto a un campo in erba artificiale. Inoltre, le superfici naturali non possono essere utilizzate in modo intenso per non
incorrere in problemi o danni come lo spostamento di zolle, l’usura delle zone a calpestio più intenso, come il centrocampo e le
aree di rigore. Gli stadi devono, quindi, adattarsi ai fabbisogni biologici del tappeto erboso naturale e avere una manutenzione costante e mirata. Non è possibile garantire una
stabilità qualitativa, come nei campi da calcio
artificiali, proprio perché intervengono variabili tipiche degli organismi viventi tipo malattie, deficit idrici, problemi legati alla temperatura o all’usura. Fondamentale nella gestione dei tappeti erbosi naturali risulta la professionalità dei tecnici e dei gestori.
CAMPI DA CALCIO / II PARTE
I vantaggi ambientali del prato naturale
Copyright GrassMaster
I pregi del manto naturale
Qualità e durata. Presupponendo una
gestione e manutenzione ottimale, il campo
da calcio naturale risulta “eterno”, non ha una
durata stabilita come quello in sintetico, che
è di 8-10 anni.
Vantaggi economici e gestionali. I costi
di impianto sono approssimativamente
compresi tra 100mila e 200mila Euro, la metà
rispetto a un impianto in tappeto erboso artificiale. Durante i mesi estivi, il tappeto erboso
autoregola la propria temperatura mediante
l’evapotraspirazione; risulta comunque necessaria l’irrigazione periodica del campo. Gli
impianti in naturale consentono lo svolgimento di una più vasta gamma di discipline sportive dell’atletica leggera, tra cui il lancio del
giavellotto, del disco, del peso e del martello.
Qualità del gioco. Il prato naturale è preferito dalla maggior parte dei giocatori di oggi
perché è la superficie sulla quale sono cresciuti calcisticamente e per “memoria e tradizione” sportiva. Il campo è generalmente giudicato più morbido anche in caso di caduta e, in
particolare, il “tackle scivolato” è ritenuto
meno doloroso e più “naturale”. Risulta più
facile alzare la palla da fermi (corner, punizioni ecc.) rispetto al prato sintetico.
Salute e sicurezza di atleti. Il prato naturale apporta benefici dal punto di vista psicologico, spesso sottovalutati, per gli atleti. A
tale benessere, legato alla percezione di giocare su una superficie “viva” a stretto contatto
con la natura, concorrono anche alcuni dei
benefici ambientali segnalati nel box a fianco.
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MILANO
Fibra sintetica
ESTRATTO DA
ACER
Dietro-front
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MILANO
Carlo Galimberti
▼
Qualità del gioco. La possibilità di utilizzo intensivo è molto limitata: fino a 12-25 ore
settimanali, rispetto alle 70 ore di una superficie in erba artificiale. In condizioni climatiche estreme, come quelle dell’inverno
nordeuropeo, le possibilità di ottenere una
superficie giocabile sono molto limitate.
L’unicità di ogni campo da calcio, dovuta
alle caratteristiche intrinseche di ciascuno di
essi, implica situazioni e qualità di gioco
differenti anche in stadi coinvolti nella medesima competizione. Ma non è forse questa
diversità che rende imprevedibile e spettacolare il gioco del calcio?
Salute e sicurezza di atleti. I pericoli principali per la sicurezza dei giocatori sono relativi all’eventuale sollevamento delle zolle, nel
caso di tappeto erboso in rotoli, all’irregolarità
della superficie e alla formazione di buche.
Lo stadio comunale di Bergamo senza
erba, né artificiale, né naturale. Dopo la
decisione, presa alla fine della stagione
2004/2005, di impiantare la superficie
sintetica, torna l’erba naturale
allo stadio “Atleti azzurri d’Italia”.
in particolare al frequente utilizzo che se ne può
fare, ma rimane per il momento legato a campi
di fascia inferiore o dilettantistici, ancora escluso dal calcio “che conta”. Il prato naturale costituisce ancora oggi la tradizione che si rinnova, prediletta da chi è cresciuto con questo sport
respirando il profumo dell’erba. Una superficie storica ma non per questo “arrivata”, che
può e deve rimanere al passo con i tempi. E
infine il misto, una soluzione intermedia che sta
(Si ringraziano Marco Volterrani e Filippo Lulli)
Conclusioni
In queste due puntate, la nostra inchiesta ha
cercato di proporre un quadro delle diverse
alternative praticabili per la realizzazione di un
campo da calcio. Il tappeto erboso sintetico
risolve parecchi problemi di gestione, relativi
dando esiti interessanti, anche in uno stadio
importante ma pieno di problemi come il
Meazza di Milano. Di tutto questo si parlerà in
maniera più approfondita e sistematica in
ACER Eventi, 3° seminario tecnico sui tappeti erbosi organizzato da Il Verde Editoriale, che
si terrà nel gennaio 2006. Con prove tecniche
sul campo, esperti, studiosi e professionisti
discuteranno di “Dove va il campo da calcio?
Tappeto erboso e manto artificiale”, facendo
il punto della situazione, sollevando problemi,
avanzando soluzioni.
■
Abstract
Grass, naturally
In the second part of our survey on grass
used in football pitches, we analyse features,
evolution, pros and cons of natural lawn with
the description of various types of systems.
Always the most widely used turf in this
context, it also brings great benefits to the
environment. Also, a brief hint to the mixed
solution, which combines the benefits of
natural and manmade grass and which is now
applied in one of the most famous world
stadiums, Meazza in Milan.
Prato misto: il parere del consulente
Al Meazza di Milano si gioca oggi su un campo realizzato con un sistema misto. Cosa cambia rispetto
al naturale? Lo abbiamo chiesto a Ettore Zauli, consulente per i lavori al prato dello stadio milanese
roprietario di una società di consulenza per la progettazione di verde, giardini e impianti sportivi, Ettore Zauli si
è occupato della gestione di molti stadi, tra i
quali il Luigi Ferraris (Marassi) di Genova, del
quale ha curato anche il rifacimento per i
Mondiali del 1990. Oggi fa parte dello staff di
consulenza per la superficie di gioco dello
stadio Meazza (San Siro) di Milano.
macroterme, che hanno apparati radicali
robustissimi e sono adatte all’impiego in
campi da gioco a utilizzo elevato. A Milano
purtroppo non è possibile impiegarle a
causa del clima: andando a riposo in
inverno, non consentono di avere un
tappeto erboso verde in quella stagione.
Quando ha incontrato il terreno misto?
A Milano, dove è utilizzato, anche se non
in via esclusiva, da oltre tre anni. A Genova,
ho usato il misto solo in alcune zone del
campo, come nelle aree di porta.
Da cosa è formato il prato misto?
Consiste in un normale tappeto erboso
naturale, seminato su un substrato intasato
di sabbia e costituito da una trama di erba
artificiale rada. Il substrato dà consistenza e
assicura la regolarità del gioco al 100%. Il
vantaggio principale, oltre alla facilità di
stesura anche con condizioni climatiche
difficili, è che non si verificano cedimenti e
formazioni di buche, persino dove le zolle
vengono danneggiate dal calpestio intenso e
da ferite da gioco. Ciò riduce sensibilmente
gli incidenti e risulta quindi fondamentale
Gaia Cortese
P
Lo stadio Meazza, nel quartiere milanese
di San Siro, impiega un sistema misto.
per tutelare il patrimonio giocatori, specie
in uno stadio come San Siro dove, per la
difficile circolazione di aria e la carenza di
luce dovute alla copertura alta 70 m sul
campo, nel periodo invernale la crescita
naturale dell’erba è pressoché nulla e le
ferite da gioco difficilmente si rimarginano.
Che specie vengono impiegate nel misto?
I miscugli non cambiano rispetto ai
campi di sola erba naturale: non esistono
varietà specifiche per il misto, semmai le
specie e le varietà cambiano in funzione
del clima. Per esempio, a Roma si usano le
A livello di manutenzione?
Crea qualche problema in più, in quanto
non risultano possibili alcune operazioni
tipo la carotatura, perché si correrebbe il
rischio di sollevare le zolle. È comunque
possibile eseguire le bucature con fustelle
piene e tutte le normali operazioni colturali.
Cosa cambia tra prato naturale e misto?
Dal punto di vista del tappeto erboso non
molto: anche per i giocatori l’impressione è
di giocare su un tappeto del tutto naturale.
Dal punto di vista degli spettatori, l’aspetto
esteriore è assolutamente uguale a quello
delle superfici da gioco convenzionali.
Cambia la durata, e il fatto che difficilmente
si creano danni che alterino la regolarità
del gioco. Varia in ogni caso la consistenza,
che però deve essere uniforme sull’intera
superficie: perciò è meglio non realizzare
parte del campo in misto e parte in naturale.
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ESTRATTO DA
inchiesta
ACER
GESTIONE
Se dovesse realizzare un campo da calcio,
per che soluzione opterebbe?
Non avendo problemi di mancanza di
luce dovuta alla copertura e di crescita
dell’erba durante l’inverno, di fronte a una
frequenza d’utilizzo normale, quindi una,
massimo due partite ogni due settimane,
scelgo sicuramente il naturale.
Qual è il campo da calcio in naturale
migliore che abbia mai visto?
Lo stadio olimpico di Atene nell’88,
realizzato mediante semina diretta e quindi
non utilizzando zolle trapiantate. Le radici
superavano gli oltre 20 cm di profondità.
Qual è il suo giudizio sull’artificiale?
Sta prendendo sempre più piede, ma i
giocatori professionisti ora in attività si
sono formati sul naturale e, in genere, non
gradiscono giocare sul sintetico. Per la
stessa ragione l’opzione non piace agli
allenatori delle società maggiori. Il
discorso sarà diverso per chi diventerà
professionista nei prossimi anni: in molti
saranno cresciuti calcisticamente sul
sintetico e accetteranno, o addirittura
preferiranno, giocare su questa superficie.
Questi campi si stanno diffondendo sempre
più, nelle parrocchie, nei comuni, nelle
serie inferiori: sopportano carichi di gioco
© IL VERDE EDITORIALE
MILANO
CAMPI DA CALCIO / II PARTE
superiori al prato naturale e restano agibili
anche in condizioni climatiche molto
difficili. In pochi anni si è giunti alla 5a-6a
generazione di erba sintetica e, ai fini del
gioco, le differenze con il naturale si limano
continuamente. È lecito supporre che l’uso
si diffonderà maggiormente, anche se si
registra una certa inversione di tendenza
proprio nel football americano, dove
l’impiego del sintetico è nato, e dove in
alcuni casi si sta tornando al naturale.
Un’inversione di rotta che potrebbe avere
anche motivazioni di tipo ecologico: un
campo sintetico, infatti, va comunque
sempre smaltito come rifiuto speciale.
■
La parola al preparatore atletico
Vincenzo Pincolini ha risposto alle nostre domande, confrontando l’impiego del tappeto erboso naturale
e di quello sintetico nelle competizioni e nella preparazione atletica dei giocatori. Con un giudizio sul misto
Cosa pensa dell’impiego dei tappeti
erbosi artificiali per le competizioni
internazionali e nazionali?
Bisogna fare distinzioni, ci sono tappeti
erbosi completamente sintetici e quelli misti.
A Mosca abbiamo giocato su una superficie
mista senza problemi di alcun tipo, mentre
il tappeto erboso completamente sintetico,
anche di ultima generazione, implica una
serie di adattamenti, tra cui l’aderenza alla
superficie, superabili con l’allenamento.
Il Parma si allena su naturale o sintetico?
Giocando alla domenica sul naturale, per
il 95% ci alleniamo sul naturale. Abbiamo
però a disposizione anche un campo in
sintetico, ideale per allenarsi bene durante
la brutta stagione. In prospettiva,
giocando su terreni sintetici, ci si dovrà
allenare sul sintetico sempre più come
adattamento alla superficie e non come
sostitutivo stagionale. Consiglio sempre
gli allenatori del settore giovanile di
cominciare questo tipo di adattamento il
prima possibile, in modo che i ragazzi
acquisiscano la stessa sensibilità sul
terreno naturale e sull’artificiale.
Inoltre, questo limiterebbe loro molti
problemi a livello osteo-articolare.
Cosa cambia nella preparazione atletica
sul sintetico rispetto al naturale?
Il sintetico è sicuramente una superficie
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atmosferiche è un grande vantaggio. E per i
ragazzi, che normalmente non hanno a
disposizioni superfici perfette, allenarsi bene
è importante per poter acquisire gesti
tecnici e movimenti sempre più fini.
Quanto è diffusa la pratica di allenarsi
con continuità sul sintetico?
Ci sono esperienze in questa direzione. In
Spagna, per esempio, tanti settori giovanili
che si allenavano quasi esclusivamente sulla
terra battuta, sono passati al sintetico.
Nuove date
Qual è il suo giudizio sul naturale con
zone miste, dove il naturale non ha preso?
Con molta curiosità, a Mosca, siamo
andati a vedere e provare questo campo
misto. I giocatori non trovavano grosse
difficoltà, anzi. Certo avere diversi
coefficienti di rimbalzo all’intero della
stesso campo creerebbe dei problemi.
Se dovesse decidere dove far giocare la
sua squadra, che superficie sceglierebbe?
Sceglierei il naturale e dico che tutte le
opzioni sintetiche e miste sicuramente sono
da tenere in grande considerazione nel
discorso organizzazione dei centri di
allenamento, perché potersi allenare bene
tutto l’anno a prescindere dalle condizioni
Il misto può essere la soluzione tra le due
opzioni, senza la drasticità del sintetico?
L’efficienza del sistema misto abbiamo
avuto occasione di provarla in stadi come
San Siro e sul campo del Cska, a Mosca.
Là in particolare, tenendo conto che in
Russia le condizioni climatiche invernali
non sono come le nostre, abbiamo giocato
su un campo praticamente perfetto.
■
Il 3° Seminario tecnico sui tappeti erbosi
“Dove va il campo da
calcio? Tappeto erboso e manto artificiale”, inizialmente previsto per ottobre, si svolgerà invece il giorno
26 gennaio 2006.
eventi
V
più reattiva. Per certe esercitazioni di
forza esplosiva, come i balzi, scegliamo il
sintetico proprio in virtù del superiore
coefficiente di elasticità, utile per ottenere
maggiori prestazioni. Cambia inoltre il
rimbalzo e quindi il tempo del gesto
tecnico. Se consideriamo il rimbalzo del
pallone, sul sintetico segue sempre un
percorso regolare, a differenza del campo
tradizionale, dove viene influenzato dalla
diversa umidità e dallo stato di bagnatura
dell’erba. Per questo, l’adattamento alla
superficie deve avvenire su tanti livelli,
tecnico, osteo-articolare, della reattività, e
giocatori con certe caratteristiche
riescono ad adattarsi meglio.
ACER
incenzo Pincolini, oggi al Parma
Calcio, è stato tra gli “inventori” della
figura del preparatore atletico nel
mondo del calcio. Ha collezionato esperienze
al Milan, alla Roma e all’Atletico Madrid. Con
la Nazionale italiana ha partecipato ai Mondiali del 1994 e del 1998, e agli Europei del 1996.
Informazioni:
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Per adesioni aziende:
Lombardia e Centro-Sud
Marina Orselli, cell. 329 6938490.
E-mail: [email protected]
Emilia Romagna e Triveneto
Federica Baleotti Zanelli, cell. 347 3217050.
E-mail: [email protected]