L`erba, naturalmente - Il Verde Editoriale
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L`erba, naturalmente - Il Verde Editoriale
inchiesta ESTRATTO DA ACER GESTIONE © IL VERDE EDITORIALE MILANO CAMPI DA CALCIO / II PARTE L’erba, naturalmente Carlo Galimberti A cura di Diego Dehò, Carlo Galimberti e Laura Tanucci, in collaborazione con Adriano Altissimo, Studio agronomi associati, Marco Volterrani e Filippo Lulli, Centro ricerche tappeti erbosi sportivi, Università di Pisa Continua la nostra inchiesta sul tappeto erboso: dopo l’artificiale, parliamo del prato naturale, da sempre utilizzato nei campi da calcio di tutto il mondo. Come si è evoluto rispetto al passato, come guarda a un presente che propone nuovi sistemi alternativi? D Il prato naturale La storia del campo da calcio realizzato in erba con un sistema drenante in Italia risale indicativamente agli anni ’50, quando si interveniva soprattutto negli stadi importanti. Allora si impiegavano delle fascine per aumentare il drenaggio del 61 • ACER 5/2005 terreno. In maniera più sistematica, alla fine degli anni ’70 si sono diffusi i primi veri sistemi di drenaggio basati su ricerche tecniche, anche se non scientifiche. Si trattava di tubazioni e drenaggi un po’ grezzi, realizzati con vomeri, riempiti di ghiaia e poi sabbie. Per la realizzazione del tappeto erboso venivano inizialmente impiegate soprattutto Lolium perenne, Poa pratensis, Festuca rubra, Cynodon dactylon e Agrostis tenuis. Si puntava però esclusivamente sulle specie, mentre venivano trascurate le varietà. Si trattava soprattutto di “mescoloni” più che miscugli... spesso nella speranza che funzionassero. Con il trascorrere del tempo sono state introdotte nuove specie, come la Festuca arundinacea agli inizi degli anni ’80; oggi ▼ opo la prima parte, che su ACER 4/2005 ha presentato le caratteristiche del tappeto erboso artificiale sintetico, continua la nostra inchiesta sulle diverse tipologie di prato impiegate nell’allestimento di un campo da calcio. Ci soffermiamo stavolta sulle proprietà, i pregi e i difetti della superficie che ha fatto la storia di questo sport, il tappeto erboso naturale. Certamente simbolo di una tradizione tramandata da immagini e fotografie in bianco e nero, ma anche veicolo verso il futuro di questo bellissimo gioco che vuol mantenere intatte le sue peculiarità, piegandosi alla modernità solo quando questa significa progresso. Lo stadio comunale di Casatenovo, in provincia di Lecco. ESTRATTO DA inchiesta ACER GESTIONE © IL VERDE EDITORIALE MILANO Marco Volterrani Archivio Poliflor Arianna Ravagli Archivio Poliflor ▼ negli stadi vengono utilizzati prevalentemente Lolium perenne e Poa pratensis. Negli ultimi anni è inoltre cresciuta l’attenzione dedicata alle varietà, in funzione delle loro prestazioni. Questo cambiamento di orientamento è dovuto alla ricerca, allo sviluppo e alla consapevolezza che alcune specie e varietà risultano maggiormente resistenti alla trazione e all’utilizzo: il miglioramento risulta superiore anche del 60-70% rispetto ai miscugli del secolo scorso. Non è stata invece eliminata del tutto la tendenza di impiegare alcune specie non rispondenti al clima. Al Centro e al Sud, per esempio, alcune specie dovrebbero essere sostituite da altre maggiormente adatte ai climi caldi. Un aspetto che ha reso indispensabile una ricerca finalizzata a un miglioramento degli aspetti genetici è l’intensità di utilizzo sempre più frequente dei campi da calcio, che in alcuni stadi arriva anche a tre partite alla settimana. A tale frequenza si aggiunge un periodo di utilizzo durante l’anno sempre più esteso, con campionati che iniziano ad agosto e si protraggono fino a giugno inoltrato. Il fermo del campo da gioco, e i relativi tempi di recupero, sono dunque brevissimi, e concentrati in un periodo, quello estivo, di grande stress per il tappeto erboso. Per la preparazione del fondo del tappeto erboso naturale, esistono due tecniche prevalenti. La più semplice e diffusa, introdotta all’inizio degli anni ’80, prevede l’impiego di tubi trasversali e drenaggi superficiali. La parte superiore è realizzata in sabbia o in miscele varie di sabbie silicee o vulcaniche. In alto, uno scorcio dello stadio Tardini di Parma. Il tappeto erboso è naturale. La seconda modalità si rifà a tecniche nordeuropee e nordamericane, adottando profili con sabbie e ghiaie. I costi sono certamente più elevati ma garantiscono una stratificazione a permeabilità maggiore. Riguardo all’impianto d’irrigazione, negli ultimi vent’anni non sono state apportate modifiche sostanziali sotto l’aspetto tecnico, se non per quanto concerne gli irrigatori. Si è infatti optato per impianti con portate più basse e più punti acqua, in modo da razionalizzare la distribuzione. Il tappeto erboso viene costituito attraverso due tecniche principali: la semina e la posa del prato in rotoli. Oltre al normale prato in rotoli, ne esiste un secondo, di diverso tipo: molto pesante e stabile, consente l’utilizzo già il giorno successivo alla posa (vedi box). La manutenzione di un tappeto erboso seminato, rispetto a uno posato in rotoli, risulta diversa solo all’inizio, non a regime. All’i- nizio infatti il prato in rotoli sottile deve essere usato con molta cautela, ma una volta consolidato i due sistemi portano a tappeti erbosi simili, praticamente uguali. Un programma di manutenzione ordinaria durante l’anno richiede innanzitutto un’accurata gestione dell’irrigazione, che non significa tanta o poca acqua, ma quantità e tempi giusti. Purtroppo, oggi l’impiantistica prevale sulla conoscenza dei fabbisogni delle piante, ed è proprio questa una delle prime cause dei problemi durante i periodi estivi. Oltre all’irrigazione, altro elemento fondamentale è la nutrizione, cioè fornire al tappeto erboso tutti gli elementi di cui ha bisogno per una corretta crescita. Anche in questo campo, purtroppo, a volte si tende a risparmiare su prodotti che hanno un’incidenza di costo molto bassa rispetto al valore del bene, anche se ciò comporta prestazioni sostanzialmente differenti. Altre operazioni utili sono, oltre ovviamente a un taglio corretto, la trasemina, l’arieggiatura e altre operazioni per mantenere il prato in buone condizioni. La trasemina può essere effettuata al Nord Italia per dieci mesi all’anno, al Sud addirittura dodici mesi all’anno. La difesa fitosanitaria può essere invece considerata un’operazione di importanza secondaria, sempre che i passaggi precedenti siano stati seguiti con scrupolosità. È però importante porre una reale attenzione sui diversi prodotti e sui trattamenti, con un approccio agronomico, e non commerciale. (Si ringrazia Adriano Altissimo) Le tecniche di impianto S ono due i tipi di impianto del tappeto erboso naturale, la semina e la posa in rotoli. La semina ex novo viene effettuata al momento della costruzione di un nuovo impianto. La risemina o trasemina è una tecnica molto diffusa per ora prevalentemente nel periodo di riposo del campo. Ancora troppo poco impiegata risulta invece la risemina continua nel corso della stagione. Questa tecnica farebbe in modo che un campo anche povero potesse essere verde e giocabile per diverse ore al giorno durante tutto l’anno. Provvedendo alla nutrizione quattro volte all’anno ed effettuando la semina tre volte all’anno, si creano piante in grado di rispondere continuamente alle sollecitazioni. Il prato in rotoli si utilizza soltanto sui nuovi impianti, ma è anche diffusa l’abitudine di rappezzare, a fine campionato, alcune zone soggette a maggior calpestio, come l’area di rigore. Il costo d’impianto è più elevato rispetto al prato seminato, ma è poi compensato da una minore spesa necessaria per la manutenzione. Le due tecniche non sono necessariamente in rigida contrapposizione, ma possono essere integrate; a volte un prato in rotoli, dopo un periodo di utilizzo intenso, può infatti essere “rinfrescato” con la risemina. C’è poi un tipo di prato che utilizza rotoli molto grossi e pesanti, con 2-3 cm di substrato, molto stabili. Il suo costo è superiore rispetto al prato in rotoli normale. Caratteristica principale è di essere utilizzabile già il giorno successivo alla posa. A.A. Tappeto erboso da plantule preradicate in pane di torba L’ultima novità per l’impianto dei prati in erba naturale è stata testata negli ultimi 4 mesi dal CeRTES dell’Università di Pisa, con applicazioni sperimentali presso l’ippodromo di San Rossore, il Cosmopolitan Golf Club di Tirrenia e in alcuni campi da calcio. Metodo innovativo di propagazione vegetativa delle specie da tappeto erboso, consiste nella preparazione in vivaio, in contenitori alveolari, di plantule preradicate in pane di torba e il loro trasferimento nell’area da inerbire utilizzando una macchina trapiantatrice, con densità di 10-20 piante per mq. La torba contiene una tale riserva di acqua ed elementi nutritivi da eliminare la crisi di trapianto. M.V. Dall’alto, tappeto erboso seminato, in rotoli, e plantule in pane di torba. ACER 5/2005 • 62 ESTRATTO DA inchiesta ACER GESTIONE ▼ 63 • ACER 5/2005 U na vasta voce dei pregi del tappeto erboso naturale riguarda i benefici che è in grado di apportare all’ambiente circostante. Soprattutto in ambito urbano, tali effetti riguardano una riduzione di vari elementi inquinanti, e di mitigazione termica. Questi i principali. Filtraggio e depurazione Nelle aree urbane le acque meteoriche e i sedimenti che defluiscono dalle superfici impermeabili possono essere contaminati da inquinanti quali metalli pesanti (Pb, Cd, Cu, Zn) e idrocarburi (lubrificanti, carburanti, solventi). La biomassa di foglie e steli di un tappeto erboso, quantitativamente variabile fra 1000 e 30.000 kg ha-1, a seconda della specie, della stagione e dal regime colturale, svolge un’efficiente azione filtrante nei confronti di tali inquinanti. Inoltre, la sostanza organica del feltro e dei residui radicali ospita un’attiva cenosi microbica, la cui biomassa è stata stimata oscillare tra 30 e 300 g m-2 per i batteri e tra 50 e 500 g m-2 per funghi e attinomiceti. Non trascurabile è inoltre la biomassa di invertebrati del suolo che, in presenza di tappeti erbosi, può variare tra 1 a 200 g m-2, con i valori più alti riscontrati nei suoli dominati dagli anellidi. Il tappeto erboso rappresenta pertanto un sistema biologicamente attivo che unisce un’azione filtrante a un’azione depurante, la cui sinergia può contribuire alla degradazione delle sostanze inquinanti. Riguardo alla capacità delle piante da tappeto erboso di assorbire agenti inquinanti, Gladon e altri (1993) hanno evidenziato come alcune specie da tappeto erboso quali Festuca arundinacea siano particolarmente efficienti nell’assorbire l’ossido di carbonio dall’ambiente urbano. Dissipazione del calore e regolazione della temperatura La temperatura delle aree urbane può essere da 5 a 7 °C più elevata (isole di calore) rispetto alle aree rurali circostanti. I tappeti erbosi assorbono calore con l’evapotraspirazione (2,43 kJ g-1 di acqua traspirata), raffreddando la superficie e l’aria circostante. L’effetto climatizzante dei tappeti erbosi può consentire migliori condizioni microclimatiche estive a vantaggio degli atleti e del pubblico. Modifica dell’atmosfera Il tappeto erboso naturale, così come tutte le piante verdi, attraverso la fotosintesi produce ossigeno (O2) e fissa l’anidride carbonica (CO2) contribuendo alla diminuzione dell’effetto serra. Abbattimento dei rumori e riduzione del riverbero Alcuni studi hanno dimostrato che la superficie del tappeto erboso assorbe suoni in modo significativamente superiore rispetto a superfici dure come pavimenti, ghiaia o suolo nudo, producendo pertanto un efficace abbattimento dei rumori. Anche la riflessione multidirezionale della luce (riverbero), è significativamente ridotta dalla presenza di superfici a prato. Una superficie coperta da un buon tappeto erboso fornisce, oltre a quelli già elencati, benefici difficilmente classificabili e quantificabili e sostanzialmente legati alla percezione che del prato hanno i fruitori (Ulrich, 1986). M.V., F.L. Vari sistemi per il prato misto l sistema misto è composto da uno strato in erba artificiale integrato, secondo modalità differenti, da uno strato in erba naturale. Questo permette di sfruttate in modo complementare le potenzialità di entrambi i sistemi, tralasciando al tempo stesso i loro punti deboli. Le fibre artificiali vengono inserite all’interno del tappeto erboso naturale, allo scopo di migliorare la stabilità e la resistenza della superficie e aumentare l’intensità di utilizzo. La diversità nella modalità d’integrazione della componente naturale con quella artificiale caratterizza i vari sistemi presenti sul mercato. I Naturale Fibra sintetica Copyright Motzgrass Naturale Copyright SportGrass Naturale Fibra sintetica Marco Volterrani Gli svantaggi del manto naturale A differenza dei prati sintetici, dei quali è possibile elencare i difetti perché trattasi di veri e propri prodotti industriali, per i tappeti erbosi naturali è più corretto parlare di problemi tipici degli organismi biologici. Si tratta di problemi dovuti a gestioni non ottimali, condizioni climatiche avverse, carenze nutrizionali, malattie o utilizzo intenso. Ogni campo da calcio in prato naturale è caratterizzato da aspetti differenti e soggettivi. Problematiche economiche, tecniche e gestionali. Il costo di manutenzione è di circa il doppio rispetto a un campo in erba artificiale. Inoltre, le superfici naturali non possono essere utilizzate in modo intenso per non incorrere in problemi o danni come lo spostamento di zolle, l’usura delle zone a calpestio più intenso, come il centrocampo e le aree di rigore. Gli stadi devono, quindi, adattarsi ai fabbisogni biologici del tappeto erboso naturale e avere una manutenzione costante e mirata. Non è possibile garantire una stabilità qualitativa, come nei campi da calcio artificiali, proprio perché intervengono variabili tipiche degli organismi viventi tipo malattie, deficit idrici, problemi legati alla temperatura o all’usura. Fondamentale nella gestione dei tappeti erbosi naturali risulta la professionalità dei tecnici e dei gestori. CAMPI DA CALCIO / II PARTE I vantaggi ambientali del prato naturale Copyright GrassMaster I pregi del manto naturale Qualità e durata. Presupponendo una gestione e manutenzione ottimale, il campo da calcio naturale risulta “eterno”, non ha una durata stabilita come quello in sintetico, che è di 8-10 anni. Vantaggi economici e gestionali. I costi di impianto sono approssimativamente compresi tra 100mila e 200mila Euro, la metà rispetto a un impianto in tappeto erboso artificiale. Durante i mesi estivi, il tappeto erboso autoregola la propria temperatura mediante l’evapotraspirazione; risulta comunque necessaria l’irrigazione periodica del campo. Gli impianti in naturale consentono lo svolgimento di una più vasta gamma di discipline sportive dell’atletica leggera, tra cui il lancio del giavellotto, del disco, del peso e del martello. Qualità del gioco. Il prato naturale è preferito dalla maggior parte dei giocatori di oggi perché è la superficie sulla quale sono cresciuti calcisticamente e per “memoria e tradizione” sportiva. Il campo è generalmente giudicato più morbido anche in caso di caduta e, in particolare, il “tackle scivolato” è ritenuto meno doloroso e più “naturale”. Risulta più facile alzare la palla da fermi (corner, punizioni ecc.) rispetto al prato sintetico. Salute e sicurezza di atleti. Il prato naturale apporta benefici dal punto di vista psicologico, spesso sottovalutati, per gli atleti. A tale benessere, legato alla percezione di giocare su una superficie “viva” a stretto contatto con la natura, concorrono anche alcuni dei benefici ambientali segnalati nel box a fianco. © IL VERDE EDITORIALE MILANO Fibra sintetica ESTRATTO DA ACER Dietro-front © IL VERDE EDITORIALE MILANO Carlo Galimberti ▼ Qualità del gioco. La possibilità di utilizzo intensivo è molto limitata: fino a 12-25 ore settimanali, rispetto alle 70 ore di una superficie in erba artificiale. In condizioni climatiche estreme, come quelle dell’inverno nordeuropeo, le possibilità di ottenere una superficie giocabile sono molto limitate. L’unicità di ogni campo da calcio, dovuta alle caratteristiche intrinseche di ciascuno di essi, implica situazioni e qualità di gioco differenti anche in stadi coinvolti nella medesima competizione. Ma non è forse questa diversità che rende imprevedibile e spettacolare il gioco del calcio? Salute e sicurezza di atleti. I pericoli principali per la sicurezza dei giocatori sono relativi all’eventuale sollevamento delle zolle, nel caso di tappeto erboso in rotoli, all’irregolarità della superficie e alla formazione di buche. Lo stadio comunale di Bergamo senza erba, né artificiale, né naturale. Dopo la decisione, presa alla fine della stagione 2004/2005, di impiantare la superficie sintetica, torna l’erba naturale allo stadio “Atleti azzurri d’Italia”. in particolare al frequente utilizzo che se ne può fare, ma rimane per il momento legato a campi di fascia inferiore o dilettantistici, ancora escluso dal calcio “che conta”. Il prato naturale costituisce ancora oggi la tradizione che si rinnova, prediletta da chi è cresciuto con questo sport respirando il profumo dell’erba. Una superficie storica ma non per questo “arrivata”, che può e deve rimanere al passo con i tempi. E infine il misto, una soluzione intermedia che sta (Si ringraziano Marco Volterrani e Filippo Lulli) Conclusioni In queste due puntate, la nostra inchiesta ha cercato di proporre un quadro delle diverse alternative praticabili per la realizzazione di un campo da calcio. Il tappeto erboso sintetico risolve parecchi problemi di gestione, relativi dando esiti interessanti, anche in uno stadio importante ma pieno di problemi come il Meazza di Milano. Di tutto questo si parlerà in maniera più approfondita e sistematica in ACER Eventi, 3° seminario tecnico sui tappeti erbosi organizzato da Il Verde Editoriale, che si terrà nel gennaio 2006. Con prove tecniche sul campo, esperti, studiosi e professionisti discuteranno di “Dove va il campo da calcio? Tappeto erboso e manto artificiale”, facendo il punto della situazione, sollevando problemi, avanzando soluzioni. ■ Abstract Grass, naturally In the second part of our survey on grass used in football pitches, we analyse features, evolution, pros and cons of natural lawn with the description of various types of systems. Always the most widely used turf in this context, it also brings great benefits to the environment. Also, a brief hint to the mixed solution, which combines the benefits of natural and manmade grass and which is now applied in one of the most famous world stadiums, Meazza in Milan. Prato misto: il parere del consulente Al Meazza di Milano si gioca oggi su un campo realizzato con un sistema misto. Cosa cambia rispetto al naturale? Lo abbiamo chiesto a Ettore Zauli, consulente per i lavori al prato dello stadio milanese roprietario di una società di consulenza per la progettazione di verde, giardini e impianti sportivi, Ettore Zauli si è occupato della gestione di molti stadi, tra i quali il Luigi Ferraris (Marassi) di Genova, del quale ha curato anche il rifacimento per i Mondiali del 1990. Oggi fa parte dello staff di consulenza per la superficie di gioco dello stadio Meazza (San Siro) di Milano. macroterme, che hanno apparati radicali robustissimi e sono adatte all’impiego in campi da gioco a utilizzo elevato. A Milano purtroppo non è possibile impiegarle a causa del clima: andando a riposo in inverno, non consentono di avere un tappeto erboso verde in quella stagione. Quando ha incontrato il terreno misto? A Milano, dove è utilizzato, anche se non in via esclusiva, da oltre tre anni. A Genova, ho usato il misto solo in alcune zone del campo, come nelle aree di porta. Da cosa è formato il prato misto? Consiste in un normale tappeto erboso naturale, seminato su un substrato intasato di sabbia e costituito da una trama di erba artificiale rada. Il substrato dà consistenza e assicura la regolarità del gioco al 100%. Il vantaggio principale, oltre alla facilità di stesura anche con condizioni climatiche difficili, è che non si verificano cedimenti e formazioni di buche, persino dove le zolle vengono danneggiate dal calpestio intenso e da ferite da gioco. Ciò riduce sensibilmente gli incidenti e risulta quindi fondamentale Gaia Cortese P Lo stadio Meazza, nel quartiere milanese di San Siro, impiega un sistema misto. per tutelare il patrimonio giocatori, specie in uno stadio come San Siro dove, per la difficile circolazione di aria e la carenza di luce dovute alla copertura alta 70 m sul campo, nel periodo invernale la crescita naturale dell’erba è pressoché nulla e le ferite da gioco difficilmente si rimarginano. Che specie vengono impiegate nel misto? I miscugli non cambiano rispetto ai campi di sola erba naturale: non esistono varietà specifiche per il misto, semmai le specie e le varietà cambiano in funzione del clima. Per esempio, a Roma si usano le A livello di manutenzione? Crea qualche problema in più, in quanto non risultano possibili alcune operazioni tipo la carotatura, perché si correrebbe il rischio di sollevare le zolle. È comunque possibile eseguire le bucature con fustelle piene e tutte le normali operazioni colturali. Cosa cambia tra prato naturale e misto? Dal punto di vista del tappeto erboso non molto: anche per i giocatori l’impressione è di giocare su un tappeto del tutto naturale. Dal punto di vista degli spettatori, l’aspetto esteriore è assolutamente uguale a quello delle superfici da gioco convenzionali. Cambia la durata, e il fatto che difficilmente si creano danni che alterino la regolarità del gioco. Varia in ogni caso la consistenza, che però deve essere uniforme sull’intera superficie: perciò è meglio non realizzare parte del campo in misto e parte in naturale. ACER 5/2005 • 64 ESTRATTO DA inchiesta ACER GESTIONE Se dovesse realizzare un campo da calcio, per che soluzione opterebbe? Non avendo problemi di mancanza di luce dovuta alla copertura e di crescita dell’erba durante l’inverno, di fronte a una frequenza d’utilizzo normale, quindi una, massimo due partite ogni due settimane, scelgo sicuramente il naturale. Qual è il campo da calcio in naturale migliore che abbia mai visto? Lo stadio olimpico di Atene nell’88, realizzato mediante semina diretta e quindi non utilizzando zolle trapiantate. Le radici superavano gli oltre 20 cm di profondità. Qual è il suo giudizio sull’artificiale? Sta prendendo sempre più piede, ma i giocatori professionisti ora in attività si sono formati sul naturale e, in genere, non gradiscono giocare sul sintetico. Per la stessa ragione l’opzione non piace agli allenatori delle società maggiori. Il discorso sarà diverso per chi diventerà professionista nei prossimi anni: in molti saranno cresciuti calcisticamente sul sintetico e accetteranno, o addirittura preferiranno, giocare su questa superficie. Questi campi si stanno diffondendo sempre più, nelle parrocchie, nei comuni, nelle serie inferiori: sopportano carichi di gioco © IL VERDE EDITORIALE MILANO CAMPI DA CALCIO / II PARTE superiori al prato naturale e restano agibili anche in condizioni climatiche molto difficili. In pochi anni si è giunti alla 5a-6a generazione di erba sintetica e, ai fini del gioco, le differenze con il naturale si limano continuamente. È lecito supporre che l’uso si diffonderà maggiormente, anche se si registra una certa inversione di tendenza proprio nel football americano, dove l’impiego del sintetico è nato, e dove in alcuni casi si sta tornando al naturale. Un’inversione di rotta che potrebbe avere anche motivazioni di tipo ecologico: un campo sintetico, infatti, va comunque sempre smaltito come rifiuto speciale. ■ La parola al preparatore atletico Vincenzo Pincolini ha risposto alle nostre domande, confrontando l’impiego del tappeto erboso naturale e di quello sintetico nelle competizioni e nella preparazione atletica dei giocatori. Con un giudizio sul misto Cosa pensa dell’impiego dei tappeti erbosi artificiali per le competizioni internazionali e nazionali? Bisogna fare distinzioni, ci sono tappeti erbosi completamente sintetici e quelli misti. A Mosca abbiamo giocato su una superficie mista senza problemi di alcun tipo, mentre il tappeto erboso completamente sintetico, anche di ultima generazione, implica una serie di adattamenti, tra cui l’aderenza alla superficie, superabili con l’allenamento. Il Parma si allena su naturale o sintetico? Giocando alla domenica sul naturale, per il 95% ci alleniamo sul naturale. Abbiamo però a disposizione anche un campo in sintetico, ideale per allenarsi bene durante la brutta stagione. In prospettiva, giocando su terreni sintetici, ci si dovrà allenare sul sintetico sempre più come adattamento alla superficie e non come sostitutivo stagionale. Consiglio sempre gli allenatori del settore giovanile di cominciare questo tipo di adattamento il prima possibile, in modo che i ragazzi acquisiscano la stessa sensibilità sul terreno naturale e sull’artificiale. Inoltre, questo limiterebbe loro molti problemi a livello osteo-articolare. Cosa cambia nella preparazione atletica sul sintetico rispetto al naturale? Il sintetico è sicuramente una superficie 65 • ACER 5/2005 atmosferiche è un grande vantaggio. E per i ragazzi, che normalmente non hanno a disposizioni superfici perfette, allenarsi bene è importante per poter acquisire gesti tecnici e movimenti sempre più fini. Quanto è diffusa la pratica di allenarsi con continuità sul sintetico? Ci sono esperienze in questa direzione. In Spagna, per esempio, tanti settori giovanili che si allenavano quasi esclusivamente sulla terra battuta, sono passati al sintetico. Nuove date Qual è il suo giudizio sul naturale con zone miste, dove il naturale non ha preso? Con molta curiosità, a Mosca, siamo andati a vedere e provare questo campo misto. I giocatori non trovavano grosse difficoltà, anzi. Certo avere diversi coefficienti di rimbalzo all’intero della stesso campo creerebbe dei problemi. Se dovesse decidere dove far giocare la sua squadra, che superficie sceglierebbe? Sceglierei il naturale e dico che tutte le opzioni sintetiche e miste sicuramente sono da tenere in grande considerazione nel discorso organizzazione dei centri di allenamento, perché potersi allenare bene tutto l’anno a prescindere dalle condizioni Il misto può essere la soluzione tra le due opzioni, senza la drasticità del sintetico? L’efficienza del sistema misto abbiamo avuto occasione di provarla in stadi come San Siro e sul campo del Cska, a Mosca. Là in particolare, tenendo conto che in Russia le condizioni climatiche invernali non sono come le nostre, abbiamo giocato su un campo praticamente perfetto. ■ Il 3° Seminario tecnico sui tappeti erbosi “Dove va il campo da calcio? Tappeto erboso e manto artificiale”, inizialmente previsto per ottobre, si svolgerà invece il giorno 26 gennaio 2006. eventi V più reattiva. Per certe esercitazioni di forza esplosiva, come i balzi, scegliamo il sintetico proprio in virtù del superiore coefficiente di elasticità, utile per ottenere maggiori prestazioni. Cambia inoltre il rimbalzo e quindi il tempo del gesto tecnico. Se consideriamo il rimbalzo del pallone, sul sintetico segue sempre un percorso regolare, a differenza del campo tradizionale, dove viene influenzato dalla diversa umidità e dallo stato di bagnatura dell’erba. Per questo, l’adattamento alla superficie deve avvenire su tanti livelli, tecnico, osteo-articolare, della reattività, e giocatori con certe caratteristiche riescono ad adattarsi meglio. ACER incenzo Pincolini, oggi al Parma Calcio, è stato tra gli “inventori” della figura del preparatore atletico nel mondo del calcio. Ha collezionato esperienze al Milan, alla Roma e all’Atletico Madrid. Con la Nazionale italiana ha partecipato ai Mondiali del 1994 e del 1998, e agli Europei del 1996. Informazioni: [email protected] [email protected] Per adesioni aziende: Lombardia e Centro-Sud Marina Orselli, cell. 329 6938490. E-mail: [email protected] Emilia Romagna e Triveneto Federica Baleotti Zanelli, cell. 347 3217050. E-mail: [email protected]