Dicembre - inchiesta operaia
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Dicembre - inchiesta operaia
Pagina 2 (continua da pag. 1) materie che potrebbero essere discusse nella contrattazione aziendale; che formulerebbe “procedure di conciliazione e arbitrato … in caso di eventuali controversie”. D. ma non c’è ora il nuovo indice IPCA? C. è tutto fumo! A parte il fatto che l’Istat solo un anno fa ha rilevato che l’inflazione per le fasce più basse dei lavoratori è di molto superiore ai dati ufficiali, il bello è che non c’è nessuna certezza sul recupero dell’inflazione qualora gli aumenti previsti fossero inferiori alle statistiche ufficiali. Gli accordi demandano infatti ad un fantomatico Ente l’elaborazione (sulla base del cosiddetto indice IPCA, depurato guarda caso dalla dinamica dei prezzi energetici importati) di un nuovo indice. Sempre questo Ente terzo verificherà se ci saranno scostamenti Pagina 11 “significativi” tra l’inflazione prevista e quella stabilita da questo un nuovo indice. E che un Comitato paritetico interconfederale, sempre con Cisl e Uil, verificherà circa la “significavità” di tali scostamenti e deciderà l’eventuale recupero entro la fine della vigenza contrattuale. Com’era già coi precedenti contratti, il recupero dell’inflazione programmata è una balla di fumo! Per dirla tutta, vedremo dei miseri aumenti solo a fine contratto. D. ma ci sarà la contrattazione di 2° livello. C. Sarà tutta da vedere. Intanto, per dare l’idea è già stabilito che chi non avrà contrattazione nazionale (l’82% dei lavoratori metalmeccanici) “beneficerà”, a fine contratto, di ben 11,02 euro netti di aumento mensili, 37 centesimi al giorno!!! Se tanto mi da tanto … D. ma allora sto contratto c’è o non esiste? C. La prosecuzione degli scioperi in molte parti d’Italia, la netta presa di posizione dei delegati della Fiom , il fatto che Fim e Uilm non abbiano voluto sottoporre l’intesa al referendum tra i lavoratori, ci dicono che il contratto non esiste e non avrebbe neppure validità giuridica: non sarebbe cioè “erga omnes”, un bel casino! Ma non illudiamoci: per costringere Federmeccanica e le altre organizzazioni a ridiscutere l‘accordo già firmato occorrono ore ed ore di sciopero. Perché ciò avvenga occorre che chi non ha firmato prosegua con determinazione nella lotta e soprattutto chiarisca a tutti i lavoratori cosa si vuole ottenere in più rispetto all’accordo di Fim e Uilm: non basta dire che non va bene o che penalizza le RSU, la butto lì: 50 euro netti mensili per tutto il 2010 ? D. e la Fiom? C. Occorre chiederlo a loro. Per ora ufficialmente non hanno firmato, sono per la prosecuzione degli scioperi, anche se non centralizzano la lotta con scadenze di lotta generalizzate per tutto il settore. Noi come Cobas siamo molto cauti nel giudicare: vogliamo vedere i fatti! Anche perché chi va con lo zoppo impara a zoppicare … e in questi anni molti hanno zoppicato dentro la Fiom, non parliamo poi della CGIL nel suo insieme! D. e voi come Cobas? C. Abbiamo indetto lo sciopero per il 9 ottobre contemporaneamente alla Fiom, ribadendo con forza le nostre richieste, abbiamo scioperato subito dopo la firma di Fim e Uilm, abbiamo fatto lo sciopero nazionale indetto dai sindacati di base il 23 ottobre. Ora la mobilitazione proseguirà con la raccolta di firme, se ci saranno le condizioni, proseguiremo con azioni di lotta, cercando di creare coordinamenti metalmeccanici che diano più ampio respiro all’agitazione per il contratto. Dobbiamo utilizzare i prossimi mesi per unire, rafforzare ed estendere la nostra presenza nei luoghi di lavoro. Solo così potremo con più forza difendere i nostri diritti. COS’E’ LA MOBILITA’ INDENNIZZATA (Legge 223/1991) La pagina dedicata ai cosiddetti ammortizzatori sociali, intitolata lo scorso numero al calcolo dell’indennità di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, prosegue con alcune indicazioni sulla mobilità indennizzata. Precisiamo che alcune modifiche sono in corso di approvazione. Ne daremo notizia con i prossimi numeri. Che cos'è La mobilità è uno degli strumenti previsti dalla Legge per ammortizzare le conseguenze della perdita del posto di lavoro. Possono avviare le procedure di mobilità le aziende industriali con più di 5 dipendenti per: • esaurimento della cassa integrazione straordinaria; • licenziamento per riduzione di personale o trasformazione di attività o di lavoro; • licenziamento per cessazione dell'attività da parte dell'azienda. A chi spetta I lavoratore ne ha diritto se: • è stato assunto a tempo indeterminato; • è iscritto nelle liste di mobilità compilate dalla Regione che segue la procedura; • ha un'anzianità aziendale complessiva di almeno 12 mesi; • può far valere almeno 6 mesi di effettivo lavoro, comprese ferie, festività, infortuni. Dove andare La domanda di indennità di mobilità deve essere presentata al Centro per l’impiego di residenza entro e non oltre il termine di 68 giorni dalla data del licenziamento, nella stessa sede deve essere dichiarata l'immediata disponibilità al lavoro. DECORRENZA DELL'INDENNITÀ DI MOBILITÀ • Dall'ottavo giorno successivo al licenziamento, se la domanda è stata presentata entro 7 giorni dal licenziamento. • Dal quinto giorno successivo alla data della domanda, se la stessa è stata presentata dopo 8 giorni dal licenziamento. • In caso di preavviso dopo 8 giorni dalla fine dello stesso. REQUISITI LAVORATORI • Essere stati assunti con contratto a tempo indeterminato con qualifica di operaio, impiegato o quadro. • Avere almeno 12 mesi di assunzione, di cui 6 di effettivo lavoro (comprese assenze per ferie, festività, malattia, maternità obbl., infortunio), presso l'azienda che pone in mobilità. QUANTO SPETTA • 100% della CIGS per i primi 12 mesi (con detrazione ulteriore del 5,54%) • 80% della CIGS per il periodo compreso tra il 13° ed il 36° mese. Per un periodo che dipende dall'età anagrafica e dall'anzianità aziendale: • se meno di 40 anni i annodi indennità; • dai 40 ai 50 anni 2 annidi indennità; • oltre i 50 anni 3 anni di indennità. QUANDO TERMINA Il pagamento della mobilità per legge viene interrotto per: • assunzione a tempo indeterminato; • riscossione dell'indennità in un'unica soluzione (in caso di apertura di attività in proprio); raggiungimento del diritto alla pensione di vecchiaia odi anzianità. Inoltre la legge prevede l'interruzione in caso di: mancata accettazione di un lavoro equivalente a quello precedente con una retribuzione inferiore al massimo del 20%; rifiuto della frequenza di un corso di formazione professionale; rifiuto ad essere impiegati in opere e servizi di pubblica utilità; mancata comunicazione all'INPS, entro 5 giorni dall'assunzione, dell'inizio di un'attività di lavoro dipendente a tempo determinato o part-time, al fine della sospensione della prestazione; mancata risposta, senza giustificato motivo, alle convocazioni del Centro per l'impiego. DOCUMENTAZIONE: Alla domanda (Mod. DS21) dovranno essere allegati: • modello detrazioni d'imposta (COD.APO6); • modello assegni familiari (AN F/PRFST - COD. SR32). I lavoratori in mobilità che vogliono intraprendere un'attività autonoma possono richiedere il pagamento anticipato dell'indennità spettante per l'intero periodo, detratte le mensilità eventualmente già percepite. La domanda va presentata entro 60 gg dall'inizio dell'attività autonoma. Inoltre si fa presente che durante il periodo di inserimento nelle liste vengono versati da parte dell'INPS i contributi figurativi. IN CASO DI ASSUNZIONE DALLE LISTE DI MOBILITA IL LAVORATORE DOVRA’ • presentare al datore di lavoro un certificato attestante il suo stato di mobilità, rilasciato dal Centro per l'impiego. Nel caso in cui la mobilità non sia ancora stata approvata dall'apposita Commissione Regionale, il lavoratore dovrà rivolgersi alla Regione Piemonte, Ufficio Mobilità, via Magenta 12 (tel. 011/4324168); • comunicare all'INPS l'avvenuta assunzione entro 5 giorni alfine di evitare la perdita del diritto all'indennità; • al termine del rapporto di lavoro a tempo determinato, comunicare all'INPS la cessazione per ottenere la ripresa del pagamento dell'indennità di mobilità. I lavoratori in mobilità che vengono assunti come dipendenti con contratto a tempo determinato o indeterminato portano all'azienda una dote di agevolazioni/incentivi all'assunzione: Assunzioni con contratto a termine no a 12 mesi anche a tempo parziale: Contributi pari a quelli previsti degli apprendisti. Trasformazione a tempo pieno e indeterminato del contratto a termine: Contributi pari a quelli previsti per gli apprendisti per ulteriori 12 mesi dalla data di trasformazione più contributo mensile pari al 50% di indennità di mobilità che sarebbe ancora spettata al lavoratore, per un massimo di: • 12 mesi se il lavoratore non supera i 50 anni; • 24 mesi se il lavoratore ha più di 50 anni, ovvero 36 mesi nelle zone con un rapporto di disoccupazione superiore alla media nazionale. Assunzione a tempo parziale e indeterminato: Contributi pari a quelli previsti per gli apprendisti per 18 mesi. Assunzione a tempo pieno e indeterminato: Contributi a quelli previsti per gli apprendisti per 18 mesi più contributo mensile pari al 50% di indennità di mobilità che sarebbe ancora spettata al lavoratore per un massimo di: • 12 mesi se il lavoratore non supera i 50 anni; 24 mesi se il lavoratore ha più di 50 anni, ovvero 36 mesi nelle zone con un rapporto di disoccupazione superiore alla media nazionale. • Pagina 10 Pagina 3 (continua da pag. 1) i salari. Quell’accordo minaccia di aprire una voragine nella stessa validità del contratto nazionale, con la possibilità delle deroghe. Quell’accordo riduce le libertà e i diritti dei lavoratori e aumenta la flessibilità e la precarietà del lavoro. Quell’accordo interviene su materie e contenuti che sono già regolati dal contratto nazionale firmato nel 2008 con il consenso delle lavoratrici e dei lavoratori, che è in pieno vigore e che scade alla fine del 2011. Ma soprattutto quello che ci indigna è che si pensi di poter cambiare contratti, regole e diritti senza chiedere nulla a noi e senza far votare i diretti interessati: le lavoratrici e i lavorato- primo anticipo rispetto a ciò che ci spetta. Dal momento che gli industriali hanno scelto di infrangere le regole condivise, noi ci riteniamo liberi di rivendicare e contrattare, ovunque avremo il consenso e la forza. La Confindustria e la Federmeccanica puntano sulla crisi per far abbassare la testa a noi, alle lavoratrici e ai lavoratori, così sperano di imporre un accordo che ci porta indietro di molti anni. Ma approfittare della crisi per peggiorare il salario e i diritti dei lavoratori è una scelta ingiusta e sbagliata per lo stesso futuro del paese. Noi non accettiamo che siano ancora le lavoratrici e i lavoratori a dover ri metalmeccanici. ….. Se la Federmeccanica e le aziende pretenderanno di applicare un contratto che non ha legittimità e consenso, noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo a far sì che in ogni azienda, in ogni posto di lavoro, esso non entri in vigore. Lo renderemo inapplicabile, mentre gli scarni aumenti che ci verranno dati saranno considerati solo come un pagare col loro salario, con le loro condizioni e col loro posto di lavoro, i costi di una crisi di cui non hanno alcuna responsabilità. Noi siamo con tutte le lavoratrici e i lavoratori che oggi lottano per difendere il lavoro. Il blocco dei licenziamenti, della chiusura delle fabbriche e delle delocalizzazioni, una politica fiscale a favore del lavoro e non degli evasori fiscali o dei soliti ricchi, un programma di investimenti che crei lavoro e nuovo sviluppo, queste sono le scelte per cui ci battiamo. Se invece si vorrà licenziare, aumentare la precarietà, tornare alle gabbie salariali o restaurare il cottimo, ci opporremo con tutte le nostre forze. Noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo a estendere la protesta e il rifiuto dell’accordo separato, a sostenere tutte le mobilitazioni in difesa dell’occupazione e della dignità del lavoro, ad estendere ovunque possibile il movimento di lotta. Noi delegate e delegati eletti dalle lavoratrici e dai lavoratori rivendichiamo la democrazia sindacale, cioè il diritto per tutte le lavoratrici e i lavoratori di scegliere chi li rappresenta e di decidere col voto segreto su piattaforme ed accordi. Facciamo un nuovo forte a p p e l l o all’opinione pubblica, alle istituzioni, alle forze politiche, ai mezzi di informazione, perché si parli, si discuta e si informi sul contratto e sulla condizione dei metalmeccanici. Non siamo più disposti ad accettare ancora il silenzio e l’oscuramento dei nostri diritti e delle nostre lotte. Chi spera che questa nostra mobilitazione sia destinata ad esaurirsi in breve tempo sappia che ha sbagliato i propri conti. Noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo ad operare affinché la mobilitazione contro l’accordo separato continui nel tempo, fino a che quell’accordo non verrà sconfitto e fino a che i diritti e la dignità dei lavoratori non siano pienamente riaffermati. SE NON ORA, QUANDO ?! Nulla cambia nel panorama nazionale, il Silvio che fa Dio, i suoi partners politici che fanno i discepoli (purtroppo senza Giuda), l’opposizione (?) che si perde in congressi inutili, Di Pietro che “sembra” il più duro e puro dei comunisti … quelli che a forza di scindersi si sono persi, il sindacato più concertativi che va avanti con le sue avance filo-governative e la CGIL che sta al palo, o meglio infilata al palo. E noi ? Noi stiamo come sempre a guardare i media che ci propinano tutto il giorno la camomilla dal tubo catodico o dai giornali. Così che bevendola siamo tranquilli e sicuri. Anche se i disastri ambientali si susseguono senza che nessuno paghi!, mentre ci modificano interamente la vita con nuovi interventi su pensioni e stato sociale. Questo torpore non può e non deve essere subito passivamente, le basi ci sono per poter prendere coscienza e reagire, basta navigare sui blog ancora liberi (e ce ne sono tanti), e appoggiare l’iniziativa dei sindacati di base che, uniti in un unico pugno cercheranno di farsi sentire nello stomaco della gente e delle lavoratrici e lavoratori tutti con uno SCIOPERO NAZIONALE GENERALE Il momento è ora, perché continuare a dire: ai posteri l’ardua sentenza, non riuscirà a toglierci quel bruciore che sentiamo dietro oggi. Vostro fornitore ufficiale di caffeina Vescia Domenico – SdL Presse Fiat Mirafiori. Inchiesta Operaia Periodico dell’Associazione dell’Inchiesta Operaia Autorizzazione Tribunale di Torino del 04/06/1999 n. 5281 Costo di una Copia € 0,50 Stamp. In propr. Via Cercenasco, 23/C—Torino - Dicembre 2009 Pagina 4 Pagina 9 Riceviamo dalla CUB – SALLCA del Gruppo Intesa Sanpaolo, il sindacato di base aderente alla CUB dei bancari e assicurativi. ANCHE I BANCARI HANNO I REPARTI CONFINO… Con i suoi 108.000 dipendenti il Gruppo Intesa Sanpaolo è il più grande datore di lavoro del Paese. Sono parte del Gruppo numerose società per azioni: Banco di Napoli, Banca di Credito Sardo, Banca Imi, Fideuram, Banca di Trento e Bolzano, Banca dell’Adriatico, Cassa di Risparmio di Forlì, di Civitavecchia, di Firenze, di La Spezia, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, di Venezia, di Bologna, e le fusioni societarie continuano sempre. Quello che accade all’interno del Gruppo ha riflessi per tutto il mondo del lavoro, in particolare per quello del credito. Numerosi segnali e sollecitazioni dei lavoratori di tutto il Gruppo hanno portato la CUB - SALLCA (unico sindacato di base presente nel settore, privo di ogni diritto sindacale) ad avviare un percorso vertenziale che ha visto un primo momento importante nella scadenza del 30 aprile scorso, con lo sciopero di tutti i dipendenti del Gruppo in coincidenza con l'assemblea degli azionisti. · Le lavorazioni dei servizi centrali e le attività ausiliarie (ad esempio i cosiddetti Sistemi Informativi oppure i Sistemi Operativi, i servizi amministrativi e altri) resi alle varie banche del Gruppo sarebbero gravate da un regime di Iva che costerebbe all’intero Gruppo Intesa Sanpaolo 210 milioni annui. Con la creazione di una società consortile di totale proprietà del Gruppo tale costo sarebbe risparmiato. In 10 giorni ad aprile scorso sono stati ceduti 8567 lavoratori alla nuova società consortile. Per ogni lavoratore ceduto l’azienda risparmia 24.500 € di tasse, ogni anno. Inoltre è stato creato un moderno “reparto confino” di antica memoria, reintrodotti ora alla Fiat in Campania: il “rastrellamento” di personale dalle filiali per incrementare l'organico dei poli accentrati della società consortile ha alleggerito le filiali e concentrato numerose persone a svolgere un’attività meno qualificata e sicuramente meno gratificante. Una “deportazione” che non ha guardato in faccia nessuno, coinvolgendo lavoratori e lavoratrici con problemi familiari, part-time, ecc.. · L’accordo sindacale, concluso in meno di 24 ore di trattativa (firmato da DIRCREDITO, FABI, FIBA/Cisl, FISAC/Cgil, SILCEA, SINFUB, UGL Credito, UILCA) fornisce in apparenza garanzie forti. In realtà l’azienda riesce a scorporare le attività ausiliarie, raggiungendo così un obiettivo che persegue da lungo tempo e che può diventare il primo passo verso l’esternalizzazione dei servizi e l’erosione dell’area contrattuale del credito per un numero elevato di lavoratori. Bisogna sottolineare, per dovere di completezza, che bancari e assicurativi sono pressoché le uniche categorie di lavoratori italiani a non aver mai potuto scegliere i loro rappresentanti sindacali (quelli veri, non quelli scelti dalle sigle sindacali) in libere elezioni generali. Nella vicenda della nascita della società consortile la volontà dei lavoratori interessati è stata umiliata dalla firma frettolosa dei sindacati “firma tutto”. · Le filiali delle varie banche (già cronicamente a corto di personale) vengono depauperate di risorse e i lavoratori, a centinaia, sono deportati nei poli amministrativi accentrati. Il servizio alla clientela scade di qualità, tempestività ed efficienza. I tempi di esecuzione si allungano, come le code agli sportelli. Le attività accentrate sono passibili di ulteriori spostamenti, con delocalizzazione verso siti geografici a più basso costo del lavoro. Emergono problemi di affidabilità, sicurezza e privacy dei servizi e dei dati. · La notizia della costruzione di due torri destinate ad ospitare per le lavorazioni accentrate oltre 1000 addetti a Brasov, in Romania, non può che destare preoccupazione e sconcerto, tenendo conto anche delle possibili evoluzione della normativa sull’Iva a livello comunitario. · L’azienda ha dimostrato di non rispettare i patti, gli impegni e gli obiettivi illustrati nel piano d’impresa 2007/2009 alla base della fusione: a) dividendi pari a 18 miliardi di euro nel periodo 2006/2009: ne sono stati distribuiti meno di 10 (compresi quelli straordinari che hanno minato il patrimonio di base e reso necessario il ricorso ai Tremonti Bonds). b) imposte e tasse pari a 10 miliardi di euro (ne sono state pagate meno di 3) c) retribuzioni e contributi per 18 miliardi di euro (-7.500 addetti nel 2007/2008) (continua a pag. 9) Pubblichiamo l’appello della R.S.U. della New Co.Cot di Perosa Argentina Una delle molte aziende della Val Chisone in lotta per l’occupazione. A TUTTA LA POPOLAZIONE Siamo le maestranze della New Co.Cot e vogliamo portare a conoscenza dell’intera popolazione i nostri problemi lavorativi. Facciamo parte di un’azienda in contratto d’affitto che ci dovrebbe acquistare a giugno e già da allora ha deciso che ci sono 90 esuberi !!!!!! L’azienda vorrebbe 90 persone in cassa integrazione straordinaria senza anticipo di stipendio per un anno. Sarebbe una decisione drammatica che non coinvolge solamente i singoli individui o nuclei famigliari, ma l’intera comunità compresi gli esercizi pubblici, scuole, ecc… Abbiamo così deciso di insediare un presidio permanente davanti all’azienda per sensibilizzare l’opinione pubblica sui nostri problemi: abbiamo bisogno della solidarietà di tutti !!!!! Ricordiamo anche i gravi problemi della Stabilus, Omup, ecc… Noi operai presidianti siamo uniti nella lotta per la salvaguardia del nostro lavoro, per lasciare ai nostri figli un territorio vivo nel quale ci siano lavoro e dignità !!!!!! Scuotete le coscienze e unitevi alla nostra lotta partecipando alle iniziative di valle. La R.S.U. della New Co.Cot (continua da pag. 5) d) utili in crescita del 13% annuo, con un r.o.e. (ritorno sul capitale) in salita dal 15% iniziale fino al 21% finale (siamo sotto il 10%). · Nel 2008 sono state necessarie svalutazione per 3.1 miliardi di euro, che non hanno attinenza con la vicenda dei subprime, ma sono legate ad attività molto domestiche: Fideuram, Natixis, Rcs, Telco, Lse (Borsa Italiana), oltre naturalmente a quelle internazionali: Lehman, Pravex Bank (Ucraina), banche islandesi. · L’occupazione complessiva del GRUPPO Intesa Sanpaolo è scesa di 3821 addetti nel 2007 e di 3878 nel 2008 (7699 totali). Questo dopo cessioni e acquisizioni (Cassa di Risparmio di Firenze) che hanno coinvolto non meno di 10.000 addetti. · I risultati deludenti non hanno intaccato le politiche di remunerazione del management, che non ha rinunciato al bonus variabile neanche nel 2009 (ridotto al 50%). Da tenere presente che Corrado Passera detiene 6.426.499 azioni della banca e Francesco Micheli 2.100.124 azioni (stock option degli anni precedenti). Per molti lavoratori i premi di risultato sono invece stati completamente azzerati in conseguenza della crisi dei mercati. C.U.B.-S.A.L.L.C.A. - Gruppo Intesa Sanpaolo www.sallcacub.org [email protected] LEGGI, DIFFONDI E SCRIVI L’INCHIESTA OPERAIA, IL GIORNALE DEGLI OPERAI scrivi a: inchiesta_operaia2003 @yahoo.it vai sul sito: Perosa Argentina, 06/05/2009. Presidio dello stabilemento New Co.Cot. www.inchiestaoperaia. altervista.org Pagina 8 Pagina 5 LA SOLUZIONE OPERAIA DELLA CRISI : IL DOCUMENTARIO SULLA ZANON E' stato proiettato nella sede del Cobas Mirafiori di Via Cercenasco 23, il documentario "The Take", realizzato da Awi Lewis e Naomi Klein in Argentina. Lo ha presentato uno dei protagonisti della lotta vincente degli operai per il recupero della fabbrica di ceramiche Zanon, l'episodio più emblematico del movimento delle cosiddette "fabbriche recuperate" nato agli inizi del 2000 come risposta operaia alla crisi economica devastante che colpì il paese in quegli anni. Il movimento, che ha coinvolto più di 200 realtà lavorative tra fabbriche, ospe- dali, alberghi, manifatture, ecc., realtà chiuse o abbandonate dai proprietari e dai responsabili, ha dato vita ad una serie di esperienze di autogestione da parte dei lavoratori di queste aziende. Autogestione che non solo si è tradotta nel mantenimento delle produzioni, dei servizi e dei posti di lavoro, ma che addirittura ha visto un incremento sia dell' attività lavorativa sia dell' occupazione, tanto che nello specifico caso della Zanon gli operai, da quando la fabbrica è stata recuperata, sono raddoppiati nel giro di pochi anni. Rimandiamo i compagni che vogliano approfondire la conoscenza del movimento argentino al nostro sito facendo altresì presente che sono in programma, a date ancora da destinarsi, altre proiezioni di questo e di altri documentari sull'argomento. Non dobbiamo mancare infine di sottolineare l'aspetto esemplare delle vicende dei compagni argentini, soprattutto in relazione alla nostra situazione attuale caratterizzata dalla continua chiusura di fabbriche di ogni settore, situazione cui auspichiamo che anche gli operai italiani comincino a rispondere nello stesso modo: con l' autogestione! LO SCIOPERO GENERALE NELLE ANTILLE: DUE MESI E MEZZO DI SCIOPERO GENERALE, CON MANIFESTAZIONI, BARRICATE PER UN AUMENTO SALARIALE E L’ABBASSAMENTO DEI PREZZI. Nota introduttiva: La Guadalupa e la Martinica sono ancora oggi sotto la sovranità dello Stato Francese, i loro rappresentanti di Governo dipendono da Parigi, la loro economia dipende anch’essa dalle scelte della Francia. L’ANTEFATTO All’inizio del mese di dicembre LA SCINTILLA Se da un lato scende il prezzo dei carburanti, dall’altra gli organismi di governo locali decidono una sovvenzione di milioni di Euro per aiutare la Società´ che in Guadalupa produce e commercializza i carburanti. Si tratta di una Società controllata dalle più grandi Il 16 dicembre 2008 si arriva al primo sciopero generale: 6.000 persone sfilano per le vie di Pointe a Petre la città principale di Guadalupa. Il Prefetto si rifiuta di ricevere una delegazione dei manifestanti. In risposta l’LKP chiama a uno sciopero generale per il 20 gen- 2008 una parte numerosa dei piccoli padroncini (piccoli trasportatori, ambulanti, taxisti ecc…), inizia a protestare contro i prezzi troppo elevati dei carburanti. Bloccano tutta la rete stradale della Guadalupa: per tre giorni le aziende non possono funzionare. La popolazione solidarizza con queste manifestazioni e finalmente il Prefetto abbassa il prezzo dei carburanti. compagnie petrolifere: Total, Chevron e Ruby. Questa decisione provoca una grande protesta delle organizzazioni sindacali. INIZIA LA LOTTA Le organizzazioni sindacali si raggruppano in un grande comitato sotto il nome di LKP (LYANNAI KONT PWOFYTASION”), tradotto in italiano Unione Contro i Profitti Abusivi e lo Sfruttamento. naio 2009 dove scendono in piazza molte più persone del 16 dicembre. L’LKP non si limita solo più a chiedere la diminuzione del prezzo dei carburanti, rivendica un aumento salariale di 200 Euro per i salari più bassi e l’abbassamento generale dei prezzi delle merci in vendita. I rappresentanti dell’LKP presentano più di 160 rivendica(continua a pag. 6) Pagina 6 (continua da pag. 5) zioni che coprono tutti gli aspetti della vita economica e sociale. L’LKP vuole una trattativa globale alla presenza del Prefetto (Rappresentante del Governo Francese), del padronato e degli enti locali. LA LOTTA SI ESTENDE A TUTTI I SETTORI Su questi obiettivi l’LKP chiama a nuove manifestazioni e il numero dei manifestanti aumenta considerevolmente: dai 6.000 di dicembre sono circa 10.000 il 20 gennaio e 20.000 la manifestazione successiva. Nel frattempo la maggioranza delle aziende resta paralizzata e all’entrata vengono organizzati i picchetti di sciopero. A partire dal 20 gennaio 2009 non c’e’ più vendita di carburanti, non c’é più trasporto pubblico, tutte le scuole, le Università´sono chiuse. Sono chiusi anche tutti i centri commerciali e i grandi magazzini. Lo sciopero si è esteso a tutte le categorie, anche nella Pubblica Amministrazione, tra i lavoratori dei telefoni, delle banche. Gli ospedali funzionano solo per garantire il servizio minimo. Anche i lavoratori dell’Azienda Elettrica e della Società di Gestione delle Acque sono in sciopero ma in accordo con l’LKP decidono di non sospendere l’erogazione di acqua e luce per non provocare inutili disagi alla popolazione. L’APERTURA DELLA TRATTATIVA Di fronte al crescere dello sciopero e al montare delle manifestazioni finalmente il Prefetto, il pa- Pagina 7 dronato e i politici locali accettano l’apertura di un tavolo di trattativa con l’LKP. L’LKP pretende che la trattativa avvenga alla presenza della televisione e della radio in modo che tutta la popolazione la possa seguire. Tutta la popolazione ha potuto seguire la trattativa in TV o per radio. Questo ha permesso alla popolazione di capire molte cose. A tutte le richieste dell’LKP i padroni hanno risposto: “ Non è possibile, non è possibile !” E dal canto loro i politici si sono coperti dietro Parigi dicendo che non potevano decidere nulla senza l’assenso di Parigi. La richiesta di 200 Euro di aumento salariale è una gran cosa in confronto alle centinaia di milioni di sovvenzioni che ricevono i padroni! Il sostegno popolare al movimento di sciopero continua ad allargarsi. Tutta la popolazione si stringe dietro gli scioperanti, migliaia di poveri, di disoccupati, di gente che vive della minima sociale, di pensionati e tantissime donne riempiono le manifestazioni.. LA RIAPERTURA DELLA TRATTATIVA E’ in questo clima che si riapre la trattativa. L’8 febbraio 2009 la trattativa arriva a un compromesso. I 200 Euro di aumento vengono ufficialmente accettati e così suddivisi: lo Stato mette 100 Euro, gli Enti Locali 50 euro, il padronato 50 Euro, l’anno successivo il padronato metterà 100 Euro. Dopo tre anni i 100 Euro versati dallo Stato saranno anch’essi ver- sati dal padronato.. IL GRANDE PADRONATO RIFIUTA DI RISPETTARE L’ACCORDO. Il grande padronato che e’ in maggioranza bianco e rappresenta le grandi ricchezze e le società francesi fa pressione su Parigi per far cadere l’accordo. Il Ministro d’Oltre Mare, inviato da Parigi, viene richiamato in Francia, il governo Sarkozy prende ufficialmente le distanze dalla trattativa. La tensione tra i lavoratori e nella popolazione sale considerevolmente. LE BARRICATE L’LKP chiama a inasprire la lotta. Chiama al blocco generale del paese fino a quando i padroni e il (continua a pag. 7) (continua da pag. 6) Governo non ritorneranno a firmare l’accordo. Si innalzano le barricate. In tutto il Paese, anche sulle strade secondarie, vengono innalzate dalla popolazione delle barricate. Questo periodo delle barricate è l’occasione per la popolazione di prendere in mano davvero la situazione. Tutta l’organizzazione della lotta è nelle sue mani, deve anche decidere chi lasciar passare e chi no: ad esempio lasciar passare i medici, le ambulanze. Durante questi dieci giorni e dieci notti ci sono stati attacchi continui da parte delle forze dell’ordine con l’obiettivo di distruggere le barricate e di disperdere i manifestanti. E’ proprio durante gli scontri della seconda notte che è stato assassinato un sindacalista molto conosciuto tra gli scioperanti e i manifestanti JACQUES BINO. I funerali di JACQUES BINO son o s ta t i l ’o c c a s i o n e p e r un’immensa manifestazione piena di emozione e dignità dove si è rafforzata la determinazione di tutti. IL MOVIMENTO DI LOTTA E DI SCIOPERO GENERALE SI ESTENDE ALLA MARTINICA Ma quello che è stato il fatto più importante è che il 5 febbraio lo sciopero si è esteso alla Martinica. Anche lì nella capitale Fort de France si sono svolte manifesta- zioni con decine di migliaia di persone. Lo sciopero generale è stato totale! Nello stesso momento una minaccia di sciopero generale arriva dal Terzo Dipartimento d’Oltre Mare La Reunion sul continente latino-americano. LA FIRMA DELL’ACCORDO Per un verso il governo e i padroni avrebbero voluto lo sciopero per spezzare la determinazione degli scioperanti e dei manifestanti per scoraggiarli, ma si sono resi conto In Martinica l’accordo sui 200 Euro è stato firmato insieme a un accordo per l’abbassamento dei prezzi, dopo 35 giorni di sciopero. MA LA LOTTA CONTINUA Le organizzazioni di base in cui la popolazione si è organizzata, gli LKP, sono ancora attive, ci sono dei comitati di sorveglianza dei prezzi che controllano nei supermercati, nei magazzini i prezzi dei prodotti in vendita, ci sono ancora scioperi per far applicare nelle fabbriche l’accordo sull’aumento che, al contrario, la popolazione era sempre più scontenta e determinata nella sua lotta. La lotta è ormai estesa anche fuori della Guadalupa, in Martinica e il suo richiamo si sente anche tra i lavoratori d’Oltre Mare, in Francia i lavoratori vedono con simpatia la lotta in Guadalupa e Martinica. Nel movimento cresce anche il numero di giovani che è disposto a scontrarsi con la polizia. Il movimento di lotta è diventato troppo grande, per il governo reprimere è diventato troppo rischioso. Si arriva così alla firma dell’accordo. Ufficialmente in Guadalupa la lotta dura 44 giorni ma oggi prosegue ancora in quelle fabbriche dove i padroni si sono rifiutati di applicare l’accordo sui 200 Euro di aumento salariale. salariale, insomma permangono dei veri e propri comitati d’azione in mano alla popolazione per portare avanti le proprie rivendicazioni. Come titola Le Monde di questo mese (novembre) “ Una scintilla che non si estingue ha infiammato la Guadalupa!”. Aggiungiamo noi una scintilla che ha radici profonde nella lotta dei lavoratori delle Antille e da cui abbiamo molto da imparare. N.B. : l’articolo è stato ricavato dalla traduzione di alcuni brani tratti dalla presentazione della lotta a cura di Combat Ouvriere, una organizzazione rivoluzionaria trotzskysta attiva in Guadalupa e Martinica e una delle animatrici di questa lotta. La traduzione completa la puoi trovare sul sito di Inchiesta Operaia e puoi anche visitare il sito dell’ LKP. Pagina 6 (continua da pag. 5) zioni che coprono tutti gli aspetti della vita economica e sociale. L’LKP vuole una trattativa globale alla presenza del Prefetto (Rappresentante del Governo Francese), del padronato e degli enti locali. LA LOTTA SI ESTENDE A TUTTI I SETTORI Su questi obiettivi l’LKP chiama a nuove manifestazioni e il numero dei manifestanti aumenta considerevolmente: dai 6.000 di dicembre sono circa 10.000 il 20 gennaio e 20.000 la manifestazione successiva. Nel frattempo la maggioranza delle aziende resta paralizzata e all’entrata vengono organizzati i picchetti di sciopero. A partire dal 20 gennaio 2009 non c’e’ più vendita di carburanti, non c’é più trasporto pubblico, tutte le scuole, le Università´sono chiuse. Sono chiusi anche tutti i centri commerciali e i grandi magazzini. Lo sciopero si è esteso a tutte le categorie, anche nella Pubblica Amministrazione, tra i lavoratori dei telefoni, delle banche. Gli ospedali funzionano solo per garantire il servizio minimo. Anche i lavoratori dell’Azienda Elettrica e della Società di Gestione delle Acque sono in sciopero ma in accordo con l’LKP decidono di non sospendere l’erogazione di acqua e luce per non provocare inutili disagi alla popolazione. L’APERTURA DELLA TRATTATIVA Di fronte al crescere dello sciopero e al montare delle manifestazioni finalmente il Prefetto, il pa- Pagina 7 dronato e i politici locali accettano l’apertura di un tavolo di trattativa con l’LKP. L’LKP pretende che la trattativa avvenga alla presenza della televisione e della radio in modo che tutta la popolazione la possa seguire. Tutta la popolazione ha potuto seguire la trattativa in TV o per radio. Questo ha permesso alla popolazione di capire molte cose. A tutte le richieste dell’LKP i padroni hanno risposto: “ Non è possibile, non è possibile !” E dal canto loro i politici si sono coperti dietro Parigi dicendo che non potevano decidere nulla senza l’assenso di Parigi. La richiesta di 200 Euro di aumento salariale è una gran cosa in confronto alle centinaia di milioni di sovvenzioni che ricevono i padroni! Il sostegno popolare al movimento di sciopero continua ad allargarsi. Tutta la popolazione si stringe dietro gli scioperanti, migliaia di poveri, di disoccupati, di gente che vive della minima sociale, di pensionati e tantissime donne riempiono le manifestazioni.. LA RIAPERTURA DELLA TRATTATIVA E’ in questo clima che si riapre la trattativa. L’8 febbraio 2009 la trattativa arriva a un compromesso. I 200 Euro di aumento vengono ufficialmente accettati e così suddivisi: lo Stato mette 100 Euro, gli Enti Locali 50 euro, il padronato 50 Euro, l’anno successivo il padronato metterà 100 Euro. Dopo tre anni i 100 Euro versati dallo Stato saranno anch’essi ver- sati dal padronato.. IL GRANDE PADRONATO RIFIUTA DI RISPETTARE L’ACCORDO. Il grande padronato che e’ in maggioranza bianco e rappresenta le grandi ricchezze e le società francesi fa pressione su Parigi per far cadere l’accordo. Il Ministro d’Oltre Mare, inviato da Parigi, viene richiamato in Francia, il governo Sarkozy prende ufficialmente le distanze dalla trattativa. La tensione tra i lavoratori e nella popolazione sale considerevolmente. LE BARRICATE L’LKP chiama a inasprire la lotta. Chiama al blocco generale del paese fino a quando i padroni e il (continua a pag. 7) (continua da pag. 6) Governo non ritorneranno a firmare l’accordo. Si innalzano le barricate. In tutto il Paese, anche sulle strade secondarie, vengono innalzate dalla popolazione delle barricate. Questo periodo delle barricate è l’occasione per la popolazione di prendere in mano davvero la situazione. Tutta l’organizzazione della lotta è nelle sue mani, deve anche decidere chi lasciar passare e chi no: ad esempio lasciar passare i medici, le ambulanze. Durante questi dieci giorni e dieci notti ci sono stati attacchi continui da parte delle forze dell’ordine con l’obiettivo di distruggere le barricate e di disperdere i manifestanti. E’ proprio durante gli scontri della seconda notte che è stato assassinato un sindacalista molto conosciuto tra gli scioperanti e i manifestanti JACQUES BINO. I funerali di JACQUES BINO son o s ta t i l ’o c c a s i o n e p e r un’immensa manifestazione piena di emozione e dignità dove si è rafforzata la determinazione di tutti. IL MOVIMENTO DI LOTTA E DI SCIOPERO GENERALE SI ESTENDE ALLA MARTINICA Ma quello che è stato il fatto più importante è che il 5 febbraio lo sciopero si è esteso alla Martinica. Anche lì nella capitale Fort de France si sono svolte manifesta- zioni con decine di migliaia di persone. Lo sciopero generale è stato totale! Nello stesso momento una minaccia di sciopero generale arriva dal Terzo Dipartimento d’Oltre Mare La Reunion sul continente latino-americano. LA FIRMA DELL’ACCORDO Per un verso il governo e i padroni avrebbero voluto lo sciopero per spezzare la determinazione degli scioperanti e dei manifestanti per scoraggiarli, ma si sono resi conto In Martinica l’accordo sui 200 Euro è stato firmato insieme a un accordo per l’abbassamento dei prezzi, dopo 35 giorni di sciopero. MA LA LOTTA CONTINUA Le organizzazioni di base in cui la popolazione si è organizzata, gli LKP, sono ancora attive, ci sono dei comitati di sorveglianza dei prezzi che controllano nei supermercati, nei magazzini i prezzi dei prodotti in vendita, ci sono ancora scioperi per far applicare nelle fabbriche l’accordo sull’aumento che, al contrario, la popolazione era sempre più scontenta e determinata nella sua lotta. La lotta è ormai estesa anche fuori della Guadalupa, in Martinica e il suo richiamo si sente anche tra i lavoratori d’Oltre Mare, in Francia i lavoratori vedono con simpatia la lotta in Guadalupa e Martinica. Nel movimento cresce anche il numero di giovani che è disposto a scontrarsi con la polizia. Il movimento di lotta è diventato troppo grande, per il governo reprimere è diventato troppo rischioso. Si arriva così alla firma dell’accordo. Ufficialmente in Guadalupa la lotta dura 44 giorni ma oggi prosegue ancora in quelle fabbriche dove i padroni si sono rifiutati di applicare l’accordo sui 200 Euro di aumento salariale. salariale, insomma permangono dei veri e propri comitati d’azione in mano alla popolazione per portare avanti le proprie rivendicazioni. Come titola Le Monde di questo mese (novembre) “ Una scintilla che non si estingue ha infiammato la Guadalupa!”. Aggiungiamo noi una scintilla che ha radici profonde nella lotta dei lavoratori delle Antille e da cui abbiamo molto da imparare. N.B. : l’articolo è stato ricavato dalla traduzione di alcuni brani tratti dalla presentazione della lotta a cura di Combat Ouvriere, una organizzazione rivoluzionaria trotzskysta attiva in Guadalupa e Martinica e una delle animatrici di questa lotta. La traduzione completa la puoi trovare sul sito di Inchiesta Operaia e puoi anche visitare il sito dell’ LKP. Pagina 8 Pagina 5 LA SOLUZIONE OPERAIA DELLA CRISI : IL DOCUMENTARIO SULLA ZANON E' stato proiettato nella sede del Cobas Mirafiori di Via Cercenasco 23, il documentario "The Take", realizzato da Awi Lewis e Naomi Klein in Argentina. Lo ha presentato uno dei protagonisti della lotta vincente degli operai per il recupero della fabbrica di ceramiche Zanon, l'episodio più emblematico del movimento delle cosiddette "fabbriche recuperate" nato agli inizi del 2000 come risposta operaia alla crisi economica devastante che colpì il paese in quegli anni. Il movimento, che ha coinvolto più di 200 realtà lavorative tra fabbriche, ospe- dali, alberghi, manifatture, ecc., realtà chiuse o abbandonate dai proprietari e dai responsabili, ha dato vita ad una serie di esperienze di autogestione da parte dei lavoratori di queste aziende. Autogestione che non solo si è tradotta nel mantenimento delle produzioni, dei servizi e dei posti di lavoro, ma che addirittura ha visto un incremento sia dell' attività lavorativa sia dell' occupazione, tanto che nello specifico caso della Zanon gli operai, da quando la fabbrica è stata recuperata, sono raddoppiati nel giro di pochi anni. Rimandiamo i compagni che vogliano approfondire la conoscenza del movimento argentino al nostro sito facendo altresì presente che sono in programma, a date ancora da destinarsi, altre proiezioni di questo e di altri documentari sull'argomento. Non dobbiamo mancare infine di sottolineare l'aspetto esemplare delle vicende dei compagni argentini, soprattutto in relazione alla nostra situazione attuale caratterizzata dalla continua chiusura di fabbriche di ogni settore, situazione cui auspichiamo che anche gli operai italiani comincino a rispondere nello stesso modo: con l' autogestione! LO SCIOPERO GENERALE NELLE ANTILLE: DUE MESI E MEZZO DI SCIOPERO GENERALE, CON MANIFESTAZIONI, BARRICATE PER UN AUMENTO SALARIALE E L’ABBASSAMENTO DEI PREZZI. Nota introduttiva: La Guadalupa e la Martinica sono ancora oggi sotto la sovranità dello Stato Francese, i loro rappresentanti di Governo dipendono da Parigi, la loro economia dipende anch’essa dalle scelte della Francia. L’ANTEFATTO All’inizio del mese di dicembre LA SCINTILLA Se da un lato scende il prezzo dei carburanti, dall’altra gli organismi di governo locali decidono una sovvenzione di milioni di Euro per aiutare la Società´ che in Guadalupa produce e commercializza i carburanti. Si tratta di una Società controllata dalle più grandi Il 16 dicembre 2008 si arriva al primo sciopero generale: 6.000 persone sfilano per le vie di Pointe a Petre la città principale di Guadalupa. Il Prefetto si rifiuta di ricevere una delegazione dei manifestanti. In risposta l’LKP chiama a uno sciopero generale per il 20 gen- 2008 una parte numerosa dei piccoli padroncini (piccoli trasportatori, ambulanti, taxisti ecc…), inizia a protestare contro i prezzi troppo elevati dei carburanti. Bloccano tutta la rete stradale della Guadalupa: per tre giorni le aziende non possono funzionare. La popolazione solidarizza con queste manifestazioni e finalmente il Prefetto abbassa il prezzo dei carburanti. compagnie petrolifere: Total, Chevron e Ruby. Questa decisione provoca una grande protesta delle organizzazioni sindacali. INIZIA LA LOTTA Le organizzazioni sindacali si raggruppano in un grande comitato sotto il nome di LKP (LYANNAI KONT PWOFYTASION”), tradotto in italiano Unione Contro i Profitti Abusivi e lo Sfruttamento. naio 2009 dove scendono in piazza molte più persone del 16 dicembre. L’LKP non si limita solo più a chiedere la diminuzione del prezzo dei carburanti, rivendica un aumento salariale di 200 Euro per i salari più bassi e l’abbassamento generale dei prezzi delle merci in vendita. I rappresentanti dell’LKP presentano più di 160 rivendica(continua a pag. 6) Pagina 4 Pagina 9 Riceviamo dalla CUB – SALLCA del Gruppo Intesa Sanpaolo, il sindacato di base aderente alla CUB dei bancari e assicurativi. ANCHE I BANCARI HANNO I REPARTI CONFINO… Con i suoi 108.000 dipendenti il Gruppo Intesa Sanpaolo è il più grande datore di lavoro del Paese. Sono parte del Gruppo numerose società per azioni: Banco di Napoli, Banca di Credito Sardo, Banca Imi, Fideuram, Banca di Trento e Bolzano, Banca dell’Adriatico, Cassa di Risparmio di Forlì, di Civitavecchia, di Firenze, di La Spezia, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, di Venezia, di Bologna, e le fusioni societarie continuano sempre. Quello che accade all’interno del Gruppo ha riflessi per tutto il mondo del lavoro, in particolare per quello del credito. Numerosi segnali e sollecitazioni dei lavoratori di tutto il Gruppo hanno portato la CUB - SALLCA (unico sindacato di base presente nel settore, privo di ogni diritto sindacale) ad avviare un percorso vertenziale che ha visto un primo momento importante nella scadenza del 30 aprile scorso, con lo sciopero di tutti i dipendenti del Gruppo in coincidenza con l'assemblea degli azionisti. · Le lavorazioni dei servizi centrali e le attività ausiliarie (ad esempio i cosiddetti Sistemi Informativi oppure i Sistemi Operativi, i servizi amministrativi e altri) resi alle varie banche del Gruppo sarebbero gravate da un regime di Iva che costerebbe all’intero Gruppo Intesa Sanpaolo 210 milioni annui. Con la creazione di una società consortile di totale proprietà del Gruppo tale costo sarebbe risparmiato. In 10 giorni ad aprile scorso sono stati ceduti 8567 lavoratori alla nuova società consortile. Per ogni lavoratore ceduto l’azienda risparmia 24.500 € di tasse, ogni anno. Inoltre è stato creato un moderno “reparto confino” di antica memoria, reintrodotti ora alla Fiat in Campania: il “rastrellamento” di personale dalle filiali per incrementare l'organico dei poli accentrati della società consortile ha alleggerito le filiali e concentrato numerose persone a svolgere un’attività meno qualificata e sicuramente meno gratificante. Una “deportazione” che non ha guardato in faccia nessuno, coinvolgendo lavoratori e lavoratrici con problemi familiari, part-time, ecc.. · L’accordo sindacale, concluso in meno di 24 ore di trattativa (firmato da DIRCREDITO, FABI, FIBA/Cisl, FISAC/Cgil, SILCEA, SINFUB, UGL Credito, UILCA) fornisce in apparenza garanzie forti. In realtà l’azienda riesce a scorporare le attività ausiliarie, raggiungendo così un obiettivo che persegue da lungo tempo e che può diventare il primo passo verso l’esternalizzazione dei servizi e l’erosione dell’area contrattuale del credito per un numero elevato di lavoratori. Bisogna sottolineare, per dovere di completezza, che bancari e assicurativi sono pressoché le uniche categorie di lavoratori italiani a non aver mai potuto scegliere i loro rappresentanti sindacali (quelli veri, non quelli scelti dalle sigle sindacali) in libere elezioni generali. Nella vicenda della nascita della società consortile la volontà dei lavoratori interessati è stata umiliata dalla firma frettolosa dei sindacati “firma tutto”. · Le filiali delle varie banche (già cronicamente a corto di personale) vengono depauperate di risorse e i lavoratori, a centinaia, sono deportati nei poli amministrativi accentrati. Il servizio alla clientela scade di qualità, tempestività ed efficienza. I tempi di esecuzione si allungano, come le code agli sportelli. Le attività accentrate sono passibili di ulteriori spostamenti, con delocalizzazione verso siti geografici a più basso costo del lavoro. Emergono problemi di affidabilità, sicurezza e privacy dei servizi e dei dati. · La notizia della costruzione di due torri destinate ad ospitare per le lavorazioni accentrate oltre 1000 addetti a Brasov, in Romania, non può che destare preoccupazione e sconcerto, tenendo conto anche delle possibili evoluzione della normativa sull’Iva a livello comunitario. · L’azienda ha dimostrato di non rispettare i patti, gli impegni e gli obiettivi illustrati nel piano d’impresa 2007/2009 alla base della fusione: a) dividendi pari a 18 miliardi di euro nel periodo 2006/2009: ne sono stati distribuiti meno di 10 (compresi quelli straordinari che hanno minato il patrimonio di base e reso necessario il ricorso ai Tremonti Bonds). b) imposte e tasse pari a 10 miliardi di euro (ne sono state pagate meno di 3) c) retribuzioni e contributi per 18 miliardi di euro (-7.500 addetti nel 2007/2008) (continua a pag. 9) Pubblichiamo l’appello della R.S.U. della New Co.Cot di Perosa Argentina Una delle molte aziende della Val Chisone in lotta per l’occupazione. A TUTTA LA POPOLAZIONE Siamo le maestranze della New Co.Cot e vogliamo portare a conoscenza dell’intera popolazione i nostri problemi lavorativi. Facciamo parte di un’azienda in contratto d’affitto che ci dovrebbe acquistare a giugno e già da allora ha deciso che ci sono 90 esuberi !!!!!! L’azienda vorrebbe 90 persone in cassa integrazione straordinaria senza anticipo di stipendio per un anno. Sarebbe una decisione drammatica che non coinvolge solamente i singoli individui o nuclei famigliari, ma l’intera comunità compresi gli esercizi pubblici, scuole, ecc… Abbiamo così deciso di insediare un presidio permanente davanti all’azienda per sensibilizzare l’opinione pubblica sui nostri problemi: abbiamo bisogno della solidarietà di tutti !!!!! Ricordiamo anche i gravi problemi della Stabilus, Omup, ecc… Noi operai presidianti siamo uniti nella lotta per la salvaguardia del nostro lavoro, per lasciare ai nostri figli un territorio vivo nel quale ci siano lavoro e dignità !!!!!! Scuotete le coscienze e unitevi alla nostra lotta partecipando alle iniziative di valle. La R.S.U. della New Co.Cot (continua da pag. 5) d) utili in crescita del 13% annuo, con un r.o.e. (ritorno sul capitale) in salita dal 15% iniziale fino al 21% finale (siamo sotto il 10%). · Nel 2008 sono state necessarie svalutazione per 3.1 miliardi di euro, che non hanno attinenza con la vicenda dei subprime, ma sono legate ad attività molto domestiche: Fideuram, Natixis, Rcs, Telco, Lse (Borsa Italiana), oltre naturalmente a quelle internazionali: Lehman, Pravex Bank (Ucraina), banche islandesi. · L’occupazione complessiva del GRUPPO Intesa Sanpaolo è scesa di 3821 addetti nel 2007 e di 3878 nel 2008 (7699 totali). Questo dopo cessioni e acquisizioni (Cassa di Risparmio di Firenze) che hanno coinvolto non meno di 10.000 addetti. · I risultati deludenti non hanno intaccato le politiche di remunerazione del management, che non ha rinunciato al bonus variabile neanche nel 2009 (ridotto al 50%). Da tenere presente che Corrado Passera detiene 6.426.499 azioni della banca e Francesco Micheli 2.100.124 azioni (stock option degli anni precedenti). Per molti lavoratori i premi di risultato sono invece stati completamente azzerati in conseguenza della crisi dei mercati. C.U.B.-S.A.L.L.C.A. - Gruppo Intesa Sanpaolo www.sallcacub.org [email protected] LEGGI, DIFFONDI E SCRIVI L’INCHIESTA OPERAIA, IL GIORNALE DEGLI OPERAI scrivi a: inchiesta_operaia2003 @yahoo.it vai sul sito: Perosa Argentina, 06/05/2009. Presidio dello stabilemento New Co.Cot. www.inchiestaoperaia. altervista.org Pagina 10 Pagina 3 (continua da pag. 1) i salari. Quell’accordo minaccia di aprire una voragine nella stessa validità del contratto nazionale, con la possibilità delle deroghe. Quell’accordo riduce le libertà e i diritti dei lavoratori e aumenta la flessibilità e la precarietà del lavoro. Quell’accordo interviene su materie e contenuti che sono già regolati dal contratto nazionale firmato nel 2008 con il consenso delle lavoratrici e dei lavoratori, che è in pieno vigore e che scade alla fine del 2011. Ma soprattutto quello che ci indigna è che si pensi di poter cambiare contratti, regole e diritti senza chiedere nulla a noi e senza far votare i diretti interessati: le lavoratrici e i lavorato- primo anticipo rispetto a ciò che ci spetta. Dal momento che gli industriali hanno scelto di infrangere le regole condivise, noi ci riteniamo liberi di rivendicare e contrattare, ovunque avremo il consenso e la forza. La Confindustria e la Federmeccanica puntano sulla crisi per far abbassare la testa a noi, alle lavoratrici e ai lavoratori, così sperano di imporre un accordo che ci porta indietro di molti anni. Ma approfittare della crisi per peggiorare il salario e i diritti dei lavoratori è una scelta ingiusta e sbagliata per lo stesso futuro del paese. Noi non accettiamo che siano ancora le lavoratrici e i lavoratori a dover ri metalmeccanici. ….. Se la Federmeccanica e le aziende pretenderanno di applicare un contratto che non ha legittimità e consenso, noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo a far sì che in ogni azienda, in ogni posto di lavoro, esso non entri in vigore. Lo renderemo inapplicabile, mentre gli scarni aumenti che ci verranno dati saranno considerati solo come un pagare col loro salario, con le loro condizioni e col loro posto di lavoro, i costi di una crisi di cui non hanno alcuna responsabilità. Noi siamo con tutte le lavoratrici e i lavoratori che oggi lottano per difendere il lavoro. Il blocco dei licenziamenti, della chiusura delle fabbriche e delle delocalizzazioni, una politica fiscale a favore del lavoro e non degli evasori fiscali o dei soliti ricchi, un programma di investimenti che crei lavoro e nuovo sviluppo, queste sono le scelte per cui ci battiamo. Se invece si vorrà licenziare, aumentare la precarietà, tornare alle gabbie salariali o restaurare il cottimo, ci opporremo con tutte le nostre forze. Noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo a estendere la protesta e il rifiuto dell’accordo separato, a sostenere tutte le mobilitazioni in difesa dell’occupazione e della dignità del lavoro, ad estendere ovunque possibile il movimento di lotta. Noi delegate e delegati eletti dalle lavoratrici e dai lavoratori rivendichiamo la democrazia sindacale, cioè il diritto per tutte le lavoratrici e i lavoratori di scegliere chi li rappresenta e di decidere col voto segreto su piattaforme ed accordi. Facciamo un nuovo forte a p p e l l o all’opinione pubblica, alle istituzioni, alle forze politiche, ai mezzi di informazione, perché si parli, si discuta e si informi sul contratto e sulla condizione dei metalmeccanici. Non siamo più disposti ad accettare ancora il silenzio e l’oscuramento dei nostri diritti e delle nostre lotte. Chi spera che questa nostra mobilitazione sia destinata ad esaurirsi in breve tempo sappia che ha sbagliato i propri conti. Noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo ad operare affinché la mobilitazione contro l’accordo separato continui nel tempo, fino a che quell’accordo non verrà sconfitto e fino a che i diritti e la dignità dei lavoratori non siano pienamente riaffermati. SE NON ORA, QUANDO ?! Nulla cambia nel panorama nazionale, il Silvio che fa Dio, i suoi partners politici che fanno i discepoli (purtroppo senza Giuda), l’opposizione (?) che si perde in congressi inutili, Di Pietro che “sembra” il più duro e puro dei comunisti … quelli che a forza di scindersi si sono persi, il sindacato più concertativi che va avanti con le sue avance filo-governative e la CGIL che sta al palo, o meglio infilata al palo. E noi ? Noi stiamo come sempre a guardare i media che ci propinano tutto il giorno la camomilla dal tubo catodico o dai giornali. Così che bevendola siamo tranquilli e sicuri. Anche se i disastri ambientali si susseguono senza che nessuno paghi!, mentre ci modificano interamente la vita con nuovi interventi su pensioni e stato sociale. Questo torpore non può e non deve essere subito passivamente, le basi ci sono per poter prendere coscienza e reagire, basta navigare sui blog ancora liberi (e ce ne sono tanti), e appoggiare l’iniziativa dei sindacati di base che, uniti in un unico pugno cercheranno di farsi sentire nello stomaco della gente e delle lavoratrici e lavoratori tutti con uno SCIOPERO NAZIONALE GENERALE Il momento è ora, perché continuare a dire: ai posteri l’ardua sentenza, non riuscirà a toglierci quel bruciore che sentiamo dietro oggi. Vostro fornitore ufficiale di caffeina Vescia Domenico – SdL Presse Fiat Mirafiori. Inchiesta Operaia Periodico dell’Associazione dell’Inchiesta Operaia Autorizzazione Tribunale di Torino del 04/06/1999 n. 5281 Costo di una Copia € 0,50 Stamp. In propr. Via Cercenasco, 23/C—Torino - Dicembre 2009 Pagina 2 (continua da pag. 1) materie che potrebbero essere discusse nella contrattazione aziendale; che formulerebbe “procedure di conciliazione e arbitrato … in caso di eventuali controversie”. D. ma non c’è ora il nuovo indice IPCA? C. è tutto fumo! A parte il fatto che l’Istat solo un anno fa ha rilevato che l’inflazione per le fasce più basse dei lavoratori è di molto superiore ai dati ufficiali, il bello è che non c’è nessuna certezza sul recupero dell’inflazione qualora gli aumenti previsti fossero inferiori alle statistiche ufficiali. Gli accordi demandano infatti ad un fantomatico Ente l’elaborazione (sulla base del cosiddetto indice IPCA, depurato guarda caso dalla dinamica dei prezzi energetici importati) di un nuovo indice. Sempre questo Ente terzo verificherà se ci saranno scostamenti Pagina 11 “significativi” tra l’inflazione prevista e quella stabilita da questo un nuovo indice. E che un Comitato paritetico interconfederale, sempre con Cisl e Uil, verificherà circa la “significavità” di tali scostamenti e deciderà l’eventuale recupero entro la fine della vigenza contrattuale. Com’era già coi precedenti contratti, il recupero dell’inflazione programmata è una balla di fumo! Per dirla tutta, vedremo dei miseri aumenti solo a fine contratto. D. ma ci sarà la contrattazione di 2° livello. C. Sarà tutta da vedere. Intanto, per dare l’idea è già stabilito che chi non avrà contrattazione nazionale (l’82% dei lavoratori metalmeccanici) “beneficerà”, a fine contratto, di ben 11,02 euro netti di aumento mensili, 37 centesimi al giorno!!! Se tanto mi da tanto … D. ma allora sto contratto c’è o non esiste? C. La prosecuzione degli scioperi in molte parti d’Italia, la netta presa di posizione dei delegati della Fiom , il fatto che Fim e Uilm non abbiano voluto sottoporre l’intesa al referendum tra i lavoratori, ci dicono che il contratto non esiste e non avrebbe neppure validità giuridica: non sarebbe cioè “erga omnes”, un bel casino! Ma non illudiamoci: per costringere Federmeccanica e le altre organizzazioni a ridiscutere l‘accordo già firmato occorrono ore ed ore di sciopero. Perché ciò avvenga occorre che chi non ha firmato prosegua con determinazione nella lotta e soprattutto chiarisca a tutti i lavoratori cosa si vuole ottenere in più rispetto all’accordo di Fim e Uilm: non basta dire che non va bene o che penalizza le RSU, la butto lì: 50 euro netti mensili per tutto il 2010 ? D. e la Fiom? C. Occorre chiederlo a loro. Per ora ufficialmente non hanno firmato, sono per la prosecuzione degli scioperi, anche se non centralizzano la lotta con scadenze di lotta generalizzate per tutto il settore. Noi come Cobas siamo molto cauti nel giudicare: vogliamo vedere i fatti! Anche perché chi va con lo zoppo impara a zoppicare … e in questi anni molti hanno zoppicato dentro la Fiom, non parliamo poi della CGIL nel suo insieme! D. e voi come Cobas? C. Abbiamo indetto lo sciopero per il 9 ottobre contemporaneamente alla Fiom, ribadendo con forza le nostre richieste, abbiamo scioperato subito dopo la firma di Fim e Uilm, abbiamo fatto lo sciopero nazionale indetto dai sindacati di base il 23 ottobre. Ora la mobilitazione proseguirà con la raccolta di firme, se ci saranno le condizioni, proseguiremo con azioni di lotta, cercando di creare coordinamenti metalmeccanici che diano più ampio respiro all’agitazione per il contratto. Dobbiamo utilizzare i prossimi mesi per unire, rafforzare ed estendere la nostra presenza nei luoghi di lavoro. Solo così potremo con più forza difendere i nostri diritti. COS’E’ LA MOBILITA’ INDENNIZZATA (Legge 223/1991) La pagina dedicata ai cosiddetti ammortizzatori sociali, intitolata lo scorso numero al calcolo dell’indennità di cassa integrazione ordinaria e straordinaria, prosegue con alcune indicazioni sulla mobilità indennizzata. Precisiamo che alcune modifiche sono in corso di approvazione. Ne daremo notizia con i prossimi numeri. Che cos'è La mobilità è uno degli strumenti previsti dalla Legge per ammortizzare le conseguenze della perdita del posto di lavoro. Possono avviare le procedure di mobilità le aziende industriali con più di 5 dipendenti per: • esaurimento della cassa integrazione straordinaria; • licenziamento per riduzione di personale o trasformazione di attività o di lavoro; • licenziamento per cessazione dell'attività da parte dell'azienda. A chi spetta I lavoratore ne ha diritto se: • è stato assunto a tempo indeterminato; • è iscritto nelle liste di mobilità compilate dalla Regione che segue la procedura; • ha un'anzianità aziendale complessiva di almeno 12 mesi; • può far valere almeno 6 mesi di effettivo lavoro, comprese ferie, festività, infortuni. Dove andare La domanda di indennità di mobilità deve essere presentata al Centro per l’impiego di residenza entro e non oltre il termine di 68 giorni dalla data del licenziamento, nella stessa sede deve essere dichiarata l'immediata disponibilità al lavoro. DECORRENZA DELL'INDENNITÀ DI MOBILITÀ • Dall'ottavo giorno successivo al licenziamento, se la domanda è stata presentata entro 7 giorni dal licenziamento. • Dal quinto giorno successivo alla data della domanda, se la stessa è stata presentata dopo 8 giorni dal licenziamento. • In caso di preavviso dopo 8 giorni dalla fine dello stesso. REQUISITI LAVORATORI • Essere stati assunti con contratto a tempo indeterminato con qualifica di operaio, impiegato o quadro. • Avere almeno 12 mesi di assunzione, di cui 6 di effettivo lavoro (comprese assenze per ferie, festività, malattia, maternità obbl., infortunio), presso l'azienda che pone in mobilità. QUANTO SPETTA • 100% della CIGS per i primi 12 mesi (con detrazione ulteriore del 5,54%) • 80% della CIGS per il periodo compreso tra il 13° ed il 36° mese. Per un periodo che dipende dall'età anagrafica e dall'anzianità aziendale: • se meno di 40 anni i annodi indennità; • dai 40 ai 50 anni 2 annidi indennità; • oltre i 50 anni 3 anni di indennità. QUANDO TERMINA Il pagamento della mobilità per legge viene interrotto per: • assunzione a tempo indeterminato; • riscossione dell'indennità in un'unica soluzione (in caso di apertura di attività in proprio); raggiungimento del diritto alla pensione di vecchiaia odi anzianità. Inoltre la legge prevede l'interruzione in caso di: mancata accettazione di un lavoro equivalente a quello precedente con una retribuzione inferiore al massimo del 20%; rifiuto della frequenza di un corso di formazione professionale; rifiuto ad essere impiegati in opere e servizi di pubblica utilità; mancata comunicazione all'INPS, entro 5 giorni dall'assunzione, dell'inizio di un'attività di lavoro dipendente a tempo determinato o part-time, al fine della sospensione della prestazione; mancata risposta, senza giustificato motivo, alle convocazioni del Centro per l'impiego. DOCUMENTAZIONE: Alla domanda (Mod. DS21) dovranno essere allegati: • modello detrazioni d'imposta (COD.APO6); • modello assegni familiari (AN F/PRFST - COD. SR32). I lavoratori in mobilità che vogliono intraprendere un'attività autonoma possono richiedere il pagamento anticipato dell'indennità spettante per l'intero periodo, detratte le mensilità eventualmente già percepite. La domanda va presentata entro 60 gg dall'inizio dell'attività autonoma. Inoltre si fa presente che durante il periodo di inserimento nelle liste vengono versati da parte dell'INPS i contributi figurativi. IN CASO DI ASSUNZIONE DALLE LISTE DI MOBILITA IL LAVORATORE DOVRA’ • presentare al datore di lavoro un certificato attestante il suo stato di mobilità, rilasciato dal Centro per l'impiego. Nel caso in cui la mobilità non sia ancora stata approvata dall'apposita Commissione Regionale, il lavoratore dovrà rivolgersi alla Regione Piemonte, Ufficio Mobilità, via Magenta 12 (tel. 011/4324168); • comunicare all'INPS l'avvenuta assunzione entro 5 giorni alfine di evitare la perdita del diritto all'indennità; • al termine del rapporto di lavoro a tempo determinato, comunicare all'INPS la cessazione per ottenere la ripresa del pagamento dell'indennità di mobilità. I lavoratori in mobilità che vengono assunti come dipendenti con contratto a tempo determinato o indeterminato portano all'azienda una dote di agevolazioni/incentivi all'assunzione: Assunzioni con contratto a termine no a 12 mesi anche a tempo parziale: Contributi pari a quelli previsti degli apprendisti. Trasformazione a tempo pieno e indeterminato del contratto a termine: Contributi pari a quelli previsti per gli apprendisti per ulteriori 12 mesi dalla data di trasformazione più contributo mensile pari al 50% di indennità di mobilità che sarebbe ancora spettata al lavoratore, per un massimo di: • 12 mesi se il lavoratore non supera i 50 anni; • 24 mesi se il lavoratore ha più di 50 anni, ovvero 36 mesi nelle zone con un rapporto di disoccupazione superiore alla media nazionale. Assunzione a tempo parziale e indeterminato: Contributi pari a quelli previsti per gli apprendisti per 18 mesi. Assunzione a tempo pieno e indeterminato: Contributi a quelli previsti per gli apprendisti per 18 mesi più contributo mensile pari al 50% di indennità di mobilità che sarebbe ancora spettata al lavoratore per un massimo di: • 12 mesi se il lavoratore non supera i 50 anni; 24 mesi se il lavoratore ha più di 50 anni, ovvero 36 mesi nelle zone con un rapporto di disoccupazione superiore alla media nazionale. • Inserto speciale sull’integrativo aziendale dell’ARCESE. Pagina 12 IL NEO PREMIO NOBEL PER LA PACE, SIGNOR OBAMA, PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA, INVIA ALTRI 30.000 SOLDATI IN AFGANISTAN PER FARE LA GUERRA . IL SIGNOR BERLUSCONI, CAPO DEL GOVERNO ITALIANO, CHE NON E’ ANCORA PREMIO NOBEL, NE INVIA SOLO ALTRI 1.000. INTANTO I DISOCCUPATI IN USA RAGGIUNGONO I 10 MILIONI E IN ITALIA I DUE MILIONI (PIU’ DI UN GIOVANE SU QUATTRO). E PANTALONE PAGA !! FELICE ANNO NUOVO !! Periodico dell’Associazione dell’Inchiesta Operaia Anno XI — Dicembre 2009 FIM E UILM FIRMANO RINNOVANO CONTRATTO DEI METALMECCANICI. LA FIOM RIGETTA L’ACCORDO. SCIOPERI E MANIFESTAZIONI. IL CONTRATTO DEI METALMECCANICI INTERVISTA A VINCENZO CALIENDO, COBAS MIRAFIORI . Chiediamo a Vincenzo Caliendo, RSU ed RSL delle Carrozzerie di Mirafiori un giudizio sull’accordo siglato da Fim e Uilm per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. C. Più che un accordo è un prendere o lasciare imposto da Federmeccanica. Diciamo che queste OO.SS. da troppo tempo sono abituate a chinare la testa, neppure ci hanno provato a difendere i lavoratori. E qualcuno potrebbe ragionevolmente pensare che i loro vertici sono sul libro paga delle organizzazioni padronali ormai da molto tempo. Molto in sintesi: nel 2010 un 3° livello prende, puliti, 17,75 euro che sono neppure 60 centesimi al giorno, una miseria! In cambio vengono espropriate le RSU del loro diritto di rappresentare i lavoratori della propria azienda: verrebbe creata una fantomatica Commissione paritetica che disciplinerebbe “contenuti, tempi e procedure della contrattazione di secondo livello”, che proporrebbe le Sommario: Appello dell'assemblea delle delegate e dei delegati metalmeccanici Fiom 1 Il contratto dei metalmeccanici. Intervista a Vincenzo Caliendo, COBAS Miraf iori. Appello dell’assemblea delle delegate e dei delegati FIOM. Bologna 30 ottobre 2009 3 Se non ora, quando?! (dalle Presse Fiat Mirafiori). Noi delegate e delegati metalmeccanici respingiamo l’accordo separato sul contratto nazionale sottoscritto da Fim-Cisl e Uilm-Uil il 15 ottobre 2009. Quell’accordo svaluta il lavoro con aumenti irrisori scaglionati in tre anni. Quell’accordo colpisce il nostro diritto a contrattare nelle aziende sugli orari, sulle condizioni di lavoro, sulla (continua a pag. 2) professionalità e (continua a pag. 10) 4 Anche i bancari hanno i reparti confino. 5 Lo sciopero generale nelle Antille. 8 Il documentario sulla Zanon. 9 Appello dalla RSU della New Co.Cot di perosa Argentina. 11 Cos’è la mobilità indennizzata. 12 Obama, il Nobel, Berlusconi, la Guerra. Pagina IV programmato per domani. Va bene, avevo il telefono rotto, in azienda lo sapevano, faccio quello che devo fare, vado a d o r m i r e . L’indomani mattino, il martedì, alle cinque e mezza scarico la merce. Alle undici, tramite un altro autista, l’azienda mi fa sapere che devo spostarmi solo di 70 chilometri per un nuovo carico l’indomani mattina alle ore 12. Il mercoledì alle undici e mezza mi presento nella nuova ditta e mi dicono “no caro hai sbagliato” il carico era previsto per domani giovedì. Mi metto l’anima in pace, vado poi a dormire. L’azienda per farmi rodere, manda altri camion Arcese a caricare e se ne vanno, Ed io niente, tranquillo rimango lì. L’azienda prova a chiamarmi sul mio cellulare privato, ma io stacco la chiamata: sono all’estero non posso certo pagare io la telefonata dell’azienda visto che non guadagno nulla stando fermo. L’indomani venerdì mandano un autista apposta a cercarmi. Col suo telefonino telefono in azienda e la segretaria mi dice “Aziz eravamo preoccupati pensavamo ti fossi fatto male o fossi morto” “Tocchiamo le palle, l’erba cattiva non muore mai – rispondo – non ho mai goduto come in questi giorni a sapere che Arcese mi paga per stare in branda”. Mi cambiano l’ordine e mi dicono di tornare in Italia, porto il ri- Pagina I morchio in Italia e mi dicono di andare le mattina successiva a Verzuolo, ho finito di caricare alle cinque di sera, e torno in deposito. L’azienda pensa di farmi passare la voglia facendomi guadagnare solo 9 euro al giorno. Ma io non mi metto né in mutua né in infortunio né niente, io tengo il camion impegnato. L’azienda cerca di pungere di qua e di là finchè sentono ahia. Quando sentono la parola ahia pensano che qua fa male e continuano. Invece io da astuto, anche se mi fa male, faccio come se nulla fosse. Io sono qua per lavorare, sono venuto dal Marocco, però non devo dire ahia, e continuo a viaggiare. Rolando: Ma rimangono ancora i viaggi a media e lunga percorrenza, che però non sono più remunerativi come lo erano una volta, anzi ormai, se si applicasse il contratto nazionale e non queste fasce aziendali tutti i la- voratori guadagnerebbero di più e sarebbero più a posto con la legge e con la loro coscienza.” Perché cosa c’è che non va ? “C’è che essendo gli straordinari non pagati a parte, come il contratto nazionale prevede, non ce li ritroveremo sulla pensione in quanto le fasce sono considerate trasferte esenti da prelievi contributivi e fiscali; c’è che ogni autista, sapendo che più kilometri si fanno più si guadagna, cerca di accelerare i tempi di percorrenza, a volte rischiando, a volte non rispettando le regole in vigore, cerca anche di accelerare gli scarichi e i carichi facendo a volte le cose che non si potrebbero fare, rischiando di farsi male e di subire i ricatti dei guardioni delle ditte che ti fanno aspettare se non ti presti al facchinaggio, che è una mansione proibita agli autisti nel contratto nazionale.. E se succede qualcosa è poi sempre colpa dell’autista: se succede un incidente in viaggio, passiamo per mostri, se succede qualcosa mentre si carica, la colpa è sempre nostra . L’INPS ha già sanzionato l’Arcese perché gli straordinari risultano in busta paga quasi inesistenti e così si evadono i contributi per la pensione e il fisco. E’ ora di fare un contratto integrativo aziendale completamente diverso. Sarà dura far mollare ad Arcese, ma se per questo dobbiamo scioperare, sciopereremo e faremo il blocco. ARCESE: PROSEGUE Il CONFRONTO PER UN NUOVO CONTRATTO AZIENDALE Dopo gli incontri nazionali del 9-26-30 ottobre tra i rappresentanti sindacali di CGIL, CISL, UIL, la R.S.U. Cobas e la direzione aziendale, prosegue il dibattito tra i lavoratori, le OO. SS. Gli argomenti oggetto del confronto sono l’eliminazione delle fasce kilometriche e la forfetizzazione a se stante degli straordinari, legandoli all’”impegno lavorativo” nel rispetto del sempre attuale “valore-lavoro”, il ripristino del premio di produttività, presente nell’accordo aziendale del 1998-2000, ma mai applicato, considerandolo con una parte fissa preponderante e non come una variabile dipendente del mercato, una soluzione del gravoso problema danni, con cui Arcese tempesta gli autisti addebitando loro fino a 1.500 euro (una franchigia criminale) e altre questioni norma- tive. A Gerbole di Volvera, nei pressi di Torino, dove nelle recenti elezioni per le R.S.U i Cobas si sono divisi con la FILT-CGIL i 4 rappresentanti sindacali, due a testa, il dibattito è acceso soprattutto su trasferte e straordinari: l’indennità per fasce kilometriche non va proprio giù ai lavoratori. Perché? A conti fatti questa indennità è inferiore al compenso che i lavoratori percepirebbero se si applicassero i criteri stabiliti dal contratto nazionale. Crea forti disparità di trattamento tra gli autisti i quali percepiscono discreti compensi nel caso di lunghe trasferte e compensi miseri nel caso di trasferte brevi in quanto i tempi “morti” di attesa e di carico e scarico non sono di fatto compensati e , cosa ancor più grave, consentono di premiare alcuni e penalizzare altri, ovviamente proprio quelli che più contestano quest’andazzo. Consente una consistente evasione fiscale e contributiva (che l’INPS ha riconosciuto sanzionando una multa dopo un esposto del Cobas). La proposta del Coordinamento COBAS Arcese, per le trasferte è quella di ripristinare l’indennità fissata dal contratto nazionale senza scaricarci sopra gli straordinari, che invece vanno legati non ai kilometri percorsi ma a tutto il massacrante impegno lavorativo che porta gli autisti a superare le ordinarie 47 ore settimanali fino a considerare “normali” le 58 ore e con punte spesso superiori. Pagina II Pagina III Intervista ad alcuni autisti dell’Arcese COSA DICONO I DIRETTI INTERESSATI ? Cogliamo l’occasione del rinnovo del contratto aziendale per far parlare i diretti interessati dei problemi a cui vanno incontro i lavoratori dell’Arcese. A febbraio di quest’anno già alcuni di loro sul quotidiano “La Stampa” hanno messo in evidenza le difficoltà e le contraddizioni della loro realtà, colpiti dalla crisi produttiva e dall’utilizzo, da parte dell’azienda, di lavoratori stranieri assunti a tempo determinato. Ora possiamo approfondire con loro alcune questioni. Chiediamo, nella trattativa che si è aperta quali sono gli obiettivi di Arcese, quali i vostri? Rolando: “ L’obiettivo dell’Arcese è quello di tenere fermi i salari. Se le cose rimangono così i nostri salari fra 10 anni rimarranno sempre gli stessi. Abbiamo un contratto aziendale scaduto da 4 anni che l’azienda vuol rinnovare a modo suo. Intanto già ci minaccia dicendoci che in futuro tutto viaggerà in intermodale, che i nostri viaggi saranno solo sul nazionale. Intanto però abbia- mo questo vecchio contratto aziendale che ci penalizza. Mi spiego. L’azienda, invece di applicare gli istituti contrattuali stabiliti dal contratto nazionale, cioè l’indennità di trasferta e lo straordinario, vuol continuare ad utilizzare le cosiddette fasce chilometriche. Le avevamo accettate col contratto aziendale del 1992, diciamocelo pure, per ingordigia, credendo così di risolvere tutti i nostri problemi: se facevi tanti chilometri entravi in una fascia chilometriche omnicomprensiva di trasferta e straordinario e portavi a casa un sacco di soldi. Ma con la crisi, col passare degli anni e soprattutto con la globalizzazione abbiamo capito che la cosa non poteva durare, il discorso delle fasce ci penalizza. Gli stipendi, considerando l’inflazione, non sono più quelli di una volta, con l’utilizzo di au- LEGGI, DIFFONDI E SCRIVI L’INCHIESTA OPERAIA, IL GIORNALE DEGLI OPERAI Scrivi a: [email protected] Leggi i giornali arretrati del giornale, leggi i volantini, le locandine, vai sul sito: www.inchiestaoperaia.altervista.org Scrivi i tuoi articoli, le tue osservazioni, le tue proposte, vai sul sito: www.inchiestaoperaia.altervista.org tisti slovacchi, polacchi, ecc. molti di noi si sta a casa o ci si ritrova a fare viaggi da piccolo cabotaggio con pochi chilometri. Vincenzo “ Noi non abbiamo nulla contro gli stranieri, anzi qualcuno di noi è già un immigrato che come noi, con le nostre stesse condizioni contrattuali lotta per un futuro migliore” però siamo contro il supersfruttamento degli autisti stranieri assunti a tempo determinato utilizzati per farci stare a casa o per limitarci ai piccoli viaggi. Arcese sta utilizzando sempre più autisti dell’Europa dell’Est, prima gli slovacchi, poi, dopo che anche la Slovacchia è entrata nell’euro assumerà i polacchi, poi sarà il turno dei lituani, lettoni, moldavi ecc. Con 1.500-1.700 euro al mese li fanno girare notte e giorno. L’Arcese da loro una paga base di 350 euro mensili più 40 euro al giorno, trasferte, sabati, domeniche e festivi compresi. L’Arcese li va a prendere al loro paese con un suo autobus e li riporta in Slovacchia tre mesi dopo. In barba alle leggi europee che consentono sì ali assunti in sede straniera di caricare in Italia e scaricare al’estero, ma con la triangolazione, cioè partendo dal piazzale Arcese di Bratislava: che non esiste!! se non pro forma. Vivono nei piazzali Arcese o nelle aree di sosta tutto il tempo, accampati come animali, non sanno dove lavarsi, fare i loro bisogni, dove dormire, appendono i panni ad asciugare dietro le motrici. Così facendo l’azienda risparmia circa 1.000 euro al mese per autista. In Francia, mi dicono gli autisti di quel paese, li fermerebbero subito, qui in Italia invece li fanno girare. E i sindacati conoscono questa situazione ma non fanno nulla. E poi Arcese sta anche utilizzando i padroncini, le ditte di trasporto che hanno pochi camion e pochi autisti, ma che sono disposti a sobbarcarsi viaggi fatiche e rischi che giustamente l’autista Arcese, volendo stare nelle regole, non vuole sobbarcarsi. E ci dicono che c’è la crisi che per noi non c’è lavoro, ma non è vero. Ora se tu viaggi in Francia in Germania verso sera non trovi più un parcheggio, devi stare sulla strada, altro che crisi, ormai la buriana è passata le merci girano eccome. Rolando: “L’azienda se ne approfitta e ci divide e ci ricatta. Si parte alla mattina presto e si ri- mane impegnati tutto il giorno per ritirare o consegnare le merci facendo pochi chilometri, aspettando ore ed ore per il carico e lo scarico delle merci subendo i tempi che i guardiani delle ditte spesso ci impongono per guadagnare 9 euro, che corrispondono alla fascia chilometrica più bassa, e che dovrebbe compensare il pranzo e tutte le ore di straordinario fatte. Aziz: “ A questo proposito vi racconto in breve una mia settimana di lavoro. Il Lunedì mi mandano a Lione. Alle sei meno dieci metto in moto il camion e alle sei parto. Dopo quattro ore e mezza sono arrivato. Chiedo di poter scaricare e mi dicono: no il tuo scarico è COS’È LA ARCESE? si occupa del trasporto di merci su gomma, del trasporto intermodale, del trasporto veicoli, del trasporto aereo e marittimo, della gestione magazzini, della distribuzione di merci e consulenza logistica. Nel 2007 ha realizzato un fatturato annuo di 757 milioni di euro e dichiara di possedere la 1° flotta privata in Europa di grandi rimorchi. La Arcese S.p.A., che comprende 45 società, è una tra le più importanti aziende che operano nel settore dei trasporti. Con 4.500 dipendenti, dei quali oltre 1.000 in Italia, con più di 1.500 trattori e 2.600 semirimorchi, con 70 sedi in 12 paesi Pagina II Pagina III Intervista ad alcuni autisti dell’Arcese COSA DICONO I DIRETTI INTERESSATI ? Cogliamo l’occasione del rinnovo del contratto aziendale per far parlare i diretti interessati dei problemi a cui vanno incontro i lavoratori dell’Arcese. A febbraio di quest’anno già alcuni di loro sul quotidiano “La Stampa” hanno messo in evidenza le difficoltà e le contraddizioni della loro realtà, colpiti dalla crisi produttiva e dall’utilizzo, da parte dell’azienda, di lavoratori stranieri assunti a tempo determinato. Ora possiamo approfondire con loro alcune questioni. Chiediamo, nella trattativa che si è aperta quali sono gli obiettivi di Arcese, quali i vostri? Rolando: “ L’obiettivo dell’Arcese è quello di tenere fermi i salari. Se le cose rimangono così i nostri salari fra 10 anni rimarranno sempre gli stessi. Abbiamo un contratto aziendale scaduto da 4 anni che l’azienda vuol rinnovare a modo suo. Intanto già ci minaccia dicendoci che in futuro tutto viaggerà in intermodale, che i nostri viaggi saranno solo sul nazionale. Intanto però abbia- mo questo vecchio contratto aziendale che ci penalizza. Mi spiego. L’azienda, invece di applicare gli istituti contrattuali stabiliti dal contratto nazionale, cioè l’indennità di trasferta e lo straordinario, vuol continuare ad utilizzare le cosiddette fasce chilometriche. Le avevamo accettate col contratto aziendale del 1992, diciamocelo pure, per ingordigia, credendo così di risolvere tutti i nostri problemi: se facevi tanti chilometri entravi in una fascia chilometriche omnicomprensiva di trasferta e straordinario e portavi a casa un sacco di soldi. Ma con la crisi, col passare degli anni e soprattutto con la globalizzazione abbiamo capito che la cosa non poteva durare, il discorso delle fasce ci penalizza. Gli stipendi, considerando l’inflazione, non sono più quelli di una volta, con l’utilizzo di au- LEGGI, DIFFONDI E SCRIVI L’INCHIESTA OPERAIA, IL GIORNALE DEGLI OPERAI Scrivi a: [email protected] Leggi i giornali arretrati del giornale, leggi i volantini, le locandine, vai sul sito: www.inchiestaoperaia.altervista.org Scrivi i tuoi articoli, le tue osservazioni, le tue proposte, vai sul sito: www.inchiestaoperaia.altervista.org tisti slovacchi, polacchi, ecc. molti di noi si sta a casa o ci si ritrova a fare viaggi da piccolo cabotaggio con pochi chilometri. Vincenzo “ Noi non abbiamo nulla contro gli stranieri, anzi qualcuno di noi è già un immigrato che come noi, con le nostre stesse condizioni contrattuali lotta per un futuro migliore” però siamo contro il supersfruttamento degli autisti stranieri assunti a tempo determinato utilizzati per farci stare a casa o per limitarci ai piccoli viaggi. Arcese sta utilizzando sempre più autisti dell’Europa dell’Est, prima gli slovacchi, poi, dopo che anche la Slovacchia è entrata nell’euro assumerà i polacchi, poi sarà il turno dei lituani, lettoni, moldavi ecc. Con 1.500-1.700 euro al mese li fanno girare notte e giorno. L’Arcese da loro una paga base di 350 euro mensili più 40 euro al giorno, trasferte, sabati, domeniche e festivi compresi. L’Arcese li va a prendere al loro paese con un suo autobus e li riporta in Slovacchia tre mesi dopo. In barba alle leggi europee che consentono sì ali assunti in sede straniera di caricare in Italia e scaricare al’estero, ma con la triangolazione, cioè partendo dal piazzale Arcese di Bratislava: che non esiste!! se non pro forma. Vivono nei piazzali Arcese o nelle aree di sosta tutto il tempo, accampati come animali, non sanno dove lavarsi, fare i loro bisogni, dove dormire, appendono i panni ad asciugare dietro le motrici. Così facendo l’azienda risparmia circa 1.000 euro al mese per autista. In Francia, mi dicono gli autisti di quel paese, li fermerebbero subito, qui in Italia invece li fanno girare. E i sindacati conoscono questa situazione ma non fanno nulla. E poi Arcese sta anche utilizzando i padroncini, le ditte di trasporto che hanno pochi camion e pochi autisti, ma che sono disposti a sobbarcarsi viaggi fatiche e rischi che giustamente l’autista Arcese, volendo stare nelle regole, non vuole sobbarcarsi. E ci dicono che c’è la crisi che per noi non c’è lavoro, ma non è vero. Ora se tu viaggi in Francia in Germania verso sera non trovi più un parcheggio, devi stare sulla strada, altro che crisi, ormai la buriana è passata le merci girano eccome. Rolando: “L’azienda se ne approfitta e ci divide e ci ricatta. Si parte alla mattina presto e si ri- mane impegnati tutto il giorno per ritirare o consegnare le merci facendo pochi chilometri, aspettando ore ed ore per il carico e lo scarico delle merci subendo i tempi che i guardiani delle ditte spesso ci impongono per guadagnare 9 euro, che corrispondono alla fascia chilometrica più bassa, e che dovrebbe compensare il pranzo e tutte le ore di straordinario fatte. Aziz: “ A questo proposito vi racconto in breve una mia settimana di lavoro. Il Lunedì mi mandano a Lione. Alle sei meno dieci metto in moto il camion e alle sei parto. Dopo quattro ore e mezza sono arrivato. Chiedo di poter scaricare e mi dicono: no il tuo scarico è COS’È LA ARCESE? si occupa del trasporto di merci su gomma, del trasporto intermodale, del trasporto veicoli, del trasporto aereo e marittimo, della gestione magazzini, della distribuzione di merci e consulenza logistica. Nel 2007 ha realizzato un fatturato annuo di 757 milioni di euro e dichiara di possedere la 1° flotta privata in Europa di grandi rimorchi. La Arcese S.p.A., che comprende 45 società, è una tra le più importanti aziende che operano nel settore dei trasporti. Con 4.500 dipendenti, dei quali oltre 1.000 in Italia, con più di 1.500 trattori e 2.600 semirimorchi, con 70 sedi in 12 paesi Pagina IV programmato per domani. Va bene, avevo il telefono rotto, in azienda lo sapevano, faccio quello che devo fare, vado a d o r m i r e . L’indomani mattino, il martedì, alle cinque e mezza scarico la merce. Alle undici, tramite un altro autista, l’azienda mi fa sapere che devo spostarmi solo di 70 chilometri per un nuovo carico l’indomani mattina alle ore 12. Il mercoledì alle undici e mezza mi presento nella nuova ditta e mi dicono “no caro hai sbagliato” il carico era previsto per domani giovedì. Mi metto l’anima in pace, vado poi a dormire. L’azienda per farmi rodere, manda altri camion Arcese a caricare e se ne vanno, Ed io niente, tranquillo rimango lì. L’azienda prova a chiamarmi sul mio cellulare privato, ma io stacco la chiamata: sono all’estero non posso certo pagare io la telefonata dell’azienda visto che non guadagno nulla stando fermo. L’indomani venerdì mandano un autista apposta a cercarmi. Col suo telefonino telefono in azienda e la segretaria mi dice “Aziz eravamo preoccupati pensavamo ti fossi fatto male o fossi morto” “Tocchiamo le palle, l’erba cattiva non muore mai – rispondo – non ho mai goduto come in questi giorni a sapere che Arcese mi paga per stare in branda”. Mi cambiano l’ordine e mi dicono di tornare in Italia, porto il ri- Pagina I morchio in Italia e mi dicono di andare le mattina successiva a Verzuolo, ho finito di caricare alle cinque di sera, e torno in deposito. L’azienda pensa di farmi passare la voglia facendomi guadagnare solo 9 euro al giorno. Ma io non mi metto né in mutua né in infortunio né niente, io tengo il camion impegnato. L’azienda cerca di pungere di qua e di là finchè sentono ahia. Quando sentono la parola ahia pensano che qua fa male e continuano. Invece io da astuto, anche se mi fa male, faccio come se nulla fosse. Io sono qua per lavorare, sono venuto dal Marocco, però non devo dire ahia, e continuo a viaggiare. Rolando: Ma rimangono ancora i viaggi a media e lunga percorrenza, che però non sono più remunerativi come lo erano una volta, anzi ormai, se si applicasse il contratto nazionale e non queste fasce aziendali tutti i la- voratori guadagnerebbero di più e sarebbero più a posto con la legge e con la loro coscienza.” Perché cosa c’è che non va ? “C’è che essendo gli straordinari non pagati a parte, come il contratto nazionale prevede, non ce li ritroveremo sulla pensione in quanto le fasce sono considerate trasferte esenti da prelievi contributivi e fiscali; c’è che ogni autista, sapendo che più kilometri si fanno più si guadagna, cerca di accelerare i tempi di percorrenza, a volte rischiando, a volte non rispettando le regole in vigore, cerca anche di accelerare gli scarichi e i carichi facendo a volte le cose che non si potrebbero fare, rischiando di farsi male e di subire i ricatti dei guardioni delle ditte che ti fanno aspettare se non ti presti al facchinaggio, che è una mansione proibita agli autisti nel contratto nazionale.. E se succede qualcosa è poi sempre colpa dell’autista: se succede un incidente in viaggio, passiamo per mostri, se succede qualcosa mentre si carica, la colpa è sempre nostra . L’INPS ha già sanzionato l’Arcese perché gli straordinari risultano in busta paga quasi inesistenti e così si evadono i contributi per la pensione e il fisco. E’ ora di fare un contratto integrativo aziendale completamente diverso. Sarà dura far mollare ad Arcese, ma se per questo dobbiamo scioperare, sciopereremo e faremo il blocco. ARCESE: PROSEGUE Il CONFRONTO PER UN NUOVO CONTRATTO AZIENDALE Dopo gli incontri nazionali del 9-26-30 ottobre tra i rappresentanti sindacali di CGIL, CISL, UIL, la R.S.U. Cobas e la direzione aziendale, prosegue il dibattito tra i lavoratori, le OO. SS. Gli argomenti oggetto del confronto sono l’eliminazione delle fasce kilometriche e la forfetizzazione a se stante degli straordinari, legandoli all’”impegno lavorativo” nel rispetto del sempre attuale “valore-lavoro”, il ripristino del premio di produttività, presente nell’accordo aziendale del 1998-2000, ma mai applicato, considerandolo con una parte fissa preponderante e non come una variabile dipendente del mercato, una soluzione del gravoso problema danni, con cui Arcese tempesta gli autisti addebitando loro fino a 1.500 euro (una franchigia criminale) e altre questioni norma- tive. A Gerbole di Volvera, nei pressi di Torino, dove nelle recenti elezioni per le R.S.U i Cobas si sono divisi con la FILT-CGIL i 4 rappresentanti sindacali, due a testa, il dibattito è acceso soprattutto su trasferte e straordinari: l’indennità per fasce kilometriche non va proprio giù ai lavoratori. Perché? A conti fatti questa indennità è inferiore al compenso che i lavoratori percepirebbero se si applicassero i criteri stabiliti dal contratto nazionale. Crea forti disparità di trattamento tra gli autisti i quali percepiscono discreti compensi nel caso di lunghe trasferte e compensi miseri nel caso di trasferte brevi in quanto i tempi “morti” di attesa e di carico e scarico non sono di fatto compensati e , cosa ancor più grave, consentono di premiare alcuni e penalizzare altri, ovviamente proprio quelli che più contestano quest’andazzo. Consente una consistente evasione fiscale e contributiva (che l’INPS ha riconosciuto sanzionando una multa dopo un esposto del Cobas). La proposta del Coordinamento COBAS Arcese, per le trasferte è quella di ripristinare l’indennità fissata dal contratto nazionale senza scaricarci sopra gli straordinari, che invece vanno legati non ai kilometri percorsi ma a tutto il massacrante impegno lavorativo che porta gli autisti a superare le ordinarie 47 ore settimanali fino a considerare “normali” le 58 ore e con punte spesso superiori.