Dicembre - inchiesta operaia

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Dicembre - inchiesta operaia
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materie che potrebbero essere discusse nella contrattazione aziendale; che formulerebbe “procedure di
conciliazione e arbitrato … in caso
di eventuali controversie”.
D. ma non c’è ora il nuovo indice
IPCA?
C. è tutto fumo! A parte il fatto che
l’Istat solo un anno fa ha rilevato
che l’inflazione per le fasce più basse dei lavoratori è di molto superiore
ai dati ufficiali, il bello è che non c’è
nessuna certezza sul recupero
dell’inflazione qualora gli aumenti
previsti fossero inferiori alle statistiche ufficiali.
Gli accordi demandano infatti ad un
fantomatico Ente l’elaborazione
(sulla base del cosiddetto indice IPCA, depurato guarda caso dalla dinamica dei prezzi energetici importati) di un nuovo indice.
Sempre questo Ente terzo verificherà se ci saranno scostamenti
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“significativi” tra l’inflazione prevista e quella stabilita da questo un
nuovo indice. E che un Comitato paritetico interconfederale, sempre con
Cisl e Uil, verificherà circa la
“significavità” di tali scostamenti e
deciderà l’eventuale recupero entro
la fine della vigenza contrattuale.
Com’era già coi precedenti contratti,
il recupero dell’inflazione programmata è una balla di fumo!
Per dirla tutta, vedremo dei miseri
aumenti solo a fine contratto.
D. ma ci sarà la contrattazione di 2°
livello.
C. Sarà tutta da vedere. Intanto, per
dare l’idea è già stabilito che chi non
avrà contrattazione nazionale (l’82%
dei lavoratori metalmeccanici)
“beneficerà”, a fine contratto, di ben
11,02 euro netti di aumento mensili,
37 centesimi al giorno!!! Se tanto mi
da tanto …
D. ma allora sto contratto c’è o non
esiste?
C. La prosecuzione degli scioperi in
molte parti d’Italia, la netta presa di
posizione dei delegati della Fiom , il
fatto che Fim e Uilm non abbiano
voluto sottoporre l’intesa al referendum tra i lavoratori, ci dicono che il
contratto non esiste e non avrebbe
neppure validità giuridica: non sarebbe cioè “erga omnes”, un bel casino!
Ma non illudiamoci: per costringere
Federmeccanica e le altre organizzazioni a ridiscutere l‘accordo già firmato occorrono ore ed ore di sciopero.
Perché ciò avvenga occorre che chi
non ha firmato prosegua con determinazione nella lotta e soprattutto
chiarisca a tutti i lavoratori cosa si
vuole ottenere in più rispetto
all’accordo di Fim e Uilm: non basta
dire che non va bene o che penalizza
le RSU, la butto lì: 50 euro netti
mensili per tutto il 2010 ?
D. e la Fiom?
C. Occorre chiederlo a loro. Per ora
ufficialmente non hanno firmato,
sono per la prosecuzione degli scioperi, anche se non centralizzano la
lotta con scadenze di lotta generalizzate per tutto il settore. Noi come
Cobas siamo molto cauti nel giudicare: vogliamo vedere i fatti! Anche
perché chi va con lo zoppo impara a
zoppicare … e in questi anni molti
hanno zoppicato dentro la Fiom, non
parliamo poi della CGIL nel suo insieme!
D. e voi come Cobas?
C. Abbiamo indetto lo sciopero per
il 9 ottobre contemporaneamente
alla Fiom, ribadendo con forza le
nostre richieste, abbiamo scioperato
subito dopo la firma di Fim e Uilm,
abbiamo fatto lo sciopero nazionale
indetto dai sindacati di base il 23 ottobre. Ora la mobilitazione proseguirà con la raccolta di firme, se ci saranno le condizioni, proseguiremo
con azioni di lotta, cercando di creare coordinamenti metalmeccanici
che diano più ampio respiro
all’agitazione per il contratto.
Dobbiamo utilizzare i prossimi mesi
per unire, rafforzare ed estendere la
nostra presenza nei luoghi di lavoro.
Solo così potremo con più forza difendere i nostri diritti.
COS’E’ LA MOBILITA’ INDENNIZZATA (Legge 223/1991)
La pagina dedicata ai cosiddetti ammortizzatori
sociali, intitolata lo scorso numero al calcolo
dell’indennità di cassa integrazione ordinaria e
straordinaria, prosegue con alcune indicazioni
sulla mobilità indennizzata.
Precisiamo che alcune modifiche sono in corso di
approvazione. Ne daremo notizia con i prossimi numeri.
Che cos'è
La mobilità è uno degli strumenti previsti dalla Legge per
ammortizzare le conseguenze della perdita del posto di lavoro.
Possono avviare le procedure di mobilità le aziende industriali con più di 5 dipendenti per:
• esaurimento della cassa integrazione straordinaria;
• licenziamento per riduzione di personale o trasformazione di attività o di lavoro;
• licenziamento per cessazione dell'attività da parte
dell'azienda.
A chi spetta
I lavoratore ne ha diritto se:
• è stato assunto a tempo indeterminato;
• è iscritto nelle liste di mobilità compilate dalla Regione che segue la procedura;
• ha un'anzianità aziendale complessiva di almeno 12
mesi;
• può far valere almeno 6 mesi di effettivo lavoro,
comprese ferie, festività, infortuni.
Dove andare
La domanda di indennità di mobilità deve essere presentata al
Centro per l’impiego di residenza entro e non oltre il termine
di 68 giorni dalla data del licenziamento, nella stessa sede
deve essere dichiarata l'immediata disponibilità al lavoro.
DECORRENZA DELL'INDENNITÀ DI MOBILITÀ
• Dall'ottavo giorno successivo al licenziamento, se la
domanda è stata presentata entro 7 giorni dal licenziamento.
• Dal quinto giorno successivo alla data della domanda, se la stessa è stata presentata dopo 8 giorni dal
licenziamento.
• In caso di preavviso dopo 8 giorni dalla fine dello
stesso.
REQUISITI LAVORATORI
• Essere stati assunti con contratto a tempo indeterminato con qualifica di operaio, impiegato o quadro.
• Avere almeno 12 mesi di assunzione, di cui 6 di effettivo lavoro (comprese assenze per ferie, festività,
malattia, maternità obbl., infortunio), presso l'azienda che pone in mobilità.
QUANTO SPETTA
• 100% della CIGS per i primi 12 mesi (con detrazione ulteriore del 5,54%)
• 80% della CIGS per il periodo compreso tra il 13°
ed il 36° mese.
Per un periodo che dipende dall'età anagrafica e dall'anzianità
aziendale:
• se meno di 40 anni i annodi indennità;
• dai 40 ai 50 anni 2 annidi indennità;
• oltre i 50 anni 3 anni di indennità.
QUANDO TERMINA
Il pagamento della mobilità per legge viene interrotto per:
• assunzione a tempo indeterminato;
• riscossione dell'indennità in un'unica soluzione (in
caso di apertura di attività in proprio);
raggiungimento del diritto alla pensione di vecchiaia
odi anzianità.
Inoltre la legge prevede l'interruzione in caso di: mancata
accettazione di un lavoro equivalente a quello precedente con
una retribuzione inferiore al massimo del 20%; rifiuto della
frequenza di un corso di formazione professionale; rifiuto ad
essere impiegati in opere e servizi di pubblica utilità; mancata comunicazione all'INPS, entro 5 giorni dall'assunzione,
dell'inizio di un'attività di lavoro dipendente a tempo determinato o part-time, al fine della sospensione della prestazione; mancata risposta, senza giustificato motivo, alle convocazioni del Centro per l'impiego.
DOCUMENTAZIONE:
Alla domanda (Mod. DS21) dovranno essere allegati:
• modello detrazioni d'imposta (COD.APO6);
• modello assegni familiari (AN F/PRFST - COD.
SR32).
I lavoratori in mobilità che vogliono intraprendere un'attività
autonoma possono richiedere il pagamento anticipato dell'indennità spettante per l'intero periodo, detratte le mensilità
eventualmente già percepite.
La domanda va presentata entro 60 gg dall'inizio dell'attività
autonoma.
Inoltre si fa presente che durante il periodo di inserimento
nelle liste vengono versati da parte dell'INPS i contributi figurativi.
IN CASO DI ASSUNZIONE DALLE LISTE DI MOBILITA IL LAVORATORE DOVRA’
• presentare al datore di lavoro un certificato attestante il suo stato di mobilità, rilasciato dal Centro per
l'impiego. Nel caso in cui la mobilità non sia ancora
stata approvata dall'apposita Commissione Regionale, il lavoratore dovrà rivolgersi alla Regione Piemonte, Ufficio Mobilità, via Magenta 12 (tel. 011/4324168);
• comunicare all'INPS l'avvenuta assunzione entro 5
giorni alfine di evitare la perdita del diritto all'indennità;
• al termine del rapporto di lavoro a tempo determinato, comunicare all'INPS la cessazione per ottenere la
ripresa del pagamento dell'indennità di mobilità.
I lavoratori in mobilità che vengono assunti come dipendenti
con contratto a tempo determinato o indeterminato portano
all'azienda una dote di agevolazioni/incentivi all'assunzione:
Assunzioni con contratto a termine no a 12 mesi anche a
tempo parziale:
Contributi pari a quelli previsti degli apprendisti.
Trasformazione a tempo pieno e indeterminato del contratto a termine:
Contributi pari a quelli previsti per gli apprendisti per ulteriori 12 mesi dalla data di trasformazione più contributo mensile
pari al 50% di indennità di mobilità che sarebbe ancora spettata al lavoratore, per un massimo di:
• 12 mesi se il lavoratore non supera i 50 anni;
• 24 mesi se il lavoratore ha più di 50 anni, ovvero 36
mesi nelle zone con un rapporto di disoccupazione
superiore alla media nazionale.
Assunzione a tempo parziale e indeterminato:
Contributi pari a quelli previsti per gli apprendisti per 18 mesi.
Assunzione a tempo pieno e indeterminato:
Contributi a quelli previsti per gli apprendisti per 18 mesi più
contributo mensile pari al 50% di indennità di mobilità che
sarebbe ancora spettata al lavoratore per un massimo di:
• 12 mesi se il lavoratore non supera i 50 anni;
24 mesi se il lavoratore ha più di 50 anni, ovvero 36 mesi
nelle zone con un rapporto di disoccupazione superiore alla
media nazionale.
•
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i salari. Quell’accordo minaccia di
aprire una voragine nella stessa validità del contratto nazionale, con la
possibilità delle deroghe.
Quell’accordo riduce le libertà e i diritti dei lavoratori e aumenta la flessibilità e la precarietà del lavoro.
Quell’accordo interviene su materie
e contenuti che sono già regolati dal
contratto nazionale firmato nel 2008
con il consenso delle lavoratrici e dei
lavoratori, che è in pieno vigore e
che scade alla fine del 2011.
Ma soprattutto quello che ci indigna
è che si pensi di poter cambiare contratti, regole e diritti senza chiedere
nulla a noi e senza far votare i diretti
interessati: le lavoratrici e i lavorato-
primo anticipo rispetto a ciò che ci
spetta.
Dal momento che gli industriali hanno scelto di infrangere le regole condivise, noi ci riteniamo liberi di rivendicare e contrattare, ovunque avremo il consenso e la forza.
La Confindustria e la Federmeccanica puntano sulla crisi per far abbassare la testa a noi, alle lavoratrici e
ai lavoratori, così sperano di imporre
un accordo che ci porta indietro di
molti anni. Ma approfittare della crisi
per peggiorare il salario e i diritti dei
lavoratori è una scelta ingiusta e
sbagliata per lo stesso futuro del paese.
Noi non accettiamo che siano ancora
le lavoratrici e i lavoratori a dover
ri metalmeccanici.
…..
Se la Federmeccanica e le aziende
pretenderanno di applicare un contratto che non ha legittimità e consenso, noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo a far sì che
in ogni azienda, in ogni posto di lavoro, esso non entri in vigore. Lo
renderemo inapplicabile, mentre gli
scarni aumenti che ci verranno dati
saranno considerati solo come un
pagare col loro salario, con le loro
condizioni e col loro posto di lavoro,
i costi di una crisi di cui non hanno
alcuna responsabilità. Noi siamo con
tutte le lavoratrici e i lavoratori che
oggi lottano per difendere il lavoro.
Il blocco dei licenziamenti, della
chiusura delle fabbriche e delle delocalizzazioni, una politica fiscale a favore del lavoro e non degli evasori
fiscali o dei soliti ricchi, un programma di investimenti che crei lavoro e
nuovo sviluppo, queste sono le scelte per cui ci battiamo. Se invece si
vorrà licenziare, aumentare la precarietà, tornare alle gabbie salariali o
restaurare il cottimo, ci opporremo
con tutte le nostre forze.
Noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo a estendere la
protesta e il rifiuto dell’accordo separato, a sostenere tutte le mobilitazioni in difesa dell’occupazione e della dignità del lavoro, ad estendere
ovunque possibile il movimento di
lotta.
Noi delegate e delegati eletti dalle
lavoratrici e dai lavoratori rivendichiamo la democrazia sindacale, cioè
il diritto per tutte le lavoratrici e i
lavoratori di scegliere chi li rappresenta e di decidere col voto segreto su
piattaforme
ed accordi.
Facciamo un
nuovo
forte
a p p e l l o
all’opinione
pubblica, alle
istituzioni, alle
forze
politiche, ai mezzi
di informazione, perché si
parli, si discuta e si informi
sul contratto e
sulla condizione dei metalmeccanici.
Non siamo più
disposti
ad
accettare ancora il silenzio
e
l’oscuramento
dei nostri diritti e delle nostre lotte.
Chi spera che questa nostra mobilitazione sia destinata ad esaurirsi in
breve tempo sappia che ha sbagliato
i propri conti. Noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo ad
operare affinché la mobilitazione
contro l’accordo separato continui
nel tempo, fino a che quell’accordo
non verrà sconfitto e fino a che i diritti e la dignità dei lavoratori non
siano pienamente riaffermati.
SE NON ORA, QUANDO ?!
Nulla cambia nel panorama nazionale,
il Silvio che fa Dio, i suoi partners
politici che fanno i discepoli
(purtroppo senza Giuda), l’opposizione
(?) che si perde in congressi inutili,
Di Pietro che “sembra” il più duro e
puro dei comunisti … quelli che a forza di scindersi si sono persi, il sindacato più concertativi che va avanti
con le sue avance filo-governative e
la CGIL che sta al palo, o meglio infilata al palo.
E noi ? Noi stiamo come sempre a
guardare i media che ci propinano
tutto il giorno la camomilla dal tubo
catodico o dai giornali.
Così che bevendola siamo tranquilli e
sicuri.
Anche se i disastri ambientali si susseguono senza che nessuno paghi!,
mentre ci modificano interamente la
vita con nuovi interventi su pensioni e
stato sociale.
Questo torpore non può e non deve
essere subito passivamente, le basi ci
sono per poter prendere coscienza e
reagire, basta navigare sui blog ancora liberi (e ce ne sono tanti), e appoggiare l’iniziativa
dei sindacati di base che, uniti in un unico pugno cercheranno di farsi sentire nello stomaco
della gente e delle lavoratrici e lavoratori tutti con uno
SCIOPERO NAZIONALE GENERALE
Il momento è ora, perché continuare a dire: ai posteri l’ardua sentenza, non riuscirà a toglierci quel bruciore che sentiamo dietro oggi.
Vostro fornitore ufficiale di caffeina
Vescia Domenico – SdL Presse Fiat Mirafiori.
Inchiesta Operaia
Periodico dell’Associazione dell’Inchiesta Operaia
Autorizzazione Tribunale di Torino del 04/06/1999 n. 5281
Costo di una Copia € 0,50
Stamp. In propr. Via Cercenasco, 23/C—Torino - Dicembre 2009
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Riceviamo dalla CUB – SALLCA del Gruppo Intesa Sanpaolo, il sindacato di base aderente
alla CUB dei bancari e assicurativi.
ANCHE I BANCARI HANNO I REPARTI CONFINO…
Con i suoi 108.000 dipendenti il Gruppo Intesa
Sanpaolo è il più grande datore di lavoro del Paese. Sono parte del Gruppo numerose società per azioni: Banco di Napoli, Banca di Credito Sardo,
Banca Imi, Fideuram, Banca di Trento e Bolzano,
Banca dell’Adriatico, Cassa di Risparmio di Forlì,
di Civitavecchia, di Firenze, di La Spezia, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, di Venezia, di Bologna, e le fusioni societarie continuano sempre.
Quello che accade all’interno del Gruppo ha riflessi per tutto il mondo del lavoro, in particolare per
quello del credito.
Numerosi segnali e sollecitazioni dei lavoratori di
tutto il Gruppo hanno portato la CUB - SALLCA
(unico sindacato di base presente nel settore, privo
di ogni diritto sindacale) ad avviare un percorso
vertenziale che ha visto un primo momento importante nella scadenza del 30 aprile scorso, con
lo sciopero di tutti i dipendenti del Gruppo in
coincidenza con l'assemblea degli azionisti.
· Le lavorazioni dei servizi centrali e le attività ausiliarie (ad esempio i cosiddetti Sistemi Informativi
oppure i Sistemi Operativi, i servizi amministrativi
e altri) resi alle varie banche del Gruppo sarebbero
gravate da un regime di Iva che costerebbe
all’intero Gruppo Intesa Sanpaolo 210 milioni annui. Con la creazione di una società consortile di
totale proprietà del Gruppo tale costo sarebbe risparmiato.
In 10 giorni ad aprile scorso sono stati ceduti 8567
lavoratori alla nuova società consortile.
Per ogni lavoratore ceduto l’azienda risparmia 24.500 € di tasse, ogni anno. Inoltre è stato creato
un moderno “reparto confino” di antica memoria,
reintrodotti ora alla Fiat in Campania: il
“rastrellamento” di personale dalle filiali per incrementare l'organico dei poli accentrati della società
consortile ha alleggerito le filiali e concentrato numerose persone a svolgere un’attività meno qualificata e sicuramente meno gratificante. Una
“deportazione” che non ha guardato in faccia nessuno, coinvolgendo lavoratori e lavoratrici con
problemi familiari, part-time, ecc..
· L’accordo sindacale, concluso in meno di 24 ore
di trattativa (firmato da DIRCREDITO, FABI, FIBA/Cisl, FISAC/Cgil, SILCEA, SINFUB, UGL
Credito, UILCA) fornisce in apparenza garanzie
forti. In realtà l’azienda riesce a scorporare le attività ausiliarie, raggiungendo così un obiettivo che
persegue da lungo tempo e che può diventare il primo passo verso l’esternalizzazione dei servizi e
l’erosione dell’area contrattuale del credito per un
numero elevato di lavoratori.
Bisogna sottolineare, per dovere di completezza,
che bancari e assicurativi sono pressoché le uniche
categorie di lavoratori italiani a non aver mai potuto scegliere i loro rappresentanti sindacali (quelli
veri, non quelli scelti dalle sigle sindacali) in libere
elezioni generali. Nella vicenda della nascita della
società consortile la volontà dei lavoratori interessati è stata umiliata dalla firma frettolosa dei sindacati “firma tutto”.
· Le filiali delle varie banche (già cronicamente a
corto di personale) vengono depauperate di risorse
e i lavoratori, a centinaia, sono deportati nei poli
amministrativi accentrati. Il servizio alla clientela
scade di qualità, tempestività ed efficienza. I tempi
di esecuzione si allungano, come le code agli sportelli. Le attività accentrate sono passibili di ulteriori spostamenti, con delocalizzazione verso siti geografici a più basso costo del lavoro. Emergono problemi di affidabilità, sicurezza e privacy dei servizi
e dei dati.
· La notizia della costruzione di due torri destinate
ad ospitare per le lavorazioni accentrate oltre 1000
addetti a Brasov, in Romania, non può che destare
preoccupazione e sconcerto, tenendo conto anche
delle possibili evoluzione della normativa sull’Iva
a livello comunitario.
· L’azienda ha dimostrato di non rispettare i patti,
gli impegni e gli obiettivi illustrati nel piano
d’impresa 2007/2009 alla base della fusione:
a) dividendi pari a 18 miliardi di euro nel periodo
2006/2009: ne sono stati distribuiti meno di 10
(compresi quelli straordinari che hanno minato il
patrimonio di base e reso necessario il ricorso ai
Tremonti Bonds).
b) imposte e tasse pari a 10 miliardi di euro (ne sono state pagate meno di 3)
c) retribuzioni e contributi per 18 miliardi di euro
(-7.500 addetti nel 2007/2008)
(continua a pag. 9)
Pubblichiamo l’appello della R.S.U. della New Co.Cot di Perosa Argentina
Una delle molte aziende della Val Chisone in lotta per l’occupazione.
A TUTTA LA POPOLAZIONE
Siamo le maestranze della New Co.Cot e vogliamo portare a conoscenza dell’intera popolazione i
nostri problemi lavorativi.
Facciamo parte di un’azienda in contratto d’affitto
che ci dovrebbe acquistare a giugno e già da allora
ha deciso che ci sono 90 esuberi !!!!!!
L’azienda vorrebbe 90 persone in cassa integrazione straordinaria senza anticipo di stipendio per
un anno.
Sarebbe una decisione drammatica che non coinvolge solamente i singoli individui o nuclei famigliari, ma l’intera comunità compresi gli esercizi
pubblici, scuole, ecc…
Abbiamo così deciso di insediare un presidio permanente davanti all’azienda per sensibilizzare
l’opinione pubblica sui nostri problemi: abbiamo
bisogno della solidarietà di tutti !!!!!
Ricordiamo anche i gravi problemi della Stabilus,
Omup, ecc…
Noi operai presidianti siamo uniti nella lotta per la
salvaguardia del nostro lavoro, per lasciare ai nostri figli un territorio vivo nel quale ci siano lavoro
e dignità !!!!!!
Scuotete le coscienze e unitevi alla nostra lotta
partecipando alle iniziative di valle.
La R.S.U. della New Co.Cot
(continua da pag. 5)
d) utili in crescita del 13% annuo, con un r.o.e.
(ritorno sul capitale) in salita dal 15% iniziale fino
al 21% finale (siamo sotto il 10%).
· Nel 2008 sono state necessarie svalutazione per
3.1 miliardi di euro, che non hanno attinenza con
la vicenda dei subprime, ma sono legate ad attività
molto domestiche: Fideuram, Natixis, Rcs, Telco,
Lse (Borsa Italiana), oltre naturalmente a quelle
internazionali: Lehman, Pravex Bank (Ucraina),
banche islandesi.
· L’occupazione complessiva del GRUPPO Intesa
Sanpaolo è scesa di 3821 addetti nel 2007 e di 3878 nel 2008 (7699 totali). Questo dopo cessioni e
acquisizioni (Cassa di Risparmio di Firenze) che
hanno coinvolto non meno di 10.000 addetti.
· I risultati deludenti non hanno intaccato le politiche di remunerazione del management, che non ha
rinunciato al bonus variabile neanche nel 2009
(ridotto al 50%). Da tenere presente che Corrado
Passera detiene 6.426.499 azioni della banca e
Francesco Micheli 2.100.124 azioni (stock option
degli anni precedenti).
Per molti lavoratori i premi di risultato sono invece stati completamente azzerati in conseguenza
della crisi dei mercati.
C.U.B.-S.A.L.L.C.A. - Gruppo Intesa Sanpaolo
www.sallcacub.org
[email protected]
LEGGI, DIFFONDI E
SCRIVI
L’INCHIESTA
OPERAIA,
IL GIORNALE DEGLI
OPERAI
scrivi a:
inchiesta_operaia2003
@yahoo.it
vai sul sito:
Perosa Argentina, 06/05/2009. Presidio dello stabilemento New Co.Cot.
www.inchiestaoperaia.
altervista.org
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LA SOLUZIONE OPERAIA DELLA CRISI :
IL DOCUMENTARIO SULLA ZANON
E' stato proiettato nella sede del Cobas Mirafiori di Via
Cercenasco 23, il documentario "The Take", realizzato
da Awi Lewis e Naomi Klein
in Argentina.
Lo ha presentato uno dei
protagonisti della lotta vincente degli operai per il recupero della fabbrica di ceramiche Zanon, l'episodio
più emblematico del movimento delle cosiddette
"fabbriche recuperate" nato
agli inizi del 2000 come risposta operaia alla crisi economica devastante che colpì
il paese in quegli anni.
Il movimento, che ha coinvolto più di 200 realtà lavorative tra fabbriche, ospe-
dali, alberghi, manifatture,
ecc., realtà chiuse o abbandonate dai proprietari e dai
responsabili, ha dato vita ad
una serie di esperienze di
autogestione da parte dei
lavoratori di queste aziende.
Autogestione che non solo si
è tradotta nel mantenimento
delle produzioni, dei servizi
e dei posti di lavoro, ma che
addirittura ha visto un incremento sia dell' attività
lavorativa sia dell' occupazione, tanto che nello specifico caso della Zanon gli operai, da quando la fabbrica
è stata recuperata, sono
raddoppiati nel giro di pochi
anni.
Rimandiamo i compagni che
vogliano approfondire la conoscenza del movimento argentino al nostro sito facendo altresì presente che sono
in programma, a date ancora
da destinarsi, altre proiezioni di questo e di altri documentari sull'argomento.
Non dobbiamo mancare infine di sottolineare l'aspetto
esemplare delle vicende dei
compagni argentini, soprattutto in relazione alla nostra
situazione attuale caratterizzata dalla continua chiusura di fabbriche di ogni
settore, situazione cui auspichiamo che anche gli operai italiani comincino a rispondere nello stesso modo:
con l' autogestione!
LO SCIOPERO GENERALE NELLE ANTILLE:
DUE MESI E MEZZO DI SCIOPERO GENERALE, CON MANIFESTAZIONI, BARRICATE PER UN AUMENTO SALARIALE E L’ABBASSAMENTO DEI PREZZI.
Nota introduttiva: La Guadalupa e
la Martinica sono ancora oggi sotto la sovranità dello Stato Francese, i loro rappresentanti di Governo dipendono da Parigi, la loro
economia dipende anch’essa dalle
scelte della Francia.
L’ANTEFATTO
All’inizio del mese di dicembre
LA SCINTILLA
Se da un lato scende il prezzo dei
carburanti, dall’altra gli organismi
di governo locali decidono una
sovvenzione di milioni di Euro
per aiutare la Società´ che in Guadalupa produce e commercializza
i carburanti. Si tratta di una Società controllata dalle più grandi
Il 16 dicembre 2008 si arriva al
primo sciopero generale: 6.000
persone sfilano per le vie di Pointe
a Petre la città principale di Guadalupa. Il Prefetto si rifiuta di ricevere una delegazione dei manifestanti.
In risposta l’LKP chiama a uno
sciopero generale per il 20 gen-
2008 una parte numerosa dei piccoli padroncini (piccoli trasportatori, ambulanti, taxisti ecc…), inizia a protestare contro i prezzi
troppo elevati dei carburanti.
Bloccano tutta la rete stradale della Guadalupa: per tre giorni le aziende non possono funzionare.
La popolazione solidarizza con
queste manifestazioni e finalmente il Prefetto abbassa il prezzo dei
carburanti.
compagnie petrolifere: Total, Chevron e Ruby.
Questa decisione provoca una
grande protesta delle organizzazioni sindacali.
INIZIA LA LOTTA
Le organizzazioni sindacali si raggruppano in un grande comitato
sotto il nome di LKP (LYANNAI
KONT PWOFYTASION”), tradotto in italiano Unione Contro i
Profitti Abusivi e lo Sfruttamento.
naio 2009 dove scendono in piazza molte più persone del 16 dicembre.
L’LKP non si limita solo più a
chiedere la diminuzione del prezzo dei carburanti, rivendica un aumento salariale di 200 Euro per i
salari più bassi e l’abbassamento
generale dei prezzi delle merci in
vendita. I rappresentanti dell’LKP
presentano più di 160 rivendica(continua a pag. 6)
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(continua da pag. 5)
zioni che coprono tutti gli aspetti
della vita economica e sociale.
L’LKP vuole una trattativa globale alla presenza del Prefetto
(Rappresentante del Governo
Francese), del padronato e degli
enti locali.
LA LOTTA SI ESTENDE A
TUTTI I SETTORI
Su questi obiettivi l’LKP chiama a
nuove manifestazioni e il numero
dei manifestanti
aumenta considerevolmente: dai
6.000 di dicembre
sono circa 10.000
il 20 gennaio e
20.000 la manifestazione successiva.
Nel frattempo la
maggioranza delle
aziende resta paralizzata
e
all’entrata vengono organizzati i
picchetti di sciopero.
A partire dal 20
gennaio 2009 non
c’e’ più vendita di
carburanti, non
c’é più trasporto
pubblico, tutte le
scuole, le Università´sono chiuse.
Sono chiusi anche tutti i centri
commerciali e i grandi magazzini.
Lo sciopero si è esteso a tutte le
categorie, anche nella Pubblica
Amministrazione, tra i lavoratori
dei telefoni, delle banche. Gli ospedali funzionano solo per garantire il servizio minimo. Anche i
lavoratori dell’Azienda Elettrica e
della Società di Gestione delle
Acque sono in sciopero ma in accordo con l’LKP decidono di non
sospendere l’erogazione di acqua
e luce per non provocare inutili
disagi alla popolazione.
L’APERTURA DELLA TRATTATIVA
Di fronte al crescere dello sciopero e al montare delle manifestazioni finalmente il Prefetto, il pa-
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dronato e i politici locali accettano
l’apertura di un tavolo di trattativa
con l’LKP.
L’LKP pretende che la trattativa
avvenga alla presenza della televisione e della radio in modo che
tutta la popolazione la possa seguire.
Tutta la popolazione ha potuto seguire la trattativa in TV o per radio. Questo ha permesso alla popolazione di capire molte cose. A
tutte le richieste dell’LKP i padroni hanno risposto: “ Non è possibile, non è possibile !” E dal canto
loro i politici si sono coperti dietro Parigi dicendo che non potevano decidere nulla senza l’assenso
di Parigi.
La richiesta di 200 Euro di aumento salariale è una gran cosa in
confronto alle centinaia di milioni
di sovvenzioni che ricevono i padroni! Il sostegno popolare al movimento di sciopero continua ad
allargarsi. Tutta la popolazione si
stringe dietro gli scioperanti, migliaia di poveri, di disoccupati, di
gente che vive della minima sociale, di pensionati e tantissime
donne riempiono le manifestazioni..
LA RIAPERTURA DELLA
TRATTATIVA
E’ in questo clima che si riapre la
trattativa. L’8 febbraio 2009 la
trattativa arriva a un compromesso. I 200 Euro di aumento vengono ufficialmente accettati e così
suddivisi: lo Stato mette 100 Euro, gli Enti Locali 50 euro, il padronato 50 Euro, l’anno successivo il padronato metterà 100 Euro.
Dopo tre anni i 100 Euro versati
dallo Stato saranno anch’essi ver-
sati dal padronato..
IL GRANDE PADRONATO RIFIUTA DI RISPETTARE
L’ACCORDO.
Il grande padronato che e’ in maggioranza bianco e rappresenta le
grandi ricchezze e le società francesi fa pressione su Parigi per far
cadere l’accordo. Il Ministro
d’Oltre Mare, inviato da Parigi,
viene richiamato in Francia, il governo Sarkozy prende ufficialmente le distanze dalla trattativa.
La tensione tra i lavoratori e nella
popolazione sale considerevolmente.
LE BARRICATE
L’LKP chiama a inasprire la lotta.
Chiama al blocco generale del paese fino a quando i padroni e il
(continua a pag. 7)
(continua da pag. 6)
Governo non ritorneranno a firmare l’accordo.
Si innalzano le barricate. In tutto
il Paese, anche sulle strade secondarie, vengono innalzate dalla popolazione delle barricate.
Questo periodo delle barricate è
l’occasione per la popolazione di
prendere in mano davvero la situazione. Tutta l’organizzazione
della lotta è nelle sue mani, deve
anche decidere chi lasciar passare
e chi no: ad esempio lasciar passare i medici, le ambulanze. Durante questi dieci giorni e dieci notti
ci sono stati attacchi continui da
parte delle forze dell’ordine con
l’obiettivo di distruggere le barricate e di disperdere i manifestanti.
E’ proprio durante gli scontri della
seconda notte che è stato assassinato un sindacalista molto conosciuto tra gli scioperanti e i manifestanti JACQUES BINO.
I funerali di JACQUES BINO son o s ta t i l ’o c c a s i o n e p e r
un’immensa manifestazione piena
di emozione e dignità dove si è
rafforzata la determinazione di
tutti.
IL MOVIMENTO DI LOTTA E
DI SCIOPERO GENERALE SI
ESTENDE ALLA MARTINICA
Ma quello che è stato il fatto più
importante è che il 5 febbraio lo
sciopero si è esteso alla Martinica.
Anche lì nella capitale Fort de
France si sono svolte manifesta-
zioni con decine di migliaia di
persone.
Lo sciopero generale è stato totale! Nello stesso momento una minaccia di sciopero generale arriva
dal Terzo Dipartimento d’Oltre
Mare La Reunion sul continente
latino-americano.
LA FIRMA DELL’ACCORDO
Per un verso il governo e i padroni
avrebbero voluto lo sciopero per
spezzare la determinazione degli
scioperanti e dei manifestanti per
scoraggiarli, ma si sono resi conto
In Martinica l’accordo sui 200 Euro è stato firmato insieme a un accordo per l’abbassamento dei
prezzi, dopo 35 giorni di sciopero.
MA LA LOTTA CONTINUA
Le organizzazioni di base in cui la
popolazione si è organizzata, gli
LKP, sono ancora attive, ci sono
dei comitati di sorveglianza dei
prezzi che controllano nei supermercati, nei magazzini i prezzi dei
prodotti in vendita, ci sono ancora
scioperi per far applicare nelle
fabbriche l’accordo sull’aumento
che, al contrario, la popolazione
era sempre più scontenta e determinata nella sua lotta.
La lotta è ormai estesa anche fuori
della Guadalupa, in Martinica e il
suo richiamo si sente anche tra i
lavoratori d’Oltre Mare, in Francia i lavoratori vedono con simpatia la lotta in Guadalupa e Martinica.
Nel movimento cresce anche il
numero di giovani che è disposto
a scontrarsi con la polizia.
Il movimento di lotta è diventato
troppo grande, per il governo reprimere è diventato troppo rischioso.
Si arriva così alla
firma
dell’accordo.
Ufficialmente in Guadalupa la lotta dura 44 giorni ma oggi prosegue ancora in quelle fabbriche dove i padroni si sono rifiutati di applicare l’accordo sui 200 Euro di
aumento salariale.
salariale, insomma permangono
dei veri e propri comitati d’azione
in mano alla popolazione per portare avanti le proprie rivendicazioni. Come titola Le Monde di questo mese (novembre) “ Una scintilla che non si estingue ha infiammato la Guadalupa!”. Aggiungiamo noi una scintilla che ha radici
profonde nella lotta dei lavoratori
delle Antille e da cui abbiamo
molto da imparare.
N.B. : l’articolo è stato ricavato
dalla traduzione di alcuni brani
tratti dalla presentazione della lotta a cura di Combat Ouvriere, una
organizzazione rivoluzionaria trotzskysta attiva in Guadalupa e
Martinica e una delle animatrici di
questa lotta.
La traduzione completa la puoi
trovare sul sito di Inchiesta Operaia e puoi anche visitare il sito
dell’ LKP.
Pagina 6
(continua da pag. 5)
zioni che coprono tutti gli aspetti
della vita economica e sociale.
L’LKP vuole una trattativa globale alla presenza del Prefetto
(Rappresentante del Governo
Francese), del padronato e degli
enti locali.
LA LOTTA SI ESTENDE A
TUTTI I SETTORI
Su questi obiettivi l’LKP chiama a
nuove manifestazioni e il numero
dei manifestanti
aumenta considerevolmente: dai
6.000 di dicembre
sono circa 10.000
il 20 gennaio e
20.000 la manifestazione successiva.
Nel frattempo la
maggioranza delle
aziende resta paralizzata
e
all’entrata vengono organizzati i
picchetti di sciopero.
A partire dal 20
gennaio 2009 non
c’e’ più vendita di
carburanti, non
c’é più trasporto
pubblico, tutte le
scuole, le Università´sono chiuse.
Sono chiusi anche tutti i centri
commerciali e i grandi magazzini.
Lo sciopero si è esteso a tutte le
categorie, anche nella Pubblica
Amministrazione, tra i lavoratori
dei telefoni, delle banche. Gli ospedali funzionano solo per garantire il servizio minimo. Anche i
lavoratori dell’Azienda Elettrica e
della Società di Gestione delle
Acque sono in sciopero ma in accordo con l’LKP decidono di non
sospendere l’erogazione di acqua
e luce per non provocare inutili
disagi alla popolazione.
L’APERTURA DELLA TRATTATIVA
Di fronte al crescere dello sciopero e al montare delle manifestazioni finalmente il Prefetto, il pa-
Pagina 7
dronato e i politici locali accettano
l’apertura di un tavolo di trattativa
con l’LKP.
L’LKP pretende che la trattativa
avvenga alla presenza della televisione e della radio in modo che
tutta la popolazione la possa seguire.
Tutta la popolazione ha potuto seguire la trattativa in TV o per radio. Questo ha permesso alla popolazione di capire molte cose. A
tutte le richieste dell’LKP i padroni hanno risposto: “ Non è possibile, non è possibile !” E dal canto
loro i politici si sono coperti dietro Parigi dicendo che non potevano decidere nulla senza l’assenso
di Parigi.
La richiesta di 200 Euro di aumento salariale è una gran cosa in
confronto alle centinaia di milioni
di sovvenzioni che ricevono i padroni! Il sostegno popolare al movimento di sciopero continua ad
allargarsi. Tutta la popolazione si
stringe dietro gli scioperanti, migliaia di poveri, di disoccupati, di
gente che vive della minima sociale, di pensionati e tantissime
donne riempiono le manifestazioni..
LA RIAPERTURA DELLA
TRATTATIVA
E’ in questo clima che si riapre la
trattativa. L’8 febbraio 2009 la
trattativa arriva a un compromesso. I 200 Euro di aumento vengono ufficialmente accettati e così
suddivisi: lo Stato mette 100 Euro, gli Enti Locali 50 euro, il padronato 50 Euro, l’anno successivo il padronato metterà 100 Euro.
Dopo tre anni i 100 Euro versati
dallo Stato saranno anch’essi ver-
sati dal padronato..
IL GRANDE PADRONATO RIFIUTA DI RISPETTARE
L’ACCORDO.
Il grande padronato che e’ in maggioranza bianco e rappresenta le
grandi ricchezze e le società francesi fa pressione su Parigi per far
cadere l’accordo. Il Ministro
d’Oltre Mare, inviato da Parigi,
viene richiamato in Francia, il governo Sarkozy prende ufficialmente le distanze dalla trattativa.
La tensione tra i lavoratori e nella
popolazione sale considerevolmente.
LE BARRICATE
L’LKP chiama a inasprire la lotta.
Chiama al blocco generale del paese fino a quando i padroni e il
(continua a pag. 7)
(continua da pag. 6)
Governo non ritorneranno a firmare l’accordo.
Si innalzano le barricate. In tutto
il Paese, anche sulle strade secondarie, vengono innalzate dalla popolazione delle barricate.
Questo periodo delle barricate è
l’occasione per la popolazione di
prendere in mano davvero la situazione. Tutta l’organizzazione
della lotta è nelle sue mani, deve
anche decidere chi lasciar passare
e chi no: ad esempio lasciar passare i medici, le ambulanze. Durante questi dieci giorni e dieci notti
ci sono stati attacchi continui da
parte delle forze dell’ordine con
l’obiettivo di distruggere le barricate e di disperdere i manifestanti.
E’ proprio durante gli scontri della
seconda notte che è stato assassinato un sindacalista molto conosciuto tra gli scioperanti e i manifestanti JACQUES BINO.
I funerali di JACQUES BINO son o s ta t i l ’o c c a s i o n e p e r
un’immensa manifestazione piena
di emozione e dignità dove si è
rafforzata la determinazione di
tutti.
IL MOVIMENTO DI LOTTA E
DI SCIOPERO GENERALE SI
ESTENDE ALLA MARTINICA
Ma quello che è stato il fatto più
importante è che il 5 febbraio lo
sciopero si è esteso alla Martinica.
Anche lì nella capitale Fort de
France si sono svolte manifesta-
zioni con decine di migliaia di
persone.
Lo sciopero generale è stato totale! Nello stesso momento una minaccia di sciopero generale arriva
dal Terzo Dipartimento d’Oltre
Mare La Reunion sul continente
latino-americano.
LA FIRMA DELL’ACCORDO
Per un verso il governo e i padroni
avrebbero voluto lo sciopero per
spezzare la determinazione degli
scioperanti e dei manifestanti per
scoraggiarli, ma si sono resi conto
In Martinica l’accordo sui 200 Euro è stato firmato insieme a un accordo per l’abbassamento dei
prezzi, dopo 35 giorni di sciopero.
MA LA LOTTA CONTINUA
Le organizzazioni di base in cui la
popolazione si è organizzata, gli
LKP, sono ancora attive, ci sono
dei comitati di sorveglianza dei
prezzi che controllano nei supermercati, nei magazzini i prezzi dei
prodotti in vendita, ci sono ancora
scioperi per far applicare nelle
fabbriche l’accordo sull’aumento
che, al contrario, la popolazione
era sempre più scontenta e determinata nella sua lotta.
La lotta è ormai estesa anche fuori
della Guadalupa, in Martinica e il
suo richiamo si sente anche tra i
lavoratori d’Oltre Mare, in Francia i lavoratori vedono con simpatia la lotta in Guadalupa e Martinica.
Nel movimento cresce anche il
numero di giovani che è disposto
a scontrarsi con la polizia.
Il movimento di lotta è diventato
troppo grande, per il governo reprimere è diventato troppo rischioso.
Si arriva così alla
firma
dell’accordo.
Ufficialmente in Guadalupa la lotta dura 44 giorni ma oggi prosegue ancora in quelle fabbriche dove i padroni si sono rifiutati di applicare l’accordo sui 200 Euro di
aumento salariale.
salariale, insomma permangono
dei veri e propri comitati d’azione
in mano alla popolazione per portare avanti le proprie rivendicazioni. Come titola Le Monde di questo mese (novembre) “ Una scintilla che non si estingue ha infiammato la Guadalupa!”. Aggiungiamo noi una scintilla che ha radici
profonde nella lotta dei lavoratori
delle Antille e da cui abbiamo
molto da imparare.
N.B. : l’articolo è stato ricavato
dalla traduzione di alcuni brani
tratti dalla presentazione della lotta a cura di Combat Ouvriere, una
organizzazione rivoluzionaria trotzskysta attiva in Guadalupa e
Martinica e una delle animatrici di
questa lotta.
La traduzione completa la puoi
trovare sul sito di Inchiesta Operaia e puoi anche visitare il sito
dell’ LKP.
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Pagina 5
LA SOLUZIONE OPERAIA DELLA CRISI :
IL DOCUMENTARIO SULLA ZANON
E' stato proiettato nella sede del Cobas Mirafiori di Via
Cercenasco 23, il documentario "The Take", realizzato
da Awi Lewis e Naomi Klein
in Argentina.
Lo ha presentato uno dei
protagonisti della lotta vincente degli operai per il recupero della fabbrica di ceramiche Zanon, l'episodio
più emblematico del movimento delle cosiddette
"fabbriche recuperate" nato
agli inizi del 2000 come risposta operaia alla crisi economica devastante che colpì
il paese in quegli anni.
Il movimento, che ha coinvolto più di 200 realtà lavorative tra fabbriche, ospe-
dali, alberghi, manifatture,
ecc., realtà chiuse o abbandonate dai proprietari e dai
responsabili, ha dato vita ad
una serie di esperienze di
autogestione da parte dei
lavoratori di queste aziende.
Autogestione che non solo si
è tradotta nel mantenimento
delle produzioni, dei servizi
e dei posti di lavoro, ma che
addirittura ha visto un incremento sia dell' attività
lavorativa sia dell' occupazione, tanto che nello specifico caso della Zanon gli operai, da quando la fabbrica
è stata recuperata, sono
raddoppiati nel giro di pochi
anni.
Rimandiamo i compagni che
vogliano approfondire la conoscenza del movimento argentino al nostro sito facendo altresì presente che sono
in programma, a date ancora
da destinarsi, altre proiezioni di questo e di altri documentari sull'argomento.
Non dobbiamo mancare infine di sottolineare l'aspetto
esemplare delle vicende dei
compagni argentini, soprattutto in relazione alla nostra
situazione attuale caratterizzata dalla continua chiusura di fabbriche di ogni
settore, situazione cui auspichiamo che anche gli operai italiani comincino a rispondere nello stesso modo:
con l' autogestione!
LO SCIOPERO GENERALE NELLE ANTILLE:
DUE MESI E MEZZO DI SCIOPERO GENERALE, CON MANIFESTAZIONI, BARRICATE PER UN AUMENTO SALARIALE E L’ABBASSAMENTO DEI PREZZI.
Nota introduttiva: La Guadalupa e
la Martinica sono ancora oggi sotto la sovranità dello Stato Francese, i loro rappresentanti di Governo dipendono da Parigi, la loro
economia dipende anch’essa dalle
scelte della Francia.
L’ANTEFATTO
All’inizio del mese di dicembre
LA SCINTILLA
Se da un lato scende il prezzo dei
carburanti, dall’altra gli organismi
di governo locali decidono una
sovvenzione di milioni di Euro
per aiutare la Società´ che in Guadalupa produce e commercializza
i carburanti. Si tratta di una Società controllata dalle più grandi
Il 16 dicembre 2008 si arriva al
primo sciopero generale: 6.000
persone sfilano per le vie di Pointe
a Petre la città principale di Guadalupa. Il Prefetto si rifiuta di ricevere una delegazione dei manifestanti.
In risposta l’LKP chiama a uno
sciopero generale per il 20 gen-
2008 una parte numerosa dei piccoli padroncini (piccoli trasportatori, ambulanti, taxisti ecc…), inizia a protestare contro i prezzi
troppo elevati dei carburanti.
Bloccano tutta la rete stradale della Guadalupa: per tre giorni le aziende non possono funzionare.
La popolazione solidarizza con
queste manifestazioni e finalmente il Prefetto abbassa il prezzo dei
carburanti.
compagnie petrolifere: Total, Chevron e Ruby.
Questa decisione provoca una
grande protesta delle organizzazioni sindacali.
INIZIA LA LOTTA
Le organizzazioni sindacali si raggruppano in un grande comitato
sotto il nome di LKP (LYANNAI
KONT PWOFYTASION”), tradotto in italiano Unione Contro i
Profitti Abusivi e lo Sfruttamento.
naio 2009 dove scendono in piazza molte più persone del 16 dicembre.
L’LKP non si limita solo più a
chiedere la diminuzione del prezzo dei carburanti, rivendica un aumento salariale di 200 Euro per i
salari più bassi e l’abbassamento
generale dei prezzi delle merci in
vendita. I rappresentanti dell’LKP
presentano più di 160 rivendica(continua a pag. 6)
Pagina 4
Pagina 9
Riceviamo dalla CUB – SALLCA del Gruppo Intesa Sanpaolo, il sindacato di base aderente
alla CUB dei bancari e assicurativi.
ANCHE I BANCARI HANNO I REPARTI CONFINO…
Con i suoi 108.000 dipendenti il Gruppo Intesa
Sanpaolo è il più grande datore di lavoro del Paese. Sono parte del Gruppo numerose società per azioni: Banco di Napoli, Banca di Credito Sardo,
Banca Imi, Fideuram, Banca di Trento e Bolzano,
Banca dell’Adriatico, Cassa di Risparmio di Forlì,
di Civitavecchia, di Firenze, di La Spezia, del Veneto, del Friuli Venezia Giulia, di Venezia, di Bologna, e le fusioni societarie continuano sempre.
Quello che accade all’interno del Gruppo ha riflessi per tutto il mondo del lavoro, in particolare per
quello del credito.
Numerosi segnali e sollecitazioni dei lavoratori di
tutto il Gruppo hanno portato la CUB - SALLCA
(unico sindacato di base presente nel settore, privo
di ogni diritto sindacale) ad avviare un percorso
vertenziale che ha visto un primo momento importante nella scadenza del 30 aprile scorso, con
lo sciopero di tutti i dipendenti del Gruppo in
coincidenza con l'assemblea degli azionisti.
· Le lavorazioni dei servizi centrali e le attività ausiliarie (ad esempio i cosiddetti Sistemi Informativi
oppure i Sistemi Operativi, i servizi amministrativi
e altri) resi alle varie banche del Gruppo sarebbero
gravate da un regime di Iva che costerebbe
all’intero Gruppo Intesa Sanpaolo 210 milioni annui. Con la creazione di una società consortile di
totale proprietà del Gruppo tale costo sarebbe risparmiato.
In 10 giorni ad aprile scorso sono stati ceduti 8567
lavoratori alla nuova società consortile.
Per ogni lavoratore ceduto l’azienda risparmia 24.500 € di tasse, ogni anno. Inoltre è stato creato
un moderno “reparto confino” di antica memoria,
reintrodotti ora alla Fiat in Campania: il
“rastrellamento” di personale dalle filiali per incrementare l'organico dei poli accentrati della società
consortile ha alleggerito le filiali e concentrato numerose persone a svolgere un’attività meno qualificata e sicuramente meno gratificante. Una
“deportazione” che non ha guardato in faccia nessuno, coinvolgendo lavoratori e lavoratrici con
problemi familiari, part-time, ecc..
· L’accordo sindacale, concluso in meno di 24 ore
di trattativa (firmato da DIRCREDITO, FABI, FIBA/Cisl, FISAC/Cgil, SILCEA, SINFUB, UGL
Credito, UILCA) fornisce in apparenza garanzie
forti. In realtà l’azienda riesce a scorporare le attività ausiliarie, raggiungendo così un obiettivo che
persegue da lungo tempo e che può diventare il primo passo verso l’esternalizzazione dei servizi e
l’erosione dell’area contrattuale del credito per un
numero elevato di lavoratori.
Bisogna sottolineare, per dovere di completezza,
che bancari e assicurativi sono pressoché le uniche
categorie di lavoratori italiani a non aver mai potuto scegliere i loro rappresentanti sindacali (quelli
veri, non quelli scelti dalle sigle sindacali) in libere
elezioni generali. Nella vicenda della nascita della
società consortile la volontà dei lavoratori interessati è stata umiliata dalla firma frettolosa dei sindacati “firma tutto”.
· Le filiali delle varie banche (già cronicamente a
corto di personale) vengono depauperate di risorse
e i lavoratori, a centinaia, sono deportati nei poli
amministrativi accentrati. Il servizio alla clientela
scade di qualità, tempestività ed efficienza. I tempi
di esecuzione si allungano, come le code agli sportelli. Le attività accentrate sono passibili di ulteriori spostamenti, con delocalizzazione verso siti geografici a più basso costo del lavoro. Emergono problemi di affidabilità, sicurezza e privacy dei servizi
e dei dati.
· La notizia della costruzione di due torri destinate
ad ospitare per le lavorazioni accentrate oltre 1000
addetti a Brasov, in Romania, non può che destare
preoccupazione e sconcerto, tenendo conto anche
delle possibili evoluzione della normativa sull’Iva
a livello comunitario.
· L’azienda ha dimostrato di non rispettare i patti,
gli impegni e gli obiettivi illustrati nel piano
d’impresa 2007/2009 alla base della fusione:
a) dividendi pari a 18 miliardi di euro nel periodo
2006/2009: ne sono stati distribuiti meno di 10
(compresi quelli straordinari che hanno minato il
patrimonio di base e reso necessario il ricorso ai
Tremonti Bonds).
b) imposte e tasse pari a 10 miliardi di euro (ne sono state pagate meno di 3)
c) retribuzioni e contributi per 18 miliardi di euro
(-7.500 addetti nel 2007/2008)
(continua a pag. 9)
Pubblichiamo l’appello della R.S.U. della New Co.Cot di Perosa Argentina
Una delle molte aziende della Val Chisone in lotta per l’occupazione.
A TUTTA LA POPOLAZIONE
Siamo le maestranze della New Co.Cot e vogliamo portare a conoscenza dell’intera popolazione i
nostri problemi lavorativi.
Facciamo parte di un’azienda in contratto d’affitto
che ci dovrebbe acquistare a giugno e già da allora
ha deciso che ci sono 90 esuberi !!!!!!
L’azienda vorrebbe 90 persone in cassa integrazione straordinaria senza anticipo di stipendio per
un anno.
Sarebbe una decisione drammatica che non coinvolge solamente i singoli individui o nuclei famigliari, ma l’intera comunità compresi gli esercizi
pubblici, scuole, ecc…
Abbiamo così deciso di insediare un presidio permanente davanti all’azienda per sensibilizzare
l’opinione pubblica sui nostri problemi: abbiamo
bisogno della solidarietà di tutti !!!!!
Ricordiamo anche i gravi problemi della Stabilus,
Omup, ecc…
Noi operai presidianti siamo uniti nella lotta per la
salvaguardia del nostro lavoro, per lasciare ai nostri figli un territorio vivo nel quale ci siano lavoro
e dignità !!!!!!
Scuotete le coscienze e unitevi alla nostra lotta
partecipando alle iniziative di valle.
La R.S.U. della New Co.Cot
(continua da pag. 5)
d) utili in crescita del 13% annuo, con un r.o.e.
(ritorno sul capitale) in salita dal 15% iniziale fino
al 21% finale (siamo sotto il 10%).
· Nel 2008 sono state necessarie svalutazione per
3.1 miliardi di euro, che non hanno attinenza con
la vicenda dei subprime, ma sono legate ad attività
molto domestiche: Fideuram, Natixis, Rcs, Telco,
Lse (Borsa Italiana), oltre naturalmente a quelle
internazionali: Lehman, Pravex Bank (Ucraina),
banche islandesi.
· L’occupazione complessiva del GRUPPO Intesa
Sanpaolo è scesa di 3821 addetti nel 2007 e di 3878 nel 2008 (7699 totali). Questo dopo cessioni e
acquisizioni (Cassa di Risparmio di Firenze) che
hanno coinvolto non meno di 10.000 addetti.
· I risultati deludenti non hanno intaccato le politiche di remunerazione del management, che non ha
rinunciato al bonus variabile neanche nel 2009
(ridotto al 50%). Da tenere presente che Corrado
Passera detiene 6.426.499 azioni della banca e
Francesco Micheli 2.100.124 azioni (stock option
degli anni precedenti).
Per molti lavoratori i premi di risultato sono invece stati completamente azzerati in conseguenza
della crisi dei mercati.
C.U.B.-S.A.L.L.C.A. - Gruppo Intesa Sanpaolo
www.sallcacub.org
[email protected]
LEGGI, DIFFONDI E
SCRIVI
L’INCHIESTA
OPERAIA,
IL GIORNALE DEGLI
OPERAI
scrivi a:
inchiesta_operaia2003
@yahoo.it
vai sul sito:
Perosa Argentina, 06/05/2009. Presidio dello stabilemento New Co.Cot.
www.inchiestaoperaia.
altervista.org
Pagina 10
Pagina 3
(continua da pag. 1)
i salari. Quell’accordo minaccia di
aprire una voragine nella stessa validità del contratto nazionale, con la
possibilità delle deroghe.
Quell’accordo riduce le libertà e i diritti dei lavoratori e aumenta la flessibilità e la precarietà del lavoro.
Quell’accordo interviene su materie
e contenuti che sono già regolati dal
contratto nazionale firmato nel 2008
con il consenso delle lavoratrici e dei
lavoratori, che è in pieno vigore e
che scade alla fine del 2011.
Ma soprattutto quello che ci indigna
è che si pensi di poter cambiare contratti, regole e diritti senza chiedere
nulla a noi e senza far votare i diretti
interessati: le lavoratrici e i lavorato-
primo anticipo rispetto a ciò che ci
spetta.
Dal momento che gli industriali hanno scelto di infrangere le regole condivise, noi ci riteniamo liberi di rivendicare e contrattare, ovunque avremo il consenso e la forza.
La Confindustria e la Federmeccanica puntano sulla crisi per far abbassare la testa a noi, alle lavoratrici e
ai lavoratori, così sperano di imporre
un accordo che ci porta indietro di
molti anni. Ma approfittare della crisi
per peggiorare il salario e i diritti dei
lavoratori è una scelta ingiusta e
sbagliata per lo stesso futuro del paese.
Noi non accettiamo che siano ancora
le lavoratrici e i lavoratori a dover
ri metalmeccanici.
…..
Se la Federmeccanica e le aziende
pretenderanno di applicare un contratto che non ha legittimità e consenso, noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo a far sì che
in ogni azienda, in ogni posto di lavoro, esso non entri in vigore. Lo
renderemo inapplicabile, mentre gli
scarni aumenti che ci verranno dati
saranno considerati solo come un
pagare col loro salario, con le loro
condizioni e col loro posto di lavoro,
i costi di una crisi di cui non hanno
alcuna responsabilità. Noi siamo con
tutte le lavoratrici e i lavoratori che
oggi lottano per difendere il lavoro.
Il blocco dei licenziamenti, della
chiusura delle fabbriche e delle delocalizzazioni, una politica fiscale a favore del lavoro e non degli evasori
fiscali o dei soliti ricchi, un programma di investimenti che crei lavoro e
nuovo sviluppo, queste sono le scelte per cui ci battiamo. Se invece si
vorrà licenziare, aumentare la precarietà, tornare alle gabbie salariali o
restaurare il cottimo, ci opporremo
con tutte le nostre forze.
Noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo a estendere la
protesta e il rifiuto dell’accordo separato, a sostenere tutte le mobilitazioni in difesa dell’occupazione e della dignità del lavoro, ad estendere
ovunque possibile il movimento di
lotta.
Noi delegate e delegati eletti dalle
lavoratrici e dai lavoratori rivendichiamo la democrazia sindacale, cioè
il diritto per tutte le lavoratrici e i
lavoratori di scegliere chi li rappresenta e di decidere col voto segreto su
piattaforme
ed accordi.
Facciamo un
nuovo
forte
a p p e l l o
all’opinione
pubblica, alle
istituzioni, alle
forze
politiche, ai mezzi
di informazione, perché si
parli, si discuta e si informi
sul contratto e
sulla condizione dei metalmeccanici.
Non siamo più
disposti
ad
accettare ancora il silenzio
e
l’oscuramento
dei nostri diritti e delle nostre lotte.
Chi spera che questa nostra mobilitazione sia destinata ad esaurirsi in
breve tempo sappia che ha sbagliato
i propri conti. Noi delegate e delegati metalmeccanici ci impegniamo ad
operare affinché la mobilitazione
contro l’accordo separato continui
nel tempo, fino a che quell’accordo
non verrà sconfitto e fino a che i diritti e la dignità dei lavoratori non
siano pienamente riaffermati.
SE NON ORA, QUANDO ?!
Nulla cambia nel panorama nazionale,
il Silvio che fa Dio, i suoi partners
politici che fanno i discepoli
(purtroppo senza Giuda), l’opposizione
(?) che si perde in congressi inutili,
Di Pietro che “sembra” il più duro e
puro dei comunisti … quelli che a forza di scindersi si sono persi, il sindacato più concertativi che va avanti
con le sue avance filo-governative e
la CGIL che sta al palo, o meglio infilata al palo.
E noi ? Noi stiamo come sempre a
guardare i media che ci propinano
tutto il giorno la camomilla dal tubo
catodico o dai giornali.
Così che bevendola siamo tranquilli e
sicuri.
Anche se i disastri ambientali si susseguono senza che nessuno paghi!,
mentre ci modificano interamente la
vita con nuovi interventi su pensioni e
stato sociale.
Questo torpore non può e non deve
essere subito passivamente, le basi ci
sono per poter prendere coscienza e
reagire, basta navigare sui blog ancora liberi (e ce ne sono tanti), e appoggiare l’iniziativa
dei sindacati di base che, uniti in un unico pugno cercheranno di farsi sentire nello stomaco
della gente e delle lavoratrici e lavoratori tutti con uno
SCIOPERO NAZIONALE GENERALE
Il momento è ora, perché continuare a dire: ai posteri l’ardua sentenza, non riuscirà a toglierci quel bruciore che sentiamo dietro oggi.
Vostro fornitore ufficiale di caffeina
Vescia Domenico – SdL Presse Fiat Mirafiori.
Inchiesta Operaia
Periodico dell’Associazione dell’Inchiesta Operaia
Autorizzazione Tribunale di Torino del 04/06/1999 n. 5281
Costo di una Copia € 0,50
Stamp. In propr. Via Cercenasco, 23/C—Torino - Dicembre 2009
Pagina 2
(continua da pag. 1)
materie che potrebbero essere discusse nella contrattazione aziendale; che formulerebbe “procedure di
conciliazione e arbitrato … in caso
di eventuali controversie”.
D. ma non c’è ora il nuovo indice
IPCA?
C. è tutto fumo! A parte il fatto che
l’Istat solo un anno fa ha rilevato
che l’inflazione per le fasce più basse dei lavoratori è di molto superiore
ai dati ufficiali, il bello è che non c’è
nessuna certezza sul recupero
dell’inflazione qualora gli aumenti
previsti fossero inferiori alle statistiche ufficiali.
Gli accordi demandano infatti ad un
fantomatico Ente l’elaborazione
(sulla base del cosiddetto indice IPCA, depurato guarda caso dalla dinamica dei prezzi energetici importati) di un nuovo indice.
Sempre questo Ente terzo verificherà se ci saranno scostamenti
Pagina 11
“significativi” tra l’inflazione prevista e quella stabilita da questo un
nuovo indice. E che un Comitato paritetico interconfederale, sempre con
Cisl e Uil, verificherà circa la
“significavità” di tali scostamenti e
deciderà l’eventuale recupero entro
la fine della vigenza contrattuale.
Com’era già coi precedenti contratti,
il recupero dell’inflazione programmata è una balla di fumo!
Per dirla tutta, vedremo dei miseri
aumenti solo a fine contratto.
D. ma ci sarà la contrattazione di 2°
livello.
C. Sarà tutta da vedere. Intanto, per
dare l’idea è già stabilito che chi non
avrà contrattazione nazionale (l’82%
dei lavoratori metalmeccanici)
“beneficerà”, a fine contratto, di ben
11,02 euro netti di aumento mensili,
37 centesimi al giorno!!! Se tanto mi
da tanto …
D. ma allora sto contratto c’è o non
esiste?
C. La prosecuzione degli scioperi in
molte parti d’Italia, la netta presa di
posizione dei delegati della Fiom , il
fatto che Fim e Uilm non abbiano
voluto sottoporre l’intesa al referendum tra i lavoratori, ci dicono che il
contratto non esiste e non avrebbe
neppure validità giuridica: non sarebbe cioè “erga omnes”, un bel casino!
Ma non illudiamoci: per costringere
Federmeccanica e le altre organizzazioni a ridiscutere l‘accordo già firmato occorrono ore ed ore di sciopero.
Perché ciò avvenga occorre che chi
non ha firmato prosegua con determinazione nella lotta e soprattutto
chiarisca a tutti i lavoratori cosa si
vuole ottenere in più rispetto
all’accordo di Fim e Uilm: non basta
dire che non va bene o che penalizza
le RSU, la butto lì: 50 euro netti
mensili per tutto il 2010 ?
D. e la Fiom?
C. Occorre chiederlo a loro. Per ora
ufficialmente non hanno firmato,
sono per la prosecuzione degli scioperi, anche se non centralizzano la
lotta con scadenze di lotta generalizzate per tutto il settore. Noi come
Cobas siamo molto cauti nel giudicare: vogliamo vedere i fatti! Anche
perché chi va con lo zoppo impara a
zoppicare … e in questi anni molti
hanno zoppicato dentro la Fiom, non
parliamo poi della CGIL nel suo insieme!
D. e voi come Cobas?
C. Abbiamo indetto lo sciopero per
il 9 ottobre contemporaneamente
alla Fiom, ribadendo con forza le
nostre richieste, abbiamo scioperato
subito dopo la firma di Fim e Uilm,
abbiamo fatto lo sciopero nazionale
indetto dai sindacati di base il 23 ottobre. Ora la mobilitazione proseguirà con la raccolta di firme, se ci saranno le condizioni, proseguiremo
con azioni di lotta, cercando di creare coordinamenti metalmeccanici
che diano più ampio respiro
all’agitazione per il contratto.
Dobbiamo utilizzare i prossimi mesi
per unire, rafforzare ed estendere la
nostra presenza nei luoghi di lavoro.
Solo così potremo con più forza difendere i nostri diritti.
COS’E’ LA MOBILITA’ INDENNIZZATA (Legge 223/1991)
La pagina dedicata ai cosiddetti ammortizzatori
sociali, intitolata lo scorso numero al calcolo
dell’indennità di cassa integrazione ordinaria e
straordinaria, prosegue con alcune indicazioni
sulla mobilità indennizzata.
Precisiamo che alcune modifiche sono in corso di
approvazione. Ne daremo notizia con i prossimi numeri.
Che cos'è
La mobilità è uno degli strumenti previsti dalla Legge per
ammortizzare le conseguenze della perdita del posto di lavoro.
Possono avviare le procedure di mobilità le aziende industriali con più di 5 dipendenti per:
• esaurimento della cassa integrazione straordinaria;
• licenziamento per riduzione di personale o trasformazione di attività o di lavoro;
• licenziamento per cessazione dell'attività da parte
dell'azienda.
A chi spetta
I lavoratore ne ha diritto se:
• è stato assunto a tempo indeterminato;
• è iscritto nelle liste di mobilità compilate dalla Regione che segue la procedura;
• ha un'anzianità aziendale complessiva di almeno 12
mesi;
• può far valere almeno 6 mesi di effettivo lavoro,
comprese ferie, festività, infortuni.
Dove andare
La domanda di indennità di mobilità deve essere presentata al
Centro per l’impiego di residenza entro e non oltre il termine
di 68 giorni dalla data del licenziamento, nella stessa sede
deve essere dichiarata l'immediata disponibilità al lavoro.
DECORRENZA DELL'INDENNITÀ DI MOBILITÀ
• Dall'ottavo giorno successivo al licenziamento, se la
domanda è stata presentata entro 7 giorni dal licenziamento.
• Dal quinto giorno successivo alla data della domanda, se la stessa è stata presentata dopo 8 giorni dal
licenziamento.
• In caso di preavviso dopo 8 giorni dalla fine dello
stesso.
REQUISITI LAVORATORI
• Essere stati assunti con contratto a tempo indeterminato con qualifica di operaio, impiegato o quadro.
• Avere almeno 12 mesi di assunzione, di cui 6 di effettivo lavoro (comprese assenze per ferie, festività,
malattia, maternità obbl., infortunio), presso l'azienda che pone in mobilità.
QUANTO SPETTA
• 100% della CIGS per i primi 12 mesi (con detrazione ulteriore del 5,54%)
• 80% della CIGS per il periodo compreso tra il 13°
ed il 36° mese.
Per un periodo che dipende dall'età anagrafica e dall'anzianità
aziendale:
• se meno di 40 anni i annodi indennità;
• dai 40 ai 50 anni 2 annidi indennità;
• oltre i 50 anni 3 anni di indennità.
QUANDO TERMINA
Il pagamento della mobilità per legge viene interrotto per:
• assunzione a tempo indeterminato;
• riscossione dell'indennità in un'unica soluzione (in
caso di apertura di attività in proprio);
raggiungimento del diritto alla pensione di vecchiaia
odi anzianità.
Inoltre la legge prevede l'interruzione in caso di: mancata
accettazione di un lavoro equivalente a quello precedente con
una retribuzione inferiore al massimo del 20%; rifiuto della
frequenza di un corso di formazione professionale; rifiuto ad
essere impiegati in opere e servizi di pubblica utilità; mancata comunicazione all'INPS, entro 5 giorni dall'assunzione,
dell'inizio di un'attività di lavoro dipendente a tempo determinato o part-time, al fine della sospensione della prestazione; mancata risposta, senza giustificato motivo, alle convocazioni del Centro per l'impiego.
DOCUMENTAZIONE:
Alla domanda (Mod. DS21) dovranno essere allegati:
• modello detrazioni d'imposta (COD.APO6);
• modello assegni familiari (AN F/PRFST - COD.
SR32).
I lavoratori in mobilità che vogliono intraprendere un'attività
autonoma possono richiedere il pagamento anticipato dell'indennità spettante per l'intero periodo, detratte le mensilità
eventualmente già percepite.
La domanda va presentata entro 60 gg dall'inizio dell'attività
autonoma.
Inoltre si fa presente che durante il periodo di inserimento
nelle liste vengono versati da parte dell'INPS i contributi figurativi.
IN CASO DI ASSUNZIONE DALLE LISTE DI MOBILITA IL LAVORATORE DOVRA’
• presentare al datore di lavoro un certificato attestante il suo stato di mobilità, rilasciato dal Centro per
l'impiego. Nel caso in cui la mobilità non sia ancora
stata approvata dall'apposita Commissione Regionale, il lavoratore dovrà rivolgersi alla Regione Piemonte, Ufficio Mobilità, via Magenta 12 (tel. 011/4324168);
• comunicare all'INPS l'avvenuta assunzione entro 5
giorni alfine di evitare la perdita del diritto all'indennità;
• al termine del rapporto di lavoro a tempo determinato, comunicare all'INPS la cessazione per ottenere la
ripresa del pagamento dell'indennità di mobilità.
I lavoratori in mobilità che vengono assunti come dipendenti
con contratto a tempo determinato o indeterminato portano
all'azienda una dote di agevolazioni/incentivi all'assunzione:
Assunzioni con contratto a termine no a 12 mesi anche a
tempo parziale:
Contributi pari a quelli previsti degli apprendisti.
Trasformazione a tempo pieno e indeterminato del contratto a termine:
Contributi pari a quelli previsti per gli apprendisti per ulteriori 12 mesi dalla data di trasformazione più contributo mensile
pari al 50% di indennità di mobilità che sarebbe ancora spettata al lavoratore, per un massimo di:
• 12 mesi se il lavoratore non supera i 50 anni;
• 24 mesi se il lavoratore ha più di 50 anni, ovvero 36
mesi nelle zone con un rapporto di disoccupazione
superiore alla media nazionale.
Assunzione a tempo parziale e indeterminato:
Contributi pari a quelli previsti per gli apprendisti per 18 mesi.
Assunzione a tempo pieno e indeterminato:
Contributi a quelli previsti per gli apprendisti per 18 mesi più
contributo mensile pari al 50% di indennità di mobilità che
sarebbe ancora spettata al lavoratore per un massimo di:
• 12 mesi se il lavoratore non supera i 50 anni;
24 mesi se il lavoratore ha più di 50 anni, ovvero 36 mesi
nelle zone con un rapporto di disoccupazione superiore alla
media nazionale.
•
Inserto speciale sull’integrativo aziendale dell’ARCESE.
Pagina 12
IL NEO PREMIO NOBEL PER LA PACE, SIGNOR OBAMA, PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA, INVIA ALTRI 30.000 SOLDATI IN AFGANISTAN PER FARE
LA GUERRA .
IL SIGNOR BERLUSCONI, CAPO DEL GOVERNO
ITALIANO, CHE NON E’ ANCORA PREMIO NOBEL,
NE INVIA SOLO ALTRI 1.000.
INTANTO I DISOCCUPATI IN USA RAGGIUNGONO I 10
MILIONI E IN ITALIA I DUE MILIONI (PIU’ DI UN GIOVANE SU QUATTRO).
E PANTALONE PAGA !!
FELICE ANNO NUOVO !!
Periodico dell’Associazione dell’Inchiesta Operaia
Anno XI — Dicembre 2009
FIM E UILM FIRMANO RINNOVANO CONTRATTO DEI METALMECCANICI.
LA FIOM RIGETTA L’ACCORDO. SCIOPERI E MANIFESTAZIONI.
IL CONTRATTO DEI METALMECCANICI
INTERVISTA A
VINCENZO CALIENDO,
COBAS MIRAFIORI .
Chiediamo a Vincenzo Caliendo,
RSU ed RSL delle Carrozzerie di
Mirafiori un giudizio
sull’accordo siglato da Fim e
Uilm per il rinnovo del contratto
dei metalmeccanici.
C. Più che un accordo è un prendere o lasciare imposto da Federmeccanica. Diciamo che queste OO.SS. da troppo tempo sono abituate a chinare la testa,
neppure ci hanno provato a difendere i lavoratori. E qualcuno
potrebbe ragionevolmente pensare che i loro vertici sono sul
libro paga delle organizzazioni
padronali ormai da molto tempo.
Molto in sintesi: nel 2010 un 3°
livello prende, puliti, 17,75 euro
che sono neppure 60 centesimi
al giorno, una miseria!
In cambio vengono espropriate
le RSU del loro diritto di rappresentare i lavoratori della propria
azienda: verrebbe creata una
fantomatica Commissione paritetica
che disciplinerebbe
“contenuti, tempi e procedure
della contrattazione di secondo
livello”, che proporrebbe le
Sommario:
Appello dell'assemblea
delle delegate e dei delegati metalmeccanici
Fiom
1 Il contratto dei metalmeccanici.
Intervista a Vincenzo Caliendo,
COBAS Miraf iori. Appello
dell’assemblea delle delegate e
dei delegati FIOM.
Bologna 30 ottobre 2009
3 Se non ora, quando?! (dalle
Presse Fiat Mirafiori).
Noi delegate e delegati metalmeccanici respingiamo l’accordo separato sul contratto nazionale sottoscritto da Fim-Cisl e Uilm-Uil il 15
ottobre 2009.
Quell’accordo svaluta il lavoro con
aumenti irrisori scaglionati in tre
anni. Quell’accordo colpisce il
nostro diritto a contrattare nelle
aziende sugli orari, sulle
condizioni di lavoro, sulla
(continua a pag. 2) professionalità e
(continua a pag. 10)
4 Anche i bancari hanno i reparti
confino.
5 Lo sciopero generale nelle Antille.
8 Il documentario sulla Zanon.
9 Appello dalla RSU della New
Co.Cot di perosa Argentina.
11 Cos’è la mobilità indennizzata.
12 Obama, il Nobel, Berlusconi, la
Guerra.
Pagina IV
programmato per
domani. Va bene,
avevo il telefono
rotto, in azienda
lo sapevano, faccio quello che devo fare, vado a
d o r m i r e .
L’indomani mattino, il martedì,
alle cinque e
mezza scarico la
merce. Alle undici, tramite un altro
autista,
l’azienda mi fa
sapere che devo
spostarmi solo di
70 chilometri per
un nuovo carico
l’indomani mattina alle ore 12. Il
mercoledì
alle
undici e mezza
mi presento nella
nuova ditta e mi
dicono “no caro hai sbagliato” il
carico era previsto per domani
giovedì. Mi metto l’anima in pace, vado poi a dormire.
L’azienda per farmi rodere,
manda altri camion Arcese a caricare e se ne vanno, Ed io niente, tranquillo rimango lì.
L’azienda prova a chiamarmi sul
mio cellulare privato, ma io stacco la chiamata: sono all’estero
non posso certo pagare io la telefonata dell’azienda visto che non
guadagno nulla stando fermo.
L’indomani venerdì mandano un
autista apposta a cercarmi. Col
suo telefonino telefono in azienda e la segretaria mi dice “Aziz
eravamo preoccupati pensavamo
ti fossi fatto male o fossi morto”
“Tocchiamo le palle, l’erba cattiva non muore mai – rispondo –
non ho mai goduto come in questi giorni a sapere che Arcese mi
paga per stare in branda”. Mi
cambiano l’ordine e mi dicono
di tornare in Italia, porto il ri-
Pagina I
morchio in Italia e mi dicono di
andare le mattina successiva a
Verzuolo, ho finito di caricare
alle cinque di sera, e torno in deposito. L’azienda pensa di farmi
passare la voglia facendomi guadagnare solo 9 euro al giorno.
Ma io non mi metto né in mutua
né in infortunio né niente, io tengo il camion impegnato.
L’azienda cerca di pungere di
qua e di là finchè sentono ahia.
Quando sentono la parola ahia
pensano che qua fa male e continuano. Invece io da astuto, anche se mi fa male, faccio come
se nulla fosse. Io sono qua per
lavorare, sono venuto dal Marocco, però non devo dire ahia, e
continuo a viaggiare.
Rolando: Ma rimangono ancora
i viaggi a media e lunga percorrenza, che però non sono più remunerativi come lo erano una
volta, anzi ormai, se si applicasse il contratto nazionale e non
queste fasce aziendali tutti i la-
voratori guadagnerebbero di più e sarebbero più a posto con la
legge e con la loro coscienza.”
Perché cosa c’è che
non va ?
“C’è che essendo gli
straordinari non pagati a parte, come il
contratto nazionale
prevede, non ce li ritroveremo sulla pensione in quanto le fasce sono considerate
trasferte esenti da prelievi contributivi e fiscali; c’è che ogni autista, sapendo che più
kilometri si fanno più
si guadagna, cerca di
accelerare i tempi di
percorrenza, a volte
rischiando, a volte
non rispettando le regole in vigore, cerca
anche di accelerare gli scarichi e
i carichi facendo a volte le cose
che non si potrebbero fare, rischiando di farsi male e di subire
i ricatti dei guardioni delle ditte
che ti fanno aspettare se non ti
presti al facchinaggio, che è una
mansione proibita agli autisti nel
contratto nazionale.. E se succede qualcosa è poi sempre colpa
dell’autista: se succede un incidente in viaggio, passiamo per
mostri, se succede qualcosa
mentre si carica, la colpa è sempre nostra .
L’INPS ha già sanzionato
l’Arcese perché gli straordinari
risultano in busta paga quasi inesistenti e così si evadono i contributi per la pensione e il fisco.
E’ ora di fare un contratto integrativo aziendale completamente
diverso. Sarà dura far mollare ad
Arcese, ma se per questo dobbiamo scioperare, sciopereremo
e faremo il blocco.
ARCESE: PROSEGUE Il CONFRONTO
PER UN NUOVO
CONTRATTO AZIENDALE
Dopo gli incontri nazionali del
9-26-30 ottobre tra i rappresentanti sindacali di CGIL, CISL,
UIL, la R.S.U. Cobas e la direzione aziendale, prosegue il dibattito tra i lavoratori, le OO.
SS.
Gli argomenti oggetto del confronto sono l’eliminazione delle
fasce kilometriche e la forfetizzazione a se stante degli straordinari, legandoli all’”impegno
lavorativo” nel rispetto del sempre attuale “valore-lavoro”, il
ripristino del premio di produttività, presente nell’accordo aziendale del 1998-2000, ma mai
applicato, considerandolo con
una parte fissa preponderante e
non come una variabile dipendente del mercato, una soluzione del gravoso problema danni,
con cui Arcese tempesta gli autisti addebitando loro fino a
1.500 euro (una franchigia criminale) e altre questioni norma-
tive.
A Gerbole di Volvera, nei pressi di Torino, dove nelle recenti
elezioni per le R.S.U i Cobas si
sono divisi con la FILT-CGIL i
4 rappresentanti sindacali, due a
testa, il dibattito è acceso soprattutto su trasferte e straordinari: l’indennità per fasce kilometriche non va proprio giù ai
lavoratori.
Perché?
A conti fatti questa indennità
è inferiore al compenso che i
lavoratori percepirebbero se si
applicassero i criteri stabiliti dal
contratto nazionale.
Crea forti disparità di trattamento tra gli autisti i quali percepiscono discreti compensi nel
caso di lunghe trasferte e compensi miseri nel caso di trasferte brevi in quanto i tempi
“morti” di attesa e di carico e
scarico non sono di fatto compensati e , cosa ancor più grave,
consentono di premiare alcuni e
penalizzare altri, ovviamente
proprio quelli che più contestano quest’andazzo.
Consente una consistente evasione fiscale e contributiva
(che l’INPS ha riconosciuto
sanzionando una multa dopo un
esposto del Cobas).
La proposta del Coordinamento
COBAS Arcese, per le trasferte
è quella di ripristinare
l’indennità fissata dal contratto
nazionale senza scaricarci sopra
gli straordinari, che invece vanno legati non ai kilometri percorsi ma a tutto il massacrante
impegno lavorativo che porta
gli autisti a superare le ordinarie 47 ore settimanali fino a
considerare “normali” le 58 ore
e con punte spesso superiori.
Pagina II
Pagina III
Intervista ad alcuni autisti dell’Arcese
COSA DICONO I DIRETTI INTERESSATI ?
Cogliamo l’occasione del rinnovo del contratto aziendale per
far parlare i diretti interessati
dei problemi a cui vanno incontro i lavoratori dell’Arcese.
A febbraio di quest’anno già alcuni di loro sul quotidiano “La
Stampa” hanno messo in evidenza le difficoltà e le contraddizioni della loro realtà, colpiti dalla
crisi produttiva e dall’utilizzo,
da parte dell’azienda, di lavoratori stranieri assunti a tempo determinato.
Ora possiamo approfondire
con loro alcune questioni.
Chiediamo, nella trattativa che
si è aperta quali sono gli obiettivi di Arcese, quali i vostri?
Rolando: “ L’obiettivo
dell’Arcese è quello di tenere
fermi i salari. Se le cose rimangono così i nostri salari fra 10
anni rimarranno sempre gli
stessi. Abbiamo un contratto
aziendale scaduto da 4 anni che
l’azienda vuol rinnovare a modo suo. Intanto già ci minaccia
dicendoci che in futuro tutto
viaggerà in intermodale, che i
nostri viaggi saranno solo sul
nazionale. Intanto però abbia-
mo questo vecchio contratto aziendale che ci penalizza.
Mi spiego.
L’azienda, invece di applicare
gli istituti contrattuali stabiliti
dal contratto nazionale, cioè
l’indennità di trasferta e lo straordinario, vuol continuare ad utilizzare le cosiddette fasce chilometriche. Le avevamo accettate
col contratto aziendale del 1992,
diciamocelo pure, per ingordigia,
credendo così di risolvere tutti i
nostri problemi: se facevi tanti
chilometri entravi in una fascia
chilometriche omnicomprensiva
di trasferta e straordinario e portavi a casa un sacco di soldi.
Ma con la crisi, col passare degli
anni e soprattutto con la globalizzazione abbiamo capito che la
cosa non poteva durare, il discorso delle fasce ci penalizza. Gli
stipendi, considerando
l’inflazione, non sono più quelli
di una volta, con l’utilizzo di au-
LEGGI, DIFFONDI E SCRIVI
L’INCHIESTA OPERAIA,
IL GIORNALE DEGLI OPERAI
Scrivi a: [email protected]
Leggi i giornali arretrati del giornale, leggi i volantini, le locandine, vai sul sito:
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Scrivi i tuoi articoli, le tue osservazioni, le tue proposte, vai sul sito:
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tisti slovacchi, polacchi, ecc.
molti di noi si sta a casa o ci si
ritrova a fare viaggi da piccolo
cabotaggio con pochi chilometri.
Vincenzo “ Noi non abbiamo
nulla contro gli stranieri, anzi
qualcuno di noi è già un immigrato che come noi, con le nostre
stesse condizioni contrattuali lotta per un futuro migliore” però
siamo contro il supersfruttamento
degli autisti stranieri assunti a
tempo determinato utilizzati per
farci stare a casa o per limitarci
ai piccoli viaggi.
Arcese sta utilizzando sempre
più autisti dell’Europa dell’Est,
prima gli slovacchi, poi, dopo
che anche la Slovacchia è entrata
nell’euro assumerà i polacchi,
poi sarà il turno dei lituani, lettoni, moldavi ecc. Con
1.500-1.700 euro al mese li
fanno girare notte e giorno.
L’Arcese da loro una paga
base di 350 euro mensili
più 40 euro al giorno, trasferte, sabati, domeniche e
festivi compresi. L’Arcese
li va a prendere al loro paese con un suo autobus e li
riporta in Slovacchia tre
mesi dopo. In barba alle
leggi europee che consentono sì ali assunti in sede
straniera di caricare in Italia e scaricare al’estero, ma
con la triangolazione, cioè
partendo dal piazzale Arcese di Bratislava: che non
esiste!! se non pro forma.
Vivono nei piazzali Arcese o nelle aree di sosta tutto il tempo, accampati come animali, non sanno dove lavarsi, fare i loro bisogni, dove dormire, appendono i
panni ad asciugare dietro le motrici. Così facendo l’azienda risparmia circa 1.000 euro al mese
per autista. In Francia, mi dicono
gli autisti di quel paese, li fermerebbero subito, qui in Italia invece li fanno girare. E i sindacati
conoscono questa situazione ma
non fanno nulla.
E poi Arcese sta anche utilizzando i padroncini, le ditte di trasporto che hanno pochi camion e
pochi autisti, ma che sono disposti a sobbarcarsi viaggi fatiche e
rischi che giustamente l’autista
Arcese, volendo stare nelle regole, non vuole sobbarcarsi. E ci
dicono che c’è la crisi che per
noi non c’è lavoro, ma non è vero. Ora se tu viaggi in Francia in
Germania verso sera non trovi
più un parcheggio, devi stare sulla strada, altro che crisi, ormai la
buriana è passata le merci girano
eccome.
Rolando: “L’azienda se ne approfitta e ci divide e ci ricatta. Si
parte alla mattina presto e si ri-
mane impegnati tutto il giorno
per ritirare o consegnare le merci
facendo pochi chilometri, aspettando ore ed ore per il carico e lo
scarico delle merci subendo i
tempi che i guardiani delle ditte
spesso ci impongono per guadagnare 9 euro, che corrispondono
alla fascia chilometrica più bassa, e che dovrebbe compensare il
pranzo e tutte le ore di straordinario fatte.
Aziz: “ A questo proposito vi
racconto in breve una mia settimana di lavoro.
Il Lunedì mi mandano a Lione.
Alle sei meno dieci metto in moto il camion e alle sei parto. Dopo quattro ore e mezza sono arrivato. Chiedo di poter scaricare e
mi dicono: no il tuo scarico è
COS’È LA
ARCESE?
si occupa del trasporto di merci
su gomma, del trasporto intermodale, del trasporto veicoli,
del trasporto aereo e marittimo,
della gestione magazzini, della
distribuzione di merci e consulenza logistica.
Nel 2007 ha realizzato un fatturato annuo di 757 milioni di euro e dichiara di possedere la 1°
flotta privata in Europa di grandi rimorchi.
La Arcese S.p.A., che comprende 45 società, è una tra le
più importanti aziende che operano nel settore dei trasporti.
Con 4.500 dipendenti, dei quali
oltre 1.000 in Italia, con più di
1.500 trattori e 2.600 semirimorchi, con 70 sedi in 12 paesi
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Intervista ad alcuni autisti dell’Arcese
COSA DICONO I DIRETTI INTERESSATI ?
Cogliamo l’occasione del rinnovo del contratto aziendale per
far parlare i diretti interessati
dei problemi a cui vanno incontro i lavoratori dell’Arcese.
A febbraio di quest’anno già alcuni di loro sul quotidiano “La
Stampa” hanno messo in evidenza le difficoltà e le contraddizioni della loro realtà, colpiti dalla
crisi produttiva e dall’utilizzo,
da parte dell’azienda, di lavoratori stranieri assunti a tempo determinato.
Ora possiamo approfondire
con loro alcune questioni.
Chiediamo, nella trattativa che
si è aperta quali sono gli obiettivi di Arcese, quali i vostri?
Rolando: “ L’obiettivo
dell’Arcese è quello di tenere
fermi i salari. Se le cose rimangono così i nostri salari fra 10
anni rimarranno sempre gli
stessi. Abbiamo un contratto
aziendale scaduto da 4 anni che
l’azienda vuol rinnovare a modo suo. Intanto già ci minaccia
dicendoci che in futuro tutto
viaggerà in intermodale, che i
nostri viaggi saranno solo sul
nazionale. Intanto però abbia-
mo questo vecchio contratto aziendale che ci penalizza.
Mi spiego.
L’azienda, invece di applicare
gli istituti contrattuali stabiliti
dal contratto nazionale, cioè
l’indennità di trasferta e lo straordinario, vuol continuare ad utilizzare le cosiddette fasce chilometriche. Le avevamo accettate
col contratto aziendale del 1992,
diciamocelo pure, per ingordigia,
credendo così di risolvere tutti i
nostri problemi: se facevi tanti
chilometri entravi in una fascia
chilometriche omnicomprensiva
di trasferta e straordinario e portavi a casa un sacco di soldi.
Ma con la crisi, col passare degli
anni e soprattutto con la globalizzazione abbiamo capito che la
cosa non poteva durare, il discorso delle fasce ci penalizza. Gli
stipendi, considerando
l’inflazione, non sono più quelli
di una volta, con l’utilizzo di au-
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tisti slovacchi, polacchi, ecc.
molti di noi si sta a casa o ci si
ritrova a fare viaggi da piccolo
cabotaggio con pochi chilometri.
Vincenzo “ Noi non abbiamo
nulla contro gli stranieri, anzi
qualcuno di noi è già un immigrato che come noi, con le nostre
stesse condizioni contrattuali lotta per un futuro migliore” però
siamo contro il supersfruttamento
degli autisti stranieri assunti a
tempo determinato utilizzati per
farci stare a casa o per limitarci
ai piccoli viaggi.
Arcese sta utilizzando sempre
più autisti dell’Europa dell’Est,
prima gli slovacchi, poi, dopo
che anche la Slovacchia è entrata
nell’euro assumerà i polacchi,
poi sarà il turno dei lituani, lettoni, moldavi ecc. Con
1.500-1.700 euro al mese li
fanno girare notte e giorno.
L’Arcese da loro una paga
base di 350 euro mensili
più 40 euro al giorno, trasferte, sabati, domeniche e
festivi compresi. L’Arcese
li va a prendere al loro paese con un suo autobus e li
riporta in Slovacchia tre
mesi dopo. In barba alle
leggi europee che consentono sì ali assunti in sede
straniera di caricare in Italia e scaricare al’estero, ma
con la triangolazione, cioè
partendo dal piazzale Arcese di Bratislava: che non
esiste!! se non pro forma.
Vivono nei piazzali Arcese o nelle aree di sosta tutto il tempo, accampati come animali, non sanno dove lavarsi, fare i loro bisogni, dove dormire, appendono i
panni ad asciugare dietro le motrici. Così facendo l’azienda risparmia circa 1.000 euro al mese
per autista. In Francia, mi dicono
gli autisti di quel paese, li fermerebbero subito, qui in Italia invece li fanno girare. E i sindacati
conoscono questa situazione ma
non fanno nulla.
E poi Arcese sta anche utilizzando i padroncini, le ditte di trasporto che hanno pochi camion e
pochi autisti, ma che sono disposti a sobbarcarsi viaggi fatiche e
rischi che giustamente l’autista
Arcese, volendo stare nelle regole, non vuole sobbarcarsi. E ci
dicono che c’è la crisi che per
noi non c’è lavoro, ma non è vero. Ora se tu viaggi in Francia in
Germania verso sera non trovi
più un parcheggio, devi stare sulla strada, altro che crisi, ormai la
buriana è passata le merci girano
eccome.
Rolando: “L’azienda se ne approfitta e ci divide e ci ricatta. Si
parte alla mattina presto e si ri-
mane impegnati tutto il giorno
per ritirare o consegnare le merci
facendo pochi chilometri, aspettando ore ed ore per il carico e lo
scarico delle merci subendo i
tempi che i guardiani delle ditte
spesso ci impongono per guadagnare 9 euro, che corrispondono
alla fascia chilometrica più bassa, e che dovrebbe compensare il
pranzo e tutte le ore di straordinario fatte.
Aziz: “ A questo proposito vi
racconto in breve una mia settimana di lavoro.
Il Lunedì mi mandano a Lione.
Alle sei meno dieci metto in moto il camion e alle sei parto. Dopo quattro ore e mezza sono arrivato. Chiedo di poter scaricare e
mi dicono: no il tuo scarico è
COS’È LA
ARCESE?
si occupa del trasporto di merci
su gomma, del trasporto intermodale, del trasporto veicoli,
del trasporto aereo e marittimo,
della gestione magazzini, della
distribuzione di merci e consulenza logistica.
Nel 2007 ha realizzato un fatturato annuo di 757 milioni di euro e dichiara di possedere la 1°
flotta privata in Europa di grandi rimorchi.
La Arcese S.p.A., che comprende 45 società, è una tra le
più importanti aziende che operano nel settore dei trasporti.
Con 4.500 dipendenti, dei quali
oltre 1.000 in Italia, con più di
1.500 trattori e 2.600 semirimorchi, con 70 sedi in 12 paesi
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programmato per
domani. Va bene,
avevo il telefono
rotto, in azienda
lo sapevano, faccio quello che devo fare, vado a
d o r m i r e .
L’indomani mattino, il martedì,
alle cinque e
mezza scarico la
merce. Alle undici, tramite un altro
autista,
l’azienda mi fa
sapere che devo
spostarmi solo di
70 chilometri per
un nuovo carico
l’indomani mattina alle ore 12. Il
mercoledì
alle
undici e mezza
mi presento nella
nuova ditta e mi
dicono “no caro hai sbagliato” il
carico era previsto per domani
giovedì. Mi metto l’anima in pace, vado poi a dormire.
L’azienda per farmi rodere,
manda altri camion Arcese a caricare e se ne vanno, Ed io niente, tranquillo rimango lì.
L’azienda prova a chiamarmi sul
mio cellulare privato, ma io stacco la chiamata: sono all’estero
non posso certo pagare io la telefonata dell’azienda visto che non
guadagno nulla stando fermo.
L’indomani venerdì mandano un
autista apposta a cercarmi. Col
suo telefonino telefono in azienda e la segretaria mi dice “Aziz
eravamo preoccupati pensavamo
ti fossi fatto male o fossi morto”
“Tocchiamo le palle, l’erba cattiva non muore mai – rispondo –
non ho mai goduto come in questi giorni a sapere che Arcese mi
paga per stare in branda”. Mi
cambiano l’ordine e mi dicono
di tornare in Italia, porto il ri-
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morchio in Italia e mi dicono di
andare le mattina successiva a
Verzuolo, ho finito di caricare
alle cinque di sera, e torno in deposito. L’azienda pensa di farmi
passare la voglia facendomi guadagnare solo 9 euro al giorno.
Ma io non mi metto né in mutua
né in infortunio né niente, io tengo il camion impegnato.
L’azienda cerca di pungere di
qua e di là finchè sentono ahia.
Quando sentono la parola ahia
pensano che qua fa male e continuano. Invece io da astuto, anche se mi fa male, faccio come
se nulla fosse. Io sono qua per
lavorare, sono venuto dal Marocco, però non devo dire ahia, e
continuo a viaggiare.
Rolando: Ma rimangono ancora
i viaggi a media e lunga percorrenza, che però non sono più remunerativi come lo erano una
volta, anzi ormai, se si applicasse il contratto nazionale e non
queste fasce aziendali tutti i la-
voratori guadagnerebbero di più e sarebbero più a posto con la
legge e con la loro coscienza.”
Perché cosa c’è che
non va ?
“C’è che essendo gli
straordinari non pagati a parte, come il
contratto nazionale
prevede, non ce li ritroveremo sulla pensione in quanto le fasce sono considerate
trasferte esenti da prelievi contributivi e fiscali; c’è che ogni autista, sapendo che più
kilometri si fanno più
si guadagna, cerca di
accelerare i tempi di
percorrenza, a volte
rischiando, a volte
non rispettando le regole in vigore, cerca
anche di accelerare gli scarichi e
i carichi facendo a volte le cose
che non si potrebbero fare, rischiando di farsi male e di subire
i ricatti dei guardioni delle ditte
che ti fanno aspettare se non ti
presti al facchinaggio, che è una
mansione proibita agli autisti nel
contratto nazionale.. E se succede qualcosa è poi sempre colpa
dell’autista: se succede un incidente in viaggio, passiamo per
mostri, se succede qualcosa
mentre si carica, la colpa è sempre nostra .
L’INPS ha già sanzionato
l’Arcese perché gli straordinari
risultano in busta paga quasi inesistenti e così si evadono i contributi per la pensione e il fisco.
E’ ora di fare un contratto integrativo aziendale completamente
diverso. Sarà dura far mollare ad
Arcese, ma se per questo dobbiamo scioperare, sciopereremo
e faremo il blocco.
ARCESE: PROSEGUE Il CONFRONTO
PER UN NUOVO
CONTRATTO AZIENDALE
Dopo gli incontri nazionali del
9-26-30 ottobre tra i rappresentanti sindacali di CGIL, CISL,
UIL, la R.S.U. Cobas e la direzione aziendale, prosegue il dibattito tra i lavoratori, le OO.
SS.
Gli argomenti oggetto del confronto sono l’eliminazione delle
fasce kilometriche e la forfetizzazione a se stante degli straordinari, legandoli all’”impegno
lavorativo” nel rispetto del sempre attuale “valore-lavoro”, il
ripristino del premio di produttività, presente nell’accordo aziendale del 1998-2000, ma mai
applicato, considerandolo con
una parte fissa preponderante e
non come una variabile dipendente del mercato, una soluzione del gravoso problema danni,
con cui Arcese tempesta gli autisti addebitando loro fino a
1.500 euro (una franchigia criminale) e altre questioni norma-
tive.
A Gerbole di Volvera, nei pressi di Torino, dove nelle recenti
elezioni per le R.S.U i Cobas si
sono divisi con la FILT-CGIL i
4 rappresentanti sindacali, due a
testa, il dibattito è acceso soprattutto su trasferte e straordinari: l’indennità per fasce kilometriche non va proprio giù ai
lavoratori.
Perché?
A conti fatti questa indennità
è inferiore al compenso che i
lavoratori percepirebbero se si
applicassero i criteri stabiliti dal
contratto nazionale.
Crea forti disparità di trattamento tra gli autisti i quali percepiscono discreti compensi nel
caso di lunghe trasferte e compensi miseri nel caso di trasferte brevi in quanto i tempi
“morti” di attesa e di carico e
scarico non sono di fatto compensati e , cosa ancor più grave,
consentono di premiare alcuni e
penalizzare altri, ovviamente
proprio quelli che più contestano quest’andazzo.
Consente una consistente evasione fiscale e contributiva
(che l’INPS ha riconosciuto
sanzionando una multa dopo un
esposto del Cobas).
La proposta del Coordinamento
COBAS Arcese, per le trasferte
è quella di ripristinare
l’indennità fissata dal contratto
nazionale senza scaricarci sopra
gli straordinari, che invece vanno legati non ai kilometri percorsi ma a tutto il massacrante
impegno lavorativo che porta
gli autisti a superare le ordinarie 47 ore settimanali fino a
considerare “normali” le 58 ore
e con punte spesso superiori.