Gli Italiani in Colombia

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Gli Italiani in Colombia
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Tr a s t o r i a
ed attualità:
la presenza degli
italiani in Colombia
G
li italiani presenti in Colombia, iscritti all’AIRE al 1° gennaio del 2012, sono 13.324. Tale presenza non raggiunge, ovviamente, i numeri elevati
di altri Paesi dell’America latina come l’Argentina e il Venezuela ma rappresenta una
realtà importante da studiare per l’attivismo dei nostri connazionali che nel corso dei
secoli hanno contribuito allo sviluppo economico e sociale del Paese.
COLOMBIA. Cittadini italiani residenti per regioni di origine* (2012)
Regione
Regione
Campania
Lazio
Toscana
Calabria
Lombardia
Piemonte
Veneto
Emilia R.
Friuli V. G.
Basilicata
Liguria
Sicilia
Marche
Abruzzo
Puglia
Trentino A. A.
Sardegna
Umbria
Molise
Totale
v.a.
v.a.
2.350
1.955
1.336
1.310
1.185
1.106
603
564
496
468
457
409
251
227
224
187
95
76
19
13.324
%
%
17,6
14,7
10,0
9,8
8,9
8,3
4,5
4,2
3,7
3,5
3,4
3,1
1,9
1,7
1,7
1,4
0,7
0,6
0,1
100,0
* Per la Valle d’Aosta il v.a. è pari a 6 e la percentuale è dello 0,0.
FONTE: Rapporto Italiani nel Mondo. Elaborazioni su dati Aire
di Luciano Lagamba, Presidente SEI-UGL; Carlotta Venturi, redazione Rapporto Italiani nel
Mondo; Michele Balducci, ricercatore SEI-UGL. Per la stesura del paragrafo “Gli immigrati colombiani in Italia” ha collaborato il Centro Studi e Ricerche Idos.
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La Campania e il Lazio sono le regioni con un numero maggiore di emigrati in
Colombia, rispettivamente il 17,6 % e il 14,7 % sul totale. Seguono la Toscana e la
Calabria con il 10,0% e il 9,8%.
Quella italiana è, in realtà, ancora oggi una provenienza variegata che comprende
ogni regione della Penisola. La popolazione italiana immigrata in Colombia, vive per lo
più in città come Cartagena, Bogotá e, soprattutto, Medellín, dove si è insediata la più
grande comunità.
Una presenza storica di lotte, rivendicazioni
e partecipazione politica
È importante sottolineare che in Colombia, a differenza di altre realtà dell’America
latina1, l’immigrazione è avvenuta al di fuori di uno schema di contrattazione istituzionale tra i due governi ed ha seguito, al contrario, le strategie scelte liberamente dai gruppi
regionali e dai gruppi politici legati all’esigenza di emigrare. Tra gli immigrati, numerosi
provenivano dalla Calabria, dalla zona del Pollino e di Scalea in particolare, e avevano
scelto di aderire alla massoneria2.
È importante ricordare il caso di Ernesto Cerruti, un garibaldino torinese che negli
anni ’70 dell’Ottocento diventò interprete della resistenza liberale, anticlericale e massonica alla Regeneración conservatrice e cattolica e per questo finì in prigione. Egli lasciò
l’Italia nel 1870 e si stabilì nella regione andina del Cauca dove, divenuto massone,
divenne, in poco tempo, il principale imprenditore della zona, suscitando l’ammirazione
di molti emigrati italiani. La sua prigionia e l’espropriazione dei suoi beni, portò ad un
lungo contenzioso diplomatico tra Italia e Colombia, che trovò soluzione solo nel 1899
con l’intervento della marina militare italiana e l’imposizione di un indennizzo per l’esproprio illegale dei beni di Cerruti.
Se l’esempio di Cerruti è fondamentale per conoscere come partecipavano i nostri
connazionali alla vita politica del paese di emigrazione è interessante anche ricordare il
caso di Juan Bautista Mainero che, nel 1849, giunse da Pietra Ligure, nella città di
Cartagena. Egli, divenuto ricco investendo nelle imprese di navigazione fluviale e nei
commerci tra Cartagena e le regioni dell’interno, ricoprì la carica di Soberano Gran
Comendator del Supremo Consejo Masónico Neogranadino, la più antica organizzazione massonica, fondata a Cartagena nel 1833, sotto la cui giurisdizione erano riunite
logge non solo colombiane ma anche messicane, costaricensi e panamensi.
Sicuramente quelli di Cerruti e Mainero sono degli esempi al limite, sia in termini di
successo economico che di prestigio sociale, ma sono utili per capire l’importante e
significativa presenza di italiani nelle organizzazioni massoniche.
La partecipazione a gruppi più o meno politicizzati ha contraddistinto molti italiani
immigrati in Colombia.
Negli anni del fascismo, in particolare, molti oppositori al regime trovarono rifugio in
questo Paese, cercando di instaurare idee di matrice socialista e contribuendo alle rivendicazioni sociali per migliorare le condizioni dei lavoratori. Lo stato italiano aveva allora
adottato una politica migratoria che scoraggiava l’emigrazione, ma furono in molti
coloro che, invece, partirono in maniera autonoma, senza legarsi ad agenzie3.
Grazie alla mancata interferenza dei governi, sia italiano che colombiano, la comuRAPPORTO ITALIANI NEL MONDO 2012
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nità italiana poté mantenere una notevole autonomia e sviluppare al suo interno realtà
associative particolarmente importanti e dinamiche. Come s’articolano oggi i rapporti
tra la patria di origine e la nazione in cui si vive o si è nati?
Esistono rapporti istituzionali (ambasciate e consolati) e relazioni commerciali, legate
sia a progetti nazionali sia a proposte del luogo d’origine e numerose iniziative private.
Insieme per lo sviluppo e l’inclusione
sociale: progetti di cooperazione
tra Italia e Colombia
I rapporti tra l’Italia e la Colombia sono di stima e collaborazione: il paese sud americano ha un’ambasciata a Roma e un consolato generale a Milano mentre l’Italia è presente diplomaticamente con un’ambasciata a Bogotà e consolati onorari a Barranquilla,
Medellin, Cali e Cartagena.
I legami, però, non sono solo di tipo diplomatico ma anche di carattere economico,
sociale e culturale. Negli ultimi anni importanti iniziative hanno coinvolto la Camera di
Commercio di Trieste, l’Università di Trieste, l’Ente Friuli nel Mondo e il partner colombiano EurAmerica per l’istruzione di alcuni giovani italo-colombiani che dopo aver seguito,
per circa 9 mesi, una serie di lezioni dedicate alle relazioni con gli enti pubblici in ambito
turistico presso l’Università di Trieste, hanno superato l’esame del corso IAL “Tecnico
superiore dell’organizzazione delle strutture ricettive e del marketing del turismo integrato” e hanno ricevuto, a Bogotà, gli attestati di qualifica rilasciati dalla Regione Friuli
Venezia Giulia. Gli studenti, arrivati a Trieste per conoscere il modo di operare di alcune
strutture turistiche italiane, oltre a seguire ore di formazione con lezioni frontali in aula,
sia a Bogotà che nel capoluogo friulano, hanno partecipato a uno stage finale nelle più
importanti realtà italiane del settore. L’apprendimento delle principali modalità operative
per avviare e gestire una realtà turistica e di alcuni modelli come l’agriturismo o la ristorazione, hanno poi dato grande impulso allo sviluppo turistico in Colombia.
Ai progetti culturali e di formazione si sono uniti quelli economici e di sviluppo sociale. Da considerare è, sicuramente, il protocollo d’intesa firmato dal Sindacato Emigrati
Immigrati (SEI-UGL) e l’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Dipartimento di Huila,
regione a sud-ovest della Colombia. Lo scopo dell’accordo è quello di cooperare per
favorire lo sviluppo economico e sociale della zona attraverso la crescita dell’occupazione e dell’inclusione sociale nel rispetto del mantenimento della cultura e delle tradizioni
locali. Le parti, in particolare, hanno stabilito alcuni settori d’intervento all’interno dei
quali hanno diviso compiti e impegni. Il turismo, l’artigianato, la formazione e l’educazione sono gli ambiti in cui il sindacato s’impegna ad assistere i colombiani, i quali dal
canto loro si assumono il dovere di favorire l’integrazione e la tutela dei lavoratori italiani
immigrati nel loro Paese.
Oltre il regionalismo:
l’associazionismo degli italiani
L’emigrazione italiana assunse frequentemente i connotati di una emigrazione campanilistica, in cui le persone si associavano per appartenenza regionale e comunale:
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detto in altri termini, non ci si sentiva tanto italiani quanto campani, veneti, lucani e così
via. Tuttora, molti sono i siti internet d’interesse regionale o comunale nati per la cura
dei concittadini. Il regionalismo è una caratteristica nata prima dell’Italia unita che si è
mantenuta in una certa misura fino ad oggi, determinando le modalità degli scambi e
dei rapporti e portando ad una evidente disgregazione della comunità italiana in varie
micro comunità, ognuna delle quali instaura rapporti principalmente e a volte esclusivamente con il corrispondente ente regionale in Italia.
In Colombia, al contrario di quanto avvenuto in altri contesti dell’America latina, gli
italiani hanno scelto di associarsi in maniera unitaria, allargando le sedi di certe strutture
associative alle principali città del Paese.
A Cartagena de Indias, Bogota, Medellin e Cali sono presenti sedi dell’Associazione
Italiani in Colombia e la rivista Va Pensiero4 rappresenta una realtà radicata da tempo
all’interno delle comunità italiane presenti nella nazione e nei paesi vicini. Tra i lettori ci
sono tanti cittadini di diversi paesi, anche rappresentanti del mondo politico, culturale
ed economico. Accanto all’Associazione Italiani in Colombia esiste l’Iter, l’Unione degli
Italiani In Colombia, una comunità virtuale fondata nel 2007, che rappresenta una piattaforma importante per il networking internazionale tra gli espatriati e le persone rimaste in Italia. Le comunità di italiani all’estero presenti all’interno della piattaforma sono
molte, ma quella che riguarda la Colombia è la più numerosa e vivace per la quantità
delle adesioni raggiunte.
La presenza della lingua italiana
e l’uso di italianismi
La lingua e la cultura italiana sono conosciute e studiate oltre i confini nazionali grazie all’opera dell’Istituto Dante Alighieri che, dal 1889, si prodiga non solo per la diffusione della lingua ma anche per il mantenimento delle tradizioni italiane all’estero attraverso l’apertura di Comitati nelle principali città e metropoli internazionali. Esso è presente anche in Colombia, in particolare a Barranquilla, Bogotà, Cartagena de Indias e
nella città di Cali. Una presenza così ricca e ben distribuita è dovuta al fatto che gli italiani hanno lasciato comunque traccia della loro presenza nella lingua colombiana nonostante il modesto numero delle collettività presenti. È abbastanza frequente l’uso di
alcuni italianismi legati in particolare alla gastronomia. Giovanni Meo Zilio ha dedicato un saggio, dal titolo Italianismos generales en el
español rioplatense5, in cui viene sottolineato ripetutamente l’importanza della lingua italiana rioplatense nello spagnolo colombiano. Lo scrittore ha segnalato 200 parole di origine italiana, molte della quali sono usate comunemente da autori latino-americani nei
testi teatrali, nei saggi e nei romanzi. Per fare qualche esempio, basti citare importanti
scrittori colombiani come León De Greiff, influenzato dallo stile e dalle opere letterarie di
Gabriele D’Annunzio, Gabriel García Márquez e molti altri. Le nuove generazioni di giovani letterati ispano-americani, sempre secondo lo studio di Zilio, considerano l’utilizzo
di italianismi nelle loro opere come un elemento di facile comprensione, al punto che
ne fanno un uso sempre maggiore.
In realtà, altri studi attestano che l’influenza della lingua italiana in questo paese è
ridotta e soprattutto che l’uso di certi termini è riservato a cerchie ristrette di persone, a
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élite cioè che frequentano circoli culturali e linguistici.
Tuttavia, la presenza ridotta di immigrati italiani in Colombia non ha favorito il
diffondersi della lingua italiana nel quotidiano, né la proliferazione di intellettuali, poeti e
scrittori italiani. Le cose però stanno cambiando: se l’italiano non è entrato nella vita
quotidiana è sicuramente conosciuto in ambito musicale, cinematografico e gastronomico, soprattutto nelle grandi città dove termini come espaghetti (it. spaghetti), arriverchi (it. arrivederci), farniente (it. dolce far niente) o chao (it. ciao)6 stanno sempre più
entrando man mano nel linguaggio comune. L’ I n d a g i n e s u l c a m p o p r o m o s s a
dalla Fondazione Migrantes nel 2012
La collaborazione tra Sei-Ugl e Fondazione Migrantes per il monitoraggio delle condizioni dei lavoratori italiani emigrati nel mondo è continuata anche nel 2012.
Da gennaio a marzo gli uffici del SEI-UGL hanno distribuito 192 questionari a italiani
residenti in Colombia o, comunque, lavoratori italiani presenti sul territorio, in varie città
colombiane, con l’intento di approfondire la realtà economica, occupazionale e sociale
della comunità italiana nel paese sud americano.
I dati ufficiali del ministero degli esteri parlano, come abbiamo visto, di 13.324 italiani iscritti all’Aire (di cui il 50,3% donne), celibi nel 53,4% dei casi e coniugati nel 35,2%.
I vedovi sono l’1,5% mentre i divorziati l’1,6%. Il motivo principale dell’iscrizione è per
nascita (57%), a seguire c’è l’espatrio (35,6%), la cittadinanza (4,7%) e il trasferimento.
Le principali province di provenienza sono Roma (14%), Salerno (10%) e Cosenza
(9%), evidenziando una preponderante emigrazione dal sud della penisola.
I dati dell’Indagine Migrantes mostrano come il 28,1% del campione (importante
come riferimento seppure non del tutto rappresentativo) è costituito da donne e la
quasi totalità degli intervistati non risulta residente in Colombia: la maggior parte ha
voluto conservare la residenza in Italia, nella propria città d’origine. La città più rappresentata è Bogotá con 73 intervistati (38%). A seguire Cali con 45 (23,4%), Neiva con
30 (15,6%) e Cartagena con 13 (6,8%).
Il 40,1% del campione ha 30-44 anni; il 29,2% ha 45-54 anni; il 14,1% ha tra i 18 e
i 29 anni e il 9,9% ha, invece, tra i 55 e i 64 anni. Hanno più di 65 anni il 5,2% degli
intervistati mentre l’1,6% è minorenne. Si tratta, quindi, di una popolazione abbastanza
giovane e in piena età da lavoro.
Il dato è confermato dai risultati dello stato civile. Il 35,9% è, infatti, coniugato; il
27,1% convive. Il 19,3 % è celibe o nubile, il 12,5% è separato e il 5,2% vedovo.
La metà del campione ha dichiarato di avere figli, ma il 49% non ne ha specificato il
numero. Il 51% degli intervistati risponde che i figli sono iscritti all’Aire, ma il 48,4%
non spiega il perché dell’iscrizione. Nonostante le numerose risposte mancate, chi ha
risposto afferma che l’iscrizione dei figli permette di usufruire dei benefici che derivano
dal possesso della cittadinanza italiana (17,2%) o per avere la possibilità di votare anche
dall’estero 21,4%.
Gli intervistati hanno un titolo medio-alto. Tranne un caso in cui l’intervistato ha
dichiarato di avere un titolo di studio estero, il 40,6% ha frequentato il liceo, il 28,5%
ha una qualifica da tecnico-professionale e il 16,7% è laureato.
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La rappresentatività di provenienza riguarda tutte le regioni italiane a dimostrare
come l’emigrazione sia un fenomeno che riguardi tutta la Penisola.
COLOMBIA. Italiani intervistati per regioni di origine* (2012)
Regione
Lazio
Toscana
Puglia
Calabria
Campania
Emilia Romagna
Lombardia
Piemonte
v.a.
39
29
23
17
12
11
8
8
%
20,3
15,1
12,0
8,9
6,3
5,7
4,2
4,2
Regione
Sardegna
Veneto
Marche
Liguria
Umbria
Basilicata
Sicilia
Totale
v.a.
7
7
6
5
5
2
2
192
%
3,6
3,6
3,1
2,6
2,6
1,0
1,0
100,0
* Il Friuli Venezia Giulia è rappresentato da 1 persona, mentre le altre regioni non sono presenti.
FONTE: Rapporto Italiani nel Mondo. Elaborazioni su dati dell’Indagine Migrantes 2012 e SEI-UGL
Un dato interessante è quello relativo ai rientri: il 73,4% degli intervistati non desidera tornare in Italia, ma la maggior parte non dichiara la motivazione. Tra coloro che
hanno spiegato il perché, però, emerge il problema del lavoro.
Gli italiani in Colombia sono impegnati in vari settori dell’economia del paese,
soprattutto nel terziario dove lavora il 49% degli occupati intervistati.
La situazione economica della Colombia, nonostante il recente sviluppo di altri comparti produttivi, rimane strettamente legata ad un’agricoltura che, per eccellenza e
varietà di produzioni, è tra le più ricche dell’America latina. Il clima e il territorio molto
diversificati consentono all’agricoltura colombiana di produrre, con beneficio della stabilità del volume delle esportazioni, una grande varietà di prodotti: infatti, nelle zone a
clima tropicale si producono cotone, canna da zucchero, tabacco, oltre a grandi quantità e varietà di frutta, mentre nelle regioni temperate si coltiva soprattutto caffè; nelle
zone con fascia termica fredda si producono orzo, mais e nelle savanas di Bogotà è
localizzata una ricca floricoltura.
Il sottosuolo del paese sud americano è ricco di petrolio, di gas naturale, di carbone,
di metalli e di pietre preziose, in una quantità così grande da rendere la Colombia il
primo paese dell’America latina per le esportazioni di carbone e uno stato importante
nella produzione internazionale di smeraldi.
L’indagine mette in luce alcuni aspetti importanti del lavoro degli italiani sottolineando come i nostri connazionali si siano ben inseriti nel mercato occupazionale locale. Il
43,5% del campione, infatti, ha dichiarato che se avessero potuto scegliere il lavoro
avrebbero fatto la stessa attività lavorativa svolta attualmente nel paese latino americano, contro il 23,4% che avrebbe, al contrario, desiderato fare un lavoro diverso.
Il 54,2% degli intervistati giudica “buona” la propria condizione lavorativa all’estero:
il 44,3% svolge un lavoro autonomo e il 33,9% dipendente. Sono l’8,9% i pensionati e
il 6,3% le casalinghe. Pochi gli studenti (2,1%). Il 3,6 % è in cerca di prima occupazione. Più della metà degli intervistati aveva un’occupazione dipendente anche prima di
partire per la Colombia (53,1%), ma in questo paese beneficia di un contratto a tempo
indeterminato (50,2%) e per il 28,6% a tempo pieno.
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Importante evidenziare che il 74% degli intervistati dichiara di non aver mai subito
infortuni in ambito lavorativo e che il 52,6 % considera il proprio posto di lavoro sicuro.
La retribuzione è considerata adeguata e il 53,6% la definisce “abbastanza buona”:
quasi la metà degli intervistati, invece, si ritiene soddisfatta della propria occupazione.
Se dal questionario emerge una realtà di integrazione ben riuscita sul piano lavorativo, lo stesso si può dire per quanto riguarda la sfera sociale: dopo un periodo iniziale di
difficoltà, dovute principalmente alla ricerca di un lavoro, di un alloggio e all’apprendimento di una lingua straniera, , la maggior parte degli intervistati ritiene di averle superate e l’aiuto dei genitori è stato, in questo, fondamentale. Passato qualche anno, però,
le condizioni economiche sono migliorate.
Secondo l’indagine condotta dalla Fondazione Migrantes con la SEI-UGL, la maggior
parte degli italiani non hanno conservato l’uso frequente della lingua italiana: solo il
25,5 % la parla prevalentemente in casa propria. È più frequente l’uso della lingua locale (69,3%). Poco utilizzati anche i dialetti delle zone d’origine (1,6%).
Il 38% degli italiani raggiunti in questa indagine vivono all’estero da un periodo di
tempo relativamente breve (5-10 anni), a dimostrazione del fatto che l’emigrazione
verso la Colombia non ha riguardato il periodo della grande emigrazione e che, anche
oggi, non rappresenta numeri cospicui. I questionari hanno messo in luce alcuni aspetti
della vita sociale e politica che dipingono una comunità interessata alle vicende politiche, sociali ed economiche dal paese di origine, ma che si sentono perfettamente inseriti delle dinamiche del paese di arrivo: il 78,6% legge i giornali del luogo e il 91% quelli
italiani.
Un dato di rilievo è quello relativo alla limitata partecipazione alla vita politica, solo il
57,8% si reca a votare in occasione delle consultazioni elettorali italiane contro il 41,7%
di assenteismo. Le ragioni di tale situazione si potrebbero ricollegare alle mancanze che
molti lamentano nei confronti dei consolati: il 59,4%, infatti, dichiara di non essere soddisfatto dell’operato dei consolati.
Gli immigrati colombiani in Italia
Prima di concludere questo approfondimento è utile, pe rcompletezza di informazioni, soffermarsi sulla presenza dei colombiani in Italia. La Colombia, come si è visto,
non ha costituito una delle mete principali per i migranti italiani in America latina e così
anche in Italia la presenza dei colombiani non è tra quelle più consistenti.
I latino-americani in Italia sono 354.186 al 31 dicembre 2010. Tra di essi i colombiani sono 20.571. Si tratta del quarto paese più popoloso di quell’area continentale (44,5
milioni), è stato caratterizzato da forti movimenti migratori per ragioni economiche e
anche di ordine pubblico, quali violenza, omicidi, traffico di droghe, movimenti rivoluzionari e altro: in Italia, al 31 dicembre 2010, sono state 321 le persone presenti per
asilo o protezione umanitaria. Si è trattato non solo di flussi consistenti di migrazioni
interne verso le città e flussi diretti all’estero, così che attualmente sono circa 4 milioni
di colombiani che vivono all'estero, specialmente negli Stati Uniti, in Ecuador, in Spagna
e in Venezuela. In Italia essi sono aumentati in misura meno consistente (+5,1% in ciascuno degli ultimi due anni e ancora di meno nel biennio precedente, per un totale del
16,6% rispetto al 2006 quando erano 17.640), sia rispetto agli altri latinoamericani che
alla media degli immigrati, e ora sono la sesta collettività dopo il Perù (96.603),
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l’Ecuador (91.625), il Brasile (46.690), la Repubblica Dominicana (24.529). L’incidenza
degli uomini si ferma al 36,8% e questa ampia prevalenza delle donne lascia intendere
che lo sbocco venga trovato in larga misura nel settore dell’assistenza alle famiglie,
occupazione a carattere prevalentemente femminile, come del resto avviene anche per
molti altri immigrati dall’America latina.
Il livello di mille presenze viene superato solo in 7 regioni: Lombardia 4.527, Lazio
3.806, Veneto 2.205, Emilia Romagna 1.653, Friuli Venezia Giulia 1.239, Piemonte
1.225 e Toscana 1.182, mentre solo due comuni Roma (2.622 residenti, 3.330 nella
provincia) e Milano (1.023, 1.900 nella provincia) si collocano al di sopra di tale limite,
e Torino e Genova, le altre due città con il maggiore insediamento, si attestano sui 500
residenti colombiani (rispettivamente 500 e 488 e poco di più nelle rispettive province).
Pur con numeri ridotti, i colombiani si trovano in 2.510 comuni e, come comprensibile,
la lingua comune a numerosi altri latinoamericani li fa sentire meno isolati, come anche
vengono aiutati dalla facile comprensione dell’italiano, facilità che spesso si trasforma in
un fattore di commistione tra i due idiomi, pregiudicando il perfetto uso della lingua del
posto.
ITALIA. Cittadini colombiani residenti in Italia per regioni e prime 10 province (31.12.2010)
Regioni*
Maschi Femmine
Piemonte
457
768
Valle d'Aosta
4
12
Lombardia
1.723
2.804
Trentino-Alto Adige 274
447
Veneto
829
1.376
Friuli-Venezia Giulia 463
776
Liguria
354
628
Emilia-Romagna
627
1.026
Toscana
416
766
Umbria
164
292
Marche
152
265
Lazio
1.538
2.268
Abruzzo
103
217
Molise
7
13
Campania
162
486
Puglia
64
212
Basilicata
8
20
Totale
1.225
16
4.527
721
2.205
1.239
982
1.653
1.182
456
417
3.806
320
20
648
276
28
Regioni*
Maschi
Calabria
21
Sicilia
152
Sardegna
50
Totale
7.568
Prime 10 province Maschi
Roma
1.338
Milano
744
Brescia
260
Torino
266
Verona
266
Genova
210
Udine
217
Treviso
198
Firenze
185
Trento
205
Puglia
64
Totale
7.568
Femmine Totale
79
100
432
584
116
166
13.003 20.571
Femmine
Totale
1.992 3.330
1.156 1.900
489
749
409
675
385
651
388
598
374
591
328
526
332
517
298
503
212
276
13.003 20.571
*Aree regionali: Nord Ovest 16,7%, Nord Est 14,4%, Centro 14,5%, Sud 3,4%, Isole 1,9%
FONTE: Rapporto Italiani nel Mondo. Elaborazioni su dati Istat
L’incisiva presenza dei colombiani a Roma si spiega con il grande fascino esercitato
dalla Capitale, ma anche per il fatto che è il centro del cattolicesimo e quindi attira molti
religiosi e religiose (circa un migliaio); è, inoltre, un’area fortemente bisognosa di servizi
per la famiglia.
La composizione di genere, squilibrata a favore delle donne che costituiscono circa i
due terzi, attesta che molte famiglie non sono ricongiunte e ciò predispone all’invio di
rimesse in patria. I celibi (64,6%) superano di gran lunga i coniugati (33,3%). L’anali
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comparativa dei permessi di soggiorno indica che, mentre tra la totalità degli stranieri
l’incidenza dei minori è del 22% e tra i latinoamericani del 15,7%, tra i colombiani il
valore scende al 13,1%; di conseguenza, i colombiani sono maggiormente concentrati
nelle successive fasce di età: 18-29 anni il 21,8%, 30-44 anni il 38,7%, 45-64 anni il
23,0%, 65 anni e più il 3,4%. I soggiornati sono per il 34,9% titolari di permesso di soggiorno per lavoro (e tra di essi solo il 2,9%, pari a 560 persone, svolge un lavoro autonomo) e il 54,6% di un permesso per motivi familiari.
ITALIA. Cittadini colombiani titolari di permesso di soggiorno (31.12.2012)
Provenienza
Totale Maschi Celibi Coniug.
% Nubili %
%
Colombia
18.963 34,9 64,6 33,3
America lat. 319.131 35,0 60,9 37,2
Totale
3.110.134 50,4 54,4 44,4
altro
%
0 - 14 15 - 17 18 - 29
30 - 44 45 - 64 65 e +
2,1
2.015
472 4.137
7.336 4.353 650
1,9 41.453 8.494 66.800 128.004 66.322 8.058
1,2 621.738 67.456 628.018 1.111.791 607.681 73.450
FONTE: Rapporto Italiani nel Mondo. Elaborazioni su dati Ministero dell’Interno
Nel 2010 sono stati inviati in America Latina 705.662.000 euro, di cui 70.514 in
Colombia, che si colloca così al quarto posto dopo Perù, Ecuador e Brasile. Purtroppo
nel Paese, a seguito della crisi mondiale, è calato l’afflusso delle rimesse e ciò ha avuto
un impatto negativo sull’economia e sul benessere delle famiglie. È stato riscontrato che
le rimesse influiscono positivamente sul tasso di scolarizzazione dei figli dei migranti, più
elevato rispetto ai figli di persone che non sono migrate.
Conclusioni
Lontano dai grandi numeri di fine Ottocento, che hanno riguardato in maggior
misura paesi come l’Argentina e il Brasile, anche la Colombia ha una storica, seppur
poco conosciuta, presenza di immigrati. Sicuramente la maggior parte furono lavoratori
ma molti, come abbiamo visto, furono anche i politici che cercarono libertà in questo
paese durante la dittatura fascista. La presenza degli italiani che emerge dall’indagine
realizzata, mostra una collettività contrassegnata da una integrazione riuscita, che si
palesa soprattutto in ambito lavorativo, dove gli italiani si sentono soddisfatti sia del loro
impiego che della retribuzione percepita e non mostrano problemi o ansie di precariato.
I rapporti con il paese di origine sono buoni, anche se esiste una certa diffidenza verso
l’operato dei consolati. Si torna spesso in Italia, dove si è conservata la residenza, evidenziando come l’emigrazione sia concepita, comunque e nonostante tutto, non definitiva
o comunque tale da recidere i contatti.
L’immigrazione italiana oggi, in Colombia, raggiunge numeri modesti, ma si palesa
in modo evidente il carattere imprenditoriale di molti connazionali che hanno aperto e
continuano ad avviare imprese di successo. Dal campione risulta infatti che la maggior
parte degli occupati svolgono un lavoro autonomo.
Lo stato italiano, infine, ha avviato, attraverso i sui enti, collaborazioni sempre più
frequenti con strutture colombiane per favorire attività non solo commerciali ma anche
di scambio culturale e per promuovere una tutela maggiore dei nostri immigrati.
RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO 2012
Tr a s t o r i a e d a t t u a l i t à : l a p r e s e n z a d e g l i i t a l i a n i i n C o l o m b i a
Riferimenti bibliografici
Vittorio Cappelli, Storie di italiani nelle altre Americhe. Bolivia, Brasile, Colombia,
Guatemala e Venezuela, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2009.
__, Italiani in Colombia e nelle altre Americhe. L’immigrazione da un territorio di frontiera
calabro-lucano-campano, in O. De Rosa-D. Verrastro, a cura di, L’immigrazione italiana tra
attualità e memoria, Il Mulino, Bologna, 2007, pp. 313- 329.
__, Entre immigrantes, socialistas y masones, la emigracion italiana en Colombia y el
centro America y un fantamal attentado a Mussolini, in Estudios migratorios latinoamericanos, (19), 57, 2005, pp. 335-336.
__, Nelle altre Americhe. Calabresi in Colombia, Panama, Costarica e Guatemala, La
Mongolfiera, Cassano Ionio, 2004.
__, Tra Macondo e Baranchilla. Gli italiani nella Colombia Caraibica dal tardo Ottocento
alla Seconda guerra mondiale, in Altreitalie, Rivista di studi sulle popolazioni di origine italiana nel mondo, n.27, luglio- dicembre, 2003, pp. 18-52.
Patrizia Comito-Rosanna Di Domenico, Nascere tra due partiti. Paesi di riferimento:
Brasile, Colombia, Ecuador, El Salvador, Perù. Il Volume, Comune di Milano, Milano, 2000.
Laura Operti, Sguardi sulle Americhe, Bollati-Boringhieri, Torino, 1995.
Note
1
In Paesi come l’Argentina, il Venezuela e il Cile, ad esempio, la presenza degli stati ha caratterizzato e orientato molto i flussi, favorendo l’acquisto di terre e l’avvio di gruppi coloniali mentre in
Colombia gli italiani sono stati spesso impiegati nella costruzione di opere pubbliche per migliorare le
infrastrutture del paese. Molti sono anche gli artigiani e i commercianti che hanno aperto importanti
attività di ristorazione.
2
Cfr., Vittorio Cappelli, Tra Macondo e Baranchilla. Gli italiani nella Colombia Caraibica dal tardo
Ottocento alla Seconda guerra mondiale, in Altreitalie, Rivista di studi sulle popolazioni di origine italiana
nel mondo, n.27, luglio-dicembre, 2003, pp. 18-52.
3
Cfr., Vittorio Cappelli, Italiani in Colombia e nelle altre Americhe. L’immigrazione da un territorio di
frontiera calabro-lucano-campano, in O. De Rosa-D. Verrastro, a cura di, L’immigrazione italiana tra
attualità e memoria, Il Mulino, Bologna, 2007, pp. 313-329.
4
Per saperne di più consultare il sito www.assoitaliani-co.org
5
È possibile consultare lo studio scaricando il file dal sito www.cervantes.es. Il testo è in lingua
spagnola.
6
Vocabolo, quest’ultimo, usato per lo più dalle giovani generazioni.
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