newsletter anno 01 / semestre 01
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B USINES S IN TEG RIT Y F O R U M etica al centro Newsletter anno 01 / semestre 01 scopri tutti i contenuti >> busine ssin t eg ri t y.t r anspar e nc y.i t n e w s l e t t e r a n n o 01 / sem estre 01 Corruzione in Italia: un problema culturale? Molti studi e ricerche dimostrano come nel nostro Paese, e in particolare in alcune regioni, il problema della corruzione abbia una matrice culturale prima che economica. TRANSPARENCY INTERNATIONAL ITALIA BUSINESS INTEGRITY FORUM Se ricevi questa brochure informativa, molto probabilmente la tua azienda ha deciso di aderire all’iniziativa lanciata da Transparency International Italia per aumentare la trasparenza, l’integrità e la responsabilità del settore economico del nostro Paese: il Business Integrity Forum (BIF), che riunisce grandi aziende italiane che attraverso il BIF si impegnano a prevenire e combattere il fenomeno della corruzione nelle pratiche di business adottando e diffondendo strumenti e pratiche anticorruzione e una maggiore cultura della legalità. Transparency International Italia (www.transparency.it) è un'organizzazione non governativa, no profit, che riceve fondi sia pubblici che privati da destinare all’adempimento della propria missione, ovvero la promozione della trasparenza e il contrasto alla corruzione. Tra i suoi partner annovera anche aziende che condividono e cercano di promuovere il cambiamento in direzione di "un mondo in cui governo, politica, affari, società civile e vita quotidiana delle persone siano libere dalla corruzione" e che si impegnano di conseguenza a rispettare norme e buone pratiche per il contrasto alla corruzione. Sono molte le aziende desiderose di partecipare alla lotta alla corruzione e che sono pronte a fare ordine nelle loro attività, tenendo lontane le persone disoneste e i network corrotti, e che lavorano per mitigare i rischi a cui sono esposte. Con questa finalità, negli ultimi 20 anni Transparency International Italia si è impegnata nel settore privato per elaborare un lavoro di prevenzione della corruzione, assistendo le aziende nello sviluppo e nell’implementazione di piani anticorruzione specializzati, e di strumenti e programmi volti ad aumentare la trasparenza. Per le aziende che si impegnano a combattere la corruzione e a sostenere la lotta globale per una maggior trasparenza, l’adesione al Business Integrità Forum di Transparency International è un passo significativo in grado di dimostrare un impegno concreto: l'importanza di questa partnership si riverbera in tutto il settore, posizionando l’azienda tra i pionieri di un sistema basato sull’integrità, sulla sostenibilità e su una migliore e più responsabile governance. Il Business Integrity Forum è un’iniziativa coordinata da Transparency International Italia a cui hanno aderito le seguenti aziende: ASSICURAZIONI GENERALI – EDISON – ENEL – FALCK RENEWABLES – ITALCEMENTI GROUP – LUXOTTICA – PIRELLI – TIM – TERNA – KPMG – SALINI IMPREGILO - SNAM – VODAFONE Si corrompe quindi non solo perché è “economicamente vantaggioso”, ma perché in fondo non c’è nulla di male nel farlo. Di seguito vengono presentati i risultati di un sondaggio realizzato tra i ragazzi partecipanti al programma di educazione alla legalità di Transparency International Italia nel 2013, che ha visto il coinvolgimento di 18 classi e 361 studenti tra i 15 e i 19 anni. Le risposte date mettono in luce i comportamenti che i giovani assumerebbero rispetto a tre situazioni particolari: richiesta attiva di corruzione, richiesta passiva, denuncia. In generale gli studenti risultano essere più propensi a prendere le distanze dai casi di corruzione che si manifestano in situazioni vicine alla loro vita di tutti i giorni. Ciò non accade con gli avvenimenti lontani dalla loro realtà, in cui manifestano una maggiore propensione ad accettare la corruzione. Questo diverso atteggiamento potrebbe essere imputato alla diversa percezione della sanzione, più sentita nei casi a loro più vicini. Oltre il danno economico, il danno sociale della corruzione Nel 37% delle aziende sanitarie italiane si sono verificati episodi di corruzione negli ultimi cinque anni, e in circa un terzo dei casi non sono stati affrontati in maniera appropriata. Ad affermarlo sono gli stessi dirigenti delle 151 strutture sanitarie che hanno partecipato all’indagine sulla percezione della corruzione realizzata nell’ambito del progetto «Curiamo la corruzione» da Transparency International Italia, Censis, ISPE-Sanità e Rissc. Il progetto, oltre alla ricerca presentata lo scorso 6 aprile a Roma, prevede l’esecuzione di diverse altre attività, che vanno dalla formazione anticorruzione dei dirigenti e del personale sanitario alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul problema, attraverso una campagna social, dall’elaborazione di strumenti di policy-making (raccomandazioni e linee guida) all’applicazione di strumenti concreti di prevenzione e contrasto della corruzione in alcune strutture sanitarie. “si corrompe perchè non c’è niente di male: in italia manca una vera sanzione sociale verso corrotti e corruttori” “I giovani sono propensi ad accettare la corruzione per situazioni più lontane dalla loro realtà” “la corruzione provoca danni alla società: 1 azienda sanitaria su 3 ha registrato episodi di corruzione” etic a a l c e n tro n e w s l e t t e r a n no 01 / sem estre 01 Le attività di lobbying in Italia In Italia il lobbying, o lobbismo, con cui genericamente si definiscono le attività di gruppi organizzati o dei loro rappresentanti volte ad influenzare le decisioni pubbliche, è un fenomeno estremamente diffuso ma al tempo stesso difficile da conoscere: tutti sanno che esiste, eppure continua ad essere impossibile, o quantomeno molto difficile, affermare con precisione chi svolge tali attività, nei confronti di chi, con quali mezzi ed obiettivi. >> alcune statistiche 228 segnalazioni La mancanza di trasparenza sul processo decisionale e su chi lo influenza, ha portato alla sovrapposizione nell’immaginario collettivo dei concetti di lobbying e di corruzione, quasi fossero sinonimi, mentre la professione del lobbista viene dipinta come il mero tentativo di alcuni soggetti più influenti e ricchi (case farmaceutiche e banche, solo per citarne alcuni) di aumentare la propria influenza politica. chi segnala? 30,7% uomini 12,4% donne 30,7% anonimi 55% testimoni ALAC - Allerta Anticorruzione Le aziende che aderiscono al Business Integrity Forum supportano economicamente il servizio ALAC Allerta Anticorruzione di Transparency International Italia, che offre assistenza gratuita a tutti i cittadini vittime o testimoni di corruzione. 42% vittime 3% altro cosa viene segnalato? Nel primo anno e mezzo di apertura, ALAC ha raccolto oltre 210 segnalazioni provenienti da tutta Italia ed ha aiutato i segnalanti a sporgere denuncia e a tutelarsi contro eventuali ritorsioni lavorative. i 3 settori maggiormente coinvolti Lo staff di ALAC aiuta quotidianamente tutti quei cittadini in difficoltà che non sanno a chi rivolgersi per segnalare i reati di cui sono venuti a conoscenza, un po’ per sfiducia e molto per paura. Garantendo il più totale anonimato, raccogliamo le informazioni e aiutiamo a circostanziare e dettagliare le segnalazioni, così da poterci sostituire - se serve - al testimone liberandolo così dall’angoscia di subire vendette o ritorsioni per il suo operato. 7% edilizia 22,9% pubblica amministrazione 18,9% sanità le 3 pratiche più ricorrenti 13,5% favoritismi 11,9% abuso di funzioni pubbliche 11,5% frode * Dati aggiornati al 30 giugno 2016. Non è un caso che il 70% degli italiani ritiene che il Governo sia in larga misura, se non del tutto, guidato da poche grandi organizzazioni che agiscono unicamente nel proprio interesse, secondo i dati raccolti nel 2013 dal Barometro Globale sulla Corruzione di Transparency International. Ma chi sarebbero queste entità in grado di influenzare il processo decisionale della nostra politica? Non è possibile saperlo, in quanto in Italia non esiste ancora una regolamentazione legislativa specifica sul lobbying, nonostante dalla nascita della Repubblica siano stati presentati più di 50 progetti di legge sul tema. In mancanza di normative di settore o di un registro nazionale dei lobbisti, il fenomeno si è sviluppato in modo per lo più informale e a porte chiuse. Il contesto socio-politico e culturale ha sicuramente contribuito a creare un sistema di lobbying ad personam, basato, più che su procedure, contenuti validi e comunicazione persuasiva, su relazioni sociali e personali. Ciò potrebbe essere riconducibile al fatto che per molto tempo la rappresentanza di interessi è stata possibile solo attraverso l’affiliazione a partiti politici, sindacati o associazioni di categoria. Quelle rare volte in cui si è cercato di dar vita ad un registro, sia a livello regionale che in seno al Ministero dell’Agricoltura, la natura volontaria dello strumento ne ha minato le potenzialità; oltre tutto non sono mai stati stabiliti degli obblighi di reporting per i lobbisti iscritti né tanto meno si è deciso di divulgare informazioni di particolare rilevanza. Lo stesso avviene per i rappresentanti del settore pubblico, che non sono tenuti a fornire informazioni in merito alle relazioni instaurate con gli stakeholder, soprattutto nelle primissime fasi del processo legislativo o quando la proposta di legge si trova in una Commissione Parlamentare, dove non viene registrata alcuna traccia del processo di stesura. L’adozione di norme per disciplinare l’attività di lobbying è tra le priorità del governo Renzi, e Transparency International Italia sostiene fortemente l’introduzione di leggi o regolamenti in materia. Raccomandiamo in particolare: L’istituzione, da parte del governo, di un registro pubblico dei lobbisti, garantito da un’autorità super partes. Il registro deve essere obbligatorio e contenere dei requisiti di trasparenza e rendicontazione. L’apertura al pubblico del processo legislativo, soprattutto nelle primissime fasi dell’iter normativo e nella fase cruciale in cui le proposte di legge passano nelle Commissioni Parlamentari, due fasi salienti che però non sono pubbliche. L’obbligo per i parlamentari di rendere pubblici i dettagli degli incontri con lobbisti e gruppi di interesse, oltre ad un maggiore controllo e alla trasparenza degli accessi al Parlamento e ai Ministeri, che devono essere registrati e resi pubblici. L’efficace e tempestiva attuazione del Freedom of Information Act recentemente adottato dal Governo, garantendo così il libero accesso ad ogni informazione e ai documenti prodotti e detenuti dalla pubblica amministrazione, comprese ovviamente le informazioni inerenti le attività di lobbying. La regolamentazione del cosiddetto fenomeno delle “porte girevoli” (revolving doors) che includa anche l’attività di lobbying, e in particolare l’introduzione di “periodi di attesa” (cooling-off periods) per i membri del Parlamento, del Governo e gli alti funzionari pubblici, durante i quali non può essere loro consentito di effettuare attività di lobbying nei confronti dell’istituzione in cui hanno svolto le proprie funzioni precedentemente. etic a a l c e n tro La corruzione nel mondo L’indice di percezione della corruzione (CPI) di Transparency International offre la misurazione della corruzione nel settore pubblico e politico di 168 Paesi nel Mondo. Nella ventunesima edizione del CPI pubblicata il 27 gennaio di quest’anno, l’Italia si è classificata al 61° posto nel Mondo, con un voto di 44 su 100. Rispetto allo scorso anno assistiamo quindi a un minimo miglioramento nel giudizio che esperti e uomini di affari hanno espresso sul nostro Paese, che infatti guadagna un punto (da 43 a 44) e 8 posizioni nel ranking mondiale (da 69 a 61). Se a livello globale la posizione dell’Italia risulta migliore rispetto agli anni precedenti, rimane però in fondo alla classifica europea, penultima, seguita solamente dalla Bulgaria e dietro altri Paesi generalmente considerati molto corrotti come Romania e Grecia. A livello mondiale vale la pena di sottolineare il crollo del Brasile, duramente colpito dal caso Petrobras e n e w s l e t t e r a n no 01 / sem estre 01 indicatori economici il PIL pro capite, l’ONU ritenga che la corruzione abbia titolo di presenza per motivi che vanno al di là di questa prima implicazione che pur ha indubbia rilevanza. dagli scandali politici collegati che hanno portato all’impeachment della presidente Rousseff, mentre al vertice e in coda della classifica cambia poco: Somalia e Corea del Nord rimangono anche quest’anno i due Paesi più opachi, la Danimarca è nuovamente campione di trasparenza. Quando pensiamo alla presenza di un alto livello di corruzione in un Paese, il pensiero corre allo stato d’animo dei singoli individui, alla consapevolezza dell’esistenza di un improprio drenaggio di risorse che sarebbero altrimenti dedicate a sanità, istruzione, servizi sociali, ambiente. Questo provoca un senso di scoraggiamento e sfiducia nel divenire sociale e nel futuro. In merito alla lotta alla corruzione nel mondo, è da sottolineare l’importante Summit mondiale che si è tenuto a Londra il 12 maggio e che ha visto impegnati Capi di Stato e Ministri da quaranta paesi di tutto il mondo, oltre a rappresentanti delle mondo imprenditoriale e della società civile, tra cui anche Transparency International. Ci allontaniamo dalla dimensione economica per trovarci in una dimensione che riguarda più l’ascolto spirituale, il senso delle cose, della vita stessa, la percezione della presenza di una concreta forma di ingiustizia che incide negativamente su speranza e ottimismo. Durante il summit sono stati affrontati alcuni dei problemi più importanti in tutto il mondo, tra cui l’opacità dei flussi finanziari internazionali, le regole per gli appalti pubblici, i fenomeni di corruzione nel settore della sanità e in quello dello sport. Tutti e quaranta i paesi hanno firmato una carta di principi generali e hanno sottoscritto una dichiarazione contenente alcuni impegni specifici per i diversi Stati. italia 61° posizione / punteggio 44 su 100 / penultima in europa è interessante poter vedere la corruzione nell’alveo dei suoi effetti più estesi ed immateriali perché stimola modi, toni e visione per un suo ancor più determinato contrasto. Corruzione e felicità Il 16 Marzo è stato presentato a Roma il nuovo World Happiness Report 2016 (WHR), cioè l’Indice della Felicità pubblicato dall’ONU, che identifica nella felicità una misurazione alternativa al PIL per valutare il progresso sociale e le politiche pubbliche nel mondo. Il WHR, presentato per la prima volta nel 2012 in Bhutan in supporto al meeting delle Nazioni Unite su felicità e benessere, è giunto alla quarta edizione e modulando e affinando negli anni la metodologia, si sta progressivamente guadagnando spazio e considerazione. Scorrendo la classifica del 2016, ai primi posti troviamo Danimarca, Svizzera, Islanda, Norvegia, Finlandia, al 13esimo gli Stati Uniti, al 16esimo la Germania, al 23esimo il Regno Unito, l’Italia sprofonda al 50esimo posto, complice un netto peggioramento conseguito nell’ultimo triennio. L’indice WHR è il risultato della combinazione dei seguenti indicatori: PIL pro capite, supporto e vita sociale, aspettativa di vita in buone condizioni di salute, generosità, libertà di fare scelte, percezione della corruzione. è per noi interessante constatare la presenza dell’indice di percezione della corruzione tra i 6 indicatori principali che determinano l’Indice di Felicità. Si può osservare come, essendo già presente tra gli Ciò che ci insegna questo rapporto delle Nazioni Unite è che la corruzione non va considerata semplicemente come un reato che colpisce le tasche dei cittadini, ma come un vero e proprio ostacolo al pieno compimento di una società basata sui valori di giustizia, equità, correttezza. b usi n e ssi n te gr i ty.tra nspa rency.it