World Energy Outlook 2014 - International Energy Agency

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World Energy Outlook 2014 - International Energy Agency
World
Energy
Outlook
2014
SINTESI
Italian translation
AGENZIA INTERNAZIONALE PER L’ENERGIA
L’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE) è un organismo autonomo istituito nel novembre del 1974. Il suo
compito principale era - ed è tuttora - duplice: favorire la sicurezza energetica dei paesi membri attraverso
un meccanismo di risposta collettiva all’interruzione fisica di forniture petrolifere e fornire ricerche e analisi
autorevoli che suggeriscano ai suoi 29 paesi membri, e non solo, come garantirsi l’accesso a fonti energetiche
affidabili, accessibili e pulite. L’AIE porta avanti un vasto programma di cooperazione energetica che coinvolge i suoi
paesi membri, ciascuno dei quali ha l’obbligo di detenere un livello di scorte petrolifere equivalente a 90 giorni delle
rispettive importazioni nette. Alcuni dei principali obiettivi dell’AIE sono:
n Assicurare ai paesi membri l’accesso a forniture affidabili e consistenti di tutte le forme di energia; in particolare,
mantenendo efficaci strumenti di risposta a situazioni di emergenza dovute a crisi degli approvvigionamenti
petroliferi.
n Promuovere politiche energetiche sostenibili che stimolino, su scala mondiale, la crescita economica e la
protezione dell’ambiente - soprattutto in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra che
contribuiscono al cambiamento climatico.
n Migliorare la trasparenza dei mercati internazionali attraverso la raccolta e l’analisi dei dati energetici.
n Supportare la collaborazione mondiale in materia di tecnologie energetiche al fine di garantire le
future disponibilità di energia e mitigarne l’impatto ambientale, anche grazie al miglioramento
dell’efficienza energetica e allo sviluppo e alla diffusione di tecnologie a basso contenuto di
carbonio.
n Trovare soluzioni alle sfide energetiche mondiali attraverso il coinvolgimento e il
dialogo con i paesi non membri, l’industria, le organizzazioni internazionali
e gli altri attori coinvolti.
I paesi membri dell’AIE sono:
Australia
Austria
Belgio
Canada
Danimarca
Estonia
Finlandia
Francia
Germania
Giappone
Grecia
Irlanda
Secure Sustainable Together
Italia
Lussemburgo
Olanda
Nuova Zelanda
Norvegia
Polonia
Portogallo
Regno Unito
Repubblica Ceca
Repubblica di Corea
Repubblica Slovacca
© OECD/IEA, 2014 Spagna
Svezia
International Energy Agency
Svizzera
9 rue de la Fédération
Stati Uniti
75739 Paris Cedex 15, France
Turchia
Ungheria
La presente pubblicazione è soggetta a
specifiche restrizioni che ne limitano l’uso
e la distribuzione. I termini e le condizioni
sono disponibili online al seguente indirizzo web:
http://www.iea.org/termsandconditionsuseandcopyright/
Anche la Commissione Europea
partecipa ai lavori dell’AIE.
Sintesi
Un sistema energetico sotto pressione
Il sistema energetico mondiale rischia di deludere le speranze e le aspettative che su di
esso sono state riposte. Le tensioni in diverse parti del Medio Oriente – che rimane l’unica
regione con risorse di petrolio producibili a costi contenuti – hanno raggiunto un livello che
difficilmente è stato più elevato sin dai tempi delle crisi petrolifere degli anni Settanta. Il
conflitto tra Russia e Ucraina ha riacceso i timori legati alla sicurezza delle forniture di gas. Il
nucleare, che in alcuni paesi riveste un’importanza strategica per garantire la sicurezza
energetica (e che viene approfonditamente esaminato in questa edizione del World Energy
Outlook [WEO-2014]), ha di fronte a sé un futuro incerto. Forniture energetiche moderne
rimangono inaccessibili a molte persone, inclusi due terzi della popolazione dell’Africa subsahariana (a cui viene dedicato il focus regionale nel WEO-2014). Il punto di partenza delle
negoziazioni internazionali sul clima, che raggiungeranno il loro momento cruciale nel 2015,
non è incoraggiante: un continuo aumento delle emissioni mondiali di gas responsabili dell’
effetto serra e un soffocante inquinamento atmosferico in molte delle città che crescono
più velocemente.
I progressi tecnologici e i risultati raggiunti in termini di efficienza alimentano qualche
ragione di ottimismo ma saranno necessari significativi sforzi politici per migliorare i
trend energetici. I segnali di stress che gravano sul sistema energetico sarebbero molto più
forti in assenza dei miglioramenti di efficienza conseguiti e dei continui sforzi profusi per
sostenere l’innovazione e ridurre il costo delle piú moderne tecnologie energetiche, come il
solare fotovoltaico (FV). Tuttavia, i trend energetici mondiali non sono facilmente
modificabili e le preoccupazioni legate alla sicurezza e alla sostenibilità degli
approvvigionamenti non si risolveranno da sole. E’ necessario che istituzioni
adeguatamente informate, l’industria e chiunque si occupi di energia, agiscano. Il WEO2014, che per la prima volta presenta proiezioni e analisi fino al 2040, fornisce elementi
analitici che possono contribuire a far sì che il sistema energetico venga modificato non
solo dagli eventi ma attraverso interventi strutturali mirati.
© OECD/IEA, 2014
Energia: la risposta a – e la causa di – alcuni urgenti problemi
Nel nostro scenario centrale, la domanda mondiale di energia è attesa aumentare del
37% al 2040, ma il trend di crescita della popolazione e dell’economia mondiale è
caratterizzato da una minore intensità energetica rispetto al passato. L’incremento della
domanda mondiale di energia rallenta sensibilmente nel nostro scenario centrale, da una
crescita media annua superiore al 2% negli ultimi due decenni all’1% dopo il 2025; ciò è il
risultato delle dinamiche dei prezzi, delle politiche intraprese e della transizione strutturale
dell’economia mondiale verso una maggiore importanza dei servizi e dell’industria a minore
intensità di consumo energetico. La distribuzione geografica della domanda mondiale di
energia cambia ancora più radicalmente: mentre in gran parte dell’Europa, Giappone,
Corea e Nord America i consumi mostrano una sostanziale stabilità, la crescita si concentra
nel resto dell’Asia (60% del totale), in Africa, in Medio Oriente e in America Latina. Un
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momento importante viene raggiunto all’inizio del decennio 2030 quando la Cina diventa il
primo consumatore petrolifero mondiale superando gli Stati Uniti, dove la domanda di
petrolio diminuisce riportandosi su livelli che non si verificavano da decenni. Ma, a partire
da quel momento, i principali motori della crescita della domanda mondiale di energia
saranno India, Sudest asiatico, Medio Oriente e Africa sub-sahariana.
Al 2040, il mix energetico mondiale si suddivide in quattro categorie di quasi egual peso:
petrolio, gas, carbone e fonti a basso contenuto di carbonio. Durante l’orizzonte di
previsione, la disponibilità fisica delle risorse non rappresenta un vincolo ma ciascuna di
queste quattro fonti su cui poggia il sistema energetico globale si trova ad affrontare un
diverso insieme di sfide. Le scelte politiche e gli sviluppi di mercato che riducono la quota
delle fonti fossili sulla domanda primaria di energia appena al di sotto del 75% al 2040, non
bastano per arrestare l’aumento delle emissioni di anidride carbonica (CO2) legate
all’energia, che crescono di un quinto. A causa di queste dinamiche, il mondo continua a
muoversi lungo una traiettoria coerente con un incremento della temperatura media
mondiale di lungo termine di 3.6 oC. Il Panel Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici
stima che per contenere l’aumento della temperatura entro i 2 oC – obiettivo concordato a
livello internazionale se si vogliono evitare più ampie e gravi implicazioni legate al
cambiamento climatico – le emissioni mondiali di CO2 dal 2014 in poi devono mantenersi al
di sotto del livello soglia di 1.000 gigatonnellate. Nel nostro scenario centrale, questo intero
ammontare viene emesso nel periodo compreso fino al 2040. Dal momento che le
emissioni non crolleranno a zero velocemente una volta raggiunta questa soglia, risulta
evidente che il perseguimento dell’obiettivo dei 2 oC richiede un’azione urgente e tale da
indirizzare il sistema energetico lungo un percorso più sicuro. Sarà questo il focus del
Rapporto Speciale del WEO che verrà pubblicato a metà 2015, prima del cruciale avvio delle
negoziazioni ONU sul clima che si terranno a Parigi.
© OECD/IEA, 2014
Aumentano i timori sulla sicurezza energetica
Nel breve termine, il mercato petrolifero risulta ben fornito ma l’attuale adeguatezza non
deve nascondere le criticità a cui va incontro, in quanto aumenta la dipendenza da un
numero relativamente ristretto di produttori. I trend della domanda petrolifera mostrano
significative differenze a livello regionale: per ogni barile di petrolio che non viene più
consumato nei paesi OCSE, due barili in più sono richiesti da quelli non-OCSE. Il maggior
consumo nel settore trasporti e nel comparto petrolchimico fa sì che la domanda di
petrolio continui a muoversi lungo un trend di crescita, passando da 90 milioni di barili al
giorno (mb/g) nel 2013 a 104 mb/g nel 2040; tuttavia, il ritmo di crescita rallenta in quanto
alti prezzi e nuove misure politiche tendono a stabilizzare il livello della domanda. Per
soddisfare i consumi attesi, entro il decennio 2030 è necessario investire circa 900 miliardi
di dollari l’anno nello sviluppo upstream di petrolio e gas; permangono tuttavia molti dubbi
sulla tempestiva realizzazione di questi investimenti – soprattutto in relazione al fatto che
la produzione di tight oil degli Stati Uniti si stabilizzerà all’inizio del decennio 2020 e che
l’offerta complessiva dell’area inizierà a diminuire. La complessità e l’alta intensità di
capitale che caratterizza lo sviluppo dei giacimenti deepwater brasiliani, la difficile
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World Energy Outlook 2014
replicabilità su larga scala – al di fuori del Nord America – dell’esperienza degli USA nello
sviluppo di tight oil, le questioni irrisolte che gravano sulle prospettive di crescita della
produzione di sabbie bituminose in Canada, le sanzioni che limitano l’accesso della Russia
alle tecnologie e al mercato dei capitali e – soprattutto – le critiche condizioni politiche e di
sicurezza dell’Iraq, sono tutti fattori che potrebbero contribuire alla realizzazione di un
volume di investimenti inferiore a quello necessario. La situazione in Medio Oriente è una
delle principali ragioni di preoccupazione in quanto la crescita dell’offerta petrolifera
dipende sempre più da questa regione; questo è vero soprattutto per i paesi asiatici, attesi
importare due terzi dei volumi di greggio scambiati a livello internazionale al 2040.
© OECD/IEA, 2014
La domanda di gas naturale aumenta di oltre il 50%, mostrando il tasso di incremento più
sostenuto tra le fonti fossili, e l’aumento di un commercio mondiale di gas naturale
liquefatto (GNL) maggiormente flessibile fornisce una sorta di protezione contro il rischio
di interruzioni delle forniture. Le principali regioni che guidano l’aumento della domanda
di gas sono la Cina e il Medio Oriente, ma attorno al 2030 il gas diventa anche la fonte
principale nel mix energetico dell’OCSE, grazie alle nuove normative adottate negli Stati
Uniti volte a limitare le emissioni del settore elettrico. A differenza del petrolio, la
produzione di gas aumenta quasi ovunque (l’Europa rappresenta la principale eccezione) e
il gas non convenzionale conta per quasi il 60% della crescita dell’offerta mondiale. La
principale incertezza – al di fuori del Nord America – è se il gas naturale può essere reso
disponibile a prezzi adeguati per i consumatori e che allo stesso tempo siano in grado di
stimolare i cospicui e necessari investimenti in progetti ad altà intensità di capitale; ciò
rappresenta un punto cruciale in molti mercati emergenti dell’area non-OCSE, in particolare
in India e in Medio Oriente, ed anche per il commercio internazionale. I fabbisogni di
importazione sono attesi aumentare in gran parte dell’Asia così come in Europa, ma i timori
legati alla sicurezza della futura offerta di gas sono in parte fugati dal sempre più numeroso
gruppo di produttori internazionali, dal numero di impianti di liquefazione destinato a quasi
triplicarsi e da una quota crescente di GNL che può essere re-direzionata in funzione delle
richieste di breve termine di mercati regionali sempre più interconnessi.
Mentre le risorse di carbone sono abbondanti e l’offerta sicura, il suo consumo futuro è
condizionato da misure politiche volte a contrastare l’inquinamento e a ridurre le
emissioni di CO2. La domanda mondiale di carbone aumenta del 15% al 2040, ma quasi i
due terzi della crescita si verificano nei prossimi dieci anni. Il consumo di carbone della Cina
si stabilizza attorno ad una quota di poco superiore al 50% della domanda mondiale, per
poi ridursi dopo il 2030. La domanda diminuisce nell’area OCSE, inclusi gli Stati Uniti, dove
l’uso di carbone per la generazione elettrica cala di oltre un terzo. L’India supera gli Stati
Uniti come secondo maggior consumatore di carbone prima del 2020 e subito dopo
sorpassa la Cina come principale importatore. Gli attuali bassi prezzi del carbone hanno
esercitato pressioni sui produttori affinché tagliassero i costi, e la conseguente perdita della
capacità di produzione più costosa, unita ad una crescita della domanda, sono attesi
supportare un incremento del prezzo sufficiente ad attirare nuovi investimenti. Al 2040,
Cina, India, Indonesia e Australia contano per oltre il 70% dell’offerta mondiale di carbone,
il che evidenzia il ruolo centrale dell’Asia sui mercati carboniferi. L’adozione di tecnologie
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ad alta efficienza per la generazione elettrica a carbone e, nel più lungo termine, di sistemi
di cattura e stoccaggio del carbonio, può rappresentare una strategia prudente e finalizzata
ad assicurare una transizione graduale verso un sistema elettrico a basso contenuto di
carbonio, riducendo al contempo il rischio che la capacità rimanga inutilizzata prima del
pieno recupero dei costi di investimento.
Per aumentare l’efficienza del mix energetico servono prezzi e politiche adeguati
© OECD/IEA, 2014
L’efficienza energetica è uno strumento di cruciale importanza per allentare la pressione
che grava sull’offerta di energia ed in parte può anche attenuare gli effetti sulla
competitività generati dai differenziali dei prezzi energetici regionali. In molti paesi si sta
consolidando una rinnovata attenzione politica sull’efficienza e il settore trasporti è in
prima linea. Con oltre i tre-quarti delle automobili vendute su scala mondiale soggetti a
nuovi standard di efficienza, la domanda petrolifera del settore trasporti è attesa
aumentare di appena un quarto, nonostante il numero di autovetture e di mezzi pesanti
che circolano su strada più che raddoppia al 2040. I nuovi sforzi compiuti in termini di
efficienza si traducono in una minor crescita della domanda di petrolio, per un volume
stimato in 23 mb/g al 2040 – più dell’attuale produzione combinata di Arabia Saudita e
Russia – mentre le misure intraprese principalmente nel settore elettrico e industriale
riducono la crescita della domanda di gas di 940 miliardi di metri cubi, più dell’attuale
produzione di gas del Nord America. Oltre a ridurre il costo delle importazioni energetiche
e gli effetti benefici sull’ambiente, le misure per l’efficienza possono in parte contribuire ad
attenuare il timore che prezzi relativamente alti di gas ed elettricità costituiscano uno
svantaggio competitivo per le industrie ad alta intensità energetica, specie in alcune regioni
dipendenti dalle importazioni. Tali opportunità sono presenti in settori come acciaio,
alluminio e produzione di plastiche. Tuttavia, le differenze tra i prezzi energetici regionali
sono attese persistere e il Nord America, in particolare, rimane una regione con costi
relativamente bassi fino al 2040: negli Stati Uniti, la spesa media per un’unità di energia è
attesa scendere perfino al di sotto di quella della Cina nel corso del decennio 2020.
I sussidi alle fonti fossili hanno raggiunto i 550 miliardi di dollari nel 2013 – più di quattro
volte quelli elargiti a favore delle energie rinnovabili – rappresentando un ostacolo agli
investimenti in efficienza e in fonti rinnovabili. In Medio Oriente, circa 2 mb/g di greggio e
di prodotti raffinati vengono utilizzati per la generazione elettrica ma, in assenza di sussidi,
le principali tecnologie rinnovabili sarebbero competitive rispetto alle centrali elettriche
alimentate a petrolio. In Arabia Saudita, l’investimento addizionale necessario per
l’acquisto di una autovettura due volte più efficiente rispetto alla media delle vetture
circolanti attualmente è recuperabile in 16 anni: questo periodo di ritorno
dell’investimento si ridurrebbe a 3 anni se la benzina non fosse sussidiata. Non è facile
riformare i sussidi energetici e non esiste una formula vincente univoca. Tuttavia, come
mostrano i casi di studio proposti relativi a Egitto, Indonesia e Nigeria, la chiarezza sugli
obiettivi e sulle tempistiche della riforma, una attenta valutazione dei relativi effetti e delle
modalità con cui (se necessario) possono essere mitigati, l’attuazione di procedure di
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World Energy Outlook 2014
consultazione e un buon livello di comunicazione in tutte le fasi del processo, sono
elementi essenziali per procedere in questa direzione.
Il settore elettrico sta guidando la trasformazione del sistema energetico globale
L’elettricità è la forma finale di energia che mostra la crescita più sostenuta ed è il settore
che contribuisce più di ogni altro alla riduzione della quota delle fonti fossili sul mix
energetico mondiale. Complessivamente, entro il 2040 dovranno essere costruiti circa
7.200 gigawatts (GW) di capacità per soddisfare la crescente domanda di elettricità e al
contempo sostituire gli impianti esistenti che verranno dismessi (circa il 40% del parco di
generazione attuale). La forte crescita delle rinnovabili in molti paesi fa sì che la quota di
queste fonti sul mix mondiale di generazione si collochi attorno al 33% all’orizzonte 2040.
Saranno necessari adeguati segnali di prezzo se si vuole garantire la realizzazione
tempestiva di investimenti in nuova capacità di generazione termoelettrica, necessaria,
insieme ad investimenti in capacità rinnovabile, per mantenere l’affidabilità del sistema
elettrico. In alcuni casi, ciò richiederà l’attuazione di riforme volte a modificare la struttura
del mercato o i meccanismi di definizione del prezzo dell’elettricità. Il sempre maggior
ricorso a tecnologie a più alta intensità di capitale e gli alti prezzi dei combustibili fossili
determinano, in gran parte dei paesi del mondo, un crescente costo medio della
produzione di elettricità e, di conseguenza, dei prezzi delle forniture per i consumatori
finali. Tuttavia, i miglioramenti di efficienza conseguiti negli usi finali contribuiscono a
ridurre la quota di reddito spesa dalle famiglie per il loro fabbisogno elettrico.
Le tecnologie energetiche rinnovabili, elemento di cruciale importanza del mix energetico
mondiale, stanno rapidamente guadagnando terreno, sostenute da sussidi che nel 2013
sono ammontati su scala globale a 120 miliardi di dollari. Grazie alle rapide riduzioni di
costo e ai continui incentivi, le rinnovabili contano per quasi la metà della crescita della
generazione elettrica mondiale al 2040, mentre il consumo di biocarburanti più che triplica
portandosi a 4,6 mb/g e l’uso di rinnovabili termiche più che raddoppia. La quota di
rinnovabili nella generazione elettrica aumenta nella maggioranza dei paesi OCSE dove
raggiunge il 37% e assorbe l’intero incremento netto della produzione elettrica dell’area.
Tuttavia, la generazione di elettricità da fonti rinnovabili aumenta più del doppio nei paesi
non-OCSE, soprattutto in Cina, India, America Latina e Africa. A livello mondiale, l’eolico
fornisce il contributo principale alla crescita della generazione da rinnovabili (34%), seguito
dall’idroelettrico (30%) e dalle tecnologie solari (18%). Poiché le quote dell’eolico e del
solare fotovoltaico sul mix energetico mondiale quadruplicano, la loro integrazione sia in
termini tecnici che di mercato diventa più sfidante, con l’eolico che raggiunge il 20% della
generazione elettrica totale nell’Unione Europea e il solare FV che soddisfa il 37% della
domanda di picco estiva in Giappone.
© OECD/IEA, 2014
Un complesso insieme di fattori influenza le decisioni in materia di nucleare
Le politiche relative all’energia nucleare rimarranno un elemento di fondamentale
importanza per le strategie energetiche nazionali, anche in quei paesi che decidono di
abbandonare questa opzione e che si trovano quindi nella necessità di utilizzare
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tecnologie alternative. Nel nostro scenario centrale, la capacità nucleare mondiale
aumenta di quasi il 60%, passando da 392 GW nel 2013 ad oltre 620 GW nel 2040. Tuttavia,
la sua quota sulla generazione elettrica globale, che ha raggiunto il picco quasi due decenni
fa, aumenta di appena un punto percentuale, portandosi al 12%. Questo trend di crescita
riflette le criticità che si trovano ad affrontare tutti i tipi di nuova capacità termoelettrica in
mercati elettrici competitivi, ma è anche l’esito di una serie di problematiche economiche,
tecniche e politiche che il nucleare, nello specifico, deve superare. La sua crescita si
concentra in mercati in cui l’elettricità viene fornita a prezzi regolati, in cui le utilities
possono contare su aiuti di stato o nei quali i governi implementano azioni volte a favorire
gli investimenti privati. La Cina conta per il 45% della crescita della generazione elettrica da
nucleare durante l’orizzonte di previsione, mentre India, Corea e Russia contribuiscono
congiuntamente ad un altro 30%. La produzione di energia nucleare aumenta del 16% negli
Stati Uniti, aumenta in Giappone (anche se non ritorna ai livelli precedenti l’incidente alla
centrale di Fukushima Daiichi) mentre diminuisce del 10% nell’Unione Europea.
Nonostante le sfide che si trova ad affrontare, l’energia nucleare presenta caratteristiche
specifiche alla base dell’impegno di alcuni paesi di mantenerla come opzione futura. Le
centrali nucleari possono contribuire all’affidabilità del sistema elettrico laddove
consentono una maggiore diversificazione delle tecnologie di generazione impiegate. In
paesi che importano energia, il nucleare può ridurre la dipendenza da forniture estere e
limitare la loro esposizione alle oscillazioni dei prezzi internazionali dei combustibili fossili.
In un “Low Nuclear Case” – in cui la capacità mondiale diminuisce del 7% rispetto al livello
attuale – gli indicatori di sicurezza energetica dei paesi che ricorrono alla tecnologia
nucleare tendono a peggiorare. Ad esempio, in Giappone la quota della domanda di
energia soddisfatta mediante forniture domestiche è inferiore (di 13 punti percentuali),
così come in Corea (del 6%) e nell’Unione Europea (del 4%), rispetto a quanto previsto nel
nostro scenario centrale.
© OECD/IEA, 2014
L’energia nucleare è una delle poche opzioni disponibili su larga scala che consente di
ridurre le emissioni di anidride carbonica ed è, al contempo, in grado di fornire o
sostituire capacità di generazione di tipo baseload. Dal 1971 ad oggi, ha evitato il rilascio
di un ammontare stimato di CO2 pari a 56 gigatonnellate, equivalente a quasi due anni di
emissioni mondiali ai valori correnti. Le emissioni annuali evitate al 2040 grazie all’energia
nucleare (calcolate come quota delle emissione previste a quell’orizzonte) raggiungono
quasi il 50% in Corea, il 12% in Giappone, il 10% negli Stati Uniti, il 9% nell’Unione Europea
e l’8% in Cina. Il costo medio delle emissioni evitate attraverso nuova capacità nucleare
dipende dal mix e dai costi dei combustibili che va a sostituire: pertanto, varia da livelli
molto bassi ad oltre 80 dollari per tonnellata.
Durante il periodo di proiezione, quasi 200 reattori (dei 434 operativi alla fine del 2013)
verranno dismessi; gran parte di questi è concentrata in Europa, Stati Uniti, Russia e
Giappone. La sostituzione del relativo ammanco di capacitá di generazione che ne
consegue rappresenta una sfida particolarmente seria per l’Europa. Le utilities devono
iniziare a pianificare o lo sviluppo di capacitá alternativa o la continuitá operativa degli
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World Energy Outlook 2014
impianti esistenti con diversi anni di anticipo rispetto al raggiungimento di fine età
operativa delle centrali nucleari. Per facilitare questo processo, i governi devono fare
chiarezza sull’approccio che seguiranno nella proroga delle licenze e descrivere in modo
dettagliato gli step regolatori da rispettare; il tutto con largo anticipo rispetto alle possibili
chiusure degli impianti. Stimiamo che il costo del decommissioning delle centrali nucleari
che verranno dismesse da qui al 2040 superi i 100 miliardi di dollari. Permangono
significative incertezze riguardo questi costi, il che riflette la limitata esperienza, ad oggi
disponibile, in merito allo smantellamento e decontaminazione dei reattori, nonché nel
ripristino dei siti da destinare ad altri usi. Le autorità di regolazione e le utilities devono
continuare a garantire che adeguati fondi a copertura di queste future spese vengano
accantonati.
Le preoccupazioni espresse dall’opinione pubblica sul nucleare devono essere ascoltate
ed affrontate. Le recenti esperienze hanno dimostrato come il punto di vista dell’opinione
pubblica in materia di energia nucleare possa cambiare velocemente e, in alcuni mercati,
svolgere un ruolo determinante sul futuro di questa opzione energetica. La sicurezza è la
preoccupazione principale, soprattutto in relazione ai reattori operativi, unitamente alla
gestione delle scorie radioattive e alla prevenzione della proliferazione di armi nucleari.
Avere fiducia nelle competenze e nell’indipendenza delle autorità di regolamentazione
responsabili della supervisione degli impianti nucleari è un fattore di cruciale importanza,
specie se il ricorso al nucleare aumenta: nel nostro scenario centrale, il numero di paesi con
reattori attivi passa da 31 a 36 in quanto i nuovi entranti superano coloro che abbandonano
questa opzione. Il volume cumulato di combustibile nucleare esausto raddoppia durante il
periodo di previsione, superando le 700 mila tonnellate; tuttavia, ad oggi, non è stato
ancora aperto alcun sito di stoccaggio permanente per isolare le scorie di lunga durata e ad
elevata radioattività prodotte dai reattori commerciali. Tutti i paesi che hanno generato
scorie radioattive dovrebbero essere obbligati a trovare una soluzione per il loro stoccaggio
permanente.
© OECD/IEA, 2014
L’energia elettrica per delineare il futuro dell’Africa sub-sahariana
Quella parte di popolazione che non ha accesso ai servizi energetici moderni soffre della
più intensa forma di insicurezza energetica. Nell’Africa sub-sahariana, circa 620 milioni di
persone non hanno accesso all’elettricità e per coloro che possono accedervi le forniture
sono spesso inadeguate, inaffidabili e tra le più costose al mondo. Nella regione, quasi 730
milioni di persone si affidano per cucinare all’uso tradizionale della biomassa solida, che –
quando usata in ambienti chiusi con sistemi di cottura inefficienti – è causa di
inquinamento atmosferico responsabile di circa 600.000 morti premature in Africa ogni
anno. L’Africa sub-sahariana concentra il 13% della popolazione mondiale ma conta solo
per il 4% della domanda globale di energia (di cui più della metà è costituita da biomassa
solida). La regione è ricca di risorse energetiche ma il potenziale ancora non sviluppato è
molto vasto. Circa il 30% di tutte le scoperte di petrolio e gas realizzate negli ultimi 5 anni si
è verificato nella regione, che dispone anche di enormi risorse di energia rinnovabile,
soprattutto solare e idroelettrico, ma anche eolico e geotermico.
Sintesi
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Si prevede una rapida espansione del sistema energetico sub-sahariano ma, ció
nonostante, molte delle criticità esistenti verranno superate solo in parte. Al 2040,
l’economia della regione quadruplica, la popolazione quasi raddoppia e la domanda
energetica cresce dell’80% circa. La capacità di generazione elettrica aumenta di quattro
volte e le rinnovabili coprono quasi la metà della crescita della produzione elettrica,
affermandosi progressivamente come fonte di alimentazione dei sistemi mini e off-grid
nelle aree rurali. Nel complesso, all’orizzonte 2040 circa un miliardo di persone
acquisiscono l’accesso all’elettricità ma più di mezzo miliardo ne resta ancora privo. Le
produzioni di Nigeria, Angola e di diversi produttori più piccoli dimostrano che l’Africa subsahariana rimane un importante centro di produzione petrolifera su scala mondiale –
nonostante una crescente quota venga consumata internamente. La regione emerge anche
come importante attore in ambito gas, in quanto lo sviluppo delle grandi scoperte
realizzate nella costa orientale al largo di Mozambico e Tanzania si aggiunge alla crescente
produzione della Nigeria e di altri paesi.
Il settore energetico dell’Africa sub-sahariana può fornire un contributo di gran lunga
superiore agendo come motore di una crescita inclusiva. Nello Scenario ‘Secolo Africano’,
tre azioni implementabili in ambito energetico potrebbero - se accompagnate da più
generali riforme di governance - far crescere l’economia sub-sahariana di un addizionale
30% al 2040, con il conseguimento di un livello di reddito pro-capite pari a quello che, in
assenza delle stesse, si avrebbe un decennio dopo:

L’ammodernamento del settore elettrico: investimenti addizionali al fine di dimezzare
le interruzioni di corrente e consentire l’accesso universale all’elettricità nelle aree
urbane.

Una maggiore cooperazione regionale: per favorire l’espansione dei mercati e lo
sfruttamento di una maggiore quota del potenziale idroelettrico del continente.

Una miglior gestione delle risorse e delle entrate: più efficienza e maggiore
trasparenza nel finanziare i necessari miglioramenti dell’infrastruttura energetica
africana.
© OECD/IEA, 2014
Un sistema energetico moderno ed integrato consente un uso più efficiente delle risorse e
rende disponibile l’energia ad una maggiore quota della parte più povera della popolazione
dell’Africa sub-sahariana. Un’azione concertata e volta a migliorare il funzionamento del
settore energetico della regione risulta cruciale per trasformare il XXI secolo nel ‘Secolo
Africano'.
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World Energy Outlook 2014
Questo documento è stato originariamente pubblicato in lingua inglese.
Nonostante l’AIE abbia compiuto ogni sforzo per assicurare che questa traduzione in italiano sia il più
possible aderente al testo originale inglese, potrebbero esserci alcune lievi differenze.
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Printed in France by IEA, November 2014
Cover design: IEA, photo credits: © GraphicObsession
World
Energy
Outlook
2014
n L ’incremento dell’offerta di petrolio in Nord America inaugura una
nuova era di abbondanza o le rivolte in diversi paesi del Medio
Oriente rendono il futuro incerto?
n L ’espansione degli scambi commerciali di GNL offre prospettive di
maggiore sicurezza per l’approvvigionamento mondiale di gas?
n I n che misura l’efficienza energetica può contribuire a ridurre il
divario competitivo generato dalle differenze regionali dei prezzi
energetici?
n Q
uali fattori dovrebbero essere tenuti in considerazione nei processi
decisionali di quei paesi che usano, intendono usare o vorrebbero
abbandonare l’energia nucleare?
n I n che modo il settore energetico dell’Africa sub-sahariana può
contribuire a migliorare il tenore di vita della sua popolazione?
n Q
uanto é vicino il mondo al superamento del limite massimo di
emissioni necessario per contenere il riscaldamento globale?
Le risposte a queste e a molte altre domande sono contenute nelle
pagine del WEO-2014 che presenta nuove proiezioni che si estendono
per la prima volta fino al 2040. Il futuro energetico dell’Africa subsahariana viene analizzato approfonditamente così come lo stato
dell’arte e le prospettive dell’energia nucleare; tutti elementi che fanno
parte di un’analisi sistemica, per fonte e per area, delle dinamiche
energetiche globali.
Maggiori informazioni sono disponibili a
www.worldenergyoutlook.org