N. Parise-G. Melandri
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N. Parise-G. Melandri
Roma CeC 2012 21-23 Giugno 2012 Contestualizzare la “prima colonizzazione”: Archeologia, fonti, cronologia e modelli interpretativi fra l'Italia e il Mediterraneo Contextualising “early Colonisation”: Archaeology, Sources, Chronology and interpretative models between Italy and the Mediterranean Circolazione del metallo e pratiche della pesatura fra Oriente e Occidente: inerzia e adattamento delle misure fra tarda età del Bronzo ed età del Ferro Gianluca Melandri - Università degli Studi di Milano [email protected] Nicola Parise - Università di Roma “Sapienza” [email protected] 1. Un insieme strutturato di misure durante l’età del Bronzo tardo facilitava nel Mediterraneo orientale il ragguaglio, mediante rapporti semplici, fra le diverse unità ponderali correntemente usate, massime nel commercio del metallo. Dalla Siria all’Egitto aveva corso una sola mina di g 470, la quale opportunamente divisa, permetteva la conversione di un siclo di g 11,75 (di origini microasiatiche) in uno di g 9,4 (diffuso lungo la costa siro-palestinese, a Cipro, in Egitto) ed in uno di g 7,83 (noto già ad Ebla nell’Antico Bronzo): g 470 = 60 x g 7,83 – 50 x g 9,4 – 40 x g 11,75. 2. Con l’avvento dell’età del Ferro il sistema collassa. Il valore dominante fra Cipro, Siria e Libano non è più il piede di g 9,4. La supremazia spetta ora ad un pezzo di g 11,6, variante ridotta di quello di g 11,75, che era stato il valore fondamentale dell’impero hittita. Identica, la massa del siclo d’Israele, base di un sistema, nel quale le altre vecchie unità ormai scadute di peso vengono comprese come frazioni: siclo g 11,6 4/5 g 9,2 2/3 g 7,76 L’ultima frazione, inizialmente intesa come unità filistea, si affermerà presto, ai danni del piede di g 11,6, nelle città fenicie e sarà da allora conosciuta unicamente come “piede fenicio”. Dei sicli di g 9,4 e di g 7,83 rimane traccia in Egitto nel sistema del dbn di 94 grammi, dove qdt e Saty corrispondono rispettivamente a 1/10 e a 1/12 di esso, collocandosi però decisamente al di fuori del nuovo insieme di misure che si sta costituendo. N.P. CeC 2012: Contextualising “early Colonisation” Pagina 1 Roma CeC 2012 21-23 Giugno 2012 3. Tracce di queste trasformazioni si possono riscontrare nella documentazione dei pani di rame che raggiungono l’Occidente. Il principale caso di studio è documentato in Sardegna ed è relativo ai lingotti con forma a pelle di bue del Bronzo Recente - Bronzo Finale, pubblicati di recente nella sua globalità da Fulvia Lo Schiavo. Si ritrovano diversi tipi con diversi contrassegni che ne indicano la diversa provenienza, per lo più “egea” e cipriota, e il diverso valore, spesso in stato frammentario ma valutato come un frazionamento ponderale intenzionale, forse addirittura eseguito a livello locale. Nel lavoro appena citato vi è il tentativo di riconoscere, attraverso quantal analysis, l’unità di misura e il sistema ponderale adottato, con un approccio per cui sono consapevoli i rischi ma che non è in via assoluta esente da critiche. Le analisi, seppur indirizzate, hanno dato come risultato un valore compreso tra 5,0 e 7,0 g, dunque in linea con i sistemi egeo e microasiatico, già riconosciuti per l’isola. Oltre ai lingotti a pelle di bue altri artefatti sardi sono stati riferiti a precisi sistemi quali ad esempio le asce “costolate” (Bronzo Medio), le armille a verga aperta e lingotti integri piano-convessi esaminati da M. Ruiz-Galvez Priego e ricondotti agli standard microasiatici (g 5,7/5,8) o egei (g 6,5/6,8), mentre sembra assente quello cipriota di g 9,4. Dal complesso quadro sardo emerge soprattutto un dato incontestabile: l’indubbia e, per certi versi, paradossale scarsità di attestazioni relative al piede fenicio, oltre all’assenza di quello cipriota, che conferma quanto prospettato in precedenza a proposito delle modalità di diffusione dell’unità microasiatica in Occidente e della sua assimilazione precoce da parte delle comunità indigene che in Sardegna non vengono scardinate neppure dal colonialismo fenicio durante l’età del Ferro. Del resto, i valori ponderali qui registrati sono perfettamente confrontabili con altri da Thera o con i pesi rinvenuti a Capo Gelidonya (Turchia) che sono stati riferiti all’unità microasiatica; lo stesso sistema si può accostare al piede etrusco ripreso dalle emissioni monetali delle colonie calcidesi. Il tessuto connettivo tra questi contesti diversi per cronologia e per collocazione geografica tracciano tuttavia un percorso che da Est si sposta a Ovest su una rotta chiaramente settentrionale e collocabile grosso modo nel Bronzo tardo mediterraneo. Altro caso da valutare è quello relativo alla Penisola Iberica. In Spagna si sono riconosciuti tre sistemi ponderali tra Bronzo Finale e Prima età del Ferro che si succedono nel tempo: il primo si registra nei braccialetti tipo Villena, intenzionalmente tagliati per costituire un pratico mezzo di pagamento, corrispondente all’unità egea o siclo miceneo con il valore di 6,5 g; il secondo fu identificato nei braccialetti tipo Sagrajas/Berzocana in cui è riconoscibile lo standard micro-asiatico di 11,7 g (anche i braccialetti di bronzo coevi, il cui peso si raggruppa attorno ai 23 g sono da ricondurre a questo sistema), il terzo riconosciuto nelle asce con cono di fusione, fortemente piombati, caratteristici della Galizia e dell’area tra i fiumi Miño e Cavado, i cui pesi oscillano tra 850 e 1275 g, da ricondurre sempre al sistema microasiatico o a quello fenicio. L’ipotesi difesa da Galán Domingo è che l’unità di peso corrispondente fosse basata sullo standard di g 11,7, conosciuto nel Mediterraneo durante il periodo delle navigazioni fenicie in Occidente ma non di origine fenicia e registrato, oltre che per i già citati bracciali Sagrajas nella Penisola Iberica anche, come si è detto, nel coevo Bronzo Finale in Sardegna. La conoscenza fenicia di questo sistema è indubitabile per l’esistenza di sue varianti anche in aree vicine alla Fenicia come la Giudea, di cui il sistema ufficiale di peso fra VIII e VI si basava sull’unità g 11,33. Una serie di pesi, rinvenuti a Huelva in un contesto non scavato sistematicamente, ma associato a materiali databili genericamente al Bronzo Tardo –Prima età del Ferro, secondo la Ruiz-Galvez Priego, sono invece da attribuire al sistema basato sul siclo di g 9,4 e da associare ai materiali più antichi del deposito, vale a dire quelli ciprioti, levantini e centro-italici (villanoviani e sardi), quindi alla fase pre-coloniale della penisola. Allo stesso modo in Portogallo, oltre allo standard fenicio preponderante, sono noti alcuni pesi riconducibili alla stessa unità ponderale di g 9,4. Il problema CeC 2012: Contextualising “early Colonisation” Pagina 2 Roma CeC 2012 21-23 Giugno 2012 sollevato, in particolare dal caso di Huelva, si riferisce alla loro collocazione cronologica precisa, se cioè siano da considerare relativi al periodo già coloniale fenicio oppure se siano precedenti ad esso, con le inevitabili conseguenze sul sistema “indigeno” di scambi pre-coloniali che vedrebbe una rete commerciale freelance antecedente a quella fenicia e greca, in cui commercianti levantini sono integrati nella popolazione locale. La situazione sembra mutare radicalmente a partire dagli inizi dell’età del Ferro iberico, momento nel quale la presenza fenicia è ormai capillare e in cui è ben riconoscibile nei pesi rinvenuti a Cerro del Villar o Cancho Roano il siclo fenicio di g 7,7/7,9: il rapporto di conversione già stabilito in Oriente (v. punto 2) fra il siclo microasiatico e quello utilizzato dai Fenici favoriva tale mutamento. Come si può notare da questi brevi cenni la situazione sarda pare più lineare, seppur in apparenza più paradossale, di quella iberica. Ai due sistemi, egeo e levantino, riconosciuti a partire per lo meno dal XII secolo a.C. non si frappone una significativa testimonianza, dall’VIII secolo a.C., dell’avvento del siclo fenicio, così come ci aspetteremmo, considerata la colonizzazione fenicia sull’isola in tale periodo, né di quello “cipriota” di g 9,4 che si intravvede soltanto alla base di alcuni complessi recuperati e che è al contrario così ben attestato nell’estremo Occidente. 4. Valutando le attestazioni occidentali nel loro complesso e in base all’analisi dei più recenti esiti monetari, il valore di g 11,6 sembra essere stato il primo ad impiantarsi in Occidente. Il successivo e maggior ruolo del piede di g 7,76 si riflette nella sua distribuzione uniforme (se si eccettua l’Italia) da Tiro, a Cartagine, alla Penisola Iberica. La monetazione di Marsiglia mostra la cristallizzazione del rapporto fra le due unità: 3 x g 7,76 = 2 x g 11,6. Come già si è accennato ai punti 2 e 3, è la riproposizione in Occidente della medesima relazione fra di esse nel Levante. G.M. 5. A questi due sistemi si aggiunge quello di g 9,4, ben attestato dai nuovi dati forniti negli ultimi anni dagli scavi spagnoli: la presenza di questa unità in Iberia non sembra essere così marginale come un tempo si riteneva e dovrebbe collocarsi cronologicamente in una fase ancora “precoloniale” (v. punto 3). È destinata a rimanere aperta la questione del grado d’integrazione fra queste misure orientali e le misure locali. D’altro canto, non si dovrebbero neppure caricare di troppi significati le apparenti difformità tra i sistemi ponderali riconosciuti in Occidente: i diversi standard sono in questa fase di passaggio degli ibridi, basati su modelli di conversione in qualche modo intercambiabili con un’integrazione dei sistemi già avviata in Oriente e che giunge in Occidente quasi completata: tutte le unità, compresa quella egea, derivano da un comune ceppo, su base ora decimale ora sessagesimale ora “mista”, e i rapporti di conversione dovevano essere ben noti in tutto il Mediterraneo, agevolando in tal senso la radicalizzazione e il conservatorismo di uno standard specifico per uno specifico distretto, che a sua volta tratteneva rapporti privilegiati con specifici partners commerciando uno specifico prodotto o materia prima. In tal senso, il caso dei metalli preziosi e della penetrazione fenicia nella penisola Iberica, se rapportato ai sistemi ponderali utilizzati sulla via dell’argento spagnolo, risulta paradigmatico. Un altro caso lampante, che convalida la convivenza fortuita e stratificata di più sistemi ponderali, è rappresentato da Cartagine, in cui si attesta più tardi una coesistenza paritaria del sistema microasiatico e di quello fenicio. CeC 2012: Contextualising “early Colonisation” Pagina 3