Villaggio - Fantozzi in crociera

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Villaggio - Fantozzi in crociera
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Progetto Libri digitali dell'Istituto 16 Valpantena – Verona
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Paolo Villaggio
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Fantozzi in crociera
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Paolo Villaggio
Fantozzi in crociera
Fantozzi fu invitato a una breve crociera a bordo del Bracciante.
Il Bracciante è la bellissima barca del conte Pier Ugo Serbelloni Mazzanti Vien dal
Mare ormeggiata a Portofino Mare. (Veramente è uno yacht da 100 mila tonnellate,
ma la gente “in” di Portofino chiama “barca” anche la Forrestal.) Era stato invitato
alla crociera anche il collega Fracchia.
Partirono per Portofino con la macchina di quest'ultimo. In serata arrivarono alla
meta, dove ad accoglierli c'era la contessa Pia Serbelloni Mazzanti, donna ancora
piacente che Fantozzi corteggiò sfacciatamente in attesa dell'arrivo del conte
Serbelloni. Con l'ambasciatore della Erzegovina, Pilic, si recarono tutti a cena, al
ristorante più elegante di Portofino. A tavola si intrecciavano le conversazioni
mondane. Fracchia chiese: “Contessa, lei è una Serbelloni da parte di padre?”. “No,
da parte di madre. Mia madre, la bellissima Isa era una Serbelloni Vien dal Mare.”
“Ma lei è anche una Mazzanti?” “Sì, morta la bellissima Isa, appunto la Serbelloni,
mio padre era passato a seconde nozze con un certo ragioniere Ugo Mazzanti.”
“Bella donna?” “No, guardia civica. Fu un tragico errore. Il conte mio padre era stato
irretito in quella scelta da quel volgare cognome!”
Mentre si svolgeva questa interessante conversazione, il maître si mise a preparare
delle crêpes-suzette alla fiamma. Armeggiò un po', poi accese definitivamente il
fornello, versò del cognac nella padella e subito si alzò una gran vampata. Fantozzi,
che era a un passo, scattò in piedi, prese il secchio del ghiaccio e spense l'incendio
con piglio eroico. Il maître, grondando acqua, lo guardò con grande disprezzo.
L'indomani arrivò il conte Serbelloni, riuscito capitano d'industria, per il quale
Fracchia nutriva una grande ammirazione. Il Serbelloni nascondeva, con un basco,
una calotta d'argento, conseguenza di ferite riportate durante la guerra in un
bombardamento aereo. Va detto che questa calotta comportava un inconveniente:
tutte le volte che il conte, sovrappensiero, si picchiettava la testa con le dita, subito
urlava: “Avanti, chi ha bussato? Fantozzi, per cortesia, vada a vedere”. E Fantozzi,
rassegnato, andava alla porta, apriva e tornava. Il conte: “Chi era?”. “Nessuno”
rispondeva Fantozzi. E il conte lo guardava ogni volta con diffidenza.
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Salparono all'alba del giorno dopo. Fantozzi disse a Fracchia: “Sarà una vacanza
meravigliosa e vorrei...” non finì la frase. Preceduto dal fischio del nostromo,
apparve il conte Serbelloni, vestito da ammiraglio. Lo accompagnava un applauso
registrato (il conte era un megalomane), a cui seguirono pochi comandi secchi:
“Attenti! Front a dest... Front”. Sistemò Fantozzi e Fracchia: alle macchine.
Fantozzi e Fracchia fecero tutta la navigazione fino in Sardegna nella sala macchine,
in un caldo infernale, senza fumare e senza vedere il sole.
Arrivarono a Porto Cervo verso sera. Il conte comandò: “Fracchia alle gomene, il
mozzo a prora”. Fantozzi scattò a prora. Fracchia, aveva fatto, con le corde, un
groviglione pauroso, nel quale si dibattevano lui, il conte e il nostromo.
Fantozzi si preparava nervoso con l'ancora in mano. “Mozzo, butta l'ancora” ordinò
il conte. L'ancora volò in mare: e dietro a essa volò Fantozzi, che aveva la corda
attorcigliata a una caviglia. “Ragioniere, ma perché ha fatto il bagno di notte?”
domandò la contessa. E aggiunse in tono ammirativo: “Com'è temerario lei, come si
sta in acqua?”.
L'acqua scura doveva essere vicina allo zero. Fantozzi rispose: “Si sta d'incanto. Cosa
aspettate a buttarvi anche voi?”. Fracchia precedette la contessa e partì di scatto.
Prese una rincorsa di sei metri, batté i piedi e fece “oplà”, buttandosi ad angelo. Non
si sentì il tonfo, ma solo un colpo di gong: aveva centrato in pieno una boa di
metallo. Cercò di barare battendo un disperato crawl sulla lamiera, poi si
demoralizzò completamente e sparò una terribile bestemmia. Si dice che sia stato
lui, due giorni dopo, mentre erano in alto mare, a gettare il conte fuori bordo nella
notte. Costui, ripescato dopo una settimana dalla Giulio Cesare in rotta per il Sud
America, fu portato a Buenos Aires. Sulle rive del Maldonado trovò lavoro e si
ambientò facilmente perché sapeva lo spagnolo. Ivi visse cent'anni felice e contento.
(Tratto da: Paolo Villaggio, Fantozzi, Bur Biblioteca Universale Rizzoli)
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