N° 09 - gennaio - Fondazione Brownsea

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N° 09 - gennaio - Fondazione Brownsea
ESTATE 2004
Avvio delle attività nel nuovo Centro Scout di Miritini (Mombasa)
1. Campo scout a Miritini: campo introduttivo allo scoutismo per ragazze e ragazzi della costa del Kenya
(luglio 2004);
2. Il National Executive Commissioner e l'Area Commissioner della Kenya Scouts Association avviano la
piantumazione del terreno del Centro (agosto 2004);
3. Campo guide a Miritini: campo estivo delle guide della costa del Kenya (agosto 2004).
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HARAMBEE COSTA KENYA
Progetto della Rete Harambee Brownsea
I partner: Fondazione Brownsea (FB), Kenya Scouts Association (KSA), World Organization of Scout Movement
– Africa Region (WOSM-ARO), Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (MASCI), Associazione Guide e Scout
Cattolici Italiani (AGESCI), Pfadfinder-Gilde Österreich (PGÖ), Verband Deutscher Altpfadfindergilden (VDAPG
e. V.), Pfadfindergilde Liechtenstein (PGL).
Il Progetto si propone la costruzione di una Base Internazionale Scout e Centro per la Gioventù a Miritini
(Mombasa) in Kenya.
La proposta di collaborazione per l’istituzione di un Centro Scout a Mombasa giunge dalla Kenya Scout
Association (KSA) e sostenuta dal World Scout Bureau-Africa Region (WOSM); questo corrisponde ad uno dei
principi considerati fondamentali dalle nostre organizzazioni: “realizzare iniziative di solidarietà internazionale
gestite in compartecipazione”. La proposta della K.S.A. garantisce al progetto il coinvolgimento dei partner
africani in ogni fase della progettazione e dell’attuazione del progetto, a partire dall’iniziale analisi dei bisogni e
dalla prima elaborazione delle proposte.
Il valore educativo delle azioni è un caposaldo della metodologia scout: a Mombasa siamo invitati a lavorare
per un progetto educativo.
La realizzazione di una base scout (campo tendato e ostello) ha uno scopo primariamente educativo: offrire la
possibilità di incontri, campi, corsi di formazione agli scout del Kenya, ma anche agli scout di altri stati africani
e alla gioventù in generale.
Col tempo poi la base potrebbe diventare meta di formazione e di servizio per molti scout europei, che
potrebbero approfondire sul posto la loro sensibilizzazione ai problemi dei paesi poveri, ottenere una corretta
preparazione all’efficienza della cooperazione internazionale e nello stesso tempo confrontarsi, giovani e adulti,
europei ed africani, sulla specificità della metodologia scout nelle iniziative di solidarietà internazionale.
Il valore educativo del progetto non toglie nulla al suo valore di cooperazione allo sviluppo “in situazioni di
svantaggio sociale nei paesi del Sud del mondo”: in coerenza con la metodologia scout, che non dimentica mai
né la concretezza, né l’attenzione ai fratelli in difficoltà, il progetto prevede fin dalle prime realizzazioni
concrete un servizio alla comunità bisognosa di Miritini, alla periferia di Mombasa: la fornitura di acqua al
Centro Scout con conseguente estensione a tutta la comunità confinante col Centro dell’accessibilità alle
risorse idriche, venendo così incontro al più grande problema locale, che è appunto la mancanza d’acqua.
Il progetto HARAMBEE COSTA KENYA ha le caratteristiche di un progetto modulare, che può essere realizzato
nel tempo, conciliando la concretezza degli interventi iniziali facilmente realizzabili con l’obiettivo di ampliare
sempre più le iniziative di sviluppo comunitario, rendendo il Centro Scout un punto di riferimento per tutto il
territorio. Si prevedono, per esempio, iniziative come corsi di alfabetizzazione, scuole di orientamento
professionale o interventi di tipo sanitario; ma è prematura qualsiasi valutazione di queste richieste: ciò che
importa è lo sguardo aperto al futuro, ad un progetto di solidarietà attento a non cadere nell’assistenzialismo,
ma finalizzato all’autosviluppo delle popolazioni locali e al pieno coinvolgimento dei partner locali, su di un
piano di completa e fraterna parità.
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Fra le motivazioni che giustificano il progetto non è infine da sottovalutare l’ubicazione del progetto stesso: se
l’estrema povertà delle zone rurali dei paesi poveri e l’emergenza delle zone di guerra o di catastrofi naturali
ci sollecitano alla solidarietà, anche con enorme impatto emotivo, non possiamo dimenticare l’importanza di
essere vigili nell’interpretare i “segni dei tempi”. Nell’attuale società globale le zone di grande “emergenza
cronica o endemica” stanno diventando, o meglio sono già diventate, le periferie delle grandi città, in cui si
sovrappone al problema della miseria fino alla fame quello di un contesto squallido in cui le persone, senza
più radici e collegamenti con le comunità di partenza, rischiano la disumanizzazione, la perdita di dignità, la
scelta di comportamenti dettati dalla disperazione ( alcoolismo, droga, delinquenza) o dalla ribellione alla
terribile ingiustizia ben palpabile nel quotidiano contatto diretto con l’altra parte delle città, quella ricca e
consumistica.
Queste considerazioni, pur nella loro ovvietà, inducono ad apprezzare il progetto di un Centro Scout in una
grande città come Mombasa, e per di più in un’area proprio al confine fra la città ricca e la città povera.
Per informazioni:
Rete Harambee Brownsea: [email protected]
Monika Martens: [email protected]
Marta De Lorenzo: [email protected]
Situazione del progetto
(al 31 dicembre 2004)
Ufficializzata la cessione del terreno per il Centro (6,22 ettari) all’Associazione Scout Kenya da parte del
Governo del Kenya
Definito il programma di lavoro per il 2005 che comprende:
Costruzione di gabinetti e docce nella nuova area da parte degli scout di Mombasa (entro gennaio 2005)
Campo di lavoro euro-kenyano a febbraio per l’avvio delle opere di recinzione del terreno del Centro
Campo di lavoro euro-kenyano a luglio/agosto per il completamento della recinzione
Il progetto prevede anche, nel breve periodo, l’allacciamento del Centro alla rete idrica comunale (circa un
chilometro di acquedotto) e successivamente alla rete elettrica. Ciò consentirà di rendere disponibili questi
importanti servizi anche alla popolazione confinante con il Centro.
Staff di progetto (da integrare):
Dietrich Luecke (Germania) – responsabile
Monika Martens – collegamento con i partner europei
Marta De Lorenzo – coordinamento per l’Italia
Al primo campo che si svolgerà il prossimo febbraio parteciperanno: Monika Martens, Alessandra Carelli, Marta
De Lorenzo, Dietrich Luecke e Antonio Labate.
ANTONIO LABATE
Direttore ReteHarambee Brownsea
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SPUNTI DI RIFLESSIONE
E voi cosa ne pensate? Dite la vostra…
Notizie contraddittorie dall'Africa
Qualche mese fa, l’assegnazione del premio Nobel per la pace alla keniana Wangari Maathai. Un evento
importantissimo per l'Africa. Dare il Nobel per la pace ad una donna africana significava riconoscere all'Africa
un ruolo importante. Tutto il mondo poteva finalmente capire che l'Africa non è fatta solo di morti di fame, di
guerre senza fine e di bambini soldato. L'Africa è il continente dove è nata ed è vissuta Wangari, appunto. E' il
continente della società civile che si sta organizzando. E' il continente delle donne protagoniste sia della vita
familiare che dei cambiamenti sociali.
Nell'anno che si è concluso altri fatti lasciavano ben sperare. Innanzitutto l'accordo siglato a Nairobi che
potrebbe segnare la fine della guerra nel Sudan. E' vero che questo accordo non tiene conto dell'altro fronte
aperto nel Darfur, ma la fine di una guerra durata vent'anni è senz'altro una grande conquista. Poi è andato
avanti il processo di riconciliazione in Sierra Leone. E continua anche quella che viene chiamata "transizione"
in Congo. Migliaia di persone sono impegnate in questi mesi a organizzare assemblee in ogni angolo del
paese, per insegnare alla gente come si vota, con che criteri, su quali basi. Si tenga conto che in Congo si
voterà per la prima volta in assoluto. Infine, proprio in questi giorni a Nairobi sembra si sia trovato un accordo
tra le diverse fazioni somale.
Fatti positivi certamente, che aiutano a credere che il continente africano abbia in sé le forze per costruire un
futuro più giusto e più umano. Ma, purtroppo, arrivano anche altre notizie. In Costa d'Avorio è ripartita una
guerra sporca, che ha anche implicazioni di carattere coloniale, per la presenza, in prima persona, della
Francia. E nella Repubblica democratica del Congo, nonostante l'impegno della gente, ci sono avvisaglie di una
nuova guerra all'Est a causa della posizione del Ruanda di Kagame, che sembra godere di impunità a livello
internazionale. Segnali contrastanti in un continente in movimento.
Se gli africani potessero essere davvero protagonisti... Quando andavo al liceo, mi insegnavano che esiste la
figura grammaticale del periodo ipotetico di terzo tipo. Ossia, dove si fa un 'ipotesi impossibile a realizzarsi.
Tratto da
“Solidarietà internazionale”
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COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Riportiamo alcuni pezzi di un’intervista apparsa sulla rivista “Solidarietà internazionale” ad un volontario che ha
lavorato con tre diverse Ong, due italiane e una africana. Un’esperienza forte che, da una parte gli ha
cambiato la vita ma, dall’altra lo ha fatto riflettere sul senso della cooperazione internazionale: o la si riscrive a
partire dalla società civile, oppure diventa solo una fabbrica di progetti fine a se stessi.
“…Per me si è trattato soltanto di tirare le conseguenze di ciò che andavo maturando e che poneva
interrogativi sempre nuovi sul senso della nostra presenza (n.d.r.: nei paesi poveri). Mi sono convinto che essa
non abbia senso se non è fatta di amicizia, solidarietà e accompagnamento cordiale e discreto della società
civile locale. Spesso le nostre Ong sembrano più preoccupate di autoriprodursi piuttosto che di assolvere la
missione per cui sono nate. La nostra presenza deve essere discreta, attentissima alle loro preoccupazioni,
utilizzando le loro forze e le loro risorse. Altrimenti, senza mettere in dubbio la buona fede, si rischia di fare
danni. Troppo spesso pare che perché siamo europei capiamo tutto noi. Anche senza conoscere quasi per
niente la realtà locale…
Mi succede quasi tutti i giorni di ricevere telefonate da persone che vogliono partire. La mia risposta mette
sempre in evidenza la delicatezza di questa scelta. Ognuno si faccia i suoi percorsi personali. Ma occorre
sapere che partire per mettersi al servizio di un popolo è una cosa delicata, difficile, da non prendere sotto
gamba. E’ necessario innanzitutto sapere dove si và. La situazione del paese, la sua cultura, il suo modo di
vivere. Troppo spesso la formazione data dalle Ong è solo di carattere tecnico: come si fa un progetto, come
lo si rendiconta, come si gestisce, ecc. Spesso senza dire una parola sul dove si va, sul perché, sui processi in
atto nel paese, sulla sua situazione politica, economica e sociale…
Purtroppo non è ancora morta l’idea che cooperazione significhi fare progetti. Senza accorgersi di ciò che
succede intorno. Basta con gente che sta sei mesi in un paese e sei mesi in un altro. I progetti altrimenti sono
disincarnati dalla realtà locale. Se si vuole rilanciare la cooperazione occorre rivedere tutto. Legandosi coi
movimenti sociali e smettendola di credere che si parta da Bengodi per andare in un paese a risolvere dei
problemi. Ormai siamo in un mondo che diventa sempre più globale e i problemi li abbiamo anche a casa
nostra. La cooperazione deve divenire l’incontro tra storie e popoli diversi che si mettono insieme, si
affiancano per far valere i propri diritti e i diritti di tutti. Di acqua sotto i ponti forse ne dovrà passare molta,
ma questa è l’unica strada se vogliamo continuare come popolo, come gente a vivere una solidarietà capace di
superare ogni frontiera. Ogni dramma umano, sia esso vicino o lontano, deve diventare il nostro. Solo
mettendoci insieme, dandoci una mano, al nord come al sud, potremo salvarci.”
APPUNTAMENTI
Il 23 Gennaio a Roma e il 30 a Viboldone (Milano) partono gli incontri di formazione rivolti in modo particolare
a chi vuole partecipare ai campi di lavoro ma aperti anche a chi desidera conoscere i progetti della Rete
Harambee Brownsea e approfondire il tema della cooperazione internazionale.
Sono già molte le richieste di partecipazione ai campi che abbiamo ricevuto, speriamo di poter soddisfare tutte
le richieste e ne approfittiamo per ricordare che cerchiamo volontari anche per lavorare qui in Italia a favore
del progetto.
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