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La commedia "archàia"
Premessa: i tre periodi della commedia greca
In Atene la tragedia e la commedia avvengono nell'ambito di feste dionisiache, e in esse
acquisiscono i loro tratti caratteristici: a causa delle regole delle feste sacre, la commedia e la
tragedia devono, per esempio, essere in rapporto di continuità, da cui risale il parallelismo fra i
termini. Ma questo non vuol dire che le due rappresentazioni siano nate contemporaneamente,
anzi sono indipendenti l'una dall'altra.
La tragedia assunse dignità e proprietà artistica solo nel teatro ateniese, mentre in ambiente
dorico esistevano già forme d'arte simili alla commedia; inoltre, mentre la produzione tragica vive
ad altissimi livelli per almeno un secolo e si mantiene sempre omogenea, ma poi subisce un
tremendo tracollo, la commedia sopravvive per oltre un secolo più della tragedia, anche nel
periodo della crisi politica, sociale e culturale, e questo grazie alle numerose trasformazioni cui era
andata incontro, che l'avevano resa resistente a qualunque situazione.
La lunga storia della commedia ne rende necessaria una periodizzazione:
1. commedia antica (archàia), dalle origini fino al IV sec. a.C.;
2. commedia di mezzo, fino all'inizio dell'Ellenismo (323 a.C.);
3. commedia nuova, in età ellenistica.
Dopo quest'ultima fase il genere comico non scompare, ma si trasferisce a Roma, con i
commediografi latini di palliatae.
Commedia antica:
Principali esponenti: Cratìno, Èupoli e Aristofane.
Quest'ultimo è l'unico commediografo della commedia attica antica di cui ci siano pervenuti testi
completi.
La commedia archàia è nutrita di impegno politico e spinge la satira fino all'attacco personale,
secondo il principio dell'onomastí komodéin (deridere una persona con il suo nome); inoltre utilizza
elementi fantastici e utopici.
Commedia di mezzo:
Principali esponenti: Antìfane, Anassandrìde e Alessi.
In questo periodo il teatro comico perde le sue caratteristiche di satira politica e si orienta verso
commedie "disimpegnate". I protagonisti sono personaggi stereotipati, i cosiddetti "tipi"; nella
commedia di mezzo è presente anche un rovesciamento comico degli episodi mitologici (parodia
mitologica).
Commedia nuova:
Principali esponenti: Dìfilo, Filèmone e Menandro.
In età ellenistica il cittadino è ridotto al rango di suddito, ininfluente dal punto di vista politico. I
temi della commedia si adattano alla nuova realtà, spostandosi dall'analisi dei problemi politici
all'universo dell'individuo.
Le origini della commedia
Le origini della commedia sono avvolte nel mistero; di sicuro si sa che i primi concorsi comici si
ebbero nel V secolo (il primo concorso ufficiale ad Atene è del 486 a.C.) e il primo vincitore fu
Chionide.
Aristotele (Poetica 1448 a segg.) propone due ipotesi riguardo all'origine della commedia:
ipotesi dionisiaca: la commedia avrebbe avuto origine dall'improvvisazione dei canti fallici,
eseguiti nelle falloforie, processioni propiziatorie in onore del simbolo maschile della fecondità.
L'etimologia del termine kwm§dòa sarebbe infatti riconducibile a kw%mov + §\dhé, ossia canto del
kw%mov. Il kw%mov è il corteo dei fedeli di Dioniso in festa, ebbri di vino, che rivolge agli astanti
scherzi e provocazioni anche pesanti, con linguaggio scurrile (skòmmata) e aperti riferimenti
sessuali.
Si tratta di un nucleo che rimane vitale soprattutto nella parabasi della commedia antica, che
interrompendo momentaneamente la finzione drammatica ripropone la situazione del gruppo di
comasti che si rivolge agli altri partecipanti alla festa. In questo contesto i comasti spesso si
mascheravano: ce lo testimoniano alcuni vasi più antichi della commedia (VI secolo a. C.) che
mostrano cortei di persone mascherate da animali. È forse a situazioni come queste che si
richiamano i cori animalsechi di numerosi commedie (Vespe, Uccelli, Rane ecc.).
Di qui le principali caratteristiche della commedia: il canto corale, il rapporto con Dioniso,
l'irrisione e il riferimento insistente alla sfera sessuale.
Questa ipotesi riconduce le origini della commedia ad un ambito attico (mentre la tragedia ha
sicuramente origini doriche).
ipotesi dorica: il termine "commedia" deriverebbe da kwémh + §\dhé, ossia canto del villaggio (in
dorico kwémh), cioè canto campagnolo, in contrapposizione alla tragedia, canto cittadino.
I primi attori comici sarebbero stati dei semplici contadini che andavano in giro ad inscenare
azioni di protesta contro i soprusi dei cittadini; in seguito la cosa sarebbe stata considerata
tanto divertente da essere replicata su un palcoscenico; i contadini però si sarebbero tinti il
volto di mosto per non essere riconosciuti. Secondo un'altra ipotesi, riportata da Aristotele, si
sarebbe trattato invece di attori che andavano in giro per le campagne a presentare i loro
spettacoli perché erano respinti nelle città, in quanto considerati troppo rozzi.
Anche qui si riscontrerebbero alcune delle principali caratteristiche della commedia: una trama
e degli attori, la tematica realistica e l'influsso della politica.
Si tratta comunque di un'ipotesi considerata meno attendibile della precedente, anche se
contiene certamente un elemento di verità: infatti allo sviluppo della commedia contribuisce
anche una componente di origine non ateniese, appunto la cosiddetta farsa dorica, cui fa più
volte riferimento lo stesso Aristofane.
In effetti in ambito dorico (Peloponneso e Sicilia) si erano sviluppate forme teatrali di farsa
costituita da situazioni comiche basate su personaggi e atteggiamenti ripetitivi: ad esempio la
ghiottoneria di Eracle, lo schiavo inseguito e picchiato dal padrone, il medico incapace e via
dicendo. Questo tipo di composizioni fu elevato a dignità artistica dal siciliano Epicarmo,
contemporaneo di Eschilo, autore di draémata molto apprezzati da Platone, ed era diffuso nella
città di Mègara, poco distante da Atene. A forme di comicità megarese fa più volte riferimento
Aristofane, qualificandole come comicità “da poco”. Ad Epicarmo è attribuita l’invenzione
dell’agone.
Alle situazioni della farsa dorica si ispirano probabilmente le scenette (praticamente degli
sketches) che tipicamente seguono la parabasi, nelle quali, più che allo sviluppo dell’azione, si
punta ad effetti di comicità immediata.
La struttura della commedia "antica"
La commedia Archàia ha struttura fluida e dinamica, per cui non sempre le varie opere seguono la
stessa falsariga. In generale, però, essa si può considerare bipartita: risulta infatti dalla
giustapposizione di due parti piuttosto diverse, unite da una cerniera centrale, costituita dalla
paràbasi.
Prima parte: Si apre con un prologo molto ampio, recitato dai personaggi, in cui si espone sia la
situazione iniziale, sempre negativa, sia il piano che il protagonista si propone per
modificarla a suo favore.
Segue in genere l'ingresso del coro o pàrodo.
Quindi si sviluppa l'azione del protagonista, culminante nell'agone, una disputa
verbale costruita secondo precise corresponsioni metriche, in cui uno dei due
contendenti (in genere il protagonista o un suo rappresentante) riporta il successo e
stabilisce il nuovo ordine.
Si può dire perciò che la conclusione dell'azione drammatica si situi a metà della
commedia.
Paràbasi: è l'aspetto più caratteristico di questa commedia: situata in posizione centrale,
interrompe la finzione scenica per parlare di politica: ad un tratto gli attori escono
di scena, mentre il coro si spoglia del travestimento e sfila davanti agli spettatori, si
ferma e canta o recita di fronte ad esso un ampio brano, discutendo di argomenti di
attualità. Essa può precedere o seguire l'agone.
Seconda parte: mette in scena le conseguenze della vittoria riportata nell'agone: esse sono
rappresentate in una serie di brevi episodi (sketches), in genere di carattere
buffonesco, per lo più inframmezzati da intermezzi lirici del coro.
Chiude la commedia l'esodo, una gioiosa processione orgiastica (il kw%mov originario) in
cui si celebra il definitivo trionfo del protagonista.