patriarchi verdi dell`umanita`

Transcript

patriarchi verdi dell`umanita`
NATURA / Libano
PATRIARCHI VERDI
DELL’UMANITA’
Un quarto del territorio coperto da foreste,
un albero nella bandiera nazionale, il Libano
ha chiesto aiuto all’Italia per sviluppare
un piano antincendi
di Lorenza Colletti
I
drammaticamente ridotto estensione e stato. Il
minimo venne raggiunto al termine della guerra
civile del 1975/1990 con una superficie di appena 60 mila ettari.
A partire da tale data si è verificata un’inversione
di tendenza: l’esodo rurale, la ricolonizzazione
spontanea dei terreni abbandonati soprattutto da
parte del pino laricio e del pino d’Aleppo (Pinus
brutia e Pinus halepensis), la realizzazione di
piantagioni quali quelle realizzate negli ultimi
decenni da Fao e Francia tramite il Green Plan e
© L. Colletti
l Libano è un Paese vasto appena un milione di ettari – dieci volte più piccolo
dell’Italia – di cui il 25 per cento circa
coperto da foreste, poco più di 240 mila
ettari di formazioni spesso rade e degradate. In origine era quasi totalmente coperto da boschi, la cui
bellezza è vantata in numerosi documenti storicoletterari: lo sfruttamento di millenni per ottenere
legname da opera e legna da ardere, la povertà e
la pastorizia non regolata, non ultime le invasioni
e gli eventi bellici degli scorsi anni, ne hanno
Il Forestale n. 49 - 21
forme di protezione ambientale fortemente volute da alcuni gruppi di potere, hanno
portato a un progressivo ampliamento della superficie forestale. Peraltro le foreste
libanesi sono, tuttora, frammentate e con problemi di degradazione, perdita di biodiversità ed erosione del suolo nonché esposte a un crescente rischio di incendi
boschivi dato l’accumulo di biomassa. Tali problemi sono acuiti dalla notevole pressione abitativa e dalla coscienza ambientale ancora poco diffusa, così come anche dalla
scarsità di dati scientifici forestali accurati e completi.
Uno dei quattro cedri esistenti
La specie forestale principale del Paese, che una volta ricopriva la maggior parte dei
contrafforti montani, è rappresentata dal cedro del libano (Cedrus libanii), una delle
quattro specie di cedro esistenti. Tale conifera, di particolare importanza paesaggistica, storica e religiosa, ha una crescita piuttosto lenta e non fruttifica prima dei
trent’anni: essa costituiva popolamenti fitti e continui la cui ampiezza originaria in
Libano è stata stimata in oltre 80 mila ettari. Di essi restano oggi meno di duemila ettari suddivisi in dodici parcelle molto frammentate situate sul lato ovest della cordigliera
del Monte Libano, isolate su costoni coperti di terreni nudi e pascoli. La specie, tuttavia, non è considerata a rischio di estinzione poiché è presente anche in altri Paesi della
zona quali Siria, Giordania e Turchia. I primi popoli che sfruttarono i vasti popolamenti di cedro dell’area furono i Fenici che ne utilizzavano il legno per costruire le loro
celebri navi, mentre altre popolazioni quali gli Egiziani e gli Ebrei lo usavano per
costruire templi e costruzioni di prestigio. Questo intenso e massiccio sfruttamento di questa specie è durato millenni.
Sette aree protette
© L. Colletti
In Libano esistono 7 aree protette che possono vantare una discreta organizzazione: la meglio gestita ed importante, data anche la sensibile
presenza di cedri sulla sua superficie, è la Riserva di Al Shouf.
22 - Il Forestale n. 49
Questa area protetta occupa quasi 30 mila
ettari e si estende sul crinale del Monte
Libano sfiorando i 2000 metri. Istituita nel
1996 viene gestita dall’APAC, Comitato
posto sotto il Ministero dell’Ambiente: il
suo soggetto più attivo è la Al-Shouf
Cedar Society che ha 15 impiegati fissi più
qualche operaio stagionale.
La riserva ospita circa 500 specie vegetali
di cui alcune endemiche quali la Quercus
brantii spp., 24 specie arboree e numerose specie di mammiferi e di uccelli,
nonché una zona umida protetta dalla
Convenzione di Ramsar. Essa contiene, in
particolare, 520 ettari di soprassuoli di
cedro – pari a circa un quarto della superficie rimasta nel Libano – soggetti a
protezione integrale. Da notare come le
superfici a cedro si rivengano sul versante della Riserva esposto ad ovest mentre
sul lato est, più arido, si trovano in prevalenza popolamenti di querce.
La riserva rappresenta, inoltre, il limite
sud dell’areale della specie e dal 2005 è
anche riserva dell’Unesco sotto il programma “Uomo e biosfera”.
Arriva l’ecoturismo
La riserva ospita al suo interno 24 villaggi che iniziano a beneficiare dell’attività principale della
zona ovvero l’ecoturismo: ogni anno vengono
infatti ospitati circa 20 mila turisti, con un andamento che dipende anche dalla situazione politica
e bellica della zona. A partire dagli anni Novanta
la riserva ha beneficiato di fondi esteri per numerosi progetti di strutture ricettive di base, di
sentieristica ed educazione ambientale nonché per
sostenerne lo sviluppo rurale ed i prodotti agricoli della zona. La riserva sta ora redigendo un
nuovo piano di gestione per il periodo 2010-2015
e sta programmando di dotarsi – grazie anche
all’assistenza italiana – di un piano antincendi
boschivi. L’importanza delle specie da essa protette, in particolare dei residui dei popolamenti di
cedro che furono descritti persino nell’Antico
Testamento e nell’epopea di Gilgamesh, è infatti
eccezionale: non va, infatti dimenticato che il
cedro del Libano riveste una tale importanza da
apparire perfino sulla bandiera nazionale.
Un esemplare di tremila anni
La Riserva comprende tre cedrete localizzate a
Barouk, Maaser ed Ain-Zahalta. Mentre quella di
Barouk rappresenta la superficie più estesa e di
maggiore impatto paesaggistico, anche grazie
alle vaste piantagioni di cedro qui realizzate a
partire dagli anni Sessanta e Settanta e tutt’ora in
corso, quella che contiene gli esemplari più
notevoli è rappresentata dalla cedreta di Maaser.
Vasta appena sei ettari, è una sorta di parco
recintato e soggetto a stretta protezione anche
per quel che riguarda l’accesso dei turisti: questo piccolo bosco contiene, infatti, esemplari di
cedro di eccezionale bellezza, dimensioni ed
età, tanto da rappresentare una sorta di “bosco
sacro”. Numerosi i grandi cedri che presentano
la caratteristica e spettacolare forma tabulare:
l’esemplare più notevole è un cedro policormico avente una circonferenza irregolare di una
decina di metri circa ed un’età di quasi tremila
anni. Questo piccolo bosco monumentale
popolato di patriarchi verdi rappresenta il cuore
della riserva e un vero tesoro naturale e storico
che il Libano e la comunità scientifica internazionale intendono tutelare ad ogni costo.
Per saperne di più:
www.shoufcedar.org
Il Forestale n. 49 - 23