il cstagneto per la produzione di legno
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il cstagneto per la produzione di legno
CENTRO REGIONALE DI CASTANICOLTURA IL CSTAGNETO PER LA PRODUZIONE DI LEGNO A cura di Andrea Ebone e Igor Boni IPLA S.p.A. SEMINARI PER TECNICI E CASTANICOLTORI Attività formativa 2012 INTRODUZIONE Chi è l’IPLA (Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente) Società per azioni a capitale pubblico (Regione Piemonte, azionista di maggioranza, Regione Autonoma Valle d’Aosta e Comune di Torino) fondata nel 1979 Struttura tecnica di riferimento per il supporto alle politiche della Regione Piemonte in campo ambientale L’ IPLA e il CASTAGNO • Studi sul cancro corticale (1980) • Progetto Ministero Agricoltura (1990) • Selvicoltura • Tecnologia del legno • Collezione varietale di castagni da frutto • Manualistica “ Cedui di castagno” e i “Boschi Collinari” • Pianificazione forestale di aree protette e Siti Natura 2000 con rilevante presenza della specie • PROJECT MANCHEST (2001-2005) • CENTRO REGIONALE DI CASTANICOLTURA CENTRO REGIONALE DI CASTANICOLTURA (Legge forestale 4/2009 art. 24) Sottoprogetto 4 - Applicazione di pratiche Agro-selvicolturali per la produzione di Legno •Sperimentazione di pratiche volte a valorizzare la castanicoltura da legno •Analisi e monitoraggio delle caratteristiche pedologiche •Divulgazione POSSIBILI OPZIONI PER LA SPERIMENTAZIONE •Conversione/diradamento del ceduo invecchiato misto •Applicazione della selvicoltura di popolamento per la produzione di assortimenti di pregio •Applicazione della selvicoltura d’albero •Conversione al governo misto/matricinatura per gruppi •Valorizzazione dei prodotti forestali non legnosi (funghi) POSSIBILI OPZIONI PER LA SPERIMENTAZIONE •Monitoraggio dell’andamento del Carbonio organico nel suolo in base alle diverse azioni gestionali. •L’obiettivo è individuare modalità di taglio che al contempo forniscano il massimo della ripresa con il minimo danno alle riserve di fertilità del suolo. Ceduo di castagno gestito in Val Chiusella (TO) BOSCO, PIÙ CHE UN INSIEME DI ALBERI CLIMA (radiazione, temperatura, precipitazioni) TERRE (tipo di suolo) ECOSISTEMA COMPLESSO RISORSA MULTIFUNZIONALE PIANTE (alberi, arbusti, erbe, felci, muschi) FUNGHI (simbionti, saprofiti, parassiti) FAUNA (vertebrati, invertebrati) MICRORGANISMI (batteri, protozoi, virus) RAPPORTO DINAMICO UOMO/BOSCO LA MULTIFUNZIONALITÀ DEL BOSCO Produzione di beni •PRODUZIONE DIRETTA di biomassa rinnovabile combustibile (legna, fascine, carbone) legname (da costruzioni, mobili, palerie, attrezzi agricoli) pascolo e strame (erbe, arbusti, ghiande, frasca, fogliame) cibo (frutti, selvaggina ecc.) Produzione di servizi ed esternalità • • • • • PROTEZIONE DEL TERRITORIO (vincolo idrogeologico) – erosione del suolo – valanghe, cadute massi – frane, alluvioni CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA’ – Convenzioni internazionali e direttive europee PROTEZIONE DEL CLIMA – produzione ossigeno – riduzione effetto-serra (protocollo di Kyoto) PAESAGGISTICA (codice dei beni ambientali) TURISTICO-RICREATIVA E DIDATTICA I CASTAGNETI E LA BIODIVERSITÀ Castagneti cedui e da frutto sono habitat d’interesse comunitario (cod. 9260 Dir. Habitat) poco meno del 10% ricade in Siti Natura 2000 e Aree protette Fonte: Regione Piemonte studio per i Piani Forestali Territoriali - SIFOR Il castagno in Piemonte Carta Forestale Superficie 204.367 ha (23,4 % dei boschi piemontesi 874.600 ha) ECOLOGIA Diffusione: Ubiquitaria, dalla collina alla fascia pedemontana Quote: 300 – 1000 (1100) m Ambito: fascia del Castanetum Substrato: tendenzialmente acido Trofia del suolo: oligo, meso ed eutrofico Esigenze termiche: mesofilo, mesoxerofilo Esigenze di luce: eliofila Ambiti geografici prevalenti: rilievi alpini (distretti più esterni), appenninici, collinari interni e scarpate di terrazzi planiziali Dinamica: popolamenti puri, instabili se non regolarmente gestiti I SUOLI E IL CASTAGNO Non tutti i suoli sono adatti, sia in termini di produzione di frutti sia in termini di produzione di legno sia per quanto concerne la resistenza ai patogeni. Il castagno in alcuni casi è stato piantato su suoli non ottimali dal punto di vista ecologico. Le esigenze specifiche del castagno hanno tuttavia ridotto le possibilità di espansione. L’abbandono diffuso dei castagneti ha innescato un fenomeno naturale di riconversione, attivo soprattutto sui suoli meno adatti al castagno. I SUOLI IDEALI •freschi, profondi e ben areati, con drenaggio buono e permeabilità moderatamente alta; •stabili, evoluti e lisciviati (Inceptisuoli o Alfisuoli), nei quali però vi sia una discreta disponibilità di potassio (K) e di fosforo (P); I SUOLI IDEALI •Il bilancio idrico deve garantire un buon approvvigionamento d’acqua durante tutta la stagione vegetativa, anche durante il trimestre estivo; •la reazione ottimale è compresa tra pH 5,0 e 6,5; •il calcare (soprattutto il calcare attivo) è un elemento di limitazione importante che riduce gli accrescimenti. Gli accrescimenti maggiori in termini di m3/ha/anno sono stati registrati sui suoli vulcanici del centro-sud Italia (Andosuoli) facilmente alterabili (Bernetti, 1995). I SUOLI IDEALI •I caratteri del suolo che maggiormente incidono sull’accrescimento del castagno sono: •PROFODNDITA’ UTILE DEL SUOLO •DISPONIBILITA’ IDRICA •QUANTITA’ DI SOSTANZA ORGANICA •PRESENZA DI MICORRIZE •PRESENZA/ASSENZA DI CALCARE PROFONDITA’ DEL SUOLO Suoli poco profondi, con roccia prossima alla superficie, non hanno sufficienti capacità di ritenuta idrica. Suoli molto ricchi di pietre se posti su versanti caldi sono premessa per stress idrici estivi. in climi relativamente piovosi i castagni riescono a vegetare bene anche in presenza di un volume di suolo esplorabile dagli apparati radicali limitato. PROFONDITA’ DEL SUOLO Suolo con roccia prossima Ceduo stentato con accrescimenti ridotti alla superfice (Val Pellice) su suoli ricchi di pietre e affioramenti rocciosi PROFONDITA’ DEL SUOLO Suolo profondo, privo di scheletro, in Alta Langa Ceduo invecchiato con ottimi accrescimenti a Molare (AL) DISPONIBILITA’ IDRICA E RISTAGNO IDRICO La necessità di apporti garantiti e l’assenza di ristagni è condizione essenziale per la riuscita di un impianto. In aree a basse precipitazioni medie estive e con suoli a scarsa capacità di ritenuta idrica è utile orientarsi verso le esposizioni più fredde. Su suoli asfittici il castagno produce apparati radicali assai superficiali. In annate povere di precipitazioni, malgrado l’eccesso idrico medio, si riscontrano gravi carenze. DISPONIBILITA’ IDRICA E RISTAGNO IDRICO Valle Tanaro: suolo ricco di pietre Valle Belbo: suolo privo di pietre in area ad elevata piovosità media DISPONIBILITA’ IDRICA E RISTAGNO IDRICO Suoli adatti allo sviluppo delle principali specie fungine micorriziche associate al castagno garantiscono una maggiore capacità di assorbimento dell’acqua. DISPONIBILITA’ IDRICA E RISTAGNO IDRICO Il drenaggio del suolo è un’altra qualità basilare. Vanno scartati i suoli pesanti, asfittici o eccessivamente argillosi, soggetti a ristagni idrici, che favoriscono i marciumi radicali e gli attacchi di Phytophthora spp. e di Armillaria mellea. SOSTANZA ORGANICA Il quantitativo di sostanza organica che è presente nei castagneti si differenzia in media nettamente tra i castagneti da frutto e i castagneti cedui. l’intenso e secolare intervento da parte dell’uomo, con l’asportazione della lettiera, ha ridotto notevolmente la possibilità di “ricarica” del carbonio e condotto il suolo ad una parziale degradazione. Lo spessore dell’orizzonte A è mediamente di 20-30 cm in un ceduo ma può arrivare a soli 2-4 cm in un castagneto da frutto. SOSTANZA ORGANICA Orizzonte superficiale nei castagneti piemontesi Ceduo: C compreso tra 2,5% e 5% (fino all’8%) Castagneto da frutto: C compreso tra 1,5% e 3% (anche inferiore all’1%) Ceduo sulla Serra d’Ivrea (TO) Castagneto da frutto in Val Pesio (CN) CARBONATO DI CALCIO L’eccesso di calcio (Ca) nel suolo riduce l’assorbimento di altri elementi nutritivi. In aree caratterizzate da elevate precipitazioni medie e su suoli con tessiture relativamente grossolane il castagno tollera anche la presenza di calcare. La presenza di calcare è effettivamente una limitazione molto grave su suoli che traggono origine da depositi di tipo marnoso e argilloso, nei quali è elevata anche la percentuale di calcare attivo. CARBONATO DI CALCIO Suolo calcareo a tessiture molto grossolane in Val Casotto (CN) Suolo decarbonatato e acidificato in Val Borbera (AL) CARATTERIZZAZIONE TIPI FORESTALI TIPO ha % Castagneto da frutto 10.108 Castagneto mesoneutrofilo a Salvia glutinosa delle Alpi 79.841 39 Castagneto acidofilo a Teucrium scorodonia delle Alpi 76.033 37 Castagneto acidofilo a Physospermum cornubiense dell’Appennino e dei rilievi collinari interni 22.158 11 Castagneto neutrofilo dell’Appennino e dei rilievi collinari interni 16.227 8 PROPRIETA’: Pubbliche Private 10% 90% 5 CARATTERISTICHE DENDROMETRICHE N° alberi/ha 1134 polloni 75% franchi 25% Ceppaie (n°/ha) 339 Area basimetrica (m2/ha) 31 Diametro medio (cm) 19 Ripartizione diametrica (n/ha) ≥ 20 363 (32%) Ripartizione diametrica (n/ha) >35 34 (3%) Volume (m3/ha) 220 Incremento medio annuo (m3/ha) 8,35 COMPOSIZIONE E ASSETTI STRUTTURALI 100% Alberi n°/ha Volume m3/ha Area basimetrica m2/ha 90% 80% 70% 60% 50% 40% 30% 20% 10% 0% Ca st agn o Fa gg io Ro ver e Cil ieg io s Ro bin ia elv atic o Be tull a Pin o A lt re silv lati fog e st lie re ec oni fer e Ceduo 72% Governo misto 19% Ceduo in conversione 2% Boschi senza gestione 1% Fustaia 6% ProtettivaProduttiva 56% Destinazioni funzionali prevalenti Produttiva 27% Naturalistica 7% Tagli di rinnovazione 63% Fruizione Evoluzione libera 1% 1% Tagli di miglioramento 27% Evoluzione naturale 1% Monitoraggio 9% Protettiva 8% Indirizzi per interventi selvicolturali (quindicennio) PRODOTTI DEL CASTAGNO Paleria per vari impieghi: arredo urbano, agricoltura, ingegneria naturalistica Tronchetti: segati Tronchi: travature, segati, trancia Tronchetti, cippato: legna per usi energetici Legna da industria: tannino, pannelli LA PRODUTTIVITÀ POTENZIALE Circa il 47% del legno prelevabile in Piemonte è di castagno CLASSIFICAZIONE DEL LEGNAME/1 Fonte: Nosenzo et al., 2006 CLASSIFICAZIONE DEL LEGNAME/2 Prodotti del castagno Fonte: Progetto “VALORIZZAZIONE LEGNAME DI CASTAGNO PIEMONTESE” CLASSIFICAZIONE DEL LEGNAME/3 Fonte: Progetto “VALORIZZAZIONE LEGNAME DI CASTAGNO PIEMONTESE” CARATTERISTICHE DEL LEGNO Punti di debolezza Cipollatura (distacco parziale degli anelli) Corrosione dei ganci di ferro in presenza di forte umidità (a causa dell’acidità) Macchie blu-nere nelle zone di contatto tra legno e ferro (tannini) Punti di forza Buona lavorabilità Buona propensione sagomatura alla Buona tenuta di viti e chiodi Buon livello d’incollaggio Buona impregnabilità Stagionatura lenta (legno stagionato più stabile di quello delle querce) Ottima durabilità Fonte: Progetto “VALORIZZAZIONE LEGNAME DI CASTAGNO PIEMONTESE” CIPOLLATURA/1 1.Cipollatura traumatica per ferita 2.Cipollatura sana di origine meccanica si genera quando le tensioni interne sono superiori alla resistenza meccanica del legno Cause: •Fattori genetici •Fattori climatici •Fattori edafici: maggiore in suoli acidi e privi di calcio •Fattori fisiologici: fino a 40 anni incide per circa il 13% a 65 circa il 50% •Fattori gestionali: minore incidenza nelle piante nate da seme •Fattori selvicolturali (riprese incrementali dopo interventi) CIPOLLATURA/2 Nel ceduo la cipollatura incide di più: A causa dell’invecchiamento delle ceppaie Per la minore crescita radiale dovuta alla concorrenza tra polloni Per la sciabolatura del fusto Con accrescimenti costanti di 4-5 mm l’anno la cipollatura risulta quasi assente In cedui invecchiati il diradamento tardivo aumenta l’incidenza della cipollatura in particolare sui polloni dominati CLASSIFICARE IL LEGNO A VISTA Da lontano (pari all’altezza della pianta): Da vicino (2-3 m): Lunghezza toppo basale Ampiezza nodi Rettilineità Ferite, lesioni,carie Rastremazione Corteccia inclusa Ipertrofie Rotondità Branche secche Andamento della fibra I REGOLAMENTI FORESTALI Turno del ceduo Regione Piemonte Lombardia minimo 10 anni 15 anni massimo matricinatura epoche di intervento estensione massima tagliate Non previsti Singoli individui o a gruppi; copertura minima delle chiome del 10% se puro, 30% se con altre specie a) dal 1° ottobre al 15 aprile fino a 600 metri b) dal 15 settembre al 30 aprile fra 600 e i 1000 metri non prevista Non previsti Rilascio 50 matricine/ha Sempre rilascio altre specie autoctone a) dal 15 ottobre al 31 marzo fino a 600 metri b) dal 1 ottobre al 15 aprile fra 600 e i 1000 metri ≤ 10 ha accorpati REGOLAMENTO FORESTALE REGIONE PIEMONTE ART. 56 Si rispettano le seguenti disposizioni, indipendentemente dalla forma di governo e trattamento •Tagli di maturità con rilascio di almeno il 10% della copertura, fino al 30 % se di altre specie autoctone •Tagli intercalari con rilascio di almeno il 50% della copertura IN AREE PROTETTE E SITI NATURA 2000 - PIEMONTE Misure di Conservazione (in fase di approvazione) –Mantenimento del ceduo nei popolamenti con età inferiore ai 30 anni; superati i 30 anni governo misto –Rilascio delle altre specie autoctone; per i cedui quando superiori al 40% avviamento all’alto fusto –Conservazione dei castagni da frutto secolari e dei portaseme di altre specie autoctone –Taglio a scelta colturale a gruppi nelle fustaie ALCUNE CONSIDERAZIONI Inutile/dannosa matricinatura rada regolare, si rispetta la legge degradando il bosco Ceduo a turno lungo; fustaia da polloni; conversione a fustaia? Ha senso parlare di struttura/durata del ciclo ma non di forma di governo; la rinnovazione è sempre mista gamica-agamica I cicli più lunghi aumentano la possibilità di ospitare altre specie creando i presupposti per un governo misto e rafforzando la resilienza dei popolamenti LA MATRICINATURA A GRUPPI Il gruppo ha una superficie massima di 200 m2 La distanza fra i gruppi è pari o maggiore a 1,5 volte l’altezza delle piante Fonte: Università di Firenze LA MATRICINATURA A GRUPPI Caratteristiche e obiettivi Separare le superfici tra ceduo e matricine/riserve Ridurre la copertura delle matricine/riserve del ceduo Migliorare il portamento matricine/riserve Ridurre lo stress da isolamento Ottenere maggiore stabilità dei soggetti rilasciati Collocare, in funzione delle necessità, i gruppi in aree sensibili (difesa idrogeologica, paesaggio, ecotoni..) Accentuare la biodiversità Porre le basi per la conversione a gruppi LA GESTIONE OPPORTUNITÀ • • • • • Elevata estensione oltre 200.000 ha e quantità di biomassa ottenibile (m3/ha) Risorsa legnosa impiegabile per vari usi da costruzione/lavoro ed energetici Facoltà pollonifera illimitata con possibilità di variazione della forma di governo Disseminazione regolare Valorizzazione degli aspetti produttivi non legnosi e ricreativi (funghi) PROBLEMATICHE • • • • Prevalenza di proprietà private fortemente frammentate Ampia diffusione di cedui invecchiati prossimi al collasso Recrudescenza del cancro e del mal dell’inchiostro anche in seguito alla diffusione del cinipide Elevata incidenza della cipollatura che limita l’impiego del legno per le destinazioni più remunerative OBIETTIVI PER LA VALORIZZAZIONE Possibilità di mantenimento e ripristino del ceduo nelle proprietà private sia con i turni consuetudinari (paleria, usi energetici) sia allungati per l’ottenimento di assortimenti da lavoro Conversione a fustaia nei popolamenti misti in particolare ove siano presenti Aree Protette, Siti Natura 2000 e ai limiti altitudinali superiori per la specie e in generale delle stazioni meno vocate Mantenimento o ripristino del governo misto con nuclei di ceduo di castagno in mosaico alla fustaia di rovere/faggio Senza selvicoltura non si ottengono assortimenti di pregio OBIETTIVI PER LA VALORIZZAZIONE Conoscere il suolo e i limiti che da esso possono derivare, consente di evitare errori nella programmazione e nelle previsioni sulle produzioni e di limitare il danno potenziale derivante dai principali agenti patogeni biotici e abiotici. Ma dove si possono trovare i dati sui suoli del Piemonte? LA CARTOGRAFIA DEI SUOLI A SCALA 1:250.000 Nel 2007 l’IPLA ha pubblicato la Carta dei Suoli del Piemonte a scala 1:250.000. Un documento a scala regionale che descrive le principali tipologie di suolo e i principali processi evolutivi che hanno condotto alla attuale situazione. CARTOGRAFIA DEI SUOLI SCALA 1:250.000 LA CARTOGRAFIA DEI SUOLI A SCALA 1:250.000 Nel CD allegato sono riportate le schede delle Unità cartografiche e le descrizioni di tutte le Tipologie di suolo. LE CARTE DEI SUOLI SU INTERNET http://www.regione.piemonte.it/agri/suoli_terreni/suoli1_250/carta_suoli.htm LE CARTE DEI SUOLI SU INTERNET IL RILIEVO DEI SUOLI Il modo migliore per avere informazioni è però sempre quello di rilevarle direttamente sul campo…. Trivellata manuale Profilo pedologico SCHEMA DI VALUTAZIONE DEI POPOLAMENTI fonte : AA.VV, 2003. Ipla-Blu Edizioni Età dei polloni Statura (m) 5 anni 6 10 anni 9 15 anni 12 20 anni 15 25 anni 18 MODELLO DELLE SCELTE SELVICOLTURALI Assortimenti: 1 non commerciale, 2 triturazione/ardere, 3 paleria, 4 tronchetti, 5 tronchi da sega, 6 tronchi da trancia In stazioni fertili con cicli di 40 anni in 4 interventi tronchi da 40 cm con incrementi regolari fonte : AA.VV, 2003. Ipla-Blu Edizioni DIRADAMENTO SELETTIVO DI TIPO ALTO fonte : AA.VV, 2003. Ipla-Blu Edizioni DIRADAMENTO IN CEDUO DI CIRCA 15 ANNI DIRADAMENTO LIBERO POSTICIPATO PER FINALITÀ MULTIPLE IN BOSCHI MISTI Dal ceduo abbandonato da decenni non si ottengono assortimenti da lavoro (travature, segati) fonte : AA.VV, 2003. Ipla-Blu Edizioni DIRADAMENTO IN CEDUO INVECCHIATO DI CIRCA 40 ANNI E IN FRANCIA? Designazione e potatura Rigenerazione gamica/agamica Diradamento a 600 p/ha Taglio raso Due diradamenti: a 16 anni ; 300 p/ha, a 25 anni; 180 piante/ha © dessins A. Pavie, CETEF Corse Nuove tendenze (da verificare) SELVICOLTURA D’ALBERO Popolamenti a struttura irregolare (castagneti da frutto abbandonati) Popolamenti con scarsa accessibilità e di minori potenzialità Degnazione di 100 candidati/ha Potatura Diradamento all’intorno dei candidati Turno 35 anni PREZZI DEL CASTAGNO (franco arrivo) Travatura: 150-200 €/m3 Da paleria ing. naturalistica: 77,5 €/q Cippato: 4-5 €/q Vendita in piedi ceduazione ordinaria 1 (1,5-2,5) €/q fonte : Compagnia delle foreste, Rivista Tecniko & Pratiko P R O D O T T I I N N O V A T I V I Photo Ets FRAYSSE Regione Piemonte Regione Piemonte Photo Ets FRAYSSE Regione Piemonte ALCUNE LINEE DI RICERCA IN FRANCIA Prove di incollaggio per uso strutturale e non Realizzazione di rivestimenti Definizione di una classificazione degli aspetti legname di castagno Blocco dei tannini LA PRODUZIONE DI FUNGHI il castagno è simbionte di tutte queste specie Boletus edulis Boletus pinophylus Boletus aestivalis Boletus aereus Amanita caesarea microtermi di ambienti freschi con fruttificazione indotta dalle precipitazioni e dallo “Shock termico” di almeno 5 c° rispetto alla media per 2-3 giorni termofili di ambienti più secchi con fruttificazione indotta dalle precipitazioni L’ECOLOGIA DEI BOLETI La fruttificazione avviene 10 – 15 gg in seguito al verificarsi di determinate condizioni: Dopo una pioggia abbondante con una variazione di 40 centibar (0 terreno saturo, 200 terreno asciutto) corrispondente a 15-60 mm di pioggia L’umidità relativa dell’aria deve essere elevata con temperature variabili dai 15 ai 25 c° La durata della “volata” può essere anche di 1 settimana GESTIONE MIRATA PER I FUNGHI Mantenere il soprassuolo vitale e in attiva crescita Operare diradamenti selettivi sulle piante più vigorose Regolare la copertura del piano arbustivo e dei ricacci Impedire l’accumulo di lettiera RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI www.foretpriveefrancaise.com/la-sylviculture-du-chataignier-681260.html