il cstagneto per la produzione di legno

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il cstagneto per la produzione di legno
CENTRO REGIONALE DI CASTANICOLTURA
IL CSTAGNETO PER LA PRODUZIONE DI
LEGNO
A cura di Andrea Ebone e Igor Boni
IPLA S.p.A.
SEMINARI PER TECNICI E CASTANICOLTORI
Attività formativa 2012
INTRODUZIONE
Chi è l’IPLA (Istituto per le Piante da Legno e
l’Ambiente)
Società per azioni a capitale pubblico (Regione
Piemonte, azionista di maggioranza, Regione Autonoma
Valle d’Aosta e Comune di Torino) fondata nel 1979
Struttura tecnica di riferimento per il supporto alle
politiche della Regione Piemonte in campo ambientale
L’ IPLA e il CASTAGNO
• Studi sul cancro corticale (1980)
• Progetto Ministero Agricoltura (1990)
• Selvicoltura
• Tecnologia del legno
• Collezione varietale di castagni da frutto
• Manualistica “ Cedui di castagno” e i “Boschi Collinari”
• Pianificazione forestale di aree protette e Siti Natura 2000 con
rilevante presenza della specie
• PROJECT MANCHEST (2001-2005)
• CENTRO REGIONALE DI CASTANICOLTURA
CENTRO REGIONALE DI CASTANICOLTURA
(Legge forestale 4/2009 art. 24)
Sottoprogetto 4 - Applicazione di pratiche
Agro-selvicolturali per la produzione di Legno
•Sperimentazione di pratiche volte a valorizzare la
castanicoltura da legno
•Analisi e monitoraggio delle caratteristiche
pedologiche
•Divulgazione
POSSIBILI OPZIONI PER LA
SPERIMENTAZIONE
•Conversione/diradamento del ceduo
invecchiato misto
•Applicazione della selvicoltura di
popolamento per la produzione di
assortimenti di pregio
•Applicazione della selvicoltura d’albero
•Conversione al governo
misto/matricinatura per gruppi
•Valorizzazione dei prodotti forestali non
legnosi (funghi)
POSSIBILI OPZIONI PER LA
SPERIMENTAZIONE
•Monitoraggio
dell’andamento del Carbonio
organico nel suolo in base
alle diverse azioni
gestionali.
•L’obiettivo è individuare
modalità di taglio che al
contempo forniscano il
massimo della ripresa con il
minimo danno alle riserve di
fertilità del suolo.
Ceduo di castagno gestito in Val Chiusella (TO)
BOSCO, PIÙ CHE UN INSIEME DI ALBERI
CLIMA (radiazione, temperatura,
precipitazioni)
TERRE (tipo di suolo)
ECOSISTEMA
COMPLESSO
RISORSA
MULTIFUNZIONALE
PIANTE (alberi, arbusti, erbe, felci, muschi)
FUNGHI (simbionti, saprofiti, parassiti)
FAUNA (vertebrati, invertebrati)
MICRORGANISMI (batteri, protozoi, virus)
RAPPORTO DINAMICO
UOMO/BOSCO
LA MULTIFUNZIONALITÀ
DEL BOSCO
Produzione
di beni
•PRODUZIONE DIRETTA di biomassa rinnovabile
combustibile (legna, fascine, carbone)
legname (da costruzioni, mobili, palerie, attrezzi
agricoli)
pascolo e strame (erbe, arbusti, ghiande,
frasca, fogliame)
cibo (frutti, selvaggina ecc.)
Produzione di servizi
ed esternalità
•
•
•
•
•
PROTEZIONE DEL TERRITORIO (vincolo
idrogeologico)
– erosione del suolo
– valanghe, cadute massi
– frane, alluvioni
CONSERVAZIONE DELLA BIODIVERSITA’
– Convenzioni internazionali e direttive europee
PROTEZIONE DEL CLIMA
– produzione ossigeno
– riduzione effetto-serra (protocollo di Kyoto)
PAESAGGISTICA (codice dei beni ambientali)
TURISTICO-RICREATIVA E DIDATTICA
I CASTAGNETI E LA BIODIVERSITÀ
Castagneti cedui e da
frutto sono habitat
d’interesse comunitario
(cod. 9260 Dir. Habitat)
poco meno del 10%
ricade in Siti Natura
2000 e Aree protette
Fonte: Regione Piemonte studio per i
Piani Forestali Territoriali - SIFOR
Il castagno in
Piemonte
Carta Forestale
Superficie 204.367 ha
(23,4 % dei boschi piemontesi
874.600 ha)
ECOLOGIA
Diffusione: Ubiquitaria, dalla collina alla fascia pedemontana
Quote: 300 – 1000 (1100) m
Ambito: fascia del Castanetum
Substrato: tendenzialmente acido
Trofia del suolo: oligo, meso ed eutrofico
Esigenze termiche: mesofilo, mesoxerofilo
Esigenze di luce: eliofila
Ambiti geografici prevalenti: rilievi alpini (distretti più esterni),
appenninici, collinari interni e scarpate di terrazzi planiziali
Dinamica: popolamenti puri, instabili se non regolarmente gestiti
I SUOLI E IL CASTAGNO
Non tutti i suoli sono adatti, sia in termini di
produzione di frutti sia in termini di produzione di
legno sia per quanto concerne la resistenza ai
patogeni.
Il castagno in alcuni casi è stato piantato su suoli
non ottimali dal punto di vista ecologico. Le
esigenze specifiche del castagno hanno tuttavia
ridotto le possibilità di espansione.
L’abbandono diffuso dei castagneti ha innescato
un fenomeno naturale di riconversione, attivo
soprattutto sui suoli meno adatti al castagno.
I SUOLI IDEALI
•freschi, profondi e ben
areati, con drenaggio buono e
permeabilità moderatamente
alta;
•stabili, evoluti e lisciviati
(Inceptisuoli o Alfisuoli), nei
quali però vi sia una discreta
disponibilità di potassio (K) e
di fosforo (P);
I SUOLI IDEALI
•Il bilancio idrico deve garantire un buon
approvvigionamento d’acqua durante tutta la stagione
vegetativa, anche durante il trimestre estivo;
•la reazione ottimale è compresa tra pH 5,0 e 6,5;
•il calcare (soprattutto il calcare attivo) è un elemento
di limitazione importante che riduce gli accrescimenti.
Gli accrescimenti maggiori in termini di m3/ha/anno sono stati
registrati sui suoli vulcanici del centro-sud Italia (Andosuoli)
facilmente alterabili (Bernetti, 1995).
I SUOLI IDEALI
•I caratteri del suolo che maggiormente incidono
sull’accrescimento del castagno sono:
•PROFODNDITA’ UTILE DEL SUOLO
•DISPONIBILITA’ IDRICA
•QUANTITA’ DI SOSTANZA ORGANICA
•PRESENZA DI MICORRIZE
•PRESENZA/ASSENZA DI CALCARE
PROFONDITA’ DEL SUOLO
Suoli poco profondi, con roccia prossima alla
superficie, non hanno sufficienti capacità di ritenuta
idrica.
Suoli molto ricchi di pietre se posti su versanti caldi
sono premessa per stress idrici estivi.
in climi relativamente piovosi i castagni riescono a
vegetare bene anche in presenza di un volume di suolo
esplorabile dagli apparati radicali limitato.
PROFONDITA’ DEL SUOLO
Suolo con roccia prossima
Ceduo stentato con accrescimenti ridotti
alla superfice (Val Pellice) su suoli ricchi di pietre e affioramenti rocciosi
PROFONDITA’ DEL SUOLO
Suolo profondo, privo
di scheletro, in Alta Langa
Ceduo invecchiato con ottimi accrescimenti
a Molare (AL)
DISPONIBILITA’ IDRICA E
RISTAGNO IDRICO
La necessità di apporti garantiti e l’assenza di ristagni
è condizione essenziale per la riuscita di un impianto.
In aree a basse precipitazioni medie estive e con
suoli a scarsa capacità di ritenuta idrica è utile
orientarsi verso le esposizioni più fredde.
Su suoli asfittici il castagno produce apparati
radicali assai superficiali. In annate povere di
precipitazioni, malgrado l’eccesso idrico medio, si
riscontrano gravi carenze.
DISPONIBILITA’ IDRICA E
RISTAGNO IDRICO
Valle Tanaro: suolo ricco di pietre Valle Belbo: suolo privo di pietre
in area ad elevata piovosità media
DISPONIBILITA’ IDRICA E
RISTAGNO IDRICO
Suoli adatti allo sviluppo delle principali specie
fungine micorriziche associate al castagno
garantiscono una maggiore capacità di assorbimento
dell’acqua.
DISPONIBILITA’ IDRICA E
RISTAGNO IDRICO
Il drenaggio del suolo è un’altra
qualità basilare.
Vanno scartati i suoli pesanti,
asfittici o eccessivamente
argillosi, soggetti a ristagni
idrici, che favoriscono i
marciumi radicali e gli attacchi
di Phytophthora spp. e di
Armillaria mellea.
SOSTANZA ORGANICA
Il quantitativo di sostanza organica che è presente
nei castagneti si differenzia in media nettamente
tra i castagneti da frutto e i castagneti cedui.
l’intenso e secolare intervento da parte dell’uomo,
con l’asportazione della lettiera, ha ridotto
notevolmente la possibilità di “ricarica” del carbonio
e condotto il suolo ad una parziale degradazione.
Lo spessore dell’orizzonte A è mediamente di 20-30
cm in un ceduo ma può arrivare a soli 2-4 cm in un
castagneto da frutto.
SOSTANZA ORGANICA
Orizzonte superficiale nei castagneti piemontesi
Ceduo: C compreso tra 2,5% e 5% (fino all’8%)
Castagneto da frutto: C compreso tra 1,5% e 3% (anche inferiore all’1%)
Ceduo sulla
Serra d’Ivrea (TO)
Castagneto da frutto
in Val Pesio (CN)
CARBONATO DI CALCIO
L’eccesso di calcio (Ca) nel suolo riduce l’assorbimento
di altri elementi nutritivi.
In aree caratterizzate da elevate precipitazioni
medie e su suoli con tessiture relativamente grossolane
il castagno tollera anche la presenza di calcare.
La presenza di calcare è effettivamente una
limitazione molto grave su suoli che traggono origine
da depositi di tipo marnoso e argilloso, nei quali
è elevata anche la percentuale di calcare attivo.
CARBONATO DI CALCIO
Suolo calcareo a tessiture molto
grossolane in Val Casotto (CN)
Suolo decarbonatato e acidificato
in Val Borbera (AL)
CARATTERIZZAZIONE
TIPI FORESTALI
TIPO
ha
%
Castagneto da frutto
10.108
Castagneto mesoneutrofilo a Salvia glutinosa delle Alpi
79.841 39
Castagneto acidofilo a Teucrium scorodonia delle Alpi
76.033 37
Castagneto acidofilo a Physospermum cornubiense dell’Appennino e
dei rilievi collinari interni
22.158
11
Castagneto neutrofilo dell’Appennino e dei rilievi collinari interni
16.227
8
PROPRIETA’:
Pubbliche
Private
10%
90%
5
CARATTERISTICHE DENDROMETRICHE
N° alberi/ha
1134
polloni 75%
franchi 25%
Ceppaie (n°/ha)
339
Area basimetrica (m2/ha)
31
Diametro medio (cm)
19
Ripartizione diametrica (n/ha) ≥ 20
363 (32%)
Ripartizione diametrica (n/ha) >35
34 (3%)
Volume (m3/ha)
220
Incremento medio annuo (m3/ha)
8,35
COMPOSIZIONE E ASSETTI STRUTTURALI
100%
Alberi n°/ha
Volume m3/ha
Area basimetrica m2/ha
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
Ca
st
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Fa
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Cil
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Be
tull
a
Pin
o
A lt
re
silv
lati
fog
e st
lie
re
ec
oni
fer
e
Ceduo
72%
Governo misto
19%
Ceduo in
conversione
2%
Boschi senza
gestione
1%
Fustaia
6%
ProtettivaProduttiva
56%
Destinazioni
funzionali prevalenti
Produttiva
27%
Naturalistica
7%
Tagli di
rinnovazione
63%
Fruizione
Evoluzione libera
1%
1%
Tagli di
miglioramento
27%
Evoluzione
naturale
1%
Monitoraggio
9%
Protettiva
8%
Indirizzi per
interventi
selvicolturali
(quindicennio)
PRODOTTI DEL CASTAGNO
Paleria per vari impieghi: arredo
urbano, agricoltura, ingegneria
naturalistica
Tronchetti: segati
Tronchi: travature, segati,
trancia
Tronchetti, cippato: legna per
usi energetici
Legna da industria: tannino,
pannelli
LA PRODUTTIVITÀ POTENZIALE
Circa il 47% del legno prelevabile in Piemonte è di castagno
CLASSIFICAZIONE
DEL LEGNAME/1
Fonte: Nosenzo et al., 2006
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNAME/2
Prodotti del castagno
Fonte: Progetto “VALORIZZAZIONE LEGNAME DI CASTAGNO PIEMONTESE”
CLASSIFICAZIONE DEL LEGNAME/3
Fonte: Progetto “VALORIZZAZIONE LEGNAME DI CASTAGNO PIEMONTESE”
CARATTERISTICHE DEL LEGNO
Punti di debolezza
Cipollatura (distacco parziale degli
anelli)
Corrosione dei ganci di ferro in
presenza di forte umidità (a causa
dell’acidità)
Macchie blu-nere nelle zone di
contatto tra legno e ferro (tannini)
Punti di forza
Buona lavorabilità
Buona
propensione
sagomatura
alla
Buona tenuta di viti e chiodi
Buon livello d’incollaggio
Buona impregnabilità
Stagionatura lenta (legno stagionato
più stabile di quello delle querce)
Ottima durabilità
Fonte: Progetto “VALORIZZAZIONE LEGNAME DI CASTAGNO PIEMONTESE”
CIPOLLATURA/1
1.Cipollatura traumatica per ferita
2.Cipollatura sana di origine meccanica si
genera quando le tensioni interne sono
superiori alla resistenza meccanica del legno
Cause:
•Fattori genetici
•Fattori climatici
•Fattori edafici: maggiore in suoli acidi e privi
di calcio
•Fattori fisiologici: fino a 40 anni incide per
circa il 13% a 65 circa il 50%
•Fattori gestionali: minore incidenza nelle
piante nate da seme
•Fattori selvicolturali (riprese incrementali
dopo interventi)
CIPOLLATURA/2
Nel ceduo la cipollatura incide di più:
A causa dell’invecchiamento delle
ceppaie
Per la minore crescita radiale dovuta
alla concorrenza tra polloni
Per la sciabolatura del fusto
Con accrescimenti costanti di 4-5 mm
l’anno la cipollatura risulta quasi assente
In cedui invecchiati il diradamento
tardivo aumenta l’incidenza della
cipollatura in particolare sui polloni
dominati
CLASSIFICARE IL LEGNO A VISTA
Da lontano (pari
all’altezza della
pianta):
Da vicino (2-3 m):
Lunghezza toppo basale
Ampiezza nodi
Rettilineità
Ferite, lesioni,carie
Rastremazione
Corteccia inclusa
Ipertrofie
Rotondità
Branche secche
Andamento della fibra
I REGOLAMENTI FORESTALI
Turno del ceduo
Regione
Piemonte
Lombardia
minimo
10 anni
15 anni
massimo
matricinatura
epoche di
intervento
estensione
massima
tagliate
Non
previsti
Singoli individui o a
gruppi; copertura
minima delle chiome
del 10% se puro,
30% se con altre
specie
a) dal 1° ottobre al
15 aprile fino a 600
metri
b) dal 15 settembre
al 30 aprile fra 600
e i 1000 metri
non prevista
Non
previsti
Rilascio 50
matricine/ha
Sempre rilascio
altre specie
autoctone
a) dal 15 ottobre al
31 marzo fino a 600
metri
b) dal 1 ottobre al 15
aprile fra 600 e i
1000 metri
≤ 10 ha
accorpati
REGOLAMENTO FORESTALE
REGIONE PIEMONTE ART. 56
Si rispettano le seguenti disposizioni,
indipendentemente dalla forma di governo e
trattamento
•Tagli di maturità con rilascio di almeno il 10% della
copertura, fino al 30 % se di altre specie autoctone
•Tagli intercalari con rilascio di almeno il 50% della
copertura
IN AREE PROTETTE
E SITI NATURA 2000 - PIEMONTE
Misure di Conservazione (in fase di
approvazione)
–Mantenimento del ceduo nei popolamenti con età
inferiore ai 30 anni; superati i 30 anni governo
misto
–Rilascio delle altre specie autoctone; per i cedui
quando superiori al 40% avviamento all’alto fusto
–Conservazione dei castagni da frutto secolari e
dei portaseme di altre specie autoctone
–Taglio a scelta colturale a gruppi nelle fustaie
ALCUNE CONSIDERAZIONI
Inutile/dannosa matricinatura rada regolare, si rispetta la legge
degradando il bosco
Ceduo a turno lungo; fustaia da polloni; conversione a fustaia? Ha senso
parlare di struttura/durata del ciclo ma non di forma di governo; la
rinnovazione è sempre mista gamica-agamica
I cicli più lunghi aumentano la possibilità di ospitare altre specie
creando i presupposti per un governo misto e rafforzando la resilienza
dei popolamenti
LA MATRICINATURA A GRUPPI
Il gruppo ha una superficie massima di 200 m2
La distanza fra i gruppi è pari o maggiore a 1,5 volte
l’altezza delle piante
Fonte: Università di Firenze
LA MATRICINATURA A GRUPPI
Caratteristiche e obiettivi
Separare le superfici tra ceduo e matricine/riserve
Ridurre la copertura delle matricine/riserve del ceduo
Migliorare il portamento matricine/riserve
Ridurre lo stress da isolamento
Ottenere maggiore stabilità dei soggetti rilasciati
Collocare, in funzione delle necessità, i gruppi in aree
sensibili (difesa idrogeologica, paesaggio, ecotoni..)
Accentuare la biodiversità
Porre le basi per la conversione a gruppi
LA GESTIONE
OPPORTUNITÀ
•
•
•
•
•
Elevata estensione oltre 200.000 ha e quantità di biomassa
ottenibile (m3/ha)
Risorsa legnosa impiegabile per vari usi da costruzione/lavoro ed
energetici
Facoltà pollonifera illimitata con possibilità di variazione della forma
di governo
Disseminazione regolare
Valorizzazione degli aspetti produttivi non legnosi e ricreativi
(funghi)
PROBLEMATICHE
•
•
•
•
Prevalenza di proprietà private fortemente frammentate
Ampia diffusione di cedui invecchiati prossimi al collasso
Recrudescenza del cancro e del mal dell’inchiostro anche in seguito
alla diffusione del cinipide
Elevata incidenza della cipollatura che limita l’impiego del legno per
le destinazioni più remunerative
OBIETTIVI PER LA VALORIZZAZIONE
Possibilità di mantenimento e ripristino del ceduo nelle
proprietà private sia con i turni consuetudinari (paleria, usi
energetici) sia allungati per l’ottenimento di assortimenti da
lavoro
Conversione a fustaia nei popolamenti misti in particolare ove
siano presenti Aree Protette, Siti Natura 2000 e ai limiti
altitudinali superiori per la specie e in generale delle stazioni
meno vocate
Mantenimento o ripristino del governo misto con nuclei di ceduo
di castagno in mosaico alla fustaia di rovere/faggio
Senza selvicoltura non si ottengono assortimenti di pregio
OBIETTIVI PER LA VALORIZZAZIONE
Conoscere il suolo e i limiti che da esso possono
derivare, consente di evitare errori nella
programmazione e nelle previsioni sulle produzioni
e di limitare il danno potenziale derivante dai
principali agenti patogeni biotici e abiotici.
Ma dove si possono trovare i dati
sui suoli del Piemonte?
LA CARTOGRAFIA DEI SUOLI A
SCALA 1:250.000
Nel 2007 l’IPLA ha
pubblicato la Carta dei Suoli
del Piemonte a scala
1:250.000. Un documento a
scala regionale che descrive
le principali tipologie di suolo
e i principali processi
evolutivi che hanno condotto
alla attuale situazione.
CARTOGRAFIA
DEI SUOLI
SCALA 1:250.000
LA CARTOGRAFIA DEI SUOLI A
SCALA 1:250.000
Nel CD allegato sono riportate le schede
delle Unità cartografiche e le descrizioni di tutte le
Tipologie di suolo.
LE CARTE DEI SUOLI SU INTERNET
http://www.regione.piemonte.it/agri/suoli_terreni/suoli1_250/carta_suoli.htm
LE CARTE DEI SUOLI SU INTERNET
IL RILIEVO DEI SUOLI
Il modo migliore per avere informazioni
è però sempre quello di rilevarle
direttamente sul campo….
Trivellata manuale
Profilo pedologico
SCHEMA DI VALUTAZIONE DEI POPOLAMENTI
fonte : AA.VV, 2003. Ipla-Blu Edizioni
Età dei polloni
Statura (m)
5 anni
6
10 anni
9
15 anni
12
20 anni
15
25 anni
18
MODELLO DELLE SCELTE SELVICOLTURALI
Assortimenti: 1 non commerciale, 2 triturazione/ardere, 3 paleria, 4 tronchetti, 5
tronchi da sega, 6 tronchi da trancia
In stazioni fertili con cicli di 40 anni in 4 interventi tronchi da 40 cm con incrementi regolari
fonte : AA.VV, 2003. Ipla-Blu Edizioni
DIRADAMENTO SELETTIVO DI TIPO ALTO
fonte : AA.VV, 2003. Ipla-Blu Edizioni
DIRADAMENTO IN CEDUO
DI CIRCA 15 ANNI
DIRADAMENTO LIBERO POSTICIPATO PER
FINALITÀ MULTIPLE IN BOSCHI MISTI
Dal ceduo abbandonato da decenni non si ottengono assortimenti da lavoro
(travature, segati)
fonte : AA.VV, 2003. Ipla-Blu Edizioni
DIRADAMENTO IN CEDUO INVECCHIATO
DI CIRCA 40 ANNI
E IN FRANCIA?
Designazione e potatura
Rigenerazione gamica/agamica
Diradamento a 600 p/ha
Taglio raso
Due diradamenti: a 16 anni ;
300 p/ha, a 25 anni; 180 piante/ha
© dessins A. Pavie, CETEF Corse
Nuove tendenze (da verificare)
SELVICOLTURA D’ALBERO
Popolamenti a struttura
irregolare (castagneti da
frutto abbandonati)
Popolamenti con scarsa
accessibilità e di
minori potenzialità
Degnazione di 100 candidati/ha
Potatura
Diradamento all’intorno dei candidati
Turno 35 anni
PREZZI DEL CASTAGNO
(franco arrivo)
Travatura: 150-200 €/m3
Da paleria ing. naturalistica: 77,5 €/q
Cippato: 4-5 €/q
Vendita in piedi ceduazione
ordinaria 1 (1,5-2,5) €/q
fonte : Compagnia delle foreste, Rivista Tecniko & Pratiko
P
R
O
D
O
T
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I
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N
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O
V
A
T
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V
I
Photo Ets FRAYSSE
Regione Piemonte
Regione Piemonte
Photo Ets FRAYSSE
Regione Piemonte
ALCUNE LINEE DI RICERCA IN FRANCIA
Prove di incollaggio per uso
strutturale e non
Realizzazione di rivestimenti
Definizione di una
classificazione degli aspetti
legname di castagno
Blocco dei tannini
LA PRODUZIONE DI FUNGHI
il castagno è simbionte di tutte queste specie
Boletus edulis
Boletus pinophylus
Boletus aestivalis
Boletus aereus
Amanita caesarea
microtermi di ambienti
freschi con
fruttificazione indotta
dalle precipitazioni e
dallo “Shock termico” di
almeno 5 c° rispetto alla
media per 2-3 giorni
termofili di ambienti
più secchi con
fruttificazione
indotta dalle
precipitazioni
L’ECOLOGIA DEI BOLETI
La fruttificazione avviene 10 – 15
gg in seguito al verificarsi di
determinate condizioni:
Dopo una pioggia abbondante con
una variazione di 40 centibar (0
terreno saturo, 200 terreno
asciutto) corrispondente a 15-60
mm di pioggia
L’umidità relativa dell’aria deve
essere elevata con temperature
variabili dai 15 ai 25 c°
La durata della “volata” può
essere anche di 1 settimana
GESTIONE MIRATA PER I FUNGHI
Mantenere il soprassuolo
vitale e in attiva crescita
Operare diradamenti selettivi
sulle piante più vigorose
Regolare la copertura del piano
arbustivo e dei ricacci
Impedire l’accumulo di lettiera
RIFERIMENTI
BIBLIOGRAFICI
www.foretpriveefrancaise.com/la-sylviculture-du-chataignier-681260.html