Un Pride maturo In trentamila con pochi eccessi

Transcript

Un Pride maturo In trentamila con pochi eccessi
Copia di aeca89f2fb2c2a68e21dd7a091d3261a
2
Primo Piano
FACCE DA PRIDE
di Libero Dolce
e Cesare Bonifazi
◗ FIRENZE
Gli anni passano per tutti e il
Pride ormai è diventato maggiorenne. Ne ha fatta di strada
ma è invecchiato bene: oggi è
una grande famiglia allargata
che tiene insieme tutti i suoi
componenti in armonia. Le famiglie con i piccoli bimbi, le
coppie di adolescenti per mano, le più appariscenti trans
sulle scarpe con le zeppe altissime, gli impeccabili in giacca
e cravatta. Prevedevano di essere 10.000 oggi a Firenze,
quando il corteo si fa sotto il
Battistero in piazza Duomo, a
metà del suo percorso, un’organizzatrice dagli altoparlanti
annuncia emozionata: «Siamo
molti di più di quanto credevamo, siamo trentamila». Un
boato, la musica che riparte e
tutti si precipitano ad abbracciare il vicino o la vicina di corteo.
È il Pride del dopo Cirinnà,
della battaglia vinta dal movimento per il riconoscimento
delle unioni civili come legge
dello stato. Una vittoria a metà, per molti, visto che tante cose, su tutte l’adozione, sono rimaste fuori dal testo e non pare rientrino tra le priorità a breve scadenza di governo e parlamento.
Per questo alcuni sono qui:
l’orgoglio di esserci e la consapevolezza di un percorso davanti, di una battaglia per i diritti che non si ferma e va portata avanti. «Protetta», dice un
ragazzo giovanissimo, sguardo determinato.
Chi si aspettava gli eccessi, i
ballerini mezzi nudi sui carri ,
orde di drag queen con strass e
boa di struzzo è rimasto deluso perché il fiume di persone
la COPPIA lesbo
IL TIRRENO DOMENICA 19 GIUGNO 2016
Icolori e isorrisidi unmovimento che ieri hafatto un altro passoavantiverso l’affermazionedeipropri diritti
cosa prevede il ddl cirinnÀ
Legge pubblicata a giugno, per le prime unioni si aspettano i decreti attuativi
Federica Tempori è avvocato, referente
toscana delle “Famiglie arcobaleno” e
spiega che «ora dopo l’approvazione della
Cirinnà, c’è solo da aspettare che il
ministro Alfano faccia uscire i decreti
attuativi». La legge, che tecnicamente è la
numero 76 del 2016, regola i rapporti tra
persone dello stesso sesso stabilendo non
un matrimonio ma un’unione civile, ed è
entrata in vigore il 5 giugno. «Non è chiaro
se verrà creato un registro apposito per
questo tipo di unioni o saranno registrate
come i matrimoni. I registri che alcuni
Comuni avevano istituito erano pura
formalità, senza alcun valore giuridico spiega - aspettiamo che il decreto
stabilisca le regole». Quello che è chiaro è
che a differenza del matrimonio non ci
saranno pubblicazioni. L’unione civile si
costituirà con una dichiarazione di fronte
all'ufficiale di stato civile in presenza di
due testimoni, ma a differenza del
matrimonio non ci saranno formule
particolari. L'ufficiale di stato civile dovrà
compilare un certificato che dovrà
contenere i dati anagrafici delle parti, il
regime patrimoniale scelto e la residenza
delle parti.
Prevista la comunione dei beni, a meno
che non venga scelta volontariamente la
separazione. Ognuno deve contribuire
alle necessità della coppia in misura alla
propria capacità lavorativa.
Un Pride maturo
In trentamila
con pochi eccessi
Firenze: tante famiglie ed esponenti della società
alla prima parata gay dopo la legge sulle unioni civili
che si è riversato per le strade
del centro di Firenze era veramente tutta la società.
Persino le anziane coppie e
le signore attempate dalle finestre sventolavano le bandiere
arcobaleno, simbolo della comunità Lgbti (sigla che sta per
lesbiche, gay, bisessuali, transessuali e intersessuali, ndr).
Da una finestra su via Cavour
si affaccia una coppia di signori in là con gli anni. Fanno capolino timidi, ma qualcuno
dal corteo li nota e li saluta. In
un attimo tutti gli sguardi sono
su di loro. Un sorriso sornione,
l’uomo a sinistra cinge la spalla del compagno e lo bacia sulla guancia. Parte un lunghissimo applauso dal corteo.
Le anime del movimento ci
sono tutte, amalgamate senza
che qualche gruppo spicchi
Il corteo
di Firenze,
partito
con 10mila
persone,
è arrivato
a raccoglierne
trentamila
particolarmente. I colori sono
come da tradizione la cifra della manifestazione, con lo
sguardo che fatica a posarsi su
un gruppo che immediatamente è attratto dai coriandoli
che volano sopra le teste o da
una t-shirt dai colori accesi.
La normalità siamo noi tre insieme
Clara e Monica hanno avuto Susanna: «Vogliamo ancora la stepchild adoption»
◗ FIRENZE
Clara e Monica durante la parata
Due anni fa è arrivato il primo
fiocco rosa nella casa di Clara e
Monica. La prima, 45 anni, lavora all’università di Pisa, la seconda, 46, in una ditta farmaceutica.
La piccola Susanna è stato il
coronamento del loro amore
che dura da 5 anni. Tutte e tre
ieri hanno messo la maglietta
rosa delle “Famiglie arcobaleno” e hanno sfilato al Pride perché la loro «è una famiglia che
deve essere ancora riconosciuta». Anche dopo la legge Cirinnà, che regolamenta le unioni
civili, la madre che non l’ha
partorita continuerà comunque a non avere diritti, malgrado sia anche lei a provvedere al
suo sostentamento e a metterla a dormire la sera.
«Il percorso è ancora molto
lungo - dice Clara - togliere la
stepchild adoption dalla legge
è stato un duro colpo per tutte
quelle famiglie come noi, che
esistono».
Monica aveva già una bimba
dal suo precedente matrimonio, quindi è stata Clara a partorire Susanna: «Di comune accordo abbiamo scelto che sarei
stata io a dare alla luce nostra
figlia perché non avevo provato la maternità. Quindi siamo
partite per la Spagna e questo è
il risultato», racconta tenendo
sulle spalle Susanna che non
ha occhi che per i palloncini
colorati della manifestazione.
Quella che raccontano è la
storia di una famiglia normale:
«La mattina dobbiamo portare
la piccola al nido- dice Clara poi ci dobbiamo organizzare
per andarla a prendere. Non
abbiamo mai avuto problemi,
né in casa né a scuola. Mia figlia, quella che ho avuto dal
mio primo matrimonio, oggi
ha 21 anni e io sono sempre
Qualcuno si è presentato in
kilt, sfidando una temperatura
in crescita e finalmente in linea con le attese stagionali.
La concentrazione è prevista in piazza D’Azeglio alle 14.
Tra i primi ad arrivare ci sono i
papà e le mamme con le magliette rosa delle “Famiglie Arcobaleno”, l’associazione dei
genitori omosessuali. Al centro della piazza c’è un’area attrezzata con i giochi per i piccini. Sono tutti lì, a inseguire un
cane, a dondolare su e giù
sull’altalena. Si fa fatica a credere
che
il
termine
stata onesta con lei: le ho sempre raccontato tutto. Non è
mai stata gelosa ma non la sopporta quando lei deve studiare
e Susanna urla perché vuole
giocare». A tenere la bimba
ogni tanto ci pensano i suoceri,
i genitori di Clara, che la adorano e ogni tanto la viziano.
«Ci rendiamo conto di essere fortunate - dice Monica - viviamo a Pisa che è una città
molto aperta e le persone che
ci circondano hanno tutte accettato il percorso che abbiamo fatto finora, compreso il
mio ex marito con il quale ancora abbiamo un rapporto
buono. Il risultato di questa
legge ci dimostra che la società
è molto più avanti di tutte le
leggi: le famiglie come noi
aspettano solo che i Governi
abbiano più coraggio».
(ld - cbm)
Copia di aeca89f2fb2c2a68e21dd7a091d3261a
Primo Piano
DOMENICA 19 GIUGNO 2016 IL TIRRENO
FACCE DA PRIDE
3
Nelcorteoi papàe lemamme conlemaglietterosa delleFamiglie Arcobaleno hanno sostituito leDrag Queen
anche rossi in piazza
La fascia di Filippeschi
■ ■ Il sindaco di Pisa Marco Filippeschi ha capitanato i 70 comuni toscani che hanno patrocinato il pride indossano la fascia arcobaleno. In corteo molto fotografato il governatore Rossi.
“normalità” abbiano dovuto
conquistarselo. C’è poco di
meno normale di questi ragazzini con i loro genitori.
Davanti a tutti i carri ci sono
i sindaci e le autorità politiche.
Sono 70 i gonfaloni dei vari comuni della regione. Il sindaco
di Pisa, Marco Filippeschi, ha
scelto di omaggiare il movimento Lgbti optando per una
fascia arcobaleno al posto del
tricolore ufficiale. C’è il governatore della Toscana, Enrico
Rossi che dice: «È una bella iniziativa, nelle quale le persone
manifestano se stesse per quel-
la coppia gay
Un normale corteo
Chi si aspettava
le provocazioni
e i ballerini mezzi nudi
sui carri è rimasto deluso
lo che sono. Importante essere
qui, una sinistra moderna sa
dove deve stare».
Alla fine ha deciso di esserci
anche il sindaco di Firenze Dario Nardella, al centro della polemica per avere rifiutato il patrocinio del comune alla mani-
festazione. Oggi non vuole tornare sulla questione. «Sono
qui insieme a molti assessori ha dichiarato - anche per
esprimere solidarietà e vicinanza per i fatti di Orlando».
Orlando e la strage omofoba di 49 persone uccise nella
discotecaPulse, punto di riferimento della comunità gay locale, sono la nota triste di questa festa. Cartelli e adesivi ricordano le vittime, in un fiocco che lega colori arcobaleno
e le stelle e strisce della bandiere americana.
Gli organizzatori: «Attaccato un carro, azione omofoba e meschina»
Uno striscione che rivendica l’intolleranza. Il carro
di “Azione gay e lesbiche”, allestito alla Limonaia
di Villa Strozzi, è stato smontato nella mattina di
ieri da alcuni esponenti di Azione Universitaria e di
Fratelli d’Italia. Accanto al carro il lenzuolo con
scritto «La natura non si cambia, un figlio non si
cambia» con i loghi delle due associazioni.
La denuncia arriva dagli organizzatori di Toscana
Pride all’inizio della manifestazione di ieri, che lo
definiscono un «atto omofobo e meschino proprio
nel giorno della manifestazione».
Azione Universitaria ha scritto una nota dove
spiega che ieri mattina alcuni attivisti si sono
recati sotto la Limonaia di Villa Strozzi, che ospita
il Villaggio del Toscana Pride, per fare un presidio
contro le associazioni gay senza riuscire però a
portarlo avanti perchè «siamo stati subito
interrotti quando alcuni attivisti ci hanno
contestato e strappato lo striscione che stavamo
appendendo. Ritenevamo fosse il giorno giusto per
chiedere maggiore tutela per i diritti dei fanciulli
affinché non siano trattati come merce».
©RIPRODUZIONERISERVATA
Per la legge non siamo due papà
I loro gemelli sono nati in California: «Non serve una sentenza per essere genitori»
◗ FIRENZE
Luciano Tanganelli e Davide Sapienza al Toscana Pride
Luciano Tanganelli e Davide
Sapienza stanno insieme da
13 anni e per avere un bimbo
sono stati costretti a volare fino negli Stati Uniti, a San Diego. Ma il caso ha voluto che di
ritorno dall’America, i figli fossero due: Andrea e Elisabetta,
due gemelli eterozigoti nati
settimini.
Non vogliono sentire la parola surroga: «Abbiamo scelto
la gestazione per altri “equa” racconta Luciano. «Esistono
alcuni Stati, soprattutto negli
Stati Uniti e nel Canada, in cui
la legge impone alle donne
che portano avanti la gravidanza per altri di essere economicamente autonome, in modo
da non dipendere dal denaro
che può arrivare dalla gestazione, e che soprattutto abbiano
già dei figli: una garanzia sia
per noi che per lei».
Davide, il padre biologico
dei due bimbi, racconta che i
bambini non sono mai stati
“strappati” veramente alla
donna che li ha portati in
grembo: «La sentiamo molto
di frequente - dice - e loro la
possono vedere quando vogliono tramite Skype. Cono-
scono anche la nonna naturale che è molto presente. Abbiamo già in programma di farli
incontrare nei prossimi anni.
Non ci sembrava ancora il caso perché i bimbi sono piccoli.
Ma nei prossimi mesi sorvoleranno di nuovo l’Atlantico per
conoscere la loro storia».
Luciano e Davide, prima di
diventare papà, e sono ormai
quattro anni, hanno alle spalle
un lungo percorso che li ha
portati a sposarsi già due volte:
«la prima - raccontano - nel
2010, quando Don Santoro
delle Piagge ci ha uniti con il rito cattolico, il secondo nel
2011 a New York, come hanno
fatto tanti prima di noi».
Il prossimo passo sarà
l’unione civile in Italia, non appena sarà possibile. E poi il riconoscimento della paternità
anche per Luciano: «In realtà
siamo un po’ scoraggiati - dice
- malgrado le sentenze siano
abbastanza favorevoli, il percorso è molto lungo e oneroso.
Non siamo sicuri di voler affrontare anche questa avventura».
Intanto devono affrontare la
vita di tutti i giorni e giostrarsi
tra i loro impegni lavorativi.
Davide è consulente mentre
Luciano è dipendente alla
Samsonite, e la cura dei loro
due figli: «Abbiamo una ragazza alla pari che ci aiuta come
tata: la nostra è una famiglia
tradizionale».
(ld - cbm)