Discriminazione, emarginazione e Diritti delle donne
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Discriminazione, emarginazione e Diritti delle donne
Amnesty International Gruppo Italia 115 Collegno – Grugliasco – Rivoli CLUB D’IMPEGNO CIVILE E SOLIDARIETA’ SOCIALE - ONLUS GRU CLUB ADB Progetto di educazione ai Diritti Umani – 2º Percorso Edizione 2005 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne INDICE 3 Legislazione internazionale sui diritti delle donne 7 10 15 Donne e Società Scheda Arabia Saudita Scheda Nigeria 20 23 27 Donne comprate e vendute Scheda Pakistan Scheda Ucraina 30 33 40 Nascere Bambine Scheda Cina Scheda India 45 48 53 Donne e guerra Scheda Bosnia-Erzegovina Scheda Congo 58 61 65 Le mutilazioni genitali Scheda Somalia Scheda Sudan 72 76 84 Tortura in detenzione Scheda Stati Uniti Scheda Turchia APPENDICI 90 CONVENZIONE SULL'ELIMINAZIONE DI OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE NEI CONFRONTI DELLA DONNA 100 PROTOCOLLO FACOLTATIVO Iniziativa gratuita realizzata insieme al Centro Servizi V.S.S.P. Per promuovere il volontariato e la cultura della solidarietà Numero verde 800 590000 2 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne LEGISLAZIONE INTERNAZIONALE DIRITTI DELLE DONNE SUI Convenzione sull‟Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione ai danni delle Donne La Convenzione sull‟Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione ai danni delle Donne (Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination against Women, CEDAW) è stata adottata dalla Assemblea Generale dell‟Onu nel 1979, costituisce la principale garanzia che il diritto internazionale offre al rispetto dei diritti delle donne 1. È costituita da un preambolo e da 30 articoli nei quali viene definita l‟ “agenda” delle azioni da intraprendere a livello nazionale per porre fine alla discriminazione. La Convenzione definisce discriminazione “ogni distinzione, esclusione o restrizione basata sul sesso, che abbia come conseguenza, o come scopo, di compromettere o distruggere il riconoscimento, il godimento o l‟esercizio da parte delle donne (…) dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale e civile o in ogni altro campo”. La Convenzione riconosce, quindi, che la discriminazione impedisce alla donne di godere della totalità dei diritti umani. Stabilisce, inoltre, gli obblighi che ricadono sui governi al fine di far cessare tale discriminazione nella vita pubblica, come in quella sociale e familiare. Fra questi obblighi vi è quello di stilare periodicamente un rapporto sulle misure intraprese da far pervenire al Comitato che monitora l‟implementazione della Convenzione, il quale si esprime in merito, emanando eventuali raccomandazioni. Ovviamente, nel momento in cui uno Stato ratifica la Convenzione contrae l‟obbligo di adeguare ad essa le proprie leggi e le proprie pratiche, allo scopo di garantire i diritti civili, culturali, economici, politici e sociali delle donne. La parità fra uomini e donne deve quindi essere assicurata, ad esempio, nel campo della partecipazione politica, dell‟educazione, della sanità, del diritto di famiglia e dell‟uguaglianza di fronte alla legge. La protezione da tutte le forme di discriminazione contro le donne si estende anche alla violenza basata sul genere, definita dalla Convenzione come “violenza che è diretta contro una donna in quanto tale o che tocca le donne in misura sproporzionata”, e che costituisce una breccia delle protezioni garantite dalla Convenzione stessa. La Convenzione protegge le donne contro la discriminazione da parte delle autorità pubbliche e degli agenti statali. Inoltre, e si tratta di un passo significativo, ritiene gli Stati-parte responsabili della discriminazione commessa da individui e organizzazioni private. Questo aspetto è rilevante per la vita di molte donne poiché riguarda l‟integrità ed il benessere fisico e psicologico, in particolare quando le pratiche che attentano ad essi sono supportate da usi, abitudini e tradizioni di lungo corso (ad esempio, la pratica della mutilazione genitale femminile ,gli “omicidi di onore” e le morti per dote, lo stupro - compreso lo stupro nei conflitti armati o da parte del marito - o la violenza domestica). Se le autorità non sono in grado di offrire protezione da queste pratiche e da questi abusi attraverso, ad esempio, la legislazione o l‟educazione pubblica, o non perseguono legalmente i responsabili di tali abusi e non risarciscono le vittime, lo stato contravviene alle obblighi stabiliti dalla Convenzione. 1 Un altro fondamentale strumento legislativo internazionale è la Dichiarazione sulla Eliminazione della Violenza contro le Donne (DEVAW), che però non possiede lo stesso valore “coercitivo” di una convenzione. 3 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne La Convenzione tocca una molteplicità di tematiche per quanto riguarda i diritti delle donne (riproduzione, relazioni familiari, nazionalità, ecc.). Fra questi vi è anche la protezione da tutte le forme di tratta e di sfruttamento, ed il conseguente obbligo per i singoli governi di prendere efficaci misure in merito. Accettando la Convenzione, gli stati si impegnano, quindi, a intraprendere una serie di azioni per far cessare la discriminazione contro le donne incorporando i principi di eguaglianza fra uomini e donne nei loro sistemi legali, abolendo ogni legge discriminatoria e adottando appropriati provvedimenti che proibiscano la discriminazione. facendo in modo che il sistema giudiziario, come tutte le istituzioni pubbliche, assicuri un effettiva protezione delle donne dalla discriminazione. assicurando l‟eliminazione di ogni atto discriminatorio contro le donne da parte di singole persone, organizzazioni o imprese. La Convenzione sull‟Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione ai danni delle Donne è stata ratificata da 170 stati. Nonostante questa considerevole cifra, Amnesty International nota con preoccupazione che sono state espresse un numero maggiore di riserve a questa Convenzione che a qualsiasi altro trattato internazionale. Ogni riserva che limiti gli obblighi degli Stati rischia di indebolire la piena implementazione della Convenzione a livello nazionale. Protocollo opzionale alla Convenzione sull’Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne Il Protocollo opzionale alla Convenzione sull‟Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne (CEDAW) è entrato in vigore il 22 dicembre del 2000. Si tratta di un Protocollo supplementare alla Convenzione che per essere applicato richiedeva la ratifica di almeno dieci stati (la decima ratifica è stata proprio quella dell‟Italia). La Convenzione sull‟Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne è stata ratificata da 170 stati, ma sono 75 gli stati che ne hanno firmato il Protocollo opzionale e soltanto 47 di essi lo hanno pure ratificato. L‟applicazione a livello nazionale del Protocollo è legata alla ratifica da parte di ogni singolo stato. L‟entrata in vigore del Protocollo opzionale alla Convenzione sull‟Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne rappresenta un significativo avanzamento nella protezione e nella promozione dei diritti umani delle donne, in quanto offre a singole donne e ad associazioni di donne un meccanismo di accesso diretto alla Comitato che monitora il rispetto della Convenzione. È finalmente un mezzo che il Comitato ha per controllare che quanto contenuto nella Convenzione non rimanga un insieme di regole e raccomandazioni astratte, ma contribuisca alla reale attuazione dei diritti delle donne. In questo modo, qualora i singoli governi si siano resi responsabili o abbiano tollerato forme di discriminazione ai danni delle donne, i diritti delle vittime di tali discriminazioni possono essere riconosciuti ad un livello internazionale, indipendente ed autorevole, quello delle Nazioni Unite. Il Protocollo opzionale offre, quindi, alle donne un mezzo diretto per ottenere riparazione per le violazioni dei propri diritti aprendo loro le porte del Comitato delle Nazioni Unite che controlla l‟implementazione della Convenzione. Questo organismo ne può richiedere l‟applicazione direttamente alle situazioni effettive che donne di ogni parte del mondo devono quotidianamente affrontare, facendo sì che la Convenzione non rappresenti per loro soltanto una serie di principi vaghi ed inefficaci. 4 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Il testo del Protocollo opzionale è stato adottato dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 6 ottobre del 1999 ed è composto da 21 articoli, di cui i primi due di importanza fondamentale, poiché attraverso di essi uno stato riconosce la competenza del Comitato a ricevere e considerare denunce da parte di persone o gruppi interni alla propria giurisdizione. Art. 1 Uno Stato parte del presente Protocollo (che da ora in avanti sarà definito “Stato Parte”) riconosce la competenza del Comitato sull‟Eliminazione della Discriminazione nei confronti delle Donne (che da ora in avanti sarà definito “il Comitato”) a ricevere e prendere in esame le comunicazioni ad esso presentate in conformità con quanto previsto dal successivo articolo 2. Art. 2 Le comunicazioni potranno essere presentate a titolo individuale o a nome di gruppi di persone, le quali rientrino nella giurisdizione di uno Stato Parte, che lamentino di essere stati vittime della violazione di uno qualsiasi dei diritti esposti nella Convenzione dallo Stato Parte in questione. (…) Il Protocollo Opzionale prevede la possibilità di inoltrare petizioni individuali e garantisce quella di indagare su violazioni sistematiche della Convenzione, fornendo un mezzo a carattere internazionale per rendere giustizia alle donne che hanno subito abusi dei propri diritti umani. Vi sono due tipi di procedure previste dal Protocollo: 1) La procedura per comunicazione, la quale permette a singole donne o a gruppi di donne di inoltrare al Comitato una denuncia di violazione dei diritti protetti dalla Convenzione sull‟Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne. Per poter essere ricevuta, una denuncia deve essere già stata sottoposta, senza risultati soddisfacenti, agli organi interni alla giurisdizione statale. 2) La procedura di inchiesta, la quale permette al Comitato di svolgere inchieste in situazione di violazioni gravi o sistematiche dei diritti delle donne. Al momento della firma o della ratifica uno stato può, ad ogni modo, rifiutare di riconoscere valida questo tipo di procedura. In entrambi i casi, perché il Comitato possa prendere in considerazione e pronunciarsi, è ovviamente necessario che lo stato oggetto di indagine abbia firmato e ratificato la Convenzione sull‟Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione contro le Donne. La ratifica del Protocollo opzionale permette l‟investigazione da parte di esperti internazionali su abusi dei diritti umani ai danni delle donne. La procedura di inchiesta, in particolare, può essere utile nel caso in cui la denuncia individuale non sia in grado di riflettere il carattere diffuso della violazione, come nel caso in cui individui o gruppi non denuncino gli abusi, a causa del timore di rappresaglie o per altri motivi. Offre al Comitato l‟opportunità di indirizzare raccomandazioni per quanto riguarda la natura della violazione, nel caso anche affrontando la causa strutturale e l‟insieme delle problematiche legate alla discriminazione all‟interno di un paese. Contribuisce a migliorare la comprensione della Convenzione da parte dello Stato e dei cittadini. Nel corso delle procedure di comunicazione o di inchiesta allo stato saranno indirizzate specifiche richieste. Ciò comporterà un chiarimento per quanto riguarda gli obblighi che lo stato si è assunto nel momento in cui ha sottoscritto la Convenzione. Come è avvenuto per altre Convenzioni, emergeranno, quindi, linee-guida per la condotta dello stato e per la rivendicazione dei diritti dei singoli individui. 5 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali 6 Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Spinge gli stati, desiderosi di evitare denuncie e censure, verso una maggiore implementazione della Convenzione. La possibilità di rivolgersi ad un Comitato internazionale costituisce un incentivo per migliorare le procedure interne. Stimola un cambiamento delle leggi e delle pratiche discriminatorie. Il Comitato, infatti, può richiedere al singolo stato di intraprendere misure specifiche come emendare la legislazione, far cessare comportamenti discriminatori, implementare azioni volte ad affermare i diritti riconosciuti alle donne dalla Convenzione. Incrementa la consapevolezza pubblica a proposito delle norme internazionali sui diritti umani per quanto riguarda la discriminazione contro le donne. Il Protocollo opzionale prevede che lo stato renda pubblico e diffonda l‟informazione sulla possibilità di rivolgersi al Comitato. Le comunicazioni e le inchieste riceveranno una pubblicità destinata ad aumentare la consapevolezza sui diritti sanciti dalla Convenzione, come è avvenuto per altri trattati, come è il caso del primo Protocollo opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici. Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne DONNE E SOCIETA’ La discriminazione di genere Nel febbraio 1996, Grace Patrick Akpan, cittadina italiana di origine nigeriana, venne fermata dalla polizia di Catanzaro per un controllo d‟identità. Gli agenti avvisarono la centrale che stavano arrivando con una “prostituta di colore”: in realtà, si trattava di una studentessa di medicina e moglie di un carabiniere. Dopo essere uscita dalla questura, Grace venne ricoverata per due settimane in ospedale. Tre anni dopo, il Tribunale di Catanzaro condannò due agenti di polizia a due mesi di libertà vigilata e a pagare le spese processuali per abuso di potere e per aver causato lesioni alla donna. Il preambolo della Convenzione sull‟eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, adottata dalle Nazioni Unite nel 1979, afferma che la discriminazione viola il principio di uguaglianza di diritti e il rispetto per la dignità umana, costituisce un ostacolo alla partecipazione delle donne, su base paritaria rispetto agli uomini, alla vita politica, sociale, economica e culturale dei loro paesi e indebolisce lo sviluppo della famiglia e della società. Nonostante questo, in ogni parte del mondo le donne sono sottoposte a trattamenti discriminatori. Le leggi di alcuni paesi sono esplicitamente discriminatorie, poiché stabiliscono pene più severe per le donne che commettano un reato (è il caso dell‟adulterio, che in alcuni paesi, tra cui la Nigeria, è considerato un crimine da punire con la lapidazione), oppure perché nei processi in cui l‟imputato è una donna si richiede un maggior numero di prove e testimonianze a sostegno della sua innocenza. In molti paesi sono costrette a subire l‟imposizione di rigidi codici di condotta, quali quelli relativi all‟abbigliamento o al comportamento da tenere in luoghi pubblici. Assai diffusi sono, inoltre, gli abusi nei contesti familiari, contraddistinti sia dalla gravità e dall‟efferatezza dei reati che dall‟assenza di protezione da parte dalle autorità: “delitti d‟onore” in Pakistan, torture col fuoco in India e con l‟acido in Bangladesh, sfregi, vendita a scopo di prostituzione in decine di paesi del mondo. In Russia, almeno 14.000 donne muoiono ogni anno per mano dei propri mariti o di altri parenti, che non possono essere perseguiti penalmente a causa della mancanza di norme che puniscano la violenza domestica, nonostante siano stati presentati ben 50 progetti di legge su questo argomento. Le mutilazioni genitali femminili rappresentano il più drammatico ed evidente caso di discriminazione di genere radicata nella tradizione: si calcola che circa 6000 bambine subiscano ogni giorno l‟amputazione del clitoride o l‟infibulazione, quasi sempre in condizioni igieniche precarie che portano in molti casi alla morte per infezione. Il Caso Amina Lawal – una donna musulmana – è stata giudicata colpevole nel marzo 2002 per aver avuto un figlio al di fuori del matrimonio. Secondo i “Codici penali della Svaria”, introdotti in Nigeria nel 1999 e in vigore in alcuni Stati del nord del paese, questo è stato sufficiente a condannarla per adulterio e a chiamarla a comparire in giudizio di fronte ad un tribunale della Sharia per rispondere di un “crimine” che ora è punito con la pena di morte per lapidazione. 7 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Restrizioni che ostacolano il risarcimento legale Le restrizioni alla libera circolazione delle donne, alle loro iniziative e ai diritti legali possono ulteriormente ostacolare l‟accesso agli strumenti legali per le vittime di violenza. In Arabia Saudita una donna che lascia la propria casa per chiedere aiuto alla polizia, corre il rischio di essere arrestata per il fatto di mostrarsi in pubblico non accompagnata da un parente maschio, come un fratello o uno zio, ed è di solito ricondotta a casa. In Pakistan, le donne che vivono in aree rurali, in genere non conoscono che le immediate vicinanze della propria abitazione, non hanno accesso a denaro, e desterebbero immediato sospetto se camminassero fuori dal loro villaggio o prendessero un autobus. In alcuni paesi le donne non possono presentarsi di persona davanti a una corte – i loro parenti maschi sono delegati a rappresentarne gli interessi. Per esempio in Arabia Saudita, è considerato vergognoso per una donna comparire in un tribunale per far valere i propri diritti. Perseguite a causa del loro ORIENTAMENTO SESSUALE In Iran una relazione lesbica può costare la vita: per il reato di lesbismo è prevista la condanna a morte. In circa 70 paesi vi sono leggi che puniscono col carcere – ma in alcuni paesi anche con pene corporali e condanne a morte - gli atti sessuali con persone del proprio sesso, rafforzando in questo modo i pregiudizi sulla “sessualità malata o distorta”. La discriminazione nei confronti di lesbiche, gay, bisessuali e transessuali (LGBT) - persone che non si comportano secondo l‟orientamento sessuale “di maggioranza” - è un fenomeno la cui dimensione non è ancora completamente nota, a causa dei timori o dei pregiudizi che frenano molte persone dal denunciare i trattamenti subìti. Essa è comunque diffusa in ogni parte del mondo e si presenta sotto numerose forme: negazione del lavoro, rifiuto di affittare abitazioni, violazione della riservatezza, mancato riconoscimento legale dei legami affettivi, omicidi e violenze omofobiche, aggressioni e torture. Un po‟ ovunque nel mondo, i detenuti e le detenute LGBT subiscono assalti ed aggressioni sessuali da parte di altri reclusi o di guardie penitenziarie: è il caso, tra gli altri, degli Stati Uniti e dell‟Ecuador. Questi abusi sono causati sia dall‟omofobia e dal sessismo del personale di guardia sia da regolamenti che non contemplano misure di protezione specifiche per i detenuti e le detenute LGBT o prevedono forme di isolamento che finiscono per favorire maltrattamenti e torture. Le lesbiche – il cui comportamento è stigmatizzato ancora più di quello dei gay - sono sottoposte in molti paesi a una dura persecuzione: umilianti irruzioni e perquisizioni nei luoghi di ritrovo, stupri da parte dalle guardie penitenziarie per avere “ciò che ci spetta”; violenze all‟interno della propria famiglia, comprese gravidanze forzate, per “raddrizzare” il loro comportamento. «Mi hanno chiuso in una stanza e lo hanno portato da me ogni giorno, per violentarmi, in modo che io rimanessi incinta e fossi costretta a sposarlo. Mi hanno fatto questo fino a quando non sono rimasta incinta…» Questo resoconto di violenza sessuale e di gravidanza imposta con la forza può riportare alla mente le atroci brutalità compiute contro le donne, durante i recenti conflitti nei Balcani o nell‟Africa centrale. Invece, un tale atto di tortura non è avvenuto in stato di detenzione o durante un conflitto armato, ma è accaduto ad una ragazza adolescente, nella sua 'tranquilla' casa familiare, in Zimbabwe. Coloro che hanno organizzato lo stupro non erano comandanti militari nemici; si 8 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne trattava degli stessi genitori della ragazza, che erano così determinati a «correggere» il lesbismo della loro figlia da costringerla ad essere ripetutamente violentata da un uomo più anziano. 74 Molte delle violenze subite da persone lesbiche e gay hanno luogo all‟interno della comunità o in famiglia. Al pari della tortura da parte di pubblici funzionari, la violenza all‟interno della comunità è intenzionalmente usata per punire, per intimorire e per rafforzare le discriminazioni contro le persone LGBT. Come la tortura subita in stato di detenzione, tali violenze sono talvolta fatali, e le loro conseguenze sono sempre devastanti. [Brani tratti da: Broken bodies, shattered minds - Torture and ill-treatment of women killings of girls and women (2001), The louder we will sing (1999) e Crimes of Hate, Conspiracy of Silence (2001) – pubblicazioni di Amnesty International] 74 La citazione è stata riportata in un'intervista del dicembre 1994 da Bev Clark, autore di Lesbian Activism in Zimbabwe. 9 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Saudi Arabia (the Kingdom of) Regno dell'Arabia Saudita Capo di stato e del governo: re Fahd Bin Abdul Aziz Al-Saud Pena di morte: mantenitore Statuto di Roma della Corte penale internazionale: non firmato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata con riserve Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: non firmato Le uccisioni da parte delle forze di sicurezza e di gruppi armati si sono intensificate, inasprendo la già spaventosa situazione dei diritti umani nel Paese. Decine di persone, tra cui critici pacifici dello Stato, sono state arrestate e oltre una ventina sospettate in relazione alla “guerra al terrorismo” sono state detenute dopo essere state rimpatriate forzatamente da altri Paesi. Almeno cinque possibili prigionieri di coscienza sono stati processati in udienze che non hanno rispettato gli standard internazionali, ma lo status di altri, compresi centinaia trattenuti da anni, è rimasto oscuro. Il dibattito sulla discriminazione contro donne, che era iniziato negli anni precedenti, ha conosciuto un ulteriore slancio focalizzando l‟attenzione sulla violenza domestica e attirando la partecipazione politica. Sono stati segnalati casi di tortura e la fustigazione, che costituisce una pena crudele, inumana e degradante e che equivale a tortura, è rimasta una pratica di routine. Almeno 33 persone sono state messe a morte. Approssimativamente 600 rifugiati iracheni del campo militare di Rafha hanno continuato a vivere di fatto come prigionieri. Tra gli operai stranieri si è diffuso un certo ottimismo dopo che il governo ha annunciato misure per proteggere i loro diritti economici e sociali e il Paese si stava avviando ad alleviare la situazione di povertà. Ad AI continua a essere negato l‟accesso al Paese. Contesto Il governo ha continuato a sostenere riforme politiche in un clima di crescente violenza e di situazione spaventosa dei diritti umani. A marzo ha creato la prima Associazione nazionale per i diritti umani (NHRA) che sia mai stata autorizzata ufficialmente. Tale associazione è composta da 41 membri, di cui 10 donne. Tra gli obiettivi dichiarati dall‟NHRA figurano la protezione dei diritti umani e la cooperazione con altre organizzazioni internazionali. È stato completato l‟iter di preparazione alle prime elezioni nazionali comunali (anche se parziali) che erano state annunciate nel 2003. Le elezioni erano previste in tre fasi e i comuni sono stati suddivisi in raggruppamenti regionali. La prima fase prevedeva l‟iscrizione degli elettori della zona di Riyadh, dove il voto era previsto per febbraio 2005. Le altre due fasi dovevano concludersi entro l‟aprile 2005. Il regolamento elettorale pubblicato ad agosto prevede l‟elezione di metà dei candidati di ogni comune e la nomina dell‟altra metà da parte del governo. Alle donne non è stato concesso né il diritto di voto né quello di candidarsi (vedi di seguito). Uccisioni È aumentato il numero di uccisioni da parte delle forze di sicurezza e di gruppi armati determinando decine di vittime. La maggior parte delle uccisioni da parte delle forze di sicurezza sono avvenute a Riyadh, La Mecca e Jeddah. Alcune sono avvenute durante scontri con gruppi armati e banditi ricercati dalle autorità, come nel caso di Abdul Aziz Muqrin, presunto leader di al-Qaeda in Arabia Saudita, che è stato ucciso a giugno a Riyadh. Tuttavia, la maggior parte delle uccisioni è avvenuta 10 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne durante inseguimenti in auto oppure durante irruzioni in case da parte delle forze di sicurezza. Il governo ha immancabilmente annunciato che i morti sarebbero stati dei criminali armati, ma per motivi di segretezza non è stato possibile valutare l‟accuratezza di queste informazioni. Decine di persone sono state uccise da gruppi armati e da banditi in varie parti del Paese. Le uccisioni si sono verificate durante attacchi armati o nel corso di concitate operazioni a seguito della cattura di ostaggi. A maggio tre persone armate sono entrate negli uffici e in complessi residenziali di impiegati di compagnie petrolifere ad al-Khobar, nella Provincia Orientale, prendendo in ostaggio decine di persone, soprattutto lavoratori stranieri. Hanno ucciso alcuni degli ostaggi, pare soprattutto persone di religione non musulmana. Forze di sicurezza hanno preso d‟assalto l‟edificio nel quale venivano trattenuti gli ostaggi. Secondo quanto riferito, alla fine dell‟operazione sarebbero rimasti uccisi 22 civili, sette membri delle forze di sicurezza e un bandito. A giugno Frank Gardner, un giornalista di una televisione britannica e il suo cameraman, Simon Cumbers, sono stati attaccati da persone armate, mentre filmavano un servizio giornalistico a Riyadh. Simon Cumbers è morto in ospedale. Frank Gardner è stato ferito gravemente. Prigionieri politici e possibili prigionieri di coscienza Durante tutto l‟anno sono avvenuti arresti di sospetti membri e simpatizzanti di gruppi armati e, in alcuni casi, di critici pacifici dello Stato. Decine di persone sono state arrestate perché sospettate di essere in contatto con gruppi armati. Tra di loro figurano alcuni il cui il nome era apparso su una lista pubblicata dal governo nel dicembre 2003. Gli arresti sono stati eseguiti durante scontri armati, inseguimenti stradali, irruzioni in abitazioni, rimpatri forzati da altri Paesi, o dopo la resa del sospettato durante l‟amnistia della durata di un mese che era stata annunciata dal governo il 23 giugno. Lo status legale, i luoghi di detenzione e le condizioni della maggior parte dei detenuti sono rimasti avvolti in segretezza, in violazione degli standard internazionali che proibiscono prolungate detenzioni in incommunicado e “sparizioni”. Alcuni degli arrestati in quanto critici dello Stato sono stati rilasciati dopo un breve periodo di detenzione. Almeno 5 di loro sono stati processati. Lo status legale dei restanti, a decine nel corso dell‟anno e a centinaia negli anni precedenti, è rimasto oscuro. Cinque presunti critici dello Stato sono stati processati in tre casi distinti. Uno di questi ha vist o coinvolti due professori universitari, il dottor Matrouk al-Falih e il dottor Abdullah al-Hamid, e uno scrittore, Ali al-Damayni. I tre erano tra gli undici accademici e intellettuali arrestati a marzo perché avevano chiesto riforme politiche e criticato il governo. Otto di loro sarebbero stati rilasciati dopo aver firmato una dichiarazione con la quale s‟impegnavano a non ripetere mai più tali richieste e critiche. Gli altri tre si sarebbero rifiutati di firmare l‟impegno e sono rimasti in detenzione. In una rara apertura alla solita situazione di segretezza, ai tre è stato concesso di ricevere la visita dei familiari e degli avvocati. Ad agosto è iniziato il loro processo che si sarebbe tenuto a porte aperte. AI aveva intenzione di inviare un osservatore al processo, ma ai delegati non è stato concesso il visto. La prima sessione del processo si è tenuta a porte aperte, ma è stata aggiornata a metà del dibattimento in quanto una parte del pubblico avrebbe disturbato. Le successive udienze si sarebbero svolte a porte chiuse. Gli altri due casi hanno visto coinvolti il dottor Said bin Zu‟air e suo figlio Mubarak, entrambi arrestati nel corso dell‟anno. Il dottor Said bin Zu‟air è stato dichiarato colpevole di accuse vaghe come 11 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne disobbedienza al sovrano del suo Paese ed è stato condannato a 5 anni di carcere. Suo figlio Mubarak è stato condannato in un processo separato a 10 mesi di detenzione per analoghe accuse. Lo status legale di un altro figlio, Sa‟d, che era stato arrestato nel 2002, è rimasto incerto. Il dottor Said bin Zu‟air era già stato detenuto senza accusa né processo per 8 anni per il fatto di essere un critico dello Stato. Ahmed Abu „Ali, un cittadino statunitense di 24 anni, era stato arrestato nel giugno 2003 all‟Università di Medina, dove studiava. La statunitense FBI (Federal Bureau of Investigation) l‟avrebbe interrogato o avrebbe collegato il suo interrogatorio a un altro caso in corso negli Stati Uniti – Stati Uniti contro Royer – relativo a 11 persone accusate di reati collegati al “terrorismo”. Ahmed Abu „Ali aveva collegamenti con uno degli imputati, ma quest‟imputato è stato assolto. Ahmed Abu „Ali è rimasto trattenuto in Arabia Saudita senza accusa né processo e senza poter accedere a un avvocato. Diritti delle donne Durante l‟anno è proseguito il dibattito sui diritti delle donne il quale è stato focalizzato sulla violenza domestica e sul diritto alla partecipazione politica. Il tema della violenza domestica ha riscosso una forte attenzione nazionale e internazionale quando ad aprile Rania al-Baz, che era stata picchiata dal marito, ha reso pubblico il suo caso per sensibilizzare l‟opinione pubblica sulla violenza che subiscono le donne all‟interno delle mura domestiche in Arabia Saudita. La presentatrice televisiva e madre di due figli Rania al-Baz è stata aggredita da suo marito il 4 aprile nella loro abitazione di Jeddah, apparentemente dopo che lei aveva risposto al telefono. La donna ha riportato 13 fratture facciali. Suo marito l‟ha caricata nel suo furgone e l‟ha scaricata in stato di incoscienza all‟ospedale di Jeddah sostenendo che la moglie era stata vittima di un incidente stradale. L‟uomo è rimasto latitante fino a consegnarsi alla polizia il 19 aprile. Secondo quanto riferito, è stato accusato di tentato omicidio, ma l‟accusa è stata in seguito ridotta a lesioni personali aggravate delle quali è stato ritenuto colpevole a maggio. È stato condannato a 6 mesi di reclusione e a 300 frustate. Rania al-Baz aveva di fronte a sé l‟opzione di una causa civile con la quale poteva chiedere un risarcimento (qisas) nelle forma di un indennizzo o di una punizione fisica in proporzione al danno che aveva subito, ma ha apparentemente scelto di perdonare il marito in cambio del divorzio e della custodia dei suoi due figli. Suo marito ha scontato più della metà della pena. Non è noto se abbia subito le frustate. Quando la faccia sfigurata di Rania al-Baz è apparsa sulle prime pagine dei giornali, l‟evento ha posto in primo piano le gravi forme di discriminazione che facilitano e perpetuano la violenza contro donne in Arabia Saudita, così come il tema della impunità. Si tratta del primo caso del genere nel Paese che si è concluso in un tribunale con condanna e pena sotto gli occhi dell‟opinione pubblica. Rania al-Baz ha rivelato di aver subito per anni la violenza del marito, ma che non poteva lasciarlo per la preoccupazione di perdere l‟affidamento dei figli. Nel momento in cui aveva cercato di lasciarlo, lui le aveva impedito di vedere i figli per due mesi. In Arabia Saudita il divorzio è principalmente prerogativa dell‟uomo. I diritti delle donne in questo campo sono talmente limitati che diventa pressoché impossibile per loro esercitarli. Per ottenere il divorzio, a differenza dell‟uomo, la donna deve provare di aver subito danni o il torto del marito, essere in grado di pagare un risarcimento, affrontare il rischio di perdere l‟affidamento dei figli ed essere in grado di convincere una magistratura esclusivamente maschile. I problemi sono aggravati dalle pesanti restrizioni che le donne subiscono nei loro movimenti, dalla totale dipendenza dai parenti maschi e dallo stigma sociale che accompagna il divorzio. Attiviste per i diritti delle donne, scrittrici, giornaliste e avvocate hanno chiesto cambiamenti legali e giudiziari per porre fine a questo tipo di discriminazione e per combattere l‟impunità di cui godono le persone che commettono atti di violenza contro donne. Fonti hanno riferito che a novembre il ministro per gli Affari Sociali ha 12 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne proposto misure per combattere la violenza domestica che erano in attesa di essere approvate dal Consiglio dei ministri. A ottobre il governo ha annunciato che le donne sarebbero state escluse dalla partecipazione alle elezioni comunali del 2005, anche se il regolamento elettorale introdotto ad agosto non escludeva in maniera esplicita la partecipazione femminile. Tale decisione è in contrasto con i passi intrapresi dal governo per il miglioramento delle opportunità di lavoro delle donne e per ridurre le aree di discriminazione contro le donne. Tortura e maltrattamenti La rigida segretezza che circonda arresti e detenzioni rende difficile la valutazione delle forme di tortura e maltrattamenti che subiscono le persone arrestate durante o dopo scontri violenti oppure nell‟ambito della “guerra al terrorismo”. Tuttavia, hanno destato preoccupazione le “confessioni” di alcuni detenuti trasmesse alla televisione. Sono stati inoltre segnalati casi di tortura. A settembre tre detenuti sono stati mostrati alla televisione di Stato come membri di un gruppo armato. I tre hanno “confessato” dettagli relativi al gruppo, compreso l‟uso di fotografie che ritraevano detenuti torturati dalle forze di sicurezza, allo scopo di reclutare nuovi membri e di incutere loro timore affinché non si arrendessero alla polizia. Confessioni di sospetti che erano state teletrasmesse in passato erano state ottenute sotto tortura o maltrattamenti o con l‟inganno. Secondo quanto riferito, sei yemeniti avrebbero sostenuto di essere stati sottoposti a percosse, privazione del sonno e tenuti incatenati uno all‟altro per la maggior parte del tempo. Tutti sarebbero stati arrestati durante una visita preso l‟abitazione del loro datore di lavoro a Jeddah dove la polizia avrebbe trovato armi. Sarebbero stati rilasciati dopo 18 giorni di interrogatorio e rimpatriati nello Yemen senza essere incriminati o processati. Brian O‟Connor, un indiano di religione cristiana di 36 anni, sarebbe stato picchiato duramente dalla polizia religiosa in seguito al suo arresto a marzo a Riyadh, secondo quanto riferito perché era in possesso di una Bibbia o di altra letteratura cristiana. È stato accusato di aver venduto alcol e condannato a 10 mesi di reclusione e a 300 frustate. Tuttavia, a novembre è stato rimpatriato in India. A maggio un gruppo di cittadini britannici che aveva denunciato di aver subito torture in Arabia Saudita nel 2001 hanno presentato ricorso nel loro Paese contro una sentenza dell‟Alta Corte del Regno Unito in una causa intentata da Ron Jones contro i suoi presunti torturatori in Arabia Saudita. L‟Alta Corte aveva archiviato il caso per motivi di sovranità ai sensi della legge UK 1978 Act. A ottobre la Corte d‟Appello ha deciso che i querelanti potevano citare in giudizio i singoli funzionari che li avevano torturati ma non il governo. ***Fustigazione La fustigazione è rimasta una punizione corporale applicata di routine dai tribunali, sia come pena principale sia accessoria. Secondo quanto riferito, ad agosto, 42 giovani sono stati fustigati per teppismo, distruzione di macchine e molestie contro donne a La Mecca. In questo caso la fustigazione è stata una pena accessoria alla carcerazione e a un‟ammenda. 13 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Rifugiati Secondo quanto riferito, il rimpatrio spontaneo di circa 3.500 rifugiati iracheni della guerra del Golfo del 1991 è stato sospeso a maggio in seguito al deterioramento della situazione di sicurezza in Iraq. Circa 600 rifugiati sarebbero rimasti di fatto prigionieri nel campo militare di Rafha nel deserto settentrionale al confine con l‟Iraq. A loro è stata negata la possibilità di chiedere asilo in Arabia Saudita. Pena di morte ed esecuzioni Almeno 33 persone, tra cui una cittadina dello Sri Lanka e 13 uomini stranieri, sono state messe a morte. Secondo il governo le persone erano state condannate per omicidio, furto o reati di droga. Il numero dei prigionieri in attesa di esecuzione non è noto ad AI, ma tra questi figura Sara Jane Dematera, una cittadina filippina condannata nel 1993 al termine di un processo segreto e sommario per l‟omicidio del suo datore di lavoro. Ad aprile le è stato concesso di ricevere una visita della madre. Diritti economici e sociali Tra gli oltre sette milioni di lavoratori stranieri si è diffuso un certo ottimismo riguardo ai loro diritti economici e sociali e le Nazioni Unite hanno indicato che l‟Arabia Saudita aveva compiuto progressi nella lotta contro la povertà. Il governo ha annunciato progetti di riforma del diritto del lavoro che migliorerebbero la protezione dei diritti dei lavoratori stranieri. Ha inoltre annunciato che avrebbe intrapreso misure punitive nei confronti di agenzie di collocamento e datori di lavoro che avrebbero maltrattato i lavoratori. Il governo ha altresì dichiarato di aver rafforzato i meccanismi di reclamo dei lavoratori e ha chiesto ai lavoratori maltrattati di sporgere denuncia. Alcuni lavoratori stranieri avrebbero dato vita ad associazioni di assistenza per i loro connazionali nella presentazione dei reclami. In un caso i lavoratori avrebbero creato una struttura di accoglienza per le lavoratrici che avevano subito violenza domestica. Rapporti di AI The Gulf and the Arabian Peninsula: Human rights fall victim to the “war on terror” (AI Index: MDE 04/002/2004) 14 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Nigeria (the Federal Republic of) Repubblica federale della Nigeria Capo di Stato e del governo: Olusegun Obasanjo Pena di morte: mantenitore Statuto di Roma della Corte penale internazionale: ratificato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne e relativo Protocollo opzionale: ratificati Sono continuate le condanne a morte per lapidazione per reati correlati alla sfera sessuale; nel corso dell‟anno non vi sono state esecuzioni. Sono stati segnalati attacchi violenti, alcuni dei quali hanno coinvolto anche membri delle forze di sicurezza, nella zona del Delta del Niger. La violenza sulle donne è risultata molto diffusa e le discriminazioni di fatto e di diritto basate sul genere hanno continuato a destare grave preoccupazione. Le autorità non hanno condotto indagini indipendenti in merito alle violazioni dei diritti umani e non sono riuscite a portare i responsabili davanti alla giustizia. Gli oppositori del governo hanno subito minacce e intimidazioni. Pena di morte Durante l‟anno non sono state effettuate esecuzioni. Sentenze di condanna a morte sono state emesse sia dalle Corti di grado superiore che dalle corti della sharia (legge islamica) nel nord della Nigeria. Le corti di appello hanno ribaltato tre sentenze di condanna a morte emesse dai tribunali negli Stati del nord secondo la nuova legislazione penale basata sulla sharia. La nuova legislazione penale basata sulla sharia ha continuato a criminalizzare i comportamenti definiti come zina (reati correlati alla sfera sessuale) e ha cambiato le pene per i musulmani accusati di zina passando dalla fustigazione al ricorso alla condanna a morte, applicabile a coloro che sono o sono stati sposati. I reati definiti in questo modo sono utilizzati per negare a uomini e donne il diritto alla riservatezza e alla libertà di espressione e di associazione, e frequentemente anche per negare in pratica alle donne l‟accesso alla giustizia. Le norme relative alle prove, discriminanti nei confronti delle donne, continuano a essere applicate, sottoponendo le donne a maggiori rischi di condanna per l‟accusa di zina. I processi secondo la nuova legislazione penale basata sulla sharia sono stati in generale gravemente iniqui, negando ai poveri e ai più vulnerabili i diritti fondamentali come quello di accedere a un avvocato. La nuova legislazione penale basata sulla sharia ha inoltre esteso la giurisdizione dei casi capitali alle corti di primo grado del sistema giudiziario della sharia. A marzo, una Corte Suprema della sharia nello Stato di Bauchi, nel nord-est della Nigeria, ha assolto Jibrin Babaji. Egli era stato condannato a morte per lapidazione nel settembre 2003 da un tribunale della sharia di Bauchi, dopo essere stato condannato per “sodomia”. Le motivazioni principali della sua assoluzione sono riconducibili al fatto che gli era stato negato il diritto a un processo equo e il tribunale di primo grado aveva commesso errori procedurali relativi all‟uso della sua “confessione” come prova. A settembre, la Corte Suprema della sharia di Katanga, nello Stato di Bauchi, ha condannato Saleh Dabo a morte per lapidazione dopo averlo ritenuto colpevole di stupro. 15 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne A novembre, la Corte Suprema della sharia dello Stato di Buachi ha assolto Hajara Ibrahim, che era stata ritenuta colpevole di zina e condannata a morte per lapidazione all‟inizio dell‟anno. Tra le motivazioni della sua assoluzione vi era il fatto che non era mai stata sposata e pertanto non poteva essere emessa contro di lei una condanna a morte. A dicembre, la Corte Suprema della sharia di Ningi, nello Stato di Bauchi, ha assolto Daso Adamu, che era stata ritenuta colpevole di zina e condannata a morte per lapidazione a settembre. Tra le motivazioni della sua assoluzione vi era il fatto che la Corte di primo grado della sharia aveva commesso errori procedurali in relazione all‟uso della sua “confessione” come prova. La donna è stata detenuta nella prigione di Ningi con la sua figlioletta di tre mesi finché è stata rilasciata su cauzione. L‟uomo coinvolto nel caso ha respinto le accuse e non è stato condannato. Un appello contro la condanna a morte per lapidazione per zina nei confronti di Fatima Usman e Ahmadu Ibrahim, pronunciata nel maggio 2002, in seguito rinviato al 2004 dalla Corte d‟Appello della sharia di Minna, nello Stato del Niger, a fine anno era ancora in corso. La coppia era stata rilasciata per motivi umanitari in attesa dell‟esito dell‟appello. A ottobre, il Gruppo di studio nazionale sulla pena di morte, istituito dal presidente Obasanjo nel novembre 2003, ha pubblicato il suo rapporto, raccomandando l‟adozione di una moratoria sulle esecuzioni finché il sistema giudiziario nigeriano potrà garantire processi fondati ed equi. A fine anno il governo federale non aveva adottato la moratoria. Delta del Niger: petrolio, diritti umani e violenza Sono proseguite le violenze nel Delta del Niger e sono stati segnalati casi di uso eccessivo della forza da parte delle forze dell‟ordine o di sicurezza. Secondo quanto riferito, parecchie centinaia di persone sono state uccise nello Stato del Delta, di Bayelsa e del Rivers. I diritti economici, sociali e culturali degli abitanti del Delta del Niger, la regione maggior produttrice di petrolio nel Paese, hanno continuato a non essere generalmente rispettati, accrescendo la frustrazione e la tensione sia tra le comunità che all‟interno delle stesse. La situazione si è aggravata a causa della facile disponibilità di armi nella regione. I dipendenti e le infrastrutture delle compagnie petrolifere, come gli oleodotti, sono stati frequentemente obiettivo di attacchi e sabotaggi A gennaio, la comunità ohoror-uwheru dell‟amministrazione locale del Nord degli Ughelli, nello Stato del Delta, è stata attaccata da uomini armati, secondo quanto riferito anche appartenenti all‟operazione Restore Hope, una task force congiunta militare e di polizia. Un numero imprecisato di civili sono stati uccisi nell‟attacco e almeno 50 tra donne e ragazze sarebbero state stuprate. Ad agosto, almeno 20 civili risultano essere stati uccisi negli scontri tra gruppi rivali in un‟ondata di violenza a Port Harcourt e dintorni, nello Stato del Rivers. Secondo organizzazioni non governative, la cifra complessiva sarebbe molto più alta. Si ritiene che un gran numero di persone abbia lasciato la zona circostante Port Harcourt per sfuggire alla violenza. Violenza sulle donne La violenza sulle donne è rimasta molto diffusa e persistente. Tra le violenze basate sul genere riferite nel corso dell‟anno figurano violenze sessuali, violenze all‟interno della famiglia, mutilazioni genitali femminili e matrimoni forzati. La legislazione discriminatoria è rimasta in vigore. Ad esempio, il codice penale, applicabile negli Stati del sud, prevede tre anni di reclusione 16 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne per le aggressioni illecite e indecenti se la vittima è un uomo, ma due anni se la vittima è una donna. Il codice penale applicato negli Stati del nord stabilisce che a un uomo è consentito “correggere” un bambino, allievo, servo o moglie che abbia sbagliato, a patto che ciò non equivalga a gravi lesioni fisiche. Sebbene le statistiche sulla violenza all‟interno della famiglia non siano disponibili, si ritiene che questo tipo di violenza sia molto diffusa. Nel corso dell‟anno sono stati segnalati casi di abusi sia contro uomini che donne, tra cui aggressioni fisiche, incesti e stupri di lavoratori domestici. Le difficoltà economiche, le leggi discriminatorie e le consuetudini relative al divorzio, al mantenimento dei figli e al lavoro delle donne fanno sì che molte donne siano costrette a vivere all‟interno di relazioni violente. Nello Stato del Lagos un disegno di legge sulla violenza domestica, che era stato oggetto di doppia lettura presso l‟Assemblea legislativa, ha continuato a incontrare resistenza ed è stato oggetto di un acceso dibattito sui valori culturali. La violenza all‟interno della famiglia spesso non viene denunciata a causa dell‟assenza di un quadro legislativo per la protezione delle vittime della violenza domestica e, tra le altre cose, a causa delle procedure e degli atteggiamenti delle forze dell‟ordine e dei leader religiosi. Pochissimi responsabili di questo tipo di violenza vengono assicurati alla giustizia. Impunità La Nigeria continua a non riuscire ad assicurare alla giustizia non solo i responsabili delle violazioni dei diritti umani in Nigeria, ma anche soggetti accusati di gravi reati secondo il diritto penale internazionale. Non vi sono stati progressi nelle indagini relative alle violazioni dei diritti umani commesse dalle forze armate nigeriane sotto l‟attuale governo, in particolare l‟uccisione di civili a Odi, nello Stato di Bayelsa, nel 1999 e nello Stato di Benue nel 2001. Le conclusioni della Commissione d‟inchiesta sulle violazioni dei diritti umani, nota come Oputa Panel, non sono ancora state rese pubbliche e il governo non ha fatto alcuna dichiarazione riguardo ai piani per far rispettare le raccomandazioni entro la fine dell‟anno. Istituita nel 1999 per indagare sulle violazioni dei diritti umani commesse tra il 1966 e il ritorno al governo dei civili nel 1999, la Oputa Panel aveva riferito le conclusioni delle proprie udienze e indagini pubbliche al presidente Obasanjo nel maggio 2002. È rimasto sconosciuto il luogo in cui si trova l‟ufficiale del distretto di polizia implicato nell‟omicidio del sedicenne Nnaemeka Ugwuoke e del diciassettenne Izuchukwu Ayogu, avvenuti nello Stato di Enugu nel marzo 2002. Egli sarebbe fuggito dalla custodia della polizia ad Abuja. I corpi mutilati dei due studenti erano stati trovati abbandonati presso un cantiere due settimane dopo che essi erano stati arbitrariamente arrestati da agenti di polizia dello Stato di Enugu. Quasi tre anni dopo, nessuno è stato portato davanti alla giustizia per le uccisioni. Charles Taylor Nell‟agosto 2003, il presidente della Liberia Charles Taylor abbandonò il potere lasciando la Liberia per la Nigeria con l‟implicita garanzia da parte del governo nigeriano che non sarebbe stato né perseguito in Nigeria né consegnato al Tribunale speciale per la Sierra Leone. Nei suoi confronti era stato spiccato un mandato di cattura internazionale dopo che, nel giugno 2003, il Tribunale 17 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne speciale aveva annunciato la sua incriminazione per crimini di guerra, crimini contro l‟umanità e gravi violazioni del diritto internazionale umanitario durante il conflitto armato interno della Sierra Leone sulla base del suo sostegno attivo fornito all‟opposizione armata della Sierra Leone. AI ha protestato in quanto il governo nigeriano aveva violato i propri obblighi secondo il diritto internazionale, ma la richiesta di consegnare Charles Taylor al Tribunale speciale o di procedere contro di lui presso i tribunali nigeriani in vista di un‟incriminazione o dell‟estradizione è stata ignorata. Il 31 maggio, l‟Alta Corte Federale della Nigeria ha disposto il rilascio di due nigeriani che erano stati torturati da membri dell‟opposizione armata mentre in Sierra Leone avevano contestato l‟asilo concesso dal governo nigeriano a Charles Taylor con la motivazione che egli non era qualificato per godere del diritto d‟asilo e non erano state seguite le corrette procedure per la concessione dell‟asilo. A novembre, una nota amicus curiae sottoposta da AI all‟Alta Corte Federale è stata accolta. In essa AI contestava la decisione del governo nigeriano in quanto questa violava gli obblighi della Nigeria secondo il diritto internazionale, compresa la Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati e la Convenzione dell‟Unione Africana regolante gli aspetti specifici dei problemi dei rifugiati in Africa. A fine anno i procedimenti erano ancora in corso. Attacchi a difensori dei diritti umani e giornalisti Difensori dei diritti umani e giornalisti che erano stati critici nei confronti del governo, e in particolare del presidente Obasanjo, hanno continuato a subire intimidazioni e vessazioni. Diversi giornalisti e sindacalisti sono stati arrestati e interrogati dalla polizia. Il 4 ed il 5 settembre il Servizio di Sicurezza di Stato (SSS) ha arrestato due dipendenti e l‟addetto alla sicurezza della rivista Insider Weekly perché avrebbero pubblicato articoli critici nei confronti del presidente. Copie della successiva edizione della rivista sono state confiscate, così come computer e fascicoli. I tre uomini sono stati interrogati e trattenuti in incommunicado prima di essere rilasciati senza accusa il 10 settembre. Il 9 settembre il SSS ha arrestato il giornalista Isaac Umunna mentre cercava di ottenere il rilascio di sua moglie su cauzione dopo che quest‟ultima era stata arrestata dal SSS il giorno precedente. Isaac Umunna era un ex giornalista di Insider Weekly e al momento dell‟arresto lavorava per la rivista Africa Today con sede a Londra e per il settimanale Global Star di Lagos. Il 15 settembre è stato trasferito in una località sconosciuta. È stato rilasciato senza accusa il 17 settembre. Il 29 aprile il SSS ha arrestato Buba Galadima, un membro della Conferenza dei partiti politici nigeriani (CNPP) e presidente del comitato di mobilitazione del CNPP. Egli è stato trattenuto in incommunicado per qualche tempo prima di essere rilasciato senza accusa il 13 maggio. Il suo arresto gli ha di fatto impedito di prendere parte a una protesta contro il governo prevista per il 3 maggio. Rapporti e missioni di AI Nigeria: The death penalty and women under the Nigeria penal systems (AI Index: AFR 44/001/2004) Open Letter to the Chairman of the African Union (AU) seeking clarifications and assurances that the Establishment of an effective African Court on Human and Peoples‟ Rights will not be delayed or undermined (AI Index: IOR 63/008/2004 18 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Nigeria: The security situation in Rivers State – an open letter from Amnesty International to Peter Odili, State Governor of Rivers State (AI Index: AFR 44/027/2004) Nigeria: Amicus Curiae brief submitted to the Federal High Court reviewing refugee status granted to Charles Taylor (AI Index: AFR 44/030/2004) Nigeria: Are human rights in the pipeline? (AI Index: AFR 44/031/2004) Delegati di AI hanno si sono recati in Nigeria a marzo e a novembre. 19 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne DONNE COMPRATE E VENDUTE Tratto da: Broken bodies, shattered minds - Torture and ill-treatment of women killings of girls and women (AI Index: ACT 40/001/2001) La negazione del diritto all'uguaglianza, spesso basata sulla discriminazione razziale, etnica o di classe, facilita gli abusi contro il diritto della donna a non essere torturata. La povertà, la mancanza di educazione e le disuguaglianza nell'accesso ai servizi sanitari tra uomini e donne negano i diritti sociali ed economici basilari ed ostacolano le rivendicazioni femminile. Alle donne comprate e vendute è raramente concessa una possibilità di risarcimento ed esse non trovano appoggio quando cercano aiuto, al contrario, spesso devono affrontare ulteriori abusi se si ribellano. Tratta delle donne “Ebbi una crisi di nervi. Volevo scappare da questo posto e chiesi ad un cliente di aiutarmi. Risultò essere uno di loro e fui picchiata dai padroni. Non potevo scappare da nessuna parte: le mie finestre erano barricate e le guardie mi controllavano sempre, giorno e notte”. Valentina, una psicologa ed assistente sociale ventisettenne di origine ucraina, arrivò in Israele nell'agosto del 1998. Pensava che avrebbe lavorato come rappresentante di un'azienda. Il suo denaro, il suo passaporto ed il suo biglietto di ritorno le furono però sottratti e fu condotta in un appartamento dove per due mesi fu costretta a lavorare come prostituta. “Le condizioni erano terribili. Una ragazza fu obbligata a prostituirsi per otto mesi nelle cantine dell'edificio. Era molto umido là sotto e come risultato si ammalò di tubercolosi. La maggior parte delle ragazze soffrivano delle più svariate malattie veneree o dell‟apparato genitale in genere. Non auguro nemmeno ai miei peggiori nemici quello che dovemmo sopportare”. Valentina alla fine riuscì a scappare ma fu arrestata nel marzo del 1999 in quanto non possedeva regolari documenti o una carta di credito. Aveva paura di testimoniare contro l'uomo che l'aveva venduta ai proprietari del bordello, perché egli sapeva dove vivevano i suoi familiari in Ucraina. Quando Amnesty International la intervistò, Valentina non sapeva per quanto tempo le autorità israeliane volessero trattenerla o quando le sarebbe stato permesso ritornare a casa. Il traffico di esseri umani è la terza più grande fonte di profitto del crimine organizzato internazionale, dopo la droga e le armi, con un guadagno annuale di miliardi di dollari. La vastità del problema è enorme: si stima che circa quattro milioni di persone siano comprate e vendute ogni anno. Le donne vittime della tratta, avviate al mercato della prostituzione sarebbero, nella sola Europa Occidentale, 500.000. Una statistica resa nota nel 2000 dal Dipartimento di Stato degli USA ha rilevato che ogni anno tra 45.000 e 50.000 donne e bambine sono vendute negli Stati Uniti. Un'azione proibizionista a livello nazionale in Cina portò nei primi mesi di attività, secondo quanto riportato, al salvataggio di più di 10.000 donne e bambine, destinate ad essere vendute al mercato della prostituzione nel sud delle Cina o obbligate a sposarsi con agricoltori 23 . 23 AFP, 10 maggio 2000. 20 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Le donne sono convinte a emigrare dal loro paese di origine con false promesse, quando non sono addirittura sequestrate. Alcune donne vengono completamente imbrogliate sulla natura del lavoro che le aspetta, ad altre vengono dette mezze verità, altre sono coscienti della natura del lavoro ma non delle condizioni nelle quali lo svolgeranno. Trasportate altrove e vendute con diversi fini di sfruttamento, come il lavoro forzato - lavoro domestico compreso - e l'abuso sessuale connesso sia ai matrimoni combinati che al turismo sessuale. Le donne coinvolte nella tratta sono soggette ad una vasta gamma di abusi riguardanti i diritti umani, molti dei quali costituiscono tortura o maltrattamento. Coloro le quali sono vendute per sfruttamento sessuale sono spesso violentate e stuprate con il fine di annientarle fisicamente e psicologicamente, per costringerle alla prostituzione. Molte sono picchiate e violentate per aver tentato di fuggire o per aver rifiutato di praticare sesso con i clienti. Nonostante il rischio di contrarre il virus dell‟HIV/AIDS, sono punite se si rifiutano di avere rapporti sessuali non protetti. Oltre alla violenza fisica queste donne subiscono anche altri tipi di abusi come il sequestro illegale, la confisca dei documenti d'identità e persino la riduzione a schiavitù. Queste violenze sono rese ancora peggiori dal trattamento che le donne vittime di tratta ricevono dagli ufficiali dello stato, che le trattano come criminali piuttosto che come vittime. Il traffico è proibito alla luce di varie leggi internazionali dei trattati sui diritti umani inclusa la Convenzione Supplementare sull'Abolizione della Schiavitù, il Commercio di Schiavi e delle Istituzioni e Pratiche simili alla Schiavitù. La Convenzione delle Nazioni Unite sull'Eliminazione di ogni tipo di Discriminazione contro le Donne afferma: “Gli stati devono prendere tutte le appropriate misure, legislazione inclusa, per sopprimere ogni forma di commercio e di sfruttamento della prostituzione delle donne”. Una nuova Convenzione contro il Crimine Organizzato Internazionale, adottata dall'assemblea generale delle Nazioni Unite nel novembre del 2000, include un Protocollo per la Prevenzione, Soppressione e Repressione del Commercio di Persone, Soprattutto delle Donne ed i Bambini. Le donne vittime della tratta trovano particolarmente difficile ottenere giustizia, in quanto in molte parti del mondo esse sono considerate alla stessa stregua dei criminali, piuttosto che come vittime. 2 La tratta prevede il reclutamento, il trasporto, la compravendita di esseri umani con la violenza, il rapimento, la forza, la frode e l‟inganno, la coercizione e la schiavitù per debito, a scopo di sfruttamento. 3 Nel Dicembre 1998, 53 donne asiatiche vittime della tratta, sono state arrestate a Toronto insieme ad alcuni agenti e sfruttatori che le avevano introdotte illegalmente nel paese e forzate alla prostituzione per ripagare il debito contratto per il loro trasporto in Canada. Le donne sono state accusate di reati collegati all‟esercizio della prostituzione e reati connessi all‟immigrazione illegale. I trafficanti non sono stati accusati di tortura o schiavitù sessuale, ma solo di reati minori connessi al sequestro delle donne. Gli agenti erano riluttanti ad usare il termine schiavitù sessuale, data l‟esistenza di “contratti”, in base ai quali i documenti delle donne erano confiscati, i loro movimenti soggetti a restrizione ed esse erano forzate a ripagare il loro debito con 400-500 prestazioni sessuali. Dato che le donne avevano acconsentito ad immigrare per lavorare nel racket della prostituzione, gli agenti hanno concluso che esse “sapessero esattamente a cosa andavano incontro”. 4 2 Il Rapporto Speciale ONU sulla violenza contro le donne ha messo in evidenza il ruolo delle politiche ufficiali anti-immigrazione nel considerare le vittime della tratta come criminali. E/CN.4/2000/68 paragrafi 43-46. 3 Vedi il Rapporto Speciale ONU sulla violenza contro le donne, UN Doc. E/CN.4/2000/68. Il nuovo Protocollo alla Convenzione ONU contro il Crimine Organizzato Trasnazionale contiene una utile definizione di traffico di esseri umani all‟Articolo 3a. 4 E/CN.4/2000/68, para 45. 21 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Il Rapporto Speciale ONU del 2000 sulla violenza contro le donne ha sottolineato che le politiche anti-immigrazione, in realtà, aiutano e favoriscono i trafficanti, le politiche inflessibili di esclusione, rafforzate da condanne di natura penale e rimpatrio, indirettamente alimentano il traffico illegale; il racket della tratta, che deriva da una combinazione di offerta, domanda e illegalità, si sviluppa con minore probabilità in situazioni in cui esistono effettive opportunità di lavoro e un adeguato inquadramento giuridico dell‟immigrazione”. 5 Sfruttamento per debiti Milioni di persone nel mondo hanno debiti che pagano lavorando senza percepire denaro. Intere famiglie diventano contraggono debiti perché hanno bisogno di un prestito per malattia, per i raccolti danneggiati o per spese di famiglia come per esempio matrimoni. Queste famiglie sono costrette a vivere dove lavorano e solo il capofamiglia viene pagato e naturalmente il suo stipendio non copre tutte le spese. Si crea quindi una sorta di circolo vizioso in quanto le famiglie sono costrette a richiedere ulteriori prestiti. Molti dei lavoratori morosi sono analfabeti e non hanno nessuna nozione di matematica, di conseguenza non possono provare che hanno saldato il loro debito - a volte molto più di quello che realmente dovevano- attraverso il loro lavoro e quello delle loro mogli ed dei loro figli. In alcuni casi si crea un vero e proprio commercio dei lavoratori in cui membri di alcune famiglie sono venduti ad altre senza considerazione per le relazioni familiari che li legano. Lo sfruttamento per debiti è stato riconosciuto come una pratica simile alla schiavitù 24. Il vincolo che lega questi lavoratori ai propri sfruttatori, è mantenuto mediante detenzioni illegali, abusi e minacce. In molti casi i loro “padroni” li rinchiudono a chiave dopo il lavoro, a volte li incatenano per evitare che scappino o per punirli. I proprietari terrieri ed i loro amministratori convocano spesso le ragazze e le donne per costringerle ad avere rapporti sessuali con loro. Una donna ridotta a questo tipo di schiavitù in Pakistan raccontò ad Amnesty International: “Tutte noi donne eravamo sottoposte a violenza sessuale di gruppo. Che potevamo fare se ci convocavano? A volte nemmeno lo facevano e ci violentavano di fronte ai nostri mariti e figli. Se ne fregavano della nostra vergogna…violentarono anche alcune delle ragazze giovani, alcune avevano solo 10-11 anni … alcune di noi partorirono figli a seguito di tali stupri, … i nostri mariti non potevano fare niente, erano rinchiusi o mandati via se disubbidivano”. 5 E/CN.4/2000/68, paras 61- 65. 24 Il concetto di schiavitù è definito nella Convenzione sulla schiavitù del 1926 come "quando esistono o si esercitano poteri su di una persona che di conseguenza perde la propria libertà". 22 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Pakistan (the Islamic Republic of) Repubblica islamica del Pakistan Capo di stato: Pervez Musharraf Capo del governo: Shaukat Aziz (subentrato a Chaudhry Shujaat Hussain ad agosto, che aveva a sua volta sostituito Mir Zafarullah Khan Jamali a giugno) Pena di morte: mantenitore Statuto di Roma della Corte penale internazionale: non ratificato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata con riserve Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: non firmato Sono continuati gli arresti e le detenzioni nel contesto della “guerra al terrorismo”. Diverse persone risultano “scomparse”. Nelle zone tribali, sono pervenute denunce di arresti arbitrari e possibili esecuzioni extragiudiziali nel corso di operazioni di sicurezza. Il governo non ha saputo tenere sotto controllo la violenza settaria, che è costata centinaia di vite umane. Le leggi contro la blasfemia continuano a essere usate per perseguire appartenenti alle minoranze. Le iniziative del governo per migliorare la protezione dei diritti delle donne e dei giovani hanno apportato soltanto un lieve miglioramento. I minorenni continuano a essere perseguiti come se fossero adulti. Almeno 394 persone sono state condannate a morte e 15 sentenze sono state eseguite. Contesto Il ruolo politico dei militari si è consolidato quando in aprile con una legge del parlamento è stato istituito il Consiglio per la sicurezza nazionale. Presieduto dal capo dello Stato, e con otto rappresentanti del governo e cinque dell‟esercito, il Consiglio ha un ruolo consultivo nelle questioni relative alla sicurezza. A novembre è stata approvata una legge che permette al generale Musharraf di rimanere presidente e capo dell‟esercito, contrariamente alle promesse precedenti secondo cui i due ruoli sarebbero stati separati. Nel corso dell‟anno le relazioni tra Pakistan e India sono migliorate. A giugno è stata concordata una moratoria sui test nucleari e a settembre sono cominciati i colloqui su diverse questioni fra cui quelle relative al Jammu e Kashmir. Operazioni si sicurezza nelle zone tribali Per tutto l‟anno sono continuate le operazioni si sicurezza nelle zone tribali vicine al confine con l‟Afghanistan che restano inaccessibili ai giornalisti e ad altri osservatori. Obiettivo delle operazioni era quello di prelevare persone sospettate di attività “terroristiche” che cercavano rifugio tra la popolazione tribale. A marzo sono stati riportati arresti e detenzioni e possibili esecuzioni extragiudiziali nel Waziristan del sud. Secondo quanto riferito, i combattenti tribali, che è possibile fossero associati ai Taliban o ad al-Qaeda, avrebbero preso ostaggi e perpetrato uccisioni illegali. Il 26 marzo sono stati rinvenuti i corpi di otto membri del gruppo paramilitare Frontier Corps, apparentemente uccisi a bruciapelo con le mani legate dietro la schiena. Gli uomini erano stati trattenuti da militanti dell‟opposizione durante un attacco a un convoglio quattro giorni prima. 23 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Arresti arbitrari e “sparizioni” La legge anti-terrorismo (ATA) è stata emendata a ottobre al fine di prevedere l‟ergastolo per chi favoreggia i “terroristi” e per consentire alla polizia di sequestrare i passaporti di sospetti “terroristi”. Ad aprile, la Corte Suprema ha sentenziato che le persone condannate per “terrorismo” non possono beneficiare delle disposizioni di legge relative all‟omicidio, che consente agli eredi della vittima di perdonare il colpevole in qualsiasi momento, ponendo in tal modo fine al procedimento penale. Decine di persone sono state arrestate durante manifestazioni o per presunta appartenenza ad organizzazioni messe al bando. La maggio parte è stata rilasciata dopo diverse ore ma alcuni sono stati trattenuti per periodi prolungati in detenzione arbitraria e in incommunicado. Alcuni sono “scomparsi” per periodi più lunghi, nonostante gli sforzi delle famiglie di rintracciarli attraverso i tribunali. Gli studenti Akdas Iqbal e Sujeel Shahid, cittadini rispettivamente britannico e olandese, sono stai fermati da un‟agenzia sconosciuta il 14 giugno a Lahore in un‟ondata di arresti di persone sospettate di legami con organizzazioni “terroristiche”. Durante le udienze relative a richieste di habeas corpus presentate dai parenti, le autorità hanno negato la loro detenzione. Entrambi sono stati rilasciati senza accuse dopo un mese. Diversi giornalisti sono stati trattenuti in incommunicado per avere esercitato il loro diritto alla libertà di espressione. Khawar Medhi Rizvi fu arrestato il 16 dicembre 2003 a Karachi assieme a due giornalisti francesi al loro rientro dal Balochistan. A gennaio, i giornalisti francesi sono stati condannati con sospensione della pena, ai sensi della legge sugli stranieri, per essersi recati nell‟area senza autorizzazione ufficiale. Tuttavia, le autorità governative hanno ripetutamente negato la detenzione di Khawar Medhi Rizvi. Egli è stato portato davanti a un tribunale a Quetta il 26 gennaio e accusato di sedizione e cospirazione criminale per presunta complicità nella preparazione di falsa documentazione relativa a episodi accaduti nella regione. A fine anno il processo non si era ancora concluso. Diverse persone “scomparse” sospettate di collegamenti a organizzazioni “terroristiche” erano di nazionalità non pachistana. Il cittadino tanzaniano Ahmed Khalfan Ghailani è “scomparso” dopo essere stato arrestato il 25 luglio a Gujarat, nella provincia del Punjab, assieme a diversi altri cittadini di nazionalità non pachistana, tra cui diverse donne e minorenni. Egli era stato accusato di avere legami con alQaeda, ma non è stato incriminato né processato e a fine anno non era noto dove si trovasse. Almeno alcune delle persone trattenute in detenzione arbitraria sono state torturate. 24 Il religioso islamico di nazionalità afghana Mohammad Noor, arrestato a Faisalabad ad agosto con l‟accusa di legami con “terroristi”, è morto durante il fermo di polizia quattro giorni dopo l‟arresto. Un‟autopsia ha riscontrato diverse ferite sul suo corpo. Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Mancata protezione per le minoranze Almeno 25 persone sono state incriminate per blasfemia e almeno 6 di loro erano in carcere a fine anno. L‟ostilità verso chiunque sia accusato di blasfemia mette a repentaglio la loro vita. Samuel Masih, un cristiano di ventisette anni, fu arrestato nell‟agosto 2003 e accusato di aver gettato dei rifiuti per terra vicino a una moschea a Lahore. L‟atto è stato ritenuto un reato ai sensi dell‟art.295 del codice penale pachistano, che prevede fino a due anni di carcere per la profanazione di un luogo di culto. Samuel Masih era detenuto nella prigione di Lahore ma è stato trasferito in ospedale a maggio, in quanto affetto da tubercolosi. È deceduto dopo che la guardia addetta alla sua sorveglianza lo aveva aggredito in ospedale. L‟agente di polizia ha affermato di aver compiuto il proprio “dovere religioso” ed è stato incriminato per omicidio. Il governo non ha adottato provvedimenti adeguati per prevenire le aggressioni nei confronti di congregazioni religiose. Nel solo mese di ottobre, circa 80 persone sono morte in seguito a episodi di violenza settaria. Sono stati registrati frequenti attacchi di rappresaglia. Il 1° ottobre, in seguito a un attentato dinamitardo a una riunione sciita a Sialkot che aveva ucciso circa 30 persone, è stata scagliata una bomba contro la moschea sunnita di Multan dove sono rimaste uccise 41 persone. Decine di persone sono state arrestate per aggressioni nel corso di attacchi settari ma la maggior parte è stata rilasciata per mancanza di prove. Violenza sulle donne Sono continuate le denunce di violenze sulle donne all‟interno della comunità, compresi “delitti d‟onore”. La Commissione per i diritti umani del Pakistan ha riferito che nel 2003 più di 600 donne erano state uccise con l‟accusa di aver infranto “l‟onore”. Molti casi non sono stati denunciati e fra le vittime figuravano ragazzine in tenera età. A giugno un consiglio tribale ha concluso che la bambina di sette anni Mouti era stata uccisa per una presunta relazione illecita con un bambino di otto anni. Suo padre ha rifiutato di accettare il verdetto e si è rivolto all‟amministratore del distretto locale che gli ha fornito protezione. Le disposizioni di legge che consentono a chi commette omicidi per motivi di “onore” di chiedere il perdono agli eredi della vittima hanno continuato a far sì che questi reati non fossero perseguiti. Sempre a giugno, Shamim Badshah ha perdonato il marito per l‟omicidio della loro figlia Fozia, uccisa perché sospettata di intrattenere una relazione illecita. Un tribunale di Lahore dove si è tenuto il processo per l‟omicidio ne ha disposto la scarcerazione. Nonostante i gruppi femminili abbiano richiesto che la rinuncia di azioni penali per i delitti “d‟onore” da parte degli eredi della vittima fosse vietata allo scopo di dissuadere eventuali esecutori, tale provvedimento è rimasto invariato. A Ottobre l‟Assemblea Nazionale ha approvato un progetto di legge che ascrive a reato penale offrire una donna quale compenso per un omicidio, reato punibile fino a 3 anni di carcere. In base a un altro emendamento, le indagini relative ad accuse penali ai sensi della legge sulla blasfemia e della zina (sesso illecito) devono essere condotte solo da alti funzionari di polizia. Tuttavia, a fine anno gli emendamenti non erano stati ancora convertiti in legge. Nonostante l‟Alta Corte di Sindh abbia stabilito in aprile che i processi condotti dalle jirgas (consigli tribali) sono illegittimi, è stato riferito che il governo provinciale starebbe preparando una legge che renderebbe legale questo sistema di giustizia privata. Continuano a pervenire notizie di processi jirga e non risultano iniziative contro coloro che vi prendono parte. 25 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Violenza sui minorenni L‟applicazione della legge sulla giustizia minorile (JJSO) del 2000 si è rivelata inadeguata, per cui i minorenni hanno continuato a essere detenuti e processati come adulti. Ad aprile, il ministro competente ha dichiarato che erano state approntate misure al fine di garantirne l‟applicazione. Il divieto di imporre la pena di morte per i minorenni contenuto nella JJSO è stato in alcuni casi ignorato. I problemi nella determinazione dell‟età dei minorenni hanno anche fatto sì che minorenni condannati alla pena capitale non beneficiassero dell‟ordine di commutazione della pena emesso nel 2001. A febbraio, il diciassettenne Shahzad Hameed è stato condannato a morte a Sheikhupura, nella provincia del Punjab. Saifullah Khan, che aveva 16 anni quando secondo l‟accusa avrebbe ucciso un altro ragazzo, nell‟aprile 2001 a Chardassa, era stato condannato a morte nel 2002. A ottobre, nel corso dell‟appello, l‟Alta Corte di Peshawar ha sospeso la condanna e ha stabilito che doveva essere processo ai sensi della JJSO. A ottobre, la JJSO è stata estesa alle Zone tribali ad amministrazione provinciale. La legge non veniva ancora applicata nelle Zone tribali ad amministrazione federale in cui sono vigenti i Regolamenti sui reati di frontiera del 1901. Secondo tali Regolamenti, i familiari di una persona sospettata di un reato possono essere puniti assieme o al posto di quella persona. Si ritiene che almeno 70 minorenni, compresi sedici al di sotto dei 10 anni d‟età siano detenuti ai sensi di tali Regolamenti. A dicembre la JJSO è stata revocata dall‟Alta Corte di Latore che ha giudicato la legge «incostituzionale» e «impraticabile». I tribunali minorili istituiti dalla JJSO sarebbero stati dunque aboliti e i casi pendenti trasferiti presso tribunali ordinari. Di conseguenza i minorenni avrebbero potuto essere nuovamente condannati alla pena capitale. Pena di morte Almeno 394 persone sono state condannate a morte. Sono state riferite almeno 15 esecuzioni. A novembre Asif Mahmood, che aveva trascorso 15 anni nel braccio della morte per un omicidio commesso nel 1989, è stato riconosciuto innocente e rilasciato. Era in attesa d‟appello da 13 anni. A giugno, la sentenza di morte a carico di Rehmat Shah Afridi, capo redattore del Frontier Post, che era stato condannato a morte nel luglio 2001 con l‟accusa di aver trafficato in hashish, è stata commutata in ergastolo. L‟Alta Corte ha sentenziato che la pena di morte era una punizione sproporzionata per il traffico di hashish. AI considera Rehmat Shah Afridi prigioniero di coscienza, processato e condannato unicamente per il suo lavoro di giornalista. Rapporti di AI Pakistan: Human rights abuses in the search for al-Qa‟ida and the Taleban in the tribal areas (AI Index: ASA 33/011/2004) Pakistan: Open letter to President Pervez Musharraf (AI Index: ASA 33/003/2004) 26 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Ukraine Ucraina Capo di stato: Leonid Kuchma Capo del governo: Viktor Yanukovych Pena di morte: abolizionista per tutti i reati Statuto di Roma della Corte penale internazionale: firmato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne e relativo Protocollo opzionale: ratificati Sono stati denunciati frequenti episodi di tortura e maltrattamenti durante la custodia cautelare da parte della polizia. Le manifestazioni di protesta sono state proibite, e i dimostranti arrestati e maltrattati. In tutto il Paese si sono verificate aggressioni di matrice razzista. Le indagini sul caso della “sparizione” di Georgiy Gongadze non hanno prodotto risultati. Contesto Il secondo turno delle elezioni presidenziali di novembre è stato seguito a una vera sommossa popolare e da proteste di massa allorché il leader dell‟opposizione, Viktor Yushchenko, si è rifiutato di accettare i risultati ufficiali. L‟Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha dichiarato che «le elezioni erano al di sotto degli standard stabiliti dall‟OSCE, dal Consiglio d‟Europa e di altri standard europei relativi a democratiche elezioni». In particolare, i diritti alla libertà di riunione e di associazione erano stati violati, e vi era stato un notevole sbilanciamento in favore del candidato del governo, Viktor Yanukovych, da parte dei media a controllo statale. Il terzo turno delle elezioni il 26 dicembre ha prodotto la palese vittoria di Viktor Yushchenko, ma i risultati ufficiali non hanno potuto essere proclamati fino a quando Viktor Yanukovych non ha potuto completare il suo ricorso. Tortura e maltrattamenti A dicembre il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti ha pubblicato il suo rapporto sulla visita effettuata in Ucraina nel 2002. Questo reiterava le conclusioni dei precedenti rapporti relativi alle visite del 1998 e del 2000 secondo cui le persone private della loro libertà per mano della milizia erano particolarmente a rischio di essere fisicamente maltrattate mentre erano trattenute in custodia. Le condizioni nei centri di detenzione temporanea gestiti dal ministero dell‟Interno venivano descritte come insostenibili mentre il sovraffollamento rimaneva un grave problema. L‟accesso all‟aria aperta risultava limitato e gli standard d‟igiene inadeguati. Venivano inoltre riferiti alti tassi di infezione da tubercolosi (TBC). Ad agosto, Beslan Kutarba e Revaz Kishikashvili sono stati arrestati dalla polizia e trattenuti da agenti di polizia presso la questura di Nakhimovsky, a Sebastopoli, nella penisola di Crimea, nel sud del Paese. Sono stati accusati di scippo, un‟accusa che avrebbero confessato. Tuttavia, i loro avvocati sostengono che la confessione era stata estorta sotto tortura. Gli uomini non hanno ricevuto cure mediche e hanno avuto un accesso limitato ad avvocati e familiari. A fine anno, i due uomini erano ancora agli arresti presso il centro di detenzione temporanea di Sebastopoli. I loro avvocati hanno riferito che le loro condizioni erano migliorate e che non erano più stati maltrattati. Il procuratore locale e l‟ufficio del ministero dell‟Interno a Sebastopoli hanno negato le accuse di tortura, malgrado queste non siano mai state oggetto di indagini tempestive, complete e imparziali. 27 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Andrey Ovsiannikov, un detenuto che ha contratto la TBC in un centro di detenzione temporanea presso Sebastopoli, ha finalmente ricevuto cure mediche ed è stato ricoverato in ospedale, dopo gli sforzi e le pressioni della sua famiglia e del Gruppo per i diritti umani di Sebastopoli. Era stato arrestato nel giugno 2003 perché sospettato di spaccio di sostanze stupefacenti e successivamente gli era stata diagnosticata la TBC. Tuttavia, non era stato informato della sua malattia fino a scoprirla per caso nel novembre 2003, dopo un peggioramento delle sue condizioni. Il 30 giugno è stato ricondotto in carcere, dove a fine anno continuava a essere recluso. Il 28 luglio, 10 giovani membri di un gruppo comunista rivoluzionario, arrestati nel dicembre 2002, sono stati dichiarati colpevoli coinvolgimento in un tentato colpo di Stato, di banda armata, tentato omicidio e condannati a pene fra i 6 e i 14 anni di carcere. Gli imputati hanno denunciato di essere stati torturati durante le indagini. Secondo quanto riferito, una appartenente al gruppo, una ragazza di 17 anni, è stata stuprata durante la detenzione. Non è stata condotta alcuna indagine sulle denunce. Un undicesimo membro del gruppo era deceduto in circostanze sospette nel novembre 2003. “Sparizione” di Georgiy Gongadze Le pressioni sul governo ucraino per individuare i responsabili della “sparizione” del giornalista Georgiy Gongadze, avvenuta nel settembre 2002, si sono intensificate, ma non vi sono stati progressi nelle indagini sul caso. A marzo, il capo della commissione parlamentare d‟inchiesta che si occupava della vicenda ha richiesto l‟impeachment per il presidente Kuchma per «gravi reati violenti». A giugno, il quotidiano britannico Independent ha pubblicato alcuni documenti che erano trapelati i quali accusavano funzionari d‟alto rango di aver fermato le indagini sulla “sparizione”, asserendo che Georgiy Gongadze era sotto sorveglianza da parte del ministero dell‟Interno al momento del suo rapimento. A giugno, l‟ufficio del procuratore generale ha annunciato di aver identificato il responsabile dell‟uccisione del giornalista. Libertà di espressione e di associazione A ottobre, durante il primo turno delle elezioni presidenziali, alcuni sostenitori dell‟opposizione sono stati arrestati e alcuni manifestanti sono stati maltrattati dalla polizia. Membri dell‟associazione giovanile Pora (È il momento) sono stati arbitrariamente arrestati e maltrattati. Aleksander Tsitsenko è stato arrestato da poliziotti a volto coperto il 21 ottobre a Kirovograd mentre raccoglieva volantini e adesivi. È stato rilasciato senza accusa il 25 dello stesso mese. Il ventenne Andriiy Kulibaba è stato arrestato il 20 ottobre a Vinnytsya e condannato a dieci giorni di carcere per “intenzionale disobbedienza alle richieste della polizia”. La sentenza è stata in seguito commutata in ammenda ed è stato rilasciato il 23 ottobre. Aleksander Pugach, di 18 anni, è stato arrestato a Vinnytsya il 21 ottobre per essersi rifiutato di fornire le proprie generalità alla polizia, ma è stato assolto dall‟accusa. Appena alcuni minuti dopo, mentre usciva dal tribunale, è stato nuovamente arrestato, con l‟accusa di “teppismo”. Tutte le accuse contro di lui sono state in seguito archiviate, ma i membri di Pora hanno continuato a essere nel mirino durante il periodo pre-elettorale. Rifugiati In giugno, l‟Assemblea parlamentare del Consiglio d‟Europa (PACE) ha raccomandato all‟Ucraina di attenersi ai principi fondamentali del diritto internazionale riguardo alla protezione dei rifugiati e 28 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne dei richiedenti asilo, invitando le autorità del Paese a mostrare impegno e volontà politica nell‟affrontare il problema. La legge sui rifugiati in Ucraina contravviene gli standard internazionali imponendo un limitato periodo di tempo fra i 3 e i 5 giorni dopo l‟arrivo nel Paese quale termine per la presentazione delle domande. Violenza sulle donne La tratta di donne a scopo di sfruttamento sessuale continua a destare grave preoccupazione. La Turchia e la Russia sono fra le destinazioni più frequenti della tratta di ragazze provenienti dall‟Ucraina. Il governo ha intrapreso misure per affrontare il problema e, dopo l‟introduzione di un nuovo articolo nel codice penale, l‟art.149, che stabilisce che la tratta di donne costituisce reato, le incriminazioni sono aumentate. Tuttavia le sentenze di condanna rimangono poche. Spesso ai giudici mancano termini di confronto, precedenti legali sull‟argomento, e raramente alle donne trafficate viene offerta la protezione di cui godono normalmente i testimoni. Nonostante sia stato creato un dipartimento speciale presso il ministero dell‟Interno, alla polizia spesso mancano risorse e addestramento specifico. Discriminazione Aggressioni antisemite e di matrice razzista si sono verificate in diverse zone dell‟Ucraina. Membri della comunità ebraica di Donetsk, ad esempio, hanno riferito un drammatico aumento di aggressioni antisemite nel corso dell‟anno. La polizia ha continuato a negare che gli attacchi ai cimiteri e ai luoghi di culto ebraici fossero di stampo razzista. A Odessa, si sono verificate aggressioni a stranieri, soprattutto africani, attribuiti a bande di skinhead. Rapporti e missioni di AI Europe and Central Asia: Summary of Amnesty International‟s Concerns in the Region, JanuaryJune 2004: Ukraine (AI Index: EUR 001/005/2004) Delegati di AI si sono recati in Ucraina nel mese di giugno. 29 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne NASCERE BAMBINE Introduzione Nascere bambine in alcuni paesi del mondo significa letteralmente “rischiare la vita”. Si stima, infatti, che almeno 100 milioni di bambine “manchino all‟appello” in Asia meridionale, Cina, Medio Oriente e Nord Africa dato che ci sono molte meno femmine di quante dovrebbero esserci in base all‟andamento demografico. Questo perché la discriminazione nei confronti delle bambine si traduce, nei primi anni di vita, in meno cibo e meno cure mediche e a volte nell‟eliminazione fisica. Aborto selettivo/Infanticidio In Cina per migliaia di anni è stato praticato l‟infanticidio selettivo: nelle campagne le donne usavano partorire con un secchio di acqua vicino al letto, per affogare il neonato nel caso fosse stato femmina. Questo perché nella tradizione contadina solo i figli maschi garantivano la vecchiaia dei genitori e la continuità della loro memoria nel culto degli antenati. Nelle famiglie povere, perciò, era consuetudine sacrificare le bambine, in attesa del figlio maschio. Oggi il fenomeno dell‟annegamento nel secchio è molto ridotto, tuttavia la politica demografica che consente un solo figlio per coppia, fa si che per potersi garantire un figlio maschio si ricorra sempre più all‟aborto selettivo, dopo l‟amniocentesi. Un‟indagine ufficiale ha stabilito che il 12% delle gravidanze di feti di sesso femminile termina con un aborto. In India, in alcuni stati sono stati addirittura proibiti i test per determinare il sesso del nascituro per arginare il fenomeno dell‟aborto clandestino (su 8.000 aborti effettuati a Bombay, 7.999 erano di feti di sesso femminile). Nelle campagne è tuttora diffuso l‟infanticidio. Meno cibo, meno cure 6 In India nel 1991 vi erano 929 femmine su 1000 maschi. Le ragioni non dipendono solo da un minor numero di nascita, ma anche da una elevata mortalità delle femmine nella fascia tra i 0 e i 5 anni. Si calcola che dei 12 milioni di femmine che nascono all‟anno 25% (un quarto) non raggiunga i 15 anni. Tra 1 e 4 anni la mortalità passa, infatti, da 109 bambine morte su 100 bambini a 300 su 100. Tutto ciò perché alle figlie sono dati meno cibo, meno cure mediche e assistenza, dato che per la cultura tradizionale le femmine sono solo un peso. Esse, infatti, devono essere “mantenute” per poi diventare una “proprietà” della famiglia del marito. Inoltre, non solo esse non portano reddito alla famiglia, ma il pagamento di una dote spesso onerosa, può ridurre in rovina la famiglia. Secondo uno studio dell‟Unicef, riferito all‟India, solo il 30% delle neonate viene allattato al seno, contro il 51% dei maschi e in caso di malattia solo il 63% delle bambine malate viene portato dal medico contro l‟80% dei maschi. In Pakistan il 71% dei bambini ricoverati in ospedale sono 6 Fonte:www.unicef.it (UNICEF) 30 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne maschi. Ad Haiti, su 1000 bambini tra i 2 ed i 5 anni muoiono 61 femmine e 48 maschi, in Costa Rica 8 femmine e 5 maschi. E‟ più alta anche la percentuale delle bambine malnutrite, poiché ricevono meno cibo dei coetanei maschi. La malnutrizione ha effetti sulla salute perché rende le bambine più deboli e suscettibili di malattie. Istruzione Le bambine che sopravvivono sono comunque destinate ad una vita di discrimininazioni. L‟accesso all‟istruzione, anche primaria, mostra in genere un divario tra maschi e femmine, che aumenta considerevolmente nell‟istruzione secondaria e terziaria (università). Il divario nell‟accesso all‟istruzione primaria è consistente nell‟Asia meridionale e in alcuni paesi africani. La differenza si attesta in genere sul 10-15%, ma può aumentare in alcuni casi. Ad esempio in Benin gli alunni maschi sono il 30% in più delle loro coetanee. In Asia meridionale la differenza è intorno al 29%. In Afganistan il regime dei Talebani ha vietato l‟accesso alle scuole a bambine e ragazze. In questi paesi l‟accesso all‟istruzione è comunque basso per tutti e quindi è ancora più forte l‟effetto della differenza di scolarizzazione tra i due sessi che determina una bassa alfabetizzazione femminile. Le cause della discriminazione sono molteplici, ma si basano tutte fondamentalmente sulla svalorizzazione e svalutazione del sesso femminile. Se i costi dell‟istruzione sono gravosi per l‟economia familiare, si privilegiano i figli maschi, destinati a portare reddito in famiglia. Infatti, non si concepisce che una donna possa lavorare al di fuori delle mura domestiche e che sia destinata ad altro che al matrimonio e a “produrre” di figli. Inoltre, le femmine possono essere costrette a rimanere a casa per aiutare la madre nei lavori domestici (cucinare, attingere acqua, raccogliere legna) o nei lavori agricoli o per prendersi cura dei fratelli più piccoli. La mancata istruzione delle bambine è estremamente dannosa per i paesi sottosviluppati, dato che la donna è il fulcro dell‟economia domestica. E‟ dimostrato, infatti, che l‟istruzione femminile influenza positivamente la crescita economica, con un maggior controllo sulla crescita demografica. Inoltre una donna istruita riesce a prendersi meglio cura dei propri figli, facendo diminuire la malnutrizione e l‟incidenza delle malattie infantili. Pratiche tradizionali In alcuni paesi esistono pratiche tradizionali che riguardano diversi aspetti della vita femminile estremamente discriminatori nei confronti delle bambine o che si configurano come vere e proprie forme di schiavitù, come le mutilazioni genitali femminili, la prostituzione sacra o il matrimonio precoce forzato. Prostituzione sacra. Nella regione meridionale del lago Volta, esistono le trokosi. Si tratta di donne, ma più spesso bambine di 4-5 anni che vengono portate ai santuari del dio Tro, una delle divinità del sistema religioso vudù, per espiare colpe commesse dalla famiglia, anche in un lontano passato: debiti, omicidi, furti ecc. Le trokosi passano tutta la loro vita nei santuari, a lavorare i 31 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne campi dei sacerdoti del dio Tro e quando diventano più grandi ne diventano le concubine. La vita delle trokosi è un‟esistenza di stenti: non possono cibarsi di quello che coltivano, vengono spesso picchiate e possono riconquistare la loro libertà solo in tarda età. Si conta che vi siano circa 10 12.000 trokosi in Ghana, ma ve ne sono anche in Togo e in Benin. Una pratica analoga è la devadasi in India. Anche in questo caso le ragazze vengono dedicate alle divinità e coinvolte in matrimoni ritualistici con gli dei. Non di rado sono poi vendute per la prostituzione. In Nepal viene invece attuata la deukis. In questo caso per espiare le loro colpe, le famiglie ricche possono addirittura “comprare” ragazze povere da offrire al tempio. Queste ragazze diventano “mogli” delle divinità o essere avviate alla prostituzione. Secondo le Nazioni Unite nel 1992, vi erano circa 17.000 deukis in Nepal. Matrimonio precoce e forzato. Alcune pratiche matrimoniali tradizionali comportano un “acquisto” della sposa, spesso troppo giovane per opporsi ad un matrimonio combinato, e la fanno diventare una proprietà della famiglia del marito. Questa rende possibile, che la ragazza, se vedova, venga ereditata, come qualsiasi altra proprietà (“levirato”) da il più prossimo parente maschio e costretta ad un nuovo matrimonio. La legislazione internazionale “ Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà […], senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione” (art. 2.1 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani) La legislazione internazionale vieta ogni forma di discriminazione contro donne e bambine. I principi sanciti dalla Dichiarazione Universale sono stati ripresi, infatti, da convenzioni e dichiarazioni internazionali tra cui la Convenzione sull‟eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne del 1979, la Piattaforma d‟azione di Pechino, approvata dalla IV Conferenza dell‟Onu sulle donne del 1995, le Azioni chiave per l‟ulteriore applicazione del programma d‟azione della conferenza internazionale su popolazione e sviluppo, della 21° Sessione Speciale dell‟Assemblea dell‟Onu tenutasi a New York il 1 luglio 1999 e il documento finale Donne 2000. Uguaglianza di genere, sviluppo e pace della 23° Sessione Speciale dell‟Assemblea dell‟Onu del 10 giugno 2000. 32 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne China (the People's Republic of) Repubblica popolare cinese Capo di stato: Hu Jintao Capo del governo: Wen Jiabao Pena di morte: mantenitore Statuto di Roma della Corte penale internazionale: non firmato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata con riserve Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: non firmato Si sono registrati progressi nell‟introduzione di riforme in alcune aree, ma ciò non ha avuto effetti significativi sulle gravi e diffuse violazioni dei diritti umani perpetrate in tutto il Paese. Decine di migliaia di persone hanno continuato a essere detenute arbitrariamente o incarcerate per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione e associazione, esposte a grave rischio di tortura o maltrattamenti. Migliaia di persone sono state condannate a morte e molte delle sentenze sono state eseguite, spesso in seguito a processi iniqui. Sono aumentate le proteste pubbliche contro gli sfratti espropriativi e la requisizione di terre senza ricompenso adeguato. Nella regione dello Xinjiang, la Cina ha continuato a servirsi del pretesto della “guerra al terrorismo” internazionale per giustificare la repressione contro gli uighuri. In Tibet, e in altre zone abitate da etnie tibetane, le libertà di espressione e religione hanno continuato a essere fortemente limitate. Contesto La nuova amministrazione, in carica dal marzo 2003, ha consolidato la propria autorità, in particolare in seguito alle dimissioni a settembre del presidente uscente Jiang Zemin dal ruolo di presidente della Commissione militare centrale. Sono state introdotte alcune riforme legali, tra cui nuovi regolamenti per la prevenzione della tortura nei casi di custodia da parte della polizia e un emendamento alla Costituzione varato a marzo che stabilisce che «lo Stato rispetta e protegge i diritti umani». Tuttavia, la mancata introduzione delle necessarie riforme istituzionali ha gravemente compromesso l‟attuazione di tali riforme. Le autorità hanno dimostrato un atteggiamento più attivo riguardo alla gestione dell‟epidemia di HIV/AIDS nel Paese, incluso il varo di una nuova legge ad agosto che intende incrementare le misure per la prevenzione dell‟AIDS e rendere illegale la discriminazione contro le persone affette da AIDS o altre malattie infettive. Tuttavia, attivisti locali impegnati nella richiesta di migliori condizioni di vita per i malati hanno continuato a essere arbitrariamente detenuti. Sono continuate le repressioni politiche contro determinati gruppi, tra cui il movimento spirituale Falun Gong, gruppi cristiani non ufficiali, e i cosiddetti “separatisti ed estremisti religiosi” nella regione dello Xinjiang e in Tibet. Le autorità hanno continuato a “dialogare sui diritti umani” con altri Paesi, ma hanno sospeso qualsiasi colloquio con gli Stati Uniti in seguito alla proposta da parte di questi ultimi di una risoluzione sulla Cina alla sessione di marzo della Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani. La Cina ha richiesto all‟Unione Europea (UE) di rimuovere l‟embargo sulle armi imposto in seguito alle repressione, attuata dalla Cina nel giugno 1989, contro il movimento per la democrazia 33 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne e ha ottenuto il supporto di alcuni Stati dell‟EU. Tuttavia, a fine anno l‟embargo era ancora in vigore. La Cina ha posticipato la visita del Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, previsto per giugno, mentre il Gruppo di lavoro delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria (WGAD) si è recato in visita in Cina a settembre. Le autorità hanno continuato a negare l‟accesso al Paese a organizzazioni non governative (ONG) internazionali di tutela dei diritti umani per svolgere ricerche indipendenti. Difensori dei diritti umani Le autorità hanno continuato ad avvalersi di articoli del codice penale in riferimento ai reati di “sovversione” o “divulgazione di segreti di Stato” e altre accuse relative a reati non ben definiti in materia di sicurezza nazionale per perseguire pacifici attivisti e riformisti. Avvocati, giornalisti, attivisti per i diritti delle persone affette da HIV/AIDS e attivisti per i diritti contro gli sfratti espropriativi sono stati tra coloro che hanno dovuto subire vessazioni, detenzioni o incarcerazioni per aver documentato casi di abusi dei diritti umani, richiesto riforme, o per aver tentato di ottenere risarcimenti in favore di vittime di violazioni. A marzo, Ding Zilin, fondatrice del gruppo “Madri di Tienanmen”, impegnata nella realizzazione della giustizia in seguito all‟uccisione del figlio a Pechino il 4 giugno 1989, è stata detenuta dalla polizia che intendeva impedirle di esprimere le sue motivazioni. È stata inoltre posta sotto una forma particolare di arresto domiciliare per alcuni giorni alla vigilia del 15° anniversario della repressione allo scopo di impedirle di presentare ricorso legale per conto di altre 126 persone che avevano perso un congiunto negli eventi del 1989. Ad agosto, Li Dan, attivista per i diritti delle persone affette da AIDS, è stato detenuto dalla polizia nella provincia di Henan nell‟apparente tentativo di impedirgli di protestare contro le misure adottate dal governo per fronteggiare l‟epidemia di AIDS. Sebbene sia stato rilasciato dopo un giorno, Li Dan è stato in seguito percosso da due assalitori sconosciuti. Li Dan aveva fondato una scuola per orfani da AIDS nella provincia, dove si stima che un milione di persone circa siano diventate sieropositive all‟HIV dopo che avevano venduto il loro plasma sanguigno a stazioni di raccolta del sangue statali prive di precauzioni igienico-sanitarie. A luglio, la scuola è stata chiusa dalle autorità locali. Violazioni nel contesto della riforma economica Non sono cessate le pesanti restrizioni al diritto alle libertà di espressione e di associazione dei rappresentanti dei lavoratori, mentre i sindacati indipendenti hanno continuato a essere considerati illegali. Secondo alcune fonti, nel contesto della riforma economica, alle numerose vittime di sfratti espropriativi, espropriazioni terriere e licenziamenti sono state negate congrue indennità. Sono aumentate le proteste pubbliche e per la maggior parte pacifiche contro tali prassi, il che determinato ha in risposta numerose detenzioni e ad altri tipi di abusi. Pechino è stata spesso al centro delle proteste, dovute in parte all‟attività di demolizione degli edifici in vista dei giochi olimpici che la città ospiterà nel 2008. Le vittime degli sfratti provenienti da altre parti del Paese si sono inoltre recate a Pechino per richiedere alle autorità centrali l‟indennità negata dalle autorità locali. Secondo quanto riferito, decine di migliaia di richiedenti sono stati tratti in stato di fermo dalla polizia di Pechino nel corso di operazioni di sicurezza alla vigilia degli incontri ufficiali tenutesi a marzo e a settembre. 34 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Ad agosto, Ye Guozhu è stato arrestato perché sospettato di “disturbo dell‟ordine sociale” in seguito alla sua richiesta di autorizzazione per una manifestazione di protesta di massa contro gli sfratti espropriativi a Pechino. A dicembre è stato condannato a 4 anni di carcere. Ye Guozhu e la sua famiglia erano stati espropriati della loro casa a Pechino lo scorso anno, con ogni probabilità per spianare la strada alle opere di costruzione in vista delle Olimpiadi del 2008. Violenza sulle donne Numerosi articoli sulla violenza domestica sono apparsi sui media nazionali, riflettendo il diffuso timore che tali abusi non fossero realmente affrontati. Fonti hanno continuato a riportare gravi violazioni contro donne e ragazze, dovute all‟applicazione della politica di pianificazione familiare che comprende aborti e sterilizzazioni forzate. A luglio, le autorità hanno dato pubblicamente maggior spinta al divieto di aborto selettivo di feti femminili, nel tentativo di invertire il divario crescente del rapporto fra maschi e femmine. Le donne in detenzione, comprese numerose seguaci del movimento Falun Gong, sono rimaste esposte al rischio di tortura, inclusi stupri e abusi sessuali. A gennaio sono state varate nuove normative che impediscono alla polizia di comminare ammende immediate alle prostitute. Tuttavia, la politica di “custodia ed educazione” ha continuato a essere utilizzata per detenere presunte prostitute e i loro clienti senza accuse né processo. Ad aprile, Mao Hengfeng è stata condannata a 18 mesi di lavori forzati nel programma di “rieducazione attraverso il lavoro” per aver incessantemente presentato istanze alle autorità riguardo a un aborto forzato subito 15 anni prima, quando rimase incinta in violazione della politica di pianificazione familiare cinese. Secondo quanto riferito, nel campo di lavoro è stata tenuta legata, appesa al soffitto e percossa violentemente. In precedenza, Mao Hengfeng è stata detenuta diverse volte in unità psichiatriche, dove le era stato imposto l‟elettroshock. Attivisti politici e utenti di Internet Attivisti politici, compresi sostenitori di gruppi politici illegali, sostenitori di cambiamenti politici o fautori di una maggiore democrazia hanno continuato a subire arresti arbitrari. Alcuni di loro sono stati condannati e incarcerati. Nel corso dell‟anno, AI ha ricevuto conferma che oltre 50 persone erano detenute o imprigionate per aver letto o fatto circolare via Internet informazioni politiche delicate. A settembre, Kong Youping, membro di spicco del Partito democratico cinese ed ex sindacalista della provincia di Liaoning, è stato condannato a 15 anni di reclusione per “sovversione”. Era stato arrestato alla fine del 2003 dopo aver pubblicato articoli su Internet in cui denunciava la corruzione ufficiale e richiedeva una rivalutazione del movimento per la democrazia del 1989. Repressione di gruppi spirituali e religiosi Il movimento spirituale Falun Gong è rimasto al centro della repressione, che non avrebbe escluso numerose detenzioni arbitrarie. La maggior parte delle persone detenute sono state assoggettate a periodi di “rieducazione attraverso il lavoro” senza accuse né processo, nel corso della quale sono state gravemente esposte a rischio di torture o maltrattamenti, soprattutto nel caso in cui si fossero rifiutate di abiurare il proprio credo. Altri seguaci sono stati incarcerati o rinchiusi in ospedali psichiatrici. Secondo fonti straniere riconducibili al Falun Gong, dal 1999 sono morte oltre 1.000 35 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne persone che erano state arrestate in relazione al movimento, la maggior parte in seguito a torture e maltrattamenti. Altre cosiddette “organizzazioni eretiche” e gruppi religiosi non ufficiali hanno subito attacchi. Sono aumentate le segnalazioni di arresti e detenzioni di seguaci di cattolici non autorizzati e seguaci di “chiese domestiche” protestanti non riconosciute. Le persone che hanno cercato di documentare tali violazioni e di trasmetterne notizia all‟estero hanno rischiato a loro volta l‟arresto. Ad agosto, Zhang Shengqi, Xu Yonghai e Liu Fenggang, tre attivisti protestanti indipendenti, sono stati condannati rispettivamente a uno, due e tre anni di reclusione dal Tribunale popolare intermediario di Hangzhou, per “divulgazione di segreti di Stato”. Le accuse riguardavano la diffusione di informazioni all‟estero sulla repressione nei confronti dei protestanti e la chiusura di chiese non ufficiali nella regione. Pena di morte La pena di morte ha continuato a essere applicata in modo esteso e arbitrario, ed è stata spesso determinata da interferenze politiche. Sono state eseguite condanne a morte per reati non violenti, come la frode fiscale e l‟appropriazione indebita, ma anche per reati di droga e crimini violenti. Le autorità hanno continuato a mantenere segrete le statistiche nazionali sulle condanne a morte e sulle esecuzioni. A fine anno, in base ai rapporti pubblici disponibili, AI ha stimato almeno 3.400 esecuzioni e almeno 6.000 condanne a morte, sebbene si ritenga che le cifre reali siano molto più alte. A marzo, un alto esponente del Congresso nazionale del popolo ha dichiarato che la Cina esegue circa 10.000 condanne a morte all‟anno. La mancanza di garanzie di tutela fondamentali dei diritti degli imputati ha continuato a concorrere alla condanna a morte e all‟esecuzione di un numero elevato di persone in seguito a processi iniqui. A ottobre, le autorità hanno annunciato l‟intenzione di reintrodurre la revisione da parte della Corte Suprema dei casi capitali e di varare nuove riforme legali per la tutela dei diritti dei sospetti criminali e degli imputati. Non sono stati tuttavia chiariti i tempi di introduzione di tali misure. Secondo quanto riferito, a febbraio, Ma Weihua, una donna condannata alla pena di morte per reati di droga, è stata obbligata ad abortire mentre era in custodia di polizia, al fine di consentire che la condanna fosse eseguita “legalmente”, in quanto la legge cinese impedisce l‟esecuzione di donne in gravidanza. Ma Weihua era stata arrestata a gennaio perché trovata in possesso di 1,6 kg di eroina. Il suo processo, iniziato a luglio, è stato sospeso dopo che il suo avvocato aveva fornito dettagli riguardo alla forzata interruzione di gravidanza. A novembre la donna è stata infine condannata all‟ergastolo. Tortura, detenzione amministrativa e processi iniqui Torture e maltrattamenti continuano a essere pratiche diffuse in molte istituzioni statali, nonostante l‟entrata in vigore di diversi nuovi regolamenti per la prevenzione di tali fenomeni. I metodi di tortura più comuni comprendono calci, percosse, scosse elettriche, sospensioni per gli arti superiori, incatenamenti in posizioni dolorose e privazione del cibo e del sonno. Interferenze politiche nell‟esercizio della giustizia, limitazioni all‟accesso al mondo esterno per i detenuti, e incapacità di instaurare efficaci meccanismi di ricorso e d‟inchiesta hanno continuato a essere fattori determinanti per il proliferare di tali pratiche. Le autorità hanno annunciato ufficialmente l‟intenzione di riformare il sistema di detenzione amministrativa denominato “rieducazione attraverso il lavoro”, impiegato per detenere centinaia di 36 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne migliaia di persone fino a 4 anni senza accusa né processo. Tuttavia l‟esatta natura e il campo di applicazione della riforma restano oscuri. Le persone accusate di reati politici e penali continuano a veder loro negato il diritto a un processo. Il diritto dei detenuti di accedere ai propri avvocati e familiari continua a essere gravemente limitato. I processi politici restano molto al di sotto degli standard internazionali che definiscono un equo processo. Gli imputati di reati relativi a “segreti di Stato” e “terrorismo” hanno subito limitazioni dei loro diritti legali e sono stati giudicati a porte chiuse. A ottobre, seguaci stranieri del Falun Gong hanno distribuito un filmato relativo a Wang Xia, una donna rilasciata di recente dal carcere di Hohhot, nella regione interna della Mongolia, dove aveva scontato due anni di una sentenza di sette per aver distribuito materiale divulgativo sul Falun Gong. La donna appariva deperita e il suo corpo era ricoperto di cicatrici. Secondo quanto riferito, la donna era stata legata a un letto, appesa e percossa. Inoltre le erano state iniettate sostanze sconosciute ed era stata colpita con manganelli elettrici dopo che aveva intrapreso lo sciopero della fame per protestare contro la sua detenzione. Richiedenti asilo nordcoreani Durante l‟anno, nelle regioni nord orientali della Cina, centinaia, forse migliaia, di richiedenti asilo provenienti dalla Corea del Nord sono stati arrestati e rimpatriati forzatamente. La Cina ha continuato a negare ai nordcoreani qualsiasi tipo di procedura per la determinazione dello status di rifugiato, anche in presenza di prove evidenti che dimostravano come molti avessero motivi concreti per presentare richiesta di asilo, in violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati, di cui la Cina è Stato parte. Le persone sospettate di aiutare i richiedenti asilo nordcoreani, tra cui membri di organizzazioni di cooperazione internazionali e religiose, cittadini cinesi di etnia coreana, e giornalisti che cercavano di documentare tale situazione, sono state trattenute per essere interrogate, e alcune di loro sono state incriminate e condannate a periodi di detenzione. Ad agosto, Noguchi Takashi, un attivista giapponese appartenente a una ONG che aiuta i nordcoreani in Cina a cercare asilo in un Paese terzo, è stato deportato dopo essere stato detenuto nella regione autonoma dello Guangxi Zhuang. Era stato condannato a otto mesi di reclusione e al pagamento di un‟ammenda di 20.000 yuan (2.400 dollari americani) per l‟accusa di “tratta di esseri umani”. Regione autonoma dello Xinjiang Uighur Le autorità hanno continuato a richiamarsi alla “guerra al terrorismo” internazionale come pretesto per le dure repressioni attuate nella regione dello Xinjiang, che hanno determinato gravi violazioni dei diritti umani contro la comunità degli uighuri. Le autorità hanno continuato a non distinguere quanti commettono atti di violenza da quanti esercitano una resistenza passiva. La repressione si è manifestata con la chiusura di moschee non riconosciute, l‟arresto di imam, restrizioni all‟uso della lingua uighura e il divieto di diffondere determinati libri e giornali uighuri. Sono continuati gli arresti di persone sospettate di essere “separatisti, terroristi ed estremisti religiosi”, e migliaia di prigionieri politici, compresi prigionieri di coscienza, sono rimasti in carcere. Fonti riferiscono che molte delle persone accusate di essere “separatisti” o “terroristi” sono state condannate a morte e “giustiziate”. Attivisti di etnia uighura che avevano cercato di divulgare 37 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne informazioni all‟estero sull‟entità della repressione sono stati esposti al rischio di detenzione arbitraria e incarcerazione. La Cina ha continuato a utilizzare il pretesto della “guerra al terrorismo” internazionale per rafforzare i propri legami politici ed economici con i Paesi confinanti. Persone di etnia uighura che erano fuggiti in Asia centrale, Pakistan, Nepal e altri Paesi, fra cui richiedenti asilo e rifugiati, hanno continuato a rischiare di essere rimpatriati forzatamente in Cina. La Cina ha continuato a esercitare pressioni sugli Stati Uniti affinché le 22 persone di etnia uighura detenute nel campo di detenzione statunitense di Guantánamo Bay, a Cuba, venissero rimpatriate. A giugno le autorità statunitensi hanno dichiarato che gli uighuri non sarebbero rientrati in Cina per il timore che potessero essere sottoposti a tortura o condannati a morte. Abdulghani Memetimin, un insegnante e giornalista di 40 anni, ha continuato a scontare una pena detentiva di nove anni a Kashgar. Era stato condannato per aver “fornito segreti di Stato a entità straniere” nel giugno 2003, quando aveva inviato informazioni in Germania a una ONG fondata da uighuri riguardo alle violazioni dei diritti umani contro persone di etnia uighura perpetrati nella provincia dello XUAR e per aver effettuato traduzioni di discorsi ufficiali. Regione autonoma del Tibet e altre zone etniche tibetane Le libertà di religione, di associazione e di espressione hanno continuato a essere pesantemente limitate e non sono cessati gli arresti arbitrari e i processi iniqui. Oltre un centinaio di prigionieri di coscienza tibetani, principalmente monaci e suore buddisti, sono rimasti nelle carceri. I colloqui fra le autorità cinesi e i rappresentanti in esilio del governo tibetano sono proseguiti, dimostrando qualche segnale di progresso. Tuttavia, ciò non ha portato ad alcun mutamento significativo nell‟atteggiamento politico verso una maggiore tutela dei diritti umani fondamentali dei tibetani. Secondo alcune fonti, ad agosto, Topden e Dzokar, due monaci provenienti dal monastero di Chogri, situato nella contea di Drakgo (Luhuo), nella provincia di Sichuan, assieme a Lobsang Tsering, un laico, sono stati condannati a tre anni di reclusione per aver affisso manifesti in favore dell‟indipendenza del Tibet. I tre erano stati fermati a luglio assieme a numerose altre persone, in seguito rilasciate dopo diversi giorni di detenzione. Testimoni hanno riferito che sarebbero stati percossi durante la detenzione. Regione ad amministrazione speciale di Hong Kong Non è stato compiuto alcun tentativo per reintrodurre la legislazione proposta dall‟art.23 della Basic Law (legge fondamentale), che proibisce atti di tradimento, secessione, tumulto o sovversione, proposta contro la quale si era innescata la protesta dell‟opinione pubblica nel 2003. Tuttavia, una sentenza formulata in Cina continentale ad aprile, che limita la libertà di Hong Kong di perseguire proprie riforme politiche, ha incrementato i timori riguardo l‟erosione dei diritti umani nella regione ad amministrazione speciale. A maggio, le dimissioni rassegnate da tre conduttori di trasmissioni radiofoniche hanno acceso i timori di possibili restrizioni alla libertà di espressione, in quanto essi avrebbero ricevuto intimidazioni per aver richiesto una maggiore democrazia ad Hong Kong. La detenzione amministrativa in Cina di un candidato del Partito democratico di Hong Kong in vista delle elezioni di settembre è stata considerata da molti dettata da motivi politici. A novembre, un corte d‟appello ha ribaltato le condanne per “ostruzione pubblica” emesse contro 16 seguaci del movimento Falun Gong, che erano stati arrestati dopo che avevano organizzato una dimostrazione nel marzo 2002. Altre condanne per ostruzione e aggressione nei confronti della polizia sono state confermate. 38 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Residenti di Hong Kong hanno continuato a essere condannati a morte in altre regioni della Cina, mentre non è stato ancora raggiunto un accordo formale di interpretazione tra Hong Kong e la Cina. A giugno, la Corte Suprema d‟appello di Hong Kong ha stabilito che le autorità della regione devono valutare singolarmente le dichiarazioni di ciascun richiedente asilo politico che stia fuggendo dalla tortura, prima di emettere un ordine di rimpatrio. Tuttavia, i richiedenti asilo politico e altri gruppi, tra cui lavoratori migranti, vittime di violenza domestica, omosessuali e lesbiche, rimangono suscettibili di discriminazione. A settembre si è registrato un passo positivo in questa direzione, grazie alla pubblicazione di un documento a consultazione pubblica riguardo a una proposta di legge contro la discriminazione razziale. Rapporti di AI Executed “according to law”? – the death penalty in China (AI Index: ASA 17/003/2004) Uighurs fleeing persecution as China wages its “war on terror” (AI Index: ASA 17/021/2004) People‟ Republic o China: Human rights defenders at risk (AI Index: ASA 17/045/2004) 39 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne India (the Republic of) Repubblica dell'India Capo di stato: A.P.J. Abdul Kalam Capo del governo: Manmohan Singh (subentrato a Atal Bihari Vajpayee a maggio) Pena di morte: mantenitore Statuto di Roma della Corte penale internazionale: non firmato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata con riserve Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: non firmato In molti casi gli esecutori di violazioni dei diritti umani hanno continuato a godere dell‟impunità. Le autorità dello Stato del Gujarat non sono riuscite ad assicurare alla giustizia i responsabili delle diffuse violenze del 2002. La legislazione sulla sicurezza è stata utilizzata per facilitare arresti arbitrari, torture e altre gravi violazioni dei diritti umani, spesso contro oppositori politici e gruppi emarginati. Nello Stato del nord orientale del Manipur, gruppi locali si sono opposti alle violazioni dei diritti umani avvenute ai sensi della legge sui poteri speciali delle Forze armate, e ne hanno chiesto l‟abrogazione. In numerosi Stati i difensori dei diritti umani hanno subito vessazioni. Il nuovo governo dell‟United Progressive Alliance (UPA) ha fatto alcune promesse che, se attuate , potrebbero migliorare la situazione dei diritti umani. Gruppi socialmente ed economicamente emarginati, come i dalit, gli adivasi, le donne e le minoranze religiose, hanno continuato a subire discriminazioni da parte della polizia e del sistema di giustizia penale. Contesto Le relazioni tra India e Pakistan sono migliorate durante il corso dell‟anno grazie ai colloqui e ai progressi nella costruzione di una reciproca fiducia. A luglio il governo dell‟Andhra Pradesh ha revocato dopo otto anni l‟interdizione dei maoisti (naxalite) Gruppo per la guerra del popolo (PWG) e di sei organizzazioni associate. A ottobre si sono tenuto i primi colloqui di pace in assoluto tra funzionari dello Stato e rappresentanti del PWG. In altre zone a bassa intensità di conflitto, compresi l‟Assam e il Manipur, sono aumentate le tensioni. A maggio l‟Alleanza democratica nazionale, al governo, guidata dal partito Bharatiya Janata (BJP), ha subito una sconfitta a sorpresa nelle elezioni nazionali che hanno portato al potere il governo di coalizione dell‟UPA, guidato dal Partito del Congresso. Manmohan Singh è stato nominato primo ministro dopo che la leader del partito, Sonia Gandhi, aveva rinunciato alla carica. Il BJP ha mantenuto il potere in diversi Stati ed è tornato a un programma politico più apertamente a favore del nazionalismo indù. Più di 15.000 persone sono rimaste uccise o disperse e oltre 112.000 sfollate in seguito allo tsunami del 26 dicembre che ha devastato i distretti costieri degli Stati dell‟Andhra Pradesh, di Kerala e Tamil Nadu e due Territori dell‟Unione, le isole Andamane e Nicobare e Pondicherry. I soccorsi locali e nazionali sono intervenuti immediatamente. 40 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Violenza sulle donne Nonostante gli sforzi rivolti dai difensori dei diritti delle donne contro il diffuso problema della violenza domestica, l‟India manca ancora di una legislazione che affronti in maniera esauriente la violenza domestica. Il governo non è stato in grado di presentare per tempo i rapporti periodici al Comitato delle Nazioni Unite per l‟eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne (CEDAW). Gran parte dei responsabili degli stupri e omicidi largamente perpetrati nel Gujarat nel 2002 hanno continuato a godere dell‟impunità. Durante le violenze tra comunità le donne musulmane ne sono state deliberatamente prese di mira e diverse centinaia di donne e ragazze sono state minacciate, stuprate e uccise; alcune sono state bruciate vive (vedi di seguito Gujarat). Impunità Membri delle forze di sicurezza hanno continuato a godere di fatto dell‟impunità per le violazioni dei diritti umani. Ad aprile donne appartenenti all‟Associazione dei genitori delle persone scomparse sono state picchiate dalla polizia mentre dimostravano a Srinagar contro il persistere dell‟impunità per i responsabili delle “sparizioni” nello Stato del Jammu e Kashmir. Sebbene lo Stato nel 2003 abbia ammesso che, dall‟inizio della rivolta nel 1989, siano “scomparse” 3.744 persone, gli attivisti dei diritti umani ritengono che la cifra reale superi quota 8.000. A fine anno nessuno era stato condannato. Nel Punjab la stragrande maggioranza dei poliziotti responsabili di gravi violazioni dei diritti umani durante il periodo dello stato di guerra a metà degli anni Novanta ha continuato a sottrarsi alla giustizia nonostante le raccomandazioni di diverse inchieste e commissioni giudiziarie. In risposta ai 2.097 casi registrati di violazioni dei diritti umani, la Commissione nazionale sui diritti umani ha ordinato allo Stato del Punjab di provvedere al risarcimento di 109 casi riguardanti persone che prima della loro morte erano state in custodia di polizia. La cultura dell‟impunità sviluppata durante tale periodo ha continuato a prevalere e non sono cessate le notizie di abusi, tra cui tortura e maltrattamenti. Gujarat Ad agosto la Corte Suprema ha emesso una importante sentenza in relazione alle violenze tra comunità avvenute nello Stato del Gujarat nel 2002. Le violenze erano seguite all‟incendio di un treno nel febbraio 2002 nel quale erano morti 59 indù; gruppi della destra indù avevano accusato dell‟incendio musulmani locali. Nelle violenze che ne erano seguite erano rimaste uccise oltre 2.000 persone, in maggioranza musulmani. La Corte ha disposto la revisione delle oltre 2.000 denunce archiviate dalla polizia e la riapertura di circa 200 casi di assoluzione. Bilqis Yakoob Rasool era incinta di cinque mesi quando fu vittima di uno stupro di gruppo e assistette all‟uccisione della figlioletta di tre anni da parte di un commando nel marzo 2002. La donna denunciò poi lo stupro e l‟omicidio di 14 familiari alla polizia. Nel gennaio 2003 la polizia chiuse il caso con la motivazione che non era stato possibile trovare i responsabili. Una successiva indagine dell‟Unità investigativa centrale ha riscontrato che le indagini erano state insabbiate dalla polizia. Ad aprile, 12 persone sono state arrestate per stupro e omicidio. Inoltre sei agenti di polizia sono stati accusati di coinvolgimento nell‟insabbiamento delle indagini e due medici sono stati accusati di aver falsificato le perizie legali. Ad agosto la Corte Suprema ha 41 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne decretato che il processo doveva svolgersi al di fuori del Gujarat. A fine anno, il processo era in corso di svolgimento. Diversi familiari di Zahira Sheikh morirono nell‟incendio della Best Bakery, a Vadodara nel marzo 2002. Il processo contro le 21 persone accusate di aver appiccato il fuoco alla panetteria fu interrotto nel giugno 2003 quando Zahira Sheikh e diversi testimoni avevano ritirato le loro deposizioni dopo che avevano ricevuto minacce di morte. Ad aprile la Corte Suprema ha disposto la riapertura del processo nello Stato del Maharashtra. La Corte ha individuato gravi lacune nel sistema di giustizia penale, ma ha anche accusato il governo del Gujarat di aver ignorato le violenze e di proteggere gli esecutori. Le associazioni per i diritti umani hanno giudicato il pronunciamento come una sentenza storica. A novembre, Zahira Sheikh ha nuovamente ritrattato la sua deposizione. Presso l‟Unità investigativa centrale è stata depositata una petizione con cui si richiede di indagare su quest‟ultimo sviluppo. A fine anno, le richieste di trasferimento di diversi altri processi ai tribunali fuori del Gujarat erano in attesa di pronunciamento. Il nuovo governo si è impegnato a emanare un modello di legge di vasta portata per affrontare le violenze tra comunità. Abusi da parte di gruppi di opposizione Sono stati segnalati abusi, tra cui torture, attacchi e uccisioni di civili, da parte di gruppi armati in alcuni Stati nord orientali e anche nell‟Andhra Pradesh, Bihar, Jharkhand, e Bengala Occidentale. Nel Jammu e Kashmir, membri di gruppi di opposizione si sono resi responsabili dell‟uccisione deliberata di civili. Le vittime comprendevano familiari di funzionari statali e persone sospettate di lavorare per il governo. L‟uso di esplosivo ha avuto come conseguenza l‟uccisione indiscriminata di civili. Ad aprile, Asiya Jeelani, un‟attivista dei diritti umani, e il suo autista sono stati uccisi quando la sua auto, che stava trasportando un gruppo di osservatori elettorali, ha urtato un ordigno esplosivo che sarebbe stato collocato da gruppi di opposizione contrari alle elezioni. Un altro membro del gruppo, Khurram Parvez, ha perso una gamba nell‟episodio. Legislazione sulla sicurezza A settembre il governo ha realizzato la promessa elettorale di revocare la legge sulla prevenzione del terrorismo (POTA) che si ritiene sia stata applicata in maniera “fortemente impropria” e che ha portato a diffuse violazioni dei diritti umani. Tutti i processi celebrati ai sensi della suddetta legge dovranno essere rivisti entro un anno. Tuttavia, sono state espresse preoccupazioni riguardo agli emendamenti alla legge sulla prevenzione delle attività illecite, che include clausole simili a quelle previste dalla POTA. Sono stati inoltre espressi timori che la vaga definizione di “atto terroristico” nel testo della legge possa prestarsi a un‟interpretazione estensiva. Diversi Stati si sono dichiarati favorevoli all‟introduzione di una legislazione contenente clausole simili a quelle presenti nella POTA. La legge sui poteri speciali delle Forze armate (AFSPA) del 1958 resta in vigore nelle “zone a rischio” che comprendono vaste aree del nord-est. Un certo numero di articoli dell‟AFSPA contravvengono agli standard internazionali. Ad esempio, la legge autorizza le forze di sicurezza ad 42 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne effettuare arresti senza un mandato e ad aprire il fuoco per uccidere in circostanze che no n implicano minaccia imminente. La legge inoltre accorda ai membri delle forze armate l‟immunità dall‟incriminazione per azioni compiute sotto la sua giurisdizione. L‟ 11 luglio, Thangjam Manorama (conosciuta anche come Henthoi) è morta dopo essere stata arrestata ai sensi dell‟AFSPA da membri dell‟Assam Rifles a Greater Imphal, nel Manipur. Il suo corpo è stato poi rinvenuto lo stesso giorno a pochi chilometri dalla sua abitazione e, secondo quanto riferito, mostrava segni di tortura e ferite multiple da arma da fuoco. Fonti hanno riferito che era stata stuprata. La sua morte è stata seguita da proteste da parte della comunità e di gruppi femminili che le forze di sicurezza hanno cercato di reprimere arrestando i partecipanti e sparando sui dimostranti, ferendo diverse decine di persone. A fine anno era in corso un‟inchiesta giudiziaria. L‟abrogata legge sulle attività terroristiche e distruttive continua a essere utilizzata da alcune autorità dello Stato per trattenere e sottoporre a vessazioni i difensori dei diritti umani e gli oppositori politici. Pena di morte Almeno 23 persone sono state condannate a morte e una sentenza è stata eseguita. Non sono state fornite informazioni complete sul numero di persone condannate a morte, ma permangono preoccupazioni riguardo alla prolungata permanenza di alcuni prigionieri nel braccio della morte, fattore che si configura come trattamento crudele, inumano o degradante. Dhananjoy Chatterjee è stato messo a morte per impiccagione ad agosto dopo aver trascorso 13 anni in carcere. Era stato condannato per stupro e omicidio nel 1990. Si tratta della prima esecuzione capitale di cui si ha notizia in India dal 1997. Difensori dei diritti umani Difensori dei diritti umani sono stati oggetto di vessazioni e attacchi in molte parti del Paese. Il 21 agosto almeno 13 membri dell‟Associazione per la protezione dei diritti democratici (APDR), sono stati attaccati a Greater Kolkata, nel Bengala Occidentale, presumibilmente da sostenitori del partito di governo. Un gruppo di circa 60 persone ha attaccato una riunione pacifica, prendendo a calci e bastonando i partecipanti. Benché la stazione di polizia si trovasse a meno di 50 m., la polizia non è intervenuta per aiutare o proteggere i membri dell‟APDR finché gli aggressori non si sono dispersi diverse ore più tardi. Diverse vittime, che avevano riportato gravi ferite, sono dovute ricorrere a cure ospedaliere. Diritti economici, sociali e culturali Nonostante i progressi economici degli anni recenti, circa 300 milioni di persone continuano a vivere in povertà. A ottobre un portavoce del Fondo Globale per la lotta all‟AIDS, la tubercolosi e la malaria, ha affermato che per l‟AIDS/HIV il tasso d‟infezione era in crescita e che l‟India aveva probabilmente il maggior numero di persone sieropositive del mondo. 43 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Bhopal 20 anni dopo A vent‟anni dalla fuoriuscita di gas tossici dallo stabilimento di produzione di pesticidi della Union Carbide Corporation (UCC) di Bhopal, la zona circostante non è stata ancora risanata e residui tossici continuano a inquinare l‟ambiente e le falde acquifere. Nel 1984, oltre 7.000 persone morirono subito dopo la fuoriuscita e altre 15.000 sono morte negli anni successivi in seguito ai residui tossici, mentre altre decine di migliaia vivono affette da malattie croniche e debilitanti. Ancora oggi ai sopravissuti vengono negati indennizzi adeguati, oltre che cure mediche e riabilitative. I responsabili della fuga di gas non sono stati chiamati in giudizio. La Union Carbide Corporation e la Dow Chemicals (che ha rilevato la Union Carbide nel 2001) hanno pubblicamente dichiarato di non avere responsabilità per la fuga di gas o per le sue conseguenze. La Union Carbide Corporation si è rifiutata di comparire davanti al tribunale di Bhopal e nel 1989 il governo indiano si è accordato per un risarcimento definitivo, rivelatosi del tutto inadeguato e che non è stato neppure interamente pagato. A metà dell‟anno la Corte Suprema ha ordinato che il resto del risarcimento in termini monetari per le vittime della fuga di gas doveva essere pagato. AI si è unita ad altri attivisti e ai sopravissuti nel richiedere l‟immediata bonifica dalle sostanze inquinanti in tutta l‟area e nelle zone limitrofe e un completo risarcimento per le vittime, e ha chiesto che i responsabili fossero chiamati in giudizio. Rapporti e missioni di AI Clouds of injustice: Bhopal disaster 20 years on (AI Index: ASA 20/015/2004) Open letter on human rights defenders attacked in West Bengal (AI Index: ASA 20/095/2004) India: Punjab – Twenty years on impunity continues (AI Index: ASA 20/099/2004) Delegati di AI hanno partecipato al World Social Forum a Mumbai a gennaio per discutere argomenti che comprendevano il controllo delle armi, responsabilità sociale delle imprese e la violenza sulle donne. 44 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne DONNE E GUERRA Tratto da: Broken bodies, shattered minds - Torture and ill-treatment of women killings of girls and women (AI Index: ACT 40/001/2001) In tutti i conflitti armati indagati da AI nel 1999 e 2000, è stata segnalata la tortura di donne, incluso lo stupro. La tortura, da parte dei soldati, verso le donne appartenenti alla popolazione vinta ha una lunga storia – una storia di sottomissione, terrore e vendetta. I conflitti armati non coinvolgono solo gli uomini nel campo di battaglia, né sono atti di distruzione indipendenti dal genere. Prove raccolte da organizzazioni per i diritti umani e da tribunali nazionali e internazionali, indicano che le donne sono prese di mira a causa del loro genere, e che le forme di abuso inflitte su di loro tendono ad essere specifiche per il genere. Le donne sono frequentemente scelte come oggetto di tortura nei conflitti armati a causa del loro ruolo di educatrici e di simbolo della comunità. Donne di etnia Tutsi nel genocidio del 1994 in Ruanda, e donne di etnia Serba, Croata, Musulmana e Albanese nella Ex-Yugoslavia, sono state torturate perché appartenenti ad un particolare gruppo etnico, nazione o religione. La maggior parte degli abusi commessi sulle donne durante i conflitti armati riguarda l‟uso della violenza sessuale. La violenza sessuale è spesso un prologo macabro e rituale all‟omicidio. E‟ stato riportato che nell‟est della Repubblica Democratica del Congo molte donne, uccise nelle più recenti riprese del conflitto (1999 – 2000), sono state trovate completamente denudate con evidenti segni di stupro. In Guatemala, durante la guerra civile degli anni „70 e ‟80, i massacri degli abitanti dei villaggi maya furono preceduti dallo stupro di donne e bambine. Nel dicembre 1972 per esempio, soldati guatemaltechi entrarono nei villaggi di Dos Erres, La Libertad nella zona nord di Petén. Dopo che se ne andarono, tre giorni più tardi, fu stimato che più di 350 persone – uomini donne e bambini – erano state uccise. Le donne e le bambine furono soggette a stupro di massa prima di essere massacrate. Lo stupro ed altre forme di violenza sessuale su bambine e donne da parte delle forze ribelli sono stati sistematici e largamente diffusi durante i nove anni di conflitto armato interno in Sierra Leone. Mutilazioni (specialmente amputazioni deliberate), commesse durante il conflitto, hanno ricevuto una considerevole attenzione internazionale, ma la violenza sessuale è stata ancora più rilevante. Quasi tutte le migliaia di bambine e donne che sono state sequestrate dalle forze ribelli sono state stuprate e costrette a prostituirsi. La violenza sessuale è stata inflitta a donne di tutte le età, incluse ragazze molto giovani. Una bambina di 11 anni, rapita a Freetown quando le forze ribelli attaccarono la capitale nel Gennaio 1999, fu liberata sette mesi più tardi. Descrisse di essere stata trascinata via dalla propria casa e raggiunta da moltissime altre bambine man mano che le forze ribelli andavano di casa in casa. Le ragazze che non furono scelte per essere la “moglie” di un comandante ribelle, furono ripetutamente stuprate da innumerevoli altri combattenti. Quasi tutte le vittime di stupro in Sierra Leone hanno avuto bisogno di cure mediche a causa delle ferite riportate durante le loro tragiche vicende. Una donna di 29 anni che fuggì dalla città di Makeni nella Provincia Settentrionale nel Maggio 2000, ha raccontato a membri di AI un mese più tardi: “Sto ancora allattando ma cinque ribelli RUF mi hanno stuprato. Sto ancora sanguinando”. La maggior parte delle vittime di stupro hanno contratto malattie veneree, e si ritiene che molte 45 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne abbiano contratto l‟HIV/AIDS. Nessuno sa quante gravidanze e nascite di bambini ne siano conseguite. 7 Gli atti di tortura in un conflitto armato sono commessi in un contesto caratterizzato dal venir meno del sistema di polizia e giudiziario. Le normali misure di controllo sugli atti di violenza contro le donne sono quindi assenti. Violenze e privazioni costringono le donne a “sottomettersi” anche a rapporti sessuali non-consensuali. I conflitti armati e gli spostamenti di massa di persone che ne derivano, portano a un aumento di tutte le forme di violenza, inclusa la violenza domestica sulle donne.8 La violenza sulle donne non è un evento accidentale della guerra: è un‟arma della guerra che può essere usata per determinati propositi come spargere terrore; destabilizzare la società e annientare la sua resistenza; premiare i soldati; estorcere informazioni. La violenza sulle donne, inclusa la tortura, è stata anche usata come mezzo di pulizia etnica e come elemento di genocidio. Nella maggior parte delle situazioni indagate da AI, c‟è una chiara evidenza che forze militari hanno usato la violenza sulle donne per diversi di questi propositi. Le donne che sono state torturate spesso non riescono ad ottenere l‟accesso alle cure mediche e ai rimedi legali. Indagini condotte in regioni fra cui la Ex-Yugoslavia, l‟Uganda settentrionale, il Congo orientale e l‟India hanno dimostrato che la maggior parte delle vittime non hanno la forza di ammettere di essere state stuprate per paura di essere discriminate dalla società o rifiutate dai propri mariti. Fatti dimostrano che queste paure sono fondate: donne stuprate sono state incapaci di trovare un compagno, e quelle che erano sposate sono state spesso abbandonate dai rispettivi mariti. Tortura di donne che fuggono da un conflitto Per molte donne e bambine non esiste una via sicura per fuggire dalle zone di guerra. Le donne che fuggono in barche sono frequentemente attaccate da pirati. Le donne che viaggiano per strada sono aggredite da banditi, dalle forze di sicurezza, dalle guardie di frontiera, da contrabbandieri e da altri rifugiati. I rifugiati sono spesso costretti a rivolgersi ai contrabbandieri come unico modo per attraversare il confine e fuggire. Donne in questa situazione subiscono spesso abusi da parte dei contrabbandieri, i quali offrono loro aiuto in cambio di prestazioni sessuali. Donne rifugiate e vittime di spostamenti di massa interni che vivono nei campi di accoglienza, possono subire abusi fisici e sessuali. Le guardie dei campi e i rifugiati uomini possono considerare le donne e le bambine non accompagnate come proprietà sessuale comune. Le donne che sono già state stuprate possono essere trattate come se avessero perso la loro dignità e possono quindi essere facilmente molestate. Devono anche sopportare il danno fisico e psicologico del trauma che hanno subito, senza un adeguato supporto medico o legale. 9 Spesso la violenza domestica sulle donne aumenta nei campi di accoglienza per i rifugiati. In molti campi le condizioni materiali accrescono la predisposizione alla violenza sulle donne: i campi possono essere sovraffollati e il loro progetto e dislocazione possono rendere le donne particolarmente vulnerabili ad aggressioni, sia da dentro che da fuori il campo. La discriminazione contro le donne nella distribuzione dei beni e dei servizi può portare ad abusi sessuali su donne rifugiate rese vulnerabili dagli stenti. 7 Per ulteriori informazioni si veda Sierra Leone: Rape and other forms of sexual violence against girls and women (AI Index: AFR 51/35/00). 8 Si veda ad esempio, Sexual violence against refugees, Guidelines on prevention and response. Geneva, United Nations High Commissioner for Refugees, 1995. 9 Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Guidelines on the Protection of Refugee Women, Geneva, July 1991, p.34. 46 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Le donne che raggiungono altri paesi e presentano domanda di asilo, affrontano continuamente difficoltà nella loro ricerca della sicurezza. Molti governi, desiderosi di non assumersi le proprie responsabilità nel fornire protezione ai rifugiati, stanno richiedendo requisiti sempre più restrittivi per riconoscere lo status di rifugiato. Un certo numero di paesi nega lo status di rifugiato a persone perseguite da gruppi armati di opposizione, e pochi paesi garantiscono asilo dove lo stato è venuto meno nella protezione contro la tortura da parte di individui privati. Donne richiedenti asilo La definizione di rifugiato nella legislazione internazionale (la Convenzione del 1951 riguardo allo Status dei Rifugiati e il suo Protocollo del 1967) resta applicabile in situazioni in cui un intero gruppo di individui è stato costretto a uno spostamento di massa e membri del gruppo sono a rischio di violazione di diritti umani a causa di alcune caratteristiche comuni. La protezione internazionale è d‟obbligo per coloro ai quali il proprio stato non riesce o non vuole garantire protezione da abusi, inclusi gli abusi commessi da gruppi armati e individui privati. La violenza sessuale ed altre forme di abusi riguardanti il genere costituiscono una forma di persecuzione così come definita nella Convenzione del 1951. Nessuno dovrebbe essere rimpatriato verso un paese dove è altamente probabile che egli od ella subisca tortura o persecuzione. 47 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Bosnia and Herzegovina Repubblica di Bosnia-Erzegovina Capo di Stato: presidenza a rotazione – Dragan Ţoviš, Sulejman Tihiš e Borislav Paravac Capo del governo: Adnan Terziš Presidente della Federazione croato/musulmana di Bosnia-Erzegovina: Niko Loţanţiš Presidente della Republika Srpska: Dragan Ţaviš Pena di morte: abolizionista per tutti i reati Statuto di Roma della Corte penale internazionale: ratificato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne e relativo Protocollo opzionale: ratificati L‟impunità per i crimini di guerra e i crimini contro l‟umanità commessi durante la guerra del 19921995 è rimasta dilagante. Migliaia di “sparizioni” sono rimaste irrisolte. Mentre i responsabili delle violazioni compiute durante la guerra hanno continuato a godere dell‟impunità, alle vittime e alle loro famiglie è stato negato l‟accesso alla giustizia e al risarcimento. La mancanza di cooperazione con il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia (Tribunale), particolarmente da parte della Republika Srpska (RS), ha rappresentato un grave ostacolo per la giustizia. Gli sforzi delle autorità per affrontare l‟impunità nei procedimenti davanti a corti interne sono stati largamente insufficienti, sebbene siano stati celebrati alcuni processi per crimini di guerra. Secondo l‟Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (ACNUR), il numero di persone sfollate a causa della guerra e rientrate alle loro case aveva raggiunto il milione in luglio. Tuttavia, spesso i rientri si sono rivelati insostenibili poiché al ritorno molti hanno continuato a subire discriminazioni e, in alcuni casi, aggressioni violente. Contesto La Bosnia ed Erzegovina (BE) è rimasta divisa in due entità semi-autonome, la RS e la Federazione di Bosnia ed Erzegovina (FBE), con uno status speciale garantito per il Distretto di Brţko. La comunità internazionale ha continuato a esercitare una significativa influenza sul processo politico del Paese, in particolare attraverso l‟Alto Rappresentante, con poteri esecutivi, nominato dal Consiglio di attuazione della pace, un organo intergovernativo che controlla l‟attuazione degli Accordi di pace di Dayton. A dicembre, in base agli accordi di pace di Dayton, è stata lanciata l‟operazione di peacekeeping Althea/EUFOR, condotta dall‟Unione Europea (UE) come derivazione diretta della Forze di stabilizzazione della NATO (SFOR). Oltre ai circa 7.000 soldati della SFOR, sono rimasti circa 150 soldati della NATO, secondo quanto riferito, per assistere le autorità nel combattere il “terrorismo” e difendere il processo di riforma. Anche la missione di polizia dell‟UE, che comprendeva circa 500 agenti di polizia, è rimasta con funzioni di monitoraggio e supervisione delle attività della polizia locale. A gennaio è stata istituita una speciale Commissione dei diritti umani nell‟ambito della Corte Costituzionale, con il compito di gestire l‟arretrato relativo ai casi registrati presso la Camera per i diritti umani prima della sua chiusura nel dicembre 2003. A dicembre, la Commissione aveva risolto 3.231 richieste, mentre 5.710 rimanevano pendenti. 48 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Violazioni dei diritti umani durante la guerra ***Procedimenti internazionali Il Tribunale ha continuato a processare i presunti responsabili di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, ma ha dovuto confrontarsi con una crescente insufficienza di fondi. A marzo il Tribunale ha condannato Jadranko Prliš, Bruno Stojiš, Slobodan Praljak, Milivoj Petkoviš, Valentin Šoriš e Berislav Pušiš, ex comandanti del Consiglio di difesa croato (HVO), le forze armate croato-bosniache. Essi erano accusati di crimini contro l‟umanità e crimini di guerra contro la popolazione non croata. Tutti gli accusati si erano consegnati spontaneamente al Tribunale. Sempre a marzo, Ranko Ţešiš, ex membro dell‟Esercito della RS (VSR) e della polizia riservista di Brţko, è stato condannato a 18 anni di carcere dopo che aveva riconosciuto la propria responsabilità in 12 capi di accusa per crimini contro l‟umanità e crimini di guerra. Miroslav Deronjiš, ex presidente del Consiglio municipale di Bratunac del Partito democratico serbo, ha ricevuto una sentenza a 10 anni di carcere dopo essersi dichiarato colpevole di crimini contro la popolazione non serba nel villaggio di Glogova. Darko MrŤa, ex agente di polizia di Prijedor, è stato condannato a 17 anni di carcere dopo aver ammesso il suo ruolo nell‟uccisione di oltre 200 civili non serbi nel 1992. Ad aprile la Camera d‟Appello del Tribunale ha riconosciuto che a Srebrenica, nel 1995, era stato commesso un genocidio e ha condannato Radislav Krstiš, ex generale dell‟esercito serbo-bosniaco, a 35 anni di carcere per concorso e favoreggiamento nel genocidio. A giugno i giudici del processo a carico di Slobodan Miloševiš, ex presidente della Repubblica Federale di Jugoslavia, hanno respinto una mozione che chiedeva che il crimine di genocidio e altre accuse fossero ritirate. A ottobre, Ljubiša Beara, ex capo della sicurezza del VSR, incriminato per presunti crimini commessi contro la popolazione non serba di Srebrenica, è stato trasferito sotto la custodia del Tribunale. Il Tribunale ha tolto il segreto d‟ufficio sull‟incriminazione contro Miroslav Bralo, ex membro dell‟HVO, accusandolo di crimini commessi nel 1993 contro musulmani bosniaci nella valle di Lašva. Egli si era consegnato spontaneamente a novembre ed è stato trasferito sotto la custodia del Tribunale. A dicembre, Dragomir Miloševiš, che era stato incriminato per il suo presunto ruolo nel bombardamento di Sarajevo in qualità di comandante del VRS, si è consegnato spontaneamente alle autorità di Serbia e Montenegro ed è stato in seguito trasferito sotto la custodia del Tribunale. La cooperazione tra le autorità della RS e il Tribunale è rimasta inadeguata. Dei 19 indiziati pubblicamente incriminati a fine anno ancora latitanti, la maggioranza erano serbo-bosniaci la cui presenza era ritenuta nella vicina Serbia e Montenegro o nella RS. Ad aprile la polizia della RS ha fatto irruzione nelle abitazioni di Milan Lukiš e Sredoje Lukiš, incriminati dal Tribunale per presunti crimini contro la popolazione non serba vicino alla città di Višegrad. L‟irruzione non ha prodotto alcun arresto, e il fratello di Milan Lukiš, Nevica, è rimasto ucciso. ***Indagini e procedimenti interni Tra settembre e ottobre è stata approvata la legislazione che regola il funzionamento di una Camera per crimini di guerra che diventerà operativa all‟interno della Corte di Stato della Bosnia ed Erzegovina all‟inizio del 2005. Vi è stato un qualche progresso nel rendere pienamente operativa la nuova agenzia nazionale d‟indagine penale (SIPA). A luglio 49 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne l‟Ufficio dell‟Alto Rappresentante ha istituito una commissione di riforma della polizia con l‟obiettivo di sviluppare politiche di riforma e bozze di legge, la quale a dicembre ha proposto che la SIPA, il Servizio frontiera di Stato e le forze di polizia locale vengano riunite in un‟unica struttura di polizia nazionale. A ottobre, nel corso di un‟operazione congiunta, agenti della SFOR e della SIPA hanno arrestato un uomo sospettato di crimini di guerra contro la popolazione musulmana bosniaca a Foţa. Secondo quanto riferito, l‟uomo è stato ferito da colpi d‟arma da fuoco mentre, sparando, cercava di sfuggire all‟arresto. Il sistema giuridico interno è stato costantemente incapace di perseguire attivamente i presunti criminali di guerra così come sia la magistratura e le forze di polizia della FBE che della RS non sono riuscite a cooperare tra di loro. A novembre la polizia della RS ha arrestato 8 uomini accusati di aver commesso crimini di guerra contro la popolazione musulmana bosniaca, ma alcuni indiziati d‟alto rango hanno continuato a sottrarsi all‟arresto. Le vittime, i testimoni e i tribunali non hanno ricevuto adeguata protezione da vessazioni, intimidazioni e minacce, in attesa della piena applicazione di un programma sulla protezione dei testimoni. I processi per crimini di guerra che hanno avuto luogo nei tribunali interni si sono svolti soprattutto nella FBE. A gennaio il tribunale cantonale di Mostar ha prosciolto Ţeljko Dţidiš, Mate Aniţiš, Ivan Škutor e Erhard Pozniš dalle accuse di crimini di guerra, compreso il loro presunto coinvolgimento nella “sparizione” di 13 soldati serbo-bosniaci a Mostar nel 1993, secondo quanto riferito, per mancanza di prove. A febbraio, Ratko Gašoviš, ex membro delle forze paramilitari serbe, è stato condannato a 10 anni di carcere dalla corte cantonale di Sarajevo per crimini di guerra contro la popolazione civile, tra cui lo stupro di una donna non serba. A novembre la sentenza è stata ridotta a 8 anni in appello. A maggio è iniziato presso il tribunale distrettuale di Banja Luka il processo a 11 ex agenti di polizia di Prijedor. Gli imputati erano accusati del rapimento e omicidio di Padre Tomislav Matanoviš, un prete cattolico, e dei suoi genitori nel 1995. A fine anno il processo era ancora in corso. A giugno, presso il tribunale cantonale di Zenica, è ripreso il procedimento contro Dominik Ilijaševiš, un ex comandante croato bosniaco accusato di crimini di guerra contro civili bosniaci a Stupni Do, nella Bosnia centrale. A quanto è stato riportato, il processo è dovuto iniziare da capo dopo che era stato sospeso per un periodo superiore ai 30 giorni. A fine anno non si era ancora concluso. A dicembre, Zoran Kneţeviš, ex membro del VRS, è stato condannato a 10 anni di carcere dal tribunale cantonale di Sarajevo per aver stuprato due donne non serbe nel distretto di Sarajevo di Grbavica, tra il 1992 e il 1994. Commissione di Srebrenica A gennaio la Commissione d‟inchiesta su Srebrenica ha iniziato a indagare sulle massicce violazioni dei diritti umani dopo la caduta della città nel luglio 1995. Nel 2003 la Camera per i diritti umani aveva ordinato alle autorità della RS di condurre una completa, significativa e 50 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne approfondita inchiesta sulle violazioni dei diritti umani che ebbero luogo all‟interno e nei dintorni di Srebrenica tra il 10 e il 19 luglio 1995. Dopo che ad aprile il rapporto preliminare della commissione aveva messo in luce il sistematico ostruzionismo delle autorità militari, di polizia e di intelligence della RS, l‟Alto Rappresentante ha ordinato alcune misure di sostegno al lavoro della Commissione, tra cui il congedo del presidente della Commissione e di altri funzionari della RS. A ottobre, il rapporto finale della Commissione conteneva le prove della partecipazione della polizia della RS e di forze armate nell‟uccisione di 7.800 non serbi dopo la caduta di Srebrenica. È stato individuato il luogo delle fosse comuni, alcune delle quali erano precedentemente sconosciute. A novembre, per la prima volta il governo della RS si è scusato per le violazioni dei diritti umani dentro e nei dintorni di Srebrenica. “Sparizioni” e persone disperse Secondo i dati forniti dal Comitato Internazionale della Croce Rossa, circa 17.000 persone disperse durante il conflitto mancano ancora all‟appello. Molte di queste erano “scomparse” dopo essere state tratte in arresto dalle forze militari e di polizia. I responsabili hanno continuato a godere dell‟impunità. L‟esumazione di fosse comuni identificate dalla Commissione di Srebrenica è iniziata a giugno. A fine anno, erano stati esumati e identificati i corpi di circa 1.300 persone uccise dopo la caduta di Srebrenica. Tra agosto e novembre sono stati esumati i resti di 456 persone da una fossa comune a Kevljani, vicino Prijedor. Si ritiene che si tratti dei corpi di detenuti musulmano bosniaci dei campi di detenzione di Omarska e Keraterm gestiti dalle autorità serbo-bosniache. Diritto al ritorno in sicurezza e dignità Tra gennaio e ottobre, secondo la missione sul campo in Bosnia ed Erzegovina dell‟ACNUR, circa 18.900 persone avevano fatto ritorno alle loro case di prima della guerra. Sebbene si stimi che dalla fine del conflitto siano oltre un milione le persone sfollate tornate alle loro case, centinaia di migliaia non sono ancora ritornate o non sono riuscite a rimanere nella loro comunità di prima delle guerra. Molti erano stati dissuasi dalla mancanza di lavoro o dall‟impossibilità di accedere al collocamento. Anche a causa degli effetti di un‟economia debole e delle difficoltà della transizione economica e della ricostruzione post-bellica, coloro che sono ritornati hanno dovuto affrontare discriminazioni etniche durante la ricerca di lavoro e in taluni casi sono stati vittime di violenze a sfondo etnico. Violazioni delle forze di peacekeeping Le truppe della SFOR hanno continuato a detenere arbitrariamente persone sospettate di crimini di guerra sotto processo presso il Tribunale. Contro tali detenuti non risultavano mandati d‟arresto e alcuni di loro sono rimasti trattenuti senza accusa né processo per diverse settimane. Ad aprile, le truppe della SFOR hanno compiuto un‟irruzione in una chiesa serbo ortodossa e nella vicina casa del parroco di Pale, secondo quanto riferito, nel tentativo di arrestare l‟ex leader della RS Radovan Karadţiš, incriminato dal Tribunale per genocidio, crimini contro l‟umanità e crimini di guerra. L‟operazione non ha portato all‟arresto, ma il parroco e suo figlio sono stati seriamente feriti, presumibilmente in seguito a una carica esplosiva usata nel forzare l‟entrata della residenza del parroco. 51 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne “Guerra al terrorismo” A febbraio, Amgad Fath Allah Yusuf „Amir è stato rimesso in libertà nella FBE. Egli era stato arrestato nel luglio 2003 con l‟accusa di possesso di documenti falsi. Le autorità egiziane ne avevano conseguentemente richiesto l‟estradizione, dichiarando che egli era un membro di un gruppo islamista armato. AI ha espresso il timore che, una volta estradato, potesse rischiare la pena di morte. Secondo quanto riferito, a maggio, la moglie di uno dei 6 uomini di origine algerina che erano stati trasferiti illegalmente sotto custodia degli Stati Uniti nel 2002 dalle autorità della FBE e detenuti a Guantánamo Bay, a Cuba, è stata picchiata da aggressori non identificati nel suo appartamento di Sarajevo. Sul caso è stata aperta un‟indagine penale. A luglio i casi riguardanti due uomini sono stati inseriti in un‟istanza di richiesta di habeas corpus dal Centro per i diritti costituzionali di New York, che tentava di contestare la legalità della loro detenzione. Tratta di essere umani A marzo la Corte di Stato ha imposto sentenze di carcerazione fino a 9 anni per 4 membri di una rete criminale organizzata attiva nella tratta di donne e ragazze a scopo di prostituzione forzata in una catena di locali notturni a Prijedor. Gli accusati sono stati condannati per crimine organizzato e tratta di esseri umani. A luglio la Corte di Stato ha condannato 2 uomini, compreso il proprietario di un locale notturno a Kiseljak, vicino Sarajevo, a pene fino a 15 mesi di carcere per reati legati alla tratta di donne a scopo di prostituzione forzata. Rapporti di AI The apparent lack of accountability of international peace-keeping forces in Kosovo and Bosnia and Herzegovina (AI Index: EUR 05/002/2004) Europe and Central Asia, Summary of Amnesty International‟s Concerns in the Region, JanuaryJune 2004: Bosnia and Herzegovina (AI Index: EUR 01/005/2004) 52 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Congo (Democratic Republic of ) Repubblica Democratica del Congo Capo di stato e del governo: Joseph Kabila Pena di morte: mantenitore Statuto di Roma della Corte penale internazionale: ratificato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: non firmato Il governo transitorio di coalizione non ha compiuto grandi progressi nell‟avanzamento di leggi e riforme essenziali per la sicurezza e il rispetto dei diritti umani. L‟autorità del governo è rima sta debole o inesistente in diverse zone orientali della Repubblica Democratica del Congo (RDC) che si sono di fatto trovate sotto il controllo di gruppi armati. Sono continuate le tensioni inter-etniche, l‟insicurezza e le violazioni dei diritti umani, comprese uccisioni illegali, stupri diffusi, torture, reclutamento e impiego di bambini soldato. Il governo e la comunità internazionale hanno compiuto ben pochi sforzi comuni per dare una risposta alle immense necessità di una popolazione civile segnata dalla guerra. Secondo il Comitato Internazionale di Soccorso, a causa del conflitto sono morte circa 31.000 persone ogni mese. I sopravvissuti a violazioni dei diritti umani hanno avuto scarso, se non nullo, accesso alle cure mediche. Contesto Il governo di transizione, costituitosi nel luglio 2003 e composto da rappresentati di tutti i gruppi belligeranti firmatari dell‟Accordo di pace del 2002, è stato tormentato da conflitti interni e da una serie di crisi politiche e militari. Il governo ha compiuto solo progressi limitati nel miglioramento della sicurezza e del rispetto per i diritti umani e non è riuscito a estendere la propria autorità a molte zone orientali della RDC, dove permangono situazioni di instabilità e violenza localizzata, che minacciano di sfociare nuovamente in conflitto aperto. Sono stati compiuti alcuni progressi, benché lenti, nell‟approvazione di riforme essenziali per migliorare la sicurezza e l‟unificazione nazionale. Sono stati programmati piani per l‟integrazione degli ex combattenti in un esercito nazionale unificato, e per il disarmo, la smobilitazione e il reinserimento nella vita civile di circa 200.000 altri combattenti, ma a fine anno pochi di questi programmi, che avrebbero dovuto beneficiare di finanziamenti e assistenza tecnica internazionale, erano stati avviati. Solo il capo di Stato maggiore dell‟esercito e altri ufficiali di alto rango, e una sola brigata dell‟esercito erano stati integrati nel corso dell‟anno. A maggio le cariche di governatore provinciale sono state suddivise tra i partiti. A settembre è stato lanciato nel distretto dell‟Ituri un programma pilota di disarmo, smobilitazione e reinserimento. Tuttavia, a fine anno soltanto un numero esiguo dei circa 15.000 combattenti del distretto erano stati smobilitati. Si ritiene che i capi dei gruppi armati abbiano sottoposto a intimidazioni i combattenti per impedire loro di partecipare al processo di disarmo, smobilitazione e reinserimento nell‟Ituri. Alcune leggi chiave riguardanti la nuova Costituzione e l‟organizzazione delle elezioni nazionali sono state rinviate e a fine anno non erano ancora state approvate dal parlamento. Una legge che definisce la nazionalità congolese è stata promulgata in dicembre. 53 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Si è avuta notizia di tentativi di colpo di Stato a Kinshasa nei mesi di marzo e giugno, sebbene permangano dubbi circa l‟attendibilità della notizia. Il primo tentativo è stato attributo a ufficiali mobutisti delle ex Forze armate dello Zaire (Forces armées zairoises – FAZ), che erano fuggiti nel Congo-Brazzaville nel 1997. Il secondo tentativo sarebbe stato opera di un ufficiale della Guardia speciale di sicurezza presidenziale (GSSP). Il protrarsi della crisi militare e politica, con epicentro nelle strategiche province del Kivu ai confini col Rwanda, ha rischiato di far fallire il processo di transizione. A febbraio, nel Kivu del sud, soldati del Raggruppamento congolese per la democrazia-Goma (Rassemblement congolais pour la démocratie-Goma – RCD-Goma) si sono opposti con la forza all‟autorità del comandante regionale nominato dal governo. Lo stallo che ne è risultato è culminato in giugno in uno scontro militare tra le forze filogovernative ribelli dell‟RCD-Goma per il controllo di Bukavu, capitale della provincia. I civili sono stati presi di mira da entrambe le fazioni. Violente dimostrazioni in tutta la nazione, dirette soprattutto contro le forze di peacekeeping delle Nazioni Unite e gli avamposti governativi, hanno seguito la presa di Bukavu da parte delle forze ribelli dell‟RCD-Goma. Le tensioni etniche fra i vari gruppi presenti nella regione, deliberatamente manipolate da alcuni capi-fazione, hanno subito una rapida escalation. Ad agosto più di 150 rifugiati tutsi, per lo più congolesi, sono stati massacrati a Gatumba, nel Burundi (vedi Burundi). Sempre ad agosto, l‟RCD-Goma ha sospeso temporaneamente la propria partecipazione al governo. La maggior parte delle forze ribelli dell‟RCD-Goma si sono successivamente riorganizzate nel Kivu settentrionale, dove hanno continuato ad agire in aperta sfida all‟autorità centrale. A fine anno la crisi non era ancora stata risolta quando nuovi combattimenti si sono verificati a Kanyabayionga (Kivu settentrionale) fra soldati filo RCD-Goma e l‟esercito nazionale. A ottobre la RDC, il Rwanda e l‟Uganda, i principali protagonisti del conflitto nella RDC, hanno firmato un accordo di sicurezza tripartito e hanno istituito una commissione per affrontare i problemi relativi alla sicurezza comune. La sfiducia fra questi Stati è tuttavia rimasta la dinamica regionale prevalente. Il Rwanda ha minacciato tre volte di rinnovare le proprie operazioni militari nella parte orientale della RDC, citando (in giugno) la necessità di proteggere i tutsi congolesi dalla violenza etnica e (in aprile e novembre) la necessità di controbattere la minaccia esercitata verso il Rwanda da forze ribelli rwandesi basate nella RDC orientale. Secondo fonti attendibili, unità dell‟esercito rwandese sono entrate nella RDC in ciascuna di queste tre occasioni, sebbene il governo rwandese abbia negato che ciò sia mai avvenuto. Il Rwanda avrebbe inoltre esercitato un certo controllo sulle forze armate dell‟RCD-Goma nel Kivu settentrionale e meridionale. Le forze di peacekeeping delle Nazioni Unite (MONUC) hanno continuato a cercare di contenere la violenza e a proteggere i civili nella parte orientale della RDC. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha autorizzato a ottobre un aumento del dispiegamento da 10.700 a 16.600 unità, ma diverse zone orientali del Paese sono rimaste al di fuori della capacità operativa della MONUC. Un embargo sulla vendita di armi imposto dalle Nazioni Unite nel luglio 2003 e monitorato dalla MONUC è stato di efficacia solo limitata. A luglio il Gruppo di tecnici esperti sulla RDC nominato dalle Nazioni Unite ha riferito che i gruppi armati che operavano nella parte orientale della RDC ricevevano assistenza diretta e indiretta, compresa la fornitura di armi e munizioni in violazione dell‟embargo, sia da Paesi confinanti che dall‟interno della RDC. A fine anno, secondo fonti della MONUC, il programma di rimpatrio volontario di combattenti (soprattutto ribelli rwandesi), sotto la supervisione dalla MONUC, aveva rimpatriato circa 11.000 combattenti e i loro familiari verso il Rwanda, il Burundi e l‟Uganda. Tuttavia, molte migliaia di ribelli rwandesi e un numero inferiore di burundesi e ugandesi sono rimasti nella RDC orientale, dove hanno continuato a commettere abusi. 54 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Sono state riferite violazioni dei diritti umani in tutto il Paese. La situazione nella parte orientale della RDC ha continuato ad essere particolarmente allarmante, in quanto sia i gruppi armati che le milizie hanno perpetrato gravi violazioni dei diritti umani contro i civili nelle province del Kivu settentrionale, Kivu meridionale, Maniema, Orientale (sopratutto nel distretto di Ituri ), Kasai Orientale e Katanga. Uccisioni illegali Tutti i gruppi armati e le forze armate si sono resi responsabili di uccisioni illegali di civili durante l‟anno. Tali uccisioni si sono verificate quasi quotidianamente. Tra la fine di maggio e i primi di giugno, le forze ribelli dell‟RCD-Goma hanno ucciso decine di civili e hanno compiuto molti stupri, a Bukavu, nella provincia del Kivu meridionale, dopo aver assunto il controllo della città. Anche le forze fedeli al governo, che in seguito hanno riconquistato la città, hanno commesso abusi. Molte uccisioni hanno avuto luogo durante il saccheggio di abitazioni private. Fra gli uccisi si contano Lambert Mobole Bitorwa, ucciso nella propria abitazione di fronte ai propri figli; Jolie Namwezi, uccisa a davanti ai suoi figli per avere resistito allo stupro; Murhula Kagezi; e una ragazzina di tredici anni, Marie Chimbale Tambwe, uccisa sul balcone di casa, apparentemente per avere fatto delle smorfie a un soldato intento ai saccheggi in strada. Bambini soldato Decine di migliaia di bambini permangono nei ranghi dei gruppi armati e delle milizie, che continuano a reclutare nuovi bambini soldato. In alcuni casi, ex bambini soldato in corso di riabilitazione da parte di organizzazioni non governative locali nella RDC orientale sono stati reintegrati nei ranghi con la forza. Altri bambini hanno tentato di ritornare volontariamente a far parte di gruppi armati nella prospettiva di ricevere pagamenti da parte del governo della RDC destinati a tutte le forze combattenti e di essere integrati nell‟esercito nazionale. Jim, di tredici anni, è stato reclutato a febbraio da un gruppo armato nella provincia del Kivu meridionale con la promessa di ricevere un salario governativo. Due settimane dopo ha ricevuto 5.000 franchi congolesi, l‟equivalente di circa 11 dollari americani, 3.000 dei quali ha dovuto consegnare al suo comandante. Pochi giorni dopo, Jim è stato gravemente ferito al braccio destro durante un‟esercitazione con le armi. Il braccio gli è stato in seguito amputato. Violenza sulle donne Nel corso del conflitto nella RDC, decine di migliaia di donne e ragazze sono state vittime di stupro sistematico da parte delle forze combattenti. Durante tutto l‟anno donne e ragazze venivano continuamente aggredite nelle proprie abitazioni, nei campi o durante lo svolgimento delle normali attività quotidiane. Molte hanno subito stupri di gruppo o sono state ridotte in stato di schiavitù sessuale dai combattenti. Sono stati anche segnalati stupri di uomini e ragazzi. Lo stupro veniva spesso preceduto o seguito dal ferimento deliberato, dalla tortura o dall‟uccisione della vittima. Alcuni stupri sono stati commessi in pubblico o di fronte a familiari della vittima, bambini compresi. Alcuni membri della MONUC, fra cui personale militare e di polizia, oltre che civili, si sono resi responsabili di stupri o di sfruttamento sessuale di donne e ragazze. I diritti delle vittime sopravvissute allo stupro venivano ulteriormente violati, aggravando in tal modo la loro sofferenza. Le donne che avevano riportato ferite o contratto malattie a seguito dello 55 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne stupro, in alcuni casi tali da metterne in pericolo la vita, si sono viste negare l‟assistenza medica. Il sistema sanitario della RDC, che in molte zone è completamente devastato, non è stato in grado di offrire neppure le cure più elementari. A causa dei pregiudizi, molte donne sono state abbandonate dai mariti ed escluse dalla loro comunità, finendo col condannarle assieme ai loro figli a condizioni di povertà estrema. A causa della totale inefficienza del sistema giudiziario esse non hanno potuto beneficiare della giustizia né di risarcimenti per i crimini di cui erano state vittime. A marzo delegati di AI hanno visitato Odette, una bambina di sei anni, in un ospedale della città di Kindu, nella provincia di Maniema. La bambina era stata stuprata diverse settimane prima da un soldato mayi-mayi mentre giocava davanti casa. L‟uomo l‟ha trascinata nel terreno della scuola poco lontano, dove l‟ha stuprata. L‟aggressione le ha causato gravi lesioni vaginali. All‟inizio dell‟anno, Lotsove, di 12 anni, è stata stuprata da alcuni soldati mentre cercava di sfuggire agli scontri fra due gruppi armati che si contendevano il controllo dell‟area delle miniere d‟oro nella zona di Mongbwalu, nel distretto di Ituri. Durante l‟attacco, aveva perso contatto con le sue due sorelle e sei amiche che si trovavano con lei. È riuscita a ritrovare le sorelle, Lolo e Vita, di 13 e 14 anni, tre giorni dopo in un villaggio vicino. Entrambe erano state stuprate. Nonostante i dolori al basso ventre, Lotsove non è mai stata visitata da un medico. Tortura e detenzione illegale Arresti arbitrari e detenzioni illegali hanno continuato a essere frequenti in tutta la RDC. Molte persone hanno trascorso lunghi periodi in detenzione senza accuse né processo. Secondo quanto riferito, diversi hanno subito torture o maltrattamenti. Difensori dei diritti umani e giornalisti impegnati in legittime inchieste e critiche sono anch‟essi stati minacciati e detenuti illegalmente. A ottobre un uomo di nome Musimbi è stato arrestato dai servizi di sicurezza di Uvira, nel Kivu meridionale e ripetutamente picchiato con bastoni di legno, a quanto pare perché aveva accusato le autorità locali di fomentare l‟insicurezza. Dopo avere perso conoscenza è stato riportato a casa, dove gli agenti di sicurezza hanno preteso dalla sua famiglia una “multa”. Pena di morte Fonti riferiscono che sarebbero circa 200 le persone nel braccio della morte. Sono state comminate almeno 27 nuove condanne. Non sono state riferite esecuzioni. Giustizia internazionale e transizionale A ottobre la Corte penale internazionale (ICC) e il governo della RDC hanno firmato un accordo di cooperazione che permette all‟ICC di iniziare le indagini sui crimini di guerra e i crimini contro l‟umanità commessi nel Paese. Investigatori dell‟ICC hanno visitato l‟Ituri, dove si sono concentrate le indagini iniziali dell‟ICC. L‟impunità per i responsabili di violazioni dei diritti umani, e la mancanza di risarcimento per le vittime, sono rimaste pressoché assolute. L‟efficacia del sistema giudiziario congolese continua a essere inficiata dalla mancanza di risorse umane e materiali, di adeguati meccanismi di tutela per le vittime e i testimoni, e dalla devastazione delle infrastrutture. L‟unico caso di condanna è stato quello del comandante di un gruppo armato dell‟Ituri, Rafiki Saba Aimable, a venti anni di detenzione per tortura da un tribunale di Bunia. 56 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Rifugiati e sfollati A fine anno erano circa 2,3 milioni i civili che vivevano lontano dalle loro case, soprattutto nella parte orientale della RDC. Molti non hanno avuto accesso ad alcun tipo di aiuto umanitario. In alcune zone i gruppi armati hanno impedito l‟accesso ai volontari delle organizzazioni di soccorso, hanno attaccato i convogli di aiuti, saccheggiato le derrate alimentari, o sequestrato i veicoli delle agenzie di soccorso. Le autorità congolesi non hanno adottato misure per assicurare l‟incolumità e la dignità delle persone che rientravano nella RDC, rifugiati compresi. Fra il dicembre 2003 e il mese di aprile, decine di migliaia di congolesi sono stati espulsi con la forza dall‟Angola verso la RDC. Molti erano estremamente deboli a causa della disidratazione, della fame e delle lunghe marce affrontate. Gli espulsi hanno riferito di violazioni dei diritti umani verificatesi in entrambi i Paesi, e di essere stati oggetto di detenzioni e maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza della RDC. A fine anno si trovavano nella RDC circa 40.000 profughi. Tra settembre e ottobre rifugiati tutsi congolesi, tra cui donne e bambini, che facevano ritorno dal Burundi nella provincia del Kivu meridionale, sono stati attaccati a colpi di pietra dalla locale popolazione non tutsi. Rapporti e missioni di AI Democratic Republic of the Congo: Mass rape – time for remedies (AI Index: AFR 62/018/2004) 2004) 019 62 AFR Index: (AI east the from Voices – rape Surviving Congo: of Republic Democratic) Democratic Republic of Congo: Public appeal: Still under the gun – More child soldiers recruited (AI Index: AFR 62/009/2004) Democratic Republic of Congo: Comments and recommendations of the July 2003 draft law implementing the Rome Statute of the International Criminal Court (AI Index: AFR 62/008/2004) Tra febbraio e marzo delegati di AI hanno visitato il Kivu settentrionale, il Kivu meridionale e il Maniema. Tra maggio e giugno, delegati di AI hanno visitato l‟Ituri e la capitale Kinshasa. A ottobre, delegati di AI hanno lanciato un rapporto e incontrato le autorità di governo di Kinshasa. 57 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne LE MUTILAZIONI GENITALI Il fenomeno Sono almeno 135 milioni, secondo l‟Organizzazione Mondiale della Sanità, le ragazze e le bambine che hanno subito mutilazioni sessuali e ogni anno se ne aggiungono altri due milioni. Le MGF sono praticate soprattutto in Africa e in alcuni paesi del Medio Oriente (Egitto, Yemen Emirati Arabi). Vi sono anche casi di mutilazioni in alcune parti dell‟Asia, nelle Americhe e in Europa - compresa l‟Italia - all‟interno delle comunità di immigrati. Cosa sono le Mutilazione Genitali. Esistono tre tipi di mutilazioni genitali: la clitoridectomia in cui viene tolta tutta, o parte della clitoride; l‟escissione che consiste nella asportazione della clitoride e delle piccole labbra; l‟infibulazione, la forma estrema, che prevede oltre alla clitoridectomia e all‟escissione, anche il raschiamento delle grandi labbra che sono poi fatte aderire e tenute assieme, così che, una volta cicatrizzate, ricoprano completamente l‟apertura della vagina, a parte un piccolo orifizio che servirà a far defluire l‟urina e il sangue mestruale. Il tipo di mutilazione, l‟età delle vittime e le modalità dipendono da molti fattori tra cui il gruppo etnico di appartenenza, il paese e la zona (rurale o urbana) in cui le ragazze vivono. Nel Tigrai la mutilazione viene praticata sette giorni dopo la nascita, in altre zone alla prima gravidanza, ma nella maggior parte dei casi l‟età è compresa tra i quattro e gli otto anni. La pratica “..Subii la mutilazione quando avevo 10 anni. Mia nonna mi disse che mi portavano al fiume per una cerimonia particolare e che dopo avrei ricevuto molto cibo da mangiare. Ero una bambina innocente e fui condotta, come una pecora, al massacro. Entrate nella boscaglia fui condotta in una casupola buia, e spogliata. Fui bendata e denudata completamente. Due donne mi trascinarono nel luogo dell‟operazione. Fui costretta a sdraiarmi sulla schiena da quattro donne robuste, due mi afferrarono saldamente ciascuna gamba. Un‟altra si sedette sul mio petto per impedire che la parte superiore del mio corpo si muovesse. Mi ficcarono a forza un pezzo di stoffa in bocca per impedirmi di urlare. Poi fui rasata. Quando l‟operazione iniziò, cominciai a lottare. Il dolore era terribile ed insopportabile. Mentre mi divincolavo fui mutilata malamente e persi molto sangue. Tutte quelle che prendevano parte all‟operazione erano mezze ubriache. Altre danzavano e cantavano [...].Fui mutilata con un temperino spuntato. Hannah Koroma, Coordinamento Donne della sezione ghanese di Amnesty International 58 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Per la mutilazione vengono anche usati vetri rotti, coperchi di lattine, forbici, rasoi o altri oggetti taglienti. Se ha luogo l‟infibulazione, per assicurare l‟aderenza delle grandi labbra vengono usate spine di acacia o fili di crine e poi le gambe sono tenute legate fra loro per un periodo di quaranta giorni. Per favorire la cicatrizzazione sulla ferita viene applicata una pasta a base di erbe, latte, uova, cenere e sterco. Le conseguenze fisiche La mutilazione causa intenso dolore, provoca shock ed emorragie post-operatorie che possono portare a morte le bambine. Vi possono essere inoltre danni permanenti agli organi vicini, ascessi e tumori benigni ai nervi che innervavano la clitoride. L‟uso di strumenti non sterilizzati, di spine di acacia e di crini provoca infezioni, e può essere veicolo di trasmissione di HIV. Nel caso dell‟infibulazione le complicanze sono più gravi. Infatti, a lungo andare la ritenzione di urina sviluppa infezioni che possono interessare sia il tratto urinario e i reni che la vagina. Il ristagno del flusso mestruale può provocare infezioni a carico all‟apparato riproduttivo che possono portare alla sterilità. Quando le ragazze diverranno adulte il loro primo rapporto sessuale è molto doloroso e spesso si rende necessario praticare un taglio alle grandi labbra prima del rapporto sessuale. E così pure prima del parto, altrimenti il bambino non potrebbe uscire. Dopo il parto le donne sono spesso infibulate di nuovo. L‟allargamento e il restringimento dell‟apertura vaginale ad ogni parto crea aderenze dolorose e cicatrici estese a tutta l‟area genitale. Le conseguenze psicologiche Gli effetti psicologici delle mutilazioni sono più difficili da studiare di quelli fisici. Le testimonianze raccolte parlano di ansia, terrore, senso di umiliazione e di tradimento, che possono avere effetti a lungo termine. Alcuni esperti suggeriscono che lo shock e il trauma della operazione possono contribuire a rendere le donne “più calme” e “docili”, qualità molte apprezzate nelle società che praticano le mutilazioni genitali. Le motivazioni della pratica I motivi che portano a praticare le mutilazioni sessuali possono suddividersi in cinque gruppi. Identità culturale: in alcune società, la mutilazione stabilisce chi fa parte del gruppo sociale e la sua pratica viene mantenuta per salvaguardare l‟identità culturale del gruppo. Identità sessuale: la mutilazione viene ritenuta necessaria perché una ragazza diventi una donna completa. La rimozione della clitoride e delle piccole labbra “parte maschile” del corpo della donna - sono indispensabili per esaltare la femminilità, spesso sinonimo di docilità ed obbedienza. 59 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Controllo della sessualità: in molte società vi è la convinzione che le mutilazioni riducano il desiderio della donna per il sesso, riducendo quindi il rischio di rapporti sessuali al di fuori del matrimonio. Non si ritiene possibile che una donna non mutilata si mantenga fedele per propria scelta. Nella pratica, le mutilazioni sessuali riducono la sensibilità, ma non il desiderio, che dipende dalla psiche. Credenze sull‟igiene, estetica e salute: le ragioni igieniche portano a ritenere che i genitali femminili esterni siano “sporchi”. In alcune culture si pensa che i genitali possano continuare a crescere fino ad arrivare a “pendere” tra le gambe, se la clitoride non viene recisa. Alcuni gruppi credono che il contatto della clitoride con il pene di un uomo ne causerebbe la morte; altri che se la clitoride toccasse la testa del neonato, durante il parto, esso morirebbe. Religione: la pratica delle mutilazioni genitali femminili è antecedente all‟Islam e la maggior parte dei mussulmani non la usano. Tuttavia nel corso dei secoli questa consuetudine ha acquisito una dimensione religiosa e le popolazioni di fede islamica che la applicano adducano come motivo la religione. Il Corano non parla delle mutilazioni, esistono solo alcuni hadith (detti attribuiti al Profeta) che ne fanno cenno. In un di essi si racconta che Maometto vedendo praticare una escissione abbia detto alla donna che la praticava: “Quando incidi non esagerare, così facendo il suo viso sarà splendente e il marito sarà estasiato”. A conti fatti le mutilazione genitali vengono praticate anche da cattolici, protestanti, animisti, copti e falasha (ebrei etiopi) nei vari paesi interessati. Paesi africani in cui le mutilazioni sono vietate per legge (in ordine di entrata in vigore): La lotta alle mutilazioni Gli sforzi internazionali per sradicare la mutilazione genitale femminile hanno una lunga storia, ma è solo in questo secolo, grazie anche alla crescente pressione delle organizzazioni Guinea, Repubblica Centro femminili africane, che si sono raggiunti risultati concreti. La Africana, Ghana, Etiopia, Commissione sui Diritti Umani delle Nazioni Unite sollevò il Djbouti, Uganda, Egitto, problema delle mutilazioni genitali femminili nel 1952 e questa Burkina Faso, Costa d‟Avorio, Tanzania, Togo, questione fu a lungo oggetto di studi e di dibattito. Finalmente nel Senegal. 1984 l‟ONU creò a Dakar, un “Comitato interafricano sulle pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute delle donne e dei bambini” (IAC). L‟obiettivo principale dello IAC era dar vita a campagne di sensibilizzazione e formazione per attivisti locali, levatrici e membri autorevoli delle comunità locali. A partire dagli anni „90 le mutilazioni genitali femminili vennero riconosciute dalla comunità internazionale come una grave violazione dei diritti delle donne e delle bambine. Nella Dichiarazione sulla violenza contro le donne del 1993, le MGF vennero dichiarate una forma di violenza nei confronti della donna e nel 1994 la collaborazione tra le agenzie dell‟ONU e le ONG portò al varo di un Piano di azione per eliminare le pratiche tradizionali pregiudizievoli per la salute della donna e delle bambine. Questa intenzione venne poi riaffermata con la Conferenza di Pechino nel 1995. Nel settembre 1997 lo IAC tenne un convegno per giuristi nella sede dell‟Organizzazione per l‟Unità Africana (OUA) ad Addis Abeba che elaborò la Carta di Addis Abeba, un documento che chiede a tutti i governi africani di adoperarsi per eradicare (o drasticamente ridurre) le mutilazioni genitali femminili entro il 2005. Le mutilazioni vengono vietate anche dall‟art.21 della Carta Africana sui diritti e il benessere del fanciullo. 60 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Somalia Capo del governo nazionale di transizione (fino a ottobre): Abdiqasim Salad Hassan Capo di Stato del governo federale di transizione (da ottobre): Abdullahi Yusuf Ahmed Capo del governo federale di transizione (da dicembre): Ali Mohamed Gedi Presidente della Repubblica del Somaliland: Dahir Riyaale Kahin Presidente dello Stato regionale del Puntland: Mohamed Abdi Hashi (subentrato ad Abdullahi Yusuf Ahmed a ottobre) Pena di morte: mantenitore Statuto di Roma della Corte penale internazionale: non firmato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne e relativo Protocollo opzionale: non firmati Il primo passo verso l‟istituzione di un nuovo governo federale di transizione è stato l‟insediamento a ottobre di un presidente, dopo 14 anni di collasso statale e di violenza politica e due anni di colloqui di pace in Kenya. Nella Carta Costituzionale, intesa per i cinque anni della transizione, sono stati inserite garanzie per i diritti umani. Tuttavia, i principali “signori della guerra”, responsabili dei combattimenti fra fazioni che sono proseguiti nelle regioni centrali e meridionali, sono entrati a far parte del nuovo governo, a dispetto delle violazioni dei diritti umani che avevano compiuto. Migliaia di civili sono fuggiti dal Paese o sono sfollati. In diverse zone giornalisti sono stati arrestati e difensori dei diritti umani minacciati. La violenza sulle donne è stata un fenomeno largamente diffuso. Nel sud lo Stato di diritto è stato inesistente. Nel Somaliland si sono celebrati processi politici iniqui, compreso quello che ha portato all‟incarcerazione di una ragazza di 16 anni per spionaggio, e sono stati riferiti episodi di tortura. Contesto In tutta la Somalia centrale e meridionale e nella capitale, Mogadiscio, ha prevalso un clima di costante insicurezza a causa dei frequenti combattimenti tra fazioni. Dal 1991 manca un governo o un‟amministrazione nazionale o un sistema di polizia e di giustizia. Il governo nazionale di transizione (GNT), istituito nel 2000, è riuscito a controllare solo una piccola parte di Mogadiscio. Altre zone sono rimaste sotto il controllo di vari leader di clan armati, alcuni appartenenti al Consiglio somalo per la riconciliazione e la ricostruzione (CSRR), una coalizione sostenuta dall‟Etiopia. La siccità ha continuato a creare un‟emergenza umanitaria nel nord-ovest. Gli operatori umanitari sono stati spesso a rischio. Un membro dello staff delle Nazioni Unite è stato rapito a gennaio a Kismayu e trattenuto per diversi giorni, e un operatore kenyano e un somalo sono stati uccisi a marzo nel Somaliland. In seguito a una visita dell‟Esperto indipendente per la Somalia delle Nazioni Unite, la Commissione delle Nazioni Unite sui diritti umani ha approvato una risoluzione ad aprile, che chiedeva a tutte le parti di fermare la violenza e di rispettare i diritti umani e gli standard internazionali umanitari. La Commissione ha esteso il mandato dell‟Esperto internazionale per la Somalia di un anno. AI ha fatto pressione sull‟Ufficio dell‟Alto Commissario per i diritti umani affinché fosse nominato un consigliere sui diritti umani per la Somalia. 61 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Ad agosto un Gruppo di esperti delle Nazioni Unite che monitoravano l‟embargo internazionale sulle armi verso la Somalia, ha emesso il suo terzo rapporto sui trasferimenti illegali di armi dai governi limitrofi e da trafficanti di armi privati. L‟autoproclamato Stato regionale del Puntland, costituito nel nord-est nel 1998, ha accolto la nuova Carta federale e il presidente del Puntland è diventato presidente della Somalia. Le elezioni nel Puntland erano previste per gli inizi del 2005, ma a fine anno i partiti politici non si erano ancora costituiti. Il terremoto nell‟Oceano Indiano e il conseguente disastro causato dallo tsunami a dicembre hanno causato la morte di oltre 150 persone e migliaia di sfollati sulle coste del Puntland. ***Somaliland La Repubblica del Somaliland, istituita nel nord-ovest nel 1991, è l‟unica parte dell‟ex Repubblica somala ad avere un governo, una pubblica amministrazione, un sistema multipartitico e un sistema giudiziario. Era anche in via di costituzione una Commissione nazionale sui diritti umani, con il sostegno di organizzazioni non governative locali. Il Somaliland ha fatto richiesta di riconoscimento internazionale e ha rifiutato di partecipare ai colloqui di pace in Kenya o di far parte della nuova Somalia federale. Vi sono stati brevi combattimenti tra l‟esercito del Somaliland e il vicino Puntland a gennaio e a ottobre per il possesso di regioni al confine orientale. Governo federale di transizione A ottobre il GNT è terminato con l‟insediamento del presidente per il nuovo governo federale di transizione (GFT), dopo due anni di colloqui di pace nel vicino Kenya. Conformemente alla Carta di transizione (una costituzione temporanea), è stato formato un parlamento con seggi assegnati ai quattro maggiori clan e alle comunità di minoranza. Il parlamento ha eletto un presidente nazionale che ha nominato a sua volta un primo ministro per formare un governo, che entrasse in carica all‟inizio del 2005, per un periodo di transizione di cinque anni. La Carta richiede lo scioglimento delle milizie dei “signori della guerra”. Un attacco pianificato da un “signore della guerra”, generale Mohamed Said Hersi “Morgan”, contro il porto di Kismayu, è stato sventato per poco a settembre. Ai primi del 2005, quando la sicurezza lo permetterà, è previsto il trasferimento del GFT dal Kenya in Somalia. La comunità internazionale ha promesso futura assistenza per la ricostruzione dello Stato, come parte di un accordo per il riconoscimento internazionale e di sostegno al GFT. Gli accordi designati a garantire la pace, il buon governo e la protezione dei diritti umani erano in corso di discussione. Una coalizione di forze di pace dell‟Unione Africana stava preparandosi a fornire assistenza per la sicurezza e la smobilitazione delle milizie delle fazioni. Stato di diritto È del tutto mancato un sistema efficiente o competente di amministrazione della giustizia che affermasse lo Stato di diritto o fornisse un‟equa protezione dei diritti umani. Il GNT e i leader delle fazioni non sono riusciti a proteggere i cittadini. Le milizie delle fazioni hanno compiuto impunemente abusi, compreso l‟utilizzo di bambini soldato. Alcuni tribunali della sharia (legge 62 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne islamica) hanno funzionato su base locale, ma non erano conformi agli standard internazionali sull‟equo processo. Le milizie delle fazioni basate sui clan hanno protetto i membri del proprio clan, lasciando le minoranze disarmate esposte agli abusi. Le condizioni nella prigione centrale del GNT a Mogadiscio sono risultate molto dure. Nel Somaliland vi sono stati arresti arbitrari, denunce di tortura e processi politici iniqui. A gennaio, Osman Mohamoud (noto come “Bur-Madow”), leader di un clan, è stato arrestato e accusato di aver insultato il presidente e di aver demoralizzato l‟esercito. Egli aveva cercato di mediare il conflitto tra Somaliland e Puntland nella regione di Sool. È stato condannato per la prima delle due accuse a sei mesi di reclusione. A giugno, 30 etiopi-somali, arrestati nel dicembre 2003 e accusati di essere combattenti del Fronte nazione di liberazione Ogaden (una forza di opposizione etiope), sono stati condannati a 3 e 5 anni di carcere. A fine anno erano ancora in attesa di appello. A dicembre, Zamzam Ahmed Dualeh, 16 anni, è stata condannata a cinque anni di reclusione per spionaggio, al termine di un processo gravemente iniquo, dove non erano stati riconosciuti i suoi diritti di minorenne. Il giudice ha respinto sommariamente le sue denunce di stupro e tortura da parte degli agenti di polizia e ha condannato i suoi quattro avvocati difensori a 3 anni di carcere per oltraggio alla corte, ma questi sono stati rilasciati in appello dopo il pagamento di un‟ammenda. Giornalisti Almeno 17 giornalisti sono stati arrestati durante l‟anno, la maggior parte per brevi periodi, e alcuni sono stati picchiati, perché avevano riferito di abusi dei diritti umani o avevano criticato i “signori della guerra” o altre autorità politiche. Nel Puntland, Abdishakur Yusuf Ali, direttore del quotidiano War Ogaal è stato arrestato per la settima volta ad aprile e condannato a sei mesi di carcere, ma rilasciato a giugno su appello e previo pagamento di un‟ammenda. Nel Somaliland, Hassan Said Yusuf, direttore del quotidiano Jamhuuriya (Il Repubblicano), è stato arrestato ad agosto per un articolo sui colloqui di pace. Egli ha denunciato che i poliziotti lo avevano minacciato di morte. A ottobre è stato accusato di aver pubblicato notizie false. Si ritiene che fosse il suo 15° arresto per accuse di questo tipo. Difensori dei diritti umani Nonostante i rischi, i difensori dei diritti umani in Somalia e nel Somaliland hanno promosso una campagna per il rispetto dei diritti umani e hanno documentato violenze contro le donne e le minoranze, uccisioni tra fazioni, arresti arbitrari, rapimenti e processi politici. Durante il processo contro Zamzam Ahmed Dualeh, nel Somaliland, attivisti dei diritti umani hanno criticato pubblicamente sia il procedimento che l‟incarcerazione degli avvocati difensori. Alcuni sono stati arrestati fuori dal tribunale, ma sono stati rilasciati senza accuse dopo alcune ore. 63 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Diritti delle donne Nell‟assegnazione dei seggi al parlamento di transizione non si è riusciti a raggiungere la quota del 12% alle donne, come stabilito nella Carta. Nel Somaliland e nel Puntland le donne hanno avuto scarse possibilità di accesso al processo decisionale e alla giustizia. Le organizzazioni per le donne in tutte le zone hanno promosso campagne contro la violenza sulle donne, compresa la mutilazione genitale femminile che continua a essere diffusa. Anche le attiviste dei diritti umani si sono mobilitate in campagne contro la violenza domestica e lo stupro delle donne sfollate. Diritti delle minoranze Un certo progresso verso il riconoscimento dei diritti delle minoranze ha avuto come conseguenza l‟assegnazione alle comunità di minoranza di 31 seggi del parlamento di transizione. Tuttavia, la discriminazione sociale e gli abusi da parte dei membri dei clan non sono cessati, in particolare contro il discriminato gruppo bantu (noto anche come jarir) e i gruppi di occupazione come i midgan. Rifugiati e sfollati I rifugiati hanno continuato a fuggire da combattimenti tra fazioni, rapimenti, minacce ai difensori dei diritti umani e altri abusi. Più di un terzo del milione di sfollati è vissuto in condizioni di estrema povertà nei campi, dove gli approvvigionamenti alimentari venivano spesso dirottati dalle milizie dei clan e lo stupro delle donne appartenenti a gruppi di minoranza era largamente diffuso. A Kismayu le famiglie appartenenti a gruppi di minoranza sono state obbligate a cedere buona parte degli approvvigionamenti ai membri dei clan e molti hanno dovuto pagare gli stessi a ffinché li proteggessero dalle fazioni locali. Pena di morte I tribunali ufficiali, compresi quelli islamici e i “tribunali” informali dei clan, hanno continuato a imporre la pena di morte e in diverse zone sono state effettuate esecuzioni. Quale alternativa all‟esecuzione, in alcuni casi di omicidio è stato pagato un risarcimento o “diya”. A luglio, nel Somaliland due uomini sono stati condannati a morte (uno in contumacia) per il coinvolgimento in un attacco armato all‟aeroporto di Hargeisa nel marzo 2003, attacco in sostegno di Jama Mohamed Ghalib, un oppositore del governo che era stato brevemente detenuto e poi deportato. A fine anno l‟appello contro la sua condanna e le pene carcerarie imposte ad altri 11 non era ancora stato ascoltato. Rapporti di AI Somalia: Urgent human rights message to the peace talks in Kenya (AI Index: AFR 52/002/2004) Somaliland: 16-year-old girl jailed for five years in grossly unfair espionage trial should be released or re-tried (AI Index: AFR 52/005/2004) 64 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Sudan (the Republic of the) Repubblica del Sudan Capo di stato e del governo: Omar Hassan Ahmad al-Bashir Pena di morte: mantenitore Statuto di Roma della Corte penale internazionale: firmato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne e relativo Protocollo opzionale: non firmati Nella regione occidentale del Darfur le forze governative e le milizie alleate hanno continuato a uccidere migliaia di persone e a sfollare decine di migliaia di abitanti delle zone rurali, soprattutto durante i primi tre mesi dell‟anno. Delle persone uccise, centinaia sono state vittime di esecuzioni extragiudiziali compiute dalle forze armate, dall‟intelligence militare o dalle milizie. Un cessate il fuoco siglato nel mese di aprile tra il governo e i gruppi armati con base nel Darfur, l‟Esercito di liberazione del Sudan (SLA) e il Movimento giustizia e uguaglianza (JEM), è stato violato da entrambe le parti. Alla data di dicembre, circa 1,8 milioni di sfollati rimanevano nei campi all‟interno del Darfur o in altre zone del Sudan e oltre 200.000 profughi del Darfur si trovavano in Ciad. L‟SLA e il JEM hanno effettuato rapimenti tra i gruppi nomadi, attaccato convogli umanitari e, stando alle notizie, compiuto esecuzioni extragiudiziali. Il 31 dicembre sono stati firmati i protocolli finali del processo di pace Nord-Sud. Nel corso dell‟anno, il cessate il fuoco tra il governo e l‟Esercito popolare di liberazione del Sudan (SPLA), guidato da John Garang, è rimasto in vigore, ma è stato infranto da attacchi condotti dalle milizie sostenute dal governo nei dintorni di Malakal che hanno determinato decine di migliaia di sfollati. Centinaia di persone sono state arrestate senza accusa per motivi politici dalla sicurezza nazionale, dall‟intelligence e dalle forze di polizia; di queste, almeno un centinaio si trovavano ancora detenute a fine anno. La tortura è stata molto diffusa, specialmente nel Darfur. Almeno tre detenuti sono deceduti in custodia in circostanze tali da far supporre che la causa della loro morte fosse la tortura. Sono state comminate più di 100 sentenze di morte e si ritiene che siano state effettuate esecuzioni. Sono state pronunciate condanne alla fustigazione per numerosi reati e solitamente le pene sono state eseguite immediatamente. Sono state inoltre comminate condanne all‟amputazione, anche crociata, ma non si è avuta notizia di sentenze eseguite durante l‟anno. Nel Darfur decine di persone sono state condannate di fronte a speciali corti penali al termine di processi sommari e iniqui. Nelle zone controllate dall‟SPLA sono state comminate pene crudeli come la fustigazione e detenzioni in condizioni crudeli, inumane e degradanti. Sudan meridionale Nel corso dell‟anno, i colloqui di pace tra l‟SPLA e il governo sono continuati a fasi alterne. A gennaio è stato siglato un protocollo di suddivisione delle ricchezze e a maggio tre protocolli d‟intesa sulla divisione del potere e la risoluzione del conflitto nelle zone di Abyei, Kordofan del Sud e delle Montagne Nuba e della provincia meridionale nel Nilo Blu (le cosiddette “zone marginali”). Il protocollo di suddivisione delle ricchezze conteneva un elenco di diritti umani e libertà fondamentali da rispettare da entrambe le parti. Nonostante il cessate il fuoco e il processo di pace in corso, nel Bahr al-Ghazal e nell‟Alto Nilo sono scoppiati combattimenti. A maggio, centinaia di appartenenti al popolo shilluk sono stati 65 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne uccisi nell‟Alto Nilo e oltre 60.000 sarebbero stati sfollati in seguito agli attacchi compiuti dalle milizie sostenute dal governo. A fine anno gli sfollati rimasti erano almeno 20.000. Circa 400.000 sfollati degli anni precedenti hanno fatto ritorno nelle regioni del Bahr al-Ghazal e dell‟Equatoria. Stando alle fonti, nelle zone sotto il controllo dell‟SPLA i detenuti sono stati sottoposti a pene crudeli, inumane e degradanti, come la fustigazione, al termine di processi sommari o senza processo alcuno; i comandanti dell‟SPLA avrebbero spesso ribaltato le sentenze dei tribunali. Le condizioni dei detenuti si sono configurate come pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti. La maggior parte delle prigioni erano semplicemente grandi buche scavate nel terreno. Crisi nel Darfur Il conflitto nel Darfur si è intensificato all‟inizio dell‟anno. Gli attacchi sono stati sferrati sia dalle forze governative, talvolta per mezzo di bombardieri Antonov ed elicotteri da combattimento, sia da milizie nomadi, note come Janjawid, armate e sostenute dal governo. Migliaia di civili sono stati uccisi e altre decine di migliaia sono rimasti senza casa. Altri sono stati rapiti. Centinaia di villaggi sono stati distrutti o saccheggiati. Migliaia di donne sono state stuprate, talvolta in pubblico, e molte sono state prese come schiave sessuali dai soldati o dai miliziani Janjawid. Nel mese di aprile, a N‟Djaména, in Ciad, è stato siglato un Accordo umanitario di cessate il fuoco tra il governo sudanese e l‟SLA e il JEM. Entrambe le parti hanno violato l‟accordo che li impegnava a non prendere di mira i civili. Nel mese di marzo sono cresciuti i timori di una crisi alimentare, con oltre un milione di sfollati ospitati nei campi mentre il governo continuava a limitare l‟accesso agli aiuti umanitari. L‟allora coordinatore umanitario delle Nazioni Unite ha descritto il Darfur come «la più grande crisi umanitaria della nostra epoca». A maggio, a seguito delle forti pressioni internazionali, il governo ha acconsentito a concedere libero accesso alle organizzazioni umanitarie. A luglio, nelle principali città, sono stati dispiegati osservatori sul cessate il fuoco dell‟Unione Africana (UA) e un contingente di protezione. A ottobre il Consiglio di pace e sicurezza dell‟UA ha esteso il mandato del contingente alla protezione dei civili in imminente pericolo, ma a fine anno il programmato aumento del personale a oltre 3.000 unità non era stato ancora pienamente attuato. A luglio e settembre le risoluzioni delle Nazioni Unite rispettivamente 1556 e 1564 hanno minacciato un intervento nel caso in cui il governo si fosse dimostrato incapace di disarmare le Janjawid e di proteggere i civili. Tuttavia, le Janjawid sono rimaste armate e sono state in gran parte assorbite nelle forze paramilitari sudanesi come le Forze popolari di difesa. A novembre ad Abuja, in Nigeria, sono stati siglati i Protocolli umanitari e di sicurezza tra il governo e l‟SLA e il JEM, con cui i firmatari si impegnavano a rispettare il diritto internazionale umanitario. Tuttavia, gli attacchi sono proseguiti da ambe le parti, determinando migliaia di sfollati. L‟aviazione governativa ha violato gli accordi sganciando bombe sui civili. ***Uccisioni illegali Le forze governative e le milizie Janjawid hanno compiuto centinaia di esecuzioni extragiudiziali. 66 A marzo, agenti dell‟intelligence militare sudanese e dell‟esercito e miliziani Janjawid hanno arrestato più di 135 persone di etnia fur in 10 villaggi nella provincia di Wadi Saleh nello Stato del Darfur Occidentale. Gli arrestati sono stati detenuti nel villaggio di Deleij, bendati e trasportati in gruppi di circa 40 persone a bordo di autocarri dell‟esercito in una zona dietro una collina vicino Deleij. Secondo quanto riferito, è stato loro detto di stendersi a terra e sono stati quindi uccisi a colpi d‟arma da fuoco da circa 45 membri dell‟intelligence militare e delle Janjawid. Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne ***Violenza sulle donne Le forze armate e i miliziani hanno stuprato migliaia di donne e altre decine di migliaia hanno subito altre forme di violenza e sono state sfollate a causa del conflitto nel Darfur. Le donne sono state stuprate nel corso di attacchi e sono state spesso rapite e ridotte in schiavitù sessuale per giorni o mesi. Le donne hanno continuato a essere stuprate anche al di fuori dei campi profughi. Una donna di 18 anni ha descritto come, dopo un attacco su Mukjar a gennaio, circa 45 donne fossero state prese dal villaggio da soldati e da miliziani che indossavano uniformi militari e stuprate. La giovane è stata stuprata da sei uomini e data a un soldato che l‟ha tenuta come schiava sessuale per un mese a Nyala per poi portarla a Khartoum, dove è rimasta per due mesi prima di fuggire. A fine anno il soldato era sotto inchiesta. Secondo quanto riferito, ad agosto, uomini armati in uniforme, apparentemente delle milizie, hanno stuprato tre ragazze adolescenti che raccoglievano legna fuori del campo sfollati ad Ardamata. Le ragazze hanno denunciato lo stupro alla polizia che le ha inviate a sottoporsi un esame medico ma che ha successivamente abbandonato il caso. ***Rifugiati e sfollati Nel Darfur il numero degli sfollati è più che raddoppiato. Alla data di dicembre, circa 1,8 milioni di persone erano sfollate e circa 200.000 si erano rifugiate in Ciad. Fino a maggio, quando il governo ha permesso l‟accesso alle agenzie umanitarie, alla maggior parte degli sfollati mancavano cibo, acqua e aiuti sanitari e venivano costantemente molestati dalle milizie Janjawid. Gli sfollati hanno continuato a riferire di attacchi fuori dei campi da parte delle Janjawid e vessazioni da parte delle forze di sicurezza e di polizia. Funzionari governativi hanno esercitato pressioni sugli sfollati affinché facessero ritorno in zone poco sicure e la polizia ha ricollocato forzatamente di notte gli sfollati. Ad aprile, una missione delle Nazioni Unite ha descritto come 1.700 sfollati, i cui villaggi erano stati bruciati, fossero stati confinati nella città di Kailek nel distretto di Shattaya, nel Darfur Occidentale, senza accesso a cibo o acqua. La città è stata circondata dalle Janjawid che avrebbero preso le donne di notte per stuprarle e gli uomini per condurli ai lavori forzati. Almeno 40 sfollati del campo di Abu Shouk di al-Fasher e Kabkabiya sono stati arrestati a luglio dopo che avevano parlato con delegazioni straniere, comprese quelle del segretario di Stato americano Colin Powell e del ministro degli Esteri francese Michel Barnier. A novembre, la polizia ha attaccato gli sfollati di al-Jeer a Nyala, nello Stato del Darfur del Sud, almeno quattro volte per svuotare il campo. Nella notte tra il 9 e il 10 novembre hanno usato gas lacrimogeni, proiettili di gomma e bulldozer per condurre fuori la gente in presenza di osservatori internazionali e dei media. ***Abusi da parte di gruppi armati L‟SLA e il JEM si sono resi responsabili di uccisioni illegali, attacchi a convogli umanitari e rapimenti. 67 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne A ottobre, 18 passeggeri appartenenti a gruppi nomadi sono stati fatti scendere da un autobus fra Niyertiti e Thur, nello Stato del Darfur del Sud, da membri dell‟SLA. Si ritiene che 13 dei sequestrati siano stati uccisi. Tortura La tortura di detenuti da parte delle forze di sicurezza, dell‟intelligence militare e della polizia è stata diffusa, soprattutto nel Darfur. Dodici persone di Mellit, Stato del Darfur del Nord, arrestate dalla Sicurezza Positiva ad agosto, sono state torturate per farle confessare di aver fabbricato una videocassetta che mostrava degli stupri. Quattro donne, Mariam Mohamed Dinar, Su‟ad Ali Khalil, Su‟ad al-Nur Abdel Rahman e Fatma Rahma sono state picchiate con una cinghia e prese a calci e a pugni. A Mariam Mohamed Dinar sono state estratte le unghie con delle pinze. Anche gli uomini che erano stati arrestati assieme a loro risultano essere stati torturati. Le accuse a loro carico sono state archiviate e a novembre sono stati tutti rilasciati. Decessi in custodia Almeno tre persone sono decedute mentre erano in custodia. La causa del loro decesso sarebbe stata la tortura. Abdel Rahman Mohamed Abdel Hadi è morto in custodia il giorno del suo arresto, apparentemente in seguito alle torture subite. Era una delle nove persone arrestate ad agosto dall‟intelligence militare che, secondo quanto riferito, erano state torturate nella caserma dell‟esercito a Mellit. Shamseddin Idris, uno studente di Nuba, e Abdel Rahman Suleiman Adam, uno studente del Darfur, entrambi membri del partito del Congresso Popolare (opposizione islamista al Partito del Congresso Nazionale al potere) arrestati a settembre in seguito a un giro di vite sul partito, sono morti subito dopo il loro arresto, apparentemente dopo essere stati duramente picchiati. A fine anno era in corso un‟indagine sulla loro morte. Detenzione in incommunicado Detenuti politici, compresi molti prigionieri di coscienza, hanno continuato a esser trattenuti in prolungata detenzione in incommunicado senza processo ai sensi dell‟art.31 della legge sulle Forze di sicurezza nazionali. A fine anno sei abitanti del Darfur arrestati a Khartoum a febbraio rimanevano detenuti senza accusa e per lo più in incommunicado. Uno di loro, il leader fur Ma‟mun Issa Abdel Gader, di 50 anni, da Niyertiti, Darfur Occidentale, è stato prima detenuto nella prigione di Kober a Khartoum, in seguito trasferito alla prigione di Dabak a nord di Khartoum e infine alla prigione di Wad Medani, a sud di Khartoum. Alla sua famiglia è stato permesso di vederlo solo due volte. Più di 100 membri del partito del Congresso Popolare sono stati arrestati a Khartoum in settembre, sulla base di accuse non comprovate del governo di un complotto per un colpo di Stato. I detenuti, compresi alti esponenti del partito, attivisti studenteschi, persone originarie del Darfur e parenti di membri del partito sono stati trattenuti in incommunicado. Il dirigente di partito Hassan al-Turabi è stato trasferito dagli arresti domiciliari, dove era rimasto senza accusa 68 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne per mesi, alla prigione di Kober. Era stato precedentemente rilasciato nell‟ottobre 2003 dopo due anni di detenzione senza processo. A fine anno alcuni erano stati rilasciati e circa 90 risultavano essere stati accusati di coinvolgimento in un colpo di Stato. Difensori dei diritti umani Difensori dei diritti umani hanno continuato a essere minacciati e arrestati. Il dottor Mudawi Ibrahim Adam, direttore dell‟Organizzazione per lo sviluppo sociale in Sudan, fu arrestato nella sua abitazione a Khartoum nel dicembre 2003 dopo aver visitato il Darfur. È stato successivamente accusato di reati relativi a crimini contro lo Stato, alcuni dei quali punibili con la pena di morte. Tra le prove a suo carico vi erano alcuni documenti pubblici di AI. Tutte le accuse contro di lui sono state archiviate ad agosto. Saleh Mahmud Osman, un avvocato impegnato nella difesa dei diritti umani in Darfur, è stato arrestato a febbraio a Wad Medani e trattenuto senza contatti col mondo esterno per sei settimane. È stato rilasciato senza accusa a settembre dopo sette mesi di detenzione. Pena di morte e altre pene crudeli, inumane e degradanti Nel Darfur, Corti penali speciali hanno comminato sentenze di morte e pene corporali dopo processi sommari che non hanno rispettato gli standard internazionali di equità processuale. A Khartoum donne e uomini hanno continuato a esser portati innanzi a corti di ordine pubblico e a essere condannati alla fustigazione per reati quali relazioni sessuali illecite, per aver trasgredito il codice di vestiario o venduto alcol o the senza licenza. La sentenza a 100 frustate imposta a Nyala a una ragazza di 14 anni incinta e non sposata, condannata per una relazione sessuale illecita nel 2003, è stata commutata. Al-Tayeb Ali Ahmad, membro dell‟SLA, è stato condannato a morte a gennaio per crimini contro lo Stato, con l‟accusa di aver preso parte a un attentato all‟aeroporto di al-Fasher nel 2003. Questi ed altri due coimputati, condannati a pene detentive, sono stati torturati subendo percosse con tubature dell‟acqua e bastoni prima del loro processo innanzi alla Corte penale speciale di al-Fasher dove non sono stati rappresentati da un legale. Alakor (Madina) Lual Deng è stata condannata a morte per lapidazione a Nahud, nel Kordofan, per adulterio. Al suo processo non aveva un avvocato difensore ed è stata condannata a morte solo sulla base della propria confessione. A giugno l‟Alta Corte di Giustizia ha accolto il suo appello e ha annullato la sentenza. Le condanne a morte di 88 appartenenti al popolo rizeiqat, compresi due minorenni, condannati nel luglio 2002, sono state annullate a dicembre e le persone sono state rilasciate. Restrizioni alla libertà di espressione La libertà di stampa ha continuato a essere limitata. Giornalisti sono stati arrestati e convocati dalle autorità per essere interrogati e quotidiani sono stati censurati. Le forze di sicurezza hanno inoltre costretto i direttori a ritirare articoli sul Darfur. Zuhair al-Sarraj, un giornalista del quotidiano al-Sahafa, è stato convocato per essere interrogato negli uffici dei servizi di sicurezza diverse volte a novembre dopo aver scritto un articolo in cui 69 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne lamentava l‟utilizzo di altoparlanti per il richiamo alla preghiera durante il Ramadan. Secondo quanto riferito, in una di queste occasioni, è stato duramente picchiato. Organizzazioni internazionali Ad aprile l‟Ufficio dell‟Alto Commissario per i diritti umani ha inviato una missione d‟inchiesta in Ciad e nel Darfur che ha pubblicato rapporti sulle uccisioni e sulle deportazioni forzate nel Darfur e sul ruolo del governo in queste. A luglio il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha nominato un Rappresentante speciale per il Sudan. Ad agosto sono stati schierati nel Darfur osservatori delle Nazioni Unite sui diritti umani. L‟Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, il Consigliere speciale sulla prevenzione del genocidio, il Rappresentante speciale sugli sfollati e i Relatori Speciali delle Nazioni Unite sulle esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie e sulla violenza contro le donne si sono recati in Sudan. Il Consiglio di Sicurezza ha approvato tre risoluzioni sul Sudan. La risoluzione 1564 ha stabilito una Commissione d‟inchiesta delle Nazioni Unite per indagare sui rapporti di violazioni delle norme internazionali sui diritti umani e del diritto internazionale umanitario e per determinare se fossero stati compiuti atti di genocidio. Il Consiglio di pace e sicurezza dell‟UA ha inviato in Darfur osservatori sul cessate il fuoco e un contingente di protezione. L‟UA ha anche mediato una tregua e protocolli di pace fra le parti del conflitto nel Darfur. La Commissione Africana ha inviato una propria missione d‟inchiesta. I rappresentanti dell‟Unione Europea (UE) sono stati in visita nel Darfur. L‟UE ha mantenuto un embargo sulle armi e ha minacciato altre sanzioni sul Sudan. La Lega Araba ha inviato una missione d‟inchiesta nel Darfur ad aprile che ha posto l‟attenzione sul peggioramento della situazione dei diritti umani. Rapporti e missioni di AI Sudan/Darfur: “Too many people killed for no reason” (AFR 54/008/2004) Sudan/Darfur: Incommunicado detention, torture and special courts – Memorandum to the government of Sudan and the Sudanese Commission of Inquiry (AFR 54/058/2004) Sudan/Darfur: Rape as a weapon of war – sexual violence and its consequences (AFR 54/076/2004) Sudan: Intimidation and denial – Attacks on freedom of expression in Darfur (AFR 54/101/2004) Sudan: Civilians still under threat in Darfur – An agenda for human rights protection (AFR 54/131/2004) Sudan: Arming the perpetrators of grave abuses in Darfur (AFR 54/139/2004) Sudan: No one to complain to – No respite for the victims, impunity for the perpetrators (AFR 54/138/2004) Sudan: What hope for the future? Civilians in urgent need of protection (AFR 54/164/2004) 70 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne A maggio, delegati di AI si sono recati in visita ai rifugiati sudanesi in Ciad. Nei mesi di settembre e ottobre delegati di AI si sono recati a Khartoum e nel Darfur e hanno incontrato funzionari di governo. 71 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne TORTURA IN DETENZIONE Tratto da: Broken bodies, shattered minds - Torture and ill-treatment of women killings of girls and women (AI Index: ACT 40/001/2001) In tutti i paesi del mondo, donne sono state torturate dalla polizia, da soldati ed altri funzionari delle autorità. Donne di tutte le età, gruppi etnici, classi e credo sono state oggetto di violenza fisica e sessuale mentre si trovavano in custodia o nelle mani di gruppi politici armati. La tortura è usata come uno strumento di repressione politica, per isolare e punire le donne che sfidano l‟ordine vigente sia con la non violenza che impugnando armi. Comunque, la maggior parte delle donne vittime di tortura da parte delle autorità sono persone sospettate di reati criminali. In molti paesi, pestaggi crudeli e altri abusi fisici e psicologici sono una prassi normale per donne arrestate sospettate di crimine o per donne emarginate che hanno a che fare con la legge. Nella maggior parte dei paesi, il retroscena razziale, etnico o religioso delle donne, o la loro povertà, le rendono particolarmente vulnerabili di fronte ad atti di tortura o maltrattamento. Amnesty International ha denunciato innumerevoli casi di tortura o trattamento crudele nei confronti di donne in custodia da parte di ufficiali di polizia, guardie carcerarie, soldati ed altri funzionari delle autorità. Sono state picchiate, sottoposte a elettroshock, esecuzioni simulate e minacce di morte, privazione del sonno e privazione sensoriale. Sono state mantenute sospese in aria, picchiate sulle piante dei piedi, soffocate ed immerse in acqua. In molti paesi, atti di violenza sessuale da parte di agenti governativi sono un comune metodo di tortura o di trattamento inumano inflitto alle donne. 10 Simili atti includono stupro e altre forme di abuso sessuale, verifica della verginità, espressioni verbali sessualmente offensive e palpazioni. Nei soli nove mesi che vanno da Gennaio a Settembre 2000, Amnesty International ha documentato casi avvenuti in moltissimi paesi tra cui Bangladesh, Cina, Repubblica Democratica del Congo, Ecuador, Egitto, Francia, India, Israele, Kenya, Libano, Nepal, Pakistan, Filippine, Russia, Arabia Saudita, Spagna, Sri Lanka, Sudan, Tajikistan, Turchia e USA. Negli Stati Uniti, la tortura o il maltrattamento di donne detenute include percosse, stupro e altre forme di abuso sessuale; l‟uso crudele, inumano e degradante mezzi di costrizioni sulle donne detenute, incluse quelle incinte o gravemente malate; accesso inadeguato a cure mediche; condizioni terribili in celle di isolamento e lavori duri e punitivi. Le denunce di abusi sessuali su donne detenute negli Stati Uniti chiamano in causa quasi sempre il personale carcerario maschile a cui, contrariamente agli standard internazionali, è consentito l‟accesso, senza alcuna supervisione, alle carceri e agli istituti di pena femminili in molte giurisdizioni. In Cina, molte donne, in particolare lavoratrici migranti, sono state detenute, accusate di prostituzione, e soggette a stupro e violenza sessuale. La polizia ha il potere di emettere all‟istante multe in base al solo sospetto di prostituzione e può tenere presunte prostitute ed i loro clienti in detenzione amministrativa fino a due anni. Frequenti sono i rapporti sulle detenzioni ed i maltrattamenti di donne da parte della polizia usati per estorcere liste di “clienti”. Simili pratiche 10 AI e Centro Internazionale per i Diritti Umani e lo Sviluppo Democratico (ICHRDD), Documenting Human Rights Violations by State Agents: Sexual Violence, Montreal: ICHRDD, 1999. 72 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne sono diventate di uso così comune che negli ultimi anni si sono rivelate come una delle maggiori fonti di entrate per molte stazioni di polizia in diverse regioni. Molte presunte prostitute e clienti sono morti in custodia a causa di tortura e maltrattamenti. Altre si sono suicidate subito dopo il rilascio, credendo che le loro vite fossero ormai rovinate dal segno di queste accuse e dall‟umiliazione per gli abusi che avevano subito. Nelle Filippine le donne detenute in custodia dalla polizia sono facilmente oggetto di torture o maltrattamenti fra cui stupro, abusi sessuali, minacce, schiaffi, pugni e calci. In particolare sono a rischio i membri più emarginati della società, specialmente prostitute, ragazze di strada (molte delle quali fuggono da casa per sfuggire agli abusi all‟interno della famiglia), tossico-dipendenti e mendicanti. In molti casi la polizia usa la legge anti-vagabondaggio – legislazione che discrimina in particolare poveri e donne – per estorcere denaro e compiere abusi sessuali sulle donne. Molestie ed abusi sessuali fra i quali lo stupro avvengono anche nelle carceri. In Turchia la tortura di donne detenute è una pratica largamente diffusa. Metodi di tortura ripetutamente denunciati ad Amnesty International includono l‟elettroshock e le percosse al petto e ai genitali, l‟essere denudate, e gli abusi sessuali inclusi stupro e minacce di stupro. Le donne sono torturate non solo nelle stazioni di polizia, nelle prigioni, nelle caserme militari e in altri edifici pubblici appartenenti alle agenzie di sicurezza. Sono anche torturate da membri delle forze dell‟ordine in centri di detenzione segreti o non ufficiali, a casa delle vittime stesse o per strada. Per esempio, nella Repubblica Democratica del Congo donne detenute a Kinshasa sono normalmente oggetto di tortura, in particolare stupro. Nel 1999 Jeannine Bouchez Mwayuma fu condotta da un ufficiale militare e da diversi soldati in un albergo nel distretto di Kintambo di Kinshasa, dove la interrogarono e stuprarono. Molti paesi utilizzano mezzi di punizione per le donne detenute che consistono in torture o trattamenti crudeli, inumani e degradanti. In Arabia Saudita, per esempio, “crimini morali”, di cui le donne sono più facilmente accusabili degli uomini 11, possono essere puniti mediante la fustigazione. In uno stato degli USA le donne detenute sono state punite mediante la reclusione in una gabbia di 2,4 x 1,2 metri, chiamati “box di detenzione”, a temperature superiori a 38 gradi centigradi. Secondo una ex-detenuta, le prigioniere venivano fatte stare in piedi nella gabbia e veniva loro negato l‟accesso ai bagni, costringendole qualche volta a defecare ed urinare nella gabbia. Venivano bagnate con getti d‟acqua ogni 90 muniti. Secondo la testimonianza, le detenute assegnate ai lavori forzati venivano costrette a svolgere lavori duri e punitivi senza motivo, e spesso punite con la detenzione nella gabbia perché non riuscivano a sostenerne gli sforzi. 12 Ufficiali del Texas hanno negato che il trattamento fosse inumano, ma hanno confermato che “qualsiasi criminale che si rifiuti di eseguire i doveri assegnatele sarà rinchiusa nel box di detenzione per la durata del periodo di lavoro”. Le donne che hanno subito violenze in custodia devono affrontare una lunga e ardua battaglia per ottenere giustizia. Le donne detenute trovano generalmente molto difficile riuscire a fermare condotte fuorilegge o a far sì che un colpevole venga portato davanti alla giustizia. La vittima può avere buone ragioni per temere una ritorsione in caso di reclamo, o che gli inquirenti non credano alla sua parola di fronte alla negazione di una guardia. 11 12 Saudi Arabia: Gross human rights abuses against women, AI Index: MDE 23/57/00 USA (Texas) - Allegations of Cruel and Degrading Punishment Against Women, AI Index: AMR 51/090/00 73 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Molti rapporti di abusi non sono stati neanche indagati. Le mancate indagini delle autorità riguardo alle accuse di tortura, non solo permettono ai torturatori di restare impuniti, ma spesso contribuiscono a processi iniqui ed ingiusti imprigionamenti quando affermazioni estorte sotto tortura vengono addotte come prove. Se le indagini hanno luogo, i reclami di torture o maltrattamenti di donne in custodia raramente portano a provvedimenti disciplinari o condanne per i membri delle forze dell‟ordine, perfino in casi in cui sembra esserci un‟indiscutibile evidenza che un reato è stato commesso. La mancanza della volontà politica di perseguire i membri delle forze dell‟ordine sospettati di stupro o abusi sessuali sulle donne in loro custodia, crea un clima di impunità, contribuendo ad ulteriori abusi sui diritti umani delle donne. La tortura è proibita dalle Costituzioni, dai codici penali, dalle convenzioni internazionali. “Nessun individuo sarà sottoposto a tortura o a trattamenti o a punizioni crudeli inumane o degradanti” (art.5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani) La tortura è proibita dalla Convenzione contro la tortura ed altri trattamenti o punizioni crudeli inumane o degradanti delle Nazioni Unite, del 1984. Nell‟agosto del 1995 Gülderen Baran, 22 anni, venne arrestata e portata alla sede centrale del dipartimento antiterrorismo della polizia di Istanbul. Qui, secondo la sua denuncia, venne picchiata, denudata, colpita da getti di acqua gelata, bendata, privata del sonno, sottoposta a molestie sessuali e sospesa per lunghi periodi di tempo per le braccia. Da allora, ha perso sensibilità ad entrambi gli avambracci. Il 12 marzo 2002, il procedimento giudiziario nei confronti dei cinque poliziotti accusati di averla torturata è stato interrotto, a causa di continui rinvii per motivi pretestuosi e nonostante due imputati avessero ammesso le proprie responsabilità. Situazioni di questo genere rischiano di contribuire a perpetuare l‟impunità per i responsabili della tortura, compresa la violenza sessuale, e di altre violazioni dei diritti umani. Uno degli imputati non solo non è stato sospeso dal servizio, ma ha ottenuto anche una promozione. 74 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Il caso di Marina T. Il 5 marzo 1999, Marina T. (pseudonimo), di venti anni, venne fermata dalla polizia mentre guidava nella città di Yaroslavl'. Gli agenti l'accusarono di essere ubriaca, e la condussero presso un'apposita struttura della polizia per guida in stato di ebbrezza. Marina T. ha dichiarato che gli agenti la spogliarono, le sbatterono la testa contro il muro e la picchiarono sul volto. I quattro uomini la violentarono, e a turno la costrinsero a rapporti orali. “Mi picchiarono sulla testa, e sul collo,da dietro,così che non riuscivo a muovere la testa. Fui colpita alle costole costantemente. Mentre uno di loro mi violentava l ‟altro mi teneva ferma spingendomi la testa sul letto ”. Marina T. La mattina dopo Marina T. dovette presentarsi presso il Tribunale di Zavolzhskii, dove venne multata di 800 rubli (circa US$25) per guida in stato di ebbrezza e per resistenza a pubblico ufficiale. Successivamente, la ragazza sporse denuncia presso la locale procura, dove gli agenti notarono i segni della violenza sul suo volto. Un'indagine di reato venne aperta il 9 marzo 1999 contro i tre agenti per tortura e maltrattamenti, ma le accuse vennero fatte cadere il 18 maggio 2000 per “insufficienza di prove”. Il caso rimase aperto, tuttavia, per le accuse di abuso di ufficio, per lesioni e per negligenza - capi d'imputazione che prevedono condanne più lievi di quelle per stupro e maltrattamenti. Il caso venne riaperto e chiuso diverse volte, prima che finalmente potesse esser discusso nel marzo 2002 presso il Tribunale distrettuale di Zavolzhskii. Il Tribunale dichiarò colpevole uno degli agenti per aver premeditato lesioni alla ragazza: ma venne rilasciato subito grazie ad un'amnistia prevista per i reati minori. Due altri agenti furono dichiarati colpevoli di abuso di ufficio, minacce e uso di violenza. Ricevettero la sospensione della pena e sospensione dal lavoro per due anni. La procura e l'avvocato di Marina T. fecero appello contro il verdetto. Nell'aprile 2002 il Tribunale Regionale di Yaroslavl ha annullato la sentenza e ha rinviato il caso presso il Tribunale di Zavolzhskii. Alla metà del 2002, il processo era ancora pendente. 75 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne United States of America (the) Stati Uniti d'America Capo di stato e del governo: George W. Bush Pena di morte: mantenitore Statuto di Roma della Corte penale internazionale: firmato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: firmata Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: non firmato Centinaia di detenuti hanno continuato a essere trattenuti senza accusa né processo presso la base navale di Guantánamo Bay, a Cuba. Migliaia di persone sono state arrestate nel corso di operazioni militari e di sicurezza in Iraq e Afghanistan senza che fosse loro assicurato il diritto di avere accesso a un legale o ai familiari. Sono state condotte indagini sulle denunce di torture e maltrattamenti ai danni di detenuti perpetrate da personale statunitense ad Abu Ghraib in Iraq e sono state aperte inchieste sui casi di maltrattamenti e di decessi in custodia avvenute in Iraq, Afghanistan e a Guantánamo. Sono venute alla luce prove che dimostrerebbero come l‟amministrazione statunitense avesse autorizzato tecniche di interrogatorio proibite dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura. A Guantánamo sono iniziate le udienze preliminari di fronte alla commissione militare, ma sono poi state sospese in attesa della sentenza di una corte federale statunitense. Negli Stati Uniti, più di quaranta persone sono decedute dopo che erano state colpite con un taser dalla polizia, sollevando preoccupazioni sulla reale sicurezza di queste armi. La pena di morte ha continuato a essere comminata e vi sono state esecuzioni. Corte penale internazionale Il governo statunitense ha intensificato i propri sforzi per limitare le prerogative della Corte penale internazionale. A dicembre il Congresso ha approvato una disposizione nel bilancio di spesa che permetterebbe all‟esecutivo di negare aiuti economici ai Paesi che si rifiutassero di garantire ai cittadini statunitensi l‟immunità nei confronti della Corte. Guantánamo Bay A fine anno, più di 500 persone provenienti da circa 35 Paesi rimanevano detenute senza accusa né processo nella base navale di Guantánamo Bay in quanto sospettate di avere legami con al-Qaeda o il regime dei Taliban. Almeno 10 detenuti sono stati trasferiti a Cuba dall‟Afghanistan e più di cento sono stati rimpatriati nei Paesi di origine per continuare la detenzione o essere rilasciati. Almeno tre minorenni sono stati rilasciati, ma si ritiene che a fine anno altri due minorenni al momento dell‟arresto si trovassero ancora a Guantánamo. Il Dipartimento della difesa ha continuato a non diffondere i nomi e il numero dei detenuti a Guantánamo, alimentando la preoccupazione che alcuni di loro potessero essere stati trasferiti nella base senza comparire nelle statistiche ufficiali. Nel mese di giugno, con una sentenza storica, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che le corti federali degli Stati Uniti hanno giurisdizione sui detenuti di Guantánamo. Tuttavia il governo ha cercato di tenere qualsiasi revisione sui casi dei detenuti il più lontano possibile dalle aule di tribunale. A questo scopo è stato creato il Tribunale di revisione dello status dei combattenti (Combatant Status Review Tribunal – CSRT), un organismo amministrativo di revisione articolato in commissioni composte da tre militari che dovrebbero stabilire se i detenuti siano “combattenti nemici”. I detenuti compaiono di fronte al CSRT senza avere l‟assistenza di un legale e rischiando che contro di loro possano essere utilizzate prove tenute segrete. Molti reclusi hanno boicottato le 76 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne udienze, ciononostante a fine anno il CSRT aveva stabilito che oltre 200 detenuti erano “combattenti nemici”, mentre altri due non lo erano e nei loro confronti si poteva procedere al rilascio. Le autorità hanno anche annunciato che a tutti i detenuti riconosciuti come “combattenti nemici” sarebbe stata garantita una revisione annuale del loro status di fronte al Comitato di revisione amministrativa (Administrative Review Board – ARB) al fine di determinare se essi debbano rimanere in carcere o meno. Anche in questo caso i detenuti subirebbero l‟inchiesta senza accesso a una consulenza legale e con la possibilità di essere accusati sulla base di prove segrete. Sia il CSRT sia l‟ARB potranno avvalersi di testimonianze e confessioni estorte sotto tortura o coercizione. A dicembre, il Pentagono ha reso noto di aver istruito la prima udienza di fronte all‟ARB. Il governo ha informato i detenuti del fatto che essi potevano intentare cause di habeas corpus presso le corti federali – avendo quindi la possibilità di comparire di fronte a un giudice, essere pienamente informati delle accuse e contestarle in un regolare processo – e ha provveduto a fornire loro l‟indirizzo della Corte distrettuale federale di Washington DC. Tuttavia, il governo ha aggiunto che in quella sede i detenuti di Guantánamo non avrebbero il diritto di contestare sulla base della Costituzione degli Stati Uniti o del diritto internazionale la legittimità della propria detenzione. A fine anno, sei mesi dopo la sentenza della Corte Suprema, nessun detenuto aveva goduto di alcuna revisione giuridicamente legale sulla legittimità delle propria detenzione. Detenzioni in Afghanistan e in Iraq Ad agosto, in seguito alla pubblicazione delle foto riguardanti le torture e i maltrattamenti compiuti da personale statunitense nella prigione di Abu Ghraib in Iraq (vedi oltre), la Commissione indipendente per la revisione delle procedure detentive del Dipartimento della difesa, nominata dal segretario alla Difesa Donald Rumsfeld, ha reso noto che dall‟inizio dell‟invasione dell‟Iraq e dell‟Afghanistan circa 50.000 persone erano state arrestate durante le operazioni militari e di sicurezza condotte dalle forze statunitensi. I militari statunitensi hanno operato in 25 strutture detentive in Afghanistan e in 17 in Iraq (vedi oltre). In ognuna di esse, ai detenuti è stato usualmente negato l‟accesso ad avvocati e familiari. In Afghanistan, il Comitato internazionale della Croce Rossa (ICRC) ha potuto visitare solo alcuni detenuti delle basi aeree di Bagram e Kandahar. Detenzioni in località segrete Un certo numero di detenuti, quelli giudicati dalle autorità statunitensi più interessanti dal punto di vista dell‟intelligence, si troverebbero rinchiusi in località segrete. In alcuni casi le modalità del loro arresto e della loro reclusione sono ascrivibili a vere e proprie “sparizioni”. Si ritiene cha alcuni di loro siano detenuti in queste condizioni da circa tre anni. Il rifiuto o l‟incapacità delle autorità statunitensi di chiarire la situazione di questi reclusi, lasciandoli al di fuori della protezione della legge per periodi così prolungati, costituisce chiaramente una violazione degli standard sanciti nella Dichiarazione delle Nazioni Unite sulla protezione di tutte le persone dalle sparizioni forzate. Si è continuato a nutrire il sospetto che le autorità statunitensi siano coinvolte nel trasferimento segreto di detenuti da un Paese all‟altro, esponendoli così al rischio di subire torture e maltrattamenti. 77 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Commissioni militari A fine anno, 15 detenuti erano soggetti alle disposizioni del 2001 sulla detenzione, il trattamento e il processo di cittadini stranieri durante la guerra al terrorismo, che vanno sotto il nome di Military Order. I detenuti ai quali si applica il Military Order possono essere rinchiusi senza accusa né processo oppure giudicati da commissioni militari. Tali commissioni sono organi esecutivi, non tribunali indipendenti e imparziali, con il potere di comminare la pena di morte e contro le cui sentenze non è possibile appellarsi. Nel corso di alcune udienze preliminari iniziate ad agosto, quattro dei 15, gli yemeniti Ali Hamza Ahmed Sulayman al Bahlul e Salim Ahmed Hamdan, l‟australiano David Hicks e il sudanese Ibrahim Ahmed Mahmoud al Qosi, sono stati accusati di cospirazione finalizzata a commettere crimini di guerra e altri reati. L‟8 novembre, il giudice distrettuale James Robertson, chiamato a presiedere all‟istanza di habeas corpus presentata da Salim Hamdan, ha stabilito che l‟uomo non poteva essere processato da una commissione militare. Il giudice Robertson ha disposto che a meno che e fino a quando un «tribunale competente» – così come richiesto dall‟art.5 della Terza Convenzione di Ginevra – non avesse determinato che Hamdan non aveva diritto allo status di prigioniero di guerra, egli poteva essere giudicato unicamente da una corte marziale in conformità al codice penale militare statunitense. Il magistrato ha affermato che, anche nel caso in cui a Salim Hamdan non fosse riconosciuto lo status di prigioniero di guerra da parte di un «tribunale competente» (sicuramente non per ordine presidenziale o del CSRT), un eventuale processo di fronte a una commissione militare sarebbe comunque illegale in quanto tale organismo prevede l‟esclusione dell‟imputato da determinate fasi del dibattimento e l‟utilizzo di prove “riservate” non rivelabili alla difesa. A fine anno, i procedimenti presso la commissione militare restavano sospesi in attesa dell‟esito dell‟appello presentato dal governo contro la sentenza del giudice Robertson. Torture e maltrattamenti di detenuti reclusi al di fuori degli Stati Uniti Le prove fotografiche delle torture e dei maltrattamenti subiti dai detenuti di Abu Ghraib in Iraq sono diventate di dominio pubblico verso la fine di aprile, suscitando profonda preoccupazione negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Il presidente Bush e altri membri dell‟amministrazione si sono affrettati ad affermare che il problema era limitato ad Abu Ghraib e a pochi soldati indegni. Il 22 giugno, dopo la diffusione di precedenti documenti del governo relativi alla “guerra al terrorismo” secondo i quali in un tale contesto eventuali torture e maltrattamenti erano da considerarsi prevedibili, l‟amministrazione statunitense ha deciso di rendere noti alcuni documenti riservati allo scopo di “fare chiarezza sulla questione”. Tuttavia, il contenuto della documentazione ha mostrato come il governo avesse autorizzato tecniche di interrogatorio che violavano la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e che lo stesso presidente, in un memorandum datato 7 febbraio 2002, aveva affermato che nonostante i valori degli Stati Uniti «richiedessero di trattare i prigionieri umanamente» non tutti «avevano diritto legale a un tale trattamento». I documenti, tra l‟altro, riguardavano i modi in cui gli agenti statunitensi avrebbero potuto aggirare il divieto internazionale a ricorrere alla tortura e ad altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti, avvalendosi anche del fatto che il presidente avrebbe potuto travalicare le leggi nazionali e internazionali in materia. Gli incartamenti hanno portato alla luce la decisione del presidente Bush di non applicare le Convenzioni di Ginevra alle persone catturate in Afghanistan su suggerimento del proprio consigliere legale, Alberto Gonzales. In tal modo i funzionari statunitensi preposti agli interrogatori avrebbero avuto mano libera nella “guerra al terrorismo” e i procedimenti giudiziari 78 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne per crimini di guerra contro agenti statunitensi sarebbero stati meno probabili. All‟indomani delle elezioni presidenziali di novembre, il presidente Bush ha nominato Alberto Gonzales quale Procuratore Generale della nuova amministrazione. Il 30 dicembre, poco prima dello svolgimento delle udienze di fronte al Senato per la ratifica della nomina di Gonzales, il Dipartimento di giustizia ha aggiornato uno dei memorandum sull‟uso della tortura più controversi, datato agosto 2002. Nonostante il nuovo memorandum costituisse un miglioramento del precedente, molti aspetti della versione originale potevano essere ritrovati in un altro documento governativo, il Rapporto del Gruppo di lavoro del Pentagono sugli interrogatori dei detenuti nella guerra globale al terrorismo, redatto il 4 aprile 2003, che a fine anno era ancora operativo. A febbraio, sono trapelati alcuni passi di un rapporto dell‟ICRC sugli abusi perpetrati dalle forze della Coalizione in Iraq, in alcuni casi definiti «equivalenti a torture», e il resoconto delle indagini condotte dal generale dell‟esercito statunitense Antonio Taguba. Il rapporto Taguba aveva riscontrato «numerosi casi di abusi criminali sadici, manifesti e perversi» ai danni dei detenuti di Abu Ghraib tra l‟ottobre e il dicembre 2003. Secondo il rapporto inoltre, nella prigione, gli agenti degli Stati Uniti avevano tenuto nascosto agli occhi dei funzionari dell‟ICRC un certo numero di detenuti, definiti “detenuti fantasma”. In seguito è stato reso noto che uno dei prigionieri era deceduto in detenzione, uno dei vari casi di decesso rivelati nel corso dell‟anno in cui si ritiene che torture e maltrattamenti abbiano avuto un ruolo determinante. Nel corso dell‟anno, le autorità hanno intrapreso diverse indagini, hanno aperto procedimenti giudiziari contro soldati ritenuti responsabili di abusi e parimenti hanno svolto revisioni sui metodi e le pratiche di interrogatorio e detenzione. Le varie inchieste hanno registrato «approssimativamente 300 casi di denunce di abusi in Afghanistan, Iraq e a Guantánamo». Il 9 settembre, il maggiore Paul Kern, supervisore di una delle inchieste militari, ha riferito alla Commissione del Senato sulle Forze armate che in Iraq sarebbero stati presenti circa 100 “detenuti fantasma”. Il segretario alla Difesa Rumsfeld ha ammesso di aver autorizzato almeno in un caso la CIA (Central Intelligence Agency) a tenere un detenuto al di fuori da qualsiasi registro carcerario. In ogni caso ha destato preoccupazione il fatto che gran parte delle inchieste fossero esclusivamente militari, pertanto non in grado di indagare ai più alti livelli di comando. Le attività della CIA in Iraq e altrove, ad esempio, sono rimaste largamente circondate dal più stretto riserbo. Non sono state aperte inchieste sul coinvolgimento degli Stati Uniti in trasferimenti segreti di detenuti tra Paesi e sulle torture e maltrattamenti conseguenti. Molti documenti sono rimasti riservati. AI ha chiesto l‟istituzione di una commissione d‟inchiesta su tutti gli aspetti della “guerra al terrorismo” condotta dagli Stati Uniti, sui metodi e sulle pratiche di detenzione e interrogatorio. Nel corso dell‟anno, diversi detenuti rilasciati da Guantánamo hanno raccontato di aver subito torture e maltrattamenti mentre si trovavano nelle mani delle autorità statunitensi in Afghanistan e a Guantánamo. Sono emerse prove secondo cui qualcuno, compresi agenti dell‟FBI (Federal Bureau of Investigation) e funzionari dell‟ICRC, avevano scoperto che tali abusi erano stati perpetrati contro i detenuti. Detenzione negli Stati Uniti di “combattenti nemici” Nel mese di giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che Yaser Esam Hamdi, un cittadino statunitense tenuto in custodia delle autorità militari da oltre due anni senza accusa né processo in qualità di “combattente nemico”, aveva diritto a un processo e alla revisione di habeas corpus della sua detenzione di fronte a una corte degli Stati Uniti. Il suo caso è stato poi rinviato a 79 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne tribunali di grado inferiore per ulteriori procedimenti. Quando l‟ultimo di questi era ancora in corso, in ottobre, Hamdi è stato rilasciato dagli Stati Uniti ed estradato in Arabia Saudita, in base a condizioni concordate dai suoi avvocati con il governo degli Stati Uniti. Questi comprendevano la rinuncia alla cittadinanza statunitense, l‟obbligo di non lasciare l‟Arabia Saudita per cinque anni e il divieto di recarsi in Afghanistan, Iraq, Israele, Pakistan e Siria. José Padilla, cittadino statunitense, e Ali-Saleh Kahlah Al-Marri, cittadino del Qatar, sono rimasti reclusi senza accusa né processo in qualità di “combattenti nemici”. José Padilla ha presentato un richiesta d‟appello di fronte alla Corte Suprema analogamente a Yaser Esam Hamdi, ma la Corte ha rigettato la sua richiesta in quanto presentata alla giurisdizione sbagliata. A fine anno, il suo caso era ancora sotto esame nella Carolina del Sud, lo Stato in cui si trovava detenuto in un carcere militare. Prigionieri di coscienza Due obiettori di coscienza, il sergente Camilo Mejía Castillo e il sergente Abdullah William Webster sono stati incarcerati e pertanto considerati prigionieri di coscienza. A fine anno si trovavano ancora in prigione. Il sergente Camilo Mejía Castello è stato condannato a una anno di reclusione per diserzione dopo che si era rifiutato di ritornare alla sua unità di stanza in Iraq per motivi morali in relazione ai suoi dubbi sulla legittimità della guerra e per la condotta delle truppe statunitensi nei confronti della popolazione civile irachena e dei prigionieri. Il processo è avvenuto nel mese di maggio nonostante si fosse ancora in attesa della decisione dell‟esercito in merito alla sua richiesta per l‟ottenimento dello status di obiettore di coscienza. A giugno, il sergente Abdullah William Webster, in servizio presso l‟esercito dal 1985, è stato condannato a 14 mesi di reclusione e alla perdita della paga e delle indennità per essersi rifiutato di partecipare al conflitto in Iraq a causa del suo credo religioso. Webster aveva ricevuto l‟ordine di recarsi in Iraq nonostante avesse presentato una richiesta per essere rassegnato a incarichi che non prevedessero il servizio attivo. La sua domanda per ottenere lo status di obiettore di coscienza è stata rifiutata in quanto la sua opposizione sarebbe stata rivolta a un conflitto specifico e non alla guerra in generale. Rifugiati, migranti e richiedenti asilo A novembre, l‟emittente radiofonica National Public Radio ha riportato una serie di denunce di abusi commessi ai danni di immigrati rinchiusi in tre prigioni del New Jersey, tra cui la prigione di Passaic e il centro correzionale della contea di Hudson. Due detenuti sarebbero stati picchiati mentre erano in manette e altri sarebbero stati morsicati dai cani da guardia. AI aveva registrato maltrattamenti simili nel 2003. Molte delle presunte vittime sono state deportate prima che le indagini fossero completate. Il Dipartimento per la sicurezza della patria ha reso noto di aver avviato una revisione di diverse strutture carcerarie a gestione privata, ma non ha fornito conferme su quali carceri fossero oggetto del provvedimento. Maltrattamenti e uso eccessivo della forza da parte delle forze dell’ordine Sono giunte notizie di maltrattamenti e decessi in custodia in cui sarebbero coinvolti taser della “nuova generazione”, vale a dire potenti armi a scossa elettrica in grado di sparare dardi metallici utilizzati da più di 5.000 tra dipartimenti di polizia e strutture detentive. Più di 40 persone hanno perso la vita dopo essere stati colpiti da queste armi, portando a più di 70 il numero totale di morti 80 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne dal 2001. Mentre in genere i coroner attribuiscono le cause della morte a fattori come l‟intossicazione da droghe, in almeno 5 casi i taser sono stati considerati tra i fattori direttamente responsabili del decesso. La maggioranza delle vittime erano disarmate e non sembravano costituire una seria minaccia quando sono state colpite. Molti hanno subito scosse a più riprese, ed alcuni sono stati anche irrorati con spray al pepe o incatenati in modo pericoloso, come nel caso della tecnica detta del hogtying (con le mani e i piedi legati assieme dietro la schiena). Secondo alcune testimonianze, i taser sarebbero abitualmente utilizzati dagli agenti per stordire persone mentalmente disturbate o che semplicemente non obbediscono agli ordini. Anche minorenni e anziani sono stati oggetto di simili trattamenti. In molti dipartimenti i taser sono diventati gli strumenti di lavoro più largamente utilizzati. AI ha reiterato la propria richiesta alle autorità statunitensi affinché sospendano l‟utilizzo e la vendita di taser e di altre armi a scossa elettrica fino a quando non venga condotta un‟inchiesta indipendente e rigorosa sul loro utilizzo e sui loro effetti. Pena di morte Nel corso dell‟anno, sono state eseguite 59 sentenze capitali, portando a 944 il numero di prigionieri messi a morte da quando la Corte Suprema pose fine a una moratoria nel 1976. Lo Stato del Texas ha ucciso 23 condannati assommando complessivamente 336 esecuzioni dal 1976. Cinque persone sono state liberate dal braccio della morte in quanto riconosciute innocenti, portando dal 1973 a 117 il numero dei rilasci di persone innocenti. Otto persone condannate in Texas nella contea di Harris sono state messe a morte durante l‟anno, nonostante le preoccupazioni riguardanti l‟attendibilità delle perizie legali esaminate dal laboratorio del dipartimento di polizia di Houston (HPD), dove si erano palesati gravi problemi nel 2003. A ottobre, un giudice della Corte d‟Appello del Texas ha affermato che si sarebbe dovuto stabilire «una moratoria su tutte le esecuzioni nei casi in cui le condanne erano state basate su prove provenienti dalla polizia di Houston fino a quando l‟attendibilità delle prove non fosse verificata». Si tratta dell‟unica opinione contraria quando la stessa corte ha negato l‟istanza di sospensione presentata da Dominique Green sulla base dei dubbi riguardanti l‟accuratezza della perizia balistica condotta dall‟HPD e sulla scoperta di 280 scatole contenenti prove catalogate malamente che potrebbero aver inficiato migliaia di casi. Dominique Green è stato messo a morte il 26 ottobre. Gli Stati Uniti hanno continuato a violare il diritto internazionale ricorrendo alla pena di morte nei confronti di persone minorenni al momento del crimine. Durante l‟anno il braccio della morte contava circa 70 persone in questa situazione, oltre un terzo delle quali in Texas. A gennaio, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha accettato di prendere in considerazione un appello presentato dallo Stato del Missouri riguardante il caso di Christopher Simmons, che aveva 17 anni all‟epoca del reato. La Corte Suprema del Missouri aveva revocato la sua condanna a morte nel 2003 in quanto avrebbe incontrato l‟ostilità dell‟opinione pubblica, contraria alla pena capitale nei confronti dei minorenni. Le esecuzioni di un certo numero di minorenni al momento del reato sono state sospese in attesa della sentenza della Corte Suprema attesa all‟inizio del 2005. Il 31 marzo, la Corte Internazionale di Giustizia si è espressa in merito a una causa intentata dal Messico riguardo ai propri cittadini arrestati, privati dei diritti consolari e condannati a morte negli 81 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Stati Uniti. La Corte ha riscontrato come gli Stati Uniti avessero violato gli obblighi assunti con la Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari e li ha invitati a riconsiderare gli effetti di tali violazioni nei casi che vedono coinvolti cittadini stranieri. La stessa Corte di Giustizia ha ribadito la propria «forte preoccupazione» riguardo al fatto che era stata fissata la data dell‟esecuzione di Osvaldo Torres Aguilera, uno dei cittadini messicani citati nella causa. La condanna di Aguilera è stata in seguito commutata dal governatore dell‟Oklahoma dopo che il presidente messicano aveva presentato una richiesta di clemenza e la commissione statale incaricata di esaminare tali richieste aveva emesso una raccomandazione in tal senso. Il 10 dicembre, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha accettato di esaminare la domanda di appello di José Medellin, un cittadino messicano rinchiuso nel braccio della morte in Texas, allo scopo di determinare quali debbano essere gli effetti della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia sui tribunali degli Stati Uniti. La sentenza era prevista nel 2005. Prigionieri affetti da gravi malattie mentali hanno continuato a essere condannati a morte e le loro sentenze sono state eseguite. Charles Singleton è stato messo a morte in Arkansas il 6 gennaio. Durante il periodo trascorso nel braccio della morte, la sua malattia mentale si era manifestata in modo talmente acuto da spingere i medici a sottoporlo a trattamento sanitario obbligatorio. Kelsey Patterson, al quale era stata diagnosticata una schizofrenia paranoide, è stato messo a morte in Texas il 18 maggio. Il governatore dello Stato aveva rigettato una raccomandazione per la clemenza presentata dalla Commissione sulla libertà sulla parola e la clemenza del Texas. Il 5 agosto James Hubbard, di 74 anni, è stato messo a morte in Alabama. Si tratta della persona più anziana messa a morte negli Stati Uniti dal 1977 ed era rimasto nel braccio della morte per oltre un quarto di secolo. James Hubbard soffriva di demenza che talvolta lo portava a dimenticare chi era e perché si trovasse nel braccio della morte. Rapporti e missioni di AI USA: Dead wrong – The case of Nanon Williams, child offender facing execution on flawed evidence (AI Index: AMR 51/002/2004) USA: “Where is the compassion?” – The imminent execution of Scott Panetti, mentally ill offender(AI Index: AMR 51/011/2004) USA: Another Texas injustice – The case of Kelsey Patterson, mentally ill man facing execution (AI Index: AMR 51/047/2004) USA: Osvaldo Torres, Mexican national denied consular rights, scheduled to die (AI Index: AMR 51/057/2004) USA: Undermining security -- violations of human dignity, the rule of law and the National Security Strategy in „war on terror‟ detentions (AI Index: AMR 51/061/2004) USA: An open letter to President George W. Bush on the question of torture and cruel, inhuman or degrading treatment (AI Index: AMR 51/078/2004) USA: Appealing for justice – Supreme Court hears arguments against the detention of Yaser Esam Hamdi and José Padilla (AI Index: AMR 51/065/2004) 82 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne USA: Restoring the rule of law – The right of Guantánamo detainees to judicial review of the lawfulness of their detention (AI Index: AMR 51/093/2004) USA: A deepening stain on US justice (AI Index: AMR 51/130/2004) USA: Human dignity denied – Torture and accountability in the „war on terror‟ (AI Index: AMR 51/145/2004) USA: Guantánamo: Military commissions – Amnesty International observer‟s notes, No. 3 – Proceedings suspended following order by US federal judge (AI Index: AMR 51/157/2004) USA: Excessive and lethal force? Amnesty International‟s concerns about deaths and ill-treatment involving police use of tasers (AI Index: AMR 51/139/2004) USA: Proclamations are not enough, double standards must end – More than words needed this Human Rights Day (AI Index: AMR 51/171/2004) Nel mese di aprile delegati di AI si sono recati nello Yemen e hanno avuto colloqui con i familiari dei detenuti di Guantánamo provenienti dalla regione del Golfo. Un delegato di AI ha assistito alle udienze preliminari di fronte alla commissione militare tenutesi a Guantánamo Bay nei mesi di agosto e novembre. 83 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Turkey (the Republic of) Repubblica di Turchia Capo di stato: Ahmet Necdet Sezer Capo del governo: : Recep Tayyip Erdoğan Pena di morte: abolizionista per tutti i reati Statuto di Roma della Corte penale internazionale: non firmato Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificata con riserve Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite sulle donne: ratificato Il governo ha introdotto ulteriori riforme giuridiche e di altra natura, allo scopo di adeguare la legislazione turca agli standard internazionali. Tuttavia, la messa in atto di tali riforme è stata frammentaria e nel diritto sono rimaste ampie restrizioni all‟esercizio dei diritti fondamentali. Nonostante positive modifiche alle norme sulla detenzione, non sono cessati tortura e maltrattamenti commessi dalle forze di sicurezza. L‟uso di forza eccessiva contro i manifestanti ha continuato a essere motivo di grave preoccupazione. I responsabili di tali violazioni raramente sono stati condotti dinanzi alla giustizia. Chi ha cercato di esercitare il proprio diritto a manifestare pacificamente o a esprimere dissenso su certi argomenti ha continuato a rischiare l‟incriminazione penale o altre sanzioni. Funzionari statali non sono stati in grado di adottare misure adeguate per prevenire e punire la violenza sulle donne. Contesto Il governo ha proseguito nell‟introduzione di riforme costituzionali e giuridiche al fine di soddisfare i criteri richiesti per l‟avvio dei negoziati di adesione all‟Unione Europea. Il 17 dicembre, il Consiglio d‟Europa ha dichiarato l‟intenzione di iniziare i negoziati con la Turchia nell‟ottobre 2005. A gennaio la Turchia ha firmato il Protocollo n.13 alla Convenzione europea sui diritti umani e ad aprile ha firmato il secondo Protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici, relativo all‟abolizione della pena di morte. Nel mese di giugno, il Congresso del popolo curdo (Kongra Gel), successore del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK), ha annunciato che avrebbe posto fine al suo cessate il fuoco unilaterale. Nella seconda metà dell‟anno sono stati segnalati molti scontri tra esponenti del gruppo armato ed esercito e forze di sicurezza nel sud-est del Paese. Nel corso dell‟anno almeno 33 persone, di cui 13 minorenni, sono state uccise da mine antipersona o da armi e munizioni abbandonate. I feriti sono stati molti di più. Riforme legislative L‟anno ha visto l‟introduzione di molti significativi cambiamenti nel sistema giuridico turco. Le corti per la sicurezza di Stato sono state abolite e sostituite da speciali tribunali per reati gravi. È stata data precedenza al diritto internazionale sulla legislazione interna. Tutti i richiami alla pena di morte sono stati cancellati dalla Costituzione e dal codice penale. Gli esponenti dell‟esercito sono stati allontanati dal Consiglio d‟istruzione superiore (YÖK) e dal Consiglio superiore per le trasmissioni radio-televisive (RTÜK). 84 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Tra la legislazione introdotta vi sono una nuova legge sulla stampa, una nuova legge sulle associazioni e i nuovi codici penale e di procedura penale. Tutte queste norme hanno incluso sviluppi positivi e spesso si sono rivelate meno restrittive delle leggi precedenti. Ad esempio, dal nuovo codice penale sono stati cancellati molti articoli discriminatori in base al genere ed è stata introdotta una definizione di tortura più vicina a quella stabilita dal diritto internazionale. Ciò nonostante, molte di queste nuove leggi hanno mutuato dal vecchio ordinamento norme che erano state impiegate per limitare senza necessità i diritti fondamentali. Inoltre, la messa in atto delle riforme è stata spesso irregolare e in alcuni casi sembra aver incontrato la resistenza di funzionari pubblici. È stata approvata anche una legge per l‟indennizzo delle perdite causate da terrorismo e dalla lotta contro il terrorismo, il cui obiettivo era il risarcimento delle persone sfollate forzatamente nel corso degli anni Novanta, durante il conflitto tra le forze governative e il PKK. Le associazioni per i diritti umani hanno espresso preoccupazione per la bassa entità dei risarcimenti previsti e hanno lasciato intendere che la legge fosse stata studiata per impedire la presentazione di istanze presso la Corte europea dei diritti umani. Tortura e maltrattamenti Le norme sulla detenzione che hanno dotato i detenuti di miglior protezione hanno portato a una apparente riduzione dell‟uso di alcune tecniche di tortura come la sospensione per le braccia e la falaka (percosse sotto le piante dei piedi). Tuttavia, la nuova regolamentazione spesso non è stata messa in atto. La tortura e i maltrattamenti durante il fermo nelle stazioni di polizia e gendarmeria hanno continuato ad essere motivo di grave preoccupazione e sono pervenute denunce di percosse, scosse elettriche, detenuti costretti a restare nudi e minacce di morte. Sono state ampiamente segnalate anche torture che non lasciano segni durevoli sul corpo della vittima. La privazione di cibo, acqua e sonno e l‟essere costretti a mantenere per lungo tempo posizioni scomode sono i metodi che hanno continuato ad essere oggetto di denuncia, nonostante una circolare del ministro degli Interni avesse proibito l‟uso di tali tecniche. Inoltre, le persone sono state percosse durante l‟arresto, mentre venivano portate in giro in auto o dopo essere state condotte in un luogo deserto per l‟interrogatorio. Derya Aksakal ha denunciato di essere stata trascinata in un minibus il 3 marzo mentre stava camminando per le strade di Istanbul. Quindi è stata bendata e interrogata sulle sue attività politiche da tre uomini a volto coperto; la donna ha riconosciuto tra questi un agente di polizia. Secondo quanto riferito, i tre uomini le hanno spento sigarette sul corpo, hanno minacciato di stuprarla e l‟hanno sottoposta a una finta esecuzione prima di rilasciarla circa due ore dopo. Il 27 ottobre Aydın Ay è stato fermato e trattenuto alla stazione di polizia di Carşı a Trabzon perché sospettato di furto. Ha dichiarato di essere stato spogliato completamente, sottoposto a scosse elettriche e a schiacciamento dei testicoli per costringerlo a firmare documenti di cui non conosceva il contenuto. Un alto numero di denunce di maltrattamenti si riferivano all‟eccessivo uso della forza da parte delle forze di sicurezza durante le manifestazioni. Nonostante il ministro degli Interni abbia emesso una circolare in cui dava istruzioni agli agenti di non utilizzare forza sproporzionata, vi sono state continue segnalazioni di dimostranti picchiati e spruzzati con gas irritante al pepe anche dopo l‟arresto. 85 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Impunità Non sono stati posti in essere meccanismi efficaci per controllare l‟applicazione delle norme sulla detenzione e per investigare sui modelli di abuso da parte delle forze di sicurezza. I consigli provinciali e regionali per i diritti umani non sono stati in grado di indagare efficacemente le denunce di episodi di tortura o maltrattamenti, né hanno dimostrato la necessaria imparzialità o indipendenza. Le inchieste sulle denunce di tortura e maltrattamenti condotte dalle procure raramente sono risultate adeguate e solitamente si sono concluse con il non luogo a procedere. La mancanza di completezza di tali inchieste ne ha messo in questione l‟imparzialità. Spesso le decisioni sono state basate su insufficienti visite mediche dei detenuti, il più delle volte effettuate alla presenza di agenti delle forze di sicurezza, nonostante i regolamenti proibissero tale pratica. Le indagini e i processi che ne sono conseguiti generalmente non hanno preso in esame la catena di comando e gli agenti accusati spesso non sono stati sospesi dal servizio attivo durante tali procedimenti. I procedimenti giudiziari contro persone accusate di tortura e maltrattamenti sono stati abitualmente prolungati in modo eccessivo e, in alcuni casi, la decorrenza dei termini di prescrizione ne ha bloccato il proseguimento. Il 10 novembre la Corte d‟Appello ha confermato la sentenza a carico di un agente di polizia coinvolto nel decesso del sindacalista Süleyman Yeter, morto a causa delle torture subite durante il fermo di polizia, nel marzo 1999. Il tribunale di prima istanza aveva ridotto la sua pena da 10 anni di reclusione a 4 anni e due mesi per «buona condotta», di cui dovrà scontare soltanto 20 mesi. Nel frattempo, per decorrenza dei termini di prescrizione, l‟11 novembre sono stati abbandonati i procedimenti legali contro 9 agenti di polizia accusati di aver torturato Süleyman Yeter e altri 14 detenuti in un altro episodio nel 1997. Nonostante l‟esistenza di referti medici a sostegno dell‟accusa, il 2 dicembre è stato rinviato per la 30ª volta il processo di quattro agenti di polizia accusati di aver torturato, anche sessualmente, due studentesse di scuola superiore a Iskendurun nel marzo 1999. Nel frattempo una delle due ragazze, Fatma Deniz Polattaş, è rimasta in carcere perché accusata di appartenere al PKK sulla base di dichiarazioni presumibilmente estorte sotto tortura. Chi ha querelato la polizia per uso eccessivo della forza durante l‟arresto o nel corso di manifestazioni spesso è stato accusato di “resistenza aggravata a pubblico ufficiale e violenza o minacce” o di aver violato la legge n.2911 su riunioni e manifestazioni. Secondo le segnalazioni pervenute, studenti dimostranti arrestati ad Ankara il 12 aprile sono stati maltrattati dalla polizia antisommossa che è ricorsa a un uso eccessivo della forza per disperdere e arrestare i manifestanti. Gli studenti sarebbero stati maltrattati anche alla stazione di polizia e in tribunale. Il giudice incaricato del caso ha ignorato le denunce di maltrattamenti e gli studenti sono stati accusati di violazione della legge su riunioni e manifestazioni e rilasciati in attesa del processo. Uccisioni in circostanze controverse Secondo quanto riferito, almeno 21 civili sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza, soprattutto nelle province sud-orientali e orientali del Paese. Nella maggioranza dei casi le forze di sicurezza hanno dichiarato che le vittime non avevano osservato l‟ordine di fermarsi. 86 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Il 28 maggio, ad Adana, un presunto appartenente a Kongra Gel, Şiyar Perinçek, è stato colpito da un agente di polizia in borghese dopo essere stato fatto cadere da una motocicletta. I testimoni hanno affermato che l‟uomo non era armato e che non era stato pronunciato alcun avvertimento. Egli è morto in ospedale due giorni più tardi. L‟autista della motocicletta, Nurettin Başçı, è stato arrestato e, a quanto risulta, torturato. Il 4 ottobre tre agenti di polizia sono stati processati per i “maltrattamenti” ai danni di Nurettin Başçı; un agente è stato incriminato anche per l‟ “omicidio involontario” di Şiyar Perinçek che, secondo l‟atto di accusa, era avvenuto dopo che Şiyar Perinçek aveva sparato all‟agente. A fine anno il processo era ancora in corso. Il 21 novembre alcuni agenti di polizia hanno ucciso Mehmet Kaymaz e suo figlio dodicenne Uğur dinanzi alla loro abitazione a Kızıltepe. Le autorità hanno affermato che essi erano membri del Kongra Gel, che erano armati e che avevano sparato per primi in direzione degli agenti, i quali avevano quindi risposto al fuoco. I testimoni hanno denunciato che si era trattato di una esecuzione extragiudiziale e che le armi erano state messe addosso alle due vittime quando erano già morte. Libertà di espressione e difensori dei diritti umani Sebbene la Corte d‟Appello e alcuni tribunali di grado inferiore abbiano emesso sentenze senza precedenti che confermano il diritto alla libertà di espressione, numerose persone sono state incriminate per la pacifica espressione delle proprie opinioni. Sono state avviate cause e inchieste a carico di persone per via delle loro opinioni o attività pacifiche. Tali procedimenti hanno rappresentato una forma di vessazione giudiziaria; raramente sono approdati a sentenze di condanna, ma spesso hanno comportato il pagamento di pesanti sanzioni pecuniarie. I processi sono stati istruiti ai sensi di vari articoli del codice penale: è il caso, per esempio, di quelli che stabiliscono punizioni per “ingiuria” a vari organi dello Stato o “incitamento all‟ostilità e all‟odio”. Nondimeno, sono stati aperti procedimenti anche per violazione di molte altre norme, in particolare della legge anti-terrorismo, la legge su riunioni e manifestazioni e altre leggi sull‟ordine pubblico e sulle associazioni e fondazioni. Esponenti politici sono stati incriminati per aver utilizzato nella propaganda elettorale lingue diverse dal turco. Quotidiani e giornalisti sono stati condannati al pagamento di pesanti ammende sia ai sensi della precedente legge sulla stampa sia della nuova. Nel mese di novembre il giornalista Hakan Albayrak è stato rilasciato da un carcere nella provincia di Ankara dopo aver scontato 6 mesi di una condanna a 15 mesi di reclusione per un articolo in cui aveva espresso alcune critiche sul funerale di Mustafa Kemal Atatürk, il fondatore della Repubblica turca. Il 30 dicembre un tribunale di Ankara ha proseguito le udienze del procedimento aperto nei confronti dello scrittore Fikret Başkaya per aver intenzionalmente “insultato o deriso lo Stato turco” nel suo libro Contro corrente. Se ritenuto colpevole, egli rischia una condanna fino a tre anni di reclusione. Queste leggi sono state utilizzate anche contro difensori dei diritti umani, tra cui avvocati, medici, ambientalisti e sindacalisti, che hanno continuato a essere oggetto di vessazioni nonostante una maggior volontà da parte del governo di consultare i rappresentanti della società civile. Le vessazioni sono state diverse a seconda delle province. In alcuni casi sono stati vietati l‟organizzazione di petizioni, la lettura di comunicati stampa o lo svolgimento di manifestazioni. Il Rappresentante speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani ha compiuto una visita in Turchia a ottobre, esprimendo preoccupazione per l‟apertura di un gran numero di azioni giudiziarie e raccomandando la revisione di tutti i casi ancora aperti contro difensori dei diritti umani. Persone 87 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne che avevano preso parte ad attività legate ai diritti umani spesso sono anche state soggette a sanzioni di natura professionale come licenziamento, sospensione o trasferimento in località lontane dal luogo di residenza. A giugno è stata avviata un‟azione giudiziaria finalizzata alla chiusura del maggiore sindacato turco, il sindacato degli insegnanti Eğitim Sen. Il caso è stato fondato su un‟affermazione contenuta nello statuto del sindacato secondo la quale esso avrebbe «difeso i diritti dei singoli all‟istruzione nella loro lingua madre», dichiarazione che la pubblica accusa riteneva incostituzionale. La sentenza di assoluzione di Eğitim Sen emessa a settembre è stata ribaltata a novembre dalla Corte d‟Appello. Sempre a giugno, la professoressa Şebnem Korur Fincancı e il suo collega Sermet Koç sono stati rimossi dalla carica di presidi delle due facoltà di medicina legale negli ospedali annessi all‟Università di Istanbul. Essi avevano espresso alla stampa preoccupazione per la mancanza di indipendenza dell‟Istituto di medicina legale. Şebnem Korur Fincancı era stata precedentemente allontanata dall‟incarico che svolgeva all‟Istituto per aver redatto una relazione in cui concludeva che una persona era deceduta in custodia a causa delle torture subite. Rilascio di prigionieri di coscienza Il 21 aprile, il Tribunale per la sicurezza di Stato n.1 di Ankara ha confermato le condanne a quindici anni di reclusione comminate a quattro ex parlamentari del Partito della democrazia (DEP): Leyla Zana, Hatip Dicle, Orhan Doğan e Selim Sadak. Il nuovo processo era stato celebrato grazie a una legge che autorizzava nuovi procedimenti giudiziari laddove una sentenza della Corte europea dei diritti umani avesse giudicato il verdetto originale contrario alla Convenzione europea sui diritti umani. Tuttavia, agli inizi di giugno il procuratore capo della Corte d‟Appello ha richiesto il capovolgimento della condanna, sottolineando che anche il nuovo processo si era svolto in violazione degli standard internazionali di equità processuale e che gli imputati avrebbero dovuto sostenere un nuovo processo ma essere rilasciati in attesa di giudizio. Il 9 giugno i quattro ex parlamentari sono stati rilasciati dal carcere Ulucanlar di Ankara. Il nuovo processo è iniziato il 21 ottobre presso il Tribunale speciale per reati gravi n.11 di Ankara. Violenza sulle donne I diritti umani di centinaia di migliaia di donne in Turchia hanno continuato a essere violati a causa del fenomeno della violenza domestica. Sono pervenute segnalazioni di percosse, stupri, omicidi o induzione al suicidio. Le autorità si sono dimostrate incapaci di adottare misure per proteggere le donne in modo appropriato. Le indagini nei casi di violenza familiare spesso non sono risultate adeguate e raramente i responsabili delle violenze sono stati condotti dinnanzi alla giustizia. In tutto il Paese il numero delle strutture di accoglienza per le donne a rischio di violenza è risultato davvero esiguo. A seguito delle congiunte attività di lobby esercitate dalle organizzazioni femminili, dal nuovo codice penale sono state eliminate molte norme discriminatorie in base al genere. Tra le misure positive introdotte vi sono l‟abolizione dell‟opportunità per il responsabile di uno stupro di vedersi ridurre, rimandare o annullare la condanna nel caso in cui questi accetti di sposare la vittima; l‟esplicito riconoscimento dello stupro coniugale quale reato; e la definizione di violenza familiare prolungata e sistematica quale tortura. 88 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Rapporti e missioni di AI Turkey: From paper to practice – making change real, Memorandum to the Turkish Prime Minister on the occasion of the visit to Turkey of a delegation led by Irene Khan, Amnesty International‟s Secretary General (AI Index: EUR 44/001/2004) Turkey: Restrictive laws, arbitrary application – the pressure on human rights defenders (AI Index: EUR 44/002/2004) Turkey: Women confronting family violence (AI Index: EUR 44/013/2004) Europe and Central Asia – Summary of Amnesty International‟s concerns in the region, JanuaryJune 2004: Turkey (AI Index: EUR 01/005/2004) Delegati di AI si sono recati in Turchia nei mesi di febbraio, giugno e dicembre. A febbraio la Segretaria generale di AI ha incontrato importanti esponenti del governo, compreso il primo ministro Recep Tayyip Erdoğan. 89 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne CONVENZIONE SULL'ELIMINAZIONE DI OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE NEI CONFRONTI DELLA DONNA Il testo della presente Convenzione è stato adottato dall'Assemblea generale dell'ONU il 18 dicembre 1979. Gli Stati parti della presente Convenzione, Visto lo Statuto delle Nazioni Unite che riafferma la fede nei diritti fondamentali dell'uomo, nella dignità e nel valore della persona umana e nella uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, Vista la Dichiarazione universale dei diritti umani che afferma il principio della non discriminazione e dichiara che tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritto e che a ciascuno spettano tutti i diritti e tutte le libertà ivi enunciate senza distinzione alcuna, in particolare basata sul sesso, Visto che gli Stati firmatari dei Patti internazionali sui diritti umani hanno il dovere di garantire l'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna nell'esercizio di tutti i diritti economici, sociali, culturali, civili e politici, Considerate le convenzioni internazionali concluse sotto l'egida dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e degli Istituti specializzati al fine di promuovere l'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, Tenute altresì presenti le risoluzioni, dichiarazioni e raccomandazioni adottate dall'Organizzazione delle Nazioni Unite e dagli Istituti specializzati al fine di promuovere l'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, Preoccupati tuttavia di constatare che nonostante l'esistenza di tali strumenti le donne continuano ad essere oggetto di gravi discriminazioni, Ricordato che la discriminazione nei confronti della donna viola i principi dell'eguaglianza dei diritti e del rispetto della dignità umana, ostacola la partecipazione della donna, alle stesse condizioni dell'uomo alla vita politica, sociale, economica e culturale del suo paese, rende più difficoltosa la crescita del benessere della società e della famiglia ed impedisce alle donne di servire il loro paese e l'umanità tutta nella misura delle loro possibilità, Preoccupati del fatto che, nelle zone di povertà le donne non accedono che in misura minima alla nutrizione, ai servizi medici, all'educazione, alla formazione, alle possibilità di impiego ed alla soddisfazione di altre necessità, Convinti che l'instaurazione di un nuovo ordine economico internazionale basato sull'equità e sulla giustizia contribuirà in maniera significativa a promuovere l'uguaglianza tra l'uomo e la donna, Sottolineato che l'eliminazione dell'apartheid, di ogni forma di razzismo, di discriminazione razziale di colonialismo, di neo-colonialismo, d'aggressione, d'occupazione, dominio straniero o ingerenza negli affari interni degli Stati è indispensabile perché uomini e donne possano pienamente godere dei loro diritti, Affermato che il rafforzamento della pace e della sicurezza internazionali, l'attenuarsi della tensione internazionale, la cooperazione tra tutti gli Stati, indipendentemente dai loro sistemi sociali ed 90 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne economici, il disarmo generale e completo e, in particolare, il disarmo nucleare sotto controllo internazionale rigoroso ed efficace, l'affermazione dei principi della giustizia, dell'uguaglianza e del reciproco interesse nelle relazioni tra paesi nonché la realizzazione del diritto dei popoli - soggetti a dominio straniero e coloniale o ad occupazione straniera all'autodeterminazione e all'indipendenza, il rispetto della sovranità nazionale e dell'integrità territoriale favoriranno il progresso sociale e lo sviluppo e contribuiranno di conseguenza alla realizzazione della piena parità tra uomo e donna, Convinti che lo sviluppo completo di un paese, il benessere del mondo intero e la causa della pace esigono la partecipazione totale delle donne, in condizioni di parità con l'uomo, in tutti i campi, Tenuta presente l'importanza del contributo delle donne al benessere della famiglia ed al progresso della società, che finora non è stato pienamente riconosciuto, l'importanza del ruolo sociale della maternità e del ruolo dei genitori nella famiglia e nell'educazione dei figli, e consapevoli del fatto che il ruolo procreativo della donna non deve essere all'origine di discriminazioni e che l'educazione dei fanciulli richiede una suddivisione di responsabilità tra uomini, donne e società nel suo insieme, Consapevoli che il ruolo tradizionale dell'uomo nella famiglia e nella società deve evolversi insieme a quello della donna se si vuole effettivamente addivenire ad una reale parità tra uomo e donna, Risoluti a mettere in opera i principi enunciati nella Dichiarazione sull'eliminazione della discriminazione nei confronti della donna e, a questo fine, ad adottare le misure necessarie a sopprimere tale discriminazione in ogni sua forma e ogni sua manifestazione, Convengono quanto segue: PARTE PRIMA Articolo 1 Ai fini della presente Convenzione, l'espressione “discriminazione nei confronti della donna” concerne ogni distinzione esclusione o limitazione basata sul sesso, che abbia come conseguenza, o come scopo, di compromettere o distruggere il riconoscimento, il godimento o l'esercizio da parte delle donne, quale che sia il loro stato matrimoniale, dei diritti umani e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale, culturale e civile o in ogni altro campo, su base di parità tra l'uomo e la donna. Articolo 2 Gli Stati parti condannano la discriminazione nei confronti della donna in ogni sua forma, convengono di perseguire, con ogni mezzo appropriato e senza indugio, una politica tendente ad eliminare la discriminazione nei confronti della donna, e, a questo scopo, si impegnano a: a. iscrivere nella loro costituzione nazionale o in ogni altra disposizione legislativa appropriata, il principio dell'uguaglianza tra uomo e donna, se questo non è ancora stato fatto, e garantire per mezzo della legge, o con ogni altro mezzo appropriato, l'applicazione effettiva del suddetto principio; b. adottare le misure legislative e ogni altro mezzo adeguato, comprese, se necessario, le sanzioni tendenti a proibire ogni discriminazione nei confronti delle donne; c. instaurare una protezione giuridica dei diritti delle donne su un piede di parità con gli uomini al fine di garantire, attraverso i tribunali nazionali competenti ed altre istanze pubbliche, l'effettiva protezione delle donne da ogni atto discriminatorio; d. astenersi da qualsiasi atto o pratica discriminatoria nei confronti della donna ed agire in maniera da indurre autorità ed enti pubblici a conformarsi a tale obbligo; 91 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne e. prendere ogni misura adeguata per eliminare la discriminazione praticata nei confronti della donna da persone, organizzazioni o enti di ogni tipo; f. prendere ogni misura adeguata, comprese le disposizioni di legge, per modificare o abrogare ogni legge, disposizione, regolamento, consuetudine o pratica che costituisca discriminazione nei confronti della donna; g. abrogare tutte le disposizioni penali che costituiscono discriminazione nei confronti della donna. Articolo 3 Gli Stati parti prendono in ogni campo, ed in particolare nei campi politico, sociale, economico e culturale, ogni misura adeguata, incluse le disposizioni legislative, al fine di assicurare il pieno sviluppo ed il progresso delle donne, e di garantire loro su una base di piena parità con gli uomini, l'esercizio e il godimento dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Articolo 4 1. L'adozione, da parte degli Stati, di misure temporanee speciali, tendenti ad accelerare il processo di instaurazione di fatto dell'eguaglianza tra gli uomini e le donne non è considerato atto discriminatorio, secondo la definizione della presente Convenzione, ma non deve assolutamente dar luogo al permanere di norme ineguali o distinte; suddette misure devono essere abrogate non appena gli obiettivi in materia di uguaglianza, di opportunità e di trattamento, siano raggiunti. 2. L'adozione da parte degli Stati di misure speciali, comprese le misure previste dalla presente Convenzione, tendenti a proteggere la maternità, non è considerata un atto discriminatorio. Articolo 5 Gli Stati prendono ogni misura adeguata: a. al fine di modificare gli schemi ed i modelli di comportamento socioculturale degli uomini e delle donne e di giungere ad una eliminazione dei pregiudizi e delle pratiche consuetudinarie o di altro genere, che siano basate sulla convinzione dell'inferiorità o della superiorità dell'uno o dell'altro sesso o sull'idea di ruoli stereotipati degli uomini e delle donne b. al fine di far sì che l'educazione familiare contribuisca alla comprensione che la maternità è una funzione sociale e che uomini e donne hanno responsabilità comuni nella cura di allevare i figli e di assicurare il loro sviluppo, restando inteso che l'interesse dei figli è in ogni caso la considerazione principale. Articolo 6 Gli Stati prendono ogni misura adeguata, comprese le disposizioni legislative, per reprimere, in ogni sua forma, il traffico e lo sfruttamento della prostituzione delle donne. PARTE SECONDA Articolo 7 Gli Stati parte prendono ogni misura adeguata ad eliminare la discriminazione nei confronti delle donne nella vita politica e pubblica del paese ed, in particolare, assicurano loro, in condizioni di parità con gli uomini, il diritto: a. di votare in tutte le elezioni ed in tutti i referendum pubblici e di essere eleggibili in tutti gli organi pubblicamente eletti; b. di prendere parte all'elaborazione della politica dello Stato ed alla sua esecuzione, di occupare gli impieghi pubblici e di esercitare tutte le funzioni pubbliche ad ogni livello di governo; c. di partecipare alle organizzazioni ed associazioni non governative che si occupano della vita pubblica e politica del paese. 92 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Articolo 8 Gli Stati parte prendono ogni misura adeguata affinché le donne, in condizione di parità con gli uomini e senza discriminazione alcuna, abbiano la possibilità di rappresentare i loro governi a livello internazionale e di partecipare ai lavori delle organizzazioni internazionali. Articolo 9 1. Gli Stati parte accordano alle donne diritti uguali a quelli degli uomini in materia di acquisto, mutamento e conservazione della cittadinanza. In particolare, garantiscono che né il matrimonio con uno straniero, né il mutamento di cittadinanza del marito nel corso del matrimonio possa influire automaticamente sulla cittadinanza della moglie, sia rendendola apolide sia trasmettendole la cittadinanza del marito. 2. Gli Stati parte accordano alla donna diritti uguali a quelli dell'uomo in merito alla cittadinanza dei loro figli. PARTE TERZA Articolo 10 Gli Stati parte prendono tutte le misure adeguate per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne al fine di assicurare loro gli stessi diritti degli uomini per quanto concerne l'educazione e, in particolare, per garantire, su basi uguali tra l'uomo e la donna: a. le medesime condizioni di orientamento professionale, di accesso agli studi, di acquisizione dei titoli negli istituti di insegnamento di ogni ordine e grado, tanto nelle zone rurali che nelle zone urbane. L'uguaglianza deve essere garantita sia nell'insegnamento prescolastico, generale, tecnico, professionale e superiore, sia in ogni altro ambito di formazione professionale; b. l'accesso agli stessi programmi, agli stessi esami, ad un personale docente avente le qualifiche dello stesso grado, a locali scolastici e ad attrezzature della medesima qualità; c. l'eliminazione di ogni concezione stereotipata dei ruoli dell'uomo e della donna a tutti i livelli e di ogni forma di insegnamento, incoraggiando l'educazione mista e altri tipi di educazione che tendano a realizzare tale obiettivo e, in particolare, rivedendo i testi ed i programmi scolastici ed adattando i metodi pedagogici in conformità; d. le medesime possibilità nel campo della concessione di borse e altre sovvenzioni di studio; e. le medesime possibilità di accesso ai programmi di educazione permanente, compresi i programmi di alfabetizzazione per adulti e di alfabetizzazione funzionale, in particolare allo scopo di ridurre nel più breve tempo la differenza di livello di istruzione che oggi esiste tra uomini e donne; f. la riduzione del tasso d'abbandono femminile degli studi e l'organizzazione di programmi di recupero per le bambine e le donne che hanno abbandonato prematuramente la scuola; g. le medesime possibilità di partecipare attivamente agli sports e all'educazione fisica; h. l'accesso alle specifiche informazioni di carattere educativo tendenti a garantire la salute ed il benessere familiare, comprese le informazioni ed i consigli relativi alla pianificazione familiare. Articolo 11 1. Gli Stati parte si impegnano a prendere ogni misura adeguata al fine di eliminare la discriminazione nei confronti della donna nel campo dell'impiego e di assicurare, sulla base della parità tra uomo e donna, gli stessi diritti, in particolare: a. il diritto al lavoro, che è diritto inalienabile di ogni essere umano; b. il diritto ad usufruire delle medesime opportunità di impiego, inclusa l'adozione dei medesimi criteri in materia di selezione nel campo dell'impiego; 93 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne c. il diritto alla libera scelta della professione e dell'impiego, il diritto alla promozione, alla stabilità dell'impiego ed a tutte le prestazioni e condizioni di lavoro, il diritto alla formazione professionale ed all'aggiornamento professionale e alla formazione permanente; d. il diritto alla parità di remunerazione, comprese le prestazioni, ed all'uguaglianza di trattamento per un lavoro di eguale valore, nonché il diritto all'uguaglianza di trattamento nel campo della valutazione della qualità del lavoro; e. il diritto alla sicurezza sociale, alle prestazioni di pensionamento, di disoccupazione, di malattia, di invalidità e di vecchiaia e per ogni altra perdita di capacità lavorativa, nonché il diritto alle ferie pagate; f. il diritto alla tutela della salute ed alla sicurezza delle condizioni di lavoro, inclusa la tutela della funzione riproduttiva. 2. Per prevenire la discriminazione nei confronti delle donne a causa del loro matrimonio o della loro maternità e garantire il loro diritto effettivo al lavoro, gli Stati parte si impegnano a prendere misure appropriate tendenti a: a. proibire, sotto pena di sanzione, il licenziamento per causa di gravidanza o di congedo di maternità e la discriminazione nei licenziamenti fondata sullo stato matrimoniale; b. istituire la concessione di congedi di maternità pagati o che diano diritto a prestazioni sociali corrispondenti, con la garanzia di mantenimento dell'impiego precedente, dei diritti di anzianità e dei vantaggi sociali; c. incoraggiare l'istituzione di servizi sociali di sostegno necessari affinché i genitori possano conciliare i loro obblighi familiari con le responsabilità professionali e la partecipazione alla vita pubblica, in particolare favorendo l'istituzione e lo sviluppo di una rete di asili-nido; d. assicurare una protezione speciale alle donne incinte per le quali è stato dimostrato che il lavoro è nocivo. 3. Le leggi di tutela della donna, nei settori considerati dal presente articolo, saranno riviste periodicamente in funzione delle conoscenze scientifiche e tecniche e saranno sottoposte a revisione, abrogazione o rinnovo, a seconda delle necessità. Articolo 12 1. Gli Stati parte prenderanno tutte le misure adeguate per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne nel campo delle cure sanitarie al fine di assicurare loro, in condizione di parità con gli uomini, i mezzi per accedere ai servizi sanitari, compresi quelli che si riferiscono alla pianificazione familiare. 2. Nonostante quanto disposto nel paragrafo 1 del presente articolo, gli Stati parte forniranno alle donne, durante la gravidanza, al momento del parto e dopo il parto, i servizi appropriati e, se necessario, gratuiti, ed una alimentazione adeguata sia durante la gravidanza che durante l'allattamento. Articolo 13 Gli Stati parte si impegnano a prendere tutte le misure adeguate per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne negli altri campi della vita economica e sociale, al fine di assicurare, sulla base dell'uguaglianza tra l'uomo e la donna, i medesimi diritti ed in particolare: a. il diritto agli assegni familiari; b. il diritto ad ottenere prestiti bancari, prestiti ipotecari ed altre forme di credito finanziario; c. il diritto di partecipare alle attività ricreative, agli sports ed a tutte le forme di vita culturale. Articolo 14 1. Gli Stati parte tengono conto dei problemi particolari che sono propri delle donne delle zone rurali e del ruolo importante che queste donne hanno per la sopravvivenza economica della loro famiglia, particolarmente grazie al loro lavoro nei settori non monetari dell'economia, e prendono 94 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne ogni misura adeguata per garantire l'applicazione delle disposizioni della presente Convenzione alle donne delle zone rurali. 2. Gli Stati parte prendono ogni misura adeguata per eliminare la discriminazione nei confronti delle donne nelle zone rurali al fine di assicurare, su base di parità tra uomo e donna, la loro partecipazione allo sviluppo rurale ed ai suoi benefici, in particolare garantendo loro il diritto: a. di partecipare pienamente all'elaborazione ed all'esecuzione dei piani di sviluppo ad ogni livello; b. di poter accedere a servizi appropriati nel campo della sanità, comprese le informazioni, i consigli ed i servizi in materia di pianificazione familiare; c. di beneficiare direttamente dei programmi di sicurezza sociale; d. di ricevere ogni tipo di formazione e di educazione, scolastica e non, compresi i programmi di alfabetizzazione funzionale e di poter beneficiare di tutti i servizi comunitari e di volgarizzazione, anche per accrescere le loro competenze tecniche; e. di organizzare gruppi di mutuo soccorso e cooperative, al fine di consentire l'uguaglianza di opportunità nel campo economico sia per il lavoro salariato che per il lavoro autonomo; f. di partecipare ad ogni attività comunitaria; g. d'aver accesso al credito ed ai prestiti agricoli, ai servizi di commercializzazione ed alle tecnologie adeguate; nonché di ricevere un trattamento eguale nelle riforme fondiarie ed agrarie e nei progetti di pianificazione rurale; h. di beneficiare di condizioni di vita decenti, in particolare per quanto concerne l'alloggio, il risanamento, la fornitura dell'acqua e dell'elettricità, i trasporti e le comunicazioni. PARTE QUARTA Articolo 15 1. Gli Stati parte riconoscono alla donna la parità con l'uomo di fronte alla legge. 2. Gli Stati parte riconoscono alla donna, in materia civile, una capacità giuridica identica a quella dell'uomo e le medesime possibilità di esercitare tale capacità. Le riconoscono in particolare diritti eguali per quanto concerne la conclusione di contratti e l'amministrazione dei beni, accordandole il medesimo trattamento in tutti gli stadi del procedimento giudiziario. 3. Gli Stati parte convengono che ogni contratto e ogni altro strumento privato, di qualunque tipo esso sia, avente un effetto giuridico diretto a limitare la capacità giuridica della donna, deve essere considerato nullo. 4. Gli Stati parte riconoscono all'uomo e alla donna i medesimi diritti nel campo della legislazione relativa al diritto che ogni individuo ha di circolare liberamente e di scegliere la propria residenza o domicilio. Articolo 16 1. Gli Stati parte prendono tutte le misure adeguate per eliminare la discriminazione nei confronti della donna in tutte le questioni derivanti dal matrimonio, e nei rapporti familiari e, in particolare, assicurano, in condizioni di parità con gli uomini: a. lo stesso diritto di contrarre matrimonio; b. lo stesso diritto di scegliere liberamente il proprio congiunto e di contrarre matrimonio soltanto con libero e pieno consenso; c. gli stessi diritti e le stesse responsabilità nell'ambito del matrimonio ed nell'anno del suo scioglimento; d. gli stessi diritti e le stesse responsabilità come genitori, indipendentemente dalla situazione matrimoniale, nelle questioni che si riferiscono ai figli. In ogni caso, l'interesse dei figli sarà la considerazione preminente; 95 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne e. gli stessi diritti di decidere liberamente, e con cognizione di causa, il numero e l'intervallo delle nascite, e di accedere alle informazioni, all'educazione ed ai mezzi necessari per esercitare tali diritti; f. i medesimi diritti e responsabilità in materia di tutela, curatela, affidamento ed adozione di minori, o simili istituti allorché questi esistano nella legislazione nazionale. In ogni caso, l'interesse dei fanciulli sarà la considerazione preminente; g. gli stessi diritti personali al marito e alla moglie, compresa la scelta del cognome, di una professione o di una occupazione; h. gli stessi diritti ad ambedue i coniugi in materia di proprietà, di acquisizione, gestione, amministrazione, godimento e disponibilità dei beni, tanto a titolo gratuito quanto oneroso. 2. I fidanzamenti ed i matrimoni tra fanciulli non avranno effetto giuridico e tutte le misure necessarie, comprese le disposizioni legislative, saranno prese al fine di fissare un'età minima per il matrimonio, rendendo obbligatoria l'iscrizione del matrimonio su un registro ufficiale. PARTE QUINTA Articolo 17 1. Al fine di esaminare i progressi realizzati nell'applicazione della presente Convenzione, viene istituito un Comitato per l'eliminazione della discriminazione nei confronti della donna (qui di seguito detto il Comitato) composto, al momento dell'entrata in vigore della Convenzione, di 18, e dopo la ratifica o l'adesione del trentacinquesimo Stato parte, di 23 esperti di alta autorità morale ed eminentemente competenti nel campo nel quale si applica la presente Convenzione, eletto dagli Stati parte tra i loro cittadini e che siederanno a titolo personale, tenendo conto del principio di una equa ripartizione geografica e della rappresentatività delle diverse forme di cultura e dei principali sistemi giuridici. 2. I membri del Comitato sono eletti a scrutinio segreto su una lista di candidati designati dagli Stati parte. Ciascuno Stato parte può designare un candidato scelto tra i suoi cittadini. 3. La prima elezione ha luogo sei mesi dopo la data di entrata in vigore della presente Convenzione. Almeno tre mesi prima della data di ciascuna elezione, il Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite indirizza una lettera agli Stati parte per invitarli a proporre le loro candidature entro due mesi. Il Segretario generale stabilisce un elenco in ordine alfabetico di tutti i candidati, con l'indicazione degli Stati dai quali sono stati designati, e comunica la lista degli Stati parti. 4. I membri del Comitato sono eletti nel corso di una riunione degli Stati parte convocata dal Segretario Generale nella sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. A questa riunione, dove il quorum è costituito dai due terzi degli Stati parte, vengono eletti membri del Comitato i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti e la maggioranza assoluta dei voti dei rappresentanti degli Stati parte presenti e votanti. 5. I membri del Comitato sono eletti per quattro anni. Tuttavia, il mandato di nove dei membri eletti alla prima elezione, terminerà dopo due anni. Il Presidente estrarrà a sorte i nome di questi nove membri immediatamente dopo la prima elezione. 6. L'elezione dei cinque membri aggiunti del Comitato verrà effettuata in conformità alle disposizioni contenute nei paragrafi 2, 3 e 4 del presente articolo, in seguito alla trentacinquesima ratifica o adesione. Il mandato di due dei membri aggiunti eletti in questa occasione terminerà dopo due anni. Il nome di questi due membri sarà estratto a sorte dal Presidente del Comitato. 7. Per coprire le vacanze fortuite, lo Stato parte il cui esperto ha cessato di esercitare le proprie funzioni di membro del Comitato nominerà un altro esperto tra i suoi cittadini, con riserva di approvazione da parte del Comitato. 96 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne 8. I membri del Comitato riceveranno, con l'approvazione dell'Assemblea generale, degli emolumenti prelevati dalle risorse dell'Organizzazione delle Nazioni Unite alle condizioni fissate dall'Assemblea considerata l'importanza delle funzioni del Comitato. 9. Il Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite mette a disposizione del Comitato il personale ed i mezzi materiali necessari per l'espletamento efficace delle funzioni che gli sono affidate in virtù della presente Convenzione. Articolo 18 1. Gli Stati parte si impegnano a presentare al Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, per esame da parte del Comitato, un rapporto sulle misure di ordine legislativo, giudiziario, amministrativo o di altro genere, che hanno adottato per dar seguito alle disposizioni della presente Convenzione e sui progressi realizzati in merito: a. durante l'anno seguente all'entrata in vigore della Convenzione nello Stato interessato b. quindi ogni quattro anni, ovvero su richiesta del Comitato. 2. I rapporti possono indicare i fattori e le difficoltà che influiscono sulle condizioni di applicazione degli obblighi previsti dalla presente Convenzione. Articolo 19 1. Il Comitato adotta il proprio regolamento interno. 2. Il Comitato elegge il proprio Ufficio per un periodo di due anni. Articolo 20 1. Il Comitato si riunisce normalmente durante un periodo di due settimane al massimo ogni anno per esaminare i rapporti presentati in conformità all'art. 18 della presente Convenzione. 2. Le sessioni del Comitato hanno luogo normalmente nella Sede dell'Organizzazione delle Nazioni Unite o in altro luogo adatto stabilito dal Comitato stesso. Articolo 21 1. Il Comitato rende conto ogni anno all'Assemblea generale delle Nazioni Unite attraverso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite, delle sue attività ed ha facoltà di formulare suggerimenti e raccomandazioni generali basate sull'esame dei rapporti e delle informazioni ricevute dagli Stati parti. Questi suggerimenti e raccomandazioni sono inclusi nel rapporto del Comitato, accompagnati, se del caso, dalle osservazioni degli Stati parte. 2. Il Segretario generale trasmette, per informazione, i rapporti del Comitato alla Commissione della condizione della donna. Articolo 22 Gli istituti specializzati hanno diritto di essere rappresentati in occasione dell'esame dell'applicazione di ogni disposizione della presente Convenzione che rientri nell'ambito delle loro competenze. Il Comitato può invitare gli Istituti specializzati a presentare dei rapporti sull'applicazione della Convenzione nei campi che rientrano nell'ambito delle loro attività. PARTE SESTA Articolo 23 Nessuna disposizione della presente Convenzione pregiudicherà le disposizioni più favorevoli per realizzare l'uguaglianza tra l'uomo e la donna che possono essere contenute: a. nella legislazione di uno Stato parte, oppure b. in ogni altra Convenzione, trattato o accordo internazionale in vigore in tale Stato. 97 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Articolo 24 Gli Stati parti si impegnano ad adottare ogni misura necessaria, sul piano nazionale, a garantire il pieno esercizio dei diritti riconosciuti nella presente Convenzione. Articolo 25 1. La presente Convenzione è aperta alla firma di tutti gli Stati. 2. Il Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite è designato come depositario della presente Convenzione. 3. La presente Convenzione è soggetta a ratifica e gli strumenti di ratifica saranno depositati presso il Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. 4. La presente Convenzione sarà aperta all'adesione di tutti gli Stati. L'adesione si effettuerà con il deposito degli strumenti di adesione presso il Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Articolo 26 1. Ogni Stato parte può chiedere, in qualsiasi momento, la revisione della presente Convenzione indirizzando una comunicazione scritta in tale senso al Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. 2. L'Assemblea generale delle Nazioni Unite decide sulle misure da prendere, se del caso, in merito ad una richiesta di questo tipo. Articolo 27 1. La presente Convenzione entrerà in vigore il trentesimo giorno dalla data del deposito presso il Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite del ventesimo strumento di ratifica o di adesione. 2. Per ciascuno degli Stati che ratificheranno la presente Convenzione o che vi aderiranno dopo il deposito del ventesimo strumento di ratifica o di adesione, la Convenzione entrerà in vigore dopo trenta giorni dalla data del deposito dello strumento di ratifica o d'adesione dello Stato medesimo. Articolo 28 1. Il Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite riceverà, e comunicherà a tutti gli Stati il testo delle riserve che saranno state fatte al momento della ratifica o dell'adesione. 2. Non sarà autorizzata nessuna riserva incompatibile con l'oggetto e lo scopo della presente Convenzione. 3. Le riserve potranno essere ritirate in qualsiasi momento per mezzo di notifica indirizzata al Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, che informerà tutti gli Stati parti della Convenzione. La notifica avrà effetto alla data di ricezione. Articolo 29 1. Ogni controversia tra due o più Stati parte concernente l'interpretazione o l'applicazione della presente Convenzione che non sia regolata per via negoziale, sarà sottoposta ad arbitrato, a richiesta di una delle parti. Se nei sei mesi che seguono la data della domanda di arbitrato le parti non giungono ad un accordo sull'organizzazione dell'arbitrato, una qualsiasi delle parti può sottoporre la controversia alla Corte internazionale di giustizia, depositando una richiesta conforme allo Statuto della Corte. 2. Ogni Stato parte potrà dichiarare, al momento della firma, della ratifica o dell'adesione alla presente Convenzione che non si considera vincolato alle disposizioni del paragrafo 1 del presente articolo. Gli altri Stati parti non saranno vincolati dalle suddette disposizioni nei confronti di uno Stato parte che avrà formulato tali riserve. 98 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne 3. Ogni Stato parte che avrà formulato una riserva in conformità alle disposizioni del paragrafo 2 del presente articolo, potrà, in qualsiasi momento togliere tale riserva, per mezzo di una notifica indirizzata al Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. Articolo 30 La presente Convenzione, i cui testi, inglese, arabo, cinese, spagnolo, francese e russo fanno ugualmente fede, sarà depositata presso il Segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite. In fede di che i sottoscritti deliberatamente autorizzati hanno firmato la presente Convenzione. 99 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne CONVENZIONE SULL'ELIMINAZIONE DI OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE NEI CONFRONTI DELLA DONNA PROTOCOLLO FACOLTATIVO ALLA CONVENZIONE Il seguente Protocollo Facoltativo è stato approvato dall‟Assemblea Generale delle Nazioni Unite mediante la risoluzione A/RES/54/4 del 15 ottobre 1999. Gli Stati parti del presente Protocollo Visto lo Statuto delle Nazioni Unite che riafferma la propria fiducia nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana e sull‟uguaglianza dei diritti fra uomini e donne, Visto altresì che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani afferma che tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali per dignità e diritti e che, pertanto, ognuno di essi ha la facoltà di beneficiare di tutti i diritti e le libertà in essa citati, senza distinzioni di nessun genere, nemmeno quelle fondate sul genere sessuale, Ricordando che la Convenzione Internazionale sui Diritti Umani e altri documenti giuridici internazionali sui diritti umani proibiscono la discriminazione basata sul sesso, Ricordando inoltre la Convenzione sull‟Eliminazione di Tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne (che da ora in avanti sarà definita “la Convenzione”), nella quale gli Stati parti condannano la discriminazione nei confronti delle donne in tutte le sue forme e concordano sulla necessità di perseguire con tutti i mezzi appropriati e senza ritardi una politica per l‟eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne, Riaffermando la propria determinazione a garantire il pieno e paritario godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle donne e di assumere delle misure efficaci per prevenire le violazioni di tali libertà e diritti, hanno concordato quanto segue: Articolo 1 Uno Stato parte del presente Protocollo (che da ora in avanti sarà definito “Stato Parte”) riconosce la competenza del Comitato sull‟Eliminazione della Discriminazione nei confronti delle Donne (che da ora in avanti sarà definito “il Comitato”) a ricevere e prendere in esame le comunicazioni ad esso presentate in conformità con quanto previsto dal successivo articolo 2. Articolo 2 Le comunicazioni potranno essere presentate a titolo individuale o a nome di gruppi di persone, le quali rientrino nella giurisdizione di uno Stato Parte, che denuncino di essere state vittime della violazione di uno qualsiasi dei diritti esposti nella Convenzione dallo Stato parte in questione. Laddove una comunicazione venga presentata per conto di un individuo o di un gruppo di persone, questo avverrà con il loro consenso a meno che, nel caso di una mancanza di tale consenso, l‟autore della comunicazione non possa comunque dimostrare di agire in sua, o loro, rappresentanza,. 100 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne Articolo 3 Le comunicazioni saranno sempre presentate in forma scritta e non potranno mai essere anonime. Nessuna comunicazione verrà accettata dal Comitato nel caso in cui essa riguardi uno Stato Parte alla Convenzione che non sia parte del presente Protocollo. Articolo 4 1. Il Comitato non prenderà in esame alcuna comunicazione a meno che esso non abbia accertato che tutti i possibili rimedi disponibili a livello nazionale siano stati esauriti o che l‟applicazione di tali rimedi venga prolungata irragionevolmente o non possa verosimilmente portare a una soluzione efficace. 2. Il Comitato dichiarerà inammissibile una comunicazione nel caso in cui: (i) La medesima questione sia già stata esaminata dal Comitato o sia stata o debba essere presa in esame in base a un‟altra procedura di indagine o di accordo; (ii) sia incompatibile con le clausole della Convenzione; (iii) sia manifestamente infondata o non sufficientemente fondata; (iv) rappresenti un caso di uso non corretto del diritto di presentare una comunicazione; (v) i fatti cui si riferisce la comunicazione si siano verificati prima dell‟entrata in vigore di questo Protocollo per gli Stati Parte interessati, a meno che tali fatti non siano continuati anche dopo tale data. Articolo 5 1. In un qualunque momento successivo al ricevimento di una comunicazione e prima che sia stata raggiunta una determinazione in proposito, il Comitato potrà trasmettere allo Stato Parte interessato una richiesta che dovrà essere esaminata con urgenza affinché lo Stato parte in questione assuma quei provvedimenti temporanei che possano rendersi necessari onde evitare alla vittima o alle vittime della violazione incriminata dei danni eventualmente irreparabili. 2. Laddove, in conformità con quanto disposto dal paragrafo 1 del presente articolo, il Comitato eserciti la propria discrezionalità, questo non implicherà alcuna decisione in merito all‟ammissibilità o al valore della comunicazione stessa. Articolo 6 1. A meno che il Comitato non reputi inammissibile una comunicazione senza consultarsi con lo Stato Parte interessato, e a condizione che l‟individuo o gli individui acconsentano a rivelare la propria identità allo Stato Parte, il Comitato sottoporrà confidenzialmente all‟attenzione dello Stato stesso qualunque comunicazione che gli sia stata presentata in conformità con quanto disposto dal presente Protocollo. 2. Entro il termine di sei mesi lo Stato Parte che abbia ricevuto una comunicazione dovrà presentare al Comitato delle spiegazioni scritte o un rapporto in merito all‟argomento in discussione e ai rimedi che possano essere stati attuati dallo Stato in questione. Articolo 7 1. Il Comitato prenderà in esame le comunicazioni ricevute in conformità con quanto previsto dal presente Protocollo alla luce di tutte le informazioni che saranno state messe a sua disposizione a titolo individuale o in rappresentanza di gruppi di individui e dallo Stato Parte interessato, provvedendo che tali informazioni vengano trasmesse alle parti interessate. 2. Nel prendere in esame le comunicazioni presentate in conformità con quanto disposto dal presente Protocollo il Comitato dovrà svolgere riunioni ristrette. 101 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne 3. Dopo aver preso in esame una comunicazione, il Comitato trasmetterà alle parti in causa il proprio parere in proposito, unitamente a eventuali raccomandazioni. 4. Lo Stato Parte darà la debita considerazione al parere espresso dal Comitato, come pure alle sue raccomandazioni, e dovrà presentare al Comitato, entro il termine di sei mesi, una risposta scritta comprendente le azioni eventualmente assunte alla luce del parere e delle raccomandazioni avanzate dal Comitato. 5. Il Comitato potrà invitare lo Stato Parte a fornire ulteriori delucidazioni in merito alle misure che lo Stato Parte abbia assunto per soddisfare il parere o le raccomandazioni avanzate dal Comitato stesso, nel caso in cui ne siano state espresse, comprendendo quanto venga giudicato appropriato da parte del Comitato, nel successivo rapporto presentato dallo Stato Parte in conformità con quanto previsto dall‟articolo 18 della Convenzione. Articolo 8 1. Nel caso in cui il Comitato riceva informazioni attendibili indicanti che uno Stato Parte abbia perpetrato delle violazioni gravi o sistematiche dei diritti esposti nella Convenzione, il Comitato inviterà quello Stato a collaborare alla verifica dell‟informazione e, a tale scopo, a presentare le proprie osservazioni in merito all‟informazione in questione. 2. Nel prendere in esame qualsiasi osservazione che possa essere stata presentata dallo Stato Parte interessato, come pure qualunque altra informazione attendibile disponibile, il Comitato potrà designare uno o più dei suoi membri affinché conducano un‟inchiesta e riferiscano urgentemente in proposito al Comitato stesso. Nel caso in cui ciò sia stato autorizzato e abbia ottenuto il consenso dello Stato Parte, l‟inchiesta potrà prevedere anche una visita sul territorio dello Stato stesso. 3. Dopo aver verificato i risultati di tale inchiesta, il Comitato li trasmetterà allo Stato Parte interessato, unitamente ai propri commenti e raccomandazioni. 4. Lo Stato parte interessato dovrà, entro il termine di sei mesi dalla data di ricevimento dei risultati dell‟inchiesta, dei commenti e delle raccomandazioni trasmesse dal Comitato, presentare al Comitato le proprie considerazioni in proposito. 5. Tale inchiesta dovrà essere condotta in modo confidenziale e la cooperazione dello Stato parte dovrà essere ricercata in tutti gli stadi dell‟indagine. Articolo 9 1. In conformità con quanto disposto dall‟articolo 18 della Convenzione, il Comitato potrà invitare lo Stato Parte interessato a includere nel proprio rapporto i particolari relativi ad eventuali misure assunte a seguito di una inchiesta condotta conformemente all‟articolo 8 del presente Protocollo. 2. Al termine del periodo di sei mesi cui si fa riferimento nell‟articolo 8.4, il Comitato potrà, se necessario, invitare lo Stato Parte interessato a informarlo in merito alle misure deliberate in conseguenza dell‟inchiesta condotta dal Comitato stesso. Articolo 10 1. Ciascuno degli Stati Parte potrà, al momento della firma o della ratifica di questo Protocollo o al momento della sua adesione, dichiarare di non riconoscere la competenza del Comitato per quanto riguarda gli articoli 8 e 9. 102 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne 2. Qualunque Stato Parte che abbia presentato una dichiarazione conforme con quanto disposto dal paragrafo 1 del presente articolo potrà, in qualunque momento, recedere dalla sua posizione semplicemente dandone comunicazione al Segretario Generale delle Nazioni Unite. Articolo 11 Uno Stato Parte dovrà assumere tutte le misure appropriate per garantire che le persone che rientrano nella sua giurisdizione non siano soggette a maltrattamenti o intimidazioni in conseguenza di comunicazioni presentate al Comitato in conformità con il presente Protocollo. Articolo 12 Conformemente a quanto disposto dall‟articolo 21 della Convenzione, il Comitato includerà nel suo rapporto annuale un riassunto delle attività svolte in conformità al presente Protocollo. Articolo 13 Ciascuno Stato Parte si impegna a diffondere e divulgare la Convenzione e il presente Protocollo e a facilitare l‟accesso alle informazioni relative ai pareri e alle raccomandazioni avanzate dal Comitato, in particolare per quelle questioni che coinvolgano direttamente lo Stato stesso. Articolo 14 Il Comitato designera` le proprie norme procedurali che dovranno essere seguite nell‟esercizio delle funzioni ad esso conferite in base al presente Protocollo. Articolo 15 1. Il presente Protocollo sarà aperto alla firma di qualunque Stato che abbia sottoscritto, ratificato o accettato la Convenzione. 2. Il presente Protocollo sarà soggetto a ratifica da parte di qualunque Stato che abbia ratificato o aderito alla Convenzione. I documenti ufficiali per la ratifica saranno depositati presso il Segretario Generale delle Nazioni Unite. 3. Potrà aderire al presente Protocollo qualunque Stato che abbia ratificato o aderito alla Convenzione. 4. L‟adesione sarà realizzata mediante il deposito di un documento ufficiale di adesione presso il Segretario Generale delle Nazioni Unite. Articolo 16 1. Il presente Protocollo entrerà in vigore tre mesi dopo che, presso il Segretario Generale delle Nazioni Unite, sia stato depositato il decimo documento ufficiale di ratifica o adesione. 2. Il presente Protocollo diverrà giuridicamente vincolante per qualunque Stato che lo ratifichi o aderisca ad esso dopo la sua entrata in vigore, tre mesi dopo la data di deposito del documento ufficiale di ratifica o adesione. Articolo 17 Non sarà consentita alcuna limitazione al presente Protocollo. Articolo 18 1. Qualunque Stato Parte potrà proporre un emendamento al presente Protocollo e depositarlo presso il Segretario Generale delle Nazioni Unite. Il Segretario Generale informerà gli Stati parti su 103 Cosa accade nel mondo: alcune situazioni reali Viaggio nel mondo dei Diritti Umani Discriminazione,emarginazione e Diritti delle Donne ogni emendamento proposto, richiedendo che essi gli notifichino se siano favorevoli o meno allo svolgimento di una conferenza degli Stati parti per esaminare e mettere ai voti la proposta. Nel caso in cui almeno un terzo degli Stati Parte sia favorevole a tale conferenza, il Segretario Generale convocherà la conferenza sotto l‟egida delle Nazioni Unite. Qualunque emendamento adottato da una maggioranza degli Stati Parte presenti alla conferenza e che abbiano espresso il proprio voto dovrà essere sottoposta all‟Assemblea Generale delle Nazioni Unite per la necessaria approvazione. 2. Gli emendamenti entreranno in vigore solo dopo essere stati approvati dall‟Assemblea Generale delle Nazioni Unite e accettati da una maggioranza di due terzi degli Stati Parte al presente Protocollo, in conformità con i rispettivi processi costituzionali. 3. Nel momento in cui gli emendamenti entreranno in vigore essi diverranno legalmente vincolanti per quegli Stati Parte che li abbiano accettati; gli altri Stati Parte continueranno a essere vincolati alle clausole del presente Protocollo e ad eventuali emendamenti accettati precedentemente. Articolo 19 1. Ogni Stato Parte potrà, in qualunque momento, denunciare il presente Protocollo mediante una notifica scritta indirizzata al Segretario Generale delle Nazioni Unite. La denuncia entrerà in vigore sei mesi dopo la data di ricevimento della notifica da parte del Segretario Generale. 2. Le denunce non avranno alcun effetto sull‟applicazione delle clausole del presente Protocollo relativamente a qualunque comunicazione che sia stata presentata prima della data effettiva della denuncia, in conformità con quanto disposto dall‟articolo 2 o per qualsiasi indagine che abbia avuto inizio in conformità con quanto previsto dall‟articolo 8. Articolo 20 Il Segretario Generale delle Nazioni Unite informerà tutti gli Stati in merito a: (a) Firme, ratifiche e adesioni al presente Protocollo; (b) data di entrata in vigore del presente Protocollo e di qualunque altro emendamento secondo quanto disposto dall‟articolo 18; (c) qualunque denuncia presentata ai sensi dell‟articolo 19. Articolo 21 1. Il presente Protocollo, i cui testi arabo, cinese, inglese, francese, russo e spagnolo fanno tutt e ugualmente fede, verrà depositato presso gli archivi delle Nazioni Unite. 2. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite trasmetterà copie autentiche del presente Protocollo a tutti gli Stati cui ci si riferisce nell‟articolo 25 della Convenzione. Traduzione non ufficiale a cura del Centro di Informazione delle Nazioni Unite 104