l`incarnazione: celebrazione delle nozze tra il divino e l`umano

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l`incarnazione: celebrazione delle nozze tra il divino e l`umano
sabato, 26 novembre 2005
parrocchia B.V.M. della Salute, Padova
“L’INCARNAZIONE:
CELEBRAZIONE DELLE NOZZE
TRA IL DIVINO E L’UMANO”
vigilia di Avvento
INVITATORIO
l’aula liturgica è semioscura; quando l’assemblea si è riunita la celebrazione può avere inizio
pres.:
ass.:
nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, entriamo nella
grande invocazione delle chiese che chiedono il ritorno del Signore.
Amen! Maranathà, vieni Signore Gesù!
il fidanzamento e il contratto matrimoniale sono simboli che percorrono
tutta la storia salvifica. Dalla Torah ai profeti fino alle pagine liriche di alcuni
sapienziali la sposa è Israele e lo sposo ardente e appassionato è il suo Dio. La storia
della salvezza è un lento procedere fatto di passione e di tradimenti, di riconciliazioni
e di infedeltà. La parola che viene da Dio non trova immagine migliore di quella data
da due innamorati per dire il rapporto che intercorre tra gli opposti: il divino e
l’umano; Dio lo sposo fedele brucia di passione e si accende di gelosia per Israele la
sposa infedele che puntualmente ritorna al suo amore fontale e chiede il suo perdono
per essere stata con altri amanti. Questo dialogo eterno fra l’amante e l’amata
raggiunge la sua espressione più alta con il mistero dell’incarnazione. Nella povertà
di Betlemme si celebrano le nozze tra il divino e l’umano; in Gesù di Nazareth
abbiamo la più completa espressione della fedeltà di Dio nei confronti dell’umanità. È
nell’oscurità di una notte che l’amore eterno supera le barriere del piccolo Israele per
raggiungere l’umanità intera; L’incontenibile entra nello spazio, colui che non ha
principio entra nel tempo, il trascendente entra nelle categorie umane. I profeti
hanno previsto quella notte, i patriarchi l’hanno attesa e invocata…noi ne godiamo
la luce e i frutti. L’ammirabile scambio che i padri della chiesa hanno cantato unisce
per sempre la ricchezza di Dio alla povertà dell’uomo: lui si è fatto uno di noi per
farci come lui. Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei (cf Ef 5,25). La
presenza dello sposo, anche se solo avvertita da lontano è fonte di gioia (cf Mc 2,19)
quella gioia che contraddistingue questo tempo di avvento che iniziamo e il nostro
vegliare nella notte. In questa veglia la tristezza e le paure, l’angoscia e le ansie che
talvolta ci abitano devono scomparire per lasciare sgorgare dal nostro profondo la
grande invocazione: «Vieni Signore Gesù. Maranathà!»
guida:
profezia
da luoghi opportunamente scelti vengono proclamati i testi dell’invitatorio, li si ascolta da seduti
lett.:
Non temere, perché non dovrai più arrossire; non vergognarti,
perché non sarai più disonorata; anzi, dimenticherai la vergogna
della tua giovinezza e non ricorderai più il disonore della tua
vedovanza. Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti
è il suo nome; tuo redentore è il Santo di Israele, è chiamato Dio di
tutta la terra. Come una donna abbandonata e con l’animo afflitto,
ti ha il Signore richiamata. Viene forse ripudiata la donna sposata in
gioventù? Dice il tuo Dio. Per un breve istante ti ho abbandonata,
ma ti riprenderò con immenso amore. In un impeto di collera ti ho
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ass.:
lett.:
ass.:
lett.:
nascosto per un poco il mio volto; ma con affetto perenne ho avuto
pietà di te, dice il tuo redentore, il Signore (Is 54,48).
Tu, quando verrai, Signore Gesù, quel giorno sarai un sole per noi.
Un libero canto da noi nascerà, e come una danza il cielo sarà.
Giuda è stato sleale e l’abominio è stato commesso in Israele e in
Gerusalemme. Giuda infatti ha osato profanare il santuario caro al
Signore e ha sposato le figlie d’un dio straniero! (Ml 2,11)
Tu, quando verrai, Signore Gesù, insieme vorrai far festa con noi.
E senza tramonto la festa sarà, perché finalmente saremo con te.
Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più
detta Devastata, ma tu sarai chiamata Mio compiacimento e la tua
terra, Sposata, perché il Signore si compiacerà di te e la tua terra
avrà uno sposo. Sì, come un giovane sposa una vergine, così ti
sposerà il tuo architetto; come gioisce lo sposo per la sposa, così il
tuo Dio gioirà per te. (Is 62,4-5)
ass.:
Tu, quando verrai, Signore Gesù, per sempre dirai: Gioite con me!
Noi ora sappiamo che il Regno verrà: nel breve passaggio viviamo di te.
lett.:
Accusate vostra madre, accusatela, perché essa non è più mia
moglie e io non sono più suo marito! Si tolga dalla faccia i segni delle
sue prostituzioni e i segni del suo adulterio dal suo petto; altrimenti
la spoglierò tutta nuda e la renderò come quando nacque e la
ridurrò a un deserto, come una terra arida, e la farò morire di sete.
I suoi figli non li amerò, perché sono figli di prostituzione. La loro
madre si è prostituita, la loro genitrice si è coperta di vergogna.
Essa ha detto: “Seguirò i miei amanti, che mi danno il mio pane e la
mia acqua, la mia lana, il mio lino, il mio olio e le mie bevande”.
Perciò ecco, ti sbarrerò la strada di spine e ne cingerò il recinto di
barriere e non ritroverà i suoi sentieri. Inseguirà i suoi amanti, ma
non li raggiungerà, li cercherà senza trovarli. Allora dirà: “Ritornerò
al mio marito di prima perché ero più felice di ora”. Non capì che io
le davo grano, vino nuovo e olio e le prodigavo l’argento e l’oro
che hanno usato per Baal. Perciò anch’io tornerò a riprendere il mio
grano, a suo tempo, il mio vino nuovo nella sua stagione; ritirerò la
lana e il lino che dovevan coprire le sue nudità. Scoprirò allora le sue
vergogne agli occhi dei suoi amanti e nessuno la toglierà dalle mie
mani. Farò cessare tutte le sue gioie, le feste, i noviluni, i sabati,
tutte le sue solennità. Devasterò le sue viti e i suoi fichi, di cui essa
diceva: “Ecco il dono che mi han dato i miei amanti”. La ridurrò a
una sterpaglia e a un pascolo di animali selvatici. Le farò scontare i
giorni dei Baal, quando bruciava loro i profumi, si adornava di anelli
e di collane e seguiva i suoi amanti mentre dimenticava me! Oracolo del Signore.
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lett.:
Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al
suo cuore. Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acòr in
porta di speranza. Là canterà come nei giorni della sua giovinezza,
come quando uscì dal paese d’Egitto. E avverrà in quel giorno
oracolo del Signore - mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai
più: Mio padrone. Le toglierò dalla bocca i nomi dei Baal, che non
saranno più ricordati. In quel tempo farò per loro un’alleanza con le
bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo; arco e
spada e guerra eliminerò dal paese; e li farò riposare tranquilli. Ti
farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel
diritto, nella benevolenza e nell’amore, ti fidanzerò con me nella
fedeltà e tu conoscerai il Signore. E avverrà in quel giorno – oracolo
del Signore – io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; la
terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l’olio e questi
risponderanno a Izreèl. Io li seminerò di nuovo per me nel paese e
amerò Non-amata; e a Non-mio-popolo dirò: Popolo mio, ed egli mi
dirà: Mio Dio (Os 2).
breve silenzio
risposta corale
il salmo 79 viene cantato a cori alterni dall’assemblea che si alza in piedi
Tu, pastore d'Israele, ascolta, *
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Assiso sui cherubini rifulgi *
davanti a Efraim, Beniamino e Manasse.
Risveglia la tua potenza *
e vieni in nostro soccorso.
Rialzaci, Signore, nostro Dio, *
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Signore, Dio degli eserciti, †
fino a quando fremerai di sdegno *
contro le preghiere del tuo popolo?
Tu ci nutri con pane di lacrime, *
ci fai bere lacrime in abbondanza.
Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini, *
e i nostri nemici ridono di noi.
Rialzaci, Dio degli eserciti, *
fa’ risplendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Hai divelto una vite dall'Egitto, *
per trapiantarla hai espulso i popoli.
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Le hai preparato il terreno, *
hai affondato le sue radici e ha riempito la terra.
La sua ombra copriva le montagne *
e i suoi rami i più alti cedri.
Ha esteso i suoi tralci fino al mare *
e arrivavano al fiume i suoi germogli.
Perché hai abbattuto la sua cinta *
e ogni viandante ne fa vendemmia?
La devasta il cinghiale del bosco *
e se ne pasce l'animale selvatico.
Dio degli eserciti, volgiti, *
guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna,
proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, *
il germoglio che ti sei coltivato.
Quelli che l'arsero col fuoco e la recisero *
periranno alla minaccia del tuo volto.
Sia la tua mano sull'uomo della tua destra, *
sul figlio dell'uomo che per te hai reso forte.
Da te più non ci allontaneremo, *
ci farai vivere e invocheremo il tuo nome.
Rialzaci Signore, Dio degli eserciti, *
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
lucernario
seduti
lett.:
Gesù disse loro: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto
mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo
sarà loro tolto e allora digiuneranno (Mt 9,15).
mentre si canta il canone viene acceso il primo cero
ass.
In questa oscurità accendi la fiamma del tuo amor Signor
del tuo amor Signor. In questa oscurità…
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lett.:
Oh se poteste sopportare un po’ di follia da parte mia! Ma, certo,
voi mi sopportate. Io provo infatti per voi una specie di gelosia
divina, avendovi promessi a un unico sposo, per presentarvi quale
vergine casta a Cristo (2Cor 11,1-2).
mentre si canta il canone viene acceso il secondo cero
ass.
In questa oscurità…
lett.:
Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo,
da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora
una voce potente che usciva dal trono: “Ecco la dimora di Dio con
gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed
egli sarà il “Dio-con-loro” (Ap 21, 2-3).
mentre si canta il canone viene acceso il terzo cero
ass.
In questa oscurità…
lett.:
“Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio,
l’Onnipotente. Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria,
perché son giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta, le
hanno dato una veste di lino puro splendente”. La veste di lino
sono le opere giuste dei santi. Allora l’angelo mi disse: “Scrivi: Beati
gli invitati al banchetto delle nozze dell’Agnello! ” (Ap 19,6b-9a).
mentre si canta il canone viene acceso il quarto cero e l’aula liturgica viene illuminata;
in piedi
ass.
In questa oscurità…
pres.:
ass.:
O Cristo, stella radiosa del mattino, incarnazione dell’infinito amore,
salvezza sempre invocata e sempre attesa, tutta la chiesa ora ti
grida come la sposa pronta per le nozze: vieni Signore Gesù, unica
speranza del mondo. Tu sei Dio e vivi e regni nell’unità dello Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli:
Amen!
IL MAESTRO VIENE E PARLA
Il Cantico dei cantici abita nel cuore della bibbia; un testo che ha faticato
ad entrare nel canone ebraico e definito per questo motivo «Un libro che sporca le
mani» ma che allo stesso tempo fa dire a un rabbino saggio: «Il mondo intero non
vale il giorno in cui è stato dato a Israele il Cantico» (Rabbì Aqibà). Una
composizione frammentaria che raccoglie la poesia arcaica di Israele insieme a testi
d’amore cantati nelle taverne raggiunge altezze tali che sole possono suggerire
spiragli di quell’amore che esiste da sempre tra Dio e l’umanità, un amore che rende
fecondo il mondo intero. Cristo è lo sposo che viene a prendere la sua sposa, sostiene
san Bernardo, e la unisce a quella parte costituita dagli spiriti celesti da sempre
congiunti al loro Creatore. E il banchetto di nozze è imbandito è pronto! Qualcuno
non se ne cura dell’invito ricevuto e altri vengono invitati senza aspettarselo a patto
che l’abito nuziale venga indossato. L’avvento è il rinnovarsi di questo invito rivolto
guida:
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a tutte le chiese e al mondo intero. La sala delle feste è illuminata la cena nuziale è
stata servita. A noi attendere lo sposo con le lampade accese. A noi essere vigilanti
nella notte con la speranza che il giorno venga presto.
seduti
lett.:
dal Cantico dei cantici (Ct 2,8-17)
Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti,
balzando per le colline. Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un
cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla
finestra, spia attraverso le inferriate. Ora parla il mio diletto e mi
dice: “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni! Perché, ecco, l’inverno è
passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei
campi,
si sospende la lettura, vengono distribuiti fiori ai presenti, al termine del segno si riprende
lett.:
il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa
sentire nella nostra campagna. Il fico ha messo fuori i primi frutti e le
viti fiorite spandono fragranza. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!
O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli
dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la
tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro”. Prendeteci le volpi, le
volpi piccoline che guastano le vigne, perché le nostre vigne sono in
fiore. Il mio diletto è per me e io per lui. Egli pascola il gregge fra i
figli. Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre,
ritorna, o mio diletto, somigliante alla gazzella o al cerbiatto, sopra i
monti degli aromi.
breve silenzio
Canto
sol.:
ass.:
sol.:
ass.:
CANTICO
Alzati mia diletta e vieni con me, dammi la mano:
nuove strade si aprono davanti ai nostri passi
nuove strade si aprono davanti ai nostri passi.
Vieni con me, l'estate è già finita:
gli ultimi fiori coglierò per te; l'intreccerò coi tuoi capelli d'oro
come regina t'incoronerò, come regina t'incoronerò.
Ti porterò con me sulle colline,
ti parlerò col cuore sulle labbra,
ti chiamerò mia sposa e mia colomba,
acqua di fonte io sarò per te, acqua di fonte io sarò per te.
Eccomi sono pronta a venire con te: non ho paura.
Nuove strade i passi miei con te conosceranno,
nuove strade i passi miei con te conosceranno.
Verrò con te nei campi e nelle vigne,
frutti dorati coglierò per te;
ti canterò dolcissime canzoni,
danze di gioia danzerò per te, danze di gioia danzerò per te.
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sol.:
ass.:
Ti chiamerò mio sposo e mio diletto,
ti seguirò dovunque tu vorrai
nel tuo riposo e nella tua fatica
terra accogliente io sarò per te, terra accogliente io sarò per te.
Le nostre mani unite costruiranno giorni di luce
mentre il tempo fonderà le nostre vite in una,
mentre il tempo fonderà le nostre vite in una.
E passeranno i mesi e le stagioni,
la nostra terra si coprirà di frutti.
Cadrà la neve sui nostri capelli
ma il fuoco acceso non si spegnerà, ma il fuoco acceso non si spegnerà.
lett.:
dai discorsi sul Cantico dei cantici di san Bernardo
«Vidi la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da
Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo» (Ap 21,2). E
aggiunge «Udii allora una voce potente che usciva dal trono: Ecco la
dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro» (Ap 21,3).
Perché? Credo per prendersi la sposa dagli uomini. Cosa incredibile!
Veniva alla sua sposa, e non veniva senza sposa. Cercava la sposa e
questa era con lui. Allora erano due? Non sia mai. Dice infatti:
«Unica è la mia colomba» (Ct 6,9). Ma come di diverse pecore volle
fare un solo gregge, in modo che ci fosse un solo ovile e un solo
pastore, così, pur avendo fin dal principio unita a sé come sposa la
moltitudine degli angeli, a lui piacque pure raccogliere la chiesa di
mezzo agli uomini e unirla a quella del cielo, affinché ci fosse una
sola sposa e un solo sposo. Così l’uno e l’altra vengono dal cielo,
cioè lo sposo Gesù e la sposa Gerusalemme. Ed egli, proprio perché
potessimo vederlo, spogliò se stesso assumendo la condizione di
servo e apparve in forma umana. Ma la sposa, in quale forma o
aspetto l’avrà vista scendere dal cielo colui che ebbe la visione?
Forse nella moltitudine di angeli che vide scendere e salire sul Figlio
dell’uomo? Ma diciamo meglio che ha visto la sposa, quando ha
visto il verbo nella carne, riconoscendo i due in un’unica carne.
Quando quel santo Emmanuele portò sulla terra il magistero della
dottrina celeste, quando in Cristo e per suo mezzo ci fu rivelata una
certa immagine visibile di quella Gerusalemme superna che è nostra
madre e una visione della sua bellezza, che cosa abbiamo visto se
non la sposa nello sposo, ammirando l’unico e identico Signore della
gloria, «come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa
che si adorna di gioielli»? Perciò lo stesso che discese è colui che
ascese, affinché nessuno ascenda in cielo se non colui che ne discese,
l’unico e medesimo Signore, lo sposo nel capo e la sposa nel corpo.
Né invano apparve sulla terra l’uomo celeste, se da terreni rese
celesti il maggior numero di uomini, simili a sé, affinché si adempisse
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ciò che si legge: «Quale il celeste, così anche i celesti» (1Cor 15,48). Da
allora si vive in terra secondo il costume dei celesti, mentre a
somiglianza di quella beata e superna creatura, anche questa che
venne dai confini della terra per udire la sapienza di Salomone,
aderisce nondimeno con casto amore all’uomo celeste; e benché non
gli sia ancora congiunta come quella nella piena visione, tuttavia gli è
sposata per la fede, secondo la promessa del Signore che dice per
bocca del profeta: «Ti farò mia sposa nella benevolenza e
nell’amore, ti fidanzerò con me nella fedeltà» (Os 2,21-22). Di
conseguenza si adopera per divenire sempre più conforme al
modello che venne dal cielo, imparando a patire e a compatire e,
infine, a essere mite e umile di cuore. Con tale comportamento si
sforza di piacere, anche se assente, a colui nel quale gli angeli
desiderano fissare lo sguardo, per dimostrarsi, ardendo di angelico
desiderio, concittadina dei santi e familiare di Dio, veramente sposa
diletta.
breve silenzio
lett.:
Che cos’è che sale dal deserto come una colonna di fumo, esalando
profumo di mirra e d’incenso e d’ogni polvere aromatica? Ecco, la
lettiga di Salomone: sessanta prodi le stanno intorno, tra i più
valorosi d’Israele. Tutti sanno maneggiare la spada, sono esperti
nella guerra; ognuno porta la spada al fianco contro i pericoli della
notte. Un baldacchino s’è fatto il re Salomone, con legno del Libano.
Le sue colonne le ha fatte d’argento, d’oro la sua spalliera; il suo
seggio di porpora, il centro è un ricamo d’amore delle fanciulle di
Gerusalemme. Uscite figlie di Sion, guardate il re Salomone con la
corona che gli pose sua madre, nel giorno delle sue nozze, nel
giorno della gioia del suo cuore.
ACCOGLIENZA DEL VERBO
il libro dei vangeli viene intronizzato e accompagnato dalle luci e dal profumo; in piedi
ass.:
sol.:
ass.:
sol.:
ass.:
sol.:
ass.:
Alleluia, alleluia…
Sollevati, aquilone, e tu, austro, vieni,
soffia e nel mio giardino si effondano i suoi aromi.
Alleluia, alleluia…
Ed ora venga il mio diletto nel suo giardino
e ne mangi i frutti squisiti (Ct 4,16).
Alleluia, alleluia…
Io dormo, ma il mio cuore veglia.
Ecco sento un rumore! È il mio diletto che bussa:
Alleluia, alleluia…
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pres.:
ass.:
pres.:
ass.:
Il Signore sia con voi
E con il tuo spirito.
dal vangelo di Matteo (Mt 22,1-14)
Gloria a te Signore che sei il Veniente. Maranathà!
Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: “Il regno dei cieli è
simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli
mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non
vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato
il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati
e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono
e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi
presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò
e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme
la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma
gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e
tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade,
quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si
riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto
un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai
potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re
ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre;
là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma
pochi eletti”.
al termine della proclamazione del vangelo il libro viene baciato da tutti i partecipanti
e poi riposto sull’ambone
ass.:
sol.:
ass.:
Alleluia, alleluia…
Sorella, amica, mia colomba, mia perfetta apri;
perché il mio capo è bagnato di rugiada, (cfr Ct 5,2).
Alleluia, alleluia…
breve silenzio
omelia
breve silenzio
CELEBRAZIONE SPONSALE
guida:
“Nella letteratura del cristianesimo antico - come in Ippolito - l’esaltazione
dell’amore sponsale nel Cantico dei cantici viene interpretata in funzione di Cristo e
della chiesa. L’amore umano fra il re Salomone e la sua sposa appare come «tipo»
dell’amore, molto più alto, di Dio verso gli uomini e degli uomini verso il loro
Creatore. Origene definisce l’anima «sposa del Logos». Tertulliano ha chiamato le
vergini cristiane «spose di Cristo». Nei primi scritti di Agostino la chiesa è la
sponsa sine macula et ruga (in riferimento a Ef 5,27) (Dizionario delle immagini e dei
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simboli biblici). Poiché nella comunità locale si esprime l’universalità della chiesa
questa nostra assemblea entra nel dialogo eterno tra il Creatore e l’umanità di tutti i
tempi. Le singole componenti di questa parrocchia chiederanno l’avvento del Signore
e lui che «spia attraverso le inferriate» (cf Ct 2) dalle pagine del Cantico risponderà
amorevolmente “Sì, verrò presto!”. Amen. Vieni, Signore Gesù (Ap 22).
la sposa:
lo sposo:
ass.:
la sposa:
lo sposo:
ass.:
la sposa:
lo sposo:
ass.:
la sposa:
lo sposo:
ass.:
Noi ragazzi di A.C.R. diciamo: Vieni Bambino Gesù, e portaci i doni
che tutti i bambini dovrebbero avere: la vita, l'amore, l'affetto,
l'allegria, la serenità, la spensieratezza, la protezione.
Sessanta sono le regine, ottanta le altre spose, le fanciulle senza
numero. Ma unica è la mia colomba la mia perfetta, ella è l’unica di
sua madre, la preferita della sua genitrice. L’hanno vista le giovani e
l’hanno detta beata, le regine e le altre spose ne hanno intessuto le
lodi (Ct 6,8-9).
Vieni presto, o Signor
Noi gruppo famiglie giovani e adulte diciamo: Vieni Cristo-Uomo,
insegnaci la fedeltà creativa così che possiamo ogni giorno scegliere
colui o colei che ci sta accanto come fosse la prima volta.
Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa, tu mi hai rapito il cuore
con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana! (Ct 4)
Vieni presto, o Signor
Noi ospiti delle cucine popolari diciamo: Vieni Signore del Mondo,
dona a coloro che si sono fatti nostri servitori di ricevere il cento
per uno di ciò che hanno donato.
Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa, e raccolgo la mia
mirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio miele, bevo il mio
vino e il mio latte. Mangiate, amici, bevete; inebriatevi, o cari (Ct 5,1).
Vieni presto, o Signor
Noi cori di questa parrocchia diciamo: Vieni Signore dei Cieli e apri il
nostro cuore, perché sappiamo cantarti sempre "Gloria nell'alto dei
Cieli".
I fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce
della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico ha
messo fuori i primi frutti e le viti fiorite spandono fragranza. Alzati,
amica mia, mia bella, e vieni! (Ct 2,12-13)
Vieni presto, o Signor
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la sposa:
lo sposo:
Noi del gruppo Emmanuele diciamo: Vieni Dio-Con-Noi, donaci di
saper amare in maniera adulta e umana, per donarci totalmente
all'altro.
Mentre il re è nel suo recinto, il mio nardo spande il suo profumo. Il
mio diletto è per me un sacchetto di mirra, riposa sul mio petto. Il
mio diletto è per me un grappolo di Cipro nelle vigne di Engàddi (Ct
1,12-14).
ass.:
la sposa:
lo sposo:
ass.:
la sposa:
lo sposo:
ass.:
la sposa:
lo sposo:
ass.:
la sposa:
lo sposo:
ass.:
la sposa:
Vieni presto, o Signor
Noi del gruppo Caritas diciamo: Vieni Dio d'Amore, infondi in noi il
Tuo Spirito di carità perché riusciamo sempre ad offrire il nostro
cuore ai nostri fratelli.
Fontana che irrora i giardini, pozzo d’acque vive e ruscelli sgorganti
dal Libano (Ct 4,15).
Vieni presto, o Signor
Noi giovani e giovanissimi diciamo: Vieni Cristo vero Dio e vero
Uomo, rendici capaci di essere fecondi nelle relazioni con gli altri,
nella nostra vita di uomini e di donne del futuro.
“Volgiti, volgiti, Sulammita, volgiti, volgiti: vogliamo ammirarti”.
“Che ammirate nella Sulammita durante la danza a due schiere? ”
(Ct 7,1).
Vieni presto, o Signor
Noi Suore Salesie diciamo: Vieni Nostro Sposo, inondaci della Tua
luce, apri i nostri cuori e la nostra intelligenza, così la nostra lingua
proclamerà la Tua lode.
Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana
sigillata. I tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti
più squisiti, alberi di Cipro con nardo, nardo e zafferano, cannella e
cinnamòmo con ogni specie d’alberi da incenso; mirra e aloe con
tutti i migliori aromi (Ct 4,12-14).
Vieni presto, o Signor
Noi pensionati diciamo: Vieni Dio Nostro, rendici capaci di essere
sempre testimoni leali del Tuo Vangelo.
Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme, per le gazzelle e per le cerve
dei campi: non destate, non scuotete dal sonno l’amata finché essa
non lo voglia (Ct3,5).
Vieni presto, o Signor
Noi gruppi della Nigeria e del Cameroun diciamo: Vieni Cristo
Gesù, donaci la capacità di ricambiare l'ospitalità ricevuta con la gioia
che contraddistingue le nostre celebrazioni eucaristiche.
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lo sposo:
ass.:
la sposa:
lo sposo:
ass.:
la sposa:
lo sposo:
ass.:
la sposa:
lo sposo:
ass.:
la sposa:
lo sposo:
Vieni con me dal Libano, o sposa, con me dal Libano, vieni! Osserva
dalla cima dell’Amana, dalla cima del Senìr e dell’Ermon, dalle tane
dei leoni, dai monti dei leopardi. (Ct 4).
Vieni presto, o Signor
Noi Scout diciamo: Vieni Signore dell'Universo e aprici gli occhi,
perché possiamo scoprire sempre nuove strade che conducono a Te
e all'edificazione del Tuo Regno.
Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le ombre, me ne
andrò al monte della mirra e alla collina dell’incenso. Tutta bella tu
sei, amica mia, in te nessuna macchia (Ct 4,6-7).
Vieni presto, o Signor
Noi genitori diciamo: Vieni Signore Padre, Tu che nell'incarnazione
ti sei fatto figlio per incontrare noi tuoi figli, donaci la capacità di
incontrare i nostri.
Oh se tu fossi un mio fratello, allattato al seno di mia madre!
Trovandoti fuori ti potrei baciare e nessuno potrebbe disprezzarmi
(Ct 8,1).
Vieni presto, o Signor
Noi Sacerdoti diciamo: Vieni Sommo Sacerdote, Tu che sei venuto
per servire insegnaci il vero servizio al prossimo, perché sappiamo,
con più coraggio, guidare il tuo popolo che ci hai affidato.
Chi è colei che sale dal deserto, appoggiata al suo diletto? Sotto il
melo ti ho svegliata; là, dove ti concepì tua madre, là, dove la tua
genitrice ti partorì (Ct 8,5).
Vieni presto, o Signor
Noi tutti della parrocchia di Mortise diciamo: Vieni Signore Gesù e
accresci la nostra fede
Una vigna aveva Salomone in Baal- Hamòn; egli affidò la vigna ai
custodi; ciascuno gli doveva portare come suo frutto mille sicli
d’argento. La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti: a te,
Salomone, i mille sicli e duecento per i custodi del suo frutto! (Ct 8,1112)
ass.:
Noi tutti cristiani in attesa diciamo: Vieni Signore Nostro, riunisci
questa tua chiesa così divisa nel mondo perché possa finalmente
tornare ad essere quella vite dai molti frutti che da te prende la
linfa.
tutti i presenti portano il fiore che hanno ricevuto all’ambone
- 13 -
SOLENNE INVOCAZIONE
ci si mette in ginocchio per il canto, l’aula liturgica torna ad essere semioscura
canto.:
RORATE CAELI
sol.
Rorate, caeli, désuper
et nubes pluant iustum.
ass.:
Rorate, caeli, désuper
et nubes pluant iustum.
O cieli stillate dall’alto e le nubi
facciano piovere il giusto.
ass.:
Ne irascaris, Domine,
ne ultra memineris
iniquitatis:
ecce civitas Sancti
facta est deserta,
Sion deserta facta est.
Ierusalem desolata est:
domus sanctificationis tuae
et gloriae tuae,
ubi laudaverunt te
patris nostri.
Rorate...
Non adirarti, Signore,
non ricordarti più
dei nostri peccati.
Ecco, la città del tempio
è deserta, è deserta Sion,
è devastata Gerusalemme,
dimora della tua santità
e della tua gloria,
ove i nostri padri
hanno cantato
le tue lodi.
O cieli…
ass.:
Peccavimus et facti sumus
tamquam immundi nos,
et cecidimus
quasi folium universi:
et iniquitates nostrae
quasi ventus
abstulerunt nos:
abscondisti faciem tuam
a nobis
et allisisti nos in manu
iniqitatis nostrae.
Rorate...
Abbiamo peccato,
abbiamo molto peccato,
e siamo divenuti impuri
come pagani: siamo tutti caduti
come foglie morte
e i nostri peccati
come uragano ci hanno travolti.
Ci hai nascosto
il tuo volto
e ci hai spezzati
per le nostre iniquità.
O cieli…
Vide, Domine,
afflictionem populi tui,
et mitte quem missurus es:
emitte Agnum
dominatorem terrae,
Vedi, Signore,
l'afflizione del tuo popolo
e manda colui che devi inviare.
Manda l’Agnello,
il dominatore del mondo,
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dall'arido deserto
al monte di Gerusalemme,
che ci liberi dal giogo
della nostra schiavitù.
ass.:
de Petra deserti
ad montem filiae Sion:
ut auferat ipse iugum
captivitatis nostrae.
Rorate...
ass.:
Consolamini,
consolamini, popule meus:
cito veniet salus tua.
Quare maerore consumeris,
quia innovavit te dolor?
Salvabo te, noli timere,
ego enim sum
Dominus Deus tuus,
Sanctus Israel,
redemptor tuus.
Rorate...
Consòlati,
consòlati, popolo mio:
presto verrà il tuo Salvatore.
Perché ti consumi
nella tristezza?
Perché ti riassale il dolore?
Ti salverò, non temere:
io sono il tuo Dio,
il Santo d'Israele,
il tuo Redentore.
O cieli…
O cieli…
OMAGGIO ALLA SPOSA
ci si alza in piedi, il presidente si porta all’altare della Madonna e tutti si dispongono
in quella direzione
ass.:
O Dio, Padre del Cristo nostro salvatore, che in Maria, vergine
santa e premurosa madre, ci hai dato l’immagine della chiesa sposa
del tuo Figlio, manda il tuo Spirito a sostegno della nostra
invocazione per il ritorno del Signore, perché perseverando nella
preghiera e nella fede cresciamo nell’amore, e camminiamo insieme
nell’attesa del tuo giorno. Per Cristo nostro signore.
Amen. Maranathà!
Canto:
AVE MARIA (gregoriano)
pres.:
- 15 -
sol.:
ass.:
Ave, Maria,
gratia plena, Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus
et benedictus fructus ventris tui, Iesus. Sancta Maria, Mater Dei,
ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen.
congedo
la chiesa viene illuminata
pres.:
ass.:
pres.:
ass.:
pres.:
ass.:
pres.:
ass.:
pres.:
ass.:
Canto:
Il Signore sia con voi.
E con il tuo spirito.
Dio, che vi da la grazia di celebrare la prima venuta del suo Figlio e
di attendere il suo avvento glorioso vi santifichi con la luce della sua
visita.
Amen. Maranathà!
Nel cammino di questa vita, Dio vi renda saldi nella fede, gioiosi
nella speranza, operosi nella carità.
Amen. Maranathà!
Voi che vi rallegrate per la venuta del nostro Redentore, sposo
della chiesa, possiate godere della gioia eterna quando egli verrà
nella gloria.
Amen. Maranathà!
E la benedizione di Dio onnipotente, Padre e Figlio + e Spirito
Santo, discenda su di voi e con voi rimanga sempre.
Amen. Maranathà! Vieni Signore Gesù!
CANTIAMO A TE
Cantiamo a Te, Signore della vita:
il nome Tuo è grande sulla terra
tutto parla di Te e canta la tua gloria.
Grande Tu sei e compi meraviglie: Tu sei Dio.
Cantiamo a Te, Signore Gesù Cristo:
Figlio di Dio venuto sulla terra,
fatto uomo per noi nel grembo di Maria.
Dolce Gesù, risorto dalla morte, sei con noi.
Cantiamo a Te, amore senza fine:
Tu che sei Dio lo Spirito del Padre
vivi dentro di noi e guida i nostri passi.
Accendi in noi il fuoco dell'eterna carità.
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