"Il Dio della felicità" - predicazione di Luca Faedda

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"Il Dio della felicità" - predicazione di Luca Faedda
Chiesa Avventista di Firenze
Sabato 30.4.2016
Predicazione nr.4, Pastore Luca Faedda
Il Dio della felicità!
Testo biblico Sofonia 3,17: L'Eterno, il tuo Dio, è in mezzo a te, come un Potente che salva; egli si
rallegrerà con gran gioia per via di te, si acqueterà nell'amor suo, esulterà, per via di te, con gridi di
gioia'.
Chi di voi ricorda una storia biblica dove si parla di felicità? Effettivamente come chiesa abbiamo avuto
altri temi forti: creazione-evoluzione, amore-legge, sabato e apocalisse, giudizio universale e Babilonia è
distrutta, la Croce e Dio che asciugherà ogni lacrima, adesso poi c’è tutta sta moda liberale o
conservatore ed è giusto pensare a tutte queste cose solo che poi uno si chiede: “chi ci pensa alla mia
felicità qui e oggi?”
Guardate è importante, perché noi desideriamo essere felici: la felicità è il respiro della vita: ti tiene in
vita! E io penso che se c’è una verità universale è che siamo tutti in cerca della felicità, e allora se non
ne parliamo qui in chiesa, noi non smetteremo di cercarla, semplicemente cercheremo risposte altrove.
E allora io ci tento, mi sono chiesto che ne dice Dio della felicità?
Scopro subito che l’Antico Testamento non contiene una teoria sull’argomento e in ebraico non c’è una
parola che significa proprio felicità, c’è il verbo asre, che parla di uomini e donne che sono beati e felici
quando la loro storia s’intreccia a quella di Dio. Io ho scelto di guardare alla storia di tre di questi beati.
Il primo è Sara ….che ride per ultima!
In Genesi 21,6-7 Sara esclama: Dio mi ha dato di che ridere…qualcuno traduce: Dio ha fatto un sorriso
per me! Io ho partorito un figlio ad Abramo nella sua vecchiaia. La felicità è un sorriso di Dio che si
chiama Isacco, che significa RISATA e Sara ride mentre Abramo fa un grande banchetto e tutti
festeggiano… Eppure non è sempre stato così!
La storia la sapete: in Genesi 12 Dio promette Terra, Figli e felicità, Sara è sterile ma lei e Abramo ci
credono, partono e arrivano a Canaan ma subito devono scappare in Egitto perché c’è carestia, appena
arrivati Abramo ha paura che l’uccidano per la bellezza di lei…Il dialogo è bellissimo, lui inizia coi
complimenti e finisce che le dice fai finta d’esser mia sorella, lei obbedisce e quasi finisce nel letto di
Faraone, grazie a Dio si salva ma pensate a quello che doveva passarle per la testa: altro che terra
promessa questo è pronto a barattarmi, e Dio che insiste e in Genesi 15 promette: “Abramo non temere
la tua ricompensa sarà grandissima” . Però il tempo passa e i figli non arrivano. Allora forse è Sara il
problema? Quando pensate a lei ricordate che Sara è la donna che ha avuto il dolore di dire a suo marito
unisciti ad Agar: realizzerà lei la promessa! E che quando la promessa non s’è realizzata la trovi che ha
ancora voglia di ridere per l’angelo che non vuole capire che due novantenni fanno fatica a fare il figlio
che annuncia!
La storia di Sara mi insegna che i sorrisi di Dio arrivano nel mezzo di un cammino difficile tutto
tempestato di sorrisi e ferite e le due cose non si cancellano a vicenda, sorrisi e lacrime restano
entrambi impastati nella mia storia.
Io penso che, chi ci illude che felicità sia l’aperitivo sulla spiaggia, carpe diem sensazionali o il successo
in fondo alla carriera…ci sta fregando! Sara è felice perché ha attraversato la tempesta e la burrasca e
allora permettetemi di fantasticare: io credo che felicità è accettare le carte che la vita ti manda e
mettersi in gioco che qualcuna sarà bella e qualcuna brutta e la differenza la farà il modo in cui TU le
giocherai. Felicità è la tua storia impastata di sorrisi e lacrime che hai scelto di vivere e non sei
scappato: è la vita che ami! E’ tutto il cammino tra chi eri e chi sei che non lo sai come andrà a finire e
cerchi risposte e non le trovi, e cerchi e cerchi e non sai dove ti spunterà il sorriso che Dio ha preparato
per te. E se è come dice il verbo asre: il Dio della felicità è Dio che attraversa con me quella burrasca
che è la vita con le mie stesse lacrime e sorrisi, è il Dio della promessa che punteggia la storia di Abramo
e Sara come a dire: pianto un seme nella terra dura perché tu sappia che è li che crescono i fiori e
sorride la vita.
Seconda storia: la scommessa di Mosè
In Esodo 15,1 e 2 Israele sta gridando al cielo la sua gioia: “Io canterò al Signore perché è grandemente
glorioso, Mia forza e mio canto è il signore: è stato la mia salvezza”. Ora cantano di gioia…Eppure non
è sempre stato così, soltanto un’ora prima il popolo stava maledicendo Mosé. Esodo 14 ci racconta che I
figli di Israele gridavano al Signore e contro Mosé perché avevano il mare davanti e l’esercito d’Egitto
alle spalle e gli facevano una gran paura!
Va detto che questa liberazione di Dio è singolare: davanti il mare dietro le spade…gli israeliti pensano
quasi quasi preferivamo vivere da schiavi, in fondo Faraone non era così male, magari non ci avrebbe
davvero ucciso tutti i figli maschi. Il fatto è che Israele si era abituato alla schiavitù e fate conto che per
gli antichi la schiavitù era la forma più estrema di infelicità: peggio che morire! Simone Weil racconta
che secondo i romani nel giorno in cui un uomo cadeva schiavo perdeva metà della propria anima. Per
loro schiavitù e infelicità erano la stessa cosa: uno sradicamento dalla propria vita.
In questo senso sono infelice quando non posso disporre di me! Quando malattia, terrore, ansia, dolore,
povertà hanno la forza di costringermi fino a farmi abbandonare le speranze d’uscirne e allora ti isoli
nella tua stanzetta, nella macchina, ti disinteressi, ti imprigioni nelle cuffiette e nel cellulare, perché
Faraone ti ha convinto che la vita non è tua!
Visitando un liceo Tiziano Terzani ha detto ai giovani:
Capisco la vostra infelicità, siete frustrati perché il mondo è di quegli altri, di quelli con la cravatta, con
il potere e con i soldi, il mio messaggio è questo: Il mondo è vostro e potete cambiarlo!
Per il Dio di Israele felicità è il contrario di schiavitù. Per Dio felicità è correre il rischio di essere liberi e
qui si parla di libertà assoluta perché mettere il piede in mare sperando che si apra significa liberarsi
persino della legge per cui l’acqua non dovrebbe prendere a volare per liberarsi bisogna esser pronti a
ridiscutere tutto.
Attraversare il mare significa esser disposti a lasciar andare le paure e le forze che ti stringono, è la
chiamata ad abbandonare la pretesa e l’illusione di controllare la vita e quello che ci capita noi non
riusciremo a metterci al sicuro da soli! Mosè sa benissimo che la felicità è scommessa e allora scommette
sul mare, scommette sul futuro, sull’abbandono, scommette su quel Dio felice che gli comanda la
libertà:
Esodo 14,21 dice Il Signore, Il Signore fece ritirare il mare con un forte vento orientale e lo ridusse in
terra asciutta e le acque si divisero. Guardate che è vero. Le cose migliori della mia vita sono venute
quando ho accettato il rischio di mettere il piede dentro l’acqua. E hai paura perché stai senza reti di
salvataggio. Ma l’idea che ci penserà Dio per me è già libertà …e felicità!
Ultimo personaggio, vediamo se indovinate di chi si tratta dal versetto che vi leggo: Seconda Samuele
12,7: così dice il Signore, IO ti ho unto re di Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, ti ho dato la sua
casa e ho messo nelle tue braccia le sue donne, ti ho dato Israele e Giuda e se questo era troppo poco
avrei aggiunto anche dell’altro…Ma tu hai fatto uccidere URIA l’ittita, hai preso per te sua moglie e hai
ucciso lui con la spada dei figli di Ammon.
L’ultimo personaggio è Davide e anche per lui non è sempre stato così: la sua storia è piena di felicità.
Prima Cronache 11 s’intitola “Davide re di tutto Israele”: il popolo va da lui e gli dice: Ecco noi siamo
tue ossa e tua carne. Anche in passato quando il re era Saul tu guidavi e riconducevi Israele. Questo
ragazzotto-pastore-non bello-né forte-né alto ha faticato tantissimo per diventare il più grande re
d’Israele e il preferito da Dio. Poteva starsene a casa sua o a fare il pastore e invece si mette a fare il re
e fa quello che il re non voleva fare: sfida i giganti e porta gli uomini in guerra, e poi lascia i meriti a
Saul e al suo esercito che tra l’altro cercavano di ucciderlo, insomma, la proposta di Davide per la
felicità è vivere il paradosso d’abbandonarsi nelle mani di Dio e al tempo stesso di lottare per quello che
amiamo e amare quello per cui lavoriamo. E quando leggo sparso ovunque per il primo libro di Samuele
che Davide riusciva in tutte le sue imprese e il Signore era con lui scopro che Dio è felice quando ci
realizziamo anche se poi distruggiamo tutto con un colpo di spugna. Si perché quando Davide è arrivato
in cima alla felicità s’è giocato tutto per una passione, ha sfasciato tutto e alla fine in seconda Samuele
12,13 troviamo un racconto bellissimo tra lui e Dio: Davide si è appena pentito dell’adulterio,
dell’omicidio di tutti i danni e Natan gli dice: tranquillo, Il Signore ti ha perdonato tu non morirai!
Sospiro di sollievo! Tuttavia il figlio che ti è nato dovrà morire, e un altro figlio abuserà sua sorella e
saranno guerre e rivoluzioni. Ovviamente non era Dio a mandare tutte quelle distruzioni
Dio stava cercando un modo simpatico di fargli capire che ci sono cadute che non te la cavi e situazioni
che purtroppo devi davvero ricostruire tutto perché tutto è perso. E allora il Dio della Felicità è Dio che
mi da la forza e il coraggio di accettare la caduta e ricominciare. E’ Dio che non nasconde la botta dello
sbaglio o il brutto della perdita ma invita a superare il male, il mistero e la voglia di mollare. Perché
felicità è vivere, magari sbagliare, pagare cadere e poi ricominciare: Ricominciare sempre a cercare la
felicità! Dio fa il tifo per noi! Perché come dice Sofonia
Il Dio della felicità esulta, canta e grida di felicità per te!
E allora mi piace concludere con la frase di chi ha detto: ogni volta che mi guardo allo specchio mi
convinco sempre di più che Dio ha un ottimo senso dell’umorismo!
Amen