Publish or Perish, Google Scholar

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Corso ECDL HealthDoc
Roma: 4,5,12,19,26 marzo 2014
Publish or Perish (PoP) è un software del 2006
sviluppato da Anne Will Harzing, scaricabile
gratuitamente dal sito
http://www.harzing.com/pop.htm.
PoP recupera e analizza le citazioni accademiche
da Google Scholar e calcola una serie di indici
bibliometrici, per studiare l’impatto di uno
specifico autore nella comunità scientifica, quali:
h-index e sue varianti
g-index
numero di citazioni per autore
citazioni medie per autore, articolo, anno
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H-index è un indice proposto nel 2005 da Jorge E. Hirsch (University of California, San Diego)
per quantificare la prolificità e l'impatto del lavoro degli scienziati, basandosi sul numero delle
loro pubblicazioni ed il numero di citazioni ricevute.
Il calcolo dell'indice H è il seguente:
Uno scienziato possiede un indice h se h dei suoi lavori hanno almeno h citazioni ciascuno e i
rimanenti lavori hanno ognuno meno di h citazioni.
Supponiamo che un ricercatore abbia 15 pubblicazioni. Se 10 di queste pubblicazioni sono
citate almeno 10 volte da altri ricercatori, l’indice h dello scienziato è 10 (le altre 5 hanno
meno di 10 citazioni). Se tutte e 15 hanno 10 citazioni sarà sempre 10.
L'indice è strutturato per verificare non solo la produzione, ma anche la reale influenza di un
ricercatore, distinguendolo, ad esempio, da coloro che invece, pur avendo pubblicato molto,
hanno prodotto articoli scarsamente citati.
Hirsch
JE,
2005.
“An
index
to
quantify
http://www.pnas.org/content/102/46/16569.full
an
individual's
scientific
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research
output”
Il valore dell’h-index dipende dal database che si usa per calcolare il numero
di citazioni. Se si usa il Web of Science dell’ISI, vengono solo prese in
considerazione le riviste ivi incluse.
In generale Google Scholar fornisce un h-index più alto di Scopus o Web of
Science, perché comprende tutti i tipi di pubblicazione quali libri, atti di
conferenze, PhD tesi (e non solo un set selezionato di riviste).
Finch A., 2010. “Can we do better than existing author citation metrics?”
http://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/bies.201000053/pdf
G-index (complementare all’h-index)
Indice creato da Leo Egghe nel 2006. Il g-index è una modifica dell’h-index
che prende in considerazione articoli molto citati oltre il valore dell’indice h.
E’ una misura della performance globale delle citazioni di un set di articoli,
evidenziando la maggiore visibilità di uno scienziato.
Egghe L, 2006. “Theory and practise of the g-index” http://www.springerlink.com/content/4119257t25h0852w/
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https://accounts.google.com/Login?hl=it&continue=http://scholar.google.it/citations%3Fuser%3DOYlvqt0AAAAJa&service=citations
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Google Scholar Citations consente agli autori di tenere traccia delle citazioni dei loro
articoli. Puoi sapere chi cita le tue pubblicazioni, riportare su un grafico temporale le
citazioni e calcolare diverse metriche relative alle citazioni.
Puoi anche rendere pubblico il tuo profilo in modo che possa essere visualizzato
nei risultati di Google Scholar quando gli utenti cercano il tuo nome.
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Citazioni: è il numero di citazioni relative a tutte le pubblicazioni. La
seconda colonna contiene la versione "recente" di questo dato che è il
numero di nuove citazioni relative a tutte le pubblicazioni negli ultimi 5
anni.
i10-index: è il numero di pubblicazioni con almeno 10 citazioni. La
seconda colonna contiene la versione "recente" di questo dato che è il
numero di pubblicazioni che hanno ricevuto almeno 10 nuove citazioni
negli ultimi 5 anni.
Indice H è il massimo numero h tale che h pubblicazioni abbiano
almeno h citazioni. La seconda colonna è la versione "recente" di
questo dato che è il massimo numero h tale che h pubblicazioni
abbiano almeno h citazioni nuove negli ultimi 5 anni.
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Creare il proprio profilo
Google Scholar Citations;
Cercare un autore a piacere
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Schemi riassuntivi e
considerazioni
generali sulla
valutazione
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Numero
Numero
Numero
pagina
Numero
pagina
delle pubblicazioni
delle citazioni ricevute
di accessi a una
di download di una
Colombo L. I sistemi di valutazione delle pubblicazioni scientifiche. Università degli studi di Milano Bicocca
2011.
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•Impact Factor: misura quanto è “importante” una rivista.
•Immediacy Index: misura quanto successo sta avendo il
lavoro nell’anno di pubblicazione.
•Cited Half Life: misura la validità nel tempo degli articoli
citati.
•SJR (Scimago Journal Rank): misura il prestigio di una
rivista basandosi su quante volte è stato citato un articolo
su altre riviste o siti.
•Citation Index: misura quanto è “importante” un articolo.
•H-Index: misura la prolificità degli autori basandosi su
quante volte è stato citato un articolo su altre riviste.
Colombo L. I sistemi di valutazione delle pubblicazioni scientifiche. Università degli studi di Milano Bicocca 2011.
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Moed H, Halevi G.
Research assessment:
Review of methodologies
and approaches.
Research Trends 2014;
36:4
http://www.researchtrend
s.com/issue-36-march2014/researchassessment/
Nell’ambito della Web metrica, che si occupa di aspetti di misurazione del web: siti web,
pagine web, parti di pagine web, le parole nelle pagine web, collegamenti ipertestuali, i
risultati dei motori di ricerca web, lo Usage Factor (Fattore di Utilizzo) ha lo scopo di
misurare la qualità dei periodici scientifici in base al numero di download: si confronta il
numero degli articoli scaricati con il numero di articoli pubblicati
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Moed H, Halevi G. Research
assessment: Review of methodologies
and approaches. Research Trends
2014; 36:4
http://www.researchtrends.com/issue
-36-march-2014/researchassessment/
Moed H, Halevi G.
Research assessment:
Review of methodologies
and approaches.
Research Trends 2014;
36:4
http://www.researchtrend
s.com/issue-36-march2014/researchassessment/
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http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0064841
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Comportamenti o motivazioni
nell’attribuire citazioni
Pubblicazione “madre”: il lavoro originale in cui
un’idea, concetto o principio son stati descritti
Lavori precedenti relativi all’argomento di ricerca:
per commentarli, criticarli, correggerli, confermarli
Autorevolezza: si citano altri lavori per supportare
il proprio lavoro e convincere i lettori; per
confermare dati, metodi e risultati di altri
Fattori sociali: citare ricercatori prestigiosi,
colleghi, per aumentare la visibilità, ecc.
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Violazioni nel citare i lavori scientifici
I ricercatori sono responsabili di “bibliographic
negligence” (Eugene Garfield 1992) o “citation amnesia”
(Garfield 1980).
Si tende ad omettere i più recenti risultati dei propri
“avversari” scientifici, i lavori antecedenti pionieristici.
Bisognerebbe adottare esplicitamente una “best practice”.
Garfield alcuni anni fa propose di far firmare agli autori
una dichiarazione in cui affermassero di:
“aver fatto una ricerca della letteratura scientifica tale che
per quanto ne sappiano non esistono altri importanti
lavori”.
The Scientist: Citation Violations. (May 2009:vol 23, n. 5, p. 13) http://www.f1000scientist.com/2009/05/1/13/1/
E. Garfield, "From citation amnesia to bibliographic plagiarism," Current Contents, No. 23, pages 5-9, June 9, 1980. Reprinted in
Essays of an Information Scientist, Volume 4, pages 503-507. Philadelphia: ISI Press, 1981.
www.garfield.library.upenn.edu/essays/v4p503y1979-80.pdf
E. Garfield, "Bibliographic negligence: A serious transgression," The Scientist, 5[23]:14, Nov. 25, 1991. Reprinted in Essays of an Information
Scientist, Volume 14, pages 398-99. Philadelphia: ISI Press, 1992. www.garfield.library.upenn.edu/essays/v14p398y1991.pdf
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I metodi bibliometrici sono uno strumento utile per misurare la
produzione (output) scientifica.
Tuttavia la pressione a pubblicare (“publish or perish”: se non
pubblichi niente finanziamenti e niente carriera) può
comportare delle “distorsioni comportamentali” (es. riproporre
quasi lo stesso articolo a altre riviste, salami science:
“spezzettare” un articolo in 2 o 3 articoli con informazioni
minime, ecc.) che possono portare ad una distorsione
complessiva del processo valutativo.
E’ auspicabile una diminuzione della pressione a pubblicare.
I metodi quantitativi dovrebbero essere complementari ai
qualitativi (peer review), tanto che Martin e Irvine li chiamano
“partial indicators” (Research Policy, 1983).
Tenere sempre in mente che entrambi i metodi presentano bias
(distorsioni), fondamentalmente derivate dal comportamento
umano.
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Problema legato al declino dell’onestà
intellettuale e dell’etica scientifica :
“Anyone who has been a scientist for more than
20 years will realize that there has been a
progressive
decline
in
the
honesty
of
communication between scientists, between
scientists and their institutions, and between
scientists and their institutions and the outside
world. Yet real science must be an arena where
truth is the rule; ore else the activity simply
stops being science and becomes something
else: Zombie science”.
Charlton BG. Are you an honest scientist? Truthfulness in science should be an iron law, not
a vague aspiration. Medical Hypotheses 2009;73:633-35.
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0306987709003429?np=y
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http://www.plosbiology.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pbio.1001675
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“....L'analisi statistica dei dati mostra che gli scienziati non sono giudici affidabili del valore di una
ricerca: raramente ne riconoscono l'importanza e spesso si lasciano influenzare da dove è stata
pubblicata. Le valutazioni, inoltre, sono scarsamente correlate tra loro, il che significa che uno
stesso articolo può ricevere valutazioni fortemente contrastanti… gli scienziati sembrano essere
vittime di un "principio di autorità", perché sovrastimano i risultati pubblicati sulle riviste più
importanti…
Per quanto riguarda il numero di citazioni, sembrano avere una limitata relazione con il merito. Le
citazioni si accumulano in modo stocastico, cioè casuale: 2 lavori simili per merito scientifico
possono ricevere inizialmente valutazioni soggettive diverse, uno dei due può essere citato da altri
studiosi che a sua volta lo citeranno, accumulando infine "un distacco" che non corrisponde alla
differenza reale del valore…”
“In realtà tutte e tre queste misure del merito scientifico sono poco affidabili… “
Bisognerebbe utilizzare quindi più parametri, tra i quali dovrebbero essere compresi anche il
numero di visualizzazioni su Internet (per gli articoli o gli abstract disponibili), le discussioni sui
social network, la menzione sui media aperti al largo pubblico o infine le ricadute pratiche dei
risultati.
http://www.lescienze.it/news/2013/10/11/news/valore_scientifico_ricerca_revisione_pari-1842896/
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EUGENIO PICANO
http://www.pensiero.it/catalogo/recensioni.asp?page=pagine_aperte_568_picano
«…..oggi ti misurano – e ti misuri – sulla base
dell’Impact factor e, meglio ancora, dell’indice H.
Esiste persino, manifestata negli ultimi anni, una
variante degli indici bibliometrici dal volto umano: il
gaming editoriale per cui, ad esempio, se sei
direttore di un giornale obblighi, con la pistola
dell’accettazione puntata alla loro tempia, gli
increduli autori a citare letteratura non attinente
pubblicata sul tuo giornale oppure – per i più creativi
– pubblicata da te. Così sale nel primo caso l’Impact
factor del tuo giornale (equivale a rubare per il
partito), e nel secondo caso il tuo indice H (equivale
a rubacchiare qualche citazione per sé).
Anche gli indici bibliometrici più freddi si
riscaldano, a contatto con il fattore umano».
«…..sono uno strumento rozzo e imperfetto per misurare la produzione scientifica; e però
rappresentano l’unica alternativa possibile alla “produzione-monnezza” (trash publications), che
mettendo assieme abstract su riviste italiane, articolacci a invito su giornali in dialetto, capitoletti di
libri autofinanziati, ha consentito per decenni a molti autorevoli membri della comunità scientifica di
ostentare pomposamente una produzione cartacea a 3 o 4 cifre tutta scritta sull’acqua: centinaia o
migliaia di articoli di cui tipicamente 4 o 5 adornati di un qualche Impact factor. L’Impact factor
punta il dito su questi curriculum drogati e mostra che il ricercatore è nudo: è perciò un fattore di
moralizzazione e di chiarezza a cui dobbiamo gratitudine. Nel mondo dell’autoreferenzialità, è stato
costringere il ricercatore a guardarsi allo specchio».
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