Notes 08/2006

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Notes 08/2006
il giornale degli architetti della provincia di lecco
NOTES - n. 8 / marzo 2006 - Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - 70% DCB Lecco
In caso di mancato recapito si prega inviare al CPO di LEcco, Via Lamarmora, 10
per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il diritto fisso dovuto
marzo06
Lecco area ex-SAE
il letto dalla terra all’aldilà
in margine alla mostra “Lecco contemporanea”
attenti alla Cina
nonsolostars
bio-compatibilità, eco-sostenibilità, bio-climatica
la semiotica funzionalista di Gregg Fleishman
Olanda 2006
cantieri stradali
compatibilità ed ecosostenibilita
concorso di progettazione a Brivio
SIT
IV copertina: loft&galleria zona Navigli
n tes
marzo06
editore
Ordine degli Architetti, Pianificatori,
Paesaggisti e Conservatori della provincia
di Lecco
direttore responsabile
Ferruccio Favaron
Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e
conservatori della provincia di Lecco
direttore editoriale
Tiziana Lorenzelli
CONSIGLIO DELL'ORDINE
coordinamento editoriale
Gerolamo Ferrario
PRESIDENTE
Ferruccio Favaron
VICE PRESIDENTE
Elio Mauri
VICE PRESIDENTE
Massimo Dell’Oro
SEGRETARIO
Marco Pogliani
TESORIERE
Vincenzo Daniele Spreafico
CONSIGLIERI
Ileana Benegiamo
Fernando De’ Flumeri
Massimo Mazzoleni
Elena Todeschini
Diego Toluzzo
Alessandra Valsecchi
redazione
Massimo Dell’Oro, referente Ordine
Guido De Novellis, itinerari
Elisabetta Gheza, bioarchitettura
Elena Todeschini, osservatorio giovani
Massimiliano Valsecchi, trasporti
progetto grafico e impaginazione
Daniela Fioroni
Via Roma, 28 - 23900 LECCO
tel 0341 287130 - fax 0341 287034
[email protected]
Via Roma, 28 - 23900 LECCO
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Gli articoli firmati esprimono solo l’opinione dell’autore. Non impegnano l’editore né la redazione.
Stampato nel marzo 2006 da
Tipografia Commerciale
Via Ugo Bassi, 17 - Lecco
copertina: fotografia di Yang Zhenzhong
retro copertina: Milano, Loft&Galleria sui Navigli, architetti
associati Ferrari Scaramelli, 2005
NOTES - n. 8 / marzo 2006
Tariffa a regime libero: Poste Italiane Spa
Spedizione in A.P. - 70% DCB Lecco;
Iscr. Tribunale di Lecco n. 12/03
Reg. Giorn. e Periodici del 1/10/2003
il giornale degli architetti della provincia di lecco
segreteria e pubblicità
Anna Acquistapace
Raffaella Oluic
n tes
n tes
indice
2 Lecco area ex-SAE
di Giorgio Melesi e Gerolamo Ferrario,
architetti
6 il letto dalla terra all’aldilà
di Alessandro Ubertazzi, architetto
8 in margine alla mostra “Lecco contemporanea”
di Massimo Dell’Oro, architetto
10 attenti alla Cina
di Tiziana Lorenzelli, architetto
12 nonsolostars
a cura di Sergio Fumagalli, architetto
14 bio-compatibilità, eco-sostenibilità,
bio-climatica
di Elisabetta Gheza, architetto
16 la semiotica funzionalista di Gregg Fleishman
di Tiziana Lorenzelli, architetto
18 Olanda 2006
di Guido De Novellis, architetto
20 cantieri stradali
di Giulio Maternini e Silvia Foini,
ingegneri
22 compatibilità e ecosostenibilita [II parte]
di Gian Carlo Cerveglieri, ingegnere
a cura di Elisabetta Gheza, architetto
24 concorso di progettazione a Brivio
a cura di Gerolamo Ferrario, architetto
26 SIT
di Elisabetta Gheza, architetto
28 rubriche
Laura Farina, architetto
Paolo Ripamonti, commercialista
Diego Toluzzo, architetto
Marco Gatti, ingegnere
36 IV copertina: loft&galleria zona Navigli
Da questo numero ritorniamo a fare il giornale da soli.
Gli ingegneri hanno deciso di non continuare il cammino intrapreso preferendo riprendere
autonomamente la diffusione di un loro periodico.
La nostra pubblicazione è nata per essere uno strumento di aggiornamento e documentazione dello stato dell'architettura, così da incentivare qualche riflessione non solo fra
i nostri iscritti, ma fra tutti quelli che sono coinvolti nel processo di trasformazione del
territorio, sarà pertanto sempre aperta ai contributi, come in questo numero, di qualche
collega ingegnere.
Questa impostazione, che ha avuto lusinghiero riscontro fra i lettori, merita di essere
continuata non riducendo il giornale ad un bollettino contenente informazioni che si
possono facilmente trovare altrove, come nel nuovo sito che si sta predisponendo su
internet e sulla cui utilità ed efficienza abbiamo attivato un'importante sfida.
Si tratta di proseguire con impegno, consolidando la nostra presenza nel dibattito in
corso sul problema della qualità architettonica ed urbana, continuando a coinvolgere
tutti i soggetti interessati nel processo di trasformazione in atto.
Manterremo pertanto invariata la linea redazionale, privilegiando sperimentazione e
ricerca senza tralasciare aspetti tecnici e costruttivi, così da ribadire l'unitarietà dei diversi
soggetti che concorrono allo sviluppo del progetto e la necessità sempre più impellente
di fare gioco di squadra.
Solo in questo modo, a mio avviso, è possibile porsi in una società nella quale i cittadini
sono quotidianamente bersagliati da modelli di vita in cui non si riesce più a distinguere
il bello dal brutto, l'utile dal superfluo, dove la nostra attività è troppo spesso funzionale
a dare forma a luoghi ed ambienti che concorrono ad un'anestesia collettiva in cui
l'architettura dei maestri, tanto di moda e sbandierata dai media, è lontanissima da quella
che normalmente si fa. Dove un fatto, epocale come la riforma del governo del territorio
introdotta dalla nuova legge regionale, viene divulgato riducendone l'interesse alle
possibilità di recupero dei sottotetti che si andranno a costruire.
Nelle aule dell'università ci hanno insegnato e insegniamo che il nostro lavoro deve
contribuire a migliorare le condizioni del vivere e dell'abitare.
A questo si aggiunga il saper affrontare, dando risposte concrete, alcuni temi che assillano
questi tempi, quali la questione ambientale ed il rapporto con il paesaggio, realizzando
spazi e luoghi in cui l'uomo possa vivere, muoversi, pensare e operare al meglio.
Negli ultimi dieci anni si è progettato sempre di più, soprattutto in termini virtuali, ma
costruito sempre meno, mentre l'edilizia corrente si è impadronita della scena urbana
oltre che delle periferie: la crisi economica e le istituzioni, con le loro pastoie burocratiche,
hanno contribuito a produrre più carta che buoni edifici.
Da più parti si invoca la qualità del prodotto architettonico come mezzo per migliorare
città e territorio, dando appropriate risposte alle esigenze delle fasce sociali più deboli
e trascurate, bambini, adolescenti ed anziani, così da modificare le attuali tendenze, dopo
decenni di espansione urbana incontrollata da pianificazione carente e da norme di tutela
che si sono limitate ad occuparsi del non fare invece che del fare bene.
Occorre coinvolgere enti pubblici ed operatori privati nella ricerca della qualità architettonica
utilizzando, sempre più con certezza delle regole, l'istituto del concorso per l'affidamento
degli incarichi di progettazione, ma soprattutto per realizzare poi le opere migliori.
Produrre immagini accattivanti è oggi alla portata di tutti, non è necessario essere
architetti, e questo rappresenta il pericolo di quest'era digitale, in cui l'architettura, quella
vera, materica, capace di adeguare il Paese alle esigenze della nuova società postindustriale, potrebbe anche dissolversi in pregevoli esercizi virtuali.
Il fare architettura non può basarsi solo sull'acritica applicazione delle tecniche di
rappresentazione virtuale: pur riconoscendone l'importanza, si deve aver ben presente
che sono solo un mezzo e non il fine del nostro operare.
La differenza sta nel saper riflettere, privilegiando l'uso della composizione architettonica,
senza ricorrere all'anonimo utilizzo delle infinite soluzioni ottenibili con le nuove tecnologie
digitali, capaci di produrre effetti positivi ma anche negativi e che rischiano di disabituarci
a far fronte con rigore ai temi che ci vengono quotidianamente posti.
Dobbiamo pertanto valorizzare la nostra attività ben consci del ruolo sociale e delle
responsabilità che ci vengono attribuite, infondendo nella coscienza collettiva l'idea della
insostituibilità delle nostre prestazioni intellettuali, così da favorire il riscatto della dignità
del nostro operare, liberandolo da quella presunzione elitaria dove è stato da anni relegato.
All'inizio del terzo millennio la qualità del fare architettura si può recuperare ritrovando
un giusto equilibrio tra i nuovi ideali e gli strumenti disponibili, rivalutando in modo
creativo la pratica progettuale ma soprattutto ritornando ad ascoltare i veri bisogni della
gente comune, così da riprendere, oltre a realizzare palazzi, a costruire un pensiero,
trascendendo la sfera tecnica per pervenire a quella estetica e sociale.
Ferruccio Favaron
1
PRIMO PIANO
Introduzione all’incontro
Il 30 Gennaio, organizzato da
G.Melesi l’architetto Pigoli ha
presentato il suo progetto
sull’area "Ex-Sae". Dovrebbe
essere il primo di una serie di
dibattiti promossi dall'Ordine
Architetti per stimolare un
dialogo interno alla categoria
su temi di rilievo che
interessano il territorio
Planimetria generale dell’intervento
C
Lecco,
area ex SAE
on l'incontro si è voluto aprire un confronto
all'interno dell'esercizio della professione
finalizzato all'individuazione di un possibile
ambito entro cui sviluppare, accrescere, nel
sostegno critico, la responsabilità complessiva
dell'architetto nel quotidiano impegno lavorativo.
Sono così emersi fattori che con l'operare,
necessariamente, devono poter essere
trasmissibili.
E' il racconto di cui parla l'architettura, attraverso
le testimonianze di Aalto, Zumthor e di Fumet,
dove nel quotidiano impegno, che diventa
occasione d'incontro personale, è possibile
rispondere a ciò che viene prima dell'opera,
motivi che risiedono nella profondità del proprio
cuore.
Aalto ci ricorda "quanto lontana dalla vita
quotidiana è la vita emotiva e istintiva dell'uomo
che compie il suo lavoro quotidiano... e quanto
tempo occorre perché tutto ciò che nasce nel
mondo dei pensieri si sviluppi e prenda forma"1;
"e questo", dice Zumthor, "ha a che fare con
la saggezza, la ragione e soprattutto con la
verità. Dare corpo a questa tacita attesa è il
compito artistico dell'Architettura, che dispone
di quella delicata qualità che in certi momenti
possono farci capire qualcosa che mai in
precedenza avevamo potuto capire in quel
modo"2.
"Perciò quello che nella bellezza merita
veramente amore", sono le parole di Fumet,
"non è tanto lo splendore con cui si manifesta,
quanto il richiamo che essa contiene, non lo
splendore che produce, quanto il fuoco che
racchiude, non il cristallo in cui si riflette, quanto
il dono miracoloso di sé"3.
Nelle parole di Giovanni Paolo II agli artisti4:
"La bellezza che trasmetterete alle generazioni
di domani sia tale da DESTARE IN ESSE LO
STUPORE! Di fronte alla sacralità della vita e
dell'essere umano, di fronte alle meraviglie
dell'universo, l'unico atteggiamento adeguato
è quello dello stupore. Da qui, dallo stupore,
potrà scaturire quell'entusiasmo di cui parla
Norwid nella poesia [La bellezza è per
entusiasmare al lavoro, / il lavoro è per
risorgere]5. Di questo entusiasmo hanno
bisogno gli uomini di oggi e di domani per
affrontare e superare le sfide cruciali che si
annunciano all'orizzonte. Grazie ad esso
l'umanità, dopo ogni smarrimento, potrà ancora
rialzarsi e riprendere il suo cammino. In questo
senso è stato detto con profonda intuizione
che "la bellezza salverà il mondo"1, è stato
trovato il punto di riflessione per affrontare,
lontani dal riconoscimento acclamato, la realtà
di un lavoro quotidiano che prende e da
significato a tutta la nostra vita; ed ancora con
le parole dell'architetto Michelucci"7 non sono
i luoghi che devono cambiare, ma le persone
che li abitano", è stato espresso un desiderio
condiviso: "uno spazio è sempre POVERO,
quando è privo di capacità di relazioni, ed è
sempre BELLO quando è generativo di incontri,
di possibilità sinora inesplorate. E' questa forse
la felicità dell'architetto".
Giorgio Melesi
1
ALVAR AALTO, Idee di Architettura - La trota e il ruscello di montagna, 1947, p. 91
PETER ZUMTHOR, Pensare Architettura - Un mondo da vedere,
1988, p. 15
3
STANISLAV FUMET, Processo all'Arte, 1929, p. 41
4
GIOVANNI PAOLO II, Lettera agli artisti, 1999
5
CYPRIAN NORWID, Promedithion:Bogumil vv. 185-186: Pisma
wybrane, Warszawa 1968, vol.2,p.216
6
F.DOSTOEVSKIJ, L'idiota, P.III, cap.V, Milano 1998, p.645.
7
G.MICHELUCCI, Abitare la natura, Politecnico di Vienna 1989, p.55.
2
vittime o complici?
Alcune considerazioni a
margine dell'incontro sul
progetto per l’area "Ex-Sae"
N
ell'attuale panorama del nostro lavoro, mi
sembra che il ruolo dell'architetto, del
progettista in generale, stia sempre più
scivolando verso una posizione di debolezza
schiacciato in mezzo tra due figure sempre
più predominanti: quella costituita da "Enti
pubblici/Istituzioni" da una parte e quella del
"Costruttore/Imprenditore/Committente"
dall'altra.
Quello che ho, piuttosto banalmente, chiamato
"Enti pubblici/Istituzioni" è un mostro pluricerebrato (Comuni, Province, ASL, Vigili del
fuoco, Soprintendenze, Enti parchi, ecc. ecc.
per non parlare degli esperti ambientali, ma
quello è un altro discorso) che emette, anziché
fiamme o veleno, VINCOLI, di ogni tipo e
quantità, che, per noi architetti, hanno lo stesso
effetto paralizzante della kryptonite per
Superman.
Ma anche la seconda figura mitologica in
campo, quella del "Costruttore/Imprenditore/
Committente", in qualche modo emette vincoli.
Di altra forma, certo, sono vincoli di natura
quantitativa/economica. L'importante per chi
ci mette i soldi (e con mille ragioni non c'è
dubbio) è che venga realizzata la maggior
volumetria (o superficie) possibile, nella
maniera più economica (in termini di costi e
di tempo) e più "appetibile" per i futuri
acquirenti. La qualità è, nella quasi totalità dei
casi, solo un optional.
E noi architetti, lì in mezzo (salvo in quei casi
in cui la figura del progettista si fonde con
quella del "Costruttore/Imprenditore/Committente" e allora si può solo recitare il "mea
culpa") come un vaso di coccio tra due vasi di
ferro, cerchiamo di fare del nostro meglio
considerando tutti i vincoli, e i tempi biblici per
i permessi, e l'ottusità dei funzionari, e le
pretese dei costruttori, e come sono fortunati
i nostri colleghi stranieri che non hanno tutte
queste pastoie fra i piedi... e vai col disco di
lagne e piagnistei. Ma, e qui vengo all'atto di
accusa, mi sorge qualche dubbio.
3
4
Siamo proprio sicuri che questo continuo appellarsi ai maledetti vincoli, che sono reali ed
oggettivi certamente, non sia alla fine solo una
disperata ricerca di alibi? Siamo sicuri che i
vincoli, chiamiamoli istituzionali di norme e
leggi, non possano diventare uno stimolo per
affrontarli e risolverli in maniera innovativa e
convincente senza per forza ripiegarsi
sull'utilizzo delle soluzioni (morfologiche, tipologiche e tecnologiche) più collaudate e meno
problematiche dal punti di vista progettuale?
E anche la supina accettazione dei voleri della
committenza non rappresenta forse un alibi
per nascondere la nostra perduta autorevolezza
o le nostre incapacità professionali nel proporre,
motivare con spiegazioni tecniche appropriate
e infine imporre scelte progettuali di livello
qualitativo più alto (e non parlo di capolavori
dell'architettura) dove trovino finalmente applicazione le teorie apprese nelle aule universitarie, condivise e sostenute a parole ma quasi
mai realmente messe in pratica?
E se questi sono alibi, e con questo non voglio
mettere in alcun dubbio un'applicazione corretta, scrupolosa e coscienziosa da parte di
chicchessia, la realtà professionale per la
maggior parte di noi si identifica con un termine
preciso e significativo: resa.
La resa spesso incondizionata di fronte alle
difficoltà che i vincoli, di qualunque natura
siano, di volta in volta ci impongono. Certo,
generalizzare è semplicistico e pericoloso, ma,
Tutte le immagini dell'articolo, per gentile concessione,
riguardano il progetto del relatore, che ringraziamo
per la disponibilità
Viste del modello
a giudicare dagli esempi che abbiamo quotidianamente sotto gli occhi, alle occasioni
malamente sprecate per intervenire significativamente su aree urbane importanti per posizione e portata storico-simbolica, direi che
sono pochi i progettisti che non si sono rassegnati a cedere le armi.
A questo punto, mi sembra indispensabile una
serena ma obiettiva e severa riflessione, senza
ipocrisie che vedono sempre negli "altri" i
colpevoli e con i piedi ben piantati nella realtà
del lavoro senza fughe verso mondi irreali,
sulla nostra disciplina e sul nostro effettivo
grado di preparazione. Ed è una riflessione a
cui l'Ordine deve contribuire, anzi ne ha l'obbligo
e deve essere il principale protagonista, stimolando e promuovendo incontri, dibattiti, e
convegni per discutere, con tutti gli attori in
campo (colleghi, enti, costruttori), questi problemi per cercare di proporre soluzioni concrete, se possibile. Se anche non si riuscisse ad
ottenere questo risultato, se non altro queste
iniziative, certo tutte da definire e preparare
con estrema cura, potranno servire per riportare l'attenzione dei protagonisti sulla qualità
e sulla valenza simbolica, sociale e culturale
del fare architettura spostando così radicalmente il tiro che attualmente vede al centro
del mirino solo una serie di cifre che devono
alla fine quadrare.
Gerolamo Ferrario
ARREDO
U
Letto barocco
Una lettura storica dell'arredo
dalle sue origini più remote
e misteriose (III parte)
il letto, dalla
terra all’aldilà
di Alessandro Ubertazzi*
Un tipico esempio di letto importante, è
costituito dal baldacchino con tende laterali:
questi mobili sono adatti a formare, attorno al
giaciglio, un vero e proprio microclima rispetto
all'intero ambiente, grande e praticamente
impossibile da scaldare: negli ambienti molto
alti, infatti, il caldo si stratificava nella parte
superiore.
Ho parlato in precedenza della necessità di
aerare il pagliericcio su cui si è dormito: in un
esempio tratto da l'"Encyclopédie" pubblicata
da D. Diderot (1713-1784) e J.B. Rond detto
d'Alembert (1717-1783) si trova un manufatto
che consente e, quasi, sollecita questa operazione. Il documento evidenzia efficacemente
l'idea costruttiva di questo specifico mobile.
Esso riflette un sapere ormai ben codificato;
il letto è proprio quello che conosciamo: il piano
del materasso è distante dal pavimento, la
struttura orizzontale è costituita da un'armatura
formata dalla trave principale disposta lungo
l'asse centrale (che consente di suddividere i
carichi sulle sue parti laterali e sostiene il
pagliericcio senza che questo ceda più di quel
tanto nel suo mezzo); esiste la "testata" e si
riscontra un tentativo di ornamento. C'è, insomma, un poco di tutto quello che, ancora oggi,
è necessario perché il mobile, nelle sue diverse
forme sia, al tempo stesso, uno strumento
pratico per dormire e anche sufficientemente
espressivo.
A ben vedere il letto rappresentato nella pagina
dell'"Encyclopédie" non è molto dissimile da
quello di Sant'Eldrado: anche questo è costituito
da quattro appoggi, c'è un pagliericcio, ci sono
già delle lenzuola.
Ci sono letti di fine Ottocento, molto parigini,
dotati di curiosi tendaggi: più che nei letti
sembra quasi di entrare in stanze dalle finestre
molto ornate.
Oggi come oggi, non
so dire se il fatto che il
letto preveda delle
protezioni laterali sia
solo per contrastare il
freddo o per conseguire una dimensione
più raccolta
dell'ambiente a disposizione per il sonno;
probabilmente l'idea di
un microclima particolare corrisponde a
un microambiente alStanza da letto veneziana
trettanto particolare che consente di dare scala
alla propria esistenza in una delle fasi più
"naturalistiche" della nostra vita terrena.
Un concetto molto interessante su come orientare il letto o, meglio ancora, la persona nel
letto, viene evidenziato dai bioarchitetti: in
realtà, questo accorgimento non appartiene
tanto al disegno del mobile, quanto alle condizioni igieniche derivanti dall'ambiente nel quale
il mobile è collocato. Anche l'ipotesi "biologica"
delle apparecchiature per equipaggiare gli
ambienti (nei quali l'uomo svolge la sua vita)
ha un suo indiscutibile fascino: per gli appartenenti a questa corrente di pensiero, il mobile
non esisterebbe per sé stesso ma come attrezzatura collocata appunto all'interno di uno
spazio.
Peraltro, qualsiasi architetto degno di questo
nome sente il dovere di concepire ambienti,
cioè luoghi umani più o meno complessi, nelle
tre dimensioni: in questi, gli oggetti non "galleggiano" senza regola ma devono stabilire
relazioni molto precise con le pareti o, meglio,
con tutto quello che esse comprendono.
Secondo coloro che si autodefiniscono bioarchitetti, nella migliore delle ipotesi, la persona
deve poter dormire con la testa orientata in
modo tale da assecondare le linee di forza del
magnetismo terrestre (che, non solo per quei
professionisti architetti, sembra essere uno
dei vincoli fondamentali della nostra esistenza
fisica); si tratta di una realtà della quale non
ci accorgiamo ma che c'è. In questo senso,
noi viviamo immersi in una vera e propria
"gabbia di forze" che, fra l'altro, cambiano in
funzione delle variazioni dell'assetto elettromagnetico del cuore della Terra. In verità, il
magnetismo impone al nostro ambiente delle
regole energetiche nelle quali ci possiamo
spostare con maggiore o minore fatica e con
la conseguenza di stare più o meno bene.
Sappiamo, peraltro, che, come di norma quasi
tutti gli animali esistenti, gli antichi arrivavano
a percepire direttamente queste caratteristiche
ambientali; i nostri progenitori erano più vicini
di noi alle logiche originarie della nostra specie,
più vicini di noi alla condizione di appartenenza
al mondo animale naturale zoologico; forse
per questo è sembrato necessario inventare
una nuova disciplina, la bioarchitettura.
Si potrebbero esaminare infiniti esempi di letto:
ci sono fra l'altro anche quelli emblematici e
spettacolari. In questo senso, la cinematografia
ci ha restituito delle immagini particolarmente
fantasiose: a titolo di esempio riporto quello di Sandra
Milo in un famoso film di
Fellini.
In fondo, andare a dormire
è un po' come rientrare nel
ventre della mamma e, anzi, in molti riti funerari di
culture primitive (cfr. ad
esempio i Purépeche del
Messico) il morto è sepolto
come se dormisse, raggomitolato in posizione "fetale", avvolto perfino dentro
una coperta.
In questo senso, il letto ci
consente rispettivamente
di tornare all'origine e di
essere consegnati al futuro
dell'aldilà.
Plance extraite de l'encyclopedie
Riferimenti bibliografici per le illustrazioni.
• Piercarlo Santini, Facendo mobili con...,
Poltronova Edizioni, Milano, 1977 • Aa.Vv.
La sedia italiana, ICE (Istituto Nazionale
per il Commercio Estero), Roma, 1983 •
Rita Cirio e Pietro Ferrari (a cura di), Il
salotto cattivo; splendori e miserie
dell'arredamento borghese; almanacco
Bompiani 1976, Bompiani, Milano, 1975
• Liubov Faenson (a cura di e introduzione), Cassoni italiani dalle collezioni d'arte
dei musei sovietici, Editoriale umbra e
Aurora Art Publishers, Perugia e Leningrado, 1983 • Clelia Alberici, Mobili regionali italiani: il mobile lombardo, Görlich
Editore, Milano, 1969 • Andrea Disertori
e Anna M. Necchi Disertori, Il mobile
lombardo, riconoscere gli stili e distinguere i falsi, Giovanni De Vecchi, Milano,
1992 • Alvilde Lees-Milne (a cura di), La
stanza del gentiluomo inglese, Umberto
Allemandi & C., Torino, 1987 (edizione
originaria, Inghilterra, 1986) • Mary Eden
e Richard Carrington, La filosofia del
letto, Longanesi & C., Milano, 1968 (edizione originaria, Inghilterra, 1960) • Hubert Juin, Le lit, Atelier Hachette-Massin,
Parigi, 1980 • Simon Jannes, L'antica
Roma, Istituto Geografico De Agostani,
1991 (edizione originaria, Londra, 1990)
• Gorge Hart, L'antico Egitto, Istituto
Geografico De Agostani, 1991 (edizione
originaria, Londra, 1990) • Bartolomeo
Durante, Storia dell'Abbazia di Novalesa,
Gibaudo Editore, Cavallermaggiore, 1988
Sandra Milo
*Professore Ordinario di Disegno
Industriale alla Facoltà di Architettura
di Firenze e Politecnico di Milano
Argomento trattato nell’ambito del Corso "Dal letto di Nefertiti al metrominimal; viaggio nella storia dell'arredamento in sette tappe", organizzato
da Confartigianato-Unione Artigiani di Lecco, nell’autunno 2004.
MOSTRE
A
Casa Bigoni a Pescarenico, 1930, Mino Fiocchi
La costruzione della città e
la sua caratterizzazione
architettonica nel ‘900
in margine alla
mostra “Lecco
contemporanea”
di Massimo Dell’Oro
poca distanza dalla chiusura della mostra
“Lecco Contemporanea 1900-1960” mi piacerebbe aprire con questo primo intervento
uno spazio di dibattito sui temi che entrano a
pieno titolo nella nostra specifica disciplina.
Credo infatti che il grande merito della mostra
svoltasi a Villa Manzoni sia stato quello di
portare all'attenzione del grande pubblico
proprio quei temi che, come la costruzione
della città e la sua caratterizzazione architettonica, hanno attraversato l'intera stagione
novecentesca della cultura dell’architettura.
La sapiente mixture di materiali, tavole originarie, materiali fotografici e documenti audiovisi
hanno felicemente colpito l'immaginazione dei
numerosi visitatori e di questo dobbiamo essere
grati all'intero staff organizzativo.
Rivisitando, tra gli spazi espositivi, le fasi di
crescita urbana, supportato da un approccio
che sappia leggere, di una città, le diverse
parti e le sue architetture, non solo nella comprensione delle presenze monumentali ma
anche delle continue aggiunte e modificazioni,
tipologiche e formali, di elementi più minuti o
addirittura nel recupero di progetti o piani non
realizzati, mi piacerebbe restituire due spunti
di riflessione che credo possano emergere
con chiarezza dalla visita di questa mostra.
Il primo è la conferma che il periodo degli anni
‘30 costituisce per Lecco un vero e proprio
spartiacque della sua recente storia.
Si può affermare che la nostra città, storicamente caratterizzatasi come nodo di scambio,
di cerniera delle relazioni con il territorio, dalla
metà dell' 800 fino a proprio gli anni ‘30, sia
stata caratterizzata da un legame stretto e
costante tra l'iniziativa della" produzione imprenditoriale" e l'iniziativa di una "forte infrastutturazione", a testimonianza di una lungimiranza nell'interpretare il ruolo della città, che
non troverà nei periodi successivi una tale
intensità e continuità.
Non casualmente tutte le ipotesi di qualificazione della polis nelle sue funzioni di centro
produttivo in espansione, trovano fervide basi
nel periodo degli anni trenta; infatti proprio a
partire dagli anni ‘20 sono stati i grandi insediamenti industriali a determinare sia la nuova
dimensione urbana sia le modalità di espansione, costituendo presenze massicce nella
zona lungo la ferrovia ed in altri lotti restati
liberi all'interno del perimetro urbano, tanto da
condizionare fortemente la formazione del
tessuto circostante, la nuova rete stradale, gli
allineamenti ed i caratteri degli edifici che vi
sorgeranno accanto.
Ma sono anche gli anni in cui Lecco realizza
tutte le attrezzature di servizio ,scolastiche e
dell'assistenza che vanno ad integrare quella
stretta contiguità esistente tra residenza e
produzione, che ha definito e definisce in parte
ancora oggi l'immagine fondamentale della
nostra città.
Non casualmente dagli elementi esposti negli
spazi della mostra si frappongono gli ampliamenti viari verso il colle di Santo Stefano, futuro
viale Turati - 1932, l'emergere di un nuova idea
di città, alternativa alla città borghese lungo
l'arco lacuale 1937, ma anche un piano di
ampliamento ferroviario come quello presentato
dall'ingegnere Amigoni 1927.
Progetti ed idee, come altre di quel tempo che
ci restituiscono, proprio nello specifico temporale riferito ai temi in oggetto, una delle principali
dicotomie, quella tra la città della produzione
o città residenziale-turistica che Lecco ha
dovuto affrontare dagli inizi del secolo scorso
e che neppure in epoca "fascista" ha saputo
risolvere.
Negli anni immediatamente successivi al dopoguerra riscontriamo invece per lo più
l'attuazione e la realizzazione dei programmi
predisposti negli anni precedenti.
Qui si arriva al secondo elemento che volevo
porre in evidenza ma che un po' provocatoriamente lascio aperto ad eventuali futuri contributi
perché forse le realizzazioni hanno molte volte
" tradito" le buone intenzioni.
Avendo davanti agli occhi, per esempio le
grandi immagini esposte del viale Turati ci
domandiamo un po' stupiti dove siano gli standard qualitativi di molti interventi similari e di
quel periodo nel nostro paese e dove sia la
qualità di opere di architettura, difficilmente
rintracciabile nei prospetti messi in evidenza
per l'occasione.
Fortunatamente l'impianto disegnato trova
proprio la sua conferma invece nel cono ottico
sul cui fondale si colloca a consolidarne la
prospettiva urbana il volume corretto della
chiesa di San Francesco realizzata su progetto
di Mino Fiocchi proprio nel 1950.
9
11 Piano edilizio ferroviario, 1927, Ing. Amigoni
12 Asilo Opera Pia a Belledo, Fiocchi
13 Ingresso cimitero monumentale, 1904
14 L’industria del ferro lungo il Gerenzone
15 Case aziendali Fiocchi a Belledo
16 Case cooperativa La Popolare a Pescarenico
ARTE
L
Li Dafang
La scena creativa cinese ci
propone dei linguaggi nuovi in
arte suscitando l'interesse dei
collezionisti e del mercato
attenti
alla Cina
di Tiziana Lorenzelli
a grande espansione economica cinese ci
spaventa e ci sembra influisca negativamente sui nostri mercati.
L'altissima produttività che caratterizza
l'industria di questo paese controverso, contamina anche la sfera dell'arte, che trova proprio
nella rigidità del sistema politico gli spunti per
esprimere il proprio desiderio di rompere le
righe e di volare con la fantasia.
"Sotto il profilo della creatività individuale la
Cina è stata per moltissimo tempo un gigante
dormiente" sostiene la critica Daniela Palazzoli.
Dopo i massacri di Piazza Tienanmen del
1989, tra gli artisti si diffonde il senso di frustrazione, in un clima in cui il consumismo
dagli anni novanta inizierà a trasformare la
cultura popolare in cultura di massa.
Senza preavviso le ruspe oggi irrompono nei
vecchi quartieri per iniziare la costruzione di
una nuova Cina disegnata su modello occidentale su fondamenta che affondano in un sistema
sociopolitico sabbioso.
Naturalmente gli artisti cinesi provengono da
luoghi anche molto distanti tra loro, con culture
e sensibilità differenti, ma, forse anche perché
ci pervengono organizzati in importanti collettive, ne percepiamo più marcatamente l'unità
in contrapposizione alla nostra estetica.
Sono venuta per la prima volta a contatto con
la fotografia cinese grazie ad "Out of the Red"
del 2003, senz'altro una delle mostre più coinvolgenti e innovative a cui ho potuto partecipare
negli ultimi anni. Organizzata dal gallerista
milanese Primo Marella insieme ad Alessandro
Consolo, grazie alla forza conferita dalla ricchezza espressiva e dalla diversità degli autori,
ha dimostrato anche la straordinaria capacità
dei giovani cinesi di usare i linguaggi del digitale. Marella, un guru nel campo dell'arte
fotografica, ha aperto recentemente una galleria a Pechino proprio perché vivere lì gli
consente di approfondire meglio la conoscenza
degli artisti. Nel catalogo della mostra egli
racconta: "Gli artisti, che rappresentano una
classe sociale povera non ancora premiata
dallo sviluppo economico (ma pronta per esserlo a breve), esprimono ora tutto il loro
potenziale investigativo e creativo e denotano
già un sufficiente distacco rispetto alle generazioni che li hanno preceduti, da cui si differenziano per avere avuto, pur nel rispetto della
loro origine e della loro tradizione, la capacità
di raggiungere un linguaggio artistico più universale e connesso a ciò che avviene nel resto
11
Followme, Wang Qingsong
del mondo, e danno per primi la prova tangibile
di essere già usciti da un isolamento culturale".
Sempre nel 2003 il Centro Pompidou ha organizzato la colossale esposizione "Alors la
Chine?", con una rassegna allargata alle arti,
all'architettura, al cinema e alla musica, una
panoramica della vitalità e creatività della nuova
Cina, dove però la quantità delle opere esposte,
la multidisciplinarietà affrontata dal tema, ha
reso più dispersiva la comprensione dei lavori
dei vari artisti, seppur già conosciuti, privilegiando a mio parere l'aspetto grottesco e
provocatorio e meno la sottigliezza percettiva
di un popolo che anche solo attraverso la
calligrafia riesce ad evocare forme artistiche
sublimi. A seguito di queste mostre, i cui pro-
tagonisti oggi fanno parte delle collezioni dei
più prestigiosi musei d'arte contemporanea
internazionali, tra cui il PS1 del Moma, l'Italia
ha poi contribuito tra l'altro con "Officina Asia"
nel 2004 alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna, la mostra di grande successo "Cina:
prospettive d'arte contemporanea" inaugurata
allo spazio Oberdan di Milano nel 2005 e
"Hospitality-From Beijing to Milano" a cura di
Marella Arte presso il Superstudio Più di Milano,
appena conclusa. Per chi fosse incuriosito da
questo ambito le informazioni sono consultabili
nei siti degli eventi nominati.
Foto tratte dalla mostra "Cina: prospettive d'arte contemporanea"
Yang Zhenzhong
Huang Yan
TESTIMONIANZE
Autore: Filippo Simonetti
Vista dell'atrio di ingresso del palazzetto sportivo di Carnago,
concorso 1997 - realizzazione 2000/2001
Un percorso di formazione e
di tenacia in cui i concorsi
aiutano
nonsolostars
di Sergio Fumagalli
I
l nostro mestiere di architetti è proprio strano:
esaltante da una parte nella misura in cui ti
permette di sviluppare la tua creatività, molto
faticoso e frustrante dall'altra perché ti viene
poco riconosciuto quale merito.
Voglio parlare del mestiere di progettista naturalmente partendo dalla mia esperienza, per
sostenere una tesi: esiste nel pensiero comune
una antipatica e distorta banalizzazione della
figura dell'architetto che vede schierati soli in
campo, da una parte le grandi stars, prevalentemente architetti stranieri, e dall'altra i consulenti arredatori.
Questo non favorisce il lavoro di gran parte di
noi architetti comuni e ci relega, inevitabilmente
ad elemosinare incarichi ed accettare temi
minori, noiosi e squalificanti, pur di lavorare.
Il nostro sforzo oggi, deve essere quello di
promuovere l'immagine di architetti professionisti capaci, di convincere i nostri potenziali
committenti, soprattutto con le nostre realizzazioni (e questo è il motivo per cui è importante
far conoscere il nostro lavoro), che esistono
anche i buoni architetti che sanno interpretare
la professione al meglio, che sanno portare a
compimento un incarico completo, che sanno
proporre qualità accanto ad una buona professionalità, che hanno la cultura e la preparazione
necessaria per competere con le società di
ingegneria.
Racconto qui la mia personale "lunga marcia"
di architetto, quasi 25 anni, per dire che ci
siamo anche noi. Un percorso che mi ha permesso di giungere solo negli ultimi anni, con
una "gavetta" quindi estenuante, a progettare
cose mie ed ottenere alcuni riconoscimenti.
Certo da noi uno come me è ancora "giovane
architetto under 50".
Ma i nostri colleghi europei fanno queste cose
in un tempo abissalmente più breve e quindi
abissalmente più redditizio, in ambiti socioculturali dove l'apprezzamento per l'intervento
di architettura contemporanea di qualità è tale
che vede la più ampia promozione da parte
degli amministratori pubblici e dei promoter
privati, e si vede gratificata spesso dalla
partecipazione di larga parte della popolazione
all'inaugurazione di un'opera.
Il mio percorso formativo parte da una Facoltà
di Architettura, negli ultimi anni 70, che mi ha
dato poco più di niente, e prosegue con quella
che considero la mia vera scuola che è stata
la pratica decennale dai Bbpr a Milano.
Si passa alle prime esperienze con alcuni
amici conosciuti nell'ambito dell'ordine di Como
(quando Lecco ancora non c'era) con piccole
commesse che arrivano sempre con il contagocce, forse perché nessuno ci conosce, o a
pochi interessa un percorso di sperimentazione
con tutte le incognite che esso contiene, o
perché l'ingenuo entusiasmo giovanile mi ha
sempre spinto a rifiutare la messa a libro paga
da parte delle imprese edili, ma soprattutto
perchè subiamo lo strapotere dei tecnici edili,
veri e propri "professionisti condotti" sul territorio.
E' così che, necessariamente inizia l'esperienza
dei concorsi di architettura dove si premia il
progetto (e quasi sempre la qualità); qui si
sperimenta la collaborazione con diversi compagni di lavoro, nella convinzione che questo
sia il metodo più idoneo per stimolare la reciproca creatività e competenza e perché rimaniamo convinti che i concorsi di architettura
sono un importante strumento di qualità nel
lavoro di un architetto, in particolar modo per
un giovane architetto, soprattutto perché permettono di affrontare ed acquisire conoscenze
su diversi temi di architettura e di operare in
diversi contesti.
Sono questi i motivi che mi hanno portato
anche ad attivarmi per la divulgazione di questo
strumento come membro della commissione
concorsi presso il nuovo Ordine degli architetti
di Lecco ed a collaborare attivamente alla
stesura dei documenti direttori sui concorsi da
parte della Consulta degli Ordini lombardi.
Negli ultimi dieci anni, dopo aver partecipato
a più di cinquantacinque concorsi con FLarchitetti e altri, si affaccia la possibilità finalmente
di sperimentare il mestiere su commesse di
una certa rilevanza, commissionate dagli Enti
pubblici che hanno creduto a questo strumento.
I progetti di concorso che vengono messi in
cantiere (di cui cinque completati) mi hanno
consentito di avviare una stagione di importanti
realizzazioni nelle quali mi sono confrontato
con una duplice realtà: da una parte ho potuto
sviluppare l'esperienza della pratica professionale con l'approfondimento della progettazione
esecutiva, la direzione delle opere ed il coordinamento degli aspetti legati alla sicurezza
dei cantieri; dall'altra ho affrontato il confrontoscontro con la normativa sugli appalti pubblici
e con tutte le implicazioni che questa complicata materia ha sul progetto.
Nella mia personale esperienza è significativo
e, credo del tutto atipico, il fatto che i lavori più
Autore: Filippo
Simonetti
Vista dall'alto di
piazza Di Vittorio
a San Giuliano
Milanese, parte
dell'intervento di
riqualificazione
delle aree
centrali,- con
M.Castelletti e
S.Santambrogio
Concorso 1995 realizzazione
1999/2000
importanti siano scaturiti da concorsi vinti.
In fondo, è più facile portare a compimento un
progetto, già scelto e premiato dal committente
e quindi più difendibile, piuttosto che dover
lottare strenuamente per salvaguardare un
progetto in tutto il suo lungo sviluppo, con la
sola forza dell'idea, contro chi ha spesso una
visione del tutto diversa dal tuo concetto di
qualità, che guarda quello che gli proponi e
non "si ritrova" rispetto a quello che vede in
giro, abituato da sempre ad un certo livello di
proposta e soprattutto poco incline alla sperimentazione.
E' per questi motivi che chiediamo continuamente un rafforzamento dello strumento concorso. Ci pare di poter dire che anche nella
nostra zona si noti un significativo aumento
dell'interesse per questo strumento che avrebbe
bisogno di un ulteriore salto di qualità. Come?
Semplicemente rifacendosi alle esperienze
migliori che abbiamo conosciuto in questi ultimi
anni. Per esempio insistendo con le amministrazioni e gli enti pubblici per mettere a concorso, di progettazione piuttosto che di idee,
almeno un tema ritenuto strategico, tra i tanti
che ogni Ente ha in agenda e che in ogni caso
finisce per affidare tramite gara.
Consigliare di dotarsi di un coordinatore (pescando dall'albo apposito), che possa garantire
il controllo dello sviluppo dell'intero processo
che porta dalla stesura del bando alla realizzazione dell'opera. In particolare, per garantire
la qualità ed il controllo dei costi (si perché la
qualità non è affatto sinonimo di costi in più)
vanno focalizzati i termini precisi da mettere
nel bando e va individuata da subito la giuria
che deve essere composta da personalità di
provata competenza sul tema della qualità del
progetto.
In conclusione auspichiamo, noi che non siamo
stars ma nemmeno ci sentiamo solo consulenti
arredatori, un po' più di attenzione e rispetto
per chi dimostra con il proprio lavoro, costante
e tenace, di onorare questo che rimane pur
sempre un bellissimo mestiere.
13
BIOARCHITETTURA
Leonardo da Vinci, 1940, L’uomo Vitruviano
Lecco, 24 novembre 2005.
Riflessioni sul rapporto tra
progettazione e sostenibilità
ambientale
bio-compatibilità,
eco-sostenibilità,
bio-climatica
di Elisabetta Gheza
P
rogettare in modo biocompatibile, significa
progettare facendo attenzione alla qualità
e alla salubrità degli ambienti interni in cui
l'uomo vive. L'attenzione alla progettazione
degli ambienti interni deve puntare al benessere
fisico e abitativo dell'uomo, inteso come assenza di fattori di malattia, di stress e di disagio
psicofisico.
La progettazione ecosostenibile ha, invece,
alla base la salvaguardia e l'equilibrio
dell'ambiente esterno, con particolare riferimento al consumo delle risorse (rinnovabili e
non rinnovabili) e all'inquinamento ambientale.
L'architettura bioclimatica studia l'involucro
edilizio in relazione all'ambiente e al clima
esterno ad esso e al suo consumo energetico:
l'obiettivo è quello di ridurre al minimo i consumi
energetici, ottimizzando l'energia solare e
l'insolamento.
Poiché le condizioni esterne variano a seconda
del sito e per un determinato sito variano anche
nel tempo, un edificio bioclimatico dovrebbe
modificarsi, integrarsi ed adattarsi ad esso.
I tre termini hanno alla base l'interesse comune
per il benessere e la salute (ambientale, climatica ed umana).
Se la biocompatibilità fa riferimento all'ambiente
interno, l'ecosostenibilità guarda all'ambiente
esterno, come la bioclimatologia rimanda al
rapporto tra interno ed esterno.
La centralità, nell'approccio progettuale sia
esso bioclimatico, biocompatibile e/o ecosostenibile, è dell'UOMO, grazie al quale i tre
termini non rimangono disgiunti ma sono connessi l'uno all'altro e l'uno con l'altro si influenzano vicendevolmente.
Il costruire dunque non può prescindere dal
luogo dove sorgerà l'edificio ma soprattutto
dall'uomo che vi abiterà. L'uomo, con le sue
necessità ed i suoi bisogni, dovrebbe sempre
essere sempre al centro di un progetto architettonico che, nel contempo, parte dal luogo.
La maggior parte degli edifici moderni esiste
a prescindere dal rapporto con il paesaggio o
con l'insieme urbano già esistente: è una vita
astratta, che vede applicate soluzioni predefinite, che trasmette la sua astrattezza anche
all'interno dove l'uomo prova la sensazione
del "nulla".
Un progetto che applica i principi dell'ecosostenibilità, della biocompatibilità e della bioclimatica agli insediamenti edilizi, si basa su un
metodo di progettazione alternativo rispetto
agli attuali.
Un metodo che, a partire dalla conoscenza
del luogo, permetta di definire e perseguire
con chiarezza gli obiettivi di salvaguardia
dell'ambiente, di uso razionale delle risorse,
di risparmio energetico, di benessere fisico e
di qualità formale.
Un tale progetto deve necessariamente avere
un carattere olistico e multidisciplinare e deve
seguire un metodo progettuale che faccia
propri alcuni passaggi tra loro strettamente
correlati.
• Analisi del sito, ovvero lettura analitica dei
fattori ambientali (aria; acque superficiali; suolo,
sottosuolo e acque sotterranee; ambiente
naturale ed ecosistemi; paesaggio; aspetti
storico-tipologici; ecc.), dei fattori climatici
(clima igrotermico e precipitazioni; disponibilità
di fonti energetiche rinnovabili come sole,
vento, acqua, ecc.; disponibilità di luce naturale;
clima acustico; campi elettromagnetici; ecc.),
storici, sociali e culturali.
Questa lettura permette di operare scelte
progettuali opportune, trovando la giusta combinazione fra orientamento dell'edificio, caratteristiche morfologiche, dimensionali, distributive e tecnologiche, risparmiando e usando
razionalmente risorse energetiche ed ambientali, e proteggendo gli abitanti dai diversi tipi
d'inquinamento, attraverso un corretto rapporto
con il sole, il vento, l'acqua ed il verde.
• Definizione degli obiettivi progettuali,
nell'ambito degli obiettivi generali di salvaguardia dell'ambiente (sia globale che durante la
fase costruttiva e durante il ciclo funzionale
dell'edificio), uso razionale delle risorse e
rispetto del genius loci (rapporti con la committenza). I dati emersi dall'analisi del sito permettono di perfezionare la definizione degli obiettivi
progettuali che devono caratterizzare
l'intervento specifico.
• Individuazione e verifica delle soluzioni, in
relazione agli obiettivi progettuali, fino alla
definizione del progetto come sintesi di tutti i
fattori coinvolti.
Questa fase è caratterizzata da una continua
attività di verifica delle scelte progettuali lungo
tutto il processo edilizio e considerando l'intero
ciclo di vita dell'organismo insediativo in relazione agli obiettivi generali e a quelli specifici
del progetto ecosostenibile.
I principali punti di metodo descritto dovrebbero
essere adottati nello sviluppo di tutti i progetti
di edifici e diventano irrinunciabili quando si
tende all'ottimizzazione delle prestazioni
dell'edificio stesso.
15
DESIGN
L’
Gregg Fleishman
Si è recentemente conclusa
al Museo del Patrimonio
Industriale e All'Università di
Bologna una mostra
straordinaria del famoso
designer californiano
la semiotica
funzionalista di
Gregg Fleishman
di Tiziana Lorenzelli
architettura e il design californiano vengono
considerati sperimentali, d'avanguardia,
anticonformisti; i mobili sono spesso concepiti
come opere d'arte, come icone in cui riconoscersi e attraverso cui glorificare se stessi, la
cui apparente irrazionalità formale spesso
nasconde lunghi processi di elaborazione
progettuale.
Il desiderio edonistico di varietà e di distinzione
ha determinato la vivace dinamica della Functional Art attingendo nuovi criteri espressivi
per realizzare pezzi in prevalenza di ottima
qualità, costosi da produrre, spesso realizzati
in edizioni limitate, da considerarsi un investimento come un quadro o una scultura, da
usare non senza un pizzico di poesia.
Gregg Fleishman rappresenta uno degli esempi
più significativi tra i designer che operano in
California. Nelle sue opere si legge il pragmatismo impresso dalla sua formazione di architetto e dagli studi come strutturista sotto l'egida
di Konrad Wachsmann, mescolato al genio
creativo che si esprime attraverso la ricerca,
al lavoro isolato dell'artista che si immerge
totalmente nel proprio lavoro e che prova e
riprova nel tentativo di sfruttare al meglio le
potenzialità del materiale.
L'aspetto scultoreo e la prorompente espressività dei progetti vengono elaborate da Fleishman basandosi sull'analisi meticolosa delle
tecnologie e dell'ergonomia; attraverso l'uso
di un multistrato di betulla di alta qualità proveniente dalla Finlandia, scelto tra molti altri
per le sue particolari caratteristiche di omogeneità che lo rendono maggiormente affidabile,
l'architetto ha ottenuto una produzione la cui
complessità formale è conferita dalla modularità
e dall'intaglio e che risponde a prestazioni
strutturali stabilite a priori.
Nelle sedute le matrici dei disegni curvilinei
richiamano gli stilismi dell'arte precolombiana
e sono generati da un equilibrato rapporto
estetico-funzionale che soddisfa le caratteristiche di resilienza necessarie per l'assemblaggio
garantendo una flessibilità ottimale per il
comfort.
Dopo la messa a punto della prima sedia
Lumbarest, la cui gestazione ha richiesto
vari anni di ricerca e trentaquattro prototipi
per perfezionarne il molleggio, Fleishman ha progettato Rock 'N' Roll (che
fa parte della collezione del Vitra
Museum), costituita da un'unica
lastra di compensato lungo
circa due metri e mezzo che si arrotola su se
stessa diventando una flessuosa chaise longue. La complessa poltroncina Nebula estrapola i vantaggi di questo tipo di articolazione
strutturale dovuta all'intaglio; il suo leitmotiv è
la spirale, che conferisce molleggio alla seduta
e che si sviluppa a corolla per formare lo
schienale, richiamando il decorativismo dell'Art
Nouveau.
Aumentando la complessità dei disegni, gradualmente è possibile estrapolare i vantaggi
e isolare gli svantaggi; a seconda dei tagli le
diverse zone si comportano strutturalmente in
maniera differente: c'è un contrasto tra le parti
portanti che devono essere relativamente rigide
e le superfici di appoggio che flettono per
aderire al corpo e consentono un piacevole
molleggio.
La formazione scientifica di Fleishman lo ha
stimolato a ricercare diversi campi in cui esprimere la propria creatività; nel suo studio galleria
e laboratorio, sono infatti esposte biciclette,
sferoidi, giochi per l'infanzia, tricicli, auto avveniristiche, giunti strutturali e ogni tipo di prototipo
che egli si diverte a sperimentare.
Il concetto di questi prodotti è quello di minimizzare i processi di produzione e lo spreco
di materiali e di massimizzare le proprietà
d'uso ma per quanto la semplicità e la razionalizzazione della costruzione suggerirebbero
una produzione automatizzata su larga scala,
non essendo soddisfatto dalla qualità della
lavorazione ad opera di terzi, Fleishman realizza da sé in laboratorio le proprie idee: "Produrre i miei pezzi da solo, aiuta e incentiva il
miglioramento del progetto e del processo di
fabbricazione.Lavoro come un artista nel campo del design; l'arte permette una certa indulgenza, arroganza, martirio e anche una giustificazione per mantenere le distanze dalla
commercializzazione che non rincorro."
La dicotomia tra oggetto funzionale e opera
d'arte si carica di valenza semantica attraverso
il brillante modo di presentare i mobili disassemblati e fissati su tavole di legno dipinto
predisposte per essere appese alla parete, in
cui l'oggetto d'arredo perde i suoi connotati
funzionalistici che rivelerà soltanto una volta
srotolato, montato e utilizzato.
un esercizio di sovrapposizione che
enfatizza l'aspetto semiotico e la
straordinaria incisività del progetto,
mostrando più chiaramente il
disegno intaglia to,aggiun-
Nebula
17
Nuova onda
Nuova onda
Rock’n’roll
gendo una dimensione interattiva al lavoro e
palesando con sottile ironia il gioco di un artista
concettuale.
Riferimonto Interni n. 414
L’
ITINERARI
Amsterdam, Unstudio
Ordine degli Archittetti organizza un viaggio
studio in Olanda. Quattro intensi giorni alla
scoperta delle nuove edilizie residenziali, dalle
isole di Amsterdam al recupero del porto di
Rotterdam. Dalle architetture ardite del quartiere universitario di Utrecht, alla visita della
sede degli architetti olandesi a Rotterdam, si
cercherà di fornire un'ampia panoramica delle
ultime tendenze dell'architettura mondiale
senza dimenticare la tradizione storica dei
Behrens, Dudok e Rietvelt.
Nel dettaglio la Commissione Viaggi dell'Ordine
sta organizzando, con l'ausilio di Gattinoni
Viaggi, un viaggio studio tra Amsterdam e
Rotterdam.
Il ritrovo sarà a Lecco Mercoledì 24 maggio
alle 18.30, dove un bus privato ci porterà a
Malpensa per prendere un volo di linea KLM
alla volta della capitale olandese. Alloggeremo
in hotel 4 stelle comodamente raggiungibile
dalle principali linee di trasporto pubblico.
Il Giovedì mattina sarà dedicato alla visita dei
nuovi insediamenti residenziali sulle isole, in
particolare:
• Borneo Sporenburg (1993-99)
Progetto urbanistico: West 8, Adriaan Geuze, Daniel
Jauslin, Rudolph Eilander (Da Claus en Kaan a Rem
Koolhas, 13 progetti per 13 architetti)
Nella zona orientale di Amsterdam si assiste da anni
ad una vera e propria metamorfosi. L'Oostelijke
Havengebied (la zona portuale) viene completamente
edificata. Il cambiamento incomincia con la ristrutturazione dei magazzini (Pakhuizen) sull'Entrepothaven in appartamenti, seguito successivamente
dallo sviluppo dell'isola KNSM in un vero e proprio
quartiere. Vicino è situata l'isola di Java (Javaeiland). Lo sviluppo edile più recente si è concentrato
Olanda 2006
di Guido De Novellis
Amsterdam, MVRDV
1
Hilversum, NIO, Cyclops
Utrecht, OMA, Educatori
nella zona orientale delle penisole Borneo e Sporenburg. Le nuove tipologie abitative sono costituite
da blocchi di 3 piani con accessi sulla strada e con
l'altezza del soffitto di 3,5 m al piano terra.
• Java-eiland ( 1995-98) Sjoerd Soeters
• KNSM Sumatrakade (1990-96) Jo Coenen, Venetiahof
(Architektenburo Wintermans)
Sulla KNSM en Java-eiland sono stati realizzati
blocchi di edifici molto alti. La caratteristica di questo
piano urbanistico è la forma massiva degli edifici,
1257 appartamenti per 2500 abitanti.
• Entropotdok, interessante ristrutturazione di un
vecchio magazzino ai Docks (1988)
caffè di Oud, simbolo dell'architettura De Stjil.
Mentre il pomeriggio ci sposteremo nel centro
di Amsterdam per visitare alcune architetture
tra le quali:
• New Metropolis (1990-97)
Renzo Piano Building Workshop
Il Nuovo Museo della Scienza e della Tecnica è
situato nella parte sud dell'IJ-tunnel. Ricoperto
completamente di rame verde, con una terrazza a
gradini come copertura dell'edificio, da cui si può
ammirare una magnifica veduta di Amsterdam.
• Osdorp WoZoCo's
100 abitazioni sociali (1997) MvRvD
• Museumplein
(1999) Sven Ingvar Andersson, l'area dei musei da
Rembrand a Van Gogh
• National Museum Vincent van Gogh
(1963-1973) Rietvelt, van Dillen, van Tricht
L'ampliamento del museo (Kisho Kurokawa 199199) è costituito da un edificio ovale collegato tramite
il seminterrato al museo del Rietveld.
Venerdì mattina andremo con bus privato ad Hilversum a visitare il Municipio, opera di Dudok (1930)
e successivamente The Cyclops, opera degli olandesi
NIO Architecten ed altre opere di recente costruzione
particolarmente innovative.
Sabato ci sposteremo, sempre in bus privato a
Rotterdam, passando per Utrecht. Qui faremo visita
al campus universitario dove le opere di Mecanoo,
Rem Khoolaas, Weil Arets, e molti altri maestri ci
occuperanno gran parte della giornata.
Arrivati a Rotterdam avremo comunque il tempo di
visitare in centro la piazza dei West 8 e il celeberrimo
La Domenica sarà dedicata alla visita delle architetture cittadine ed
in particolare la Sede degli architetti
Olandesi, il NIO, opera di Jo Conen.
Qui avremo la possibilità di accedere
agli archivi ed alle mostre temporanee, estremamente interessanti.
Altri edifici da visitare:
• Museumpark, Kunsthal (1987-92)
Rem Koolhas, Fuminori Hoshino.
All'interno del museumpark sorge
l'edificio della Kunsthal (Sala
dell'arte), che unisce attraverso
percorsi pedonali su pendenze il
parco con la Westzeedijk.
• Toren op Zuid (2000) Renzo Piano
L'edificio 98m d'altezza per 23 piani
è la sede della KPN. É leggermente
inclinato ed è sorretto da un palo
d'acciaio, sulla parte dell'edificio
rivolto all'Erasmusbrug una parete
alta 40m, sulla quale vengono proiettati animazioni a carattere sociale
e culturale.
• Complesso edilizio
(1991-95) Mecanoo
Sulla Rochussenstraat sorge
quest'edificio per appartamenti,
uffici, un ospedale per bambini e
l'ampliamento dell'ufficio di polizia.
2
3
4
5
Domenica sera prenderemo il
volo per Milano. Saremo a Lecco verso mezzanotte.
Il costo totale della gita è di 750
Euro. Il numero dei posti è limitato, chi è interessato è invitato
a contattare la segreteria
dell'Ordine.
6
1 Utrecht, Arets, Library
2 Utrecht, Mecanoo, Ecomi
3 Amsterdam, Dearchitekt
4 Amsterdam, Renzo Piano
5 Amsterdam, MVRDV, Silod
6 Utrecht, Neutelings
7 Amsterdam, MVRDV, Wozoc 7
TRAFFICO e TRASPORTI
La classificazione dei cantieri
stradali in funzione delle
caratteristiche dell'ambiente
cantieri stradali
(I parte)
di Giulio Maternini* e Silvia Foini**
L’
apertura e l'esercizio di un cantiere, condizioni normali e non eccezionali in ambito
urbano ed extraurbano, sono attività che dovrebbero essere soggette al rispetto di una
serie di procedure e adempimenti, attivi e
passivi, finalizzati alla salvaguardia della incolumità di coloro i quali possono interferire,
anche episodicamente o per un brevissimo
tempo, sulla attività del cantiere, in quanto
transitano, a piedi o a bordo di automezzi, in
prossimità del cantiere stesso.
Tuttavia vi sono altri importanti aspetti che
devono necessariamente essere presi in considerazione al fine di migliorare le condizioni
ambientali dei luoghi circostanti i cantieri stradali
come: la necessità di far coesistere con i lavori
tutte le attività economiche, commerciali ed
amministrative che risiedono nella zona e che
offrono dei servizi; i possibili impatti diretti e
indotti come l'aumento di traffico nella rete
viaria di avvicinamento e accesso all'impianto,
imbrattamento del territorio circostante l'area
di impianto, intrusione visiva e deterioramento
del paesaggio, rumori e vibrazioni.
Poichè le imprese appaltatrici di lavori stradali
non sono ancora soggette ad alcuna direttiva
o regolamento che consentano di migliorare
le condizioni ambientali dell'area di cantiere
stessa e delle zone limitrofe, vengono proposti
di seguito alcuni elementi che potrebbero
essere utilizzati dalle ditte operanti nel settore
stradale per la riduzione degli impatti ambientali
prodotti dagli interventi che interessano la sede
stradale, con la finalità di introdurre un "Regolamento Ambientale per i Cantieri Stradali"1,
che indirizzi le scelte delle imprese sulle modalità di organizzazione del cantiere stradale
e di svolgimento dei lavori, ed apra la strada
ad una eventuale certificazione ambientale.
ALCUNI ELEMENTI SULLA SICUREZZA NELLE AREE ADIACENTI
AI CANTIERI STRADALI2
La presenza di un cantiere stradale, provoca,
nella maggior parte dei casi, una diminuzione
del livello di sicurezza nel tratto di strada
interessato la cui valenza dipende da diversi
fattori. Risulta che nella gestione dei cantieri
stradali si devono considerare alcuni aspetti
che nulla hanno a che vedere con la natura o
la specificità dei lavori, ma che impongono la
messa in opera di procedure e modalità operative riguardanti la sicurezza del cantiere.
Per riuscire ad imporre dei comportamenti
finalizzati a ridurre la pericolosità locale indotta
da teli, reti o altri speciali accorgimenti a difesa
dell'incolumità dei pedoni e dei ciclisti che
transitano in prossimità del cantiere.
I mezzi utilizzati per la delimitazione devono
essere segnalati con luci rosse fisse mantenute
accese dal tramonto all'alba e con dispositivi
rifrangenti opportunamente intervallati lungo
il perimetro interessato dalla circolazione.
Parcheggi ed aree di sosta
Se il cantiere occupa spazi per la sosta in zone
dove essi sono limitati o dove vi è necessità
di un numero elevato, è necessario reperire
nuove aree di parcheggio nelle immediate
vicinanze, in modo da non penalizzare la circolazione e da rendere ugualmente fruibili le
attrezzature ed i servizi adiacenti all'area di
cantiere.
E' inoltre necessario prendere in considerazione
gli aspetti che riguardano la localizzazione e
la visibilità delle entrate e delle uscite dai
parcheggi rispetto al cantiere, oltre alla valutazione delle probabili interferenze delle manovre
dei veicoli nel parcheggio rispetto al regolare
flusso di transito nella zona di lavorazione; si
deve inoltre riuscire a consentire sempre
l'accesso ai mezzi dei residenti e a quelli di
emergenza.
Accesso alle attività presenti nella zona di cantiere
Indipendentemente dal tipo di accesso, se
esso viene mascherato, anche solo parzialmente, da un cantiere, si possono creare notevoli danni alla circolazione in prossimità
dell'area di lavorazione, con la formazione di
lunghe code, manovre brusche a causa delle
incertezze di comportamento da parte degli
automobilisti, difficoltà di manovra, che rendono
l'intera zona pericolosa e particolarmente disturbata.
In presenza di lavorazioni stradali, risulta infatti
molto importante riuscire a mantenere visibili
e facilmente raggiungibili gli accessi agli edifici,
ma soprattutto ai servizi presenti nella zona
interessata. Un metodo per continuare a rendere fruibili le attività pubbliche, è prevedere
la posa in opera di pannelli esplicativi da porre
nelle immediate vicinanze della struttura che,
con opportune didascalie ed illustrazioni, ne
segnalino la presenza e ne permettano una
fruizione immediata.
1
Per una trattazione completa sull'argomento si rimanda alla pubblicazione di Giulio Maternini, "Regolamento ambientale per i cantieri stradali", Editrice EGAF s.r.l., Forlì, ottobre
2004.
2
L'argomento relativo al segnalamento temporaneo dei cantieri stradali ed alla loro delimitazione non viene trattato perché si rimanda al Disciplinare tecnico relativo agli schemi
segnaletici, differenziati per categoria di strada, da adottare per il segnalamento temporaneo,
pubblicato sul Supplemento Straordinario della Gazzetta Ufficiale del 26-9-2002.
21
* Presidente di AIIT - Sezione Lombardia (Associazione Italiana per l'Ingegneria del Traffico e dei Trasporti). Professore
associato di Ingegneria dei Trasporti, Dipartimento di Ingegneria civile dell'Università degli Studi di Brescia
** Ingegnere nel Comune di Brescia, dottoranda in "Tempi e luoghi della città" presso il Dipartimento di Ingegneria
civile dell'Università degli Studi di Brescia
dal cantiere e quindi a minimizzare il rischio
si dovrebbe realizzare una analisi di sicurezza,
prendendo in considerazione gli effetti che le
attività di cantiere possono provocare sulla
viabilità circostante e sulle relative componenti
di traffico. Questa analisi dovrebbe aiutare ad
individuare i fattori di rischio della circolazione,
affrontando il problema dal punto di vista
dell'utente della strada e cercando di indagare
le modalità con cui lo spazio stradale è percepito, interpretato ed utilizzato dai diversi utenti
che ne fruiscono.
Per le strade in esercizio, l'analisi di sicurezza
può risultare piuttosto efficace in quanto i fattori
di rischio in presenza dei cantieri sono spesso
numerosi e in molti casi essi potrebbero essere
rimossi con interventi di basso costo.
A causa del continuo mutare delle condizioni
del cantiere, per svolgere un'analisi corretta e
completa, il cantiere dovrebbe essere esaminato più volte, in diversi momenti della sua
vita, in modo da verificare se l'evoluzione dello
scenario ha luogo senza incrementare i pericoli
per la sicurezza della circolazione.
Regolazione del traffico in presenza di cantieri stradali
Per mantenere il livello di servizio desiderato
delle strade è necessario mettere a punto delle
soluzioni che risultino uniformi a livello nazionale. All'esecutore dei lavori deve essere imposto l'obbligo di realizzare il cantiere e di
eseguire i lavori in modo da effettuare il minimo
ingombro possibile della strada, così da non
creare eccessivo intralcio e da evitare, salvo
casi di assoluta necessità, di chiuderla al
traffico, con conseguente deviazione della
circolazione su itinerari alternativi non sempre
comodi da percorrere e semplici da segnalare.
Se la strada non venisse chiusa, si deve cercare di mantenere costante il transito in condizioni di sicurezza, adottando, a tal fine, tutti
i provvedimenti e gli accorgimenti che saranno
ritenuti necessari.
Incolumità dei pedoni e dei ciclisti
Anche in presenza di una lavorazione stradale,
la continuità dei percorsi per pedoni e ciclisti
deve essere sempre garantita, se necessario
con percorsi di emergenza; in casi particolari,
se ciò non è possibile, si deve valutare
l'allestimento di strumenti che aiutino
l'attraversamento. Sul lato del cantiere dove
possono transitare le "utenze deboli", la delimitazione va realizzata con le barriere od
anche con parapetti o recinzioni colorate in
rosso o arancione stabilmente fissate, costituite
S
CONCORSI
Si è concluso a fine novembre il concorso
di progettazione bandito dall'Amministrazione Comunale e riguardante la
sistemazione, con un intervento più che altro
di arredo urbano, di un piccolo spazio situato
nella frazione di Beverate, in modo, da una
parte, di valorizzare la presenza e la memoria
storica di un'antica vasca di approvvigionamento d'acqua, detta "Tromba", e dall'altra di
proporre soluzioni progettuali che possano
farlo diventare luogo d'incontro e di
socializzazione
Progetto vincitore:
Arch. Sotomayor Paredes David Eduardo
(Capogruppo) Arch. Francesco Cottone, Arch.
Alberto Samarotto (coprogettisti) Arch. Emiliano
Coccolo (collaboratore-artista);
Progetto Segnalato - Gruppo arch. P. Mencacci
Concorso di progettazione per
la sistemazione della "Tromba"
di Beverate e la
riqualificazione dello spazio
urbano adiacente
concorso di
progettazione
a Brivio
a cura di Gerolamo Ferrario
Progetto 2° Classificato:
Arch. Mattia Colombo (Capogruppo) Arch.
Bruno Cesana (coprogettista) Arch. Maurizio
Romanò (collaboratore-artista), Arch. Moreno
Marazzo (consulente), Barbara Dell'Oro
(collaboratrice);
Progetto 3° Classificato:
Arch. Rodolfo Sicilia (Capogruppo) Arch.
Francesco Gemelli(coprogettista) Arch. Roberto
Mancuso (collaboratore-artista);
Progetto Segnalato:
Arch. Paola Mencacci (Capogruppo) Arch. Toni
Mattioli, Arch. Gabriele Liberato Troisi
(coprogettisti) Morgan Maggiolini, Arch. Tonino
Bucciarelli (collaboratori-artisti), Michele Boccia,
Pietro Sciarra, Ing. Frederic Kraemer,
Alessandro Ciocci (collaboratori)
25
Progetto vincitore - Gruppo arch. Sotomayor
Progetto 2° Classificato
Gruppo arch. M. Colombo
Progetto 3° Classificato
Gruppo arch. R. Sicilia
TERRITORIO
S
Ortofoto a colori del territorio
www.sit.comune.fi.it/ortofoto/
Il Sistema Informativo
Territoriale, una delle più
moderne tecnologie
informatiche che permette di
snellire, velocizzare e rendere
più trasparente la Pubblica
Amministrazione
SIT
di Elisabetta Gheza
i definisce col termine Sistema Informativo
Territoriale (SIT) una struttura costituita da
un insieme di strumenti, tecnologie e procedure
operative preposta all'acquisizione, archiviazione, gestione, trasformazione, analisi e visualizzazione di dati spaziali georeferenziati.
Il SIT è uno strumento per la gestione delle
informazioni relative al territorio, dove per
informazione territoriale s'intende
un'informazione riferibile univocamente ad un
punto della superficie terrestre.
Associare la posizione geografica ad informazioni alfanumeriche relative ad oggetti e fenomeni che insistono sul territorio ("georeferenziare"), consente di svolgere su di esse
elaborazioni ed interrogazioni complesse basate sulla loro posizione assoluta e relativa.
Introducendo il riferimento geografico, il SIT
consente quindi di creare relazioni fra dati che
altrimenti non sono relazionabili.
Con l'ausilio di appositi strumenti software il
SIT consente di schematizzare le componenti
del territorio (infrastrutture di trasporto, dissesti,
uso del suolo, aree coltivate, risorse turistiche,
ecc.) mediante oggetti grafici ed eseguire
analisi ed elaborazioni a supporto delle attività
di governo del territorio a qualunque livello.
Non ultimo, il SIT consente di rendere disponibile l'informazione geografica all'insieme dei
soggetti che operano sul territorio, siano essi
Enti, professionisti o cittadini, garantendo
l'aggiornamento continuo dei dati e assicurandone l'interscambio attraverso la standardizzazione dei formati.
I SIT rappresentano dunque una delle conquiste tecnologiche più interessanti per la gestione
del territorio, giacché permettono di creare
una corrispondenza biunivoca tra insiemi di
oggetti posizionati sul territorio secondo le loro
coordinate precise (edifici, aree naturali o
edificate, archi viari, linee ferroviarie, archi e
bacini idrici, rilievi naturali o artificiali, ecc.) ed
archivi di dati e informazioni, quantitative o
qualitative, che li riguardano.
La recente "Legge regionale per il Governo
del Territorio" (L.R. 11 marzo 2005, n. 12)
riprende ed evidenzia l'importanza di un tale
strumento, dedicandovi l'intero art. 3 "Strumenti
per il coordinamento e l'integrazione delle
informazioni", nel quale si ribadisce che "...1.
La Regione, in coordinamento con gli enti
locali, cura la realizzazione del Sistema Informativo Territoriale integrato, di seguito denominato SIT, al fine di disporre di elementi
conoscitivi necessari alla definizione delle
scelte di programmazione generale, settoriale
e di pianificazione del territorio e all'attività
progettuale. Il SIT è fondato su basi di riferimento geografico condivise tra gli enti medesimi e aggiornato in modo continuo. Gli elaborati
dei piani e dei progetti approvati dagli enti
locali, inseriti sulle basi geografiche fornite dal
SIT, vengono ad esso conferiti in forma digitale
per ulteriori utilizzazioni ai fini informativi..."
La contestualità prevista dalla L.R.12/2005 per
il rinnovo degli strumenti di pianificazione
comunale e la costruzione del SIT riveste un
particolare significato. Il SIT viene, infatti, a
costituirsi come bacino informativo fondamentale per la costruzione non solo dei piani sovraordinati (PTCP, ecc.) ma anche, e soprattutto, a livello locale del Piano di Governo del
Territorio, nel momento in cui raccoglie e mette
in relazione con facilità e precisione tutti gli
elementi del quadro conoscitivo territoriale, ed
offre un costante appoggio per la consultazione
in tempo reale dei diversi dati sul territorio, ai
fini del continuo aggiornamento dei progetti e
dei programmi operativi.
Il SIT costituisce un'interfaccia dinamica permanente tra l'evolversi dei quadri conoscitivi
e degli strumenti progettuali, ed è uno strumento essenziale per permettere che la pianificazione si configuri come attività continua,
costante e sistematica, che interrelaziona di
continuo analisi, valutazioni, formulazione di
scelte, loro attuazione, verifica e monitoraggio
degli esiti diretti e degli effetti collaterali ad
esse conseguenti. E' concepito come strumento
polivalente, ovvero flessibile e versatile utilizzabile per i propri fini dal Comune come dalla
Provincia, dalla Regione, dalle Comunità Montane, ecc., dando inoltre la possibilità di comunicazione tra i diversi livelli di governo del
territorio.
La Legge sottintende la costituzione di un SIT
che si proponga quale strumento per
l'interpretazione del territorio sotto i suoi molteplici aspetti. Non si tratta di un SIT pensato
e costruito per le esigenze di uno specifico
livello di governo del territorio, ma di una struttura trasversale a disposizione dell'intero apparato pubblico che con esso interagisce e
dialoga.
Dotarsi di una struttura autonoma dedicata alla
gestione dei dati territoriali significa compiere,
soprattutto per gli enti locali, un rilevante sforzo
organizzativo, economico ma anche concettuale. Strutturalmente, infatti, un SIT è composto: - da attrezzature hardware; da un software
(GIS) e da una serie di pacchetti applicativi
che forniscono le funzioni e gli strumenti per
memorizzare, analizzare e visualizzare informazioni geografiche; - da personale adeguatamente preparato non solo all'utilizzo specifico
dei comandi del software, ma soprattutto al
mantenimento e aggiornamento dei dati in loro
possesso; - da procedure operative interne
all'organizzazione strutturate in modo da permettere il controllo e la validazione delle cartografie prodotte; - da una base cartografica
aggiornata, che funga da supporto unico e da
denominatore comune per la visualizzazione
e il confronto di tutti i dati contestualmente o
successivamente raccolti attraverso formati
numerici diversi; - da un insieme di archivi
alfanumerici di descrizione degli oggetti e dei
fenomeni, dati che devono essere corretti e
aggiornati.
In tale quadro, è fondamentale la costruzione
per tappe di ogni S.I.T. (dalla fase di "individuazione e raccolta dei dati riferiti alle risorse
essenziali del territorio, alla loro diffusione,
conservazione e aggiornamento, ecc), affinché
esso si ponga come parametro per il rinnovamento delle modalità di lavoro dei diversi settori
amministrativi, soprattutto per quanto attiene il
coordinamento fra uffici, l'interscambio e la
verifica incrociata delle informazioni raccolte.
27
normative
28
di Diego Toluzzo
NUOVA LEGGE SUL RECUPERO SOTTOTETTI
Sul 1° Supp. Ordinario del 30/12/2005 al B.U.R.L. è stata
pubblicata la "L.R. 27/12/2005 n° 20 - modifiche alla L.R.
11/03/2005 n° 12 (Legge per il governo del territorio), in
materia di recupero dei sottotetti esistenti".
La Legge, composta da un solo articolo, modifica gli art. 63,
64, 65 della nuova (l'ultima in tal senso risaliva al 1975 L.R. n° 51) disciplina urbanistica ed edilizia lombarda.
La precedente bozza è stata quasi completamente cassata
in quanto anche ad una semplice scorsa era verificabile la
macchinosità della stessa nonché vi erano tutta una serie di
ulteriori riferimenti che poco c'entravano con l'urbanistica,
l'edilizia ed il territorio.
Chi non ha avuto il piacere di esaminarla ma se vuole comprendere quali siano stati gli atteggiamenti e le impostazioni
dei legislatori allora più soggetti a dover cercare situazioni
di maggioranza (per i voti necessari a far passare la Legge)
che a legiferare correttamente può esaminare il sito internet
della Regione Lombardia.
Di fatto e contro le stesse affermazioni e comunicati antecedenti alla L.R. n° 12/'05 ove si cercava di far passare le
nuove norme, relative ai sottotetti, come se nulla fosse stato
modificato od era da modificare, si è dovuto invece procedere
con la rettifica.
Ho partecipato ad una "giornata di studio" (riferita alla L.R.
n° 12/'05) ove sulla cattedra parecchi luminari sia
dell'urbanistica sia della giurisprudenza affermavano o
sostenevano le posizioni degli uffici Regionali e, appunto,
esternavano come nulla fosse stato modificato, e qui si
entrava in "usi", "situazioni legislative consolidate", "prassi",
etc. per avvalorare la tesi del mantenimento di quanto
legiferato.
Purtroppo sono stati smentiti così come quelle "cassandre"
che auspicavano un diverso comportamento delle P.A. nei
confronti di cittadini, imprese, etc. sulla scorta del "chi avuto
ha avuto..." sebbene fior di aree e di immobili erano, nel
frattempo, stati compravenduti tenendo in considerazione il
"bonus" del sottotetto.
La modifica in oggetto non è certo una perla di chiarezza e
trasparenza ma ciò fa parte del gioco.
Occorre far ben lavorare anche gli avvocati!
Magari non solo gli avvocati ma anche i "consulenti" in
materia.
Facendo (part-time) come Responsabile di un U.T.C. ho già
avuto qualche problema conseguente alla nuova normativa:
- chi presentava D.I.A. prima del 31/12/2005;
- chi aveva in ballo un Permesso di Costruire chiedeva che
almeno gli venisse emanato l'avviso di rilascio;
- chi voleva sapere se era necessario pagare OO.UU. e quanto
ulteriore, prima del 31/12/2005;
- chi avanzava diritti immediati di poter realizzare il sottotetto
sebbene avesse appena iniziato i lavori dell'edificio in cui
si sarebbe applicata la nuova norma dei sottotetti;
- etc.
A distanza di oltre un mese emergono ogni giorno problematiche diverse.
Tra i vari commenti a freddo, ovvero appena uscita la legge,
quello più esaustivo, sebbene ed ovviamente non esplicativo
di tutte le casistiche che emergeranno, è quello fatto dal
dott. M. Cavicchini sul sito Internet dello Studio Bosetti e
Gatti che consiglio tutti di consultare sia perché esplicativo
di alcune precipuità quale quella degli adempimenti in materia
di impatto paesistico che, come ben detto dall'autore, è non
regolarmente applicato se non addirittura disatteso.
Altre particolarità sono oggetto dell'articolo:
- nozione di sottotetto esistente
- le deroghe
- competenze e potere dei Comuni
- titoli abitativi
tra cui la cosa più saliente è che, secondo l'autore, il recupero
dei sottotetti possa avvenire solamente con P.d.C. in deroga.
Ciò non fa comodo né ai progettisti né agli U.T.C. e forse
non è nemmeno così che ci si debba comportare.
Personalmente non ritengo che tale riflessione (perché
appunto come tale si presenta nell'articolo) sia supportata
da norme; anzi la modifica all'art. 64, dice esattamente il
contrario ovvero:
"Esso non richiede preliminare adozione ed approvazione di
P.A. ed è ammesso anche in deroga ai limiti ed alle prescrizioni
degli strumenti di pianificazione comunale vigenti ed adottati
ad eccezione del reperimento di spazi per parcheggi pertinenziali secondo quanto disposto dal comma 3".
Peraltro la L.R. 12/'05 stabilisce all'art. 40 ove possa essere
applicata la deroga e non è certo questo il caso.
Va da sé che la parolina magica che era mancante ai vecchi
art. 63, 64, 65 della L.R. 12/'05 ("deroga agli strumenti
urbanistici vigenti ed adottati") che ha precluso, per il lasso
di tempo trascorso dal marzo al dicembre 2005, il recupero
dei sottotetti è stata rimessa al suo posto.
Peraltro, se qualcuno avesse letto il mio precedente articolo
sulla L.R. 12/'05, ne ritrova conseguenzialità con quanto
allora evidenziavo in merito all'art. 27 ove si dichiarava che
il "sottotetto esistente" rientra a far parte del volume
dell'edificio e che nella nuova L.R. 20/'05 viene ripreso al
comma 2 della modifica dell'art. 64.
Ci si batterà fra non molto per la definizione dei 5 anni
trascorsi dall'agibilità così come ci si scontrerà (U.T.C. e
professionista) sul 25% della S.l.p. complessiva.
Ogni Comune ha suo R.E. e N.T.A. proprie del P.R.G. con
parametri di valutazione della S.l.p. non univoci.
Si tratterà di capire, visto che qualche Comune o Consorzio
di Comuni sta già operando per l'adeguamento a AGENDA
21 in materia di ecosostenibilità e risparmio energetico, se
quanto previsto al punto 6 dell'art. 64, così come modificato,
dovrà rispettare tali nuove norme o rispettare solamente i
"Regolamenti vigenti nonché alle norme nazionali e regionali
sicurezza
di Marco Gatti
in materia di impianti tecnologici e di contenimento dei
consumi energetici" come citato dalla Legge.
Sulle esclusioni vi sarà ulteriore battaglia:
- verranno ancora le vecchie norme che vietavano il recupero
in determinate zone omogenee quando ora si parla invece
di individuare determinate tipologie di edifici o di intervento
(e queste ultime parole lasceranno anch'esse spazio al
contenzioso)?
- come verranno conteggiati i sottotetti in funzione dei nuovi
P.G.T.?
Di circolari sulla nuova disciplina urbanistica Lombarda si
parla che ne debbano uscire almeno 19.
Ma ciò non basta infatti vi è in programma, anzi è già stata
esaminata dalla Camera il 28/06/2005, il testo del d.d.l.
"Principi in materia di governo del territorio" che detterà, a
livello nazionale, le nuove indicazioni in materia o quantomeno
i "principi" in attuazione del comma 3, art. 117 della Costituzione così come riformato dalla Legge Costituzionale n°
3/'01 ed in attuazione della L. 131/2003.
Ormai comincio a sentirmi vecchio e non più ricettivo sia
come professionista sia come tecnico comunale, a tutto
questo bailamme. Non so, per voi che leggete, sé venga
condivisa quest'ultima mia posizione mi auguro che sia solo
mia e momentanea.
la prevenzione dei rischi di caduta
Ormai è un dato di fatto: tutte le ASL della Regione Lombardia si stanno allineando al DGR n° 7/18344 con l'obiettivo
di ridurre sensibilmente gli infortuni sui luoghi di lavoro
derivanti dalle cadute dall'alto. Bergamo, Brescia, Milano
ed adesso anche Lecco hanno adeguato i rispettivi Regolamenti Locali di Igiene e già in moltissimi Regolamenti
Edilizi Comunali esiste l'obbligo di utilizzo dei sistemi di
aggancio anticaduta conformi alla Normativa Europea UNI
EN 795. Ma quando è obbligatorio mettere in sicurezza le
coperture? Chi deve progettare i sistemi di accesso e di
ancoraggio? Quali sono i sistemi da utilizzare e quali
certificazioni bisogna richiedere agli installatori? Iniziamo
con il dire che l'obbligo di adeguamento è relativo a tutte
le nuove coperture, di edifici pubblici e privati aventi
qualsiasi tipologia d'uso, nonché alle coperture esistenti
in occasione degli interventi di manutenzione ordinaria e
straordinaria. A tal fine devono quindi essere previsti e
predisposti idonei sistemi per l'accesso in sicurezza sulla
copertura e sistemi che consentano lo stazionamento sicuro
degli operatori (solitamente dispositivi di protezione collettiva
e/o di ancoraggio ai quali collegare i D.P.I. anticaduta). Le
soluzioni adottate devono essere evidenziate negli elaborati
grafici di progetto, presentati sia ai fini del rilascio del
"Permesso di Costruire" che nel caso di "Denuncia di Inizio
Attività" (D.I.A.). Gli ancoraggi devono possedere i requisiti
di resistenza minimi previsti dalla norma tecnica di riferimento UNI EN 795 e installati in modo da consentire
movimenti in sicurezza su qualsiasi parte della copertura,
dal punto di accesso fino al punto più lontano. Questi
dispositivi devono essere mantenuti in perfetta efficienza
attraverso adeguati programmi di manutenzione, eseguiti
secondo quanto previsto dal fabbricante. Il mantenimento
dei requisiti è a carico del proprietario dell'edificio o figura
equivalente. Deve essere predisposta anche un'idonea
cartellonistica da cui risulti, ove previsto, l'obbligo dell'uso
dei dispositivi anticaduta e la posizione degli ancoraggi
qualora non fossero facilmente individuabili sulla copertura.
Le modalità di accesso in sicurezza dovranno essere definite
nel "Fascicolo dell'opera" ex art. 4 D.Lgs. 494/96, o in caso
di inapplicabilità della norma, in specifico documento
redatto dal progettista che dovrà essere in ogni caso messo
a disposizione del proprietario dell'edificio e/o del conduttore. Oltre alla dichiarazione di conformità per i singoli
componenti si dovrà richiedere all'installatore anche la
dichiarazione della messa in opera secondo le indicazioni
del costruttore e/o delle norme di buona tecnica, la dichiarazione del collaudo finale e il documento tecnico di verifica
della corrispondenza tra la soluzione adottata e quella
prevista in sede progettuale. Le attestazioni faranno parte
della documentazione a corredo dell'immobile e dovranno
essere conservate all'interno del "Fascicolo dell'opera" o
nel documento redatto dal progettista per ottenere il rilascio
del "Certificato di agibilità" ovvero della "Comunicazione di
fine lavori" ai sensi del DPR 6/6/01 n° 380.
29
letture
30
di Gerolamo Ferrario
musica
di Gerolamo Ferrario
Mikael Niemi
MUSICA ROCK DA VITTULA
Ed Feltrinelli - 2006
The Mars Volta
FRANCES THE MUTE
Universal - 2005
"...la nostra regione in realtà non
faceva parte della Svezia. ...vi
eravamo stati inclusi per caso. Un
appendice settentrionale, un terreno paludoso e deserto dove viveva della gente che riusciva solo
in parte ad essere svedese...
Avevamo solo un'infinita quantità
di zanzare, di imprecazioni finlandesi e di comunisti..."
Pubblicato in Italia una prima volta nel 2002 dalla casa
editrice Iperborea, esce ora per i tipi della Feltrinelli,
in edizione economica, il primo romanzo dello scrittore
svedese Mikael Niemi.
Il libro narra le avventure dell'infanzia e adolescenza
di Matti, protagonista e voce narrante, e del suo amico
Niila ed è ambientato nella cittadina di Pajala (dove
è nato lo scrittore), di cui Vittula costituisce un quartiere
povero di periferia, sperduta nell'estremo nord della
Svezia, nella regione del Tornedalen, al confine con
la Finlandia. Le vicende del libro hanno inizio nei primi
anni sessanta quando le strade del quartiere vengono
asfaltate e il protagonista, bambino di cinque anni,
conosce il taciturno Niila e la musica rock, Elvis Presley
e i primi 45 giri dei Beatles, che inizia a imperversare
ovunque e che giunge, pur con molte difficoltà, in
quelle terre isolate un po' fuori dal mondo e dal tempo.
Sarà un'infatuazione istantanea che sconvolgerà la
vita dei due fanciulli, togliendoli, almeno in parte,
dall'isolamento culturale e fisico della loro terra.
Terra che il libro descrive abbondantemente sia dal
punto di vista fisico che sociale. E' la descrizione di
un mondo dove le condizioni estreme di vivibilità sono
a volte compensate dal fascino di una natura quasi
incontaminata e ricca di fenomeni meravigliosi quali
ad esempio l'aurora boreale e dove i contrasti si
sprecano, in un territorio di confine che è ufficialmente
Svezia ma in cui tutti si sentono più legati, ad esempio
nella lingua e nelle usanze, alla vicinissima Finlandia.
E' un mondo ai margini, quasi primitivo, dove la violenza
e la compiaciuta, e sempre oggetto delle più strampalate vanterie, dimostrazione di forza bruta e di gretto
maschilismo, vanno di pari passo con lo spaventoso
consumo di alcool, pur, o forse proprio per questo, in
un ambito culturale intriso di rigido fanatismo religioso.
In definitiva, un libro che non è solo di "formazione"
ma che ci apre le porte, toccando tasti descrittivi
diversi, su un mondo emarginato (Vittula è la periferia
di una periferia), pieno di contraddizioni e così lontano,
non solo fisicamente, dalle nostre lande solari e
temperate... anche negli inverni più rigidi.
In attesa delle nuove uscite datate 2006, uno dei
lavori più interessanti della passata stagione è stato
senza dubbio "Frances the mute" degli americani
Mars Volta. E' un album interessante perché ripropone,
pur nelle inevitabili differenze che le tante influenze
musicali hanno portato nei 35 anni passati tra gli
originali ed il nuovo lavoro, un genere furoreggiante
nei primissimi anni settanta e noto come "progressive"
che ha contaminato il rock con incursioni nella musica
classica e nel jazz e che annoverava fra le sue fila
gruppi del calibro di King Crimson, Yes, Van Der Graaf
Generator, Genesis del primo periodo, solo per fare
alcuni nomi. Frances The Mute è, per di più, un
concept-album, concepito cioè come un'unica storia
che si sviluppa nei vari brani, e questa è un'altra
caratteristica fine anni '60-inizio '70 con illustri precedenti come ad esempio degli Who.
Le radici anni '70 e "progressive" del disco emergono
anche nel numero dei brani (cinque, anche se tre poi
suddivisi in sottobrani) con durate che oscillano dai
sei minuti di "The Widow" alla mezz'ora della conclusiva
"Cassandra Geminni", con i tipici barocchismi classicistici del genere, e sfocianti spesso in una lisergica
ed allucinata psichedelia stile Pink Floyd; nel timbro
vocale del cantante Cedric Bixler mai così vicino a
quello di Robert Plant dei fantastici giovani Led Zeppelin (e il sound tipico degli Zeppelin emerge prepotentemente in alcuni squarci dei vari brani) e in alcune
aperture di musica latina con schitarrate che richiamano alla memoria i Santana degli esordi. Certo, poi
il punk, la new-wave, l'hip-hop, il crossover e altro
ancora non sono passati invano in questi sette lustri
e nessuno potrebbe scambiare i "Mars Volta" ed il
loro suono, arricchito e complicato da tutti i generi
succedutisi, con quello di una band "prog" degli anni
'70. Resta però il fascino sorprendente di questo
album e il rispetto per questo gruppo che ha rispolverato, aggiornandolo in alcuni brani sfolgoranti, particolari sonorità legate ad una felicissima e prolifica
epoca del rock e in particolare ad un genere, che
pensavamo, a torto e
con qualche rimpianto,
morto e sepolto.
Tracklist:
Cygnus.....Vismund Cygnus
• The Widow • L'Via
L'Viaquez-Miranda that
ghost just isn't holy anymore • Cassandra Geminni
segnalazioni culturali
32
di Tiziana Lorenzelli
segnalazioni culturali
di Laura Farina
Il Museo di Palazzo Belgioioso
Il film
Il Prof. Nathan Shapira, californiano relatore presso il Politecnico di Lecco e quindi in visita
della zona, mi raccontò del Museo del settecentesco Palazzo
Belgioioso come di un piccolo
tesoro nascosto nel cuore della
nostra città. Il museo archeologico costituisce una preziosa
testimonianza di un patrimonio
storico locale impensato, risalente
fin dal paleolitico, peraltro allestito con grande cura,
con un'immagine coordinata raffinata, chiara e
intelligente.
Ricco di esemplari impagliati il museo naturalistico
al piano superiore, dove gli architetti potranno
ammirare alcune curiose costruzioni di nidi la cui
precisione e forma sembra dettata da una elaborata
progettazione. A completamento della visita il Museo
Storico e il Planetario.
Ieri ho visto "Match point", di Woody Allen. Londra.
Club esclusivi. Un giovane maestro di tennis irlandese (bello ma povero, oh yeah !) cerca il suo
posto al sole. Ci casca, nella rete dei ricchi, il
pesciozzo. Come un baccalà. Sta con loro nel palco
al Covent Garden. Che lirica ! Sposa la figlia con
le gambe storte, che poesia ! Appartamento tutto
finestre sul Tamigi. La City. Dove adesso lavora. Si
arrampica. Fino a quando non casca nel letto di
lei, dell'amante. Su e giù. Giù, più che su. Giudicate
voi. Attricetta americana senza copione. Il grande
amore. Biondo, naturalmente. Carnoso. Il matrimonio
è dark. Gambe secche. Bocca senza labbra. Inglese.
Lavata col Dixan. Brillante di sterline. Lei, la moglie,
ride sempre. Boh ! La vita è la favola che ti racconti.
CIAK ! "Voglio un figlio, amore mio, voglio un figlio!"
E si infila il termometro in bocca. Forse sta ovulando.
Lui, il povero baccalà, sta facendo colazione con
l'ultimo modello sfornato dai Kellogg's. Cereali al
cacao. Occhi puntati sulla City nello smog. Non lo
sa, non ancora, che un bel pesciolino sta sguazzando nel ventre dell'attrice. Non è un'orata, no,
nemmeno un branzino. Un ibrido di baccalà irlandoamericano senza pedigree. "Ammazzarlo, bisogna.
Bisogna ammazzarlo." (Mogli e buoi
dei paesi tuoi) "E
poi lei non è neppure mia moglie."
BANG ! Colpo di
fucile. Ora è lei la
secca. Secco pure
suo figlio, l'embrione, il bastardo
o quel che l'è quel
che l'era. Così lui, il
baccalà, se la
scampa. Fortuna e
giustizia sempre
dalla parte dei più
buoni. Tanto che
come premio finale
gli danno un nuovo
embrione.
Ma questa volta
DOC, dalla pancia
britannica e perfetta
di sua moglie.
FINE DEL FILM.
novità fiscasli
33
di Paolo Ripamonti, commercialista
L. 23.12.2005 n.266 (Legge Finanziaria per il 2006)
Ove diversamente non indicato le disposizioni sono entrate
in vigore il 1° gennaio 2006.
La "manovra finanziaria" per il 2006 si completa così con
il precedente D.L. 30.9.2005 n. 203, convertito nella
L.2.12.2005 n. 248 (c.d. "decreto collegato"), le cui novità
sono state già brevemente anticipate nella precedente
circolare. Vengono comunque ribadite per connessione
di argomento.
Novità in materia di immobili
RIGUARDANTI LE IMPOSTE DIRETTE (IRPEF - IRES)
• E' stata prorogata al 31.12.2006, la detrazione IRPEF
su spese sostenute per il recupero del patrimonio edilizio
residenziale. Aumenta la percentuale di detrazione dal 36
al 41% sulle spese effettivamente sostenute nel corso
dell'anno. Restano invariate le altre modalità già note:
limite massimo di ¤ 48.000,00 anche per interventi già
iniziati in precedenti anni, recupero della detrazione in 10
anni (5 e 3 anni per chi abbia non meno di 75 ed 80 anni),
invio della prescritta domanda prima dell'inizio dei lavori
e le altre modalità operative.
• Parimenti prorogata al 31.12.2006 è la detrazione
dall'IRPEF lorda delle spese sostenute per l'acquisto di
unità immobiliari site in fabbricati interamente recuperati
da imprese di costruzione o ristrutturazione oppure da
cooperative edilizie (interventi di ristrutturazione, risanamento conservativo e restauro). Il costo della ristrutturazione è assunto pari al 25% del prezzo pagato sempre
con il massimo di ¤ 48.000,00 per ciascuna unità immobiliare. Anche in questo caso l'aliquota della detrazione
passa dal 36 al 41%. Gli interventi devono essere conclusi
entro il 31.12.2006 e la compravendita o l'assegnazione
ai soci di cooperativa, deve intervenire entro il 30.6.2007.
La detrazione viene recuperata in 10 anni (in 5 e 3 anni
con i limiti di età già esposti).
• Viene prorogata sempre al 31.12.2006, la detrazione
dall'IRPEF lorda, delle spese sostenute per l'effettuazione
di interventi di tutela, manutenzione e salvaguardia di
aree boschive contro i rischi di dissesto idrogeologico,
con innalzamento dell'aliquota della detrazione su tali
spese dal 36% al 41%. L'ammontare massimo di spesa
è, in questo caso, ¤ 100.000,00 mentre la fruizione è
facoltativamente suddivisa in 10 o 5 anni.
• Motivo dell'innalzamento dell'aliquota della detrazione
nei casi precedenti è il fatto che è scaduta il 31.12.2005,
per mancata proroga in ambito CEE, l'applicazione dell'IVA
agevolata del 10% su talune prestazioni riguardanti interventi
di manutenzione ordinaria e straordinaria su fabbricati a
prevalente destinazione abitativa. Pertanto dal 1° gennaio
2006 questi interventi tornano ad aliquota del 20%.
• E' stata introdotta la facoltà da parte del venditore
(persona fisica, società semplice od ente non commerciale)
di terreni edificabili o fabbricati posseduti da meno di 5
anni (per questo secondo caso con alcune limitazioni),
di derogare al regime ordinario di assoggettamento ad
imposizione diretta (quali redditi diversi) delle plusvalenze
immobiliari realizzate tramite la cessione a titolo oneroso
di tali beni. Anziché l'inserimento della plusvalenza realizzata in cumulo agli altri redditi, è possibile chiedere al
notaio rogante l'applicazione di un'imposta sostitutiva
dell'IRPEF pari al 12,5%. La facoltà dovrebbe essere
quasi sempre favorevole considerato che l'aliquota IRPEF
più bassa è quella del 23%.
• Per analogia di argomento ricordo che il "collegato" alla
Finanziaria sopra citato, ha riaperto (per la quarta volta),
la possibilità di affrancare i valori di terreni edificabili e
non, mediante perizia di professionista abilitato con
riferimento al valore del terreno al 1° gennaio 2005 e
asseverazione entro il 30.6.2006. Deve essere corrisposta
un'imposta sostitutiva del 4% sul valore di perizia in unica
soluzione od in tre rate annuali di pari importo.
RIGUARDANTI LE IMPOSTE INDIRETTE
(REGISTRO, IPOTECARIE E CATASTALI)
• E' stata pure introdotta la facoltà di indicare nell'atto di
compravendita di immobili ad uso abitativo e relative
pertinenze, limitatamente alle cessioni fra persone fisiche
che non agiscano nell'esercizio di attività commerciali,
artistiche o professionali, il prezzo effettivo della transazione con richiesta di assoggettamento alle imposte di
registro, ipotecaria e catastale sul valore catastale c.d.
"automatico" normalmente inferiore. In precedenza il
valore della transazione veniva dichiarato pari o leggermente superiore al valore catastale "automatico" per
contenere le imposte indirette sui trasferimenti.
RIGUARDANTI L'I.C.I.
• Ricordo che sempre il provvedimento collegato aveva
introdotto norma interpretativa dell'art.7 del D.Lgs.
30.12.92 n.504 (istitutivo dell'ICI) per cui sono considerati
esenti da I.C.I. gli immobili utilizzati dagli enti non commerciali destinati esclusivamente all'esercizio di attività
assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive,
culturali, ricreative, sportive e di religione o di culto,
ancorché condotte in forma commerciale. La novità
consiste proprio nel fatto che l'esenzione si estende anche
alle attività svolte in forma commerciale. Non si dà luogo
a rimborsi o restituzioni per il passato. Il Comune, nella
sua autonomia regolamentare, può comunque subordinare
l'esenzione a che il fabbricato sia oltre che utilizzato anche
posseduto dall'ente non commerciale ed a particolari
modalità di richiesta della esenzione.
• Ancora nel "collegato" è inserita norma interpretativa
secondo la quale è area edificabile il terreno per il quale
lo strumento urbanistico generale preveda una finalità
edificatoria anche in assenza del relativo strumento
attuativo, quindi anche in assenza di effettiva possibilità
34
edificatoria. La norma ha risolto, a favore dei Comuni,
una disputa giurisprudenziale in atto tra opposte sentenze
di Corte di Cassazione.
Novità in materia di reddito d'impresa
In materia di reddito d'impresa, la legge Finanziaria per
il 2006 ha previsto:
• la riapertura della rivalutazione dei beni d'impresa e
delle aree fabbricabili, risultanti dal bilancio relativo
all'esercizio in corso alla data del 31.12.2004, tramite il
versamento di un'imposta sostitutiva delle imposte dirette
e dell'IRAP (12% per i beni ammortizzabili, 6% per i beni
non ammortizzabili e 19% per le aree fabbricabili);
• la nuova modifica del periodo minimo di ammortamento
fiscale dell'avviamento, che viene portato a 18 anni (era
stato portato da 10 a 20 anni con il "collegato" un mese
prima);
• l'ulteriore modifica dei nuovi criteri di ammortamento
dei beni materiali strumentali utilizzati esclusivamente
per lo svolgimento delle attività di distribuzione e di
trasporto di gas naturale e di energia elettrica.
• Per connessione di argomento con la determinazione
del reddito d'impresa, ricordo la modifica introdotta con
il D.L. 203/05 a valere già sul 2005, che interessa gli
immobili patrimonio locati da imprese. Per gli immobili
patrimonio (generalmente residenziali locati) posseduti
da imprese (diversi quindi da immobili strumentali e
immobili-merce), la determinazione del reddito è di tipo
"catastale" con riconoscimento di un abbattimento forfetario del 15% del canone di locazione a titolo di riconoscimento di spese di manutenzione (da confrontare con
la rendita catastale generalmente più bassa). Ora tale
abbattimento viene trasformato in un tetto massimo di
riconoscimento per spese di manutenzione ordinaria
effettivamente sostenute. Poiché le spese di manutenzione
ordinaria sono poste a carico del conduttore, conseguirà,
normalmente, un aumento dell'imponibile per le società
ed imprese che gestiscono immobili. Contrariamente a
quanto segnalato nella precedente circolare, la modifica
si applica, per espressa estensione, anche agli enti non
commerciali, mentre le persone fisiche proprietarie di
immobili continueranno a godere della riduzione forfettizzata del 15% sul canone di locazione. Per interventi
di manutenzione ordinaria si intendono opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli
edifici o quelle necessarie ad integrare o mantenere in
efficienza gli impianti tecnologici esistenti.
Novità in materia di reddito delle persone fisiche
Relativamente all'IRPEF, la legge Finanziaria per il 2006
ha previsto, tra l'altro:
• limitatamente al periodo d'imposta 2005, la detrazione
dall'IRPEF lorda (nella misura del 19%) delle spese documentate sostenute dai genitori per il pagamento di rette
relative alla frequenza di asili nido da parte dei figli, per
un importo dell'onere complessivamente non superiore
a 632,00 euro annui per ogni figlio ospitato negli stessi;
• l'ulteriore proroga, per l'anno 2006, del limite di 3.615,20
euro di non concorrenza alla formazione del reddito di
lavoro dipendente dei contributi di assistenza sanitaria
integrativa;
• l'ulteriore proroga, per l'anno 2006, della parziale
tassazione dei redditi di lavoro dipendente dei "transfrontalieri"; pertanto, anche per quest'anno, i redditi di lavoro
dipendente prestato all'estero in zone di frontiera e in
altri Paesi limitrofi, nel caso in cui la prestazione venga
fornita in via continuativa e come oggetto esclusivo del
rapporto da soggetti residenti in Italia, concorrono a
formare il reddito complessivo ai fini IRPEF per l'importo
eccedente 8.000,00 euro;
• la proroga al 2006 della "clausola di salvaguardia" ai fini
IRPEF: in pratica, ai fini della determinazione dell'IRPEF
dovuta sul reddito complessivo per tale anno, i contribuenti
possono applicare, se più favorevoli, le disposizioni del
TUIR in vigore al 31.12.2002, ovvero al 31.12.2004.
Le novità in materia di IVA
In materia di IVA, si segnalano alcune novità:
• la proroga al 31.12.2006 del regime di indetrabilità dell'IVA
relativa all'acquisto o al leasing di veicoli: la percentuale
di indetraibilità si riduce dal 90% all'85%; in pratica
sull'acquisto o la locazione finanziaria di autovetture,
motocicli ed altri autoveicoli è possibile detrarre il 15%
dell'iva (in precedenza il 10%). Le relative spese di gestione
(carburante, manutenzioni) rimangono invece ad IVA
indetraibile al 100% (alcuni soggetti "professionali" possono
detrarre l'IVA: agenti e rappresentanti, autonoleggio, taxi);
• l'inapplicabilità della disciplina delle c.d. "carte carburante"
agli autotrasportatori di cose per conto terzi: in pratica,
tali soggetti, se acquistano carburanti per autotrazione
presso gli impianti stradali e intendono esercitare il diritto
di detrazione dell'IVA, nonché documentare la spesa ai
fini delle imposte dirette, hanno la facoltà di richiedere ai
distributori il rilascio della fattura;
• l'estensione ad ulteriori imprese (da individuare con
successivo provvedimento del direttore dell'Agenzia delle
Entrate), oltre a quelle operanti nella grande distribuzione,
dell'esclusione (a determinate condizioni) dall'obbligo di
certificare mediante scontrino fiscale i corrispettivi riscossi
dai clienti (sostituita dalla trasmissione telematica
all'Agenzia delle Entrate dei corrispettivi settimanali per
ciascun punto-vendita).
Novità in materia di agevolazioni
Con riferimento alle agevolazioni, le principali modifiche
apportate sono le seguenti:
• ai fini del riconoscimento del credito d'imposta per
nuove assunzioni (artt. 7 della L. 388/2000 e 63 della L.
289/2002), ove il datore di lavoro presenti l'istanza di
accesso all'agevolazione prima di aver disposto le relative
assunzioni, le stesse vanno effettuate entro 30 giorni
dalla comunicazione dell'accoglimento dell'istanza da
parte dell'Agenzia delle Entrate: in tal caso, l'istanza è
completata, a pena di decadenza, con la comunicazione
dell'identificativo del lavoratore, entro i successivi 30
giorni;
• il c.d. "premio di concentrazione" (ex art. 9 del DL 35/
2005 convertito nella L. 80/2005) viene esteso anche agli
imprenditori agricoli;
• viene concesso un assegno pari a 1.000,00 euro per
ogni figlio nato ovvero adottato nell'anno 2005, ai soli
nuclei familiari con un reddito complessivo lordo, riferito
all'anno precedente, non superiore a 50.000,00 euro;
• viene concesso un assegno pari a 1.000,00 euro per
ogni figlio nato nell'anno 2006, secondo o ulteriore per
ordine di nascita, ovvero adottato, anche in tale ipotesi
ai soli nuclei familiari con un reddito complessivo lordo,
riferito all'anno precedente, non superiore a 50.000,00
euro.
Novità in materia previdenziale
Tra le novità previdenziali contenute nella legge Finanziaria
per il 2006, si segnalano:
• l'esonero dei datori di lavoro dal versamento, fino all'1%,
dei contributi sociali alla Gestione prestazioni temporanee
dei lavoratori dipendenti (es. assegni per il nucleo familiare,
maternità e disoccupazione): si tratta della riduzione
dell'incidenza degli "oneri impropri" sul costo del lavoro
(c.d. "cuneo fiscale");
• l'obbligo di presentazione, da parte delle imprese, del
documento unico di regolarità contributiva (DURC) al
fine di accedere ai benefici ed alle sovvenzioni comunitarie
per la realizzazione di investimenti;
• l'introduzione di alcune misure compensative per le
imprese che conferiscono il trattamento di fine rapporto
(TFR) a forme pensionistiche complementari; tali misure
si applicano però a partire dal 2008, analogamente alla
rinnovata disciplina della previdenza complementare.
Ulteriori novità contenute nella legge Finanziaria per il
2006, delle quali merita dare un cenno, sono le seguenti:
• la deducibilità, in capo ai soggetti IRES, dei fondi trasferiti
per il finanziamento della ricerca, a titolo di contributo o
liberalità, a favore di determinati soggetti (es. università,
fondazioni universitarie, istituzioni universitarie pubbliche,
enti di ricerca pubblici, ecc.);
• la facoltà di destinare il 5 per mille della propria imposta
IRPEF dovuta in dichiarazione per il 2005, al finanziamento
della ricerca o ad altre finalità sociali indicando il codice
fiscale dell'Ente beneficiario;
• la previsione di alcune agevolazioni di carattere fiscale,
amministrativo e finanziario a favore dei distretti produttivi;
• la proroga, per il periodo d'imposta in corso all'1.1.2005,
dell'aliquota IRAP dell'1,9% per il settore agricolo e le
cooperative della piccola pesca.
La presente per dare solo alcuni cenni, mentre meritano
approfondimento alcuni argomenti come la rivalutazione
dei beni d'impresa. Altro importante istituto che necessita
invece di autonoma circolare: la c.d. programmazione
fiscale che riguarderà il triennio 2006/2008 ed alla cui
adesione è collegata una possibile definizione degli anni
2003-2004.
Scadenziere
Tra le scadenze di routine di questa parte dell'anno ricordo:
• l'invio della Comunicazione annuale IVA per il 2005 per
via telematica entro il 28.02.2006,
• il saldo IVA annuale per l'anno 2005 dei soggetti iva
trimestrali al 16.03.2006 (la scadenza è rinviabile con le
scadenze IRPEF 20/6 - 20/7 con piccole maggiorazioni),
• la consegna del CUD per l'anno 2005 ai dipendenti ed
il rilascio della certificazione delle ritenute fiscali operate
a lavoratori autonomi ed ai percettori di dividendi nel
corso del 2005, entro il 15.03.2006.
Ricordo altresì l'adempimento introdotto lo scorso anno,
che riguarda i fornitori di esportatori abituali che ricevono
dichiarazione d'intento per l'effettuazione di operazioni
senza applicazione di IVA ai sensi dell'art.8 1° comma
lett. C DPR 633/72 (IVA). Detti fornitori devono effettuare
comunicazione, esclusivamente in via telematica, dei
nominativi dei richiedenti, entro il giorno 16 del mese
successivo dal ricevimento della richiesta.
Infine è stato ulteriormente prorogato al 31.03.2006 il
precedente termine del 31.12.2005 per l'adozione delle
nuove misure minime di sicurezza in materia di trattamento
di dati personali (privacy), compresa la predisposizione
del Documento programmatico sulla sicurezza (DPS)
qualora vengano effettuati trattamenti di dati "sensibili"
o giudiziari con strumenti elettronici.
bacheca
NOTES sta riscuotendo larghi consensi
anche da parte di enti e istituzioni. La redazione invita chiunque lo desideri a collaborare, sottoponendo progetti interessanti,
proponendo argomenti da trattare, articoli
e suggerimenti per contribuire alla crescita
della rivista.
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Sono disponibili presso la Segreteria dell’Ordine
Architetti curricula di persone che offrono e cercano
collaborazione.
Ulteriori aggiornamenti e notizie sono consultabili
sul sito dell’Ordine www.lc.archiworld.it
35
IV COPERTINA
Ristrutturazione di un capannone industriale risalente all'inizio del
secolo scorso a loft per uso abitazione e spazio galleria d'arte
arredo etnico che si inserice in un'architettura minimalista a carattere
industriale
Destinazione: abitazione, laboratorio artistico&galleria
Località: Milano - zona Naviglio Pavese
Progetto: Architetti Associati Anna Ferrari Silvana Scaramelli, via
Lecchi 9, Milano
committente privato: professione show-girl nel mondo dello
spettacolo televisivo
Realizzazione: dal 1/2003 al 7/2005
Ditta costruttrice: Impresa Ziliani s.r.l. Via Palmamova 155/1 - milano
Materiali: legno, pietra, ferro, alluminio, vetri di diversa cromatura
(dai trasparenti ai colorati)
Tecnologie: impianto riscaldamento a pannelli a pavimento sistema
illuminazione e sonoro articolato e comandato da una stazione dj
Superficie: circa 510 mq.
loft&galleria
zona navigli
di Anna Ferrari, Silvana Scaramelli
A
Questo progetto riguarda l'interno di un
complesso industriale vetrario del secolo
scorso trasformato in laboratorio di pelletteria
dopo la guerra.
Nei primi anni 90 gli spazi vengono suddivisi
in unità abitative ad uso residenziale e in studi
(fotografici, grafici...).
La ristrutturazione coinvolge una superficie
totale di 507 mq. comprensiva di soppalchi;
ne scaturisce l'idea del classico loft con la
peculiarità di una suddivisione in due distinte
funzionalità: residenziale e di galleria d'arte
con annesso laboratorio.
Per la fase progettuale ci si è avvalsi di uno
studio 3D e successivo sviluppo di disegni
tecnici e quotati.
L'organismo architettonico originario è volutamente conservato ma riadattato alle nuove
esigenze in particolare a quella abitativa.
L'aggiunta di due grandi lucernari e la scelta
di un cromatismo chiaro rinnovano e valorizzano l'ambiente mettendone in risalto l'ordito
spaziale e la trama essenziale della copertura.
Il piano terra è suddiviso in due ampi saloni:
uno residenziale, l'altro laboratorio artistico. Il
primo è composto da un grande soggiorno,
da una zona pranzo e da una cucina ricavata
all'interno di una costruzione a serra realizzata
ex novo sull'area giardino. Il laboratorio artistico
è composto da una sala al piano terra e da
una parte soppalcata.
La caratteristica del progetto riguarda
l’inserimento della nuova costruzione inserita
all'interno del loft residenziale tale da inscrivere
un volume ridotto, adibito a zona notte, nel
volume preesistente.
Per realizzare tale struttura è stato creato un
sistema di soppalchi e tramezzi con strutture
portanti in ferro (travi e pilastri IPE), lamiere
e telai in alluminio, pareti scorrevoli in vetro.
Alla zona notte si accede da un corpo scala
a tipologia industriale con parapetto in lamiera
in ferro a doppio tramezzo. La scelta di questo
elemento a parete è subordinata all'esigenza
della committenza di avere più superfici libere
per gli allestimenti d'arte.
Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e
conservatori della provincia di Lecco

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