Scatena la tua Forza

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Scatena la tua Forza
“Scatena la tua Forza” è l’esclusivo concorso letterario indetto da GuerreStellari.net,
svolto a novembre 2009 sotto la supervisione della LucasArts e di Activision Blizzard
Italia, tramite il quale tre nostri utenti hanno vinto una copia de “Il Potere della Forza –
Ultimate Sith Edition” gentile omaggio delle aziende sopracitate.
In questo file vi proponiamo una raccolta di tutti i racconti ricevuti e ritenuti idonei per la
partecipazione, in rigoroso ordine alfabetico per nome utente, così come ci sono arrivati:
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Benny1618 - L’allievo di Darth Fener
Carth - Occasione mancata
Cassio86 - Io… sono tuo fratello
Darklight - L’ultima speranza
Enoch81 - Galen
Golem - Starkiller
Karuzon - La profezia
Katana - Un cristallo
Kilek - La forza di scegliere
LordVader85 - La resa dei conti
Lurtz - Caduta
Marbo - Scatena la tua forza
MasterDrAkE - Le strade che prendiamo
MatZan - Il sith
Miroku87 - JP-NCD Jedi Proof - Neuronal Control Device
Redblaze - Un holocron da recuperare
Shadow_Master - L’ascesa di un sith
Silfae - I fuochi di Yavin
Sith77 - La legge dei due
Skyladi - Galen-inizio
Venve - Il primo passo verso la luce
Veon - La casa
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L'ALLIEVO DI DART FENER
di Benny1618
Dopo aver annietato il padre, Dart Fener si occupò del ragazzo. Appena l'uomo gli comunicò che
voleva che diventasse suo apprendista, Galen Nion Marek, si scagliò con tutta la sua forza contro di
lui, che, quasi se l' aspettasse, lo fulminò. Il ragazzo cadde a terra e, pronto a vendicarsi per la morte
del padre, Afferrò la spada laser che aveva alla cintura e si buttò contro Fener. Lui, tranquillo, parò
il colpo e lo fulminò di nuovo. Galen cadde a terra stremato e dolorante. L' uomo lo alzò con la
Forza e lo buttò contro la parete. A quel punto parlò: “Non importa se vuoi o non vuoi. Diventerai
lo stesso mio apprendista. Sappi che non ti allenerò con le buone, ma con le cattive. Come sto
facendo ora. É il modo migliore per trasformare in Sith, un figlio di Jedi. E ora alzati e combatti.
Sappi che tutto ciò ti recherà ferite e scottature.”
Furono anni di lavoro duro e intenso, quelli che seguirono. Ad un certo punto Dart Fener diede a
Marek la prima missione da svolgere. Era facile e lui la risolse in poco tempo. Poi passarono
missioni sempre più difficili che lo cambiarono eternamente. Ad ogni missione diventava sempre
più cattivo, spietato e scorbutico. Era così anche col maestro, che ne era felice. Dart Fener aveva
ragione: era diventato un Sith.
Dantooine 2 BBY
Aveva freddo. La veste di seta nera non bastava. Ma non aveva tempo per curarsene. La rabbia
annullava tutto. Era sempre arrabbiato, mai un sorriso gli compariva sul volto ormai da 4 anni. La
sua unica gioia era quella di riuscire compiere tutte le missioni che il suo maestro gli affidava. Era
cambiato molto da quando Dart Fener aveva ucciso suo padre e lo aveva preso come allievo. Era
bravissimo in tutto quello che lui gli aveva insegnato. Era sempre pronto per qualsiasi missione. Si
avviava velocemente lungo il viale. A ogni missione cercava di fare presto perché sperava che
questo avrebbe alleviato la sua rabbia. Arrivò ad un cancello e, senza fermarsi, fece un rapidissimo
movimento con la mano, facendolo saltare in aria. Arrivò ad una casa a 3 piani. Salì all'ultimo piano
ed entrò dalla porta di servizio. Lì c'erano 6 persone . Doveva ucciderle tutte. Si chiuse la porta alle
spalle richiamando su di sé l' attenzione di tutti. Li guardò fremente di rabbia e fece scattare,di
nuovo, rapido la mano. Una scarica elettrica colpì 2 dei presenti che volarono fuori dalla finestra.
Gli altri 4 sguainarono le spade laser e si scagliarono contro il Sith. Lui decapitò altre due persone e
le altre più arrabbiate che mai, lanciarono fendenti a caso, che per poco, non gli tagliarono la testa.
Galen uccise anche la penultima persona e ben presto fu pronto a uccidere l' ultima, che era il suo
pezzo forte, la persona per cui era andato là. Ma prima che potesse farlo, dalla porta entrò un
ragazzino di 10 anni che si parò davanti al padre. Mentre Galen guardava perplesso la scena, che gli
ricordava lui da piccolo davanti al padre nel tentativo di proteggerlo da Darth Fener, il ragazzo fece
scattare la spada laser che gli tranciò il braccio destro. Galen si inginocchiò per il dolore e, dopo
qualche secondo, prese la spada nella mano sinistra; maledicendosi per non essere riuscito a
completare la missione e per essersi fatto battere da un ragazzino, calò il braccio e pose fine alla sua
vita.
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OCCASIONE MANCATA
di Carth
Alek Barnes camminava nei sobborghi di Onderon, era nervoso, ed era normale visto quello che
trasportava. Si avvicinava rapidamente al luogo dell’incontro pensando a come avrebbe speso i
crediti guadagnati quando giunto sul luogo designata per lo scambio una voce gli urlò di fermarsi,
sudò freddo vedendo arrivare 3 soldati imperiali che gli intimarono di alzare le mani e seguirlo.
Pensò di scappare, avrebbe significato solo accelerare la sua morte, dai vicoli adiacenti arrivarono
altri soldati e suo malgrado eseguì l’ordine.
“Sappiamo che trasporti un ologramma di alcuni cospiratori, consegnacelo!” disse il capitano delle
stormtrooper, Alek Sapeva che l’avrebbero ucciso comunque così tentennò qualche secondo, ma a
una seconda intimidazione si affrettò a estrarre l’oggetto dalla bisaccia.
All’improvviso vide una lightsaber scagliarsi contro gli imperiali, vedendo i soldati cadere come
manichini pensò: ”Uno jedi!sono salvo”.
Il solo Barnes e il suo salvatore rimasero in piedi, l’uomo corse a ringraziarlo: ”Grazie, senza di te
mi avrebbero ucciso, fai parte dei cospiratori, vero?".
Lo jedi lo trafisse e mentre Alek perdeva le forze gli rispose: ”No, sono Starkiller e tu hai qualcosa
che serve al mio maestro”, raccolse l’holorecorder e si incammino verso la Rogue Shadow.
Il recupero si era rivelato più difficile del previsto, le spie di Vader avevano scoperto che un nobile
Onderoniano capo di una società chiamata “restaurazione” aveva contattato degli jedi per un
ipotetico colpo di stato.
Quando Starkiller andò per obbligarlo a rivelagli dove erano nascosti disse sotto tortura che l’unico
che aveva trovato era ripartito, ma avrebbe ricevuto notizie su come contattarlo tramite un
contrabbandiere.
Anche Palpatine aveva però scoperto l’esistenza dell’organizzazione costringendo Galen allo
scontro con i troopers.
Arrivato Juno gli chiese della missione, quando le disse che aveva recuperato i dati e ucciso il
contrabbandiere Eclipse fece una strana smorfia come a indicare il suo disappunto per una morte
non necessaria.
Non ne capiva il motivo, era un sith non badava a queste cose però quella ragazza le dava da
pensare, non aveva avuto modo di avere contatti con molte persone nella sua vita ma per lei provava
qualcosa di speciale.
La voce di Vader interruppe i suoi pensieri: ”Vedo che hai recuperato il messaggio, avvia la
registrazione”.
Rimase deluso vedendo che non conteneva il nome di colui che cercava da anni, ma di un certo Serj
Netter: ”Occupatene subito” disse prima di congedarsi bruscamente, poi Proxy cadde a terra.
Una volta date le coordinate a Juno per preparare il viaggio verso il pianeta Hoth Marek si chiuse
nella cabina di meditazione a riflettere: il suo maestro era visibilmente scocciato, si aspettava di
avere trovato delle informazioni importanti ma come spesso accadeva i gruppi di oppositori erano
impauriti, disorganizzati e soprattutto privi di un leader.
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Era presumibile che i pochi jedi superstiti evitassero di affidare le loro vite a società così
sgangherate, un errore che Netter avrebbe pagato caro.
Dopo alcune difficoltà dovute a una tormenta la navetta atterrò a poca distanza dal punto designato
facendo attenzione a evitare alcuni crepacci, Galen si incamminò verso l’unico luogo delle
vicinanze che sembrava abitabile: una caverna alle pendici di un picco isolato.
La neve rendeva difficile la visuale, avvicinandosi si rese conto che quella che credeva una grotta
non era una formazione naturale e appena entrato ne ebbe la conferma: vide un lungo corridoio
fiancheggiato da decine di colonne, il pavimento finemente decorato e delle statue con delle spade,
sembrava un’enclave jedi molto antica.
Starkiller esplorò in silenzio i due piani dell’edificio ma il luogo sembrava deserto, gli rimaneva
un’ultima stanza bloccata magneticamente.
Sicuro di trovarvi il suo avversario la sfondò con una spinta di forza e accese la lightsaber, ma era
vuota.
Un fuoco acceso e alcune razioni alimentari aperte indicavano che qualcuno se ne era andato da
poco, vide poi su una scrivania tra molte antichità un holocron che pareva avere più di 3000 anni.
L’oggetto era molto prezioso, il suo maestro sarebbe stato felice di averlo così lo prese con se,
adesso doveva uccidere colui che lo aveva trovato.
Guardando dalla finestra notò un’astronave nel cortile e subito si precipitò fuori, era un caccia
Cutlass-9 visibilmente danneggiato, non poteva volare.
Il comlink suonò, era Juno, ma prima che potesse rispondere qualcuno riattaccò.
Ebbe un brutto presentimento, non c’era traccia di altri velivoli nelle vicinanze, lo jedi non era qui e
poteva andarsene solo con un’altra astronave: la sua, era stato raggirato.
Tornò velocemente alla Rogue Shadow, stava scaldando i motori, Juno scese dalla scaletta seguita
da un Whiphid che le puntava una lightsaber verde: era lo jedi che stava cercando.
Serj urlò :“Stai dove sei e non le succederà niente … e butta il mio holocron nel crepaccio.”
Galen non ne capiva il motivo, propose di portarglielo in cambio di Juno ma l’altro terrorizzato dal
pensiero che si avvicinasse declinò l’offerta dicendo: ”Meglio distrutto che in mano a un sith.”
Aveva già eseguito attacchi da quella distanza, gli jedi non uccidono gli innocenti pensò, ma
l’avversario aveva paura e i suoi occhi gialli lo fissavano con odio.
Non volendo mettere in pericolo la ragazza gettò il millenario oggetto che andò perduto per sempre
e si allontanò in attesa del momento per intervenire.
Serj convinto di avercela fatta abbassò la guardia, quando vide Darth Vader uscire dallo scafo le
spinse addosso Juno e impaurito fece un balzo verso l’esterno.
Conscio dell’opportunità Galen comparve alle spalle del Whiphid ancora distratto e attacco il
cavaliere alla nuca che d’istinto estrasse una seconda lightsaber e parò il colpo, dopo alcuni scambi
nessuno prevalse.
Starkiller lanciò delle saette colpendo Serj che urlò per il dolore lanciandogli una spada, Galen la
intercettò rompendola, sollevò l’avversario spingendolo contro la navetta e poi in aria dove lo
fulminò ancora.
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Con un impeto d’orgoglio lo jedi si alzò di scatto e tirò un fendente che mancò di poco il sith che lo
trafisse sulla parata con una stoccata al torace finendolo.
Dopo averlo fissato spegnersi tornò nella navetta dove diede una pacca sulla spalla a Proxy, Eclipse
si sentiva colpevole: ”Perché non l’hai attaccato prima, avresti anche potuto farcela?”, Galen non
trovava le parole: “…avrei potuto ferirti… è difficile trovare bravi piloti”.
Non era quello che aveva pensato, Juno fece un cenno e preparò la nave per il ritorno.
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IO…SONO TUO FRATELLO
di Cassio86
“Galen ho una missione di primaria importanza!“ disse Darth Vader, estremamente serio, alla vista
del suo giovane apprendista. “Nel caso in cui dovessi fallire non adotterò mezze misure nei tuoi
confronti!” tuonò Vader, mentre Galen Marek si era inginocchiato dinanzi a lui. “Le spie imperiali
mi hanno segnalato che sul pianeta Christophsis, uno jedi sfuggito alla grande purga ha iniziato a
creare un alleanza ribelle contro l’impero. Bisogna soffocare ogni tentativo di ribellione all’Impero
ancor prima che nasca! Ora va e fai capire cosa succede a chi osa ribellarsi!” – “Come desiderate,
Maestro” rispose Galen con tutta la devozione del quale era capace. Quindi si alzò, uscì dalla sala
del Signore dei Sith, e si avviò verso la Rogue Shadow. “Sbrigati, Lord Vader non tollererà il
minimo errore durante questa missione. Portami su Christophsis adesso.” intimò Galen a Juno, la
quale sentendosi a disagio fece riscaldare i motori dell’astronave, quantomeno per evitare ulteriori
ordini.
Durante il viaggio Galen provò ansia e non accennò a una parola con nessuno: era troppo impegnato
a esercitarsi con la sua spada laser, dopotutto il suo maestro non gli aveva mai assegnato una
missione così rilevante, e per quanto fosse orgoglioso della cosa provava paura per un eventuale
fallimento. “Il lato oscuro è con me” ripeteva in mente per darsi coraggio, mentre la Rogue Shadow
atterrava in una landa desolata sul pianeta Christophsis; appena sceso non trovò nulla dinanzi a lui
se non uno spiazzo deserto. L’apprendista ebbe un primo momento di smarrimento, ma poi capì: il
sottosuolo; fece analizzare il terreno alla Rogue Shadow, la quale trovò una botola non molto
distante. Usando la sua spada laser Galen entrò nella botola; arrivò al fondo al tunnel, ma c’era un
buio pesto, e così usò la sua spada laser per illuminare, e iniziò ad avanzare. Improvvisamente un
colpo di blaster arrivò verso di lui, e fece appena in tempo a pararsi con la sua spada; in preda all’ira
volteggiò la sua spada laser e si precipitò verso la direzione dalla quale il colpo proveniva, finché
non sentì resistenza sulla sua spada e udì un urlo: aveva appena ucciso un ribelle. A quel punto però
si accesero le luci, e capì di essere in trappola: nonostante ne avesse ucciso uno, aveva tre Iridoniani
armati di fronte a lui. Per un attimo sentì il mondo crollarli addosso, ma vedendoli avanzare
minacciosi verso di lui ebbe un idea: quando furono abbastanza vicini, fece un salto e con un calcio
tolse i blaster di mano ai due ribelli al lato; con la sua spada laser tagliò il braccio di quello al
centro, per poi ucciderli tutti e tre. Galen capì quindi che il difficile della sua missione era
terminato, ora sarebbe bastato semplicemente uccidere il giovane jedi; ma successe qualcosa che
andò oltre ogni sua immaginazione. La terra sotto i suoi piedi tremò, e vide entrare dalla stanza
adiacente, con la divisa jedi, un uomo che li somigliava parecchio, con i capelli lunghi; a quel punto
lo jedi disse “Fratello, dopo tutti questi anni…” mentre sentì sotto di loro il movimento tipico delle
astronavi in partenza. Allora realizzò: non era un semplice rifugio sotterraneo, era una navicella
sotterrata e che ora stava per partire; sperò che Juno Eclipse se ne accorgesse e che li inseguisse,
ovunque stessero andando.
“Bugiardo!Bugiardo! Sei solo un mio clone mal riuscito!Io non ho fratelli!” urlò rabbioso Galen.
“Non è vero Galen, tu hai una famiglia, e io ne faccio parte; sono Keramo, il tuo fratello maggiore”
disse lo jedi, tranquillo. “Dove ci sta portando questa astronave?Fammi scendere,ora!” ordinò
Galen, naturalmente senza convincere Keramo, il quale rispose “Stiamo andando da Darth Vader;
insieme potremo sconfiggerlo una volta per tutte, e mettere fine alla dittatura imperiale; guarda oltre
la tua rabbia e il tuo rancore, riesco a percepire in te il bisogno di amore. Io sono la tua famiglia,
unisciti a me nel lato chiaro della forza e riportiamo la pace e la giustizia in tutta la galassia!” Galen
ebbe un momento di titubanza; d’altronde la sua esistenza non era mai stata semplice. Li tornò però
in mente quando Darth Vader lo salvò da morte certa su Kashyyyk, e allora comprese: la sua
famiglia era e sarebbe sempre stata il lato Oscuro. Impugnò la sua spada laser e disse determinato:
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“Darth Vader è la mia vera famiglia, tu non sei nessuno!” e si fiondò su di lui per ucciderlo, ma
Keramo aveva già impugnato la sua spada laser, e lo scontrò iniziò.
La loro abilità con le spade laser era pressoché identica, così passarono diverso tempo a combattere
tra di loro, finché la sorte non diede una mano a Galen: l’astronave urtò per caso un meteorite,
dando una forte scossa all’interno della nave che fece scivolare Keramo, e perdere l’equilibrio a
Galen; l’apprendista Sith ebbe la prontezza di approfittare dell’attimo di distrazione del fratello
prima che anch’egli perdesse l’equilibrio per sferrare un colpo di spada laser sul collo dello jedi.
Galen cadde poi su se stesso, ma non appena raggiunto il pavimentò vide che le luci si erano fatte
improvvisamente rosse, si era attivato un allarme acustico assordante e che una voce fredda e
meccanica diceva “Attivata sequenza per l’autodistruzione. Meno 42 Secondi.”. Galen trasalì per la
sua sorte, e messosi in piedi scoprì che Keramo non era affatto un clone: era un droide, la cui morte
innescava il processo di autodistruzione della navicella. Poco però li importava poiché in quel
momento ciò che davvero li interessava era la sua sopravvivenza; andò di corsa verso la stanza dalla
quale Keramo era venuto, e notò non molto distante dalla plancia comandi una capsula di
salvataggio: ci si mise dentro e con suo grande sollievo fu lanciato fuori da quella maledetta
astronave.
Darth Vader dopo aver osservato tutti gli avvenimenti su un comunicatore a ologrammi lo spense, e
non potè che sentirsi orgoglioso del suo operato da maestro: aveva architettato tutto per capire se il
suo apprendista non lo avrebbe mai tradito, nemmeno di fronte al richiamo delle sue origini o del
lato chiaro. Pensò che alla successiva missione del suo apprendista, la quale si sarebbe svolta in un
luogo a lui un tempo familiare: il tempio jedi.
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L’ULTIMA SPERANZA
di Darklight
Fener stava per morire. La lama azzurra della spada laser di Galen era a pochi centimetri dalla sua
gola. Gli strappò la maschera rivelando un volto sfigurato dalle cicatrici e devastato dalla rabbia ma
non riuscì ad ucciderlo, non ancora… L’Imperatore! Quello era il vero nemico. Con un balzo si
preparò ad affrontarlo.
Quella mattina si era avventurato nel fitto sottobosco, nonostante i continui avvertimenti del padre.
Da quando aveva scoperto una profonda empatia che lo collegava alle creature viventi era stufo di
poter sperimentare soltanto le sensazioni degli wookie e dei pochi umani rifugiati su Kashyyyk.
Voleva qualcosa di più forte. Aveva sentito dire che… ECCOLO! Un gigantesco Kkekkrrg rro stava
braccando un cucciolo di Katarn, che seppure piccolo superava i due metri di altezza. Li aveva
percepiti come una confusa macchia di emozioni, ma adesso era una vera esplosione di sensazioni
primitive che gli attraversavano il plesso solare: sentiva l’eccitazione del predatore e lo sgomento
della preda in prima persona, sensazioni fortissime. SI’! Era questo che voleva!. Improvvisamente,
la morte violenta del Katarn, con le corna strappate e la testa spaccata in due. Proprio al culmine
dell’esperienza, però, un residuo barlume di coscienza del piccolo Katarn lo sfiorò…e per un
momento infinitamente lungo lui provò pietà per l’animale. Quell’attimo di smarrimento per una
frazione di secondo gli fece perdere il controllo su quanto stava accadendo: il Kkekkrrg si avventò
su di lui ancora grondante di sangue, e solo con un balzo disperato riuscì a sfuggire a quell’ira
devastante e a trovare riparo sui rami più in alto sopra di lui. Tornò al villaggio Wookie, ancora
esaltato da quella esperienza, ma con una strana tristezza che lo pervadeva. Era come se in un
certo senso fosse morto anche lui.
Maledetti Sith! Questa volta l’avrebbe fatta finita per sempre, avevano smesso di manovrarlo come
una marionetta, ormai. L’imperatore era già pronto con la spada laser rossa in posizione di
combattimento. Con lo sguardo accecato dall’odio, la bocca contorta in un ghigno agghiacciante il
Sith sferrò un attacco poderoso ma il giovane si difese bene. Galen capì però che non poteva
sconfiggere l’Imperatore con le armi e si concentrò per raccogliere tutto il potere della Forza che
aveva accumulato in tanti anni di addestramento.
L’aveva percepito ancora prima di vederlo: enorme, potente e splendido dentro l’armatura che lo
faceva sembrare l’incarnazione stessa del male; una tale rabbia, un odio così profondo e viscerale
quale non aveva mai percepito prima in nessun’altra creatura vivente. Era Fener. Aveva bisogno di
lui, di saziarsi della sua potenza, delle sue emozioni. Fu grato quando scelse proprio lui come suo
apprendista. Non lo odiò mai per avere ucciso suo padre: suo padre era un debole, una
nullità…come tutti gli Jedi!
In tanti anni non riuscì mai neppure ad avvicinarsi alla perfezione del suo Maestro, nonostante il
duro addestramento avesse forgiato la sua anima ad immagine del Signore dei Sith. Invidiava il
potere che emanava dalla rabbia di Fener, sarebbe arrivato a distruggerlo per potersene
impossessare. Col tempo questo pensiero prese sempre più sostanza nella sua mente e alla fine capì
che avrebbe potuto farlo. Sconfiggere Fener! E prendere il suo posto.
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I suoi alleati Ribelli seguivano con apprensione lo scontro, la sorte di interi mondi dipendeva
ormai solo da Galen. Con un guizzo improvviso riuscì a disarmare l’Imperatore che, sconvolto e
gemente, si abbandonò a terra quasi rannicchiandosi dentro il suo mantello. Sembrava solo un
povero vecchio sull’orlo della demenza. Avrebbe avuto il coraggio di distruggerlo una volta per
tutte?
“L’ho fatto per il tuo bene”, gli disse Fener mentre i droidi medici rimettevano insieme i pezzi di
quello che era rimasto di lui. “L’Imperatore deve crederti morto, non c’era altro modo per tenere
nascosti i nostri piani. Una nuova era si prepara per la Galassia. Potremo governarla insieme, e non
ci sarà più guerra.”. Grazie, rispose mentalmente Galen, vedrai che troverò il modo di ripagarti…
Maestro!
Galen guardò Fener, la sua maschera, poi l’Imperatore. Non sarebbe diventato come loro, anche
se il suo corpo e la sua mente erano più simili a loro di quanto non avrebbe osato ammettere.
Quell’attimo di esitazione gli fu fatale: il vecchio Sith gli scagliò contro delle saette di pura energia
che lo attraversarono facendolo quasi esplodere dall’interno. Fortunatamente aveva accumulato
abbastanza potenza durante la sua concentrazione da opporre resistenza, ma i lampi di forza
insistevano con intensità crescente.
S’innamorò di Juno a bordo della sua Rogue Shadow, lei la pilotava come se fosse stata la sua nave
da sempre. C’era qualcosa in lei che non poteva fare a meno di amare, un senso del dovere
superiore ai suoi stessi sentimenti. Un senso d’orgoglio e di ripugnanza al tempo stesso che gli
ricordava molto da vicino quello che provava lui, quando cercava di eguagliare in crudeltà il suo
Maestro, Lord Fener. Ma poteva un Sith amare? Avrebbe mai potuto farlo Fener? Una smorfia gli
increspò le labbra. Mai!
Juno gli aveva raccontato di quando, durante la battaglia di Gallos, aveva provato pietà per i ribelli
che avevano osato sfidare l’Impero. Forse era anche per quello che lei gli piaceva: erano entrambi
attratti dal potere ma in qualche maniera contorta collegati alla sofferenza delle vittime. Quando si
baciarono lei lo chiamò Galen. Non sentiva quel nome da tanti anni, ma ormai non significava più
niente per lui; eppure provò qualcosa di strano e per un attimo desiderò ritrovarsi con suo padre.
Che idiozia!
Galen stava per morire. Soltanto la sua volontà gli consentiva di opporre ancora una debole difesa.
Improvvisamente sentì crescere il suo potere. Proveniva forse da Fener? Lo stava aiutando?
Accumulò tutta la sua potenza e scagliò un’ondata di energia che contrastò i fulmini
dell’Imperatore. Pensò a Juno e ai suoi nuovi alleati. L’esplosione di Forza li avviluppò, e mentre
moriva Galen ebbe una visione offuscata e allo stesso tempo chiara dell’Imperatore che moriva;
ma non nell’esplosione bensì cadendo in un abisso senza fondo! L’ultima cosa che vide fu la
maschera di Fener, che sembrava quasi sogghignare…
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GALEN
di Enoch81
Una nuova missione era già pronta: uccidere Shaak Ti, nulla di più preciso.
Doveva uccidere uno dei membri di ciò che fu l’alto consiglio Jedi ; si era rintanata su Felucia.
Shaak Ti era uno degli obiettivi primari del suo signore.
Finalmente una missione che l’avrebbe impegnato probabilmente come meritava.
Dopo lo scontro con Darth Phobos voleva confrontarsi con il lato debole, quella vigliacca scelta di
stare tra chi non vuole primeggiare, così da non dover ammettere sconfitte.
Lui ne era certo, avrebbe spazzato via quella Jedi con l’impeto della sua rabbia. Sapeva che nulla
può contrapporsi alla potenza del lato oscuro.
Appena il tempo di atterrare in una zona abbastanza rada, già segnalata a Juno, che il Sith si mise
già alla ricerca.
C’era una zona poco distante, avrebbe dovuto attraversare la parte ovest di quella regione solo per
un breve tratto, così da scovare il nascondiglio della Jedi.
Dalle informazioni ricevute Shaak Ti aveva continuato a reclutare giovani padawan per combattere
l’impero.
Avrebbe fermato quella subdola piaga immediatamente.
Scese dalla nave e si fermò un attimo a percepire l’ambiente.
“Aspettami nel posto prestabilito” – Sibilò nella trasmittente e Juno portò via l’astronave con una
virata rapidissima.
Stranamente cominciò a provare una strana sensazione; Felucia era strano come pianeta.
Normalmente non aveva tempo per percepire sensazioni diverse da ciò che la forza gli suggeriva,
ma quella volta era strano; sentiva freddo e un leggero senso di nausea.
Pensò che fosse una cosa temporanea, ma non dimostrava di avere la possibilità di controllare
quella fastidiosa sensazione.
“la missione” – si disse; aveva titiubato, non era mai accaduto.
Si mosse rapido e veloce in un’unica direzione quella pianificata sulla nave.
Sarebbe passato indisturbato fino al nascondiglio di Shaak Ti, e poi avrebbe potuto dare sfogo a
tutta la sua collera.
Nemmeno il tempo di finire il pensiero che venne attaccato, la zona era pattugliata da più parti; non
c’era altro motivo per contenersi; Starkiller diede sfogo alla sua ira facendosi strada senza
compromessi.
Dopo diversi attimi e molti corpi martoriati, solo il silenzio attorno a lui… ancora quel senso di
nausea.
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Percepiva che il tempo stava rallentando.
D’un tratto anche i corpi che aveva davanti scomparvero.
Tutto divenne scuro, la nausea stava aumentando, portò un ginocchio a terra e vomitò.
Un colpo di tosse; non si era mai sentito così, con lo sguardo fisso sul suo rigurgito si sentì
spaesato, una sensazione mai provata prima.
“Che effetto fa sentirsi vulnerabili?” – suonò candida una voce?
Alzò la testa di scatto… non aveva minimamente percepito nessuna presenza.
Dinanzi a lui una Jedi di razza Togruta.
“come hai nascosto la tua presenza a me?” – tuonò il Ragazzo, “dimmi chi sei e perché vuoi
soccombere? Mi stai rallentando nella mia missione”.
“la tua missione?” – disse calma la Jedi. “Mi chiamo Ahsoka Tano, e sono qui per farti desistere,
fosse solo per ciò che rappresenti”
Il ragazza stava in silenzio ad osservare, mosse appena le labbra per pronunciarsi: “Non mi
interessano le tue ragioni, non ti sei scansata… non posso attendere oltre” - e si gettò con tutto il
proprio impeto…
Grande fu la sorpresa quando batté il volto sul terreno, enorme fu la rabbia per non aver capito
l’accaduto; era per terra, si tirò su e il senso di nausea era ancora molto forte.
Il ragazzo fulminò con uno sguardo atroce la sua avversaria: “che cos’è questo? Che stai facendo
maledetta Jedi?”.
Lei era ancora a dieci passi di distanza dal ragazzo, improvvisamente come se il corpo non avesse
bisogno di spostarsi, fu a soli due passi da Galen, lasciando il Sith sbigottito.
“La tua rabbia per una volta non aumenta, lo percepisco; ma solo e unicamente perché vuoi capire.
Questo è ciò che abbiamo noi Jedi, la comprensione; abbandona la tua strada altrimenti troverai solo
distruzione. So che hai la forza per cambiare il tuo animo, ma soprattutto so che sei importante
come pochi altri per il destino di ciò che è legato alla forza. Tu sei uno dei passaggi fondamentali
affinché l’equilibrio non sia compromesso.”
Galen aveva gli occhi che fiammeggiavano, ma non poteva fare a meno di sentire e di percepire
quella presenza come familiare, “Non so che trucco mentale hai messo su, ma ti assicuro che
appena mi libererò non sarai che cibo per i Bantha”.
“Non ti tratterrò ulteriormente, so cos’hai dentro al cuore, so che in te può albergare affetto e
comprensione, ti prego, desisti dal tuo intento. Ho visto una persona cara cedere al lato oscuro, non
posso permettere che si ripeta”.
“Ora basta!” gridò il giovane sith, la rabbia era enorme ora. “Percepisco la tua distanza da questo
luogo, le tue emozioni ti hanno tradito”, Galen fu circondato da un bagliore di luce rossa, levitò da
terra molto velocemente ed esplose tutta la sua furia.
Si ritrovò sudato, in ginocchio per un’altra umiliante volta, cercò dinanzi a se, c’era solo il silenzio
e i corpi martoriati dei ribelli di Shaak Ti; la sua attenzione venne però catturata da un pezzo di
stoffa, qualcosa che prima non c’era.
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Era blu, con ricamato in oro un disegno; era qualcosa che ricordava il bagliore di una stella a sei
raggi ed occupava dal centro tutto il fazzoletto. In basso sulla destra c’era una lettera, “A”.
Fu colpito da un flashback, un ricordo recente, aveva presente prima di questa missione il briefing:
Il suo signore lo aveva chiamato non sul ponte della Executor, ma in una stanza nelle vicinanze.
Dopo aver sentito forte la presenza del maestro percepì qualcosa di strano. Entrò e vide entrando il
suo signore girato di spalle che stava maneggiando un pezzo di stoffa rossa con un ricamo bianco
che rappresentava una stella a sei punte, identico a quello sul fazzoletto che teneva in mano, in
basso poté vederla per appena un istante, il suo Maestro aveva appena ritirato quel pezzo di stoffa.
Ne era sicuro, anche lì c’era incisa una “A”
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STARKILLER
di Golem
I pensieri di Galen si rincorrevano senza sosta mentre i suoi occhi quasi non vedevano l'impontente
foresta di alberi wroshyr che si estendeva sotto i suoi piedi. Davanti ai suoi occhi si sviluppava la
città di Rwookrrorro, capitale del pianeta Kashyyyk dove aveva vissuto i primissimi anni della sua
vita. Le grandi strutture in legno che si arrampicavano sugli imponenti tronchi, ospitavano la vita
degli Wookiee che rappresentavano l’unica forma di vita intelligente originaria di quel pianeta
formato principalmente da giungle impenetrabili. Galen cercò di tornare con la mente alla sua
infanzia e cercò di ricordare qualcosa dei suoi genitori, soprattutto di suo padre, ma nonostante gli
sforzi non riusciva a focalizzare il suo viso e la rabbia faceva tremare le sue mani.
Un respiro pesante ed imponente lo distrasse dai suoi pensieri e consapevole di chi lo stesse
avvicinando volse lo sguardo in direzione del suo maestro.
"Maestro... davvero non capisco… perchè mi hai riportato qui? In questo luogo provo solo rabbia e
sofferenza” la voce gli usciva come un sibilo e lo sguardo tornò ad osservare le abitazioni circolari
che sembravano abbracciare i rami degli alberi.
"Perchè è qui che tutto ha avuto inizio, è qui che tuo padre conobbe la morte per mano di chi
credeva amici"
La figura di Galen fu scossa da un tremito.
"Tuo padre non era d'accordo con la decisione del consiglio degli Jedi di prendere il comando della
repubblica e di dichiarare guerra al cancelliere Palpatine, riteneva che ci potessero essere ancora
margini per la diplomazia, ma il consiglio non gli dette ascolto e nonostante la sua insistenza
pacifica venne fatto uccidere"
Le mani di Galen continuarono a tremare e piccole scariche elettriche avvolsero le sue dita ed
elettrizzarono l'aria attorno. Il volto contratto e i denti stretti lasciarono sfuggire solamente tre
parole.
"Voglio distruggerli tutti"
"Ne avrai l'occasione ed è per questo che voglio affidarti una missione segreta e di fondamentale
importanza per il futuro dell’impero. Sono stato informato che Rahm Kota sta preparando una
attacco sulla luna di Nar Shaddaa e tu andrai laggiù a compiere il tuo dovere… oltre ad iniziare la
tua vendetta!"
Un ghigno malizioso deformo il viso di Galen "Farò quello che deve essere fatto e non sarà tanto
spiacevole"
Il segnale del comunicatore di Darth Vader li distolse dalla discussione e dopo essere stato qualche
secondo in ascolto rispose perentorio e si diresse al suo TIE Advanced per lasciare il pianeta.
Il ragazzo osservò il globo alato salire verso l’atmosfera e sparire alla vista. Rimase di nuovo solo e
tornò a contemplare la città; la cosa che lo irritava maggiormente era non aver potuto conoscere
abbastanza suo padre e lo faceva letteralmente infuriare il fatto che quei sobillatori di Jedi glielo
avessero strappato.
Era ancora immerso in questi pensieri che quasi non si accorse di un suono sordo provenire dalle
sue spalle, quando torno a girarsi vide nel cielo un oggetto che si avvicinava a grande velocità. Non
sembrava rallentare e l’impressione che puntasse direttamente verso di lui lo mise immediatamente
in allerta.
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Istintivamente piegò le gambe e nello stesso tempo estrasse la spada laser che si attivò disegnando
nell’aria un linea rosso cremisi. La mano rimasta libera si apri volgendo il palmo verso l’alto e le
scariche elettriche divennero più intense, pronte a scagliarsi contro chiunque gli si parasse di fronte.
L’oggetto ora si dimostrò essere una astronave come non ne aveva mai viste, affusolata e divisa in
due al centro, mentre ai lati due specie di ali simili a quelle dei caccia TIE sembravano dare stabilità
a tutta la struttura.
La navicella continuava ad avvicinarsi a folle velocità mentre il volto di Galen si contrasse
assumendo un’espressione livida, quando fu ad una decina di metri da terrà rallentò bruscamente
atterrando a pochi centimetri dal ragazzo.
Un nuvola di polvere lo investì accecandogli la vista, ma i sensi di Galen percepirono una
perturbazione nella forza provenire proprio dall’interno dell’astronave. La curiosità mista alla
rabbia per quella situazione inaspettata lo misero un po’ a disagio e attese gli eventi. Quasi
immediatamente un suono metallico annuncio l’apertura del portello dal quale uscirono un droide
traballante e subito dietro una ragazza che gli sorrise strizzando l’occhio.
Galen rimase immobile, sorpreso dalla sfrontatezza e dalla bellezza della donna, era alta quasi come
lui con un viso aqua e sapone incorniciato da capelli biondissimi. Due occhi azzurri, all’apparenza
gentili, ma decisi, lo scrutavano sotto la visiera del berretto militare. Il corpo era fasciato da una tuta
nera che lasciava intravedere le curve leggere dei fianchi e del seno. Quasi non si accorso che
un’altra figura era apparsa sulla sommità del portello, era di nuovo il suo maestro che richiamò la
sua attenzione.
“Questi sono Juno e Proxy, l’equipaggio che ti accompagnerà nella missione”
“Io non ho bisogno di un equipaggio, non ho bisogno di aiuto per riportare la giustizia nell’impero.
Lasciami solamente l’astronave e compirò il mio dovere senza nessuna zavorra a farmi perdere
tempo!”
Vader emise un breve ghigno di soddisfazione per l’addestramento che aveva plasmato i sentimenti
di Galen facendo emergere la rabbia, l’odio, il risentimento e l’arroganza; ma questa volta si stava
rivolgendo al suo maestro e doveva essere riportato all’ordine. La mano destra si sollevò dal fianco
aprendosi e puntando al collo dell’allievo che si senti immediatamente soffocare. Lasciò cadere la
spada e si porto entrambe le mani al collo cercando di divincolarsi da quella stretta invisibile che gli
impediva di respirare. La lotta però era impari e le gambe di Galen cedettero facendolo
inginocchiare.
Vader scese la rampa di uscita dell’astronave e si avvicinò con calma e sicurezza a Galen
rivolgendosi a lui con un tono che non ammetteva repliche.
“Sei presuntuoso ed avventato… queste potrebbero essere qualità utili in certi frangenti, ma anche
punti deboli quando giungono inaspettate. I miei sono ordini precisi e non si discutono. Questi
saranno i tuoi nuovi compagni di viaggio e li dovrai accettare. Juno è un ottimo pilota, il migliore
dell’impero, e ti sarà molto utile.”
La presa al collo si allentò e Galen tossi per riprendere l’aria che era mancata per qualche
interminabile secondo. Poi rispose rimanendo in ginocchio davanti al suo maestro ed abbassando il
capo.
“Si maestro, chiedo perdono per avervi mancato di rispetto. Seguirò i vostri ordini senza esitare”
“Bene, hai fatto la scelta giusta, vai ed esegui la tua vendetta, Starkiller!”
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LA PROFEZIA
di Karuzon
Korriban, valle dei Signori Oscuri – 11 BBY
La stradina stretta fra due dirupi si apriva in una larga vallata a cui si accedeva attraverso un’arcata
cadente. Ai lati della valle, incastonate come gemme nelle montagne, si ergevano le quattro
maestose tombe di antichissimi Signori Oscuri. Il mio maestro mi faceva strada attraverso i monoliti
in rovina e i resti di un’antica e florida civiltà. Ci avvicinammo all’ingresso di uno dei quattro
monumenti funebri. Il mio maestro si fermò ed io con lui.
“Questa è la tomba del Signore Oscuro Naga Sadow. All’interno giace il più maestoso complesso
funerario appartenente all’antico regno dei Sith”. Si voltò verso di me, continuando.
“È giunto il momento che anche tu costruisca l’arma che ti accompagnerà per sempre. Per farlo,
dovrai cercare all’interno della tomba un giacimento di cristalli e prenderne uno. La scelta dovrà
essere oculata perché da essa deriverà il tuo potere”. Si spostò, cedendomi il passo per l’entrata.
“Ora va”. Fu l’ultima cosa che disse.
Chinai il capo, voltandogli le spalle. Osservai la luce perdersi all’interno del corridodio che portava
al sarcofago, inghiottita dal male che ristagnava all’interno.
Iniziai a scendere. Più camminavo, meno vedevo. Percepivo i flutti di Forza Oscura che mi
investivano. Affogavo sempre più nell’oblio del tempo, violando un luogo non intaccato da
millenni. Chiusi gli occhi, focalizzandomi sulle percezioni extra-sensoriali. Mi abbandonai alla
Forza, naufrago in balia di un potere più grande di qualsiasi altro. Ma come il fulmine che taglia il
cielo, ultimo grido della tempesta, così un turbamento della Forza abbagliò la mia mente. Mi voltai,
impaurito e bramoso di conoscenza, ed aprii gli occhi. I cristalli luccicavano riflettendo un flebile
raggio del Sole di Korriban che filtrava da una crepa. In un’altisonante melodia di colori, i cristalli
splendevano tanto maestosi alla vista quanto potenti all’occhio della mente. Sentii una voce
bisbigliarmi all’orecchio e, come attratto da un canto ammaliante, mi avvicinai. Tra le varie
formazioni, ce n’era una che brillava d’un rosso acceso. Le striature che formava la luce davano
l’impressione che scorresse sangue dentro il cristallo. Allungai una mano, sfiorandolo. Ardeva di
una Forza viva che sembrava invocare il mio contatto. Feci un sospiro ed in un solo istante lo
afferai per tentare di strapparlo alla tomba. Un bagliore accecante mi costrinse a chiudere gli occhi.
Venni scaraventato indietro e, quando riuscii a riaprirli, mi trovai per terra, steso, ma con il cristallo
saldamente stretto nel mio pugno.
Percepivo la Forza come veleno che dalla mano si propagava in tutto il corpo, incidendo un legame
inscindibile tra me e quell’oggetto di potere. Un sorriso mi curvò le labbra: ora ero pronto. Mi
rialzai, avviandomi verso l’uscita della tomba. Dopo solo pochi passi percepii un sussurro. Mi voltai
di scatto, inorridendo. Vidi comparire un’immagine sfocata che andava via via delineandosi nel
profilo di una testa fluttuante finchè la mia vista non riuscì a distinguere Darth Simus, l’antico
maestro di Naga Sadow. Prima che potessi provare stupore, il fantasma mi parlò: ”Galen Nion
Marek, hai intaccato il lato oscuro prendendo il cristallo. La mia Forza vive in esso, e con esso in te.
Tuttavia una profezia lo marchia: quel che è stata la mia disfatta, sarà quella del suo possessore. Ora
il tuo destino è scritto. Addio”. Il volto di Simus sbiadì com’era apparso, ancora prima che potessi
tentare di capire. Quale era stata la disfatta di Darth Simus?
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La rapida apparizione del Signore dei Sith era come un tuono che aveva scosso la mia vittoria di
naufrago sulla tempesta, presagio dell’arrivo di una seconda catastrofe.
Tornai all’ingresso della tomba dove mi attendeva il mio maestro. Mi inginocchiai, chinando il
capo. Allungai la mano destra e gli mostrai il cristallo.
“Cosa è successo nella tomba, mio apprendista?” Mi chiese. La risposta tardò ad arrivare e, dopo
qualche istante di silenzio rialzai il capo, fissando la sua inespressiva maschera nera.
“Nulla, maestro.”
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UN CRISTALLO
di Katana
Orlo Esterno della Galassia, 17 BBY - Un cristallo rosso
Si era addestrato per anni con quella lama rossa.
Il suo Maestro gli aveva fornito i cristalli, gli aveva spiegato che ogni Sith doveva costruire la sua
arma, che la spada laser sarebbe diventata un prolungamento della Forza, del suo stesso essere.
«Maestro - disse il giovane ragazzo - il mio nome è Galen, perché continui a chiamarmi
Apprendista?»
Il respiro del Signore Oscuro sembrò avvolgere il silenzio della caverna.
«Imparerai, mio giovane Apprendista, a dimenticare il tuo nome. Ciò che dovrai ricordare sono il
dolore, la fatica… i miei insegnamenti. Apri la tua mente a ciò che senti dentro di te. Sonda
quell’oscurità che vedi in fondo al tuo animo.»
Il ragazzo chiuse gli occhi, eliminò i rumori provenienti dalla vicina foresta, le urla e le grida che lo
raggiungevano dalla galassia intera, prestando attenzione solamente alle parole di Darth Vader.
«Bene, continua in questo modo. Non fuggire alla paura, non temere l’ignoto. Trai la tua energia da
quella zona Oscura che hai nel profondo del tuo animo.»
Il respiro del Signore Oscuro riempì le pause della sua voce metallica.
«Impara, mio giovane Apprendista, dove essa si nasconde, impara a chiamarla in tuo aiuto quando
ne avrai bisogno, quando dovrai combattere contro i nemici dell’Impero.»
Una sagoma si mosse nella caverna, distraendo l’Apprendista, fermandosi di fronte a lui.
Il giovane aprì gli occhi e impugnò saldamente la sua spada, preparandosi allo scontro. Il Signore
Oscuro doveva lasciarlo solo questa volta. Si voltò, fermandosi solo un attimo, titubante, volgendo
lo sguardo verso il ragazzo, poi spostò con un movimento plateale il nero mantello ed uscì dalla
caverna.
Attese all’esterno che il combattimento terminasse, sperando di aver insegnato al suo apprendista, a
trarre la Forza dal Lato Oscuro.
Da fuori vide dei lampi colorati, poi un urlo e una grande esplosione.
Dopo qualche istante il ragazzo uscì dalla caverna, con gli occhi gialli che splendevano
nell’oscurità.
Si inginocchiò esausto di fronte al suo Maestro, con il respiro affannato, ed alzò lo sguardo, in
attesa di dolci parole di conforto e approvazione.
«Chi era, Maestro?»
«Un vecchio Jedi, Kento Nion Marek.» Rispose Darth Vader.
«Nion? - Disse il ragazzo. - Mio Padre?»
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«Tuo Padre è morto, figlio mio. Ora Io, sono tuo Padre.»
Gli occhi di Galen cambiarono colore, tornando scuri, marroni, mentre le pieghe del viso iniziarono
a sparire, lasciando il posto alla pelle liscia del giovane umano.
Darth Vader attese ancora qualche istante, poi poggiò la mano guantata sulla spalla del giovane,
accompagnandola con le parole che attendeva da tempo di poter pronunciare:
«Alzati, figlio mio, alzati Starkiller… il tuo addestramento è finito.»
A bordo della Empirical - Un cristallo verde
Starkiller aprì gli occhi.
Alcuni droidi medici lo stavano operando, un allarme suonò per avvisarli del suo risveglio.
«Il paziente si è svegliato.» Disse il droide capo.
«Roger, roger.» Rispose l’assistente, che attivò un pulsante sulla console medica, addormentando,
nuovamente il Sith.
Trascorsero alcune settimane, settimane dedicate ad abituarsi al nuovo corpo, in attesa dell’arrivo
del suo Maestro. L’attesa fu lunga, ma il mentore lo raggiunse… con un nuovo obiettivo.
«Perché l’hai fatto, Maestro?»
«Era necessario, figlio mio.» Gli porse una nuova spada. «Questa è tua, ora.»
Era la spada di Rahm Kota, la spada che il giovane Sith aveva donato al suo Maestro.
Starkiller la soppesò e l’accese, ammirandone la splendida lama verde.
«Hai una nuova missione, figlio. Devi trovare i ribelli, e aiutarli a fondare una nuova Alleanza.»
Il giovane cercò di comprendere le scelte del suo Maestro. L’aveva quasi ucciso e lanciato nello
spazio, l’aveva salvato, istruendo i droidi che l’attendevano a bordo della nave scientifica. E ora
questo. Ora doveva trovare i ribelli ad aiutarli a battere l’Impero. Non capiva, il giovane Sith, ma di
una cosa era sicuro. Suo Padre, il suo nuovo Padre, voleva governare la galassia e Starkiller avrebbe
avuto un posto al suo fianco.
Alzò lo sguardo, ed aprì gli occhi, gialli.
«Si, mio Signore.»
In rotta per Kashyyyk - Un cristallo blu
Erano trascorsi alcuni anni dalla prova della Grotta. Tutti, Jedi e Sith, erano sottoposti a
quell’ultimo esame prima di poter continuare la fase delicata dell’addestramento. Il Maestro gli era
stato vicino nei mesi seguenti, per aiutarlo a superare quel momento, per capire se l’esame avesse
avuto successo.
C’erano notti in cui Starkiller si svegliava all’improvviso, tutto sudato, con la spada accesa in mano,
alla ricerca di un nemico che non c’era, se non nei suoi sogni.
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Controllò il suo terminale, e decise di prepararsi, aveva una missione da compiere.
Lo scontro durò poche ore, i Wookie erano schiavi importanti per l’Impero, ma periodicamente
avevano bisogno di una strigliata, avevano bisogno di rammentare il nome del loro unico padrone.
Era tornato nella capanna in cui aveva vissuto la sua infanzia, attratto dalla Forza, ne era certo, e
aveva trovato il cristallo ad attenderlo, come se il tempo si fosse fermato…
Della capanna esistevano solo poche rovine, l’albero su cui era costruita era stato abbattuto da Darth
Vader quando aveva ucciso suo padre. Erano morti quasi trecento Wookie quel giorno, e le loro urla
si sentivano tutt’ora attraverso la Forza. Il cristallo della spada laser di Kento era li ad attenderlo.
Ora Starkiller avrebbe potuto modificare, per l’ultima volta, la sua spada.
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LA FORZA DI SCEGLIERE
di Kilek
Prologo
Il sole di Kashyyyk era appena sorto. Il colore rubicondo della sua energia si spargeva sui villaggi
districati tra gli alberi. Poi venne il buio ad oscurare il mattino. Un incrociatore da battaglia
sovrastava il villaggio. Intorno, assordanti rumori di battaglia infransero la pace, portando
distruzione. In quello stesso istante, un bambino cercò di uscire timidamente il suo capo fuori dalla
finestra per osservare di nascosto quel drammatico spettacolo. Infine una figura, vestita di morte, si
avvicinò con la sua arma: lucente e implacabile, di colore rosso. Falciava e mieteva anime senza
tregua, finchè arrivò un uomo a fronteggiarlo. Brandiva la stessa arma del nemico, ma di diverso
colore. E, mentre la tensione cresceva, il bambino non poté che piangere sino a gridare: “Papà”!
La forza di scegliere.
Galen si svegliò di scatto.
“Un altro incubo. Oppure sempre lo stesso”, pensò.
Troppo spesso quelle immagini tornavano nella sua mente, nei suoi sogni. Ogni volta cambiava
qualcosa,in quelle scene sfocate e sbiadite quasi obliate. Ma il finale era uguale. Tutte le volte.
Paura,terrore. Timore di perdere qualcuno.
In preda a quei pensieri, Galen si destò dal letto, giusto il tempo per ricordare a se stesso dove fosse.
“Un Venator. Ma quando torneremo su Coruscant? Ogni notte comincia a fare sempre più
freddo”.
Fu proprio in quel mentre, che avvertì d’essere chiamato telepaticamente dal suo maestro.
“Marek”, disse una voce profonda.
“Maestro”, rispose Galen.
“Raggiungimi. Hai una missione da compiere.”
Il ragazzo non osò replicare. Conosceva fin troppo bene quel tono di voce.
Quindi, raccolse la sua spada laser e si avviò al luogo d’incontro.
Davanti a lui, si ergeva, imponente, la nera porta d’entrata alla sala di meditazione del suo mentore
e Galen si accinse ad entrare.
Il buio avvolgeva completamente ogni cosa ed il Maestro si rendeva tutt’uno con esso mentre
seduto di spalle continuava il suo esercizio jedi. Lord Fener attese che il suo apprendista
familiarizzasse con l’ambiente prima di parlare.
-Da poco hai compiuto il tuo viaggio verso i poteri del Lato Oscuro della Forza. Adesso dovrai
imparare ad usarli sul campo di battaglia.Così esordì il Signore Oscuro aspettando una reazione del giovane.
-I tuoi desideri sono il mio dovere, Maestro- disse Galen con costretta devozione.
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-Molto bene. Il tuo compito sarà quello di recarti su Ithor. Le mie spie hanno trovato un Clone
rinnegato.. Al momento opportuno non eseguì l’Ordine 66. Eliminalo senza esitare e comprenderai
come usare i tuoi poteri. Ascolta la Forza: ti condurrà verso la meta-.
-Sarà fatto, mio Signore- ,disse il ragazzo mentre si allontanava con referenziale inchino.
Galen si avviò all’hangar, dove trovò un vecchio Sith Fighter pronto all’uso. In pochi minuti
decollò lasciando l’incrociatore.
“Cosa vuole Darth Fener da questa missione?” si chiese.
Non mi ha detto nulla. Devo concentrarmi per ottenere risposte”.
L’apprendista uscì dall’iperspazio, pronto per approdare sul pianeta. Scendendo dalla nave, non
poté fare a meno di notare il paesaggio: così simile a quello dei suoi sogni. Giungla rigogliosa,
l’immenso verde della natura e case fluttuanti sopra le cime degli alberi.
“Un momento”, i suoi pensieri dovettero prestare attenzione ad altro.
“Avverto una presenza nella forza. Non si tratta di semplici Cloni. Ma cos…”
Non riuscì a terminare il pensiero che qualcuno gli si gettò alle spalle stordendolo. Galen si trovò a
girare su se stesso. Vide gli alberi, il cielo. Poi il nulla.
Quando riprese conoscenza, si ritrovò con arti superiori ed inferiori bloccati. La vista
completamente oscurata.
-Come avrai notato è inutile cercare di liberarsi- disse una voce sconosciuta.
Il tono fermo e pacato, davano l’impressione che il suo carceriere fosse certo di quel che diceva.
-Il casco che indossi riduce la possanza dei midi-chlorian al minimo, impedendoti di usare i tuoi
poteri…Sith!
L’apprendista si sorprese d’essere stato individuato così facilmente.
- Sono il Capitano Thierry, della squadra Ronin. Colui che sei venuto a terminare-, così si presentò
il Clone.
- E non sei solo giusto? Non mi avresti catturato facilmente senza l’aiuto di un jedi con più
esperienza di me. - disse di rimando il carcerato.
- A questo rispondo io!Di colpo entrò una nuova presenza. La voce apparve a Galen marcatamente femminile.
-Sono Aline Wenshar. Thierry mi salvò durante la purga dei jedi, decidendo di non eseguire
l’Ordine 66,- disse la jedi.
- Sono sicura di una cosa. Che tu non farai del male a nessuno di noi. Ho ascoltato il tuo cuore
durante il tuo riposo. Hai subìto grandi perdite e ti è stato insegnato ad odiare. Ma dentro te
nascondi qualcosa di più, un sentimento latente del tuo animo. Per questo non sei né un Jedi, né un
Sith. Ed è per questo che ti libererò.Aline tolse il casco al ragazzo e con sua meraviglia scoprì che stava piangendo.
-Tutti abbiamo un’opportunità. Una scelta.- disse con dolcezza la jedi.
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-Non sempre è lecito fare ciò che ci viene richiesto, se questo và contro la legge dell’amore. Come
la stessa azione compiuta dal Clone di disobbedire. Mi ha salvato la vita. Salva te stesso dal Lato
Oscuro. Sei ancora in tempo. Puoi fare la scelta giusta.In quello stesso istante Thierry, che controllava l’entrata, cadde a terra senza vita. Davanti a loro,
Galen vide una figura vestita di morte. Come nei suoi sogni. Era Lord Fener.
Senza che neanche la jedi potesse difendersi, il Sith avanzò rapidamente falciandola con la spada
laser: rossa, implacabile.
- Sapevo che avresti fallito. Sei un debole. Solo l’odio può darti potere. Abbraccialo e ti unirai al
Lato Oscuro. Per sempre.Galen rimase immobile non sapendo cosa pensare. Disperato, fece come disse Fener
abbandonandosi al rancore e al rimorso.
Le lacrime scomparvero e con esse allontanò le ultime parole di Aline.
Non aveva più dubbi ormai, non sarebbe tornato indietro. Non avrebbe deluso ulteriormente il suo
Maestro.
Eppure , un giorno, le parole della jedi gli avrebbero concesso di scegliere la parte più luminosa del
suo cuore. Ma questa è un’altra storia.
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LA RESA DEI CONTI
di LordVader85
Anno spaziale ignoto. Sono quasi tre settimane che vaghiamo sperduti nello spazio dentro
questo stramaledetto guscio di salvataggio. Dubito che qualcuno ci stia cercando là fuori… In fondo
non siamo altro che numeri di matricola per quelli dell’Executor, come lo erano i cloni qualche
decina di anni fa. Ripensandoci, sarebbe stato meglio crepare sulla Doom……
…
« Ammiraglio, c’è una comunicazione in arrivo dall’Executor. »
« Trasmetti pure soldato. »
Nell’ologramma appare la sagoma che ogni ufficiale dell’impero preferirebbe non dover mai
vedere… Darth Vader…
« Ammiraglio, i suoi uomini hanno rintracciato l’origine di quella comunicazione che abbiamo
intercettato? »
« Ci siamo molto vicini Signore! Sembra provenire dalle vicinanze del sistema di Hoth. »
« Ottimo lavoro Ammiraglio. Mi auguro che abbia già preso provvedimenti al riguardo. »
« Certamente Signore… Una nave con a bordo l’elite delle nostre truppe è già in viaggio per
stanarli. »
« Bene Ammiraglio. Mi aspetto di ricevere al più presto un rapporto dettagliato sul successo
della missione. Non accetterò altri fallimenti da lei. »
L’Ammiraglio ha già i brividi al solo pensiero di quello che l’aspetta se non dovesse riuscire a
tirar fuori qualcosa di buono da quel maledettissimo cubetto di ghiaccio!
« Preparate la Doom. Caricate a bordo quante più munizioni possibili! E voglio le migliori
truppe per questa missione! »
…
Per fortuna le terapie col bacta riescono a fare miracoli. Mi ritrovo già con la mia spada laser in
pugno ad allenarmi nella palestra di riabilitazione della stazione ospedale del sistema Kamino, la
stessa dove venivano portati i cloni della repubblica. Probabilmente è stato lui a farmi portare qui,
ma se me lo dovessi trovare davanti gli strapperei quella dannatissima maschera con le mie stesse
mani per poi guardarlo morire soffocato lentamente!
« Signor Galen, c’è una trasmissione in arrivo per lei dall’Executor. »
Eccolo che si rifà vivo… Potrebbe essere l’occasione giusta.
« Trasmetti, R4. »
« Galen, vedo che ti sei rimesso in sesto molto prima del previsto. E’ sbalorditivo. »
« Si Maestro… faccio progressi a vista d’occhio… »
« Molto bene, perché ho un compito da affidarti urgentemente. »
« Ascolto Maestro… »
« Sono venuto a conoscenza di alcuni animi dissidenti all’interno della mia flotta.
L’Ammiraglio Frey vanta le migliori truppe d’assalto sotto il suo comando e pensa di poter dettare
legge aggirandomi e impartendo ordini strategici ai contingenti che transitano nei pressi del sistema
da lui controllato. L’imperatore lo reputa un buono stratega, ma se crede di potermi liquidare così
facilmente, si sbaglia di grosso. Gli ho fatto dispiegare le sue truppe migliori per una missione nel
sistema di Hoth e sicuramente lui rimarrà nelle vicinanze per seguirne lo sviluppo. Voglio che tu, il
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mio miglior apprendista, vada là e lo annienti, lui e le sue truppe. Facendolo apparire un attacco da
parte dei ribelli. »
« Ho solo una richiesta in cambio, Maestro. »
« Parla apprendista. »
« Quando avrò portato a termine la missione, voglio un riconoscimento da lei in persona. »
« Condizione accettabile. Quando avrai finito verrai al mio cospetto sul ponte della Executor
per ricevere ciò che meriti. »
« Benissimo Maestro, non la deluderò neanche questa volta… »
« Ne sono sicuro, mio apprendista. Attendo un rapporto sull’esito della missione al più presto. »
« Assolutamente, Maestro. »
Ecco l’occasione che stavo aspettando. Avrò la mia vendetta, anche a costo di dover sterminare
tutta la flotta imperiale!
…
« Capitano, la nave è pronta a partire! »
« Bene soldato. Riferisca all’Ammiraglio di mantenersi abbastanza vicino al pianeta. Voglio
poter contare su buoni rinforzi nel caso dovessimo trovare sorprese laggiù. »
« Capitano. »
La faccenda mi puzzava fin dall’inizio. Ho partecipato a innumerevoli missioni, e il mio sesto
senso non ha mai sbagliato. Qui c’è qualcosa che non va… Lo sento.
« Tenete gli occhi ben aperti soldati! Non sappiamo esattamente a cosa stiamo andando
incontro. Siate pronti a tutto! »
« Ricevuto Capitano! »
…
Siamo quasi arrivati. Vedo già quel pianeta disgraziato. Ma che razza di nave è quella? Sembra
un trasporto ribelle!
« Attivate il raggio traente! Dentro quella navicella potrebbe esserci il nostro passepartout per
la base ribelle segreta. »
Dannazione, ancora quella sensazione…
« Aprite il portellone e andate a vedere chi c’è dentro! »
« Capitano, il portellone si sta aprendo da solo, guardi! »
Appare una sagoma nella penombra. Da com’è vestito somiglia a un Jedi. Pensavo fossero stati
tutti uccisi anni fa!
« Vieni fuori Jedi! Sei in arresto! »
È stato più semplice del previsto. Come sono patetici quei poveri soldatini bianchi. Lascerò che
qualcuno di loro riesca a fuggire per raccontare di essere stati annientati da un Jedi.
« Capitano, non sembra abbia voglia di farsi arrestare! Ha già la sua arma laser in pugno! »
« Presto! Tutti ai gusci di salvataggio!! »
Galen in preda alla rabbia e alla voglia di vendetta uccide uno per uno tutti i “soldati scelti” a
bordo. Solo il Capitano e altri due soldati riescono a fuggire su un guscio di salvataggio.
« Qui è il Capitano Doze. Rule, mi ricevete? »
«…»
« Qui è il Capitano Doze! Mi ricevete Rule?? »
«…»
« Capitano… Guardì là fuori… »
Ecco perché non rispondevano… la Rule dell’Ammiraglio Frey è esplosa in mille pezzi. Deve
essere stato quel Jedi che abbiamo “catturato”. Adesso siamo veramente spacciati…
24
…
« Signore, qualcuno ha attraccato sulla nave. Sembra un trasporto ribelle. »
« Lo so. Fatelo venire qui »
Eccomi nel ponte di comando. Quasi tremo dalla voglia di trapassarlo con la mia spada laser.
Meglio inginocchiarsi per evitare brutte sorprese.
« Galen, hai completato la missione che ti avevo affidato? »
« Si Maestro, ho fatto esplodere entrambe le navi con i loro equipaggi all’interno. »
« Eccellente apprendista. Avvicinati e avrai la tua ricompensa. »
Finalmente il momento che stavo aspettando. La resa dei conti!
…
25
CADUTA
di Lurtz
“Vader ha catturato i senatori! Devo trovarlo prima che vengano uccisi!” Questo pensava Galen
Marek mentre cercava di scalare il pendio roccioso, in mezzo al nulla, su Correllia; ed
improvvisamente si rese conto di essere veramente cambiato: non era più lo schiavo del Signore
Oscuro. Finalmente era libero, lo sentiva.
Improvvisamente si fece vivo un rumore famigliare: la Rogue Shadow stava arrivando! “Ma…
Cos’è quello?” L’ex apprendista Sith osservò un’altra piccola navicella dietro alla propria. “Oh, no!
Juno!” Il caccia sconosciuto, vagamente simile ad un Delta-7 - velivoli utilizzati dai Jedi della
Vecchia Repubblica - aveva aperto il fuoco. Milioni di schegge nere piombarono sull’altopiano
erboso dove giusto qualche minuto prima erano riuniti i ribelli. <Noooo!> L’urlo di Starkiller
squarciò l’aria: senza pensarci, Galen utilizzò la Forza e fece un incredibile salto che lo portò sulla
tavola in pietra attorno alla quale era seduto prima dell’arrivo delle forze imperiali. Agendo
d’istinto aprì le mani e le pose entrambe davanti a sé, i palmi rivolti verso il volto. Con uno scatto
chiuse le dita e fece un movimento verso il basso con le braccia: il caccia cadde prima di esser stato
in grado di sparare e rovinò al suolo, davanti a Marek, con un una terribile esplosione. Tuttavia la
minaccia non era sventata: in pochi l’avrebbero potuto notare, ma una figura uscì con un balzo
dall’abitacolo del velivolo.
Maris Brood atterrò dietro a Starkiller e con un rapido movimento estrasse due spade laser color
sangue, dirigendole diagonalmente verso Galen. Un bagliore nell’aria pulita delle montagne di
Correllia: una lama color zaffiro parò quelle rubino. <Non avresti dovuto lasciarmi andare!>
Sussurrò la Zabrak, ghignando: per un istante i due si trovarono a pochi centimetri di distanza, ma
dopo aver volontariamente scatenato la furia di Galen, Maris saltò indietro spingendo nel contempo
Starkiller, grazie alla Forza. I due si trovarono faccia a faccia, separati da poche decine di metri e da
una tavola di pietra.
<Non ti permetterò di insultare nuovamente la tua ex maestra spargendo il Lato Oscuro nella
galassia!> Disse Galen, iniziando a correre verso l’avversaria. <Marek! Sono venuta per provare la
mia superiorità! Questa volta non sarò io a chiedere pietà!> A sua volta la Zabrak si mosse verso
Starkiller. “Non devo permetterle di avvicinarsi: si affiderà alle spade laser per sconfiggermi.”
Improvvisamente Galen, correndo, spinse grazie alla Forza la tavola di pietra, capovolgendola e
dirigendola verso Maris. Il banco si conficcò nel morbido terreno, inclinato verso l’alto, pochi metri
davanti alla Zabrak. Questa lo utilizzò come fosse una rampa: arrivata in cima si lanciò, le spade
vorticanti, puntando diritta verso Starkiller. Lui, tuttavia, non si fece trovare impreparato: grazie alla
Forza spinse indietro l’avversaria, la cui schiena colpì la tavola di pietra. Brood cadde a terra,
inginocchiata per un istante, ma si riprese rapidamente e puntò di nuovo le spade laser in direzione
di Marek. La Zabrak si scagliò contro Starkiller, ma non riuscì ad attaccare: dovette parare delle
saette blu scagliatele contro.
E rosso e blu si unirono: vorticanti fulmini si misero a danzare attorno a statici pali di fuoco
incrociati. Decine di vite inanimate vennero generate dalle mani di Galen, ricoperte da leggeri
guanti neri, per poi essere spezzate poco dopo da lucenti lame di plasma puro.
Maris Brood riuscì tuttavia ad avvicinarsi abbastanza all’avversario da poter tentare un attacco, e
questo Galen lo sapeva: fulmineamente interruppe la catena elettrica e pose la mano sinistra davanti
a sé, in direzione della Zabrak, lanciando una kinetite, una sfera di energia cinetica. Brood schivò,
saltando in avanti ed oltrepassando Marek, per poi eseguire una giravolta, le braccia estese una a
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destra e una a sinistra, con le spade laser rivolte verso l’esterno. La prima spada laser venne
distrutta da un rapido movimento di Galen: utilizzando la Forza per vedere dietro l’azione
dell’avversaria, accese la propria arma, il braccio destro esteso dietro la schiena, e la fece roteare.
Così la lama blu divise a metà l’elsa particolare di una delle due spade di Maris. Il secondo fascio
rosso ad arrivare, però, sfiorò la pelle dell’ex Jedi Oscuro quanto bastava a creare una cicatrice che
percorreva tutta la larghezza della schiena di Marek, appena al di sotto delle spalle, e che non
sarebbe mai scomparsa.
<Sei mio ora.> Un sorriso compiaciuto si fece largo sul volto di Maris mentre osservava Galen
cadere a terra, in ginocchio, le mani posate sul terreno per impedirgli di rendersi totalmente
sottomesso. Brood passò alla sinistra di Marek e si mise davanti a lui. <Alla fine anche tu sei
caduto, e non potrai mai risollevarti.> Detto ciò attirò dal terreno la spada laser dello sconfitto
grazie alla Forza, spense la propria e prese la prima con entrambe le mani. <Io non credo.> Rispose
Galen, la voce spezzata. Maris continuò come se stesse per svolgere un sacrificio alla Forza: accese
la spada laser blu e la posizionò sopra la schiena di Starkiller, abbassandola lentamente. Marek si
rannicchiò ancora di più, raccogliendo le forze. Tre lacrime caddero dai suoi occhi. <Questo è per
Juno!> Inaspettatamente urlò, muovendo simultaneamente le braccia verso l’alto: un enorme spinta
di Forza scagliò lontano qualunque cosa nelle vicinanze: l’erba si piegò, assottigliandosi contro il
terreno; la tavola di pietra finì oltre il burrone, roteando, portando con sé una grossa zolla di terra; e
Maris Brood venne scagliata ancora più distante, nel nulla che v’era fra quel piccolo altopiano e la
più vicina forma di civiltà. Altre lacrime si aggiunsero alle prime tre.
“Maris Brood ha ragione: sono caduto e non mi risolleverò mai più.” Questo pensava Galen Marek
mentre cercava di rimettersi in piedi, in mezzo al nulla, su Correllia; ed improvvisamente si rese
conto di essere non essere cambiato: era ancora schiavo del Lato Oscuro. Ancora una volta era
incatenato, e ne soffriva.
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SCATENA LA TUA FORZA
di Marbo
Prima morte nera, sala dell'imperatore
L'imperatore e Vader hanno appena sconfitto Starkiller, che si è sacrificato per permettere la fuga
dei membri dell'appena nata Alleanza ribelle.
L'immagine di Starkiller lentamente svanisce rivelando Proxy.
In un angolo della sala di controllo, Starkiller tira un sospiro di sollievo: è arrivato ad un soffio dalla
morte.
"Ma la mia missione inizia ora" dice allontanandosi nell'oscurità.
Blockade runner ribelle sopra Tatooine: la nave è stata abbordata da uno Star Destroyer
imperiale, vengono lanciati gusci di salvataggio.
Galen Marek osserva i cannonieri imperiali impegnati ad abbattere tutto ciò che lascia la nave. Non
ha potuto fare niente per salvare la senatrice dalle grinfie del suo vecchio maestro, ma l'ha osservata
consegnare delle informazioni ai suoi due droidi.
Almeno in questo non deve fallire... Si concentra sull'artigliere... "Io non sparerò sul guscio
vuoto"... Il mind trick riesce, i droidi sono salvi...
Mos Eisley - Vicinanze dello spazioporto
La squadra d'assalto imperiale si dirige verso il molo da cui sta partendo la nave segnalata dalla
spia.
Galen Marek decide di agire: gli stormstrooper sono solo l'avanguardia della divisione che sta
settacciando le strade polverose di Mos Eisley. I soldati non sono un problema, ma l'ATST di
appoggio si rivela un osso duro: scarica subito una raffica di blaster su Galen che è così costretto
sulla difensiva. Alcuni soldati riescono a sfuggire, non importa, se ne occuperà Obi Wan.
E' ora di chiudere il conto con gli imperiali: Galen scatta verso l'ATST, adesso è troppo vicino per i
blaster. Con un volteggio infila la sua spada nella pancia del veicolo e lo separa in due metà precise.
Ora non resta che eliminare gli ultimi soldati e poi sparire...
Pianeta Hoth - base ribelle
La bufera imperversa, ma Galen deve sbrigarsi: la flotta imperiale è già uscita dall'iperspazio e gli
AT-AT hanno cominciato la loro inesorabile avanzata verso l'avamposto ribelle. Non ha scelta,
deve attraversare le caverne dei Wampa se vuole arrivare in tempo. Percorre rapidamente i cunicoli
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di ghiaccio e attraversa con un balzo i burroni. I Wampa non si accorgono della sagoma ammantata
di bianco che passa loro accanto, ma presto ci saranno molti cadaveri con cui banchettare.
Ormai ha raggiunto il perimetro della base ribelle, quando un'esplosione fa tremare la caverna di
ghiaccio in cui si trova: le truppe imperiali stanno penetrando nel perimetro.
Galen estrae la spada laser e si prepara ad affrontarli. Gli stormtrooper avanzano senza paura, Galen
deflette i colpi di blaster con maestria. Ad un certo punto il flusso di soldati si interrompe. "Sono
tutti qua?" - pensa Galen. Ma il silenzio viene rotto da un respiro metallico. Il vecchio maestro di
Galen sta arrivando.
All'improvviso la parete di ghiaccio esplode in mille pezzi: ecco apparire Darth Vader che arma la
sua spada laser e incalza Galen. Il ritmo del Signore dei Sith è incalzante, ma lo jedi para colpo su
colpo. A questo punto Vader lancia un fulmine della forza, cui prontamente risponde Galen. Lampi
di luce blu si riflettono sui ghiacci della caverna, il duello è alla pari. Vader allora si getta di lato e
con la forza fa crollare una grossa stallatite: Galen la evita con un balzo, e lancia la sua spada verso
l'oscuro signore. Vader devia con la sua lama e si rilancia all'attacco, ma Galen è pronto. Il duello si
protrae, finchè Vader riesce a costringere Galen sul ciglio di un burrone, a questo punto usando la
spinta della forza fa precipitare il suo ex apprendista di sotto.
Galen finisce rovinosamente su una montagna di neve in fondo al precipizio, ma sa di aver ottenuto
il suo scopo: ha rallentato a sufficienza Vader per permettere a quanti più ribelli di scappare.
Seconda morte nera, alloggi dell'imperatore - nei pressi di Endor
Galen Marek osserva dal suo nascondiglio il confronto finale tra l'imperatore, Vader e il giovane
Skywalker.
Vede l'imperatore cadere nel reattore, avvolto dai fulmini della forza. Ora è il momento giusto,
senza farsi vedere dai 2 Skywalker, si cala nel pozzo e raggiunge una piattaforma sottostante dove
trova Palpatine ormai indebolito.
"Non penserai di sfuggire anche questa volta al tuo destino!" dice mentre sfodera la sua spada laser.
L'imperatore per quanto indebolito dalla caduta, scaglia un fulmine verso Galen, che prontamente lo
evita scansandosi e si avvicina con un balzo. Palpatine cerca di inseguire il suo bersaglio, ma Galen
finta un fendente e poi si scansa di lato roteando nel contempo la sua lama infilzando il malvagio
imperatore. Mentre la spada consuma il corpo del Sith, lampi blu di irradiano nel pozzo.
Galen Maek è esausto, ma con le ultime forze rimaste riesce a raggiungere un hangar e a fuggire
dall'esplosione della Morte Nera.
La sua missione è compiuta, ma colui che una volta era chiamato Starkiller avrò ancora occasione
di vegliare sul destino del nuovo ordine jedi...
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LE STRADE CHE PRENDIAMO
di MasterDrAkE
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Luogo: Un pianeta dell'Orlo Esterno, probabilmente Rion
Periodo: 3 B.B.Y. Pochi giorni dopo l'infiltrazione di Starkiller nella fabbrica di Caccia TIE
« Ė... è freddo qui. »
Una marea di corpi inondava il centro comunicazioni. Su di un lato della struttura era crollato tutto,
ciò permetteva alla bianca copertura nevosa di infiltrarsi e di creare una soffice lingua pallida,
colpita di tanto in tanto da qualche leggero fiocco.
In un angolo, disteso e poggiato con la schiena alla parete, un uomo dai capelli radi e la veste
composta da brandelli e da corazzatura. Una spia di Lord Vader: il temuto e misterioso Starkiller.
Che fosse stato lui a fare quella strage? E come faceva ora a trovarsi in fin di vita, là su quel remoto
pianeta dell'Orlo Esterno?
Una voce proferì in uno strano dialetto. Una voce che proveniva dalla penombra:
« Sconfitto, tu sei... »
Non si poteva distinguere il volto dell'individuo. Starkiller, con un po' di sforzo, si limitò a ruotare
appena il viso.
« Uh... chi... chi sei? »
La voce non rispose, procedendo nel suo discorso per tutt'altri argomenti:
« Questa dunque la tua vera strada è? »
« Se non sei qui per aiutarmi... allora vattene via! Lasciami morire in pace... »
« Pace tu non avrai mai, giovane Apprendista! Se scelto il sentiero del Male tu hai... »
L'Apprendista abbassò gli occhi, ma un attimo dopo fece una smorfia contrariata e cercò di
guardare nella direzione opposta alla sagoma.
La voce rise divertita. La sua risata simpatica e buffa, però, non destò alcuna risposta positiva in
Starkiller. La voce quindi domandò:
« Allora, chi tu sei? »
« Io sono una spia di Lord Vader. Un assassino. Un giustiziere. »
« Giustizia tu porti? »
« Sì. Sono l'ordine nel caos. La pace nella guerra. La verità nella menzogna! »
« L'ordine? Già ordine c'è! Noi seminatori di disordine siamo... Pace? La pace solo in te trovare
puoi. Verità? Concetto relativo questo è. »
L'Apprendista scosse la testa.
« Che stai cercando di dirmi? »
« Solo che un'altra possibilità ancora c'è, io cerco di dirti! »
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« Quale altra possibilità? »
« Il sentiero di un Jedi mai scritto è! »
« Jedi? Non sono un Jedi! Sono un Sith! »
L'ombra rise ancora a denti stretti. Sembrava fosse più colpita delle precedenti volte.
« Jedi Oscuro forse tu sei. Ma Sith? No Sith. Un Sith completamente accecato dal Lato Oscuro è.
Un Sith divorato dal Male è. Tu invece, saputo trovare nel tuo cuore la calma hai. La riflessione.
L'amore! Non passioni. Non odio. Tante domande tu poste ti sei. Tanti dubbi insorti nella tua anima
sono! »
Starkiller non dissentì.
« E così, lasciare che io ti faccia vedere tu devi... »
Distratto per un momento dalle parole dell'individuo nascosto, Starkiller provò a concentrarsi e a
tornare in sé, lasciando da parte tutte quelle insulse rimurginazioni.
« No. Ora sto morendo e non ho altro bisogno che di essere abbandonato a me stesso. Non voglio
vedere nulla! »
« Il tuo cuore lasciato aperto uno spiraglio ha già fatto. Più forte di ogni tua barriera esso è. »
Piombò in un sonno profondo, ma qualcosa di strano accadeva e sentiva ancora di essere sveglio.
Un misto di veglia e coma, un viaggio profondo nella sua mente, che lo portò lontano attraverso la
Forza.
Quando riaprì gli occhi era più in forze di prima. Si sentiva rinvigorito e in ottima forma. La prima
cosa che vide fu un cielo violaceo coperto da cirri rosei.
Abbassando la sua vista gli si manifestò dinnanzi allo sguardo un'armata di quelli che sembravano
soldati imperiali! Le armature erano bianche e scintillanti. Mentre fissava le truppe si accorse di
essere sopra a qualcosa che si muoveva con passi ciondolanti e lenti, una specie di animale
meccanico a sei zampe.
Fu destato dalle sue osservazioni sovrappensiero dalla voce microfonica di un soldato inginocchiato
vicino a lui.
« Generale Marek! Ci avviciniamo all'obiettivo: il QG Separatista è a poche miglia di distanza, in
quella direzione. »
Questi sembrava un ufficiale. Non avendo molta scelta l'Apprendista, scopertosi Generale,
probabilmente delle Guerre dei Cloni, si sforzò di partecipare all'attacco, dando prova anche delle
sue qualità come stratega. Il suo plotone raggiunse la base nemica, situata in una montagna
purpurea erbosa, aperta sulla cima come fosse un cratere. Sfondando nella struttura, le esperte
truppe clone si fecero strada nei cunicoli, guidate dal Generale Marek, che si presentava anche
come un asso della Forza. Nel fitto labirinto al di sotto dell'installazione, Marek percepì i colpi di
alcune armi, che però non parevano essere dei droidi.
Improvvisamente su di una parete illuminata da led bluastri, comparvero le ombre di alcuni soldati
non regolari, comandati da un Maestro Jedi. Questi era Rahm Kota, che Starkiller ben ricordava di
aver affrontato nella fabbrica di caccia TIE, su Nar Shaddaa.
« Kota! Ancora una volta... »
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« Chi sei ragazzo? - rispose il Maestro, parendo non riconoscere il suo cacciatore. Poi aguzzando un
po' la vista lo riconobbe e sorrise.
« Ah! Generale Marek! Quale onore averla anche qui... avevo sentito che l'avrebbero mandata da
noi! »
Starkiller inizialmente non riconobbe più il suo ruolo di comandante e si gettò spada accesa contro
l'incredulo Generale Jedi. Quello rispose illuminando anche la propria arma e si cimentò in uno
scontro durissimo con Starkiller.
Rahm riuscì fortunatamente a far tornare in sé il ragazzo, facendogli capire che dovevano
collaborare per giungere allo scopo. L'Apprendista si rese conto dell'errore e guidò i suoi cloni,
insieme a Kota e alla sua milizia, al reattore principale degli scudi. Devastato il generatore, i carri
AT-TE poterono dall'esterno bombardare la struttura e mettere in fuga i separatisti.
Finita la battaglia Kota si complimentò personalmente col giovane comandante.
Troppo triste il fatto che quel comandante dovette risvegliarsi dal suo sonno.
« Cosa... cosa è successo? »
« Al tuo presente tornato tu sei. Ora che visto hai, andare in pace tu puoi. »
Starkiller si accorse di avere tutte le ferite rimarginate e di aver ritrovato il vigore. Controllando di
avere tutto apposto riguardò nella direzione della voce, notando che l'individuo di bassa statura era
però scomparso nel nulla.
« Ma dove...? Che mi hai fatto? Dove sei? »
L'Apprendista rimase lì da solo, nel freddo di quella stanza, sotto una colonna turbinosa di neve.
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IL SITH
di MatZan
Dall'holocron personale del sottufficiale THX-1138 dell'esercito della Repubblica. Data stellare
approssimativamente equiparabile a 19 BBY, secondo l'attuale standard galattico.
Luogo: Kashyyyk.
“La battaglia era ormai vinta, l'aiuto provvidenziale del Maestro Yoda aveva fatto la differenza.
Tutto procedeva secondo i piani.
Non avrebbe dovuto mancare molto per ritornare a casa.
Poi, tutto cambiò.
Dal mio communicator, come da quello di tutti gli altri, apparve il volto tirato e preoccupato del
supremo cancelliere – Eseguire ordine 66- gracchiò.
In quel momento nulla fu più come prima, i Jedi divennero i nemici, dovevamo ucciderli tutti. Su
Kashyyyk c'era solo Yoda, il Maestro per eccellenza. E spettava a noi ucciderlo. Quella era la nostra
missione.
Io mi trovavo sulla spiaggia di Kashyyyk, tra i cadaveri degli Wookiee.
Mi accinsi a salire il monte dove era situato il comando dell'arm[...] file danneggiato […] teste dei
miei compagni cadere, Yoda li aveva uccisi, quel traditore doveva morire.
Non potevo farcela da solo. Dovevo tendergli un'imboscata. Mi tenni nascosto e lo seguii. Si fece
portare dagli Wookiee ad un convoglio, una piccola nave che l'avrebbe messo in salvo, l'unica
occasione che avevo di finirlo era sicuramente in cielo.
Senza farmi notare piazzai un radio-trasmettitore sulla navicella, e corsi lontano per raggiungere un
fighter.
Presto lasciai il pianeta ed attivai il ricevitore. Non impiegai molto a trovare Yoda. senza perder
tempo mi lanciai all'inseguimento.
Non appena gli fui abbastanza vicino da prenderlo di mira [...]file danneggiato[...] controllo
dell'astronave, precipitai verso il pianeta, in mezzo alla boscaglia. Svenni.
Al mio risveglio c'era un ragazzino con me, un giovane che doveva avermi salvato.
Dopo le presentazioni, mi chiese aiuto a trovare suo padre, jedi, scomparso quella mattina. Decisi di
accompagnarlo nella ricerca.
Non passò molto che lo trovammo. Era stanco e ferito. Avrei dovuto finirlo io. Non avevo armi con
me e decisi di aspettare. Questo mi fu fatale.
Eravamo nel mezzo della foresta quando nel buio vidi balenare una luce, piano piano si avvicinò e
comparve Dart Fener in persona. La spada laser del Jedi pure si illuminò e cominciò lo scontro. Non
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durò molto. Fener vinse rapidamente. Il ragazzo, agghiacciato dalla paura, non si muoveva. Fener
mi venne incontro mi alzò da terra in qualche modo che mai capirò e mi scagliò lontano nel
tentativo di uccidermi.”
Dalle registrazioni di sorveglianza di casa Kota. Data 15 BBY. Luogo: Nar Shaddaa.
Il monitor di sorveglianza mostra un giovane incappucciato, di bassa statura che si aggirava per le
stanza della casa.
Rasentando i muri arriva ad un corridoio, evita alcuni domestici si infila in un altro corridoio. Sta
per essere scoperto, si nasconde nella prima stanza che trova. Prima di riaprire la porta guarda in
alto, nonostante non possa vedere nulla a causa del buio. Sembra che si stia concentrando, sembra
stia percependo qualcosa.
Poi, con uno scatto risoluto apre la porta e comincia a correre per il corridoio ora deserto. In fondo a
questo una porta si apre, un uomo dai capelli grigi esce dalla stanza, è abbigliato alla maniera dei
Jedi e alla cintura porta la sua spada. Vedendo il giovane, capisce e la sguaina. Il ragazzo fa
altrettanto. L'uomo attende. Il ragazzo no. Attacca scagliando dei fulmini con la mano libera, e
mentre l'uomo li riassorbe con la spada, si lancia all'attacco. La furia del ragazzo è incontenibile
attacca con un'agilità sorprendente con fendenti e affondi. L'uomo para i colpi con destrezza non
minore, ma non risponde. Il ragazzo, con la furia dei suoi attacchi spinge l'uomo con le spalle al
muro. Questi si difende spingendo lontano il ragazzo con l'uso della Forza, e riacquista un attimo di
pace. Un attimo, non di più. Il ragazzo riparte all'attacco con rinnovato vigore. I due lottano
accanitamente ancora un poco, poi il ragazzo commette un'imprudenza e viene punito. La spada
dell'uomo gli graffia il braccio destro. Gli cade la spada. La rabbia sembra prendere il sopravvento
del ragazzo che alza la mano ferita verso l'uomo. Questo si alza in aria portando le mani alla gola.
La spada del ragazzo vola da terra e ruota verso l'uomo. Quest'ultimo si rende conto del pericolo
solo un attimo prima di venire tagliato in due dalla lama volante. Il ragazzo, una volta morto
l'uomo, si accascia a terra apre le braccia e guarda il soffitto. Urla, straziato. Poi si rialza, raccoglie
la spada del nemico, si volta e se ne va.
Dal colloquio del senatore Bail Organa con Maris Brood. Data 9 BBY. Luogo: Alderaan.
[...parti non inerenti...]
Dov'eravate quel giorno?
Su Felucia, quattro anni fa. Io e Shaak Ti eravamo sopravvissute al fatidico ordine 66 ed eravamo
fuggite lì. Eravamo nel bosco per procacciarci del cibo quando attaccò.
Com'è successo?
[singhiozzi]
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So che è difficile, ma dobbiamo sapere come agisce se vogliamo contrastarlo.
Va bene. Allora. Eravamo nel bosco quando sentii qualcosa raggiungermi ad una gamba. Caddi a
terra incapace di muovermi. Shaak Ti mi venne incontro quando fu scagliata lontano dalla forza.
Poi lui spuntò dalla foresta, Shaak Ti, ripresasi gli andò incontro. Lui...Lui...
Su, su, con calma, tranquilla.
Lui voleva farla arrabbiare, o forse si divertiva, non so. Così mi scagliò i fulmini addosso e io mi
contorsi dal dolore. Non potevo reagire. Che rabbia.
Poi hanno iniziato il duello?
Si, lei ha attaccato ma era arrabbiata e disperata, cercava nel frattempo di proteggermi e questo le
costò la vita.
[pausa]
Lui la sconfisse tagliandole la mano destra. Poi, non contento le si avvicinò e le recise la testa.
E a te? Non fece niente?
Quel dannato godeva nel farmi vedere la testa di Shaak Ti. Mi si avvicinò, senza spada con un
sorriso beffardo in volto. In quel momento non so come l'effetto paralizzante mi lasciò, raccolsi
tutta la Forza che avevo e lo scaraventai il più lontano possibile. Così riuscii a salvarmi.
“Bene gente,” concluse Mon Mothma “ora conosciamo Galen Nion Marek. Non è un avversario
facile, ma dobbiamo sconfiggerlo. Viva la ribellione e che la Forza sia con voi!”
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JP-NCD: Jedi Proof - Neuronal Control Device
di Miroku87
«Finalmente, eccoti.»
«Non temere, non avrai molto tempo per fare la mia conoscenza. Sai, ti ho tenuto d’occhio
per tutto il tempo e, nonostante la tua forte connessione con la Forza, non te ne sei mai accorto. Mi
vanto molto di ciò, sai, Sith?»
«Non divagare!»
«Certo, certo. Mai mettere alla prova la pazienza di un Sith. Comincerò subito. Dal
principio.»
La figura si stagliava davanti a Galen Marek, coperta da un largo mantello con cappuccio che gli
copriva il viso mostrando solo la bocca, decisamente non umana. Oltre la figura, su un pannello
computer, lampeggiava qualcosa. Delle linee luminose si muovevano. Non era difficile per l’occhio
riconoscere dei numeri che man mano decrescevano. Un conto alla rovescia.
Una volta scoperta l’ubicazione del progetto, il piano ha preso forma.
Eri sul ponte E dell’Executor. Camminavi tranquillo nell’atrio, vicino l’accesso principale al
corridoio dei laboratori scientifici della nave. Non avevi intenzione di entrare in quel luogo, perché
mai avresti dovuto? Qualcosa però ti ci ha attirato: un disturbo nella Forza e poi un grido. Un urlo
lontano migliaia di anni luce nella tua testa, eppure estremamente straziante. Il tuo istinto ti ha
ovviamente guidato verso i laboratori, anzi, verso “il” laboratorio. Era tutto programmato, vedi?
Niente lasciato al caso. Ad ogni modo, sei entrato di corsa nel tunnel di metallo, in tempo per
vedere una porta chiudersi. Con uno scatto l’hai raggiunta e sei entrato. Sapevi già che avresti
trovato un cadavere, avevi sentito distintamente la vita di una persona spegnersi all’interno di
quell’area, quindi non ne eri troppo sorpreso. Solo in seguito hai notato il disordine della stanza:
chiunque avesse ucciso quella persona lo aveva fatto per uno scopo preciso. Al momento non
avresti potuto sapere se quello scopo fosse stato raggiunto.
Arrivata la squadra di investigazione, sei riuscito a cogliere dei frammenti di conversazione.
Soprattutto di quella tenuta con il tuo maestro, Darth Vader.
«Hanno portato via il progetto... ed il prototipo»
Hai sentito dire alla guardia. Il casco di Vader non lasciava trasparire emozioni, ma sei riuscito
comunque a sentire una minima preoccupazione provenire da lui, attraverso la Forza.
«La donna… non c’è sangue in giro. Le ferite sono state cauterizzate all’istante.
Sicuramente è stato un…»
«…laser.» hai completato «Una spada-laser.» Anche tu avevi analizzato la scena.
Entrambi si erano voltati a guardarti e subito Vader ha dato l’ordine a tutti di uscire.
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«Maestro, ho sentito un grande tremito nella forza prima di arrivare qui. Ho uno strano
presentimento. Che progetto è stato rubato?»
Vader sembrava pensoso. Che stesse decidendo se riferirti del contenuto del progetto?
«Non ti serve saperlo. Sappi solo che potrebbe essere stato un Jedi. Questo spiegherebbe
anche il disturbo nella forza che abbiamo percepito. Nessuna nave si è ancora allontanata
dall’Executor. Chiunque sia stato è ancora a bordo.» e dopo aver fatto una strana pausa ti ha
ordinato: «Trovalo!»
Ti sei diretto subito nella camera di meditazione. Devo ammettere che non ero sicuro di quello che
avresti fatto, ma sapevo che qualsiasi cosa mi avrebbe dato il tempo di fuggire.
Nella tua meditazione ti sono saltato subito all’“occhio”, mentre correvo verso questo luogo. Non
sapevi, però, che ti avevo già preparato la sorpresina di poco fa.
Come un pollo sei caduto nella mia trappola, e correndo grazie all’uso della Forza, per di più. Sei
entrato nel tunnel di ossigenazione che ho pensato bene di sigillare e privare dell’aria. Così, per il
mio Jedi munito di maschera, attaccarti e ucciderti sarebbe stato un gioco da ragazzi. Avevo
commesso il mio unico, piccolo errore nel sottovalutare la tua fortuna. Nonostante la mancanza di
ossigeno riuscivi a combattere. Tutti quei colpi di spada-laser, giravolte e salti e poi quella mossa
con il fulmine… wow, ragazzi. Poi hai avuto una sbandata ed il mio Jedi ti avrebbe ucciso senza
problemi, se non fosse intervenuto quel dannato droide. Ok, poi ti sei alzato, spada nel cuore del
mio uomo, pausetta, hai scaraventato la porta d’uscita ed eccoci qui.
«Finito. Abbiamo ancora qualche minuto, se vuoi puoi dire la tua.»
«Ti dirò: hai commesso più che un piccolo errore di valutazione. Ho capito subito che
qualcosa non andava. Innanzitutto i Jedi non uccidono in quel modo. Secondariamente ho avuto la
conferma che foste in due. Come hai detto tu ho meditato per cercare di scovarvi, ma non mi sei
saltato subito all’occhio. Ho dovuto scandagliare tutte le presenze vitali della nave. Il trucco per
sopravvivere nel tunnel, poi, è stato un giochetto. La Forza può agire su qualsiasi cosa. “Le
dimensioni non contano”, sia che si tratti di qualcosa di enorme sia di enormemente piccolo. Infatti,
appena capito che l’ossigeno veniva risucchiato fuori dal tunnel ho richiamato a me tutte le
molecole possibili, formando una bolla di sopravvivenza. Il passo successivo sarebbe stato quello di
vincere velocemente, e ci sono riuscito grazie a Proxy-β…»
Nel frattempo il conteggio raggiunse i cinquanta secondi e la figura ammantata iniziò la
discesa all’interno della sua astronave. All’udire le ultime parole del Sith l’alieno alzò il viso
mostrando la sua espressione terrorizzata. Aveva dimenticato il droide, dov’era?
Malek parlò:
«Credi che dopo la vista del giocattolino attaccato alla cervicale di quel Jedi il mio padrone
sarebbe avanzato in prima linea?» Ovviamente no.
Niente poté fermare quella discesa verso la morte certa. L’alieno, alzata la testa per disperazione,
vide l’olo-droide perdere le sembianze di Starkiller e riprendere le proprie.
«Il padrone è estremamente deluso dall’aver appreso che il primo Jedi che ha combattuto era
un burattino.»
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L’ascensore si fermò e la porta si aprì. Dal vapore all’interno della navicella una scintillante lama
rossa avanzò inesorabile. Neanche il tempo di chiedere pietà e la testa rotolò accanto a piccoli
detriti elettronici: una microspia volante. In seguito, il boato dell’implosione avvenuta al piano
superiore.
Gli unici danni annotati sul giornale di bordo quel giorno, furono la distruzione, inspiegabilmente
lieve, del ponte J, la perdita di un droide sperimentale e del progetto e prototipo di Congegno per il
Controllo Neuronale a Prova di Jedi, il JP-NCD.
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UN HOLOCRON DA RECUPERARE
di Redblaze
Corellia - 7 BBY
Vader: “Mio Apprendista, sei arrivato al luogo stabilito?”
Apprendista: “Si Maestro”
Vader: “In questo insediamento viene custodito un Holocron Jedi, quello è il tuo obbiettivo. Devi
fare attenzione, anche l’Imperatore lo sta cercando perciò potresti incontrare truppe imperiali; non
devi farti riconoscere.”
Apprendista: “Certo Maestro”
Vader:“Il tuo addestramento non è ancora terminato, dimostrami che hai appreso i miei
insegnamenti. Non lasciare testimoni.- fine sessione”
Apprendista: “Grazie Proxy”
Proxy: “Di nulla padrone, ma proprio non sopporto dover diventare lui”
Apprendista: “Ora devo andare, scopri se il pilota ha ascoltato la conversazione, non ce la faccio più
ad addestrarne sempre di nuovi”
Lasciai la Rogue Shadow e mi diressi verso il piccolo insediamento rurale, pensai che non doveva
essere una missione particolarmente difficile, dovevo solamente introdurmi nell’insediamento
rubare l’holocron e tornare in dietro. Arrivato, mi accorsi di essere stato preceduto. Dei veicoli
imperiali erano fermi davanti l’ingresso dell’insediamento ed evidentemente c’era stato uno scontro.
Due soldati erano rimasti a guardia; li eliminai senza che si accorgessero della mia presenza.
L’insediamento era deserto, a parte per i corpi delle persone che avevano tentato di difenderlo.
Delle urla e dei pianti provenivano da un grande edificio. Mi diressi là e delle truppe imperiali
avevano accerchiato degli uomini che volevano difendere le loro donne e bambini. Sfoderai la mia
spada laser e mi lanciai contro i soldati facendoli cadere uno ad uno e rendendo vani i loro tentativi
di fermarmi. Tutti mi acclamarono e si congratularono chiedendomi come potevano ripagarmi. Io
dissi solo: “dove è l’holocron?”
Le loro facce si incupirono, le madri allontanarono i propri figli e gli uomini mi minacciavano con
gli sguardi mentre raccoglievano i blaster delle truppe imperiali. Io sollevai il più vicino a me
strangolandolo con la Forza e ripetei: “dove è l’holocron?” ma non rispose e lo uccisi lanciando la
mia spada. Gli altri tentarono di spararmi ma perirono più velocemente dei soldati imperiali. Non
volevo fare altre vittime ma avrebbero potuto riconoscermi e raccontare di me a qualche spia
dell’imperatore. Così uccisi anche le donne e i bambini.
Frugai in tutto l’insediamento ma non trovai traccia dell’holocron. Infine trovai un’entrata che
portava in un sotterraneo. Era molto tecnologico per un insediamento rurale e probabilmente aveva
delle difese contro gli intrusi. Infatti raggiunta una grande sala fui accerchiato da un esercito di
droidi che ingaggiarono subito la battaglia. Ci volle un po’ per distruggerli tutti, ma non trovai
grosse difficoltà. Finalmente giunsi nella sala dove veniva custodito l’holocron. Mi avvicinai per
prenderlo ma dovetti rinunciare per evitare una spada laser che subito tornò da dove era stata
lanciata. Mi girai e alla fine scorsi un giovane che si lanciò verso me impugnando la sua spada.
Parai il suo colpo e subito lo alzai e lo scaraventai contro la parete usando la Forza. Non fece in
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tempo a rialzarsi che lo folgorai con una scarica di fulmini. Giaceva a terra senza dare segni di vita,
raccolsi la sua spada laser per portarla al mio Maestro. Avevo concluso la mia missione, presi
l’holocron e tornai alla mia nave.
Apprendista: “Proxy. Mettiti in contatto con la stazione”
Proxy: “subito padrone”
Apprendista: “Maestro, ho l’holocron”
Proxy assumendo le forme di Darth Vader: “molto bene, mio Apprendista.”
Apprendista: “Maestro, c’era uno Jedi a difendere l’holocron, ho la sua spada”
Vader: “non sei ancora pronto per sconfiggere uno Jedi. Quello che hai sconfitto era solo
l’apprendista dello Jedi che proteggeva l’holocron, e per la scomparsa del suo maestro non aveva
potuto completare il suo addestramento. Comunque hai svolto un ottimo lavoro, avverto che il Lato
Oscuro è molto potente in te. Ora torna alla stazione e riportami l’holocron.
Apprendista: “si, Maestro”.
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L’ASCESA DI UN SITH
di Shadow_Master
Non un respiro. Non un fremito. Non un sussulto. Non il benché minimo movimento.
La lama della spada di Lord Vader, rossa come l’occhio di un Laigrek, brillò sopra il suo capo,
rifulgendo nell’oscurità.
Dunque, Vader voleva alfine por termine alle sue sofferenze? Così doveva culminare la sua triste
vita, fatta solo di duri, incessanti allenamenti, privazioni e sofferenze? Sul ponte di comando
dell’Executor, il vascello personale di Lord Vader, in costruzione nel sistema di Scarl, il Signore dei
Sith avvicinò la lama alla testa dell’apprendista. Egli tremò.
«Negli anni passati» fece Vader, con voce metallica «hai appreso molto, e alfine hai guadagnato il
titolo di apprendista. E come apprendista da oggi tu agirai per mio conto, per portare la legge
dell’Imperatore ovunque, nella Galassia» terminò il Sith, spegnendo la spada laser. «Puoi alzarti».
L’apprendista attraversò velocemente il ponte di comando, e ne uscì. Tirò un sospiro di sollievo,
capendo che per Vader non era ancor giunto il momento di ucciderlo. Si recò nella sala degli
archivi, che nella sua generosità il maestro aveva messo a sua disposizione, e che negli ultimi giorni
aveva preso a consultare con rinnovato interesse. “Mancano le ultime coordinate …” fece,
accendendo il terminale di consultazione. Lo schermo iniziò a illuminarsi, e Starkiller digitò
qualche tasto, velocemente. “Ecco, ci sono. Orlo Esterno, Settore Esstran, secondo pianeta del
Sistema di Horuset, coordinate galattiche R-5 366-944-003. Un cimitero per i più oscuri Signori dei
Sith, che ancora respira attraverso le loro tombe. Sarà sempre una sorgente di malvagità,
generando nuove minacce attraverso i millenni. Come Malachor, sfiora i margini dell’impero che
giace nell’oscurità. E come Malachor, i Sith l’hanno dimenticato … per una volta. Essi
ricorderanno.
Il Rogue Shadow uscì dall’Iperspazio, in una convergenza di linee bianco-azzurrine visibili
dall’abitacolo. In un secondo momento, ammirando la vista che si stagliava davanti a lui, Starkiller
diresse la nave sulla superficie. Korriban, il pianeta dei Sith antichi, gli avrebbe alfine svelato i suoi
segreti.
L’atterraggio nella valle dei Sith fu brusco. Il giovane Sith era emozionato, e non attese nemmeno
che la rampa fosse completamente abbassata per uscire dalla nave. «Resta qui, Proxy. Non so cosa
mi attenda su questo pianeta, ma devo affrontarlo da solo» disse in un tono che non ammetteva
repliche al droide sconsolato, che tutto avrebbe fatto pur di non abbandonarlo.
La valle dei Sith di stendeva davanti a lui, in tutta la sua imponenza. Il Sith d’inoltrò in un sentiero
che attraversava una delle quattro grandi rientranze della valle, raggiunse una porta crollata. Usò la
Forza per farsi strada per le macerie, le superò. Quella tomba era indicata dagli Holocron come
"Tomba di Sith Ignoto" …
Starkiller iniziò a correre, come preso da un fremito. I suoi passi veloci attraversarono quei corridoi
che, probabilmente, la sua spada laser accesa illuminava dopo millenni di oscurità. Giunse in un
punto in cui la strada, prima con unica direzione, prendeva tre direzioni differenti: una si dirigeva
alla sua destra, una a sinistra, e la terza dritto avanti a lui. «La via dei Sith è sempre retta …» disse,
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e subitaneamente tese la mano in avanti. L’immane portone arcaico si scalzò dai cardini, e volò a
vari metri di distanza.
Non poté resistere all’oscuro richiamo. Si slanciò di gran corsa in avanti, e giunse al centro di una
grande sala circolare, dove si ergeva un altare, e sottostava un sarcofago.
MNNT-YTTL-GYTHH-WYYRL-TMMN-ZYRTH - - ZHOL-KASH-DINORA. JA'AK.
«Vexok savaka, Jidai». Starkiller cadde a terra, davanti ai suoi occhi si parava una spaventosa
visione. Un essere trasparente, avvolto in un’aura azzurra, era apparso di repente. Fluttuava a
mezz’aria, con un largo mantello, e le ramificate corna del suo elmo raggiungevano l’altissimo
soffitto.
«Jen'jidai, Sith’ari». L’evanescente Signore dei Sith posò le lunghe dita, simili ad artigli, sulla
fronte di Starkiller, ed egli la sentì bruciare, come mai era successo prima d’allora.
Riaprì gli occhi. Le sue funzioni vitali erano ancora attive. «Ora mi comprendi …» proferì il Sith
antico, con voce cavernosa. «Chi – chi sei?» chiese Starkiller, meno intimorito.
«Chi sono? Si, io ebbi un nome … ma è passato troppo tempo …
Non importa chi sono io. Galen Marek, da tempo immemore la Forza non vide qualcuno così
potente. Io ti ho conferito il potere degli antichi Jedi Oscuri, ritiratisi qui su Korriban dopo la
battaglia di Corbos …» rispose lo spirito. Il marchio sulla fronte del giovane Sith bruciava ancora.
«Io ti ho dato il potere. Ora va, e prendi il tuo posto come legittimo Sovrano dei Sith, adempiendo
al tuo destino … Darth Starkiller» disse il Sith, e si dissolse. Starkiller percepì un immenso bruciore
alla testa, ma ora egli non temeva più nulla. Ora, egli aveva il Potere.
Coruscant. Antico Tempio Jedi, ora sede del Nuovo Ordine Oscuro. Anno decimo
dall’instaurazione del Nuovo Impero Sith.
Darth Starkiller, Imperatore del Nuovo Impero Galattico e Signore Oscuro dei Sith, siede sul trono
imperiale. Darth Vader, Darth Sidious, Lumiya … solo due insignificanti ostacoli al suo dominio,
facilmente eliminati. Così come quei ridicoli seguaci dell’Ordine Jedi, troppo legati al passato per
capire quanto la galassia si evolva celermente. Ma Starkiller non spezza. Egli piega … piega
chiunque sotto la sua volontà, né alcuno può resistere al suo potere.
«Lord Starkiller, dal fronte buone nuove porto a voi» pronunzia una voce tremula e rotta dal Lato
Oscuro, e un piccolo individuo fa capolino da un angolo della sala. «Vieni avanti» risponde il Sith,
senza voltarsi.
«Sottoscritto un accordo di sottomissione incondizionata, la regina di Naboo ha … e così la regina
di Onderon» dice la minuta figura, piena di terrore per il maestro Sith. «Ottimamente. E che nuove
da Nar Shaddaa?» chiede quest’ultimo. «L’inquisitore Sith Kenobi, a condurre le operazioni
inviato, le ultime resistenze dei clan Hutt vinto ha. Presto, anche i Twi’lek di Ryloth e i Mon
Calamari al vostro dominio piegarsi dovranno. La gloria dell’Impero Sith, la vostra gloria è»
termina il verde omuncolo, lusinghiero. Il Lord lo congeda sgarbatamente.
Molto tempo fa, in una galassia lontana lontana, sorge il sole su Coruscant, illuminando gli oscuri
reconditi anfratti del Tempio Sith, così come la capitale di un enorme territorio in fase
d’espansione, destinato a divenire il più grande impero mai esistito.
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I FUOCHI DI YAVIN
di Silfae
Freddo. Freddo e ombre... Non vi era più nulla, solo sterile vuoto...
“Crrrthh’hhnn..”
“...signore?”
Riaprì gli occhi e provò ad articolare un suono con la sua voce raschiante e metallica.
“Proxy?..”
“Mio signore?”
Scosse la testa; no, non vi era più nulla.
La cella meditativa si scoperchiò e il Signore dei Sith si rivolse verso l’ufficiale imperiale, una
sfocata figura in parte nascosta dai bordi della maschera.
“Cosa c’è, capitano?”
Piett si raddrizzò istantaneamente.
“Siamo usciti dall’iperspazio.”
Si alzò lentamente con un lieve cigolio.
“Disponga la flotta intorno al sistema. Bombardate Yavin.. senza pietà.”
Il capitano inarcò un sopracciglio.
“Signore, credevo che i ribelli fossero sulla quarta luna.. potrei suggerire di..?”
Il sith si mosse verso di lui, accompagnato dal rauco respiro.
“No, capitano. Prepari una squadra d’assalto. Mi occuperò io di Yavin IV...”
“Avanzare! Avanzare!.. Ahhh!!!”
Le bianche truppe imperiali correvano nel sottobosco, sparando a tratti raffiche mirate contro le
sagome dei ribelli. Il cielo crepuscolare era infiammato dalla massa imponente di Yavin, flagellato
dai cannoni dell’Executor e degli altri tre incrociatori.
La malsana luce delle fiamme attraversava la fessura della maschera, appannando la sua vista.
Percepì uno degli wookiee fuggitivi nascosto su un albero, avanzò verso di lui sollevando il braccio
e protendendo le dita; lo wookiee si lanciò ruggendo, pronto a colpire il sith, ma venne inchiodato a
mezz’aria da una stretta glaciale intorno al collo.
Camminò ancora verso la bestia, osservandola contorcersi, quindi la lanciò via con noncuranza. La
sua visuale si spostò di scatto verso cinque ribelli nascosti tra i cespugli, pronti a sparargli; mosse le
braccia verso di loro e vennero spazzati via, andando a schiantarsi contro la base di un albero
insieme ad un imperiale.
“Crrrthh’hhnn..”
Qualcosa sfuggì alla sua vista. Qualcuno.
I reparti di assaltatori stavano cercando di fare breccia nella linea difensiva del tempio, con
l’appoggio degli AT-ST, tuttavia i ribelli mantenevano un’ostinata resistenza sotto i cieli rossi di
Yavin, su cui si stagliavano le nere ombre degli incrociatori.
Sapeva che i bombardamenti avrebbero presto fatto collassare il pianeta e quindi distrutto le lune,
ma ciò non gli impediva di assicurarsi la sconfitta di quei ribelli, soprattutto adesso che aveva
intuito chi potesse essere alla loro guida.
“Generale Veers!”
L’ufficiale in divisa verde si precipitò al suo fianco.
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“Si, mio signore...”
Con uno scoppio fragoroso uno dei missili dei ribelli fece saltare in aria un AT-ST.
“...al momento stiamo cercando di circondare il tempio, come...”
“Riunite il reggimento e attaccate frontalmente.”
Veers s’inchinò.
“Come.. desiderate...”
Si allontanò dalla battaglia, accompagnato solo dal raschiare del suo respiro e dal vuoto nel suo
spirito. Aggirò le linee difensive influenzando la mente di alcune guardie e strangolando un
cecchino. Si arrampicò agilmente sui gradoni del tempio, saltando da un livello all’altro; rimosse
una delle lastre della cella sulla sommità e penetrò nella struttura, nel freddo e nell’oscurità ancora
una volta.
Irruppe nella sala di controllo in penombra, ingombra di lastre strategiche semitrasparenti.
“Ma tu..? Attenzione è!...”
Il comandante ribelle fu strangolato telepaticamente e spinto contro due suoi compagni. Il sith si
avvicinò loro sprezzante, mentre cercavano disperatamente di rialzarsi.
“E ora.. feccia ribelle?”
Contrasse le dita, fulminandoli tra atroci sofferenze.
“Crrrthh’hhnn..”
Si diresse verso il pannello di controllo principale, ma si fermò a metà strada, interdetto. Si voltò di
colpo, utilizzando la Forza per spingere violentemente indietro l’aggressore, la stessa presenza che
percepiva da quando aveva messo piede sul pianeta.
“Sapevo che saresti tornata...”
La spada laser dal nero cristallo corse alla sua mano, diffondendo istantaneamente la sua malsana
luminescenza. Maris Brood si rimise in piedi, impugnando la sua spada, una delle due con cui
l’aveva affrontato su Felucia.
“Tu non meriti di essere ciò che sei, lord Marek. Avresti dovuto morire tempo fa.. insieme al tuo..
maestro...”
“Crrrthh’hhnn...”
“Il mio unico sollievo è che questa tua esistenza è la tua stessa punizione per essere sprofondato a
tal punto nel Lato Oscuro...”
“E cosa ne sai tu del Lato Oscuro?”
Una moltitudine di sottili saette partirono in direzione della zabrak, che riuscì a stento a deviarle
con la sua spada laser. Gli ultimi fulmini non si erano ancora esauriti che il sith era già su di lei,
accompagnato da quell’odioso respiro metallico. Incrociarono più volte le lame, tra sprizzi di
scintille; il sith la colpì al ventre con una ginocchiata e provò a decapitarla, ma una rapida spinta di
Forza lo trattenne.
“Raaahhh!..”
Il sith caricò il colpo con due mani, infondendolo di fulmini guizzanti e abbattendosi sulla difesa
dell’avversaria. Maris gemette e venne spinta a terra, attraversata da decine di minuscole scintille.
“Sei solo tu a non meritare di essere ciò che sei.. Maris Brood!.. Non sei mai stata un vero sith.. e
ora fingi di essere un jedi?.. Non sei che una macchia insignificante alla mia attenzione!.. E ora...”
Il sith troneggiava su di lei, con entrambe le mani protese, già sfrigolanti di energia oscura.
“...correggerò il mio errore...”
“No, non questa volta...”
Con i suoi ultimi brandelli di energia, la zabrak fece crollare il soffitto della camera. Il sith, colto
alla sprovvista, tentò di fermare le macerie, ma fu ugualmente schiacciato dal mastodontico peso
delle lastre di roccia.
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Maris spinse via l’ultima pietra, tossendo e rialzandosi. Non riusciva a credere di essere
sopravvissuta. La battaglia infuriava ancora alle sue spalle, ma non le importava: una figura
devastata stava emergendo ansante dalle rocce.
“Ti offro quanto tu hai offerto a me.. rinnega il Lato Oscuro.. e ti lascerò andare.”
Il sith la guardò, digrignando i denti grondante di rabbia, e si scagliò su di lei con inaspettata forza.
L’afferrò fisicamente per la gola, premendola a terra; le sue protesi penetrarono agevolmente nelle
carni della zabrak. Dolore, pietà e odio; poi finì.
Percepiva Veers avvicinarsi. Si arrampicò stancamente tra le macerie sconnesse.
“Rapporto, generale.”
“Mio signore!.. Temevamo che...”
Raccolse la maschera e la infilò delicatamente.
“Crrrthh’hhnn..”
L’ufficiale si mise sull’attenti.
“I ribelli sono in rotta, signore.”
Diede un cenno d’assenso, allontanandosi stancamente a capo chino e con le braccia abbandonate
dietro la schiena.
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LA LEGGE DEI DUE
di Sith77
Passando per i grigi corridoi ed i luminosi ascensori dell’astronave, Marek arrivò fino alla Sala
Comandi dell’Executor, dove il suo maestro lo aspettava a mani conserte, guardando l’infinito
universo che si stendeva al di fuori dello spesso vetro.
“Percepisco che hai svolto bene il tuo lavoro, mio apprendista.” disse Fener girando lentamente il
suo nero casco. “Sì, maestro, anche se le due jedi si sono rivelate degne avversarie.”
“E la spada di Shaak Ti, ce l’hai?” “Sì, maestro, eccola qua”. Il ragazzo porse la spada al sith, che la
esaminò per un attimo prima di tornare con i suoi occhi reclusi a guardare il ragazzo.
“Mio apprendista, hai superato egregiamente tutti i miei ordini, hai ucciso tutti i jedi rimasti vivi
dopo l’ordine 66, ristabilendo pace e giustizia in questa galassia… Tuttavia, per riuscire a regnare
entrambi in questo impero, dobbiamo sbarazzarci anche dell’ultimo ostacolo che ci separa dal
potere, l’imperatore, mi comprendi?”.
Marek restò stupito: Lord Fener voleva veramente uccidere l’imperatore? Come poteva pensare di
riuscire a far fuori il più potente sith della galassia?
Per un momento, provando vergogna di sé stesso, ebbe un ripensamento, un atto di vigliaccheria,
pensò veramente di non aiutare il suo maestro in questo irrealizzabile piano. Poi però la bramosia di
potere e il desiderio di assumere il comando non dovendo più nascondersi si impossessarono di lui.
“Sì, maestro, ma come possiamo fare? L’imperatore è un sith molto potente ed ucciderlo non sarà
facile, se permettete”. “L’imperatore è un grande sith, su questo non c’è dubbio, ma ha una
debolezza, e cioè quella di non sapere nulla di te. Da solo sconfiggerlo non è possibile, ma lo è con
il tuo aiuto…” “ E come dovremmo fare?” “Dovremo attirar…” Proprio mentre Fener spiegava al
suo apprendista il piano dell’assassinio, la porta della sala si aprì, rivelando l’imperatore in persona,
che si avvicinò ghignando.
“Lord Fener, per caso ti ricordi della leggenda di Darth Plagueis il saggio? Dovresti ricordartene,
perché è per quella che hai rinunciato alla rozza e stolta filosofia jedi.”
“Sì, maestro” disse Fener piegando il capo come un bambino colto in fragrante a rubare le
caramelle dal cesto proibito.
“Ebbene, supponiamo che l’apprendista di Darth Plagueis avesse avuto un allievo in segreto, al
quale insegnava tutte le tecniche che il suo maestro usava tramandargli. Come ben saprai, se Darth
Plagueis avesse saputo che il suo apprendista tramava contro di lui, la storia non sarebbe più stata
quella di Darth Plagueis il Saggio, oh no, ma quella del potente Darth Sidious. So tutto del tuo
apprendista, Lord Fener. Sapevo che sarebbe arrivato ancora prima che lo sapessi tu, ma ho lasciato
accadere il tutto, e sai perché?” “No, maestro” “Ebbene, ti dirò il perché. Avevo previsto che questo
ragazzo sarebbe stato molto potente, come lo avevo previsto quando TU eri ancora un bambino,
così decisi di vedere se sarebbe veramente riuscito a superarti, e credo che ce l’abbia fatta, perché
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lui ha qualcosa che tu non hai, e cioè il senso della misura. Tutti i sith possono esplodere nella
rabbia massacrando tutto ciò che trovano, ma solo quelli più bravi sanno dosarla giustamente per i
loro scopi, e tu non sei tra questi, mio allievo. Tu sei sempre stato estremamente abile a sfruttare il
lato oscuro, ma non hai mai saputo controllarlo e lo hai dimostrato quando Kenobi ti ha privato
degli arti, a Mustafar.
Come ben saprai, la legge dei due proibisce alla gerarchia sith di andare oltre un allievo ed un
maestro, ed io so che entrambi desiderate di restare vivi, quindi dovrete sfidarvi fino a che l’uno
non ucciderà l’altro. Colui che sopravviverà, diverrà il mio apprendista.”
“Sì, maestro” disse Fener con aria rassegnata. Marek non poteva crederci, non aveva altra scelta,
per sopravvivere, che uccidere il suo maestro. La sua lightsaber si accese con un suono secco. Le
tuonanti lame rosse delle spade erano l’unica luce a rischiarare i due sfidanti. Il ragazzo cacciò un
urlo ed attaccò con un potente fendente, che il suo avversario parò con estrema facilità. Fener lo
gettò a terra con una spinta di forza e cercò di trafiggerlo. Marek schivò appena la spada rotolando
prontamente a sinistra, ma un altro colpo gli impedì anche quella direzione come sbocco.
Poteva solo andare in avanti, così si slanciò e con un abile balzo tornò in piedi, davanti al suo
nemico. Tentò di colpirlo, ma egli parò e rispose con una schiera di devastanti colpi.
I due furono costretti ad un contrasto di spade. Il ragazzo non poteva durare molto in questa
condizione, lo sapeva bene. Le braccia meccaniche del robusto sith mezzo uomo e mezzo macchina
erano troppo forti, troppo potenti. Per un momento i due occhi si incontrarono. Marek riuscì a
vedere oltre quel casco nero di duracciaio, e vide due occhi morti, devastati dal rimpianto e dalla
rabbia, che lo fissavano cercando una qualche soluzione nella sua morte, che avrebbe prolungato
quella che ormai non si poteva più nemmeno definire vita. Ebbe una rivelazione: la spada di Shaak
Ti era ancora attaccata alla cinta del suo vecchio maestro. Con un richiamo della forza la prese in
mano e trafisse il respiratore artificiale del suo nemico.
“Molto bene, vedo che hai meritato il ruolo di mio apprendista, DARTH STARKILLER”.
Marek scoppiò a piangere, era furioso. Aveva ucciso il suo maestro: l’imperatore non gli aveva dato
scelta.
Quando Sidious si girò verso il corpo di Fener che giaceva a terra morto, percosso da scariche
elettriche dovute al malfunzionamento dell’apparato elettronico, il ragazzo, preso da un’ira che non
aveva mai provato prima, si slanciò verso il maligno signore oscuro, intento ad uccidere anche lui.Il
Sith Lord, però, più abile, si voltò e mise in ginocchio il ragazzo con una potente scarica di fulmini.
Dopo due minuti di urla agognanti, il corpo di Marek si accasciò a terra fumante.
L’imperatore guardò il cadavere del ragazzo e ci sputò sopra disgustato. “Non mi hai dato altra
scelta stupido marmocchio. Forse ti avevo sopravvalutato.”. Poi tornò nella sua poltrona, a
contemplare il SUO universo, nel quale oramai l’oscurità avrebbe regnato incontrastata, per
sempre…
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GALEN-INIZIO
di Skylady
Galen è sul pianeta Kashyyyk , in attesa di Kota, presso le rovine della sua casa natale ha
avuto una visione del padre e del suo rapimento avvenuto da bambino da parte di Darth
Fener.
La Rogue Shadow sala controllo
Galen controllò i sistemi di sicurezza della nave meccanicamente, il suo pensiero era
lontano, riviveva dentro di sè lo sgomento della visione avuta poco prima. La rabbia che da
sempre lo dominava e lo rendeva cinico e potente ora gli dava altre sensazioni. Altri
sentimenti non ancora vissuti, entravano nel suo cuore. Come poteva aver dimenticato? Il
lato oscuro della forza aveva allontanato tutto ciò che poteva distrarlo dall’essere un perfetto
guerriero freddo e fatale. Ma ora tutto stava cambiando. L’incontro con Kota, lo aveva
segnato. Il vecchio jedy non aveva fatto capire di riconoscerlo, ma poi l’appuntamento
concordato proprio sul suo pianeta natale era stato un caso? O conosceva già il suo
passato?
Juno entrò con passo elegante e lo guardò preoccupata,
- Galen riposati sei allo stremo, Kota arriverà non appena avrà contattato i ribelli.
PROXY girò i suoi occhi meccanici su Skykiller , sembrava in pensiero anche lui
Galen sorrise con fatica ..
- sembra quasi che questo androide mi voglia bene
- lo credo anch’io - rispose Juno sorridendo dolcemte
Galen di sdraiò in cuccetta e Juno con una coperta lo coprì e con una carezza gli chiuse gli
occhi come a volergli portare via tutti i pensieri tristi.
Quando si addormentò fece un sogno. Il cielo era pieno di stelle e ogni stella era una nave
imperiale. Darth Fener era sull’ammiraglia e guardava le navi spiegate per l’attacco. Poteva
sentire i suoi pensieri , pieni di odio. Poi vide immagini della vita del Maestro. Una donna
molto bella lo implorava di fuggire con lui di dimenticare ogni cosa,di pensare al loro
bambino! Il sogno continuava e Galen si ritrovava sdraiato a contemplare un bellissimo cielo
con due soli, in una enorme distesa di sabbia. Le sue sensazioni erano strane era come
guardare da una finestra scorrere visioni di un passato e un futuro sconosciuto. Un giovane
cavaliere jedy dai biondi capelli si piazzò davanti a lui sfidandolo. Aveva una spada laser dal
colore verdeggiante, una giovane donna vestita di bianco era accanto a lui. Seppur diversi
sembravano avere qualcosa in comune. Il biondo cavaliere chiuse la sua spada e mi venne
incontro con la ragazza. La sua voce aveva un tono amico e sussurrò
– Tu sarai l’inizio....sentì un grande calore dentro di se come se tutto il suo corpo volesse
esplodere e immprovvisamente si svegliò di colpo madido di sudore. Galen chiamò Juno
per raccontale lo strano sogno, lei lo ascoltò con interesse e poi disse:
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- Sai, una cosa vera c’è nel tuo sogno, il pianeta con due soli esiste, è Tatooine, se vuoi
domani possiamo andarci. Andremo con la piccola navetta di riserva all’alba, forse troverai
delle risposte lasceremo qui PROXY per contattarci se ci saranno novità.
L’indomani di buon ora Juno e Galen partirono per Tatooine. Scesi dalla navicella si
trovarono davanti a una distesa sabbiosa. Si inoltrarono per un po’ di tempo, alla ricerca di
qualche indizio che corrispondesse al sogno. Galen era come se rivivesse una cosa già
avvenuta, non sapeva come e perchè e lo disse a Juno.
Lei conosceva le sue doti intuitive e gli disse di farsi guidare dal suo istinto.
Videro da lontano costruzioni rurali, e si avvicinarono.
Un giovane ragazzo controllava dei droidi che aravano la terra, era piegato su uno di loro,
Galen e Juno si avvicinarono, sentendoli avvicinare il giovane si girò di colpo.
Era lui l’uomo del sogno!
Juno nel guardare Galen lo capì subito, Galen si avvicinò a lui.
- Buongiorno, ho avuto un guasto al mio mezzo , mi chiamo Galen Nion Marek e questa è
Juno Eclipse il mio secondo pilota. So che voi siete in grado di riparare qualsiasi guasto
potreste dare un occhiata alla mia nave?
- Salve, Io sono Luke Skywalker, è vero posso aiutarvi, salite sul mio
speeder e andiamo alla vostra nave per vedere che si può fare!
Nel dire queste parole tese la mano a Galen e nello stringerla Skykiller rivisse mille
momenti della vita del giovane, mentre duella con il suo Maestro, mentre abbraccia la
ragazza del sogno , mentre combatte su un caccia e altri mille ancora, tutti fermati in
quell’attimo in una stretta di mano.
Luke lo guarda un po’ strano , ma noi ci conosciamo?....
Forse in un’altra vita lo faremo ...rispose Galen.
Salirono sullo Speeder e andarono alla navicella, Galen con le sue doti, provocò un guasto
alla nave prima di arrivare, e Luke con destrezza riuscì a rendere la navetta pronta in poco
tempo.
La curiosità era grande per lui che era solo un contadino, Luke avrebbe voluto fare domande
ai nuovi arrivati ma Glalen lo intimidiva e Juno era bellissima , così restò in silenzio.
Da lontano arrivò un vecchio, barba bianca , mantello scuro con cappuccio, Galen avvertì
uno strano presentimento e chiese a Luke chi fosse.
- E’ il vecchio Ben un eremita che vive sui monti, ehi ciao Ben come stai?...
Il vecchio si fermò dal cappuccio si intravedevano solo gli occhi azzurri.
Galen per un attimo pensò fosse Kota, ma poi la sua voce suadente e penetrante si fece
sentire.
- Ciao Luke vedo che stai aiutando dei nuovi ospiti
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Gli occhi del vecchio fissarono Galen e un impercettibile fremito si sentì nell’aria come se
due forze di uguale natura continuassero il loro atavico scontro.
Dopo di chè Ben riprese il suo cammino.
- Non fateci caso Ben è così,.
Ecco fatto! Siete pronti per ripartire.
- Grazie Luke, disse Galen
- Prego, spero che sia l’inizio di una nuova amicizia
Galen lo guardò interrogativo, ma poi capì e girandosi vero Juno disse
- Spero proprio che lo sia, arrivederci Luke.
E pensò – che la forza sia con te...sempre amico mio.
Molte cose sicuramente avrebbero preso forma e senso compiuto da lì in avanti. Era un
inizio per capire il suo nuovo cammino e volgendo lo sguardo verso Juno, sorrise come non
aveva mai fatto.
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IL PRIMO PASSO VERSO LA LUCE
di Venve
Utapau. Dopo l’ennesimo scontro contro le prime forze ribelli all’Impero, che ancora una
volta hanno messo a segno un attacco disorganizzato e poco efficace, il quale è poi terminato in un
massacro, Galen Nion Marek, conscio di esser stato sguinzagliato ancora una volta come il cane
personale dell’Imperatore Palpatine, si riunisce al suo mentore Darth Vader. Avvicinatosi a lui, lo
scopre intento in una fitta conversazione dai toni aspri con l’Imperatore in persona, il quale afferma
di aver percepito la presenza di Shaak Ti, Jedi del consiglio, sul pianeta Felucia.
Sentendo il desiderio di mettere alla prova le proprie abilità, Galen chiede al maestro il
permesso di potersi occupare personalmente della jedi, ottenendo il benestare del maestro a patto
che riesca a fornire dati certi su un gruppo di contrabbandieri operanti direttamente a Coruscant, nei
bassifondi. Si tratta di un gruppo che fa apparizioni sporadiche, ma che costantemente è presente
dove l’Impero soffre.
Giunto a Coruscant, Galen si mette al lavoro, lasciando una scia di sangue dietro di sé. Dopo
aver ottenuto preziose informazioni presso una tavola calda ed aver sterminato la famiglia che
gestiva il locale (era infatti necessario che nessuno venisse a sapere dei piani dell’Imperatore),
Galen entra in contatto con un informatore clawdite di nome Dlag’Frod che gli rivela la presenza di
un manipolo di contrabbandieri ostili all’Impero. Sicuro della pista, Galen entra in un hangar per
speeder nel settore industriale di Coruscant descritto dall’informatore, venendo colto però di
sorpresa dagli stessi contrabbandieri che, nonostante la furia dell’apprendista, riescono a
neutralizzarlo tirandogli da lontano ed addormentandolo con un potente sonnifero.
Al risveglio, Galen è senza poteri e non riesce a muoversi a causa di una droga che inibisce
l’uso della Forza. L’apprendista di Vader si trova innanzi ad una realtà molto più complessa di
quanto lo stesso Imperatore avesse pensato. Galen capisce subito che il contrabbando è solo una
copertura per affari ben più importanti e potenzialmente destabilizzanti: si tratta infatti di un gruppo
di ribelli ben organizzati, a conoscenza dei minimi spostamenti delle truppe imperiali e che stanno
pensando seriamente di intromettersi negli affari di Palpatine. Ma le sorprese non solo finite.
Dalla porta di servizio entra un uomo con una mano di metallo, un uomo che Galen aveva
visto solo negli Holocron e che credeva morto: Mace Windu. Galen, legato alla barella, è costretto
ad ascoltare il racconto del vecchio maestro jedi: Windu narra dello scontro con Palpatine,
dell’intervento di Anakin Skywalker (Galen non capisce che si tratta del suo maestro), del tuffo nel
vuoto.
Dopo aver spiegato di aver finto di esser morto (l’Imperatore infatti non si era curato di
cercare il corpo poiché sicuro del proprio operato) e dopo aver narrato di esser finito su un aerotaxi
e di come si fosse nascosto all’Imperatore, Mace descrive brevemente le operazioni che ora
conduce direttamente a Coruscant, vicinissimo al nemico. Afferma inoltre di aver sentito molto
parlare di Galen e di averlo individuato già a distanze siderali per via dell’eccessivo alone di Forza
che lo permea. Galen, ascoltandolo, comprende non solo che davanti a lui c’è uno dei maestri jedi di
maggior spessore e dalle abilità più affinate, ma anche che questo maestro jedi ha qualcosa che
manca sia a Vader, sia a Palpatine.
Galen si lascia quindi coinvolgere dalle parole del maestro, che prima gli descrive il contrasto
tra lato chiaro e lato oscuro, poi gli spiega la natura del potere del giovane che, sentendosi preso in
causa e compreso appieno, chiede a Windu come faccia ad avere una percezione così nitida di
quella Forza che lui controlla a stento. Mace gli spiega quindi che ad un sith viene insegnato a
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basarsi sulle passioni, esplodendo improvvisamente di energia, mentre un jedi è sempre in contatto
in modo uniforme, così da restare più in contatto con essa e di comprenderla meglio.
Compresa la superiorità del maestro, Galen realizza di non aver capito nulla della Forza e
chiede un modo per imparare a conoscerla. Per tutta risposta Mace gli fa visitare il reparto medico
dove ci sono i soldati che lo avevano fronteggiato e catturato, in gran prevalenza rimasti mutilati
dalla lama di Galen. Vedendoli, l’apprendista scoppia in lacrime e Mace lo avverte che un
comportamento così non si addice ad un sith; Galen realizza di essere ormai un ibrido e di dover
scegliere. Mace Windu libera Galen, che quindi prometterà di aver bisogno di tempo per riflettere.
Promette inoltre di non rivelare nulla dell’accaduto a Vader o altri agenti imperiali.
Sfortuna vuole che proprio in quel momento i soldati imperiali facciano irruzione nel locale,
costringendo i contrabbandieri a prendere le armi. Windu estrae la spada e si getta nella mischia
mietendo vittime e consentendo agli altri la fuga, mentre Galen è combattuto: da un lato, spinto dal
legame creato con Mace Windu, vorrebbe aiutarlo, dall’altro però sa che se qualcuno dovesse
vederlo e sopravvivere per raccontarlo a Vader, o peggio all’Imperatore, sarebbe la sua fine. Proprio
quando Galen si decide per intervenire in aiuto dei ribelli, Mace Windu, ormai rimasto solo, gli si
para davanti e lo invita a duello. Galen rifiuta, ma Windu lo costringe ad estrarre la spada e
combattere. Mentre i due duellano per il campo di battaglia, Windu lo ringrazia per avergli offerto
“il combattimento più bello della sua vita”. Galen capisce che Windu non vuole che lui si esponga
all’ira di Palpatine e per salvarlo ha deciso di farsi martire. Galen, pur controvoglia, sa di dover
assecondare il maestro jedi.
Il combattimento va avanti a lungo finché Windu, dopo l’ennesimo giro di spada, sorridendo, si
lascia ferire a morte dal giovane sith che, senza volerlo effettivamente, lo trafigge in pieno petto.
Realizzato l’accaduto Galen fugge dalla battaglia e sfoga la sua ira per l’accaduto abbattendo
l’intero palazzo, tumulando Mace. La chiamata di Vader che gli chiede i risultati della missione
conclude la storia, con Galen che ripenserà di continuo alle parole di Windu. Il primo passo
verso il Lato Chiaro era compiuto.
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LA CASA
di Veon
Il suo maestro non gli dava tregua, mandandolo di continuo da un pianeta all'altro. Adesso gli erano
stati concessi alcuni giorni di riposo sul verde pianeta di Chandrila, in attesa di ricevere una
chiamata da un informatore di Vader. Galen atterrò in una radura, molto lontano da Hanna City e da
qualunque altro centro abitato del pianeta. Dopo essere atterrato, sondò attraverso la Forza la zona:
non voleva incappare in brutte sorprese.
La Forza gli rivelò che non c'era nulla di cui preoccuparsi: l'unica costruzione nelle vicinanze era
solo una vecchia casa, invasa dalla vegetazione e disabitata...
Dopo aver predisposto tutto quanto per una lunga permanenza sul pianeta, aveva cominciato ad
eseguire la sua dose di allenamenti giornalieri.
Al termine, sedette per diverso tempo sull'erba della radura, con il giorno che volgeva oramai al
tramonto. Ma lui era un Sith, non un fiacco Jedi e di certo non poteva permettersi di perdere tempo.
Così, incurante dell'oscurità che calava sempre più rapidamente, Galen prese la sua spada laser e si
inoltrò nel fitto del bosco, diretto verso quell'unica cosa degna di nota in zona: la vecchia casa
abbandonata.
L'apprendista raggiunse il luogo in pochi minuti, guidato dalla Forza. Trovò la casa: un vecchio
rudere, abbandonato da tempo. Incuriosito dall'edificio, Galen entrò immediatamente da quella che
una volta doveva essere stata una finestra. Aprendosi un varco con la spada laser rossa, attraversò la
prima stanza, completamente invasa da rampicanti. Giunse ad una antica porta di pietra,
perfettamente sigillata. Galen avvicinò la mano alla superficie e la porta si spalancò
immediatamente, rivelando al suo interno un'altra ala della casa. Galen vi entrò subito dentro, spada
alla mano. Rimase stupito da quello che vide. Quella parte di casa era molto ben conservata: i
mobili erano ancora al loro posto, intatti. Se avesse avuto delle luci, avrebbe potuto sembrare una
casa abitata. Ma com'era possibile tutto ciò? E proprio mentre Galen pensava a tutto questo, delle
luci si accesero nella vasta sala in cui si trovava, illuminandola a giorno. Il sith si guardò attorno,
chiedendosi da dove venisse quella luce: non vi erano infatti lampade e la luce si dispiegava in
modo uniforme in tutta la stanza, raggiungendo tutti gli angoli e non lasciando spazio alle ombre.
Galen osservò la stanza, incantato da quella strana magia all'opera. Vide anche tre porte spalancate
che conducevano in altrettanti corridoi. Per tutta la notte Galen esplorò quel luogo magnifico, la cui
esistenza si collocava al di fuori di ogni logica: era infatti gigantesco, molto più grande di quanto
apparisse dall'esterno. Tutto era perfettamente conservato. La stessa luce innaturale si replicava in
ogni stanza. Tutto era così strano... Ma non c'era traccia di vita umana. Galen sondò il luogo tramite
la Forza, trovandolo perfettamente normale e senza alcuna traccia di vita, fuorché lui stesso. Uscì
dall'edificio che ormai albeggiava. Rapidamente il Sith tornò alla sua navicella per riposarsi. Ma il
sonno, che venne dopo molte ore, fu breve e tormentato da continue visioni della casa. Era nata in
Galen una ossessione per quel luogo, tanto che, appena sveglio, si precipitò nuovamente alla casa,
ripercorrendo lo stesso percorso. Questa volta notò molte altre porte, che conducevano ad altrettante
stanze e corridoi. Il luogo era talmente grande e Galen così poco attento a dove andava che gli
sembrò di perdersi più e più volte ma ogni volta che la sua mente entrava in panico, arrivava sempre
nella stanza iniziale, da dove poteva tranquillamente uscire all'esterno. Passò così alcuni giorni,
dormendo sempre di meno, dimenticandosi di mangiare. Dopo tre giorni di esplorazione disperata,
Galen crollò dalla stanchezza in un divano di una delle tante stanze della casa. Dormì un sonno
tormentato da incubi di spettri e di morti. Si risvegliò all'improvviso con una brezza leggera che lo
accarezzava, facendolo trasalire. Si alzò in piedi, barcollando. La testa sembrava sul punto di
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esplodergli, gli occhi erano braci ardenti. Era nella casa, certo. La casa su Chandrila... Ma... Non
c'era luce!
Che fine aveva fatto la luce innaturale che permeava ogni cosa? La Forza gli sussurrò un
avvertimento e Galen scattò veloce, impugnando la spada laser voltandosi nella direzione del
nemico. Prima di rendersi conto di cosa fosse, lo squarciò con un fendente. Ma solo per vedere sotto
i suoi occhi la massa informe ed eterea che aveva colpito ricomporsi come se nulla fosse e venire
verso di lui. La colpì ancora, ancora e ancora, ma senza ottenere alcun risultato. La cosa gli si
avvicinò e lo sfiorò. Galen spalancò gli occhi. Il tocco era stato reale!
Lo spettro lanciò un urlo disumano che perforò i timpani del giovane, lasciando sordo per alcuni
secondi. Voltandosi per fuggire, si trovò davanti altre di quelle creature. Menò fendenti a destra e
manca, ma senza nessun effetto. I mostri non subivano danni, ma potevano toccarlo. Correndo via
Galen sentiva infatti le loro dita sfiorarlo nel tentativo di ghermirlo e di trascinarlo chissà dove.
Sicuro di essere nei pressi dell'uscita, Galen passò nella stanza successiva, solo per trovarsi in un
luogo sconosciuto pieno di quelli che alla luce delle lune di Chandrila parevano cadaveri... Ma in
quella casa non c'erano mai state finestre! Da dove proveniva la luce?
Sempre più preda del panico, Galen continuò a correre fra gli spettri e i cadaveri, cercando disperato
un'uscita. La trovò poco dopo e la varcò, oramai sicuro di essere fuori. Ma si ritrovò solo in un'altra
stanza, in mano ad altri spettri. E questa volta non riuscì a scappare. Mani possenti seppur
impalpabili al suo tocco lo afferrarono e lo spinsero con la faccia a terra. In un ultimo disperato
tentativo di liberarsi, Galen scatenò un'esplosione di Forza. Gli spettri vennero sbalzati via e Galen,
trascinandosi sulle braccia, raggiunse una porta e la attraversò, svenendo prima di rendersi conto di
dove fosse capitato. Si risvegliò la mattina dopo, appena fuori dalla casa. Ancora dolorante, si
guardò attorno. Un pensiero, forse non del tutto suo, gli suggeriva di non parlare con nessuno
dell'accaduto. Galen non poté fare a meno di concordare. Se ne andò e si diresse verso la sua nave.
Ad aspettarlo trovò l'informatore.
Lontano, su una nave, qualcuno si riprese dalla sua meditazione e sorrise.
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