Problematiche della didattica di storia dell`arte
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Problematiche della didattica di storia dell`arte
Laboratorio di didattica di Storia dell’Arte Docente Renata Maccato Problematiche della didattica di Storia dell’arte 1. L’arte contemporanea 1.1.Perché insegnare arte contemporanea? E’ bene che la scuola dedichi il giusto tempo alla didattica dell’arte contemporanea perché l’arte contemporanea è forse il miglior mezzo espressivo per avvicinare le giovani generazioni alla complessità del fenomeno artistico. Una volta aiutati a superare i preconcetti legati ad una visione dell’arte come mimesi della realtà, i giovani interagiscono con disponibilità con le opere contemporanee perché esse parlano del mondo che ci circonda, sconfinano nelle immagini della nostra quotidianità: pubblicità, televisione, cinema, video, le contaminano e ne sono a loro volta contaminate. L’arte contemporanea si presta dunque facilmente anche ad una educazione alla comunicazione visiva e apre i confini epistemologici della disciplina agli ambiti nominati e ancora al design, alla fotografia… Nello stesso tempo questo insegnamento si presta alla ricerca e all’individuazione della qualità poiché si dovrà ribadire che l’opera d’arte non è decorativa e/o piacevole ma è un quid che mi fa vedere, e quindi pensare, in modo nuovo il mondo intorno a me. L’opera d’arte che si offre come un’interpretazione nuova del mondo deve suscitare nel fruitore un’esigenza di argomentare, di spiegarla a se stesso che diventa anche storicizzazione. Poiché “l’assenza d’ogni competenza artistica non può essere ritenuta condizione necessaria o sufficiente della percezione adeguata delle opere innovatrici.(…) Se le forme più innovatrici dell’arte non si rivelano all’inizio che a pochi virtuosi, ciò è dovuto al fatto che esse esigono l’attitudine a rompere con tutti i codici e che tale attitudine si acquista attraverso la frequentazione di opere che esigono codici differenti e attraverso l’esperienza della storia dell’arte come successione di rotture con i codici stabiliti.”1 Dunque dalla curiosità e dall’interesse i giovani devono essere guidati all’approfondimento, allo studio. Poiché l’arte contemporanea non è un ambito di sapere codificato, ma si va facendo intorno a noi, il suo insegnamento è formativo perché non trasmette opinioni consolidate e codificate ma un atteggiamento critico. Poiché l’arte contemporanea si sviluppa su uno scenario mondiale, il suo insegnamento è un importante approccio alla interculturalità. 1 P. Bourdieu, A. Darbel, L’amore dell’arte,Firenze 1972 1 1.2.Periodizzazione del contemporaneo Crispolti prende in esame varie posizioni storico – critiche di definizione dell’ambito cronologico del moderno e del contemporaneo: “ Il manuale di Argan2 si conclude con un volume dedicato all’arte moderna che inizia la trattazione in connessione con la cultura illuminista e con la Rivoluzione francese, come già per altro nella Storia dell’arte in Italia di Corrado Maltese3 (…) Secondo Belting,4 dall’Impressionismo comincerebbe il moderno, che diventerebbe ”moderno classico” nelle cosiddette “avanguardie storiche”, dal Futurismo fino agli anni sessanta, Informale compreso. E complessivamente il moderno andrebbe dunque dall’Impressionismo fino praticamente all’Informale, iniziando poi invece negli anni sessanta il contemporaneo.(…) la sua tesi corrisponde a una tendenza storiografica, manifestatasi sia in area tedesca sia in area anglossassone, a considerare due spartiacque storici entro la secolare porzione di storia che qui ci interessa. Uno riconoscibile appunto nella rivoluzione operata dall’Impressionismo; l’altro nelle situazioni di ricerca emerse negli anni sessanta, del nostro secolo.(…)E questo secondo spartiacque si motiverebbe in ragione della supposta frattura dovuta all’affermazione delle cosiddette “Neoavanguardie” responsabili di una fenomenologia operativa che sembra scardinare clamorosamente la pittura e la scultura da dimensioni e da basilari termini tradizionali di loro configurazione.5” La tesi di Crispolti è invece che una grande svolta avviene nell’ultimo terzo del XIX° secolo con il Postimpressionismo, Neoimpressionismo e Art Nouveau, e che da qui si può far iniziare la contemporaneità in modo da dare spessore storico allo studio di questo settore disciplinare. Altro momento di cesura, per Crispolti, si registra nel secondo dopoguerra, con l’Informale: ” Ritengo che il primo sintomo preciso di un orientamento di crisi postmoderna sia da riconoscere storicamente nell’Informale, quando irrompe la dimensione spazio - temporale del vissuto, nel coinvolgimento spiazzante in una dimensione interamente di esistenzialità, infrangendo bruscamente una mentalità di prospettiva evolutiva positiva, in qualche misura di remota eredità culturale illuminista.”6 Anche Angela Vettese, nella sua storia dell’arte contemporanea, sottolinea la cesura del 1945, partendo però da considerazioni di carattere storico piuttosto che dall’analisi critica del linguaggio artistico: “Ci sono lassi di tempo delimitati da fratture precise, segmenti chiusi tra due punti nevralgici della storia. E’ questo il caso del cinquantennio intercorso tra la seconda guerra mondiale e la fine del secolo, connotata dalla rottura dell’assetto cui aveva dato origine la pace di Yalta. Se le arti rispecchiano l’epoca di cui sono figlie, anche il loro sviluppo può essere condizionato dai medesimi spartiacque che segnano il più generale flusso degli eventi. 2 G.C.Argan, L’arte moderna, Firenze 1970 C.Maltese, La Storia dell’arte in Italia 1789-1945, Torino 1960 4 vedi H.Belting, La fine della storia dell’arte o la libertà dell’arte, Torino 1990 5 E.Crispolti, Come studiare l’arte contemporanea, Roma 2005 6 Ibidem 3 2 Per questo sembra legittimo dire che l’arte visiva prodotta all’incirca tra il 1945 e il 1995 rappresenta un insieme variegato, ma al tempo stesso compatto e forse anche conchiuso.”7 Entrambi i critici vedono una funzione dell’arte, oggi, nell’espressione dello spirito del tempo e nella prefigurazione di futuri possibili. 1.3.Metodologie di lettura dell’arte contemporanea L’arte contemporanea ha indubbiamente rotto i codici dei mezzi espressivi, con la polimatericità, l’installazione, l’happening, l’environment e quelli dell’abilità tecnica con i ready made e l’arte concettuale. Il progressivo distaccarsi delle opere dal loro aspetto meramente visivo per concentrarsi sugli elementi mentali, ha fatto sì che i testi scritti si rendessero sempre più necessari come veicolo di introduzione e di spiegazione. E’ in ogni caso un preconcetto ritenere che la comprensione dell’arte antica sia più facile. Per capirla al di là di un superficiale, o addirittura fuorviante, riconoscimento della sua adesione alla realtà esterna o dell’appagamento incompleto di una lettura “purovisibilista”, si deve padroneggiare il significato iconografico e iconologico di un repertorio religioso, mitologico, storico che si acquisisce soltanto con la difficoltà dello studio. Non maggiore è lo sforzo di appropriazione del significato delle ricerche degli artisti contemporanei, con il vantaggio che la contestualizzazione sociale e storica si riferisce al presente o al passato prossimo ed è quindi più famigliare. Mentre l’arte del passato si fondava su valori ideologici codificati e a volte criptici, l’arte contemporanea sostanzialmente si rivolge alla dimensione antropologica primaria dell’uomo. Si deve rilevare inoltre come le novità della ricerca artistica aprano a nuove possibilità di comprensione di momenti e aspetti dell’arte del passato. Alla lettura delle opere contemporanee si possono applicare, in modo sempre flessibile, a seconda di come esse stesse, nella loro specificità, sembrano richiedere, le metodologie critiche usate per l’arte del passato. Vi sono però alcune situazioni di oggettiva differenziazione: è ineludibile il confronto con l’artista vivente o, in ogni caso, lo studio della grande massa di documenti che lo riguardano; ci si deve confrontare con un numero molto elevato di opere, dato che la creatività oggi si diluisce nella continuità del percorso di ricerca; si è accresciuta infine la velocità di configurazione delle diverse proposizioni di ricerca e la stessa quantità di artisti in campo. L’atteggiamento critico che si deve accompagnare a quello storico, soprattutto per le manifestazioni artistiche più attuali, registrerà la disseminazione di situazioni ed eventi, per lo più anche concomitanti, accogliendo come tipica della sensibilità postmoderna la comprensione per frammenti. Nella scuola secondaria superiore si può e si deve, pur nella scarsità delle ore assegnate alla disciplina, inserire lo studio dell’arte contemporanea nella programmazione curricolare, almeno fino a comprendere le avanguardie storiche. Il percorso storico-cronologico appare adatto a 7 A.Vettese, Capire l’arte contemporanea, Torino 1996 3 sistematizzare le nozioni ma si avrà cura di porre in evidenza le connessioni fra i vari movimenti artistici, fra i vari artisti, anche utilizzando la metodologia dell’analisi comparata. Le ricerche artistiche successive potranno essere proposte in una rete di relazioni, per accostamenti e differenziazioni, anche se non è possibile farlo in modo sistematico. Si cercherà di far comprendere agli studenti le nuove problematiche, di far intravedere la varietà e la ricchezza dei linguaggi, così da suscitare la loro curiosità intellettuale. Nei precedenti gradi di scuola l’arte contemporanea, nell’ottica del curricolo continuo, verrà introdotta a partire da un livello espressivo e ludico, per fare progressivamente acquisire famigliarità con le poetiche degli artisti. 1.4.Stimolare all’arte contemporanea L’esperienza dell’arte si dovrebbe fare sempre in presenza delle opere, ciò è tanto più vero per quanto riguarda le opere contemporanee, per apprezzare i loro materiali inconsueti, il loro rapporto con lo spazio. E’ quindi opportuno organizzare visite a mostre e manifestazioni artistiche o a musei nel territorio di pertinenza della sede della scuola. Le visite didattiche più efficaci sono quelle che si possono svolgere in mezza o al massimo in una giornata, in modo da potersi configurare non come gita scolastica ma come una vera e propria lezione fuori dall’aula, così da poter mantenere negli studenti un indispensabile grado di concentrazione. Sono validi strumenti didattici anche visite a selezionate mostre in gallerie private durante le quali ci si potrà relazionare anche con il gallerista e introdurre il tema del mercato. Esperienze spesso molto coinvolgenti per gli studenti sono gli incontri con artisti che, nell’illustrare le proprie opere, accettino di confrontarsi con le opinioni e le curiosità dei giovani interlocutori. 2.I confini geografici Lo studio della storia dell’arte in generale dovrebbe essere planetario. In realtà, nella scuola italiana, si prende in esame uno scenario europeo fino al Medioevo, naturalmente privilegiando l’asse della cultura greco – romana; dopo il medioevo, quasi esclusivamente le vicende artistiche manifestatesi sul territorio italiano. D’altra parte l’arte italiana mantiene una posizione egemone sia nel periodo rinascimentale che barocco e centrale ancora nel Settecento. Quando però si giunge all’Ottocento, non si può non rifarsi a una dimensione europea, in parte d’area inglese e tedesca, ma soprattutto francese. Nell’arte contemporanea già in certa misura nella prima metà del XX secolo, e decisamente nella seconda metà, viene meno un’egemonia europea a favore di una bipolarità tra Europa e Nord America, mentre diventano importanti, soprattutto in campo architettonico, le esperienze in Giappone. Oggi sono saliti prepotentemente alla ribalta gli artisti cinesi, indiani, si guarda con interesse ad 4 alcune realtà culturali- artistiche africane: nuove culture si affacciano all’orizzonte e alcune tra quelle antiche ( si pensi all’arte degli aborigeni australiani) stanno riacquistando voce. Il panorama così esteso, se non sterminato, della ricerca contemporanea e la complessità delle interdipendenze planetarie delle ricerche si prestano a dar conto agli allievi della dimensione globale del nostro relazionarci, oggi, nel mondo. 3. Lo studio secondo l’ordine cronologico e/o per tematiche Lo statuto storico della disciplina raccomanda un’impostazione cronologica in cui i linguaggi dell’arte vengano letti nella loro successione diacronica e nella loro compresenza sincronica. L’ordine temporale appare ancora il più adatto, a livello didattico, a dare sistematicità alle conoscenze e si coniuga con l’esigenza di inserire le ricerche artistiche nel contesto storicoculturale. La cultura del nostro tempo, però, non ha più pretese di sintesi enciclopedica. Oggi, con le nuove tecnologie, abbiamo a disposizione molte più informazioni che però rischiano, soprattutto per quanto riguarda i giovani studenti, di venire recepite a livello superficiale. I confini della disciplina si sono ampliati a livello epistemologico fino a comprendere tutte le arti applicate e le nuove forme espressive e anche i confini geografici si sono dilatati nell’epoca della globalizzazione. Alla luce di queste considerazioni, allora, il docente progetterà, in maniera creativa e flessibile, dei moduli tematici. Il “tema” ha oggi conquistato un ruolo importante anche nelle esposizioni museali, soprattutto in ambito anglosassone : è alla base del rinnovamento espositivo delle collezioni d’arte inglese al Victoria and Albert Museum, è il criterio con cui, alla Tate Modern, sono raggruppate opere che non sembrano comparabili tra loro nelle sezioni di “Still Life, Object, Real Life” o di “History, Memory, Society”. In ambito scolastico, nella cornice delle poche ore concesse alla disciplina, che obbligano ad una panoramica sintetica dei movimenti e degli artisti, il modulo tematico ha il pregio di insegnare agli allievi come si può sviscerare un argomento in modo più approfondito e dovrà essere l’occasione di accostarsi direttamente ad opere d’arte. Il modulo, a sua volta, sarà arricchito da suggestioni che conducano, incuriosendo, in altre direzioni di approfondimento. Il modulo inoltre sarà pluridisciplinare, perché oggi più che mai le discipline si contaminano vicendevolmente e per sfruttare al meglio, nel rafforzamento reciproco, le sinestesie delle materie scolastiche. 4. Il Modulo Progettare un modulo significa progettare una mappa di conoscenze ed esperienze. Nel progettare l’insegnante chiarisce prima di tutto a se stesso, come avviene sempre nell’operatività, la sua azione di mediatore culturale, le finalità, l’oggetto, i modi della trasmissione culturale che si accinge ad operare. 5 Perché questa non sia solo trasmissione di conoscenze descrittive, deve incontrarsi con l’interesse degli allievi e coinvolgerli attivamente, attraverso l’esperienza, in una appropriazione personale e critica. Per quanto attiene la disciplina di Storia dell’arte, si rileva l’importanza dell’incontro con le opere e la focalizzazione della consapevolezza critica del rapporto con la storia. Non si mancherà allora di far rilevare come l’oggettività della lettura dell’arte del passato sia sempre relativa ai bisogni esistenziali ed espressivi del presente e proprio in quest’ottica essa sia sempre vitale. Si propongono di seguito alcuni schemi di moduli didattici di Storia dell’arte, non come exempla assoluti ma piuttosto come stimoli alla riflessione. Ogni aspetto del progetto deve essere ponderato e tempi e modi previsti devono essere riconfermati nella realtà, sono ipotesi da validare nella concretezza flessibile della sensibilità didattica. 4.1. Modulo: Percorso storico–artistico: Padova tra la prima e la seconda guerra mondiale Progetto pluridisciplinare per una classe V dell’I.S.A. “P. Selvatico”- Padova Indirizzo di Decorazione Pittorica e di Architettura e Arredamento Discipline coinvolte : Lettere italiane e storia Storia delle arti visive Chimica e laboratorio tecnologico Educazione visiva Disegno professionale di architettura Disegno professionale di pittura Laboratorio di pittura Prerequisiti: conoscenze e competenze di storia, letteratura e storia dell’arte dei primi decenni del ‘900. Contenuti : La società e l’economia padovana nel periodo tra le due guerre. L’università : studenti e professori in rapporto al potere politico. Il rettorato di C.Anti dal 1932 al 1943 Le leggi razziali anti-ebraiche. Concetto Marchesi, letterato e successore di Anti L’urbanistica a Padova nel periodo fascista : gli sventramenti. Architettura tra classicismo e razionalismo : Gio Ponti e De Giorgio. La pittura murale : gli affreschi di Ponti al Bo’ e di Campigli al Liviano. 6 Scultura : A. Martini (“Palinuro” al Bo’ e “Tito Livio” al Liviano) La tecnica dell’affresco. Tipologia di attività previste: lezioni frontali, compresenze, visite in loco ad opere e monumenti, relazioni degli studenti della sez. di pittura ai compagni della sez. di architettura sulla tecnica dell’affresco e viceversa sulle problematiche architettoniche e urbanistiche. Modalità di verifica: colloqui per le verifiche in itinere, valutazione delle relazioni di gruppo prodotti dagli allievi delle due diverse sezioni di cui si compone la classe e una prova finale con quesiti a domande aperte . Il modulo didattico è stato scelto in quanto ben rispondente ai seguenti principi: Si devono studiare, proteggere, conservare non solo i capolavori, nella loro ineffabilità, ma anche le opere cosiddette “minori”, che costituiscono il prezioso tessuto connettivo della storia dell’arte. L’omaggio scontato ai capolavori musealizzati diventa spesso l’alibi dietro il quale si nasconde la noncuranza per molte testimonianze artistiche presenti intorno a noi. Va proposta ai giovani studenti non solo l’arte del passato, ma anche quella contemporanea o delle generazioni che ci hanno da poco preceduto, per poter meglio capire il nostro tempo. Le opere vanno sempre inserite nel contesto storico, politico, sociale, economico dell’epoca in cui sono state prodotte, evitando pregiudiziali condanne di tipo ideologico. Breve sintesi dei contenuti storico – artistici : Padova, nel periodo tra le due guerre, viene deturpata nel suo tessuto urbanistico medioevale da sventramenti, per costruire nello storico quartiere S. Lucia una retorica piazza “Spalato”. Altre demolizioni, progettate nel quartiere del ghetto ebraico e nelle zone intorno al nucleo delle piazze medioevali, vengono evitate per l’opposizione di un influente gruppo di architetti romani, per il costo sociale delle operazioni già attuate (espulsione nell’estrema periferia degli 7 abitanti dei quartieri interessati) e per il peso economico delle opere a carico del Comune (dato che si era conclusa una convenzione decisamente troppo onerosa con una società privata) . In città operano alcuni giovani architetti: Tombola (padiglione fieristico), Miozzo e Mansutti (Opera Nazionale Balilla, demolita – Casa d’affitto in via Giotto, demolita negli anni ’80 - Casa Valle), che sperimentano un linguaggio sobrio, nitido, razionalista. L’architetto De Giorgio parte dall’esperienza innovativa del Futurismo per avvicinarsi anch’egli al razionalismo nella “Casa in via Giotto”. Crea successivamente volumi puri, dinamicamente connessi, che riportano ad un’atmosfera metafisica, nel “gruppo rionale fascista Bonservizi” (ora trasformato nel Centro Universitario Sportivo) e nel vicino “Teatro dei diecimila”, distrutto nel dopoguerra. Carlo Anti, importante archeologo, divenuto rettore dell’Università, concepisce un ambizioso progetto di risistemazione e ampliamento dell’edificio centrale del Bo’, commissiona opere pittoriche con l’intento di farne una specie di museo dell’arte contemporanea (Sironi, Oppi, Funi, De Pisis, Severini), affida, attraverso un concorso nazionale, la costruzione della nuova sede della Facoltà di Lettere e Filosofia all’architetto milanese Gio Ponti. Ponti era già molto famoso come architetto, progettista di oggetti e mobili in serie, fondatore della rivista “Domus” di architettura ed arti applicate. Il Palazzo della Facoltà di Lettere ha facciata semplice, funzionale e sobria nel rapporto tra le finestre, il triplice portale e le pareti divise in senso orizzontale dall’utilizzo di materiali e colori diversi. 8 All’interno, il grande atrio a tutta altezza è una specie di piazza coperta. Sul lato sinistro una scala conduce al museo archeologico, costruendo un gioco di rampe e balaustrate che si affacciano scenograficamente sullo spazio vuoto. Le altre due pareti sono ricoperte dagli affreschi di Campigli, la cui opera viene considerata da Ponti strettamente connessa all’architettura. A. Martini viene chiamato successivamente ad eseguire per questo luogo la poderosa, antiretorica statua di “Livio solo con la storia”. Lo stesso Ponti partecipa alla ristrutturazione del palazzo del Bo’ (appartamento dei docenti, basilica, aula magna) e affresca lo scalone d’accesso al rettorato. 9 Ai piedi dello scalone A. Martini realizza, appena finita la guerra, la sua ultima opera, il “ Palinuro”, omaggio ad uno studente partigiano ucciso poche ore prima dell’arrivo in città delle truppe alleate. Proposta di scheda di valutazione n°1 L’allievo risponda alle seguenti domande: 1. Come si esplica, nell’atrio del Liviano a Padova, la connessione tra lo spazio architettonico creato da Gio Ponti e l’affresco di M. Campigli? 2. Qual è, per i firmatari del “Manifesto della pittura murale”8, la funzione dell’arte? Quale rapporto deve instaurare, secondo loro, con ”le ricerche, gli esperimenti, gli assaggi di cui tanto prolifico è stato il secolo scorso?9” Deve dare più importanza al soggetto o alla suggestione dell’ambiente, allo stile? 3. Come si può definire lo stile dell’architettura del Liviano? Come si colloca tra le due tendenze: una classicista, l’altra razionalista, che convivono nell’Italia degli anni trenta? Proposta di scheda di valutazione n°2 L’allievo risponda sinteticamente (ogni risposta circa 7 righe) alle seguenti domande: 1. Quali sono i punti salienti del “Manifesto della Pittura murale del 1933”? 2. Anti, Ponti e Campigli: come si configurano i rapporti tra committente, architetto e pittore al Liviano? 3. Quali sono i problemi tecnici e burocratici che deve affrontare Campigli nella realizzazione degli affreschi al Liviano? 8 Il Manifesto della pittura murale (firmato da Sironi, Funi, Campigli, Carrà) è pubblicato in L.Bortolon, Campigli e il suo segreto, Milano 1992 9 Ibidem 10 4. Qual è l’iconografia del Tito Livio di A. Martini e quali le vicende della sua collocazione all’interno del Liviano? 5. Quali sono gli elementi iconografici e stilistici salienti negli affreschi di Campigli al Liviano? Bibliografia per gli insegnanti C. Anti, Descrizione delle sale accademiche al Bo e al Liviano, Padova 1957 C. Anti, Ricordo di Martini. Cronistoria del Tito Livio, in “Padova e la sua provincia”, n.6 Padova 1979 S. Bettini, Campigli al Liviano, Padova 1979 O. Calabrese, Dall' espansione alla seconda guerra mondiale, in Italia moderna, Milano 1983 G. Dal Canton, Anti e l'arte contemporanea, in Carlo Anti , giornate di studio nel centenano della nascita,Trieste 1992 V. Dal Piaz, Il cantiere Università durante il rettorato di Carlo Anti in Carlo Anti, giornate di studio nel centenario della nascita,Trieste 1992 P. Fossati, Pittura e scultura tra le due guerre, in Storia dell'arte italiana II Novecento, Torino 1982 M. Isnenghi, I luoghi della cultura in II Veneto ( Storia d'Italia dall'Unità ad oggi), Torino 1984 L. Licitra Ponti,Giò Ponti: l'opera, Milano 1990 H. Mantura, P. Rosazza Ferraris, Massimo Campigli, Milano 1994 R. Pallucchini, Affreschi padovani di Massimo Campigli in Le Arti , Padova 1940 M. Universo, Giò Ponti designer, Padova 1936-1941, Bari 1989 Bibliografia per gli studenti L Gomiero, Massimo Campigli e l’affresco del Liviano, in Padova e il suo territorio n° 40, 1994 L.Gomiero, Due sculture di A. Martini all’Università di Padova, in Padova e il suo territorio n°53,1995 4.2. Modulo : L’autoritratto Destinatari : classe IV di un liceo scientifico in una località lontana non più di un’ora di treno da Venezia Occasione : mostra “Autoritratti-i volti dell’arte“, selezione di autoritratti di artisti di epoche diverse comprese tra il Quattrocento e la contemporaneità, presso palazzo Franchetti a Venezia Obiettivi : • porre gli allievi a contatto con opere d’arte di epoca diversa. • Farli riflettere sul problema dell’identità personale e sociale e sui modi di trasmissione di queste problematiche nel linguaggio artistico. • Stimolarli alla considerazione del ruolo dell’artista nelle diverse epoche storiche. Interdisciplinarità : sono coinvolte le discipline di Storia, Filosofia. 11 Tempi di attuazione : seconda metà del secondo quadrimestre. Si prevede : • una lezione introduttiva, frontale, sulle condizioni storiche e museografiche della collezione degli Uffizi • una lezione del docente di filosofia sul tema di Narciso, del doppio, dello specchio • l’effettuazione della visita alla mostra, nel tempo di una normale giornata di scuola • la collaborazione del docente di Storia per una sintesi delle epoche interessate dalla trasversalità del percorso • una lezione partecipata, che si svolga cioè in un continuo dialogo con gli allievi, stimolato e saldamente diretto dal docente • una lezione di verifica che consisterà nella compilazione di una scheda su un autoritratto (vedi scheda proposta) Contenuti : La collezione Il cardinale Leopoldo de’ Medici avvia la raccolta nel 1664 ordinando l’autoritratto a Guercino e nello stesso anno a Pietro da Cortona. Alcuni autoritratti di artisti erano già presenti nelle collezioni medicee : quello famosissimo di Raffaello era per esempio pervenuto nel 1631 per eredità dalla casata Della Rovere. Il cardinale si avvaleva di una fitta rete di agenti e corrispondenti da varie città. Gli autoritratti erano conservati nel suo appartamento al 2° piano di Palazzo Pitti. Alla sua morte, nel 1675, si potevano contare 69 autoritratti. Il granduca Cosimo III continuò ad incrementare la collezione; il suo interesse per il genere dell’autoritratto divenne noto nei principali centri culturali d’Europa e anche regnanti si prodigarono per procurargliene : Augusto di Sassonia gli regalò l’autoritratto di Cranach. La collezione fu trasferita in Galleria, in un posto d’onore, in una stanza in posizione speculare alla Tribuna del Buontalenti ove veniva esibita la Venere. Nell’ambiente venne collocata una statua del cardinale Leopoldo e il soffitto, affrescato con l’allegoria della Toscana incoronata, testimoniava la gloria dei Medici. Per far apparire gli autoritratti come una raccolta unitaria, i dipinti vennero ricondotti a due misure standard di 72x58 o 35x30 cm. mediante l’aggiunta di strisce di tela dipinta o, al contrario, il ripiegamento sul verso di parte della tela. Vennero esposti sulle pareti in quattro o cinque registri sovrapposti come testimoniato da quattro disegni eseguiti verso la metà del Settecento. Quando sul trono di Toscana salì Pietro Leopoldo di Lorena, riprese la corsa all’acquisto : venne incamerata la collezione di 112 ritratti appartenuti all’abate Paolo Pazzi. Data l’importanza e il prestigio della raccolta molti artisti cominciarono a offrire il proprio ritratto. Nella seconda metà del XIX secolo i “Ritratti dei pittori antichi e moderni dipinti da loro stessi” furono trasferiti in altre stanze della Galleria, in sei registri, come testimoniano fotografie; sul cavalletto venivano esposti i più celebri o le nuove acquisizioni, a disposizione dei copisti. Ricoverati fuori Firenze durante la seconda guerra, furono poi esposti, in numero di 175, nel corridoio vasariano, sopra Ponte Vecchio, il rimanente 12 collocato nei depositi per mancanza di spazio. Nel 1981, per le celebrazioni dei quattrocento anni della Galleria (creata all’ultimo piano dell’edificio del Vasari da Francesco I°), si progettò, ad opera della Soprintendenza, l’ampliamento della collezione con la richiesta agli artisti di donare il proprio autoritratto: alcuni risposero positivamente, altri opposero il silenzio; si istituì una commissione per valutare l’acquisizione dei dipinti, in modo da assicurare il mantenimento di un livello di qualità. Lo storico Antonio Natali, ora direttore della Galleria, annota che punto di riferimento a ogni acquisizione era e rimane la convinzione che questa sia “una collezione (…) che non ha mai imposto limiti né di misura né d’espressione a coloro che meritassero di venirne a far parte. E tanto meno potrebbe farlo oggi che l’operatività artistica ha connotati che non sono neppure più codificabili. Se si dovesse però dire d’un carattere che la collezione fiorentina auspica pei lavori che assume, credo che si dovrebbe riconoscerlo nell’esemplarità che l’opera stessa sia in grado d’esibire al cospetto della produzione e dello stile del suo autore”.10Recentemente è stata incamerata la collezione di Raimondo Rezzonico, collezionista ticinese, che comprende 297 autoritratti di maestri del Novecento italiani e stranieri. Attualmente sono censiti 1630 autoritratti, tanto che si auspica la costituzione di una Galleria nazionale di ritratti. Raffaello,Autoritratto,Galleria degli Uffizi Il genere dell’autoritratto Antonio Paolucci così analizza la specificità di questo genere:” Ma che cosa succede quando il pittore ritrae se stesso? Valgono naturalmente i caratteri validi per il ritratto che dovrà quindi essere somigliante, psicologicamente e spiritualmente persuasivo, efficacemente inserito nella cornice sociale e culturale di una realtà storica precisa. Con un elemento in più, tuttavia, perché il pittore, quando ritrae se stesso, mette in luce il suo stile, dà immagine alla sua idea dell’arte. (…) Collezionava immagini di personaggi più o meno famosi, più o meno meritevoli di memoria e di onore, il cardinal Leopoldo, ma collezionava anche stili, tendenze, modi diversi di fare arte e di concepire l’arte. In sostanza il cardinale aveva capito che, quando il pittore ci consegna la sua immagine, ci consegna stile, idee estetiche, concezione dell’arte, visione del mondo. A volte il messaggio è trasmesso con sagace allusiva discrezione, più spesso però è conclamato, è esibito con oltranza, persino con una certa dose di ingenuità”11 10 11 A.Natali, L’autoritratto di Michelangelo Pistoletto,in Gli Uffizi. Studi e ricerche,Firenze 1995 A. Paolucci, Autoritratti degli Uffizi: il cardinale e lo specchio di Narciso, in Autoritratti,Milano 2007 13 Giuseppe Penone, Rovesciare i propri occhi, Autoritratto con lenti a contatto d’oro La posizione sociale dell’artista Tranne rarissime eccezioni ( Vuolvino nell’altare di S. Ambrogio, Wiligelmo nei rilievi della facciata del Duomo di Modena) non esistono autoritratti degli artisti medievali. Introiettando l’opinione dei loro contemporanei gli artisti non si consideravano individui particolarmente dotati rispetto ad altri artigiani. “L’autoritratto emerse come genere quando l’artista assunse una nuova consapevolezza del proprio ruolo. Non a caso ciò accadde più o meno contemporaneamente al momento in cui le opere iniziarono a venire firmate: fu questo il sintomo della nascita di un concetto di autore tale da porre l’artista come un interprete privilegiato del mondo, quasi un profeta la cui opera manuale passava in second’ordine rispetto alla sua capacità di ideare.(…) Alle soglie dell’Umanesimo iniziò in Occidente quel fermento che diede i suoi frutti maggiori nella rivoluzione scientifica e nei vasti cambiamenti di vita che da quella sono poi derivati. L’enfasi sull’idea di originalità, la cui premessa risiede nella libertà di pensiero e nell’eccezionalità dell’individuo che propone le nuove idee, è aumentata in maniera esponenziale con il crescere della domanda di innovazioni nel mondo protocapitalista, dapprima, industriale e postindustriale poi.(…) L’artista, quando ormai tale concetto si è affermato da tempo, si propone ora pieno della sua dignità, ora in crisi come chi cerchi tra mille frammenti la centralità perduta del suo io. Una crisi, anche questa, parallela a quella dell’identità dell’uomo reso moderno dalle rivoluzioni di cui si parlava sopra.12 Bibliografia per l’insegnante Rudolf e Margot Wittkower, Nati sotto Saturno, Torino 1968 A.Conti, L’evoluzione dell’artista,in Storia dell’arte italiana,vol. II, Torino 1979 F.Kris,O.Kurz, La leggenda dell’artista,Torino 1980 A.Vettese, Artisti si diventa,Roma 1998 Autoritratti – i volti dell’arte – dalla collezione degli Uffizi,Milano 2007-02-27 Bibliografia per gli studenti G.Dorfles,A.Vettese, Arti Visive, il Novecento –percorsi tematici, Bergamo 2000 Si propone per gli allievi la seguente scheda di lettura: 12 G. Dorfles, A. Vettese, Arti Visive, il Novecento, Bergamo 2000 14 Nome Cognome Scheda dell'opera di pittura 1.Autore (certo, attribuito, ignoto) 2 Titolo 3. Collocazione (originale/attuale) 4. Datazione (certa-probabile-presunta) 5. Committente 6. Dati tecnici a. tecnica e materiali usati (ad es. olio su tela) b. stato di conservazione ed eventuali interventi di restauro 7. Breve descrizione ( 20 – 30 parole al massimo) 8. Lettura dell’opera a.composizione b.spazio c.uso della luce d.uso del colore e.altro 9. Analisi storico-critica 10. Eventuali osservazioni personali 15 4.3 Modulo : Un artista contemporaneo : James Turrell Destinatari : classe III Liceo classico a Venezia Occasione : nel prossimo mese di ottobre verrà conferita a James Turrell la laurea honoris causa in architettura dallo IUAV di Venezia e per l’occasione sarà allestita una mostra sull’ultima opera, ancora in fieri, dell’artista : la rielaborazione dell’interno del cratere di un vulcano spento che si trova nel deserto dell’ Arizona. Obiettivi : • presentare agli allievi un affascinante artista per suscitare la loro curiosità intellettuale nei confronti dell’arte contemporanea, la cui tematica non viene solitamente trattata in maniera sistematica, per la scarsità delle ore disponibili, nel Liceo classico. • Constatare come Turrell affronti con il linguaggio dell’arte il problema impellente dell’ecologia, del rapporto dell’uomo con la natura • Collaborare, creando un modulo pluridisciplinare, con docenti di altre discipline (Lettere italiane, Filosofia, Scienze, Inglese) anche per rafforzare l’importanza di Storia dell’arte nel curricolo del Liceo classico. Tappe di esecuzione del progetto : • Una lezione introduttiva sull’opera di Turrell mediante l’ausilio di Power Point • Una lezione nell’aula informatica in cui gli allievi saranno invitati, sotto la guida del docente, a reperire materiale, attraverso i siti Internet, sull’artista • Visita alla mostra allestita presso l’Istituto Universitario di Architettura • Incontro con l’artista o in occasione del conferimento della laurea o, se possibile, invitandolo presso la sede della scuola • Lezione in forma di dialogo con gli studenti sull’esperienza della visita, per la condivisione di osservazioni ed emozioni e il consolidamento di quanto appreso • Prova di verifica a domande aperte • Preparazione di una visita a Villa Litta, a Varese,divenuta di proprietà del Fai, dove è ospitata la collezione di arte contemporanea di Panza di Biumo. Presso questa collezione è presente un’opera di Turrell e alcune altre di artisti che si possono collegare alla sua poetica Valutazione : la valutazione degli studenti si comporrà, in itinere, tenendo conto dell’interesse e della partecipazione, si baserà poi sull’esito della prova di verifica a domande aperte; infine gli studenti dovranno produrre, in relazione alla visita alla collezione Panza di Biumo, un elaborato che potrà consistere in un componimento in prosa, in una poesia, in una o più fotografie, in un Power Point. Questi elaborati, valutati all’interno della disciplina di Storia dell’arte, saranno poi giudicati dal gruppo di docenti che collaborano al progetto e si troverà il modo di valorizzare i migliori con menzioni e pubblicizzazione all’interno della scuola. Pluridisciplinarità : il docente di Inglese interverrà in relazione all’utilizzo della lingua straniera nei siti consultati e per collaborare all’inserimento dell’artista nella realtà intellettuale 16 e sociale degli Stati Uniti. Il docente di Lettere italiane potrà introdurre scrittori e letterati vicini alla poetica di Turrell. Il docente di Scienze interverrà per quanto riguarda l’archeoastronomia e le tematiche ecologiste che sono parte del linguaggio dell’artista. Il docente di Filosofia contribuirà a focalizzare le categorie estetiche attraverso le quali si realizza il messaggio esistenziale di Turrell Contenuti : James Turrell, nato nel 1943, è un esponente dell’arte ambientale. Una direzione della sua ricerca è la percezione straniante di ambienti chiusi in cui un particolare uso della luce colorata, in contrapposizione a quella dominante nel resto della stanza o al buio assoluto, aggiunge spazio illusorio in modo misterioso e suggestivo. Installazione: The Inner Way In un intervento a villa Litta, a Varese, per il collezionista Giuseppe Panza di Biumo, Turrell ha aperto il soffitto di una stanza completamente vuota e bianca, illuminata da luce fluorescente, riquadrando l’apertura con quella che appare come una bianca cornice che codifica l’immagine del cielo come un dipinto. Nella assoluta mancanza di stimoli che distraggano, il visitatore viene condotto a concentrarsi sulla porzione di cielo e a immergersi nelle sensazioni prodotte dalle forme mutevoli delle nuvole e/o dai colori, dalla luce e dal buio. Nel 1972, dopo una lunga ricerca, sorvolando in aereo il Painted Desert, nel Nord dell’Arizona, individuò un luogo con cui porsi in relazione: il Roden Crater, un cratere spento di origine vulcanica. Da allora l’artista continua a lavorare nelle viscere della terra creando una installazione – osservatorio. Roden Crater: veduta esterna L’impresa sta per essere terminata: Turrell ha organizzato una rete sotterranea di gallerie e di sale dalle quali i visitatori potranno osservare il cielo, con tunnel che funzioneranno come camere oscure per ingrandire le immagini del sole e della luna. Un tunnel lungo 315 metri 17 conduce ad una stanza in cui si trova un monolite nero: nel monolite è incastonato un disco bianco su cui si proietta la luce della luna. Il Roden Crater appare come una Stonehenge contemporanea introiettata nella terra. Turrell ha condotto studi di archeoastronomia e ha progettato un’opera che è già “un relitto” perché la posizione degli astri in futuro sarà diversa; alcune installazioni sono viceversa programmate per acquisire “senso” tra 1500-2000 anni. Attraverso il contatto con la natura e l’immersione nel silenzio, l’esperienza di percezione visiva estetica tende a divenire esperienza spirituale. Roden Crater veduta dell’interno Bibliografia per il docente Arte Anni Sessanta e Settanta, Milano 1988 Arte ambientale, Torino 1993 Per gli allievi Siti Web specifici 18 Esercitazioni da inserire nel Forum 1) Si prendano in esame almeno due dei moduli proposti, mettendo in evidenza punti di forza e di debolezza. Si propongano eventuali varianti. 2) Dopo aver focalizzato un elemento (monumento, campiello, calle..) del percorso urbano che inizia dalla stazione ferroviaria di Venezia per concludersi a Ca’ Franchetti (sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti), se ne proponga una breve lettura storico-critica. Tale elemento dovrà apparire inserito in un modulo didattico di cui si produrrà lo schema. Esempi : La scuola di S. Rocco inserita in un modulo che abbia per tema le confraternite religiose nel Rinascimento; il ponte degli Scalzi inserito in un modulo che tratti della funzione urbana del Canal Grande e dei ponti che l’attraversano. L’itinerario, che percorreremo durante la lezione in presenza il 15 marzo, si svolgerà dalla stazione ferroviaria a Ca’ Franchetti, passando per il ponte degli Scalzi, la chiesa di S.Simeone piccolo, il Campo San Rocco (dietro la chiesa dei Frari), il ponte dell’Accademia. Ca’ Franchetti si trova subito al di là del ponte dell’Accademia. Per verificare i luoghi dell’itinerario potete consultare: http://www2.comune.venezia.it/mappacomune/ 19