n.12dicembre 2007

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n.12dicembre 2007
PROVINCIA AUTONOMA
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Rivista della scuola in Trentino
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n.12 dicembre 2007
SOMMARIO
DIDASCALIE
Rivista della scuola in Trentino
Periodico mensile
Anno XV, numero 12 dicembre 2007
Rivista promossa dalla
Provincia Autonoma di Trento
(L. P. 3 maggio 1990, n.15, art. 22)
Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 745
dell’11.1.1992
Direttore responsabile:
Alberto Faustini
Coordinatore:
Mario Caroli
E-mail: [email protected]
In redazione:
Monica Antoniolli
Micaela Romagna
Manuela Saltori (segreteria)
la notizia/Debiti: dopo la delibera le scuole si organizzano
1
provincia/Delibere: La via trentina al recupero
2-3
provincia/il presidente: Liberi e autonomi
4-5
provincia/la riflessione: La sfida: scuola trentina protagonista
6-7
colori in classe/Viterbo: CEM, tecnologie ed educazione
8-9
colori in classe/Olanda: s’Hertogenbosch
10-11
colori in classe/Scuola infanzia provinciale Levico: Fare insieme 12-14
colori in classe/Ist. “don Milani-Depero” Rovereto, Il centro:
colori in classe/Dieci anni per l’integrazione
17-18
Formazione professionale
Il punto sui “quarti anni”: un libro e un convegno
In questo numero:
Carlo Andreatta, Katia Angeli, Monica Antoniolli, Silvia
Berni, Marialisa Biasi, Tullio Campana, Danilo Camizzi, Mario Caroli, Roberto Ceccato, Catia Civettini, Patrizia Cheluci, Lorenza Corradini, Mauro Frisanco, Mariapia Coppola, Mariella Dallasega, Beatrice de Gerloni,
Lorenzo Dellai, Patrizia Di Gloria, Renato Fasano, Gabriella Franceschini, Irene Gritti, Crescenzo Latino, Laura
Lutteri, Giadomenico Magalotti, Maria Teresa Marostica,
Annamaria Martorana, Livia Martorana, Anna Mattedi,
Alessandra Mesaroli, Marina Morello, Anna Paola Mosca,
Franca Pagnozzi, Lucia Raffaelli, Giuliana Scarpa, Susy
Severi, Giorgia Sossass, Franco Vanin, Corrado Zanetti.
Insegnanti scuola dell’Infanzia provinciale di Levico.
Migranti don Milani: Irina, Nadia, Viviana, Dominika,
Mhayun, Maryam, Cai Ling.
Redazione: Via Gilli 3,
38100 Trento
tel. 0461/497268 - 70
fax 0461/497267
Realizzazione e Stampa
Litografia Effe e Erre - Trento
Per richiedere la rivista Didascalie
telefonare o mandare un fax o scrivere a:
Redazione Didascalie,
Palazzo Istruzione via Gilli, 3 – 38100 Trento
E-mail: [email protected]
Didascalie è stampata su carta
ecologica, sbiancata senza cloro
Le foto di questo numero sono di:
archivio Didascalie, ufficio stampa
Provincia autonoma Trento,
fornite dai diretti interessati
PROVINCIA AUTONOMA
DI TRENTO
Il punto
Il servizio
L’analisi
L’incontro
La vetrina
Inserto a cura di: Mario Caroli
Interventi: Monica Antoniolli, Mario Caroli, Roberto Ceccato, Mauro
Frisanco, Laura Lutteri, Corrado Zanetti
Inserto 19-30
dalle scuole/I.C. J. Amos Comenius Cognola:
dalle scuole/AGEBI, genitori per educazione bilingue
31
senza frontiere/I.C. Vigolo Vattaro: Gemellaggio con la Tanzania
senza frontiereWatu na msitu
32-35
senza frontiereChita e Ikule
36-37
dentro le scuole paritarie
/LIA Rovereto: Anoressia, gli studenti ne parlano
38-39
/Scuola infanzia equiparata Villamontagna: Divento vento 40-41
/Istituto salesiano S. Croce Primiero: In Brasile
42-43
segnaliamo/L’annuario: Iti “Marconi” Rovereto
44
segnaliamo/L’annuario: Liceo “A. Rosmini” Rovereto 45
segnaliamo/La recensione: Per Eirene, guida su Pace e Diritti umani 46
offerta varia/Il Premio: Ambiente, riconoscimento agli studenti
47
la scuola al museo/Museo degli usi e costumi della gente trentina
la scuola al museo/S. Michele a/A: Percorsi
e
48-terza di copertina
università/Il Master: Insegnanti ricercatori
scuole dell’in
quarta di copertina
didascalie
Rivista della scuola in Trentino
12
n.
dicembre 2007
il dossier
il convegno
il servizio
l’analisi
l’incontro
la vetrina
FORMAZI
Il punto sui
AUT DR/CB Centrale/PTMagazine EDITORI/213/2006
08/02/2006
n.12 dicembre
n.12 dicembre 2007
ONALE
ONE PROFESSI
e un convegno
“quarti anni”:
un libro
di: Mario Caroli
Corrado Zanetti
Inserto a cura
Laura Lutteri,
di:
Mauro Frisanco,
Interventi
Roberto Ceccato,
Mario Caroli,
2007
1
In copertina in alto: bambini delle scuole in Tanzania coinvolti nel gemellaggio con
l’Istituto comprensivo di Vigolo Vattaro (vedi servizio pp 32- 37); a destra, sempre in
alto, la copertina de i due Annuari recensiti nello spazio del Segnaliamo (pp. 44-45);
in basso, la copertina dell’inserto interno su “Formazione professionale: il punto sui
quarti anni” (vedi pp. 19-30)
n.12 dicembre 2007
LA NOTIZIA
RECUPERO
Scelta una metodologia più esigente
Nella seduta di venerdì 11 gennaio 2008 la Giunta provinciale ha approvato la delibera proposta dal Presidente, Lorenzo Dellai, con poche modifiche tecniche alla direttiva approvata venerdì 21 dicembre 2007. Si
tratta di alcune osservazioni emerse dal confronto degli ultimi giorni e che tendono a rafforzare la serietà ed
il rigore della proposta precedentemente approvata. In questi giorni viene trasmessa a tutte le istituzioni scolastiche la direttiva nella versione definitiva in modo tale che si possano attivare tutti gli interventi necessari ad assicurare il successo formativo degli studenti. La delibera approvata nella seduta odierna, così come la
direttiva approvata il 21 dicembre 2007 si possono consultare e scaricare nella versione integrale sul portale
della scuola trentina www.vivoscuola.it
Stessa finalità per strada diversa
Abbiamo volutamente ritardato la chiusura del numero di Didascalie per inserire la decisione definitiva della Giunta sul cosiddetto “recupero dei debiti formativi” con le modifiche alla prima delibera del 21 dicembre
2007, che conteneva la direttiva vera e propria. Le modifiche non cambiano né la filosofia né il senso complessivo della prima delibera, ma aggiungono qualche elemento di certezza sulla scelta “rigorosa e seria” fatta in provincia di Trento, che - come ha ripetutamente affermato Dellai anche nell’ultima conferenza stampa dopo la
giunta dell’11 gennaio 2008 - condivide pienamente lo stesso obiettivo e la stessa preoccupazione del Ministro
Fioroni di far recuperare il deficit formativo ai ragazzi, ma ha scelto una strada diversa, con una metodologia
più esigente perché concede all’inizio più fiducia allo studente e per un periodo più lungo di tempo, così come
chiede più responsabilità alla scuola, ma esclusivamente per tirar fuori i talenti e portare tutti i ragazzi al successo formativo (che, peraltro, in Trentino registra da tempo dati ben più lusinghieri delle percentuali nazionali).
Le modifiche tecniche
Tornando all’ultima delibera dell’11 gennaio 2008, Dellai ha confermato di aver recepito alcune delle osservazioni emerse dal confronto. Nel pomeriggio precedente aveva incontrato anche il Consiglio provinciale dell’istruzione ed aveva registrato ampie convergenze sulla scelta, accanto a qualche parere contrario. La stessa
presidente Lucia Coppola aveva precisato “di avere prima individuato attraverso la stampa una sorta di contrapposizione tra scelta nazionale rigorosa e scelta trentina più accomodante” e di aver approfondito i contenuti condividendoli perché pongono al centro la relazione con gli studenti e li accompagnano meglio verso il superamento delle carenze.
Le modifiche approvate:
– Tra gli elementi di valutazione negativa che il consiglio di classe dovrà considerare per la promozione o bocciatura alla fine dell’anno scolastico successivo, oltre alla mancata frequenza del corso di recupero e alla
mancanza d’impegno personale dello studente nella stesso, viene inserito anche “il mancato raggiungimento degli obiettivi formativi”. Viene in tal senso precisato che le azioni di recupero vanno comunque accompagnate da una reale verifica del raggiungimento degli obiettivi formativi, anche in termini di non ammissione alla classe successiva.
– Per poter essere ammessi all’esame di stato, a partire dall’a. s. 2008/2009 e in conformità con la previsione
delle normative nazionali, gli studenti dovranno avere conseguito, in sede di scrutinio, una valutazione complessivamente positiva.
Viene comunque confermata la serietà e il rigore della proposta provinciale, che si concretizza con:
• l'attenzione centrata sullo studente nell'ottica del successo formativo e la responsabilizzazione dei singoli istituti scolastici nella loro piena autonomia;
• l'obbligatorietà per le singole scuole di attivare corsi di recupero;
• l'obbligatorietà per lo studente di frequentarli con impegno;
• l'obbligatorietà di una verifica finale.
Mario Caroli
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PROVINCIA
la delibera
DEBITI
La via trentina al recupero
Approvata nella seduta del 21 dicembre 2007
dalla Giunta la delibera proposta dal presidente
Lorenzo Dellai, che ha aperto un confronto con
tutti i soggetti interessati su “un percorso innovativo sul recupero dei debiti formativi, con al centro lo studente e la qualità della scuola trentina;
gli alunni ‘accompagnati’ dagli insegnanti, dalle
famiglie e dalle scuole autonome.”
Il comunicato ufficiale
Nella seduta odierna la Giunta provinciale ha approvato la delibera proposta dal presidente Lorenzo Dellai e ha contestualmente deciso di avviare un
confronto con le parti sociali e il mondo della scuola, che contiene le direttive per la valutazione degli
studenti e l’attuazione degli interventi per favorire il successo formativo negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado. “La scuola trentina ha da oggi uno strumento in più da usare bene,
ma dobbiamo sconfiggere la paura di essere autonomi nel progettare e sviluppare la scuola trentina.
Non manchiamo di rispetto a nessun sacro principio di unità nazionale se, rispettando i principi costituzionali, costruiamo un modello di scuola che
va bene per noi e che offriamo anche come laboratorio sperimentale al resto del paese”. Così il presidente Dellai ha commentato il contenuto della delibera approvata dalla Giunta, allontanando ogni
sospetto di chiusura provincialistica o di differenziazione forzata dalle scelte nazionali sul ripristino
degli esami di riparazione a settembre.
La legittimazione
giuridica e normativa
Il quadro giuridico nazionale
La normativa nazionale (art. 193 T.U. 297 - 1994)
disciplina la materia della valutazione stabilendo
che i voti di profitto e condotta degli alunni per
la promozione o meno alle classi successive vengono deliberati dal consiglio di classe al termine delle lezioni; in seguito Legge n. 352/95 ha abolito gli
esami di riparazione e previsto interventi di recupero per gli studenti che non raggiungono la sufficienza. Tutta la materia della valutazione è stata
infine ricondotta nel regolamento sull’autonomia
scolastica. Di recente Il Ministro della P.I. con propria ordinanza ha voluto disciplinare in termini innovativi l’attività di recupero dei debiti formativi,
come atto d’indirizzo di competenza del governo.
In tale atto si stabilisce che in caso di debiti accertati al termine dell’anno scolastico il giudizio di
promozione/non ammissione viene sospeso e vengono attivate iniziative di recupero da svolgersi entro il 31 agosto. Una verifica finale prima dell’inizio del nuovo anno scolastico accerterà il recupero
del debito e determinerà su responsabilità del Consiglio di classe la non ammissione alla classe successiva o la promozione.
A livello provinciale
Anche per la Provincia autonoma di Trento la legge n. 352/95 resta punto di partenza, tenendo
conto che la stessa ha trovato attuazione nell’ambito del nostro regolamento dell’autonomia scolastica (1999), che rimane riferimento obbligato in
assenza del regolamento sulla valutazione applicativo della legge provinciale di riforma n. 5/2006.
La Giunta provinciale, in tale cornice può emanare attraverso una propria deliberazione direttive
e indirizzi sulla valutazione degli studenti, al fine
di adottare criteri univoci sul territorio provinciale. Ciò in virtù della potestà autonomistica che ha
trasferito l’esercizio di tutte le funzioni dallo Stato
alla Provincia autonoma in materia di istruzione.
Il contenuto della delibera
L’organizzazione per il recupero dei debiti formativi
• A giugno: ci saranno promossi e bocciati. Per chi
è stato promosso pur avendo "debiti": il dirigente informa l'alunno e la famiglia della situazione reale e nel contempo comunica che deve frequentare obbligatoriamente un corso di recupero
organizzato dalla scuola entro il mese di settembre. Alla comunicazione viene allegata una nota
del docente della materia interessata con le carenze da colmare e le indicazioni di lavoro.
• Durante i mesi estivi lo studente si prepara con
studio individuale sulla base delle indicazioni ricevute dal docente.
• Entro settembre si svolge il corso di recupero,
alla fine del quale ci sarà una verifica.
• Sulla base dell'esito della verifica il docente formula un giudizio analitico, che mette in evidenza i risultati raggiunti ed eventuali carenze ancora da colmare.
• Il giudizio viene comunicato allo studente e alla
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famiglia e serve al docente per impostare eventuali ulteriori azioni per un recupero durante il
nuovo anno scolastico.
• Sarà in ogni caso il singolo istituto, nel pieno
esercizio della propria autonomia, a definire
l'applicazione operativa dell'attività di recupero,
all'interno della cornice indicata nella delibera.
Una proposta seria e di qualità
Il sistema dei debiti formativi e del loro superamento con corsi di recupero è stato posto nel 1995
da una legge nazionale che ha poi abolito gli esami di riparazione: il principio sotteso è la promozione a giugno anche degli studenti che non hanno
raggiunto la sufficienza in alcune discipline sulla
base di una valutazione complessiva dello studente
e della fiducia del recupero.
Un atto di fiducia verso lo studente e contestualmente un impegno da parte della scuola ad erogargli un servizio per aiutarlo a superare le lacune rilevate.
L’anello debole di tale soluzione: i corsi di recupero non sono stati sempre garantiti e svolti.
La scuola trentina ha retto meglio (nel 2006/07 da
noi il 65% di studenti hanno recuperato, a livello
nazionale solo il 24%).
La legge provinciale 5/2006 pone in modo chiaro
la priorità del successo scolastico per tutti gli studenti e del tasso zero nella dispersione scolastica.
Diventa perciò essenziale dare una risposta efficace
anche a quel 35% di studenti che ancora non recupera i debiti.
Come? Non reintroducendo l’esame di riparazione, ma potenziando la qualità del servizio.
La proposta provinciale
Mette al centro lo studente e lo accompagna lungo tutto il percorso di apprendimento, basato sulla
motivazione, condivisione e dialogo educativo.
Responsabilizza e chiama in causa tutti i protagonisti:
la scuola (che deve erogare maggiore servizio attraverso il corso di recupero e non ha alibi per commissionarlo ad esterni);
lo studente (che ha l’obbligo di frequentare il corso
e di accompagnarlo con lo studio individuale anche durante la pausa estiva);
la famiglia (che deve vigilare affinché lo studente
faccia la sua parte).
Il percorso di aiuto allo studente dura tutto l’anno
e si articola in:
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interventi di sostegno (che possono
essere attivati in
qualsiasi momento dell’anno scolastico e hanno la
funzione di prevenire il mancato apprendimento);
interventi di recupero (che vengono
attivati obbligatoriamente dopo gli
scrutini intermedi
e finali ed hanno lo scopo di rimettere lo studente
alla pari con la classe);
La verifica finale: Alla fine del corso di recupero
è prevista una prova di verifica con finalità formative e orientative. Non sanziona il risultato, ma la
mancata frequenza del corso di recupero o il mancato impegno. Se nonostante l’impegno di docente e studente i risultati sono ancora inadeguati si
attivano ulteriori interventi formativi o si valuta,
insieme allo studente e alla famiglia, l’opportunità di un riorientamento. In ogni caso se ne terrà
conto per la promozione o bocciatura alla fine del
nuovo anno scolastico.
Accompagna tutti gli studenti con pari opportunità e pone le basi per il successo formativo di tutti (l’insuccesso scolastico è ancora molto legato al
reddito e al titolo di studio dei genitori);
È coerente con il percorso fatto dalla scuola trentina negli ultimi anni: sforzo di miglioramento
dei processi di insegnamento apprendimento sulla base degli esiti della valutazione di istituto e di
sistema.
È più efficace sul piano organizzativo:
• Lo scrutinio finale a giugno con soli "promossi
o bocciati" consente di formare le classi, definire
gli organici e assegnare i docenti in tempo utile
per l’inizio regolare del nuovo anno scolastico (un
punto di eccellenza del sistema scolastico trentino che va assolutamente salvaguardato);
• I corsi di recupero a settembre hanno maggiore
probabilità di essere efficaci perché i docenti e
gli studenti sono più riposati e presumibilmente
più motivati;
• I progetti estivi di studenti e famiglie non vengono
sconvolti (non va trascurato che molti studenti
durante l’estate vanno all’estero per migliorare le
lingue, partecipano a iniziative di volontariato,
fanno le prime utili esperienze lavorative).
(m.c.)
il presidente
LIBERI E AUTONOMI
Messaggio ai presidi prima della delibera
Il 20 dicembre 2007 alle 12, nel piano interrato del palazzo della
Provincia autonoma in piazza Dante, i dirigenti scolastici sono stati convocati per i tradizionali auguri natalizi. Oltre a quella di Natale, però, in ballo c’era un’altra “vigilia”, quella della delibera sui debiti formativi, approvata poi il giorno dopo, venerdì 21 dicembre (vedi
pagine precedenti). Gli auguri ci sono stati, da parte del dirigente generale del Dipartimento, Carlo Basani, e da parte del presidente, Lorenzo Dellai. Ma c’è stata anche l’occasione per parlare anche d’altro.
Riportiamo qui di seguito, dal discorso del presidente, la parte legata alla delibera in questione e, più in generale, al modo di intendere
l’autonomia speciale nella scuola.
Pericolo mortale
per la scuola:
il conformismo passivo
Una cosa dobbiamo temere come
la morte, la paura di essere liberi
e autonomi nel progettare la scuola trentina. Ho letto anche in questi giorni accenni sulla stampa che
tradiscono questa paura di essere
liberi e autonomi ed io penso che
questo sia il pericolo mortale che
abbiamo nel campo della scuola;
anche in altri campi, solo che se in
altri campi possiamo dire che poi
correggeremo qualche errore fatto, nel campo della scuola, invece, questo non ce lo possiamo permettere.
Non dobbiamo avere paura di essere autonomi, non manchiamo di
rispetto a nessun sacro principio
di unità nazionale se, rispettando i
principi costituzionali, costruiamo
un modello di scuola che va bene
per noi e che offriamo anche come
laboratorio sperimentale al resto
del nostro Paese.
Via la cultura
delle circolari
Leviamoci dalla testa la cultura delle circolari, la cultura di un modello di scuola che vede il ministero
che dice, il ministero che propone,
il ministero che fa...: noi dobbiamo rispondere alle leggi, alla costituzione italiana e soprattutto alla
mission che abbiamo ricevuto nella nostra comunità, quella di tirar
fuori i talenti dei nostri ragazzi nel
migliore dei modi.
Aggiungo, come Governo provinciale, che questo lo dobbiamo fare
assumendoci delle responsabilità
anche su scelte sulle quali possiamo registrare opinioni diverse da
parte di organizzazioni importanti
del mondo della scuola.
Confronto coi sindacati,
ma rispetto dei ruoli
Con i sindacati ho l’obbligo e il
piacere di concertare ciò che va
concertato per quanto riguarda le
questioni sindacali, ho il dovere
naturalmente di confrontarmi anche su questioni non strettamente
sindacali, che però abbiano a che
vedere col buon andamento della
vita professionale degli insegnanti; ma non credo che sulle scelte che riguardano, per esempio, le
procedure per la valutazione degli
studenti e gli esami di riparazione
reintrodotti dal Governo io abbia
l’obbligo di concertazione sindacale, perché bisogna che in questo
sistema ciascuno si assuma le responsabilità in base al proprio ruolo e ne risponda poi in prima persona.
Collaborazione attiva
coi dirigenti scolastici
La Giunta provinciale ha la responsabilità di decidere, ma prima
i miei collaboratori hanno chiesto
l’opinione ai presidi delle scuole
superiori su questa idea che stava
maturando dentro i nostri uffici…: per la verità, ci aspettavamo
delle risposte dirette e invece le abbiamo lette sui giornali, ma questo fa parte di un certo clima, di
un certo metodo e siamo finiti sui
giornali prima che la Giunta provinciale avesse potuto esaminare la
proposta. Contavamo sulla riservatezza evidentemente, invece abbiamo capito che d’ora in poi potremo discutere con i presidi solo
di cose già decise perché diversamente ci ritroviamo le proposte sui
giornali e poi il confronto diventa molto più difficile, perché ci costringe, come in questo caso, a rincorrere dietrologie, a rispiegare le
cose, a ribadidre che noi abbiamo
chiesto delle opinioni e che per noi
le opinioni che raccogliamo sono
tutte preziose, quelle dei presidi,
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dei sindacati, dei parlamentari, dei
membri del governo..., ma alla fine
decideremo e decideremo in assoluta responsabilità.
Una scuola seria
e rigorosa
al servizio degli studenti
e non viceversa
Nel merito della questione, per
quanto mi riguarda, stiamo cercando di trovare un modo per fare
una scuola che sia certamente seria e rigorosa, ma non ipocrita da
pensare che un ragazzo che non ha
maturato competenze nel corso di
un intero anno le possa maturare
in due settimane o con un esamino
fatto tra agosto e settembre. E magari pensare che così si possa risolvere la questione mettendoci tutti
il cuore in pace.
Penso, invece, che se noi troveremo, e sono certo che la troveremo,
una metodologia altrettanto seria ma un po’ meno ipocrita e più
impegnativa per noi, per gli insegnanti e per i presidi, decideremo
in questo senso nel rispetto assoluto di chi non è d’accordo, ma nella convinzione che in questo modo
forse costruiremo un percorso molto più favorevole alla crescita delle
competenze dei nostri ragazzi, perché è vero che la scuola esiste per
gli studenti e per i ragazzi e non il
contrario. Quindi di fronte a deficit formativi noi dobbiamo dare
un di più di formazione e dobbiamo fare ogni sforzo perché la verifica, che comunque ci deve essere
con le sue sanzioni positive o negative, possa avvenire nel momento in cui i talenti dei ragazzi siano
stati coltivati fino in fondo e nel
migliore dei modi, nel rispetto di
tempi adeguati e delle attitudini di
ciascuno.
I presidi non sono
plenipotenziari
teleguidati dalla
burocrazia provinciale
Questo è il mio modo personale e quello dei miei collaboratori di concepire l’autonomia della
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provincia nell’ambito della scuola.
Quello che conta è lavorare insieme con un certo spirito anche di
franchezza e noi non abbiamo mai
pensato di avere nei presidi dei plenipotenziari teleguidati dalla burocrazia provinciale, siamo felicissimi quando possiamo essere messi
di fronte ad un contraddittorio di
opinioni diverse, quello che conta
è che tutti quanti noi siamo consapevoli che apparteniamo e serviamo la medesima istituzione che si
chiama scuola trentina, che ha già
raggiunto delle performances particolarmente positive sulle quali,
però, dobbiamo lavorare perché si
possano rafforzare e crescere ulteriormente.
Gli strumenti ce li abbiamo, la volontà pure, dobbiamo darci un
metodo forse un po’ più fluido al
nostro interno perché ognuno si
senta parte del disegno, rispettando i ruoli degli altri ma condividendo fino in fondo la medesima
mission.
Inquieti,
ma liberi e creativi
Per queste ragioni vi ringrazio di
nuovo, vi chiedo di continuare a
fare con libertà e senso di responsabilità ovviamente il vostro lavoro importante in questo settore,
di trasmettere anche questo nostro augurio ai vostri collaboratori e a tutte le persone che lavorano da dentro il mondo della scuola
trentina. Un augurio alla scuola in
tutte le sue varie articolazioni: la
scuola, la formazione professionale, la scuola a carattere statale/provinciale, la scuola a carattere paritario, insomma a tutto il mondo
della scuola trentina senza aggettivi e senza distinzioni.
A questo mondo rivolgiamo naturalmente un agurio cordialissimo e
assicuriamo il nostro impegno assoluto, chiediamo comprensione
se qualche passaggio è sbagliato o
se lo ritenete improprio.
Penso che possiamo dire che anche
per quest’anno il lavoro che abbiamo fatto è buono, possiamo vivere il Natale con serenità, però anche con inquietudine. Ho sentito
in questi giorni che giustamente
qualcuno ha detto “basta con questa storia del Natale sereno, oggi
bisogna essere inquieti non sereni”. È vero ed è giusto così, bisogna che siamo inquieti, evangelicamente vorrei aggiungere, perché
sono tante le aspettative che le persone hanno verso le istituzioni,
istituzioni politiche ma anche istituzioni scolastiche. Sono talmente esigenti, queste aspettative, che
non ci fanno essere che inquieti,
ma penso che l’inquietudine sia
l’attitudine migliore per tirar fuori
cose nuove, superando la comodità
di riprendere schemi assolutamente consunti e fotocopiati, creando
invece delle cose nuove, praticando percorsi nuovi.
Facendo così si può anche sbagliare, l’importante è farlo in buona
fede.
Tanti auguri di buon Natale a voi e
alle vostre famiglie.
la riflessione
LA SFIDA
Scuola trentina protagonista
Il D.M. n. 80 del 3 ottobre 2007 ha ri-disciplinato la materia dei
debiti formativi introducendo una data certa entro la quale vanno
saldati, pena la ripetizione dell’anno scolastico. Dai media il provvedimento è stato presentato, correttamente, come un ritorno agli
esami di riparazione aboliti nel 1995, anche se il ministro si è affannato a chiarire che non era questa la sua intenzione. Al ministro va
dato atto, però, che così affronta un problema reale: l’attuale sistema di verifica dei debiti formativi, in ambito nazionale, si è rivelato inefficace.
In estrema sintesi la situazione a livello nazionale si riassume nei seguenti dati:
41 % degli studenti è promosso con debito formativo;
44 % degli studenti ha un debito formativo in matematica e 33%
nelle lingue straniere;
Solo 25% (1 studente su 4) salda i debiti formativi entro l’anno scolastico successivo;
Un discreto numero di studenti arriva all’esame di Stato con debiti
formativi non saldati.
Una risposta debole
La scuola del terzo millennio,
votata all’inclusione e alla logica del successo formativo, non
può permettersi di lasciare nell’ignoranza tanti futuri cittadini,
sprecare talenti e assistere inerte
all’insuccesso, totale o parziale,
della metà dei giovani. La proposta del ministro è condivisibile laddove riafferma con forza
il principio che “ è compito della scuola mettere in campo, nel
corso di tutto l’anno scolastico,
interventi didattici ed educativi
volti a far superare agli studenti
le insufficienze che rischiano di
compromettere il positivo proseguimento dei loro studi”.
Quel che non convince è pensare che un ritorno agli esami di
riparazione possa risolvere gli
annosi problemi della scuola italiana e farci scalare le future classifiche dell’OCSE. Gli esami a
settembre sono un istituto obsoleto, coerente con una scuo
la elitaria, selettiva e con curricoli ben circoscritti, che non ha
retto all’avvento della scolarizzazione di massa del secondo dopoguerra. Bisogna ricordare che
gli esami di riparazione non funzionavano più già sul finire degli
anni settanta: anche allora tanti studenti si presentavano a settembre in gran parte impreparati
esattamente come lo erano a giugno! Però venivano, in gran parte, ugualmente promossi, con
relativa frustrazione degli insegnanti, perché non c’erano più
le condizioni sociali per poterli
bocciare.
Come si poteva bocciare a settembre uno studente con una insufficienza in una materia quando i piani di studio, gonfiati a
dismisura dalle sperimentazioni,
ormai proponevano almeno 1012 materie all’anno? Già a suo
tempo, perciò, questo strumento si era rivelato iniquo e inadeguato ai nuovi compiti che il sistema formativo era chiamato ad
assumere a supporto dello sviluppo sociale ed economico del
paese.
Le cause strutturali
dei debiti formativi
Chi conosce bene la scuola sa che
le difficoltà di apprendimento e gli
esiti insoddisfacenti hanno cause
strutturali e molto più profonde,
tra le principali:
I curricoli rigidi, enciclopedici e
frammentati, tutti improntati al
modello liceale, che prevedono
uno studente “marziano”; Il tempo
scuola eccessivo; Le verifiche quasi
sempre sommative e scritte, anche
per le materie con il solo voto orale; Le pratiche didattiche poco efficaci, ancora eccessivamente centrate sulla “parola” e poco sull’attività
laboratoriale; Una scarsa attenzione agli stili di apprendimento, alle
diverse intelligenze, ai diversi tempi di maturazione, cioè ai tratti che caratterizzano la “persona”
che pure si dichiara di voler mettere al centro del percorso formativo; La valutazione formativa ancora poco praticata; I corsi di recupero
promessi ma solo in parte effettivamente svolti; I troppi ragazzi licenziati dalla scuola media con il
giudizio di sufficiente, ecc. ecc..
È ragionevole attendersi che in
una scuola dove lo studente non
sceglie mai nulla e che si fonda su
12-14 discipline ciascun ragazzo
sia preparato su tutto e nei medesimi tempi? I ragazzi si difendono
come possono e ispirandosi a Salvemini, magari senza conoscerlo,
rivendicano “il diritto all’ignoranza”, almeno in qualche materia. I paesi che ottengono risultati
migliori di noi nelle indagini internazionali hanno da tempo scelto strade diverse, questo dovrebbe
almeno farci riflettere per evitare
di confondere le cause con gli effetti.
n.12 dicembre 2007
Il recupero in Trentino
È noto che il sistema scolastico
trentino ottiene risultati migliori sul piano degli apprendimenti. Lo confermano le indagini internazionali e i numerosi rapporti
del Comitato di valutazione.
Anche per quanto riguarda la questione specifica dei debiti formativi si conferma una situazione più
favorevole di quella rilevata nel
restante territorio nazionale.
Da una recente indagine, curata
dal Dipartimento Istruzione della
Provincia e riferita all’anno scolastico 2006/07, risulta infatti che:
35 % degli studenti è promosso con
debito formativo; una percentuale
inferiore a quella nazionale;
Oltre il 65 % degli studenti salda
i debiti nei tempi previsti contro il
25% a livello nazionale.
Il sistema scolastico trentino conferma, nella situazione attuale, la
sua maggiore capacità di accompagnare gli studenti al successo
formativo; di questo bisogna andare fieri e riconoscere il merito e
l’impegno di tutti i protagonisti,
dai docenti agli studenti, dall’amministrazione alle famiglie.
Necessario un ulteriore
salto di qualità
I buoni risultati fin qui raggiunti non devono farci dimenticare quel 35% che ancora arranca,
non recupera e che ha bisogno di
qualcosa di più per raggiungere
un successo formativo di qualità.
Lisbona 2010, la legge provinciale n. 5 del 2006, laddove fissa
come obiettivo il conseguimento
di un diploma o di una qualifica
per tutti i giovani, le conclusioni
del recente festival dell’economia
svoltosi a Trento nel giugno scorso ci indicano la strada: la qualità delle risorse umane rappresenta
il fattore strategico per la realizzan.12 dicembre 2007
zione personale e per lo sviluppo
di un territorio. E’ in questa logica che si inserisce la nuova sfida
per la scuola trentina.
Concentrare tutta l’attenzione sui
tempi dei corsi di recupero estivi
e sulle modalità della verifica non
è di grande utilità oltre che fuorviante, non ci sono strumenti con
poteri taumaturgici, nemmeno
la minaccia dell’esame lo è. Quel
che serve allo studente, in modo
particolare a quello debole, è un
paziente, continuo, mirato e tempestivo sostegno didattico in grado di accompagnarlo al successo
formativo, ove necessario anche
riorientandolo, ma non lasciandolo mai solo.
Quale ruolo
per le scuole?
La direttiva dovrà rappresentare
per le scuole, in modo particolare per i docenti, una opportunità
straordinaria per riflettere su temi
fondamentali come il curricolo e
la valutazione degli apprendimenti. Gli insegnanti trentini, rispetto ad alcuni anni fa, sono oggi
molto più sensibili e preparati sui
temi della valutazione, hanno capito che gran parte dell’apprendimento si fonda su una buona relazione con lo studente, sono in
grado di capirne le difficoltà, sono
disponibili a ripensare i percorsi
didattici in funzione dell’efficacia,
hanno interiorizzato le metodologie e il valore della valutazione
formativa. Anche se, ci sono ancora un certo numero di “irriducibili” per i quali l’apprendimento è un problema dello studente e
la valutazione ancora prevalentemente uno strumento di classificazione e di selezione.
Probabilmente si dovrà fare di più
sul piano di una formazione in
servizio mirata e valorizzare maggiormente la dimensione collegia-
le della professione docente.
Il cambiamento prospettato dalla direttiva richiederà alle scuole
un progetto graduale di miglioramento, tuttavia alcune operazioni
sarebbe bene avviarle dal corrente
anno scolastico.
Tra le tante possibili due mi sembrano di assoluta priorità:
Promuovere una riflessione anche teorica sulla valutazione degli apprendimenti a partire dalle
pratiche in atto nella scuola;
Promuovere una approfondita
indagine conoscitiva sui debiti
formativi in quella scuola, sulle
cause (anche interne), sugli strumenti e le modalità di verifica degli apprendimenti, sull’efficienza
e l’efficacia degli interventi di sostegno e recupero attivati.
La migliore conoscenza del fenomeno da parte di tutti gli insegnanti e una maggiore sensibilità
e competenza sui temi della valutazione consentiranno di fondare
in modo più razionale un progetto mirato al successo formativo di
tutti gli studenti, utilizzando in
modo più efficace le opportunità
già a disposizione, quali:
l’essenzializzazione dei programmi
su nuclei fondanti delle discipline;
l’utilizzo di della quota di flessibilità del 20% per potenziare le ore
di insegnamento nelle discipline a
“ rischio debiti” e/o per percorsi
di eccellenza;
l’utilizzo almeno una parte delle
cosiddette “40 ore e 33 ore” per interventi didattici con gli studenti, anche in orario scolastico; un
orario delle lezioni che consenta
di attivare modalità di organizzazione della didattica più efficaci
(classi aperte, gruppi di livello...).
Crescenzo Latino
Dirigente scolastico
con incarico speciale presso
il Dipartimento Istruzione
COLORI IN CLASSE
Viterbo
CEM
Tecnologie ed educazione
Lo scorso anno il CEM, Centro Educazione
alla Mondialità aveva proposto una riflessione su “Tra il bene e il male? Il conflitto negli immaginari dell’educazione”, un convegno sulla
complessità del vivere e dell’educare, quest’anno dal 26 al 30 agosto 2007 a Viterbo la sfida
del post-umano nel convegno “Umano, disumano, post-umano. Corpo a corpo nell’educazione”.
Quaranta insegnanti della scuola trentina vi
hanno partecipato, dei diversi gradi di scuola, interessati agli approfondimenti proposti sull’intercultura ed educazione, sull’intervento delle nuove tecnologie, capaci di trasformare i metodi stessi
dell’insegnare.
Diversi interventi hanno evidenziato la responsabilità
dell’uomo nel difendere non solo la dignità e i diritti della persona da possibili manipolazioni, ma anche
l’ambiente, consegnando ai figli un mondo in cui sia
possibile e bello vivere.
Durante le giornate del convegno questi argomenti
sono stati ripresi e sviluppati, secondo modalità diverse, nell’attività di laboratorio: ad esempio, il laboratorio “I fili di Penelope” ha portato a considerare anche
in modo critico il ritmo eccessivamente veloce dello
sviluppo, cui oggi assistiamo, rivalutando per il benessere stesso dell’uomo una prospettiva di vita più lenta e dolce, in cui la persona – che dà e riceve cure e
attenzioni – sia al centro delle relazioni. Ci si è confrontati sui diversi stili di vita, riscoprendo il passato
e i saperi antichi, per rafforzare la memoria individuale e collettiva.
Attento discernimento
PROSPETTIVE
Attualità “inquietante”
Il convegno “Umano, disumano, post-umano. Corpo a corpo nell’educazione” ha offerto un’importante
occasione per riflettere e discutere su temi d’attualità,
delicati e inquietanti, quali le conseguenze dell’evoluzione tecnologica – in particolare dell’ingegneria genetica – sull’ambiente e sulla vita stessa dell’uomo, che
risulta meno naturale e più artificiale di un tempo.
Tale argomento riguarda direttamente la questione
dei limiti del nostro modello di sviluppo: si pone, infatti, la domanda se tutto ciò che oggi è reso possibile
dalla tecnica sia per ciò stesso buono per l’uomo, o se
occorra porre confini, perché l’evoluzione tecnologica
non ci sfugga di mano.
Per quanto riguarda il ruolo dell’educazione, dai lavori del convegno è emerso come in questo periodo, caratterizzato da forti innovazioni, a posizioni o di pura
avversione o di accettazione acritica nei confronti delle sperimentazioni della tecnica e della scienza, sia da
preferire un attento discernimento.
I relatori hanno osservato come, nell’insegnamento,
sia sempre importante porre in primo piano la persona, portatrice di dignità, di diritti e doveri, educando anche alla comprensione reciproca, alla libertà, alla
cittadinanza locale e planetaria, alla responsabilità verso l’ambiente e all’interculturalità, in una prospettiva
laica. Questo per trasmettere ai giovani strumenti che
possano servire per conoscere e comprendere il mondo complesso in cui vivono.
Sul tema della mondialità, caro al convegno CEM, e
sulle prospettive dell’educazione interculturale si è rivelato utile poter visionare le proposte e i percorsi suggeriti dai testi di diverse case editrici, pubblicati di recente.
Marialisa Biasi
Docente ITCG “C.A.Pilati” – Cles
n.12 dicembre 2007
partecipazione
Costruire giochi del passato
La spinta a partecipare al convegno CEM è stata quella di mettere il naso “fuori casa”, conoscere persone
con esperienze diverse e avere nuove possibilità di confronto. L’interesse e la motivazione a partecipare sono
scaturiti anche dalla tematica affrontata quest’anno;
l’argomento ci è sembrato particolarmente interessante e di scottante attualità non solo per gli interrogativi imposti dalla rapida evoluzione della Tecnologia,
ormai così presente nella nostra quotidianità, ma anche per le sue implicazioni educative (l’idea di umano.. l’educazione).
La parte teorica introduttiva al tema è stata un po’ faticosa e difficile da seguire, ma indubbiamente interessante perché ha sollecitato la riflessione sulle problematiche del post-umano nelle sue innumerevoli
sfaccettature.
Nella seconda parte del convegno la stimolazione ce
l’ha data il laboratorio di costruzione di giocattoli della tradizione con l’utilizzo di materiali di recupero e
rottamazione.
Non abbiamo inventato niente, ma solo rivisitato i
giochi e i giocattoli del passato!
Esperienza piacevole ed interessante per la ricchezza
di stimoli e la spinta ad accogliere nuove prospettive e
nuovi elementi di riflessione su valori educativi dentro e fuori da scuola.
Gabriella Franceschini,
scuola dell’infanzia “Collodi” Trento
Livia Martorana,
scuola dell’infanzia “Piccolo Principe”
Annamaria Martorana,
scuola dell’infanzia “Crosina Sartori”
viaggio...
... al termine
della parola
Nell’ambito del 46°
Convegno nazionale di CEM Mondialità abbiamo avuto l’opportunità di
partecipare al laboratorio “Viaggio al
termine della parola”
tenuto dai docenti
Antonello Ricci e
Alfonso Prota, incentrato, in particolar modo, sulla poesia e sul suo ruolo nel futuro.
Ecco alcune nostre riflessioni e idee presentate al gruppo di lavoro al termine del percorso formativo affrontato attraverso l’interessante atelier.
n.12 dicembre 2007
Nel post-umano la parola poetica potrà ancora emozionarci? Oppure ineluttabile sarà anche la sua fine?
E come? Domande impegnative, giornate impegnative….
Il nostro lavoro ha preso le mosse da dei reperti che
si perdevano nella notte di un tempo antico: abbiamo
osservato che gli Etruschi incidevano nella materia la
parola in modo speculare, quasi per criptarla.
Rapiti dalle narrazioni
Abbiamo indagato la parola come codice, ”dono”
estetico alla materia e testimonianza per i posteri elaborando poesie e incidendole su legno, terracotta e
foglie.
La fase successiva ci ha visti interpreti di una lingua
indagatrice di racconti e fumetti proiettati in un futuro dai tratti archeofantascientifici. Scrivendo incipit di racconti, siamo stati rapiti da narrazioni assolutamente inedite di città perdute, asteroidi, simbionti
“protici”, robot umanizzati e ricercatori “assolutamente puliti”. Nel dopoguerra Orwell in “1984” ci
ha dimostrato quanto la lingua possa controllare e
falsificare la realtà, divenendo un forte strumento di
potere. A questo proposito, ci siamo cimentati nella
stesura di slogans e testi in un codice solo a noi comprensibile.
La sperimentazione di una neolingua semplificata e
irrispettosa della verità, ci ha portato alla ribellione
immaginifica di parole di denuncia, anche con sonorità contraffatte, per mezzo della registrazione “ al
dritto e al rovescio” di componimenti poetici sonori
dedicati al post-umano.
Infine le parole si sono manifestate nello spazio e nel
tempo mediante componimenti visivi della tecnologia, power point è stato l’ottimo supporto per videopoesie animatrici, ancora una volta, della parola. No,
la parola poetica non finirà, perché sarà comunque
testimone e memoria per il futuro.
Silvia Berni, Tullio Campana
Docenti Istituto Comprensivo Pergine 1
Olanda
S’HERTOGENBOSCH
Insegnanti in viaggio formativo
2-6 settembre 2007: all’interno dei viaggi formativi del Dipartimento istruzione, 25 docenti hanno visitato la realtà della scuola a s’Hertogenbosch, in Olanda, con l’obiettivo di conoscere il Koning Willelm I College: il primo Community College olandese, un campus
che prepara gli studenti, dalla primaria al diploma, ad affrontare il
futuro nel mercato internazionale del lavoro, attraverso le tecnologie
più avanzate e particolari strategie per imparare. Al loro rientro abbiamo raccolto alcune loro riflessioni sull’esperienza.
RICADUTE
Informazioni preziose
Il tempo che abbiamo trascorso nei
Paesi Bassi è stato ricco di informazioni non solo legate al “mondo scuola”, ma anche alla vita, alla
cultura, all’organizzazione economica e sociale. Questi gli elementi che hanno toccato la nostra sensibilità ed attenzione professionale
e che consideriamo stimoli interessanti di riflessione che potrebbero
avere una ricaduta dal punto di vista didattico e formativo. Ci sembra costruttivo riportarvi quelli
che abbiamo ritenuto punti di forza dell’esperienza:
• attenzione agli spazi ed agli arredi come motivazione allo studio
e personalizzazione dello spazio vissuto come proprio e come
tale degno di cura e di rispetto
(ambienti e strumenti adeguati
alle esigenze di studio, ambienti dedicati a momenti non strettamente correlati con le attività didattiche ma d’incontro e di
svago);
• centro per il successo e classe per
il successo che porta in primo
piano la considerazione di ciò
che è positivo (potenzialità che
ogni studente possiede e su cui
è possibile lavorare per un recupero, motivazione e rilancio delle abilità e della competenze);
• alternanza tra attività pratiche
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e teoriche, tra lezioni frontali e
studio/progettazione attiva ed
autonoma degli studenti;
• presenza di tutor, mentore per
ogni studente come indice di attenzione verso gli aspetti formativi e personali;
• superamento dell’idea classe e
gruppi organizzati su progetti;
• formazione insegnanti School of
the future: centro di formazione permanente degli insegnanti.
Formazione che viene proposta
e sostenuta dall’istituzione nell’attuazione;
• investimento economico sulla
scuola.
Franco Vanin, Mariella Dallasega,
Franca Pagnozzi, Renato Fasano,
Catia Civettini, Mariapia Coppola,
Marina Morello, Katia Angeli,
Maria Teresa Marostica,
Lucia Raffaelli, Susy Severi
ASPETTI LOGISTICI
Osservare gestione
del gruppo e percorsi
La prima valutazione positiva va
all’organizzazione. Tempi, spostamenti, sistemazione e “extra” sono
stati degni di un tour operator di
qualità. Il piacere “prosaico” si è
però accompagnato anche ad una
soddisfazione di tipo più intellettuale. Confesso che il compito as-
segnatomi dal direttore del Centro
relativamente alla collaborazione tra la nostra scuola e il Konig
Willem I, mi ha in parte distratto
dai momenti formativi, non impedendomi però di cogliere interessanti spunti di riflessione, suscitati in realtà più dall’osservazione
che dai work shop o dalle relazioni
proposteci. I momenti formalizzati ed organizzati mi sono sembrati
talvolta una sorta di esposizione di
buone pratiche e metodologie che,
seppur meritevoli di interesse, assumevano talora l’aspetto di spot
pubblicitari.
Aspetti logistici
e gestione gruppo
Molto più interessante è stata l’osservazione spontanea di fenomeni,
strutture organizzative e persone.
Come già sapete molte delle metodologie proposteci in questa occasione non mi erano nuove perché già ampiamente condivise e
sostenute dal mio direttore. Mi è
mancato quindi “l’elemento sorpresa”. Mi hanno invece affascinato gli aspetti logistici, la gestione
dei gruppi classe, l’approccio degli
insegnanti, l’articolazione dei percorsi.
Come già sottolineato (o forse no,
non ricordo!) nel questionario da
voi somministrato al nostro rientro in Italia, ho vissuto con speciale entusiasmo l’intervento relativo alla gestione dei gruppi per
così dire deboli (il percorso diretto da Ms Diny Sprakel). Soprattutto in quella occasione ho potuto raccogliere informazioni che
ho percepito come immediatamente spendibili e trasferibili nella
mia esperienza professionale. Anche il Centro per il Successo degli
n.12 dicembre 2007
studenti mi ha incuriosito molto
anche se qualcosa di simile l’avevo già visto a Verona presso la sede
delle Canossiane. Questo sarà comunque sicuramente uno dei temi
che chiederò ai miei colleghi e alla
direzione di studiare.
Integrazione stranieri,
qualche perplessità
Come sicuramente ho già espresso nel famoso questionario finale,
un punto negativo è la non totale coerenza tra l’esperienza svolta e
il titolo dell’azione formativa a noi
proposta. Certo abbiamo potuto osservare approcci specifici per
il disagio e qualcosa relativamente agli stranieri, ma personalmente
non ho potuto sperimentare uno
strumento di concreta integrazione con attenzione specifica agli
stranieri. Le domande che avevo
relativamente al miglior modo per
un inserimento in classe di allievi
con difficoltà linguistiche, specificità culturali e incoerenti percorsi
formativi alle spalle sono rimaste.
L’osservazione del laboratorio linguistico destinato alla formazione
degli adulti non è stata sicuramente illuminante. Metodologie come
quelle sono già in uso anche da
noi per l’insegnamento delle lingue straniere.
Purtroppo, poi, molti degli entusiasmi suscitati dalla visita alla
scuola di Hertogenbosch si sono
amaramente spenti ritornando con
la mente alla nostra realtà fatta di
vincoli che impongono competenze in uscita, tempi e talvolta anche
articolazione degli interventi.
Nessun contatto
con gli allievi
È mancato poi un contatto diretto
con gli allievi. Sarebbe stato bello
scoprire come loro vivono la loro
personale esperienza formativa, le
aspettative, le critiche, gli elogi.
Ultimo neo è poi l’eterogeneità del gruppo (tra l’altro formato
da persone valide che hanno sempre dimostrato un sincero interesse per ciò che veniva loro propon.12 dicembre 2007
sto). Il fatto di provenire da realtà
così diverse ha però impedito forse riflessioni più mirate all’interno
del gruppo. Per chi come me proveniva dalla formazione professionale sicuramente molte cose sono
sembrate più “riconoscibili” che
non agli operatori delle scuole primarie, ad esempio.
Altro punto di parziale debolezza è
stata poi la mancata rielaborazione
a caldo delle esperienze giornaliere. Sarebbe forse stato utile anche
per noi ritrovarci a fine giornata
per un breve e informale briefing
che ci costringesse a rielaborare e
riflettere sul vissuto.
Avviati i contatti
Per concludere questa parte dedicata ai punti meno forti dell’esperienza ribadisco poi quanto già
condiviso con alcuni. È sicuramente importante che a tutti gli
operatori venga data la possibilità
di aggiornarsi attraverso esperienze qualificanti come queste, ma sarebbe forse più efficace in termini
di rientri concreti delle spese sostenute mirare alcune attività destinandole a chi concretamente
si troverà poi, per il proprio ruolo professionale (vedi ad esempio
un direttore) a prendere decisioni
o adottare comportamenti capaci
di influire in modo più diretto sui
processi di aggiornamento dei centri di formazione o istruzione.
Un primo risultato positivo per
noi è stato quello di avviare i contatti per una futura collaborazione
tra le due scuole. Continuiamo a
lavorarci e nella nostra ultima comunicazione abbiamo proposto
che una delegazione venga a visitare non solo la nostra scuola ma
anche altri CFP, per avere una panoramica del sistema della formazione professionale in Trentino.
Altro risultato importante è stato avere spunti per consolidare
una programmazione didattica per
competenze. Veder applicato sul
campo questo approccio mi rende molto più facile ora visualizzare
sotto questa forma il mio intervento didattico. Sul versante stranieri
però meno informazioni, se qualcuno ha suggerimenti o spunti che
a me sono sfuggiti sono felice di
accettarli.
Concludo questa breve relazione esprimendo il piacere per avere condiviso con dei colleghi questa esperienza, indipendentemente
dagli obiettivi formativi o dagli
esiti pratici. Ritengo che la condivisione di esperienze comuni con
persone nuove sia sempre l’occasione per un arricchimento personale che non può che avere ricadute positive per chi, come noi,
lavora con “l’altro”.
Patrizia Cheluci
Docente C.F.P
Centro moda Canossa - Trento
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scuola infanzia provinciale Levico
FARE INSIEME
Atrio interculturale a scuola
“Girotondo intorno al mondo”: progetto realizzato nell’a.s. 2006/07, nella scuola dell’infanzia
provinciale di Levico, come percorso di riflessione
teorico-pratico sull’educazione interculturale, capace di coinvolgere le famiglie della nostra scuola.
L’iniziativa è maturata durante un corso di formazione sul significato dell’educazione interculturale
come educazione al dialogo, svolto e accompagnato da Grazianna Saporito e Flavia Favero. Progetto
motivato da un forte cambiamento di tessuto sociale e di utenza nella nostra scuola, che vede famiglie provenienti da sedici paesi diversi, che hanno una lingua madre diversa da quella italiana.
Ripensare i rapporti e genitori attivi
Abbiamo dovuto scegliere tra varie ipotesi, trovare un
punto di accordo e rispondere a queste tre domande:
cosa vogliamo fare? Con chi lo vogliamo fare e perché? Grazie ad un attento ascolto di tutte le proposte
che emergevano nel gruppo, ci siamo orientate verso la
possibile rilettura, in chiave interculturale, di uno spazio della scuola: l’atrio, con una particolare attenzione
al momento dell’accoglienza di bambini e genitori. Un
ulteriore aspetto di analisi è stato quello del rapporto
scuola-famiglia e della relazione con i genitori migranti.
L’obiettivo generale del progetto era quello di coinvolgere in modo attivo i genitori nativi e migranti nella vita
della nostra scuola e porre le basi per far nascere un “gruppo” di genitori.
Nello specifico si è voluto realizzare un nuovo allestimento, in chiave interculturale, dell’atrio della nostra
scuola arricchendolo con messaggi di benvenuto in tutte le lingue degli alunni presenti nella nostra scuola; di
ricercare, cantare e registrare semplici canti e filastrocche popolari, delle varie tradizioni del mondo, per accompagnare il momento dell’entrata
nella scuola; di porre su un’ampia parete una carta geografica del mondo
con indicati i vari paesi di provenienza di bambini e genitori.
Serata di confronto
Per dare massima diffusione all’iniziativa progettata, ne abbiamo parlato
nelle riunioni di sezione, nella sedu12
ta di comitato e infine abbiamo organizzato e invitato,
mediante un pieghevole chiaro e accattivante, i genitori
ad una serata di introduzione al tema dell’interculturalità. All’incontro hanno partecipato anche la formatrice
Flavia Favero e la coordinatrice pedagogica, del nostro
circolo, Riccarda Simoni, si è parlato della percezione
del fenomeno migratorio in Italia e nella nostra regione, si sono affrontati i temi dell’appartenenza, della lingua, dell’identità, delle migrazioni e delle emozioni che
questa esperienza è in grado di suscitare. Il parlare apertamente, ha favorito un clima di dialogo tra gli intervenuti e la possibilità di raccontare le proprie esperienze
di migrazione; a conclusione della serata, abbiamo poi
presentato l’ipotesi di progetto e richiesto la collaborazione dei genitori per realizzarlo.
…e poi al lavoro
In un pomeriggio di lavoro con i genitori abbiamo realizzato gli aquiloni di cartoncino, le scritte di benvenuto, confrontato lingue e scritture, trascritto e registrato
i girotondi del mondo; tra un’attività e l’altra, abbiamo
previsto semplici momenti di convivialità, come prendere una tazza di tè e biscotti, per favorire il dialogo e la
conoscenza tra i genitori.
A conclusione del pomeriggio era palpabile il senso di
soddisfazione, per il clima di cordialità, di partecipazione ed interesse che ciascuno aveva dimostrato, ciò che
rimane di questa esperienza è l’atteggiamento di reale apertura verso l’altro, che avevamo intenzionalmente ricercato e progettato. Attualmente ci capita di osservare bambini e genitori mentre guardano con interesse
la carta geografica o leggono le filastrocche scritte nella loro lingua madre, allora pensiamo che anche questi
piccoli segni, possano far sentire la scuola come il luogo
in cui si entra ognuno con la propria identità, per costruire, se si vuole, nuove appartenenze.
Marta, Rita, Manuela,
Maria Pia, Manuela, Renata,
Luciana, Paola Stefania, Liliana,
Lucia, Claudia, Teresa,
Maria Paola, Silvana,
Mariuccia, Cristina, Rosalba,
Maria, Milena, Licia Nicoletta,
Melina, Rita, Patrizia
Insegnanti della scuola dell’infanzia
provinciale di Levico
n.12 dicembre 2007
di entrare in relazione positiva con
l’altro e di accogliere le proprie e le
altrui caratteristiche.
Fondamentale l’ascolto
SCUOLA E FAMIGLIA
Costruire nuove culture di convivenza
Il lavoro educativo, si è sempre misurato con l’aspetto relazionale, che
l’incontro con l’altro presuppone, pertanto la prospettiva interculturale, con i suoi contenuti e le sue metodologie, ha trovato nella scuola, un terreno fertile per avviare confronti, ricerche e progetti.
Ponte fra culture
L’educazione interculturale, ponendosi come un ponte fra le diverse culture, si caratterizza per
un atteggiamento disponibile all’interazione, alla conoscenza e
comprensione dell’altro; questa
prospettiva sottende una nuova
antropologia, un’originale visione
di uomo aperto, incompiuto, in
relazione con l’altro da sé, che per
essere realizzata richiede un nuovo protagonismo ad ognuno, sia
come singolo sia come lavoro di
comunità. La vera sfida è, infatti,
quella di passare da una multiculturalità diffusa, ad una reale interculturalità, mediante la ricerca di
nuove competenze comunicative
e superando le strategie difensive,
che spesso nel rapporto con l’altro,
sono messe in atto: pregiudizi, banalizzazioni e tentativi di assimilazione.
Prospettive trasversali
Un’ educazione quindi che non va
intesa come un’educazione speciale, da attuare solo con riferimento a particolari problematiche, ma
è una prospettiva globale, che afn.12 dicembre 2007
Il nostro progetto di scuola si è posto esattamente all’interno di questa prospettiva e in particolare ha
voluto sviluppare la conoscenza e
il dialogo tra i vari soggetti adulti
che con ruoli diversi, sono presenti nella scuola: tra le insegnanti, tra
insegnanti e genitori, tra genitori
nativi e migranti.
L’atteggiamento di ascolto, che è
alla base dell’approccio interculturale, deve realizzarsi nelle relazioni
tra gli insegnanti del gruppo scuola per una progettazione condivisa;
tra genitori e insegnanti, per favorire la crescita cognitiva, affettiva
e sociale del bambino; tra genitori
nativi e migranti, per costruire una
cultura della convivenza nella società complessa e multietnica.
Conoscersi tra genitori
fronta i temi generali della pedagogia: educabilità, intenzionalità,
costruzione dell’identità, relazionalità, rivolgendosi a tutti coloro
che si occupano di educazione.
In sintesi possiamo affermare che:
• l’educazione interculturale si occupa dell’educazione in generale;
• non è una disciplina a se stante,
ma una prospettiva trasversale e
interdisciplinare;
• vuole favorire la conoscenza, il
dialogo, la tolleranza e la comprensione delle differenze culturali;
• vuole contribuire a trasformare
in meglio la società, a migliorare
la comunicazione e la collaborazione tra i vari soggetti culturali.
Alla base della prospettiva interculturale vi è la formazione della persona, che deve essere capace
Con il nostro progetto, ”Girotondo intorno al mondo,” ci siamo ancorate ad un aspetto tradizionalmente molto rilevante per
la scuola dell’infanzia: il rapporto
scuola-famiglia, questa volta, però,
non solo per favorire l’incontro tra
insegnanti e genitori, ma per permettere che tale incontro si realizzasse tra i genitori stessi, tramite la
scuola. Siamo consapevoli di essere riuscite solo a sfiorare gli aspetti
di una reale pedagogia interculturale, ma crediamo che l’aver privilegiato i temi dell’incontro e della
conoscenza reciproca, possa rappresentare un primo passo verso la
costruzione di una nuova cultura
della convivenza tra persone con
storie personali e tradizioni differenti; naturalmente speriamo di
poter continuare questo cammino, che sappiamo non essere privo
di difficoltà, in futuro, e di poterlo fare insieme a tutti i bambini e a
tutti i genitori della nostra scuola.
Patrizia Di Gloria
Docente Scuola dell’Infanzia di Levico
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NOI GENITORI
Desiderio di collaborare
Benvenuto nelle diverse lingue da appendere nell’atrio
della scuola.
Insieme anche in palestra
Siamo stati coinvolti dalle insegnanti della scuola dell’infanzia nel progetto di educazione interculturale, per noi genitori la possibilità di un confronto ed uno spazio per conoscerci…, alla base
l’obiettivo che potesse nascere in noi il desiderio
di collaborare per costruire qualcosa di bello all’interno della scuola.
E poi ancora, è stata appesa una cartina geografica del
mondo e con delle frecce colorate si sono indicati i
paesi di provenienza di bambini e genitori, ma il momento più bello, a mio avviso, è stato quando ci siamo trasferiti in palestra e lì accompagnati dalla chitarra abbiamo cantato e ascoltato canzoni, ninnananne,
filastrocche, che arrivavano dalle più disparate parti
del mondo.
Credo che il rapporto fra la popolazione nativa e quella migrante, sia fatto di cose belle e di cose brutte, di
pregiudizi e di fascino ma che soprattutto sia un rapporto in via di definizione e trasformazione.
Eliminare le distanze
Conoscere i processi
Abbiamo partecipato da subito ad un incontro serale
a scuola, in cui sono intervenute anche la coordinatrice pedagogica Riccarda Simoni e la formatrice Flavia
Favero del centro Millevoci. Durante questo incontro si è parlato del processo migratorio in Italia e in
Trentino, si sono affrontati i temi dell’appartenenza,
della lingua e dei cambiamenti sociali. L’occasione ci
ha portato a decidere di incontrarci un pomeriggio a
scuola per lavorare insieme alla creazione di uno spazio di accoglienza per tutti. Abbiamo così scoperto i
vari modi di dire e scrivere “Benvenuto, ” abbiamo
realizzato gli aquiloni sui quali compariva la scritta di
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Tutti i paesi sono, oggi, più vicini, grazie all’informazione, giornali, televisione e alla possibilità, che molti di noi hanno, di viaggiare, ma ciò che elimina la distanza è soprattutto la presenza di tanti migranti, che
vivono e lavorano in Italia: studenti, lavoratori, uomini, donne, bambini, famiglie, che arrivano con la
speranza di migliorare le proprie condizioni di vita e
portano le loro tradizioni, cibo, narrazioni, musica; la
convivenza permette una conoscenza più ravvicinata e
sta accrescendo il nostro interesse per le altre culture.
Ascoltare ninnananne e filastrocche mi dà sempre un
senso d’incanto, misto a sorpresa nuovi… e vecchi ricordi si intrecciano nel ritmo della cantilena… ecco alcune delle sensazioni che ho provato, durante l’ascolto
e il canto delle canzoni intonate in palestra. Le parole
scritte, dette e lette ad alta voce, rappresentano la vera
memoria delle persone ed è come se, cantando, leggendo, traducendo una canzone, una poesia o una filastrocca, ci si trovasse uniti in un grande girotondo,
in cui è possibile lasciarsi incantare dai suoni e dalle
storie di questi popoli, in fondo così simili a noi.
Alessandra Mesaroli
Genitore di un alunno Scuola dell’Infanzia di Levico
n.12 dicembre 2007
istituto “Don Milani - Depero” Rovereto
IL CENTRO
Dieci anni per l’integrazione
La presenza multiculturale è di casa da tempo ormai all’Istituto “don Milani-Depero” di Rovereto, una scuola aperta al mondo, come uscita verso
il mondo, ma anche aperta a ricevere il mondo all’interno delle sue mura,
con una presenza molto forte di quelli che oggi vengono chiamati “migranti”, cittadini stranieri, studenti con cittadinanza non italiana... Al suo
interno c’è il Centro Territoriale di educazione permanente, coordinato da Irene Gritti.
I bambini accompagnano
le mamme a scuola...
Il Centro Territoriale di educazione
Permanente c’è da dieci anni: 574
iscritti, 61% donne e 39% uomini. Appartengono a 56 nazionalità
diverse, un mondo che si incontra
a scuola, basta camminare nei nostri corridoi o nell’atrio per vedere
quante persone di nazionalità con
fisionomie molto diverse tra loro.
Ci sono anche degli italiani che vengono al Centro a frequentare corsi
di informatica o di lingue. C’è poi
un servizio particolare che offriamo
di babysitting, Nadia è la persona
che aiuta a tenere i bambini delle
donne che frequentano i corsi; abbiamo adibito un’auletta, nella quale è tutto a misura di bambini, dedicata ai piccoli che accompagnano
le loro mamme a scuola o viceversa, quest’anno ci sono 12 bambini
che partecipano a questo gruppo e le
mamme sono molto contente perché altrimenti non avrebbero alcuna
possibilità di frequentare i corsi.
Offre innumerevoli attività formative, tra cui l’italiano per stranieri,
siamo convenzionati con l’Università di Siena per la certificazione della competenza in italiano, la licenza
media, facciamo corsi di informatica
su vari livelli e corsi di lingue (inglese, tedesco e spagnolo e vorremmo
aprire anche ad un corso di arabo).
Ci sono attività culturali: abbiamo
pensato di avvicinare le persone stran.12 dicembre 2007
no, dalle coppie miste al viaggio, dal
rapporto con Rovereto e i roveretani
al tema della festa, dal lavoro al tema
della casa nell’ultimo numero.
La festa multietnica:
Dicembre 2007,
secondo appuntamento
niere alla città in maniera più amichevole e quindi organizziamo delle
visite guidate alla città di Rovereto,
per conoscerla da un punto di vista storico, architettonico e artistico, al Mart, al Castello di Rovereto,
ma uscite anche anche in altre città
come Bologna e Venezia.
Il giornalino “noialtri”, giunto alla
sesta edizione, redatto e distribuito
dagli studenti stessi, oppure da noi
insegnanti che cerchiamo di portarlo
nei punti della città che possono essere interessati a questa pubblicazione. Il giornale è nato con l’intento
di comunicare, di far uscire le idee,
i pensieri delle persone che abitano
la scuola don Milani verso la città e
quindi che le loro esperienze, le loro
vite, i loro percorsi biografici possano essere veramente una ricchezza
per chi le incontra. Ogni numero ha
un tema scelto nei gruppi di italia-
Con la scuola abbiamo pensato che
festeggiare insieme è un momento per stare insieme, per condividere una cosa così piacevole insieme
a tutti. Decimo anno di attività e
ventesima edizione della Festa, che
di solito si fa a giugno e a dicembre. L’ultima Festa c’è stata il 19 dicembre 2007: una festa nella quale
ognuno prepara qualcosa da mangiare e lo assaggia insieme agli altri, magari scambiandosi dei piatti di ricette mai assaggiati, poi c’è musica con
un gruppo che suona latino americana dal vivo per ballare. Tutti sono
coinvolti in queste danze scatenate, poi c’è un gruppo di musica marocchina con Adil e Akmed, che suonano anche loro dal vivo; c’è stata
una cantante bulgara professionista
che ha cantato dei pezzi molto belli ed emozionanti. La festa è un momento per stare tutti insieme quindi
è aperta anche a chi viene da fuori,
le famiglie, gli amici anche alle persone che sono interessate, semplicemente, a stare bene una serata tutti insieme.
Irene Gritti
docente e coordinatrice del Centro
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Saperi, sapori, colori...
L’edizione estiva
della festa
Il Centro Territoriale Permanente
ha organizzato, l’8 giugno 2007
l’edizione estiva della festa multietnica. Il Centro, parte integrante dell’Istituto di Istruzione
Superiore “Don Milani-Depero”,
è ormai da anni il punto di riferimento per la popolazione adulta della città di Rovereto e del suo
territorio. Ottocento gli alunni
che nell’a.s. 2006/07 hanno frequentato le lezioni; settanta i paesi “presenti” in aula. Obiettivo del
CTP è quello di far conoscere ai
corsisti i servizi e i luoghi più significativi di Rovereto, in modo
tale che la città della Quercia sia
a loro più “vicina”. Molto apprezzata è l’usuale festa organizzata
due volte all’anno, felice occasione per stare assieme, per mangiare, per danzare e ascoltare musica.
Oltre a volti, cibi e vestiti d’oltremare, come sempre c’erano parecchi Roveretani.
E’ la festa dei saperi - gli immigrati sono portatori non solo di forza
lavoro, ma di culture millenarie -,
dei sapori, dei colori. Gli studenti-lavoratori hanno voluto personalmente preparare succulenti
piatti della tradizione dei paesi di
provenienza. Il buffet, servito dal
personale ausiliario del “Don Milani” e dai corsisti stessi, è stato arricchito anche da cous-cous, tagine, riso cantonese, pollo al curry,
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gustosi cibi cucinati dai ristoranti indiano, marocchino e cinese di
Rovereto.
L’atrio del “Don Milani” si è trasformato in un luogo dove musica, danza e gastronomia si sono
piacevolmente intrecciate. Interessante il programma della serata. Erano presenti vari gruppi musicali e un coro di voci femminili
russe. Una signora, sicuramente
autoctona, della festa dice: “Non
ho mai pensato che nella nostra
città ci potessero essere persone di
così tante nazionalità. Sono contenta di aver fatto questa scoperta”. Un ragazzo, probabilmente
uno studente di un altro istituto in cerca di divertimento, afferma: “Per me questa festa è un appuntamento fisso, posso respirare
un’aria più cosmopolita, percepisco una Rovereto più grande”. Un
suo coetaneo gli fa eco: “Questa è un’occasione speciale perché
è un po’ come fare un viaggio in
tanti paesi diversi senza muoversi da casa”. Un giovane senegale-
se dallo sguardo dolce e trasognato, specifica che “la festa - per noi
stranieri - è un’opportunità importante per conoscere e farci conoscere”. Aggiunge: “Mi è capitato di trovare persone per la strada
che mi salutano dopo averle incontrate alla festa del CTP. Rovereto mi sembra una città più amica”.
Sono africani, uomini e donne
provenienti dall’Est e dal Sud del
mondo che rischiano tutto per
entrare in Europa, nell’opulenta
e stanca Europa. Spesso, gli sporadici incontri fra nativi e cittadini immigrati sono inquinati da
pregiudizi e da luoghi comuni generati da ignoranza e da relazioni
superficiali. Altrettanto negative
sono le banalizzazioni folcloristiche delle culture. Tutte le occasioni di contatto, di scambio autentico e di conoscenza, rappresentano
una possibilità in più per costruire una convivenza rispettosa.
Carlo Andreatta
n.12 dicembre 2007
la trasmissione
VOCI
Il Natale degli altri
La trasmissione di Rairegione
“Scuola e dintorni”, condotta da Tiziana Raffaelli, presso l’Istituto di Rovereto “don
Milani - Depero” è andata in
onda proprio il giorno di Natale: ricordi e testimonianze
dei protagonisti su come vivono le festività in Trentino
e quali tradizioni o feste analoghe nel proprio paese d’origine. Riportiamo ampi stralci
degli studenti stranieri adulti
che frequentano o hanno già
frequentato il Centro territoriale del “don Milani”. Erano
presenti, per la scuola, Silvio
Cattani, dirigente scolastico
dell’Istituto, Irene Gritti, docente di italiano per stranieri e coordinatrice del Centro
territoriale di educazione permanente. I testi li abbiamo lasciati quasi integrali dalla trascrizione.
LE TESTIMONIANZE
parati da tempo (li comperano i
genitori e li nascondono in ogni
parte della casa). Quando ero piccola, sapevo che la mia mamma
aveva comperato qualcosa, entravo negli armadi e cercavo i regali.
Questa è una cosa molto bella soprattutto per i bambini. Il Natale
è una fonte molto forte delle tradizioni, della cultura; c’è sempre il
villaggio ucraino, perché è proprio
lì che si accumulano tutti i costumi e le abitudini, quelle che la città grande sta perdendo, anche qui.
Siccome io provengo da un villaggio, sono proprio cresciuta in questa fonte di cultura e la conosco
molto bene. Una grande importanza si attribuisce alla preghiera, poi
l’albero di natale non manca mai,
con il profumo vero quello del bosco, non come qui che si compera
sintetico. Il profumo dell’ albero di
natale ci accompagna tutto il mese
della festa.
Irina – Ucraina
Nadia – Marocco
Un mio secondo Natale in Italia,
mi sento un po’ privilegiata, perché io e mio marito possiamo festeggiare prima il Natale vostro e
poi tutte le nostre feste secondo il
calendario gregoriano, che cominciano due settimane dopo. Non ci
sono molte differenze tra il Natale vostro ed il nostro, perché siamo
tutti cristiani; però la nostalgia c’è
sempre, perché sono cresciuta con
la mia cultura. Il Natale in Ucraina. L’atmosfera natalizia da noi comincia anche un mese prima, con
le feste di San’Andrea, San Nicola che i bambini aspettano ansiosamente, ricevono molti regali pre-
Siccome siamo di religione musulmana il Natale non lo festeggiamo,
ma questo non vuol dire che non
faccio gli auguri ai miei amici e vicini di casa. Anche i miei bambini partecipano alle feste scolastiche con la loro presenza, recitando
delle canzoncine e condividono gli
stessi vostri valori.
Nella nostra religione ci sono due
feste di precetto, una per la rottura
del digiuno del Ramadam e l’altra
dopo due mesi e dieci giorni, la festa del sacrificio. In queste due feste si celebrano tanti valori sia religiosi sia di festa vera e propria. I
miei bambini, prima mi chiedeva-
n.12 dicembre 2007
no spiegazioni, ora sono abituati a
vivere questa diversità, ad assistere a due culture diverse senza farsi tanti problemi. E’ diventata una
ricchezza per loro.
Viviana – Cile
Devo essere molto onesta: qua
devo fare uno sforzo enorme per
sentire il Natale perché mi manca
l’estate, questa neve, questo freddo a me sinceramente non vanno,
lo faccio per i miei figli, per me il
Natale vuol dire caldo, vuol dire
un’altra cosa, inoltre io vengo da
una parte del continente dove la
gente è molto amichevole, i vicini,
gli amici, qua invece è tutto molto
triste per me, con questo freddo...
Da noi la cosa più importante è il
Cenone del 24 dicembre ed io l’ho
portata qui a Rovereto: in Cile, noi
prepariamo il cenone e dopo, sempre al caldo, usciamo tutti e andiamo a messa a mezzanotte, poi
i bambini tornano a casa e trovano i regali, dopo si balla fino alle
cinque del mattino e ognuno poi
va a dormire. Perciò il 25 dicembre
è giornata di riposo. Qui cerchiamo di fare lo stesso, ma è diverso,
è molto diverso, e passeranno ancora tanti anni per sentire il Natale come a casa mia, e non so se ci
riuscirò mai.
Dominika – Polonia
Anche in Polonia il Natale significa soprattutto la vigilia e noi festeggiamo il 24 dicembre: praticamente tutta la giornata si digiuna,
oppure si mangia leggero, tutti
aspettano il Cenone la sera, pri17
ma del Cenone si guarda sempre
la prima stella, che dà l’avvio al
festeggiamento, sono molto felice quando la vedo. La cosa molto importante è che prima di iniziare a mangiare ognuno divide
il proprio pezzettino di ostia con
un’altra persona scambiandosi in
questo modo gli auguri. Questo
simboleggia il sacrificio reciproco, poi cominciamo la cena che è
composta tradizionalmente da dodici portate che tutti non riescono
a mangiare, e questo simboleggia
i dodici mesi dell’anno o i dodici
apostoli. Il Natale è pieno di simboli e tradizioni: arriva Babbo Natale con i regali, lasciamo sempre
durante la cena un posto libero per
l’ospite inaspettato. A mezzanotte
andiamo alla messa e cantiamo i
canti molti tradizionali del Natale.
Mihayun – Corea
L’unica vera grande differenza è
che da noi il Natale non si festeggia con la famiglia, ma con gli amici. Qui a Natale i negozi chiudono tutti, le strade sono vuote, sono
tutti dentro casa insieme con la famiglia, invece da noi questo avviene per il Nuovo Anno, che si festeggia con la famiglia, il Natale
invece con gli amici. Si va in chiesa, si fa uno spettacolo in teatro,
si canta con il coro e poi a mezzanotte facciamo messa grande. C’è
anche da noi l’albero di Natale, il
presepio, ma soprattutto il Natale
è per i fidanzati, per le coppie, per
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i bambini, ci scambiamo i regali,
le mamme, i nonni e tutti gli altri
rimangono a casa. Non si preparano piatti particolari a Natale. Sono
venuta da Seul in questi giorni, c’è
anche lì un grande commercio,
tutta la città è luminosa, è molto
bella, però non mangiamo in casa,
ma con gli amici usciamo fuori e
andiamo ai ristoranti, che hanno
doppio prezzo in quel giorno, poi
sulla strada facendo una grande festa. In Italia, il primo anno sono
rimasta a casa con la famiglia, con
gli amici della famiglia e poi il secondo anno per fortuna o per sfortuna ho dovuto lavorare.
Maryam – Turchia
Il Natale in Turchia è un po’ strano,
tra la cultura turca e quella armena. Noi festeggiamo il 6 gennaio
il Natale, ma in Turchia è più importante il Capodanno, che si festeggia prima. La vigilia del Natale
è molto importante per gli armeni
e la festeggiamo a casa con la cena
insieme ai genitori ed ai parenti,
con diversi piatti nostri: specialità armene pane ripieno con le foglie dell’uva, delle viti, molto buono, il tacchino, il riso che è diverso
da quello italiano ed altre specialità. Mettiamo anche noi l’albero di
Natale con sotto i regali, e quando
arriva Babbo Natale per dare i regali ai bambini, vorremmo festeggiare bene, ma c’è ancora una cultura diversa in Turchia perché non
possiamo farlo. Qua è un po’ triste perché con mio marito siamo
da soli, non c’è nessuno con cui festeggiare il Natale, mi mancano i
miei genitori, mi sento un po’ triste a Natale.
Cai Ling – Cina
In Cina il Natale è solo l’occasione
per fare festa con gli amici più cari
perché non è considerato come la
Festa della Primavera, che noi abbiamo. Mi ricordo quando ero in
Cina a Shangai, una città molto
caotica, diversa da Rovereto, che è
invece molto bella e piccola. Sinceramente amo Rovereto, la sto ancora conoscendo, la lingua, la cultura, la scuola. Quando ero ancora
a Shangai, andavo a casa dei miei
amici, cucinavamo e mangiavamo
insieme poi facevamo un sacco di
giochi, spesso prendevamo un ragazzo e lo vestivamo da Babbo Natale con la barba bianca e dei vestiti rossi, poi noi tutti ridevamo
come pazzi guardando la sua faccia
ridicola. Inoltre si poteva anche ricevere un regalo, un pacchetto bellissimo ma vuoto dentro, era uno
scherzo, un modo per divertirsi insieme agli amici.
Vorrei ora invitare la mia professoressa Irene a leggere insieme a me
una poesia, io leggo la parte cinese,
lei la parte italiana:
Pensieri in una notte quieta
Davanti al mio letto il luccichio
dei raggi della luna fanno sembrare brina il pavimento, alzo la testa
e osservo la luce lunare,
abbasso la testa e ripenso al paese
di un tempo.
a cura di m.c.
n.12 dicembre 2007
il dossier
il punto
il servizio
l’analisi
l’incontro
la vetrina
Formazione professionale
Il punto sui “quarti anni”: un libro e un convegno
Inserto a cura di: Mario Caroli
Interventi di:
Monica Antoniolli, Mario Caroli, Roberto Ceccato, Mauro Frisanco,
Laura Lutteri, Corrado Zanetti
n.12 dicembre 2007
il punto
CONFRONTO
Quarto anno nella F.P. trentina
Il 4 dicembre 2007 s’è tenuto a Rovereto, presso il Mart, il Seminario “Da qualificato a tecnico. Per un modello di sviluppo della formazione professionale”, un appuntamento importante per fare il punto sulla
sperimentazione dei quarti anni di diploma professionale in alternanza formativa nella Provincia di Trento. Pochi giorni prima era uscito
il libro “Da qualificati a tecnici”, curato da Mauro Frisanco ed edito
da Franco Angeli, che riporta la documentazione ed una puntualizzazione a più voci di tutto il percorso.
ci si riferisce ad una realtà che interessa ormai quasi la metà dei ragazzi che proseguono dopo il terzo
anno di qualifica della formazione
professionale, che siamo ormai al
quinto anno della sperimentazione
partita timidamente nell’anno formativo 2003/2004 con 75 ragazzi
in sette percorsi, oggi diventati 28
con una copertura di fatto di tutti
i settori economici. Senza pensare
poi a tutto l’altro risvolto della sinergia con le imprese coinvolte in
alternanza e, principalmente, sia
nella fase progettuale che in quella
delle gestione della sperimentazione e della valutazione dei percorsi.
Il convegno
La funzione sociale
e l’obbligo scolastico
Non da oggi si parla del sistema
della Formazione professionale
trentina come di un “modello unico” che nel resto d’Italia si vorrebbe
“copiare”. Certo, non bisogna mai
fare trionfalismi, ma ci sono alcuni
dati di fatto che ormai sono riconosciuti e sui quali però varrebbe
la pena approfondire il significato
per capire anche “verso dove” indirizzare il nostro sistema d’istruzione e formazione.
C’è il ruolo storico della FP in provincia di Trento, ruolo di supplenza di un’istruzione diffusa e capillare che certamente sarebbe venuta
a mancare e che invece ha saputo
recuperare un massa notevole di
ragazzi trentini, specialmente della
periferia, che non sarebbero finiti
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sui banchi di scuola. Un ruolo che
si è poi sviluppato nell’assolvimento dell’obbligo proprio nei Centri
di formazione professionale, a partire dall’anno duemila.
La sperimentazione
C’è poi la nuova e recente realtà dei
“quarti anni”, che ha di fatto “allungato” il percorso della formazione
professionale, collocandolo in una
filiera interessante che si conclude
anche con un diploma tecnico, da
giocare nel mondo del lavoro, ma
anche da piedistallo per una prosecuzione verso l’alta formazione. In
mezzo ci sta tutta la sperimentazione nella formazione di base e gli altri processi che vengono ricordati
nella pagine seguenti.
Vale, però, la pena di ricordare che
quando si parla dei “quarti anni”
L’appunatmento del 4 dicembre al
Mart di Rovereto ha offerto molti
spunti di riflessione, ma ha principalmente fornito un quadro chiaro di ciò che c’è, della sperimentazione fatta, della collocazione nel
confronto con altre realtà regionali e con quella nazionale. Temi che
non vanno abbandonati, ma ampliati e messi in “presa diretta” con
il resto dell’istruzione. Senza aver
paura di scoprire magari anche
“buchi neri” che vanno colmati,
ma sapendo che stiamo ragionando su un sistema unico nel panorama nazionale.
I contributi sono stati di: Roberto Ceccato, Olga Turrini, Daniela
Carlini, Laura Fratton, Luca Arighi, Michele Pellerey, Arduino Salatin, Claudio Gentili, Gianfranca
Iorio e l’Assessore Costa della regione Liguria.
Mario Caroli
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il servizio
FILIERA
Una realtà da rafforzare
Ad introdurre i lavori del Convegno di Rovereto e di riflessione sulla
sperimentazione dei quarti anni è stato Roberto Ceccato, dirigente
del Servizio Scuola dell’Infanzia, Istruzione e Formazione professionale. Una riflessione a largo raggio sull’avvio della sperimentazione,
ma anche sul ruolo e sullo sviluppo della formazione professionale
in Trentino. Riportiamo integralmente il suo intervento nella prima
parte della mattinata.
provinciale (in attesa della definizione nazionale o in integrazione con le sue progressioni);
• le metodologie di monitoraggio e
di valutazione.
Il successo e il consolidamento del
triennio della formazione iniziale hanno fatto maturare l’esigenza
di dare continuità all’offerta di formazione professionale, nella logica
di costruire uno sviluppo verticale della filiera.
Era ed è un’esigenza condivisa,
per ragioni diverse, dal sistema socioeconomico, che richiede livelli
più alti e qualitativamente migliori
di qualificazione, e dalle famiglie,
che ambiscono ad una più lunga permanenza dei figli nel sistema formativo e che attribuiscono
ad una maggior qualificazione anche speranze di promozione sociale ( in molti casi anche in una logica di autoimprenditorialità).
La prosecuzione
come valore aggiunto
La formazione
al servizio del territorio
Il Trentino anticipa
scelte nazionali
La Provincia di Trento ha sempre avuto un’attenzione particolare alla formazione professionale, vista come strumento essenziale
per dotare il territorio e il sistema
produttivo di quelle risorse umane adeguate e qualificate che costituiscono la leva indispensabile
dei processi di sviluppo. Per questo sulla formazione si è investito
costantemente.
Da quasi quindici anni è partito un
processo di accompagnamento ad
una costante azione di riqualificazione delle attività, attento ai cambiamenti dei bisogni delle imprese, delle caratteristiche dell’utenza,
ma anche del quadro di riferimento europeo e nazionale.
La Provincia di Trento ha così, di
fatto, anticipato molte scelte che
poi sono divenute nazionali:
• la sperimentazione dei trienni
della formazione iniziale, avviata
nel Trentino nel 1994 e attuata
a livello nazionale nel 2003;
• le passerelle e i passaggi con il sistema dell’istruzione, resi possibili grazie ai protocolli d’intesa
con il Ministero dell’Istruzione
(1995, 1996, 2002);
• l’assolvimento dell’obbligo scolastico nei percorsi della formazione professionale iniziale a partire dal 1999;
• le metodologie di programmazione, basate sulla definizione di
standard di competenza a livello
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Ne è nata l’idea di sperimentare un anno di formazione professionale successivo alla qualifica. Esso però non doveva essere un
mero prolungamento del triennio
o, peggio una diluizione su quattro
anni dei contenuti degli insegnamenti. La sfida era proprio quella
di definire il valore aggiunto di un
ulteriore anno di formazione che
potesse effettivamente essere riconosciuto di maggiore professionalità. La risposta andava costruita:
ecco perché una sperimentazione.
Ma l’idea di partenza c’era, ed era
quella che il valore aggiunto di
questo nuovo quarto anno potesse/dovesse essere conseguita solo
attraverso la collaborazione con le
imprese.
Per questo il quarto anno è stato
concepito in discontinuità con il
triennio, quindi non come un proseguimento automatico, né generalizzato, ma progettando ogni corso
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sulla base di una figura professionale definita attraverso il confronto con le imprese e la realizzazione
in alternanza: metà in formazione
e metà al lavoro.
Questo per favorire un’accelerazione della crescita educativa e professionale della persona, per acquisire
competenze professionali riferite ad
ambiti e processi lavorativi rispetto
ai quali l’efficacia di apprendimento dipende dal contatto forte con il
contesto lavorativo, per assicurare
un’adeguata credibilità e appetibilità dell’offerta per i giovani qualificati, altrimenti fortemente attratti dal mercato lavoro.
L’alternanza
scuola-lavoro
L’alternanza che si è progettata e
realizzata non è lo stage così come
inteso tradizionalmente e come attuato nel triennio della formazione iniziale o anche nella scuola. E’
qualcosa di più: nello stage si cerca
di fare l’esperienza del lavoro e di
verificare nel concreto alcuni elementi di ciò che si apprende nella
struttura formativa. Nell’alternanza l’esperienza del lavoro deve contribuire quanto quella della formazione in aula all’acquisizione delle
competenze che caratterizzano la
figura professionale per la quale il
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soggetto deve essere formato, introducendo quel principio di equivalenza formativa tra i due contesti
ovvero tra la formazione presso il
Centro di Formazione Professionale e la formazione presso l’impresa.
È evidente che tutto ciò ha implicato e implica una serie di elementi, quali:
– una diversa modalità di progettare i percorsi formativi, che associ
fin dall’inizio le strutture formative e le imprese
– una diversa modalità di organizzare i percorsi formativi, che rende più impegnativa la ricerca e
il coinvolgimento delle imprese stesse e che richiede l’apporto
coordinato di diverse figure (tutor del CFP e aziendale, docenti, esperti ecc.)
– una diversa modalità di valutare la progressione degli apprendimenti e gli esiti finali.
La sperimentazione
dei quarti anni
La sperimentazione dei quarti anni
ha affrontato queste sfide, e i risultati di quattro anni di lavoro portano ad un bilancio del tutto positivo, documentato dai 1.200
ragazzi che hanno ottenuto il diploma e che lavorano con un alto
tasso di occupazione coerente, dal-
la soddisfazione delle 800 imprese
coinvolte nella formazione aziendale e, non ultimo, dalla ricaduta
positiva anche in termini di motivazione e qualificazione del sistema formativo.
Il vero successo è stato garantito
dall’alleanza che si è venuta creare
tra tre soggetti chiave:
– l’amministrazione provinciale,
che ha avuto la regia, attraverso la programmazione, il coordinamento della sperimentazione e la scelta del finanziamento
esclusivamente provinciale;
– il sistema formativo ovvero la rete
degli Istituti e Centri di Formazione Professionale;
– le parti sociali e le imprese.
È l’apporto che ciascuno di questi soggetti ha fornito, nella specificità del proprio ruolo, l’elemento
che ha consentito l’ideazione e la
realizzazione dei percorsi del quarto anno.
Ulteriore elemento di rilievo è stata la definizione del titolo finale
in termini di diploma di formazione professionale, istituito con legge provinciale, a seguito della quale
sono stati individuati 15 diplomi
di tecnico professionale.
Restano alcuni problemi
Certo, non mancano i problemi:
– la progettazione e l’organizzazione di questi percorsi è molto più impegnativa e faticosa e il
rischio di ricadere in modelli più
simili a quelli del triennio è sempre alle porte;
– non tutti gli allievi qualificati
sono adatti a questo tipo di percorsi;
– una generalizzabilità tout-court
di questi percorsi non è sostenibile
dal sistema delle imprese.
Ciò significa che occorre aprire una riflessione su altre possibili opportunità formative da offrire all’utenza, oltre a quella offerta
per consentire l’acquisizione di un
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titolo di diploma quadriennale, in
coerenza con la nuova legge sul sistema educativo provinciale e con
la normativa nazionale.
È questo il senso del prolungamento a quattro anni del percorso formativo, che deve continuare
a caratterizzarsi per la sua peculiarità rispetto al percorso che connota l’istruzione tecnica e professionale.
Rafforzare la filiera
della formazione tecnica
e professionale
Al tempo stesso occorre rafforzare la filiera della formazione tecnica e professionale.
Il dibattito e la riflessione nazionale sono aperti e in pieno corso,
ma ancora una volta la Provincia
ha inteso contribuire avviando la
sperimentazione di percorsi di alta
formazione professionale che, innovando l’esperienza degli IFTS,
riprendono e rilanciano la metodologia dell’alternanza e mirano ad un’offerta formativa affidata a istituti tecnici e professionali e
centri di formazione professionale,
progettata con le imprese, raccordata in prospettiva con l’Università in una logica di riconoscimento
di crediti formativi e volta a garantire la presenza di figure tecnici superiori correlate con le prospettive
di sviluppo della Provincia ed ancorata alla ricerca applicata.
Guardare avanti
Ancora una volta, la formazione professionale trentina guarda avanti: dopo aver affrontato un
lungo processo di innovazione, che
l’ha collocata in una posizione di
avanguardia nel conteso nazionale e che ha di fatto anticipato molti processi di riforma, lo sviluppo
di quella “filiera formativa che non
c’era” ha preso avvio e si sta progressivamente consolidando nell’ottica
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di assicurare alla comunità trentina
un vasto repertorio di competenze,
da quelle di base a quelle tecniche
di livello intermedio a quelle tecnico-superiori.
Ciò è il frutto del lavoro svolto non
solo da esperti ma anche da molti
operatori della formazione professionale intervenuti direttamente in
quel percorso di lavoro che ha costantemente messo al centro il problema di come riuscire a rilanciare e
reinterpretare il ruolo della formazione alla luce dell’economia della
conoscenza, a superare definitivamente logiche e approcci meramente operativi, a tarare i suoi obiettivi
anche in termini di inclusione, di
equità e di promozione sociale.
Imprese e territorio
più vicini alla FP
Un’ultima considerazione riguarda
l’effetto sistemico di questa sperimentazione: l’alternanza formativa ha rilanciato il rapporto con le
imprese e, più in generale, con il
territorio, favorendo livelli di integrazione tra formazione, organizzazioni lavorative e comunità locali mai raggiunti in precedenza;
ne sono conseguite opportunità
di ulteriore reciproca conoscenza
e crescita. Ciò ha confermato che
quando c’è davvero un sistema, an-
che l’investimento su un segmento
specifico si riflette con effetti moltiplicatori sull’insieme.
Questo convegno
Questo convegno ha quindi un
duplice scopo:
• da un lato quello di proporre e
diffondere un’esperienza che
noi consideriamo positiva e
che contiene numerosi elementi di trasferibilità;
• dall’altro quello di collocare
questa esperienza nel dibattito
nazionale sull’assetto del sistema di istruzione e formazione,
offrendo il nostro contributo di
riflessione, basato su una scelta
di fondo, alla quale la Provincia
non intende rinunciare: l’idea
che l’investimento sul capitale umano, di cui tanto oggi si
parla, debba richiedere l’apporto congiunto non solo delle risorse finanziarie, ma anche delle idee e dei soggetti che di tale
investimento sono protagonisti:
l’amministrazione, le istituzioni formative, le famiglie, le parti
sociali, il sistema produttivo.
Roberto Ceccato
Dirigente Servizio Scuola
dell’Infanzia, Istruzione
e Formazione professionale
23
l’analisi
VISTI DA LORO
Gli allievi valutano i quarti anni
All’interno del convegno di Rovereto, Mauro Frisanco, ha relazionato su “la realizzazione e i primi bilanci dell’esperienza”, tema ripreso in
modo esteso e completo all’interno del volume “Da qualificati a tecnici”
con circa quaranta pagine in due capitoli dedicati a: “L’attuazione dei
percorsi sperimentali” e “Un primo bilancio della sperimentazione”.
Con gli occhi dei ragazzi
Gli allievi intervengono nel processo di valutazione dell’esperienza
dei corsi di diploma professionale in tre precisi momenti: durante l’attuazione (monitoraggio in
itinere all’annualità con visita al
progetto), al termine del percorso, compilando una scheda di gradimento somministrata al termine dell’esame finale; dopo un certo
lasso di tempo (18 mesi) dal conseguimento del diploma attraverso un’intervista telefonica che consente di mettere a fuoco, oltre che
le modalità e le caratteristiche dell’inserimento occupazionale e professionale, alcuni aspetti importanti (il valore del percorso dal punto
di vista della spendibilità effettiva
delle competenze acquisite, il valore aggiunto attribuito al proseguimento della formazione dopo il
conseguimento della qualifica professionale).
L’iscrizione al quarto, secondo le
indicazioni fornite dagli allievi1,
è ascrivibile (cfr. tabella seguente) prevalentemente all’importanza che viene data alle opportunità
offerte in termini di miglioramen-
to delle competenze possedute
al termine del percorso triennale dal punto di vista professionale sia delle prospettive di carriera e
di crescita/maturazione personale;
vi è poi anche l’attesa di un lavoro più qualificato e con maggiori
responsabilità nonché l’opportunità di un incremento della preparazione, rispetto al triennio, sul
versante culturale. Motivazioni,
quali l’eventuale “scelta imitativa”
di quella operata dai propri amici e compagni oppure la raccolta
di inviti (da parte dei genitori, docenti e potenziali datori di lavoro)
all’iscrizione, risultano decisamente meno significative come anche
la partecipazione al percorso in assenza di altre alternative e/o per restare “un anno in più a scuola”.
Livello di importanza attribuito ad alcuni aspetti nella scelta di iscriversi al quarto anno di diploma
(scala di livello: 1 = per nulla importante - 5 = molto importante)
migliorare le competenze professionali
4,4
migliorare le prospettive di carriera e professionali
4,3
crescita e maturazione personale
4,2
trovare un lavoro che consente di svolgere mansioni più qualificate
4,0
trovare un lavoro che può dare maggiori responsabilità e autonomia
4,0
crescita culturale
3,7
trovare un lavoro coerente rispetto agli studi con più facilità
3,7
trovare un lavoro con più facilità
3,7
trovare un lavoro che consente di guadagnare di più
3,4
frequenza da parte di compagni di classe/amici
2,7
invito/consiglio dei docenti del triennio
2,6
invito/consiglio dei genitori
2,5
invito/consiglio di potenziali datori di lavoro
2,4
per rimanere un anno in più a scuola
1,7
in mancanza di altre opportunità (lavoro, studio, ecc.)
1,7
Si tratta delle indicazioni fornite dagli allievi nel corso del monitoraggio in itinere dell’annualità attraverso la modalità di “visita al
progetto”; dato rilevato nell’a.f. 2006/2007.
1
24
n.12 dicembre 2007
Venendo al gradimento espresso
dai diplomati al termine del percorso2 rispetto agli aspetti oggetto
di valutazione si rileva un generale buon livello di soddisfazione per
tutti gli indicatori previsti (in media
“5” rispetto alla scala di valutazione
prevista 1 - 6), con la totalità degli
indicatori che si discostano solo lievemente rispetto al dato medio (entro un range +0,1 –0,7 punti).
Si tratta dei diplomati dei percorsi dell’a.f. 2003/2004, dell’a.f. 2004/2005 e dell’a.f. 2005/2006.
2
Graduatoria decrescente dei livelli di soddisfazione espressi dai diplomati
a fine percorso per tipologia di indicatore
(scala di gradimento da 1 a 6)
Il corso come occasione per incrementare conoscenze e capacità operative
Durata della formazione presso l’impresa
Il corso come occasione per essere più autonomi e responsabili
Valutazione globale
Valorizzazione da parte dei docenti delle esperienze individuali all’interno del gruppo
Corrispondenza dei contenuti svolti presso l’impresa rispetto alle attese
Utilità delle conoscenze/abilità per il lavoro atteso
Capacità di accampagnamento e assistenza da parte del tutor aziendale
Chiarezza trattazione argomenti da parte di docenti
Equilibrio tra lavoro individuale e lavoro di gruppo
Durata della formazione presso il CFP rispetto ai contenuti
Corrispondenza dei contenuti svolti presso il CFP rispetto alle attese
Equilibrio tra teoria e pratica
Chiarezza degli obiettivi iniziali
Gli esiti occupazionali
e professionali dei
diplomati dei quarti anni
Per la valutazione degli esiti occupazionali è previsto lo svolgimento sistematico di un’indagine a 18
mesi dalla conclusione dei corsi al
fine di cogliere la situazione occupazionale dei diplomati nonché le
modalità di inserimento lavorativo,
la tipologia delle esperienze di lavoro, la spendibilità professionale delle competenze, il valore aggiunto
n.12 dicembre 2007
“percepito” dai diplomati del quarto anno rispetto al triennio di qualifica in termini di opportunità di
guadagno, di ruoli e mansioni lavorative di accesso, di prospettive professionali per il futuro. La rilevazione viene svolta mediante intervista
telefonica ed è rivolta all’universo
dei diplomati. Dalle prime due indagini “placement”sui corsi pilota
(af. 2003/2004) e sulla sperimentazione 2004/2005 (in totale gli intervistati sono stati 242, volume
che rappresenta l’84% di tutti i di-
media valutazione
a.f. 2003/2004,
2004/2005, 2005/2006
5,1
5,0
5,0
5,0
4,9
4,8
4,8
4,8
4,8
4,8
4,7
4,7
4,5
4,3
plomati delle due leve) emergono le
seguenti prime indicazioni.
La situazione
occupazionale a 18 mesi
Considerando tutti i 242 diplomati intervistati, il 93% si dichiara occupato, il 7% risulta in cerca di una
nuova occupazione, il 76% svolge
un lavoro coerente rispetto al corso
frequentato e al diploma conseguito. Il confronto tra la situazione di
coloro che hanno conseguito il di25
ploma rispetto a coloro che si sono
immessi nel mercato del lavoro con
la qualifica (cfr. tabella seguente riferita alla leva qualificati 2004) permette di rilevare: un ulteriore incremento, grazie all’esperienza del
quarto anno, della già elevata percentuale di impiego (dal 91,7% si
passa al 92,3%); un significativo
aumento del livello di coerenza degli sbocchi professionali (dal 70,6%
al 75,9%), una contrazione della
quota di coloro che sono alla ricerca
di occupazione; un forte tasso di attività, data la valenza specializzante
del quarto anno, dei diplomati. Tali
indicatori, soprattutto quello della
coerenza dello sbocco occupazionale, risentono positivamente del diverso contesto progettuale e attuativo del quarto anno rispetto a quello
che caratterizza il percorso di qualifica: il partenariato progettuale tra
il centro/istituto di formazione professionale e le imprese consentono
la messa a punto di figure professionali di riferimento e di progetti
formativi in grado di elevare ulteriormente i già alti livelli di coerenza della spendibilità della qualifica.
Il “valore aggiunto” e
“l’utilità” del quarto anno
Dalle rilevazioni effettuate non
emerge un valore aggiunto solo in
termini di maggiore occupazione
e coerenza dello sbocco professionale. Gli intervistati, su una scala
di “valore” compresa tra “1” e “5”,
considerano l’esperienza del quarto anno un’effettiva opportunità
Situazione a 18 mesi
dal conseguimento del titolo
% di formati occupati
% di formati occupati coerenti
Tasso di disoccupazione
Tasso di occupazione
Tasso di attività
Leva qualificati 2004
Entrano
Entrano
on qualifica con diploma
91,7
92,3
70,6
75,9
8,2
7,7
68,0
92,3
74,0
96,7
“Valore aggiunto” del quarto anno di diploma professionale
(Scala di valore: 1 - 5)
Accesso a mansioni più qualificate
Svolgimento di attività che comportano
maggiore responsabilità e autonomia
Opportunità di sviluppo delle competenze professionali
Maggiore remunerazione e prospettive di carriera
per accrescere la proprie competenze professionali (3,3), per poter
svolgere, sulla base dell’esperienza
avuta nei 18 mesi di lavoro già effettuati dopo il conseguimento del
diploma, mansioni più qualificate (2,9) e attività che comportano
maggiori livelli di responsabilità e
autonomia (2,9); da questa angolatura di analisi, il risultato della
rilevazione conferma l’effettiva capacità dei quarti anni di favorire
inserimenti in ruoli tecnici caratterizzati, secondo la Classificazione
europea delle attività professionali alla quale i diplomi professionali del quarto anno sono correlati,
da gradi di autonomia e di responsabilità maggiori rispetto a quelli
attribuiti alla figura dell’operatore
con qualifica professionale.
Vi è poi l’aspetto dell’utilità del-
2,9
2,9
3,3
2,6
le “acquisizioni” favorite dal quarto anno nello svolgimento del proprio lavoro e, in generale, come
cittadino. Anche da questo punto
di vista, tenendo a riferimento una
scala di utilità “1 – 4”, sono emersi giudizi molto elevati rispetto a
tutti gli items considerati. Da segnalare soprattutto: il più elevato
livello di utilità delle competenze
acquisite attraverso il quarto anno
sia per “lavorare con gli altri” (3,5)
sia in termini di cittadinanza attiva (3,3). Tale risultato conforta
la scelta strategica di attribuire al
quarto anno, oltre che una valenza specialistica-professionalizzante, anche finalità di carattere culturale ed educative, con conseguente
messa al centro dell’azione formativa la crescita personale dei partecipanti.
“Utilità delle competenze in esito”al quarto anno di diploma professionale
Utilità
Utilità
Utilità
delle competenze delle competenze
(Scala di valore: 1 - 4)
delle competenze
per lavorare
ai fini della
specialistiche
con gli altri
cittadinanza
Livello di utilità delle competenze 3,1
3,5
3,3
in esito al quarto anno
Utilità
delle competenze
ai fini
gestione ICT
3,0
Mauro Frisanco
26
n.12 dicembre 2007
l’incontro
MEDA-ETE
Interesse per la FP trentina
Nel pomeriggio del 27 novembre scorso presso la sala Stampa del Palazzo della Provincia Autonoma di Trento, si è tenuto un incontro di studio con i rappresentanti di Paesi quali Algeria, Egitto, Giordania, Libano,
Marocco, Palestina, Siria, Tunisia e Turchia, presenti in Italia per alcuni
giorni nell’ambito di un progetto europeo. Una delegazione di rappresentanti dei paesi dell’area Meda, Paesi del Nord Africa e del Medio
oriente, interessati a conoscere il nostro sistema di formazione professionale e per il settore della valutazione e autovalutazione scolastica. Riportiamo
il testo del comunicato dell’Ufficio stampa della Provincia.
Sistema trentino,
un riferimento
Nuove qualifiche
professionali
Il sistema dell’istruzione e della
formazione professionale del Trentino è un punto di riferimento anche per i paesi dell’area mediterranea meridionale e orientale. Paesi
che, nell’intento di potenziare l’occupazione, stanno cercando di elaborare politiche dell’istruzione e
della formazione che rispondano
alle esigenze effettive dei rispettivi mercati del lavoro nazionali. Un
obiettivo nel quale è impegnata,
al loro fianco, anche l’Unione Europea che, mettendo a disposizione 5 milioni di euro, ha promosso
un’iniziativa specifica, il progetto MEDA ETE (Education and
training for employment), inserita nel quadro della Collaborazione
Euro – Mediterranea: una chiave
che aprirà le porte alla formazione
scolastica e al training professionale basato su strumenti informativi
nella regione Meda (Africa mediterranea). Obiettivo principale del
progetto - coordinato dall’agenzia
europea Etf - è l’implementazione
di un programma di “formazione
per formatori” per diffondere sempre più l’uso della formazione a distanza per professori e insegnanti
nonché manager di enti formativi
attivi nell’utilizzo di soluzioni con
piattaforma virtuale.
Il progetto sbarca, transitando per
il Trentino, sulle sponde del Mediterraneo con l’obiettivo di sviluppare nuove qualifiche professionali per il mercato del lavoro
attraverso l’uso sempre più massiccio di soluzioni e servizi di insegnamento a distanza. Il caso del
Trentino è stato scelto dall’agenzia
europea come esperienza di eccellenza, sia nella formazione professionale che nel modo di valutazione e autovalutazione del sistema
scolastico, un sistema che è stato
oggi illustrato, nella sala stampa
della Provincia, a un folto gruppo
di alti funzionari, responsabili di
progetti formativi, direttori di dipartimenti ministeriali e universitari provenienti da Algeria, Egitto, Giordania, Libano, Marocco,
Palestina, Siria (rappresentata dal
viceministro dell’industria Haitham Al Yafi), Tunisia e Turchia.
Dopo una serie di incontri a
Roma e prima di trasferirsi in
Lombardia, le delegazioni dei
paesi del Nord Africa e del Medio Oriente hanno dunque fatto
sosta in Trentino, dove hanno appunto partecipato, oggi pomeriggio in Provincia, ad un incontro
coordinato da Francesco Pancheri del Dipartimento Istruzione e
n.12 dicembre 2007
da Paolo Renna, responsabile del
Servizio per lo sviluppo e l’innovazione del sistema scolastico e
formativo, interamente dedicato
all’illustrazione del sistema trentino della formazione professionale ma anche a quello dell’educazione permanente degli adulti.
Politiche di ricerca
e sviluppo
Ad aprire l’incontro, dando il benvenuto agli ospiti, l’assessore alla
programmazione, ricerca e innovazione Gianluca Salvatori, che nel
suo intervento di saluto ha brevemente delineato il contesto storico, istituzionale e amministrativo
della Provincia autonoma di Trento che ha consentito, negli anni e
grazie alle competenze dell’autonomia, di dare al Trentino un sistema formativo oggi riconosciuto
tra i più avanzati in Europa.
“La priorità data alla formazione,
all’università e alla ricerca – ha tra
l’altro affermato Salvatori – permea
le nostre politiche ed è all’origine
del nostro attuale stato di benessere, che vede oggi questa provincia, un tempo non lontano terra di
povertà ed emigrazione, tra quelle a più alto prodotto interno lordo procapite d’Europa (28.000
euro) ed a più alto tasso di scolarità (92,2 per cento)”. “In questo
campo – così ha concluso Salvatori – non ci consideriamo arrivati,
c’è ancora da innovare e vogliamo
incrementare il confronto internazionale con quanti condividono
l’importanza strategica della formazione, perché per la nostra crescita sono necessarie le idee, i suggerimenti e le provocazioni degli
altri”.
(c.z.)
27
la vetrina
MESTIERINFORMA
A Trento Fiere l’ultima edizione
Mestierinforma. Manifestazione che ha preso avvio nel settembre del 2004 la prima edizione,
presso il Palanaunia di Fondo, da subito, considerando il successo ottenuto, con la visita di oltre
200 studenti, ha confermato quanto felice sia stata
l’intuizione degli assessorati provinciali all’Artigianato e all’Istruzione e Politiche giovanili di
promuovere - di concerto con l’Associazione artigiani e piccole imprese del Trentino, il Comprensorio della Valle di Non e le scuole delle due
valli – una manifestazione per presentare le opportunità di scelta formativa, dopo la terza media, offerte dal sistema dei Centri di formazione professionale del nostro territorio.
Rivolta non solo a studenti e professionisti, ma anche alle famiglie, risulta oggi al suo quarto anno di
programmazione, e continua nella finalità di aprire una linea diretta tra la scuola e il mondo del lavoro. Sempre più importante risulta infatti il ruolo
che scuola e artigianato possono avere nel dialogare e nel trovare percorsi per valorizzare il ruolo dell’artigianato nella realtà produttiva del Trentino,
utilizzando al meglio lo studente nella sua capacità
di fare, offrendo la possibilità di imparare mestieri innovativi ed ad alto contenuto tecnologico, stimolando riflessioni e capacità imprenditoriale autonoma, alla luce di come il mercato del lavoro e le
dinamiche economiche moderne esigono sempre
più, ed in tutti i campi, un alto livello di preparazione.
(m.a.)
L’edizione 2007
La quarta edizione di “Mestierinforma”, la vetrina delle scuole e delle professioni dell’Artigianato, quest’anno si è svolta presso i padiglioni di Trento Fiere (ex
CTE) di Trento, dallo scorso 28 novembre all’1 dicembre. In questa edizione è stato dato particolare risalto ai percorsi professionali che hanno la possibilità
di sfociare nella figura del Maestro Artigiano prevista
già con la Legge provinciale del 12 dicembre 1977 ma
determinata fortemente con la successiva Legge provinciale 1 agosto 2002, n. 11 che disciplina, ai fini
dell’applicazione delle norme emanate in materia di
competenza provinciale, l’impresa artigiana, l’istituzione del titolo di Maestro Artigiano, nonchè la costituzione delle botteghe-scuola che, però, al momento
non hanno ancora preso avvio. Il 19 novembre 2004,
la Giunta Provinciale, con delibera n. 2693, ha individuato i profili professionali per i mestieri per i quali
viene conseguito il titolo: Acconciatori, Estetisti, Falegnami e Sarti (a tutt’oggi si contano 56 Maestri Artigiani diplomati).
Stand e Maestri artigiani
Gli stand ai quali è stato dato più spazio sono stati quindi quelli che hanno visto la partecipazione del C.F.P.
28
n.12 dicembre
dicembre 2007
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n.12
ENAIP di Tesero, dell’Istituto formazione professionale Servizi alla Persona e del Legno – sezione per il
macrosettore Legno di Trento e dei Maestri artigiani del Legno Mariano Bottamedi, Antonio Corazzolla, Bruno Faustini, Giorgio Leonardelli, Ivano Segata.
Per quanto riguarda i Servizi alla Persona lo stand allestito vedeva l’Istituto di Formazione professionale
Servizi alla Persona e del Legno – sezione per il macrosettore Servizi alla Persona di Trento, il C.F.P.
Opera “Armida Barelli” con i ragazzi di Levico Terme e Rovereto e presenti i Maestri Artigiani per il settore “Estetisti” Carmela Ascione, Nadia Libardi, Luisa Sias, mentre per il settore “Acconciatori” i Maestri
Artigiani Mauro Avi, Elena Casagrande, Sandro Catarci, Sonia Chini, Maria Rosaria D’Agostino, Gino
Ghensi, Lucia Kerschbaumer, Emanuela Leoni, Ivano
Marcolini, Elisabetta Piazzera, Enrica Pilati, Luciana
Pizzini, Meri Pollini.
Lo stand del settore abbigliamento è stato rappresentato dal C.F.P. “Centromoda Canossa” in collaborazione con i Maestri Artigiani Marilena Caliari, Dino
Cattoi, Luisa De Concini, Cristina Gaddo, Ivana Penasa, Tina Tafuri, e Giovanni Waiss, che hanno accolto anche il contributo della scuola professionale
“Gadotti” di Trento e prodotto alcuni dei capi di abbigliamento destinati ad essere indossati nella sfilata
del pomeriggio finale.
1200 i ragazzi in visita
Naturalmente va ricordato che i Maestri Artigiani che
non hanno potuto essere presenti per vari motivi in
quella sede hanno collaborato alla progettazione sia
n.12 dicembre
dicembre 2007
2007
n.12
29
degli stand che delle azioni svoltesi in Fiera. Gli altri
Centri/Istituti professionali hanno potuto trovare posto in uno stand istituzionale curato dal Dipartimento Istruzione che ha ospitato una rappresentanza di
tutte le qualifiche della Formazione professionale
che hanno dimostrato fra loro un ottimo spirito di
collaborazione e rispettata la scelta di presentare con
una informazione univoca, gestita dal Dipartimento
per mezzo di apposite schede, le proprie potenzialità.
Quest’anno, data la sede della manifestazione, sono
state invitate le classi terze medie degli I.C. del bacino di
utenza della Valle dell’Adige e delle zone viciniori (si ricorda che negli scorsi anni erano state coinvolte altre
realtà territoriali come Tione, Mezzolombardo, Fondo..). La partecipazione è stata di circa 1200 ragazzi
mentre nel pomeriggio dell’ultimo giorno (sabato 1
dicembre) è stata data la possibilità di visitare gli stand
a chiunque avesse interesse ad approfondire maggiormente la conoscenza dell’offerta formativa professionale trentina.
In primis, l’impegno dei ragazzi
Nel pomeriggio si è riflettuto, con il contributo delle varie autorità intervenute, sulla sinergia, ormai imprescindibile, fra scuola e mondo del lavoro attraverso tutti i canali percorribili con la collaborazione di
tutte le componenti coinvolte: dai Centri/Istituti della Formazione Professionale, ai Maestri artigiani, alle
Associazioni di categoria. E’ stato riconosciuto l’impegno dei ragazzi che hanno prodotto i capolavori in
montaggio e esposizione nel settore dedicato al Legno, di quelli che hanno preparato i vestiti per la sfilata e di coloro che si sono adoperati per l’acconciatura
e il trucco dei modelli e delle modelle con degli attestati consegnati di volta in volta da Franco Panizza
Assessore provinciale all’Artigianato, Cooperazione e
trasporti, Paolo Renna e Daniela Carlini del Servizio
Sviluppo e Innovazione del Sistema Scolastico trentino, da Roberto Ceccato del Servizio Scuola dell’infanzia, istruzione e formazione professionale, oltre che
dal Consigliere provinciale Caterina Dominici.
Laura Lutteri
30
n.12 dicembre
dicembre 2007
2007
n.12
DALLE SCUOLE
I.C. “J.Amos Comenius” - Cognola
AGEBI
Genitori per l’educazione bilingue
Si è costituita nel dicembre scorso l’AGEBI, Associazione genitori per
un’educazione bilingue presso l’istituto Comprensivo di Cognola,
dove per il terzo anno è attiva una sperimentazione con insegnamento veicolare del tedesco; nel primo incontro, l’atto costitutivo e le cariche sociali. L’obiettivo è: “promuovere e sostenere le forme di sperimentazione nell’insegnamento scolastico bilingue”.
Insegnamento
italiano/tedesco
Il progetto di insegnamento bilingue (italiano/tedesco) nell’istituto è
frutto di un protocollo d’intesa con
il Land Tirol, sostenuto dall’Assessorato all’Istruzione della Provincia
Autonoma di Trento; coinvolge tre
classi elementari: prima, seconda e
terza del plesso di Cognola. La sperimentazione prevede l’insegnamento
di alcune materie (scienze, musica e
geografia) nella lingua di Goethe, da
parte di insegnanti di madrelingua
provenienti da scuole tirolesi. Sulla base del protocollo, una esperienza analoga viene condotta, in lingua
italiana, nella scuola elementare Innere Stadt di Innsbruck.
Considerata l’importanza della famiglia nella sperimentazione bilingue, l’istituzione scolastica ha infatti bisogno del supporto di iniziative
provenienti direttamente dalla comunità per offrire ulteriori sbocchi
ad una sperimentazione così particolare e rafforzare il gemellaggio
già esistente con la scuola di Innsbruck. L’associazione (46 soci fondatori rappresentanti di 30 famiglie
sulle 49 coinvolte a Cognola) nasce
proprio con l’intento di sostenere,
promuovere e stimolare e, se serve,
anche criticare costruttivamente lo
svolgimento di questa attività educativa che coinvolge in primis i propri figli. Sono già state numerose le
visite e gli scambi di reciproca ospitalità tra i bambini trentini ed i coen.12 dicembre 2007
segnamento bilingue in altre scuole
della provincia di Trento (come ad
esempio la scuola elementare Sanzio del capoluogo in cui è in corso
una sperimentazione italiano/inglese) per valutare assieme positività e
punti critici di tali iniziative.
Il direttivo:
Presidente: Rolando Iiriti: [email protected]; vicepresidente Andrea Groebner: [email protected];
Monica Loss – tesoriere, Vigilio Fontanari – segretario, Davide Bazzanella, Stefano Giorgini, Tanja Jost,
Marcello Svaldi, Elisabetta Zambotti, Sandro Zogmaister; Cristina Folgheraiter, Marco Margoni, Paolo Pisetta (probiviri).
librilingue
Mostra, conferenze
e bilinguismo
tanei austriaci, nella convinzione
che un’esperienza così significativa
permetta di rafforzare un’amicizia,
ulteriore stimolo per una conoscenza diretta di tradizioni e culture diverse.
Aperti ad altri genitori
Lo scopo di questo organismo, non
riguarda solo la sperimentazione
che si svolge a Cognola, ma è rivolto a catalizzare l’interesse di tutti i
genitori già coinvolti o interessati
alle sperimentazioni bilingui su tutto il territorio provinciale. Per questo motivo vi è l’intenzione di aprirsi
e raccogliere anche adesioni di altri
genitori i cui figli sperimentano l’in-
26 settembre 2007, giornata
europea delle lingue, inaugurazione della mostra Librilingue
presso l’Istituto Comprensivo
“J.A.Comenius”. Nell’atrio della scuola media, nell’aula di lingue delle elementari “Bernardi”
di Cognola e nell’aula laboratoriale “Ronchi” sono stati esposti testi in lingua originale, libri
tradotti in diverse lingue e racconti bilingui. Una delegazione
di studenti dell’istituto ha accolto le diverse autorità presenti leggendo il testo “Il piccolo
principe”in varie lingue. Saluti della nuova dirigente scolastica Flavia Andreatta e della presidente del Consiglio dell’istituto
Giovanna Laudadio: hanno evidenziato il valore dell’iniziativa attivata dal Centro “Seme di
Acacia” presente all’interno della scuola, con la collaborazione
di Atas cultura, l’AIB Associazione italiana biblioteche, il Comune di Trento e la Biblioteca
comunale. Altre iniziative nel
mese di ottobre, tra cui serate a
tema con i genitori ed una conferenza con Martin Dodman,
docente universitario, esperto
di plurilinguismo.
31
SENZA FRONTIERE
Istituto Comprensivo Vigolo Vattaro
WATU NA MSITU
Delicati equilibri
Gemellaggio con la Tanzania
L’Istituto Comprensivo di Vigolo Vattaro si è affiancato al progetto
“Watu na msitu – uomini della foresta”, nato dalla collaborazione
dell’Assessorato provinciale alla Solidarietà internazionale e il Museo
Tridentino di Scienze Naturali, con l’obiettivo di sviluppare un rapporto di scambio di esperienze e di dialogo con le scuole di Chita e
Ikule , nella regione di Morogoro della Tanzania. A luglio la trasferta,
a cui hanno partecipato, per l’Istituto la dirigente Beatrice de Gerloni, i docenti Gianfranco Pachera e Giuliana Scarpa e la consulente
Liana Trentin; per il Museo Tridentino di Scienze Naturali, il direttore Michele Lanzinger e i ricercatori Paolo Pedrini, Michele Menegon e Francesco Rovero.
Monti Udzungwua
e biodiversità
L’area di intervento è quella del
gruppo montuoso dei Monti
Udzungwa, porzione orientale del
comprensorio forestale di clima
tropicale degli Eastern Arch, nella
Tanzania centro meridionale. Per
via dell’elevatissimo grado di biodiversità e di presenza di specie endemiche (con un rapporto superficie/
specie endemiche tra i più alti del
pianeta) la IUCN (International
Union for the Conservation of Nature) ha inserito l’areale dei Monti Udzungwa in uno dei 25 Hot
32
spot planetari a più alta biodiversità mentre a livello governativo tanzaniano l’area è iscritta tra le “Forest
Catchement Reserves”, con un grado
di protezione che impedisce la caccia e il taglio degli alberi.
Nonostante l’importanza planetaria
e i diversi gradi di tutela ad essa attribuita, la foresta dei monti Udzungwua è oggetto di azioni di bracconaggio e di taglio illegale di alberi.
Da segnalare che gran parte di questo prelievo non avviene a fini speculativi ma più semplicemente e direttamente per la fornitura di legna
e carbone di legna per gli usi domestici della popolazione locale.
I villaggi della foresta vivono prevalentemente di una piccola economia agricola a scala famigliare.
La ricchezza di questo territorio
è una pianura pedemontana con
una piovosità annuale discreta e
una buona provvigione di acqua
dai rivi (addirittura spettacolari
cascate) che defluiscono dai monti Udzungwa, perennemente ammantati di nubi di condensazione
e sede di piogge quotidiane.
La riduzione, o peggio la scomparsa della foresta, avrebbe come
conseguenza locale la completa
desertificazione della regione con
evidenti danni per le economie di
villaggio di tutta la regione.
I villaggi sono estremamente poveri e l’energia per la vita quotidiana,
per la costruzione delle capanne e
per l’alimentazione, proviene prevalentemente dal taglio della foresta.
Un obiettivo da raggiungere è la limitazione di questo consumo, mediante l’individuazione di soluzioni meno impattanti sulla foresta,
operando sulla leva della partecipazione e della crescita della consapevolezza da parte delle popolazioni locali ispirandosi ai principi
del “Community Based Conservation Management”. Le azioni da
intraprendere vengono individuate di concerto con la comunità locale e dovranno essere compatibili
con la conservazione dell’ambiente naturale locale, di basso impatto
e di sostenibilità sul lungo periodo
come, ad esempio, l’introduzione
dell’allevamento, la riforestazione
o la piantumazione di boschi “da
legna”o, infine, l’ecoturismo.
Lo scambio con le scuole
di Chita e Ikule
L’Istituto Comprensivo di Vigolo Vattaro si è affiancato al progetto Watu na msitu con l’obiettivo
n.12 dicembre 2007
di sviluppare un rapporto di scambio di esperienze e di dialogo con
le scuole di Chita e Ikule. Gli studenti e i docenti si sono confrontati, a partire dalle rispettive identità
territoriali e culturali, sulla propria
concezione di natura e di rapporto
con l’ambiente naturale, di utilizzo
delle proprie risorse e di sostenibilità e responsabilità.
Lo scambio di buone pratiche tra
docenti è un’occasione per i docenti trentini di accrescere le proprie conoscenze scientifiche, di
ideare e sperimentare nuove forme
didattiche, di relazionare il proprio
operato nel confronto di situazioni extra europee ispirate anche a
principi di solidarietà. I docenti
tanzaniani, nell’accogliere e sperimentare le proposte trentine restituiranno risultati e proporranno, come materiale di scambio e
di sperimentazione, alcune delle
loro modalità di interazione con il
gruppo classe.
L’avvio del progetto:
a.s. 2006/07
I ragazzi trentini hanno modo di
conoscere in prima persona realtà ambientali di assoluta rilevanza
(gli hot spots planetari), di interagire con comunità di studenti del
sud del mondo e costruire assieme a loro una visione condivisa di
sviluppo sostenibile. In senso più
generale tra le finalità del progetto vi è la comprensione delle culture e società altre rispetto alle nostre e costituire così un potenziale
n.12 dicembre 2007
di disponibilità e attenzione spendibile anche nel dialogo quotidiano con le diversità culturali e sociali del Trentino. Operativamente
gli insegnanti, all’interno di un
progetto di istituto a valenza pluriennale e pluridisciplinare, hanno
partecipato a corsi di informazione
e aggiornamento sui temi degli hot
spots e hanno partecipato, durante l’estate, a un viaggio di studio finalizzato all’incontro con i docenti tanzaniani. Il progetto ha preso
l’avvio con una classe pilota (1A)
nell’anno scolastico 2006/07, nel
corrente anno scolastico, 2007/08,
l’esperienza è stata estesa anche alle
altre due classi seconde.
Incontri e ricerche
Gli studenti trentini hanno partecipato a Incontri di sensibilizzazione
ed informazione con il responsabile
del progetto del museo e il responsabile didattico tanzaniano. Hanno acquisito contenuti disciplinari e
approfondito il tema della biodiversità con confronti tra la situazione
alpina e tanzaniana. Si sono avvalsi di metodologie informatiche attraverso la consultazione del web e la
sperimentazione di nuove didattiche (web quest, power point, fotografia digitale, …). Hanno utilizzato la lingua straniera veicolare
(inglese) sia nello scambio epistolare sia nell’acquisizione di informazioni. Hanno sviluppato consapevolezza delle problematiche
ambientali e comprensione della
diversità culturale come ricchez-
za di valori. Hanno allestito una
mostra con i materiali specificatamente realizzati per il progetto con
momenti informativi alle famiglie.
E inoltre hanno raccolto fondi per
l’acquisto di materiale didattico e
di un computer portatile che è stato portato dagli insegnanti trentini
alle scuole tanzaniane.
Luglio 2007, la trasferta
Al termine di un volo aereo tra turisti, missionari, volontari di organizzazioni non governative e business men, il primo contatto con
Daar es Salaam, capitale della Tanzania, ci fa cogliere visivamente i
segni di un paese a più velocità.
Una rapida urbanizzazione con architetture moderne, un piacevole sfondo post-coloniale in taluni
quartieri ma anche disagi e sub urbanizzazione.
L’attività di contatto inizia con
l’incontro con TFCG Tanzanian
Forest Conservation Group (organizzazione non governativa locale
responsabile per il progetto scientifico sulla foresta) e con alcuni docenti dell’Università, giusto il tempo per un primo ambientamento e
poi via, il giorno successivo, per il
viaggio di avvicinamento ai Monti
Udzungwa. Dapprima, ci si dirige
verso la cittadina di Man’gula percorrendo una camionabile asfaltata che passa per il Mikumi National Park. Proprio lungo la strada
abbiamo la fortuna di osservare
da vicino un vero giardino zoologico in natura: babbuini, facoce33
ri, antilopi, zebre, giraffe oltre ad
una serie di uccelli fra cui ghiandaie marine, aironi, garzette, falchi e nibbi. Lo spettacolo diviene
sempre più suggestivo quando un
gruppo di elefanti compare all’improvviso da dietro una boscaglia
nel tardo pomeriggio e poi più tardi quando il cielo sopra la savana
s’infuoca e le ombre dei maestosi
baobab si allungano a terra. A tarda sera si arriva a Mang’ula, sede
del centro di ricerca sostenuto dalla Provincia Autonoma di Trento e
gestito dal Museo tridentino.
Muoversi tra i sorrisi
La rete viaria è un’altra cosa che
ha colpito la nostra sensibilità occidentale. Per lo stato delle strade
e per il traffico caotico viaggiare
in Tanzania è piuttosto un’avventura. Sulle vie di penetrazione più
importanti, camion e improbabili pullman stracarichi di persone
si lanciano nel traffico a velocità
forsennata, le cose poi diventano
davvero difficili quando ci si muove nell’interno. Muoversi senza un
adeguato fuoristrada risulta davvero problematico, basti pensare
che nei percorsi attorno ai villaggi raggiunti dal progetto la velocità di spostamento non ha mai superato la media dei 20 chilometri
orari. Tuttavia quello che stupisce
in questa situazione è la serenità
della gente, i sorrisi e la gentilezza
che caratterizza il loro rapportarsi
gli uni con gli altri e loro con noi.
34
Un viaggio che da questo punto di
vista ci ha insegnato molto fin dai
primi chilometri.
Le curiosità
degli studenti
A Mang’ula trascorriamo tre giorni intensi ed affascinanti. Visitato
il centro di ricerca (Udzungwa
Ecological Monitoring Center) e
passata un’intera giornata in foresta, inizia il contatto con i docenti
e gli studenti delle scuole. L’incontro segue un protocollo abbastanza definito: all’inizio, la presentazione del gruppo degli “stranieri”,
quindi una presentazione tenuta in
lingua Swaili da Baraka, il giovane
mediatore culturale che sta operando in zona anche per conto del
Museo. I temi della conservazione
dell’ambiente e della biodiversità
sembrano interessare molto queste
classi di ragazzi, ma quello che stupisce maggiormente è il silenzio e
l’attenzione con la quale i ragazzi
seguono questa presentazione. Poi
tocca a noi. Con un videoproiettore, collegato alla batteria del nostro
fuoristrada, presentiamo il nostro
ambiente alpino; lo stupore è forte
soprattutto quando appare la neve.
Ci incalzano di domande sulle nostre diverse abitudini di vita e notiamo che sono molto preparati
sui temi dell’agricoltura, sanno ad
esempio la differenza tra la produzione di latte delle nostre mucche e
le loro, più di venti litri al giorno le
prime, quattro cinque le seconde.
Progetto microcredito
Sono tre giorni di corse a visitare scuole e dialogare con i ragazzi, capi villaggio e gruppi che hanno avviato attività economiche
anche grazie al microcredito promosso dal Museo. Verso sera siamo invitati da una di queste cooperative che, nel dopo lavoro, si è
riunita in un coro che si è dedicato
a comporre musiche originali sui
temi della conservazione della foresta. Ritmi e coralità risultano assolutamente affascinanti. La serata
si conclude con la proiezione di un
documentario sugli animali della savana nel cortile della scuola. Il
villaggio, non provvisto di corrente
elettrica, è completamente al buio,
sul lenzuolo bianco che funge da
schermo si rincorrono ghepardi e
gazzelle. Più di milletrecento persone fanno il tifo, non sappiamo
se per chi insegue o chi scappa. Il
n.12 dicembre 2007
rumoreggiare sordo del motore del
fuoristrada che alimenta la batteria
del computer, sopra una quantità di stelle che da noi, con l’inquinamento luminoso, non possiamo
nemmeno immaginare, creano un
atmosfera davvero emozionante.
Scuola secondaria di Chita
Il giorno dopo si passeggia per il
villaggio di Chita seguiti da uno
stuolo di bambini e curiosi disponibili a farsi fotografare e a scambiare sorrisi e saluti. Ovunque si
vada echeggia il “ciao” italiano che
ormai è sulla bocca di tutti. L’incontro tanto atteso è con la scuola secondaria di Chita con cui si
trascorre una mattina. Presentazione, consegna del materiale didattico portato da Trento, accordi per
la prosecuzione del progetto. C’è
tanta disponibilità alla reciproca conoscenza, curiosità sui metodi di lavoro, grande interesse per il
microscopio che viene subito utilizzato per osservare (per la prima
volta) un insetto nei suoi particon.12 dicembre 2007
lari anatomici. Evidente la volontà
di non interrompere questo primo
contatto. I saluti avvengono nel
piazzale sotto la bandiera e tra gli
applausi finali.
Qui finisce la parte di lavoro a contatto con i villaggi e le scuole. Inizia un interessantissimo viaggio di
ritorno che ci porta ad attraversare ortogonalmente la catena degli
Eastern Arc. In quota incontriamo
un ambiente collinare con grandi
praterie che hanno sostituito la foresta. Si giunge a Iringa, splendida cittadina adagiata su un terrazzo orografico di antichissime rocce
precambriane.
Occasioni per conoscere
Al mattino in un vivacissimo mercato incontriamo per caso un medico di Mezzolombardo che, sebbene ancora giovane, già da anni
lavora in Africa. Una buona occasione per informarci del suo lavoro
e della situazione sanitaria del Paese e per incrociare reciproche conoscenze trentine. Si prosegue con
una sosta al Mikumi Park dove
viviamo per una giornata una vera
atmosfera da safari. Lungo il bordo della strada intravediamo un
leopardo mentre passando per una
stretta pista dobbiamo sgommare velocemente per non dover discutere con un imponente elefante
che non aveva gradito il nostro arrivo. Si trascorre la notte ascoltando il rumore della savana sotto una
stellata indimenticabile. Al mattino sono visibili le tracce del passaggio di un elefante a pochi metri
dalla nostra tenda-palafitta.
Si riparte per Dar es Salaam e si
ritorna gradualmente verso la “civiltà”. Le emozioni sono state tante, tutto è andato bene, l’ organizzazione è stata perfetta, siamo tutti
sereni e pienamente soddisfatti. Ancora una giornata di relax a
Dar con la visita al Museo di scienze e gli acquisti nei mercatini locali. Un’ultima cena in riva al mare e
un arrivederci, forse, a presto.
Giuliana Scarpa
docente I. C. Vigolo Vattaro
35
Scuole: mattoni e lamiera
CHITA E IKULE
Andare a scuola in Tanzania
C’è un termine che in swahili designa l’uomo bianco occidentale, è
“mzungwa” e vuol dire “colui che gira in cerchio andando di fretta”.
Stereotipi. Più i popoli sono lontani, geograficamente e culturalmente, più maturano gli stereotipi.
In questo viaggio, che ci ha portati in una regione sperduta nelle
montagne a sud-ovest della Tanzania, nei villaggi di Chita e Ikule
dove si trovano le nostre scuole partner, cerchiamo di spogliarci di
aspettative e immaginari, ma soprattutto del nostro retaggio antico
di “colonizzatori, missionari, portatori di doni, dispensatori di chissà quali beni e saperi…”.
Mondo di umanità
Da Dar es Salaam - la capitale economica del Paese, coi suoi contrasti di povertà e ricchezza ma
proiettata verso un futuro (il futuro qui non è sempre l’equivalente di progresso, ma è futuro) - la
strada che ci porta verso le montagne dell’Udzungwa Scarp ci allontana via via dalle automobili e dalle case in muratura per introdurci
a un mondo altro, di piccoli villaggi, di capanne sparpagliate nella savana o ai margini del bosco,
di un’umanità a piedi che si sposta
di villaggio in villaggio a scambiare merci, o a prendere acqua, o legna o un sacco di riso.
36
Arriviamo di sera nel villaggio
di Chita, fa buio presto perché
qui luglio è d’inverno, e mentre il
fuoristrada arranca e si inclina pericolosamente su un percorso sterrato, di buche e voragini, si vedono ai lati della strada, qua e là, o
tra gli alberi, dei piccoli fuochi.
Illuminano a malapena capanne
di fango e paglia, donne e bambini seduti per terra, attorno al fuoco, in attesa, o della cena o della
notte. Si fatica a vedere, perché è
buio, ma la sensazione è quella di
essere dentro quel “cuore di tenebra” conosciuto attraverso la letteratura o i documentari in televisione. Si fatica a credere, perché
questa è realtà.
Le scuole con cui il nostro Istituto è gemellato sono simili a quelle
che abbiamo già visitato nei primi
giorni. Non sono quasi mai dentro i villaggi ma a qualche centinaio di metri o alcuni chilometri. Ogni aula è un piccolo edificio
a sé, di mattoni e col tetto in lamiera, e i vari edifici sono disposti
a rettangolo con al centro un vasto cortile, con alberi, erba e galline che vagano indisturbate. All’interno, pareti spoglie, dei banchi di
legno, un tavolo per l’insegnante,
una lavagna e dei gessi; le finestre
non hanno vetri ma solo delle grate. Non c’è luce, non esiste elettricità, non ci sono i bagni, non esiste
acqua corrente, non c’è la mensa, i
ragazzi si portano il cibo da casa,
non ci sono mezzi pubblici, ogni
giorno alcuni di loro percorrono
fino a 12 km a piedi per raggiungere la scuola e gli insegnanti non
sono da meno, i più fortunati hanno la bicicletta. Non ci sono libri
e quaderni, sono troppo cari e la
maggior parte di loro non può permetterseli.
Obbligo scolastico
fino ai 12 anni
Dopo la colonizzazione tedesca
dell’ex-Tanganica, dopo il governatorato britannico, la Tanzania
(nata dall’unione di Tanganica e
Zanzibar) ottenne l’indipendenza nel 1961. Fu eletto presidente della neo-nata repubblica Julius
Nyerere, ancor oggi onorato come
“padre della patria”, che avviò una
politica di riforme sociali che vide
la scuola e l’istruzione ai primi
posti. In ogni villaggio, sin nelle
aree più sperdute, fu costruita una
scuola, l’istruzione primaria fu resa
obbligatoria, mancavano docenti e
allora i migliori studenti delle superiori furono formati per andare a
insegnare, mancavano aule e furon.12 dicembre 2007
Nel nostro viaggio comunichiamo in inglese, tutti i docenti lo
parlano.
Incontro
con i direttori scolastici
Abbiamo incontrato i direttori
delle scuole in minuscoli uffici,
dove c’era solo un tavolo e qualche sedia, dei fogli scritti a mano
appesi al muro. Ma ci ha colpiti ogni volta la solennità dell’incontro, la rigorosa formalità delle presentazioni e dei discorsi; gli
studenti, dai più piccoli ai grandi, sono tutti in divisa, camicia
bianca e gonna o pantaloni blu
o rosso scuro; grande disciplina,
dentro quelle aule di 40 o 60 ragazzi ammassati in quattro per
banco. Metodi all’antica, per così
dire. Nella disciplina e nell’insegnamento, con un gesso e una lavagna si fa quel che si può.
Possibile il
“dialogo da lontano”
no costruite. Oggi la scuola primaria, dai 6 ai 12 anni, è obbligatoria
e gratuita, la frequentano quasi tutti
i bambini, perché la sua diffusione è
capillare nel Paese.
Proseguono
i più meritevoli
La scuola secondaria, dai 12 ai
16 anni, ha ancora una diffusione limitata, è a numero chiuso, per
i più meritevoli o per coloro che
possono permettersela. Vi è poi la
possibilità di conseguire un diplon.12 dicembre 2007
ma con altri due anni di studio.
L’università è riservata a una piccola minoranza. I maschi hanno
più opportunità di studiare, le ragazze spesso devono accudire i fratellini minori e su di loro si investe meno.
L’anno scolastico inizia a gennaio
e termina a dicembre (due mesi di
vacanza, a giugno e dicembre).
Le discipline sono: swahili (la
lingua nazionale), inglese, storia, geografia, civica, matematica,
biologia, fisica, chimica (le ultime due solo alle superiori).
Probabilmente dovremo ripensare il nostro progetto di gemellaggio; non ci saranno e-mail se non
quando arriverà la corrente elettrica (per ora sono troppo poveri per pagarla), ci sarà un dialogo
da lontano, confronteremo impari metodologie didattiche, ma
manterremo la finalità originaria di lavorare insieme sulla conoscenza e la difesa di ambienti
naturali straordinari per ricchezza e varietà di piante e animali, di
conoscere la nostra reciproca diversità.
Per i nostri ragazzi questo progetto rappresenterà sicuramente un
momento di crescita, come studenti ma ancor più come cittadini del mondo.
Beatrice de Gerloni
Dirigente scolastica I. C.
Vigolo Vattaro
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DENTRO LE SCUOLE PARITARIE
lia - rovereto
ANORESSIA
Gli studenti ne parlano a scuola
Presso il Liceo Internazionale di Rovereto, il giorno venerdì 16 novembre 2007 si è svolta l’Assemblea d’Istituto che ha trattato una malattia purtroppo sempre più diffusa tra i giovani: l’anoressia.
Portavoce dell’incontro le volontarie dell’Associazione ARCA di Trento, da anni impegnata in quest’ambito. Prima dell’Assemblea gli studenti sono
stati sensibilizzati al problema attraverso degli incontri con la psicologa Elena Dolci.
Il percorso
Riconoscere di avere un problema
Il tema è stato discusso in classe e, in preparazione al
momento di dialogo con le volontarie dell’ARCA, si
sono stilate delle domande scritte da proporre in forma
anonima, in tutto rispetto della sensibilità del singolo.
Introduzione di saluto e presentazione delle ospiti da
parte del Rettore, Mons. Umberto Giacometti, a seguire l’intervento della dottoressa Barozzi, la quale ci
introduce nel vivo della tematica da un punto di vista
medico, definendo l’anoressia una vera e propria grave
malattia da non sottovalutare che nasce a livello psicologico e che, se trascurata o minimizzata, può portare
alla morte il malato. Parole crude, ma tanto vere.
Questo comportamento alimentare scorretto porta inevitabilmente a dei cambiamenti a livello fisico: il malato perde il controllo degli impulsi vitali nei confronti
del cibo, non riesce a gestirli, a dominarli, debilitando così il proprio fisico. Unica speranza: riconoscere di
avere il problema, parlarne con qualcuno, confidarsi,
per poter così intervenire precocemente alla diagnosi
più idonea. Capita sempre più spesso però, a causa delle
forme di comunicazione in tempo reale come internet
che, invece di trovare pace nella confidenza di un’amicizia, queste persone si affidino all’anonimato di una comunicazione virtuale con persone che vivono lo stesso
problema, quindi, invece di trarne beneficio, si limitano a confrontarsi passandosi tutte le strategie possibili
per riuscire a dominare l’istinto della fame.
Cause multiformi
Si è passati poi ad esaminare le cause che possono essere multiformi: alla base vi è sempre una situazione
di disagio con se stessi, il rapporto con la famiglia, un
senso di incompletezza, un difetto di autostima che
porta a dei disturbi del comportamento alimentare.
Ovviamente non vi è da creare una situazione di allarmismo: spesso nell’età adolescenziale capita di sentirsi
insicuri e di non accettarsi ma allora come riconoscere la patologia?
Il termine anoressia significa “mancanza di appetito”
mentre la malattia contraria è la bulimia, ossia “attrazione per il cibo”. Spesso le due forme della malattia
convivono o, meglio, si alternano. Nel primo caso ci si
impone un digiuno ferreo, forse perchè non ci si vede
in forma, perchè non ci si accetta e si vogliono seguire
i canoni proposti dai mass-media. Nel secondo caso si
tratta di un vero e proprio impulso irrefrenabile verso
il cibo, con abbuffate che fanno poi nascere un senso
di colpa così forte da far nascere nel malato lo stimolo al vomito.
38
Parole dirette e testimonianze
La dottoressa espone il suo intervento con parole semplici, chiare e dirette, facendo capire ai ragazzi che si
tratta di un meccanismo che una volta innescato traccia l’orizzonte tra la vita e la morte. Sottolinea inoltre
che, nonostante la malattia potrebbe nascere da una volontà dell’individuo di attirare l’attenzione verso la famiglia, spesso assente, in realtà i danni si rivolgono solo
ed esclusivamente sul ragazzo, spesso in maniera irrimediabile.
La parola passa a quelle che definisco “testimonianze
vere” di mamme che hanno vissuto in prima persona
l’iter della malattia riscontrata nelle figlie. Una madre
che ha perso la figlia all’età di 30 anni. Le loro parole si
soffermano sul fattore “dolore” e sui “sintomi”, i primi
cambiamenti, inizialmente nello stile di vita della figlia,
le ore dedicate all’attività fisica, cibi dietetici, il tutto
scandito da ritmi ferrei. Questo comportamento inizia
n.12 dicembre 2007
ad allarmare la madre, poi piano piano la ragazza inizia ad evitare le situazioni sociali di convivialità legata al
cibo, nasce il circolo vizioso dell’isolamento assieme al
lento degrado fisico.
Emozioni tra gli studenti
La cosa che fa riflettere è il fatto che in realtà queste persone non si odiano, anzi, sono convinte di fare qualcosa
di positivo, di aver trovato la soluzione ai loro problemi
e che, solo attraverso il dominio del loro corpo, possano
raggiungere potere, successo e forza. Terribile utopia.
Ora è il momento dei ragazzi: inizialmente leggono le
domande scritte ma emozionante è il momento in cui
gli studenti, in maniera spontanea, alzano le mani e si
espongono per fare le domande in maniera diretta.
Questa volta sono loro a stupirci: con questo gesto ci
fanno capire che hanno apprezzato il fatto che degli
adulti si siano messi “a tavolino” ad ascoltarli per parlare di cose che li toccano da vicino. Le domande sono
molte crude e dirette, come solo i ragazzi sanno essere.
I ragazzi parlano di esperienze vissute in maniera indiretta, di amici che sono caduti nella malattia e che loro
ora non sanno come aiutare, di amici che si stanno isolando dal gruppo proprio perchè capiscono di avere un
problema e quindi di essere diversi.
Parlare di se stessi
Uno alla volta, in maniera educata e rispettosa, i ragazzi parlano di se stessi, si ascoltano, discutono del loro
disagio nel non sapere come comportarsi di fronte a
persone che convivono con questa malattia. Le signore presenti usano delle parole che vanno dritte al cuore di tutti noi, studenti ed insegnanti. Parlano di valori,
quelli profondi, quelli che, se sinceri e genuini, possono cambiare la vita di tutti noi. In particolare si parla di
amicizia, di fiducia, di dialogo, quell’aprirsi, quel confidare la propria anima ad un’altra, atto così prezioso ma
anche tanto raro che può salvare una vita umana.
Un piccolo gesto come quello della confidenza di una
persona malata di anoressia deve essere letto come un
profondo atto di fiducia nei confronti della persona
scelta per condividere il proprio disagio.
Il valore dell’amicizia
Solamente la pazienza di un’amicizia, che non deve mai
essere assillante altrimenti porterebbe alla chiusura della
persona, può gettare le basi per un iniziale aiuto.
Gli studenti stessi, grazie alle loro preziose testimonianze, ci hanno fatto capire che il problema è reale, esiste e
che necessita di un forte appoggio da parte degli aduln.12 dicembre 2007
ti, della famiglia, degli insegnanti ma soprattutto degli
esperti. Prima che sia troppo tardi voglio lanciare un
appello a tutti gli adulti che circondano questi ragazzi:
siamo tutti responsabili della loro educazione ed in primis della loro salute!
Solo sostenendoci l’un l’altro e lavorando assieme possiamo veramente dare un aiuto concreto. Non dividiamo la famiglia dalla scuola! Entrambe hanno come primo obiettivo la sana crescita dei nostri ragazzi, sotto
tutti i punti di vista, quello umano, quello educativo
ma anche quello sanitario.
Ascoltare e sostenere
Ascoltiamoli di più, prendiamoci il tempo di metterci “a tavolino” e di condividere con loro i bei momenti
ma anche le loro ansie, le loro paure che troppo spesso
vengono considerate “tipiche dell’età” e alle quali non si
dà il giusto peso. Tutti noi abbiamo vissuto la loro età e
forse non ricordiamo come un problema giudicato insignificante per l’adulto possa invece essere vissuto con
una grande intensità da un ragazzo.
Parlando da insegnante posso dire con il cuore che gli
studenti, i ragazzi, sono la nostra bellissima soddisfazione, il centro di questo lavoro meraviglioso e con questo vorrei far capire ai ragazzi che la scuola è luogo di
ascolto, di crescita e che se avessero qualsiasi bisogno di
condividere anche il più piccolo problema siamo qui
per voi.
Anna Mattedi
Docente di Storia dell’Arte presso il LIA - Rovereto
ARCA
Associazione Ricerca Comportamento Alimentare
Via V.Veneto 24 – Trento
Tel/Fax: 0461 390051 – www.arcatrento.it
Tutti i martedì e giovedì dalle ore 17 alle 19 la
sede dell’Arca è aperta per il ritrovo dei soci e a disposizione di chi cerca informazione e sostegno.
ARCA è un luogo dove raccogliersi per affrontare
un qualcosa carico d’ansia e di minaccia dal quale s’è sentito risucchiare come al passaggio di un
ciclone. Quel qualcosa si chiama anoressia e bulimia. Arca accoglie chi soffre di questi disturbi alimentari, genitori, parenti e amici, chi è sensibile al
problema e persone che seguono queste patologie
come scelta professionale. Obiettivo comune: creare solidarietà e, unendosi, promuovere strumenti
migliori per aiutare chi si trova in difficoltà.
39
scuola equiparata dell’infanzia Villamontagna
DIVENTO VENTO
Danza educativa, progetto col CID
Durante lo scorso anno scolastico gli alunni della scuola dell’infanzia
di Villamontagna hanno sperimentato un percorso di avvicinamento
alla danza educativa; percorso che li ha portati a partecipare alla manifestazione pubblica finale nella piazza del MART di Rovereto, il 4 giugno 2007. Per la prima volta, circa 200 bambini, appartenenti a diverse
scuole della regione, sono stati protagonisti di una giornata che ha dato
la possibilità a chiunque di assistere ad una lezione aperta di danza educativa bella e spettacolare, frutto del bagaglio d’esperienza acquisito nel
corso dell’anno all’interno del progetto Divento vento, proposta di Danza educativa del CID, Centro Internazionale della Danza, di Rovereto.
e scaricate da internet, il materiale bibliografico reperito dagli insegnanti, il materiale di consumo
utilizzato faceva parte della normale dotazione scolastica ed altro
è stato acquistato allo scopo (cellophane e colori per stoffe). Per la
documentazione fotografica delle attività ci si è avvalsi della gentile collaborazione del signor Bauer,
un papà che ha offerto tempo, pazienza e competenza, regalandoci
delle bellissime foto.
In una prima fase abbiamo introdotto il metodo, le regole, creato
l’attesa e il clima di lavoro giusto,
abbiamo iniziato a sperimentare liberamente e a proporre degli “assaggi incoraggianti”! Solo in un
secondo momento ci siamo agganciati al tema vento.. così ci siamo
messi alla ricerca del vento, del suo
essere…parola, film, foto, disegno,
musica, esperienza, movimento.
Muovere corpo e pensiero
Fare libero,
ma “organizzato”
Il laboratorio ha coinvolto gli alunni dal mese di gennaio fino a giugno, è stato condotto insieme alla
collega Elisabetta Vicentini, abbiamo lavorato con una certa autonomia, coinvolgendo tutti i bambini
presenti a scuola nel pomeriggio,
dalle 13.30 alle 14.30 (ad esclusione dei bimbi che usufruivano del
dormitorio). Il gruppo era costituito da 27 bambini eterogenei per
età. Gli incontri, con cadenza bisettimanale, si sono svolti secondo
un calendario, che ha consentito la
costante compresenza degli insegnanti coinvolti nel progetto.
Il luogo principe delle attività è
40
stato il teatro-palestra della scuola, il più idoneo per spazio, ubicazione e possibilità di utilizzo delle
attrezzature quali: tv, video-lettore,
stereo, telecamera con relativo cavalletto (molto utile per le osservazioni e valutazioni in itinere, per il
nostro diario di percorso, oltre che
per la documentazione finale).
Le regole
ed il clima giusto
Il materiale musicale del Mousikè inerente il progetto “Divento
Vento” è stato fornito direttamente dalla referente del Centro, Franca Zagatti, il materiale video prelevato alla mediateca della PAT, le
immagini fotografiche selezionate
Utilizzando gli elementi base della danza educativa corpo e azione, spazio, dinamica, relazione
attraverso il fare (esecuzione, ripetizione, performance), il creare
(esplorazione, composizione, invenzione), l’osservare (osservazione, analisi, verbalizzazione, visione di immagini, video, film…) ne
abbiamo indagato caratteristiche e
manifestazioni, muovendo corpo e
pensiero insieme abbiamo cercato
di scoprirne l’essenza, di definirlo…di diventare noi stessi vento…
e quindi essere cose spostate dal
vento, abbiamo sperimentato l’intensità, la direzione, lo spostamento, il portare e l’essere portati…nel
contempo i bambini sono riusciti via via a tradurre in movimento
consapevole emozioni e pensieri,
n.12 dicembre 2007
il mondo immaginario e immaginato ha preso forma e movimento, l’immateriale si è concretizzato
in modo sempre più originale, bello, completo.
Certezze ed entusiasmo
Abbiamo deciso di cimentarci e
proporre ai nostri bambini il percorso di danza educativa partendo
da alcune essenziali certezze vincenti quali la motivazione, la coscienza dell’esistenza di buone sinergie interpersonali, l’esperienza
corporea diretta personale di ciò
che stavamo proponendo, la conoscenza acquisita di principi e regole base per poter lavorare, la fede
nella capacità di riuscire ad essere convincenti ed efficaci nel comunicarle con entusiasmo e renderle operative. Nel contesto di
laboratorio ci siamo posti con l’atteggiamento esplorativo di chi cerca, di chi vuole osservare ciò che
sta per accadere, in un ambiente in cui ognuno è interessante e
serenamente originale, e abbiamo
cominciato a porci insieme delle
domande, stimolando quella creatività e immaginazione che viene
dall’interno e si trasforma in movimento, lasciando spazio al corpo
per rispondere.
E le risposte sono state diverse, a
volte hanno stupito o suggerito, a
volte aggiunto, modificato, proposto, suscitato, e tutti abbiamo osservato e ci siamo osservati, abbiamo
partecipato e capito, fatto esperienza e acquisito consapevolezza, attraverso i sensi, le emozioni,
il movimento espressivo. L’attività svolta è stata una bella occasione per scoprire un utilizzo diverso
del corpo che ha ampliato le possibilità di essere e di creare, di relazionare e comunicare, attraverso
un’ attività significativa, ricca, ma
vicina nel contempo all’esperienza
di vita comune ad ogni bambino
alla sua voglia di giocare, plasmare,
produrre…(divertendosi).
Danilo Camizzi
Insegnante scuola
dell’Infanzia di Villamontagna
n.12 dicembre 2007
Danza educativa
La danza educativa è una
danza che ha la capacità di trasformare il movimento in linguaggio senza usare la parola e riesce
a plasmare le immagini
senza riprodurre la realtà.
Ha la capacità di conciliare lo sviluppo motorio
con lo sviluppo espressivo e comunicativo. Non
prevede dei codici di riconoscimento tipico di
ogni danza ma si basa su forme libere di movimento che permettono
la formazione di un codice personale di comunicazione.
Di segni e di danza, giunto alla sua terza edizione, è un percorso formativo sulla danza educativa ideato e condotto per il CID (Centro
Internazionale della Danza) di Rovereto da Franca Zagatti.
Giunto alla terza edizione, il corso si prefigge di ampliare gli strumenti operativi e le capacità di programmazione e conduzione dei laboratori di danza nella scuola, agevolando l’acquisizione di pratiche laboratoriali di tipo artistico-espressivo durature. Ogni anno si identifica
un tema conduttore, sul quale viene elaborato un percorso che si sviluppa a partire da incontri pratico-teorici d’aggiornamento e prosegue nelle scuole con laboratori condotti dagli stessi partecipanti al
corso. Incontri periodici di confronto e scambio delle esperienze didattiche in atto e una giornata di studi conclusiva completano il programma.
Riferimenti:
Franca Zagatti, dirige il Centro Mousikè di Bologna, sede del Corso
nazionale per danzeducatore. E’ Professore a Contratto nella Facoltà di
Scienze della Formazione Primaria e nel Corso di Laurea specialistica
in Discipline Teatrali dell’Università di Bologna.
Centro Mousikè
via Panzini 1 40127 - Bologna
Tel. 051 - 505528
e-mail: [email protected]
“…come ogni bambino, indipendentemente dalla possibilità di
diventare o meno un artista, ha
diritto ad una scatola di matite colorate e a qualche nozione
di disegno ed uso del colore, così
ogni bambino ha diritto a conoscere e utilizzare il proprio corpo,
nei limiti delle proprie capacità,
per esprimere le proprie personali reazioni di fronte alla vita…
accedere ad un supplemento di
vita al quale ogni essere umano
ha diritto”.
Margareth H.Doubler
41
istituto salesiano Santa Croce - Mezzano di Primiero
IN BRASILE
Gemellaggio da due anni
Da quasi due anni gli allievi di Santa Croce hanno stretto un legame di amicizia, di solidarietà e di aiuto con il Brasile. In vari modi ci
siamo impegnati nell’aiutare la missione Pro Menor di Campo Erè
e da più di un anno teniamo i contatti epistolari con la scuola salesiana Sao Paulo di Ascurra, nello stato di Santa Catarina.
Il cammino fatto finora
Nel mese di dicembre 2006, grazie all’opportunità e all’aiuto offertoci dalla Provincia di Trento,
noi ragazzi e ragazze di terza media abbiamo iniziato a lavorare ad
un progetto di gemellaggio con la
scuola di Ascurra e con quella di
Rio dos Cedros: due cittadine abitate per la gran parte da discendenti di trentini, immigrati lì alla
fine del secolo ventesimo.
Grazie al contributo della scuola di
Rio dos Cedros e al nostro lavoro
di studio, abbiamo realizzato una
ricerca sull’emigrazione trentina in Brasile. Inoltre un gruppo
di 11 nostri compagni di classe, assieme a degli adulti e a degli animatori, hanno preparato la com42
media in dialetto trentino “I nipoti
dolenti posero”.
Un sogno realizzato
E dal 25 ottobre al 12 novembre si
è realizzato ciò che noi pensavamo
potesse rimanere solo un sogno:
abbiamo vissuto l’esperienza del
gemellaggio in Brasile. Un’esperienza che ha cambiato il profondo di noi stessi.
I protagonisti: Claudio Brugnolo,
Giulia Corona, Enrica Dalla Sega,
Giovanni Debertolis, Iacopo Mezzacasa, Rosanna Orler, Francesca Rattin, Giulia Rattin, Roberta Scalet,
Chandra Spironelli e Beatrice Zeni,
accompagnati da don Roberto, da
Alessandro Ventimiglia e da altri
adulti e animatori.
Ad Ascurra e Rio dos Cedros abbiamo sperimentato cosa sia la
vera ospitalità, fatta con il cuore.
Le scuole, le comunità intere, le famiglie, i ragazzini, tutti mobilitati per offrirci un’accoglienza unica.
Sono nate forti amicizie, ci hanno
ospitato nelle loro case, ci hanno
parlato della storia delle loro famiglie. Noi abbiamo offerto i nostri
piccoli doni e la commedia è stata
davvero apprezzata e gustata d tanti. Quanti volti, quante emozioni,
quante esperienze da raccontare…
non basterebbe un libro.
E dal 5 novembre ci siamo spostati
alla missione Pro Menor di Campo Erè; lì siamo davvero venuti a
contatto con la povertà materiale,
fatta di stenti, di sofferenze, di indigenza. Ma abbiamo trovato una
ricchezza immensa nei cuori, nei
sorrisi, negli abbracci e nelle lacrime dei bambini della missione e
delle favelas. Ci siamo messi al servizio della missione nei piccoli servizi quotidiani, nel lavare i piatti,
nel giocare con i bambini, nel pitturare una parete o nel rimettere a
posto una legnaia. Ma nulla abbiamo dato a confronto di quello che
abbiamo ricevuto da quelle persone: i dottori Lunari, i tantissimi
volontari e soprattutto i bambini
ci hanno rubato il cuore…averne
di “ladri” così a questo mondo. Ci
hanno rubato il cuore con la loro
semplicità, con la loro allegria nonostante le tante difficoltà, con il
loro entusiasmo contagioso.
Siamo tornati in Italia cambiati e
con il cuore pieno di tanta “saudade” e di tanta gioia.
Ovviamente, la conclusione migliore per far capire quello che abbiamo vissuto ad altri, a cominciare da Santa Croce con immagini
e racconti, video, foto e testimonianze. Obrigados!!!
I ragazzi del gemellaggio
Santa Croce Mezzano
di Primiero - Brasile
n.12 dicembre 2007
CONTATTI
Rapporti epistolari tra coetanei
L’Istituto Salesiano Santa Croce di Mezzano Primiero da più di un
anno sta vivendo una fitta corrispondenza tra i suoi allievi di seconda
e terza media e i coetanei del Collegio Sao Paulo di Ascurra, nello
stato di Santa Catarina in Brasile.
Dalle lettere al gemellaggio
dal titolo “I nipoti dolenti posero”.
Grazie all’aiuto preziosissimo ed essenziale della Provincia Autonoma
di Trento, questa corrispondenza
epistolare si è potuta trasformare in
un vero e proprio gemellaggio, che
ha visto le due scuole impegnarsi
nella realizzazione di un incontro
vero e proprio.
Il progetto, titolato “L’emigrazione trentina in Brasile: un ponte
di amicizia e di cultura”, ha visto
la classe terza media 2007-2008
impegnata nella realizzazione di
una ricerca sulla vitalità della presenza trentina in Brasile, attraverso
lo studio dell’emigrazione di molti trentini in terra sudamericana. In
secondo luogo è stata preparata una
commedia in dialetto “primierotto”
La commedia:
“I nipoti dolenti posero”
n.12 dicembre 2007
E il 25 ottobre, dopo mesi di intensa preparazione, il sogno del gemellaggio si è realizzato e concretizzato:
11 allievi di terza media, accompagnati da don Roberto Cappelletti, Alessandro Ventimiglia e da altri
adulti e animatori, sono partiti alla
volta del Brasile, dove hanno vissuto
un’esperienza indimenticabile di gemellaggio con la scuola di Ascurra.
Inoltre hanno potuto incontrarsi con gli allievi della scuola “G.
Trentini” di Rio dos Cedros, una
cittadina abitata per il 95% da discendenti di trentini. La ricerca e
altri doni portati dal Trentino sono
stati consegnati a queste scuole e
alle autorità delle città visitate.
Aspettiamo
gli amici brasiliani
La commedia ha riscosso un enorme successo. Ma certamente quello che ha arricchito maggiormente
i ragazzi è stata l’amicizia, l’accoglienza e il calore che hanno ricevuto da tantissime persone in quei
giorni intensi e meravigliosi. Ora
speriamo con tutto il cuore, che
una delegazione di amici brasiliani possa ricambiare la visita in Primiero. Il gemellaggio si è concluso poi con la visita ad una missione
per bambini poveri di Campo Erè,
nella zona opposta di Santa Catarina. Un gemellaggio che certamente
ha segnato la vita di chi vi ha partecipato: emozioni, speranze e realtà che ora questi ragazzi avranno il
compito di trasmettere ai loro compagni e alle loro famiglie, affinché
questo legame di amicizia e storia tra Trentino e Brasile si rafforzi
sempre più, anche attraverso queste
meravigliose opportunità!
43
SEGNALIAMO
l’annuario
ITI “MARCONI”
Rovereto, il primo dopo 30 anni
In coincidenza con il Trentennale dell’Istituto nasce il primo numero dell’Annuario dell’Istituto “G.Marconi” di Rovereto. Proposto dal
dirigente scolastico ha trovato subito un’ampia adesione tra docenti e
studenti, in particolare il docente Stefano Cagol ha coordinato l’intera
iniziativa. Il documento raccoglie gli eventi e i progetti che hanno caratterizzato l’attività degli studenti ed i percorsi nel corso dell’anno scolastico 2006/07, con l’ottica però di essere strumento tecnico che illustra quanto è stato fatto alle famiglie, alle istituzioni Locali e alle stesse
Aziende con cui la Scuola tiene rapporti.
Alta formazione e qualità
Il testo è suddiviso in sezioni, nella prima parte è possibile leggere le
finalità che hanno portato alla stesura del primo Annuario, la presentazione del dirigente scolastico,
Maurizio Baroncini, e poi gli interventi del presidente del Consiglio d’Istituto, Umberto Bonfante, e degli studenti rappresentanti
nel Consiglio d’istituto, nelle parole di Chiara Dapor “un’esperienza che ci ha messo alla prova in
situazioni talvolta difficili, ma non
è mai mancato l’entusiasmo…”.
Diversi i progetti che hanno coinvolto i docenti, viaggi di studio
ad esempio nel Canton Ticino,
per comprendere l’organizzazione generale della formazione professionale superiore nel sistema
educativo svizzero, recuperando
informazioni di buone pratiche;
un’esperienza nata per comprendere come il nuovo corso di Alta
formazione professionale, presentato all’interno dell’Annuario, e
attivo da settembre 2006 presso
l’Istituto, possa rapportarsi rispetto ad un percorso universitario tradizionale.
Attenzione ai ragazzi
Tra le iniziative promosse, interessante il progetto Conexio, l’idea
di mantenere un rapporto conti44
nuo con gli ex-studenti della scuola per raccogliere informazioni
sulle strade da loro intraprese, ed
anche le testimonianze sul Corso
serale Sirio, al suo quinto anno di
attivazione.
Un’ampia panoramica del Piano
di attività della Scuola introduce la sezione riservata ai Progetti, i
tirocini aziendali, 56 gli studenti
che hanno scelto di partecipare all’esperienza nell’estate di quest’anno, mentre diverse pagine sono dedicate all’importante progetto, al
suo terzo anno di attivazione, WilmaSTAT, un sistema innovativo
realizzato dagli studenti del corso di informatica per eseguire sondaggi con il palmare.
Intercultura e Solidarietà
Da alcuni anni l’Istituto ha inserito nel piano dell’Offerta Formativa l’area Intercultura e Solidarietà, che promuove interventi
didattici su singole classi o gruppi; affrontati i temi del lavoro e
sfruttamento minorile, la tratta
degli esseri umani, l’ immigrazione, il dialogo con la cultura dell’Area Balcanica, giunta poi all’ottava edizione la “Marcia”, una
festa che coinvolge tutta la comunità scolastica.
Le nuove tecnologie hanno avuto
un ruolo fondamentale nel progetto “Ice.breaker”, dove si è
creata una risorsa digitale (webzine), spazio di dialogo interculturale, su argomenti legati alla cultura e alla cittadinanza, con 11
scuole europee.
Progetti
e approfondimenti
Scorrendo l’Annuario ci sono anche i progetti di educazione alla
salute, di educazione fisica e sportiva, con gli alunni protagonisti
dei migliori risultati dell’anno; in
primo piano anche i risultati delle
studentesse dell’istituto all’edizione delle Olimpiadi della Danza.
Nella sezione “dai Dipartimenti” sono illustrate le esperienze di
informatica, matematica e lettere,
con approfondimenti, interviste e
ricordi anche di personaggi come
il matematico Bruno de Finetti,
in occasione del centenario della
sua nascita a Tione, o Gino Gerola, poeta e narratore trentino recentemente scomparso.
Il volume si arricchisce con i viaggi d’istruzione degli studenti, con
la presentazione dello Staff di Dirigenza, del personale docente, segreteria e tecnici scolastici, i membri del Consiglio d’Istituto e poi i
ragazzi, le diverse classi dalla prima alla quinta, gli studenti del serale e dell’Alta formazione. Le ultime pagine sono l’albo d’oro, con
i diplomati degli ultimi anni.
n.12 dicembre
dicembre 2007
2007
n.12
LICEO “ROSMINI”
Rovereto, memoria e attualità
Qualche modifica editoriale, nuovo il colore di copertina, originali le esperienze all’interno, ma anche quest’anno l’Annuario del Liceo “A.Rosmini” di Rovereto “vuole lasciare documenti e testimonianze alla memoria e al ricordo, per una nuova consapevolezza dell’oggi”, così
come si legge nella prima parte di presentazione del testo, scritta dalla
Dirigente scolastica Giovanna Sirotti. Tra gli oneri dell’anno trascorso viene sottolineato l’impegno che ha coinvolto tutti gli operatori della scuola nel collaborare per la stesura del nuovo Progetto di Istituto,
importante anche il contributo delle famiglie. Un anno intenso raccontato tra materiale fotografico, relativo anche al liceo degli anni che
furono, come novità di questa edizione, non mancano poi i racconti, i
progetti, le testimonianze di studenti e docenti.
Liceali di cinquant’anni
fa e di oggi
Il volume si apre con un raffronto tra il Liceo, e soprattutto i liceali di circa 50 anni prima e quelli di oggi; quindi anche l’edizione
2006/07 contiene, come di consueto, un omaggio al “vecchio” Liceo, di cui sono riportati scritti e
testimonianze fotografiche, ed al
“nuovo ed ultimo”, cui sono riferite le foto di classe e immagini che
solitamente occupavano la parte
centrale dell’Annuario.
Nella seconda parte si illustrano i
viaggi d’istruzione, le visite guidate, le uscite brevi che hanno
reso gli studenti protagonisti di
esperienze importanti; in primo
piano “I vantaggi di uno scambio a
testa in giù” le riflessioni della delegazione di studenti che si è recata
a Sydney per un viaggio formativo
e di scambio con l’estero.
Ci sono poi i diari di viaggio, di
un’interessante gita a Budapest che
ha coinvolto una 2a liceo classico e
una 4a scientifico, ma anche i pensieri di una visita ad alcune località
del Veneto. Scritti importanti che
aiutano il lettore ad avere un’idea
di quello che materialmente fanno gli studenti in gita. Interessante l’iniziativa “Progetto accoglienn.12 dicembre
dicembre 2007
2007
n.12
za”, rivolta a tutti gli alunni delle
prime classi, che si è conclusa con
un soggiorno di due giorni in Val
di Rabbi, nel Parco dello Stelvio.
Obiettivo dell’uscita, proseguire,
in un contesto extrascolastico, alcune attività di socializzazione già
iniziate in classe nei primi giorni
di scuola, potenziando la reciproca
conoscenza tra gli allievi.
I ragazzi raccontano…
“Il mio quarto anno in Russia”,
l’esperienza raccontata da Chiara
Zanotelli, che ha scelto di studiare
un anno all’estero. Ma gli studenti
raccontano anche i loro spettacoli
teatrali, gli incontri con personaggi come l’antropologo, giornalista e scrittore Duccio Canestrini, incontrato nel mese di gennaio
2007 da due classi del Linguistico, la 1aB e la 2aA o il momento
di confronto che alcune classi hanno sperimentato nell’incontro con
la giornalista-scrittrice Lucia Vastano, che ha intrattenuto i ragazzi parlando dell’Afghanistan e del
suo ultimo libro.
Liceo e ricerca
Alcuni docenti raccontano poi la
loro partecipazione a un seminario
medico-scientifico svoltosi a Rovereto nella primavera 2006 e aperto
a tutte le scuole, avente per tematica la fibrosi cistica, e al quale hanno
partecipato alcune classi di studenti. Ma è presente anche la ricerca
scientifica nel progetto Smilla, sull’Antartide. E poi scuola e tecnologie, sperimentazioni didattiche, come il progetto CLIL per una
prima classe coinvolta per un periodo, in un’alternanza di due materie solitamente avulse l’una dall’altra: il tedesco e la fisica., argomenti
scientifici quindi in lingua tedesca.
Ampio spazio nell’Annuario alla tematica della valutazione e autovalutazione, si parla di prove Invalsi,
sondaggi, corsi e questionari.
Ampio respiro culturale…
Spazio anche alle attività sportive, organizzate nel corso dell’anno, e quindi i gruppi sportivi pomeridiani, i
campionati studenteschi a vario livello (provinciale, nazionale), le molteplici iniziative. Molto intense le testimonianze, di due docenti da poco
in pensione, sulla loro carriera scolastica ed i loro vissuti. L’Annuario
si conclude, dopo l’elenco del personale della scuola e degli studenti, con interventi, scritti e riflessioni
di studenti e insegnanti non strettamente legati alla vita della scuola ma
che investono tematiche di ampio
respiro culturale.
(m.a)
45
la recensione
PER EIRENE
La guida su pace e diritti umani
Eirene era la divinità greca che impersonava la
Pace ed a lei Francesco Pugliese intitola l’ultimo
utile opuscolo/catalogo delle pubblicazioni più significative e recenti sulla pace e la guerra, i diritti umani e l’economia sociale, edito dal Forum
trentino per la pace.
Fondamentale
la civile convivenza
Affrontare superficialmente
questi argomenti, significa
degradarli a “luoghi comuni”, a banalità quandanche
siano condite da buone intenzioni. Ci fidiamo di noi
stessi e di una congenita
saggezza fondata prevalentemente su “sentitodire”ed
orecchiamenti casuali. Così,
per mancanza di persone serie, diventa difficile ogni discorso serio anche su argomenti fondamentali per la nostra sopravvivenza e per
la civile convivenza su questo pianeta.
Una illuminante citazione di Simone Weil, proprio in
apertura del volume, sottolinea il pericolo che, a forza
di banalità e di insipienze, alla fine ci troviamo “impotenti non solo ad agire, ma anche a giudicare”. È
già accaduto del resto col fascismo e la sua disgraziata avventura guerresca con i reduci da questo “sfascio”
a chiedere omologazioni in nome almeno della “buona fede”.
Entrare nelle complessità
Nel richiamarci ad effettiva serietà, Pugliese mette a
nostra disposizione la mappa per una formazione effettiva ed informata. Pace, guerra, diritti umani, nonostante le apparenze e le spesso semplicistiche percezioni emotive, sono ormai sempre problemi complessi,
originati da complessità precedenti e da veri – o presunti – diritti che confliggono tra loro. Entrare dentro queste complessità e queste ragioni – che nulla ha
a che vedere col risolversi al dar ragione a tutti! – è indispensabile per chi voglia intraprendere il cammino
del capire e del prender parte.
46
Il volume, che nonostante l’aria di gradevole agibilità,
giustappone ai titoli più conosciuti anche quelli delle pubblicazioni scientificamente più solide ed analiticamente argomentate, correda le pagine con un ricco
fluorilegio di citazioni, che hanno il potere di mantenerci costantemente dentro un’atmosfera culturale di
alto impegno culturale e civile.
Per le scuole e non solo
Da sempre l’autore, che ha forti radici nella sua Calabria ma che da anni vive il suo impegno nella scuola in
Trentino, è testimone convinto di questa passione.
Il libro dunque è prezioso alle scuole ed ai docenti che
intendano guidare le classi in cammini formativi di
questo tipo; è fondamentale per chi sia preposto all’arricchimento delle biblioteche, è utilissimo per chi, anche in forma personale, intraprenda una ricerca personale di matura consapevolezza civile.
Giandomenico Magalotti
il testo
Agile strumento per la ricerca
“È un lavoro pensato in primo luogo per gli studenti e per la scuola questa bibliografia; nasce da attività di insegnamento e da impegno civile. L’obiettivo è di costruire uno strumento agile e ricco per
ricerche, approfondimenti, tesine, aree di progetto
e nel contempo un libro di letture per le citazioni
nel box di fondo pagina: aforismi, pensieri, dati…”
Queste le prime righe dell’autore nel presentare il
libro. Il testo è suddiviso in tre sezioni tematiche
principali; una prima parte su Pace e guerra, con riferimenti di antologie, poesie, canzoni, cinema sui
giovani e la guerra, sui movimenti per la pace, sulle guerre mondiali, sull’Onu, sui crimini di guerra, ma anche sui personaggi della pace, i Nobel. E’
possibile recuperare fonti come ad esempio l’indicazione di “Il coraggio della pace. La parola ai premi
Nobel” a cura di Baudoin Bernard – Punto d’Incontro, Vicenza, 2005, pp. 187. Nella seconda sezione
i Diritti Umani, le letture, la storia, i codici ed i riferimenti, le tematiche della schiavitù, il lavoro minorile, la violenza sulle donne, la pena di morte. La
parte finale del testo è dedicata all’Economia sociale,
e quindi globalizzazione, rapporto uomo-natura, lo
sviluppo sostenibile, il volontariato, i beni comuni
e la spesa pubblica.
Francesco Pugliese, Per Eirene, percorsi bibliografici su pace e guerra, diritti umani, economia
sociale, Edizioni Forum Trentino per la Pace e i
Diritti Umani, Trento 2007, pp. 149 Euro 8,00.
n.12 dicembre 2007
OFFERTA VARIA
il premio
AMBIENTE
Riconoscimento agli studenti
Giovedì 20 dicembre 2007 c’è stata la cerimonia conclusiva del Premio Ambiente 2007 organizzato dalle Agenzie provinciali per l’ambiente di Trento e di Bolzano assieme alla ditta Transkom sas di Bolzano, con la partecipazione dell’Agenzia provinciale per l’energia e
in collaborazione con Ambiente Trentino. All’incontro erano presenti: Mauro Gilmozzi, assessore all’ambiente Provincia autonoma di
Trento. Michael Laimer assessore all’ambiente Provincia autonoma
di Bolzano, Ottorino Bressanini, l’assessore all’energia Provincia autonoma di Trento, Walter Huber, direttore Dipartimento urbanistica e
ambiente Bolzano, Fabio Berlanda, direttore Agenzia provinciale per
l’ambiente di Trento, Roberto Ceccato, dirigente Servizio scuola infanzia, istruzione formazione professionale.
Il Premio
Il Premio Ambiente Trentino Alto
Adige è un progetto congiunto fra le
due Province autonome. L’obiettivo
è quello di sensibilizzare e motivare a una tutela dell’ambiente attiva e
responsabile: il premio consente infatti ad imprese, associazioni ed enti
locali di presentare progetti innovativi sviluppati nel corso dell’ultimo
biennio ed offre inoltre ai singoli
privati la possibilità di proporre idee
che rendano concreta la salvaguardia dell’ambiente. Accanto alla categoria riservata agli enti giuridici ed
a quella dedicata alle persone singole, per la Provincia di Trento erano
previsti altri due “premi speciali”:
uno per il miglior progetto in materia di utilizzo razionale dell’energia
n.12 dicembre 2007
o di produzione di energia da fonti
rinnovabili – “Premio Energia Trentino”, sponsorizzato direttamente
dall’APE (Agenzia Provinciale per
l’Energia) –, e un altro per le scuole – messo a disposizione dal Servizio scuola dell’infanzia, istruzione
e formazione professionale –, che
punta ad evidenziare l’impegno dei
giovani e dei giovanissimi sul fronte
ambientale e in generale della scuola trentina nei confronti dell’educazione ambientale.
Progetti vincitori
Sono stati 91 i progetti presentati alla quarta edizione del Premio
Ambiente Trentino Alto Adige,
dalla rosa dei “nominati” sono stati
scelti i primi tre classificati per ogni
sezione del premio.
Ma ecco i vincitori nel settore scolastico:
premio scuole trentino
1°classificato: Istituto per geometri “A. Pozzo” Trento - Biomonitoraggio lichenico della qualità dell’aria e GIS per la città di Trento
2°classificato: Liceo Scientifico “G. Galilei” Trento: Progetto
Gruppo Ambiente “Per una scuola
a basso consumo energetico”
3°classificato: C.F.P. ENAIP Tesero: UDA (Unità Di Apprendimento) “Arte Sella”
altri premiati
Cittadini singoli privati: 1. Alessandra Paoli, 2. Markus Nöckler/Patrick Eder, 3. Rocco Zanoni, 3. Daniele Romano Burattin
Persone giuridiche: 1. GKN Sinter
Metals AG, 2. Trentino Trasporti
Spa , 3. Associazione Agripark, 3.
OEW - Organisation für eine solidarische Welt
Premio energia trentino: miglior progetto in materia di utilizzo razionale dell’energia e/o di produzione di
energia da fonti rinnovabili - Comune di Zambana: “Piano di recupero di Zambana Vecchia”
Hanno ricevuto una menzione speciale inoltre il Comune di Zambana, Ecocamping, nonché i progetti
di Giorgio Battisti ed Enrico Perucatti.
47
LA SCUOLA AL MUSEO
museo degli usi e costumi della gente trentina – S. Michele all’Adige
PERCORSI
Tradizione, leggende e multimedialità
L’offerta per la scuola del Museo degli Usi e Costumi della
Gente Trentina è stata ampliata per l’a.s. 2007/08, nell’ottica di una conoscenza approfondita della tradizione locale e
delle consuetudini artigianali e contadine del passato. Il Museo organizza percorsi didattici per studenti di scuole di ogni
ordine e grado, ha potenziato in particolare le proposte formative indirizzate ai ragazzi delle scuole superiori. A breve,
la consegna dei nuovi spazi ricavati dai lavori di restauro dell’antico monastero agostiniano di San Michele doterà inoltre i Servizi educativi di due funzionali aule didattiche.
scuola primaria
e secondaria
di primo grado
Leggende alpine,
la novità
Le proposte didattiche del Museo,
per la scuola primaria e secondaria
di primo grado, si focalizzano su
alcuni percorsi tematici a rotazione. Obiettivo primario dei laboratori è avvicinare l’utenza scolastica
alle consuetudini del patrimonio
culturale trentino e delle Alpi centro-orientali più in generale.
Oltre ai laboratori legati ai temi
dell’agricoltura, delle tecnologie del
passato e della storia locale, uno dei
nuovi argomenti scelti per l’attività didattica 2007-08 è l’approfondimento di alcune tipologie di fiabe e leggende alpine. In particolare
vengono analizzate quelle dedicate
alle figure delle anguane e dell’uomo selvatico, illustrate attraverso
le suggestive rielaborazioni multimediali di Andrea Foches.
Il burattinaio Luciano Gottardi
ha invece ideato un nuovo percorso dedicato all’intensa attività di illustratore e creatore di film d’animazione del fondatore del museo,
Giuseppe Šebesta.
Ceramica
ed etnografia
Viene riproposto anche
quest’anno il laboratorio
sulla lavorazione artigianale della ceramica condotto da Giuseppe Marcadent, mentre altre due
novità importanti sono
quelle nate dalla collaborazione con la segheria
veneziana di Malé e con il
Museo Castello del Buonconsiglio - Monumenti e collezioni provinciali
di Trento per la valorizza-
48
zione dei numerosi aspetti d’interesse etnografico presenti nel Ciclo
dei Mesi di Torre Aquila.
I percorsi, pensati per avvicinare
i ragazzi in maniera attiva alla conoscenza della realtà museale, prevedono la visita alle sale espositive
dedicate alle tematiche affrontate e
sono sempre arricchiti dalla visione di filmati, nonché da esperienze pratiche e laboratori creativi che
favoriscono la rielaborazione personale delle conoscenze apprese
durante la visita.
Percorsi 2007/08
Farina del mio sacco. Arte e tecnica
molitoria nel Trentino rurale
Filo da torcere. Filatura e tessitura
domestica
Dal bosco alla segheria. Le attività
tradizionali di abbattimento, esbosco e segagione, con la possibilità
di proseguire la visita presso la Segheria didattica in località Molini
a Malé
Le leggende alpine dell’Om Selvadech e del Salvanèl e Le leggende alpine delle Anguane, con la visione
dei racconti multimediali di Andrea Foches
La costruzione delle stufe a olle e
l’arte della ceramica nel Trentino,
con il maestro ceramista Giuseppe
n.12 dicembre 2007
Laboratori, sito, opuscolo
Marcadent
Burattini al Museo e Alla scoperta
delle fiabe di Šebesta con il burattinaio Luciano Gottardi
Il lavoro dell’uomo negli affreschi
di Torre Aquila, realizzato in collaborazione con i Servizi educativi del Castello del Buonconsiglio
di Trento.
Scuola secondaria
di secondo grado
Riscoprire con criticità
Da quest’anno scolastico sono stati attivati alcuni nuovi laboratori
per le scuole secondarie di secondo grado dove, alla visione di un
filmato etnografico e alla visita di
alcune sale del Museo, è possibile
eventualmente abbinare un’attività per ragazzi abituati a porsi criticamente di fronte agli argomenti proposti. Tramite la visione e
l’analisi degli oggetti esposti nelle
sale vengono trasmessi concetti storici, antropologici, etnografici e tecnologici; tra gli obiettivi, quello di
avvicinare gli studenti alla riscoperta di mestieri e abitudini tradizionali.
I Servizi educativi, sulla scia delle ricerche del fondatore del museo, Giuseppe Šebesta, propongono dei percorsi nei quali vengono
trattati temi strettamente collegati
alle esposizioni museali, alla vita e
al lavoro in ambiente alpino, all’artigianato, al folklore locale e alla ritualità popolare (Trato marzo, carnevale).
Percorsi 2007-08
La fucina di Onorino (lavorazione
dei metalli)
Vita in montagna: l’alpeggio (conoscenza del sistema agro silvo pastorale)
Riti di carnevale
Analisi delle leggende trentine
Le parlate del Trentino (analisi del
rapporto tra termini dialettali e
oggetti)
Corso estivo: Verrà proposta, indicativamente nel giugno 2008,
una settimana di formazione rivoln.12 dicembre 2007
ta ai ragazzi delle ultime classi della
scuola secondaria di secondo grado. La frequenza è valida ai fini del
raggiungimento dei crediti formativi curriculari degli studenti.
Aggiornamento
e consulenze
per i docenti
Durante il 2008 verrà nuovamente attivato il corso d’aggiornamento
per mettere a contatto gli insegnanti con le risorse materiali, bibliografiche, multimediali e didattiche del
museo e per avvicinarli ai temi e ai
metodi di lavoro propri dell’etnografia e dell’antropologia dell’arco alpino. I Servizi educativi offrono consulenze individuali agli insegnanti
che ne facciano richiesta per l’organizzazione di ricerche, piccole mostre, approfondimenti. Gli esperti
del MUCGT sono inoltre disponibili a collaborare con i docenti nell’elaborazione condivisa di progetti
in partenariato tra scuola e museo.
Al termine dei percorsi, su richiesta dei docenti accompagnatori, può
inoltre essere fornita una bibliografia di riferimento per favorire un ulteriore approfondimento o un’attività di ricerca in sede scolastica.
Il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina è infine impegnato nella progettazione di numerosi laboratori creativi da
affiancare alle tradizionali attività rivolte al mondo della scuola.
Si tratta di percorsi a tema legati alle festività o ad eventi speciali
che coinvolgono il Museo, come
ad esempio il Mercatino di Pasqua (San Michele all’Adige, 1114 aprile), il Parco dei Mestieri
in occasione del Trento FilmFestival (Trento, parco del palazzo
vescovile, 26 aprile- 4 maggio), la
Festa del Fiume e delle Zattere
(Grumo- San Michele all’Adige,
giugno).
A partire dal 2008, i docenti interessati potranno inoltre conoscere
l’offerta generale dei Servizi educativi grazie alla nuova sezione del
sito web del Museo interamente
dedicata all’area didattica. Per accedere cliccare il banner didattica
sul sito www.museosanmichele.it.
L’opuscolo informativo relativo
alle attività e ai percorsi didattici
per l’anno scolastico 2007-08, già
inviato presso tutti i plessi scolastici, è disponibile su richiesta presso
i Servizi educativi del Museo.
Lorenza Corradini, Anna Paola
Mosca, Giorgia Sossass
Referenti servizi educativi del Miseo
Informazioni
e prenotazioni
Servizi educativi
Museo degli Usi e Costumi
della Gente Trentina
Servizi educativi
Via Mach 2 - 38010
San Michele all’Adige (TN)
Tel. 0461- 650314
Fax 0461- 650703
Attività didattiche dal lunedì
al venerdì, ore 9.00- 17.00
[email protected]
[email protected]
www.museosanmichele.it
49
università
n.12 dicembre 2007