ACTA - Custodia di Terra Santa

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ACTA - Custodia di Terra Santa
ANNO LIII GENNAIO-GIUGNO 2008 N. 1
A C T A
custodiÆ terrÆ
sanctÆ
IUSSU
REV.MI P. PETRI BAPTISTÆ PIZZABALLA OFM
CUSTODIS TERRÆ SANCTÆ
DIGESTA
Custodia di Terra Santa, Segreteria di Terra Santa
San Salvatore
Pro manuscripto
Dalla Segreteria di Stato
Nomina del Custode a Consultore della consultore
Commissione per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo
della
Summus Pontifex
Benedictus XVI
Consultoribus Commissionis de rationibus cum Hebraica Religione apud Pontificium Consilium ad Unitatem Christianorum ad quinquiennium ascripsit Reverendissumum Patrem
Petrum Baptistam Pizzaballa, O.F.M.
Id in notitiam ipsius Reverendissi Patris Pizzaballa perfertur, ut ea de re opportune certior fiat ad eiusdemque normam se gerat.
Ex Ædibus Vaticanis, die XVIII mensis Martii anno MMVIII.
Tharcisius Card. Bertone
Secretarius Status
Dalla Congregazione per le Chiese Orientali
Lettera ai Vescovi in occasione
Terra Santa” Quaresima 2008
della
“Colletta
per la
Eccellenza Reverendissima,
Nella visita a questo dicastero per il novantesimo di fondazione, Papa Benedetto
XVI ha rivolto un paterno appello alla pace in Terra Santa e nel Medio Oriente. Era
il 9 giugno 2007 e in quella circostanza il Santo Padre mi nominava prefetto della
Congregazione per le Chiese Orientali. Nello stesso mese sarebbero seguiti due altri
pronunciamenti pontifici, colmi di apprensione per l’incerta situazione dell’area e di
benevolenza verso tutti i suoi abitanti.
Desidero unire alla presente lettera quelle illuminanti parole, mentre per la prima
volta mi rivolgo ai confratelli vescovi di tutto il mondo e alle rispettive Chiese per
chiedere, proprio a nome del Santo Padre, di continuare a sostenere spiritualmente e
materialmente la comunità cattolica in Terra Santa. Sono quelle parole il più convincente e autorevole appello alla solidarietà.
Iniziando il mio servizio alle Chiese Orientali ho avvertito questa speciale responsabilità ed ho voluto, insieme ai collaboratori del dicastero e ad un gruppo di ambasciatori ed amici accendere davanti alla Icona della Santa Madre di Dio una semplice
lampada, quale invito alla costante e tenace preghiera per la pace.
È l’assenza di una stabile pace ad acuire nei Luoghi Santi antichi problemi e povertà e a generarne di nuovi. I cristiani che vi abitano meritano, pertanto, la prioritaria
attenzione della Chiesa cattolica e delle altre Chiese e comunità ecclesiali, le quali
hanno sempre bisogno del vivente carisma delle origini e della singolare vocazione
ecumenica e interreligiosa di cui essi sono portatori. La Colletta del Venerdì Santo
assume uno speciale rilievo. È collocata dai Sommi Pontefici in un giorno tanto significativo per attestare la comune appartenenza alla Terra che nel fluire della storia
rimane la silenziosa testimone della vita terrena del Salvatore, secondo una felice
espressione di Papa Benedetto XVI.
Si auspica che essa riceva costante accoglienza da parte di tutte le Chiese locali,
perché possa crescere il movimento di carità che, per mandato del Papa, la nostra
congregazione coordina al fine di garantire alla Terra Santa, in modo ordinato ed
equo, il sostegno necessario alla vita ecclesiale ordinaria e a particolari necessità.
Così la comunità latina raccolta attorno al Patriarcato di Gerusalemme e alla
Custodia Francescana, ma anche le altre Chiese orientali cattoliche, secondo
prudenti e collaudate norme pontificie, potranno beneficiare della carità di tutti i
cattolici, non in termini occasionali, bensì con la sufficiente sicurezza e continuità
che consenta di guardare con speranza al futuro. Tramite la comunità cattolica, poi,
la carità si espanderà senza distinzione religiosa, culturale e politica, soprattutto a
favore delle giovani generazioni che, per citare solo il più apprezzato tra i servizi
ad esse offerti, potranno continuare ad usufruire della qualificata e diffusa opera
educativa cattolica.
Tra le urgenze da affrontare sta sempre l’inarrestabile fenomeno dell’emigrazione,
che rischia di privare le comunità cristiane delle migliori risorse umane. Nulla dobbiamo lasciare di intentato per garantire che, accanto alle monumentali testimonianze storiche del cristianesimo, siano sempre le comunità vive a celebrare il mistero di
Cristo, nostra pace.
Desidero elogiare le Chiese particolari per il molto che direttamente fanno a bene
della Terra Santa, specialmente grazie ai pellegrinaggi e alle iniziative promosse da
crescenti forme di volontariato, accanto all’impegno sempre lodevole delle parrocchie e delle famiglie religiose, come delle storiche istituzioni, fondazioni e associazioni.
Ma incoraggio cordialmente tutti i Confratelli Vescovi a privilegiare per le sue
finalità e caratteristiche specifiche la Colletta Pro Terra Sancta.
E volentieri accludo un documento informativo, curato da questa congregazione e
dalla Custodia Francescana, relativo alle opere realizzate nell’anno 2007, rimanendo
a disposizione specialmente dei vescovi e dei sacerdoti da essi incaricati per ogni
possibile aiuto nell’adempimento del dovere di fraterna carità, che tutti ci lega alla
Terra del Signore Gesù.
Concludo presentando, fin da ora, la profonda gratitudine del Santo Padre per il
sostegno ad una causa di così vitale importanza per la Chiesa e per l’umanità. È un
grazie condiviso dalla nostra congregazione e da tutte le comunità latine e orientali
di Terra Santa.
Col più cordiale e fraterno ossequio.
Leonardo Card. Sandri
Prefetto
Antonio Maria Vegliò
Arcivescovo Segretario
Allegati:
1. Congregazione per le Chiese Orientali
La Congregazione per le Chiese Orientali riceve parte della Colletta Pro Terra
Sancta direttamente dalle Nunziature Apostoliche e, secondo la percentuale stabilita
dalle relative norme pontificie, concede i sussidi ordinari e straordinari alle Circoscrizioni Ecclesiastiche, agli Ordini religiosi e ad altre persone giuridiche ecclesiastiche nei seguenti Paesi: Libano, Siria, Iraq, Giordania, Egitto e particolarmente in
Israele e Palestina.
Una speciale attenzione viene data alle Istituzioni Scolastiche, quali l’Università
di Betlemme e le Scuole Cattoliche dei vari livelli. In questo ambito, vengono sostenute anche le spese per l’attività di coordinamento scolastico del Segretariato di
Solidarietà, che ha sede a Gerusalemme.
Sono stati, inoltre, erogati contributi all’U.C.S.E.I. (Ufficio Centrale Studenti Esteri
in Italia) a favore di studenti laici provenienti dai Paesi sopraindicati e altri contributi
per sacerdoti provenienti dagli stessi Paesi impegnati nelle Università Pontificie.
Oltre a quest’opera assistenziale ordinaria, durante l’anno 2007, sono state destinate la somma di U.S. $ 500.000 per edificare dieci appartamenti a Betlemme e la
somma di U.S. $ 500.000 per la ricostruzione della scuola melkita a Maghar.
La Congregazione cura la sensibilizzazione a favore della Terra Santa presso tutti i
Vescovi del mondo, la raccolta e l’assegnazione di parte delle offerte, nonché la verifica generale sull’andamento di tutta la Colletta per garantire il rispetto delle finalità
pontificie istituzionali, e ciò comporta un onere economico non indifferente.
2. Il trittico della pace di Papa Benedetto xvi
Sabato 9 giugno 2007: Appello del Santo Padre in visita alla Congregazione per le
Chiese Orientali nel 90° di fondazione
Dalle mie labbra si leva oltremodo accorata l’invocazione di pace per la Terra
Santa, per l’Iraq e per il Libano -.
Possano le Chiese e i discepoli del Signore rimanere là dove li ha posti per nascita
la Divina Provvidenza; là dove meritano di rimanere per una presenza che risale
agli inizi del cristianesimo. Nel corso dei secoli essi si sono distinti per un amore incontestabile e inscindibile alla propria fede, al proprio popolo e alla propria terra.
Domenica 17 giugno 2007: Angelus da Assisi
Considero mio dovere lanciare da qui un pressante e accorato appello affinché
cessino tutti i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque
l’odio ceda all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione! -.
Il nostro pensiero va particolarmente alla Terra Santa, tanto amata da San Francesco, all’Iraq, al Libano, all’intero Medio Oriente.
Giovedì 21 giugno 2007: Udienza Pontificia alla ROACO
(Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali)
Busso nuovamente al cuore di Dio, Creatore e Padre, per chiedere con immensa
fiducia il dono della pace. Busso al cuore di coloro che hanno specifiche responsabilità perché aderiscano al grave dovere di garantire la pace a tutti, indistintamente,
liberandola dalla malattia mortale della discriminazione religiosa, culturale, storica o geografica.
***
Congregazione per le Chiese Orientali
Martedì 3 luglio 2007: Accensione della lampada della pace
La Santa Madre di Dio sostenga la nostra invocazione e ravvivi la certezza che
anche oggi il Signore può disarmare i cuori, le volontà e le mani e renderci strumenti
autentici della sua pace.
Leonardo Sandri
Prefetto
3. Custodia di Terra Santa: Ordine dei Frati Minori
Rapporto sommario delle spese per il 2006 - 2007
La Custodia di Terra Santa ha continuato a sostenere progetti e attività presso i
Luoghi Santi della Redenzione, nell’assistenza dei Pellegrini e nel sostegno alle opere apostoliche (Cfr. Paolo VI, Esortazione Apostolica Nobis in Animo). Per il 20062007 questi sono stati i principali progetti:
Luoghi Santi/Pellegrini
A. Ain Karem
1. Restauro dell’Ospizio per l’accoglienza di piccoli gruppi di pellegrini con programmi particolari di esperienza, di meditazione e di preghiera.
2. Santuario di San Giovanni nel Deserto: costruzione della zona di parcheggio,
del restauro dell’antico muro di cinta e di alcuni ambienti per l’accoglienza di singoli
pellegrini e per l’esperienza di romitaggio.
B. Betlemme
1. Rinnovo dell’antico Santuario della Grotta del Latte consistente nel restauro dell’antica Cappella e nel collegamento della medesima con la nuova Chiesa, benedetta
nel mese di gennaio 2007. In pari tempo sono proseguiti e completati (maggio 2007)
i lavori di restauro e della costruzione di un nuova ala dell’adiacente Convento che
ospita le Suore che collaborano nel servizio del Santuario.
2. Rinnovo del convento e del Santuario del Campo dei Pastori con particolare
attenzione alla protezione dei resti archeologici (aprile 2006).
3. Restauro completo della Cappella di Sant’Elena all’interno del Santuario di
Betlemme con aumento dello spazio per l’accoglienza dei pellegrini e per le celebrazioni delle Sante Messe.
C. Cana di Galilea
1. Rinnovo del tetto della Chiesa, del cortile e degli spazi annessi e dell’aggiunta di
un piano alla casa che ospita le religiose che collaborano nel servizio al Santuario.
D. Gerusalemme
1. Restauro completo di un piano e del tetto del Convento della Flagellazione e
restauri parziali del Santuario della Flagellazione e della Condanna.
2. Interventi vari nel Santuario del Getsemani e nella Grotta degli Apostoli per
facilitare l’accesso e l’accoglienza dei Pellegrini. Inizio della progettazione della
risistemazione della Valle del Cedron tra il Santuario e le mura della Gerusalemme
antica.
E. Giaffa
1. Conclusione della prima fase del restauro del Santuario di San Pietro in Giaffa,
consistente nel rinnovo completo dell’esterno della Chiesa e del Convento.
F. Nazareth
1. Progettazione dei percorsi di accesso, delle visite del Santuario e delle processioni. La conclusione del Progetto è prevista per il mese di maggio 2008.
2. Conclusione del restauro del Convento di Seforis. La realizzazione del Progetto
della copertura dell’antica Chiesa attende i permessi delle autorità civili.
I. Luoghi Santi/Comunità Locale
A. Opere in favore dei giovani
1. 290 Borse di Studio universitarie. La Borsa di Studio prevede il finanziamento
completo degli Studi, per la durata di quattro anni, per gli Studenti cristiani che
frequentano le diverse Università nella regione (Università: Betlemme, Ebraica, Bir
Zeit, Amman ed altre).
2. Costruzione del Catholic Action Sport Center in Betlemme. Il Complesso è stato
completato nel mese di marzo 2007.
3. (Betlemme) Progetto di Formazione e inserimento nel mondo del lavoro di NeoLaureati. Ha sostenuto nel 2006 l’inserimento di 20 giovani qualificati e meritevoli
nel mondo del lavoro offrendo ad aziende e istituzioni selezionate la copertura dei
2/3 del costo retributivo per 12 mesi. In questo modo i giovani hanno la possibilità
di un’esperienza lavorativa e le aziende di conoscere e formare nuovo personale in
vista di una possibile assunzione futura.
4. (Betlemme) Progetto di Formazione e reinserimento nel mondo del lavoro dei
disoccupati. E’ un progetto analogo al precedente, ma avente come obiettivo la riqualificazione e il re-inserimento nel mondo del lavoro di 42 persone già impiegate
in vari lavori a Gerusalemme o in altre parti della Terra Santa e che a causa della
chiusura dei Territori hanno perso il lavoro.
5. (Betlemme) Sostegno alle imprese artigiane. Nel 2006 ha sostenuto una decina
di piccole imprese artigiane con l’acquisto dei pezzi di ricambio, apparecchiature per
la produzione, ausili per la messa in sicurezza delle attività.
B. Opere in favore delle famiglie
1. (Betlemme) Franciscan Family Center. Svolge un insieme di attività di consultorio familiare cristiano, ossia sostegno, prevenzione e crescita delle famiglie, e
soprattutto delle giovani coppie. Il centro assiste mensilmente almeno un centinaio
di famiglie.
2. (Betlemme) Casa Francescana del Fanciullo. Accoglie oltre 20 ragazzi dell’età
tra i 6 e i 12 anni provenienti da famiglie povere e con diversi tipi di difficoltà. I
ragazzi oltre che all’accoglienza e all’assistenza nello studio, sono seguiti da un
educatore, un assistente sociale e psicologo. Il progetto si sviluppa in stretto contatto
con il Centro Francescano della Famiglia e con volontari locali.
3. (Betlemme) Assistenza medica. Il progetto agisce su diversi tipi di aiuto sanitario e si coordina sul territorio con il Franciscan Family Center, con la Caritas e
con la Bethlehem Arab Society for Rehabilitation. Il progetto assicura a famiglie
con difficoltà economiche una copertura, parziale o completa, delle spese mediche
dei pazienti attraverso il pagamento del costo dei farmaci, visite mediche e degenze
ospedaliere. Per il 2006 sono state 40 le famiglie che hanno ricevuto un sostegno
fisso e un centinaio le famiglie che hanno ricevuto un sostegno saltuario.
C. Opere di sostegno scolastico
1. Costruzione di un nuovo piano nella Scuola Femminile di Betlemme. Con la
nuova costruzione è stato aggiunto un laboratorio e alcune classi che permettono di
potenziare il livello di insegnamento nella scuola.
2. Restauro e aumento di spazi nella Scuola Maschile di Betlemme. I nuovi ambienti permetteranno di aumentare il numero di allievi.
3. Progetto di restauro e di risistemazione dell’esistente teatro della Scuola Maschile di Gerusalemme.
4. Ampliamento della scuola elementare di Gerico (conclusione prevista per il
2008).
5. Completamento della ristrutturazione della scuola di Giaffa.
D. Costruzione di appartamenti per i poveri e per le giovani coppie
1. St. Francis Housing Project in Betlemme. Consiste nella costruzione di 20 appartamenti per altrettante famiglie, soprattutto le giovani coppie con difficoltà di
trovare un appartamento o impossibilitati a sostenere il costo di un regolare affitto di
mercato. In pari tempo, la costruzione stessa ha permesso di creare lavoro a circa 95
famiglie della classe lavorativa di Betlemme. Il Progetto sarà inaugurato nel mese di
gennaio 2008.
2. St. Catherine Housing project in Betlemme. È stato inaugurato nel mese di ottobre 2006 e consiste nella costruzione di 24 appartamenti per assicurare un posto
abitativo alle famiglie cristiane.
3. Restauro delle abitazioni nella Città Vecchia di Gerusalemme. Le antiche abitazioni, spesso del periodo ottomano, risultano non più abitabili e costringono gli abitanti al loro abbandono. Il Progetto prevede un progressivo restauro di tali abitazioni
in modo che oltre 300 famiglie cristiane possano rimanere nella Città Vecchia.
E. Altre opere culturali
1. Ogni anno la Custodia di Terra Santa sostiene economicamente la Facoltà di
Scienze Bibliche e di Archeologia dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. Oltre al sostentamento completo dell’attività della Facoltà, vengono offerte a
circa 30 studenti provenienti da diverse diocesi e province religiose Borse di Studio,
che includono vitto ed alloggio.
2. Franciscan Multimedia Center. Si tratta di un centro multimediale di supporto
alle tv e radio cattoliche che consenta loro di avere materiale audiovisivo in diverse
lingue concernente la Terra Santa e la presenza cristiana.
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Dalla Curia Generalizia
Nomina di fra Eugenio Alliata, professore straordinario
Fr. Iosephus Rodriguez Carballo
Totius Ordinis Fratrum Minorum Minister Generalis
et humilis in Domino servus
Decretum
Præsentium litterarum vigore
præhabito voto consultivo Consilii Facultatis
Scientiarum Biblicarum et Archæologiæ
Pontificiæ Universitatis Antonianum et ostento Nihil Obstat
a Santa Sede (litt. Diei 28 mensis Ianuarii a.D. 2008, Prot 25/2008)
Fr. Eugenium Alliata ofm,
Professorem Extraordinarium
In Facultate Scientiarum Biblicarum et Archæologiæ (in Civitate Hierosolymitana
sita) Pontificio Universitatis Antonianum ad normam art. 20 §3 Statutorum eiusdem
Universitatis, nomino atque declaro.
Datum Romæ, ex Ædibus Curiæ generalis Ordinis.
Die mensis Febbruarii a.D. 2008
Fr. Iosephus Rodriguez Carballo ofm
Minister Generalis
Fr. Maximus Fusarelli ofm
Secretarius Generalis pro Formatione et Sudiis.
Prot. 098561 (296/07)
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Nomina di fra Enrique Bermejo, professore straordinario
Fr. Iosephus Rodriguez Carballo
Totius Ordinis Fratrum Minorum Minister Generalis
et humilis in Domino servus
Decretum
Præsentium litterarum vigore
præhabito voto consultivo Consilii Facultatis
Scientiarum Biblicarum et Archæologiæ
Pontificiæ Universitatis Antonianum et ostento Nihil Obstat
a Santa Sede (litt. Diei 28 mensis Ianuarii a.D. 2008, Prot 25/2008)
Fr. Enrique Bermejo ofm
Professorem Extraordinarium
In Facultate Scientiarum Biblicarum et Archæologiæ (in Civitate Hierosolymitana
sita) Pontificio Universitatis Antonianum ad normam art. 20 §3 Statutorum eiusdem
Universitatis, nomino atque declaro.
Datum Romæ, ex Ædibus Curiæ generalis Ordinis.
Die mensis Febbruarii a.D. 2008
Fr. Iosephus Rodriguez Carballo ofm
Minister Generalis
Fr. Maximus Fusarelli ofm
Secretarius Generalis pro Formatione et Sudiis.
Prot. 098561 (296/07)
Nomina di fra Massimo Pazzini, professore Ordinario
Fr. Iosephus Rodriguez Carballo
Totius Ordinis Fratrum Minorum Minister Generalis
et humilis in Domino servus
Decretum
Præsentium litterarum vigore
præhabito voto consultivo Consilii Facultatis
Scientiarum Biblicarum et Archæologiæ
Pontificiæ Universitatis Antonianum et ostento Nihil Obstat
a Santa Sede (litt. Diei 12 mensis Martii a.D. 2008, Prot 1298/2001)
Fr. Massimo (Massimino) Pazzini ofm,
Professorem Ordinarium
12
In Facultate Scientiarum Biblicarum et Archæologiæ in Civitate Hierosolymitana
sitæ Pontificiæ Universitatis Antonianum in Urbe ad normam art. 20 §4 Statutorum
Universitatis, nomino atque declaro.
Datum Romæ, ex Ædibus Curiæ generalis Ordinis.
Die 27 mensis Martii a.D. 2008
Fr. Iosephus Rodriguez Carballo ofm
Minister Generalis
Fr. Maximus Fusarelli ofm
Secretarius Generalis pro Formatione et Sudiis.
Prot. 098562 (295/07)
Nomina di fra Leslaw Daniel Chrupcala, professore
Ordinario
Fr. Iosephus Rodriguez Carballo
Totius Ordinis Fratrum Minorum Minister Generalis
et humilis in Domino servus
Decretum
Præsentium litterarum vigore
præhabito voto consultivo Consilii Facultatis
Scientiarum Biblicarum et Archæologiæ
Pontificiæ Universitatis Antonianum et ostento Nihil Obstat
a Santa Sede (litt. Diei 12 mensis Martii a.D. 2008, Prot 1298/2001)
Fr. Leslaw Daniel Chrupcala ofm,
Professorem Ordinarium
In Facultate Scientiarum Biblicarum et Archæologiæ in Civitate Hierosolymitana
sitæ Pontificiæ Universitatis Antonianum in Urbe ad normam art. 20 §4 Statutorum
Universitatis, nomino atque declaro.
Datum Romæ, ex Ædibus Curiæ generalis Ordinis.
Die 27 mensis Martii a.D. 2008
Fr. Iosephus Rodriguez Carballo ofm
Minister Generalis
Fr. Maximus Fusarelli ofm
Secretarius Generalis pro Formatione et Sudiis.
Prot. 098564 (293/07)
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Dall’Assemblea degli Ordinari di Terra Santa
L’Anno paolino
Re.: ASS.005/08
Ai Reverendi
Parroci, Religiosi e Religiose,
Ai cari Fedeli,
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Il 22 maggio 2008
Pace e benedizione.
Il Santo Padre, Benedetto XVI, ha chiesto a tutte le chiese cattoliche sparse nel
mondo di consacrare un anno intero, dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, a San
Paolo, apostolo delle nazioni, per meditarne la vita e l’insegnamento.
Tutti noi sappiamo che San Paolo è vissuto, ha studiato e ha imparato ad amare la
Parola di Dio qui in questa nostra Terra Santa. A Gerusalemme è stato portato davanti ai tribunali civili e ha incontrato l’opposizione dei capi religiosi del suo tempo
per aver proclamato la sua fede in Gesù, Cristo e Signore, morto per la salvezza dell’umanità e risorto vincitore della morte e del peccato. Qui San Paolo ha sopportato
tante difficoltà a causa del Vangelo di Gesù Cristo prima di annunciarlo nei diversi
paesi dell’Impero Romano. A Roma fu messo in prigione e vi subì il martirio insieme a San Pietro, capo degli Apostoli, offrendo la sua vita a Colui nel quale aveva
creduto.
Il Santo Padre aprirà l’anno dedicato a San Paolo il 28 giugno 2008 nella basilica
di San Paolo fuori le mura. Perciò...
• Invitiamo Parroci ed Istituti religiosi a sottolineare l’apertura dell’anno paolino in comunione col Santo Padre.
• In quello stesso giorno, a livello diocesano ed eparchiale, saranno organizzate delle celebrazioni a Gerusalemme, in Galilea, in Giordania
e a Paphos (Cipro). I vostri rispettivi Ordinari si faranno carico di
informarvi del luogo e dell’ora in cui avrà luogo la celebrazione in
onore di San Paolo.
• Invitiamo i Parroci ad informare i fedeli e a partecipare all’apertura
ufficiale dell’anno paolino. La figura di San Paolo sarà il tema centrale dell’omelia del 29 giugno, festa dei SS. Pietro e Paolo, anche se in
quello stesso giorno, in diverse parrocchie, si celebra, quest’anno, la
festa del Corpus Domini.
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L’Assemblea degli Ordinari Cattolici ha chiesto a S.E. Mons. Elias Chacour di
preparare, con l’aiuto della Commissione dei Pellegrinaggi dipendente dall’Assemblea stessa, un piano dettagliato di attività paoline che abbracci tutto l’arco dell’anno. Il programma proposto sarà comunicato per tempo alle parrocchie ed istituzioni
religiose presenti ed operanti nelle nostre diocesi.
Chiediamo a Dio, per intercessione di San Paolo, di accordare a ciascuno di voi
grazia e benedizione.
+ Michel Sabbah
Patriarca di Gerusalemme dei Latini
+ Elias Chacour
Arcivescovo Greco Melkita Cattolico di Akka
+ Yaser Al-Ayyash
Arcivescovo Greco Melkita Cattolico di Petra e Philadelphia
+ Paul Sayyah
Arcivescovo Maronita di Haifa e Terra Santa
Esarca Patriarcale Maronita di Gerusalemme, Territori Palestinesi e Giordania
+ Fouad Twal
Arcivescovo Coadiutore del Patriarcato latino
+ Sélim Sayegh
Vicario Patriarcale Latino per la Giordania
+ Giacinto-Boulos Marcuzzo
Vicario Patriarcale Latino per Israele
+ Pierre Melki
Esarca Patriarcale Siro Cattolico di Gerusalemme, Terra Santa e Giordania
Archim. Joseph Sagbini
Esarca Patriarcale Greco Melkita Cattolico di Gerusalemme
fra Pierbattista Pizziballa ofm
Custode di Terra Santa
Vicario Patriarcale per la comunità d’espressione ebraica
Mons Rafael Minassian
Esarca Patriarcale Armeno Cattolico di Gerusalemme
P. Paul Colin
Vicario Patriarcale per i Caldei
+ Pierre Muallem
Arcivescovo Greco Melkita Cattolico emerito di Akka
+ Kamal Bathish
Vescovo ausiliare emerito del Patriarcato latino
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Dalla Curia Custodiale
Dal Discretorio
Salvatore
del
17
gennaio
– Gerusalemme/San
1. Attività della Curia
In seguito alle visite ufficiali del Ministro Generale in Siria e Libano e del Prefetto
della Congregazione per le Chiese Orientali, che sarebbero cadute in concomitanza,
il Discretorio del 28-29 febbraio è stato spostato al 5 marzo, a San Salvatore.
Discussione sulla visita di George W. Bush in Terra Santa.
2. Santuari
Cafarnao: ci si aggiorna riguardo al problema della promenade intorno al lago.
Santuario della Visitazione, Ein Karem: aggiornamento sui lavori e sugli scavi
riguardanti il problema delle fognature.
3. Capitolo custodiale intermedio del 2007
Il Discretorio si è soffermato a lungo nella verifica delle delibere e dei voti approvati dal Capitolo scorso e studio sulla loro implementazione.
Fra Carlo Serri è nominato redattore degli Acta del Capitolo intermedio del 2007,
e fra Dobromir Jasztal e fra Noel Muscat censori degli stessi.
4. Movimento di personale
Fra Antoine Saliba: Nazareth, addetto alla parrocchia;
fra Salem Younes: Lattacchieh, addetto alla chiesa;
fra Antonio D’Aniello: Napoli, Collettore.
Si accetta fra Edward Flanagan ofm, membro della Provincia del Santo Nome di
Gesù (USA) come ospite stabile presso il Commissariato di Washington.
5. Formazione
Fra Pierre Richa viene ammesso alla Professione solenne.
6. Affari economici
Si accorda il budget annuale a fra Louis Bohte per la commissione GPSC;
Si permette l’acquisto di un’automobile per il superiore di Giaffa - Sant’Antonio,
Giaffa - San Pietro e per la Casa Nova di Nazareth.
7. Convenzioni
Si fa il punto della situazione sull’Associazione di Terra Santa prima dell’Assemblea Generale da tenersi a Roma il 21 gennaio 2008.
Il Discretorio si aggiorna riguardo allo stato attuale delle Edizioni di Terra Santa
in Milano.
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7. Varia
Il Custode informa il Discretorio sul cammino di discernimento che le Clarisse di
Gerusalemme stanno facendo riguardo al loro futuro.
Dal Discretorio del 5 marzo – Gerusalemme/San Salvatore
1. Attività della Curia
Valutazione della visita in Terra Santa del Card. Leonardo Sandri; valutazione
delle conferenze del Vicario custodiale in Spagna.
2. Libano - Siria
Valutazione della visita del Ministro Generale in Siria e Libano. Relazione sui
diversi incontri e sulle prospettive circa il futuro della nostra presenza in questa
regione.
3. Anno Paolino
Fra Michele Piccirillo, fra Claudio Bottini, fra Najib Ibrahim e fra Romualdo
Fernández sono stati designati membri della Commissione di preparazione all’anno
dedicato a San Paolo (Gerusalemme e Damasco), che dovrà essere celebrato particolarmente nei nostri due santuari paolini in Damasco.
4. Formazione
Come di consueto, il Discretorio di metà anno viene dedicato quasi interamente
allo studio e alla valutazione del cammino in corso nell’ambito della formazione iniziale e permanente. In particolare, alla presenza dei maestri presenti in Terra Santa,
il Discretorio ha ascoltato e deliberato sui seguenti temi:
• Problemi e prospettive dell’animazione vocazionale nelle diverse regioni.
• La situazione delle due case di postulandato.
• La situazione del Novizio ad Assisi.
• Valutazione della situazione dello Studentato.
• Ci si è poi focalizzati su: anno linguistico/esperienziale; diaconato
(chi, dove e quando); il futuro per gli studenti di Libano e Siria; gli
studi superiori per chi finisce il baccalaureato; posizione accademica
di tutti gli studenti; i post-professi solenni; gli under 5, i professi temporanei con opzione laicale.
• Formazione permanente: valutazione del rapporto sui due incontri dei
Superiori, e su quello degli animatori dei Santuari, evidenziando poi
ciò che ancora il programma prevede per concludere l’anno, eventualmente cosa cambiare, cosa correggere, cosa ha funzionato e cosa no.
• Fra Shadi Bader è stato ammesso all’Ordine del presbiterato.
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5. Affari economici
L’Economo aggiorna il Discretorio sui diversi conti bancari e sull’attuale situazione patrimoniale della Custodia.
Vengono concessi: un aumento di mensile per il seminario teologico; l’acquisto
di una macchina per la comunità del Monte Nebo; e un aiuto economico per aiutare
alcuni gruppi giovanili che si recheranno in Australia per la GMG (Siria e Terra
Santa).
7. Varia
Fra Giuseppe Ferrari, Commissario di Terra Santa a Bologna viene nominato nuovo amministratore unico e direttore editoriale delle ETS.
Il Signor Jacques Rofah è stato nominato nuovo direttore della FPP. Nella medesima occasione l’Economo aggiorna il Discretorio sugli ultimi sviluppi dell’amministrazione della FPP.
Roma - Ufficio Pellegrinaggi. Situazione attuale dal punto di vista giuridico, pratico e delle risorse umane. Studio delle possibili prospettive.
Dal Discretorio del 5 aprile – Ramleh
1. Ufficio Scuole della Custodia
La maggior pare della riunione è stata dedicata alle scuole di Terra Santa. Fra
Abdel Masih F. Fahim, incaricato dell’Ufficio Scuole, ha aggiornato il Discretorio
in particolare riguardo alle statistiche attuali delle scuole. Si è poi discusso dei seguenti punti: 1. Località e struttura dell’ufficio. 2. La preparazione di una relazione
completa sullo stato di ogni scuola che comprenda tutti gli aspetti della vita scolastica: la formazione accademica, pedagogico-educativa, attività parascolastiche e
scolastiche, la situazione edilizio-strutturale ed economica. 3. Competenze e ambiti
di azione dell’ufficio nel contesto di coordinamento e unificazione dell’identità delle
scuole della Custodia. 4. Aggiornamento Statuti. 5. La formazione di un consiglio
di presidenza.
2. Movimento di personale
Fra Jayaseelan Pitchaimuthu: Santo Sepolcro, in servizio,
fra Mario Hadchiti: Monte Tabor, addetto al Santuario,
fra Pietro An: Cafarnao, addetto al Santuario,
fra Vincent Kwek: Cafarnao, addetto al Santuario,
fra Simon P. Herro viene nominato economo locale di Betfage.
3. Affari economici
Al termine della discussione ordinaria sui vari temi, vengono approvati i seguenti
provvedimenti:
18
alcuni restauri dell’asilo infantile di Emmaus; un contributo alle suore clarisse di
Yarze (Beirut) per l’acquisto di una nuova macchina di ricamo; il rifacimento della
sacristia del convento di Harissa; il rifacimento delle finestre e due bagni del convento di Ram (Aleppo); i lavori di ristrutturazione dell’edificio parrocchiale, dell’asilo
infantile e della casa delle suore a Yacoubieh.
Dopo attenta valutazione, vengono inoltre approvati: il progetto di una costruzione
adiacente al convento di Gemmayzé per il 2009 e la costruzione di un asilo d’infanzia a Tripoli la prossima estate.
Si è definito inoltre l’iter da seguire per concludere i lavori di costruzione della
scuola di Gerico, insieme all’UNDP e alla Cooperazione Italiana.
4. Altro
Dopo una valutazione della difficile situazione delle infrastrutture dell’infermeria
custodiale, si decide di operare una ristrutturazione durante i mesi estivi.
Fra Mounzer Sikias ha ottenuto l’indulto di esclaustrazione per tre anni, da trascorrere presso la diocesi di Porto-Santa Rufina.
Dal Discretorio
Salvatore
dell’8
maggio
- Gerusalemme/San
Nel Discretorio precedente si è deciso di tener una riunione breve del Discretorio
in maggio dedicato prevalentemente alla votazione per le Professioni Solenni e gli
Ordini Sacri, così da consentire soprattutto ai candidati agli Ordini Sacri di avere
più tempo a disposizione per la loro preparazione. Nella stessa riunione si sono poi
affrontate piccole questioni economiche e giuridiche.
1. Movimento di personale
Fra Hartwig Huckle: Monte Nebo, addetto al santuario.
Fra Robert Jauch, Dominus Flevit: Superiore, economo locale, cronista, addetto
al santuario.
Fra Tadeusz Armatys, Betfage: Vicario locale, addetto al santuario.
Fra Jerzy Kraj e fra Ricardo Bustos sono nominati membri della Segreteria per il
Luoghi Santi.
2. Formazione
Vengono ammessi alla Professione solenne: fra Fadi Azar; fra Badie Elias; fra
Oscar M. Marzo; fra Giovanni Battista Miller; fra Carlos Molina; fra Augustín G.
Pelayo; fra Haroutiun Samouian; fra Alessandro Coniglio e fra John Savage,
Vengono ammessi al diaconato: fra Aquilino Castillo; fra Marcello Cicchinelli;
fra Silvio de la Fuente; fra Andrew Verdote.
Vengono ammessi al sacerdozio: fra Bahjat Karakash; fra Haitham Yalda.
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3. Affari economici
Si concedono:
- a fra Najib Ibrahim l’utilizzo di un’automobile usata per l’animazione biblica;
- l’acquisto di una nuova automobile per l’animatore vocazionale e il ripristino di
un budget per la promozione vocazionale e di un computer.
- l’acquisto di una nuova automobile per il Moderatore della Formazione Permanente.
4. Associazione di Terra Santa
Si nominano il signor Domenico Ierace, fra Shadi Bader e fra Gianfranco Pinto
Ostuni revisori dei conti ATS.
5. Varia
- Il Nunzio apostolico comunica che la Segreteria di Stato lo ha autorizzato ad includere nella delegazione della Santa Sede per i negoziati dell’Accordo Economico
tre consulenti esperti in materia di tasse per le entità: Arcidiocesi melkita di Acri,
Patriarcato latino e Custodia di Terra Santa.
- Preparazione della scaletta del Discretorio di fine anno.
Dal Discretorio
Salvatore
del
5
giugno
- Gerusalemme/San
Il Discretorio del mese di giugno è stato dedicato prevalentemente ad affari correnti e alla preparazione della prossima sessione di fine anno. Tra molti altri argomenti,
ci si è in particolare soffermati sui seguenti punti.
1. Nuovi Professori
Sono stati accolti al servizio dello SBF, a norma dell’articolo 7 degli Statuti Particolari,
• Fra Pius (Krzystof) *Baranowski, Sac. - Polacco - da Rzeszów, diocesi: Rzeszów, di Jacek e Zofia Hajduk, nato il 8/9/1978; v.: 11/9/1997;
pt: 13/9/1998; ps: 4/10/2002; sac.: 29/6/2004; serv.: 12/3/2008 - Immacolata Concezione: Polonia.
• Fra Piotr *Blajer, Sac. - Polacco - da Przemysl, diocesi: Przemysl, di
Waclaw e Kristina Pis, nato il 14/9/1978; v.: 8/12/1997; pt: 15/8/1998;
ps: 6/10/2002; sac.: 29/6/2004; serv.: 14/2/2008 - S. Maria degli Angeli: Polonia.
2. Santuari
Aggiornamento sui progetti di Cafarnao e Nazareth e su alcuni problemi di
Status Quo presso il Santo Sepolcro a Gerusalemme e la Basilica della Natvità a
Betlemme
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3. Movimento di personale
Sono state stabilite le nuove assegnazioni presso fraternità limitrofe a Gerusalemme per alcuni studenti professi solenni.
4. Anno San Paolo
In accoglimento delle proposte della Commissione di preparazione all’Anno Paolino, precedentemente nominata, i confratelli fra Romualdo Fernandez, fra Georges
Abou Khazen, fra Filippo Mistrih, fra Atef El-Falah e fra Feras Lutfi sono incaricati per conto della Custodia di seguire le celebrazioni per l’Anno Paolino. Fra le
altre cose si consiglia di:
• In occasione di una visita del Custode in Siria organizzare l’inaugurazione della nuova Cappella Caduta da cavallo di Paolo nel giardino
di Tabbaleh-Damasco e la celebrazione della posa della prima pietra
del Centro per la pastorale giovanile e la catechesi di Maarra Sidnaya
in Siria, che sarà intitolato all’Apostolo Paolo;
• procedere possibilmente entro l’anno giubilare al restauro del santuario di sant’Anania e degli ambienti annessi.
Organizzare una celebrazione liturgica specifica (Bab Touma) e un triduo di celebrazioni su San Paolo sulla strada di Antiochia da proporre nelle parrocchie di
Aleppo e dell’Oronte.
• organizzare una Giornata di formazione permanente e / o Giornata di
ritiro spirituale incentrata su San Paolo per i nostri Frati in Libano, a
Damasco e in Terra Santa.
• suggerire ai giovani confratelli incaricati dell’animazione vocazionale di impostare le iniziative dell’anno (2008 - 2009) sulla figura di
Paolo vista in chiave vocazionale.
Oltre a ciò, fra Michele Piccirillo, fra Claudio Bottini, fra Najib Ibrahim, fra Romualdo Fernandez sono anche incaricati di organizzare un convegno biblico locale,
in collaborazione con la federazione biblica libanese.
5. Affari economici
Per gli affari economici, tra i numerosi argomenti, si sono trattati i seguenti punti:
Si decide che la comunità del Monte Nebo, a proprie spese, costruisca nuovi bagni
comuni per i pellegrini.
Si permettono alcuni lavori urgenti presso la nostra scuola di Gerusalemme.
Si decide di recintare la nostra proprietà della Visitazione.
Professione Solenne
Il 29 giugno, nella chiesa di Sant’Antonio (Harissa in Libano) nelle mani di fra
Angelico Pilla ofm, delegato dal Custode di Terra Santa, ha emesso la professione
perpetua, fra Pierre Richa ofm alunno della Custodia di Terra Santa.
21
Ordinazioni diaconali
1. Il sabato 1º marzo, nella chiesa di Sant’Antonio - Roma, fra Bahjat Karakach
ofm, e fra Haitham Yalda ofm, alunni della Custodia di Terra Santa, hanno ricevuto
l’ordinazione diaconale per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di
Sua E.za Mons. Gianfranco Girotti, Reggente della Penitenzieria Apostolica.
2. Il 29 giugno, nella chiesa di San Salvatore (Gerusalemme),
• fra Andrew Muñoz Verdote, Custodia di Terra Santa – Canada,
• fra Aquilino Marcos Castillo, Custodia di Terra Santa – Spagna,
• fra Guillermo Ulises Ortiz, Provincia Ss. Francesco e Giacomo – Messico,
• fra Igor Andrijevic, Prov. Ss. Cirillo e Metodio – Croazia,
• fra José Refugio Valdez, Provincia Ss. Francesco e Giacomo – Messico,
• fra José Rodrigo Tlaxalo, Prov. Ss. Francesco e Giacomo – Messico,
• fra Marcelo Ariel Cichinelli, Custodia di Terra Santa – Argentina,
• fra Silvio Rogelio de la Fuente, Custodia di Terra Santa – Argentina
hanno ricevuto l’ordinazione diaconale per l’imposizione delle mani e la preghiera
consacratoria di Sua Beatitudine Mons. Michel Sabbah, Patriarca emerito di Gerusalemme.
Ordinazioni sacerdotali
1. Il 26 gennaio, prima domenica di Quaresima, nella basilica della Santissima
Annunziata - Nazareth, fra Fadi Shaluffi ofm, della Custodia di Terra Santa, ha
ricevuto l’ordinazione sacerdotale per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di Sua Beatitudine Mons Michel Sabbah, Patriarca latino di Gerusalemme.
2. Il 29 giugno, nella chiesa di San Salvatore (Gerusalemme),
• fra Carlos Alberto Ortiz Pérez, Provincia Ss. Francesco e Giacomo –
Messico,
• fra Roberto Ibarra Guerrero, Provincia Ss. Francesco e Giacomo –
Messico,
• fra Vlado Rukavina, Provincia Ss. Cirillo e Metodio – Croazia
hanno ricevuto l’ordinazione sacerdotale per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria di Sua Beatitudine Mons Michel Sabbah, Patriarca emerito di
Gerusalemme.
3. Il 24 luglio, nella chiesa del Terra Sancta College (Amman),
• fra Shadi Bader, Custodia di Terra Santa – Giordania,
han ricevuto l’ordinazione sacerdotale per l’imposizione delle mani e la preghiera
consacratoria di Sua Eccellenza Mons Ghaleb Bader, Vescovo di Algeri.
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Ministeri istituiti
Il 31 maggio, durante la pellegrinazione presso la chiesa della Visitazione, il Rev.
mo padre Custode di Terra Santa ha istituito lettori i seguenti religiosi:
• fra John of God Araujo
Prov.
• fra Ziad Assaf
CTS
• fra Salvador Burgos Leon Prov.
• fra Romulo Canto Prov.
• fra Denys M. Gaston CTS
• fra Jihad Krayem CTS
• fra William Makari CTS
• fra Adriano Maznick Prov.
• fra Timoteo Marszalek Prov.
• fra Salvador Rosas Flores Prov.
• fra Carlos Thomas CTS
Ha inoltre istituito accoliti i seguenti religiosi:
• fra Badie Elias CTS
• fra Arturo Favela Prov.
• fra Paul André Maia Prov.
• fra Oscar M. Marzo CTS
• fra Donaciano Paredes Prov.
• fra Agustín Pelayo F.
CTS
• fra Roger Saad CTS
• fra Jad Sara CTS
• fra Vagner Zimmer Prov.
Uscita dal postulandato
Il 26 gennaio, il sig. José Manuel Martínez e il 24 marzo il sig. Christophe Lecomte sono usciti dal postulandato.
Data dei Capitoli zonali della Custodia
Gerusalemme, mercoledì 09 aprile 2008
A tutti i frati della Custodia
Loro Sedi
-----------------------------
Prot. B-0165/08
Capitoli regionali di Galilea e di Giudea
Carissimi confratelli,
con il presente invito vi ricordo i prossimi due appuntamenti: i Capitoli regionali
da celebrare per i frati che vivono in Terra Santa, in Giudea e Galilea.
23
• Il Capitolo regionale di Galilea si svolgerà il giorno martedì 22 aprile
al Monte Tabor.
• Il Capitolo regionale di Giudea si svolgerà il giorno giovedì 24 aprile
ad Emmaus.
Questi appuntamenti vogliono essere un’occasione di fraternità, di preghiera e di
formazione. Chiederemo al Signore di illuminarci sul senso profondo della nostra
fede e cercheremo insieme le vie migliori per rendere sempre più significativa la
nostra testimonianza di vita consacrata.
Nel corso di questi incontri, nella celebrazione eucaristica, renderemo grazie a Dio
per i nostri confratelli che nel corso di quest’anno ricordano il loro anniversario di
ordinazione sacerdotale o di professione religiosa. Sarà un modo semplice e fraterno
di vivere insieme la grazia della nostra vocazione. Per quanto riguarda l’incontro
di Emmaus, viene offerta la possibilità di fare il viaggio insieme, in autobus da San
Salvatore, per evitare difficoltà di passaggio al check point. A tal fine i guardiani si
premurino di comunicare quanto prima in segreteria i nomi dei partecipanti.
Programma
08.45 Arrivo
9.00
Lodi
intervallo
intervallo
9.30
10.30
11.30
13.00 14.30
16.00
Relazione di fra Carlo Serri: Il dinamismo della fede nella vita fraterna.
Osservazioni e riflessioni del padre Custode: Essere frati oggi in Terra
Santa.
gruppi di studio
pranzo
Incontro in assemblea, per le relazioni dei gruppi e per il dibattito moderato dal P. Custode.
Celebrazione dell’Eucaristia
17.00 Partenza.
Data l’importanza di questi appuntamenti confido che tutti i frati sentiranno la
gioia e il dovere di partecipare ad uno degli incontri.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
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Redazione di una Relazione sulla vita delle Fraternità
Prot. B-0206/08
Gerusalemme, mercoledì 30 aprile 2008
A tutti i frati della Custodia
----------------------------Carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
Il Capitolo intermedio di Betlemme dell’anno scorso ha posto, tra le sue attenzioni principali, una cura maggiore e più sistematica della formazione permanente. In
particolare, nell’ambito dell’itinerario di fede, ci ha stimolato ad orientarci verso
l’elaborazione di progetti di vita, affermando:
Si rafforzi il cammino riguardo al progetto di vita personale e al progetto di vita
comunitario, come strumenti di formazione alla fede e alla vita spirituale (L’itinerario di fede, Voto 1.a).
Accogliendo questa esortazione capitolare, e in continuità con il cammino di formazione compiuto durante l’anno, vi propongo la redazione di una Relazione sulla
vita delle Fraternità. Si tratta di un’iniziativa di formazione permanente, che mira
alla autovalutazione e alla revisione della vita della comunità. Essa nasce dal cammino di formazione svolto in Galilea e Giudea, ma penso che possa essere utile anche
alle comunità viventi in altri paesi.
La relazione annuale, se formulata bene, potrà servire ad accrescere il dialogo
fraterno e la collaborazione con il governo custodiale. Potrà inoltre essere un valido
aiuto nella progressiva elaborazione di futuri progetti di vita fraterna. Non si tratta
di un impegno in più, ma di un modo di rendere più belli e santi i nostri impegni
ordinari.
Prima di rispondere al questionario, e prima di celebrare il capitolo locale, vi prego
caldamente di leggere le Indicazioni che vi sono offerte per utilizzare correttamente
questo sussidio. In ogni caso il moderatore per la Formazione Permanente, fra Carlo
Serri, sarà a vostra disposizione per ogni necessità.
Vi ringrazio sin d’ora per la vostra collaborazione al bene comune della Fraternità
custodiale e vi auguro ogni bene nel Signore!
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
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Moduli
Relazione annuale della Fraternità di ________________, ______________
1. “Osservare il Santo Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo”.
Ci riconosciamo nella vocazione francescana così come è proposta dalla Chiesa
e dall’Ordine? Ci sentiamo coinvolti nella Celebrazione dell’ottavo centenario dell’Ordine? Ci siamo impegnati per curare la nostra vocazione personale e comunitaria?
2. “Spirito di orazione e devozione”
La vita di preghiera della fraternità e personale: elementi positivi ed eventuali difficoltà.
Celebrazione dell’Eucaristia (CCGG 21):
Celebrazione della Liturgia delle Ore (CCGG 23):
Meditazione della Sacra Scrittura (CCGG 22):
Orazione mentale (CCGG 24):
Altre forme di pietà e preghiera con il popolo (CCGG 26-7):
Valutazione: la qualità della nostra vita spirituale è soddisfacente? Potremmo fare
qualcosa per migliorarla?
3. “Voi siete tutti Fratelli”
Aspetti positivi della vita fraterna in comunità: partecipazione agli atti comuni,
spirito di mutua carità, condivisione dei lavori, armonia nelle relazioni...
Aspetti negativi o problematici…
Il Capitolo locale come e quando viene celebrato?
Esiste un progetto di vita fraterna o una programmazione annuale?
I rapporti di comunicazione e di collaborazione tra la comunità e il governo della
Custodia sono buoni? Si possono dare suggerimenti?
Valutazione: la qualità della vita fraterna è soddisfacente? Potremmo fare qualcosa per migliorarla?
4. “Pellegrini e forestieri”
Come viene vissuto lo spirito di minorità? Il nostro stile di vita è conforme alla
povertà che abbiamo professata (CCGG 72)? Ci sono problemi o difficoltà?
Tutti i frati devolvono alla fraternità tutti gli emolumenti, percepiti a qualsiasi titolo (CCGG 42)?
Esercizio della carità e condivisione con i poveri...
Esercizio della giustizia verso i nostri dipendenti…
Impegno per la giustizia e la pace…
Valutazione: il modo in cui abbiamo vissuto la minorità francescana è soddisfacente? Potremmo fare qualcosa per migliorarla?
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5. “Per questo Dio vi mandò nel mondo”
Missione di evangelizzazione
Quali sono i diversi campi e le attività concrete in cui la fraternità ha svolto la sua
missione evangelizzatrice?
Parrocchia…
Santuario…
Scuola…
Predicazione…
Servizio ai pellegrini…
Opere sociali e caritative…
Altre…
Indicare brevemente aspetti positivi e negativi delle varie attività. Ci sono suggerimenti, a livello di Custodia, per migliorare la nostra opera di evangelizzazione?
Valutazione: il modo in cui abbiamo vissuto la nostra missione evangelizzatrice è
soddisfacente? Potremmo fare qualcosa per migliorarla?
6. “Devono desiderare di avere lo spirito del Signore e la sua santa operazione”
Cura della Formazione
I singoli frati si impegnano personalmente per la loro formazione permanente?
Con quali strumenti?
Abbiamo partecipato alle diverse attività di Formazione Permanente offerte dalla
Custodia (incontri locali, incontri di settore, esercizi, capitolo regionali...)?
Valutazione: il nostro impegno per la formazione permanente è soddisfacente?
Potremmo fare qualcosa per migliorarla, a livello locale o custodiale?
7. “Amministrazione dei beni”
Abbiamo tutti i beni necessari alla vita e allo svolgimento della nostra missione?
Siamo soddisfatti della gestione economica della fraternità?
Ci sono state spese o impegni economici particolari?
I rapporti economici con la Custodia sono adeguati alle necessità?
Valutazione: Siamo soddisfatti della nostra gestione economica? Quali suggerimenti si possono dare per migliorarla, a livello locale o custodiale?
Data
Il Guardiano
Indicazioni per l’elaborazione della Relazione annuale
La relazione annuale della Fraternità è uno strumento di Formazione permanente.
1. È un’occasione di revisione e di autovalutazione del cammino della fraternità.
2. È uno strumento di crescita nella comunicazione e condivisione all’interno della
comunità.
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3. È un’attuazione concreta di collaborazione tra guardiano e comunità nell’ambito
del capitolo locale.
4. È uno strumento di aiuto alla programmazione e può aiutare nella formulazione
di un progetto sistematico di vita fraterna.
5. È uno strumento di corresponsabilità e di collaborazione con il governo della
Custodia.
Modalità di utilizzazione
1. Il Guardiano consegna a tutti i frati la scheda, qualche giorno prima del capitolo
locale di maggio-giugno.
2. Ogni frate riflette personalmente sulle questioni della scheda, e prepara delle
brevi risposte, per iscritto.
3. Si celebra un apposito capitolo locale. Il guardiano guida la riflessione comunitaria, ascoltando come ogni frate ha risposto alle domande della scheda. Si potranno
approfondire e precisare, in un dialogo sereno e costruttivo, le diverse riflessioni dei
frati.
4. Il guardiano redige la relazione finale, esponendo sinteticamente sia le riflessioni della comunità, sia eventualmente quelle di singoli frati, e sia, naturalmente,
quanto egli abbia da aggiungere personalmente.
5. La relazione, approvata dalla comunità, viene inviata al Padre Custode, entro il
20 giugno, perché il Discretorio ne possa prendere visione nella riunione del mese
di luglio.
Anno San Paolo
I compiti della Commissione San Paolo
Prot. B-0318/08
Gerusalemme, 6 giugno 2008
Rev.di Padre
fra Georges Abou Khazen ofm
fra Atef El-Falah ofm
fra Feras Lutfi ofm
fra Romualdo Fernandez ofm
fra Filippo Mistrih ofm
----------------------------Carissimi,
nei mesi scorsi in prossimità dell’inizio dell’Anno Paolino abbiamo nominato una
commissione che ci desse indicazioni sulle iniziative possibili da prendere, come
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Custodia, per celebrare degnamente questo anno, sia in Siria che in Terra Santa.
Il Discretorio riunito oggi, 5 giugno, a San Salvatore, ha preso in esame le proposte
ideate da tale commissione e di individuare le persone che le possano realizzare. Abbiamo deciso di incaricarvi di realizzare le seguenti iniziative, lasciandovi la libertà
di proporne e realizzarne in aggiunta altre.
1. Celebrazione di una preghiera ufficiale nella nuova Cappella Caduta da cavallo
di Paolo nel giardino di Tabbaleh-Damasco dentro l’anno giubilare (potrebbe essere
ad es. 25 gennaio 2009).
2. Porre la prima pietra e intitolare a San Paolo il Centro per la pastorale giovanile
e la catechesi di Maarrat Sidnaya in Siria, che finora si pensava di intitolare alla B.
V. Maria, nel tempo di una delle mie prossime visite in Siria.
3. Organizzare una Giornata di formazione permanente e / o Giornata di ritiro
spirituale incentrata su San Paolo per i nostri Frati in Libano, a Damasco o in altra
località ritenuta opportuna.
4. Suggerire ai giovani confratelli incaricati dell’animazione vocazionale di impostare le iniziative dell’anno (2008 - 2009) sulla figura di Paolo vista in chiave
vocazionale.
Sarebbe opportuno entro l’anno giubilare completare il restauro del santuario di
sant’Anania e degli ambienti annessi. Non so se questo sarà possibile, a causa dell’alto numero dei pellegrini che certamente verranno in visita quest’anno. Ma vi
invito comunque a considerare quest’idea. Se fosse possibile fare qualcosa, prima di
procedere, desidero essere informato.
Vi invito anche a considerare un triduo di celebrazioni su San Paolo sulla strada di
Antiochia da proporre nelle parrocchie di Aleppo e dell’Oronte.
Nel manifestarvi il mio personale apprezzamento – e quello del Discretorio – per
la competenza che ad ognuno di voi viene riconosciuta nel chiamarvi a far parte di
questa Commissione, voglio ringraziarvi, ognuno di voi personalmente, per la disponibilità a questo impegno straordinario che viene ad inserirsi nel già impegnativo
quotidiano.
Con ogni buon augurio di Pace e Bene
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Copia: Fra Carlo Serri ofm, Moderatore per la FP.
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Preparazione di un convegno su San Paolo
Gerusalemme, venerdì, 06 giugno 2008
Prot. B-0310/08
Rev.di Padre
fra Claudio Bottini ofm
fra Najib Ibrahim ofm
fra Romualdo Fernandez ofm
fra Michele Piccirillo ofm
----------------------------Carissimi,
nei mesi scorsi in prossimità dell’inizio dell’Anno Paolino vi avevamo chiesto di
darci indicazioni sulle iniziative possibili da prendere, come Custodia, per celebrare
degnamente questo anno, sia in Siria che in Terra Santa.
Il Discretorio riunito oggi, 5 giugno, a San Salvatore, ha preso in esame le proposte
da voi ideate, che sono state in gran parte accettate. Lasciando ad altri, in Siria, l’incarico di portare avanti buona parte delle proposte da voi avanzate, il Discretorio ha
affidato a voi il compito di organizzare e realizzare a Damasco un convegno paolino,
possibilmente in collaborazione con la Federazione Biblica Cattolica Mediorientale,
di lo SBF è Membro associato.
Vi preghiamo inltre di valutare l’opportunità o meno di realizzare le proposte del
monaco Ignazio Di Francesco (PFA / Dossetti).
Fra Romualdo potrà fare da collegamento tra le diverse iniziative e persone coinvolte: la conoscenza dei rispettivi impegni permetterà una migliore distribuzione
delle date, e dove occorra, la necessaria collaborazione.
Tutti vi aiuti San Paolo, apostolo delle Genti, e il nostro Serafico Padre eletto a
causa dell’insuperabile zelo per la diffusione della fede (per il quale fu) strumento
scelto nelle mani di Dio… (FF 2701).
Con ogni buon augurio di Pace e Bene
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Copia: Fra Carlo Serri ofm, Moderatore per la FP.
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Convocazione Discretorio di luglio
Prot. B-0348/07
Gerusalemme, giovedì, 12 giugno 2008
A tutti gli interessati
Loro Sedi
e per conoscenza
Ai membri del Discretorio
----------------------------Carissimo / a,
il Signore ti dia pace!
Anche se in grande ritardo, come ogni anno vengo a chiedere la tua collaborazione per la celebrazione del Discretorio di fine anno, che secondo la tradizione ormai
consolidata, sarà dedicato ad una valutazione generale del cammino svolto nel corso
dell’ultimo anno. Tale valutazione ci aiuterà a meglio progettare e programmare il
prossimo anno.
Il Discretorio sarà celebrato a San Salvatore nei giorni 1-5 luglio. Nel corso delle
riunioni, valuteremo relazioni e rapporti di diverso genere provenienti dai diversi
organismi della Custodia e ascolteremo diversi relatori. Qui di seguito troverai il
programma di massima, suscettibile di variazioni. Ti prego di verificare il tipo di
servizio che ti viene chiesto e/o eventualmente la tua presenza. Prima del Discretorio, sarà comunque opportuno consultare la Segreteria Custodiale per appurare tutti
i particolari.
Martedì 1 luglio
Mattino. Formazione iniziale. Incontro con il consiglio della Formazione Iniziale
(i membri presenti in Terra Santa). Il Segretario per la Formazione Iniziale e gli
studi, presente tutto il consiglio, presenterà un rapporto riguardo al cammino fatto
durante l’anno in tutti gli ambiti della formazione iniziale, i problemi, gli insuccessi,
le difficoltà e le incomprensioni e naturalmente anche gli aspetti positivi.
Valutazione, discussione e votazione della nuova Ratio Formationis, già brevemente presentata nel Discretorio precedente.
Pomeriggio. Formazione permanente. Il Moderatore della Formazione Permanente, alla presenza del consiglio della FP (i membri presenti in Terra Santa), farà un
rapporto sul cammino fatto durante l’anno e presenterà un programma il più possibile dettagliato per il prossimo anno.
Presentazione delle relazioni pervenute sulle singole fraternità e valutazione.
31
Mercoledì 2 luglio
Mattino. Incontro con la Segreteria per l’Evangelizzazione. Ascolto del cammino
e delle iniziative svolte durante l’anno (parrocchie, scuole, Giustizia e Pace, ecc.).
Sulle scuole vi è già stato dedicato un incontro in Discretorio, per cui non sarà necessario ritornarci sopra, mentre sulle altre attività non ci si è aggiornati. Bilancio e
abbozzo programma per il prossimo anno.
Pomeriggio. Incontro con la Segreteria per i Luoghi Santi. Ascolto, valutazione,
bilancio e abbozzo di programma per il prossimo anno.
Lettura e valutazione delle relazioni inviate dai Delegati delle varie regioni (Libano, Siria e Giordania; Italia; Cipro e Rodi; Washington, Buenos Aires, Madrid).
Eventualmente, se rimarrà tempo libero in giornata, il Discretorio proseguirà con
un seduta riservata agli affari correnti della Custodia.
Giovedì 3 luglio
Mattino. Prima parte: incontro con la Commissione Economica Custodiale. Ascolto, valutazione, abbozzo di programma. Seconda parte (solo il Discretorio): Valutazione del bilancio 2007.
Pomeriggio. Proseguimento della valutazione del bilancio 2007. Il tempo rimasto
eventualmente libero sarà dedicato ad una riunione ordinaria del Discretorio.
Venerdì 4 luglio
Mattino. Incontri (separati) con la Franciscan Foundation for the Holy Land, i
responsabili del Franciscan Multimedia Center (Canção Nova), i direttori delle riviste, del sito internet, CIC, ATS. Aggiornamenti sulla situazione della FPP. Bilancio,
valutazione e abbozzo di programma.
Pomeriggio. Sessione ordinaria.
Sabato 5 luglio
Mattino. Valutazione e discussione sul lavoro del Governo Custodiale, del Discretorio, le dinamiche interne. Decisione sulla scaletta degli incontri per il prossimo
anno. Conclusione.
La sessione mattutina inizia alle ore 8.30 e quella pomeridiana alle 15.30.
Prego tutti i religiosi coinvolti dal presente programma di organizzarsi per essere
presenti o comunque per partecipare nel modo richiesto. La presente vale anche
come convocazione. Vi ringrazio e, in attesa di incontrarvi presto, vi auguro ogni
bene.
Fraternamente.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
32
Lettera del Custode
Siria e il Libano
Prot. B-0342/08
per la nomina del
Visitatore
per la
Gerusalemme, 13 giugno 2008
Sant’Antonio di Padova
A tutti i Frati
Loro Sedi
---------------Carissimi fratelli,
il Signore vi dia pace!
Avrete già saputo, dai mezzi di informazione, che il Ministro Generale, nel corso
dell’ultima riunione del Definitorio Generale, ha nominato un Visitatore Straordinario per visitare i frati e le case del Libano, della Siria e della Giordania. Si tratta di
fra Manuel Blanco Rodríguez, della provincia di San Gregorio Magno in Spagna.
Nel darvi conferma ufficiale della sua nomina vorrei condividere con voi alcune riflessioni, con semplicità, perché possiamo vivere questo evento nella fede, come un
momento di grazia per la nostra fraternità.
Non credo che questa notizia abbia colto qualcuno di sorpresa. In effetti, da tanti
anni questa iniziativa era in gestazione, ed è stata oggetto di riflessione in occasione
di riunioni e di Capitoli Custodiali. In particolare va segnalata la discussione più approfondita avvenuta nel Capitolo del 2004 [ACTS XLIX, n. 3 (2004) 160 e 191], anche alla presenza del Ministro Generale. Non si tratta dunque di un’improvvisazione
o di una decisione avventata, ma di una scelta alla quale si è giunti progressivamente.
Per tanti anni sia la Custodia che il Governo Generale dell’Ordine hanno avuto modo
di riflettere su questo argomento, soppesandone vantaggi e inconvenienti. Abbiamo
cercato nel dialogo fraterno e nella preghiera le vie migliori per rafforzare sempre
più la presenza francescana in Medio Oriente.
L’intervento del Ministro Generale ha un intento pastorale e fraterno: mira a sostenere la nostra missione e a favorire la diffusione e la crescita spirituale dell’Ordine. I
frati Minori sono presenti in queste terre da tanti secoli, e hanno sempre lavorato per
il Regno di Dio, al servizio dei Luoghi Santi e per sostenere la fede delle comunità
cristiane locali. Questi sono ancora gli ideali che ci animano, e che devono offrirci i
criteri di discernimento per compiere le scelte più ragionevoli.
Innanzi tutto non dobbiamo pensare che si voglia attuare una separazione tra la Custodia e Libano-Siria e Giordania, per farne due entità estranee tra loro. I legami storici e i vincoli spirituali che ci uniscono sono troppo profondi perché si possa spezza33
re questa comunione carismatica ed umana. Generazioni di frati, nel corso dei secoli,
hanno speso eroicamente la loro vita al servizio della missione, senza risparmiare né
sudore né sangue. La memoria della loro testimonianza di fede resta un patrimonio
irrinunciabile, che ha scritto pagine indimenticabili nella storia della Chiesa. L’unità
di questo patrimonio storico e spirituale non andrà perduto. La proposta del Ministro
Generale intende semplicemente operare una ristrutturazione interna della Custodia
di Terra Santa, per fornire una maggiore autonomia alle fraternità che operano in
Libano, Siria e Giordania.
È bene valutare le ragioni che ci spingono verso un rinnovamento delle nostre
strutture. Ci sono delle motivazioni più immediate e appariscenti. Sono note a tutto
il mondo le difficoltà di carattere politico che travagliano il Medio Oriente, e specialmente i paesi dove opera la Custodia di Terra Santa. Tutti abbiamo sperimentato, più
o meno direttamente, l’angoscia delle guerre, la fatica di attraversare le frontiere, le
umiliazioni patite per ottenere un visto o un permesso di residenza. Sono difficoltà
che provocano sofferenze, rallentano il lavoro pastorale, ostacolano la formazione
dei nostri giovani frati, e talvolta mettono a dura prova l’equilibrio interiore delle
persone.
Ma non sono queste, evidentemente, le ragioni principali di questo progetto. Lo
scopo fondamentale è quello di garantire in Libano, Siria e Giordania la presenza di
un governo che sia in grado di guidare più efficacemente la vita e la missione dei
frati. Vorrei ricordare quanto scrissi all’inizio del mio servizio, al Capitolo del 2004:
(Riguardo alla nostra presenza in Libano, Siria e Giordania) può sembrare strano
parlare di sviluppo, dato il grave problema di personale che abbiamo. Credo tuttavia
che vocazioni vi siano e che il futuro non sia così negativo. Pur avendo fatto una
visita veloce mi sono tuttavia reso conto che la nostra presenza in quei Paesi deve
crescere, e per farlo bisogna progettare. (…) Per questo penso sia importante cominciare a pensare e progettare insieme ai frati di quei Paesi il nostro futuro in quelle
terre” (ACTS XLIX, n. 3 (2004) 160). La motivazione, dunque, di questa scelta,
sta proprio nell’esigenza di riuscire ad organizzare un progetto chiaro per la nostra
presenza in Medio Oriente, che riguardi tutti gli aspetti della nostra vita: un progetto
di sviluppo futuro della nostra presenza in Libano e forse anche altri paesi, ma soprattutto la vita di fraternità, una più efficace animazione vocazionale, la preghiera,
un progetto di formazione permanente coerente. Molte di queste attività, nonostante
tante lacune, sono già presenti in Terra Santa, ma sono ancora zoppicanti in Libano,
Siria e Giordania. Per portare avanti con coerenza tutte queste iniziative, essenziali e
vitali per la nostra fraternità e senza le quali non c’è futuro, è necessaria una presenza
vicina, in grado di animare costantemente la vita delle fraternità, accompagnandola
e seguendola con attenzione.
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Dobbiamo essere onesti, e riconoscere che Gerusalemme è troppo lontana. Abbiamo più volte sperimentato in questi anni come sia difficile, per un governo residente
a Gerusalemme, assicurare quest’azione efficace di animazione, in regioni lontane
dal suo controllo diretto. Sono difficoltà involontarie, ma reali.
Si valuterà dunque la possibilità che le Case di questi Paesi siano costituite come
una Custodia dipendente, legata ancora alla Custodia di Terra Santa, ma dotata di più
larga autonomia.
Una Custodia dipendente conserva legami non solo affettivi, ma anche materiali,
organizzativi e giuridici con la Custodia da cui dipende. Essa tuttavia ha un suo
proprio governo, gode una più ampia libertà di gestione e di iniziativa, è molto più
sciolta nelle sue attività. Può meglio giudicare dei suoi problemi, perché li vive in
prima persona. Può formulare con maggior consapevolezza i suoi programmi, perché conosce le situazioni locali. Ha l’autorità giuridica per realizzarli, senza dover
rendere conto di tutto ad un superiore esterno, che spesso non ha nemmeno le conoscenze sufficienti a cogliere la sostanza dei problemi.
Per garantire tutto questo ci vuole un governo locale che sia efficace, che abbia
competenza sul territorio, e si assuma la responsabilità di accompagnare i frati nelle loro fatiche quotidiane. Ci vuole un Custode costantemente presente, che possa
vedere e valorizzare l’impegno dei frati, e che abbia l’autorità per portare a compimento le iniziative.
Un frutto non secondario di questo rinnovamento potrebbe essere una maggiore
abbondanza di vocazioni, e di conseguenza una più ampia diffusione dell’Ordine,
con l’apertura di nuove Case. La nascita di un soggetto responsabile di se stesso,
capace di progettare il suo futuro con originalità, potrebbe favorire una pastorale
vocazionale più efficace.
Una entità religiosa, che dimostri la sua autonomia e creatività, apparirà più convincente e credibile nella sua proposta vocazionale ai giovani.
Ribadisco che sostanzialmente la dinamica della vita delle nostre fraternità non
cambierà molto. I frati di Terra Santa continueranno a venire in Libano, Siria e Giordania, e viceversa. Il legame, dunque, sarà mantenuto soprattutto in questo modo. In
nessuna realtà della Custodia, quindi nemmeno nell’eventuale nuova entità, dovrà
venir meno l’internazionalità, che è elemento costitutivo della nostra storia e del
nostro presente. Le case di formazione presenti in quel territorio, seguiranno il programma formativo della Custodia e coordineranno direttamente con i responsabili
della formazione della Custodia le loro attività. L’unità sarà mantenuta anche economicamente.
Inoltre è bene chiarire che il Visitatore Straordinario non deve assumere decisioni,
ma soltanto prendere visione della situazione, per informare in maniera dettagliata il
Ministro Generale e il governo custodiale. Parlerà dunque con tutti i frati libanesi e
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siriani; e non solo con loro. Nella misura del possibile cercherà di recepire il parere
del maggior numero di frati, per accogliere i diversi pareri. Dal dialogo emergeranno
suggerimenti e proposte concrete, che dovranno poi essere valutate e discusse. Vogliamo insomma che questo cammino sia trasparente. Con ogni probabilità la visita
avrà inizio nel prossimo mese di settembre.
Accogliamo con spirito di fede questa iniziativa dell’Ordine, con la totale disponibilità di chi sa di aver rinnegato, per Dio, la propria volontà (Regola, X, 2).
La vita del frate minore è sempre missione, e dunque deve sempre avvenire sotto
la guida e l’impulso dello Spirito Santo. Per divina ispirazione (Regola, XII, 1) abbiamo lasciato le nostre case ed abbiamo rinunciato ai nostri beni. La nostra vita è
donata per sempre; non dobbiamo cercare ciò che più ci piace o che ci assicura una
maggiore sicurezza umana. Dobbiamo avere il coraggio di vivere la suprema povertà del Vangelo, per seguire il Signore senza nulla di proprio (Regola, I, 1). Questo
atteggiamento di radicale espropriazione è necessario perché possiamo essere pellegrini e forestieri (Regola, VI, 1), cercando solo di annunciare il Regno di Dio.
Per questo il Signore ci ha scelti e inviati nel mondo. Nessun attaccamento personale oscuri il nostro discernimento, nessuna paura rallenti la nostra ricerca del bene.
Ricordiamo le parole che il nostro padre San Francesco ripeteva ai frati, quando li
inviava ad eseguire un’obbedienza: Riponi la tua fiducia nel Signore ed Egli avrà
cura di te! (1Cel 29; FF 366).
Col cuore colmo di fiducia nell’aiuto del Signore, possiamo guardare con serenità
al futuro che ci attende. Sono certo che accoglierete questo mio messaggio in atteggiamento di fede e con spirito di fraterna disponibilità.
Vi ringrazio, portandovi tutti nella mia preghiera. Pace e bene!
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
Accoglienza del Card. Foley
Discorso di accoglienza del Padre Custode a S. E. Rev.ma il cardinale John Patrick Foley Gran Maestro dei Cavalieri del Santo Sepolcro, davanti alla Pietra dell’Unzione, cfr. notizie infra nella rubrica Cronaca custodiale:
Eminenza Reverendissima,
Carissimo Cardinale John Patrick Foley,
Benvenuto nella Basilica che custodisce la Tomba vuota di Gesù, testimone della
sua gloriosa Risurrezione. Benvenuto a lei, Gran Maestro dell’Ordine Equestre del
Santo Sepolcro che qui ha la sua sede storica, di antica origine, di alta spiritualità,
fonte inesauribile di impegno a testimoniare la gioia dei discepoli di Cristo risorto.
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Vuole essere, questo, un benvenuto corale, il benvenuto della nostra gente, dei pellegrini che oggi sono qui, della Chiesa che qui celebra l’apice del proprio credo, dell’antica Chiesa di Gerusalemme che qui trova perenne alimento per la propria vita.
Oggi la Chiesa Ortodossa celebra il Natale del Signore, e anche noi, che ieri abbiamo celebrato l’Epifania, la festa dei popoli che rendono omaggio al divino Bambino,
ci sentiamo ancora richiamati alle suggestioni del Natale. Il mistero dell’Incarnazione, nascita, morte e risurrezione di Cristo, ha in comune la conformazione del
luogo: la venerata Grotta di Nazareth, la sacra Grotta di Betlemme, la tomba vuota
di Gerusalemme. Tre Basiliche, che segnano le tappe di ogni pellegrinaggio cristiano
in questa Terra Santa e che sono oggetto delle cure e della protezione della Custodia,
affidate ad essa dalla provvidente disposizione della Chiesa.
Anche qui, in questo Luogo Santo, mentre la moltitudine accorre a Betlemme, la
notte di Natale si celebra la nascita di Gesù, e la solenne liturgia che si dispiega nella
solitudine della Basilica come manifestazione d’amore a Dio solo, rende più facile
capire la solitudine di Maria e Giuseppe, mentre la speranza che ci fa attendere la
pace cantata dagli angeli, ci viene suggerita dai canti delle altre chiese cristiane che
insieme hanno la cura di questo Luogo.
Il Bambino di Betlemme, il Figlio di Dio crocifisso sul Calvario, la tomba vuota
dalla quale è risorto Cristo, vivo per sempre: quale contrasto e quale unità nella fede
si possono leggere in questo giorno in cui ci è dato di accoglierLa a Gerusalemme!
Davanti a tanto mistero siamo tutti ugualmente piccoli, resi più attenti ai nostri
desideri più profondi e più veri: il riconoscersi fratelli, figlio dello stesso Padre, il
bisogno di giustizia e di pace. E tutti ci sentiamo pellegrini, in cammino verso una
meta certa: il compimento del Regno di Dio.
Questa dimensione del pellegrinaggio ha segnato il carisma francescano, che sulle
orme del Poverello di Assisi, ha aiutato la Custodia di Terra Santa a vivere la vocazione all’accoglienza manifestandola con gesti e segni che si sono fatti storia nello
scorrere di otto secoli di servizio a quanti hanno realizzato il pellegrinaggio alle
radici della fede e della Chiesa.
Con questo spirito accogliamo qui, oggi, Lei come pellegrino illustre, giunto a
Gerusalemme, nel cuore della Città santa, alla soglia del Santo Sepolcro, nella Basilica della Risurrezione del Signore. Grazie per aver voluto compiere questo santo
viaggio, grazie per la Sua testimonianza di amore a questa Terra e a questo Luogo,
grazie per il suo impegno a sostenere e promuovere la solidarietà dei cristiani verso
le comunità che vivono qui, testimoni della fede della prima Chiesa.
Benvenuto: la Pace e il Bene sostengano il Suo cammino, e la gioia del Signore
risorto accompagnino i suoi passi in questa Terra che Egli ha reso Santa.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa.
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Visita del Card. Leonardo Sandri in Terra Santa
Parole di benvenuto del Custode di Terra Santa al Santo Sepolcro
Eminenza reverendissima, carissimo Cardinale Leonardo Sandri,
sono particolarmente lieto nel porgerle il mio benvenuto, insieme a tutte le Chiese
che a Gerusalemme e in Terra Santa hanno atteso la sua visita. Questo rito di accoglienza che ripetiamo con tanto gioia per Lei, fa parte di una tradizione che da più
di sette secoli - obbedienti alla voce di san Francesco - è per noi un gioioso dovere.
L’accoglienza è dare il senso dell’essere finalmente a casa: non più viandanti, ma
pellegrini giunti alla meta, giunti al luogo del riposo e della gioia.
La nostra casa, la casa del nostro cuore, la fonte e l’apice della nostra fede è qui, in
questo luogo. Qui Gesù è stato crocifisso, qui Cristo è risorto. Vana sarebbe la nostra
fede se non si inchinasse e si esaltasse nella risurrezione del nostro Signore; arrogante sarebbe se non si esaltasse e si inchinasse davanti alla sua crocifissione. Qui questi
misteri si sono compiuti, qui è la nostra casa, qui è anche la sua casa, Eminenza.
Ed è qui che il Signore ci vuole, per dirci ancora e sempre il suo amore per noi,
peccatori per i quali non ha esitato a dare la propria vita, uomini che pur nel peccato
non devono dimenticare di essere stati creati ad immagine di Dio, autore della vita
che non muore. Ce lo dice in questa Basilica che ci rispecchia, aiutandoci a prendere
coscienza delle nostre paure, delle nostre divisioni, dei nostri peccati. Qui, in una
Terra Santa e disperata, bellissima e prigioniera, dolce e amareggiata da una sofferenza che sembra non abbia fine. Noi, poveri uomini, davanti alla Sua misericordia,
alla Sua compassione, alla Sua divina condivisione della nostra povera umanità.
Qui possiamo, pellegrini alle sorgenti della fede e della Chiesa, avere nostalgia del
grande progetto di Dio sull’uomo e continuare a sperare.
Benvenuto quindi fra noi, Padre: la sua alta responsabilità ce lo rende davvero
Padre, guida autorevole, premurosa ed attenta verso le nostre Chiese, le nostre comunità ecclesiali. Che questi suoi giorni in mezzo a noi siamo fecondi di bene e di
consolazione.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
Discroso del Card. Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le
Chiese Orientali davanti all’Edicola
Beatitudine,
Ecc.mo Rappresentante Pontificio,
Eccellenze,
Rev.mo Padre Custode di Terra Santa e del Monte Sion,
cari frati minori,
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sacerdoti, religiosi e religiose,
Rappresentanti ecumenici, fratelli e sorelle nel Signore,
1. Desidero confessare il nome del Signore Gesù Cristo, in questo luogo tra i più
santi della cristianità. I secoli della storia cristiana sono qui convocati, con noi, nel
solco tracciato da innumerevoli pellegrini, santi e peccatori, giunti per scorgere su
questa Terra le orme del Crocifisso Risorto. Con tutta la Chiesa, riconosciamo davanti al mondo che Lui è la via, la verità, e la vita. Professiamo la nostra fede nel
Figlio di Dio, che si è fatto Uomo. Egli nacque, patì, morì e risuscitò! Sì, lo crediamo, risuscitò il terzo giorno per la nostra salvezza! Pieghiamo le nostre ginocchia,
le menti e i cuori ed esaltiamo il Suo nome santo perché ha redento la morte e ci
ha dato la vita per sempre. Rendiamo grazie a Dio, Padre del Signore Gesù, nello
Spirito Santo.
2. Saluto tutti voi con speciale affetto presso il Santo Sepolcro e il Calvario, dopo
avere venerato la pietra della santa unzione. Ringrazio vivamente Sua Beatitudine
il Patriarca, pastori e fedeli per l’accoglienza, i distinti Rappresentanti ecumenici
per la presenza, con pensiero molto riconoscente ai figli di san Francesco per la
custodia orante, umile e generosa di questo Sacro Luogo. E condivido la gioia di
Gerusalemme, la città sposa voluta da Dio quale segno della Chiesa e della Celeste
Gerusalemme, che è nostra Madre e ci attende! Nella eterna Città non conosceremo
più la notte, perché sua lampada sarà l’Agnello Glorificato.
Con le Chiese Orientali Cattoliche e le Comunità latine dell’Oriente, che tutte
sento unite in questo momento, ripeto le parole del salmo: Rallegrati, Gerusalemme,
accogli i tuoi figli nelle tue mura. Dio ci ha preparato una dimora eterna. Lo assicura
questa santa Città. L’ha guadagnata per noi il Signore Gesù, effondendo il suo sangue prezioso e donando il suo corpo. Egli è il tempio santo distrutto dagli uomini e
riedificato da Dio, la pietra scartata che Dio ha scelto come pietra angolare.
3. Questa città ci assicura anche il dono della pace messianica, nonostante tutte le
smentite della storia! Pace a voi, nello Spirito Santo, fratelli e sorelle. Il Crocifisso
Risorto emise lo Spirito e quel soffio vitale anima la Chiesa. Chiediamo la pace per
tutti i cuori, per le famiglie e le comunità. La imploriamo per la santa Chiesa e per
l’umanità. Pace e riconciliazione per la Terra Santa chiediamo a Colui che, come
dice san Paolo, ha inchiodato l’inimicizia sul legno della croce, abbattendo il muro
della divisione e facendo la pace tra i due popoli, tra coloro che erano lontani e coloro che erano vicini. Dei due Egli ha fatto un solo popolo nuovo, il popolo dei figli di
Dio. Pace a voi, fratelli e sorelle. Siate forti nella fede, nella speranza e nell’amore!
Vi consoli la promessa di Cristo e la comunione con tutta la Chiesa. Le vostre prove
sono le nostre prove. Lui non ci abbandona! Egli, sul Golgota, ha portato su di Sè le
nostre croci, gridando: Perché mi hai abbandonato? Ma a nostro conforto ha aggiunto: Nelle tue mani, Signore, consegno la mia vita!
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Da questo luogo il mio pensiero va al Servo di Dio Giovanni Paolo 11, qui pellegrino nel grande giubileo, e alle parole che pronunciò il Venerdì santo, al Colosseo,
nell’anno 1994: Carissimi, abbiamo questo compito comune, dobbiamo dire insieme
fra Oriente e Occidente: Ne evacuetur crux! (cfr 1 Cor 1, 17). Non sia svuotata la
croce di Cristo, perché se si svuota la croce di Cristo, l’uomo non ha più radici, non
ha più prospettive: è distrutto! Questo è il grido alla fine del secolo ventesimo. È il
grido di Roma, il grido di Costantinopoli, il grido di Mosca... È il grido della nuova
evangelizzazione (Orientale lumen 3).
Questo è il grido di Gerusalemme, col quale affrettiamo i nostri passi verso la Pasqua del Signore. Il venerdì santo, ogni anno, tutta la Chiesa prega per voi. Non siete
soli, cari amici! Siate, perciò, vera Chiesa cattolica unita per essere aperta alle altre
Chiese e comunità ecclesiali; e a quanti credono nel Dio di Abramo, di Isacco e di
Giacobbe; aperta a quanti credono nel Dio misericordioso e grande, come a quanti
cercano nell’intimo della coscienza la luce del vero Dio.
4. Chi mi manda, fratelli e sorelle, a dirvi queste parole? Mi manda il nostro amato
Santo Padre, il Vescovo di Roma, Successore di Pietro. Cristo ha mandato Pietro
e manda i suoi Successori, Lui che è stato mandato dal Padre a salvare il mondo.
Venerdì scorso al termine della predica della quaresima, ho fatto avere al Papa la richiesta di una speciale benedizione, con l’assicurazione della nostra preghiera. Ed ho
avuto subito la sua risposta autografa: Sì, a tutti una speciale benedizione ed il saluto
alle personalità ecumeniche. Carissimi fratelli e sorelle, il Papa a nome di tutta la
Chiesa vi dice che vi ama, che prega per voi e che vi benedice. Amen!
Leonardo card. Sandri
Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali
Parole di benvenuto del Custode di Terra Santa a Betlemme
Eminenza Reverendissima,
Tutti noi amiamo questa Terra, e tuttavia ci sono momenti in cui è arduo per noi
vivere qui. Vorremmo potergliela mostrare con orgoglio, farle toccare con mano la
bellezza struggente di questi profili che Gesù ha amato e dirle la felicità e la sovrabbondanza di grazia di chi ci abita.
Siamo qui per darle il benvenuto a Betlemme, dove è nato il nostro Salvatore. Una
stella che i sapienti hanno seguito si è fermata qui, nel cielo sopra di noi, ad indicare
la fine del loro cammino e da qui essi sono ripartiti col cuore colmo di meraviglia per
aver potuto adorare il Re dei re.
Questa è la Betlemme che le vorremmo dire; ma lei ha visto una città soffocata e
chiusa, una terra svilita su cui nessun pastore può vegliare, le strade vuote, i negozi
chiusi. E tanto, tanto dolore nascosto, celato ai nostri sguardi, ma ben presente nei
nostri cuori e nei nostri pensieri. Ogni giorno noi abbiamo bisogno del Bambino40
Principe della pace, che qui è nato, e che è la forza del nostro stare qui, è la fonte
della nostra fede e dell’aiuto che possiamo portare a questa gente.
Betlemme, proprio per essere il luogo scelto dall’onnipotenza di Dio per manifestarsi nella fragilità di un Bambino, continua ad essere per noi luogo di speranza,
dove nonostante le tante difficoltà, si continua a sperare e a progettare con gioia il
domani.
Se Gerusalemme è la Città santa per eccellenza, lo deve a Betlemme, al Bambino
che qui è nato: adorato dai pastori e dai Magi, riconosciuto dai santi Simeone e Anna,
ma anche braccato da Erode, portato in Egitto dai suoi genitori in fuga per ripetere il
percorso dell’esodo, dopo la morte dell’ennesimo tiranno…
Questa è Betlemme: La ringraziamo per aver accettato il nostro desiderio di solennizzare la sua entrata alla basilica della Natività e per la disponibilità a conoscere
e capire la sofferenza di questo luogo. Testimoniare l’amore della Chiesa a questa
comunità cristiana diventata minoranza è davvero rendere un servizio alla speranza.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
Discorso del Card. Leonardo Sandri
Beatitudine
Ecc.mo Delegato Apostolico
Rev.mo Padre Custode
Confratelli nell’episcopato e nel sacerdozio
Distinte Autorità Civili
cari frati minori, religiosi e religiose, fratelli e sorelle,
1. Con commozione crescente sono passato dalla piazza della mangiatoia alla Grotta della Natività e poi a questa Chiesa. Ringrazio il Signore per questo pellegrinaggio
colmo di spirituale consolazione.
Fratelli e sorelle di Betlemme, e figli tutti della Chiesa latina e delle Chiese Orientali Cattoliche che abitate in Israele, Palestina e Giordania, insieme agli altri fratelli
in Cristo voi siete i testimoni viventi delle origini cristiane. Ed è la Chiesa intera
che ha bisogno del carisma delle origini cristiane per avere un futuro sicuro secondo
Cristo.
2. Porto nel cuore la scritta che ho letto e baciato nella Grotta della Natività: Hic
de Maria Virgine Iesus Cristus Natus est. L’amore di Dio in Cristo Gesù si è reso
visibile in un luogo e in un momento storico. Si è reso visibile qui attraverso Colui
che da ricco che era si fece povero. Pur essendo di natura divina, non considerò
un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la
condizione di servo e divenendo simile agli uomini (Fil 2,6ss). Se ci avviciniamo alla
grazia delle origini cristiane possiamo ripartire in novità di vita perché Dio fa nuove
41
tutte le cose! Nel Bambino di Betlemme l’umanità ritrova l’immacolata origine di
se stessa e riceve la promessa di un compimento perfetto. Per la Natività del Signore
l’ultimo nostro giorno terreno potrà divenire per grazia divina la nostra nascita al
cielo. In ogni bambino possiamo scorgere l’impronta di Gesù e ricevere l’invito
evangelico a diventare come bambini per entrare nel Regno di Dio. Proclamiamo,
perciò da Betlemme che la vita umana dal concepimento al suo termine naturale è
sacra, inviolabile, è luminosa della bellezza e della bontà di Dio. La vita appartiene
solo a Dio; va accolta, educata e difesa. E deve potersi sviluppare nella pace anche in
Terra Santa e in tutto il Medio Oriente perché sia assicurata al mondo intero.
3. Come non glorificare Dio per questo suo amore? Betlemme scolpisce nel nostro
cuore un’altra frase evangelica: gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli
uomini che egli ama.
A motivo delle sofferenze di Betlemme, poiché è ferita la sua pace, è offuscata nella nostra storia la gloria di Dio. Perciò così preghiamo: Guarisci, Signore, la pace, e
rendila stabile e giusta, per la serenità dei tuoi figli e per la tua gloria.
E dopo la preghiera rivolgiamo l’appello ai responsabili perché in questa terra
si possa condurre una vita degna, nel rispetto dei diritti personali e comunitari, in
particolare della libertà religiosa, del diritto all’educazione, alla professione, alla
partecipazione politica e sociale, del diritto ad una tranquilla vita familiare.
4. Saluto le Chiese di Terra Santa, le parrocchie, le famiglie religiose maschili e
femminili, le istituzioni educative, caritative, sanitarie, culturali. Saluto le Autorità e
tutti i Benefattori della patria di Gesù, vostro Concittadino, cari amici di Betlemme.
E ringrazio dal profondo del cuore quanti sono nati in questa terra, specialmente i
cari giovani, e decidono di rimanere qui nonostante ogni difficoltà. Ringrazio quanti
sono venuti in Terra Santa per scelta religiosa, trovandovi la loro seconda patria. La
Chiesa è fiera di voi e delle vostre fatiche, e cerca di alleviarle con l’olio della preghiera. La Chiesa è fiera dei suoi figli che rimanendo qui, talora a prezzo della vita,
le consentono di abbeverarsi alla santa freschezza delle origini cristiane.
5. Il nostro amato Papa Benedetto XVI richiama sempre alla Chiesa e al mondo le
vostre prove e le vostre attese. Anche a Natale ha espresso solidarietà verso le tante
vittime della guerra, dell’ingiustizia, delle tensioni etniche, religiose, politiche, che
creano instabilità, rivalità, discriminazioni. E tanta preoccupazione per i migranti e i
rifugiati. Vi porto la sua speciale benedizione, mentre condivido la sua vicinanza. E
vi chiedo di stare uniti tra cattolici di ogni rito, tra cristiani di ogni confessione, per
intessere legami di rispetto e collaborazione con i credenti di ogni religione. Solo se
sarete uniti potrete vincere ogni contrarietà e raggiungere l’auspicata pace. Con Maria, Giuseppe e i pastori, con i Magi e la schiera innumerevole di umili adoratori del
neonato Bambino, anche noi lasciamo che la luce si diffonda, entri nei nostri cuori,
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rischiari e riscaldi le nostre case, porti serenità e speranza nelle nostre città e doni
al mondo la pace (Benedetto XVI, messaggio Urbi et Orbi Natale 2007). Amen!
Leonardo card. Sandri
Prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali
Parole di benvenuto del Custode di Terra Santa a Nazareth
Eminenza Reverendissima, Carissimo Padre,
Benvenuto a Nazareth! Benvenuto nella città della Santa Famiglia, e ancor più
benvenuto nella casa di Maria. È bello per me poterle dare qui un benvenuto in famiglia, senza i vincoli dello Statu quo, potendoci ritagliare uno spazio di tranquillità
nel quotidiano fluire dei pellegrini, e darle accoglienza qui dove il perseverante, paziente e testardo amore di tanti nostri confratelli ha permesso che venisse conservata
la Grotta venerata.
Qui in un giorno speciale per Dio, nell’umiltà più vera, è diventata madre una
fanciulla, promessa sposa a un discendente della stirpe di Davide, abitante in questo
paese del quale si poteva dubitare pubblicamente che mai sarebbe venuto qualche
cosa di buono.
Mistero di Dio che ci ama piccoli e fiduciosi della sua eterna sapienza, della sua
immensa paternità, del suo divino farsi uomo. Mistero dell’amore che ha scelto
l’amore di una fanciulla per dar corpo all’amore infinito del Figlio di Dio.
Queste pietre sanno dell’attimo di luce che coprì Maria come un’ombra, e sono
state accarezzate dallo sguardo stupito e fiero di lei, che ha saputo dire si al suo Signore. Queste pietre, oggi, ci ricordano e ci dicono il nostro personale impegno di
adesione, nell’umiltà e nella verità, ai progetti di Dio; ci parlano al presente di un
mondo redento, giusto e fraterno, libero e riconciliato. Come Maria, che canta il suo
Magnificat, anche noi dovremmo avere in cuore la stessa ferma speranza, lo stesso
fiducioso abbandono, la stessa operante certezza nel compimento del Regno di Dio.
Quanto ci sembra lontano, nel doloroso martirio della speranza che si vive quasi
quotidianamente, il Regno di Dio! Eppure anche qui, donne e uomini di comunità
cristiane sempre più a rischio di emigrazione, continuano a rendere testimonianza
delle radici della nostra fede, a custodire una memoria ecclesiale che ha sopportato
persecuzioni e bufere in una Terra da sempre santa e tormentata. Sono le comunità
cristiane che hanno accolto con gioia i nostri primi confratelli, e che ancora oggi ci
sostengono e sono sostenute dalle nostre opere in uno scambio continuo di doni e di
esperienze.
Loro e noi insieme, attendiamo da lei, carissimo Padre, una parola di guida, per
continuare con rinnovata fiducia a sperare e a lavorare per il compimento del Regno
di Dio.
fra Pierbattista Pizzazballa ofm
Custode di Terra Santa
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Attentati a Gerusalemme
Lettere di condoglianze a S.E. il Primo Ministro Ehud Olmert e al Gran Rabbinato
Jerusalem 7 March 2008
To H.E. Prime Minister Ehud Olmert
To the Grand Rabbinate
We write to express our condolences for the killing of the Yeshiva students, not
least to the parents and families of the victims. It is a sad and tragic event coming
from the cycle of violence in which the whole Land is victim. We appeal to you,
political and religious leaders of Israel, to find ways to put an end to all violence so
as to free all of us from the infernal cycle of violence of which we are all victims.
In the name of the believers in this land, we reaffirm our determination to work for
peace and the end of violence.
Only peace is needed and new ways must be found for the Land called to be Holy
by the Almighty for the Jewish people and for the Palestinians. We pray that God
will inspire all of us to submit to His ways in order to reach a comprehensive and just
peace with total security for you and for all.
Patriarchs and Heads of Churches in Jerusalem
Patriarch Theofilos III
Patriarch Michael Sabbah
Patriarch Torkom Manooghian
Fr. Pierbattista Pizzaballa ofm, Custos of the Holy Land
Lettera di Condoglianze al Presidente Mahmoud Abbas
Jerusalem 7 March 2008
Mr. President Mahmoud Abbas Abu Mazen,
President of the Palestinians Authority
We the Patriarchs and Heads of Churches in Jerusalem address this letter to you
to express our condolences for all the victims who have fallen and are still falling
in this wave of violence in Gaza. We share the tragedy with our people and with all
those who are exposed to death today and to further violence. We know that you do
not spare any effort in your attempts to reach a comprehensive and just peace. Nevertheless, we urge you to do whatever possible to find rapid and opportune ways to
bring back the unity of the Palestinian people: heal all the wounds, in order that the
tragedy of which all of us are victims, today more than ever, will come to an end.
We join you with our prayers as we ask God to inspire you in efficient ways to reach
agreement with the concerned Israeli Authorities to stop all violence, so as to work
for the achievement of peace, despite all the grave difficulties which are known to
all of us.
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May God give you strength and wisdom to keep you well in order to lead the Palestinian people to peace and security.
Patriarchs and Heads of Churches in Jerusalem
Patriarch Theofilos III
Patriarch Michael Sabbah
Patriarch Torkom Manooghian
Fr. Pierbattista Pizzaballa ofm, Custos of the Holy Land
Omelia del Custode in occasione
Pontificato di Papa Benedetto XVI
dell’anniversario del
15th April, 2008
Bethlehem
Mass Readings:
Acts 11:19-26
John 10:22-30
Your Excellencies,
Brothers and Sisters in Christ,
We have gathered for this Eucharist in order to thank God for the gift of our dear
Pope Benedict XVI, on the third anniversary of his election to the apostolic ministry.
As loving daughters and sons of the one, holy, catholic and apostolic Church, we
are here to thank God for the unique calling of the successor of Peter to strengthen
his brethren in the faith and keep them united in the confession of the Crucified and
Risen Christ (Benedict XVI, Homily at the beginning of His Pontificate, 7th May
2005).
The witness to the resurrection of Jesus Christ is the foundation of the preaching
of the apostles and of the formation of the first Christian communities. In the first
reading of today’s Mass, Luke, the author of the Acts of the Apostles, shows how
at Antioch the Gospel is officially preached, not only to the Jews, but also to the
Greeks. The effect of the persecution of the Christians of the Mother Church of Jerusalem is to spread the good news beyond the restricted confines of Judaism into the
pagan world. Although staunchly attached to its traditions, in sending Barnabas over
to Antioch, the Mother Church of Jerusalem, shows a mature sense of openness to
what God was planning in order to spread the good news of salvation in the Greekspeaking world. Barnabas even goes as far as Tarsus to bring Saul with him to preach
the Gospel at Antioch, even before the same apostle Paul embarked upon his first
missionary journey.
It was at Antioch that the followers of Jesus Christ, irrespective of their status as
Jews or Gentiles, came to be known by the name of Christians (Acts 11:26). Thus,
the word of salvation preached by the apostles Barnabas and Paul at Antioch, has
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the power of keeping united in the same faith all those who became disciples of the
Risen Lord. This is precisely the mission of those who are called in the Church: to
guarantee the unity of faith among all believers. It is the pre-eminent mission of the
successor of Peter, who serves the Church by keeping it united in the confession of
the Risen Christ.
The Gospel of today’s Mass shows Jesus during the feast of the Dedication of the
Temple, presenting Himself as the one whom the Father has sent in order to give life
to His sheep. Christ, the Good Shepherd, can give eternal life to all those who believe in Him, because He is the fountain of life through His resurrection. The sheep
that belong to me listen to my voice; I know them and they follow me. I give them
eternal life (Jn 10:27-28). This faith in the Risen Lord who gives eternal life to his
sheep is expressed through the faithful service of the pastors of the Church who, as
successors of the apostles, continue to proclaim the good news of salvation and hope
in eternal life.
The ministry of the bishop of Rome, as successor of Peter and visible head of the
unity within the Church, remains essentially that of keeping alive the faith and hope
of God’s people, and strengthening their unity in brotherly love. Quoting Pope John
Paul II in the Apostolic Exhoratation Pastores gregis: The certainty of this profession of faith must be such that it daily strengthens a Bishop’s hope and makes him
increasingly confident of the unfailing power of God’s merciful goodness to open up
paths of salvation and propose them to the freedom of each person. Hope encourages
a Bishop to discern, wherever he exercises his ministry, the signs of life which are
able to uproot the seeds of destruction and death. Hope sustains him as he transforms conflicts themselves into an opportunity for growth and for reconciliation. Hope
in Jesus the Good Shepherd will fill his heart with compassion, prompting him to
draw near to the pain of every suffering man and woman and to soothe their wounds,
ever confident that every lost sheep will be found. The Bishop will thus be an ever
more luminous sign of Christ, the Shepherd and Spouse of the Church.
These words take on a new meaning in the light of the recent teachings of Pope
Benedict XVI. We live in a world that is thirsty for hope. We all hope for justice and
peace in our world, in our societies, in this Holy Land in which we live and bear
witness to Christ. The service of proclaiming the Gospel as those who are sent by
Jesus Christ, in full communion with the successor of Peter, the visible head of the
Church, asks us to be men of courage and hope. In his Encyclical Letter Spe salvi,
Pope Benedict XVI reminds us that there is a God, and God can create justice in a
way that we cannot conceive, yet we can begin to grasp it through faith. Yes, there
is a resurrection of the flesh. There is justice. There is an undoing of past suffering,
a reparation that sets things aright […] I am convinced that the question of justice
constitutes the essential argument, or in any case the strongest argument, in favour
of faith in eternal life (Benedict XVI, Encyclical Letter Spe salvi, 43).
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It is up to us to discover new ways by which we can continue being servants and
disciples of the Gospel and its values, and at the same time create bridges of hope
to reach out to all men and women of good will. It is true that the message of the
resurrection will always ask for a qualitative leap in the way that people look at Jesus
Christ and His message. Yet we cannot remain silent about the events we have seen
and heard. We are part and parcel of the same witness to the Risen Christ that was
born by those who received the gift of the Holy Spirit in Jerusalem, in the Upper
Room on Pentecost.
As we thank God for the gift of our dear Pope Benedict XVI, we have to bear in
mind what our supreme pastor teaches us regarding our mission to be instruments of
God’s love, which has been revealed to us in the person of His Son Jesus Christ. In
the Encyclical Letter Deus caritas est 17, Pope Benedict writes:
True, no one has ever seen God as He is. And yet God is not totally invisible
to us; he does not remain completely inaccessible. God loved us first, says the
Letter of John (4:10), and this love of God has appeared in our midst. He has
become visible in as much as He has sent his only Son into the world, so that we
might live through him (1Jn 4:9). God has made Himself visible: in Jesus we are
able to see the Father. Indeed, God is visible in a number of ways. In the lovestory recounted by the Bible, He comes towards us, He seeks to win our hearts,
all the way to the Last Supper, to the piercing of His heart on the Cross, to His
appearances after the Resurrection and to the great deeds by which, through the
activity of the Apostles, He guided the nascent Church along its path. Nor has the
Lord been absent from subsequent Church history: He encounters us ever new,
in the men and women who reflect His presence, in His word, in the sacraments,
and especially in the Eucharist.
Our prayer of thanksgiving to God for the gift of our Pope Benedict is meant to
be a sign of hope: hope in the presence of the Risen Christ among us who believe;
hope in a world in which the signs of God’s presence are not lacking, in spite of all
divisions among nations, peoples, and even religions. Today we pray that Christ may
help our Pope in his ministry of strengthening and confirming our faith. We pray that
we may collaborate in this effort to proclaim our faith in Christ, to be seen as authentic Christians who are willing to enter into dialogue with all those persons who
genuinely yearn for truth.
As we prepare ourselves, under the guidance of Pope Benedict, to celebrate the
year dedicated to the memory of the Apostle of the Gentiles, who worked tirelessly
to spread the Gospel to the remotest corners of the known world, let us not forget our
mission of service to the Church in this Holy Land, where it all began. The words
of the apostle Paul to the Colossians fill us with courage: We have never failed to
remember you in our prayers and to give thanks for you to God, the Father of our
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Lord Jesus Christ, ever since we heard about your faith in Christ Jesus and the
love that you show towards all the saints because of the hope which is stored up for
you in heaven (Col 1:3-4). May we never fail to give thanks to God for the gift of
Pope Benedict. May God continue to bless his ministry and help him in guiding the
Church towards perseverance in hope, since hope is not deceptive, because the love
of God has been poured into our hearts by the Holy Spirit which has been given us
(Rom 5:2). Amen.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
Presentazione del Padre Custode
dell’organo di San Salvatore
per
l’inaugurazione
Devo confessare che quando nel maggio 2004 iniziai il mio servizio custodiale con
l’ingresso solenne a San Salvatore, la chiesa principale della Custodia di Terra Santa,
che è anche la chiesa dell’unica parrocchia cattolica latina di Gerusalemme, la mia
impressione fu quella di constatare che l’organo fosse giunto al capolinea.
In seguito venni a sapere che quell’organo era stato installato negli anni ‘80 del
1800 e aveva subito numerosi interventi. Iniziato come organo a trasmissione meccanica della tradizione veneziana di Callido-Bazzani, era stato rimaneggiato dall’organaro di Milano, Locatelli. Più tardi la casa organaria Vegezzi-Bossi, operante
in Lombardia e Piemonte, aveva applicato la trasmissione pneumatica. Intorno al
1960 l’organaro Tamburini di Crema aveva fornito una nuova console a tre manuali,
apportando la trasmissione elettrica. Al tempo stesso l’officina organaria della Custodia di Terra Santa, utilizzando materiale di varie scuole ed epoche, aveva aggiunto
un nuovo corpo di canne, dislocato a qualche distanza dal corpo principale. La cosa
più grave era che negli ultimi trent’anni, con la malattia e la morte del titolare dell’officina organaria, fra Delfino Fernandez Taboada, del resto geniale e meritevole,
lo strumento aveva raggiunto un tale stato di degrado da rendere ormai impensabile
un qualche restauro ed eccessivo il suo costo, senza tener conto della totale perdita
d’identità dello strumento.
Si trattava quindi di scegliere una casa organaria e uno sponsor capaci di provvedere a un nuovo organo. Per la casa organaria c’era l’imbarazzo della scelta; il
problema era quello di trovare uno sponsor. Ci siamo ricordati che fra Stanislaus
Bertagnolli, Commissario di Terra Santa in Austria, venticinque anni prima aveva
dotato la basilica del Santo Sepolcro di un nuovo organo. La sua enorme capacità organizzativa trovò allora piena corrispondenza nel nobile popolo di Vienna e di tutta
l’Austria. Il 4 ottobre 1982, festa e centenario della morte di San Francesco d’Assisi,
l’Arcivescovo di Vienna, il Card. König di felice memoria, presiedette l’inaugurazione dell’organo del Santo Sepolcro alla presenza delle Autorità, venute, insieme a
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tanti pellegrini, dall’Austria.
Allora mi sono rivolto a fra Stanislaus: Come sa, tutti noi Francescani ci stiamo
preparando all’ottavo centenario non della morte di San Francesco, ma della nascita dell’Ordine Francescano, che, dagli inizi, custodisce i Luoghi Santi in nome e a
beneficio di tutta la Cristianità. Io La vorrei pregare, caro fra Stanislaus, di ripetere
il prodigio di 23 anni fa, dotando la chiesa di San Salvatore di Gerusalemme di un
organo fabbricato dalla stessa ditta austriaca, Rieger, che ha firmato gli organi del
Santo Sepolcro e di Betlemme.
L’urgenza per il nuovo organo, da un lato, è anche più impellente per il fatto che
ora la Custodia di Terra Santa ha una Scuola di Musica, l’Istituto Magnificat di
Gerusalemme, con vari allievi che studiano organo, proprio per il servizio liturgico
nei nostri santuari.
Fra Stanislaus Bertagnolli ha accolto questo invito; il 13 febbraio 2006 mi mandava un fax: Vorrei dare una corta informazione: ho sottoscritto il contratto con la
firma Rieger per la molto bella organo per il San Salvatore, e il miracolo di generosità del popolo austriaco e di arte organaria della Casa Rieger si è ripetuto.
Un immenso ringraziamento ad essi.
Parole
del Custode in occasione dell’inaugurazione del
nuovo organo di San Salvatore
Carissimi, ci riuniscono qui, oggi, molte cose importanti e tutte belle. Siamo qui
per benedire e ringraziare Dio, bellezza sempre antica e sempre nuova, unendoci al
canto del cielo e della terra, come abbiamo appena pregato con le parole del Salmo.
Siamo qui per benedire e ringraziare quanti, con la loro generosità e il loro amore
per la musica, hanno voluto donare questo prezioso strumento alla chiesa di San
Salvatore.
Siamo qui per la benedizione di questo nuovo organo che renderà più lieta e solenne la celebrazione della divina liturgia.
L’organo, da sempre e con buona ragione, viene qualificato il re degli strumenti
musicali: le immense possibilità dei suoi timbri musicali sanno dar voce a tutti i
sentimenti umani, sanno riprendere tutti i suoni della creazione, e ci ricordano l’immensità e la magnificenza di Dio.
La musica e il canto sono parte necessaria, integrante della Liturgia: non sono un
di più, per rendere piacevole la liturgia, ma ne sono parte, la costituiscono: sono,
essi stessi, liturgia. Attraverso di essi si partecipa attivamente al culto, lasciandoci
trasformare dal mistero che celebriamo. Quanto più, attraverso la Liturgia, ci conformiamo a Cristo, tanto più saremo capaci di trasformare anche il mondo attorno a noi,
di manifestare la bellezza della nostra fede, la bontà, la misericordia, l’amore.
Il suono dell’organo nella celebrazione sostiene il canto unanime dei fedeli: il pie49
no accordo della musica e delle voci è espressione di un’armonia che ci richiama
l’unità che deve esistere tra ciò che celebriamo e la nostra vita.
La generosità e la sollecitudine fraterna di tanti benefattori austriaci che hanno
risposto all’invito di fra Stanislaus, ci ha donato questo prezioso organo, progettato,
costruito e installato dalla ditta Rieger. In occasione della benedizione di questo meraviglioso strumento che fa bella la nostra chiesa, vogliamo sinceramente ringraziare
tutti i nostri benefattori austriaci, qui rappresentati dal Mons. Franz Lackner, da fra
Stanislaus e da numerosi pellegrini austriaci.
Grazie. Danke!
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
Il saluto del Custode di Terra Santa
Fouad Twal al Santo Sepolcro
all’ingresso di
S.B.
Basilica della Risurrezione
Beatitudine Reverendissima, Carissimo Padre,
oggi è un giorno di festa per Gerusalemme, oggi è un giorno di festa per la Chiesa
di Gerusalemme, oggi qui, le diamo il benvenuto nel cuore del cuore della Città, con
l’affetto e la gioia dei figli che accolgono il Pastore, il Padre.
Il mio benvenuto qui ha, oggi, questa coralità: l’espressione della gioia di essere
Chiesa, popolo di Dio, comunità dei discepoli di Gesù, che guarda a lei come Guida; successore degli Apostoli che in questa nostra Terra sono stati scelti dal Signore
Gesù per diventare capaci di annunciare il Vangelo con semplicità e verità.
È significativo che a Gerusalemme questo suo Ministero inizi qui: il brano evangelico che è al centro di questa celebrazione inizia con le parole: Non temete! Nei
racconti della Risurrezione, così come dell’Annunciazione a Nazareth, e della Nascita a Betlemme, i grandi eventi evangelici iniziano con questa parola: Non temete!
Dio dimostra una sollecitudine affettuosa e attenta verso la nostra fragilità umana, e
i suoi messaggeri si fanno premura di predisporre il nostro animo ad accogliere un
importante, fondamentale e vitale dono di Dio: la gioia!
Cosa sarebbe la nostra fede senza la gioia! E dove la sua sorgente se non nella Risurrezione del Signore, nella vittoria che Gesù - morto per amore di ognuno di noi,
crocifisso per la salvezza di tutti gli uomini - ha conseguito qui, risorgendo come
Cristo, vivo per sempre e per sempre in mezzo a noi?
A lei, Padre e Pastore di questa Chiesa, che tutti ci deve condurre verso l’alto, vogliamo esprimere il nostro affettuoso augurio di un cammino sereno e fecondo.
La varietà delle sensibilità che compongono la Chiesa di Gerusalemme, nonché
la sua caratteristica di Madre di tutte le Chiese dove anche gli ospiti e i pellegrini
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vengono ad attingere speranza e grazia, la fanno essere Padre e Pastore di una moltitudine di genti. Ci aiuti e ci guidi tutti a guardare in alto, e nella gioia dell’annuncio
evangelico, a ritrovare ogni giorno la fonte della nostra stessa gioia.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
Il saluto del Custode di Terra Santa
Fouad Twal a Betlemme
all’ingresso di
S.B.
Chiesa di Santa Caterina
Beatitudine reverendissima, Carissimo Padre,
sono lieto di poterle rivolgerle l’affettuoso benvenuto a Betlemme: insieme a me e
alla comunità francescana, sono i parrocchiani di Santa Caterina, sono i cristiani che
abitano qui, è la gente di Betlemme che l’accoglie con gioia e vuole manifestarle il
proprio affetto.
Benvenuto a Betlemme: Padre e Pastore della diocesi di Gerusalemme, mandato
a guidarci ai “pascoli erbosi” della Parola di Dio che ci salva. Oggi il suo andare la
conduce qui, dove i pastori che in questa regione pernottavano nei campi e vegliavano
sul loro gregge accolgono la rassicurazione dell’angelo: Non temete! E l’annunzio di
“una grande gioia” che è gioia di tutto il popolo, perché qui è nato il Salvatore, che
è il Cristo Signore.
Il Vangelo ci parla del Verbo di Dio, che è Dio, creatore, vita e luce degli uomini.
Ci parla di non accoglienza, di rifiuto, di mancato riconoscimento. E del sogno di
superare legami soli umani per fidarsi del Verbo che viene a darci la potestas di
diventare “figli di Dio”.
Quanta libertà, quanta pienezza, quanta grazia ci ha portato il Verbo che qui si fece
carne e si attendò fra noi! Quanta pedagogia evangelica ci insegna il nostro Dio che
si incarna in un piccolo bambino perché nulla ci spaventi: né la nostra piccolezza, né
la sofferenza, né la persecuzione…
Ci guidi il suo alto Ministero a saper accogliere la Parola di Dio nell’ascolto, nello
studio, nella preghiera.
Ci aiuti a saper condividere il pane del corpo, il pane dello spirito, il pane della
conoscenza.
Ci conduca sui sentieri della misericordia e del perdono, della compassione e
dell’accoglienza reciproca.
Ci ricordi sempre che la gioia è il nostro destino.
fra Pierbattista Pizzaballa ofm
Custode di Terra Santa
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Onorificenza
Lo scorso 31 gennaio 2008, il Santo Padre Benedetto XVI, ha concesso la medaglia Pro Ecclesia et Pontifice al nostro fra Rafael Dorado Quesada, della Provincia
di Nostra Signora della Regola (Granada – Spagna), per i suoi servizi in favore della
Chiesa e dell’Ordine dei Frati Minori, specialente nei santuari di Nazareth e Getsemani in Terra Santa. Ci rallegriamo con il nostro fratello e chiediamo al Signore
datore di ogni bene che continui ad aiutarlo a servire con generosità sempre fedele
tutti gli uomini.
III Convegno Formatori della Custodia di Terra Santa 1724 febbraio 2008 a Roma e Assisi
domenica 17 febbraio - Fontecolombo
Giornata di ritiro in preparazione al Corso
10.00 Incontro con fra Angelo Ferro, Guardiano del Convento/Santuario di
Fontecolombo
11.30 Messa, presiede fra Angelo Ferro
Nel pomeriggio riflessione in gruppo
17.30 Vespri a Greccio
I parte: Pontificia Università Antonianum
Sanità psichica e Vita Religiosa
strumenti umani per l’accompagnamento personalizzato
relatore: Dr. Mario Becciu psicologo,
Direttore del Centro di Psicologia preventiva
lunedì 18 febbraio - Roma
8.00
Celebrazione eucaristica d’apertura (lodi inserite), presiede fra Carlo Serri
(Moderatore della formazione permanente), nella basilica di San Giovanni in Laterano
9.00
Colazione a Sant’Antonio
9.30
Inizio dei lavori
10.30 Intervallo
12.45 Ora media
13.00 Pranzo, pomeriggio libero
18.45 Vespri
19.20 Cena
20.00 Momento di fraternità
martedì 19 febbraio
7.30
Lodi
8.00
Colazione
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9.00
Conferenza
10.30 Intervallo
12.45 Ora media
13.00 Pranzo
16.00 Lavori in gruppo, laboratorio
18.00 Santa Messa in Curia generalizia, presiede fra José R. Carballo, Ministro
Generale
20.00 Cena
mercoledì 20 febbraio
7.45
Santa Messa: presiede fra David Jaeger, Delegato del Custode per l’Italia
9.00
Conferenza
10.30 Intervallo
12.45 Ora media
13.00 Pranzo
Pomeriggio: Partenza per Assisi, arrivo e sistemazione a Santa Maria degli Angeli
II parte: Assisi
Lo studio del francescanesimo nelle diverse tappe della formazione:
animazione vocazionale e formazione iniziale
Relatore: fra Noel Muscat, segretario per la formazione e gli studi della Custodia
e Maestro dei novizi.
giovedì 21 febbraio
8.30
Santa Messa alla Porziuncola, presiede fra Francesco Piloni, guardiano
della Casa d’Accoglienza della Provincia serafica e direttore del Servizio Orientamento Giovani.
9.30
Conferenza
10.30 Intervallo
12.30 Ora Media
13.00 Pranzo
16.00 Lavoro in gruppi, laboratorio
20.00 Cena
16.00 Conferenza
venerdì 22 febbraio
7.30
Colazione
8.30
Lodi a San Damiano
9.00
Conferenza
10.30 Intervallo, e incontro con i novizi di San Damiano
12.30 Ora Media
13.00 Pranzo a San Damiano
16.00 Lavori in gruppo, laboratorio
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18.30 Santa Messa a Santa Chiara, presiede fra Massimo Reschilian, Ministro Provinciale della Provincia Serafica
20.00 Cena
21.00 Momento di fraternità con la comunità di accoglienza Tre Compagni
sabato 23 febbraio
7.30
Santa Messa presso la tomba di San Francesco, presiede fra Claudio
Bottini, Decano dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme
Mattinata libera ad Assisi
13.00 Pranzo
15.00 Partenza per La Verna, arrivo e sistemazione
20.00 Incontro con fra Noel Muscat
domenica 24 febbraio
8.00
Santa Messa nella Cappella delle Stimate, presiede fra Pierbattista
Pizzaballa, Custode di Terra Santa
Mattinata di verifica
12.00 Pranzo
14.00 Partenza per Orvieto
Incontro con le Clarisse di Orvieto
Preghiera con le Clarisse e rientro a Roma
Partecipanti
1. fra Pierbattista Pizzaballa, Custode
2. fra Noel Muscat, Segretario Formazione e Studi
3. fra Carlo Serri, Moderatore Formazione Permanente
4. fra Bruno Varriano, Animatore vocazionale custodiale
5. fra Raffaello Tonello, Maestro dei Professi Temporanei
6. fra Fergus Clarke, Maestro dei Postulanti (Ain Karem)
7. fra Ibrahim Sabbagh, Maestro dei Postulanti (Harissa), animatore vocazionale
Libano
8. fra Jacob Matthew Smith, Animatore vocazionale USA
9. fra Gustavo Acho, Animatore vocazionale Argentina
10. fra Rami Asakrieh, Animatore vocazionale Israele e Palestina
11. fra Firas Lutfi, Animatore vocazionale Siria
12. fra Bernardo Lawand, Animatore vocazionale Giordania
13. fra Gianfranco Pinto Ostuni, accompagnatore agli Ordini Sacri
14. fra Marcello Badalamenti, Vice Maestro dei Novizi Betlemme
14. fra Shadi Bader, invitato
15. fra Bahjat Karakach, invitato
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16. fra Rami Petraki, invitato
17. fra Claudio Bottini, Decano dello Studium Biblicum Franciscanum
Gruppi di servizio: Organizzazione
fra Noel Muscat, organizzatore e responsabile
fra Bruno Varriano, provveditore
fra Rami Asakrieh
Liturgia
fra Fergus Clarke, responsabile
fra Feras Lutfi
fra Bahjat Karakach
I partecipanti dovranno comunicare il loro arrivo a fra Bruno Varriano almeno
una settimana prima ([email protected], tel. 0039 06 70 495651, 3338742538)
Comunicazione della Delegazione di Terra Santa a Roma
Ai Responsabili di biblioteche e istituzioni, e ai Religiosi della Custodia.
Uno dei servizi più graditi della Delegazione di Terra Santa a Roma è tradizionalmente quello di provvedere all’acquisto di libri e alla sottoscrizione di abbonamenti
con relativi pagamenti.
È un lavoro gradito, per le sue nobili finalità, ma che pesa molto sul Delegato, già
occupato da tanti altri impegni, e che non dispone di regolare assistenza amministrativa.
Per questo si è raggiunto un accordo con la vicina Libreria, gestita dalle benemerite
e sempre benevole ed amiche Religiose Apostoline, presso la Pontificia Università
Antonianum. Esse dispongono di tutta l’esperienza, le procedure e le attrezzature per
occuparsene, oltre che della inesauribile buona volontà.
Si pregano perciò tutti coloro che avessero bisogno di libri e/o abbonamenti di rivolgersi direttamente al Centro Vocazionale AP - Società San Paolo il cui indirizzo è
riportato a fondo pagina. Naturalmente l’ordinazione deve essere inviata in copia al
Delegato, che, emessa l’autorizzazione, (abituale o per modum actus/per ordinazione specifica) si farà carico del pagamento secondo la prassi finora seguita.
Le Suore della Libreria potranno provvedere anche alla spedizione, secondo le
richieste dei singoli casi. Se si desidera invece che i libri siano consegnati alla sede
della Delegazione, per essere ritirati dai diretti interessati (o chi per loro), lo si indichi nell’ordine, dandone avviso al Delegato
[email protected]
Si pregano tutti gli interessati di seguire fin da ora questo iter per agevolare così
notevolmente il lavoro della Delegazione di Terra Santa.
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Per informazioni e chiarimenti che si rendessero necessari, siete pregati di rivolgervi direttamente a me. Grazie!
fra David-Maria A. Jaeger ofm
Delegato di Terra Santa Roma, 2 aprile 2008
Indirizzo per le ordinazioni, che devono essere fatte solo tramite posta, fax o email e inviate in copia alla Delegazione:
Centro Vocazionale AP - Società San Paolo
Via Merulana 124
00185 Roma - Italy
Fax + 39 06 77 20 50 27 - Telefono + 39 06 70373 529 - lsp.romaap@
stpauls.it
Formazione Permanente - Avviso
Scuola
di
per i
Parroci
e
Direttori
Si comunica che l’incontro di Formazione Permanente per i Parroci e Direttori di scuola, originariamente programmato per il giorno 19 febbraio 2008, è stato
spostato, per ragioni di forza maggiore, a venerdì 4 aprile 2008. Ci scusiamo per il
cambiamento, non dovuto alla nostra volontà, e comunichiamo in tempo la nuova
data perché gli interessati possano tenerne conto nel programmare i loro impegni.
Grazie.
fra Carlo Serri ofm
Moderatore per la Formazione permanente
Comunicati da San Pietro in Giaffa
Stanze in convento
In convento a San Pietro di Giaffa stanno giungendo diverse richieste di ospitalità
estiva. Si informano i frati che - perdurando i lavori di restauro del Convento - quest’anno non sarà in alcun modo possibile svolgere questo servizio, né per i frati né
per loro eventuali amici o familiari.
Dato che i lavori stanno interessando la parte residenziale del convento, due frati
di San Pietro sono alloggiati a Sant’Antonio: per questo motivo, neppure il Convento
di Sant’Antonio può ospitare altre persone.
Nell’uno e nell’altro Convento sono lieti di accogliervi quando avete bisogno di un
appoggio per una giornata in escursione o di vacanza, ma soltanto per le ore diurne.
Santi Pietro e Paolo
Il 28 giugno, vigilia della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, alle ore 18 si celebrerà a San Pietro di Giaffa una Concelebrazione Eucaristica. Alla Santa Messa sarà
presente il Padre Custode. La Solennità è sempre legata al ricordo delle nostre Ordi56
nazioni sacerdotali e quest’anno sarà per noi l’occasione di ringraziare il Signore per
i 50mo anniversario di Sacerdozio di don Gregor Pawlowski, che dal 1970 presta il
proprio servizio pastorale alla Chiesa di espressione Ebraica ospitata nel Santuario
di San Pietro.
Noi, frati del Convento, insieme ai fedeli della comunità, vi invitiamo a far festa
con noi in onore di don Gregor... e dei Santi Pietro e Paolo, partecipando alla Santa
Messa e al rinfresco che seguirà.
fra Narciso Klimas ofm
Avvisi dall’infermeria
Prot. B-0350/08
Gerusalemme, mercoledì, 18 giugno 2008
A tutti i Frati
Loro sedi
-----------------Carissimi,
Mentre vi ricordo (ogni tanto le lettere vanno perse, o si staccano dalle bacheche…) l’orario del Medico presso l’Infermeria di San Salvatore, vi prego di prendervi nota che:
per il prelievo necessario all’esame del sangue
che si può fare solo dietro esplicita richiesta medica,
ci si deve trovare in Infermeria di San Salvatore
dalle ore 7.00 alle ore 8.30 - digiuni il Lunedì o il Mercoledì mattina
(nessun altro giorno è disponibile per questo esame)
Grazie a tutti per la fraterna collaborazione.
Pace e Bene
fra Jad Sara ofm
Incaricato dell’Infermeria
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Il Medico è a disposizione di chi ha bisogno di una visita, nell’Infermeria di San
Salvatore il
Lunedì
dalle ore 16.00 alle 18.00
Giovedì
dalle ore 13.30 alle ore 15.30
Sabato
dalle ore 16.00 alle ore 18.00
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Lavori presso l’infermeria di San Salvatore
Durante l’estate 2008 verrà ristrutturata l’infermeria custodiale. Fra Antoni Szlachta, guardiano di San Salvatore, comunica che la comunità non potrà accogliere
nessun frate nel corso dei lavori.
Agenda del Custode di Terra Santa
Gennaio
1. Patriarcato latino: Messa per la pace
5-6. Betlemme: Epifania
7. Gerusalemme: Ingresso del card. John Foley, Gran Maestro dell’Ordine
equestre del S. Sepolcro
8. Gerusalemme: scambio di auguri delle comunità orientali
17. San Salvatore: Discretorio
18-19. Roma
20. Bari: conferenza pro Terra Sancta
21. Roma: Assemblea ATS
22. Assisi: visita al noviziato
23-24. Bergamo: conferenza pro Terra Sancta
25-7 febbraio: Bologna. esercizi spirituali ofm Bologna
Febbraio
3. Crema: giornata pro Terra Sancta
5. Cremona: giornata pro Terra Sancta
6. Napoli: giornata pro Terra Sancta
9-14. Siria e Libano: visita con il Ministro Generale
15. Amman
19-21. Roma e Assisi: congresso dei formatori della Custodia
e convegno organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio
25. Santo Sepolcro: ingresso del Cardinale Sandri, cena in Delegazione apostolica
27. Betlemme: ingresso del Cardinale Sandri
27. Nazareth: ingresso del Cardinale Sandri
29. Nazareth: incontro con il Sindaco
Marzo
1. Gerusalemme: incontro con Anba Abraham, Arcivescovo Copto ortodosso di
Gerusalemme
3. Ain Karem: incontro con i sagrestani e animatori di pellegrinaggio
5. San Salvatore: Discretorio
6-8. Lugano: Convegno su Archeologia e Terra Santa
9-11. Roma - Napoli
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11. Roma: Definitorio Generale
12-13. Palermo
14-15. Gerusalemme
16. Gerusalemme: solennità delle Palme
20-23. Gerusalemme: Triduo Sacro
24. Emmaus: celebrazioni pontificali
25. Gerusalemme: auguri dalle comunità orientali
27. Betlemme: visita alla parrocchia
29. Cafarnao: visita alla comunità
Aprile
3. Ramleh: Discretorio
10-14. Inghilterra: conferenze sulla Terra Santa
18. San Salvatore: inaugurazione del nuovo organo
22. Monte Tabor: Capitolo regionale di Galilea
24. Emmaus: Capitolo regionale di Giudea
27-29. Washington: Board of Trustees GF Collection
30. Gerusalemme: auguri pasquali alle comunità orientali
Maggio
3. Getsemani: visita fraterna
6-7. Gerusalemme: solennità della Santa Croce
8. Gerusalemme: Discretorio
9-10. Monte Nebo: visita fraterna
11. Gerusalemme: solennità della Pentecoste
12-14. Roma: Convegno dei Presidenti delle Conferenze dei Ministri Provinciali
15. Bologna: Giornata pro Terra Sancta alle scuole della città
16. Parma: Giornata Padre Lino da Parma
17-18. Torino: convegno sulla Terra Santa
19. Crema: inaugurazione e mostra sulla Terra Santa; rientro a Gerusalemme
21. Delegazione apostolica: saluto al Patriarca M. Sabbah
21. Santo Sepolcro: celebrazione del Corpus Domini
22. Nazareth: visita alla scuola
23. Amman: visita ufficiale al collegio
26. Getsemani (romitaggio) e Abou Gosh: visita alle comunità
29. Amman: graduazione della scuola con la partecipazione del principe Hasan
30. Gerusalemme: graduazione della scuola
31. Ain Karem-Gerusalemme: solennità della Visitazione e conclusione del Mese
di Maria
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Giugno
1. San Salvatore: festa dell’Italia
2. San Salvatore: Segreteria per i Luoghi Santi
5. San Salvatore: Discretorio
12-13. San Salvatore: solennità di Sant’Antonio
14. Bari
17-19. Roma: ROACO
20. Acri: graduation alla scuola
22. Santo Sepolcro: Ingresso di S.B. Mons Fuad Twal, nuovo Patriarca latino di
Gerusalemme
23. Santo Sepolcro: Messa presieduta da S.B. Mons Fuad Twal
24. Ain Karem: solennità di San Giovanni
24. Betlemme: accoglienza del Presidente di Francia Nicolas Sarkosy
22. Betlemme: Ingresso di S.B. Mons Fuad Twal
27. Ramleh: graduazione della scuola
29. San Salvatore: Ordinazioni diaconali e sacerdotali; Giaffa: messa solenne
30. Incontro con il Console spagnolo
Nuovo commissario di Terra Santa
In sostituzione di fra Lucas Hernando, è stato nominato commissario del Perù:
R.P. Jorge Horna Mendoza ofm
Comisaría de Tierra Santa
PP. Franciscanos
Calle Colón 394
Barranco - Lima 4 - Perú
Telefono: +51. 14 77.10.02
Fax:
+51. 14 77.92.52
Si prega di notare questo nuovo indirizzo:
R.P. Nediljko Jerkan ofm
Povjerenik Sv. zemlje
Samostan sv. Bernardina
51280 Rab - Kampor 19 - Croatia
Telefono:
+385. 51
24.23.95
Fax:
+385. 51
24.23.95
Cell:
+385. 98
90.60.533
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Sorella Morte
Fra Nicola Tolu ofm
Muros (Italia) 30 giugno 1940
† Quartu Santa Elena (Italia) 1º gennaio 2008
Provincia Santa Maria delle Grazie in Sardegna (Italia)
Cari Confratelli,
Dal Commissario di Terra Santa della Sardegna, riceviamo comunicazione che fra
Nicola Tolu è deceduto nel suo convento di Sant’Antonio in Quartu Santa Elena, di
cui era vicario. Il ritorno alla Casa del Padre di fra Nicola avviene mentre si celebra
la solennità di Maria, Madre di Dio, e giornata mondiale della Pace che ha avuto
per tema la pace nella famiglia umana. Ed è stato, il suo un andare incontro al Padre
accompagnato nella Pace dalla maternità della Vergine.
Nato a Muros (SS) il 30 settembre 1940, fu rettore del seminario, animatore vocazionale (1969-1978), Guardiano in quasi tutti i conventi della Provincia sarda,
assistente regionale dell’Ordine Francescano Secolare. Nel 1980, viene nominato
Commissario di Terra Santa e compirà fedelmente questo incarico fino al 1990.
Definitore provinciale per molti trienni, vicario provinciale dal 1987 al 1993 e
Ministro provinciale dal 1999 al 2002, quando si ritira dal servizio di Ministro per
gravi motivi di salute. Davanti a lui avrà cinque lunghi anni di malattia, affrontati
con coraggio e fortezza.
Fra Nicola aveva 67 anni di età, 46 di professione, 32 di sacerdozio e 10 di servizio
come commissario. Gli convengono in suffragio l’applicazione di 2 sante messe per
ogni sacerdote. Gli altri religiosi partecipino a 2 sante messe e facciano 2 Via Crucis.
In ogni fraternità una santa messa sia celebrata in comune. Preghiamo di celebrare
con sollecitudine questi suffragi, perché il nostro fratello sia ammesso presto alla
presenza del Padre celeste, memori che ciò che avremo fatto agli altri, sarà fatto
anche a noi.
San Salvatore, 7 gennaio 2008.
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Fra Castor García ofm
Burgos (Spagna) 29 giugno 1930
† Gerusalemme (Israele) 11 gennaio 2008
Provincia di Nostra Signora di Regla (Spagna)
Cari Confratelli,
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Ora che padre Castor ci ha lasciato per far ritorno nella Casa del Padre, siamo sicuri che lo ricorderemo ancora a lungo.
Lo ricorderemo nel coro, vestito con la stola per la celebrazione eucaristica. Troppi
acciacchi, compresi i disturbi agli occhi, gli impedivano in ultimo molti movimenti;
ma egli ha continuato ad essere presente alla vita di famiglia, sorridente anche quando era nella morsa del dolore.
Molti frati lo ricorderanno per essere stati accolti amabilmente da lui, quando avevano bisogno di un nuovo abito, di un biglietto di aereo, di cambiare del denaro:
qualche shequel in più andava sempre a finire nelle loro mani.
I poveri, soprattutto di Gerusalemme, lo rimpiangeranno a lungo. Aiutava infatti
tutti come poteva, al di là delle sue possibilità. Se non altro li ascoltava con pazienza,
non per nulla i confratelli lo chiamavano Consolator pauperum.
La Custodia stessa ne farà a lungo grata memoria. Molti sono gli incarichi che fra
Castor ha svolto, sempre con grande senso di responsabilità, equilibrio e signorilità
di maniere. È stato guardiano e rappresentante della Custodia a Nazareth; per molti
anni è stato Discreto di Terra Santa, vice economo, e dal 1992 al 2004 è stato eletto
Vicario custodiale.
I più anziani non hanno dimenticato che tanta era la considerazione in cui fra
Castor era tenuto, che nel 1994, fra Jean Briand, sentendosi poco bene, invece di
pregare per la propria salute, offrì la sua vita al Signore, perché desse energia e lunga
vita a fra Castor, che riteneva utile alla Custodia più di se stesso.
Alcune sere prima di morire, è passato per i tavoli del refettorio quasi a dare un
ultimo saluto a tutti. Aveva in mano il bastone dei suoi 78 anni. A chi darebbe il bastone in testa? gli chiesi scherzosamente. A nessuno, disse lui, sono tutti gentili!
Con queste parole, fra Castor lascia il testimone a noi, perché continuiamo a far
bene il bene che lui ha fatto.
Esprimiamo la nostra gratitudine al Signore, come pure alla Provincia di Nostra
Signora de Regla per la presenza di fra Castor in Terra Santa.
Fra Castor aveva 78 anni di età, 55 di professione, 50 di sacerdozio e 50 di servizio.
Gli convengono in suffragio l’applicazione di 3 sante messe per ogni sacerdote. Gli
altri religiosi partecipino a 3 sante messe e facciano 3 Via Crucis. In ogni fraternità
una santa messa sia celebrata in comune. Preghiamo di celebrare con sollecitudine
questi suffragi, perché il nostro fratello sia ammesso presto alla presenza del Padre
celeste, memori che ciò che avremo fatto agli altri, sarà fatto anche a noi.
San Salvatore, 11 gennaio 2008.
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
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Fra Francis Hugh O’Neill ofm
Philadelphia (USA) 3 giugno 1926
† Gerusalemme, 20 gennaio 2008
Custodia di Terra Santa
Cari confratelli,
oggi, 20 gennaio 2008, dopo una breve malattia, è spirato, nell’Ospedale San Giuseppe di Gerusalemme il nostro confratello fra Francis Hugh O’Neill. Religioso di
voti temporanei, era nato il 3 giugno 1926. Dal 2006 faceva parte della Famiglia
religiosa di San Salvatore a Gerusalemme.
Tutti lo ricordiamo per la sua amabilità, per la sua presenza assidua alla preghiera
comune e per la sua disponibilità a compiere i servizi che la sua età ormai avanzata
gli consentiva di espletare. Mentre ringraziamo il Signore per fra Hugh, lo raccomandiamo alla preghiera di tutti.
Fra Hugh aveva 81 anni di età, 13 di professione, 41 di sacerdozio. Gli convengono
in suffragio l’applicazione di 3 sante messe per ogni sacerdote. Gli altri religiosi partecipino a 3 sante messe e facciano 3 Via Crucis*. In ogni fraternità una santa messa
sia celebrata in comune. Preghiamo di celebrare con sollecitudine questi suffragi,
perché il nostro fratello sia ammesso presto alla presenza del Padre celeste, memori
che ciò che avremo fatto agli altri, sarà fatto anche a noi.
San Salvatore, 20 gennaio 2008.
fra Carlo Serri ofm
Pro-Segretario di Terra Santa
Fra Gabriele (Diego) Balducci ofm
Pineto (Italia) 5 giugno 1933
† Atri (Italia) 26 gennaio 2008
Custodia di Terra Santa
Cari Confratelli,
Presto questa mattina, presso l’ospedale di Atri, fra Gabriele Balducci dopo alcune
settimane di tribolazione è tornato presso la casa del Padre concludendo il suo particolare cammino terreno come frate che ha lavorato e amato la Terra Santa.
Nel novembre scorso il Padre Custode Pierbattista Pizzaballa, permettendogli di
trasferirsi presso l’Infermeria della Provincia dei Frati Minori d’Abruzzo, a Lanciano, gli scriveva: Desidero manifestarti tutta la mia gratitudine e l’affetto sincero per
il servizio che per ben 30 anni hai svolto a favore della Terra Santa. Sono stati anni
di lavoro, di sacrificio e di generosità, che ti hanno visto sempre in cammino per
le strade d’Abruzzo. Voglio che tu senta tutta la riconoscenza della Custodia per il
bene che hai realizzato come Collettore di Terra Santa in Abruzzo. Ora ci sembra
che dopo tanta fatica sia giunto il tempo del meritato riposo.
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E con l’aiuto e la benevola comprensione dei Confratelli, fra Gabriele si riposa,
accettando il trasferimento in infermeria, e vivendo questi suoi ultimi mesi grato per
le attenzioni e la disponibilità di quanti lo hanno circondato di cure. Fino ad oggi,
quando il Signore l’ha accolto nella sua pace e nel suo riposo.
Mentre ringraziamo la Provincia Abruzzese di San Bernardino da Siena per il dono
di fra Gabriele che poi è passato alla Custodia di Terra Santa, invochiamo la misericordia del Signore, perché doni la ricompensa eterna al suo servo umile e fedele.
Fra Gabriele aveva 75 anni di età, 55 di professione. Gli convengono in suffragio
l’applicazione di 3 sante messe per ogni sacerdote. Gli altri religiosi partecipino a 3
sante messe e facciano 3 Via Crucis. In ogni fraternità una santa messa sia celebrata
in comune. Preghiamo di celebrare con sollecitudine questi suffragi, perché il nostro
fratello sia ammesso presto alla presenza del Padre celeste, memori che ciò che avremo fatto agli altri, sarà fatto anche a noi.
San Salvatore, 26 gennaio 2008.
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Sig. Patrick Anthony Flanigan
† Chandler (USA) 19 febbraio 2008
Riposi in Pace. Amen
Cari confratelli,
la Custodia di Terra Santa partecipa al lutto del Confratello fra Patrick per la morte
del proprio padre, signor Patrick Anthony Flanigan, ed offre le sue preghiere in
suffragio del Defunto, chiedendo al Signore di accoglierlo, in attesa della risurrezione, fra i giusti che vivono alla sua presenza.
In ogni Casa della Custodia di Terra Santa ci si unisca nella preghiera e si celebri
una Santa Messa per il Defunto.
San Salvatore, 29 febbraio 2008.
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Fra Onorio (Pietro Paolo) Pontoglio ofm
Berlingo (Brescia) - Italia 26 Giugno 1922
† Alzate Brianza (Como) - Italia 24 aprile 2008
Provincia di San Carlo Borromeo - Italia
Dalla Provincia francescana di Milano ci viene comunicata la morte di fra Onorio
Pontoglio ofm. Egli non ha prestato servizio in Custodia, ma lo ricordiamo a motivo
della Visita Canonica che fece negli anni 1991-92. Nel 1979 fra Onorio fu eletto
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Vicario e Procuratore generale dell’Ordine, e si trasferì a Roma, presso la Curia
generalizia fino al 1985.
Fra Angelo aveva 86 anni di età, 67 di professione, 60 di sacerdozio. Preghiamo il
Signore affinché il nostro fratello sia ammesso presto alla presenza del Padre celeste,
memori che ciò che avremo fatto agli altri, sarà fatto anche a noi.
Bichara Saliba
† Jbeil (Libano) 16 maggio 2008
Riposi in Pace. Amen
Cari confratelli,
la Custodia di Terra Santa partecipa al lutto del Confratello fra Antoine per la
morte del proprio padre,
signor Bichara Saliba,
ed offre le sue preghiere in suffragio del Defunto, chiedendo al Signore di accoglierlo, in attesa della risurrezione, fra i giusti che vivono alla sua presenza.
In ogni Casa della Custodia di Terra Santa ci si unisca nella preghiera e si celebri
una Santa Messa per il Defunto.
San Salvatore, 16 maggio 2007.
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
Fra Danillo Marques da Silva ofm
Mariana (Brasile) 19 ottobre 1922
† Petropolis (Brasile) 18 maggio 2008
Provincia Immacolata Concezione (Brasile)
Cari Confratelli,
Fra Danillo Marques è tornato il 18 maggio alla Casa del Padre. Era nato a Mariana in Brasile; aveva emesso la prima professione l’8 maggio 1946, la professione
solenne sempre l’8 maggio 1949. Il 29 giugno 1980 era stato ordinato sacerdote. Nel
1974, per il 25º anniversario della sua professione, era stato in pellegrinaggio in Terra Santa. Finalmente, nel 1988 aveva ottenuto il permesso di venire in servizio nella
Custodia di Terra Santa, come già aveva chiesto 40 anni prima. Era stato per quattro
anni al Santo Sepolcro. Poi, per tre anni, aveva avuto la responsabilità della fraternità
del Getsemani. Aveva trascorso ancora un anno a Betlemme e poi aveva scritto al
Custode: Il 24 febbraio 1996 completerei i miei otto anni di servizio in Custodia...
Ero venuto per restare 4 anni, poi il mio Provinciale mi ha chiesto insistentemente di
rimanere; con i miei 73 anni, comprendo che è l’ora di ritornare.
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Chi è vissuto con fra Danillo non può dimenticare la sua dedizione totale al Regno
di Dio, la sua amabile e disarmante semplicità nello stare con i fratelli, il suo amore
profondo per i Luoghi Santi. Ha lasciato scritto: I quattro anni vissuti al Santo Sepolcro sono stati quattro anni di grazia e benedizioni speciali; li considero come i più
tranquilli e felici della mia vita francescana. I tre anni trascorsi al Getsemani sono
stati ugualmente preziosi, in unione al Cristo sofferente.
Prima di venire in Terra Santa, fra Danillo aveva svolto i più diversi incarichi: da
portinaio del convento a direttore dei seminari francescani di Luzerna e di Ituporanga. Ora, purificato dalla malattia, ha concluso la sua esistenza terrena; confortato
dalla sua vita di preghiera, ha incontrato il Signore risorto che aveva onorato nell’Anastasis.
Fra Danillo aveva 86 anni di età, 62 di professione, 28 di sacerdozio e 8 di servizio.
Gli convengono in suffragio l’applicazione di 2 sante messe per ogni sacerdote. Gli
altri religiosi partecipino a 2 sante messe e facciano 2 Via Crucis*. In ogni fraternità
una santa messa sia celebrata in comune. Preghiamo di celebrare con sollecitudine
questi suffragi, perché il nostro fratello sia ammesso presto alla presenza del Padre
celeste, memori che ciò che avremo fatto agli altri, sarà fatto anche a noi.
San Salvatore, 20 maggio 2008
fra Stéphane Milovitch ofm
Segretario di Terra Santa
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Cronaca custodiale
Capodanno in preghiera
Le luci puntate sulla solennità del Natale si sono appena attenuate, e in Terra Santa
si fanno molto discrete sulla festa per l’inizio del nuovo anno. La diversità dei calendari esistente in questi piccoli Paesi moltiplica le feste di capodanno.
Il primo giorno dell’anno civile, come sobriamente viene chiamato in Israele, è
stato tuttavia festeggiato con i fuochi d’artificio. Le comunità religiose locali - nonostante la differenza dei loro calendari - hanno intensificato le preghiere, le veglie e le
Messe. I francescani di San Salvatore si sono trovati innanzitutto insieme la sera del
31 dicembre, al canto del Te Deum, per ringraziare il Signore per l’anno che stava per
concludersi, nella celebrazione eucaristica presieduta da fra Ibrahim Faltas, curato
della parrocchia. Più tardi, una veglia orante cui è seguita una festa, ha riunito i giovani frati del seminario. I frati si sono poi ritrovati in gran numero il 1º gennaio, nella
chiesa del Patriarcato, per la Messa presieduta del Patriarca, mons. Michel Sabbah
- con il Nunzio apostolico, il Vescovo coadiutore, altri vescovi e il Custode di Terra
Santa, fra Pierbattista Pizzaballa - insieme a una sessantina di sacerdoti. Nella sua
omelia, Sua Beatitudine ha ripreso largamente il Messaggio del papa Benedetto
XVI per la Giornata Mondiale della Pace.
La chiesa era gremita di gente, e la porta aperta ha permesso la partecipazione a
chi stava nel cortile. Oltre ai tanti religiosi in rappresentanza delle diverse comunità della Città e ai fedeli locali, si potevano contare numerosi pellegrini. Tra loro il
nutrito gruppo - 150 giovani di 27 diversi Paesi - del Forum mondiale dell’Azione
Cattolica, guidati da Mons. Segalini, e venuti a condividere per qualche giorno la
vita dei giovani che abitano qui.
Il canto del Veni Creator ha dato inizio alla Messa, al termine della quale ciascuno
ha potuto presentare i propri auguri al Patriarca e ai Vescovi, durante un ricevimento
insieme solenne e familiare.
MAB
Epifania 2008
a Betlemme: i popoli stranieri diventano
concittadini dei santi (cfr. Ef 3, 11-22)
Conclusi i festeggiamenti dell’Epifania a Betlemme, domenica sera del 6 gennaio,
coloro che più avevano contribuito alla preparazione e all’animazione della solennità
insieme a quanti vi avevano partecipato, erano stanchi ma felici. La solennità dell’Epifania del Signore a Betlemme è importante quanto quella del Natale, non solo
perché è qui, come sottolinea la liturgia, che sono arrivati i Magi, ma perché riveste
la caratteristica di un secondo Natale in famiglia.
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Le televisioni del mondo - eccetto le fedeli TelePace e Canção Nova – non sono
interessate a diffondere la notizia secondo la quale il re del popolo ebraico, promesso
già ad Abramo e alla sua discendenza per sempre, è il re delle nazioni, Gesù, che si
rivela ai pagani (dall’Inno latino dei primi Vespri). Alcuni turisti e pellegrini di passaggio si sono uniti alle celebrazioni, ma è soprattutto la popolazione locale la parte
più consistente dei fedeli, assieme ai francescani venuti da Gerusalemme.
Occorre dire che tradizionalmente la festa comincia la vigilia con l’ingresso solenne del Custode in città, passando dalla tomba di Rachele. Partito da Gerusalemme
e accompagnato da un corteo di cristiani della parrocchia, è accolto dai suoi frati e
dalla popolazione sulla piazza della Mangiatoia. Dopo aver salutato i fratelli Armeni
e Ortodossi nella Basilica della Natività, passa nel chiostro francescano per entrare
nella chiesa di Santa Caterina dove, con la benedizione solenne, si aprono le celebrazioni.
L’Epifania è tanto più gioiosa perchè tutta la città è immersa in un effervescente
clima di festa dato che coincide con il Natale che le chiese ortodosse (ad eccezione
degli Armeni) festeggiano in questo week-end che, secondo il calendario giuliano in
vigore a Gerusalemme, segna il 24-25 dicembre. Gli ingressi solenni dei Patriarchi
ortodossi si susseguono, così come le nostre celebrazioni. Nella chiesa di Santa Caterina arrivano numerosi gruppi di pellegrini slavi curiosi di vedere una liturgia latina cantata a piena voce; mentre numerosi latini vanno a scoprire le ricchezze della
liturgia orientale. Sul viso degli uni e degli altri è lo stesso sguardo stupito e curioso,
e tutti sono intenti a filmare e fotografare.
Dopo i primi vespri e l’Ufficio delle Letture, le Messe celebrate per tutta la notte
nella grotta fino alle 9 del mattino costituiscono una delle attrazioni della festa. La
Messa parrocchiale in questa domenica ha riunito una folla numerosa ed orante. Ma
per molti fedeli i secondi Vespri e la processione dei Magi che portano oro, incenso e
mirra al Bambino Gesù nel presepe (nella notte la statua è stato sostituita con quella
di un Bambino seduto su un trono come re delle nazioni), è realmente il tempo forte
della devozione. Alcuni non apprezzano questa dimostrazione di fede: ... veramente
il re dei giudei è mostrato ai pagani che adorano una statua; ad Ain Karem, nella
Messa della notte di Natale, i numerosi ebrei presenti erano molto rispettosi, quasi
in raccoglimento, fino al momento in cui hanno visto la processione del Bambino
Gesù. Questo ha causato più di un sorriso. Per gli ebrei, ai quali la legge impedisce
di rappresentare il sacro, i cristiani non testimoniano la loro fede nell’incarnazione,
ma sono come pagani che adorano una statua. Come possono riconoscere il loro re
e messia in una statuina di gesso? L’osservazione sembra inappellabile. In questo è
tutto il mistero dell’Epifania: È stato rivelato ai pagani che sono diventati coeredi
della stessa promessa.
Allora forse è vero: noi abbiamo dei vecchi retaggi pagani, e l’espressione della
nostra fede si compie negli affetti, nel toccare...
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Il Bambino Gesù, simbolizzato nei tratti di una statuetta di gesso, passa in processione nel chiostro di San Girolamo. Il Custode che lo porta è rallentato dall’entusiasmo dei fedeli che vogliono toccare il Bambino, abbracciarlo per manifestargli il
loro amore. Nel vedere questa fede gioiosa, guardando ancora la gioia che illumina
coloro che hanno potuto toccare il Bambino Gesù, io penso a David che danza davanti all’Arca dell’Alleanza: anche lui aveva dato scandalo.
Dio si è fatto uomo per tutti gli uomini: è il cuore della nostra fede. Felice scandalo
che ci provoca da queste feste.
MAB
Ingresso solenne del Cardinale Foley al Santo Sepolcro
Lunedì 7 gennaio. Sua Em.za Mons. John Foley, nominato Gran Maestro dell’Ordine Equestre dei Cavalieri del Santo Sepolcro e recentemente elevato alla porpora
cardinalizia, ha fatto il suo ingresso solenne nella Basilica della Risurrezione.
Secondo la tradizione, i frati francescani, custodi dei Luoghi Santi, sono andati
ad attenderlo in processione al Patriarcato latino. Il Cardinale, con gran parte degli
Ordinari Cattolici di Terra Santa e alcuni rappresentanti delle Chiese ortodosse - che
in questo giorno celebrano il Natale -, era attorniato da un nutrito gruppo di Cavalieri
dell’Ordine.
La porta della basilica della Risurrezione si è aperta davanti alla processione e il
Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, ha accolto il Cardinale davanti
alla pietra dell’unzione con un caloroso discorso di benvenuto (testo integrale in
italiano, cfr supra).
In epoca moderna non esiste più un legame reale tra i Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro e la basilica medesima, eccetto, ed è l’essenziale, il legame
del cuore. Ma la tradizione vuole che ogni Cardinale possa chiedere di fare l’ingresso solenne al Santo Sepolcro, e a maggior ragione il Grande Maestro dell’Ordine dei
Cavalieri che proprio qui ha la sua sede storica.
Se il Custode di Terra Santa è stato il solo durante i secoli (dal 1496 al 1847) ad
avere il diritto di investire i Cavalieri, il compito dell’investitura passa al Patriarcato
di Gerusalemme dopo il 1847 e - dal 1932 - esso può delegare questa funzione a
qualsiasi altro Cardinale.
Dopo l’entrata solenne al Santo Sepolcro, è dunque il Custode che accoglie, ma
cede poi il posto al Patriarca, S.B. Mons. Michel Sabbah, che pronuncia un suo discorso di benvenuto davanti alla Tomba vuota del Signore. Sua Eminenza gli risponde e saluta ugualmente le Chiese orientali presenti, augurando in greco un gioioso
Natale.
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Una folla numerosa di pellegrini attorniava l’edicola del Sepolcro, davvero felice
di assistere ad una cerimonia fastosa.
Al termine della cerimonia tutti si sono recati in Patriarcato per un ricevimento.
La mattina seguente il cardinale Foley è tornato al Santo Sepolcro in forma privata
per la Messa cantata delle ore 6.30. L’ha celebrata secondo l’intenzione dei Cavalieri
e delle Dame del mondo intero, pregando perché l’Ordine cresca nella fede e nella
santità, ma anche di numero. Perché, ha sottolineato S. Em.za, se essi saranno più
numerosi, potranno diffondere meglio il messaggio della Terra Santa e comunicare
al mondo la situazione dei cristiani del Paese. Ha anche ringraziato i francescani per
il loro apostolato specialmente nei Luoghi santi ed al Santo Sepolcro, invitandoli ad
evitare la tentazione della routine specialmente in questo cuore della cristianità: voi
avete una vocazione straordinaria - ha detto a voce alta.
L’occasione del pellegrinaggio del Gran Maestro dell’Ordine Equestre del Santo
Sepolcro è motivo per ricordare che la Custodia di Terra Santa, grazie al lavoro di
fra Michele Piccirillo, ha pubblicato Il Registro delle Investiture dal 1561 al 1847,
una testimonianza preziosa per gli storici che vi ritrovano i fac simile di ogni pagina
degli archivi francescani e le loro trascrizioni in carattere di stampa.
MAB
La Terra
dell’Italia
Santa
accoglie
gli
animatori
vocazionali
Gli animatori vocazionali delle Province francescane d’Italia hanno deciso di ritrovarsi, dall’otto al sedici gennaio, per il loro annuale convegno invernale in Terra
Santa. Compiono così un pellegrinaggio (per quasi la metà di loro per la prima volta)
nella Terra su cui posano sempre gli occhi del Signore, secondo l’espressione presa
dal libro del Deuteronomio e che accompagna i loro passi in questi giorni.
Dall’8 al 13 si soffermeranno nella città di Gerusalemme, in contatto diretto (liturgico-archeologico) dei luoghi santi; dal 13 al 18, invece, si ritroveranno a percorrere,
come Gesù, la regione della Galilea.
Il Convegno ha inizio con il benvenuto del Custode di Terra Santa che presiede
la Santa Messa di apertura nella chiesa di San Salvatore. Gli animatori vocazionali
saranno poi graditi ospiti per la cena nel refettorio del convento seguita da un’agape
fraterna nel divano, dove con canti francescani, hanno unito nella festa i confratelli
di Gerusalemme con quelli giunti dall’Italia.
Durante le visite ai santuari, sono previsti momenti di condivisone e tre incontri
a tema. Il primo di questi, Gerusalemme: luogo della Passione si è svolto presso lo
SBF con l’intervento di fra Frédéric Manns. Alle 8.00 i partecipanti (37 in tutto, con
la presenza nel gruppo di alcune suore di diversi istituti femminili francescani) si
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sono recati nella cappella della Condanna dove la loro guida, fra Piermarco Luciano,
ha offerto una breve spiegazione del santuario. Nella Cappella della Flagellazione
hanno poi recitato le Lodi.
Accolti in una delle aule della Facoltà, il Padre Decano Claudio Bottini, ha presentato loro la realtà dello Studium Biblicum Franciscanum. Ha fatto seguito l’incontro
con il padre Manns, e un rinfresco offerto dalla fraternità, dopo il quale dall’alto del
nostro terrazzo hanno ammirato il panorama della città di Gerusalemme. Le loro
visite sono quindi proseguite dirigendosi verso i santuari del Monte degli Ulivi.
George W. Bush a Betlemme
In questi ultimi giorni a Betlemme c’erano tanti semplici e pii pellegrini venuti
ad adorare Bambino Gesù nella storica Grotta della sua nascita. Ma le telecamere si
sono focalizzate su un personaggio della grande politica mondiale: George W. Bush,
presidente degli Stati Uniti.
Giovedì 10 gennaio su Betlemme sono stati addottati straordinari mezzi di sicurezza. La città sembrava morta. La strada principale e la piazza della Mangiatoia sono
state chiuse dalle prime ore del mattino. Ai commercianti della zona è stato imposto
l’obbligo di tenere chiusi i negozi. Centinaia di poliziotti hanno controllato tutto il
precorso della delegazione americana. Sul tetto della basilica della Natività e sugli
edifici vicini sono stati dislocati i tiratori scelti. Per tutta la mattinata nessun gruppo
di pellegrini ha potuto entrare a Betlemme per visitare i santuari.
Il presidente Bush è arrivato in basilica poco dopo le 14.00. Nell’atrio i superiori
delle comunità ortodossa e armena, e il Custode di Terra Santa hanno dato il saluto
di benvenuto all’illustre pellegrino. Osservando il regolamento dello Statu quo e le
ferree norme di sicurezza, sono stati i greci ortodossi con il patriarca Teofilo III ad
accompagnare il Presidente Bush nella basilica; gli Armeni l’hanno salutato nella
parte loro riservata; il Custode, fra Pierbattista Pizzaballa insieme a fra Athanasius
Macora l’hanno accolto e guidato nella chiesa di Santa Caterina. Nella grotta di San
Girolamo, fra Athanasius ha letto il brano evangelico della natività. Il presiedente
degli USA era molto attento a ciò che gli veniva spiegato, ha osservato con attenzione ogni luogo visitato e ha dimostrato commozione e religioso rispetto in questo
Luogo Santo.
Su specifica richiesta della Casa Bianca, il presidente è poi sceso da solo nella
Grotta della Natività per un momento di preghiera personale.
La visita che è durata complessivamente circa 45 minuti, concludendosi nel chiostro di san Girolamo. Ai giornalisti il presiedente Bush ha detto che si sentiva molto
toccato da questa visita e ha aggiunto: Per noi cristiani credenti non c’è un posto
più sacro.
JK
71
Il Presidente Bush visita Cafarnao
10-11 gennaio. Il Presidente Bush in visita in Medio Oriente, ha voluto caratterizzare il suo soggiorno in Israele e nei Territori dell’Autonomia palestinese da qualche
visita ai Luoghi Santi. Erano previsti dal programma: la basilica della Natività a
Betlemme e, in Galilea, Cafarnao e il Monte delle Beatitudini.
Il meno che si possa dire è che una visita del Presidente degli Stati Uniti d’America
da’ luogo a controlli drastici da parte dei servizi segreti sia americani che israeliani.
I Luoghi santi sono stati visitati e rivisitati, ispezionati e reispezionati. Alle 5.30 di
questa mattina, venerdì 11 gennaio, gli agenti di sicurezza erano già alle porte del
convento francescano di Cafarnao per prendere possesso dei luoghi. Alle 8.00, il
piccolo villaggio di pescatori aveva l’aspetto di un campo militare. Non c’era fiore
che non fosse stato annusato dai cani dell’unità cinofila, poi di nuovo sondati da pioli
che rilevano la presenza di esplosivi. Le ispezioni si sono moltiplicate, la polizia ha
circondato completamente l’area della proprietà.
Il presidente Bush è arrivato con un po’ di ritardo, preceduto da un’orda di giornalisti e da un’armata di guardie del corpo. È stato accolto dal Custode di Terra Santa,
fra Pierbattista Pizzaballa e da fra Peter Vasko, di origine americana. Solo loro due
sono stati autorizzati a guidare il Presidente che era accompagnato da Condoleezza
Rice. La visita è iniziata nella Chiesa che sovrasta, per proteggerla, la casa di san
Pietro. L’audacia architettonica della costruzione ha impressionato Gorge W. Bush.
La visita è proseguita sulla riva del Lago, poi, al ritorno, presso la casa di Pietro, il
Custode ha continuando a spiegare l’evoluzione storica di questo villaggio di pescatori che, al tempo di Gesù, poteva già contare 1500 anni di vita. Il giro è terminato
con la visita della sinagoga del V secolo, costruita sui resti di quella del tempo di
Gesù. Ad ogni tappa di questo giro di visita, fra Peter Vasko ha letto al Presidente,
in inglese, un passo della Bibbia concernente il sito di Cafarnao. Il Presidente e
Condoleezza Rice ascoltavano molto attentamente le Sacre Scritture così come le
spiegazioni che venivano offerte, non esitando a chiedere alcune precisazioni.
L’atmosfera di questa giornata radiosa è stata rilassata. Si capisce che il servizio di
sicurezza che accompagna il Presidente, lo rende tranquillo e rilassato.
Al momento della partenza, egli ha salutato calorosamente la comunità francescana presente e le Suore del Catechismo che servono il convento di Cafarnao. Ha avuto
per tutti parole gentili, proponendosi lui stesso di posare con ciascuno per le foto
ricordo. Ha anche raccomandato alla preghiera delle persone presenti il buon proseguimento del suo viaggio in Medio Oriente e la causa della pace in questa parte del
mondo. Il corteo delle auto si è quindi recato sul Monte delle Beatitudini dove è stato
accolto dalla comunità delle Suore Francescane del Cuore Immacolato di Maria.
Non appena partito il Presidente, un’altra armata di agenti ha cancellato tutte le
tracce che il servizio di sicurezza aveva disseminato. Sic transit gloria mundi.
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Alle ore 15.00 un gruppo di pellegrini era atteso per celebrare la Messa; poi ne
sarebbe seguito un altro alle ore 17. A Cafarnao la vita ha ripreso il suo corso.
MAB
Al Terra Sancta College di Gerusalemme
Franciscan Multimedia Center
si inaugura il
Sabato 12 gennaio. Per parlare della nascita del Centro Multimediale francescano
che stiamo inaugurando, bisogna risalire ai voti espressi al termine del capitolo custodiale del 1998; della necessità cioè di creare un Centro Culturale della Custodia
di Terra Santa che comprendesse anche la possibilità di offrire ai giornalisti e alle
Televisioni le informazioni utili per far conoscere la Terra Santa e il messaggio dei
Luoghi santi in tutto il mondo...: comincia così la breve presentazione sulla nascita
del Franciscan Multimedia Center (FMC) che fra Dobromir Jasztal, economo custodiale, fa durante il rito di benedizione del Centro ospitato al Terra Santa College.
La festa ha coinvolto un centinaio di persone, con la gradita partecipazione del
Nunzio apostolico, mons. Antonio Franco.
La cerimonia è iniziata alle ore 16.30 con un canto in portoghese, perché la Custodia ha affidato il Centro alle cure della Comunità brasiliana Canção Nova, la cui
missione, ha poi specificato il suo fondatore, don Jonas Abib sdb, è l’evangelizzazione attraverso i mezzi di comunicazione sociale.
Dopo il saluto e la preghiera, fra Athanasius Macora, superiore del Terra Santa
College da’ il benvenuto di accoglienza a questa nuova realtà custodiale che occupa
un’intera ala del primo piano del College. Otto stanze diversamente arredate per i
diversi usi, un salone, due studi convergenti ad un’attrezzatissima cabina di controllo, sistemi meccanici e elettrici di suono, luci, un centro digitale avanzato per dire la
Terra Santa, dalla Terra Santa a tutto il mondo.
La Parola di Dio (Eb 4, 12-16), ricorda la necessità di vivere secondo la verità
nella carità, e la lettura del brano evangelico di Mc 16, 14a. 15-20 (Andate in tutto il
mondo e predicate il vangelo a ogni creatura), dà la nota di questa celebrazione e lo
scopo di questo Centro. Come spiegheranno ora le parole del Fondatore di Canção
Nova, e quelle di Maria di Lourdes Nunes, responsabile della loro comunità che vive
qui da 3 anni con lo scopo specifico di fornire direttamente notizie della Terra Santa
alle televisioni e agenzie di informazione cattoliche del continente latino-americano.
Dopo le parole dell’economo sulla storia del Centro fino ai ringraziamenti per tutte
le persone che hanno seguito ed eseguito i lavori per la sua strutturazione, fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, fa una breve riflessione sullo spirito e le
motivazioni del FMC. La fatica, il superamento delle inevitabili difficoltà, i quattro
lunghi anni di preparazione e di lavoro, i problemi economici non indifferenti, e la
caparbietà, la volontà di dare vita ad un servizio del quale si conosce bene la neces73
sità, l’utilità, la positiva diversità anche. Perché la Terra Santa non è solo un conflitto
interminabile, ma ha qualche cosa di unico, di bello e di buono, da dire agli uomini
del nostro tempo e di tutti i tempi. Un Centro al centro di una Terra che tutti ci interpella, in primo luogo i cristiani (tutti i cristiani, non solo i cattolici), che possono
vantare non tanto grandi e potenti mezzi di comunicazione sociale, ma una rete fittissima di giornali, televisioni, piccole realtà efficaci per giungere al cuore della gente
nei posti più diversi del pianeta.
Per dire una Terra Santa diversa, per dire dalla Terra Santa una parola di speranza,
i mezzi di comunicazione sociale svolgono un compito importante. Per questo si è
pregato in inglese, portoghese, italiano per terminare con un Padre nostro pregato
ognuno nella propria lingua.
Dal salone delle conferenze, i partecipanti si sono spostati nei locali del Centro
dove ha avuto luogo la benedizione di tutte le stanze e degli studi, mentre i canti
accompagnavano il rito che si concluso al canto dell’Ave Maria.
L’intercessione di San Francesco e Santa Chiara (che è patrona della televisione),
erano stati invocati da Maria di Lourdes, al termine del suo discorso, quando dopo
aver ricordato che anche Telepace è presente al FMC, ha ringraziato il Custode per
aver creduto e aver avuto il coraggio di investire in un progetto così difficile ma
allo stesso tempo tanto necessario e urgente per la Terra Santa, aggiungendo: Tutti
senza eccezione fate parte di questo progetto. La sfida è grande e abbiamo bisogno
di aiuto. Abbiamo gli strumenti, le idee, la creatività, un po’ di fantasia. Ma voi siete
testimoni di una storia. Siete la buona notizia che vogliamo far vedere dalla Terra
Santa.
IB
L’esercizio dell’autorità al servizio della fraternità,
Incontro di Formazione per i Guardiani ad Ain Karem
24-25 gennaio. Nell’ambiente sereno e accogliente del Convento di San Giovanni
in Montana, ad Ain Karem, si è svolto il secondo incontro di formazione per i guardiani e i superiori di comunità. Dopo il primo incontro, celebrato a novembre sul
monte Tabor, c’era in tutti un vivo desiderio di incontrarsi ancora, per approfondire
sempre meglio le linee fondamentali di un servizio delicato ed insostituibile alla
vita religiosa. Nella società contemporanea, così profondamente segnata dall’individualismo e dall’autonomia, il ruolo del guardiano potrebbe apparire inefficace o
superfluo. Ma nel Magistero della Chiesa, come anche nella tradizione spirituale
francescana, l’animazione della vita fraterna appare come un servizio prezioso, dalle
caratteristiche fortemente carismatiche.
I guardiani si sono posti dunque in atteggiamento di ascolto, di dialogo e di riflessione critica, per vagliare le condizioni di un più efficace esercizio. Fra Carlo
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Serri il primo giorno ha svolto una conferenza sul tema L’esercizio dell’autorità al
servizio della fraternità. È stata così offerta la possibilità di riflettere su importanti
testi programmatici dell’Ordine, come il Documento finale del Consiglio Plenario di
Guadalajara, ed altri insegnamenti incisivi del Ministro Generale. La riflessione si
è aperta all’ascolto di documenti ecclesiali di rilevanza teologica e spirituale, come
Vita Consecrata o Vita fraterna in comunità. Si è riflettuto sulle prospettive fondamentali che hanno guidato le scelte recenti dell’Ordine in campo formativo e poi
sulle esigenze di un’autorità esercitata come servizio alla fedeltà carismatica della
fraternità. La fatica e la responsabilità del servizio fraterno sono stati inquadrati nella
pedagogia del quotidiano, che sa coniugare l’assoluto dei valori con la pazienza della
carità. Il guardiano è comunque chiamato ad essere artefice di dialogo e di unità,
riconducendo le inevitabili diversità personali all’armonia dell’obbedienza di fede.
Nonostante le umane limitazioni, tutti sappiamo che primo compito della vita consacrata è di rendere visibili le meraviglie che Dio opera nella fragile umanità delle
persone chiamate (VC 20). Lo stupore dell’incontro con Dio, la capacità di amare
e venerare la Sua presenza tra noi, ci rendono testimoni credibili di un dono che ci
supera infinitamente.
I guardiani hanno poi dedicato molto tempo ai lavori di gruppo e alla condivisione,
per calare questi insegnamenti nelle realtà concrete della vita della Custodia. L’atteggiamento generale era caratterizzato da franchezza e realismo, congiunti sempre
al desiderio di imprimere una svolta positiva alla qualità della nostra vita. Non ci
siamo nascosti i problemi, non abbiamo edulcorato realtà dolorose, ma sempre sostenuti da uno sguardo di fede, convinti che la nostra vita appartiene a Dio, e che Lui
solo è guida e maestro del nostro cammino. Il secondo giorno fra Dobromir Jasztal
ha guidato una condivisione sul tema Alcune questioni economiche di competenza
del guardiano. La carità fraterna ha anche risvolti materiali e giuridici, che toccano
il servizio dei guardiani. È importante saper accogliere con intelligenza e praticità
quelle norme e quelle indicazioni che mirano a rendere la vita fraterna più efficiente
e rispettosa del bene.
Tutto l’incontro è stato inquadrato e sostenuto dalla preghiera, elemento fondamentale di ogni itinerario di formazione permanente. Fra Athanasius Macora e fra
Nicolás Marquez-Gutiérrez hanno presieduto l’Eucaristia, mentre fra Ricardo M.
Bustos ha presieduto i vespri e l’adorazione eucaristica. La fraternità cresce nell’esperienza, umile e costante, della preghiera comunitaria. È il Signore che fa maturare nella fede i suoi discepoli; e dunque i frati sono chiamati a nutrire incessantemente la loro vocazione con la ricerca insonne del volto di Dio.
L’accoglienza gioiosa e limpida della comunità di postulantato di Ain Karem ha
certamente giovato molto a creare, in tutti, un clima di serena speranza.
fra Carlo Serri ofm
75
Un nuovo sacerdote per la Custodia
Sabato 26 gennaio. Nella Basilica dell’Annunciazione, piena di gente, in una cornice resa davvero gioiosa per i fiori, i ceri, e i tanti colori che si fondevano armoniosamente a creare un’atmosfera familiare e solenne, Mons. Michel Sabbah, patriarca
di Gerusalemme, ha conferito l’ordinazione presbiterale a fra Fadi Shalluffi, nella
sua città natale che l’ha accompagnato stringendosi attorno a familiari e parenti con
ammirazione e fraterna partecipazione. Fra Fadi proviene dalla comunità greco ortodossa e il parroco che l’ha battezzato è stato un po’ l’invitato speciale alla celebrazione eucaristica dove, se non ha potuto partecipare pienamente, era pur sempre il
parroco che ha accompagnato i suoi primi passi nella fede. Per i cristiani di Nazareth
è stata dunque una festa di famiglia e questo clima si è sentito e ha coinvolto tutti, sia
durante la Messa con la partecipazione attenta e curiosa al rito dell’ordinazione, sia
al momento conviviale che è seguito nel convento francescano.
Nei locali del centro dell’Azione Cattolica, poi, la cena ha visto riuniti attorno al
neo-sacerdote e alla sua famiglia, i molti amici e confratelli venuti da lontano per
partecipare a questa giornata speciale che segna l’inizio del nuovo ministero di fra
Fadi che ora rimane a Nazareth come vice-parroco.
IB
Visita del Presidente israeliano Simon Peres a Nazareth
Lunedì 28 gennaio. Alle ore 11.30, in anticipo sul previsto, è arrivato al Santuario
dell’Annunciazione, il Presidente dello Stato d’Israele, Shimon Peres. Ad attenderlo, oltre alla Fraternità francescana del Convento della Ss.ma. Annunziata, c’erano i
due Sindaci della città (Nazareth antica e Nazareth Illit); Mons. Boulos Marcuzzo,
Vicario Patriarcale, ed altre personalità del mondo politico, religioso e culturale di
Nazareth. Dopo il breve saluto di benvenuto, il corteo si è avviato verso la Basilica
superiore, dove il Presidente Peres ha pronunciato un discorso in ebraico, al termine
delle spiegazioni relative al complesso della Basilica.
La Visita del Presidente prevedeva una breve visita alla Grotta venerata, cui doveva seguire lo scoprimento di una cabina informatica (kiosk), dove i visitatori del
Santuario potranno accedere a notizie dettagliate sulla Città di Maria. Ma la visita
del Presidente ha dovuto modificare l’itinerario a causa di una manifestazione di
protesta sulla strada di fronte al Santuario, e il programma non è stato rispettato per
motivi di sicurezza. Il Municipio è rimasto alquanto deluso, perché non si è potuto
cogliere l’occasione di mostrare a tutti questa sua iniziativa che va a vantaggio della
Città e di tutti quelli che vi giungono per turismo o pellegrinaggio.
RB
76
Visita del Ministro generale in Libano
Mercoledì 13 Febbraio: inizio della Visita in Libano di fra José M. Carballo,
accompagnato dal Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa.
Arrivati da Damasco, con la pioggia e la neve, andando verso Yarze, il Custode
propone al Ministro Generale di fare una visita lampo alle Sorelle Clarisse che abitano vicino. Esse sono molto sorprese e molto contente di accoglierli nel loro monastero. Ricorda loro l’interesse di Francesco per Chiara e le sue sorelle.
Poi il viaggio prosegue per Beirut dove arrivano verso le dodici e mezzo. I Fratelli del convento Sant’Antonio di Harissa con il loro Guardiano, fra Angelico Pilla,
erano gia arrivati per accoglierli insieme alla fraternità di Beirut. Il Guardiano del
convento di San Giuseppe di Beirut fa loro un breve discorso di benvenuto prima del
pranzo che si svolge in atmosfera cordiale e semplice. Il Guardiano informa il Ministro Generale del programma pomeridiano: visita al centro di spiritualità e incontro
con le famiglie francescane.
La situazione nel nostro quartiere di Gemmayze è un po’ delicata: domani ci sarà
una manifestazione nella vicina piazza dei cannoni, per l’anniversario dell’assassinio del primo ministro Hariri, e la polizia e l’esercito vigilano, facendo togliere tutte
le macchine parcheggiate nel quartiere. È a causa di questa situazione che pochi
studenti saranno presenti al Centro.
Verso le cinque del pomeriggio, come convenuto, il Ministro Generale riceve nel
salone del convento le quattro suore Clarisse: la nuova Badessa libanese, suora Marina, la Vicaria suora Jeanne d’Arc, una suora coreana ed una filippina.
Verso le 17.30 poi, accompagnato da fra Halim passa a visitare il Centro di spiritualità francescana. Entra nell’aula dove fra Joseph Costantin, Guardiano del Convento, sta spiegando ai pochi studenti presenti le ammonizioni di San Francesco. Il
Ministro saluta gli studenti, dice loro qualche parola di incoraggiamento, poi partecipa ad una pausa di ricreazione nel grande salone del Centro. Qui si sono radunati
i pochi studenti insieme ai chierici cappuccini, qualche chierico conventuale con i
professori e alcune signore terziarie, insieme alle nostre terziarie. Il Generale, con
accanto il Custode, siedono al centro del semicerchio. Sono presenti i due Padri Provinciali: fra Tanos Rizik ofm cap, fra Cesare Essayan ofm conv, la Madre Generale
delle suore cappuccine della Croce, Suor Antoinette delle Suore Francescane Missionarie di Maria, e le quattro suore Clarisse.
L’incontro inizia con il cantico di Frate Sole in arabo, quindi fra Joseph Costantin,
rivolge una parola di benvenuto al Ministro Generale, ringraziandolo della sua visita
in un momento delicato e difficile per il Libano. Ringrazia pure tutti i presenti. Fra
Cesare spiega in breve lo scopo e il funzionamento del Centro di Spiritualità.
Il Ministro Generale ci parla della preparazione del giubileo del 2009 in collabora77
zione con le famiglie francescane; dell’importanza della formazione; e insiste sulle
esigenze richieste all’inizio dell’itinerario vocazionale. Alle Clarisse raccomanda di
essere soprattutto contemplative; alle altre suore di essere fermento nel mondo; e
finalmente alle terziarie di essere laici nel mondo impegnati e sostenuti dalla spiritualità francescana.
Più tardi arriva la Madre Generale delle Suore della Croce: essa invita il Ministro
Generale, il Custode ed i frati di Terra Santa a partecipare alla beatificazione del loro
fondatore, il Servo di Dio Abouna Yacoub che è prevista per il 22 giugno qui in Libano. Invita anche il Ministro Generale ad una visita alla tomba di Abouna Yacoub. Fra
Halim suggerisce che ciò sarà possibile il mattino dopo, prima di andare dal vescovo
dei Latini, Mons Boulos.
Fra Ibrahim fa da traduttore al Ministro Generale, qui e durante tutta la sua breve
visita al Libano.
Si termina con il canto Laudato siì o mi Signore, in italiano ed in arabo (Mubarakon).
Le nostre terziarie offrono un rinfresco a tutti i presenti.
Dopo cena il Custode, su suggerimento di fra Ibrahim, per evitare supposti pericoli
o chiusura di strade, decide di andare a pernottare con il Ministro Generale a Harissa,
contrariamente al programma preparato da tempo. Naturalmente noi frati di Beirut
insieme a fra Najib Ibrahim, rimaniamo a dormire a Casa. È stata una delle notti più
tranquille afferma fra Nagib, la cui stanza dà sulla strada, il mattino dopo. Quando
partiamo al mattino dopo verso le 8, troviamo tutte le strade aperte.
Giovedì14 febbraio: come convenuto, sotto una pioggia abbondante e fredda, c’incontriamo con il Ministro Generale al convento di Santa Croce delle Suore francescane. La Madre Generale, suor Marie Makhlouf dopo aver ringraziato il Ministro
Generale per aver accettato l’invito a visitare la tomba di Abouna Yacoub, illustra
l’attività delle Suore soprattutto in campo ospedaliero. Esse hanno, nella casa di Santa Croce, il più importante ospizio psichiatrico del Medio Oriente. Il Ministro Generale, rivolgendosi soprattutto alle molte suore giovani che partecipano all’incontro,
torna a parlare dell’importanza della formazione; e incoraggia ad espandere l’istituto
ad extra, oltre il Libano, per non rimanere una congregazione chiusa su se stessa.
Segue quindi una sosta di preghiera alla tomba del Venerato Abouna Yacoub.
Sempre sotto una pioggia battente, andiamo verso Giáita, dal Vescovo Vicario
Apostolico dei Latini, già Vescovo dei Latini in Iraq, prima di essere nominato per
il Libano. Mons. Boulos Dahdah, ex provinciale dei Carmelitani, parla benissimo
l’italiano. Il Ministro Generale lo ringrazia per l’appoggio che da ai frati Francescani, e gli chiede se desidera fare qualche osservazione. Il Vescovo gli risponde: Non
bisogna cambiare troppo spesso il personale religioso francescano!
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Andiamo a Bkerke (Bikorke, nelle nostre cronache antiche) a far visita al Patriarca
Maronita, il Cardinale Nosrallah Sfeir. La sede patriarcale si trova a metà salita verso Harissa, dove ci aspetta un gruppo di giornalisti e fotografi. Il Patriarca ci accoglie
con molta gentilezza e cordialità. Lo scambio avviene in lingua francese. Il Ministro
Generale esprime la propria solidarietà e quella dei frati al Patriarca ed ai libanesi
assicurandolo della nostra preghiera per questo martoriato Paese.
Finalmente l’ultima visita al Nunzio, Mons. Luigi Gatti, la cui sede si trova accanto al Santuario della Madonna di Harissa. Naturalmente si parla italiano! il Ministro
Generale ringrazia dell’appoggio dato ai frati nel passato, in Terra Santa ed in Siria,
quando il Nunzio ha servito quelle due sedi. Il Nunzio parla della situazione politica
e dei riflessi negativi di questa sulla presenza dei cristiani in Libano.
Concludiamo così le nostre visite protocollari verso mezzogiorno, e data la vicinanza dei vari luoghi, il Ministro Generale, accompagnato da fra Ibrahim, riesce a
compiere una breve sosta di preghiera al vicino santuario della Madonna del Libano,
prima di accedere al convento di Sant’Antonio dove la Fraternità di Harissa ci offre
un pranzo ben preparato dalla signora Baha, la cuoca.
Alle ore16 ci troviamo tutti nel divano del convento per un incontro con il Ministro
Generale, che ci espone i seguenti temi: la preparazione all’VIII centenario della
Regola per il 2009, al termine di questi tre anni di cammino; il discernimento circa la
nostra vocazione personale e comunitaria oggi; la progettazione del futuro secondo
quanto ci richiede il Signore e San Francesco; la celebrazione del dono della nostra
vocazione.
Ci parla della formazione che deve essere esigente specialmente all’inizio del cammino e dell’importanza della formazione permanente.
E finalmente ci svela l’idea di un progetto di un’entità che comprenda la Siria, il
Libano, e la Giordania, dipendente dalla Custodia di Terra Santa. Questa autonomia
è richiesta a causa delle difficoltà legate alle frontiere e alle distanze. Si dovrà sempre salvaguardare l’internazionalità. L’Ordine manderà uno specialista per studiare
questa proposta insieme ai frati.
È seguito uno scambio di opinioni sui temi proposti, cominciando proprio dall’entità dipendente: la maggioranza ha espresso giudizio negativo, per le differenze
culturali, sociali, politiche, molto gravi. Qualcuno ha perfino proposto di formare
due entità, una libanese e l’altra siriana, per non dipendere dalla Siria, in particolare
in questa situazione di difficoltà tra i due popoli.
Si è toccato l’argomento della formazione permanente, che comprende anche coloro che si definiscono come Under ten. Si è parlato pure della promozione vocazionale, come anche della necessità di collaborazione tra le due fraternità.
Si termina l’incontro con una parola del Custode che ringrazia, anche a nome di
tutti i frati, il Ministro Generale e il Guardiano di Beirut.
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L’ultimo atto di questa giornata, è un atto liturgico: una concelebrazione eucaristica
ci vede uniti nella preghiera con la gente che frequenta la Cappella, con le Suore che
non sono potute venire a Beirut la sera prima, e con alcune Terziarie del convento di
Beirut. La Santa Messa è stata celebrata in francese e in latino, con il Pater cantato
in arabo. La corale ha eseguito i canti in arabo, italiano e latino.
Con parole semplici il Ministro Generale esprime la sua gioia, come successore di
San Francesco, di celebrare l’Eucaristia con cristiani del Libano, per incoraggiarli
ad essere testimoni come lo fu Francesco, portando la Pace e l’Amore nonostante le
tante difficoltà di questo nostro tempo.
Dopo la Messa tutti sono stati invitati ad un piccolo rinfresco.
Noi frati di Beirut, per prudenza torniamo subito al convento. Non incontriamo
nessuna difficoltà per strada; tutto è tranquillo. Molta paura per niente.
Così termina per noi l’importante e storica visita del Ministro Generale, fra José
M. Carballo, al quale siamo molto grati.
fra Giuseppe Costantin ofm
Cronaca della visita del Ministro Generale e del Custode
Terra Santa in Siria
di
Il 9 febbraio 2008 resterà una data indimenticabile per i frati minori che operano
in Siria: il successore di San Francesco, fra José Rodriguez Carballo, Ministro
generale, ha visitato questa terra di missione che appartiene alla Custodia di Terra
Santa. A riceverlo all’aeroporto di Aleppo nella tarda serata erano presenti tutti i frati
di Aleppo con il Custode di Terra Santa.
L’indomani, alle ore 9.30, il Ministro Generale ha incontrato il Vicario Apostolico
di Aleppo, mons. Giuseppe Nazzaro ofm, che lo ha accolto calorosamente. Dopo
una breve sosta, è stato accompagnato dal sig. A. Hajjar a visitare la città vecchia di
Aleppo: la moschea ommayyade, il suk, la cittadella e il nostro ex convento e scuola
di Scibani, che risale al XV secolo. A pranzo erano presenti tutti i frati del nord della
Siria che lavorano nelle missioni dell’Oronte, accompagnati dalle Suore Francescane
del Cuore Immacolato di Maria che cooperano con loro. Alle 15,30 si è poi tenuto un
incontro con tutte le famiglie francescane che operano nel nord della Siria, seguito da
un incontro con i frati. Il Ministro Generale ha esortato i frati ad essere consapevoli
delle piaghe che affliggono la società, e ha loro chiesto di essere autentici testimoni
di Cristo e di San Francesco. Alle ore 18 il Generale ha presieduto, nella cattedrale
di S. Francesco, una messa solenne in lingua araba, in occasione della giornata del
malato, concelebrata da tutti i frati e alla quale hanno partecipato numerosi fedeli.
Terminata la celebrazione i fedeli hanno manifestato il loro benvenuto al Generale,
con un festoso incontro nel salone parrocchiale. Alle 21.30 si è poi tenuta una cena
con tutti i vescovi cattolici e i superiori dei religiosi che lavorano in Aleppo.
80
Il giorno 11, di buon mattino, il Ministro Generale, accompagnato dal Custode,
fra Hanna Jallouf e fra Romualdo Fernandez, si è diretto alla volta di Damasco.
Durante il viaggio si è compiuta una deviazione per visitare le monumentali rovine
della città di Palmira. Prima di arrivare a Hama, a Tayyeb-el-Iman, c’è stata una
sosta per ammirare i bellissimi mosaici d’una chiesa dell’anno 442, dove l’Istituto
Francescano del Monte Nebo ha cooperato col governo siriano nell’allestimento di
un museo dove sono protette queste antiche, straordinarie ricchezze d’arte cristiana.
A Palmira si è giunti verso mezzogiorno. Subito si è fatto visita al grandioso tempio
di Beel, il colonnato del Cardo Maximus, il teatro, il senato, l’agorà - una delle meglio conservate del mondo greco-romano - e ad altri templi della città, il museo e le
tombe in forma di torri. Poi si è proseguito il viaggio verso Damasco, giungendovi
alle 18. Qui il Generale ha pernottato nel convento plurisecolare della parrocchia di
Bab-Touma.
Martedì 12, si è concelebrata la Santa Messa sulla tomba dei Beati Martiri di Damasco, trucidati nella rivolta drusa del 1860 e beatificati nel 1927. Dopo la colazione ci siamo recati presso il convento-parrocchia di Sant’Antonio, nella parte nuova
della città, dove ci aspettava il guardiano-parroco fra Filippo Mistrih, Delegato del
Custode per la Siria e Libano. Alle ore 9 si è radunato il piccolo gruppo dei frati di
Damasco, ai quali si è aggiunto fra Rachid Mistrih venuto da Amman per l’occasione. Il Ministro Generale ci ha incoraggiato a celebrare con la più grande gioia il
Centenario della fondazione dell’Ordine, che si sta’ preparando già dal 2006. Ci ha
ricordato in breve ciò che comporta questo anniversario: il discernimento, proiettandosi in avanti ben radicati nel Vangelo, la Regola e le Costituzioni; la dinamica
fraterna; l’importanza dei valori; la celebrazione del dono della vocazione, con gioia
e stupore, come un dono appunto, da restituire al Signore nella vita fraterna. Tutto
culminerà nell’anno 2009 con una solenne rinnovazione della professione religiosa.
Inoltre, il Santo Padre ha proclamato il 2008-2009 come anno di san Paolo, e proprio a Damasco abbiamo i due santuari dell’apostolo delle genti. È pure l’anno della
Parola di Dio - tema del Sinodo dei Vescovi - che ci aiuterà ad approfondire la Sacra
Scrittura, e in modo speciale le lettere paoline. Il Ministro Generale ha esortato i frati
a trasformare quanto prima questi eventi mondiali in atti concreti di celebrazione.
Il Ministro Generale è quindi passato a un altro argomento: la ristrutturazione dell’Ordine e il futuro della nostra presenza in Libano-Siria, insistendo sull’urgenza
della pastorale vocazionale, nella quale tutti i frati sono chiamati a impegnarsi.
Alle ore 10.30 i frati si sono recati nel salone parrocchiale dove erano attesi da
religiose di due Istituti francescani: le religiose Francescane Missionarie di Maria
e le suore Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria. Il Ministro
Generale, in un contesto più ampio ci ha ripetuto le idee della celebrazione del VIII
Centenario, pregando tutti di collaborare e partecipare a questi grandi avvenimenti.
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Dopo questo incontro il Ministro Generale, con i religiosi e le religiose, si è recato
in visita al monastero-santuario della Madonna di Saidnaya, meta di pellegrinaggi
dal VI secolo fino ad oggi, dove si venera una icona della Madre di Dio che fu portata da Gerusalemme nel secolo VI e che si crede fatta da san Luca. Dopo pranzo
si è visitato un terreno dove la Custodia di Terra Santa intende realizzare un centro
giovanile. Quindi si è proseguito il viaggio verso Maalula, cittadina cristiana, dove
si parla ancora l’aramaico, la lingua di Gesù, e si è visitato l’antico monastero di san
Sergio, con le sue belle icone e l’altare maggiore (del secolo IV), dove si uniscono il
simbolo della mensa e l’aspetto sacrificale dell’Eucaristia. Ritornando alla capitale,
si è reso visita al Nunzio Apostolico, che nonostante fosse raffreddato, ha ricevuto il
gruppo con disponibilità e grande affetto fraterno. Ci si è quindi rimessi in viaggio,
visitando il santuario della Conversione di san Paolo (il Memoriale), presso il quale
oltre al ricordo-celebrazione del grandioso mistero della grazia divina, per volontà
espressa di Papa Paolo VI si prega e si lavora per l’ecumenismo, per l’unione delle
chiese d’Oriente. Dopo cena, si è visitato il santuario, dove si sta realizzando una
piccola cappella in occasione dell’anno paolino.
Il 13, di buon mattino, si è celebrata la santa Messa nel santuario di sant’Anania,
dove si fa memoria dell’accoglienza che il convertito Saulo ricevette dalla primitiva
comunità cristiana damascena. Al termine della colazione il Ministro Generale si è
recato alla volta di Beirut, accompagnato da fra Ibrahim Sabbagh
fra Hanna Jallouf ofm
fra Romualdo Fernandez ofm
Convegno
Custodia
dei formatori e animatori vocazionali della
17-24 febbraio. Si è tenuto - a Roma e ad Assisi - il terzo Convegno dei Formatori e Animatori Vocazionali della Custodia di Terra Santa. Organizzato dal Consiglio di Formazione e Studi si è avvalso della collaborazione di fra Bruno Varriano,
Animatore Vocazionale Custodiale e per l’Europa. Vi hanno partecipato 18 frati: il
Segretario per la Formazione e Studi, il Moderatore per la Formazione Permanente,
i Maestri di formazione, il Decano della Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia,
gli Animatori Custodiali e Regionali per le Vocazioni, e alcuni frati che collaborano
nella pastorale vocazionale.
Il Convegno si è aperto Domenica 17 febbraio con una giornata di ritiro a Fontecolombo, animata da fra Angelo Ferro, Guardiano di quella fraternità.
La prima parte del Convegno si è tenuta a Roma (18 - 20 febbraio) nella Pontificia
Università Antonianum, in un’aula che il Rettore Magnifico fra Johannes Baptist
Freyer ci ha gentilmente messo a disposizione. I partecipanti hanno ascoltato le relazioni del Dr. Mario Becciu, Psicologo Clinico e Direttore del Centro di Psicologia
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Preventiva, sul tema Sanità psichica e vita religiosa. Durante la permanenza a Roma
i partecipanti sono stati ospitati in Delegazione di Terra Santa, accolti fraternamente
da fra David Maria Jaeger, Delegato custodiale per l’Italia, e fra Gianfranco Pinto
Ostuni.
Gradito e fruttuoso l’incontro con il Ministro Generale al termine del quale abbiamo pregato insieme i vespri e che si è concluso con la cena in Delegazione.
Le celebrazioni eucaristiche sono state presiedute l’una da fra Johannes Baptist
Freyer, Rettore Magnifico della PUA, e il giorno seguente da fra David Maria Jaeger.
Il pomeriggio di Mercoledì 20, i partecipanti si sono trasferiti ad Assisi, accolti
dalle Suore Francescane Missionarie di Maria, a Santa Maria degli Angeli, per la
seconda parte del Convegno. Il tema: Lo studio del francescanesimo nelle diverse
tappe della formazione, è stato svolto da fra Noel Muscat, Segretario custodiale per
la Formazione e gli Studi.
Il Custode, fra Pierbattista Pizzaballa, ha trascorso un’intensa giornata di lavoro,
giovedì 21, toccando negli incontri con i partecipanti tutti i temi riguardanti la formazione, gli studi e l’animazione vocazionale.
Le giornate ad Assisi sono state anche caratterizzate dalle visite e dalle celebrazioni eucaristiche nei santuari della Porziuncola, San Damiano, Santa Chiara e San
Francesco. A San Damiano i partecipanti hanno incontrato i novizi, tra i quali si trova
anche fra Ulises Zarza, novizio della Custodia
Sabato 23, la conclusione del Convegno al convento/santuario de La Verna, dove si
è tenuta la riunione del Consiglio per la Formazione e gli Studi, al fine di concludere
i lavori sulla Ratio Formationis Custodiæ, che sarà presentata per l’approvazione
prima dell’estate. Domenica 24 febbraio si è tenuta la riunione del Consiglio degli
Animatori Vocazionali, e poi la verifica del Convegno.
La Messa nella cappella delle Stimmate ha concluso questo momento forte nella
vita di coloro che lavorano come formatori e animatori vocazionali in Custodia.
Il Convegno è un’occasione unica di incontro tra tutti i formatori e animatori vocazionali, specialmente con quelli che lavorano fuori dal centro, in Siria, Libano e
Giordania, a Washington, e a Buenos Aires.
fra Noel Muscat ofm
Il Cardinale Leonardo Sandri in visita a San Salvatore
Lunedì 25 febbraio. Sua Eminenza il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della
Congregazione per le Chiese Orientali, giunto domenica sera a Gerusalemme, ha
reso visita alle ore 11, al Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, e alla
comunità francescana di San Salvatore.
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Accolto nella sala della comunità del convento, è con parole calorose che egli ha
risposto al benvenuto del Custode. Durante i miei tre precedenti pellegrinaggi in
Terra Santa, avevo già avuto modo di scoprire il ruolo unico e insostituibile che ha
la Custodia di Terra Santa non solo per i Luoghi Santi, ma anche per i Cristiani di
questo Paese.
S. Em.za il Cardinale Sandri è stato nominato Prefetto della Congregazione per le
Chiese orientali il 9 giugno 2007, dal papa Benedetto XVI ed elevato alla porpora
cardinalizia durante il Concistoro di novembre dello stesso anno. Questo è il suo
primo viaggio in Terra Santa dopo la sua nomina.
Il Papa sa che sono qui, e ha voluto dare la propria benedizione a questo viaggio
e manifestare il suo sostegno non solo alle Chiese orientali ma a tutte le Chiese
presenti in Terra Santa.
Il Cardinale ha sottolineato la gratitudine della Congregazione e del santo Padre
per il lavoro realizzato dalla Custodia. Ha assicurato il proprio sostegno come responsabile della Congregazione, perché da ovunque nel mondo l’aiuto continui a
pervenire qui per le opere di solidarietà.
Il Santo Padre, così come io stesso, sappiamo che senza la vostra secolare presenza e malgrado tutte le difficoltà, la Terra Santa non sarebbe come noi ora la
conosciamo, e la presenza dei cristiani locali non si sarebbe potuta mantenere senza
il vostro aiuto.
Il Cardinale era accompagnato da alcuni collaboratori e dal Nunzio e Delegato
apostolico Monsignor Antonio Franco.
Sua Eminenza ha offerto al Custode una medaglia commemorativa del pontificato
di Benedetto XVI e a ciascuno dei frati presenti un’immagine della Vergine Maria,
che reca una invocazione per la pace*. Fra Pierbattista, a nome della Custodia gli ha
offerto come ricordo due opere artigianali in madreperla.
Il Cardinale e il suo seguito si sono recati, dopo questo incontro fraterno, sui tetti
del convento che offrono un magnifico panorama sulla Città Vecchia di Gerusalemme e i suoi dintorni.
Nel pomeriggio, tutti si sono ritrovati per l’entrata solenne di S. Em.za nella Basilica del Santo Sepolcro.
MAB
* La Santa Madre di Dio sostenga la nostra invocazione e ravvivi la certezza che
anche oggi il Signore può disarmare i cuori, le volontà e le mani e renderci strumenti
autentici della sua pace.
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Visita del cardinale
trovarmi”
Sandri: “È Pasqua perché sei venuto a
25 febbraio - 2 marzo. È a meta quaresima che S. Em.za il cardinale Leonardo
Sandri è venuto, per la prima volta dalla sua nomina a Prefetto della Congregazione
delle Chiese orientali, in visita in Terra Santa.
Gli sono stati resi tutti gli onori dovuti al suo alto ministero. Ha accumulato come
nessun altro Vescovo abitualmente, tutte le entrate solenni possibili. Quella al Santo
Sepolcro, benedetta dalla pioggia che ha accompagnato il corteo per le vie della Città
Vecchia di Gerusalemme; quella di Betlemme, in un primo pomeriggio assolato, facendo l’ingresso per l’antica via dei Patriarchi, attraversando l’enclave della Tomba
di Rachele e preceduto da una lunga fila di vetture venute da Beit Jala, Beit Sahour,
Betlemme e Gerusalemme; quella di Nazareth dove i Cristiani arabi di nazionalità
israeliana non hanno voluto essere da meno né come numero, né come accoglienza
calorosa.
Questa quasi maratona di solennità non ha impedito al Cardinale di lavorare. Il
suo programma, infatti, è stato molto intenso. Oltre ai rappresentanti delle Chiese
sorelle e separate, ha incontrato l’Assemblea degli Ordinari Cattolici di Terra Santa;
i seminaristi del Patriarcato latino a Beit Jalla; ha visitato l’Università di Betlemme e
alcune comunità religiose, fino alla vigilia della sua visita in Giordania. Il Cardinale
ha allo stesso tempo moltiplicato gli incontri privati, ma ha anche voluto rispondere
alle interviste di televisioni e radio cattoliche.
Ha potuto, in ognuna di queste occasioni, rinnovare l’appello fatto dal Papa stesso
per aiutare i Cristiani di Terra Santa attraverso, tra l’altro, la Colletta del Venerdì
Santo.
Si sente felice qui, Eminenza. - Si, sono molto felice. È la gioia contagiosa della
Terra di Gesù. È lui il nostro Salvatore. Abbiamo ricevuto da Lui la gioia, la pace,
la riconciliazione- nonostante noi- e nonostante quelli che cercano la divisione e la
guerra. Ma Lui, Gesù, è la nostra pace.
Il cardinale Sandri ha saputo trasmettere la gioia attorno a lui durante la sua visita.
Ma, ancora lui stesso ha dovuto anche seminare pace nel cuore dei problemi più
sensibili.
Alcune visite più intime hanno segnato il cuore della Custodia di Terra Santa: la
messa al Cenacolino, il convento francescano del Monte Sion; la Messa sulla Tomba
del Risorto; l’incontro con gran parte della comunità di San Salvatore (25 febbraio);
la Messa nella grotta della Mangiatoia a Betlemme(mercoledì 27) seguita da una rapida visita al convento della Natività; la cena a San Salvatore e il pranzo a Nazareth,
nel convento dell’Annunciazione.
Si è mangiato carne a San Salvatore in pieno mercoledì di Quaresima in suo onore! I francescani potranno ricordarsi questo apoftegma di San Benedetto da Norcia
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riportato da San Gregorio Magno nei suoi Dialoghi. Quando il Santo vivendo da
eremita aveva perso la nozione del tempo, ha ricevuto la visita di un prete: Alzati e
mangiamo, perché oggi e Pasqua gli disse il prete. L’uomo di Dio gli rispose: So che
è Pasqua, perché ho meritato di vederti.
Eminenza, Lei ha fatto vivere ai francescani della Custodia di Terra Santa la gioia
di Pasqua, non solo perché hanno meritato di vederla, ma perché in ogni incontro,
non ha mai mancato di incoraggiarli nella loro missione in Terra Santa.
Qui è la nostra casa, qui è anche la sua casa, come gli ha dichiarato il Custode
davanti alla Pietra dell’unzione al Santo Sepolcro. Ma non solo nei Luoghi santi,
ne è prova l’accoglienza calorosa e i cori in lingua spagnola che gli studenti di San
Salvatore Le hanno riservato manifestandoLe la gioia di tutti. Allora, benvenuto e
grazie, Eminenza.
MAB
Un gruppo speciale in visita a San Salvatore
Vedere gruppi di pellegrini cattolici che vanno e vengono da San Salvatore, il
cuore della Custodia di Terra Santa, per incontrare il Custode o qualche altro frate è
cosa abbastanza usuale e consolidata. Molto più raro è invece vedere gruppi di ebrei
israeliani fare la stessa cosa.
Lo scorso 29 Febbraio un gruppo di quaranta israeliani appartenenti al The institute
for the research of Eretz Israel, Yad Izhak Ben-Zvi è stato appunto ricevuto da uno
studente francescano della Custodia che ha avuto con loro un lungo e simpatico dialogo in lingua ebraica nella sala della madreperla. Il gruppo di visitatori, detto anche
Amanti di Gerusalemme (Ohavei Yerushalaim in ebraico), aveva già dedicato tutta la
mattinata alla presenza francescana in genere in Terra Santa, visitando il Cenacolo,
i Cappuccini, le Monache Clarisse per poi finire la loro giornata a San Salvatore.
Nell’introdurre l’incontro la guida, la signorina Nirit Shalev-Khalifa, ha presentato
in maniera molto dettagliata e affascinante la presenza della Custodia in Terra Santa,
dando particolare rilievo all’amore e alla tenacia con le quali i Francescani sono
rimasti legati ai luoghi santi loro affidati nonostante le grandi avversità succedutesi
nel corso dei secoli. Dopo questa introduzione della guida il frate ha presentato sia
l’opera attuale della Custodia che la realtà passata e presente del convento di San
Salvatore. Sono seguite numerose domande di ogni tipo da parte degli attenti visitatori. Prima di andare via il gruppo ha potuto visitare la chiesa stessa di San Salvatore
mostrando soprattutto grande interesse per il nuovo organo, promettendo di ritornare
in occasione dei concerti di inaugurazione che si terranno in Aprile.
L’incontro si è concluso con uno scambio di doni. Il gruppo ha donato allo studente
francescano il libro che la stessa sig.na Nirit ha scritto, Verso il giardino chiuso. Visite nei conventi del Paese; un libro molto pregevole a prima vista soprattutto per la
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bellezza delle fotografie. Lo studente ha ricambiato donando ai visitatori una copia
del libretto edito dalla Custodia La presenza francescana in Terra Santa e alla guida
una copia di un libretto edito nel 1985 La Chiesa di San Salvatore. Storia e Arte di
fra Metodio Brlek.
Le ultime parole scandite sono state grazie, ma soprattutto arrivederci!
A Roma, l’ordinazione di nuovi Diaconi
OM
Sabato 1º marzo. Nella basilica di sant’Antonio al Laterano in Roma, sono stati
ordinati due nuovi diaconi, frati della Custodia di Terra Santa.
Fra Haitam Yalda, 34 anni, è iracheno di rito siro-cattolico: ha emesso la prima
professione nell’Ordine dei Frati Minori della Custodia di Terra Santa nel 2001, e
la professione solenne nel 2006. Nel 2007, al termine degli studi teologici presso la
Pontificia Università Antonianum in Roma, è stato inviato come addetto alla parrocchia ad Aleppo, nel Convento San Francesco.
Fra Bahjat Karakach ha 31 anni, è siriano di rito armeno-cattolico. Ha emesso la
prima professione nel 2003, e la professione solenne nel 2007, anno in cui ha terminato gli studi teologici alla Facoltà Teologia dell’Italia Meridionale, a Napoli; ora
prosegue gli studi a Roma per conseguire la licenza in Antropologia teologica.
L’ordinazione diaconale si è svolta in un clima di gioiosa fraternità francescana, grazie alla presenza di numerosi fratelli e sorelle provenienti da Napoli (Santa
Chiara) e da Frascati, dove i due candidati hanno compiuto il loro iter formativo. I
seminaristi amici delle Province di Roma, Napoli e Salerno, insieme al coro (trenta
laici giunti da Frascati) hanno animato la liturgia.
La celebrazione Eucaristica è stata presieduta da S.E. Mons. Gianfranco Girotti,
Reggente della Penitenzieria Apostolica. Hanno concelebrato fra David Jaeger, Delegato del Custode per l’Italia e fra Giovanni Battistelli, Commissario generale di
Napoli, insieme a tutti i confratelli della Delegazione romana e tanti altri provenienti
dalle comunità formativi dei due ordinandi, e a numerosi sacerdoti delle Comunità
orientali in Roma.
Hanno assistito alla celebrazione l’Arcivescovo dei Siri Cattolici in Roma, S. Ec.za
Mons. Michael Al Jamil, e il Vice rettore del Collegio Armeno di Roma, P. Tomas
Garabedian.
Al termine della celebrazione, fra David Jaeger ha portato il saluto del Custode di
Terra Santa, e si è fatto portavoce della gratitudine del Vescovo ordinante. Ha quindi
invitato i neo diaconi a guidare l’assemblea nel canto del Padre Nostro in lingua
araba, unendo l’assemblea nella preghiera per la liberazione dell’Arcivescovo di
Mossul, rapito recentemente.
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Tutti gli intervenuti si sono stretti attorno a fra Haitam e a fra Bahjat, per esprimere
le loro felicitazioni ed auguri, durante il ricevimento presso il Collegio internazionale di Sant’Antonio.
Domenica 2 marzo, alle ore 17, fra David Jaeger accompagnato da fra Bahjat, si
sono recati al Collegio Armeno, e sono stati ricevuti da S. B. il Patriarca Armeno
Cattolico che ha colto questa felice occasione per esprimere vicinanza e stima per la
missione della Custodia di Terra Santa.
“Via Crucis” per la pace lungo le vie di Betlemme
1º Marzo. La Via Crucis per la Pace, tenutasi a Betlemme non è un avvenimento
di poco conto. La processione risponde al forte appello pubblicato a Dicembre 2006
dalle Suore Elisabettine del Caritas Baby Hospital di Betlemme, parte integrante
della campagna Un ponte per la Pace, iniziata in Italia.
L’ospedale, si trova su un terreno di proprietà della Custodia, non lontana dal posto
di controllo. Qui, l’1 Marzo 2004, le suore assistettero alla costruzione del primo dei
sei blocchi di cemento, alto sei metri, che da allora, ha chiuso la città di Betlemme
isolandola completamente da Gerusalemme. Dal loro ospedale pediatrico, l’unico
nel suo genere in Cisgiordania, le suore hanno visto deteriorarsi inesorabilmente la
situazione, soprattutto nell’ambito sanitario e sociale.
Ogni giovedì, hanno iniziato a pregare il rosario lungo il perimetro interno del
muro, e la loro voce è stata udita in Italia. Dal 2006, veine diffusa da numerose
parrocchie, diocesi, associazioni e movimenti. È nata così la campagna, Un ponte
per la Pace, e il 1º Marzo è dedicato alla creazione di un muro fatto di dialogo e di
preghiera, e costituendo un avvenimento significativo e coinvolgente in tante parrocchie italiane.
Quest’anno le parrocchie di Beit Sahur, Beit Jala e Betlemme hanno organizzato
una Via Crucis lungo le vie della Città della Natività, alla quale ha partecipato una
lunga folla di palestinesi cristiani della zona, con una notevole presenza di giovani
alla processione. E sono stati proprio i giovani ad animare la preghiera lungo le
quattordici stazioni, aiutati dai seminaristi del Patriarcato latino che risiedono a Beit
Jala.
Un gruppo di circa quaranta italiani si è unito ai cristiani del luogo. A tutti è stato
dato il benvenuto da mons. Fuad Twal, coadiutore di Sua Beatitudine mons. Michel Sabbah, all’interno della parrocchia di Santa Caterina. Durante la meditazione
di questa stazione, l’assemblea ha inoltre potuto pregare riflettendo sui drammatici
avvenimenti di Gaza, accaduti in quello stesso giorno, cosi come per la liberazione
di Mons Paulos Faraj Rahho, Arcivescovo caldeo di Mosul, in Iraq, rapito il 29
Febbraio.
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Dopo aver impartito la benedizione, mons. Twal ha ringraziato le parrocchie italiane e le associazioni per il loro sostegno alla Terra Santa: Questa è la prova che non
siamo stati né dimenticati né abbandonati.
Ha quindi invitato l’assemblea, prima in italiano e poi in arabo, a voltarsi verso
Cristo: La drammatica situazione che stiamo attraversando, ci rimanda direttamente al Vangelo. Ci invita ad accogliere seriamente il Vangelo e la parola di Cristo: Se
qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.
Non è possibile vivere nella Terra Santa, amare la Terra Santa, lavorare nella Terra
Santa, senza la croce.
Cristo è il primo. Viene prima di noi, prima di voi. Cristo ha portato la sua croce,
sotto la quale è caduto prima di noi. Cristo è caduto sotto il peso della croce una
prima volta, una seconda volta, una terza volta: lui si è alzato. Cristo ci insegna
anche a ribellarci, a rinnovare il nostro coraggio e la nostra speranza. Ad avere
fede e credere nella pace. Vi ringraziamo per il vostro aiuto. Tali gesti sono preziosi.
Ci aiutano a non morire, a voler sopravvivere. Vogliamo la pace, quella pace che i
politici della comunità internazionale non sono stati ancora in grado di darci, e non
hanno voluto che raggiungessimo. Vogliamo dire che siamo stanchi di questa situazione, di questo modo di vivere: troppa violenza, troppi attacchi, troppi morti. Siamo
stanchi di politici che parlano di come far fronte al conflitto, senza risolverlo. Cristo
è stato sepolto prima di noi. Lui si è alzato prima di noi. Ha vissuto la Via Crucis prima di noi. La Via che conduce alla resurrezione. Accogliamo il Vangelo seriamente.
Cristo dice: Non abbiate paura. Noi non abbiamo paura. Cogliamo seriamente le
Sue parole: Vi do la mia pace. La Sua pace non è quella dei politici, ne quella dei
militari. La Sua pace sta nella serenità, nell’avere fiducia nel futuro, nell’umanità, in
sé stessi. Questa è la pace in cui speriamo e che attendiamo. Noi che siamo in croce,
noi che siamo dietro il muro, abbiamo il coraggio di desiderare questa pace per il
mondo intero. Noi che siamo in ginocchio, abbiamo il coraggio di annunciare questa
pace. Pace a voi. Pace a questa Terra.
Le parole di mons. Twal, sono state accolte con un’ovazione. Un parrocchiano di
Betlemme ci dice: Le sue parole mi infondono coraggio, e una forte esperienza di
preghiera. Se i politici non ascoltano, almeno i giovani rinnovino il proprio coraggio.
MAB
La conferenza
Terra Santa
episcopale svizzera in pellegrinaggio in
1-7 marzo. I vescovi della Conferenza episcopale elvetica sono in pellegrinaggio
in Terra Santa. Da Betlemme alla Galilea, passando per Gerusalemme, i vescovi
svizzeri vogliono così manifestare la loro solidarietà ai Cristiani di Terra Santa, ma
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anche esprimere la loro vicinanza ai due popoli di questa terra in un tempo in cui gli
Israeliani, i Palestinesi ed i popoli del Vicino-Oriente vivono sempre più una situazione traumatizzante.
Dopo Betlemme, dove hanno visitato il Baby Caritas Hospital, che i Cristiani
svizzeri grandemente contribuiscono a sostenere (particolarmente nel periodo della colletta del Natale), sono stati a Gerusalemme, dove hanno avuto incontri con
il Patriarca, Sua Beatitudine Michel Sabbah e con il Custode di Terra Santa, fra
Pierbattista Pizzaballa. Parlando con loro il Custode ha illustrato brevemente il panorama della situazione dei Cristiani di Terra Santa. I vescovi hanno notato alcune
differenze tra quanto detto dal Custode e il discorso del Sindaco di Betlemme. Difatti, secondo fra Pierbattista, i cristiani di Betlemme non costituirebbero più dell’8%
della popolazione della città dove è nato Gesù. Ma il Sindaco ci ha parlato di circa
un trenta percento della popolazione, hanno ribattuto i vescovi. Le statistiche, qui,
non sono una scienza esatta. Variano a seconda di chi le dà. Il Sindaco, secondo la
legge che regola la sua elezione, è cristiano; eletto per mezzo dei voti di Hamas, che
ha ottenuto la maggioranza a Betlemme. Egli deve escludere dai suoi conteggi la
popolazione dei due campi profughi che sono, di fatto, sul territorio della città. Ma
ciò che noi francescani constatiamo, quali incaricati della parrocchia di Betlemme,
è la diminuzione crescente dei cristiani. Le nostre statistiche ci fanno dire che non
sono più dell’8%.
Un’affermazione che ha sconvolto i Vescovi, rafforzandoli ancor più nei loro propositi. Difatti, secondo il Padre Joseph Roduit, Abate di Saint-Maurice en Valais:
Questo pellegrinaggio è mosso dalla nostra preoccupazione di aiutare i Cristiani
di Terra Santa a rimanere sulla loro terra, perché sono i custodi naturali di questi
luoghi. Se partiranno, questo paese perderà la propria identità. Con la nostra venuta, abbiamo il desiderio di incoraggiare i pellegrinaggi qui. Perché se i pellegrini
vengono, la popolazione locale può vivere dei suoi commerci, della sua industria turistica, ecc. Un pellegrinaggio di solidarietà. A tal riguardo, i vescovi svizzeri hanno
dato, tangibilmente, un altro buon esempio: hanno alloggiato a Betlemme, cosa che
troppi gruppi, ormai sin dall’anno 2000, trascurano di fare.
Se per alcuni dei dodici vescovi, appartenenti a sei diocesi, questa era il loro primo
viaggio in Terra Santa, la maggior parte era già stata qui in pellegrinaggio. Inoltre,
per Mons. Pierre Bürcher, Vescovo svizzero che in ottobre è stato nominato vescovo
di Reykjavik (Islanda) da papa Benedetto XVI, è questo il 70° soggiorno in questi
luoghi. Per tutti, questo pellegrinaggio rappresenta un momento di forte sensibilizzazione per i problemi della Terra Santa, di cui ciascuno si farà portavoce una volta
rientrato nella propria diocesi.
MAB
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Domenica delle Palme 2008: Dove potrebbe andare Gesù?
Domenica delle Palme, 16 marzo: Nel lungo corteo di pellegrini che sono scesi dal
Monte degli Ulivi in questo assolato pomeriggio della Domenica delle Palme, alcuni
portavano alzata una bandiera: Dove potrebbe andare Gesù?. Questo messaggio era
politico? Era solamente politico? Dove potrebbe andare Gesù?. Riesce a farsi strada
nel trambusto del nostro cuore? Al mattino la Messa al Santo Sepolcro, all’altare
della Maddalena, la lettura del Passio è sembrata lunga ad alcuni: Non si sente niente
con gli altri che cantano! Ma perché non usano i microfoni?
Dove potrebbe andare Gesù? Egli è davvero più alla Messa delle Palme dei Latini
che alle celebrazioni dei Greci, o dei Copti, o degli Armeni, Ortodossi che celebrano
in contemporanea la prima domenica di Quaresima?
Ah! La processione delle palme attorno alla Tomba: com’è bella! Il particolare
brusio delle palme agitate, i canti, la musica dell’organo...; e ai piedi della Croce,
quanti sono rimasti di quelli che l’avevano acclamato al suo ingresso in Città? Dove
potrebbe andare Gesù? Una volta ancora la Chiesa di Gerusalemme entra nella Settimana Santa senza che ci sia pace in questo Paese. Una volta ancora la festa delle
Palme ha offerto una tregua, almeno a Gerusalemme. Una folla davvero grande di
cristiani venuta dai cinque continenti, ma anche dalle parrocchie di Giaffa, Nazareth-Mujaidel, Gerusalemme Ovest, e altri hanno potuto, palme in mano, entrare in
Gerusalemme acclamando Gesù-figlio di Davide.
Nella benedizione finale, a Sant’Anna, Sua Beatitudine il patriarca Michel Sabbah,
ha pregato per la pace in Terra Santa e ha chiesto la fede per tutti i cristiani, prima
che il gruppo ecumenico Al-Raja’, la speranza, invitasse alla gioia e al ballo quelli
che volevano prolungare la festa.
Ciò che è sicuro è che oggi Gesù voleva essere nel cuore dei cristiani che lo hanno
acclamato, e molti l’hanno accolto nella gioia. Altrettanto sicuro è che, come per
ogni cosa bella, il meglio rimane ancora da vivere. La Settimana Santa non fa che
cominciare.
MAB
Giovedì Santo a Gerusalemme: “È troppo forte!”
Giovedì Santo 20 marzo. È un sacerdote. Vive per la prima volta la Settimana Santa
a Gerusalemme, e oggi è il Giovedì Santo. Questa mattina, alle 7.00, al termine della
Messa del Patriarca al Santo Sepolcro, già mi diceva, senza trovare altre parole: È
troppo forte!. Era emozionato. A più riprese oggi i nostri passi si sono incrociati nella
Città Santa, dato che le celebrazioni, da un punto all’altro della città, sono molteplici.
Oltre a quelle della Custodia, che, nel pomeriggio, si divide tra il Santo Sepolcro e
il Cenacolo, quasi tutte le comunità vivono almeno una celebrazione. Gerusalemme
somiglia ad un alveare di preghiera. E i numerosi pellegrini saccheggiano qui e là.
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Di celebrazioni ce ne sono per tutti i gusti, in tante lingue e per tutte le età. Così,
per il secondo anno consecutivo, il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, ha presieduto la celebrazione della lavanda dei piedi, proprio nel Cenacolo, per
dei bambini della parrocchia. Solo per loro, davanti agli occhi stupiti, meravigliati
e quasi affettuosamente gelosi dei pellegrini di passaggio in quel momento. I canti
erano in arabo, accompagnati da un organo portatile.
I bambini mostravano forse meno emozione degli adulti, che hanno vissuto questo
gesto fatto dal Patriarca durante a Messa del mattino, o nel pomeriggio nella parrocchia latina di San Salvatore, ma erano felici. Ed anche il Custode.
I gruppi si susseguono nel Cenacolo, nel luogo in cui Gesù ha istituito l’Eucaristia.
È il Mistero del giorno. I pellegrini in città sono numerosi; si parla di un record di
affluenze, dall’anno 2000. E il locale è gremito di pellegrini, quando il gruppo di
francescani ci viene in pellegrinaggio alle ore 15.30.
Durante questo tempo la maggior parte dei frati è in preghiera al Santo Sepolcro,
con i seminaristi del Patriarcato, con tutte le porte chiuse, secondo l’usanza. Una
porta si è aperta per loro all’inizio del pomeriggio, dopo che le chiavi sono state
riportate al Sepolcro, dopo essere state riconsegnate - secondo l’usanza - al Vicario
custodiale fra Artemio Vítores.
Sono le 18.30, e incrocio ancora il prete. O piuttosto incrocio i suoi occhi, il suo
sguardo velato d’emozione. Lo sento tutto all’interno di se stesso, come se cercasse
di canalizzare un eccesso di gioia. Davanti al Santissimo Sacramento esposto, quando cominciano le Ore Sante, che scandiranno la notte di Gerusalemme, mi parrebbe
di sentire il suo cuore che batte; e se non si trattenesse credo che danzerebbe su questo ritmo di gioia, come Davide davanti all’arca dell’Alleanza.
Dopo la gioia d’aver ricevuto il dono dell’Eucaristia, una veglia di preghiera nella
notte, al Getsemani, commemorerà l’ora del tradimento, l’agonia del Cristo. Decisamente, un Giovedì Santo a Gerusalemme: È troppo forte!
MAB
La gioia di un Venerdì Santo a Gerusalemme
Venerdì Santo 21 marzo. Due americani s’incontrano a Gerusalemme, e si scambiano l’augurio Happy Passion, “Gioiosa Passione”. Contrasto di queste due parole,
di cui una dice la gioia e l’altra la sofferenza. Le facce serie durante le celebrazioni
di questo giorno, al Santo Sepolcro, alla parrocchia del convento San Salvatore,
durante la lettura della Passione e più ancora durante l’ufficio dei funerali di Cristo,
ricordano che Gesù ha sofferto veramente nella sua carne.
Ecce lignum Crucis in quo salus mundi pependit... Venite adoremus, “Ecco il legno
della Croce che ha ottenuto la Salvezza del mondo... Venite, adoriamolo” ha proclamato Mons. Bathish che ha presieduto l’ufficio della Passione al Calvario davanti
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alla reliquia della Vera Croce. Non è la morte che è venerata al Santo Sepolcro, ma la
Risurrezione che ha annientato la morte. È per questo che la Passione è Gioiosa.
La gioia di un Venerdì Santo a Gerusalemme, è anche di essere semplicemente nel
luogo in cui tutti questi avvenimenti si sono compiuti. Mettere i propri passi nei passi
di Cristo. Le condizioni sono eccezionali per farlo: è l’inizio della primavera, ci sono
27 gradi, la giornata è magnifica e la Città Vecchia è assediata di pellegrini. Le guide
continuano coscienziosamente le loro spiegazioni, paragonando le Viæ Crucis che si
susseguono al folclore locale… Certo, la Via Crucis dei Francescani, stamattina, ha
avuto questo di particolare, che si è dovuto letteralmente sgomitare per passare nelle
vie affollate.
Gremita anche la parrocchia latina di San Salvatore, guidata dai francescani. La
liturgia che si svolge nel tardo pomeriggio è in arabo. I fedeli sono vestiti a festa, e
sono venuti con la famiglia intera. I Cristiani locali lasciano i Luoghi Santi ai pellegrini. Nella loro lingua, essi celebrano gli stessi misteri, vivono della stessa fede.
Si sono uniti alla loro preghiera numerosi francescani della Flagellazione, ed alcuni
frati anziani dell’infermeria di San Salvatore. La lunghezza della celebrazione non
toglie nulla al suo raccoglimento.
Nella serata, molti pellegrini si preparano ad andare al Santo Sepolcro, per l’ufficio
del funerale, per vedere. Certi arrivano nella Basilica della Risurrezione con più di
due ore di anticipo. È vero che la cerimonia è un po’ sparpagliata. Ma è la folla che,
accalcandosi e urtandosi, conferisce a questo tempo forte il suo aspetto epico. Si
oscilla tra la curiosità e la pietà popolare.
Una nuova giornata del Triduo Pasquale si conclude a Gerusalemme. Uscendo
dalle liturgie, molti pellegrini sono raccolti e silenziosi. A questa ora, circa 2000 anni
fa, il Cristo era nel Sepolcro. Più che mai i fedeli attendono la Pasqua.
MAB
La vigilia di Pasqua al mattino presto… del sabato
Sabato Santo 22 marzo. Ore 6.00 del mattino. Le vie della Città Vecchia sono quasi
vuote. Solo alcuni pellegrini si dirigono verso il Santo Sepolcro, come altrettante
mirrofore. Vanno alla Tomba di Cristo. L’avevano lasciata la vigilia, mentre le porte
erano chiuse, dopo la celebrazione dei funerali. Ma, come le mirrofore, adesso trovano la Tomba a porte aperte, e con i Francescani della Custodia di Terra Santa e i
seminaristi del Patriarcato vivranno la Vigilia Pasquale che annuncia la Risurrezione
di Cristo.
La liturgia del Santo Sepolcro non conosce il grande silenzio del Sabato Santo.
L’orario della celebrazione è un’eredità della liturgia di san Pio V, che voleva che
tutte le celebrazioni fossero terminate alle ore 13.00. Fu papa Pio XII che autorizzò
la veglia pasquale nel 1951 e la rese obbligatoria nel 1955; ma nel frattempo lo Statu
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Quo, che regge i Luoghi Santi, aveva paralizzato gli orari a Gerusalemme. In anticipo sulla Chiesa universale, la Città Santa si appresta a riconoscere davanti la Tomba
vuota che il Cristo è veramente risorto.
Preceduto dai kawas, Mons. Fouad Twal, vescovo coadiutore di Sua Beatitudine
Mons. Sabbah, presiede la celebrazione. Questa comincia alle porte della chiesa, con
la cerimonia del fuoco nuovo. In seguito si svolge come si svolgono le veglie pasquali in tutte le parrocchie del mondo. Dopo la liturgia della luce, viene quella della
Parola, che si svolge come un vasto affresco di tutta la storia sacra, dalle origini fino
alla Pasqua del Signore. Seduti o in piedi, tutti i fedeli ascoltano. Il Santo Sepolcro
è talmente silenzioso, che ai bordi dell’Edicola tutti possono seguire il rito. Poiché
le letture sono fatte in latino, sono anche numerosi i pellegrini immersi nel libretto
della celebrazione, che permette loro di partecipare, se non nella loro lingua, almeno in una lingua che padroneggiano un poco. Dopo la lettura del libro di Ezechiele
il tempo del silenzio si conclude, quando all’organo fra Armando Pierucci sembra
far vivere, con le sue note, l’istante stesso della risurrezione. Allora tutti intonano
un vibrante Gloria, mentre suonano le campane. La Liturgia della Parola prosegue;
prima dell’Alleluia il diacono si è presentato davanti a Mons. Twal, prima che inizi
la liturgia dell’acqua, segno di vita. Tutti i fedeli, in questa circostanza, rinnovano la
loro professione di fede.
La liturgia eucaristica e l’invio dopo la comunione terminano la celebrazione. È
durata circa 3 ore. La gioia dei fedeli che ne escono contrasta con l’apparente indifferenza della città.
Non sarà proprio la stessa cosa questa sera, quando i fedeli della parrocchia latina
di San Salvatore si disperderanno per le strade. Ci metteranno del tempo a separarsi.
E durante la settimana, ogni volta che si incontreranno, per via, si augureranno ancora buona festa.
Una festa che si prolungherà a Gerusalemme oltre il tempo pasquale, perché quest’anno gli ortodossi festeggeranno la Pasqua tra 5 settimane. Un segno, come altri,
per ricordare che la Pasqua di Cristo è, da 2000 anni, eterna.
MAB
Cronaca della Settimana Santa a Harissa
Domenica delle Palme 16 marzo: i fedeli sono riuniti sul piazzale del Seminario
dove fra Ibrahim benedice le palme di olivo. Processionalmente ci rechiamo in chiesa cantando inni in arabo e in italiano.
Con l’inizio della Settimana Santa, incomincia anche il ritiro per i postulanti e per
i fedeli: tre giorni di intense preghiere e di riflessioni dettate da fra Ibrahim. Si rifletterà su alcuni atti di liberazione attuati da Dio lungo la storia della salvezza, e che
saranno la chiave di lettura della grande liberazione che Dio attuerà con la passione,
morte e risurrezione di Gesù Cristo.
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Durante la Settimana Santa la chiesa di Harissa si veste a festa. Il Presbiterio è
adornato con drappi che scendono lungo la parete fino a terra e serpeggiano tra vasi
di fiori disposti con arte attorno all’altare.
Il Coro, preparato magistralmente dai nostri postulanti, canta in italiano e in arabo,
animando la partecipazione dei fedeli che hanno appreso facilmente i canti per rendere solenne la liturgia pasquale.
Lunedì 17 marzo: dopo le Lodi e la colazione, c’è il primo incontro del Ritiro.
Abbiamo letto e riflettuto insieme sulla liberazione dei tre giovani dalla fornace
ardente (Dn 1; 3,1-97). Dopo una introduzione e una pausa di riflessione personale,
abbiamo condiviso ciò che la Parola ha suggerito ad ognuno. Quindi, fra Ibrahim ha
concluso l’incontro.
Questo incontro si è ripetuto con i fedeli giunti appositamente un’oretta prima
della Messa pomeridiana: la lettura di Daniele, silenzio e una parola di commento e
di meditazione.
Dopo la Messa, abbiamo pregato i Vespri insieme con i fedeli. Fra Antonino ha
letto in arabo la lettura breve. Quindi alle ore 21 abbiamo pregato Compieta in arabo
con la gente.
Martedì 18 marzo: la lettura di oggi ci parla della liberazione di Daniele dalla fossa dei leoni (Dn 6). Le condivisioni della riflessione personale erano molto profonde
e toccavano da vicino quello che ha fatto il Signore nella vita di ciascuno. Quante
liberazioni il Signore ha attuato nella nostra vita!
La giornata si è poi svolta come ieri, sia per quanto riguarda la fraternità francescana, in un clima di raccoglimento e di meditazione, sia per la vita pastorale,
riproponendo ai fedeli la stessa meditazione e condividendo la preghiera dei Vespri
e di Compieta.
Mercoledì 19 marzo: la liberazione di San Pietro dalla prigione (At 12,1-19) è
stato il tema della terza giornata di ritiro, arricchita dalla lettura di Atti degli Apostoli
4,1-23; 5,17-33.
Durante la sua visita, il Padre Generale insisteva sull’importanza della condivisone
della Parola nella formazione e nella vita della Comunità. In questi tre giorni, abbiamo constatato la fecondità e la bellezza di questa condivisione.
Giovedì Santo 20 marzo: Al mattino, la Comunità di Harissa ha partecipato alla
Messa Crismale, presieduta dal Vescovo Boulos Dahdah. Poi abbiamo festeggiato,
con un pranzo solenne, l’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio, con particolari
auguri a fra Angelico e a fra Ibrahim.
Dopo pranzo, tutta la Comunità si è mobilitata: chi nelle pulizie di casa, chi in chiesa per gli addobbi, mentre il clima e le meditazioni dell’inizio del Triduo Pasquale
mantenevano i nostri cuori in alto.
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Al pomeriggio la chiesa era affollata dei bambini delle famiglie locali, e di tanti
loro coetanei venuti per curiosare! È iniziata così la Messa solenne con la lavanda
dei piedi e l’Adorazione del Santissimo. È stato bello vedere i visi contenti e sorridenti dei bambini mentre fra Angelico lavava loro i piedi e faceva un solletico
affettuoso ad ognuno.
Il presbiterio è stato addobbato in modo meraviglioso: drappi multicolori scendevano dal crocifisso, coperto, e si intrecciavano a terra con i vasi dei fiori. Tutto opera
di fra Antonino, e con lui tutta la schiera di frati e postulanti che hanno lavorato sotto
la sua direzione.
Dopo la Santa Messa, è iniziata l’Adorazione eucaristica, con numerosi fedeli,
tanti gruppi dell’OFS, della Gifra e di altre associazioni. Molte sono state le persone venute a pregare fino alle prime luci dell’alba (alle quattro del mattino). Alcuni
postulanti hanno fatto compagnia a Gesù fino all’alba. Intanto il Confessionale era
sempre occupato dai fedeli che rinnovavano il loro patto di amare Dio sopra ogni
cosa.
Venerdì Santo, 21 marzo: alle 9.30 ha avuto inizio, partendo da una chiesa posta
in alta montagna, la Via Crucis della parrocchia di Dar’un-Harissa. Anche noi vi
abbiamo partecipato, per condividere con la parrocchia questo rito della Settimana
santa. Il sole accompagnato da un vento di scirocco scottava, e se la strada in discesa
rendeva meno faticosi i due chilometri di cammino, poi bisogna risalire fino al convento di Harissa! ma nessuno si è lamentato per il caldo.
In chiesa i drappi sono stati cambiati in nero. Tutto era a lutto, anche le donne erano vestite con abiti neri. Davanti all’altare è stato deposto il Cristo morto. La liturgia
della Passione è stata molto raccolta. Fra Ibrahim ha parlato di Giuda, e ha detto che
Giuda non ha tradito all’improvviso il suo Signore, ma che il processo del tradimento era lungo, fatto da tanti piccoli atti contro la fedeltà, fino ad arrivare, dopo tre anni,
al grande tradimento. Ci ha quindi richiamato a riconoscere le tante piccole infedeltà,
verso il Signore e verso il prossimo, che si attuano nella nostra vita.
Sabato Santo 22 marzo: prima di iniziare la Veglia pasquale, fra Ibrahim spiega la
liberazione del popolo eletto dalla schiavitù del Faraone e il passaggio del Mar Rosso, collegandola con l’atto liberatore di Dio attuato con la Pasqua-passaggio di Gesù
dalla morte alla vita. La Veglia è iniziata a mezzanotte, e al termine tutti in convento
a dare e ricevere gli auguri di Pasqua, con il conforto delle uova colorate con stile e
di altri dolcetti.
Domenica di Pasqua 23 marzo: dopo la Messa delle ore 10, ancora tutti in convento a scambiarci gioiosamente gli auguri. La stessa gioia si è trasferita poi in refettorio...
Al pomeriggio, con fra Ibrahim, i postulanti hanno raggiunto ognuno la propria
famiglia per proseguire poi verso la Giordania dove, con altri postulanti di Ain-Ka96
rem, hanno potuto godere di alcune giornate di riposo. In convento siamo rimasti: fra
Nash’at, fra Antonino, fra Pierre e io.
Tutti abbiamo lavorato bene e insieme: con spirito di collaborazione e la disponibilità in tutto. Tutti anche abbiamo pregato bene. Quanto è bello condividere insieme,
all’interno della Comunità, la gioia del Risorto in ogni momento della giornata! E
tutti voi frati di tutta la Custodia, siete stati presenti nelle nostre preghiere.
fra Angelico Pilla ofm
Guardiano Harissa
Ingresso di Mons. Sabbah
dell’Annunciazione
a
Nazareth,
per la solennità
Sabato 29 marzo. Partendo dal centro dell’Azione Cattolica Sant’Antonio di Nazareth, il Patriarca latino, mons. Michel Sabbah, ha fatto il suo ingresso solenne
nella basilica dell’Annunciazione. Era accompagnato da tutti i suoi Ausiliari in Terra
Santa nonché dal suo coadiutore, mons. Fouad Twal. Il corteo è stato preceduto dalla
parata degli Scouts della città e seguito da un grande concorso di popolo.
All’ingresso del convento francescano l’attendeva il Guardiano, fra Ricardo Bustos, che l’ha preceduto alla porta della basilica superiore. Dopo aver baciato la Croce e asperso i fedeli con l’acqua benedetta, Sua Beatitudine è entrato in basilica al
canto del Te Deum. Qui è stato accolto dal parroco, fra Amjad Sabbara ofm, e da un
rappresentante del Consiglio parrocchiale. La celebrazione si è conclusa con il canto
dei vespri. All’uscita dalla basilica, i Prelati hanno ricevuto gli auguri dei fedeli.
La sera, dopo la cena, un nutrito lancio di fuochi artificiali dal cortile della Scuola,
ha rallegrato la festa. E un po’ più tardi, il padre Guardiano ha presieduto la consueta
fiaccolata del Sabato, partecipata da numerosi fedeli locali e dai pellegrini.
È in occasione della festa dell’Annunciazione, rimandata ad oggi in ragione della
Pasqua, che il Patriarca è venuto a celebrare nella sua città natale quella che potrebbe
essere la sua ultima celebrazione solenne come Patriarca in carica. In effetti, la festa
dell’Ascensione e della Pentecoste sono, secondo la tradizione, presiedute la prima
dal Vicario custodiale sul Monte degli Ulivi, e la seconda dal Custode a San Salvatore e sul Monte Sion.
L’indomani, domenica 30 marzo, Monsignor Sabbah ha presieduto la solenne
Messa dell’Annunciazione, attorniato da una folla numerosa.
MAB
La Custodia saluta un amico: il padre Pierre Grech
Lei è l’unico a leggere gli Acta Custodiæ per intero. Il padre Pierre Grech si è
compiaciuto di citare questa frase che gli aveva detto sorridendo il Custode di Terra
Santa, fra Pierbattista Pizzaballa. È anche un lettore assiduo di Frati della Corda,
ha aggiunto lui.
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Segretario generale dell’Assemblea degli Ordinari cattolici di Terra Santa, Segretario della Conferenza dei Vescovi latini nelle regioni arabe, Segretario della Commissione dei pellegrinaggi, Assistente generale dell’Unione delle Religiose, membro
della Commissione per i rapporti bilaterali tra Santa Sede e Stato d’Israele, padre
Pierre Grech ha scelto di porre termine a tutte queste attività in Terra Santa dopo più
di 30 anni di missione a servizio della Chiesa locale. In Israele da 21 anni fa’, era
stato negli anni ‘60 rettore del Seminario patrircale di Beit Jala. Parte per Lourdes,
in Francia, dove - avvicinandosi alla sua comunità dei Padri di Betharram - sarà cappellano presso una comunità religiosa.
Lunedì 7 aprile 2008, al Centro Notre Dame, l’Assemblea degli Ordinari cattolici
di Terra Santa, alla quale partecipa il Custode, era al gran completo, con la presenza
significativa del Nunzio Apostolico, Mons. Antonio Franco, per rendergli omaggio
ed esprimergli la sua gratitudine.
Il ricevimento in onore di padre Grech è stato segnato dall’emozione, ma anche
dal senso dell’umorismo di tutti, a immagine di padre Grech che non aveva pari nello sdrammatizzare tutte le situazioni e nell’insegnare ai suoi interlocutori a vedere
sempre oltre. Così, dopo aver ricevuto dal Nunzio la croce Pro Ecclesia et Pontifice,
una delle piu alte onorificenze accordate dal Papa, il Patriarca, Mons. Michel Sabbah, nelle sue parole di ringraziamento ha scherzato dicendo: Il Vangelo dice: Gesù
è passato facendo il bene, Lei è passato facendo il bene. Gesù è ritornato dal Padre
suo, Lei è ritornato a Lourdes. A sua volta, Mons. Elias Chakour, venuto con una
importante delegazione di sacerdoti di Galilea, ha detto: Se uno volesse un indirizzo,
un’informazione su una congregazione, su un sacerdote, anzi su un Vescovo, non si
sarebbe rivolto al Patriarca, ma a padre Grech. Lei è diventato una enciclopedia
viva della Chiesa. Quando si discuteva con lei si scopriva che era profondamente un
uomo di Dio oltre che d’informazioni.
Mentre Mons. Chakour presentava i suoi auguri al successore di padre Grech,
il Nunzio lo ha corretto. Mons. Chakour al microfono ha quindi aggiunto: Ecco,
iniziano le difficoltà. Il Nunzio mi dice che non ce ne sarà uno, bensì ci saranno tre
successori.
A sua volta padre Grech, molto commosso, ha ringraziato tutte le persone presenti: Se la Chiesa di Gerusalemme deve avere una caratteristica è quella di vivere il
Vangelo insieme.
Un ultimo invito all’unità da parte di questo maltese, nato in Egitto, di madre italiana, con passaporto britannico che cambiò con uno francese, entrando dai Padri di
Betharram. Il padre Grech ha sempre voluto essere presente a tutti e al servizio di
tutti. Non amava le luci della ribalta, ma ha sempre saputo gettare ponti, anzi mettere
olio negli ingranaggi della Chiesa di Terra Santa.
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L’indomani il padre Grech ha pranzato con la comunità francescana di San Salvatore, dove in segno di amicizia il padre Custode gli ha consegnato la medaglia Grato
animo.
Con la partenza di padre Grech, la Chiesa di Terra Santa perde in questo contesto
uno dei suoi più discreti ed efficaci servitori, e la Custodia un amico.
MAB
Santa Messa
Santo Padre
per il terzo anniversario dell’elezione del
Tradizionalmente, la Chiesa di Terra Santa si ritrova su invito del Nunzio e Delegato Apostolico per celebrare la Messa nell’anniversario dell’elezione del Santo
Padre.
Quest’anno il Nunzio Apostolico, mons. Antonio Franco ha desiderato che venissero celebrate più Messe: una nei Territori Palestinesi, a Betlemme, martedì 15 aprile, un’altra in Israele, a Giaffa, nella parrocchia di Sant’Antonio, non lontano dalla
sede della nunziatura, mercoledì 16, e l’ultima - come da tradizione - all’Istituto
pontificio Notre Dame di Gerusalemme, giovedì 17.
Questa moltiplicazione di celebrazioni, oltre a permettere la partecipazione dei cristiani dei Territori, che non sono generalmente liberi di recarsi a Gerusalemme, salvo
se provvisti di un regolare laissez-passer, come nel caso di religiosi e religiose, o di
un permesso, ha anche reso visibile la duplice funzione del Nunzio.
Infatti, Monsignor Franco svolge in Terra Santa la funzione di Nunzio apostolico
(o ambasciatore della Santa Sede) presso lo stato d’Israele, e quella di Delegato apostolico a Gerusalemme e in Palestina. Secondo il Diritto Canonico, il suo servizio
consiste nello stabilire legami ed informare e non ha quindi autorità sui Vescovi del
Paese o della Regione.
Se è anche Nunzio per Cipro, bisogna precisare che il territorio di sua competenza
non coincide con quello della Diocesi di Gerusalemme. Infatti la Giordania e la Santa Sede intrattengono, dal 1994, relazioni diplomatiche. C’è quindi un altro Nunzio
in Giordania, accreditato anche per l’Iraq.
Ognuna di queste celebrazioni in onore del terzo anniversario dell’elezione del
Santo Padre Benedetto XVI, ha radunato una folla numerosa di fedeli e di rappresentanti ufficiali delle Chiese sorelle e Autorità locali. Sono state seguite da ricevimenti, occasioni apprezzate per ritrovarsi e scambiarsi le ultime notizie in un’atmosfera di gioia ecumenica e di amicizia cordiale.
A Betlemme fedeli arabi e rappresentanti dell’Autorità palestinese hanno risposto
in gran numero. A Giaffa il corpo diplomatico e la comunità filippina hanno fatto
onore all’invito che era stato loro rivolto. La Santa Messa è stata animata da una
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corale filippina appartenente a Couple for Christ. A Gerusalemme l’assemblea era
essenzialmente composta da religiosi e religiose della Città e dei dintorni.
Infine, mentre il Santo Padre si trova negli Stati Uniti, era ben presente nel cuore
della Chiesa di Terra Santa dove la sua elezione al soglio pontificio è stata
festeggiata nella gioia.
MAB
Benedizione del nuovo grande organo di San Salvatore
Venerdì 18 aprile. È una folla numerosa, composta da un gruppo di 150 pellegrini
austriaci e da una delegazione di francescani tedeschi, che insieme ai rappresentanti
della comunità cristiana locale, hanno partecipato alla benedizione del nuovo grande
organo del Convento francescano di San Salvatore, nella Città vecchia di Gerusalemme.
Se l’organo è nuovo, è la generosità dei cristiani austriaci ad essere di lunga data!
Questo strumento è il terzo in Terra Santa, dopo quello del Santo Sepolcro e di
Betlemme, ad essere finanziato dalla loro generosità, grazie alla sollecitazione di
fra Stanislao Bertagnolli, commissario di Terra Santa in Austria. È anche il quarto
organo della Custodia fabbricato dalla ditta organaria Rieger (il quarto si trova ad
Aleppo).
Fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, racconta nelle pagine di presentazione dello strumento l’audacia mascherata da timidezza con la quale la Custodia, preso atto che l’organo installato nel 1880 non poteva più sopportare nuove
riparazioni, ha fatto nuovamente appello a fra Stanislao, il quale ha risposto positivamente e prontamente. Parlando con lui dopo la benedizione e il concerto inaugurale,
fra Stanislao non fa che confermare: È il Signore che può tutto, io non sono che uno
strumento nelle sue mani.
La benedizione è iniziata con le calorose parole di accoglienza e riconoscenza di
fra Pierbattista. Egli ha anche sottolineato che l’organo non è solo uno strumento
per far bella la liturgia, ma è esso stesso liturgia. La celebrazione, alla presenza del
signor Wendelin Eberle, progettatore dell’organo, è stata presieduta da Mons. H.G.
Franz Lackner, francescano, Vescovo ausiliare di Graz-Seckaub: L’emozione è doppia, per me, come Vescovo austriaco e come francescano. La mia vocazione è nata
in Terra Santa, mentre ero militare dell’ONU a Cipro. Nel proprio intervento durante
la benedizione ha citato il compositore Olivier Messiaen, il quale affermava che la
missione più alta del musicista è la testimonianza delle verità teologiche della fede
cattolica, citando san Tommaso d’Aquino, secondo cui la musica ci deve portare a
Dio per mancanza di verità, fino al giorno in cui noi stessi saremo abbagliati per
eccesso di verità.
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Per entrare totalmente in questa luce si è dovuto attendere il concerto di Pierluigi
Comparin, che ha poi accompagnato con l’organo il Coro dell’Istituto Musicale Magnificat della Custodia di Terra Santa. Un Coro che, nel corso dei concerti d’inaugurazione, non finisce più di stupire, e che, sotto la direzione di Hania Soudah Sabbara, ha sviluppato per la preparazione di tutte le sue esecuzioni, un lavoro eccezionale
così come già aveva fatto assicurando la propria partecipazione alle liturgie della
Settimana Santa.
Fra Armando Pierucci non vuole apparire davanti all’organo di cui è responsabile,
ma tutti riconoscono che senza di lui e la passione che lo anima, niente di tutto questo
avrebbe potuto succedere.
Chi, abitando in Terra Santa, non ha sentito questo re degli strumenti ora inaugurato a San Salvatore, poteva prendere nota che l’ultimo dei concerti del ciclo d’inaugurazione si è tenuto domenica 28 aprile.
Chi non potrà partecipare potrà comunque sempre godere della musica del nuovo
organo che accompagnerà, d’ora in poi, le celebrazioni liturgiche della parrocchia
di San Salvatore. E anche l’Istituto Magnificat non mancherà di organizzare nuovi
concerti o ospitare quelli che verranno richiesti da altri enti.
Secondo fra Armando la vocazione di questo nuovo organo è liturgica, ma anche
scolastica e sociale.
Ed è anche quella di farci gioire! come è già stato fatto.
MAB
Descrizione del nuovo organo
Il progetto del nuovo organo della chiesa di San Salvatore è stato realizzato dalla
ditta Rieger di Schwarzach (Austria). Il responsabile della Rieger, il sig. Wendelin
Eberle, e fra Armando Pierucci, organista della chiesa del Santo Sepolcro e di San
Salvatore, hanno studiato insieme la scelta delle Consoli e dei Registri.
Il sig. Eberle ha così motivato la decisione d’installare una doppia Console: In
seguito alla mia conversazione con fra Armando, quest’organo dovrebbe avere due
Consoli: una elettrica, che rimpiazzi quella esistente, e una meccanica, da porre nella parte terminale dell’organo, dove c’è già l’apertura necessaria. Ciò dimostra che
la cassa originale dell’organo aveva accolto un organo a trasmissione meccanica.
Le due Consoles hanno due diverse trazioni: una elettrica e una meccanica.
Il sistema a trazione meccanica è molto importante per gli organisti che con esso
acquisiscono una particolare empatia e una tipica sensibilità nel tocco. Il collegamento diretto tra le dita e le valvole permette, infatti, all’organista una ricca articolazione musicale e gli dà la padronanza del rapporto tra il fluire dell’aria e la
velocità di apertura delle valvole.
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Il sistema elettrico è necessario per unire le canne alla Console, posta al centro
del coro. L’uso quotidiano dell’organo per il sostegno del canto della Santa Messa
e delle Ore liturgiche, e per le esecuzioni corali, giustifica la collocazione della seconda Console.
Mons. Paolo Urso
inaugura in Siria l’ambulatorio della
parrocchia francescana di Knayeh sull’Oronte
Un piccolo importante gesto di solidarietà e generosità ci porta in Siria sul confine
settentrionale con la Turchia.
Una regione agricola piantata ad ulivi che degrada sulla valle dove scorre il fiume
Oronte, al-Asy in arabo, che aprendosi la strada tra le rocce del massiccio calcareo
prosegue la sua corsa verso la piana di Antiochia e verso il mare.
Qui su un’ansa del fiume si raccontava del gigante traghettatore che depredava ed
uccideva nelle acque del fiume gli ignari viaggiatori che si affidavano a lui per attraversare la corrente. Un giorno fu convertito da un Bambino diventato sulla sua spalla
pesante come un macigno che non riusciva a traghettare. Divenne cosi il San Cristoforo della nostra tradizione, il gigante buono che per il resto della sua vita traghettava
gratuitamente ricchi e poveri per amore di Dio in espiazione dei suoi misfatti.
Da qui partivano le zattere che trasportavano fino ad Antiochia i blocchi di calcare
cavati sui fianchi della montagna per costruire i monumenti della capitale.
Tra i villaggi abitati in gran parte da musulmani sunniti, sciiti, drusi e alawiti, ci
sono anche due villaggi abitati da cristiani, Knayeh e Jacubiyeh, serviti dai Francescani della Custodia di Terra Santa che vi giunsero per la prima volta da Aleppo nel
1878.
I due conventi in posizione elevata emergono sulle case, in basso Knayeh, in alto,
Jacubiyeh, ad un tiro di sasso.
Con la normale attività parrocchiale e scolastica a Knayeh da molti decenni funziona un piccolo ambulatorio dove una suora francescana riceve i pazienti che giungono
per aiuto da tutti i villaggi della regione, con una media annuale di 8000 presenze,
per lo più mamme che affidano all’occhio vigile della Suora i loro bambini.
Knayeh ha ora un nuovo ambulatorio, in sostituzione delle due stanzette usate da
sempre, costruito all’ingresso del convento grazie alla risposta pronta e generosa
• dei fedeli della Parrocchia di Atina, nella diocesi di Montecassino,
che sensibilizzati da Don Domenico Simeoni, hanno inviato i loro
risparmi quaresimali;
• dei fratelli dell’Ordine Francescano Secolare di Roma, sensibilizzati
dal Dottor Francesco Mattiocco;
• e in particolare della Diocesi di Ragusa, in Sicilia che con questa opera ha voluto celebrare il 50º anno della sua fondazione.
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• L’ambulatorio è dedicato a Santa Elisabetta di Ungheria di cui l’anno
scorso si e celebrato l’ottavo centenario della nascita.
Il 22 aprile, a Knayeh, per l’inaugurazione, con i fedeli della parrocchia, il vescovo mons. Giuseppe Nazzaro e i francescani che operano ad Aleppo, a Latachia, a
Damasco e in Libano, era presente anche mons. Paolo Urso con una delegazione di
sacerdoti e di fedeli della diocesi di Ragusa in rappresentanza di quanti hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera.
Con l’inaugurazione dell’ambulatorio, ha aggiunto fra Hanna Jallouf, parroco di
Knayeh, si sono conclusi i lavori iniziati una decina di anni fa con il restauro della
chiesa parrocchiale e del convento che ospiterà i confratelli della regione per una
pausa di riposo e di preghiera tra il verde e la tranquillità della montagna siriana.
Il nuovo ambulatorio di cui va giustamente fiero costruito con le offerte dei cristiani d Italia e aperto alle necessità di tutta la popolazione della regione senza distinzione di fede diventa un piccolo simbolo del mondo di pace possibile anche nel
Vicino Oriente.
fra Michele Piccirillo ofm
Capitoli Regionali di Galilea e di Giudea
22 e 24 aprile. La cronaca quotidiana è spesso causa di preoccupazione e di tensioni, riferendo fatti tristi o problematici. È bello dunque poter riferire anche di momenti di gioia, e godere di quei giorni che ci trasmettono speranza. Così possiamo
testimoniare che i francescani di Terra Santa hanno vissuto un’esperienza di fraternità evangelica, a conclusione del cammino annuale di formazione permanente. Nei
giorni 22 e 24 aprile, rispettivamente nel Santuario del Monte Tabor e in quello di
Emmaus, sono stati celebrati i Capitoli regionali di Galilea e di Giudea, che ormai
sono diventati un appuntamento annuale nella vita della Custodia. La numerosa e
festosa partecipazione di tantissimi frati era di per sé eloquente, a testimoniare il
desiderio di condividere e approfondire il dono della vocazione.
Come al solito le giornate sono state ricche di preghiera, di condivisione fraterna
e di suggerimenti formativi. La celebrazione delle Lodi al mattino e dell’Eucaristia
nel pomeriggio ha offerto la cornice di preghiera entro cui collocare tutta la giornata
e dare senso a tutti gli eventi. La tematica conduttrice di quest’anno era Il dinamismo
della fede nella vita fraterna. A questo tema fra Carlo Serri ha dedicato una relazione, percorrendo un itinerario di riflessione ispirato alla Sacra Scrittura. L’incontro
personale con il Signore è stato indicato come il momento basilare e imprescindibile
per una vita religiosa coerente e armoniosa. La riflessione si è poi concentrata sulla centralità dell’atto di fede e sui suoi dinamismi, nell’evoluzione concreta di un
itinerario religioso personale e comunitario. Infine, nel confronto con la comunità
apostolica di Gerusalemme, sono stati indicati alcuni ambiti di attuazione concreta
dell’annuncio della fede: insegnamento, liturgia, comunione e servizio.
103
Il Custode, fra Pierbattista Pizzaballa, ha ripreso i temi della conferenza, adattandoli alle situazioni esistenziali e pratiche della nostra vita di frati in Terra Santa. Sono state indicate speranze e difficoltà e sono stati offerti stimoli concreti per
un’incarnazione coerente dei valori della fede nella fraternità e nella missione. È il
passaggio avventuroso e talvolta sofferto tra la fede teorica e la sua attuazione nella
fedeltà quotidiana, che esige un amore appassionato ed umile al Cristo crocifisso.
La meditazione comunitaria è continuata nei gruppi di studio, in cui i frati hanno
condiviso le loro esperienze, in un atteggiamento di consapevolezza e valutazione
serena del cammino percorso. La meditazione oggettiva sulla verità dell’oggi è la
base migliore per intraprendere, con rinnovato vigore, nuovi cammini di vita e di
apostolato. Al di là della cronaca dobbiamo rilevare, come atteggiamenti dominanti,
un sentito desiderio di fraternità, una disponibilità ad impegnarsi più profondamente
nella vita spirituale, un’adesione sincera alle proposte di formazione permanente.
Un aspetto significativo della giornata è stato il rendimento di grazie comunitario
per i frati che quest’anno celebrano il 25° o il 50° anniversario di professione o di
ordinazione sacerdotale.
Uno dei valori più belli che ci unisce, ha rilevato in conclusione il Padre Custode,
è l’amore, radicato e sincero, per la Terra Santa. Pur nelle diversità personali, tutti ci
riconosciamo nella missione che la Chiesa ci ha affidato: la cura dei Luoghi Santi e
il sostegno alla comunità cristiana locale. Non si tratta di un incarico burocratico, ma
del dono della nostra vita al Signore Gesù, nel compimento fedele della missione cha
Lui stesso ci affida, al servizio del Vangelo.
fra Carlo Serri ofm
Il sito internet della
frequentazione
Custodia
di
Terra Santa
e la sua
Il 10 febbraio 2008 la Custodia di Terra Santa ha inaugurato la nuova versione del
suo sito internet. Gli strumenti di analisi dell’audience ci permettono di sapere giorno per giorno la provenienza dei suoi visitatori.
In due mesi il sito ha avuto più di 38 mila visite, provenienti da 115 Paesi. La
maggior parte dei visitatori sono italiani (28%). Ed è più consultato in Kuwait che in
Vaticano! Il 49% degli utenti di Internet hanno fatto almeno una visita, il resto (41%)
sono nuovi visitatori. Sono state visitate 180 763 pagine.
L’articolo Magdala project, messo in linea dallo Studium Biblicum Franciscanum,
detiene il record delle consultazioni con 1932 visite.
La media di consultazione giornaliera è di 533 visite, una cifra che potrebbe aumentare sensibilmente quando il richiamo del sito sui grandi motori di ricerca sarà
reso più efficace (ci stiamo lavorando!).
104
Ci auspichiamo numerose evoluzioni e saranno effettuate entro i prossimi mesi.
Per esempio la foto della pagina di accoglienza potrebbe lasciare posto ad un’altra
foto o ad un diaporama. I problemi di apertura delle pagine in ebraico e arabo dovranno essere superati ; così come in tutte le lingue etc.
Se desideri contribuire a far conoscere il sito, aggiungi www.custodia.org al tuo
indirizzo e-mail.
Giovedì 24 aprile. L’equipe Internet
Strumenti musicali dalla Cina
8 maggio. Il Ministro Palestinese della Cultura ha convocato le Scuole di Musica dei suoi Territori per un insolito incontro. L’Ambasciatore cinese, per incarico
del suo governo, avrebbe consegnato alle Scuole di Musica di Ramallah, Nablus,
Tulkarem, Gerusalemme, Betlemme e anche all’Istituto Magnificat un totale di 120
strumenti musicali.
La Cina ha scelto di sostenere lo sviluppo culturale dei Palestinesi e in particolare
lo studio della musica: ha detto l’Ambasciatore.
Il Ministro Palestinese della Cultura ha ringraziato vivamente l’Ambasciatore: I
Palestinesi - ha detto - sono molto aperti alla musica. Ne è prova il grande numero
di istituti musicali che sono sorti negli ultimi 10 anni.
Non è giusto che un ragazzo che ama suonare, o cantare, o danzare non possa
sviluppare il suo talento, o sia considerato miscredente, come se compisse qualcosa
contro Dio.
Noi Palestinesi siamo aperti alla musica - ha aggiunto - e disponibili a cambiare
il nostro nay, un lungo flauto di legno, con il normale flauto delle orchestre. Non
vogliamo che nessuno ci chiuda in una gabbia, né geografica né culturale; siamo
pronti ad accompagnare i nostri giovani sino al riconoscimento accademico dei loro
studi musicali.
Per l’Istituto Magnificat erano presenti fra Armando Pierucci ofm e il direttore
Hania Soudah Sabbara.
Ad essi sono stati consegnati due flauti e un violoncello.
Essi hanno espresso la più viva gratitudine all’Ambasciatore cinese e al suo governo, come pure al Ministro Palestinese della Cultura.
AP
Pentecoste 2008 a Gerusalemme
11 maggio. Certo che lo Spirito soffia dove vuole (cf. Gv 3,8), ma la grazia di poter festeggiare la Pentecoste a Gerusalemme è unica. Soprattutto quando la si può
rivivere nei luoghi stessi in cui la discesa dello Spirito Santo si compì ormai duemila
anni fa.
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Anche quest’anno infatti, dopo aver celebrato la mattina la solenne santa Messa
nella chiesa parrocchiale di San Salvatore a Gerusalemme, il Custode ha presieduto
i secondi Vespri nella sala superiore del Santo Cenacolo, appena fuori della porta di
Sion, sulla collina occidentale della Città Santa. Quest’anno però c’è stata una novità: al principio della liturgia vespertina il Custode ha compiuto un ingresso solenne e
si è recato processionalmente nella sala che la tradizione ha consacrato come luogo
della discesa dello Spirito. Dopo averlo incensato, è tornato nel centro della sala
principale per dare inizio al canto dei Vespri.
Il Custode di Terra Santa porta ancora il titolo di Guardiano del Sacro Monte Sion,
perché il Cenacolo è stato il primo convento dei frati francescani in Terra Santa nel
XIV secolo, luogo dal quale furono espulsi dai turchi due secoli dopo. Questa liturgia è un’occasione per i frati di riaffermare i loro diritti su questo luogo santo, culla
della Custodia di Terra Santa, oltre che, come è ovvio, della Chiesa universale, la
quale, nata dal costato trafitto di Cristo sul Calvario, qui al Cenacolo si è manifestata
al mondo nella forza dello Spirito. Dopo l’espulsione dal Sacro Cenacolo, i frati
portarono le memorie liturgiche del santuario nella chiesa di San Salvatore, e questo
spiega il perché della celebrazione della Santa Messa in questa chiesa, liturgia animata dalla Corale di Terra Santa e dal Coro Yasmeen dal punto di vista musicale, e
dallo Studentato francescano di San Salvatore per il servizio liturgico.
Come già la Santa Messa al mattino, anche la liturgia vespertina al Cenacolo è
stata molto partecipata da religiosi e religiose che operano in Terra Santa, pellegrini
di passaggio e fedeli locali, una qualificata rappresentanza della Chiesa di Cristo,
che ha cominciato proprio qui, quasi duemila anni fa, il suo cammino di espansione
missionaria nel mondo intero.
AC
Visita di mons. Paul Dahdah, vescovo dei Latini in Libano
Mercoledì 21 maggio. Durante i giorni dei violenti combattimenti per le strade di
Beirut Ovest ed in altre parti del Libano, ho contattato telefonicamente i familiari dei
nostri frati per avere loro notizie ed esprimere loro la nostra solidarietà e quella del
Custode. Ho cercato di chiamare i nostri di Harissa; e ci siamo tenuti in contatto con
i Frati Cappuccini e le Sorelle francescane. Chiamai anche il nostro vescovo, Mons.
Boulos, per dargli nostre notizie e assicurargli che stavamo tutti bene. Il Vescovo era
assente, ma il messaggio gli venne trasmesso. Così qualche giorno dopo è il Vescovo
stesso che ci annuncia che sarebbe venuto a condividere il pasto con noi frati di Beirut, che da molto tempo gli avevamo fatto questo invito.
Ci ha fatto doppiamente piacere, quindi, ricevere questa visita, dato il periodo difficile e delicato che sta attraversando il nostro Paese. L’abbiamo considerata un gesto
di solidarietà con noi che viviamo in una zona calda. Sua Eccellenza, come al solito
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semplice e affabile, si è interessato della nostra situazione e del nostro apostolato.
Fra Antoine Saliba, di passaggio da noi, partecipava al pranzo.
Abbiamo espresso la nostra riconoscenza al Vescovo per la sua visita, attesa e
gradita, che in questo tempo è venuta a manifestarci il suo appoggio e sostegno
spirituale.
Oramai sembra che i capi dei partiti politici libanesi si siano messi d’accordo per
risolvere i loro problemi e trovare una soluzione durevole per il Paese.
fra Joseph Constantin ofm
Nella
tedeschi
sala
dell’Immacolata
un’orchestra
di
medici
26 maggio. In Amburgo, Germania, esiste un’Ärzteorchester, un’orchestra dei medici; la dirige Thilo Jaques. Non è che i dottori di Amurgo si siano dedicati alla musico-terapia; è semplicemente che hanno trovato un modo per rilassarsi dallo stress
della loro professione: ogni settimana dedicano una serata alle prove orchestrali. E
ogni anno fanno una tournée all’estero.
Quest’anno hanno scelto Gerusalemme, la città che, forse più di ogni altra, ha bisogno di una terapia musicale per la cura delle sue ferite. Non per nulla i medici di
Amburgo hanno intitolato il poro viaggio Il suono della Pace.
Per rendere più evidenti le loro intenzioni hanno coinvolto il coro Magnificat della Custodia di Terra Santa e il coro Alei Gefen di Tel Aviv. Il primo è composto da
cantori palestinesi e volontari provenienti da tutto il mondo; il secondo da cantori
israeliani, anch’essi provenienti da tutto il mondo.
Dopo la parte orchestrale, tutta insieme, questa massa corale, che appena sessant’anni fa si trovava contrapposta in ideologie di guerre, ha intonato un Kyrie di
Mozart, uno Stabat Mater di Schubert. Ha invocato la misericordia dell’unico Dio,
del Cristo salvatore: Kyrie eleison; Christe eleison.
Ha trasmesso un’ondata di commozione al numeroso uditorio, evocando il dolore
della Donna del Calvario. Il dolore delle madri non ha ideologie, né colore, né geografia.
AP
Le Visitazioni di Ain Karem
Sabato 31 maggio. In questo giorno di festa la liturgia celebra l’incontro tra la Vergine Maria e sua cugina Elisabetta. Ciò ha condotto i frati francescani della Custodia
di Terra Santa al santuario della Visitazione ad Ain Karem. Fra i fedeli intervenuti
c’era un gruppo di bambini di Akko, guidato da frate Quirico Calella.
Il padre Custode, fra Pierbattista Pizzaballa, nella sua omelia, ha sottolineato come
questa ricorrenza non celebri solo l’incontro tra due importanti figure femminili del
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vangelo, ma soprattutto le visite che Dio continua a compiere nella vita di ognuno, e
la visita fondamentale che ci ha fatto, venendo a vivere fra noi.
Il Custode ha poi rivolto qualche parola anche ai giovani frati. Nel conferire loro
i ministeri del lettorato e dell’accolitato, li ha esortati ad essere sempre pronti ad
accogliere Dio.
Dopo aver ricevuto simbolicamente la Parola di Dio, i lettori sono stati nominati
con questa formula: Ricevi il libro delle sante Scritture e trasmetti fedelmente la
Parola di Dio, perché germogli e fruttifichi nel cuore degli uomini.
Gli accoliti, invece, ricevendo il calice e la patena, sono stati nominati con le seguenti parole: Ricevi il calice con il vino per la celebrazione dell’Eucaristia, e la tua
vita sia degna del servizio alla mensa del Signore e della Chiesa.
Conclusa la celebrazione nella chiesa superiore, l’assemblea dei fedeli si è diretta
in processione alla grotta della Visitazione, dove, dopo i canti e le litanie mariane,
ha ricevuto la benedizione. La festa è proseguita nella sala dei Crociati con un rinfresco.
Di ritorno al convento di San Salvatore, i frati hanno reso omaggio alla Vergine
Maria. Uscendo dal refettorio, si sono diretti in processione all’altare preparato per
l’occasione in uno dei cortili del convento. Il più giovane fra loro ha deposto un
mazzo di fiori di fronte alla statua della Madonna.
MAB
Chiusura dell’anno scolastico a Tripoli
9 giugno. Fra Halim Noujaim ci ha invitati a Tripoli per la festa di chiusura dell’anno scolastico: siamo andati fra Giuseppe Incelli io, arrivando un anticipo e visitando
quindi il convento e la chiesa. L’impresario ci spiega che la gran polvere che troviamo dappertutto è causata da lavori urgenti che si stiamo facendo al soffitto della
cantina dove alcuni sostegni di legno stavano cedendo con il pericolo di far cadere il
pavimento della direzione della Scuola.
All’ora stabilita ci rechiamo nel cortiletto adiacente al convento dove era stato
montato un piccolo palcoscenico ornato con carta e fiori di vari colori che davano
un tono gaio all’ambiente. La festicciola è iniziata con l’inno nazionale libanese. Fra
Halim con un breve discorso semplice e spontaneo ha tracciato il percorso dell’anno
scolastico che, nel piccolo mondo della scuola elementare, rifletteva le vicissitudini
sofferte e a volte drammatiche della storia del Libano vissuta in questi ultimi mesi.
Un periodo che si spera finalmente finito con l’elezione del Presidente della Repubblica. Fra Halim ha formulato l’augurio che si possa tornare a vivere insieme nel
rispetto di tutti come prima, senza distinzioni di appartenenza religiosa o politica.
Fra Halim accenna ai piani per il futuro della scuola: Il prossimo passo sarà la
costruzione di un nuovo asilo o giardino d’infanzia. Cercheremo di far progredire la
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scuola con l’aiuto di Dio. Abbiamo l’intenzione di riorganizzare il sistema educativo
e d’insegnamento nella scuola, perciò abbiamo bisogno della collaborazione effettiva dei genitori per andare avanti e migliorare le cose. Un lungo applauso ha voluto
esprimergli l’appoggio dei genitori.
Un’allieva presente le varie parti del programma svolto da tutte le classi: esso comprende danze arabe e dabke; descrivono la situazione degli allievi e il loro impegno,
e c’è anche qualche canto ironico sulla classe politica.
Il programma è stato preparato dalla maestrina incaricata della festicciola e tutti
abbiamo apprezzato il suo tocco artistico nella confezione dei costumi. Infatti i bambini ora vestivano i costumi tradizionali libanesi, ora i costumi degli zingari, o delle
danzatrici arabe… Anche la musica era stata scelta con gusto, e lo spettacolo era
molto ben coordinato dimostrando una buona collaborazione con la maestra.
La festa è durata un’ora e mezza in un’atmosfera di gioia e di soddisfazione di tutti,
sia dei genitori che delle educatrici. Molte signore musulmane con il capo coperto
dal velo erano presenti alla festicciola senza ostentazione, e battevano le mani con
spontaneità accompagnando il ritmo dei canti.
Per gli insegnanti e collaboratori del Direttore, e qualche invitato, tutto è terminato
con una cenetta sotto gli archi del convento.
Con la nostra presenza, io e fra Giuseppe, abbiamo voluto portare un segno di
incoraggiamento, anche a nome della Custodia, al Direttore e ai suoi collaboratori,
perché continuino la loro missione educativa a Tripoli marina, con l’aiuto di Dio,
nonostante le difficoltà sempre presenti. Così la Custodia di Terra Santa continua
la sua opera educativa iniziata a Tripoli da 150 anni a beneficio della popolazione
locale, in maggioranza musulmana, che rimane affezionata ai Frati e ai suoi Santi,
Francesco e Antonio.
fra Joseph Costantin ofm
Festa di Sant’Antonio a Tripoli Marina (Libano)
13 giugno. La festa di sant’Antonio è molto sentita a Tripoli Marina, e in genere
nel Nord Libano. Se nella Chiesa Maronita la devozione a sant’Antonio Abate è viva
da tempi remoti e fa parte della sua Tradizione, sant’Antonio da Padova fa la sua
parte, e in questi ultimi anni le chiese dedicate al Santo aumentano sempre di più e
in alcune la sua festa si prepara con novene e digiuni.
La nostra chiesetta di Tripoli Marina è dedicata a... san Francesco d’Assisi, ma la
devozione a sant’Antonio è ben radicata e a volte supera quella del Santo di Assisi.
Non è raro incontrare fedeli che digiunano per l’intero mese di giugno, o per una
novena, o una settimana: e seriamente! come si conveniente al digiuno orientale.
A Tripoli Marina la festa di sant’Antonio incomincia con molto anticipo, organizzando fin dall’inizio del mese di maggio la preparazione del libretto della Novena
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e le immagini del Santo. Alla vigilia si preparano un migliaio di pagnottelle che
saranno benedette e distribuite metà dopo la Messa, mentre l’altra metà viene mandata alle parrocchie vicine e ad una parrocchia lontana da Tripoli una cinquantina di
chilometri.
Nella vicina chiesa maronita si celebra la Novena di sant’Antonio e tutti i fedeli
vengono invitati a partecipare da loro.
Il giorno della Festa inizia alle quattro del mattino: si ricevono gli agnelli offerti
in onore di sant’Antonio per i poveri. Dopo la macellazione vengono preparati tanti
sacchetti per la distribuzione ai bisognosi. Sono gli amici e gli operai della scuola
che in questo giorno lavorano dalle quattro del mattino fino alle sette di sera, senza
fermarsi un momento, ma tutti contenti di poter lavorare per sant’Antonio.
Si fa colazione tutti insieme: corpo insegnante ed operai, poi ognuno va ad occuparsi del proprio lavoro fino alle sei di sera, l’ora della solenne celebrazione Eucaristica.
Sant’Antonio ha radunato attorno a sé molta gente: cristiani di tutte le confessioni,
e gente che viene solo per sentito dire. La nostra chiesetta era così affollata che una
cinquantina di persone sono rimaste fuori in cortile (erano presenti non meno di
300 persone). Partecipavano alla Messa i frati di Beirut e di Harissa, con due preti
orientali.
Pochi giorni prima avevamo finito di restaurare le finestre della Chiesa e abbiamo
istallato due condizionatori. Hanno funzionato bene alleggerendo il forte caldo che si
esperimenta nelle città marittime. Quest’ultimo lavoro ci ha fatto capire che la chiesa
ha bisogno di condizionatori, e speriamo di poterne istallare altri - a Dio piacendo
- per la prossima celebrazione della festa di san Francesco.
Non si può concludere una festa così bella senza una cena vicino al mare!, così i
frati e i loro collaboratori, una ventina di persone, tutti abbiamo apprezzato il buon
pesce, il vivo e l’arak!
Deo Gratias. Sant’Antonio Patrono della Custodia, ci protegga tutti, in particolare
la gente di Tripoli che frequenta la nostra chiesetta.
fra Halim Noujaim ofm
Mons. Sabbah passa a Mons. Twal il pastorale di Patriarca
Latino di Gerusalemme
Sabato 21 giugno. La chiesa concattedrale del Patriarcato Latino sarebbe stata davvero troppo piccola per contenere la folla accorsa per partecipare all’ultima messa
celebrata da Mons. Sabbah come Patriarca di Gerusalemme.
È stata, dunque, la Basilica delle Nazioni del Getsemani che ha accolto, pur senza
poterla contenere tutta questa folla di fedeli giunta da tutte le diocesi e da tutte le
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nazioni, e riunita per un solenne congedo a colui che per vent’anni è stato pastore e
voce dei cristiani di Terra Santa qui, a Roma e nel mondo intero.
Sua Eminenza il Cardinal Foley, Gran Maestro dei Cavalieri del Santo Sepolcro,
accompagnato da una delegazione internazionale di Cavalieri e Dame; Mons. Camillo Ballin, vescovo del Kuwait e rappresentante del CELRA; gli Ordinari cattolici
di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa, un centinaio di
preti, la maggior parte dei quali parroci, numerosi religiosi e religiose, i rappresentanti di tutte le Chiese ortodosse e protestanti, i Consoli di Spagna e di Francia, i
Rappresentanti delle autorità civili e religiose, i suoi familiari, insieme a tutti i fedeli,
immersi nella calura della prima giornata d’estate, con l’affetto e con la preghiera,
hanno voluto stringersi attorno a Sua Beatitudine emerita, Mons. Sabbah. Emerita
perché, alle ore 13 le campane del Patriarcato sono state suonate a festa per rendere
noto che Mons. Fouad Twal veniva ufficialmente nominato nuovo Patriarca di Gerusalemme.
Era stato lo stesso Mons. Sabbah che, rassegnate le proprie dimissioni per raggiunti limiti d’età, il giorno stesso del compimento dei suoi 75 anni aveva scelto questo
luogo e questo momento, per la solenne messa di rendimento di grazie, per celebrare
l’ultima messa da Patriarca con la sua voce così flebile, ma così forte nella sua capacità di toccare i cuori e le anime.
All’inizio della celebrazione, la lettura, in francese, fatta dal Nunzio Apostolico
Mons. Antonio Franco, e ripetuta in arabo dal Cancelliere del Patriarcato Abouna
Humam Khzouz, di una lettera del papa Benedetto XVI indirizzata a Mons. Sabbah. Parole di ringraziamento per tutto il lavoro compiuto nel corso della sua lunga
vita e, specialmente, negli ultimi vent’anni spesi come Patriarca di Gerusalemme. Il
ringraziamento per aver saputo portare conforto e speranza fra i fedeli che gli erano
affidati. La sottolineatura di una dedizione espressa senza distinzione di appartenenza religiosa o sociale.
La messa è proseguita in arabo, la lingua principale della Chiesa di Terra Santa.
Dopo la lettura del Vangelo, Mons. Sabbah si è accostato al microfono e, con voce
ferma, nonostante l’emozione, si è rivolto ancora una volta al suo gregge.
Ci aveva già anticipato il senso delle sue parole: il Vescovo ha tre funzioni - santificare, insegnare, amministrare. Con la pensione passa ad altri l’amministrazione:
rimangono i due terzi del ministero: santificare e insegnare. Rimane ancora molto
da fare!
Santificare e insegnare è stato proprio ciò che Mons. Sabbah ha fatto in questa
celebrazione al Getsemani, così marcata da questo luogo santo della Passione del
Signore. Infatti, nella sua omelia, egli è spesso tornato su questo mistero della Passione. E sebbene l’occasione della celebrazione fosse un rendimento di grazie, la sua
omelia è iniziata con un saluto rivolto a tutta all’assemblea. La mia preghiera e la
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vostra possa rivolgersi al passato e al futuro. Il mio e quello di Mons. Fouad Twal.
Come sua abitudine, il Patriarca emerito non ha mancato di evocare la dolorosa situazione esistente fra Israele e Palestina, chiedendo ancora una volta giustizia, pace
e sicurezza per entrambi i popoli. E per Cipro, anch’essa divisa in due stati.
Poi si è nuovamente rivolto ai cristiani di Terra Santa, che ha invitato a ricercare
la gioia nel dono di sé, sull’esempio di Gesù al Getsemani, certi della gioia della
Risurrezione.
Durante la preghiera eucaristica, è stato commovente ascoltare Mons. Sabbah pregare per il nostro Patriarca Fouad Twal. Ma uno dei momenti più forti di questa
celebrazione resterà sicuramente il passaggio di consegne tra i due Patriarchi: il pastorale che passa di mano e il lungo abbraccio che ne è seguito.
Mons. Fouad Twal, quindi, si è calorosamente indirizzato alla folla, prima in arabo
e poi in francese. E, allontanandosi dal testo del suo discorso, ha esclamato: Siete
formidabili! Nel salutare, poi, il suo predecessore e nel ringraziarlo per il lavoro
svolto, ha annunciato il suo ingresso dell’indomani nella Basilica della Risurrezione,
presso la Tomba vuota, che ci ricorda il motivo della nostra gioia: Cristo è risorto.
È veramente risorto!
La benedizione finale è stata data dal nuovo Patriarca. Quindi, il corteo: Patriarchi, Cardinale, Vescovi e Sacerdoti è uscito fra gli applausi scroscianti. La folla si è
dispersa velocemente, per poi ritrovarsi al Notre Dame Centre, dove Mons. Michel
Sabbah ha potuto ricevere un nuovo saluto del popolo che egli ama, che ha servito e
che si è impegnato a continuare a servire.
Marie Armelle Beaulieu
La Custodia festeggia la fedeltà a
giubilari
Dio
e i suoi frati
Domenica 22 giugno. Al culmine di un week-end ricco di eventi per la Chiesa
locale e per quella universale, con il passaggio di consegne fra il vecchio Patriarca,
Mons Michel Sabbah, e il nuovo, sua Beatitudine Mons Fouad Twal, la Custodia di
Terra Santa, nella giornata di domenica 22, si è raccolta per un’occasione più intima.
Nel corso della messa comunitaria domenicale, l’insieme dei frati si è stretto intorno
ai suoi frati giubilari dell’anno.
Per i giovani frati, la consapevolezza del numero di anni spesi dai loro confratelli
più anziani al servizio di Dio e della Custodia, ha rappresentato un momento di testimonianza della fedeltà verso Nostro Signore.
Non si può dubitare, infatti, che, nel tempo, i frati giubilari abbiano conosciuto
prove di ogni sorta. Ma, a leggere la gioia sui loro volti, l’intensità della loro capacità
di raccoglimento, si può esser certi che il potere di attrazione del Signore su di loro
sia rimasto immutato.
112
Dopo la messa di ringraziamento, la festa è proseguita al refettorio con un pranzo
gioioso.
I giubilari 2008 sono:
• fra Basilio Talatinian - 70 anni di sacerdozio; fra Emilio Barcena,
fra Ignacio Peña e fra Armando Pierucci - 50 anni di sacerdozio; fra
Carlo Serri - 25 anni di sacerdozio
• fra Antonio Foley e fra Giuseppe Marra - 70 anni di professione; fra
Agripino Cabezón e fra Beda An - 60 anni di professione; fra Dobromir Jasztal - 25 anni di professione
• fra Ekspedyt Lisiecki - 70 anni in Terra Santa
MAB
Il presidente francese Nicolas Sarkozy
Basilica della Natività a Betlemme
in visita alla
Betlemme, martedì 24 giugno. Il presidente della Repubblica francese, signor Nicolas Sarkozy e sua moglie Carla Bruni, si sono recati a Betlemme nel corso della
prima visita di Stato del Presidente in Israele e nei Territori Palestinesi.
Dopo l’incontro con il Presidente dell’Autorità Palestinese, il Signor Mahmud Abbas (Abu Maazen), la loro ultima tappa nella città dove è nato Gesù è stata la Basilica
della Natività. Il Presidente francese è stato accolto sulla piazza della Mangiatoia dal
Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa ofm, dal Segretario custodiale,
dai Rappresentanti delle Chiese Armene e dal Superiore della comunità Greco-ortodossa di Betlemme. Poi la coppia presidenziale è entrata in Basilica per una visita
che doveva essere privata, ma alla quale si è unita una parte della Delegazione francese. È stato compito di fra Stéphane Milovitch, segretario della Custodia di Terra
Santa, francese, accompagnare i Visitatori.
All’ingresso della navata il Presidente ha salutato il Patriarca greco-ortodosso,
Teophilos III, che lo attendeva insieme ai sacerdoti del suo Patriarcato.
Alla delegazione del Presidente ne seguiva un’altra composta da personalità che
compivano la stessa visita, terminata la quale hanno raggiunto il convoglio che partiva per l’aeroporto.
Il Signor Sarkozy e consorte, invece, sono passati nella Chiesa di Santa Caterina,
dove hanno salutato il nuovo Patriarca di Gerusalemme, S.B. Fouad Twal e alcuni Rappresentanti delle comunità cristiane francofone. Carla Bruni Sarkozy non
ha nascosto la sua gioia nel sentirsi salutare cordialmente e in italiano dalle Suore
Minime del Sacro Cuore che prestano servizio presso la Comunità francescana di
Betlemme.
Dopo una breve sosta a Casa Nova per un rinfresco, il Presidente ha preso congedo, e si è avviato sul cammino di ritorno in Francia.
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Il giorno prima, incontrando alcuni ospiti della comunità francese - ossia francoisraeliani e franco-palestinesi - al King David Hotel, il Presidente ha tenuto a salutare
particolarmente le numerose comunità cristiane francesi di Terra Santa e, allontanandosi dal testo ufficiale, ha aggiunto alcune parole più generali sul ruolo capitale della
cristianità di Terra Santa volendo vedere in essa i mediatori possibili nel dialogo sul
cammino della pace necessaria e urgente tra Israeliani e Palestinesi.
MAB
Ingresso solenne a Betlemme
Patriarca di Gerusalemme
di
S.B. Mons. Twal,
nuovo
25 giugno. È sotto un sole a picco, con tutto il calore relativo, che il corteo di vetture che ha scortato il nuovo patriarca di Gerusalemme, Sua Beatitudine Mons. Fouad
Twal, si è mosso alle ore 15,00 in direzione di Betlemme.
Numerosi fedeli, religiosi e religiose, hanno voluto accompagnare il Patriarca in
questo ingresso solenne nella Città della nascita di Gesù.
La polizia israeliana ha fatto da battistrada fino alla prima sosta, il monastero greco-ortodosso di Mar Elias, che segna tradizionalmente l’entrata ufficiale nell’agglomerato di Beit Jala, Beit Sahour e Betlemme. È a questo titolo che, in via eccezionale, una quarantina di auto palestinesi (targa bianca con i numeri scritti in verde) sono
autorizzate ad uscire dai limiti imposti dalla barriera di sicurezza (ancorché munite
di un lasciapassare fornito per l’occasione dalla Custodia di Terra Santa incaricata
dello Statu Quo che regola queste occasioni, in accordo con le Autorità israeliane).
A Mar Elias, è il governatore delle forze armate israeliane del distretto, Rami Barakat, che accoglie il Patriarca quando scende dall’auto, prima che il Sindaco di
Beit Jala, insieme ai rappresentanti del consiglio municipale e una rappresentanza
dei fedeli dei tre villaggi cristiani, salutino a loro volta Sua Beatitudine. Per la prima
volta in occasione di un ingresso solenne, erano presenti anche i quattro Consoli
latini: Francese, Spagnolo, Belga e Italiano.
Da qui il corteo si è diretto lentamente verso Betlemme. Conformemente allo Statu
Quo, esso ha percorso l’antica strada dei Patriarchi che, evitando il check point, va
dritta in direzione della tomba di Rachele attraversando le porte blindate dell’enclave che la racchiude e che sono state previste appositamente per lasciare passare
questi cortei.
Fra Samuel Fayez Fahim ofm, parroco di Santa Caterina, ha ricevuto il Patriarca,
insieme al sindaco di Beith Sahour, il suo consiglio municipale e qualche fedele.
Preceduto dagli Scouts della Città, in mezzo ai fedeli di tutte le confessioni cristiane, il corteo, sempre rimanendo sull’antica strada dei Patriarchi, ha quindi attraversato Betlemme. All’ombra delle viuzze, la gente attendeva il passaggio di Sua
Beatitudine per applaudirlo.
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Intanto Francescani e Seminaristi del Patriarcato latino attendevano sulla piazza
della Mangiatoia. Il corteo si è fermato sulla piazza antistante, quella del Municipio:
da qui, il dott. Victor Batarseh, sindaco della Città, la Ministra del turismo palestinese, i Consoli e la folla che stava sulla piazza, hanno scortato il Patriarca fino alla
porta della Basilica, davanti alla quale, dopo aver baciato il Crocifisso che gli è stato
presentato dal Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, ha asperso la folla
con l’acqua santa.
Attraversata la Porta dell’Umiltà, Sua Beatitudine ha salutato i Rappresentanti delle Chiese greco-ortodosse ed armene che l’attendevano all’inizio della navata della
Basilica. Quindi, entrato nel chiostro di San Girolamo al canto del Te Deum ha fato
il suo ingresso in Santa Caterina, accolto dagli applausi dei fedeli che gremivano la
chiesa.
Le parole di benvenuto del Custode hanno fatto eco alla calorosa accoglienza che
la comunità locale ha voluto riservare al suo nuovo Patriarca. Il parroco, fra Samuel
Fayez Fahim gli ha rivolto alcune parole in arabo, così come Mons. Camillo Ballin,
Vescovo del Kuwait e rappresentante della CELRA (Conferenza dei vescovi latini
delle Regioni Arabe).
Sua Beatitudine ha quindi rivolto la sua parola a tutti i convenuti. Una parola attesa
dai cristiani di Palestina, desiderosi di fare la conoscenza del loro nuovo Patriarca;
desiderosi di ascoltare un Giordano che si prenderà cura di loro come il suo predecessore Palestinese Mons. Michel Sabbah. Gli applausi che hanno accolto le sue
parole ci dicono che ne sono stati conquistati!
Vogliamo o Bambino della Grotta, che la tua voce risuoni di nuovo nel nostro
cielo:
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati Figli di Dio (Mt 5, 9)
Beati i miti, perché erediteranno la terra (Mt 5, 4)
Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia (Mt 5, 7).
Si, vieni a nascere ancora a Betlemme, nelle nostre case, nei nostri cuori; vieni a
percorrere le strade di Betlemme e di tutte le città della Palestina. Guarda con la tua
divina pietà le case abbandonate, le terre confiscate e i negozi chiusi; guarda con la
tua divina misericordia i check-points, gli ostacoli e le barriere che l’uomo ha alzato
contro suo fratello…
Questo ingresso solenne si è concluso con la triplice benedizione. La folla dei fedeli si è quindi riversata nel chiostro disponendosi a salutare il Patriarca. Egli ha desiderato di recarsi anche solo brevemente nella Grotta per pregare, insieme a poche
persone. Fra Athanasius Macora, incaricato dello Statu Quo e fra Ibrahim Faltas lo
hanno accompagnato e gli hanno facilitato presso le chiese armene e greche questo
breve momento di raccoglimento. Fra Jerzy Kraj, guardiano della comunità francescana, lo ha accolto all’altare dei Magi.
115
Il Patriarca poi ha raggiunto il suo popolo e i numerosi invitati. Ognuno lo ha potuto salutare personalmente, mentre si confluiva al rinfresco offerto per l’occasione
al Casa Nova, dove l’ospitalità e la cura del servizio di fra Seweryn Lubecki ha fato
continuare la festa.
La Chiesa di Gerusalemme ha un nuovo Patriarca: S.B. Mons. Fouad Twal. Il
29 giugno sarà a Roma per ricevere il palio dalle mani del Santo Padre Benedetto
XVI. Celebrerà quindi la sua prima Messa nella parrocchia di Beit Hanina e farà il
suo ingresso ufficiale in Giordania, a Madaba, l’11 luglio prossimo. Toccherà poi a
Nazareth e alle altre regioni della diocesi. La Terra Santa non ha finito di festeggiare
il suo nuovo Patriarca.
MAB
116
Formazione permanente
Iniziamo, con questo numero di Frati della Corda, la pubblicazione dei sussidi che
fra Carlo Serri prepara per l’animazione degli incontri di Formazione Permanente.
Questo servizio, che ci viene richiesto soprattutto dalle fraternità periferiche, può
essere utile a tutti, consentendo l’utilizzo dei sussidi per la riflessione personale e
comunitaria, e la loro raccolta.
Diventare preghiera. Fratelli nell’esperienza di Dio
0. Introduzione. Francesco, un’eredità ambigua
Parlare della preghiera di Francesco appare quasi un atto di presunzione. Corriamo
ancora una volta il rischio di giudicare un uomo povero e indifeso, per trarne conclusioni saccenti. Il poverello di Assisi sopporta ancora l’indigenza estrema di non
poter difendere più la propria identità. Da vivo aveva rinunciato alla volontà propria,
affidandosi solo a Dio. Da santo è diventato oggetto di interpretazioni, affidato al
giudizio dei suoi critici. Nel Saluto alle Virtù egli stesso ha descritto la suprema
obbedienza come l’affidarsi in sottomissione assoluta a tutte le creature, persino alle
bestie irragionevoli:
La santa obbedienza confonde tutte le volontà corporali e carnali e ogni volontà propria, e tiene il suo corpo mortificato per l’obbedienza allo spirito e per
l’obbedienza al proprio fratello; e allora l’uomo è suddito e sottomesso a tutti
gli uomini che sono nel mondo, e non soltanto ai soli uomini, ma anche a tutte
le bestie e alle fiere, così che possano fare di lui quello che vogliono per quanto
sarà loro concesso dall’alto del Signore (Cf. Gv 19,11) (SalVirt 14-18).
Appartiene a tutti e tutti fanno di lui quello che vogliono. Non si può difendere dalle diverse e contrastanti interpretazioni che si fanno di lui. Lo studio critico del francescanesimo è diventato oggi una scienza difficilissima, riservata ad un manipolo di
eruditi professori universitari, che coltivano i loro campi di indagine specializzati e
che sono lontanissimi dal sentire della gente comune, che invece continua a vedere
Francesco in modo poetico e trasognato.
Per chi si accosta alla ricerca storia su Francesco d’Assisi e sul primitivo movimento francescano resta sempre aperto il grande problema posto - ormai da cent’anni
- dalla questione francescana: qual è il volto autentico di Francesco, quello tramandato dalle fonti storicamente più attendibili? Qual è il suo messaggio autentico, che
possa costituire per noi un’eredità vivente? Francesco era un eretico o un santo? Un
poeta o un organizzatore? Un mistico o un apostolo?
Per noi frati, esitanti a metà strada tra devozione ed erudizione, c’è il pericolo
di perderci nel romanticismo evanescente o nel nozionismo più sterile. Dobbiamo
117
rifuggire dalle interpretazioni riduttive. Francesco è un uomo di Dio, con una personalità variegata e polivalente. In quanto mistico è inimitabile. Il segreto del gran Re
resta per sempre sigillato, e il mistero della sua vita di preghiera ci resterà sempre
precluso.
Non possiamo conoscere l’azione interiore di Dio nell’anima di un santo. Già Guglielmo di Saint Thierry, mistico e teologo cistercense, trovandosi a dover scrivere
la vita del suo grande amico e riformatore monastico San Bernardo è costretto a
riconoscere francamente:
sulla sua vita interiore - del Cristo che vive in lui - non possiamo scrivere
nulla. Scriviamo una vita descrivendo le opere esterne compiute da Bernardo,
quelle opere esterne che sono prova della sua vita interiore. Nel suo cuore non
leggiamo, ma in quello che ha fatto si riflette la sua vita interiore.
È così con ogni santo, anche con Francesco: non possiamo leggere nella sua anima.
Dobbiamo scrutare le tracce storiche che di lui ci restano per risalire ai doni che Dio
gli ha fatto. Egli è imitabile e modello normativo in quanto forma minorum. Lui ha
voluto porsi esplicitamente come forma minorum:
Noi che siamo vissuti con lui, siamo in grado di testimoniare a suo riguardo
che... una volta, notando come i frati già debordavano dai limiti della povertà
e della discrezione sia nei cibi che nelle altre cose, disse ad alcuni, con l’intenzione di rivolgersi a tutti: « Non pensano i fratelli che al mio corpo sarebbe
necessario un vitto speciale? Eppure, siccome devo essere modello ed esempio
per tutti i fratelli, voglio che mi bastino alimenti da povero e oggetti grossolani
ed esserne contento (LegPer 2).
Francesco è maestro con l’esempio della sua vita, più che con un insegnamento
teorico e sistematico. E la sua vita acquista la sua specificità solo perché segnata da
un’eccezionale esperienza di Dio. San Francesco risulterebbe assolutamente incomprensibile, come uomo e come santo, se non tenessimo conto del suo radicale e totale
orientamento a Dio. Questo ha plasmato tanto la sua vita di preghiera quanto il suo
modo di fare apostolato.
1. Francesco, un uomo che ha sperimentato Dio.
1.1. Ad una meditazione seria appaiono certamente inaccettabili tutte le interpretazioni di Francesco che vogliano ridurre Francesco - il novellus pazzus di Dio - semplicemente all’apprezzamento poetico o sociologico.
La straordinaria capacità che Francesco aveva - forse suo malgrado - di attirare e di
sedurre le persone non può spiegarsi semplicemente con attrattive di ordine umano.
Guglielmo di Saint-Thierry, Vita di San Bernardo, Opere/2, (Roma 1997) 37.
«Et dixit Dominus michi, quod volebat, quod ego essem unus novellus pazzus in
mundo» (CompAss 18; LegPer 114).
118
Testimonia bene il Celano come tutte le categorie di persone venivano attratte da
quello che appariva come un uomo dell’altro mondo:
Uomini e donne, chierici e religiosi accorrevano a gara a vedere e a sentire
il Santo di Dio, che appariva a tutti come un uomo di un altro mondo. Persone
di ogni età e sesso venivano sollecite ad ammirare le meraviglie che il Signore
di nuovo compiva nel mondo per mezzo del suo servo. La presenza o anche la
sola fama di san Francesco sembrava davvero una nuova luce mandata in quel
tempo dal cielo a dissipare le caliginose tenebre che avevano invaso la terra...
(1Cel 36).
In verità la traduzione italiana offerta dalle Fonti Francescane è inefficace ad esprimere la progressiva accelerazione con cui - secondo il Celano - le varie categorie di
cristiani si pongono alla sequela del santo di Assisi:
Currebant viri, currebant et feminæ, festinabant clerici, accelerabant religiosi, ut viderent et audirent sanctum Dei, qui homo alterius sæculi omnibus videbatur. Omnis aetas omnisque sexus properabat cernere mirabilia, quae noviter
Dominus per servum suum operabatur in mundo. Videbatur certe tempore illo,
sive per praesentiam sancti Francisci, sive per famam quaedam nova lux e caelo
missa in terris, fugans universam tenebrarum caliginem, quae pæne totam sic
occupaverat regionem... (1Cel 36).
Non si tratta semplicemente di una nuova ed originale tecnica pastorale. Il Celano
individua in Francesco una «luce nuova» che proviene da Dio. Egli percepisce in
Francesco un uomo profondamente segnato dall’esperienza di Dio. Si tratta di un
uomo che vive nel radicamento divino il mistero profondo della sua persona. Il suo
senso di autoidentità, la sua opzione fondamentale esistenziale sono risposta al senso
della presenza di Dio, in cui Francesco si è immerso senza tentennamenti.
Dio non è argomento di un discorso o meta di un riferimento etico. Si tratta di
una ricerca insonne e di una scoperta costante, inesauribile, mai appagata, in alcuni
momenti lacerante e persino ossessiva. Il volto nascosto di Dio sembra rivelarglisi
progressivamente, e ogni guizzo della luce divina diventa un riflesso che illumina
anche l’identità di Francesco, che si vede solo in riferimento a Dio Chi se’ tu, o dolcissimo Iddio mio? Che sono io, vilissimo vermine e disutile servo tuo? (Cf. Terza
Considerazione sulle stimmate; FF 1915).
Dio non è un’essenza filosofica o un’entità spirituale vaga: si tratta del Dio Trinitario, del Dio della storia. Penso che ormai si possa rispondere con relativa tranquillità
alla questione del cristocentrismo francescano. In realtà la spiritualità di Francesco
C. Serri, Risurrezione di Gesù e vita nello Spirito, in: Segno di fraternità. Rivista di
collegamento degli animatori vocazionali dei frati minori d’Italia. Anno XXII-108 (giugno
1997) 7-13.
119
è trinitaria, più che cristocentrica. Ogni volta che negli scritti di Francesco si parla
di Cristo è in contesto trinitario, o in riferimento all’azione salvifica trinitaria. Come
ha rilevato Nguyen-Van-Khanh nel suo famoso studio sulla cristologia degli scritti
di San Francesco:
È insufficiente dire che la spiritualità di Francesco è cristocentrica: si deve
aggiungere che prende il suo punto di partenza dallo Spinto Santo e si orienta
verso il Padre.
Ripercorriamo questo tragitto a ritroso. Francesco ha vissuto il mistero dell’Incontro con l’ineffabile Dio che gli si rivela Padre. Fin dall’inizio esprime infatti il
passaggio alla vita nuova penitenziale con la scoperta della paternità nuova di Dio:
D’ora in poi voglio dire: Padre nostro, che sei nei cieli, non più padre mio
Pietro di Bernardone (3Comp 20).
Questa donazione a Dio Padre diventa sempre più assorbente nella sua sovrabbondanza, fino a raggiungere un possesso totalizzante ed esclusivo nella vita di Francesco. Un testo della Regula non Bullata esprime bene questo radicalismo teologico:
Nient’altro dunque dobbiamo desiderare, niente altro volere, nient’altro ci
piaccia e diletti, se non il Creatore e Redentore e Salvatore nostro, solo vero Dio,
il quale è il bene pieno, ogni bene, tutto il bene, vero e sommo bene, che solo
è buono, pio, mite, soave e dolce, che solo è santo, giusto, vero, santo e retto,
che solo è benigno, innocente, puro, dal quale e per il quale e nel quale è ogni
perdono, ogni grazia, ogni gloria di tutti i penitenti e giusti, di tutti i santi che
godono insieme nei cieli. Niente dunque ci ostacoli, niente ci separi, niente si
frapponga. E ovunque, noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni
giorno e ininterrottamente crediamo veramente e umilmente e teniamo nel cuore
Nguyen-Van-Khanh N., Gesù Cristo nel pensiero di San Francesco secondo i suoi
scritti, Milano 1984, 326-327. “Si dice spesso che la spiritualità di Francesco è cristocentrica.
È vero. Ma non è pancristica. Scrive A. de Vogüé che nel Maestro e in san Benedetto, per
esempio Cristo è onnipresente, onniagente, in modo tale che la Seconda Persona sostituisce
la Prima nell’insieme dei rapporti tra Dio e gli uomini. È troppo poco in tal caso parlare di
cristocentrismo. Si dovrebbe piuttosto dire che la spiritualità del Maestro è pancristica. (A.
De Vogüé, La paternité du Christ dans les règles de saint Benoît et du Maître, in Vie Spirituelle 46 (1964), pp. 59 e 62). Quanto a Francesco, egli non perde mai di vista la persona di
Cristo, ma egli lo vede sempre come Mediatore, cioè sempre in relazione da una parte col
Padre e dall’altra con tutti gli uomini. È insufficiente dire che la spiritualità di Francesco è
cristocentrica: si deve aggiungere che prende il suo punto di partenza dallo Spirito Santo e
si orienta verso il Padre. Nella luce dello Spirito Santo per mezzo del Figlio diletto, verso
il Padre celeste, ecco l’itinerario che Francesco d’Assisi ha seguito e che propone a tutti gli
uomini. L’originalità di Francesco è quella stessa del Vangelo. Dopo sette secoli, il Poverello
non cessa di essere attuale: è semplicemente perché il suo messaggio è quello stesso del Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo”.
120
e amiamo, onoriamo adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo, glorifichiamo
ed esaltiamo, magnifichiamo e rendiamo grazie all’altissimo e sommo eterno
Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e
Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui, e amano lui che è senza
inizio e senza fine, immutabile, invisibile, inenarrabile ineffabile incomprensibile, ininvestigabile, benedetto, degno di lode, glorioso, sopraesaltato, sublime,
eccelso, soave, amabile, dilettevole e tutto sopra tutte le cose desiderabile nei
secoli dei secoli. Amen (RnB c. XXIII 9-11).
L’esperienza di Lui sorpassa ogni capacità espressiva linguistica. Dio è tutto il
bene; al di fuori di lui non c’è nulla. Spazio, tempo, pensiero ed affetti, vita e bellezza, tutto è Dio o dono di Dio. Tutto allora deve essere inglobato in Dio, ricondotto a
Dio, riferito a lui. Il mondo intero, come dirà Bonaventura, è scala Dei. Ogni lode
dunque è degna solo di Dio. Nessun altro valore sussiste dinanzi a Lui. Niente è contrapponibile a Dio. Sembra dire: sei ineffabile, mio Signore, ma io ti conosco, perché
vivo di Te. È un Todo y nada forse più radicale di quello dell’ascetica carmelitana.
La lode e il rendimento di grazie assumono allora il ritmo della vita. Il respiro
diventa preghiera, tutta la vita diventa preghiera, perché riconduce tutto alla lode di
Dio. Francesco stesso diventa preghiera, secondo la notissima espressione di Tommaso da Celano:
... dirigeva tutta la mente e l’affetto a quell’unica cosa che chiedeva a Dio:
non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato
in preghiera vivente (2Cel 95).
Francesco è trasformato in preghiera perché è totalmente rivolto a Dio: il cuore e
la mente sono rivolti al Signore.
E guardiamoci bene dalla malizia e dall’astuzia di Satana, il quale vuole che
l’uomo non abbia la sua mente e il cuore rivolti a Dio (RnB XXII,19).
Questo cuore rivolto a Dio evoca il prologo del vangelo di Giovanni, dove si dice
che il Verbo era verso Dio (Gv 1,1). Essere rivolto verso il Padre è caratteristico
del Figlio, sia nell’eternità della Trinità immanente, sia nella storicità salvifica della
Trinità economica. Tutta la vita del Figlio comporta la sua relazionalità obbediente e
amorosa verso il Padre, fino al compimento del mistero pasquale.
Lo stesso cor ad Deum evoca l’atteggiamento liturgico del prefazio: Sursum corda. Habemus ad Dominum. All’inizio della preghiera eucaristica rivolgiamo i nostri
cuori al Signore per compiere degnamente il sacrifico eucaristico.
S. Bonaventura, Itinerarium mentis in Deum I, 2, Opere di San Bonaventura V/1
Roma 1993: ipsa rerum universitas sit scala ad ascendendum in Deum.
Omnem sic et intuitum et affectum in unam quam petebat a Domino (Ps 26,4) dirigebat, totus non tam orans quam oratio factus (2Cel 95).
121
Badiamo bene: non si tratta di una forzatura moralistica, ma di una intima conformazione, d’amore e di intelletto, ai desideri del Signore considerato il Sommo Bene
e la fonte di ogni pace. Si realizza l’unificazione dei desideri. Dio diventa l’unico
desiderabile. Questo vuol dire pregare: Dire a Dio Tu sei, come nelle Lodi di Dio
Altissimo.
1.2. L’incontro con il Signore diventa storia e carne nell’incontro con il crocifisso.
La croce è la forma della rivelazione. Si può dire semplicemente che Francesco ha
sperimentato la rivelazione dell’amore di Dio nel mistero di Cristo crocifisso, secondo l’insegnamento di Giovanni:
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama
è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché
Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato
il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. In questo
sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha
mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi,
se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai
ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è
perfetto in noi. Da questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli
ci ha fatto dono del suo Spirito (1Gv 4,7-12).
L’esperienza di Dio è esperienza d’amore. L’amore di Dio si comunica nella povertà del crocifisso che espia il peccato e, per mezzo dello Spirito, si trasforma in
amore fraterno. Si tratta di un amore condivisibile e unificante. L’incendio dello
Spirito lo rende possibile.
La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri
cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5,5).
Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di
Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma
avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: Abbà,
Padre! (Rm 8, 14-15).
Lo Spirito Santo ci riempie dell’amore, fino al punto da conformarci al Cristo e
farci rivivere la stessa relazione di figliolanza e di obbedienza sacrificale che egli
ebbe verso il Padre. Possiamo dunque dire veramente Abbà, come Gesù.
1.3. Animato dallo Spirito.
Ora possiamo ben comprendere l’essenzialità dell’operazione dello Spirito secondo Francesco.
Quei frati ai quali il Signore ha concesso la gra­zia di lavorare, lavorino con
fedeltà e con devozione così che, allontanato l’ozio, nemico dell’anima, non
122
spengano (Cf. 1Tes 5,19) lo spirito della santa orazione e devozione, al quale
devono servire tutte le altre cose temporali (RB V,1-2).
E coloro che non sanno di lettere, non si preoccupino di apprenderle, ma
facciano attenzione che ciò che devono desiderare sopra ogni cosa è di avere
lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, di pregarlo sempre con cuore
puro e di avere umiltà, pazienza nella persecuzione e nella infermità, e di amare
quelli che ci perseguitano e ci riprendono e ci calunniano (Mt 5,44); beati quelli
che sopportano persecuzione a causa della giustizia, poiché di essi è il regno dei
cieli (Mt 5,10). E chi persevererà fino alla fine, questi sarà salvo (Mt 10,22; RB
X,8-10).
L’azione dello Spirito del Signore crea in noi l’imitazione e la conformità con
Cristo povero e crocifisso. Lo Spirito genera la preghiera, la pazienza, l’umiltà, la
purezza di cuore e l’amore per i persecutori. Da qui nasce la preghiera: da un contatto con lo Spirito che dipinge in noi l’immagine del Figlio. Non è studio o deduzione
pastorale. È un impatto vivo con il Dio vivo.
2. La preghiera della fraternità
2.1. La preghiera non appartiene solamente alla vita privata di Francesco, ma ha
caratterizzato la primitiva comunità minoritica. Francesco fu un maestro di preghiera? Intendeva esserlo? Ma più radicalmente possiamo chiederci: è possibile insegnare a pregare? Gesù è l’unico Maestro e realizza il suo magistero per mezzo dello
Spirito Santo che prega in noi.
Essendo molto realisti e guardando con verità alla nostra vita possiamo dire che
Francesco, come ogni santo, più che un maestro è un segno e una provocazione alla
preghiera. Francesco si offre ai fratelli come una nostalgia e desiderio di Dio, come
segno e testimonianza incarnata dell’espropriazione operata da Dio nella sua vita.
Francesco insegna a pregare con la vita, a chi desidera imitarlo. Così il Celano descrive il magistero spirituale di Francesco a Rivotorto:
In quel tempo i frati gli chiesero con insistenza che insegnasse loro a pregare,
perché, comportandosi con semplicità di spirito, non conoscevano ancora l’ufficio liturgico. Ed egli rispose: Quando pregate, dite: Padre nostro! e: Ti adoriamo, o Cristo, in tutte le tue chiese che sono nel mondo e Ti benediciamo, perché
con la tua santa croce hai redento il mondo. E questo gli stessi discepoli del pio
maestro si impegnavano ad osservare con ogni diligenza, perché si proponevano
di eseguire perfettamente non solo i consigli fraterni e i comandi di lui, ma perfino i suoi segreti pensieri, se riuscivano in qualche modo a intuirli (1Cel 45).
Richiesto di un insegnamento sulla preghiera Francesco in realtà si limita ad indicare le preghiere comuni del cristiano, come il Padre nostro o la preghiera alla croce.
Quando egli stesso si compone un Ufficio personale non fa altro che utilizzare i testi
123
biblici che conosceva, dalla liturgia della Chiesa. La maggior parte delle sue preghiere scritte che ci sono state tramandate sono preghiere di amplificazione biblica,
ossia ripensamenti e meditazioni personali su testi a lui offerti dalla Scrittura e dalla
liturgia. Basti pensare al commento al Padre nostro, alle antifone mariane, alle Lodi
di Dio altissimo. La forza dell’insegnamento dunque non consisteva nell’originalità
dei suoi contenuti.
I frati sono spinti ad imitare la vita di Francesco quando lo vedono pregare, quando
si rendono conto che veramente egli considera Dio Deus meus et omnia.
È tale l’esperienza di Bernardo di Quintavalle, nella famosa notte in cui decide di
seguire Francesco. L’episodio è narrato nella sua vita riportata nella Chronica XXIV
Generalium. Francesco sta dormendo in casa di Bernardo e questi lo spia, di notte,
ascoltando la famosa espressione Deus meus et omnia:
Francesco... si levò e, alzando in alto la mente e il volto, con le mani elevate,
tutto infiammato con indicibili lacrime e con devota lentezza ripeteva continuamente queste parole: Dio mio e mio tutto, Dio mio e mio tutto. E così, ripetendo
per quasi tutta la notte queste parole, non diceva altro... e infatti, da uomo devoto
e umile... avendo un’umile opinione di sé, attribuiva tutto a Dio e con devota
ammirazione riferiva a Lui tutte le grazie. Messer Bernardo... avendo visto tutto,
alzatosi al mattino, tutto acceso di devozione, disse a san Francesco: Frate Francesco, ho fatto proposito di abbandonare del tutto il mondo, e di seguirti, e fare
tutto quello che mi comanderai.
Bernardo spia la preghiera di Francesco, come farà anche frate Leone sul monte
C. Paolazzi, Lettura degli scritti di Francesco d’Assisi, Milano 1987, 31-51.
“Franciscus… surrexit et mente et vultu sursum intendens, elevatis manibus, totus
ignitus cum indicibilibus lacrymis et devota morositate haec verba continue replicabat: Deus
meus et omnia, Deus meus et omnia. Et sic quasi per totam noctem haec replicans aliud
non dicebat... namque vir devotus et humilis… de se humiliter sentiens, totum Deo attribuens cum quadam devota admiratione eidem gratias referebat. Quae omnia cum dominus
Bernardus… conspiceret, surgens mane totus devotione succensus, dixit sancto Francisco:
Frater Francisce, ego proposui penitus mundum relinquere et te sequi ac facere quaecumque mandaveris mihi”. Vita Fratris Bernardi de Quintavalle, in: Chronica XXIV Generalium
Ordinis Minorum, Analecta Franciscana III, edita a Patribus Collegii S. Bonaventurae, Ad
Claras Aquas (Quaracchi), MDCCCXCVII, p. 35-36. Autore della Chronica è Frate Arnaldo
de Seranno (de Serrand), già Ministro di Aquitania e riformatore dell’Ordine in Spagna. La
maggior parte della Cronaca è scritta prima del 1369, anche se arriva fino al 1374. È fonte
per gli scrittori successivi dell’Ordine, quali Mariano da Firenze, Marco da Lisbona, Nicola
Glassgerger e quindi il Wadding. L’autore non eccelle nell’arte critica, ma riferisce abbastanza fedelmente e diligentemente quel che trova nelle sue fonti sulla storia dei primi secoli francescani. Bisogna notare che quando l’autore riferisce della grande controversia sulla
povertà tra Communità dell’Ordine e Spirituali, si mostra in tutto seguace della Comunità,
per cui il suo giudizio su alcuni spirituali va preso cum grano salis (Cf. AnFr III, Præfatio p.
XII).
124
della Verna, in una circostanza simile. I frati vedono che Dio è tutto per Francesco
e che tutto il nostro bene va restituito a Dio. Per tutto bisogna rendere grazie. Appare che la preghiera è la forza da cui Francesco attinge la vita e la missione. I frati
capiscono che è Dio il centro dell’esistenza di Francesco e dunque lo seguono nella
stessa avventura. La preghiera rivela il volto segreto di Dio, che attira con fascino
irresistibile. La fraternità può essere fondata solo sull’assoluto di Dio. Sarebbe veramente patetico voler cercare un diverso fondamento alla nostra vita.
2.2. La preghiera dunque è l’anima della fraternità, perché siamo entrati tutti in
fraternità per cercare Dio. Dovremmo ricordarci sempre perché siamo entrati in convento. La preghiera probabilmente è l’occasione migliore per farlo. Ci si ritrova
intorno a Dio perché si crede ancora alla propria vocazione e si cerca continuamente
di conoscerla meglio per attuarla più perfettamente.
Thomas Merton, il famoso monaco trappista americano, ha scritto che la domanda
Cosa cerchi? è il principio di base della spiritualità monastica (e secondo noi di ogni
vita religiosa):
Se vogliamo vivere da monaci, dobbiamo tentare di capire cosa sia effettivamente la vita monastica. Dobbiamo tentare di raggiungere le fonti da cui scaturisce la vita. Dobbiamo conoscere le nostre radici spirituali, per poterle affondare
più profondamente nel terreno. Ma la vocazione monastica è un mistero. Non
può quindi essere esaurientemente espressa in una formula chiara e concisa. È
un dono di Dio e non la comprendiamo appena lo riceviamo, poiché tutti i doni
di Dio, specialmente quelli spirituali, hanno in sé qualcosa della Sua intimità e
del Suo mistero. Dio si rivela a noi nel dono della vocazione ma lo fa con gradualità. Il mistero della nostra vocazione, è vita nascosta con Cristo in Dio (cf.
Col 3,3). Se siamo veri monaci dovremo infatti costantemente riscoprire cosa
significhi essere monaco e non esauriremo mai la pienezza di significato della
nostra vocazione.
Quando entriamo in monastero possiamo avere o non avere una precisa coscienza sul perché abbiamo lasciato il mondo. Possiamo dare una risposta, più
o meno chiara, alla domanda: Perché sei venuto qui? Ma questa è una di quelle
domande che dovremmo porci continuamente nel corso della nostra vita monastica: Cosa stai facendo qui? Perché sei venuto qui? Non che sia una domanda
di cui non conosciamo la risposta, ma tendiamo a dimenticarla.
Talvolta esitiamo a porci questa domanda, temendo che possa minare le fondamenta della nostra vocazione. Ma è una di quelle domande che non dovrebbero
mai essere eluse. Se la prendiamo seriamente, rafforzeremo la nostra vocazione.
Se la eludiamo, anche con un santo pretesto, possiamo aprire la strada all’indeterminazione della nostra vocazione. Il monaco che cessa di domandarsi: Amice,
125
ad quid venisti? (RB 60,3; cf. Mt 26,50) forse ha cessato di essere monaco.
2.3. Pregare in fraternità dunque dovrebbe essere tanto ovvio quanto cercare Dio.
Dovrebbe essere lo sgorgare spontaneo e coerente di una comune ricerca e perfezionamento della nostra vocazione religiosa. La mia preghiera alimenta la vita dei miei
fratelli quanto e più ancora di quanto sostenga la mia. A sua volta la preghiera dei
fratelli custodisce e alimenta il mio cammino vocazionale più efficacemente forse di
quanto non lo facciano le mie stesse preghiere.
Purtroppo non sempre abbiamo coscienza di tutto questo. Già ai tempi di Francesco
le cose cominciavano a complicarsi. Francesco stesso deve intervenire con durezza
e severità, manifestando chiaramente di non riuscire ad affrontare la situazione con
serenità e pacatezza. Nella Lettera a tutto l’Ordine arriva a minacciare e rinnegare
quei frati che non accettavano di buon grado le disposizioni comuni sulla preghiera
liturgica dell’Ufficio Divino e le disposizioni della regola:
Perciò scongiuro, come posso, frate H. (Elia) ministro generale, mio signore
che faccia osservare da tutti inviolabilmente la Regola, e che i chierici dicano
l’ufficio con devozione, davanti a Dio, non preoccupandosi della melodia della
voce, ma della consonanza della mente, così che la voce concordi con la mente,
la mente poi concordi con Dio, affinché possano piacere a Dio, mediante la purezza del cuore, piuttosto che accarezzare gli orecchi del popolo con la mollezza
del canto.
Per quanto mi riguarda, io prometto di osservare fermamente tutte queste
cose, come Dio mi darà la grazia, e le insegnerò ai frati che sono con me perché
le osservino, riguardo all’ufficio e alle altre norme stabilite dalla Regola. Quei
frati, poi, che non vorranno osservare queste cose, non li ritengo cattolici, né
miei frati; non li voglio neppure vedere né parlare con loro, finché non abbiano
fatto penitenza (EpOrd 40-44).
Francesco si rende conto che deve navigare ormai controcorrente, litigando persino con i frati e interrompendo talvolta i rapporti con essi. Deve proporsi di praticare
e di insegnare uno stile di vita che non è più condiviso da tutti, come invece avveniva
nei primi tempi. Nel testamento appare ancora più aspro e disperato, ed arriva ad
invocare il carcere e la consegna nelle mani del Cardinale protettore per i frati che
rifiutano la preghiera o la fede cattolica.
Qui risiede tutto il problema che appare ancora dinanzi a noi nella sua evidenza.
La preghiera è la reale forza di ogni vita spirituale, personale e comunitaria. Ma pur
essendo un valore teoricamente apprezzato ed esaltato fino alla nausea, non diventa,
poi, di fatto, il centro della nostra vita. Che fare?
T. Merton, Un vivere alternativo, (titolo originale The Monastic Journey), ed. Qiqajon, Torino 1994, 32-33.
126
3. La preghiera e la speranza per i frati oggi
3.1. Come creare le condizioni dell’esperienza di Dio nella preghiera? Dobbiamo
riscoprire il carattere assolutamente personale della nostra vocazione e dunque del
nostro rapporto con Dio. Devo riscoprire il mio stare faccia a faccia con Dio, la vita
cristiana come ricerca incessante del volto di Dio. Devo riscoprire la vita spirituale
come vita d’amore, di comunione, di desiderio. Non si tratta di stabilire l’orario delle
pratiche, quanto di plasmare una vita che sia calamitata dal desiderio e dal gusto di
Dio. Il Signore mi ha chiamato e a lui renderò conto della mia vita.
3.2. Dobbiamo riscoprire il valore della nostra professione religiosa. E al centro
della vita religiosa non troviamo delle opere o dei servizi, ma la nostra consacrazione
a Dio.
A partire dal Concilio Vaticano II il concetto di consacrazione si è posto sempre più
alla base della teologia della vita religiosa. È una costante del Magistero negli anni
‘80, che trova le sue radici più profonde nella parola di Dio: Il tema della consacrazione appare centrale in due documenti del Magistero, Elementi Essenziali (1983) e
Redemptionis Donum (1984).
Mentre precedentemente la dottrina sulla vita consacrata si incentrava prevalentemente sull’analisi dei voti, si nota ora una sempre maggiore preoccupazione
di evidenziare ciò che unifica i voti. Essi sono l’espressione di una totale consacrazione a Dio e, insieme, il mezzo che porta alla sua pratica attuazione (RD 7).
Questi due documenti vengono così ad incentrare l’attenzione in modo sempre
più rilevante, rispetto al passato, sulla consacrazione come elemento costitutivo
e caratterizzante la vita consacrata10.
Per la RD ( n. 7) essa è una nuova consacrazione, che costituisce una nuova vita
per Dio in Cristo Gesù. È un’alleanza di mutuo amore e fedeltà tra Dio e l’uomo (EE
5).
Già Paolo VI, parlando nel 1973 all’Unione internazionale dei Superiori Generali,
e riferendosi alla crisi di certi religiosi, diceva:
molti oggi, in nome di un apostolato più libero, e, secondo loro, più efficace,
contestano o abbandonano la vita religiosa. Non si erano consacrati a Dio nella
castità, nella povertà e nell’obbedienza (con tutti gli aiuti, ma anche con i necessari limiti che ciò comporta) ma ad una attività, per svolgere la quale la vita
religiosa doveva servire da mezzo. Quando questo, a loro modo di vedere, non
si verifica più, l’abbandonano. Ed è ancora per questo motivo che molti altri, pur
vivendo esteriormente da religiosi, lo fanno con estrema fatica, perché interiormente non si sentono tali. La loro consacrazione rimasta a livello giuridico e for-
10
F. Ciardi, La vita consacrata nel presente della Chiesa e del mondo, in: AA.VV.,
Vita consacrata, un dono del Signore alla sua Chiesa, Leumann (Torino) 1993, 29.
127
male, è ridotta alla pratica dei voti, perché il Dio al quale si dovevano consacrare
è rimasto per loro esistenzialmente ignoto. La conseguenza è che l’appartenenza
a Lui è stata sostituita con l’inserimento in una istituzione, e la vita religiosa è
stata ridotta ad una struttura. In tali condizioni essa diventa solo un peso che si
finisce o col rifiutare o col sopportare in rassegnazione. Da qui le defezioni o il
triste spettacolo di persone che, pur essendosi ufficialmente consacrate all’amore, ne diventano la negazione vivente (L’Osservatore Romano, 19.XI.1973).
3.3. Dobbiamo personalmente riscoprire la verità e la gravità del patto di alleanza
che ci lega alla fraternità e farcene onestamente carico. Dovremmo continuamente
convertirci, rispondendo ad un impulso interiore, senza attendere imposizioni giuridiche dall’esterno. La mia parola, gli impegni che ho liberamente assunto dovrebbero
avere per me un valore infinitamente più decisivo di qualsiasi imposizione esterna.
Anche Francesco alla fine si è arreso e ha capito che non si può far diventare santo
nessuno per forza. La Compilatio Assisiensis testimonia questo momento di grande
sconforto di Francesco, che vede i frati dare un cattivo esempio e ne resta tanto addolorato da riconsegnare a Dio la sua famiglia religiosa.
Francesco... ripeteva spesso ai frati, sia nei Capitoli che nei trattenimenti intimi: Io ho giurato e risoluto di osservare la Regola, e allo stesso impegno si sono
obbligati tutti i frati. E dunque, da quando lasciai il governo della fraternità a
causa delle mie malattie, per il maggior bene dell’anima mia e dei fratelli, verso
di loro non ho che l’obbligo del buon esempio... I frati hanno la loro Regola, e
hanno giurato di osservarla. Affinché non si appiglino a scuse, quando al Signore piacque di costituirmi loro prelato, l’ho giurata anch’io, e intendo osservarla
fino alla mia morte. Dal momento che i frati sanno benissimo cosa è loro dovere
fare e cosa evitare, a me non resta che ammaestrarli con il comportamento. Per
questo sono stato dato loro mentre vivrò e dopo che sarò morto (LegPer 87).
Conclusione: Bisogna riaccendere il fuoco... altrimenti non c’è molto da sperare.
Diceva il Ministro Generale Giacomo Bini: La Priorità per l’Ordine è lo spirito di
orazione.
La priorità, al singolare, è lo spirito di preghiera, lo spirito di orazione. Perché siamo convinti di questo? Perché vediamo che nell’Ordine manca questo
fuoco. C’è un certo scoraggiamento. Ci sono molti abbandoni nella vita religiosa, in tutti i continenti, da parte di giovani e anche di meno giovani. C’è, qualche
volta, una crescita del lavoro da fare. Ma spesso è una fuga, più che un lavoro.
Fuga dagli altri, fuga da Dio.
128
Ricordo una frase di Francesco che per me è fondamentale: Ciò che i Frati
devono avere sopra ogni cosa è lo spirito del Signore e la sua santa operazione
(RB 10). L’avere non sono le cose; l’avere non è la scelta; l’avere non è la competenza. L’avere, per Francesco, è lo Spirito del Signore. Oggi le strutture non
salvano più. Quindi, o c’è questo cuore rivolto al Signore o non credo che ci sia
molto da sperare (Fraternitas, 1998 n. 33).
fra Carlo Serri ofm
La Parola di Dio rivelatrice della vocazione (I)
1.0. Perché una Formazione permanente dopo la Formazione iniziale?
Negli ultimi anni il cammino della Chiesa e dell’Ordine ci ha fatto prendere coscienza dell’importanza della Formazione Permanente (Fo.Pe). L’esperienza concreta di tanti itinerari e iniziative in questo campo ci ha permesso di diventare più
familiari con questa dimensione fondamentale della nostra vita.
Il cambio d’epoca nel quale siamo immersi ha reso più urgente il confronto con
una formazione che accompagni il processo di trasformazione della persona in tutte
le età della vita. Oggi siamo più consapevoli di non vivere la nostra vocazione al
margine del cammino dell’umanità, oggi così frammentato e critico, ma di essere
veramente pellegrini e forestieri in questo mondo (Rb 6,2), con gli uomini e le donne
di ogni lingua, razza e cultura.
Le nostre Fraternità non sono una fortezza nella quale difenderci, ma vorrebbero
diventare sempre più una tenda aperta tra gli uomini. Eppure valutiamo tra noi la
presenza di una certa tendenza a restare chiusi in noi stessi e nelle nostre cose. Di qui
l’urgenza di assumere, nella fede, uno sguardo sull’uomo e sul mondo che diventi
condivisione e comune passione per il bene di tutto ciò che è umano: che si faccia,
insomma, servizio all’uomo, comunque e incondizionatamente.
È all’interno di questo passaggio della storia che assumiamo con rinnovata passione l’urgenza di una formazione integrale e capace di accompagnarci nel discernimento personale e comunitario del tempo che viviamo, alla luce della Parola di Dio
accolta nella comunità della Chiesa e coniugata con i segni dei tempi.
1.1. Prospettive della Formazione Permanente
La formazione permanente è, dunque, promozione organica, graduale e coerente
(cf RFF 52) del processo di trasformazione, sia a livello personale che fraterno. Essa
educa la libertà di ciascuno attraverso un itinerario dinamico e responsabile, che
comprende tutte le dimensioni della persona e della vita quotidiana, accompagnando
il frate minore a diventare responsabile nell’assumere e interiorizzare tutti i valori della vita francescana, capace di autonomia e iniziativa personale (RFF 40). È
tipico della pedagogia francescana, infatti, favorire la progressiva integrazione tra
129
l’esigenza evangelica di radicalità e il rispetto della libertà e originalità personali
(RFF 55).
2.0. Vivere il vangelo nella libertà: “Siete stati chiamati a libertà” (Gal 5,13)
L’incontro con il Signore Gesù e il suo Vangelo genera in san Francesco d’Assisi un itinerario di discernimento e di trasformazione, che ne fanno ancora oggi un
testimone credibile. Il Testamento ci testimonia che san Francesco ha riletto la sua
vita come un progressivo cammino all’insegna dell’iniziativa gratuita del Signore e
della sua misericordia. Egli impara a riconoscerla anche all’interno delle crisi, dei
passaggi dolorosi, dei momenti di difficoltà ed incertezza. Il più grande desiderio
che ha animato la vita di Francesco è la ricerca di una piena conformazione a Cristo
povero e crocifisso.
Sull’ esempio di Francesco la vocazione del frate minore non è una realtà statica,
ma un cammino già iniziato, ma non ancora compiuto, sempre bisognoso di luce e di
grazia. In questa crescita il frate è guidato dallo Spirito del Signore e dalla Regola. Le
Costituzioni generali offrono di quest’ultima una rilettura adattata al mondo attuale
e ripropongono gli elementi essenziali del carisma francescano che sono: condurre
una vita radicalmente evangelica: vivendo in spirito di orazione e devozione ed in
comunione fraterna, dando testimonianza di penitenza e di minorità, portando in
tutto il mondo l’annuncio del Vangelo, con carità verso tutti gli uomini, predicando,
con i fatti, riconciliazione, pace e giustizia, e manifestando sommo rispetto verso il
creato (CCGG 1,2).
2.1. Il primato della persona e della libertà
Il frate minore è cosciente che la libertà è dono originale e irripetibile di Cristo. In
quanto tale essa apre la persona ad un costante processo di crescita e di trasformazione attraverso le diverse età della vita. Questa stessa libertà viene però anche vissuta
nei suoi limiti e condizionamenti ma, attraverso un quotidiano itinerario di conversione e di maturazione, può aprirsi ad un nuovo modo di vivere la relazione con Dio,
con se stessi, con gli altri e con il creato. La novità della vocazione cristiana non
chiede tanto di assimilare valori o codici morali, ma di diventare protagonisti della
crescita personale, capaci di discernere e decidere da adulti, cioè in modo responsabile e in dialogo con gli altri, quello che si vuole essere e fare della propria vita.
2.2.La vita come progetto
La vita non si realizza come una semplice successione di eventi, bensì come un
processo mai interamente compiuto, che richiede delle scelte consapevoli e un serio
discernimento, compiuto nell’ascolto della Parola e dei segni dei tempi. In questo
continuo e responsabile esercizio della libertà di scelta, nell’obbedienza della fede,
ci illumina la risposta di Francesco dopo l’ascolto del Vangelo alla Porziuncola:
Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore! (lCel 122).
130
2.3. La vita come luogo della Fo.Pe.
Il Frate Minore trova nella vita quotidiana, nell’ambiente e nel contesto storico in
cui vive, lo spazio proprio ed originario della Fo.Pe, per vivere la sua vocazione e
missione, favorendo il processo di trasformazione della persona. Questo comporta
un’attenzione specifica ad ogni età e condizione della vita, in cui il Frate Minore è
chiamato ad esprimere la sua fedeltà a Dio e all’uomo, e richiede una attenta armonizzazione tra la Formazione permanente e quella iniziale.
2.4. Fraternità contemplativa
Chiamato a vivere il Vangelo in fraternità, il frate minore sperimenta la ricchezza
e la fragilità delle relazioni fraterne, nelle quali riconosce la bellezza della vocazione
ricevuta (il Signore mi donò dei fratelli) e continuamente verifica la risposta al dono
della conversione. Per vivere questo cammino di crescita umana e spirituale in modo
efficace, il frate minore custodisce tempi e luoghi di autentica solitudine, desiderando sopra ogni cosa di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione (Rb
10,8). In questa solitudine abitata il frate rielabora il vissuto personale e comunitario
ed è condotto a non vivere più per se stesso, ma per Colui che è morto e risorto per
noi (cfr 2Cor 5,15). La fraternità è, quindi, il luogo in cui impariamo ad amare e a
crescere insieme nella fedeltà creativa alla nostra vocazione.
2.5 In missione nel mondo
Il frate minore, che ha come chiostro il mondo intero (cf SCom 63 ), è invitato a
guardare alle realtà terrene con sguardo simpatico, ma non ingenuo, e a ricercare, insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà, quanto di buono e bello abita la
storia, segno e primizia del Regno. Verso questo mondo, in cui già agisce lo Spirito
di Dio, il frate minore, insieme ai suoi fratelli, si sente inviato ad annunciare i vizi e le
virtù, le pene e la gloria (Rb 9,3) anzitutto vivendo il Vangelo. La nostra prima e più
efficace evangelizzazione è, infatti, il vivere da fratelli, lasciandoci continuamente
plasmare dalle fragranti parole del Signore. Siamo, infatti, consapevoli che siamo
chiamati a condividere le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini
d’oggi (cf GS 1), soprattutto di coloro che vivono nei luoghi di frattura come la Terra
Santa. Questa condivisione è per noi memoria della comune appartenenza al genere
umano, per amore del quale Cristo ha donato tutto se stesso. Questo mondo così
complesso al quale apparteniamo è ambito privilegiato della formazione permanente; in esso vogliamo vivere con uno stile di vicinanza semplice e, quando sembrerà
bene secondo Dio, annunciando la Parola.
La Parola di Dio rivelatrice della vocazione (II)
Il Capitolo custodiale, tra le sue raccomandazioni, ha sottolineato la necessità di
curare la formazione alla vita spirituale: Si rafforzi il cammino riguardo al progetto
131
di vita personale e al progetto di vita comunitario, come strumenti di formazione
alla fede e alla vita spirituale.
L’elaborazione di un progetto di vita personale suppone la scelta di obiettivi, di
mete e di strumenti operativi. Ma più importante di tutto appare la scelta di fondo che
deve guidare tutte le nostre considerazioni concrete, ossia l’opzione di fede, che nasce dall’ascolto della Parola. È Dio che ci rivela chi siamo, chi dobbiamo diventare,
quali vie dobbiamo percorrere e quali mezzi dobbiamo adoperare per crescere nella
fedeltà alla nostra vocazione. A noi spettano la fatica del discernimento e l’impegno
della messa in pratica.
San Francesco ha trovato nella Parola di Dio la luce e il riferimento continuo per
tutto il suo itinerario di fede cristiana. In particolare la Parola lo ha formato al rapporto con Dio e alla carità fraterna. Accogliendo questa eredità spirituale il Capitolo
ha esortato: Si promuova la pratica della lectio divina comunitaria, come mezzo
efficace di crescita spirituale.
Vogliamo meditare su alcuni aspetti del rapporto tra la vocazione francescana e la
Parola di Dio.
1. Francesco e i suoi compagni scoprono la loro vocazione
Test 14-15: E dopo che il Signore mi dette dei frati, nessuno mi mostrava che
cosa dovessi fare, ma lo stesso Altissimo mi rivelò che dovevo vivere secondo la
forma del santo Vangelo. Ed io la feci scrivere con poche parole e con semplicità, e il signor Papa me la confermò.
1Cel 22: Ma un giorno in cui in questa chiesa si leggeva il brano del Vangelo
relativo al mandato affidato agli Apostoli di predicare, il Santo, che ne aveva
intuito solo il senso generale, dopo la Messa, pregò il sacerdote di spiegargli il
passo. Il sacerdote glielo commentò punto per punto, e Francesco, udendo che i
discepoli di Cristo… (Cf. 3Comp 25)
AnPer 10-11: 10. Vedendo e udendo ciò, due uomini di Assisi ispirati dalla
grazia divina, si appressarono umilmente a lui. Uno di questi era frate Bernardo,
l’altro frate Pietro. Gli dissero con semplicità: Noi vogliamo d’ora in poi stare
con te e fare quello che fai tu. Spiegaci cosa dobbiamo fare dei nostri averi.
Francesco, esultando per il loro arrivo e il loro desiderio, rispose affettuosamente: Andiamo a chiedere consiglio al Signore. Si diressero dunque a una chiesa
della città, ed entrati si posero in ginocchio a pregare: Signore Dio, Padre della
gloria, ti supplichiamo che, nella tua misericordia, tu ci riveli quello che dobbiamo fare. Finita l’orazione, dissero al sacerdote della chiesa stessa, lì presente:
Messere, mostraci il Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo.
132
11. Avendo il prete aperto il libro, dacché essi non erano ancora bene esperti
nella lettura, trovarono subito questo passo: Se vuoi essere perfetto va e vendi
tutto ciò che hai e dallo ai poveri così avrai un tesoro in cielo. Volgendo altre pagine, lessero: Chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso prenda la sua croce
e mi segua. E sfogliando ancora: Non prendete niente per il viaggio né bastone
né bisaccia né pane né denaro né abbiate due tuniche. Ascoltando tali parole,
furono inondati di viva gioia e dissero: Ecco quello che bramavamo, ecco quello che cercavamo! E il beato Francesco disse: Questa sarà la nostra Regola. E
aggiunse rivolto ai due: Andate e mettete in opera il consiglio che avete udito
dal Signore.
2. Fonti della conoscenza biblica di Francesco
Arte (Biblia Pauperum); Dramma liturgico e teatro religioso; Liturgia; Omelia;
Lectio divina; Salterio (libro della scuola); Messale.
3. Francesco scruta il Testo Sacro per la vita
Interpretazione esistenziale; Francesco non interpreta i testi biblici, piuttosto interpreta la realtà della sua vita alla luce del testo sacro, per convertirsi e fare la volontà
di Dio.
Ammonizione VII: Dice l’apostolo: La lettera uccide, lo spirito invece dà
vita (2Cor 3,6). Sono morti a causa della lettera coloro che unicamente bramano
sapere le sole parole, per essere ritenuti i più sapienti in mezzo agli altri e potere
acquistare grandi ricchezze e darle ai parenti e agli amici. Così pure sono morti a
causa della lettera, quei religiosi che non vogliono seguire lo spirito della divina
Scrittura, ma piuttosto bramano sapere le sole parole e spiegarle agli altri. E sono
vivificati dallo spirito della divina Scrittura coloro che ogni scienza che sanno e
desiderano sapere, non l’attribuiscono al proprio io, ma la restituiscono con la
parola e con l’esempio all’altissimo Signore Dio, al quale appartiene ogni bene.
4. La metodologia di Francesco
Grande libertà; combinazione di diversi testi; concentrazione in un tema biblico;
interpretazione del testo alla luce dello stesso testo sacro; interpretazione cristologica; interpretazione intuitiva e affettiva; interpretazione concreta.
5. I temi privilegiati di Francesco: alcuni esempi
Temi provenienti dal Vangelo di Giovanni: l’amore; l’unità con Cristo; l’unità fra
i discepoli; la glorificazione di Cristo; in modo particolare: Gv 13, 14ss. la lavanda
dei piedi; Francesco usa questi temi giovannei in combinazione con: Mt 7,12; 20,2528; Lc 22, 24-27; Francesco si riferisce a questi temi in: RegNB 5, 9-12 (Capitolo
sulla Correzione dei frati nelle loro mancanze): Similmente, tutti i frati non abbiano
in questo alcun potere o dominio, soprattutto fra di loro. Come dice infatti il Signore
133
nel Vangelo: I principi delle nazioni le signoreggiano, e i grandi esercitano il potere
su di esse (Mt 20,25); non cosi sarà tra i frati; e chi tra loro vorrà essere maggiore,
sia il loro ministro (Mt 20,26) e servo; e chi tra di essi è maggiore, si faccia come
il minore (Lc 22,26). In RegNB 6, 3: E nessuno sia chiamato priore, ma tutti siano
chiamati semplicemente frati minori. E l’uno lavi i piedi all’altro (Gv 13,14).
In Adm 4 (Che nessuno si appropri la carica di superiore): Dice il Signore: Non
sono venuto per essere servito ma per servire. 2Coloro che sono costituiti in autorità
sopra gli altri, tanto devono gloriarsi di quell’ufficio prelatizio, quanto se fossero
deputati all’ufficio di lavare i piedi ai fratelli. 3E quanto più si turbano se viene loro
tolta la carica che se fosse loro tolto il servizio di lavare i piedi, tanto più mettono
insieme per sé un tesoro fraudolento a pericolo della loro anima.
EpFid II, 42-43 (Dell’umiltà nel comandare): E nessun uomo si ritenga obbligato
dall’obbedienza ad obbedire a qualcuno la dove si commette delitto o peccato. E
colui al quale è affidata l’obbedienza e che è ritenuto maggiore sia come il minore
e servo degli altri fratelli, e usi e abbia nei confronti di ciascuno dei suoi fratelli
quella misericordia che vorrebbe fosse usata verso di sé qualora si trovasse in un
caso simile. E per il peccato commesso dal fratello non si adiri contro di lui, ma lo
ammonisca e lo conforti con ogni pazienza e umiltà.
Conseguenza per la forma vitae: essere minore; essere servitore, vivere sine proprio.
_____________________
Gv 14,6: Gesù Cristo, la via, la verità e la vita. Usato in: Adm 1; RegNB 22,40.
Conseguenza per la forma vitæ: centrare la forma di vita nella vita di Gesù Cristo.
Gv 14,23: inabitazione divina. Usato in: EpFid I 1,6; EpFid II, 48; RegNB 22,27.
Conseguenza per la forma vitæ: creare in noi la dimora di Dio.
Gv 15, 12: amore reciproco in combinazione con: Mt 5, 44; 22; 37; 22, 39; usato
in: RegNB 7, 15; 9,10-11; 11, 5-6; RegB 6, 7-8; Adm 24; TestSen 3. Conseguenza per
la forma vitæ: la fraternità come forma di vita.
Gv 15, 13. 23: donare la propria vita per gli amici. Usato in: Adm 3, 9; EpMin
1-12; EpFid II, 10-13; RegNB 16, 10-11; 22, 1-4; 23, 8; conseguenza per la forma
vitæ: stabilire e forzare la fraternità anche nelle situazioni difficili, per contribuire
alla redenzione.
134
Testo di riflessione per la giornata di Formazione
Permanente dei Santuaristi: “Il santuario, dimora di Dio”
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario. (Sal 27,4)
Introduzione. Al servizio dei Santuari, in Terra Santa. Non siamo dei commercianti, e nemmeno custodi di musei. Siamo al servizio della presenza santificante di
Dio in mezzo agli uomini.
1. Presenza dinamica. Esodo: Dio cammina con il suo popolo.
Ci sono due vie per cui l’uomo biblico scopre Dio: la via della creazione e la via
della liberazione. La Genesi (letterariamente prima) rivela come il mondo e l’uomo
stesso siano frutto di una creazione amorosa di Dio. L’esodo (storicamente primo)
racconta come un popolo ha scoperto un Dio che interviene nella sua storia trasformandola in un cammino di liberazione.
1
2
Il Signore parlò a Mosè e gli disse: Il primo giorno del primo mese erigerai
3
la Dimora, la tenda del convegno. Dentro vi collocherai l’arca della Testimo4
nianza, davanti all’arca tenderai il velo. Vi introdurrai la tavola e disporrai
su di essa ciò che vi deve essere disposto; introdurrai anche il candelabro e vi
5
preparerai sopra le sue lampade. Metterai l’altare d’oro per i profumi davanti
all’arca della Testimonianza e metterai infine la cortina all’ingresso della tenda.
6
Poi metterai l’altare degli olocausti di fronte all’ingresso della Dimora, della
7
tenda del convegno. Metterai la conca … Disporrai il recinto tutt’attorno e
9
metterai la cortina alla porta del recinto. Poi prenderai l’olio dell’unzione e
ungerai con esso la Dimora e quanto vi sarà dentro e la consacrerai con tutti i
10
suoi arredi; così diventerà cosa santa. Ungerai anche l’altare degli olocausti e
tutti i suoi arredi; consacrerai l’altare l’altare diventerà cosa santissima. …
12
Poi farai avvicinare Aronne e i suoi figli all’ingresso della tenda del conve13
gno e li laverai con acqua. Farai indossare ad Aronne le vesti sacre, lo ungerai,
14
lo consacrerai e così egli eserciterà il mio sacerdozio. Farai avvicinare anche i
15
suoi figli e farai loro indossare le tuniche. Li ungerai, come il loro padre, e così
eserciteranno il mio sacerdozio; in tal modo la loro unzione conferirà loro un
16
sacerdozio perenne, per le loro generazioni. Mosè fece in tutto secondo quanto
il Signore gli aveva ordinato.
135
34
Allora la nube coprì la tenda del convegno e la Gloria del Signore riempì
35
la Dimora. Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube
36
dimorava su di essa e la Gloria del Signore riempiva la Dimora. Ad ogni tappa,
quando la nube s’innalzava e lasciava la Dimora, gli Israeliti levavano l’accam37
pamento. Se la nube non si innalzava, essi non partivano, finché non si fosse
38
innalzata. Perché la nube del Signore durante il giorno rimaneva sulla Dimora e
durante la notte vi era in essa un fuoco, visibile a tutta la casa d’Israele, per tutto
il tempo del loro viaggio. (Es 40,1-38)
Dio non si limita a farsi conoscere e nemmeno a trasmettere una Legge morale
o delle Istituzioni religiose. Egli entra personalmente nella storia del suo popolo,
accompagnandolo in un cammino duro e penoso di liberazione. La rivelazione si
compie all’interno di una historia salutis.
Dio offre tanti segni del suo intervento (passaggio del mare, manna, acqua ecc.) ma
per incontrare in maniera costante e unificante i suoi figli, garantisce la sua presenza
in una dimora (una tenda), piantata in mezzo all’accampamento. La Gloria di Dio
(manifestazione della sua presenza) è legata alla realtà umana e povera della tenda.
2. Un Tempio fatto da mani d’uomo? Forse tu mi costruirai una casa, perché
io vi abiti?
Avvenne che quando il re Davide si fu stabilito nella sua casa, e il Signore gli
ebbe dato tregua da tutti i suoi nemici all’intorno, 2disse al profeta Natan: Vedi,
io abito in una casa di cedro, mentre l’arca di Dio sta sotto una tenda. 3Natan
rispose al re: Va, fa’ quanto hai in mente di fare, perché il Signore è con te. 4Ma
quella stessa notte questa parola del Signore fu rivolta a Natan: 5Va’ e riferisci
al mio servo Davide: Dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa, perché
io vi abiti? 6Ma io non ho abitato in una casa da quando ho fatto uscire gli
Israeliti dall’Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un
padiglione. 7Finche ho camminato, ora qua, ora là, in mezzo a tutti gli Israeliti,
ho forse mai detto ad alcuno dei Giudici, a cui avevo comandato di pascere il
mio popolo Israele: Perché non mi edificate una casa di cedro?
Ora dunque riferirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli eserciti:
Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi il capo d’Israele
mio popolo; 9sono stato con te dovunque sei andato; anche per il futuro distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici e renderò il tuo nome grande come quello
dei grandi che sono sulla terra. 10Fisserò un luogo a Israele mio popolo e ve lo
pianterò perché abiti in casa sua e non sia più agitato e gli iniqui non lo opprimano come in passato, 11al tempo in cui avevo stabilito i Giudici sul mio popolo
Israele e gli darò riposo liberandolo da tutti i suoi nemici. Te poi il Signore farà
grande, poiché una casa farà a te il Signore. 12Quando i tuoi giorni saranno
8
136
compiuti e tu giacerai con i tuoi padri, io assicurerò dopo di te la discendenza
uscita dalle tue viscere, e renderò stabile il suo regno. 13Egli edificherà una casa
al mio nome e io renderò stabile per sempre il trono del suo regno. 14Io gli sarò
padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d’uomo e
con i colpi che danno i figli d’uomo, 15ma non ritirerò da lui il mio favore, come
l’ho ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te. 16La tua casa e il tuo
regno saranno saldi per sempre davanti a me e il tuo trono sarà reso stabile per
sempre (2Sam 7,1-16).
Il primo Tempio fu quello di Salomone (preesilico), il secondo quello di Zorobabele (postesilico) e il terzo quello di Erode (periodo del Nuovo Testamento). Il
Tempio di Erode era un realtà un grosso rifacimento di quello di Zorobabele, per cui
ambedue erano detti Secondo Tempio dal giudaismo.
Grande sacralità del Tempio per gli ebrei. Ancora oggi hanno una venerazione
straordinaria per il muro occidentale del Tempio a Gerusalemme (il cosiddetto Muro
del pianto), che è considerato il luogo più santo del mondo, perché in esso ancora
rimane qualcosa della presenza di Dio.
Viene da pensare alle parole piene di stupore e di ammirazione che pronunciò il
re Salomone, che aveva edificato il grande Tempio di Gerusalemme, il giorno in cui
finalmente vi poté trasportare l’Arca dell’Alleanza, che durante l’esodo aveva dimorato sotto la tenda: Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco i cieli e i cieli
dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che io ho costruita! (1Re
8,27). Costruire una casa per Dio garantiva la presenza di Dio in mezzo al popolo
e la possibilità di pregarlo, per poter ottenere i suoi benefici. Non avere il Tempio
significava non avere Dio e non poterlo pregare.
3. Dove abita il Signore? nelle case o nelle persone? Cristo è il nuovo Tempio,
presenza viva di Dio in mezzo a noi
1In
principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2Egli
era in principio presso Dio: 3 tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui
niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. 4In lui era la vita e la vita era la luce
degli uomini; 5 la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta.
6 Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. 7Egli venne come
testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo
di lui. 8Egli non era la luce, ma doveva render testimonianza alla luce. 9Veniva
nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. 10Egli era nel mondo, e il
mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. 11Venne fra
la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. 12A quanti però l’hanno accolto, ha
dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, 13i quali
non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati
generati. 14E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi
137
vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di
verità. 15Giovanni gli rende testimonianza e grida: Ecco l’uomo di cui io dissi:
Colui che viene dopo di me mi è passato avanti, perché era prima di me. 16 Dalla
sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia. 17Perché la legge fu
data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
18Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia
e di verità (Gv 1,14).
L’incarnazione del Verbo modifica radicalmente il rapporto tra Dio e l’uomo. Dio
pianta la sua tenda in mezzo a noi, è presente personalmente e fisicamente in mezzo
al suo popolo in cammino.
Ormai il luogo santo in cui Dio si rende presente e si offre alla adorazione non è più
un Tempio fatto da mani d’uomo, ma l’umanità santa di Cristo. Cristo è il Rivelatore
del Padre = fa conoscere e comunica la persona del Padre.
Dopo aver cacciato i mercanti dal Tempio Gesù è attaccato dagli ebrei per la sua
condotta apparentemente poco rispettosa verso la casa del Signore:
Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gli dissero allora
i Giudei: Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni
lo farai risorgere?. Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu
risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e
credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. (Gv 2,19-22).
Gesù risorto mediatore tra Dio e gli uomini, sommo sacerdote, unisce a sé la chiesa suo corpo nell’offrire al Padre l’unico vero sacrificio gradito al Padre. I cristiani
possono pregare solo entrando in lui, come si entra nel Tempio. Ma come si entra
in Cristo?
4. Noi cristiani siamo tempio dello Spirito Santo (San Paolo: Cor e Rom)
Il mistero del Cristo ci coinvolge. Essere cristiani infatti non vuol dire semplicemente credere mentalmente che sono vere le cose accadute a Gesù, ma vuol dire
unire la propria vita a quella di Cristo per vivere con lui lo stesso mistero di vita umano e divino. Il mistero pasquale, di morte e risurrezione ci assorbe. Essere cristiani
significa innanzitutto rinascere per la partecipazione a questo mistero:
O non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati
battezzati nella sua morte? 4Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti
insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo
della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova.
5
Se infatti siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo
saremo anche con la sua risurrezione (Rom 6,3-5).
138
I cristiani, al momento del battesimo crescono, come un edificio spirituale per formare il nuovo Tempio, che è il corpo di Cristo, luogo dell’incontro e dell’adorazione
di Dio.
San Paolo, nella lettera ai Corinzi, parla della nascita e della crescita della Chiesa,
come di un edificio, che ha bisogno di architetto, di fondamenta, di pietre di costruzioni:
(1Cor 3,10-17) 10Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma
ciascuno stia attento come costruisce. 11Infatti nessuno può porre un fondamento
diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. 12E se, sopra questo
fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia,
13
l’opera di ciascuno sarà ben visibile: la farà conoscere quel giorno che si manifesterà col fuoco, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. 14Se
l’opera che uno costruì sul fondamento resisterà, costui ne riceverà una ricompensa; 15ma se l’opera finirà bruciata, sarà punito: tuttavia egli si salverà, però
come attraverso il fuoco. 16Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di
Dio abita in voi? 17Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché
santo è il tempio di Dio, che siete voi.
Se siamo il corpo di Cristo, Dio abita in noi come in un Tempio. Tutta la nostra vita
ne resta trasformata. C’è modo e modo dunque di costruire questa casa di Dio, e il
fuoco del giudizio di Dio lo metterà alla prova.
5. San Francesco: I frati chiamati a costruire una casa e una dimora permanente a Dio
... noi, da quando abbiamo abbandonato il mondo, non abbiamo da fare altro
che seguire la volontà del Signore e piacere unicamente a Lui. …
E guardiamoci bene dalla malizia e dall’astuzia di Satana, il quale vuole
che l’uomo non abbia la sua mente e il cuore rivolti a Dio; 20e, circuendo il
cuore dell’uomo con il pretesto di una ricompensa o di un aiuto, mira a togliere
e a soffocare la parola e i precetti del Signore dalla memoria, e vuole accecare
il cuore dell’uomo, attraverso gli affari e le preoccupazioni di questo mondo, e
abitarvi …
19
Perciò, tutti noi frati, stiamo bene in guardia, perché, sotto pretesto di ricompensa, di opera da fare e di un aiuto non ci avvenga di perdere o di distogliere la nostra mente e il cuore dal Signore. 26Ma, nella santa carità, che è Dio
(1Gv 4,16), prego tutti i frati, sia i ministri che gli altri, che, allontanato ogni
impedimento e messa da parte ogni preoccupazione e ogni affanno, in qualunque modo meglio possono, si impegnino a servire, amare, adorare e onorare il
25
139
Signore Iddio, con cuore puro e con mente pura, ciò che egli stesso domanda
sopra tutte le cose.
E sempre costruiamo in noi una casa (Cfr. Gv 14,23) e una dimora permanente a Lui, che è il Signore Dio onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo …
Questi testi di Francesco, che presentano il suo progetto di vita per i frati, attribuiscono al contatto con Dio la supremazia. Le espressioni totali e forti usate da Francesco dimostrano, ripetendolo in modo quasi stancante, quanto questa comunione
divina fosse per lui assolutamente fondamentale e irrinunciabile. Egli sa bene che
tutto dipende da questo incontro, che nulla è realizzabile o ha valore senza di esso.
Il Vangelo non è vivibile in concreto se il cuore e la mente dell’uomo non scoprono
colui che ne è l’origine e l’oggetto principale: Dio e Gesù Cristo. Queste parole di
Francesco, lette nella loro profondità, comunicano una verità attuale: la vita cristiana
affonda le sue radici nell’esperienza di Dio in Cristo; questa esperienza è la base di
ogni impegno; la sua importanza è unica e prevale su tutto il resto.
Per la riflessone comunitaria
1. Come viviamo personalmente il mistero dell’abitazione di Dio nel Santuario?
2. Cerchiamo di comunicare ai pellegrini il senso della presenza viva di Cristo o
siamo presi di più dagli aspetti culturali, storici o archeologici dei luoghi sacri?
3. La vita spirituale della fraternità è coerente con il mistero di fede che testimoniamo ai pellegrini?
4. Quali sono le grazie più belle e le difficoltà principali che sperimentiamo nel
nostro servizio nei santuari?
L’annuncio del Vangelo in Paolo
Contributo di fra Najib Ibrahim ofm alla giornata di Formazione Permanente il 4 aprile ad Ain Karem per i parrocci e Direttori delle Scuole
della Custodia
Premesse
Presenze e terminologia
Il numero più grande delle ricorrenze dei termini vangelo e evangelizzare si trova
nelle lettere paoline. Normalmente la parola vangelo ci ricorda i quattro vangeli, ma
prima della redazione di questi libri del NT, Paolo ha annunciato il Vangelo di Gesù
Cristo. L’annuncio del Vangelo è la missione particolare dell’Apostolo delle genti, e
le sue lettere sono la testimonianza della sua vocazione e della sua missione apostolica, che ha come principio fondamentale l’annuncio del vangelo.
Il termine vangelo ricorre 76 volte nel NT, di cui 60 volte nel corpus paolino, mentre troviamo evangelizzare 21 volte (La terminologia riguardante la predicazione in
generale è più complessa, per cui bisogna studiare tutte le parole che la indicano:
140
predicare, proclamazione, rendere noto, proclamare, diffondere, testimoniare, parola, ecc.; cf R. H. Mounce, “Predicazione” in: Dizionario di Paolo, 1188-1192). Nei
Vangeli le presenze più numerose si trovano in Marco (8 volte); 4 in Mt, e 2 in At;
non si trova in Luca e in Giovanni. Evangelizzare: 1 in Mt, 10 in Luca e 15 in Atti.
Giovanni (quarto Vangelo e Lettere) non usa per niente questa terminologia. La maggiore parte delle ricorrenze in Paolo si trova nelle lettere protopaoline, ossia nelle
prime lettere di Paolo: 1Ts, 1 e 2 Cor, Gal, Rm, Fil.
Annunciare il Vangelo è la vocazione di Paolo
Nella lettera ai Galati scrive, infatti: Ma quando colui che mi scelse fin dal seno di
mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio
perché lo annunziassi (evangelizzare) in mezzo ai pagani, subito, senza consultare
nessun uomo, senza andare a Gerusalemme da coloro che erano apostoli prima di
me, mi recai in Arabia e poi ritornai a Damasco (1,15-17).
L’esperienza di Damasco ha avuto un influsso determinante per la formazione di
Paolo come apostolo del Vangelo e per la logica del suo vangelo. È interessante rilevare che i testi in cui si concentra maggiormente l’uso del termine vangelo sono i più
calorosi e personali del corpus paolino (cf. 1Cor 9; Fil 1; 1Ts 2). Per questo motivo il
vangelo diventa spesso oggetto di ringraziamento a Dio (cf. Rm 1,9; Col 1,5).
E nella Prima Lettera ai Corinzi 1,17 leggiamo: Cristo infatti non mi ha mandato
a battezzare, ma a predicare il vangelo (evangelizzare); non però con un discorso
sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
Che cosa è il vangelo?
Il vangelo, la buona notizia, è, per Paolo, il messaggio dell’opera salvifica di Dio
realizzata in Gesù Cristo; è la grazia di Dio a cui bisogna rispondere con la fede. Il
vangelo è Gesù Cristo, Figlio di Dio (Rm 1, 1-7). Paolo parla qualche volta di mio
vangelo (Rm 2,16), ma più di venti volte usa il termine vangelo senza specificazioni,
indicando con ciò che i suoi lettori erano ormai familiarizzati con questa parola (Cf A.
B. Luter Jr., “Vangelo” in: Dizionario di Paolo, 1585-1600; P.-M. Beaude, ‘Qu’estce que l’Évangile?’, Cahiers Évangile 96 (1996), 7-31). Il contenuto del Vangelo,
che Paolo chiama anche mio vangelo (Rm 2,16), si precisa progressivamente nelle
sue lettere. Paolo usa 7 volte l’espressione vangelo di Dio e 10 volte l’espressione
vangelo di Cristo (o del Figlio). Ciò può aver due significati: 1) Dio/Cristo è soggetto, e quindi autore del vangelo; 2) Cristo è l’oggetto, ossia il contenuto del vangelo,
perciò predicare il vangelo è anche predicare Cristo (esempio: 1Cor 1,17 e 1,23).
Inoltre il vangelo è qualche volta precisato con espressioni come la parola della
croce (1Cor 1,17) e la parola della riconciliazione (2Cor 5,19).
Il vangelo, però, non è soltanto un contenuto, ma anche un’azione da compiere,
come risulta dalla sua frase: Così anche il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del vangelo (1Cor 9,14), cioè di questa azione che è il
vangelo.
141
Non possiamo certamente leggere questo tema in tutte le lettere di Paolo, perciò ci
limitiamo alle prime lettere: 1Tessalonicesi e 1Corinzi.
L’annuncio del Vangelo nella Prima lettera ai Tessalonicesi
È il primo libro del NT, scritto da san Paolo a Corinto, verso l’anno 50 d. C.,
appena 20 anni dopo la Risurrezione di Gesù. Durante il suo secondo viaggio missionario, Paolo arriva a Tessalonica dopo aver annunciato il vangelo a Filippi. La
missione è stata difficile a Tessalonica, però ha potuto fondare la Chiesa e ha dovuto
lasciare questa nuova comunità a causa della persecuzione. Ebbe preoccupazione
per la loro fede, minacciata da persecuzioni, per questo scrive questa Lettera. Le
difficoltà incontrate durante la sua missione lo porta a dire: «Ma dopo avere prima
sofferto e subìto oltraggi a Filippi, come ben sapete, abbiamo avuto il coraggio nel
nostro Dio di annunziarvi il vangelo di Dio in mezzo a molte lotte» (1Ts 2,2). Che
cosa è dunque questo vangelo secondo la prima Lettera ai Tessalonicesi. Leggiamo i
testi dove ricorrono i termini vangelo ed evangelizzare.
Un Vangelo efficace
La prima citazione è presente nel ringraziamento che segue l’indirizzo:
Il nostro vangelo, infatti, non si è diffuso fra voi soltanto per mezzo della parola,
ma anche con potenza e con Spirito Santo e con profonda convinzione, come ben
sapete che siamo stati in mezzo a voi per il vostro bene (1,5).
Questa affermazione di Paolo è legata a ciò che precede: l’avvento del Vangelo
(dice si è diffuso, cioè avvenuto tra essi come un evento) è la via con cui si è realizzata la chiamata/elezione dei Tessalonicesi: «Noi ben sappiamo, fratelli amati da Dio,
che siete stati eletti da lui. Il nostro vangelo infatti...». C’è per così dire relazione
intima tra l’annuncio del vangelo e la realizzazione della chiamata cristiana. Diventiamo cristiani tramite l’annuncio apostolico del vangelo.
Il termine vangelo ricorre qui per la prima volta in tutto il Nuovo Testamento. Il
Vangelo annunciato da Paolo non è soltanto parole, perché è stato accolto dai Tessalonicesi con la potenza dello Spirito, che chiama con una forza divina alla fede,
rendendo così efficace la parola annunciata. Il vangelo, in quanto Parola di Dio, è
efficace.
E con profonda convinzione: Quest’ultimo elemento esprime la conseguenza dell’opera della potenza e dello Spirito Santo. La pleroforía (profonda convinzione):
l’idea di pienezza, compimento perfetto col verbo portare; termine ignoto al greco
classico, indica la convinzione che genera negli ascoltatori, o anche la realizzazione
perfetta dell’opera in vista, il successo. La comunità dei tessalonicesi è veramente
una manifestazione di questo successo della proclamazione del Vangelo, ma non si
tratta di un successo personale degli Apostoli: questo buon successo è dovuto alla
potenza di Dio e all’opera dello Spirito Santo.
142
Si capisce, dunque, perché queste riflessioni sulla Parola di Dio/Vangelo si trovano
nel contesto di un ringraziamento: il successo della Parola di Dio è una delle meraviglie del Signore, degna di nutrire la preghiera e il ringraziamento (vedi 2,13).
L’efficienza del vangelo si manifesta nella maniera con cui Paolo si è comportato
in mezzo ai Tessalonicesi e nel modo con cui l’hanno imitato. Sapete dice Paolo per
ricordare i cristiani di Tessalonica la sua missione in mezzo a loro, il suo comportamento che hanno cercato di imitare (cf. 1Ts 1,6-7). Paolo non è il modello assoluto
della vita cristiana, ma l’interprete fedele e quindi la via sicura per raggiungere il
prototipo: Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo (1Cor 11,1).
Il vangelo annunciato da Paolo è il vangelo della Parola (1,6), Parola del Signore
(1,8) e il vangelo di Dio: Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo
il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita (1Ts 2,8). Paolo si è messo a servizio di
questo vangelo, perciò non può dire parole di adulazione (2,5), evitando il doppio
rischio di mettersi in vista (2,6-7) e di ingannare i destinatari cercando di piacere agli
uomini (2,4; leggere 2,1-8). La parola annunciata da Paolo è stata lavorata, preparata
con la Parola di Dio. Le sue parole sono a servizio della Parola di Dio. Le persone
non aderiscono mai al missionario che porta la Parola, ma alla Parola di Dio che
agisce con dinamismo, con la propria forza in coloro che l’ascoltano.
Espansione e contenuto del vangelo (1Ts 1,6-10)
E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con
la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione, così da diventare
modello a tutti i credenti che sono nella Macedonia e nell’Acaia. Infatti la parola del
Signore riecheggia per mezzo vostro non soltanto in Macedonia e nell’Acaia, ma la
fama della vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, di modo che non abbiamo più
bisogno di parlarne. Sono loro infatti a parlare di noi, dicendo come noi siamo venuti
in mezzo a voi e come vi siete convertiti a Dio, allontanandovi dagli idoli, per servire
al Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti,
Gesù, che ci libera dall’ira ventura.
La fede è il segno dell’efficienza del vangelo. I prodigi accompagnano l’annuncio
del vangelo, e la fede è qui il prodigio più grande. L’annuncio del vangelo e la sua
accoglienza sono un fatto dinamico che si espande con la forza della testimonianza:
«Infatti la parola del Signore riecheggia per mezzo vostro». La testimonianza della
giovane comunità diventa un mezzo per evangelizzare. Le parole e il comportamento
dell’Apostolo sono stati lo strumento efficace per annunciare il vangelo; allo stesso
modo la fede e la vita della comunità diventa un mezzo efficace per l’espansione del
vangelo.
In questo testo troviamo certamente il contenuto kerygmatico del vangelo. I fedeli
di Tessalonica devono essere di origine pagana, perché si parla di conversione a Dio,
allontanandosi dagli idoli. Nei suoi viaggi missionari, Paolo annunciava il vangelo
143
di Gesù Cristo in due modi: il primo era indirizzato ai Giudei, perciò teneva conto di
tutta la storia della salvezza, e il secondo era indirizzato ai pagani che non conoscevano certamente la storia della salvezza. Ai Giudei gli Apostoli dicevano giustamente che la morte e risurrezione di Cristo sono un compimento delle loro attese, mentre
chiamavano i pagani alla fede in Dio unico e creatore che ha risuscitato il suo Figlio
dai morti. Dio è Padre e Gesù è il Signore che bisogna attendere nella speranza per
ottenere la salvezza. L’attesa è un tema importante di questo primo scritto del NT,
infatti sarà sviluppato nei capitolo 4-5. Queste due maniere di annunciare il vangelo
sono modelli per tutti i tempi, per cui l’apostolo deve tenere conto dei destinatari dell’annuncio. L’inculturazione è necessaria per l’annuncio del vangelo e Paolo rimane
maestro in questo campo, lui che ha detto:
Infatti, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti per guadagnarne il
maggior numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; con
coloro che sono sotto la legge sono diventato come uno che è sotto la legge, pur non
essendo sotto la legge, allo scopo di guadagnare coloro che sono sotto la legge. Con
coloro che non hanno legge sono diventato come uno che è senza legge, pur non
essendo senza la legge di Dio, anzi essendo nella legge di Cristo, per guadagnare
coloro che sono senza legge. Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i
deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio
per il vangelo, per diventarne partecipe con loro. (1Cor 9,19-23).
In conclusione ricordiamo che la Prima Lettera ai Tessalonicesi è una testimonianza dell’efficienza del vangelo: un ambiente vitale e di testimonianza con effetti
contagiosi del vangelo a causa della potenza della Parola di Dio.
La vita è messa in risalto dall’Apostolo con le metafore della madre che dona la
vita per i suoi figli: Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre
nutre e ha cura delle proprie creature. Così affezionati a voi, avremmo desiderato
darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati
cari. (2,7-8).
L’annuncio del vangelo è cosa del cuore, perciò bisogna amare le persone e le
comunità per essere efficaci nella nostra missione. La paternità spirituale non deve
essere un modo per acquistare prestigio nella società, ma uno stile di vita evangelico
modellato sulla persona stessa di Gesù, sul vangelo.
L’annuncio del Vangelo nella Prima Lettera ai Corinzi
Paolo ha evangelizzato la città di Corinto durante il suo soggiorno tra gli anni 4951. La comunità era giovane e fragile quando le ha inviato la sua prima lettera verso
l’anno 53. Una seconda lettera, oggi perduta, segue e una terza (2Cor) verso l’anno
53. La lettura di queste due lettere mostra che i problemi non mancano in questa comunità: divisioni, problemi di comportamento etico e di fede. L’Apostolo, perciò, ha
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mandato queste lettere per rispondere a questi problemi precisando il suo vangelo. Il
termine (verbo e sostantivo) ricorre 14 volte nella Prima Lettera ai Corinzi.
La missione di Paolo è l’annuncio del Vangelo (1Cor 1,17)
Cristo infatti non mi ha mandato a battezzare, ma a predicare il vangelo; non però
con un discorso sapiente, perché non venga resa vana la croce di Cristo.
Il contesto di questa affermazione ci aiuta a precisarne le motivazioni. Il battesimo
inserisce la persona in un rapporto di appartenenza a Cristo. Col battesimo, l’uomo
passa da un signore all’unico Signore dell’universo, appartenendo a lui solo. Nella
comunità di Corinto ci sono i partiti e ciascuno si dice di qualcuno, di Pietro, di Paolo
o di Apollo. Paolo, durante la sua missione, non ha battezzato tante persone, perciò
nessuno dovrebbe pensare di appartenere in qualche maniera a lui. La sua missione,
infatti, è prima di tutto annunciare il vangelo. Ecco perché si sente obbligato a precisare questo suo rapporto peculiare col vangelo, e quindi con Gesù Cristo crocifisso.
Nell’annuncio del vangelo, Paolo ha cercato di sparire davanti alla Parola annunciata. L’Apostolo non è il padrone delle cose religiose come la gente importante nelle
cose politiche.
Nella sua missione, Paolo ha annunciato il vangelo per portare alla fede nell’unico
Signore Gesù Cristo, e così ha fondato la Chiesa di Corinto, sentendosi non tanto il
padrone di questa giovane comunità, ma un padre che ha generato i fedeli in Gesù
Cristo: Potreste infatti avere anche diecimila pedagoghi in Cristo, ma non certo
molti padri, perché sono io che vi ho generato in Cristo Gesù, mediante il vangelo
(1Cor 4, 15). Imitando Paolo, i fedeli imitano Cristo (1Cor 4,16).
In questo modo, l’annuncio del vangelo diventa un servizio. Predicando il vangelo,
l’apostolo si mette a servizio dei fedeli: Ognuno ci consideri come ministri/assistenti di Cristo e amministratori dei misteri di Dio (1Cor 4,1; cf Col 1,23). Questa
caratteristica fondamentale dell’apostolo è in contrasto con la tendenza di fare dell’apostolato un modo per affermarsi capo e signore della comunità. Tutti gli apostoli
sono a servizio di Cristo al quale appartengono tutti i battezzati. Il vangelo invita a
scoprire che il fedele appartiene soltanto a Cristo e a nessuna altra persona: Quindi
nessuno ponga la sua gloria negli uomini, perché tutto è vostro: Paolo, Apollo, Cefa,
il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo
e Cristo è di Dio (1Cor 3,21-23).
Tutto a servizio del vangelo
Nel capitolo nono della 1Cor, il verbo evangelizzare ricorre 2 volte e il sostantivo
vangelo 4 volte. Abbiamo, quindi, un tema importante del pensiero di Paolo in questo capitolo.
Questo capitolo fa parte della sezione che tratta della questione degli idolotiti
(1Cor 8-10). Anche qui Paolo riflette su una questione etica: Si può mangiare la
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carne immolata agli idoli o no? Il discernimento di Paolo tiene conto di due principi:
da una parte la libertà del cristiano e dall’altra il rispetto verso il fratello debole. Per
chiarire la sua risposta, Paolo presenta se stesso come esempio per mostrare che si
può avere tanti diritti senza usarli. L’apostolo ha diritto di vivere del suo lavoro apostolico, di vivere del vangelo, ma non lo fa e lo offre gratuitamente, affermando che
la sua ricompensa è annunciare il vangelo:
Se gli altri hanno tale diritto su di voi, non l’avremmo noi di più? Noi però non
abbiamo voluto servirci di questo diritto, ma tutto sopportiamo per non recare intralcio al vangelo di Cristo. Non sapete che coloro che celebrano il culto traggono il
vitto dal culto, e coloro che attendono all’altare hanno parte dell’altare? Così anche
il Signore ha disposto che quelli che annunziano il vangelo vivano del vangelo. Ma
io non mi sono avvalso di nessuno di questi diritti, né ve ne scrivo perché ci si regoli
in tal modo con me; preferirei piuttosto morire. Nessuno mi toglierà questo vanto!
Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se
non predicassi il vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa;
ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Quale è
dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare
del diritto conferitomi dal vangelo (1Cor 9,12-18).
Paolo e Barnaba hanno preferito non usare il loro diritto alla ricompensa per non
creare ostacolo al vangelo di Cristo. Tutto a servizio del vangelo, fino alla rinuncia ai
propri diritti. Il missionario deve pensare prima di tutto al vangelo di Cristo, fino alla
rinuncia ai propri diritti. Paolo insegna qui una spiritualità dell’apostolato fondato
sul servizio e sulla rinuncia ai propri diritti per il bene del vangelo di Cristo.
In conformità con questo principio, Paolo tira le conclusioni pratiche nella questione etica degli idolotiti:
Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per diventarne
partecipe con loro. (1Cor 9,22-23).
Tutto a servizio del vangelo: ecco qui lo scopo ultimo di ogni apostolato. La causa
del vangelo coincide con la salvezza delle persone, bisogna guadagnare tutti salvandoli in Cristo, i deboli e i forti. Non sono i principi di libertà che bisogna a tutti
i costi applicare, perché ciò che è più importante è la salvezza di tutti, i destinatari
dell’apostolato.
Il vangelo ricevuto e trasmesso (1Cor 15,1-11)
Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel
quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella
forma in cui ve l’ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso
dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri
peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le
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Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni
sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti
apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l’infimo degli apostoli, e non
sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa
di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata
vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me.
Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.
Paolo deve affrontare una questione centrale per la fede. Alcuni fedeli di Corinto
hanno difficoltà a credere nella risurrezione. Credono forse all’immortalità dell’anima, ma non alla risurrezione. Perciò Paolo deve ricordare il credo della comunità cristiana. Nel testo citato possiamo individuare un credo che risale alla prima comunità
cristiana: i vv. 3b.-4, che hanno come tema principale la morte di Cristo per i nostri
peccati e la sua risurrezione.
Per presentare questo credo apostolico, Paolo usa termini ben precisi: vi ho trasmesso il vangelo che ho ricevuto. Ricevere e trasmettere sono due verbi usati dai
rabbini per parlare del loro insegnamento. Da notare che Paolo ha ricevuto una formazione rabbinica e usa questi due termini secondo il loro significato tecnico per
esprimere la trasmissione della tradizione, e così afferma che il Vangelo trasmesso
da lui è identico a quello che ha ascoltato nelle Chiese, mostrando la sua origine
apostolica. Tutti gli Apostoli, testimoni del Risorto, concordano nella confessione
del medesimo credo, che ha un contenuto ben preciso.
Il Credo e la salvezza
Questo testo è la testimonianza di un Credo molto antico, precedente a Paolo, che
presenta il messaggio fondamentale del Vangelo. La trasmissione di questo Vangelo
ha un effetto vitale per l’uomo. C’è una relazione intima tra la fede nella risurrezione
e il perdono dei peccati: Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto;
ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati
(1Cor 15,16-17).
La trasmissione del vangelo non è una semplice descrizione di un fatto del passato
come fanno i giornali o una relazione della polizia: un certo nominato Gesù di Nazareth è morto verso le ore 15 nel luogo chiamato Golgota. Gli enunciati di questo
testo sono proclamati: v. 1: il Vangelo che vi ho annunciato; v. 11: Pertanto, sia io
che loro, così predichiamo e così avete creduto. Questo modo di dire le cose suppone l’adesione di fede di chi trasmette il messaggio che deve prendere il primo posto
nell’attività missionaria; dice Paolo, infatti: Vi ho trasmesso dunque, anzitutto (= in
primo luogo). L’ambiente in cui è stato trasmesso e ricevuto deve essere un ambiente
di culto o di predicazione.
147
Siamo davanti al messaggio centrale del Vangelo, al quale bisogna sempre ritornare come ad una fonte che deve dare senso alla propria vita di fede e in conseguenza
ad ogni attività apostolica, da diventare non tanto un’attività intellettuale, culturale
e sociale, ma una testimonianza e una confessione di fede nel Signore morto per i
nostri peccati e risorto secondo le Scritture. Questo messaggio deve avere un primato
nella vita apostolica, nell’annuncio del Vangelo.
Conclusione
Il Vangelo non è una dottrina da insegnare, ma una persona che si incontra nella
predicazione apostolica. L’annuncio del vangelo si compie in un contesto vitale,
dove la predicazione della Parola e la testimonianza della vita sono uniti nel medesimo processo di evangelizzazione.
Se noi cerchiamo efficienza nel nostro apostolato, dobbiamo essere predicatori
che testimoniano il vangelo e avere fede nel mistero della Parola di Dio. La Lettera
ai Tessalonicesi è un esempio genuino della diffusione del vangelo tramite la predicazione apostolica e la testimonianza della vita, che è prima di tutto imitazione di
Cristo. Fatevi miei imitatori, come io sono di Cristo, diceva san Paolo ai fedeli di
Corinto (1Cor 11,1). Anche la parrocchia è chiamata a diventare un modello di vita
evangelica, che contribuisce alla diffusione del vangelo.
San Paolo aveva la viva coscienza di essere stato chiamato per l’annuncio del
vangelo. Questa è la sua identità come apostolo di Gesù Cristo. Tuttavia egli la vive
nel segno del servizio a Cristo e alla sua Chiesa. Il padrone della missione è sempre
Cristo, e il pastore deve sentirsi sempre come un assistente, un delegato che fa gli
interessi di Cristo e della sua Chiesa.
Seguendo l’insegnamento della Lettera ai Corinzi, ricordiamo che il vangelo è
prima di tutto una tradizione apostolica che abbiamo ricevuto e che dobbiamo trasmettere. La Pasqua di Gesù è il centro di tutto l’anno liturgico e deve essere anche
il centro di tutto il nostro apostolato.
fra Najib Ibrahim ofm
Verso il Giubileo Paolino: 34º corso di aggiornamento
biblico-teologico dello Studium Biblicum Franciscanum di
Gerusalemme
Anche quest’anno lo Studium Biblicum Franciscanum, Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia a Gerusalemme, con il supporto della Custodia di Terra Santa, ha
realizzato nella settimana pasquale (25-28 marzo) il consueto corso di aggiornamento biblico-teologico. Si è trattato della trentaquattresima edizione di una iniziativa
avviata dal compianto padre Bellarmino Bagatti e indirizzatata soprattutto alle persone consacrate che operano in Terra Santa e che nel periodo pasquale si concedono
una pausa dal lavoro arricchendola con la partecipazione a un corso di formazione.
148
Il corso, frequentato da una novantina di persone, tra le quali anche alcuni studenti
e sacerdoti provenienti da fuori, era dedicato allo studio della figura e dell’insegnamento di San Paolo in risposta all’appello rivolto da Benedetto XVI a tutta la
Chiesa il 28 giugno dello scorso anno. Disse allora il Papa: Sono lieto di annunciare
ufficialmente che all’apostolo Paolo dedicheremo uno speciale anno giubilare dal
28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, in occasione del bimillenario della sua nascita,
dagli storici collocata tra il 7 e il 10 d.C... Saranno pure promossi Convegni di studio e speciali pubblicazioni sui testi paolini, per far conoscere sempre meglio l’immensa ricchezza dell’insegnamento in essi racchiuso, vero patrimonio dell’umanità
redenta da Cristo.
È chiaro che la figura, gli scritti e il pensiero di Paolo sono tali da non poter essere
mai esaurientemente e definitivamente compresi. Per questo il corso ha voluto offrire
ai partecipanti la gioiosa occasione di approfondirne qualche tratto con l’aiuto dei relatori, biblisti e archeologi, che hanno presentato le loro riflessioni e i loro contributi
accompagnati da proiezioni e da visite sulle memorie paoline in Terra Santa.
La riflessione è iniziata partendo da un tema importante: La fede in San Paolo. Il
relatore (A. M. Buscemi) con i testi paolini fondamentali sull’argomento ha aiutato
a scoprire aspetti dottrinali e pratici del pensiero di Paolo, la cui fede ha il suo centro esistenziale in Gesù Cristo. Si è proseguito con La croce in Paolo (G. Bissoli)
cercando di cogliere la novità sconvolgente che la predicazione paolina di Cristo
Crocifisso costituiva nel suo tempo. Un saggio sulla morale paolina, vista attraverso
i cosiddetti codici domestici (A. Niccacci) o norme di comportamento per categorie
specifiche della famiglia, della Chiesa e della società in generale, ha mostrato la bellezza e sapienza cui tende l’etica cristiana.
La seconda giornata di riflessioni si è aperta con Lo Spirito Santo e i suoi carismi in
Paolo (A. M. Buscemi), un tema centrale e complesso sul quale l’Apostolo, nei suoi
scritti, più che nozioni offre l’esperienza propria e delle comunità cristiane generate
dalla sua predicazione e assistite dal suo ministero epistolare. È seguita una presentazione del genere letterario biografico nella letteratura greco-romana per arrivare
a delineare il ritratto interiore e fisico che alcuni testi e l’iconografia, specialmente
quella antica, ci hanno lasciato dell’apostolo Paolo (G. Loche). La riflessione sul
ritratto di Paolo (fisico-morale, innamorato / testimone / apostolo di Cristo) è proseguita con una ricca antologia di testi dei Padri della Chiesa - specialmente Origene,
Gregorio Nisseno, Girolamo, Giovanni Crisostomo e Agostino - che con convinzione ed efficacia additano l’Apostolo all’ammirazione, venerazione e imitazione dei
cristiani (L. Cignelli).
La terza giornata di studio si è articolata con una riflessione a tutto campo su Cristo ragione di vita per Paolo e su Motivazioni e contenuti della preghiera in Paolo
(B. Rossi). I due temi svolti con passione e competenza hanno fatto toccare i vertici
149
della conoscenza e esperienza mistica di Paolo che ha potuto dire con verità Cristo
vive in me! e che nella preghiera ha trasfuso la sua esperienza di cristiano e apostolo.
Un’originale raccolta di Memorie di Paolo in Terra Santa ha fatto passare davanti
allo sguardo ammirato documenti e monumenti che ricordano l’Apostolo nella terra
che fu la sua patria spirituale e per molti fatti teatro della sua vita e del suo ministero
(E. Alliata).
Nei pomeriggi vi sono state alcune visite guidate (E. Alliata) concluse con la celebrazione eucaristica. Nel primo ci si è soffermati a una veduta panoramica sul Monte
del Tempio / Spianata delle Moschee, il luogo più volte visitato da Paolo e dove egli
fu arrestato e sottratto al linciaggio della folla secondo il racconto di At 21,27-39; nel
secondo ci si è recati al Getsemani facendo sosta al luogo dove la tradizione pone il
martirio di Stefano, di cui Saulo / Paolo fu testimone consenziente (At 7,58 e 8,1);
nel terzo pomeriggio, passando per San Marco dei Siriani (la casa di Giovanni Marco, compagno di missione di Paolo), si è andati al Monte Sion dove viveva prevalentemente la comunità cristiana delle origini con la quale di certo Paolo ebbe contatti
nelle sue salite a Gerusalemme (Gal 1,18-19; 2,1-10; At 15; 21).
L’ultima giornata del corso è stata dedicata all’escursione biblica sui passi di Paolo
che, prigioniero, fu condotto da Gerusalemme a Cesarea Marittima (At 23,23-35).
Dopo la sosta a Antipatride, dove pure Paolo giunse sotto imponente scorta militare, vi è stata la visita di Cesarea - ora uno dei più imponenti siti archeologici di
Israele - accompagnata da opportuni richiami alla vicenda di Paolo. La celebrazione
eucaristica nel santuario di San Pietro a Giaffa ha concluso felicemente il corso di
aggiornamento biblico-teologico che si è richiamato ancora una volta alle parole di
Benedetto XVI: Come agli inizi, anche oggi Cristo ha bisogno di apostoli pronti a
sacrificare se stessi. Ha bisogno di testimoni e di martiri come san Paolo: un tempo
persecutore violento dei cristiani, quando sulla via di Damasco cadde a terra abbagliato dalla luce divina, passò senza esitazione dalla parte del Crocifisso e lo seguì
senza ripensamenti. Visse e lavorò per Cristo; per Lui soffrì e morì. Quanto attuale
è oggi il suo esempio!
fra Giovanni Claudio Bottini ofm
150
Relazione di fra Carlo Serri per i Capitoli
Zonali di Galilea e Giudea
Monte Tabor, 22 aprile - Emmaus, 24 aprile 2008
Introduzione: il senso di un incontro
L’anno scorso abbiamo celebrato, nel mese di aprile, i Capitoli Regionali di Galilea e di Giudea, in preparazione al Capitolo Custodiale di Betlemme, che aveva
come tema: Signore, cosa vuoi che io faccia in Terra Santa?
Le riflessioni condotte lo scorso anno ebbero come traccia di riferimento la pagina
evangelica dei discepoli di Emmaus, in cui il Capitolo Straordinario di Assisi 2006
aveva individuato un’autentica metodologia, valida per la crescita nell’itinerario di
fede personale e per il discernimento comunitario.
Il Capitolo Straordinario offriva questa metodologia come un principio che aiutasse le diverse Entità dell’Ordine ad
intraprendere progetti che unifichino ed integrino la nostra vocazione, fraternità e missione in un unico tessuto formato dai fili della testimonianza personale,
comunitaria ed istituzionale. Partendo da tale prospettiva dell’integrazione, queste direttive e orientamenti non sono isolati l’uno dall’altro, ma devono crescere
in armonia tra loro (Capitolo Generale Straordinario, Assisi 2006, Il Signore ci
parla lungo il cammino, 49).
Questi progetti, pur rispecchiando, naturalmente, la diversità delle situazioni locali, devono comunque rispettare il metodo di condivisione della fede nelle diverse
aree della vita fraterna.
Infine, nell’ambito dell’itinerario di preparazione al centenario di fondazione nel
2009, l’Ordine ha invitato ogni Entità ad intraprendere processi di auto-consapevolezza e a valutare i progressi fatti nella celebrazione dell’ottavo centenario (ivi).
Il nostro incontro annuale vuole rispondere a quest’esigenza, vuole accompagnare un processo di auto-consapevolezza e di valutazione del cammino percorso in
quest’anno di vita fraterna. Quest’analisi, evidentemente, vuole orientare il nostro
cammino futuro.
Ci chiediamo: in che misura siamo riusciti a integrare la nostra vocazione, la fraternità e la missione in un’unica e composita testimonianza di fede ecclesiale? Queste
tre dimensioni sono unificate da un rapporto vissuto e profondo con Cristo?
Per un discernimento e un’autovalutazione del cammino percorso, offriamo tre
piste di riflessione, che coinvolgono il nostro rapporto personale con Cristo, le dinamiche dell’atto di fede, ed infine le aree concrete nelle quali si attua la nostra testimonianza di fede ecclesiale.
151
1. “Sono stato afferrato da Cristo”. L’incontro personale
con il Signore
La Formazione permanente è un itinerario di tutta la vita, sia personale sia comunitario, nella scoperta di Cristo povero, umile e crocifisso, in se stessi, nei fratelli,
nel servizio, nella propria cultura e in tutta la realtà contemporanea. È quindi un
processo di conversione, una crescita personale, spirituale, professionale e ministeriale, così che il Frate minore è sempre pronto a cominciare ad operare il bene,
secondo l’esortazione di san Francesco (cf. CCGG 135). (Ratio Formationis Franciscanæ, 107).
Il frate minore si considera continuamente impegnato in un processo di formazione, che si concentra nella ricerca e nella partecipazione alla vita di Cristo. Ma
prima di poter affermare, come san Francesco, conosco Cristo povero e crocifisso
(2Celano, 105), bisogna aver immerso tutta la propria vita nelle pagine del Vangelo
ed essersi impegnati con tutte le forze nell’imitazione del Maestro. L’incontro con
il Signore deve essere talmente forte e totalitario da cambiare la nostra visione del
mondo e costituire la motivazione diretta di tutte le nostre scelte di vita. Nell’incontro di fede con Cristo, conversione e missione si identificano. Due esempi:
a. Conversione di Paolo. Passaggio dal giudaismo al cristianesimo. Incontro personale con Cristo: Chi sei Signore? Che devo fare? Rivela una persona e orienta
diversamente la sua vita.
Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all’improvviso una gran luce dal cielo rifulse attorno a me; caddi a terra e sentii
una voce che mi diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Risposi: Chi sei, o
Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti. Quelli che erano
con me videro la luce, ma non udirono colui che mi parlava. Io dissi allora: Che
devo fare, Signore? E il Signore mi disse: Alzati e prosegui verso Damasco; là
sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia. E poiché non ci vedevo
più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni,
giunsi a Damasco (At 22,6-11).
L’incontro di Saulo con Cristo: Si svela l’identità di Cristo e insieme è indicata una
nuova missione, un nuovo scopo della vita. Saulo perde la vista e poi la riceve di
nuovo (in dono). È un modo nuovo di vedere le cose. Nasce una nuova obbedienza
a Dio, che provoca un affidamento di fede alla comunità dei credenti. La Chiesa è
scoperta insieme alla persona di Cristo. Il Signore risorto e vivente nella sua Chiesa
diventa il centro della vita di Paolo e il contenuto essenziale del suo apostolato. L’approfondimento continuo, nella fede, del mistero di Cristo porterà un giorno l’apostolo a confessare:
152
Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive
in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha
amato e ha dato se stesso per me (Gal 2,20).
b. Esempio della conversione del rabbino capo di Roma Israel Zoller (Italo Zolli)
dopo l’incontro con Cristo nella Sinagoga di Roma. Nato nel 1881 a Brody, nella Galizia polacca, studia all’Università di Vienna e diventa rabbino a Trieste. Professore
universitario a Padova, autore di molti libri sulla Sacra Scrittura, egli visse un lungo
itinerario intellettuale e spirituale sulle orme del Vecchio e del Nuovo Testamento.
Fece ricerche sulla figura di Cristo (Cf. il libro Il nazareno), studiando particolarmente i quattro canti del servo di Ihavè descritto da Isaia, in cui riconobbe il sacrificio di
Gesù offerto per la redenzione del mondo. Durante le sofferenze della guerra, mentre
è Gran Rabbino di Roma, diventa cristiano. Era la festa di Yom Kippur, nell’ottobre
1944, mentre officiava la liturgia nel Tempio di Roma.
D’improvviso con gli occhi dello spirito, vidi una grande prateria e, in piedi,
in mezzo all’erba verde, c’era Gesù Cristo rivestito di un manto bianco; sopra
di lui il cielo era tutto blu. A quella vista provai una pace indicibile... E allora,
in fondo al cuore, sentii queste parole: Sei qui per l’ultima volta. D’ora in poi
seguirai me! Le accolsi con la massima serenità e il mio cuore rispose immediatamente: Così sia, così sarà, così dev’essere!
La sera a casa, la moglie Emma gli confida: Oggi, mentre eri davanti all’Arca
e alla Torah, mi è sembrato di aver visto Gesù Cristo accanto a te. Era vestito di
bianco e ti teneva una mano sul capo, come se ti benedicesse (Judith Cabaud, Il
rabbino che si arrese a Cristo. La storia di Eugenio Zolli rabbino capo a Roma
durante la seconda guerra mondiale, Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 2003,
87-88).
Il 13 febbraio 1945, nella chiesa di Santa Maria degli Angeli a Roma, fu battezzato,
prendendo il nome di Eugenio, in gratitudine per l’aiuto che papa Pio XII aveva dato
agli ebrei durante la persecuzione. Parlando della conversione dice:
La conversione consiste nel rispondere ad un appello di Dio. Un uomo non
sceglie il momento della sua conversione, ma è convertito quando riceve un
appello di Dio. Allora resta una cosa sola da fare: obbedire... Niente di premeditato, niente di preparato: c’era solo l’Amante, l’Amore, l’Amato. Era un moto
proveniente dall’Amore, tutto avveniva nella conoscenza che l’Amore accorda
(Ivi, 33-34).
Per la riflessione personale e comunitaria
Dopo pochi o dopo molti anni di vita religiosa dobbiamo chiederci se tutta la nostra vita ruota, esistenzialmente, intorno alla persona di Cristo. È veramente Lui il
centro dei nostri interessi e delle nostre passioni? Abbiamo unificato, nella persona
153
di Cristo, i nostri desideri personali e il servizio alla comunità? - Oppure viviamo
ancora la spaccatura tra i nostri progetti di vita egoistici e la missione che il Signore
ci ha affidato nella Chiesa?
2. “Per me vivere è Cristo”. centralità dell’atto di fede
Da questo abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi
anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli (1Gv 3, 14-16). L’amore per Cristo
spinge alla perfetta imitazione di Lui, nel dono della nostra vita per i fratelli. La
fraternità è il luogo in cui impariamo ad essere fratelli, superando ogni giorno l’egoismo e facendo della nostra vita un dono per gli altri. Questo cammino non è mai
compiuto perfettamente; ci impegnerà fino all’ultimo giorno.
Perché ci siano comunità autenticamente testimoni dell’amore è necessaria una
connessione forte e coerente tra fede creduta-annunciata e vita di relazione. Il progetto di vita del consacrato deve essere espressione dell’atto di fede, ed essere costruito, di fatto, intorno ad esso = centralità dell’atto di fede. Tutto si deve costruire
intorno all’atto di fede.
Bisogna saper rispettare il dinamismo della fede, delle sue articolazioni, dei suoi
momenti, che sono tra loro connessi con un dinamismo circolare = circolarità dell’atto di fede.
(Cfr. Cencini A., Vita consacrata. Itinerario formativo lungo la via di Emmaus,
Alba 1994, 262-66).
• La fede è innanzitutto fede ricevuta. San Paolo dice: Io, infatti, ho
ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso… (1Cor
11,23). E noi stessi abbiamo iniziato a credere non dopo aver letto la
Summa Theologica, ma perché da bambini abbiamo ricevuto gli insegnamenti semplici e tradizionali della nostra famiglia.
• Poi diventa fede celebrata. Di fatto, senza che lo chiedessimo, ci hanno
portato in Chiesa, e abbiamo pregato, prima di avere una comprensione intellettuale della fede cristiana. Abbiamo ripetuto le parole della
preghiera ecclesiale partecipando alla fede degli altri. Così dobbiamo
continuare a pregare la fede, portando la nostra vita all’interno della
celebrazione ecclesiale, vivendo la corrispondenza tra lex orandi e lex
credendi. Da questo nasce l’importanza della preghiera comunitaria.
• Dopo la liturgia vorremmo passare subito ad annunciare la fede agli
altri. Ma dobbiamo prima viverla, mettendo in pratica, obbedientemente, quello che abbiamo detto a Dio nella preghiera, insieme alla
Chiesa. Questo momento della fede vissuta può essere doloroso, perché non capiamo talvolta quello che ci viene chiesto in nome della
fede. Anche Gesù, pur essendo Figlio, imparò tuttavia l’obbedienza
dalle cose che patì… (Ebr 5,8).
154
• Passiamo poi a comprendere (fede compresa) quello che abbiamo accolto nella fede, abbiamo celebrato e, come potevamo, abbiamo messo in pratica. La riflessione teologica è sempre fides quærens intellectum, e suppone la previa adesione di fede al mistero che tentiamo di
comprendere con la nostra ragione.
• La comprensione di fede, il nostro itinerario intellettuale, non può
rimanere isolato, ma deve aprirci al confronto e alla condivisione fraterna (fede condivisa). Questa condivisione nutre la vita della fraternità, ci consente di aprirci alle esperienze degli altri ed assicura un
genuino esercizio dei nostri carismi per il bene della Chiesa.
• Infine, frutto maturo di un complesso e sapiente itinerario di vita, la
fede è annunciata, in maniera quotidiana, carismatica o intellettuale,
a seconda dei casi. Questa fede sarà ricca della santità della Chiesa
e della nostra esperienza personale. Non mira a rafforzare i vincoli
di una società umana, ma genera alla comunione, nella Chiesa, con
la Santa Trinità: ...quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La
nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste
cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta (1Gv 1,1-4).
• La fede non si ferma qui, ma anzi riprende l’itinerario, ad un livello
superiore. Chi annuncia il Vangelo riceve dalle persone, ed è arricchito dalle esperienze di apostolato (fede di nuovo ricevuta). Dovrà
riprendere incessantemente, a livelli sempre superiori, lo stesso itinerario.
Per la riflessione personale e comunitaria
Dalla dinamica della fede dipende la qualità della nostra vita consacrata. Dobbiamo chiederci se il nostro rapporto con Dio si riduce a un vuoto formalismo, che
non intacca la vita, o è una forza dinamica che orienta tutte le attività personali. La
mia fede agisce realmente nella preghiera, nella mia vita morale e intellettuale, nelle
molteplici contingenze della vita fraterna? La mia fede si attua nello slancio di un
amore personale a Cristo (al quale voglio dare tutto) o nel sopportare mal volentieri
le strutture religiose umane (alle quali voglio dare il meno possibile)?
3. “un cuore solo e un’anima sola”.
della vita nuova
Una comunità testimone
Nel concreto della vita i grandi valori della fede si incarnano in realtà ecclesiali
basilari, che costituiscono spazio di adorazione per Dio e di servizio ai fratelli.
Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti
e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti coloro che erano
155
diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva
proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di
ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane
a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla
comunità quelli che erano salvati (At 2,42-48).
La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e
un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma
ogni cosa era fra loro comune. Con grande forza gli apostoli rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti essi godevano di grande simpatia. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi
o case li vendevano, portavano l’importo di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; e poi veniva distribuito a ciascuno secondo il
bisogno (At 4,33-35).
Ci sono quattro elementi (priorità?) che caratterizzano la comunità primitiva:
didaxh/
insegnamento della fede
leitourgia
liturgia, preghiera
koinwnia
comunione
diakonia
servizio
La descrizione, un po’ idealizzata, che ci è offerta dagli Atti degli Apostoli vuole
indicarci uno stile di vita comunitario improntato alla novità della risurrezione. Il
mistero della redenzione, attuato da Cristo e compiuto nel dono dello Spirito Santo,
trasforma le relazioni interpersonali. La comunità cristiana, comprendendo la storia
alla luce della fede, si vede debitrice in tutto dell’amore di Dio. Il comandamento
nuovo dell’amore (Gv 13,34), ricevuto in testamento dal Signore, diventa la logica
interna di una comunità che si comprende come continuità storica dell’opera del
Maestro. La comunità ecclesiale rispecchia, in terra, la comunione Trinitaria e il suo
dinamismo d’amore eterno. La Chiesa dunque non vive attraverso le leggi sociologiche dell’interesse e del vantaggio, ma secondo la logica paradossale per cui: Vi è più
gioia nel dare che nel ricevere (At 20,35).
Per la riflessione personale e comunitaria
Sin dai tempi apostolici l’insegnamento, teologico e catechetico, è ritenuto elemento fondamentale della vita della Chiesa. Per noi basti pensare alle Catechesi di
San Cirillo di Gerusalemme. Nella nostra vita l’annuncio della parola di Dio ai fedeli
e ai pellegrini costituisce una priorità? E quale spazio concreto diamo alla meditazione personale e comunitaria della Parola di Dio?
Perché è così difficile pregare insieme? In quante delle nostre comunità si riesce
156
a pregare insieme in maniera regolare, tanto da poter considerare la liturgia come la
fonte e il culmine della vita fraterna? Va bene così o vogliamo cambiare qualcosa?
A che livello viviamo la comunione fraterna? Si tratta di semplice coabitazione o
ci sentiamo radunati dallo Spirito per essere corpo di Cristo? La potenza della fede
riesce a limitare i contrasti dovuti ai caratteri, agli errori, agli attaccamenti umani
(denaro, potere, gelosie…)?
Il nostro servizio ai poveri è un’espressione della carità di Cristo ed un aiuto alla
crescita della dignità della persona? Oppure ha degli aspetti di paternalismo e assistenzialismo, che perpetuano la dipendenza di un popolo dall’elemosina degli altri e
ne rallentano lo sviluppo?
Programma
8.45
Arrivo
9.30
Relazione di fra Carlo Serri: Il dinamismo della fede nella vita fraterna.
9.00
Lodi
Intervallo
Intervallo
13.00 Pranzo
10.30
11.30
14.30
16.00
17.00
Osservazioni e riflessioni del Padre Custode: Essere frati oggi in Terra
Santa
Gruppi di studio
Incontro in assemblea per le relazioni dei gruppi e per il dibattito moderato
dal Padre Custode
Celebrazione dell’Eucaristia
Partenza
Sintesi dei lavori di gruppo
Capitolo Regionale di Galilea: gruppo A
I 15 frati presenti alla discussione hanno espresso i loro pareri sui temi proposti
per la riflessione. La discussione ha ruotato attorno alle due tematiche: la preghiera
in comunità e la povertà nel servizio di carità.
Preghiera
La preghiera comunitaria è molto importante per la preghiera personale. Senza la
preghiera in comune si impoverisce e a volte sparisce la preghiera personale. Senza
la preghiera, la vita spirituale muore come la pianta senza l’acqua.
La fede vissuta regge il progetto personale e comunitario della vita religiosa. Se
Cristo non è collocato al centro della vita, tutto crolla. La presenza di Cristo aiuta
157
ad unificare la vita religiosa con gli impegni nei diversi servizi. Si è constatato che
le motivazioni delle scelte delle cose da fare spesso non rispettano il primato della
vocazione francescana.
Alcuni sembrano spiritualmente addormentati e imprigionati nel proprio modo di
valutare la vocazione religiosa e sacerdotale. Perciò occorre risvegliare l’entusiasmo
della propria scelta di vita francescana, non lavorare solo nella vigna del Signore ma
soprattutto ravvivare il personale incontro con Lui. Ci vuole la perseveranza per fare
della vita una preghiera continua, cioè fare anche del nostro lavoro la continuità del
colloquio con Dio.
Si raccomanda una più convinta testimonianza da parte dei superiori. A volte sembra che ci sia una indifferenza verso la persona del frate. Spesso i pellegrini e le
persone che incontriamo ci stimolano alla preghiera… sono per noi esempi e si raccomandano alla nostra preghiera.
È importante che i momenti della preghiera comunitaria siano organizzati tenendo
conto dei diversi servizi svolti dai frati. È meglio approfittare delle ore mattutine e
serali quando si è liberi dalle quotidiane occupazioni. Perciò è molto importate avere
un programma comunitario (preghiera, pasti, ricreazione).
Come aiutare le persone che non pregano in comunità? Ci vuole una paziente testimonianza. A volte ci sono blocchi psicologici e una specie di allergia alla preghiera
in comune.
Carità o Assistenza
Spesso nel nostro lavoro di assistenza sociale manca la promozione umana. Sembra che subiamo le conseguenze degli sbagli passati. Bisogna educare i cristiani di
Terra Santa all’autosufficienza e non confermarli nella convinzione che la Chiesa
deve pensare a tutto (educazione, lavoro, casa).
Per cambiare questa situazione occorre cambiare in primo luogo la mentalità dei
frati, che spesso si sentono padroni e signori e distribuiscono gli aiuti materiali per
dominare. Come educare noi stessi? Con la scuola di Gesù e attraverso l’esempio
dei nostri santi.
Non tutti i cristiani, è stato sottolineato, dipendono dagli aiuti della Chiesa. Ci vuole però un nuovo modo o criterio per distribuire gli aiuti. A volte approfittano quelli
che non sono i più bisognosi. Bisogna partire dalla sensibilizzazione alla povertà in
comunità: la gente vede e giudica negativamente gli sprechi.
La coscienza di una responsabilità comunitaria (spirituale e amministrativa) deve
essere alla base di un progetto personale. Ci sono problemi e persone difficili ma non
mancano anche segni di speranza e di buona disponibilità.
Al posto della centralizzazione dell’amministrazione deve subentrare una vera e
autentica collaborazione tra il governo e le case religiose.
fra Jerzy Kraj ofm
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Capitolo Regionale di Galilea: gruppo B
In questo gruppo di studio è stata intavolata una discussione franca e ben partecipata dalla maggioranza dei quindici componenti, che si sono soffermati a riflettere
sui quattro punti proposti.
Punto Primo
È emersa la constatazione che tanto tra le comunità cristiane locali che, naturalmente, tra i pellegrini c’è una viva fame e sete della Parola di Dio. La geografia sacra,
che rende unica questa terra nella quale abbiamo la grazia di servire, è già di per sé
mezzo efficace di evangelizzazione e può arricchire le dinamiche di comunicazione
della fede. Tuttavia, dato il breve tempo di visita dei gruppi nei santuari e la loro organizzazione interna, risulta difficile poter fare di questo annuncio una priorità. Data
l’impossibilità, a volte oggettiva, di parlare le lingue dei visitatori, l’esperienza insegna che la semplice presenza, specialmente se con l’abito francescano, unitamente
alla buona testimonianza, alla cordialità dei modi, ad un sorriso di accoglienza, sono
già annuncio di fede. Ciò risulta particolarmente efficace anche in ambito ecumenico o interreligioso. Ad intra all’interno delle singole fraternità, sia di ridotte che
di grandi dimensioni, si riscontra, purtroppo, una diffusa difficoltà di comunicarci
l’esperienza della fede: manca la volontà se non la capacità di fare sharing. Quali le
cause? Il gruppo ne ha individuate alcune qui di seguito elencate:
• mancanza di povertà personale: requisito indispensabile per poter accogliere il dono e la ricchezza dell’altro (se sono troppo ricco di me
stesso, non ci sarà mai posto per una alterità);
• difficoltà pratica di comunicazione: l’italiano non costituisce oggi la
lingua madre per la maggioranza dei membri delle nostre fraternità,
che sono ricche ma al contempo limitate dal background culturale di
ciascuno;
• diversità di formazione: diversa formazione teologica spirituale e
francescana per i frati di differente provenienza;
• mancanza di tempo;
• inefficienza della leadership: talvolta i superiori non sono in grado di
guidare e animare la vita spirituale di una fraternità;
• scarsa capacità di dialogo: in qualche caso sembra manchi una base
umana di fiducia e interrelazione su cui poter costruire l’impalcatura
dello spirito.
Possibili vie di soluzione? Dalla discussione del gruppo non sono emerse proposte
significative a riguardo, se non un generico appello alla buona volontà.
Punti Secondo e Terzo
Il secondo e terzo punto sono stati affrontati contemporaneamente. Le analisi offerte sono state molto simili, se non identiche, a quelle del primo punto. In aggiunta
è emerso che:
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• in qualche caso si assiste ad un salto peggiorativo al termine della
formazione iniziale (con la professione solenne posso cominciare a
fare quello che mi pare);
• sembra che in ambito formativo si sia insistito sull’obbligo di pregare
piuttosto che sulla libertà della preghiera;
• non è sufficiente limitarsi alla preghiera liturgica, per di più appesantita dallo Status quo: bisognerebbe lasciare più spazio alla spontaneità, alla creatività. Incrementare la preghiera spontanea aiuterebbe
a potenziare lo spirito. La risposta di Gesù ai discepoli desiderosi di
apprendere la preghiera non dice: quando pregate dite questo: padre
nostro..., ma: dite così, in questo modo, per indicare una modalità
confidenziale semplice e diretta;
• anche la scarsa padronanza della lingua liturgica potrebbe svuotare di
senso il gusto e la ricchezza della preghiera ecclesiale;
• è vero che se manca la preghiera personale non può esserci un’autentica preghiera comunitaria, ma è altrettanto vero che se manca una
preghiera comunitaria l’orazione e la devozione personali non vengono arricchite, non si confrontano e non crescono.
Punto Quarto
Dalle risposte dei partecipanti al quarto punto è indubbio che nelle espressioni
caritative della Custodia sussista il rischio di assistenzialismo.
• Va comunque notato che detto problema ha radici storiche: sin dall’epoca dell’Impero Ottomano, fatto divieto ai cristiani di costruire
abitazioni, era premura del guardiano estrarre dal proprio cassetto le
chiavi e provvedere ad una casa per le famiglie dei fedeli. Pertanto
l’assistenzialismo è una pratica che ha radici nel passato.
• La Chiesa, nella prospettiva delle comunità cristiane, minoritarie nel
contesto sociale odierno, è vista come datrice di lavoro. Per esempio
si calcola che a Nazareth ben 2500 posti di lavoro siano assicurati a
cristiani da enti o organizzazioni cristiane.
• L’assistenza concreta della Chiesa, comunque, al di là dei risvolti pratici, risponde tangibilmente alla ricerca di una identità cristiana chiara
da parte delle comunità cristiane locali: è un evento di coesione sociale.
• È indubbiamente inopportuno dare per dare; sarebbe giusto dare per
educare: educare, particolarmente i poveri, ad aumentare la loro dignità nella prospettiva evangelica dell’alzati e cammina!
Tra le possibili vie di soluzione potrebbe essere presa in considerazione, come
già avviene per la maggioranza delle cooperazioni internazionali, degli organismi
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umanitari e delle fondazioni assistenziali, la pratica del microcredito, sulla cui metodologia occorrerà riflettere nell’immediato futuro.
fra Stefano De Luca ofm
Capitolo Regionale di Giudea: gruppo Santa Chiara
Il gruppo Santa Chiara ha discusso la terza sezione della presentazione di fra Carlo
Serri: Una comunità testimone della vita nuova. Moderatore del gruppo: fra Raffaello Tonello.
Dopo la lettura dei quesiti presentati alla pag. 11 dell’opuscolo introduttivo si è
aperto il dibattito riguardo la nostra peculiare realtà, sia da un punto di vista ad
intra, sia ad extra. In quest’ultimo caso ci si è chiesti in quale modo, nella gestione
dei santuari, sia possibile annunciare la Parola, poiché i gruppi, nella maggior parte
dei casi, sono già accompagnati da loro guide. Importante, inoltre, risulta essere il
coinvolgimento non soltanto dei pellegrini, ma anche del popolo locale, nelle nostre
preghiere liturgiche, anche in realtà come quella di S. Salvatore, lasciando la chiesa aperta per consentire alle persone che lo desiderano di fruire dell’opportunità di
pregare con i frati. Sarebbe possibile coinvolgere i fedeli prendendo spunto dalle
modalità di gestione di alcune grandi basiliche di Roma o di quella di Lourdes. È
molto importante curare l’approccio con i pellegrini con stile, delicatezza e massima
educazione, favorendo un’atmosfera di preghiera, evitando comportamenti ineducati
e qualsivoglia sciatteria, in quanto l’annuncio della Fede, per un pellegrino, passa
inizialmente attraverso queste forme e modalità. È fondamentale, poi, che i giovani
cristiani locali conoscano le realtà dei nostri santuari e che vengano avvicinati alle
varie realtà culturali che la Custodia offre, come ad esempio il museo del convento
della Flagellazione. Risulta fondante, quindi, la conoscenza delle lingue locali. Poiché, poi, spesso i pellegrini sono accompagnati da guide non cristiane e a volte non
competenti, possono verificarsi, in campo spirituale, situazioni che si ripercuotono
negativamente sul pellegrinaggio in generale, o sui singoli. Sarebbe auspicabile che i
frati giovani, opportunamente preparati e che già hanno avuto esperienza nella guida
dei gruppi, vengano forniti della scheda verde: questo produrrebbe certamente effetti
positivi nelle esperienze spirituali dei pellegrini.
Per quanto riguarda la testimonianza ad intra si possono profilare, a volte, delle
situazioni incresciose, in cui una parte cospicua della fraternità non partecipa agli
atti comuni afferenti sia alla vita di preghiera, sia ai momenti conviviali. Si tratta
di una vera e propria dicotomia presente in alcuni frati, i quali conducono una vita
non in armonia con quanto professato. Occorre molta comprensione vicendevole e
pazienza, per superare le varie differenze personali e culturali, dovute in parte alla
connotazione d’internazionalità della Custodia, tutto ciò per superare anche eventuali disagi che possono riflettersi a volte nella semplice quotidianità, quali la scelta
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dei cibi o dello stile delle liturgie. È presente, purtroppo, una dose d’individualismo
che viene favorito anche dall’uso non corretto di strumenti quali internet; sarebbe
opportuno che nello studentato si togliesse internet dalle stanze e si attrezzasse una
sala-computers comune. Molto costruttiva è risultata essere, nelle fraternità in cui si
è tenuta, l’esperienza della condivisione della Parola, all’interno della Lectio Divina,
in quanto tale esperienza offre l’opportunità di una conoscenza profonda tra i fratelli,
dando la possibilità di costruire vere relazioni interpersonali.
Capitolo Regionale di Giudea: gruppo San Bonaventura
Moderatore: fra Massimo Pazzini; Segretario: fra Silvio R. De La Fuente
Il nostro gruppo si è concentrato su alcuni degli spunti di riflessione proposti dal
Custode di Terra Santa.
Valutazione generale dell’incontro: Si è valutato come molto positivo il Capitolo
Regionale e ci si augura che tali incontri continuino nel futuro.
Preghiera: Si nota che è maggiormente regolare nei conventi con un gran numero
di frati, ma non per questo più attiva e partecipata. Nelle piccole fraternità si riscontra una fatica, d’indole linguistica, culturale e volitiva, al momento della preghiera
comune.
Obbedienza: Si constata un cattivo atteggiamento di alcuni frati che creano il proprio regno al quale non si può accedere, e di altri che da monadi si disinteressano
delle necessità reali non contemplate nell’obbedienza (questo non tocca a me).
Comunità: Si è parlato sull’importanza del buon esempio reciproco necessario tanto per i frati in formazione iniziale quanto per i frati in formazione permanente; si è
più volte valutata come fondamentale la partecipazione del Custode di Terra Santa e
degli altri frati del governo custodiale alla vita fraterna e alla preghiera regolare. Ci
si domanda il perché del cattivo atteggiamento di alcuni fratelli di fronte alle attività
comunitarie che mirino al bene della casa, si ritiene come non compatibile puliziesacerdote.
Studentato: Si avverte la necessità di una maggiore interazione per conoscersi reciprocamente più profondamente. Ci si sente fuori dalla realtà, non inseriti nella
cultura locale ed estranei ai problemi della gente a causa della barriera linguistica.
Ci si domanda se non sia possibile aggiungere la lingua inglese nell’insegnamento e
nella vita quotidiana.
Progetto comunitario: la Chiesa ha già dato alla Custodia un compito specifico: i
santuari e le comunità locali, obblighi che spesso vengono meno perché non inseriti
nel progetto personale, che più volte prende il sopravvento su quello comunitario. Il
sussidio dato alcuni anni fa al progetto personale e comunitario non è riuscito perché
difficile tradurlo in fatti concreti.
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Santuari: Si è discusso sulla problematica del Santo Sepolcro: non sempre i frati
idonei sono in numero sufficiente. Siamo davanti a una crisi di personale qualificato,
non solo nell’ambito spirituale ma anche in quello tecnico-professionale, per svolgere i diversi compiti.
Capitolo Regionale di Giudea: gruppo sant’Antonio di Padova
Moderatore fra Nagib Ibrahim
A proposito della centralità di Cristo nella nostra vita, il nostro gruppo ha evidenziato una spaccatura tra la fraternità e i progetti personali, anche se non totale.
Crediamo che sia necessario rivalutare la vita di preghiera, non solo comunitaria
ma anche nell’aspetto personale. Una volta che siamo davanti a Cristo dobbiamo
essere coscienti dei nostri limiti, ma anche fiduciosi nella sua grazia. L’incontro con
Cristo deve trasformare noi, le relazioni tra confratelli e anche le nostre comunità.
Abbiamo condiviso il problema di ritrovarci insieme per compiere i nostri impegni
nella preghiera comunitaria, dato che abbiamo molte cose da fare e l’essere disposti
a compiere alcune di queste ci porta a trascurare le altre.
I frati vogliono trovare esempi concreti e modelli nella preghiera, soprattutto in
quei frati che svolgono servizi di autorità; così che il loro esempio ci serva di sostegno nella vita, non solo per l’impegno pastorale, ma anche per la preghiera.
A proposito del Santo Sepolcro pensiamo che, essendo il luogo più importante per
noi e per la nostra fede per noi e per milioni di cristiani, non possiamo solo vantarci
di esserne i custodi, ma dobbiamo fare qualcosa in concreto lì dove Cristo diede tutto
il suo essere. Possiamo partecipare ad alcuni momenti liturgici, anche se non facciamo parte della comunità ivi residente. Ad esempio, dato che la processione quotidiana non è affare solo della comunità del Sepolcro o dei chierici di san Salvatore, ma di
tutta la fraternità custodiale, si potrebbe partecipare anche se non si risiede lì.
Servizio ai poveri: prima di tutto bisogna sapere come viene svolto, perché si è
pronti a criticare o magari a compierlo, ma non sempre assieme alla comunità. Quindi crediamo necessario essere informati sui progetti e su come si può partecipare.
Crediamo che ci siano delle persone alle quali non si può negare l’aiuto, ma è
necessario sempre valutare ogni singolo caso, con attenzione speciale ai più vulnerabili, come per esempio anziani ed infermi.
Dobbiamo sapere che oggi, per i nostri poveri, è più importante avere un permesso
per attraversare il muro che non i soldi. Dunque dobbiamo essere attenti a queste
situazioni.
Se possibile potremmo creare centri di artigianato, come già esistevano un tempo,
evitando di dare solo soldi, dato che sappiamo che mai ce ne saranno a sufficienza
per accontentare tutti i nostri fedeli. Pensiamo che sia molto importante educare i
nostri cristiani alla solidarietà tra loro, e in modo che non stiano solo ad aspettare
aiuti continui.
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Parola di Dio: coinvolgere i fedeli laici affinché possano anche loro avere un ruolo
più importante nella vita parrocchiale e possano anche essi conoscere e far conoscere
la Parola di Dio.
Preparare alcuni dei nostri cristiani perché possano diventare guide di pellegrini,
data la scarsa quantità di frati.
Dare la possibilità ai chierici di guidare i gruppi, affinché si rendano utili e possano
prestare questo prezioso servizio, nel quale, oltre che catechizzare i gruppi, vengano
anch’essi catechizzati dai pellegrini.
Cercare soluzioni in collaborazione con le altre chiese per evitare le fotografie dentro i santuari, così che siano ambienti anche di preghiera e non solo di visita, come
risulta per alcuni.
fra Augustín G. Pelayo ofm
Capitolo Regionale di Giudea: gruppo San Francesco
Il gruppo San Francesco, coordinato da fra Artemio, è stato chiamato a interrogarsi
sulla seconda parte della relazione di fra Carlo, la centralità dell’atto di fede. Fin dal
primo intervento, però, la tematica si è allargata, perché si è avvertita la mancanza di
una traduzione a livello personale di quanto sentiamo in questi incontri e leggiamo
nei sussidi offerti. Ogni frate dovrebbe curare la lettura spirituale per un impegno
personale di formazione permanente. Così si è ricordato il dovere di ogni guardiano
di curare l’aggiornamento della biblioteca conventuale (libri e riviste) per mettere
a disposizione dei frati il materiale di lavoro appropriato per curare la propria formazione. È stato anche notato che agli studenti non è consentito tenere con sé i libri
di testo che lo STJ offre per la preparazione degli esami e ci si è chiesti se non sia
possibile cambiare questa regola.
Poi, all’insegna del motto Si vive come si celebra! ci si è interrogati sul valore della
nostra vita liturgica, sul nostro pregare insieme. Si è lamentato un certo minimalismo liturgico: se è vero che nelle grandi fraternità c’è regolarità negli appuntamenti
di preghiera, non è altrettanto curata la loro celebrazione, incapace di sottolineare
l’importanza di una ricorrenza liturgica rispetto ad un altra, per un sostanziale appiattimento della celebrazione quotidiana e l’assenza di impegno nella predicazione
da parte dei sacerdoti. Dobbiamo reinventare le nostre liturgie, rinnovarle nei modi,
senza buttare nulla di quanto facciamo. Un altro aspetto che è stato sottolineato è
quello della traduzione, nella nostra vita personale, di quanto celebriamo attraverso
la mediazione della meditazione quotidiana: altrimenti diventiamo dei mestieranti
della preghiera, formalmente perfetta, incapace di convertire i nostri cuori al Signore.
Esigenza da tutti sottolineata per poter vivere queste proposte è quella di una programmazione chiara e concreta che ogni fraternità dovrebbe fare dei propri impe164
gni quotidiani o periodici di preghiera e vita comune. Il capitolo conventuale, però,
si è rivelato spesso uno strumento mal utilizzato dai Guardiani a questo scopo. I
Guardiani non sono in grado, il più delle volte, di gestire i capitoli conventuali, di
organizzarne alcuni con un taglio più pratico per discutere i problemi di ordinaria
amministrazione del convento e altri con un taglio più spirituale per impostare la
vita di preghiera della comunità. La testimonianza di un frate nella cui provincia
da diversi anni si elaborano progetti di vita comunitaria e personale, con revisioni
periodiche, ha fatto interrogare tutti sulla necessità di questo strumento. Fra Carlo
Serri, membro del gruppo, ha notato che nel pomeriggio lui avrebbe parlato di una
iniziativa di formazione permanente che va proprio in questa direzione: si richiederà
alle fraternità di autovalutarsi sui diversi aspetti della nostra vita (seguendo lo schema delle CC.GG.) per elaborare insieme dei progetti di vita comunitaria.
Tuttavia progettare e programmare non basta: è necessario che i Guardiani si assumano la responsabilità di far attuare i programmi, e non lasciare alla buona volontà
dei singoli la loro messa in pratica. A questo riguardo ci si è domandati di chi sia la
responsabilità di riprendere un frate che diserta sistematicamente il divano conventuale o, peggio, la Santa Messa quotidiana, o un frate che viva una dipendenza da
alcool o altre situazioni critiche. Perché come fraternità non sappiamo farci carico di
queste situazioni problematiche? O chi dovrebbe farsene carico?
Altro argomento toccato è stato quello dell’uso di internet e di altri mezzi elettronici come i telefoni cellulari, che sempre più tendono a soffocare la vita fraterna
abituandoci all’individualismo, non essendo educati al loro uso responsabile. Non
si sono fatte proposte concrete al riguardo, ma è stata apprezzata la testimonianza
di un confratello il quale ha chiesto a un altro di tenergli il cavo per la connessione
ad internet, per forzarsi ad un uso più moderato e controllato dello strumento, con
immensi benefici spirituali.
Un ultimo punto sollevato è stato quello della nostra presenza in Infermeria (almeno per chi vive a San Salvatore), avvertita come troppo sporadica: manca sensibilità
verso i nostri confratelli malati o anziani. Se nessuno può essere obbligato alla carità,
bisognerebbe almeno che fossimo educati a sviluppare questa sensibilità, con visite
più frequenti o con l’animazione periodica della Santa Messa in Infermeria.
fra Alessandro Coniglio ofm
Capitolo Regionale di Giudea: gruppo San Bernardino
Nella riflessione di gruppo ci si è soffermati soprattutto sulla vita fraterna, sulla
vita di preghiera nelle comunità, sulla problematica del denaro e dello stile povero
nella gestione amministrativa delle risorse economiche e dei beni immobili: potere o
solidarietà? Poi si è discusso anche di altri argomenti che il Custode ha presentato.
Innanzitutto, ha suscitato una certa perplessità e meraviglia che ora la preghiera sia
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diventata un problema da affrontare, ma, purtroppo, in certe fraternità questa è una
realtà tangibile. Per esempio nelle piccole fraternità in ci si rifiuta di parlare la lingua
da sempre scelta dalla Custodia, secondo la propria tradizione, per unire persone di
differenti lingua, appunto, e cultura, l’italiano. Capita poi che nella stessa fraternità
ci siano coloro che non parlano inglese, arabo...allora come comunicare tra le persone? Come pregare insieme nella stessa lingua? Questa difficoltà è sintomo di una
difficoltà ben maggiore tra le persone stesse a causa della volontà e rifiuto esplicito, a
volte, di parlare in italiano, ma anche a quello dell’incontro e venirsi incontro, anche
se ci sono sempre esempi positivi.
Si è parlato del fatto che, essendo ormai nel pieno dell’era dell’informatica, vi è un
reale rischio, o un maggior motivo, per isolarsi nelle Fraternità, per esempio facendo
un uso smoderato e sbagliato di Internet e della televisione. Questi strumenti non
sono un male in sé, anzi sono molto utili per ricerche, aggiornamenti e informazioni
facili e immediate. Il problema nasce quando non vi è il senso di responsabilità del
loro uso, che permette, invece, di apprezzare innanzitutto il valore dello strumento in
sé e, poi, quello dello stare con gli altri o meglio, il desiderio, la volontà di stare con
gli altri della Fraternità. Un tempo il momento del divano, il semplice incontrarsi,
magari per fare una partitina a carte, o per raccontarsi la giornata, aiutava molto nella
conoscenza reciproca e nella coesione tra le persone. Oggi questo si sta perdendo,
mancando anche la conoscenza dei frati che compongono la stessa Fraternità o i
conventi limitrofi. L’individualismo è una realtà molto presente.
Per quanto riguarda le proprietà, i beni mobili e immobili della Custodia e il loro
uso, si segnala che non se ne conosce la storia e questo potrebbe suscitare perplessità
nel loro possesso. Se la Custodia appare, agli occhi della gente, ricca e potente, non
bisogna dimenticare che da sempre queste ricchezze sono state e vengono messe a
disposizione o rientrano nel servizio proprio verso le persone e la chiesa locale, e non
solo. Si ricordano gli appartamenti o case di nuova costruzione, chiese, locali per le
parrocchie, scuole o altri luoghi di aggregazione. Non bisogna alienare tutto quello
che la Custodia possiede, questo è appurato, ma ci si chiede, appunto, quale uso di
esso noi ne facciamo: se è solidarietà oppure segno di potere.
Le persone (senza generalizzare troppo) spesso vedono il frate con l’abito, l’abuna, e gli si accostano non perchè segno di testimonianza o persona di Dio, ma piuttosto per chiedere soldi, sapendo che ce ne sono in abbondanza, perchè provenienti
da tutto il mondo tramite donazioni ed elemosine.
Potremmo allora aiutare le persone a creare nuove realtà lavorative che creino
forza lavoro, piuttosto che alimentare una sorta di servilismo o l’arrogante richiesta
della gente, incorragiando la mentalità che anche se non si lavora i soldi vengono lo
stesso.
166
Bisogna comunque saper sempre e continuamente leggere i segni dei tempi: guardare sì alla storia, ma sapere anche che questa è cambiata e cambia in modo veloce. Formarsi ad essere francescani in Terra Santa all’interno della Custodia non è
solo questione di amministrazione di soldi, ma anche impegno nella pastorale per la
Chiesa locale e per color che vengono in questa Terra per pellegrinaggio o per stare
a lavorare.
Infine, si è parlato del Santo Sepolcro e della difficoltà a reperire personale della
Custodia. Un tempo chi era appena ordinato doveva passare almeno otto mesi in
quella Fraternità prima di essere destinato ad altri servizi. Perchè non considerarlo
di nuovo? Certo non si può costringere una persona a starci (a rischio di una qualità
scadente del servizio stesso), ma bisogna tenere presente che ora all’interno si ha una
vita normale, con tanto tempo libero a disposizione, mentre prima si avevano più
cerimonie o servizi ed era certamente più difficile.
Per chi chiede, poi, di venire in Custodia come missionario, per un tempo più o
meno lungo, bisognerebbe prima prepararlo a questo passaggio dalla propria e diversa realtà provinciale, con la conoscenza della realtà passata e presente della Custodia
e della Terra Santa, magari con una minima preparazione linguistica e conoscenza
degli usi e costumi locali.
fra Giovanni Loche ofm
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Varia
FFHL Presents Gift to the Custody
At the recent board meeting held at Terra Santa College in Jerusalem, the board
of FFHL presented Fr. Custos with a donation for the Custody which will be used
for the construction of new apartments and for the various humanitarian projects of
the Custody’s foundation. These projects include College scholarship grants, Child
sponsorship programs, Magnificat music scholarship grants, the Franciscan Family
Center, the Franciscan Boys Home in Bethlehem as well as the annual Christmas
Program held every year in Bethlehem for over 800 marginalized students.
From its inception, FFHL has been providing funding for the above mentioned
projects with an annual donation to the Custody. Fr. Pizzaballa, Custos and Chairman of FFHL expressed his thanks to the wonderful work that FFHL has been doing
for the Custody over these many years in supporting the marginalized Christians
in the Holy Land and in helping to slow down the Christian exodus from the Holy
Land.
Franciscan boys Home/ Bethehem
For several years, the Franciscans and the local Catholic community in Bethlehem
have been grappling with a growing problem… how to help and assist some of the
young children and in this case boys from the ages of 6-13 who come from dysfunctional family environments involving alcoholism, drugs, parental abuse, divorce,
etc.
The thought of giving these youngsters a healthy psychological and structured
environment which stresses religious, interpersonal and community values as they
grow and mature would provide the answer. After extensive discussions with Fr.
Pizzaballa, Chairman of FFHL, together with the Franciscan Family Center (FFC)
and the former pastor of St. Catherine’s Fr. Sabarra, FFHL decided to formally step
in and to full back and fund a Franciscan Boys Home in Bethlehem. It will be an
expensive proposition but we cannot turn our backs on beleaguered children stated
Fr. Vasko.
These children will be attending the local Terra Santa School during the week and
will come back to their second home after classes. Half of children will be boarders
while the other half will be going back to their respective residences. During the
week they will live, eat, study, play and pray together.
FFHL has hired a full time staff which will include a cook, educator, a social
worker, and club supervisor as well as maintenance and security personnel. Fr.
Marwan Di’des is the new Director of the Boys Homes who also serves as the Principal for the Terra Santa School in Bethlehem.
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Last August, Fr. Custos came to Bethlehem to dedicate the new Franciscan Boys
Home and spoke about the importance of this work of the Custody and thanked
FFHL for its contribution to make this a reality. Fr. Marwan Di’des, Fr. Amjad Sabarra, Sister Marie Grech smm and Fr. Peter Vasko were present at the dedication
together with a large group of friars and religious.
FFHL is most happy, says Denise Scalzo, Vice President of the Custody’s foundation, to assist the special needs of these children who come from very difficult family
backgrounds. It is important to provide young children with a healthy psychological
and spiritual surroundings as they grow and mature
Lettera del cardinale Segretario di Stato
No. 760917
From the Vatican, 6 October 2007
Dear Father Pizzaballa,
The Holy Father has received your letter of 24 August 2007, and he has asked me
to thank you. He appreciates the sentiments which prompted you to write to him
about the work of the Franciscan Foundation for the Holy Land.
His Holiness was pleased to learn of the fruits that have emerged from the Foundation’s work among the Christian community in your country, providing educational
opportunities for so many young people who suffer economic hardship. He wishes to
encourage you in the noble work that you do in channelling the offerings of the faithful around the world for the benefit of those in Jerusalem, after the manner of Saint
Paul (cf. 1 Cor 16:1-3). As the Holy Father wrote in his 2006 Christmas Message to
Catholics living in the Middle East Regions, they are called at this time of trial to be
courageous and steadfast in the power of the Spirit of Christ, knowing that they can
count on the closeness of their brothers and sisters in faith.
His Holiness will pray for you and those you serve. Upon all who are associated
with the Franciscan Foundation for the Holy Land he cordially invokes his Apostolic
Blessing.
Yours sincerely in Christ
Tarciso card. Bertone
Secretary of State
Il Natale in Terra Santa: una chiamata alla riconciliazione
Riportiamo dall’Osservatore Romano di lunedì-martedì 24-25 dicembre,
l’intervista al cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per
le Chiese Orientali, a cura di Nicola Gori.
La comunità cattolica mondiale deve impegnarsi a coltivare la fantasia della carità cristiana perché risuoni l’annuncio del Natale che partì dalla Terra Santa. Lo
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afferma il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese
Orientali, sottolineando come la celebrazione della nascita di Gesù riporta inevitabilmente ogni uomo alla Terra che il Signore ha scelto di abitare per entrare nella
storia. I popoli di quella Terra – afferma il porporato in un’intervista al nostro giornale – a Natale sono coinvolti nella irresistibile chiamata alla riconciliazione che
costituisce l’irrinunciabile speranza dell’umanità. La Chiesa cattolica - sottolinea
- è erede di una speciale responsabilità verso quanti oggi abitano in Terra Santa,
perché fin dagli inizi della Redenzione ha vissuto insieme alla grande famiglia di
tutti i cristiani sulle tracce del passaggio storico del suo Signore.
Quale messaggio risuona oggi per quanti hanno a cuore il futuro dei cristiani di
Terra Santa e si accingono a festeggiare il Natale?
Io vorrei rivolgere il mio pensiero direttamente ai fratelli e alle sorelle nella fede
che in Terra Santa conducono in modo ammirevole una sofferta testimonianza umana e cristiana. L’attenzione che la Congregazione per le Chiese Orientali ha il dovere di assicurare prima di tutto a loro non nuoce, anzi sostiene la solidarietà spirituale e materiale verso tutti gli abitanti di Israele e della Palestina. È bene, infatti,
condividere attraverso i cattolici e gli altri cristiani di Terra Santa - mai eludendo
la loro presenza - gli intenti di pace, i gesti di fraternità e di dialogo e la possibile
collaborazione con tutti gli abitanti dell’area mediorientale.
Qual è oggi la situazione dei cristiani in quella terra?
Non è senz’altro una situazione serena. Lo prova anche l’inarrestabile flusso migratorio verso Occidente e tante altre parti del mondo. Sui cristiani rischia di influire negativamente la loro condizione, potremmo dire, di doppia minoranza: si sentono
minoritari rispetto ad Israele perché in gran parte sono palestinesi e all’interno
dello spesso popolo palestinesi soffrono per l’esiguità numerica e perché ritenuti
talora rappresentanti di un mondo occidentale ostile. Va assicurato anche a loro, nel
concreto delle ordinarie relazioni sociali e non solo nei documenti ufficiali, il diritto
cardine della persona, che è la libertà religiosa: un diritto del singolo da reclamare
e difendere quale garanzia per tutti. La tutela dei loro diritti va perseguita con convinzione anche quando la politica, la diplomazia, la cultura, l’economia sono forse
costrette a riconoscere il loro fallimento nella salvaguardia dei diritti di tutti. Con
realismo dobbiamo affermare che il futuro della Terra Santa è inseparabile dalle
istituzioni religiose operanti sul territorio, e dai legami di solidarietà che esse riescono ad instaurare col mondo intero.
Come si inserisce l’attenzione alla Terra Santa nella più ampia attività del dicastero
vaticano per le Chiese Orientali?
Mi preme di ribadire che la Terra Santa non va considerata una preoccupazione
tra le tante. Essa è la priorità per la Chiesa cattolica e per i cristiani, come è quella ecumenica e interreligiosa. Chiedete pace per Gerusalemme – dice il salmo 86
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– perché tutti là siamo nati. Quella Terra è santa perché è il luogo di convocazione
sulle orme stesse di Dio. Per divina volontà continua anche ai nostri giorni la convocazione di tutti i popoli sul monte Sion, come evocava il profeta Isaia. Tale convocazione esercita tuttora un fascino universale. La Terra Santa gioca, pertanto, un
ruolo centrale per l’intera area mediorientale. Direi di più: l’intera umanità guarda
a quella Terra, avvertendo di avere con essa profondi legami. Ma, purtroppo, in questo riferimento si intrecciano interessi non sempre religiosi e intenti non sempre di
pace. Nonostante ciò mi chiedo: potranno le Chiese e le istituzioni civili dell’Europa
e del mondo mancare all’appuntamento di pace fissato anche nel nostro tempo con
la Terra Santa?
E qual’è la sua risposta?
I cristiani di Terra Santa sperimentano pesantemente l’oscurità del presente e
umanamente non intravedono luci per il futuro. Non perderemo l’appuntamento con
la nostra storia, se adempiremo tutti al dovere di sostenerli in ogni modo, spiritualmente e materialmente, perché non dimentichiamo che la porta di tale oscurità è
stata spalancata per sempre. Come afferma il Papa nella recente enciclica dedicata
alla speranza, si può vivere, nonostante tutto, diversamente, perché la vita nuova
è stata inaugurata per sempre da Cristo ed egli può cambiare il corso della storia
umana.
Dal punto di vista religioso, qual è l’attuale situazione dei cattolici in Terra Santa?
I cattolici di rito latino sono raccolti attorno al Patriarca di Gerusalemme e alla
Custodia Francescana, i quali hanno responsabilità pastorale sui luoghi biblici, che
vantano le testimonianze del primo annuncio evangelico e degli eventi della salvezza. Non vanno dimenticate le Chiese di rito orientale, anch’esse cattoliche perché
sono in comunione con la Sede romana: ci sono i greco-melkiti, i maroniti, gli armeni, i siri, i caldei. C’è inoltre una straordinaria presenza di ordini e congregazioni
religiose maschili e femminili, con una infinità di opere di ogni genere. Il mosaico si
espande se consideriamo le altre realtà cristiane non cattoliche.
Qual è lo stato dei rapporti con ebrei e musulmani?
Più che in ogni altro luogo è in Israele e Palestina che i cattolici, i fratelli delle
Chiese e delle comunità ecclesiali cristiane, gli ebrei e i musulmani vivono quotidianamente gli uni accanto agli altri. Paradossalmente, nessuna contraddizione della
storia ha potuto dividerli fisicamente mentre lo erano e lo sono tuttora sotto il profilo spirituale. Ciò costituisce l’unicum insuperabile di quella Terra! Sono rapporti
non sempre facili e noi stessi siamo testimoni delle tensioni esistenti, che non sono
sempre di matrice religiosa, ma non mancano di coinvolgerla. E così mortificano
gli sforzi in atto da tempo e resi intensi dal Concilio Ecumenico Vaticano II, che ha
operato una scelta ecumenica irreversibile e ha dato impulso all’incontro interreli171
gioso. Nella quotidianità non manca la fattiva collaborazione tra singoli, famiglie e
comunità, e talora è esemplare la condivisione delle prove comuni.
Eppure, il problema della mancanza di pace continua ad affliggere la loro convivenza.
È questo il vero problema della Terra Santa. La mancanza di una pace stabile genera immense problematiche sociali e politiche, rendendo grave la penuria di posti
di lavoro, di abitazioni, di educazione e di assistenza. La piaga che ne consegue è
appunto l’emigrazione. Noi rischiamo di vedere sparire dai luoghi santi della redenzione le pietre vive, i fedeli e i pastori che vi celebrino i misteri di Cristo. L’emigrazione cristiana, in particolare, ha assunto un impeto preoccupante.
In concreto, quali iniziative potrebbero essere promosse per favorire la soluzione
dei conflitti?
La preghiera e l’opera per la pace, prima di tutto, con la conseguente sensibilizzazione di tutte le istanze locali e internazionali coinvolte nel processo di pace
elaborato per l’area mediorientale. La Congregazione orientale deve collaborare
con il Papa nel promuovere, in particolare, la vita pastorale e il cammino ecclesiale
delle comunità cattoliche del medio oriente, come degli orientali sparsi in tutto il
mondo alla ricerca di migliori condizioni di vita. Quindi è, soprattutto, la vita ecclesiale ordinaria delle comunità che ci sta a cuore. Il contributo materiale della
Congregazione è un granello di senapa e le necessità sono rilevanti. Riconosciamo
volentieri le attenzioni che la Terra Santa riceve da istituzioni pubbliche, associazioni e organismi laici occidentali e del mondo intero, e incoraggiamo di cuore tutta
la possibile solidarietà.
Vatican Embassy in us host benefit dinner for FFHL
His Excellency, Archbishop Pietro Sambi, DD, Apostolic Nuncio to the United States and member of the Board of Directors for the Custody’s Franciscan Foundation
for the Holy Land, recently hosted a black tie benefit dinner in Washington DC at the
Nunciature for the benefit of the foundation.
Over one hundred prominent couples across the United States attended this gala
event beginning with a cocktail party and then the dinner. The Honored Guests included Most Reverend Pierbattista Pizzaballa ofm, Custos and Chairman of FFHL;
Reverend James P. Keleher, DD, STD, Archbishop Emeritus of Kansas City, Kansas; Most Reverend Herbert Groce, Jr. DD, STD, Archbishop and Primate Emeritus of the Anglican Province of the U.S.; His Beatitude, Metropolitan Theodosius
Lazor, DD, Metropolitan and Primate Emeritus of the Orthodox Church in the US;
Most Reverend Kevin J. Farrell, DD, Bishop of Dallas, Texas; Most Reverend
Thomas J. Paprocki, DD, Auxiliary Bishop of Chicago, Ill; Reverend Jeremy Harrington, OFM, Commissary and Guardian of Washington and Bro. Callistus Welch
172
ofm,
Treasurer of FFHL. Some of the Dignitaries included Admiral James J. Carey,
Major General Robert C.G. Disney, and Brigadier General Patrick E. Rea.
Fr. Custos was the Guest Speaker that evening and spoke about the need for reconciliation between the Israelis and Palestinians in the Holy Land and the need
for justice for both sides and then spoke about the problem of the Christian exodus
from the Holy Land and how the Custody’s foundation is slowly turning around this
exodus through education, employment and housing. He stated that Christians must
continue to pray for peace in this land, must continue to open up our minds and
hearts to the Mother Church which is dying and needs to be rebuilt. Our religious
heritage as Christians calls us to be faithful to our origins. We must be that spiritual
force, that protective shield to defend and to maintain the Christian presence in the
Holy Land.
He went on to thank the many benefactors in attendance at this dinner and stated
that ‘it has been people like yourselves this evening as well as other Christians in
the US who are making a difference to help rebuilt our Church in the Holy Land and
who are protecting these Guardians of Christianity. In other words, where there was
despair, you are bringing hope, where there was darkness, you are bringing light,
where there was sadness, you are bringing joy, and where there was doubt, you are
bringing faith. In other words, all of you here this evening are wonderful instruments
of God’s design.’
Later on in the evening, Fr. Custos along with Fr. Peter presented the Nuncio with
a gold pectoral cross from the foundation for all of his wonderful support that he
continues to give to the Franciscan Foundation for the Holy Land. After receiving
the gift, His Excellency thanked the Custody’s foundation for all of the important
work that it is doing to provided the needed programs and projects in the fields of
education, employment, and housing as well as humanitarian assistance to keep the
Christians in the Holy Land. In particular he stated that I have seen the commitment
of the Franciscans to the local population, which continue to live under a cloud of
endless conflict- schools, scholarships for poor but deserving students, dwellings
for young families, care of the elderly, charity towards persons and families in need,
and much more. As I have said in the past and I will say it again- I have reason to
say to everyone that you can trust this Foundation- for what is given to it is used for
the love of Jesus Christ and for service of His and our brothers and sisters and in
my many years as Pontifical Representative in Jerusalem I have become a staunch
supporter of the Franciscan Foundation for the Holy Land.
173
Sul Monte Nebo
Memoriale di Mosè
sono iniziati i lavori di copertura del
Dopo una lunga e laboriosa preparazione (come documenta il volume pubblicato
quattro anni fa Un progetto di copertura per il memoriale di Mosè. A 70 anni dall’inizio dell’indagine archeologica sul Monte Nebo in Giordania, 1933-2003), tutto
è pronto per iniziare la fase finale di questo difficile intervento di restauro.
Il progetto definitivo - approvato dalla Custodia di Terra Santa responsabile del
luogo santo - ha inteso rispettare la copertura originaria, ormai diventata storica, eseguita nel 1963 sotto la direzione di fra Virgilio Corbo e di fra Nazzareno Moretti.
La novità maggiore riguarda i quaranta micropali che ancoreranno in profondità la
nuova struttura alla montagna. Durante l’estate 2007, con la collaborazione di una
compagnia locale, si è proceduto a scavare e a fissare i primi quattro micropali in
facciata, scesi fino alla profondità di 10 metri. Il 17 di gennaio i lavori riprenderanno
all’interno della Basilica.
Nel frattempo, la cima della montagna è stata preparata perché l’apertura del cantiere non ostacoli i pellegrini e i visitatori, che possono quindi continuare a visitare
il Monte Nebo e godere della vista biblica sulla valle del Giordano, sul Mar Morto,
Gerico e Gerusalemme e dei mosaici pavimentali di cui la montagna è ricca.
Nei pressi del Mount Nebo Interpretation Center, espressamente creato per spiegare la storia della montagna di Nebo e il suo santuario, in una tenda alzata nello spazio
lastricato antistante, i visitatori saranno accolti dal mosaico superiore della Cappella
del Prete Giovanni (metà del VI secolo), uno dei capolavori della Scuola di Madaba,
e dal mosaico della Chiesa di San Giorgio (536 d.C.), recentemente restaurati dagli
esperti dello Studium Biblicum Franciscanum.
I gruppi di pellegrini che vorranno raccogliersi a celebrare la Santa Messa potranno farlo nel rest house adattato ad aula di preghiera con vista sulla valle e sul Mar
Morto.
Un sentiero che costeggia all’esterno l’antico monastero bizantino al cui centro
sorge la basilica di Mosè, li dirigerà verso l’ampia terrazza esistente ai piedi del
simbolo cristologico in ferro sul lato occidentale del monastero: un belvedere aperto
sulla Valle del Giordano a ovest, sulla Valle delle Fonti di Mosè e sulla montagna di
Amman a nord. Tutto questo certamente renderà meno sofferta la chiusura temporanea della Basilica.
Lo scopo finale di questi lavori, che si sono resi indispensabili a causa del lento
ma inarrestabile smottamento della cima della montagna, resta quello di migliorare
e assicurare per il futuro la visita e la sosta dei pellegrini che qui possono cogliere il
messaggio di pace e di riconciliazione di cui il santuario nel nome di Mosè Profeta
vuole essere simbolo e memoria.
174
fra Michele Piccirillo ofm
Novità nell’Aula
Franciscanum
magna
dello
Studium
Biblicum
La cattedra dell’Aula magna dello Studium Biblicum Franciscanum si è arricchita
di quattro pannelli decorativi in legno, opera dello scultore francescano Nicola Tutolo.
Lo scultore fra Nicola Tutolo è nato a Carlantino (Foggia) in Italia ed è francescano della Provincia Abruzzese dei Frati Minori d’Abruzzo.
Si è formato a scuola e in bottega d’arte in Brianza. Ha compiuto studi teologici
conseguendo il Baccalaureato in Teologia nell’Istituto Teologico d’Abruzzo e Molise (Chieti 1993). Ha studiato a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana dove
ha ottenuto il Diploma di Operatore dei Beni Culturali Ecclesiali (1994) e al Pontificio Istituto Orientale specializzandosi in arte sacra dell’Oriente cristiano (1997).
Dal 1998 si dedica alla creazione e realizzazione di arredi liturgici (lampade, calici, amboni, altari), alla riproduzione e al restauro di oggetti antichi (statue, candelabri, cornici).
Ha partecipato a mostre di arte sacra contemporanea e esposizioni di antiquariato (Celano 1996 e 1997, Roma 2004 e 2005). Tra le realizzazioni principali: altare ligneo con mosaico, croce e ambone nel Monastero Santa Chiara di Paganica
(L’Aquila). Nello stesso monastero ha scolpito l’arca che custodisce l’urna della
Beata Antonia da Firenze.
Negli anni 1997-2002 ha diretto il lavoro di schedatura delle opere d’arte delle
diocesi di Avezzano (Abruzzo) e Lucera-Troia (Puglia).
Da molti anni fa parte del gruppo dei collaboratori di fra Michele Piccirillo e della
sua spedizione archeologica al Monte Nebo. Oltre al restauro di manufatti in pietra,
ha riprodotto in legno su grandezza naturale l’ambone bizantino della Chiesa dei
Leoni a Umm ar-Rasas in Giordania (v. Liber Annuus 2005, tav. 75).
Nel 2007 ha scolpito per la cattedra dell’Aula Bellarmino Bagatti dello Studium
Biblicum Franciscanum di Gerusalemme quattro pannelli. Essi riproducono lo stemma dello Studium, quello della Custodia di Terra Santa e dell’Ordine Francescano,
una vignetta con il primo scavo archeologico dello Studium (M. Nebo 1933) e una
con il rotolo dell’Antico Testamento e il Codice del Nuovo.
Amici
Santi
di
Terra Santa: Aiutiamo Gerusalemme
e i
Luoghi
Dal Commissariato di Palermo, la presentazione del movimento Amici di Terra
Santa.
È tornato a rivivere con maggior forza e vitalità - dopo anni di paura forzata - il
movimento Amici di Terra Santa presso il Commissariato di Terra Santa di Palermo.
175
Esso propone ai suoi iscrittti - di ogni età e ceto sociale - di impegnarsi ad approfondire la propria conoscenza della TerraSanta: sui Luoghi Santi e sui francescani
che li custodiscono, sulla situazione sociale dei cristiani e su come venire in aiuto
alle comunità cristiane impoverite dalla lunga e disastrosa guerra, ma anche come
promuovere i Pellegrinaggi in Terra Santa, come testimonianza della comune fede e
del proprio affetto ed amicizia verso i cristiani che ci vivono.
Il movimento è locale e da Palermo vuole propagarsi a tutti i fedeli della Sicilia
sempre tanto affezionati ai Luoghi santi e che in tutti i tempi si sono sempre contraddistinti per la loro devozione e il loro attaccamento e amore alla Terra del Signore.
In concreto i compiti di questo movimento, per mezzo dei suoi iscritti, è di:
• promuovere le Giornate pro terra Santa nelle chiese e parrocchie siciliane;
• organizzare manifestazioni su tutto ciò che riguarda la Terra Santa;
• diffondere le pubblicazioni Eco di Terra Santa e Terrasanta, e altri
opuscoli e sussidi;
• fornire in vendita oggetti di artigianato locale in legno d’ulivo o madreperla per inviarne il ricavato ai cristiani di Betlemme;
• sollecitare e raccogliere aiuti per i Luoghi Santi e in particolare per le
necessità dei cristiani locali;
• promuovere i Pellegrinaggi ai Luoghi santi come segno di testimonianza e solidarietà ai cristiani locali.
Per iscriversi al movimento Amici di Terra Santa occorre inviare la propria adesione per iscritto indirizzando a: Amici di Terra Santa – Commissariato di Terra Santa
– Via Terrasanta 79 – 9-141 Palermo; e-mail: [email protected].
Gli iscritti che avranno inviato anche il proprio indirizzo e-mail riceveranno via
internet un foglietto di notizie Aid Jerusalem.
La quota annuale ordinaria è di euro cinquanta. Dagli amici che hanno più possibilità, chiediamo un’offerta più generosa. A tutti verrà consegnata o inviata una
pagellina di accoglienza nel Movimento Amici di Terra Santa.
Ogni comunicazione e/o richiesta di informazione va inviata all’indirizzo sopra
segnalato, a fra Mario Tangorra, responsabile del movimento. Le offerte si possono
inviare a mezzo vaglia postale, segnalando la motivazione.
In attesa di ricevere tante adesioni agli Amici di Terra Santa e tante richieste di
partecipazione ai nostri Pellegrinaggi, invio a tutti il francescano saluto di Pace e
Bene.
fra Mario Tangorra
176
Betlemme: Terminato il restauro della Cappella
Sant’Elena adiacente alla Basilica della Natività
di
Nel mese di novembre 2007 si è finalmente concluso il restauro della Cappella di
Sant’Elena adiacente al complesso della Basilica della Natività. La cappella, sconosciuta alla maggior parte dei pellegrini e visitatori, è ricavata alla base del campanile
che gli architetti crociati aggiunsero alla facciata della basilica di epoca bizantina
che, unica tra gli edifici di Terra Santa della stessa epoca, era giunta praticamente
indenne fino al XIImo secolo.
Come le pareti e le colonne della Basilica che vennero decorate con mosaici e pitture ad incausto, anche la cappella di Sant’Elena venne affrescata con pitture di cui
sono rimasti alcuni lacerti fino ai nostri giorni. Nel 1948, in occasione del restauro
del vicino chiostro crociato del monastero degli Agostiniani, che dal 1347 fu convento dei Frati Minori della Custodia di Terra Santa, l’architetto Antonio Barluzzi
e Padre Bellarmino Bagatti, che seguiva i lavori come consulente archeologo, decisero di restaurare anche le pitture della cappella di Sant’Elena. Il lavoro fu affidato
nel 1950 al pittore C. Vagarini che con la tecnica del tempo fece del suo meglio
per ridare vita al ciclo figurativo molto compromesso, rimasto sulla parete orientale
meno esposta all’umidità.
Si poté così rivedere sulla parete la grande scena della Deisis, con Gesù Cristo
seduto in trono benedicente con la mano destra e con il Vangelo nella mano sinistra,
tra la Vergine Maria e san Giovanni Battista. Nell’intradosso dell’arco, al di sopra di
Cristo, la scena dell’Etimasia con il trono preparato per il giudizio con il Vangelo e la
Croce tra due coppie di Santi in piedi. Un altro santo, con la mano alzata benedicente
raffigurato nel pennacchio in alto, seguito, sulla parete orientale dell’intradosso settentrionale, dalla Vergine in trono con Bambino tra due Santi. Altri cinque Santi erano raffigurati specularmente nel pennacchio e nell’intradosso dell’arco meridionale.
Finti marmi e un drappeggio decoravano lo zoccolo della parete. Era ciò che aveva
potuto descrivere Padre Bagatti nella sua pubblicazione dedicata agli antichi edifici
sacri di Betlemme, stampata a Gerusalemme nel 1952, con un rimando erudito sia ai
pittori che avevano decorato le colonne della Basilica, sia ai cicli di affreschi coevi
conservati sulle pareti della chiesa di San Geremia ad Abu Gosh.
A cinquant’anni di distanza da quell’intervento, ai nostri giorni restava una traccia
di nuovo evanescente. La decisione di fra Justo Artaraz, guardiano del convento
della Natività, di estendere la capienza della cappella per permettere la partecipazione di un normale gruppo di pellegrini all’Eucaristia celebrata nei pressi della Basilica, quando gli altri spazi sono occupati, è stata l’occasione per un secondo restauro
delle pitture e per un intervento architettonico che, nel rispetto della struttura esistente, desse nuovo respiro liturgico alla cappella.
177
L’intervento sulle pitture è stato curato dagli esperti dell’Istituto Veneto dei Beni
Culturali diretto da Renzo Ravagnan. Le pitture sono state ripulite con un intervento
di abbassamento o di rimozione delle stuccature un po’ vistose dell’intervento precedente e, nei casi estremi, anche con l’asportazione di alcune ridipinture troppo arbitrarie. Una volta consolidato l’intonaco, si è passato alle stuccature, in particolare
per raccordare i lacerti del dipinto originale con quelle eseguite nel 1950. Nella reintegrazione pittorica si è tenuto perciò presente di rispettare sia le zone originali che il
restauro precedente, il quale aveva privilegiato la leggibilità delle figure intervenendo con una tonalità grigia. Malgrado le difficoltà tecniche, l’intervento ha portato ad
una lettura chiara del dipinto dal punto di vista figurativo, anche se presenta un tono
generale grigio dato dalla preponderanza dell’integrazione effettuata da Vagarini.
La ristrutturazione liturgica della cappella è stata condotta dagli architetti Luigi
Leoni e Chiara Rovati del Centro di Pavia, di cui era animatore padre Costantino
Ruggeri che non ha potuto vedere completata quest’opera, essendo mancato nel giugno scorso. L’intervento non ha interessato la parte strutturale a suo tempo riportata
alla luce dagli archeologi.
Dallo scavo archeologico e dall’esame delle murature, la cappella alla base del
campanile crociato risulta costruita in ambienti di epoca bizantina adiacenti al nartece della Basilica. Nei pressi della porta che unisce l’anticamera nord alla cappella
restano tracce del bordo in tessere bianche del mosaico di epoca bizantina e, sulla
parete meridionale di un vano adiacente, una porta bloccata che metteva in comunicazione diretta con l’interno della basilica, sostituita nel tempo con quella ancora
oggi usata con ingresso dal chiostro.
Terminato il restauro delle murature e delle pitture, si è passato all’intervento liturgico che ha riguardato la nuova pavimentazione a balate antiche che meglio si sposa
con i dipinti murari. Il nuovo altare in monoblocco di pietra bianca di Betlemme,
con il seggio del celebrante e i sedili dei concelebranti, sono stati posti al centro nei
pressi della parete meridionale in asse con i sedili in legno, progettati in curvatura
per favorire la partecipazione ottimale dei fedeli alla celebrazione attorno alla mensa
dell’altare visibile anche dall’anticamera.
Migliorie a favore dei pellegrini in attesa che si creino le condizioni favorevoli per
un intervento di restauro integrale che ridia anche alla Basilica della Natività la sua
dignità oggi un po’ mortificata dall’incuria.
fra Michele Piccirillo ofm
Pubblicato anche sull’Osservatore Romano, 23 gennaio 2008.
178
Opera Napoletana Pellegrinaggi.
servizio dei Pellegrini
1948-2008: 60
anni al
Dal 1948 l’Opera Napoletana Pellegrinaggi svolge un attento servizio ecclesiale
nel settore della pastorale dei pellegrinaggi e del turismo religioso, divenendo così
un reale e concreto riferimento per tutto il sud Italia attraverso la promozione di Itinerari di Fede e Cultura verso i Santuari diocesani, regionali, nazionali ed esteri con
particolare riferimento a Lourdes, Fatima e Terra Santa, curando gli aspetti spirituali,
in modo che gli stessi acquistino la natura di veri esercizi spirituali in itinere.
Quest’anno l’Opera Napoletana Pellegrinaggi celebra 60 anni dalla sua fondazione.
Un incontro internazionale con i Padri Francescani Custodi della Terra Santa, dal
titolo Napoli nella Terra di Gesù di Nazareth: pellegrini alle radici della fede cristiana, si è svolto presso il Palazzo dei Congressi del Molo Angioino a Napoli, inaugurando le celebrazioni del sessantesimo anniversario dell’Opera Napoletana, con
l’intento di consolidare sempre più il ponte di pace e solidarietà tra Napoli e la Terra
Santa.
Davvero una Terra che non finisce di sorprendere per la ricchezza dei suoi tesori; è
sempre stata un crocevia di culture, popoli e tradizioni diverse. A chi vi ritorna regala
ogni volta scoperte nuove e la si lascia con la sensazione forte di avere ancora tanto
altro da vedere, toccare, ascoltare.
Il senso di questa serata – ha spiegato Mario Russo Cirillo, direttore dell’ONP
– è quello di celebrare il sessantesimo anno delle nostre attività pastorali ed anche
di suggellare e sottolineare il particolare legame che passa tra Napoli e la Terra di
Gesù.
Napoli ha una lunghissima tradizione: nel 1333 i reali di Napoli, Roberto D’Angiò
e Sancia di Maiorca, riscattarono dal sultano d’Egitto Melek en-Naser il Monte Sion,
dove sorge il Cenacolo, per poi donarlo alla Chiesa.
L’allora Papa Clemente VI costituì la Custodia di Terra Santa con il nome di Custodia del Monte Sion affidandola ai padri francescani.
La proiezione di un filmato sul pellegrinaggio realizzato lo scorso anno in Terra
Santa e guidato dal Cardinale di Napoli Crescenzio Sepe ha preceduto una simpatica
tavola rotonda, condotta dal giornalista Peppe Pannicelli, che ha visto la partecipazione dell’attuale Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, dei precedenti
Custodi, fra Giovanni Battistelli, attuale Commissario di Terra Santa in Abruzzo,
Campania, Basilicata e Calabria, e fra Carlo Cecchitelli, Guardiano del Convento
della Flagellazione di Gerusalemme; e di fra Frédéric Manns, docente di Giudaismo
e Nuovo Testamento presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme.
179
Stare su quelle pietre è lo slogan coniato da P. Pizzaballa per descrivere il ruolo e
le attività dei francescani chiamati a custodire i luoghi sacri. Il Cristianesimo non è
semplicemente un itinerario spirituale, ma incarnazione - afferma il Custode -. Chi
viene in questi luoghi è chiamato a confrontarsi con una presenza reale, con una
persona, Cristo Signore. Non dimentica l’importanza dei pellegrini, doppiamente
benvenuti - dice - da un punto di vista economico, ma anche politico per il ruolo di
moderazione che essi ricoprono.
Padre Manns ha messo in evidenza come il sessantesimo dell’ONP coincida con
quello della nascita dello Stato d’Israele. Questo - aggiunge - è un invito a ritornare
alle radici giudaiche: chi ha incontrato Gesù nelle pietre deve per forza incontrare
il fratello.
Per P. Battistelli, invece, la Terra Santa è un luogo di grazia, perché si sente palpitante la presenza del Signore Gesù ma anche della Vergine Maria.
P. Cecchitelli, infine, ha sottolineato la sconvolgente attualità delle pratiche religiose vissute dai pellegrini, prima fra tutte la Via Crucis a Gerusalemme, nello stesso
clima di indifferenza che caratterizzò la salita del Cristo al Calvario.
Un appuntamento, dunque, che ha rappresentato una preziosa occasione per comprendere l’evoluzione della complessa situazione mediorientale con particolare riferimento al processo di pace e alla presenza delle comunità cristiane in Terra Santa.
La sfida del dialogo con l’Islam
Nell’articolo L’Islam ai nostri tempi ho fatto riferimento alla lettera con la quale
un gruppo di studiosi Musulmani, invitano al dialogo il Papa e molti altri capi Cristiani. Sotto il titolo Indiana Jones incontra il Codice Da Vinci, il 15 gennaio 2008
Spengler scrive in Asia Times un articolo sull’origine del Corano, in cui lo scrittore
ribadisce che un dialogo con l’Islam è quasi impossibile, dato che i Musulmani non
accettano nessuna lettura critica del Corano. È quindi una sfida affrontare questo
problema.
Personalmente penso che c’è una via d’uscita per questo problema, ed è il seguente: dobbiamo iniziare chiedendoci perché è proibito ai Musulmani interpretare il
Corano e usare gli strumenti scientifici per la ricerca sulle sue origini. L’argomento
da essi usato è che, di fatto, Allah proibisce un simile approccio. Dobbiamo capire la
cultura araba in cui l’Islam affonda le proprie radici. Una volta, un frate arabo mi ha
avvertito: non puoi fidarti degli arabi, inclusi gli arabi cristiani. Queste parole non
suonano belle, ma spiegherò qui sotto perché vengono dette.
Un amico palestinese, che vive da 43 anni in Olanda e che è un Musulmano, mi ha
detto una volta, che gli Arabi devono cambiare. Un altro amico palestinese, questa
volta Cattolico, mi ha detto che gli Arabi non possono cambiare.
180
Come dobbiamo capire queste affermazioni in relazione l’una con l’altra? Io preferisco un approccio costruttivo ed è questo. Quando sono arrivato in Terra Santa per
la prima volta, era chiaro per me che uno può vivere in questa terra se ha una rete di
contatti: i clan. Ci sono molti clan, che competono gli uni con gli altri. Questo significa che quando tu incontri persone che provengono da clan diversi, ti rendi conto
che ciascuno ha una sua agenda nascosta. Ognuno cerca di capire l’agenda nascosta
dell’altro, e perciò non hanno fiducia l’uno nell’altro. Una conseguenza è che tu non
sai mai se quello che dicono sia vero oppure no. Non sai mai a quale tipo di profitto
l’altro sta guardando. Questo è lo sfondo del perché non puoi fidarti degli arabi e del
perché essi devono cambiare.
Che gli arabi non possano cambiare è un fattore complesso. Il problema del cambiamento riguarda il fatto che, quando uno vive in mezzo agli arabi, si accorge che
essi dimostrano un comportamento secondo quello che gli altri pensano di loro. In
questo modo essi si adattano a quello che ritengono che gli altri stanno pensando di
loro. Imprigionano la loro mente. Questo dimostra una mancanza di auto-fiducia, e
come conseguenza una mancanza di flessibilità. La lettura scientifica del Corano ha
bisogno di una certa flessibilità.
Secondo me questo è lo sfondo per capire perché è proibito di interpretare il Corano. Qualsiasi interpretazione del Corano è considerata come un tentativo a guardare
verso il proprio guadagno. Tuttavia, qualche volta alcune persone si riferiscono al
Corano come un argomento, senza citare la Sura alla quale alludono. Questo dimostra un atteggiamento che viene assunto allo scopo di auto-giustificazione. Malgrado
l’inibizione di interpretare il Corano, le persone cercano di usare il Corano per giustificare il loro comportamento.
Un esempio di questo atteggiamento diversivo è che, secondo il Corano, uno ha
bisogno di almeno quattro testimoni per provare l’accusa di adulterio. Questo dimostra due cose: che è molto difficile provare l’adulterio, e ovviamente che alle persone
piace il divulgare cattive notizie su qualcuno. Qui dobbiamo presentare un altro problema radicato nella cultura Araba: se un datore di lavoro dimostra un favore verso
qualche dipendente, gli altri pensano che questo avviene perché quel dipendente gli
ha detto qualche cosa non bella su qualcuno.
Penso che questa sia la ragione perché c’è bisogno di quattro testimoni: per evitare cattive notizie. Nella nostra tradizione abbiamo qualcosa di simile. Nel racconto evangelico di Giovanni 8 alcuni portano davanti a Gesù una donna adultera,
per avere la giustificazione di lapidarla secondo la Legge di Mosè (per commettere
l’adulterio hai bisogno di almeno due persone!). Gesù chiede a coloro che non hanno
mai commesso adulterio di lapidarla. E tutti escono dalla scena, iniziando dai più
anziani.
181
Alcune persone abusano del Corano per condannare una ragazza violentata accusandola di adulterio. L’ipocrisia in questo genere di cose è antica quanto l’umanità.
Un passo avanti sarebbe quello stabilire una differenza tra l’onore e il rispetto. Se
noi ci rispettiamo gli uni gli altri, sarà possibile esprimere le nostre critiche.
Il prossimo passo per il dialogo è quello di trovare nelle religioni un terreno comune riguardo a come dobbiamo trattarci gli uni gli altri, come persone umane senza guardare al proprio guadagno. Si può chiarire così: possiamo prenderci la mano
soltanto se la nostra mano è tesa verso l’altro. Con le nostre mani aperte facciamo
vedere che non abbiamo un’agenda nascosta e quindi dimostriamo fiducia gli uni
negli altri.
L’invito degli studiosi Musulmani è una sfida e un’occasione per guardare a come
le nostre tradizioni - Cristiana e Musulmana - possono aiutare i giovani a trovare
le risposte alle domande attuali. Questo significa che dobbiamo ascoltare i giovani,
al fine di identificare i problemi che devono affrontare e scoprire come possiamo
aiutarli a trovare una soluzione, che ha il supporto della nostra tradizione. In questo
modo possiamo dimostrare la via verso Dio con il nostro modo di vivere e di trattare
i giovani, appunto come ha fatto Gesù. Il vantaggio è quello di rendere i giovani più
seri nel loro ragionamento ed evitare il fondamentalismo che nasce dall’ignoranza
delle nostre tradizioni. Questo è l’approccio pratico del dialogo, e non un approccio
teoretico. Possiamo imparare gli uni dagli altri, sia Cristiani che Musulmani, e in
questo modo costruiamo un dialogo fruttuoso: per ciascuno di noi e per noi stessi,
perché è una sfida per noi capire bene e conoscere la nostra tradizione.
fra Louis Bohte ofm
Let these people stay. Franciscans are trying to stop
Christian exodus- and a Jew is one of the anchorman!
the
The Holy Land is a lighthouse - the people here create light through their faith to
guide the rest of the world. If Christians are no longer living here, the light will die
down and ships will get lost in the dark, says Ronny Levy of the Franciscan Foundation for the Holy Land (FFHL).
It may seem odd that an Orthodox Jew has dedicated himself to finding ways of
keeping Christians in Israel, but for Levy it’s as natural as breathing.
Jews must support Christians in the Holy Land. Their presence here strengthens
the Jewish people in Israel, explains Levy, who has worked with the FFHL since
2001. The Christians intermediate between the Jews and the Muslims. If there are no
Christians left, the churches will be hollow, meaningless buildings and the pilgrims
and tourists will no longer come.
It is of little surprise, then, that Levy fits in so well with the FFHL, which in 1997
became the first official organization dedicated to staving off the Christian exodus
from Israel.
182
The current prognosis is worrisome. In 1900, Christians constituted 13.2 percent of
the national population. Today that number has dropped below 2%, and if nothing is
done, pessimistic voices warn, in 60 years there may be no Christians left in Israel.
Millions of Christians, especially in the US, have no clue what’s going on, says
FFHL president Father Peter of the negative migration.
A Franciscan presence in Israel for the past 800 years, however, has made it hard
for these peace-seeking monks not to notice the decreasing numbers of Arab Christians here.
So the FFHL established a task force to learn why Christians leave and what might
convince them to stay. And after interviewing young Arab Christians in Israel and
the PA-controlled territories, they discovered, unsurprisingly, that many leave because of political and economic pressures.
Arab Christians frequently find themselves stuck between a rock and a hard place,
with Jewish Israelis writing them off as part of the hostile Arab population and Muslims tagging them as Western and opposed to the Islamic cause. This conception,
coupled with often debilitating financial prospects, particularly for those living over
the Green Line, has made leaving seem the best alternative. About 400 indigenous
Christians do so every year.
But the Franciscan task force believes there is a three-fold solution to convince
young Christian Arabs to stay.
The first is to offer them a college education so they can get work as professionals,
which is the second strand of the argument. Last, is providing affordable accommodation.
I am very happy to tell you that so far since 1997, 65% of the Christians who
finished the scholarship program are working as professional pharmacists, engineers, educators, architects and so on, says Peter, who has lived in Jerusalem since
1985. So far we have offered the scholarships to 110 Christians who have as a result
decided to stay in the Holy Land. And the number includes Christians from other
denominations. The requirements are a B average and that the scholarship winners
have to come from a marginalized Christian family.
One of the people whose life has changed because of the Franciscan scholarship
is Old City resident Shadi Kort, 26. With financial support from the Franciscans,
he earned a degree in accounting from the Hebrew University in 2004. Before such
a scholarship was an option, Kort considered going to Jordan to study because his
family couldn’t afford college in Jerusalem.
For people like me, the Franciscan program is a miracle, says Kort, who is the
head accountant for the Latin Patriarchate in Jerusalem and has also started studying
to become a certified public accountant (CPA). His hope is to open his own offi183
ce and contribute to the improvement of the situation for local Christians. Leaving
Israel is no longer an option.
Those who leave haven’t thought things through, he says. We have to stay and build
something for the Christians here. We have to try to be the best.
Grace Gilleh, 25, agrees. A Jerusalemite from a Syrian-Orthodox home, she had
the chance to live with relatives in the US or the Netherlands and pursue her dream
of becoming a doctor there, but found it too hard to leave her home and family. Fortunately, she too was offered the Franciscan scholarship and is now a dentist.
Without the scholarship I would have had to settle for less because I couldn’t afford
higher education otherwise and wouldn’t have been satisfied with my life, she says.
It’s the scholarship a great opportunity that gives me a reason to stay.
It’s important that Christians stay in Israel to safeguard the holy sites, she adds.
This is our homeland.
The college education is typically offered at either Hebrew University or at Bethlehem University - and on rare occasions at The University of Amman or Cairo. It
costs between $5,000 and $6,000 per student per year for books and tuition. Accommodation so far offered includes 45 houses in Bethlehem, 65 on the Mount of Olives,
22 in Beit Hanina and several apartments under construction in Nazareth.
Once scholarship recipients earn their degree, they are invited to move into these
complexes to live close to other Christians.
Doing so gives the young people a strong sense of who they are, says Peter, and
rent is as low as $250 per month for two rooms.
Other programs are also offered to the less-academically oriented. In Bethlehem,
for instance, jobs in construction, landscaping and other practical fields have been
offered to 80 people over the past five years. These skills are put to use renovating
the homes of local poor Christians.
After learning about the problems in the Holy Land, Christians in America have
proven to be very generous, says Peter, who travels to the US twice a year to fundraise for the cause.
To recognize such generosity, the Franciscans have created a Memorial Hall at the
Church of Nativity in Bethlehem. Any benefactor who donates $400 or more eternalizes his own name or that of a family member on a plaque. So far, the hall, which
has room for 130,000 plaques, feature 500 such plaques.
As for the evangelical crowd, Levy, who has worked with them in the past, says
he found that they give more support to Israel and the Jews than they do to their own
fellow Christians in the Holy Land.
I didn’t like that. If you want to do something good for others, you should always
start with caring for your own, he says, explaining why he approached the Franciscans.
184
Peter, however, is less critical. We appreciate the work the evangelicals do for
Israel, and Ronny even opened the door to some of their leaders in the US to see the
problems here, he says, mentioning the Trinity Broadcasting Network which, after
meeting Levy, decided to support Christians in Israel.
Still, Father Peter says it is frustrating that only evangelicals are invited to the
Knesset Christian Allies Caucus meetings. The evangelicals’ recent winning of a seat
on the Jewish Agency board has also made it hard for other denominations to have a
say in Israel, he says. Levy also has a few things to say about his fellow Jews. They
have no clue what Christianity is and don’t respect the Christians living here, he
says. But we don’t need to be afraid of our Christian neighbors. They don’t want to
convert us. Jews are stuck in the past when it comes to this fear, and don’t understand
that it’s better for Israel if the Christians are here.
Without the Church of Jerusalem there would be no church in the world, adds
Peter. The roots are here. This is where the Christian heritage began. If there are no
Christians here, the Christians of the world will lose the sense of who they are, and
if you don’t know who you are, how can you call yourself a Christian?
Jerusalem Post, Jan 31, 2008
Cardinale Sandri: preghiera e pellegrinaggi per aiutare i
cristiani in Medio Oriente
La preghiera e i pellegrinaggi sono modi efficaci per aiutare i cristiani in Medio
Oriente, ha osservato questo mercoledì il Cardinale Leonardo Sandri.
Il porporato argentino è intervenuto al convegno I cristiani in Medio Oriente tra
futuro, tradizione e Islam, organizzato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio.
L’obiettivo dell’incontro è stato quello di analizzare la drammatica situazione dei
cristiani che vivono in quella regione, cercando di rimetterla al centro dell’attenzione
della comunità internazionale.
Creare una comunione di preghiera ma anche incentivare i pellegrinaggi per far
sentire la vicinanza di tutte le Chiese occidentali è la proposta del Cardinale per sostenere i cristiani mediorientali, riporta l’agenzia SIR dell’episcopato italiano.
Occorre lavorare attraverso i media per far conoscere la sofferenza dei cristiani in
Oriente e la loro condizione di martirio, ha aggiunto il prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali.
Non parlo di persecuzione; ci sono leggi che proteggono la libertà religiosa ma
c’è chi cade nella trappola della violenza.
I cristiani, ha ricordato il Cardinale, sono una minoranza cui è difficile vivere la
propria fede anche a causa dei conflitti.
Pregare è un modo per difendersi - ha osservato -. Ma serve anche sensibilizzare le
autorità dei nostri Paesi perché agiscano a favore di una pace stabile.
185
Facciamo notare a chi opera nel dialogo e nei negoziati che esiste una reciprocità, ha esortato. Come in Occidente siamo aperti ci sia apertura anche per i nostri
cristiani.
Roma, mercoledì, 20 febbraio 2008
http://www.zenit.org/
Il laicismo colpisce anche alcune zone della Terra Santa
Nella regione della Galilea, i cristiani corrono lo stesso pericolo di quelli europei:
vedere la loro fede diluita dal laicismo.
Lo ha segnalato il vicario della Custodia di Terra Santa, padre Artemio Vítores
ofm, nel corso di una conferenza stampa che ha offerto questo giovedì nella Casa
dell’Arcivescovado di Tarragona, accompagnato dall’Arcivescovo della città, monsignor Jaume Pujol, prima di varie conferenze che pronuncerà nei prossimi giorni.
Il francescano si è anche riferito ai problemi che vivono i cristiani nella città di
Betlemme, che possiamo perdere.
La seconda Intifada ha trasformato la città in un carcere, in cui è necessario il
permesso per poter andare a lavorare a Gerusalemme; ha inoltre ridotto, per cinque lunghi anni, al minimo il numero dei pellegrini, ponendo una città che vive di
turismo in una situazione estrema e portando molta gente a emigrare, ha spiegato
padre Vítores.
Se i cristiani scompariranno dalla Terra Santa, i Luoghi Santi si trasformeranno
in musei, bei luoghi ai quali è stata rubata l’anima, ha avvertito.
Il sacerdote ha anche messo in guardia sulla diminuzione dei cristiani nella zona,
passati dal rappresentare il 60% della popolazione nel 1967 ad appena il 15% attuale.
A Gerusalemme, nel 1948, il 20% della popolazione era cristiana; oggi lo è appena
l’1,4%.
Padre Vítores ha affermato che nonostante tutti i conflitti la pace è una speranza
per la quale vale la pena di lottare e ha sottolineato che bisogna insegnare la tolleranza come unica condizione per vivere.
Il religioso ha infine segnalato che i francescani credono che il cristianesimo si
possa salvare con le scuole, scuole aperte a tutto il mondo in cui si rispetta l’identità
dell’altro; in fondo, sono istituzioni che finiscono per diventare laboratori di convivenza.
Tarragona, venerdì, 29 febbraio 2008,
http://www.zenit.org/
186
Messaggio pastorale della
in visita in Terra Santa
Conferenza episcopale svizzera
Lago di Tiberiade, 7 marzo 2008
Cari fratelli e sorelle in Svizzera,
A conclusione del nostro pellegrinaggio nelle terre ove visse e operò Gesù, vi
porgiamo i nostri più cordiali saluti. Vorremmo condividere con voi le nostre impressioni durante questa visita.
Il pellegrinaggio che ci è stato dato di fare non riguardava soltanto e neppure in
prima linea i luoghi santi, dove abbiamo pregato e celebrato l’Eucaristia per voi.
Volevamo innanzitutto incontrare i nostri fratelli e sorelle cristiani e manifestare loro
la nostra solidarietà. Con molti di loro abbiamo condotto dialoghi densi e istruttivi. I
cristiani sono assai minoritari in questo Paese marcato dalla pretesa di due religioni
di possedere la stessa Terra. I fedeli ci hanno fatto parte delle loro preoccupazioni
quotidiane spesso estremamente pesanti. Tale sofferenza diventa poi difficilissima da
portare quando i cristiani si sentono soli e abbandonati.
Siamo stati colpiti dalla divisione del Paese, che ha rievocato in noi, qui e là, la divisione vissuta ancora pochi anni fa in Europa. Essa complica a volte in modo quasi
insopportabile la vita di questi nostri fratelli e sorelle. Colpito parimenti ci hanno le
informazioni giunteci sulle vittime dei conflitti, e non meno le elementari preoccupazioni della gente per il pane quotidiano.
In pari modo ci ha toccati però la gioia di credere di questi nostri fratelli e sorelle,
che ci rammentano il sì di Maria alla volontà di Dio. Pensiamo di poter apprendere
molto anche noi, in Svizzera, da questa gioia di vivere la fede e dall’entusiasmo
nell’annunciarla.
Ringraziandovi per i doni materiali, vi incoraggiamo tutti a non allentare l’aiuto ai
nostri fratelli e sorelle tanto provati, e soprattutto la nostra preghiera per loro e per la
pace in questo Paese. Se vi è possibile, vi invitiamo a recarvi voi stessi in pellegrinaggio in Terrasanta per visitare i Luoghi santi della vita e della Passione di Gesù e
per testimoniare così, nella gioia del Risorto, la vostra solidarietà ai fratelli e sorelle
nel Paese di Gesù. Ciò che inoltre possiamo promuovere in Svizzera per loro è lo
sviluppo della comprensione e del rispetto reciproco non solo tra le Chiese cristiane
(che si avvicinano sempre più tra di loro in Terrasanta), ma pure tra le diverse religioni. E innanzitutto: rendiamo anche noi con gioia e fiducia testimonianza della nostra
fede e della nostra speranza in Gesù Cristo che porta la pace.
Animati da tale spirito, vi auguriamo dalla Terrasanta una buona e santa Pasqua.
I vescovi svizzeri
187
Intervista a
della pace
Mons. Sabbah: L’ostacolo alla pace è la paura
Al termine della lettura del suo messaggio di Pasqua 2008, il patriarca latino di
Gerusalemme, Sua Beatitudine Mons. Michel Sabbah ha concesso una conferenza
stampa. Si è spiegato con un giornalista tedesco sul termine martire, utilizzato nel
suo messaggio di Pasqua a proposito dei morti palestinesi. La parola martire è una
parola normale. Fa parte del vocabolario arabo e musulmano per designare ogni
persona che muore durante un conflitto. Non ha la stessa connotazione del termine
cristiano. Il Patriarca in seguito ci ha concesso una lunga intervista.
Beatitudine, qual è il Suo messaggio agli Israeliani e ai Palestinesi in questa
vigilia di Pasqua?
Pasqua, come cristiano, è la festa della risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo
e questo vuol dire la vittoria sulla morte e su ogni forma di male.
Ora qui, in questo paese, che è il paese della Risurrezione, che è una terra di Dio,
che è una Terra Santa, noi siamo sempre nel cuore di un conflitto e in una situazione
di morte e di odio. Il nostro messaggio agli Israeliani e ai Palestinesi è questo: Voi
avete camminato, fino ad oggi e per quasi cento anni, nelle vie della violenza, e malgrado questo, dopo 100 anni, non siete arrivati né alla pace né alla sicurezza. Cambiate dunque le vostre vie, trovate altri mezzi, e voi li conoscete: colloqui, dialoghi,
comprendere i bisogni degli altri, mettersi al posto dell’altro per poter arrivare ad
un accordo che possa trovare e dare tutto quello che è dovuto a ognuna delle parti.
Gli Israeliani vogliono la sicurezza e vogliono la pace; i Palestinesi vogliono la
loro indipendenza, la loro sicurezza parimenti, e la pace. E sono capaci di arrivarci.
Ci sono molte opposizioni per delle ragioni ideologiche, per delle ragioni politiche, a
causa della paura della pace. Secondo me, il principale ostacolo alla pace, è la paura
della pace.
In Israele la pace è un rischio che gli Israeliani ritengono prematuro prendere. È
un rischio che li esporrebbe a permettere ai Palestinesi di diventare più forti e di sviluppare i loro mezzi di resistenza e di violenza. Per questo gli Israeliani hanno paura
della pace. Il mio consiglio è di non avere paura. La paura non può permettere a una
persona o a un popolo di vivere pienamente la sua vita. Bisogna correre il rischio
della pace, semplicemente. Ed è questo l’unico mezzo per ottenere una vera e totale
sicurezza. I poteri politici hanno un’alternativa: o la pace, ed essi avranno la sicurezza; oppure niente pace e ci sarà l’estremismo che cresce e l’insicurezza che aumenta.
Tocca a loro scegliere. E dovrebbero scegliere la pace. Ora, scegliere la pace può
essere un rischio per la vita personale del capo firmatario di un accordo di pace. Ma
se un capo politico è lì per servire il suo popolo e non per conservare la poltrona,
deve accettare il rischio di dare la sua vita per il suo popolo.
188
In quanto primo Patriarca latino palestinese, ha una lettura diversa di quello
che sta accadendo nella regione?
Ho semplicemente la lettura dei fatti che avvengono. Ci sono gli Israeliani con
le loro esigenze, e i Palestinesi con le loro esigenze. Per me, nei due casi, si tratta
di persone umane, uguali in dignità, in diritti e in doveri. Come palestinese, come
cristiano, ognuno deve avere ciò che gli è dovuto: Israele il suo Stato riconosciuto,
la sua sicurezza, la sua pace, senza aver più bisogno di soldati e di riservisti che
uccidano o che siano uccisi. Per i Palestinesi è la stessa cosa. Si tratta di camminare
verso la pace, per mettere fine ugualmente a tutto ciò che è milizia, armi irregolari, a
ogni forma di violenza da parte loro.
Nel momento in cui conclude la Sua lunga carriera come Patriarca latino, è
permessa una speranza di pace?
Bisogna sempre sperare, perché noi crediamo in Dio, e qui in questo paese, in
tutto il Medio Oriente, tutti sono innanzi tutto religiosi e credenti, anche se non sono
praticanti. L’Ebreo è prima Ebreo e poi Israeliano, il Palestinese è prima Musulmano
e poi Palestinese, il Cristiano è prima Cristiano e poi Palestinese. Noi crediamo in
Dio. Noi speriamo perché crediamo che Dio è buono, che Egli veglia su di noi, che
è provvidenza.
Lei dice che ci vuole del coraggio per fare la pace. Sono gli Israeliani che devono averne di più?
Tutti e due, ma la decisione maggiore è nelle mani degli Israeliani. Se gli Israeliani
dicono: Noi siamo decisi a fare la pace, la pace si farà. I Palestinesi sono pronti. Gli
Stati, il mondo arabo è pronto a normalizzare tutte le relazioni con lo Stato d’Israele.
I Palestinesi hanno già scelto la pace. Conducono i colloqui per ottenere la pace.
Israele non è ancora deciso. Ci sono molte opposizioni contro questa decisione.
In Israele, c’è volontà politica di fare la pace?
Non ce n’è. Non esiste ancora. Negli Israeliani c’è la paura della pace, per essi è
un rischio. Sarebbe un gettarsi nell’ignoto, e questo potrebbe aumentare per essi l’insicurezza. Secondo me, l’unico avvenire di Israele si trova nella pace. La violenza è
una minaccia permanente per la loro propria sicurezza, e persino per la loro esistenza. La demografia palestinese cresce. Il 20% degli arabi israeliani con pieni diritti di
cittadinanza sono Palestinesi. Un domani il 20% di Palestinesi diventerà il 40%, il
50% ed il carattere ebraico dello Stato scomparirà, e dunque sarà Israele che scomparirà come Stato Ebraico. Tocca ad essi prendere una decisione, e la loro salvezza è
solo nella pace. Il rischio della loro morte o della loro insicurezza non si trova nella
pace, ma si trova nella continuazione di questa situazione di guerra.
Lei ritiene che il processo di Annapolis non offra veramente una speranza di
pace?
189
La offre semplicemente; bisogna accoglierla, accettarla. Gli Stati Uniti lo vogliono. Il Presidente Bush è deciso. Ma bisogna domandare a Israele se è deciso. I Palestinesi sono pronti.
Ma quando lei ha incontrato il Signor Olmert (prima di Natale), ha avuto
l’impressione che lui avesse una volontà politica?
Il Signor Olmert ha una vera volontà politica. Egli è deciso a fare la pace, ma,
come ha detto, incontra degli ostacoli. Tocca a lui convincere la sua opposizione, e
allora avremo la pace.
Quali sono questi ostacoli?
L’estrema destra, gli estremisti religiosi, il partito religioso che ritiene che tutta la
terra deve restare israeliana e che nessun pollice di questa terra debba essere consegnato ai Palestinesi. E i religiosi hanno un potere politico, hanno dei seggi alla
Knesset. Ecco l’opposizione con la quale il Signor Olmert deve trattare.
Lei ha detto che il mondo arabo era pronto a normalizzare le sue relazioni con
Israele. Ma noi non possiamo ignorare - e Israele non può ignorare - che Hamas
continua a rifiutare di riconoscere Israele. D’altronde l’islamismo cresce nei
paesi arabi.
Hamas esiste. Hezbollah esiste. Sono una minaccia. Ma quello che fa esistere Hamas e quello che lo fa aumentare, è questa situazione di guerra nella quale ci sono
ingiustizie, c’è la povertà e la miseria, e fin tanto che questa situazione esiterà ci sarà
sempre Hamas e tutte le sue dichiarazioni e la sua volontà di finirla con Israele. Ma
quando si farà una pace seria, definitiva, Hamas e Hezbollah finiranno col diminuire
e perdere la loro influenza. Ci saranno sempre degli estremisti dalla parte palestinese,
come dalla parte israeliana, ma queste parti saranno ridotte ad una minoranza senza
influenza sull’avvenire del paese. Se si fa la pace, gli estremisti finiranno col diminuire e la gente non avrà più bisogno di loro.
Ritiene che Israele dovrebbe parlare con Hamas? Il dialogo con Hamas dovrebbe farsi sia da parte di Israele che da parte degli Stati Uniti e l’Unione
Europea?
Israele, l’Unione Europea, la comunità internazionale devono parlare con l’Autorità Palestinese e accettare che l’Autorità Palestinese si riconcili con Hamas. Ma appena Hamas entra nel governo palestinese, la comunità internazionale boicotta tutto
quello che è palestinese. Si tratta di riconoscere all’Autorità palestinese la possibilità
di riannodare un’alleanza, perché la pace non si può fare solamente con una parte del
popolo palestinese. Ci sono più di un milione e mezzo di persone a Gaza. Bisogna
tenerne conto. Dunque bisogna che i due gruppi si riuniscano, diventino una sola
realtà palestinese, che rappresentano insieme la volontà palestinese perché la comunità internazionale e lo stesso Israele possano fare degli accordi di pace. Ma finché
190
Hamas è soggetto al boicottaggio e, appena entra nel governo, viene boicottato tutto
il popolo palestinese, ci troviamo in un vicolo cieco.
Quando ha incontrato Abou Mazen [Mahmoud Abbas], gli ha consigliato di
riaprire il dialogo con Hamas?
È il nostro consiglio. Bisogna ricomporre le due parti del popolo palestinese. Ora
questa alleanza non dipende solo da Abou Mazen, ma dalla comunità internazionale.
Una volta che sia fatta la riunione, e avendo Hamas diritto a far parte del governo, la
comunità internazionale boicotterà di nuovo tutti.
Che consiglio da’ alla comunità internazionale?
Di lasciare tranquilli i Palestinesi, di permettere loro di riunirsi e di agire insieme,
semplicemente. E se mai ci fosse Hamas nel governo palestinese, che sia rispettata
la volontà palestinese.
Lei è stato Patriarca per 20 anni. Qual è stato il momento più difficile?
Tutti i momenti sono stati difficili, perché non abbiamo mai cessato di vivere nello
stesso conflitto. Ogni giorno è una ripetizione dell’altro. Ogni anno è una ripetizione
dell’anno passato: violenze, vittime, dal lato palestinese e dal lato israeliano.
Ci sono stati dei tempi di tregua; abbiamo potuto festeggiare il Giubileo del 2000,
la visita del Papa. Questo è stato il momento meno difficile. Altrimenti, in tutti gli
altri momenti, abbiamo vissuto delle difficoltà e la vita difficile è diventata la nostra
vocazione e la nostra routine.
Lei ha detto nella Sua lettera pastorale che non ha denaro, né conto in banca:
come vivrà adesso?
Vivrò nel Patriarcato. Non ho né stipendio né conto in banca, ma l’istituzione
patriarcale si prende cura di questo come di ogni altro prete del patriarcato. È il
patriarcato che si occupa della salute, del nutrimento, dell’alloggio ecc. dei preti in
pensione. Noi facciamo parte di una comunità che non abbandona nessuno dei suoi
membri.
Le dispiace di andare in pensione?
Se mi dispiace? Ma quando si è al servizio di Dio, non si vuole occupare un posto!
Noi viviamo una missione. Ci affidano una missione. Quando è terminata, la rimettiamo nelle mani di colui che ce l’ha affidata, semplicemente. C’è una differenza tra
un capo religioso e un capo politico.
Lei è stato il primo Patriarca d’origine palestinese dai tempi delle crociate:
l’essere un Patriarca palestinese cambia qualcosa?
Cambia qualcosa nel senso che la Chiesa ha avuto un pastore scelto tra il suo clero.
Avere un Patriarca palestinese in una Chiesa palestinese è un fatto normale, e non
straordinario. È la situazione di tutte le chiese del mondo. I pastori sono scelti tra il
loro clero e il loro popolo. Quel che è potuto cambiare qui nella nostra situazione,
191
che è una situazione di conflitto, è che i Palestinesi sono da una parte e gli Israeliani dall’altra. Il fatto è che tutti i Palestinesi, Cristiani e Musulmani si sono sentiti
appoggiati, hanno sentito che una figura nuova poteva parlare per loro, condividere
con loro, e agire per la pace. Ma facendo sempre attenzione. Perché se noi diciamo
ai responsabili Israeliani: «Voi siete nel vostro pieno diritto di servire e proteggere il
vostro popolo», ai Palestinesi: «Voi siete Palestinesi, voi siete nel vostro pieno diritto
di servire e proteggere il vostro popolo», un prete, un vescovo, che sia palestinese o
altro, è per tutti. Non è confinato nel suo popolo. Egli è per il suo popolo, ma è nello
stesso tempo per ogni persona umana con la quale vive; e qui noi viviamo con due
popoli. Dunque la nostra responsabilità come vescovo e come cristiani s’estende e
copre e comprende i Palestinesi e gli Israeliani. Ora, i Palestinesi sono gli oppressi,
sono sotto occupazione, e noi diciamo: L’occupazione deve terminare. Noi diciamo
agli Israeliani: Voi siete gli occupanti, e a questa occupazione voi dovete mettere
fine.
Quale sarà il Suo ruolo adesso?
Il vescovo ha tre funzioni: santificare, insegnare e governare. Con il pensionamento la funzione di governo passa a un altro; restano le altri due: santificare ed insegnare. Dunque ci saranno ancora tante cose da fare.
Darà alla Sua missione un ruolo più politico?
Non tanto politico, quanto cristiano. Ma un cristiano che metterà il piede nel campo politico. Perché qui la politica è la vita umana. Non è una politica dei partiti di
sinistra o di destra, sono delle vite umane che sono minacciate. Che siano palestinesi
o israeliani. Sarà dunque la continuazione dell’impegno per ogni persona umana in
questo paese, insieme israeliano e palestinese.
Intervista di Marie-Armelle Beaulieu
Intervista a
vivere
Mons. Fuad Twal: Voglio
seminare la gioia di
Chi è lei, Mons. Twal?
Sono il numero cinque di una famiglia di 9 figli, della famiglia Twal di Giordania. Ho fatto i miei studi al Seminario di Beit Giala, poi ho lavorato cinque anni nel
Patriarcato come vicario, prima di essere inviato a Roma per compiere gli studi in
Diritto canonico e Diritto internazionale alla Pontificia Università Lateranense.
La Segreteria di Stato mi ha trovato e ha pensato che avrei potuto prestare questo
servizio. Quindi ha domandato al Patriarca Beltritti se voleva rinunciare a quel
giovane prete che ero allora, per inviarlo alla Pontificia Accademia Ecclesiastica. Ci
ho passato due anni di specializzazione. Ero l’unico arabo dell’Accademia e tutti mi
guardavano in una maniera po’ speciale. Un giorno mi hanno domandato: Ma come
siete arrivato qua?. Scherzando ho risposto: Forse pensavano che possedessi un
pozzo di petrolio?…
192
Dove l’ha condotto questa carriera diplomatica al servizio della Santa Sede?
Ho cominciato come Incaricato d’Affari in America centrale, in Honduras. Non
conoscevo una minima parola di spagnolo. Ma era giustamente una delle ragioni per
cui mi avevano mandato lì: imparare la lingua. Ci ho passato sei anni. Fu una bella
esperienza, anche se a volte difficile. Ero in servizio alla Nunziatura dell’Honduras. Nello stesso tempo Mons. Pietro Sambi era Incaricato d’Affari in Nicaragua. In
Honduras, parallelamente alle mie funzioni, ho prestato servizio nella parrocchia più
povera del paese, ma veramente bella. Mi ricordo della mia prima Messa in spagnolo. Fu un poco catastrofica, a causa della lingua. Alla fine un’anziana signora viene
a parlarmi e mi domanda: ¿Eres turco? Sei turco?. No, no, sono arabo. In effetti in
America centrale chiamavano los Turcos tutti gli arabi originari del Medio Oriente,
perché anticamente arrivavano con documenti ottomani. Ho allo stesso tempo accompagnato la comunità araba di origine palestinese, celebrando per loro battesimi,
matrimoni e funerali. Nonostante il servizio diplomatico non ho mai tagliato i ponti
con la vita pastorale. Amo il contatto con la gente.
E dopo l’Honduras?
Ci fu il ritorno in Vaticano, alla Segreteria di Stato, dal 1982 al 1985, dove mi fu
affidata la cura di 19 paesi africani francofoni. La Segreteria di Stato fu per me una
bella esperienza dell’universalità della Chiesa. I problemi del mondo intero arrivano
lì. E la Santa Sede cerca di offrire delle risposte e delle soluzioni. Durante questi tre
anni ho potuto sperimentare la saggezza della Santa Sede e la sua pazienza. Niente è
urgente. Niente. I documenti possono anche arrivare con la stampigliatura Urgente,
ma sono sempre studiati con calma, in profondità.
Ho conosciuto molte persone di tutto il mondo, dell’Africa naturalmente, ma anche
dei paesi arabi. Ho anche incontrato dei presidenti stranieri. Questo mi ha veramente
aperto alla dimensione mondiale e universale della Chiesa.
Di là sono stato nominato al Cairo. Il Vaticano vedeva il Cairo come una capitale
suscettibile di riunire il mondo arabo, il continente africano e l’Europa. Ma siamo
nel 1985, e a causa della visita di Sadat in Israele (nel 1977), quasi tutti i paesi arabi
boicottano ancora, più o meno, l’Egitto. Questa situazione politica non ha permesso
alla Nunziatura del Cairo di giocare il ruolo che la Santa Sede sperava di farle compiere nei paesi arabi.
Ed eccola di ritorno nel mondo arabo…
No, perché nel 1988 sono stato nominato in Germania. Ho scoperto in questo paese
una Chiesa forte, veramente forte, ricca e fiera di se stessa, e nello stesso tempo una
Chiesa estremamente generosa. Ho potuto esercitare il mio tedesco partecipando alla
vita pastorale di una piccola parrocchia vicina alla Nunziatura.
Dopo due anni e mezzo, nel 1990, nuova partenza per l’America Latina, con destinazione, questa volta, il Perù. A Lima c’erano migliaia e migliaia di arabi palestinesi
193
di Beit Jala, di Beit Sahour, di Betlemme. Ero molto contento di essere il loro parroco. Mi è piaciuto tanto svolgere il servizio pastorale con loro, essere al loro fianco sia
nella chiesa che nel club palestinese, dove si svolgeva ogni tipo di attività sportiva,
culturale ecc. Ho conservato dei legami con un gran numero di loro, e quando vengono in Palestina a visitare le loro famiglie, passano a salutarmi. Il vescovo di Lima
mi diceva: Ma come faremo con questa comunità, dopo la sua partenza?. In effetti,
ero già Consigliere di Nunziatura.
Dunque era destinato a un posto di Nunzio?
Sì, doveva essere la tappa successiva. Ma fu allora, nel 1992, che arrivò da Roma
la notizia: il Santo Padre mi ha nominato vescovo di Tunisi. Mi ha nominato, ma nello stesso tempo domanda il mio parere. Sul momento, non ho capito. Ero sul punto
di essere nominato Nunzio. Il mio nome circolava per la Nunziatura del Kuwait, che
doveva essere separata dalla Nunziatura dell’Iraq, dopo la Guerra del Golfo. Non ho
capito perché, dopo tutti quegli anni passati nel servizio diplomatico, mi si facesse
tornare al servizio pastorale, ma mi sono detto che bisognava accettare di non comprendere, e ho detto di sì. Più tardi ho capito il disegno della Santa Sede: pastorale
e politico. Pastorale: c’era un posto vacante a Tunisi da due o tre anni, e una diocesi
deve avere un vescovo; politico, perché la Santa Sede voleva un vescovo arabo nella
sede dove s’erano succeduti tanti vescovi francesi. Inoltre la Prelatura di Tunisi faceva sempre parte della Chiesa francese d’oltremare, mentre il Paese era diventato indipendente nel 1956. La Santa Sede voleva dunque installarvi un vescovo arabo, che
parlasse la stessa lingua e avesse la stessa tradizione culturale. Mi avevano parlato di
una missione di tre o quattro anni. E ci sono restato tredici anni. Avevo fatto venire
otto comunità religiose, che hanno portato sangue nuovo. Abbiamo lavorato molto,
restaurando la cattedrale, tutte le chiese, case e conventi. Prima della mia partenza il
governo ha restituito, per il servizio dei fedeli, la chiesa di Djerba, che era stata presa
durante la guerra d’indipendenza.
Monsignore, si sa che il regime politico tunisino non è sempre facile. Durante
il suo episcopato l’aspetto politico è stato presente, è stato forte?
È stato forte. Ma bisogna saper trattare con i regimi arabi. Nel mondo arabo noi
abbiamo un certo approccio nelle relazioni, e alla fine io ero molto ben accettato. Al
punto che mezz’ora prima di lasciare la Tunisia, mi hanno telefonato per dirmi: Il
presidente Bel Ali la vuole vedere, prima della sua partenza. Ho dovuto cambiare
il mio biglietto per andare ad incontrarlo. In Tunisia mi sono reso conto di quanto i
Paesi arabi si sono opposti al terrorismo. Ogni sei mesi i Ministri degli Interni dei
paesi della Lega Araba si incontravano in Tunisia per coordinare il loro lavoro e
lottare contro i fanatismi.
È proprio questa attenzione alla sicurezza che ha permesso alla Tunisia di sviluppare il turismo come ha fatto. Conservo un buon ricordo di Tunisi e delle autorità
tunisine.
194
Ha incontrato a Tunisi una comunità cristiana palestinese?
No, né palestinese, né araba. Tutti i nostri fedeli erano stranieri. Alcuni venivano
dal Medio Oriente per motivi di lavoro. Ma non si può parlare di una comunità cristiana araba locale.
Mons Twal succede à Mons Sabbah È arrivata allora, nel 2005, la notizia della
sua nomina come coadiutore di Gerusalemme?
Sì. A questa notizia, l’unica domanda che mi sia venuta in mente fu: Perché così
presto?. In effetti, la missione di Mons. Sabbah doveva durare ancora due anni e
mezzo. Due anni è mezzo è un tempo lungo. Ma sono serviti. Si progredisce nella
conoscenza della Chiesa locale, della situazione. Si vedono i punti forti e i punti
deboli, ci si prepara spiritualmente e pastoralmente incontrando i preti, i vescovi, le
parrocchie.
Lei è stato per lungo tempo fuori del Paese, e dice che questi due anni e mezzo
sono stati utili per valutare la situazione. Che cosa ha scoperto di nuovo nella
diocesi dal punto di vista religioso e politico?
Dal punto di vista religioso, sono stato molto contento di scoprire il numero delle
comunità religiose: una trentina maschili e più di 70 femminili. Dodici comunità
contemplative: è ammirevole, è una forza spirituale sulla quale mi appoggio e mi
appoggerò fortemente. È una grande ricchezza, dal punto di vista pastorale e spirituale.
Sono stato anche contento di constatare che ormai i sacerdoti del Patriarcato e i
Francescani in servizio nelle parrocchie della diocesi fanno il loro ritiro spirituale
mensile insieme. È una cosa nuova. Come ho detto al Custode, è bello che tutti i
parroci, impegnati nella stessa pastorale, siano uniti così. Ogni anno i sacerdoti del
Patriarcato fanno ugualmente un ritiro in comune con i preti melkiti e maroniti. Anche questa è una bella testimonianza di unità della Chiesa cattolica, nella diversità
dei riti.
Quanto alla situazione politica, il muro di separazione, che io ho visto costruire, mi
ha colpito. Nei miei primi anni di sacerdozio ho prestato servizio in Giordania, ma
anche a Ramallah. Non c’era questa tensione. Certo, c’erano gli Ebrei da una parte
e gli Arabi dall’altra, ma non questa tensione. Non ho assistito alle due insurrezioni
che sono state chiamate Intifada. Ma, al ritorno, ne ho visto le conseguenze. E vedo
anche gli sforzi che sono fatti da tutte le parti. Ho avuto al Patriarcato delle visite di
cittadini dei Territori, ma anche delle autorità locali, dei dirigenti politici. Noto che
si fanno molti discorsi, promesse, interventi, e , nello stesso tempo, vedo che non
andiamo molto innanzi. La situazione è quasi sempre la stessa.
A proposito di politica, Monsignore, che dimensione occuperà nella sua missione?
195
Io amo più di fare il vescovo. Io amo sottolineare l’aspetto pastorale e spirituale del
nostro Patriarcato, delle nostre parrocchie, dei nostri parrocchiani, delle comunità
religiose e dei pellegrini che vengono qui. Certo, non posso dimenticare che tutto
quello che tocca l’uomo tocca la Chiesa. La politica mi riguarda nella misura in cui
essa influisce sulla vita degli uomini, la loro dignità e la loro sicurezza.
Ma voglio fare bene attenzione. Noi abbiamo tre o quattro gruppi di credenti davanti a noi. Abbiamo cristiani e non cristiani, ebrei e musulmani. Tra i cristiani ci
sono dei cristiani giordani, dei cristiani palestinesi (che sono quelli che soffrono di
più), dei cristiani europei che sono sul posto per aiutarci, lavorare, studiare o fare
pellegrinaggi, e ci sono anche dei cristiani israeliani arabi o di origine ebraica. Tutti
questi gruppi non condividono la stessa sensibilità, compresa la loro visione del
conflitto. Da qui la difficoltà di parlare. Perché il vescovo è il vescovo di tutti, assolutamente di tutti. O noi vogliamo che il discorso tocchi tutti, oppure privilegiamo un
gruppo - cosa che è più facile - oppure facciamo tanti discorsi quanti sono i gruppi,
il che non è possibile. Ma se voi volete toccare insieme ebrei, musulmani, cristiani,
giordani, palestinesi, ciprioti, europei... allora bisogna pensare ogni virgola. Io misuro bene la complessità di un intervento, sia esso un discorso o un’omelia.
E come immagina di affrontare questa difficoltà?
Con la spiritualità. Si potrà dire che è la cosa più facile, ma è anche il ruolo della
Chiesa, quello di condurre gli uomini verso l’alto.
Ma lei sarà sollecitato sul discorso politico. I giornalisti non si contentano di
spiritualità.
Ah, i giornalisti!… Quando ero vescovo di Tunisi, mi interrogavano sull’Islam.
Un giorno ho detto loro: Aspetto che qualcuno mi interroghi su Cristo. Aspetto veramente che mi si interroghi su Cristo, sulla Chiesa, sull’essenza della nostra vita
cristiana, sulla nostra presenza in Terra Santa. Deluderò forse i giornalisti sulla politica ma, ancora una volta, essa ci tocca in quanto tocca l’uomo. Stando così le cose,
c’è un’altra dimensione. E giustamente tutto quello che noi viviamo, comprese le
difficoltà generate dal conflitto, deve rinviarci al Vangelo. Dobbiamo prendere il
Vangelo alla lettera. Quando il Vangelo ci parla della Croce, della sofferenza, quando
si vede Gesù cadere... e non rialzarsi. Dobbiamo pensare che il discepolo non può
essere trattato meglio del maestro. E che seguiamo Cristo sul cammino che egli ha
percorso prima di noi. Ma quando, malgrado tutto, andiamo avanti; e quando malgrado tutto troviamo la forza di vivere e la gioia di vivere, la gioia di predicare, la
gioia di annunciare il Vangelo, non è in ragione delle condizioni geopolitiche che ci
circondano, perché esse, per natura, sono mutevoli: un giorno favorevoli, l’indomani
sfavorevoli. No, questa gioia ci viene dal Vangelo. Questa gioia ci viene da Colui
che ci ha detto: Non abbiate paura, io sono con voi… Vi dono la mia pace, la MIA
pace. La sua pace che è serenità interiore, che è gioia interiore, che è gioia di vivere,
196
gioia di incontrare, gioia di accogliere gli altri, tutti gli altri, come sono, con i loro
limiti, con i miei limiti. Il motivo della nostra gioia non è nel miglioramento della
situazione; il motivo della nostra gioia è nell’incontro con Cristo stesso, per mezzo
della preghiera, e nell’incontro e la solidarietà con gli altri.
Se non i giornalisti, altri la solleciteranno sul campo politico…
Sono disposto a incontrare tutti, a ricevere tutti. Non ho nessun complesso. Ho
passato, ve lo ricordo, diciotto anni nella vita diplomatica. Questi anni mi hanno
insegnato alcune piccole cose... In più, questi anni mi hanno aperto lo spirito, il
cuore. E né la mia fede, né il mio spirito, né il mio cuore, né la mia carità, né il mio
amore si limitano alle frontiere della diocesi. Bisogna amare tutti. Tutti i cittadini dei
Paesi abbracciati dalla mia diocesi sono miei cittadini. Tutti gli abitanti della Terra
Santa sono i miei, in un certo senso. Davanti a Dio, davanti alla storia, io mi sento
responsabile di tutti. E, nello stesso tempo, conosco al 100% i miei limiti. So che
non farò mai dei miracoli, ma seminerò, lavorerò con i miei confratelli vescovi, con
i preti, i religiosi e i fedeli laici, lasciando i risultati al buon Dio … come Lui vuole,
quando vuole.
Nella situazione attuale, che è così complicata, forse conviene amare di più, pregare di più e parlare di meno, anche se questo non fa la gioia dei nostri giornalisti.
Ha parlato di seminare... Cosa seminerà Monsignore?
La gioia di vivere! La gioia di vivere da cristiani. La Terra Santa è un paese che ci
insegna la pazienza. Vi ho detto che quando un dossier arrivava con la stampigliatura
Urgente alla Segreteria di Stato Vaticana, si prendeva sempre tempo. La Chiesa non
vive nell’urgenza, ha l’eternità davanti a sé. Nel servizio diplomatico, talvolta ci si
rimprovera di aver parlato troppo, o troppo presto... Non ci si fa mai il rimprovero di
aver osservato il silenzio. È vero anche che troppa prudenza fa correre il rischio della
paralisi, e io non amo nemmeno questo. Bisogna coniugare la prudenza nel parlare e
il coraggio di farlo. E conoscere i propri limiti. Davanti alla complessità della situazione, bisogna accogliere, ascoltare, conoscere i punti di vista. Bisogna soprattutto
affidare tutto questo al Buon Dio nella preghiera e nel silenzio.
E nel campo della pastorale che cosa seminerete?
Ho desiderio di moltiplicare i contatti con i sacerdoti, le parrocchie, i fedeli e le
comunità religiose. Desidero essere presente in diocesi. Il Patriarca di Gerusalemme
è molto sollecitato all’esterno per delle conferenze, delle celebrazioni, ogni tipo
d’incontri. Io rinuncerò a molti inviti per essere qui, per compiere il mio dovere di
vescovo sul posto, per essere con i nostri fedeli. Bisognerà trovare il coraggio di dire
no, ringraziare per gli inviti e declinarli, domandando la preghiera di tutti. È difficile
dire di no. Ma i bisogni sul posto sono spesso prioritari.
Ho intenzione di consacrare del tempo sia alla Giordania che alla Palestina e a
Israele. La Giordania è un punto forte del Patriarcato latino: essa raccoglie in effetti
197
i due terzi dei nostri fedeli - di cui più della metà sono di origine palestinese - e offre
alla diocesi l’80% dei suoi seminaristi. Malgrado la sua stabilità, anche questa parte
della diocesi attraversa una crisi, soprattutto economica, con l’afflusso dei rifugiati
iracheni. L’emigrazione cristiana comincia a toccare fortemente anche la popolazione giordana; noi dobbiamo lavorare, qui come laggiù, a dare speranza, delle ragioni
per sperare, per restare cristiani in Medio Oriente.
D’altro canto, è normale concedere un’attenzione particolare al membro più ferito
della diocesi: la Palestina. Ma la diocesi patriarcale di Gerusalemme abbraccia la
Palestina, Israele, Cipro e la Giordania, e ci sono bisogni dappertutto. Tutti hanno
diritto ugualmente alle nostre preghiere, al nostro amore, ai nostri progetti, come per
esempio la costruzione di residenze per le giovani coppie. In tutta la diocesi dobbiamo prevedere, prevenire piuttosto che curare. Dai miei contatti di due anni e mezzo
con i sacerdoti e i fedeli, è anche emerso il bisogno di riformare un poco l’amministrazione stessa della diocesi. Molto bene è stato fatto dal mio predecessore. Ma il
sangue nuovo porterà idee nuove. Nella Chiesa non c’è clonazione. La diversità è
una ricchezza.
Intervista a cura di Marie-Armelle Beaulieu
Volontari in Terra Santa
Il Commissariato di Puglia e Molise, con la complicità di Famiglia Cristiana, fin
dal 1992 ha creato un archivio di pronto intervento di circa 150 volontari: un volontariato speciale composto da persone disponibili ad offrire il proprio lavoro ma anche
per una verifica profonda della propria fede. Una cinquantina hanno operato in modo
continuo: ingegneri, architetti, geometri, agronomi, giardinieri, forestali, elettricisti,
tecnici telefonici ed elettronici, muratori, manovali, operai generici, ma anche studenti, sacerdoti, hanno operato nella potatura degli alberi, nella piantagione di fiori e
diverse piante, nella costruzione di romitaggi, impianti tecnici, compresi arredamenti per le stanze dei pellegrini in preghiera, assistenza a quasi tutti i Santuari di Terra
Santa (in Israele, in Palestina e in Giordania) riscuotendo ammirazione e affetto.
La pressante richiesta di una radicale pulizia degli ulivi di Betlemme da parte di
fra Jerzy Kraj, Guardiano del convento, ha provocato la gioiosa risposta di quattro
volontari: Giovanni Tauro e Nicola Maggi di Castellana Grotte (BA), Vito Galetta (ex alunno di Terra Santa) di San Michele Talentino (BR) e Franco Clemente di
Cristiano (TA).
Già operatori con il primo volontario di Terra Santa Franco Cavallo di Castellana
Grotte, accompagnati dal Commissario fra Pio D’Andola, sono partiti da Bari-Palese la sera del 18 febbraio per giungere a Tel Aviv alle ore 3.30 del giorno dopo. Padre
Giorgio, con spiegabile ritardo mattutino, preleva il gruppo e affronta la salita per
Gerusalemme in un insolito turbinio di neve. La Provvidenza però allenta il tempo
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nubilo e offre quasi subito il sereno; così gli operatori hanno potuto presto iniziare
la potatura degli ulivi di San Giovanni al deserto. Ma l’impegno più impegnativo
è stato richiesto per il l’uliveto di Betlemme presso il nuovo insediamento di Har
Homa: circa trecento alberi.
I quattro giardinieri di Dio vengono anche invitati a pranzo al convento San Salvatore di Gerusalemme, ricevendo i complimenti del Padre Custode e la pittoresca
presenza di ottanta fraticelli.
Le richieste di lavoro li portano anche sul Monte degli ulivi presso l’orfanotrofio
femminile, l’Home of Peace delle Suore polacche della congregazione di Santa Elisabetta d’Ungheria. Ma il giorno della partenza obbliga a lasciare a Gerusalemme
per altri dieci giorni un volontario per soddisfare altre richieste di intervento. Così
è Franco a continuare l’opera presso il Getsemani, il convento San Salvatore, San
Giovanni di Ain Karem.
Il prossimo servizio, fra qualche mese, richiederà un paio di muratori per completare il restauro del Santuario di Mosè al Monte Nebo. Quali saranno i volontari
disponibili?
fra Pio D’Andola ofm
Verso il Giubileo Paolino: 34º corso di aggiornamento
biblico-teologico dello Studium Biblicum Franciscanum di
Gerusalemme
Anche quest’anno lo Studium Biblicum Franciscanum, Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia a Gerusalemme, con il supporto della Custodia di Terra Santa, ha
realizzato nella settimana pasquale (25-28 marzo) il consueto corso di aggiornamento biblico-teologico. Si è trattato della trentaquattresima edizione di una iniziativa
avviata dal compianto padre Bellarmino Bagatti e indirizzatata soprattutto alle persone consacrate che operano in Terra Santa e che nel periodo pasquale si concedono
una pausa dal lavoro arricchendola con la partecipazione a un corso di formazione.
Il corso, frequentato da una novantina di persone, tra le quali anche alcuni studenti
e sacerdoti provenienti da fuori, era dedicato allo studio della figura e dell’insegnamento di San Paolo in risposta all’appello rivolto da Benedetto XVI a tutta la
Chiesa il 28 giugno dello scorso anno. Disse allora il Papa: Sono lieto di annunciare
ufficialmente che all’apostolo Paolo dedicheremo uno speciale anno giubilare dal
28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, in occasione del bimillenario della sua nascita,
dagli storici collocata tra il 7 e il 10 d.C... Saranno pure promossi Convegni di studio e speciali pubblicazioni sui testi paolini, per far conoscere sempre meglio l’immensa ricchezza dell’insegnamento in essi racchiuso, vero patrimonio dell’umanità
redenta da Cristo.
199
È chiaro che la figura, gli scritti e il pensiero di Paolo sono tali da non poter essere
mai esaurientemente e definitivamente compresi. Per questo il corso ha voluto offrire
ai partecipanti la gioiosa occasione di approfondirne qualche tratto con l’aiuto dei relatori, biblisti e archeologi, che hanno presentato le loro riflessioni e i loro contributi
accompagnati da proiezioni e da visite sulle memorie paoline in Terra Santa.
La riflessione è iniziata partendo da un tema importante: La fede in San Paolo. Il
relatore (A. M. Buscemi) con i testi paolini fondamentali sull’argomento ha aiutato
a scoprire aspetti dottrinali e pratici del pensiero di Paolo, la cui fede ha il suo centro esistenziale in Gesù Cristo. Si è proseguito con La croce in Paolo (G. Bissoli)
cercando di cogliere la novità sconvolgente che la predicazione paolina di Cristo
Crocifisso costituiva nel suo tempo. Un saggio sulla morale paolina, vista attraverso
i cosiddetti codici domestici (A. Niccacci) o norme di comportamento per categorie
specifiche della famiglia, della Chiesa e della società in generale, ha mostrato la bellezza e sapienza cui tende l’etica cristiana.
La seconda giornata di riflessioni si è aperta con Lo Spirito Santo e i suoi carismi in
Paolo (A. M. Buscemi), un tema centrale e complesso sul quale l’Apostolo, nei suoi
scritti, più che nozioni offre l’esperienza propria e delle comunità cristiane generate
dalla sua predicazione e assistite dal suo ministero epistolare. È seguita una presentazione del genere letterario biografico nella letteratura greco-romana per arrivare
a delineare il ritratto interiore e fisico che alcuni testi e l’iconografia, specialmente
quella antica, ci hanno lasciato dell’apostolo Paolo (G. Loche). La riflessione sul
ritratto di Paolo (fisico-morale, innamorato / testimone / apostolo di Cristo) è proseguita con una ricca antologia di testi dei Padri della Chiesa - specialmente Origene,
Gregorio Nisseno, Girolamo, Giovanni Crisostomo e Agostino - che con convinzione ed efficacia additano l’Apostolo all’ammirazione, venerazione e imitazione dei
cristiani (L. Cignelli).
La terza giornata di studio si è articolata con una riflessione a tutto campo su Cristo ragione di vita per Paolo e su Motivazioni e contenuti della preghiera in Paolo
(B. Rossi). I due temi svolti con passione e competenza hanno fatto toccare i vertici
della conoscenza e esperienza mistica di Paolo che ha potuto dire con verità Cristo
vive in me! e che nella preghiera ha trasfuso la sua esperienza di cristiano e apostolo.
Un’originale raccolta di Memorie di Paolo in Terra Santa ha fatto passare davanti
allo sguardo ammirato documenti e monumenti che ricordano l’Apostolo nella terra
che fu la sua patria spirituale e per molti fatti teatro della sua vita e del suo ministero
(E. Alliata).
Nei pomeriggi vi sono state alcune visite guidate (E. Alliata) concluse con la celebrazione eucaristica. Nel primo ci si è soffermati a una veduta panoramica sul Monte
del Tempio / Spianata delle Moschee, il luogo più volte visitato da Paolo e dove egli
fu arrestato e sottratto al linciaggio della folla secondo il racconto di At 21,27-39; nel
200
secondo ci si è recati al Getsemani facendo sosta al luogo dove la tradizione pone il
martirio di Stefano, di cui Saulo / Paolo fu testimone consenziente (At 7,58 e 8,1);
nel terzo pomeriggio, passando per San Marco dei Siriani (la casa di Giovanni Marco, compagno di missione di Paolo), si è andati al Monte Sion dove viveva prevalentemente la comunità cristiana delle origini con la quale di certo Paolo ebbe contatti
nelle sue salite a Gerusalemme (Gal 1,18-19; 2,1-10; At 15; 21).
L’ultima giornata del corso è stata dedicata all’escursione biblica sui passi di Paolo
che, prigioniero, fu condotto da Gerusalemme a Cesarea Marittima (At 23,23-35).
Dopo la sosta a Antipatride, dove pure Paolo giunse sotto imponente scorta militare, vi è stata la visita di Cesarea - ora uno dei più imponenti siti archeologici di
Israele - accompagnata da opportuni richiami alla vicenda di Paolo. La celebrazione
eucaristica nel santuario di San Pietro a Giaffa ha concluso felicemente il corso di
aggiornamento biblico-teologico che si è richiamato ancora una volta alle parole di
Benedetto XVI: Come agli inizi, anche oggi Cristo ha bisogno di apostoli pronti a
sacrificare se stessi. Ha bisogno di testimoni e di martiri come san Paolo: un tempo
persecutore violento dei cristiani, quando sulla via di Damasco cadde a terra abbagliato dalla luce divina, passò senza esitazione dalla parte del Crocifisso e lo seguì
senza ripensamenti. Visse e lavorò per Cristo; per Lui soffrì e morì. Quanto attuale
è oggi il suo esempio!
fra Giovanni Claudio Bottini ofm
Canosa
Sandoli
ricorda un suo cittadino illustre: fra
Sabino De
Un Convegno di studi è stato celebrato a Canosa di Puglia per il suo illustre cittadino padre Sabino De Sandoli, francescano della Custodia di Terra Santa, sabato 19
e domenica 20 aprile.
Sabato 19, alle 18.30, nella sala conferenze Oasi Minerva, l’Ordine dei Cavalieri
del Santo Sepolcro di Trani e Andria, in collaborazione con la Cattedrale di San
Sabino e con il patrocinio del Comune di Canosa, ha organizzato un Convegno di
studi sulla figura e l’opera di padre Sabino De Sandoli, insigne studioso e letterato
nato a Canosa e morto in Terra Santa nel 2001. Alle ore 18.30, nella Sala Conferenze
dell’Oasi Minerva, con l’intervento di Monsignor Luigi De Palma, assistente spirituale dell’Ordine dei Cavalieri per l’Italia Meridionale, Francesco Zippitelli, Luogotenente per l’Italia Meridionale Adriatica dell’Ordine del Santo Sepolcro e con la
partecipazione degli aderenti all’Ordine di Trani e Andria.
Fra Mario Tangorra, francescano di Terra Santa e amico di Padre De Sandoli, ha
illustrato la sua figura di studioso, mettendo in risalto la sua immagine di francescano con episodi e ricordi personali, suscitando il caloroso plauso dell’assemblea.
201
Il calendario delle celebrazioni prevede, in memoria di fra Sabino: intitolazione di
una strada cittadina in Canosa, una borsa di Studio e una Mostra da allestire per far
conoscere le sue opere e la presenza secolare dei francescani in Terra Santa. In più
l’organizzazione di un pellegrinaggio cittadino in Terra Santa.
Domenica 20, alle 11.30 in Cattedrale, alle ore 11.30, nella Basilica Cattedrale
di San Sabino, è stata concelebrata in sua memoria la Santa Messa presieduta da
monsignor Felice Bacco, concelebranti Padre Mario Tangorra e Padre Pio d’Andola
Commissario di Terra Santa per Puglia e Molise. Presente Francesco Zippitelli, Luogotenente per l’Italia Meridionale Adriatica dell’Ordine del Santo Sepolcro e con la
partecipazione degli aderenti all’Ordine di Trani e Andria, Dame e Cavalieri.
Commissariato di Terra Santa per Puglia e Molise
Castellana Grotte
A Roma: corso per animatori francescani di “giustizia, pace
e salvaguardia del creato”
Lo scorso aprile ho partecipato, a Roma, ad un corso per gli Animatori di Giustizia,
Pace e Salvaguardia del Creato (GPIC).
Questo secondo Corso per gli Animatori francescani di GPIC è stato organizzato
presso la Pontificia Università Antonianum nei giorni 1-10 aprile. Vi hanno partecipato 22 animatori giunti da 19 Paesi: USA (4), Spagna (4), Filippine (2), Repubblica
Democratica del Congo (2), Italia (2), e un animatore da Irlanda, Slovenia, Austria,
Polonia, Olanda, Perù, Messico, Sudafrica, Uganda, Kenya, Corea, Singapore, Indonesia e Terra Santa. La partecipazione è stata indubbiamente incoraggiata dalla
lettera che il Ministro Generale ha mandato a tutti i Provinciali sollecitandoli a far
partecipare specialmente coloro che sono stati nominati di recente. Il corso ha lo scopo di offrire una formazione specifica nell’impegno di animare i valori di giustizia,
dell’opzione per i poveri, e dell’integrità del creato, alla luce delle nostre Costituzioni Generali, ai capitoli IV e V.
Organizzato dall’Ufficio GPIC della Curia Generale e dall’Antonianum, era distinto in due momenti: il primo momento era gestito dai frati del GPIC, e offerto specificamente per gli animatori OFM, e ha occupato le mattinate della prima settimana,
1-4 aprile. Il secondo momento era più accademico, e si è svolto al pomeriggio dei
giorni 1-4 aprile, e a tempo pieno dal 7 al 10 aprile, aperto ad una partecipazione
più ampia. Vi hanno preso parte più di 40 persone: altri frati OFM, membri della
Famiglia Francescana, religiosi e religiose di altre Congregazioni, e alcuni laici. I
relatori erano professori dell’Antonianum e di altri centri accademici. Per gli studenti
dell’Antonianum il Corso è valso l’acquisizione di due crediti.
I temi trattati sono stati i seguenti: le fondamenta bibliche per un impegno a favore della giustizia e della pace; una visione Francescana di GPIC; la non-violenza e
202
l’integrità del creato in san Francesco; la relazione tra povertà e pace; l’antropologia
della Gaudium et Spes; i principi fondamentali dell’insegnamento sociale cattolico
(destinazione universale dei beni, solidarietà, sussidiarietà, bene comune); risoluzione dei conflitti; GPIC in altre religioni: Islam, Buddismo, Induismo; temi di giustizia internazionale: commercio, ruolo della Banca Mondiale, IMF e WTO, controllo
delle risorse naturali, povertà e commercio delle armi; i rifugiati; la democrazia, i
diritti umani e le forme di partecipazione popolare; il dialogo inter-religioso; il progresso economico attuale come modello e questioni di stampo ambientale (ambiente
sostenibile).
Le sessioni speciali, durante le mattine della prima settimana, specifiche per gli
animatori GPIC dell’OFM, hanno studiato i seguenti temi: la storia della commissione GPIC della Chiesa e i suoi obiettivi; le Costituzioni Generali e la GPIC; le
strutture della GPIC nell’Ordine; il ruolo dell’Animatore GPIC; come leggere i segni
dei tempi; come preparare un programma provinciale di GPIC.
Il corso ha costituito un’esperienza positiva per i partecipanti e si è deciso di dargli
una scadenza annuale, fissando l’appuntamento dal 20 al 30 aprile 2009.
Vorrei sottolineare un problema sorto durante il corso e formulare alcune domande. Un frate ci ha detto che nella sua fraternità esiste un elemento di razzismo. Non
è importante sapere chi lo ha detto né dove questo fatto succede, ma è importante
sottolineare che il razzismo sia stato presentato come problema esistente in una fraternità. Per me era impossibile approfondire questo tema, anche se poco dopo un
frate ha toccato la mia barba bianca e poi la sua pelle nera, dicendo che nero è bello
(black is beautiful). Non ha voluto che io parlassi di questo tema e disse che stava
scherzando. Ma mi ha dimostrato quanto sia difficile parlare di razzismo. Perché è
un tema così difficile da discutere?
Secondo la mia opinione, in molte culture non è educato affrontare questo tema
perché sembra che uno manchi di delicatezza e ospitalità.
Come possiamo parlare di razzismo nel rispetto della sensibilità di ognuno?
Ad aprile scorso, il candidato per la presidenza USA, Barack Obama, fece un discorso sul razzismo che è già diventato storico. L’ho ascoltato su internet, al sito
http://www.huffingtonpost.com/2008/03/18obama-race-speech-read-t_n_92077.
html Egli ha parlato della lotta di gente che soffre a causa di razzismo, dicendo che
nello stesso tempo anche noi dobbiamo lottare per costruire un futuro migliore per
tutti, proprio partendo dal differente background di ciascuno.
Ascoltando questo discorso possiamo guardare al nostro Ordine e alla nostra Custodia, che sono un mosaico di tutta l’umanità.
Ricordo il discorso del nostro Ministro Generale José Rodríguez Carballo in
apertura dell’VIII centenario di fondazione dell’Ordine. Era un discorso pronunciato
durante il congresso di GPIC nel febbraio 2006, e trattava il tema dell’esclusione.
203
Padre Carballo disse che, anche nella nostra Chiesa e nel nostro Ordine, esistono
persone escluse. Se siamo onesti riguardo alla nostra realtà, come è stato il Ministro
Generale e come attualmente è stato Barack Obama di fronte alla realtà americana,
possiamo arrivare a formare con chiarezza le nostre volontà per camminare da fratelli verso Dio, l’Eterno, il Creatore, il Giusto, che è la nostra Pace.
fra Louis Bohte ofm
Passata la Crisi
In Libano con l’elezione del Presidente ci sentiamo in dovere di ringraziare il
Signore perchè ci ha concesso il dono prezioso della pace, ancora precaria, che sarà
consolidata nei giorni futuri. Con tutti voi abbiamo pregato intensamente il Signore,
con l’intercessione della Vergine Maria, in questo mese di maggio a Lei dedicato,
perchè i politici trovassero una soluzione dopo i drammatici giorni di battaglie sia a
Beirut che nella montagna del Chouf e a Nord di Tripoli.
Ringraziamo tutti coloro che ci hanno sostenuto sia con le loro chiamate telefoniche
che con i loro messaggi, in modo particolare il Ministro Generale, Josè Carballo,
il Padre Custode, Pierbattista Pizzaballa e sua Eccellenza Mons. Boulos Dahdah,
Vescovo dei Latini del Libano, che ci ha fatto visita qualche giorno dopo le drammatiche giornate, per esprimerci il suo sostegno morale e spirituale.
Di nuovo grazie tutto il cuore, preghiamo intensamente il Signore per voi tutti e la
Vergine Maria, Madre di tutti noi.
fra Joseph Costantin ofm
Convento San Giuseppe
Beirut, Libano - 28/5/08
Giornata di Studio sulla “Parola di
missione della Chiesa”a Gerusalemme
Dio nella vita e nella
Augurio e benedizione del Papa
OCCASIONE GIORNATA DI STUDIO PROMOSSA DALLO STUDIUM BIBLICUM FRANCISCANUM ET DALLO STUDIUM THEOLOGICUM SALESIANUM SS. PIETRO ET PAOLO DI GERUSALEMME IN VISTA DELLA
PROSSIMA ASSEMBLEA DEL SINODO DEI VESCOVI SOMMO PONTEFICE
RIVOLGE CORDIALE PENSIERO ET MENTRE AUSPICA CHE SIGNIFICATIVO INCONTRO FAVORISCA DIALOGO TRA VANGELO ET CULTURA CONTEMPORANEA PROMUOVENDO RICERCA SINCERA DELLA VERITÀ CHE
RENDE LIBERI ASSICURA RICORDO NELLA PREGHIERA ET DI CUORE
IMPARTE AI PARTECIPANTI TUTTI IMPLORATA BENEDIZIONE APOSTOLICA. CARDINALE TARCISIO BERTONE SEGRETARIO DI STATO DI SUA
SANTITÀ.
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Questo il messaggio papale ricevuto per la Giornata di Studio La Parola di Dio
nella vita e nella missione della Chiesa organizzata il 26 aprile 2008 dallo Studium
Biblicum Franciscanum, Facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia a Gerusalemme,
e dallo Studio Teologico Salesiano con il supporto della Custodia di Terra Santa.
I testi dei vari interventi e varie foto sono tempestivamente apparsi nel sito web
della Custodia e dello SBF. Allo scopo di informare i lettori di Frati della Corda
che non navigano in internet diamo qui una breve cronaca della felice iniziativa e
riproduciamo gli interventi del Decano, che ha aperto i lavori, e del Custode di Terra
Santa che li ha conclusi. L’iniziativa è stata seguita da un pubblico di oltre duecento
persone formato da docenti e studenti dello SBF, dello Studium Theologicum Jerosolymitanum e dello Studio Teologico Salesiano ma anche da molti altri.
Cronaca
La Giornata di Studio si è aperta con il canto gioioso Regina cœli, iubila, un breve
mottetto pasquale in latino a tre voci pari scritto da Michael Pretorius (1571-1621),
eseguito da alcuni chierici salesiani diretti dal Maestro don Aurelio Mulè Stagno:
Regina del cielo, rallegrati, gioisci, Maria! Ormai diradano le dense nubi / Colui che
fosti degna di generare sulla terra risorge da morte / I pungiglioni della morte sono
spezzati, la morte è sottomessa a Gesù / Le ferite delle mani e dei piedi sono fiumi di
grazia / L’asse trasversale del legno è lo splendido scettro regale.
Il Decano dello SBF ha salutato i presenti, Vescovi, Vicario custodiale, relatori professori, studenti e amici e ha presentato brevemente il tema La Parola di Dio nella
vita e nella missione della Chiesa e il programma della giornata.
Il Nunzio, Mons. Antonio Franco, ha introdotto al tema della giornata con una
riflessione su Parola di Dio e Eucaristia, Parola di Dio e Chiesa.
Il secondo intervento è stato di Mons. Luigi Bettazzi che ha svolto il tema Il Concilio Vaticano II e la Dei Verbum mostrando il ruolo fondamentale che la Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione Dei Verbum ha ricoperto durante il Concilio
e dopo influendo in maniera determinante sul rinnovamento liturgico, ecclesiale e
pastorale di tutta la Chiesa.
Il professore Mons. Giuseppe Ghiberti ha tenuto una relazione dal titolo Verbum
Domini crescebat. Cinquant’anni di ascolto della Parola di Dio nella Chiesa cattolica, ricca di informazioni e riflessioni sul cammino non facile di ricerca e ascolto
della Parola di Dio fatto nella Chiesa cattolica negli ultimi decenni e segnato da
eventi e documenti di grande valore.
La relazione è stata seguita da un intervallo di circa mezz’ora durante il quale ai
partecipanti è stato offerto un rinfresco. Quindi è intervenuto il docente padre David
M. A. Jaeger ha tenuto una breve comunicazione mettendo a confronto il concetto di
Rivelazione e delle sue fonti nella Chiesa cattolica e nella Chiesa anglicana.
205
La ripresa pomeridiana dei lavori è avvenuta con l’ascolto delle Berceuse di Gabriel Faurè, un pezzo per flauto e pianoforte eseguito da don Aurelio e da Lucio
Savogin. I lavori del pomeriggio sono stati coordinati da don Roberto Spataro, Preside dello Studio Teologico Salesiano che ha iniziato presentando il programma e i
relatori. Il docente don Enrico dal Covolo ha tenuto la relazione su La Parola di
Dio e la santità dei futuri sacerdoti articolandola in tre punti: lettura della Parola di
Dio (lectio divina) alla scuola dei Padri della Chiesa, santità come mèta della vita
cristiana, formazione al sacerdozio ministeriale. Ha concluso e sintetizzato la riflessione proponendo tre questioni per l’approfondimento e per la discussione nei gruppi
di studio.
Gli studenti salesiani e francescani avviati ai ministeri ordinati, divisi secondo
la lingue in sei gruppi di studio (due per inglese, italiano e spagnolo), cui si sono
uniti molti altri partecipanti alla giornata, hanno preso in considerazione e discusso
le domande proposte dal relatore. Al termine i moderatori di ciascun gruppo hanno
riferito in aula e il professor dal Covolo ha preso di nuovo la parola dando risposte
e chiarimenti.
Il Custode di Terra Santa ha concluso rivolgendo una parola di gratitudine e plauso
agli organizzatori e di incoraggiamento a tutti e specialmente ai giovani studenti.
La giornata è stata seguita dagli operatori di Cançao Nova che operano nel Centro
Multimediale della Custodia e da Telepace Terra Santa. Approfittando dei tempi liberi in margine alla giornata di studio, essi hanno fatto anche delle interviste ai relatori
e ad altre personalità. Telepace Holy Land ha prodotto un DVD sull’avvenimento
e sul Corso di aggiornamento biblico-teologico tenuto dallo SBF nella settimana
pasquale (25-28 marzo 2009) dedicato a San Paolo, altra felice iniziativa promossa
a Gerusalemme.
Saluto del Decano
Eccellenze reverendissime, caro padre Vicario custodiale, illustri professori, autorità, studenti e amici tutti, benvenuti a questa Giornata di Studio La Parola di Dio
nella vita e nella missione della Chiesa.
Questa giornata di studio e di riflessione vede di nuovo felicemente insieme salesiani e francescani di Terra Santa. Studenti e docenti, personale ausiliario e amici
dello Studio Teologico Salesiano SS. Pietro e Paolo, dello Studium Theologicum
Jerosolymitanum e dello Studium Biblicum Franciscanum ci siamo ritrovati all’inizio dell’anno accademico il 5 ottobre 2007 per l’invocazione dello Spirito Santo
nell’Eucaristia presieduta da S. E. Mons. Antonio Franco. In quella circostanza il
Nunzio stesso ci ha suggerito di tenere presente l’evento della XII Assemblea ordinaria del Sinodo dei Vescovi, convocata dal Santo Padre per ottobre prossimo, che si
occuperà del tema La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Parola
206
di Dio e Chiesa sono un binomio inscindibile e di perenne fecondità perché, come ha
scritto Benedetto XVI, la Chiesa è il soggetto vivo della Scrittura (Gesù di Nazaret,
C. del Vaticano - Milano 2007, 17).
Don Roberto Spataro, Preside dello Studio Teologico Salesiano, e io avremmo
voluto allargare ad altre istituzioni e persone la nostra iniziativa, ma ci siamo resi
conto che in una giornata non era possibile fare di più. Abbiamo chiamato persone
autorevoli e competenti ad aiutarci nella nostra riflessione e li ringraziamo cordialmente per la generosa disponibilità.
S. E. il Nunzio, oltre a farci dono del saluto e della benedizione del Santo Padre,
introdurrà la nostra giornata con una breve riflessione su Parola di Dio e Eucaristia,
Parola di Dio e Chiesa. Lo ringraziamo vivamente per tutto. Poi prenderà la parola
Mons. Luigi Bettazzi. Lo abbiamo invitato perché lo conosciamo e stimiano come
venerando padre conciliare del Vaticano II. In lui ascolteremo anche la voce di un
Vescovo che si è sforzato di realizzare il Concilio nella sua Chiesa locale ed è sempre stato interprete intrepido di quello storico evento che ha segnato la Chiesa e il
mondo. Mons. Bettazzi ci farà vedere il ruolo fondamentale che la Costituzione
dogmatica sulla divina Rivelazione Dei Verbum ha ricoperto durante il Concilio e
dopo influenzando in maniera determinante il rinnovamento liturgico, ecclesiale e
pastorale.
A Mons. Giuseppe Ghiberti, per molti anni docente di Sacra Scrittura e attualmente membro della Pontificia Commissione Biblica, abbiamo chiesto di aiutarci a
ripercorrere il cammino degli ultimi cinquant’anni. Come si vede già dal titolo della
sua relazione, egli ci suggerisce di rifare il percorso camminando sul binomio della
Parola che non ha cessato di crescere per la potenza dello Spirito che l’abita e per
l’ascolto obbediente e fedele della Chiesa.
Ci sarebbe piaciuto ascoltare qualche fratello delle Chiese ortodosse che ci mostrasse se e in quale misura la Costituzione Dei Verbum e il rinnovamento che essa
ha avviato nella Chiesa cattolica hanno avuto qualche riflesso nel cammino di quelle
Chiese. Purtroppo non è stato possibile. Sarebbe intervenuto volentieri il canonico
anglicano William Broughton, ma si è dovuto assentare da Gerusalemme. Ringraziamo fra David M. A. Jaeger il quale ha accettato di farci una comunicazione sulla
Chiesa anglicana che egli conosce da vicino.
Il programma del pomeriggio prevede una parte attiva specialmente degli studenti
dello Studio Teologico Salesiano e dello Studium Theologicum Jerosolymitanum.
Essi si sono già organizzati in gruppi di studio e prenderanno in esame le domande
proposte a conclusione della lezione del professore don Enrico dal Covolo su La
Parola di Dio e la santità dei futuri sacerdoti. Sarà il Preside don Roberto Spataro
a introdurre e guidare i lavori del pomeriggio. Io ringrazio lui per la collaborazione
cordiale che abbiamo instaurato a tutto campo e il prof. dal Covolo per il suo con207
tributo. Al padre Custode che ha accettato, nonostante i suoi molteplici impegni, di
concludere la nostra giornata di studio la riconoscenza mia e di tutti per l’appoggio
concreto nella realizzazione di questa iniziativa. Il mio grazie va pure al maestro don
Aurelio Mulè Stagno e ai giovani del suo coro che allietano con il canto la nostra
Giornata di studio.
Se mi è permesso, aggiungo un ricordo personale sul Concilio Vaticano II e uno
spunto di riflessione ad esso legato. La mia generazione appartiene a quelli che del
Concilio hanno sentito parlare durante la loro adolescenza o prima giovinezza, ne
hanno ammirato le immagini indimenticabili alla televisione, che faceva allora le
sue prime apparizioni nei seminari e nelle case religiose, e sono stati chiamati poi a
viverne l’applicazione, una stagione piena di entusiasmi, successi e delusioni. Il mio
ricordo però va soprattutto a quella preghiera per il Concilio, composta dal Beato
Giovanni XXIII, nella quale egli faceva invocare lo Spirito Santo con le parole: O
Divino Spirito... O soave Maestro e Consolatore... O dolce Ospite delle anime...
Rinnova nella nostra epoca i prodigi come di una novella Pentecoste (Rénova aetate
hac nostra per novum veluti Pentecosten mirabilia tua. Non saprei dire quante volte
negli anni dal 1959 al 1962 ho pregato anch’io con queste parole, forse inconsapevole della loro immensa portata, ma certo contagiato dal fervore che l’attesa dell’evento conciliare suscitava in tutta la Chiesa. Come Papa Roncalli dice esplicitamente
nel suo diario, fu lo Spirito Santo a fargli affiorare improvvisamente al cuore e alla
mente l’idea di convocare il Concilio Vaticano II (Il giornale dell’anima e altri scritti di pietà, a cura di L. F. Capovilla, Cinisello Balsamo 2000, 615-616). Possiamo
perciò presumere che anche quella preghiera, che egli scrisse di suo pugno, sia stata
frutto di quella medesima celeste ispirazione. Possiamo pensare che sia stata come
una epiclesi sul Concilio invocata da tutta la Chiesa con a capo il Supremo Pastore.
Per tutto ciò penso che abbia ragione chi sostiene che la nuova Pentecoste invocata nella preghiera del Beato Giovanni XXIII costituisca un luogo teologico e una
chiave interpretativa dell’intero Concilio Vaticano II (cf. T. Hugson, “Interpreting
Vatican II: «A new Pentecost»”, Theological Studies 69, 2008, 3-37; ), un evento
che ha segnato la fine del secondo e l’inizio del terzo millennio. Con questa giornata
vogliamo prepararci all’Assemblea del Sinodo dei Vescovi dalla quale ci aspettiamo
molto come credenti e come persone impegnate nello studio e nell’insegnamento
della Bibbia e delle discipline teologiche. Non sono pochi infatti i punti enunciati
nei Lineamenta che ci toccano da vicino, a cominciare dal discorso sui metodi e gli
approcci per l’interpretazione della Parola di Dio scritta, che essi definiscono un
compito necessario e delicato (n. 16). Nel Questionario generale si trovano poi domande stimolanti su Parola di Dio, esegesi e teologia; La Parola di Dio nel dialogo
ecumenico; La Parola di Dio nel dialogo con il popolo ebraico; La Parola di Dio
nel dialogo interreligioso e interculturale. Su questi temi è già in atto la riflessione
208
a nella Chiesa diversi livelli come rivelano articoli e sussidi già apparsi (C. M. Martini, “Il prossimo Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione
della Chiesa”, Civiltà Cattolica 159, 2008 I, 217-223; L. Mazzinghi, Parola di Dio
e vita della Chiesa, Rivbibl 55, 2007, 401-429; La Parola di Dio nella vita e nella
missione della Chiesa. Sussidio a cura dell’Ufficio Catechistico Nazionale, LDC
2008). Ci auguriamo che questa giornata valga a introdurci nella riflessione che impegnerà i rappresentanti qualificati dell’Episcopato cattolico di tutto il mondo e non
poche altre persone. Come si legge nella Prefazione di Mons. Nikola Eteroviç ai
Lineamenta, noi siamo invitati fin da ora ad accompagnare l’assemblea sinodale con
lo studio e con l’umile preghiera affinché la riscoperta della Parola di Dio illumini
sempre meglio il cammino dell’uomo nella Chiesa e nella società durante il percorso
non poche volte tortuoso della storia, mentre fiduciosamente attende “nuovi cieli e
una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia” (2Pt 3,13). A tutti, grazie
e felice giornata.
Conclusione del Custode
Il Signore vi dia pace!
Eccoci alla conclusione di una intensa giornata su un tema così importante e attuale come La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa.
1. La mia prima parola è: grazie! Grazie a tutti, a cominciare dagli eccellentissimi
vescovi, ai relatori, ai professori, agli studenti e a quanti vi hanno preso parte a qualsiasi titolo. Gratitudine speciale esprimo al Preside dello Studio Teologico Salesiano,
don Roberto Spataro e al confratello padre G. Claudio Bottini, Decano della nostra
Facoltà, che hanno organizzato queste lezioni e riflessioni con stile salesiano e francescano, vale a dire efficiente e semplice allo stesso tempo.
2. Gerusalemme nel suo complesso è una città bella e fascinosa, ma spesso divisa
da muri divisori e da istituzioni e iniziative non comunicanti. Per questo la mia seconda parola è di plauso e compiacimento. Abbiamo visto due scuole di teologia, che
preparano candidati ai ministeri ordinati e una Facoltà con due cicli di specializzazione, con professori e studenti provenienti da ogni continente e di lingue differenti,
mettersi insieme e riflettere intorno al tesoro che ci è affidato: la Parola di Dio e la
Chiesa o, meglio, la Parola di Dio nella Chiesa. Bravi e complimenti!
3. Aggiungo un terzo pensiero, quasi una confidenza: è veramente bello, anzi è
esperienza unica studiare la scienza sacra e la Bibbia in Terra Santa. Lo dico per
esperienza personale.
La Terra Santa è la patria della Bibbia, oltre che dei fatti biblici. Conoscerla per
esperienza personale significa immergersi nell’ambiente di vita nel quale il Libro
sacro si è formato. Un ambiente ricco di echi del passato e di fermenti e stimoli
attuali, che aprono a professori e studenti orizzonti nuovi e li sollecitano ad uscire
209
dall’isolamento, nel quale assai spesso rischia di relegarli lo studio universitario e di
specializzazione.
Vivere a Gerusalemme significa essere costantemente provocati dall’incontro con
luoghi e monumenti, oggetto di studio della storia, della geografia e dell’archeologia, che diventano così scienze vive. Significa trovarsi a contatto con il molteplice
e vasto mondo orientale, diverso per mentalità, modi di vita e tradizioni. L’osservazione attenta di consuetudini e costumi differenti, siano essi arabi, ebraici o cristiani,
restati spesso invariati per secoli, fa scorgere affinità illuminanti con usi e tradizioni
molto antiche tramandate nella Scrittura.
La presenza viva a Gerusalemme di Ebrei, Musulmani, Cristiani di tutte le denominazioni, unita all’afflusso continuo di ospiti e pellegrini da tutto il mondo, conferisce
naturalmente un orizzonte ecumenico ad ogni iniziativa di studio e di ricerca. Lo
studioso è reso più attento e sensibile ai valori altrui, mentre il confronto quotidiano
lo educa a percepire e a valutare meglio l’originalità della sua tradizione sociale,
culturale e religiosa.
A Gerusalemme il Giudaismo, nel quale la Bibbia e il Cristianesimo affondano le
proprie radici, è presente come una realtà viva, con il complesso delle sue istituzioni.
A chi studia a Gerusalemme si offrono perciò occasioni privilegiate per un contatto
diretto con il mondo ebraico. Il biblista e lo storico delle origini del Cristianesimo
sono irresistibilmente stimolati a verificare interpretazioni divenute luoghi comuni, a
confrontare il patrimonio storico e dottrinale della propria tradizione occidentale con
quello non meno ricco e vario del Giudaismo e delle più antiche comunità cristiane.
4. A voi giovani rivolgo l’invito ad imparare le lingue di questo paese, ad essere
sanamente curiosi di cosa si pensa e di come si vive in ambienti diversi dai nostri.
Penso alla soddisfazione che si prova nel poter leggere speditamente la Bibbia ebraica dopo aver studiato anche l’ebraico parlato. Penso all’utilità dell’arabo per poter
accostare più da vicino i cristiani delle nostre comunità. Penso alla bellezza di poter
partecipare alle liturgie orientali che vengono celebrate nei diversi riti.
Penso soprattutto - per tornare alla Parola di Dio scritta, tema di questa giornata
- alla grazia di poter leggere la Bibbia nel paese della Bibbia. Quasi quindici anni
fa il Patriarca Mons. Michel Sabbah scrisse una lettera pastorale che porta il titolo:
Leggere e vivere la Bibbia oggi nel paese della Bibbia. Si tratta di un testo molto bello e impegnativo, che ha avuto giustamente risonanza anche fuori della Terra Santa
e che invito a rileggere perché ancora molto attuale. Il Patriarca parla di grazia e di
sfida.
Leggere e vivere la Bibbia, oggi nella terra della Bibbia, è una grazia e una sfida.
Una grazia, perché ogni giorno camminiamo con lo stesso Gesù sulle stesse strade
per le quali egli ha camminato con i suoi discepoli, come compagno e amico.
210
Una sfida perché oggi, in questa terra di conflitto, sperimentiamo sofferenze che
sono al centro del nostro colloquio con il Signore. E il Signore, che ci fa ardere il
cuore quando ci parla (cfr. Lc 24,32) lungo il nostro cammino di pellegrini, «apre il
nostro cuore alla comprensione delle Scritture» e ci aiuta a discernere, nella comprensione della nostra storia, la volontà del Padre (n. 64).
A tutti, grazie, buona domenica e felice ritorno alle proprie case e attività.
a cura di fra G. Claudio Bottini ofm
Santuario del Getsemani: i lavori già fatti, quelli che stiamo
facendo…
Il 7 dicembre 2007, abbiamo presentato al Custode e al suo Discretorio una lettera
con l’elenco dei lavori più urgenti che giudicavamo giusto fare e abbiamo chiesto il
loro parere per poter:
• - rifare i gabinetti pubblici,
• - istallare un generatore elettrico nuovo
• - e l’impianto di aria condizionata nella Grotta degli Apostoli.
Accettata la nostra richiesta, abbiamo potuto realizzare tutto questo usando in gran
parte i risparmi del convento, e, dove non siamo potuti arrivare, con l’aiuto dell’Economato. Oggi che tutti questi lavori sono finiti e stanno funzionando, vogliamo dire
un grande grazie al Custode e al suo Discretorio che ci hanno sostenuto ed incoraggiato.
Incoraggiamento che ci ha permesso di intraprendere subito dopo una pulizia profonda della sacrestia e del corridoio che la collega al convento, rinnovando completamente l’impianto elettrico, incassandolo nel muro e mettendolo a norma. Ci
abbiamo potuto provvedere a spese del convento.
Ora crediamo proprio sia arrivato il tempo di rimettere al loro posto le statue dei
cervi che per ben due volte erano state rubate. Per poter fare questo al riparo, per
quanto possibile, da future sorprese, abbiamo cominciato dall’impianto del sistema
di sicurezza allargandolo a tutto l’ambiente della chiesa e del convento, come ci ha
consigliato e incoraggiato fra Dobromir, Economo custodiale. Siamo molto contenti
che anche questo lavoro sia terminato bene e stia già funzionando, con controllo
computerizzato istallato nella stanza del Guardiano. Un secondo apparecchio di controllo è nella stanza della guardia notturna, e tutto l’impianto è così ben sistemato
che ne andiamo molto fieri!
Grazie! Anche ai nostri benefattori che ci hanno permesso con le loro offerte di
coprire gran parte delle spese. È così che questo caro e importante Santuario va ad
aumentare il suo splendore per arrivare a celebrare, nel 2024, il suo centenario. Sarà
un omaggio al grande Mistero di Amore che ci fa toccare con mano con le sue pietre,
211
ma anche un rendimento di grazie per la devozione e la fede dei primi cristiani e di
tutti i cristiani che ne hanno conservato il ricordo e lo hanno trasmesso, a quanti hanno lavorato per farlo così bello, a tutti quelli che continueranno a venire, pellegrini,
a pregare qui dove Gesù ha chiesto il sostegno della nostra preghiera.
Pace e bene a tutti dalla comunità del Getsemani.
fra Luis Garcia ofm
Guardiano di Getsemani
Concelebrazione con il Nunzio apostolico del Libano Mons
Luigi Gatti presso laTomba di Abouna Yacoub
14 giugno. Per recarsi al convento di Santa Croce si attraversa la cittadina di Jal
el Dib: è tutta decorata a festa con scritte che inneggiano a Abouna Yacoub e di suoi
grandi ritratti. Ci vado per una concelebrazione in onore del Servo di Dio che verrà
beatificato domenica 22.
Il convento di Santa Croce era stato fondato da Abouna Yacoub, e ospita infermi,
handicappati, sacerdoti anziani. È un po’ come la piccola casa del Cottolengo. Nella
cappella che conserva la sua tomba, suore e fedeli sono raccolti in preghiera prima
della Messa.
Con il Nunzio e i concelebranti rivestiti delle vesti liturgiche, preceduti dai chierici
cappuccini che serviranno la Messa, ci dirigiamo in processione alla piazza che è stata rinnovata in occasione della beatificazione, e ora si presenta tutta imbandiera con i
colori del Vaticano e del Libano. Gli altoparlanti trasmettono i canti della corale.
Sotto l’immensa croce innalzata da Abouna Yacoub una cinquantina di anni fa, sul
piazzale è stato eretto un palco dove saliamo anche noi, in rappresentanza delle 3 famiglie francescane presenti in Libano: il Provinciale dei Cappuccini, abouna Tanios
Rizik, fra Cesar Esseyan, ed il sottoscritto, Guardiano di Beirut, per la Custodia di
Terra Santa.
Molte Suore francescane della Santa Croce, che assicurano con la loro corale l’animazione dei canti, e altre suore rappresentanti la famiglia francescana, insieme a
molti terziari, e tanti fedeli attendono l’inizio della Messa, che sarà celebrata in francese.
Il Nunzio ha scelto la Messa del Corpo e Sangue di Cristo e nell’omelia spiega
tale scelta rivolgendosi alle Suore: Care suore, con molte attività state preparando
la festa per la beatificazione di Abouna Yacoub. Egli ha saputo unire preghiera e
attività. Abbiamo bisogno tutti della mensa della Parola e dell’Eucaristia per vivere
ed essere attivi nel portare il Vangelo agli uomini.
Alla fine della Messa si espone il Santo Sacramento, poi processionalmente si
212
raggiunge cappella della tomba, per lasciarlo all’adorazione dei fedeli fino alla sera
dell’indomani.
È così che abbiamo iniziato a pregustare la gioia della beatificazione di Abouna
Yacoub.
fra Joseph Costantin ofm
Beatificazione di Abouna Yacoub, francescano cappuccino
22 giugno: A Beirut viene beatificato Abouna Yacoub, OFM Cappuccino. Per prendere parte a questo festa arrivano al Convento di San Giuseppe fra Romualdo dal
Memoriale di San Paolo a Damasco, fra Firas Lutfi da Aleppo, fra Najib Ibrahim da
Gerusalemme.
La sera della vigilia facciamo un giro alla Piazza dei Martiri dove fervono i preparativi: i giovani della Croce Rossa stanno alzando alcune tende. Ci sediamo davanti
al palcoscenico sul quale è stato preparato un grande altare, il trono per il Cardinale
e delle poltrone per i prelati cattolici ed ortodossi invitati alla cerimonia. La corale
sta provando i canti della celebrazione, in arabo e in francese. La gente passa e per
curiosità si ferma un momento a guardare, come noi, tutti questi preparativi.
Domenica 22, alle 9 ci rechiamo a piedi in Piazza dei Martiri. Molta gente fin dal
mattino presto sfila sotto il nostro Convento, dove è stato messo, dall’esercito, un
punto di controllo. Le strade sono vuote di auto. Muniti di camice, stola, e cappellino! con la foto di abouna Yacoub ci facciamo strada, passando attraverso molti punti
di controllo.
Alcune impressioni sulla cerimonia della beatificazione:
- Trovo strano che la cerimonia si svolga in una zona che divide le due parti della
città, circa un mese fa teatro di aspri combattimenti, finiti provvidenzialmente il 22
maggio quando è stato firmato l’accordo che mette fine alla lotta armata. I contendenti liberano questa piazza che occupavano da un anno e mezzo. Viene eletto quasi
all’unanimità il nuovo Presidente del Libano.
Ora su questa piazza, la gente circola senza paura. Curiosa trasformazione che il
vescovo Bshara Ra’i attribuisce all’intervento di Abouna Yacoub proprio un mese
prima della sua beatificazione.
- La celebrazione si svolge in un clima di preghiera commovente. La moltitudine
di gente che riempie la piazza segue con devozione la cerimonia. Il Cardinale José
Martinez celebra la Messa in rito latino, in lingua francese. Le letture sono fatte in
arabo. La corale accompagna la cerimonia con canti polifonici, in latino, francese
e arabo. Il vescovo Mons Paul Dahdah del vicariato apostolico latino in Libano
presenta la domanda della beatificazione al cardinale Martinez... Segue la lettura
dei cenni biografici del Venerabile, fatta dal suo confratello Selim Rizqalla vice
postulatore della causa.
213
- Un lungo applauso esprime la gioia della folla quando il Cardinale dichiara, a
nome del Papa, che il Venerabile Abouna Yacoub è iscritto nella lista dei Beati e che
la sua festa ci celebrerà il 26 giugno.
- Il Vangelo viene proclamato dal Patriarca maronita il Cardinale Nasrallah Sfeir
che nella sua omelia dice: Il Beato riflette l’autentico volto del Libano, terra di accoglienza e di pacifica convivenza tra le varie parti della popolazione. Con l’intercessione del nuovo Beato e di tutti i Santi del Libano che questa terra torni ad essere un
modello di convivenza pacifica.
- Tra gli invitati in prima fila si notano il Presidente della Repubblica il maronita
Michel Soleiman, il Presidente della Camera dei deputati lo shiita, Nabih Berry, ed
il primo ministro sunnita, Fouad Siniora. Chiaramente quelle parole erano rivolte
anche a loro, oltre che al popolo libanese nelle sue varie fazioni.
La Messa prosegue con l’offerta dei doni che rappresentano il vasto campo di attività di carità di Abouna Yacoub: due bambini della prima comunione, un handicappato, infermieri, medici, un nipote del Beato con l’albero genealogico della famiglia,
il sindaco di Ghazir, della stessa famiglia del Beato, una suora anziana con la regola
scritta da Abouna Yacoub, inni e canti, scritti di ab. Yacoub, lo stemma dei Minori
Cappuccini presentato da fra Fadi Sarkis, lo stemma del TOS che il Beato ha istituito
e diffuso in Libano, infine la Madre Generale, suor Marie Makhlouf presenta una
croce con la reliquia del Beato.
Alla fine della Messa, il Ministro Generale dei Frati Cappuccini e la Madre Generale tengono due discorsi in cui tracciano la vocazione sia dei Frati Cappuccini
in Medio Oriente, sia quello delle Suore Francescane della Croce che comprende il
servizio alla gente più bisognosa di aiuto. Viene più volte ricordata la vocazione del
Libano alla convivenza pacifica, e i Martiri che in questa piazza sono morti per il
Libano.
Il Cardinale José Martinez, a nome del Papa incoraggia i Libanesi a seguire le
orme del nuovo Beato, autentico figlio di San Francesco.
Anche il Papa ricorda a Roma il nuovo Beato al termine della preghiera dell’Angelus auspicando con tutto il cuore che l’intercessione del beato Abuna Yaaqub, unita
a quella dei Santi libanesi, ottenga a quell’amato e martoriato Paese, che troppo ha
sofferto, di progredire finalmente verso una stabile pace.
Dopo la solenne benedizione, il canto Regina cœli iubila in arabo chiude la celebrazione. Tutti tornano alle proprie case, portando con sé gioia e nuova speranza per
l’avvenire del Libano ed anche quello dei cristiani non solo al Libano ma in tutto il
Medio Oriente per l’intercessione dei suoi santi che il Signore suscita perchè la Chiesa continui la sua missione apostolica nella Terra, che fu la culla del cristianesimo.
fra Joseph Constantin ofm
214
Nuova Cappella nel santuario della Conversione
Paolo Apostolo nel Memoriale, a Tabbalé-Damasco
di san
1. Il santuario della Conversione di san Paolo a Tabbalé-Damasco
Rassegna storica
Saulo nato a Tarso verso l’anno 8 d.C, da piccolo visse a Gerusalemme alla scuola
di Gamaliel. Da giovane prende parte attiva nel martirio di santo Stefano. Saul ritiene il cristianesimo un’intollerabile eresia. Ottenuta la licenza delle autorità religiose
di Gerusalemme, parte per Damasco per arrestare i cristiani della nuova comunità
o, piuttosto, i compagni del Protomartire, che dopo il suo martirio si erano fuggiti in
detta metropoli. Dopo una settimana circa di viaggio, stando ormai nelle vicinanze
delle mura della città, fu colpito dalla luce di Gesù Risorto che lo invitava a non più
perseguitarlo nei suoi discepoli. Accecato dalla luce divina e condotto per mano,
entra in città, ormai convertito. La conversione di Saul è considerata come uno dei
più grandi prodigi che la Grazia abbia operato in un uomo. Da allora il Cammino di
Damasco sarà il simbolo del cambio istantaneo dei propri personali progetti verso
ideali più sublimi.
Ma dove esattamente, vicino a Damasco, ebbe luogo la Visione? La tradizione
locale non è unanime e ci offre varie località: chi dice che fu a Daraya (distante 14
km. ad ovest di Damasco); chi a Merjisafra-Kiswe, a 17 km.; altri che fu sul Tell
Kawkaba, a 18 km., dove i crociati costruirono in seguito una cappella dedicata a
san Paolo. Ma la maggioranza degli studiosi credono che il luogo più probabile fu
el-Tell, chiamato anche es-Sakhra (nel nostro Memoriale), che si trova a 700 metri
a sud della Porta Orientale. Di fatto i pellegrini dei secoli VI (l’Anonimo piacentino), VIII (san Willibaldo) e XIV (Antonio da Cremona), tanto per citarne alcuni, ci
parlano del grande monastero di san Paolo sito pressappoco in questa località, dove
si recavano in pellegrinaggio. L’ultimo testimone è il pellegrino Mislim (Les Saints
Lieux, anno 1875) che ci ha lasciato scritto che a el-Tell anticamente vi era una chiesa, e che egli stesso vede ancora i resti di dodici pezzi di colonne caduti per terra in
una medesima direzione.
Nell’angolo NO del giardino del Memoriale di san Paolo, si trova un piccolo promontorio alto 80 cm., con una superficie piana di 4 m., largo 50 cm. e lungo15.
Sotto il promontorio vediamo una grotta adibita al culto da tempo immemorabile.
Il luogo si chiama el -Tell o es-Sakhra (la Roccia) o semplicemente la Grotta di
san Paolo
Promontorio e grotta si sono conservati intatti attraverso i secoli in mezzo ad una
zona agricola. I fedeli di Damasco hanno ritenuto questo luogo come un santuario
paolino ricordando confusamente il luogo della Visione e il luogo dove l’apostolo
avrebbe fatto una sosta di riposo e di preghiera durante la fuga precipitosa, subito
dopo la tragica calata dalle mura in un cesto.
215
Il basso promontorio si potrebbe considerare come un piccolo pezzo della via romana, ovvero la via regia, che dalla Porta Orientale di Damasco si dirigeva al Sud,
biforcandosi a Dar’a, per poi continuare con una verso la Decapoli, Petra, Aqaba, e
con la seconda verso Scitopoli e Gerusalemme. Era la via che ordinariamente prendevano gli ebrei della diaspora di Siria e Mesopotamia quando si recavano a Gerusalemme.
Secondo i registri parrocchiali di Bab Touma, vediamo che nel 1861, l’anno successivo al massacro della fraternità di Bab Touma, seppelivano intorno alla Roccia,
chiamandolo cimitero cattolico, o cimitero latino di Terra Santa o anche cimitero di
san Paolo.
2. La Cappella dell’anno 1925
Un poco prima dell’anno 1925, le autorità di Damasco hanno delimitato le parcelle
dei cimiteri cristiani della zona, la parrocchia latina ha avuto una parcella di 2000
m2 situata a una sessantina di metri a Ovest della Roccia, e da allora fino ad oggi ha
funzionato come cimitero della parrocchia latina di Damasco. Nell’antico cimitero
fu costruita, vicino alla Grotta di san Paolo, una cappella con l’aiuto della famiglia
Salim Khalat (anno 1925).
La Roccia, la Grotta e il giardino furono recintati da un muro e tutta la proprietà
fu riservata al santuario della Conversione di san Paolo, che sarebbe stato meta di
pellegrini. Alla suddetta proprietà fu assegnato un guardiano perché la custodisse e
aprisse la porta ai visitatori. Le guide turistiche, come fra Barnaba Meistermann ofm
e altri, hanno incluso i la Cappella e sue adiacenze nelle liste turistiche, procurando
di apportare documenti che ne provassero l’autenticità.
La fraternità della parrocchia di Bab Touma si rende in processione a questo luogo
ogni 25 del mese di gennaio, festa della conversione dell’Apostolo, e là celebrano
solennemente la santa Messa con il popolo e i pellegrini.
La Grotta è stata sempre ben tenuta e abbellita. Nell’anno 1953 fu messa una lapide in latino e in arabo che così recita: Locus Traditionalis Conversionis Sancti Pauli
Apostoli.
3. Il Memoriale di san Paolo
Nei giorni 4-6 di gennaio 1964, sua Santità Papa Paolo VI visita Gerusalemme
dove incontra Atenagoras, Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, che si scambiano
un fraterno e storico abbraccio, il primo dopo nove secoli di separazione. Nel mese
di aprile del medesimo anno, il Papa decide di fondare un’opera a Damasco che ricordi quell’abbraccio, perché con la protezione dell’apostolo Paolo, con l’operosità
e la preghiera si avanzasse nella strada dell’ecumenismo.
La Custodia di Terra Santa offre e mette a disposizione di Sua Santità il Papa il
santuario e il giardino della Conversione di san Paolo. Il Papa raccomandò all’ar216
chitetto Italo Viesi di progettare un santuario che desse l’idea di una tenda, simbolo
degli incontri. Il progetto fu affidato all’ingegnere Farid Awad. La decorazione della
chiesa si deve tutta ad artisti italiani, i quali prepararono opere in bronzo, vetrate e
mosaici di alto valore artistico. Tutto il complesso, chiesa e casa annessa, fu inaugurato il 23 giugno 1971.
Nel 1969 era stata stipulata una convenzione fra la Santa Sede e la Custodia di Terra Santa, che si apre con queste parole: Il Santo Padre Paolo VI ha curato l’erezione
del Memoriale di san Paolo per onorare la memoria dell’Apostolo delle Genti sul
luogo tradizionale che, presso Damasco, ricorda la conversione di Saulo di Tarso, e
dove sorgeva una modesta cappella. La direzione di esso è stata offerta ai Francescani di Terra Santa, i quali l’hanno accettata di buon grado...
Da allora al Memoriale risiedono un sacerdote francescano e una comunità di suore
(oggi sono tre suore delle Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria).
Tra le molte opere, oltre al servizio della chiesa, gestiscono l’opera dell’accoglienza
(Casa Nova), un dispensario di beneficenza, il catechismo e una scuola materna di
70 piccoli bambini.
Il Memoriale riceve la visita storica del Papa Giovanni Paolo II il 7 maggio 2001,
durante la quale il Santo Padre pronunziò una significativa allocuzione.
Il defunto fra Marco Adinolfi ofm scrisse nell’anno 2002 un foglietto sul Memoriale dove tratta con maestria e devozione i diversi temi del santuario.
4. La nuova cappella del santuario della Conversione dell’Apostolo
È stata inaugurata il 29 giugno 2008, il giorno che diede inizio all’anno giubilare
paolino del secondo millennio della nascita.
La nuova cappella ingloba tutto il santuario della Visione: il promontorio, la Grotta, e offre la possibilità di celebrare nel santuario la santa messa con l’assistenza di
circa un centinaio di fedeli.
Quando fu costruita la grande chiesa del Memoriale, il santuario della Grotta restò
quasi in penombra, in secondo luogo. Poi in questi ultimi anni la Grotta ha subito infiltrazioni d’acqua, tanto dalla strada esterna come sul fianco dalla parte del giardino.
Era quindi già da qualche anno che si pensava di coprire tutto il santuario e poterlo
sistemare perché i gruppi di peregrini potessero celebrarvi l’eucaristia.
Nell’anno 2005 fu affidato a fra Michele Piccirillo ofm, presidente della Commissione custodiale per l’arte sacra, l’incarico di progettare un nuovo assetto del santuario degno del decoro e della bellezza di quelli già affidati da secoli alla Custodia di
Terra Santa. Da allora in poi, fra Michele, assieme gli architetti Luigi Leoni e Chiara
Roveri dello Studio ricerche di Arte Sacra fra Costantino Ruggeri ofm di Pavia, Italia, faranno i piani d’un progetto che ingloba tutto l’insieme del santuario.
217
Il primo lavoro fu il riassetto della parte della strada per impedire le infiltrazioni
d’acqua, per tal motivo fu scavata lungo il Santuario una fossa di 5 m. di profondità,
costruendo un muro isolante lungo il Santuario, fatto di cemento rivestito in catrame.
Poi, una volta ottenuto il beneplacito del Custode (…) e il permesso del Municipio,
si è dato inizio all’esecuzione del progetto degli architetti sopra menzionati, affidandola agli ingegneri locali Pierre Track, come responsabile della corretta esecuzione
dei lavori, e a Mouhsen Zedo come appaltatore. I lavori si prolungarono oltre il tempo previsto (quasi un anno e mezzo), ma bisogna tener presente che non fu affatto un
lavoro facile, non si è trattato di una costruzione convenzionale, di muri lineari, ma
sono entrati in gioco parecchi e diversi elementi imprevisti, che alle volte risultavano
quasi incompatibili con il piano generale del progetto. Ciononostante il giorno 28
giugno 2008 il progetto fu pienamente e totalmente realizzato, e il giorno successivo
fu inaugurato e aperto al culto e alle visite dei peregrini.
La Grotta: le superficie laterali furono rivestite di pietre dure tanto per impedire il
continuo smembramento quanto per dare al tutto un senso di arcaicità. Si sostituì di
fatto l’antico pavimento di cemento con pietre antiche, provenienti dal pavimento
d’una casa di inizio di secolo di Kafr Dubbin. L’altare, il leggio, i sedili per il celebrante, i concelebranti e gli inservienti al rito della messa sono blocchi di pietra, segati o levigati soltanto nella parte superiore. Nel fondo è stato rimesso il bassorilievo
in marmo che rappresenta la caduta di Saulo durante la Visione, e che apparteneva
alla cappella dell’anno 1925. Il soffitto del tetto della grotta lo si è lasciato nel suo
pristino stato, come pure si è conservata per intero la superficie piana del promontorio, giacché si considera come un troncone della via romana dove ebbe appunto
luogo la Visione.
Ai due lati del promontorio, in fondo, sono state sistemate le due lapidi di marmo
(prese dalla cappella dell’anno 1925), su cui sono stati scolpiti lo stemma dell’Ordine Francescano e della Custodia di Terra Santa.
Di fronte la grotta sono stati costruiti 6 gradini in semicerchio, su cui possono sedersi più di cento fedeli. Sotto i gradini sono state ricavate due piccole sacrestie.
Come criterio generale si è voluto conservare nel suo stato primitivo tutta l’area
della grotta e il promontorio. Sono stati aggiunti solamente i lavori in pietra per conferire al tutto una parvenza di grotta. I gradini e il resto sono tutti roba nuova, come
pure le pietre ben levigate e bianche.
I muri esterni: costituiscono la parte più originale. Si tratta d’un grande quadrato
irregolare, costruito con pietre sul medesimo stile del rivestimento dell’interno della
grotta, combinandolo con zone costruite in alluminio oscuro e vetro che illumina
l’ambiente con luce naturale. Riguardo al tetto, è stato costruito in materiale sintetico, relativamente leggero, che protegge dalla pioggia e isola dal freddo e dal caldo.
218
Oltre i muri all’esterno, si ha un prolungamento di circa 1 m. e mezzo che sporge
verso l’alto, conferendo a tutto il complesso una certa eleganza e una sorta di simbologia di un ovile.
Questo scritto è accompagnato da un album fotografico che renderà più comprensibile la presente descrizione.
Come già si è detto sopra, dopo aver costruito la grande chiesa nel 1971, la grotta
è rimasta quasi in secondo piano. Allora per creare un nesso di continuità tra il Santuario e la chiesa si è creato un ambiente come una sorta di piazza con un imponente
monolito (di 25 tonnellate) su cui è stata scolpita la scena della caduta da cavallo. In
tal modo si è realizzata una certa unione e continuità del Santuario della chiesa, che è
orientata verso la grotta, e la grotta stessa nella sua facciata principale, ovvero quella
dell’Est che guarda alla chiesa. Gli scultori del grande monolito (il maestro Vincenzo
Bianchi coadiuvato dalla sua équipe) hanno voluto creare sin dall’inizio del piazzale
della chiesa, all’ingresso dalla strada dell’Est, altri 4 monoliti, un po’ più piccoli e
leggermente lavorati con la figura del Cristo e di san Paolo, arricchiti con simboli
cristiani antichi della Siria, con il sole e la luna, scaglionati lungo una strada lastricata di pietre nere in basalto come le strade dei quartieri antichi di Damasco. Nel muro
Nord della chiesa, parallelo ai monoliti, sono scritti nelle lingue sacre: greco, latino
e arabo i versetti degli Atti degli Apostoli (At 9,3-8), dove si parla della Visione.
Pur se i lavori sono stati lunghi, siamo soddisfatti del progetto e crediamo che è
venuto alla luce una costruzione degna d’un santuario di san Paolo.
Tutti questi locali sono stati aperti al pubblico il 29 giugno 2008, con la solenne
benedizione di fra Rachid Mistrih ofm, rappresentante del Custode. Durante la medesima cerimonia, S.E. il Vicario Apostolico dei Latini e il Nunzio Apostolico hanno
letto il messaggio che Sua Santità il Papa aveva inviato in occasione dell’inaugurazione, e hanno proclamato qui al medesimo tempo l’inizio dell’anno Giubilare
Paolino.
Tutto l’ambiente invita a visitare il santuario in un clima di raccoglimento e di
devozione. Deo Gratias!
Damasco, 30 giugno 2008
fra Romualdo Fernandez ofm
Inaugurazione
della nuova cappella del santuario della
conversione di san Paolo (Tabbalé-Damasco)
il 29 giugno 2008, inizio dell’anno giubilare di san Paolo.
La proclamazione dell’anno santo paolino nel secondo millennio dalla nascita
dell’Apostolo, coinvolge pienamente le nostre fraternità francescane di Damasco,
custodi del Memoriale di san Paolo, luogo della sua conversione; della Casa di san
Anania, luogo e simbolo della primitiva comunità cristiana di Damasco che lo riceve
219
nel suo seno e lo istruisce nella fede di Gesù; e della parrocchia latina che dall’inizio
fu eretta sotto la protezione di san Paolo.
In quest’ultimo anno si è ristrutturato il santuario della Conversione dell’Apostolo
delle Genti, sito a OVEST della chiesa del Memoriale, inglobando in una cappella
il piccolo promontorio roccioso, ritenuto come un resto della Via romana, e la sottostante Grotta Sacra, provvedendola d’un altare perché si potesse celebrare la santa
messa, e di fronte 6 spaziosi gradini per i fedeli. Si è voluto far coincidere l’inaugurazione di questa cappella con l’inizio dell’anno giubilare dell’Apostolo.
S.E. Mons. Giuseppe Nazzaro, Vicario apostolico dei Latini, aveva deciso di fare
una solenne concelebrazione nella chiesa del Memoriale nel giorno 28 giugno, in
concomitanza con l’inizio dell’anno santo, volendo in tal modo fare coincidere detta
concelebrazione con la solenne celebrazione papale nella basilica di san Paolo extra
mura di Roma. Ma per convenienze ecumeniche delle chiese di Damasco, fu stabilito che detta sacra funzione fosse celebrata il 29 giugno 2008 alle ore 19,30. Questo è
il testo dell’invito che fu inviato alle comunità religiose di Damasco:
« Année Jubilaire de l’Apôtre Saint Paul
À l’occasion de la proclamation de l’Année Jubilaire de l’Apôtre Saint Paul
(2000 ans de sa naissance), S.E. Mgr. Giuseppe Nazzaro, Vicaire Apostolique
des Latins en Syrie, présidera une solennelle concélébration eucharistique en
présence de S.E. Mgr. Giovanni Morandini, Nonce Apostolique, qui aura lieu
le dimanche 29 juin à 19h30 à l’église du Mémorial du Saint Paul (Tabbalé-Damas). Suivra la Messe une procession aux flambeaux au sanctuaire traditionnel
de la Conversion de l’Apôtre, et là, après la bénédiction de la nouvelle chapelle,
les deux prélats proclameront l’Année Jubilaire de Saint Paul.
Votre présence sera bien agrée. »
Come già detto, si è procurato di fare coincidere la proclamazione dell’anno giubilare paolino con l’inaugurazione della nuova costruzione del Santuario, invitando
per questa grande occasione il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa,
Custode di Terra Santa, perché presiedesse personalmente la cerimonia dell’inaugurazione della nuova cappella. Ma poiché in questo giorno, ovvero il 29 di giugno,
il Custode aveva assunto precedenti impegni in sede che non poteva assolutamente
disattendere, delegava per l’occasione fra Rachid Mistrih, Discreto di Terra Santa.
La santa messa ebbe inizio alle ore 19,30. La chiesa del Memoriale era strapiena
dei fedeli, tra i quali risaltava l’elevato numero di suore delle comunità femminili di
Damasco. Concelebravano con S.E. Mons. G. Nazzaro, S.E. Mons. Giovanni Battista Moranti, Nunzio Apostolico in Damasco, dodici sacerdoti tra cui fra Rachid rappresentante del Custode, padre Khalil Arad, lazarista, presidente della commissione
del Vicariato latino per l’anno santo paolino. Era pure presente S.E. Mons. Joseph
220
Arnauti, vescovo armeno-cattolico di Damasco.
La santa Messa si svolge in un clima di festa e di solennità. Finita la concelebrazione eucaristica, inizia la processione, aux flambeaux, alla nuova cappella del
Santuario tra l’incenso, la croce, i candelieri, i chierichetti, i concelebranti, la schola
cantorum e il popolo. Animava il corteo il gruppo di scouts della parrocchia latina di
Bab Touma che con la loro orchestra e presenza hanno abbellito tutta la funzione.
Arrivati alla nuova cappella, fra Rachid, a nome del Custode, scioglie il nodo del
nastro e tutti entrano negli ambienti ristrutturati. Fra Rachid benedice con acqua
santa ed incensa i locali e il popolo, e poi pronunzia il seguente discorso-messaggio
con entusiasmo e fervore:
“Sua Ecc. Rev. ma Giovanni Morandini
Sua Ecc. Giuseppe Nazzaro, Vicario apostolico per la Siria
Eccellenze Reverendissime
Carissimi Padri e confratelli, carissime sorelle
Cari fratelli e sorelle
Pace e Bene
A nome del Reverendissimo Padre, fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di
Terra Santa, Voglio esprimere la mia gioia e fierezza in questa occasione così
cara: l’inaugurazione di questo santuario santo che ci ricorda la conversione di
San Paolo sulla via di Damasco.
Veramente è un dono immenso che ci fa Dio Padre, appunto perchè questa
celebrazione coincide con le celebrazioni del nostro Ordine in occasione del VIII
Centenario di fondazione, e anche nello stesso tempo, la visita di San Francesco
in Terra Santa nell’anno 1219. Da quel tempo in poi, i figli di San Francesco non
hanno cessato di essere presenti, in maniera continua, in questi luoghi, compiendo una missione che si riassume in tre punti:
1. La custodia e la conservazione dei luoghi santi: sono i luoghi della nostra
redenzione, in cui si è manifestato l’amore di Dio per noi, e che il Papa Paolo
VI chiamò: il Quinto Vangelo.
2. La cura pastorale della Chiesa locale e lo sviluppo spirituale e materiale
dei cristiani. Lavorando per la diffusione della cultura di convivenza e di dialogo
e l’apertura e accoglienza dell’altro, nello spirito di mansuetudine e semplicità
e umiltà, come voleva San Francesco nella Regola che confermò Papa Onorio
III.
3. L’accoglienza dei pellegrini da tutto il mondo e facilitare la loro visita ai
Luoghi Santi, e fornire loro tutto il necessario per ottenere le grazie e le bene221
dizioni.
D’altro lato, coincide questo evento con il cammino indicato dalla Chiesa
universale, nel dedicare quest’anno a San Paolo, apostolo delle genti, colui che
consacrò la sua vita per la causa del Vangelo.
Ecco allora, i lavori di restauro e di costruzione effettuati in questi santuario
sono conferma che la Custodia presta un grande interesse per i luoghi santi, specialmente per questo luogo in cui apparve Gesù a Saulo, e lo trasformò da persecutore a apostolo delle genti (At 9,1-8). Possa questo santuario rimanere luogo
di pellegrinaggio e di benedizione per chi lo visita. Con il desiderio che possa
diventare, insieme alla Chiesa accanto e al convento, luogo testimone dell’unità
dei cristiani, membra del corpo mistico di Cristo.
Qui e in Damasco, la città che accolse San Paolo e vide la partenza del suo
messaggio, voglio pregare Iddio perché rimanga, come è ora, la Capitale della
cultura araba, capitale della pace e della convivenza e della ricchezza di varietà
di religioni lungo tutta la storia.
Con tutta fierezza voglio ringraziare il governo siriano e il ministero del turismo che hanno mostrato un grande interesse per i luoghi santi paolini in questa
città. Prego Iddio che protegga questo paese, Siria, e che colma il Presidente
Bashar e i collaboratori suoi, con ogni benedizione e grazia celeste.
Infine, rivolgo un grazie particolare a tutti coloro che hanno contribuito per la
riuscita di questo progetto: frati, ingegneri, tecnici, operai e benefattori. Ricordo
in modo speciale fra Romualdo Fernandez il superiore del convento, e fra Michele Piccirillo il direttore del progetto.
Vi ringrazio per la vostra partecipazione in questa gioiosa occasione. Preghiamo Dio, perché per intercessione di San Paolo, in quest’anno santo, ci faccia
vivere e camminare sulle sue orme nella sua sequela eroica di Cristo, e possiamo
ripetere con fierezza insieme a lui: Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in
me (Gal 2,20).
Vi auguro un anno di bene e di benedizione per tutti
Damasco, santuario della Conversione di San Paolo 29 giugno 2008.
fra Rachid Mistrih.
Finito di leggere il bel discorso, clero e fedeli battono a lungo le mani.
In seguito, S.E. il Nunzio Apostolico legge in italiano il messaggio che Sua Santità
il Papa ha inviato al Vicario Apostolico per la circostanza dell’apertura della Cappella della Conversione:
222
Ecc.mo mons. Giuseppe nazzaro
Vicario apostolico dei latini
Damasco - siria
Occasione solenne benedizione nuova cappella san Paolo in damasco sommo pontefice spiritualmente partecipe, comune gioia per evento che avviene
nel contesto celebrazioni anno paolino mentre formula fervidi voti augurali
Tarso continui
Cristo redentore et annuncio convinto buona novella invia at vostra eccellenza, at benemeriti padri
affinchè eredità cristiana tramandata dal grande apostolo di
at alimentare saldo impegno quotidiano di adesione at
grancescani et comunità latina di siria at concelebranti et partecipanti tutti
sacro rito implorata benedizione apostolica propiziatrice copiosi doni celesti
Cardenale tarcisio bertone
segretario di stato di sua santità
Si ripete la lettura del messaggio tradotto in arabo, e subito dopo S.E. Mgr. G.
Nazzaro, annunzia solennemente l’inizio dell’anno giubilare paolino, proclamato da
Sua Santità il Papa, promulgando i privilegi delle indulgenze che si possono lucrare
in questo luogo paolino durante tutto l’anno. Dopo la benedizione solenne finale
impartita dalle Loro Eccellenze, si passa nel cortile della chiesa, dove ha luogo lo
scambio di saluti tra i fedeli e il clero.
Anima l’ambiente con molta perizia l’orchestra musicale degli scouts.
Con questa funzione inizia per il Memoriale una nuova tappa per il culto e i pellegrini che si recheranno in visita al Santuario.
fra Romualdo Fernandez ofm
223
Indice
Dalla Segreteria di Stato
3
Nomina del Custode a Consultore della consultore della Commissione per i Rapporti
Religiosi con l’Ebraismo
3
Dalla Congregazione per le Chiese Orientali
4
Lettera ai Vescovi in occasione della “Colletta per la Terra Santa” Quaresima 20084
Allegati:5
Dalla Curia Generalizia
Nomina di fra Eugenio Alliata, professore straordinario
Nomina di fra Enrique Bermejo, professore straordinario
Nomina di fra Massimo Pazzini, professore ordinario
Nomina di fra Leslaw Daniel Chrupcala, professore ordinario
Dall’Assemblea degli Ordinari di Terra Santa
L’Anno paolino
11
11
12
12
13
14
14
Dalla Curia Custodiale
16
Dal Discretorio del 17 gennaio – Gerusalemme/San Salvatore
16
Dal Discretorio del 5 marzo – Gerusalemme/San Salvatore
17
Dal Discretorio del 5 aprile – Ramleh
18
Dal Discretorio dell’8 maggio - Gerusalemme/San Salvatore
19
Dal Discretorio del 5 giugno - Gerusalemme/San Salvatore
20
Professione solenne21
Ordinazioni diaconali22
Ordinazioni sacerdotali22
Ministeri istituiti23
Uscita dal postulandato23
Data dei Capitoli zonali della Custodia23
Redazione di una Relazione sulla vita delle Fraternità25
Anno San Paolo28
Convocazione del Discretorio di luglio31
Lettera del Custode per la nomina del Visitatore per la Siria e il Libano
33
Accoglienza del Card. Foley36
Visita del Card. Leonardo Sandri in Terra Santa38
Attentati a Gerusalemme
44
Omelia del Custode per l’anniversario di Pontificato di Papa Benedetto xvi45
Presentazione del Custode per l’inaugurazione dell’organo di San Salvatore
48
Parole del Custode per l’inaugurazione del nuovo organo di San Salvatore
49
Il saluto del Custode all’ingresso di S.B. Fouad Twal al Santo Sepolcro50
Il saluto del Custode all’ingresso di S.B. Fouad Twal a Betlemme51
Onorificenza
52
III Convegno Formatori della Custodia di Terra Santa a Roma e Assisi52
Comunicazione della Delegazione di Terra Santa a Roma55
Formazione Permanente - Avviso per i Parroci e Direttori di Scuola56
Comunicati da San Pietro in Giaffa
56
224
Avvisi dall’infermeria
57
Lavori presso l’infermeria di San Salvatore
58
Agenda del Custode di Terra Santa58
Nuovo commissario di Terra Santa60
Sorella Morte
61
Fra Nicola Tolu ofm61
Fra Castor García ofm61
Fra Francis Hugh O’Neill ofm63
Fra Gabriele (Diego) Balducci ofm63
Sig. Patrick Anthony Flanigan64
Fra Onorio (Pietro Paolo) Pontoglio ofm64
Sig. Bichara Saliba65
Fra Danillo Marques da Silva ofm65
Cronaca custodiale
67
Capodanno in preghiera67
Epifania 2008 a Betlemme: i popoli stranieri diventano concittadini dei santi67
Ingresso solenne del Cardinale Foley al Santo Sepolcro69
La Terra Santa accoglie gli animatori vocazionali dell’Italia
70
Il Presidente George W. Bush a Betlemme
71
Il Presidente George W. Bush visita Cafarnao
72
Al Terra Sancta College di Gerusalemme si inaugura il Franciscan Multimedia Center73
L’esercizio dell’autorità al servizio della fraternità; Incontro di Formazione per i
Guardiani
74
Un nuovo sacerdote per la Custodia
76
Visita del Presidente israeliano Simon Peres a Nazareth
76
Visita del Ministro generale in Libano
77
Cronaca della visita del Ministro Generale e del Custode di Terra Santa in Siria 80
Convegno dei formatori e animatori vocazionali della Custodia82
Il Cardinale Leonardo Sandri in visita a San Salvatore83
Visita del cardinale Sandri: “È Pasqua perché sei venuto a trovarmi”85
Un gruppo speciale in visita a San Salvatore86
A Roma, l’ordinazione di nuovi diaconi
87
“Via Crucis” per la pace lungo le vie di Betlemme88
La conferenza episcopale svizzera in pellegrinaggio in Terra Santa
89
Domenica delle Palme 2008: “Dove potrebbe andare Gesù?”
91
Giovedì Santo a Gerusalemme: “È troppo forte!”
91
La gioia di un Venerdì Santo a Gerusalemme
92
La vigilia di Pasqua al mattino presto… del sabato
93
Cronaca della Settimana Santa a Harissa
94
Ingresso di Mons. Sabbah a Nazareth, per la solennità dell’Annunciazione
97
La Custodia saluta un amico: il padre Pierre Grech
97
Santa Messa per il terzo anniversario dell’elezione del Santo Padre
99
Benedizione del nuovo grande organo di San Salvatore
100
Mons. Paolo Urso inaugura in Siria l’ambulatorio della parrocchia di Knayeh 102
Capitoli Regionali di Galilea e di Giudea
103
Il sito Internet della Custodia di Terra Santa e la sua frequentazione
104
225
Strumenti musicali dalla Cina
Pentecoste 2008 a Gerusalemme
Visita di mons. Paul Dahdah, vescovo dei Latini in Libano
Nella sala dell’Immacolata un’orchestra di medici tedeschi
Le Visitazioni di Ain Karem
Chiusura dell’anno scolastico a Tripoli
Festa di Sant’Antonio a Tripoli Marina (Libano)
Mons. Sabbah passa a Mons. Twal il pastorale di Patriarca di Gerusalemme
La Custodia festeggia la fedeltà a Dio e i suoi frati giubilari
Il presidente francese N. Sarkozy in visita alla Basilica di Betlemme
Ingresso solenne a Betlemme di Mons. Twal, nuovo Patriarca di Gerusalemme
105
105
106
107
107
108
109
110
112
113
114
Formazione permanente
117
Diventare preghiera. Fratelli nell’esperienza di Dio
117
La Parola di Dio rivelatrice della vocazione (I)
129
La Parola di Dio rivelatrice della vocazione (II)
131
Riflessione per la giornata di formazione dei Santuaristi: Il santuario, dimora di Dio135
L’annuncio del Vangelo in Paolo
140
Giubileo Paolino: 34º corso di aggiornamento biblico-teologico dello SBF
148
Relazione di fra Carlo Serri per i Capitoli Zonali di Galilea e Giudea
Introduzione: il senso di un incontro
1. “Sono stato afferrato da Cristo”. L’incontro personale con il Signore
2. “Per me vivere è Cristo”. centralità dell’atto di fede
3. “Un cuore solo e un’anima sola”. Una comunità testimone della vita nuova
Programma
Sintesi dei lavori di gruppo
151
151
152
154
155
157
157
Varia
168
FFHL Presents Gift to the Custody
168
Franciscan boys Home/ Bethehem
168
Il Natale in Terra Santa: una chiamata alla riconciliazione
169
Vatican Embassy in us host benefit dinner for FFHL
172
Sul Monte Nebo sono iniziati i lavori di copertura del Memoriale di Mosè
174
Novità nell’Aula magna dello Studium Biblicum Franciscanum
175
Amici di Terra Santa: Aiutiamo Gerusalemme e i Luoghi Santi
175
Betlemme: Terminato il restauro della Cappella di Sant’Elena
177
Opera Napoletana Pellegrinaggi. 1948-2008: 60 anni al servizio dei Pellegrini 179
La sfida del dialogo con l’Islam
180
Let these people stay. Franciscans are trying to stop the Christian exodus- and a Jew
is one of the anchorman!
182
Card. Sandri: preghiera e pellegrinaggi per aiutare i cristiani in Medio Oriente 185
Il laicismo colpisce anche alcune zone della Terra Santa
186
Messaggio pastorale della Conferenza episcopale svizzera in visita in TS
187
Intervista a Mons. Sabbah: L’ostacolo alla pace è la paura della pace
188
Intervista a Mons. Fuad Twal: Voglio seminare la gioia di vivere
192
Volontari in Terra Santa
198
Verso il Giubileo Paolino: 34º corso di aggiornamento biblico-teologico 199
226
Canosa ricorda un suo cittadino illustre: fra Sabino De Sandoli201
A Roma: corso per animatori francescani di GPSC202
Passata la Crisi204
Giornata di Studio sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa204
Santuario del Getsemani: i lavori già fatti, quelli che stiamo facendo...
211
Concelebrazione con il Nunzio del Libano presso la Tomba di Abouna Yacoub 212
Beatificazione di Abouna Yacoub, francescano cappuccino
213
Nuova cappella nel santuario della Conversione di san Paolo Apostolo nel Memoriale,
a Tabbalé-Damasco215
Inaugurazione della nuova cappella del santuario della conversione219
Indice 224
227