FAS - DPS Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica

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FAS - DPS Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica
Selezione di
interventi realizzati
nelle Regioni con il
Fondo per le Aree
Sottoutilizzate (FAS)
3^ Edizione - Maggio 2011
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Il lavoro è stato realizzato dal Dr. Sergio Parrella con il
supporto dell'RTI Roland Berger – Accenture
Direzione Generale per la Politica Regionale Unitaria
Nazionale – Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione
Economica – Ministero dello Sviluppo Economico
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Prefazione
Anche questo anno siamo al FORUM P.A. per presentare una selezione di interventi
infrastrutturali significativi realizzati sul territorio del nostro Paese grazie all’utilizzo delle
risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS).
La presente pubblicazione, elaborata per il FORUM P.A. 2011, in continuità con i lavori
già predisposti per gli eventi degli anni precedenti, intende presentare una terza
selezione di interventi realizzati od in corso di realizzazione, interamente o parzialmente
finanziati con le risorse del FAS.
Su invito della nostra Amministrazione, le Regioni e le Province Autonome hanno
generalmente selezionato tre interventi attraverso i quali comunicare ai cittadini, in
maniera diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state investite in ambito
territoriale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
A differenza di quanto avvenuto in precedenza, l'obiettivo di questo anno è di
"raccontare una storia", mediante una trattazione più diffusa degli aspetti distintivi /
peculiari del progetto. Accanto alla tradizionale descrizione dell’intervento e dei benefici
da esso derivati, si è tentato di rappresentare ulteriori aspetti (ad esempio: la genesi del
progetto, il piano di realizzazione, le criticità incontrate). Anche questa edizione è
corredata da immagini, precedenti e successive alla realizzazione del progetto, con
l’obiettivo di fornire una rappresentazione visiva di quanto descritto.
Questi interventi sono un piccolissimo campione delle migliaia di interventi che con il
finanziamento del FAS hanno contribuito allo sviluppo, alla crescita ed alla promozione
delle aree sottoutilizzate del Paese.
Il processo di programmazione è partito nel 1999, con l’individuazione delle priorità
territoriali sottoscritte nelle “Intese Istituzionali di Programma” tra il Presidente del
Consiglio dei Ministri ed i Governatori di ciascuna regione o provincia autonoma. Gli
obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso
interventi ricompresi negli oltre 700 “Accordi di Programma Quadro” (APQ) nei settori
della mobilità, del ciclo dell’acqua, della difesa del suolo, dello sviluppo locale, dei beni
culturali, delle aree urbane, della società dell’informazione e della ricerca.
L’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere
operativa la volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli
specifici interventi necessari al perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la
coerenza programmatica con la programmazione comunitaria, statale e regionale.
In questa cornice le risorse FAS sono state l’elemento che ha permesso di
implementare gli obiettivi prefissati ed hanno di fatto costituito l’elemento catalizzatore di
ulteriori risorse regionali, nazionali e private che sommate hanno qualificano lo sforzo
comune per realizzare le politiche di sviluppo.
La pubblicazione è consultabile sul sito del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione
Economica, all’indirizzo http://www.sviluppoeconomico.gov.it.
Si ringraziano le Regioni e le Province Autonome che con la loro fattiva collaborazione
hanno permesso la realizzazione della presente raccolta.
3
Indice
Abruzzo
9
Basilicata
28
Provincia Autonoma di Bolzano
43
Calabria
55
Campania
72
Emilia Romagna
85
 Le priorità perseguite
 Sulmona – Impianto per il recupero e la valorizzazione dei rifiuti provenienti dalla
raccolta differenziata
 “SP 43/A di Intermesoli – Sistemazione movimento franoso e rifacimento opere d’arte”
 Ortona – Lavori di completamento e prolungamento del nuovo Molo Nord del Porto




Le priorità perseguite
Realizzazione area attrezzata accoglienza Campers – Comune di Matera
Creazione di spazi laboratorio – Centri per la creatività
Complesso S. Maria d’Orsoleo – Completamento dei lavori ed allestimenti per
museo ed attività sociali
 Le priorità perseguite
 Predisposizione di un portale d’accesso per i servizi pubblici locali nella Provincia
autonoma di Bolzano (Portale E- GOVERNMENT – E-GOV 01)
 Realizzazione di un nuovo impianto di acque potabili ed antincendio “Monte
Marcino/Martscheinberg” nel comune di San Pancrazio/Val d’Ultimo
 Le priorità perseguite
 Acquedotto del Menta – Opere di completamento dell'opera di presa e della galleria
di derivazione
 Strada Provinciale SS 280 Germaneto – Catanzaro Lido
 Le priorità perseguite
 Vico Equense – Impianto di depurazione di Punta Gradelle
 Completamento della Metropolitana Regionale – Ferrovia Metrocampania NordEst. Tratta Piscinola – Aversa Centro
 Pozzuoli – Recupero e valorizzazione del Rione Terra




Le priorità perseguite
Sistema degli attraversamenti appenninici nell’area forlivese – cesenate
Riqualificazione ambientale e funzionale della Sacca di Goro
Riduzione del Digital Divide – Servizi infrastrutturali per l’accesso in banda larga ad
Internet
4
Indice
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
101
Lazio
114
Liguria
132
Lombardia
144
Marche
161
Molise
182
 Le priorità perseguite
 Applicazione delle Nanotecnologie alla Biomedicina
 Tolmezzo (UD) – Progettazione ed esecuzione dei lavori di adeguamento del
sistema depurativo consortile comunale
 Gorizia – Lavori di recupero e riqualificazione urbana della Piazza Sant’Antonio
 Le priorità perseguite
 “Superstrada Sora – Frosinone” – V lotto, 1° e 2° stralcio funzionale
 Tarquinia – Valorizzazione delle necropoli tramite itinerario archeologico dei grandi
tumuli (cd. Via dei Principi)
 Cittaducale – Recupero e valorizzazione delle Terme di Cotilia, dette Terme di
Vespasiano
 Le priorità perseguite
 Genova – Realizzazione Metropolitana nella tratta De Ferrari – Brignole
 Le priorità perseguite
 Valtellina – Sistema Informativo Territoriale Integrato per la Gestione di Servizi
(Comunità Montana di Tirano e Comunità Montana di Sondrio)
 Malonno e Sonico – Consolidamento versanti e regimazione delle acque a difesa
degli abitanti e della ferrovia Brescia Edolo
 San Benedetto Po (Mantova) – Restauro, adeguamento funzionale e valorizzazione
dell’Abbazia
 Le priorità perseguite
 Marche – Imprese e conoscenza: la ricerca e l’innovazione come leva per lo
sviluppo del sistema regionale
 MARCHEWAY – La Rete a ponti radio della Regione Marche
 Piattaforma logistica delle Marche – Potenziamento delle infrastrutture
 Le priorità perseguite
 Isernia – Realizzazione di prefabbricati in legno, antisismici da adibire ad edifici
scolastici comunali nella località di San Lazzaro
 Campobasso – Acquisto e adeguamento sede regionale (immobile ex Enel)
 Frosolone, Duronia e Civitanova del Sannio – Collegamento tra fondo valle Trigno e
fondo valle Biferno
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Indice
Piemonte
197
Puglia
216
Regione Autonoma della Sardegna
230
Regione Siciliana
245
Regione Toscana
256
 Le priorità perseguite
 Trofanello (To) – Nodo di interscambio – Progetto MOVIcentro
 Venaria – Centro per la conservazione ed il restauro dei Beni Culturali “La Venaria
Reale”
 Torino – Riqualificazione edificio industriale “ex Incet” per la creazione di un centro
polifunzionale e di servizi integrati per la collettività
 Le priorità perseguite
 Lecce – Biblioteca Provinciale “N. Bernardini”
 Manfredonia (FG) – Realizzazione del Laboratorio Urbano Culturale (LUC) dal
recupero dell'ex mercato ittico
 Progetto strategico di Ricerca – Valutazione del rischio da frana nei centri urbani
 Le priorità perseguite
 Comune di Carbonia – Stazione intermodale passeggeri, integrazione treno-bus ed
interventi di sostegno alla pendolarità
 Villasimius (CA) – “Interventi di risanamento dei sistemi dunari degradati ed
organizzazione dell’accessibilità per la fruizione della spiaggia
 “Adeguamento funzionale S.S. 125 Tronco Terramala Capo Boi - 1° e 2° lotto” (da
Cagliari a Tortolì)
 Le priorità perseguite
 Comiso – Opere ed infrastrutture civili ed impiantistiche per la realizzazione di un
aeroporto civile di II livello
 Metroferrovia Messina-Giampilieri
 Le priorità perseguite
 Toscana – Interventi per l’adeguamento e la messa in sicurezza della viabilità di
interesse regionale e per liberare i centri abitati dal traffico di attraversamento
 Toscana – “Infrastrutture socio – educative per lo sviluppo locale”
 Toscana – Luoghi della cultura fuori dai centri abitati
 Lavori di recupero della Villa Castello Smilea – II Integrativo APQ Beni e Attività
culturali – Intervento BC2-013
 Complesso dell’Abbazia di San Rabano, Torre di Castelmarino, Fattoria Granducale
e Granaio Lorenese
6
Indice
Provincia Autonoma di Trento
280
Regione Umbria
298
Regione Autonoma Valle d'Aosta
320
Regione Veneto
339
 Le priorità perseguite
 Romallo e Cloz (TN) – Lavori di sistemazione e allargamento della S.S. 42 del
Tonale e della Mendola
 Grigno (TN) – Lavori di realizzazione di uno svincolo in loc. Selva sulla S.S. 47 della
Valsugana e per la rettifica della viabilità comunale e nuovo sottopasso FS
 Provincia autonoma di Trento – Cartella socio-sanitaria (CSS)
 Le priorità perseguite
 Raccordo stradale tra la SS 147 Assisana – Svincolo di Ospedalicchio e l’aeroporto
regionale di Sant’Egidio
 Casone (PG) Impianto di Depurazione, realizzazione Gasometro, Impianto
Elettrico, estensione Reti Fognarie del capoluogo e delle frazioni
 Regione Umbria – Sistema Ecografico Catastale
 Le priorità perseguite
 Regione Autonoma Valle d’Aosta – Rete unitaria per la Pubblica Amministrazione
Regionale (RUPAR)
 Aosta – Riconversione dell’area ex Ilva Cogne
 Aosta – Acquisizione e installazione degli apparati di radioassistenza e
prolungamento della pista di volo dell’Aeroporto Corrado Gex
 Le priorità perseguite
 Caorle ed Eraclea (VE) – Progetto generale di sistemazione e riqualificazione del
litorale tra la foce del fiume Piave e la foce del fiume Livenza
 Province di Venezia e Padova – “Modello struttu-rale degli acquedotti del Veneto –
Schema del Veneto centrale”
 Candiana (PD) – Duomo di S. Michele Arcangelo. Recupero del soffitto presbiterio,
transetti, soffitto e pareti del coro, cassa d'organo e scultura lignea
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Selezione di interventi realizzati nelle
Regioni con il Fondo per le Aree
Sottoutilizzate (FAS)
3^ Edizione - Maggio 2011
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Regione
Abruzzo
9
Regione
Abruzzo
Le priorità perseguite
Il 15 febbraio 2000 la Regione Abruzzo ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di Programma con
la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse per il riequilibrio economico
e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni di interesse comune, gli
obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi nei
vari “Accordo di Programma Quadro” (APQ) nei settori Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del suolo, Sviluppo
locale, Beni culturali, Aree Urbane, Società dell’informazione e Ricerca.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle coperture
finanziarie degli interventi stessi.
Le risorse del Fondo Aree Sottoutilizzate (FAS) per il periodo 2000-2006 e programmate in Accordi di
Programma Quadro (APQ) nella Regione Abruzzo, rese disponibili da deliberazioni CIPE, sono state pari a
circa 726,3 milioni di euro.
Tale importo comprende sia le risorse FAS rese disponibili dalle Leggi finanziarie annuali, assegnati per i
programmi regionali e per i programmi statali, sia le risorse statali di cui alle delibere CIPE, che hanno
interessato il territorio regionale.
Le risorse FAS destinate ai programmi regionali, che ammontano a circa 696,6 milioni di euro, hanno
alimentato gli APQ compresi nell’Intesa Istituzionale di Programma stipulata il 15 febbraio 2000 dalla Giunta
Regionale d’Abruzzo con il Governo centrale.
Le risorse FAS statali, invece (sempre inserite in APQ) siano esse provenienti dai programmi statali, sia
dalle delibere suddette, e che hanno riguardato il territorio della regione Abruzzo, ammontano a circa 29,7
milioni di euro.
L’impiego delle risorse FAS ha determinato un investimento complessivo di circa 1.228 milioni di euro,
comprensivi delle quote di co-finanziamento costituite da fondi comunitari, statali, regionali, di enti locali o di
altri enti pubblici.
Ad oggi la Regione Abruzzo ha sottoscritto 48 Accordi di Programma Quadro che finanziano 1129 interventi.
Gli APQ sono stati programmati e sottoscritti secondo le procedure previste dal CIPE che ha stabilito anche i
criteri e le modalità di attuazione degli interventi, nonché le iniziative finalizzate all’accelerazione della spesa
a valere sulle risorse del FAS.
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Regione
Abruzzo
Di seguito si riporta una sintesi sullo stato dell’arte degli interventi contenuti negli Accordi di Programma
Quadro di cui alle risorse del Fondo Aree Sottoutilizzate nel periodo 2000–2006, al 31 dicembre 2008.
Difesa del suolo
Nel settore della difesa del suolo, sono stati sottoscritti ad oggi 6 APQ per 72 interventi per un investimento
totale di circa 123,1 milioni di euro (di cui 122,0 milioni di risorse FAS e 1,1 milioni di cofinanziamento),
mediante accordi che hanno riguardato il "riassetto idrogeologico" per il ripristino delle condizioni di stabilità
geomorfologica in un insieme di centri abitati della Regione ubicati nella fascia pedemontana (tra i quali
alcune tra le maggiori Città non capoluogo di provincia e Comuni in "aree protette"), storicamente
minacciati da fenomeni gravitativi, con gravi ripercussioni per la sicurezza dei residenti (in primo luogo), per
gli insediamenti produttivi, per gli impianti tecnologici, per le infrastrutture a rete, per le vie di
comunicazione primarie e secondarie e per il patrimonio storico-culturale dell'intera comunità regionale.
Ciclo idrico integrato
Nel settore del ciclo idrico integrato è in corso un ampio programma di investimenti da parte degli Enti
d’Ambito Territoriali (ATO) regionali, basato sul rinnovo delle infrastrutture di distribuzione idrica e di
smaltimento delle acque reflue, con interventi finalizzati in particolare al miglioramento dell'affidabilità del
complessivo sistema di offerta idrica, mediante il completamento e l'adeguamento funzionaIe degli schemi
acquedottistici regionali e la razionalizzazione delle reti idriche di distribuzione.
Nel 2004 è stato predisposto un Atto Integrativo, che prevede il cofinanziamento di 64 interventi, di
dimensione piccola e medio-piccola, per opere di fornitura idropotabile e di collettamento e depurazione
delle acque reflue urbane per un valore di 12,8 milioni di euro (7,0 milioni di risorse FAS e 5,8 di
cofinanziamento).
Il secondo Atto Integrativo è composto da 17 interventi, per opere idriche ad uso civile ed irriguo, con un
investimento totale di 52,2 milioni di euro (23,7 milioni di risorse FAS e 28,5 cofinanziamento). Tale Atto
Integrativo nasce come naturale prosecuzione dell'APQ principale, rientrando pertanto nel medesimo
quadro programmatico di riferimento, tendente ad adempiere alla complessa normativa di settore costituita
da direttive comunitarie, leggi nazionali e regionali.
Aree protette
L’APQ, sottoscritto con il Ministero dell’Ambiente per un totale di 5,17 milioni di euro, contiene 38 interventi
previsti negli strumenti di pianificazione delle aree protette, ed ha l’obiettivo di favorire un indotto turistico
con un taglio educativo e culturale compatibile con le esigenze di conservazione dell’ambiente e
promuovere l’attuazione di interventi per la produzione di energia pulita mediante impianti solari,
microeolici e di fito-depurazione.
Questo obiettivo è stato perseguito mediante la collaborazione con i singoli Comuni che gestiscono le
Riserve e con le Province, la cui azione sarà indirizzata anche ai Parchi territoriali attrezzati.
Beni culturali
Nel settore dei beni culturali sono stati sottoscritti 5 APQ per la realizzazione di un vasto programma
definito dalla Regione d’intesa con il Ministero per i Beni Culturali.
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Regione
Abruzzo
Detto programma prevede oltre 371 interventi, con un investimento di risorse finanziarie di circa 142 milioni
di euro (59,5 milioni di risorse FAS e 82,5 cofinanziamento) ed interessa tutti i settori dei beni culturali, dal
sistema museale regionale, ai beni monumentali dell’architettura civile e religiosa, ai beni archivistici, ai
centri storici, ai siti ed alle aree archeologiche di rilevanza regionale.
Le aree tematiche individuate nelle linee programmatiche dei primi tre APQ sono:
> Conservazione, valorizzazione e promozione del patrimonio culturale e ambientale;
> Sistemi museali territoriali e sistemi museali tematici;
> Attività di catalogazione e di implementazione della rete dei beni culturali.
Promozione sociale
In linea con quanto previsto dal Piano Sociale Regionale, le iniziative progettuali proposte rappresentano
azioni di promozione e di supporto degli enti locali e del privato sociale in alcuni ambiti territoriali
particolarmente esposti a forme di disagio sociale.
Con interventi eccezionali caratterizzati dalla straordinarietà oggettiva degli eventi e delle problematiche di
riferimento, si attua la progettualità concertata, al fine di costruire prototipi di intervento da sviluppare e
diffondere in tutto il territorio regionale, garantendo qualità assistenziale, sostenibilità economica, risposte
idonee a fronteggiare i fenomeni di esclusione sociale, con le relative emergenze, e a soddisfare i bisogni
della persona e della famiglia.
Gli interventi previsti mirano, per la maggior parte, al potenziamento ed all’adeguamento dell’attuale
dotazione di strutture di assistenza a favore dei portatori di handicap.
Azioni di sistema
L’APQ Azioni di sistema, per un importo totale pari a 684.092,68 euro, ha l’obiettivo di migliorare e
velocizzare la redazione dei Documenti di programmazione regionali, nonché il processo di
programmazione delle risorse FAS, la governance, l’attuazione degli APQ e la valutazione dei programmi
stessi.
Gli obiettivi dell'APQ "Azione di sistema" sono i seguenti:
> Migliorare e velocizzare la redazione dei Documenti di programmazione regionali prioritari rispetto
all'avvio della strategia unitaria delineata dal QSN;
> Migliorare il processo di programmazione delle risorse FAS assegnate alla Regione Abruzzo, attraverso la
definizione delle priorità settoriali, l'individuazione degli interventi, la definizione, l'istruttoria e la stipula di
nuovi APQ, di Atti integrativi e/o di nuovi strumenti attuativi delle risorse FAS;
> Migliorare il processo di governance e di attuazione degli APQ e/o di nuovi strumenti attuativi (efficienza
ed efficacia della spesa) elevando il grado di cooperazione istituzionale (Governo-Regione-Enti Attuatori);
> Migliorare la capacità di individuazione di misure di finanziamento alternative ai sistemi tradizionali (Unità
tecnica finanza di progetto regionale);
> Migliorare la capacità di valutazione dei programmi e dei progetti finalizzata al ricorso al partenariato
economico pubblico-privato.
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Regione
Abruzzo
Ricerca
Per il settore della ricerca è stato sottoscritto il 22/12/2005 l’APQ – Innovazione tecnologica, qualità e
sicurezza degli alimenti, per un valore totale di 9.892.665,50 euro, di cui 6.033.992 euro della quota FAS
statale della deliberazione CIPE 17/03 del Ministero della Ricerca.
L'obiettivo generale dell’APQ è quello di favorire, attraverso un primo gruppo di progetti, l'aggregazione di
centri di ricerca di eccellenza in Abruzzo al fine di costituire un Distretto Tecnologico nel campo del
miglioramento della qualità degli alimenti e nel sostegno alla competitività nei settori e nei servizi connessi
alle produzioni agroalimentari.
Attività produttive
Gli interventi previsti nel settore delle attività produttive riguardano il completamento del sistema delle aree
attrezzate per la localizzazione industriale. In tale ambito, sono stati siglati un Accordo di Programma
Quadro iniziale e tre Atti Integrativi per investimenti pari ad oltre 82,4 milioni di euro (72,4 milioni di risorse
FAS e 10,0 milioni di cofinanziamento), compresivi di un APQ – Studio di fattibilità del valore di circa 0,90
milioni di euro.
Gli interventi previsti contribuiscono a risolvere alcuni problemi strutturali legati alle attività produttive che si
svolgono in diverse aree industriali abruzzesi.
Sviluppo locale
Gli interventi dell’APQ principale e del primo Atto integrativo, riguardanti lo Sviluppo locale e il riequilibrio
territoriale, hanno gli obiettivi generali di:
> Dotare i piccoli comuni delle zone interne di infrastrutture primarie, al fine di valorizzare le attività
economiche a scala micro–territoriale;
> Favorire le condizioni per la valorizzazione delle risorse storiche e culturali locali;
> Migliorare la qualità della vita dei piccoli centri e la loro attrattività residenziale attraverso il miglioramento
qualitativo dei servizi per l'ambiente e per la persona, nonché attraverso la realizzazione di strutture e
attività per il tempo libero.
I tre APQ sono stati finanziati per un totale di 35,3 milioni di euro (30,3 milioni di risorse FAS e 5 milioni di
cofinanziamento).
Aree urbane
Il primo APQ per le aree urbane, per un importo pari a 23,0 milioni di euro e 11,6 milioni di euro di
cofinanziamenti (Privati-Regionali-Enti Locali), prevede la realizzazione di 24 interventi compresi in tre
programmi:
> I “Contratti di Quartiere II”, per i quali nel bando dell’ottobre 2003 sono state fissate le modalità di
partecipazione dei Comuni, i contenuti delle proposte da presentare, nonché le priorità ed i criteri
regionali di selezione dei progetti;
> Gli interventi dei PRUSST, individuati sulla base della concertazione tra Regione e soggetti partecipanti;
> Gli interventi della Misura 3.2.2 del DOCUP Abruzzo ottenuti dallo scorrimento della relativa graduatoria.
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Regione
Abruzzo
La delibera CIPE n. 20/04 ha, inoltre, previsto lo stanziamento di circa 9 milioni di euro per la realizzazione
di contratti di localizzazione. Il 31 marzo 2005, è stato sottoscritto, tra la Regione Abruzzo, il Ministero
dell’Economia e il Ministero delle Infrastrutture, l’APQ “accelerazione della spesa nelle aree urbane”
finalizzato alla programmazione ed attuazione di iniziative per l’accrescimento della dotazione strutturale ed
infrastrutturale dei comuni del capoluogo e delle reti di piccole e medie città. Sono previsti 13 interventi per
un investimento totale pari a 11,7 milioni di euro.
Il 2 luglio 2008 è stato sottoscritto l’APQ 1° Atto integrativo “Riserva Aree Urbane” contenente 10 interventi
finalizzati alla realizzazione di un progetto per ogni Piano Strategico delle Città capoluogo di provincia e di
6 Piani Strategici dell’Area Vasta.
Informatica
Nel settore dell’informatica, la proposta complessiva degli interventi determinati dalla Regione Abruzzo,
mediante le diverse linee di finanziamento, denominata S.S.I.R.A. (Sviluppo della Società dell'Informazione
nella Regione Abruzzo), si colloca perfettamente all'interno del quadro individuato dal "Piano di Azione per
lo Sviluppo della Società dell'Informazione - E-Govemment" della Regione Abruzzo approvato dalla Giunta
Regionale con deliberazione n. 1319 del 27 Dicembre 2001.
L'Amministrazione regionale con il P.A.S.I. E-Govemment intende guidare la transizione della Regione e
dei suoi cittadini alla Società dell'Informazione ed affermare il ruolo della Pubblica Amministrazione sia in
qualità di policy maker che di soggetto attivo ed utilizzatore di tutte le opportunità messe a disposizione
dalla nuove tecnologie ICT.
Il programma di interventi proposto nel primo Atto Integrativo, finanziato nel 2004 per 14 milioni di euro (di
cui 7 milioni di risorse FAS e 7 milioni di risorse del DOCUP 2000-06), comprende sette ulteriori progetti,
che sono stati integrati, al di fuori dell’Atto Integrativo dell’APQ, con ulteriori iniziative finanziate dal
Ministero dell’Innovazione Tecnologica, ed attuate in stretta sinergia tra la Regione Abruzzo, l’ARIT ed il
Ministero stesso.
Il secondo Atto integrativo firmato il 27/6/2005 ha visto confluire più risorse ed è composto da interventi di
varia natura, per un valore complessivo di 40,4 milioni di euro. In esso sono confluite risorse sia del
DOCUP, pari a 5,3 milioni di euro, sia quelle regionali relative alle delibere CIPE 17/03 e 20/04 e quelle
statali relative alla delibera CIPE 17/03 sempre provenienti dal riparto FAS, pari a 12,5 milioni di euro.
Il terzo Atto integrativo firmato il 25/7/06 prevede la realizzazione di ulteriori interventi in prosecuzione del
programma già avviato con i precedenti APQ.
Trasporti
Nel campo delle infrastrutture di trasporto (Viabilità – Porti – Interporti) sono stati firmati APQ che
intervengono in ciascuno dei segmenti del settore:
> L’APQ “Interporto Val Pescara e Centro smistamento merci della Marsica” finanzia con 179,2 milioni
di euro (18,1 milioni di risorse FAS e 161,1 milioni di cofinanziamento Docup e statali) 8 grossi interventi
di avanzamento delle opere di realizzazione delle infrastrutture interportuali.
14
Regione
Abruzzo
> L’APQ “Mobilità” individua alcuni nodi del sistema viario, che attualmente impediscono il potenziamento
delle direttrici trasversali di penetrazione con le aree interne e la sottrazione di traffico estivo in
corrispondenza della SS. 16 con il bypass di zone costiere turistiche a forte inurbazione. Si tratta di 5
interventi del costo di 13,5 milioni di euro.
> A tale APQ è seguito il primo Atto Integrativo per un totale di 15,34 milioni di euro (tutte fonte FAS), per
l’intervento del collegamento viario tra la Piana di Campo Felice e l’Altipiano delle Rocche.
> È stato firmato il 22 novembre 2006 il secondo Atto Integrativo per un totale di 15,52 milioni di euro
riguardante l’intervento per la realizzazione del collegamento della Val Vibrata con la Vallata del Tordino 1° lotto funzionale – Tratto S. Anna – Strada Fosso Faizzi.
> Il 31 luglio 2007 è stato sottoscritto l’APQ – Mobilità terzo Atto integrativo per la realizzazione di 3
interventi nelle Province di Teramo, Pescara e L’Aquila per un importo complessivo di 65.691.000 euro.
Per tali interventi è stata conclusa la progettazione definitiva; essi saranno appaltati entro il 31/12/2009.
> L’APQ “Interventi di completamento dei porti” prevede 8 interventi (sui porti di: Ortona, Vasto,
Giulianova, Francavilla, Pineto) per 40,4 milioni di euro (tutte risorse FAS), compresi nel Piano della
portualità regionale. Tale accordo nasce dall’analisi di una presenza di dotazione infrastrutturale
sensibilmente ridotta rispetto alla media nazionale. La movimentazione delle navi, delle merci e dei
passeggeri nel complesso dei Porti di Vasto, Ortona e Pescara denota dal 1999 una situazione di stallo
rispetto agli anni precedenti.
> Con la delibera CIPE n. 3/06 è stato firmato l’APQ primo Atto Integrativo PORTI con il finanziamento
dell’intervento per il porto di Ortona pari a 23.900.000,00 euro e dell’intervento per la redazione del nuovo
Piano Regolatore Portuale di Pescara di importo pari a 609.000,00 euro, cofinanziato dal Comune di
Pescara. Gli interventi sono stati tutti appaltati.
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Regione Abruzzo
Provincia:
L’Aquila
Comune:
Sulmona
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Sulmona – Impianto per il
recupero e la
valorizzazione dei rifiuti
provenienti dalla raccolta
differenziata
COGESA S.r.l (Consorzio Intercomunale per la
Gestione dei Servizi Ecologici e Ambientali)
Valore dell’opera:
2.500.000,00 euro di cui valore FAS 1.000.000,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
01/08/2009
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte dell’Accordo di programma quadro Sviluppo locale e riequilibrio delle aree interne ed ha
un importo di 2,5 milioni di euro, di cui 1 milione di euro finanziato con FAS.
L’impianto è ad oggi funzionante ed ha una potenzialità massima di conferimento di 20.000 tonnellate di rifiuti
raccolti in modo differenziato. L’impianto ad oggi non ha una potenzialità saturata ed è per questo che è stata
accolta dai Comuni soci del Consorzio COGESA la richiesta di conferimento da parte di 16 Comuni della
Provincia di Chieti. Il maggior conferimento ha consentito l’assunzione di 12 unità di personale, da
graduatoria pubblica, che ha portato il totale dei dipendenti a 20.
Il progetto è stato realizzato in 10 anni a causa dei tempi occorsi per l’acquisto dei terreni e per il reperimento
dei fondi per la copertura totale del quadro tecnico economico. L’appalto è stato aggiudicato alla ATI Taddei
S.p.a. e Consorzio CIVETA con un ribasso del 16,99% sull’importo a base di gara.
L’impianto sarà il “core business” del ciclo integrato dei rifiuti solidi urbani e porterà a cambiare radicalmente
l’approccio culturale e politico degli amministratori al “problema” rifiuti. Esso si configura quale elemento
necessario per l’attivazione di sistemi di raccolta “porta a porta” che permettono il raggiungimento di livelli di
raccolta differenziata in linea con le normative vigenti (60% al 2011). Grazie a questo impianto il rifiuto non
rappresenta più un costo per le amministrazioni ma un ricavo.
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Regione Abruzzo
2 Genesi del progetto
L’idea progettuale nasce nel 2000 per volontà dell’assemblea dei soci del Consorzio. La scelta si apprezza
oggi ancora di più per aver investito in un settore che in precedenza non sembrava avere possibilità di
sviluppo. Il contesto che faceva da sfondo all'imprenditoria locale non lasciava spazio a idee lungimiranti che
potessero contemplare la possibilità di vedere il rifiuto come una risorsa. Per il territorio era ancora il tempo in
cui le percentuali di raccolta differenziata rimanevano prossime allo zero accumulando notevole ritardo
rispetto ad altre realtà nazionali (soprattutto del nord e qualche eccezione del centro Italia).
Il progetto mirava, per quei Comuni che avevano adottato il sistema di raccolta, ad una valorizzazione del
rifiuto e del territorio, permettendo così la rimozione dei cassonetti stradali. Si sottolinea infatti che molti dei
Comuni soci sono iscritti nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia” per i quali l’immagine paesaggistica assume
una rilevanza importante. In tal senso l’impianto non solo permette una valorizzazione dei rifiuti ma, mediante
il sistema della raccolta domiciliare ,ha migliorato il paesaggio.
A seguito di un attento esame del territorio avvenuto negli anni 2003-2006, il C.d.A. e l’assemblea dei soci
stabilirono in quale modo ed in quale area territoriale doveva insistere l’ampliamento della rete strutturale; si
procedette con l’analisi delle zone che avrebbero dovuto contenere i tratti in questione con l'obiettivo di
garantire un collegamento snello con gli impianti di destino. Fu prevista la realizzazione di diverse Stazioni
Ecologiche e di un impianto di Compostaggio del Verde.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali che hanno previsto un accurato
studio del territorio regionale, attraverso dei sopralluoghi e lo studio geofisico, tramite i quali è stato possibile
effettuare la progettazione delle attività e la stima delle tempistiche necessarie al completamento dell’opera.
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle fasi di:
> Studi e fasi di progettazione: avvenuti negli anni 2000-2002. Tale fase ha coinvolto l’ Amministrazione della
COGESA s.r.l.
> Esecuzione dei lavori: i lavori di realizzazione dell’opera sono iniziati nel settembre 2007, ad opera
dell’azienda Taddei S.pa. Hanno avuto una durata di 1,5 anni, con una durata iniziale dei lavori di 365
giorni, successivamente aumentati nel corso di realizzazione a 1,5 anni. L’esecuzione dei lavori ha previsto
2.934 giornate/uomo.
> Collaudo: il certificato di collaudo tecnico-amministrativo dell’impianto è avvenuto il 08/10/2009 a seguito del
termine ultimo dei lavori avvenuto in data 05.01.2009
> Chiusura: il progetto è stato chiuso il 29/03/2010 con l’emissione della Direzione Lavori Pubblici – Ufficio
Attività Tecniche- del Certificato di Collaudo e definizione del rapporto finanziario.
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Regione Abruzzo
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Il percorso di realizzazione dell’impianto ha rispettato le tempistiche prestabilite dal piano di realizzazione, ma
ha subito dei ritardi di esecuzione in quanto in corso d’opera è stata redatta una perizia di variante per circa
320.000 euro, con copertura economica dalle economie di gara.
Inoltre, alcuni elementi meteorologici hanno rallentato le attività e generato la necessità di modificare il
percorso inizialmente stabilito.
La cooperazione di tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione dell’opera ha permesso di fronteggiare nel
miglior modo possibile le problematiche presentatesi e reso possibile la risoluzione immediata delle
problematiche emerse.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il progetto proposto ed approvato della Piattaforma di tipo A ha previsto la realizzazione di una palazzina uffici
dove svolgere le funzioni tecnico-amministrative inerenti alle attività di raccolta, trattamento e
recupero/smaltimento dei rifiuti provenienti da raccolta differenziata da destinare alle lavorazioni presso la
Piattaforma medesima. Adiacente alla palazzina è stato realizzato un capannone della superficie di 2.000 mq.
in cui svolgere le attività di valorizzazione del rifiuto. All’interno del capannone è stato allestito l’impianto per la
selezione manuale, con relativa cabina di selezione allestita con 8 postazioni, nonché l’impianto di
adeguamento volumetrico costituito da una pressa-imballatrice.
All’interno dello stesso capannone sono state individuate aree per il deposito delle balle ovvero MPS (Materia
Prima Seconda, da avviare a recupero). La piattaforma è stata inoltre dotata di una struttura a 6 stalli
inizialmente destinata al deposito di rifiuti pericolosi ma successivamente convertita in deposito di rifiuti non
pericolosi provenienti da Raccolta Differenziata da avviare al successivo trattamento presso gli impianti di
selezione e pressatura.
Un'ulteriore struttura, realizzata per agevolare lo scarico dei rifiuti ed il loro stoccaggio, è la rampa di travaso
da utilizzare per il conferimento dei rifiuti direttamente all’interno di cassoni scarrabili.
Gli impianti ausiliari presenti nella piattaforma sono una cabina di trasformazione dell’energia elettrica da MT
a BT, un impianto antincendio ad idranti, un serbatoio di distribuzione del gasolio.
I mezzi acquistati per le attività di movimentazione del rifiuto sono due muletti elevatori, un escavatore
cingolato adibito ad operazioni di sollevamento con benna a ragno, 26 cassoni scarrabili.
Successivamente, con l’utilizzo di fondi propri del COGESA (200.000,00 euro), sono state realizzate,
nell’ambito dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, la chiusura laterale del capannone per RSU dove è
collocato l’impianto di selezione ed un deposito (R13) del vetro realizzato mediante una struttura in cemento
armato a tre stalli di superficie complessiva pari a 150 mq, secondo le indicazioni impiantistiche definite dal
Consorzio CO.RE.VE., al fine di poter essere riconosciuta anche come Piattaforma CO.RE.VE.
La piattaforma di tipo A inizialmente ha ricevuto i rifiuti provenienti dal circuito della raccolta differenziata
organizzata nei comuni soci del COGESA della Valle Peligna e successivamente (Novembre 2010) anche da
18 Comuni della Provincia di Chieti. La sua potenzialità è tale da poter giustificare la convergenza dei flussi di
tali materiali individuabili su un comprensorio più ampio coincidente almeno con quello provinciale in funzione
dello sviluppo di sistemi di raccolta domiciliare.
L’incremento dei flussi di rifiuti e le linee di lavorazione che sono state implementate nella Piattaforma
consentirebbero di rispondere in parte anche alla forte domanda di lavoro che permane ormai da molti anni
sul territorio della Valle Peligna, soprattutto in concomitanza con la chiusura di alcuni stabilimenti presenti sul
territorio comunale della città di Sulmona.
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Regione Abruzzo
Il progetto si è pertanto particolarmente distinto tra gli altri interventi realizzati dalla Regione, non solamente
per i benefici apportati alla comunità (il rifiuto diviene risorsa), ma anche per aver raggiunto gli obiettivi prefissi
in fase di progettazione, rispettando le tempistiche stabilite; infatti, è stato il primo impianto di questa tipologia
a conduzione pubblica in ambito provinciale.
6 Successo del Progetto
L’opera pubblica realizzata rappresenta:
> Un impianto a valenza provinciale, di impatto positivo sulla sfera del sociale
> Un impianto deputato alla valorizzazione del rifiuto raccolto in modo differenziato e quindi in linea con le
normative Comunitarie e nazionali
> Una risorsa per gli Enti Locali (Comuni) che a fronte del pagamento per smaltire i rifiuti riceveranno i
corrispettivi previsti dall’accordo ANCI – CONAI
Foto pre intervento – Interno capannone RSU
Foto pre intervento – Attività di selezione manuale
Foto post intervento – Vista dall’alto
Foto post intervento – Deposito delle balle
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Regione Abruzzo
Provincia:
Teramo
Comune:
Intermesoli
Soggetto attuatore:
Provincia di Teramo
Titolo intervento:
“SP 43/A di Intermesoli –
Sistemazione movimento
franoso e rifacimento
opere d’arte”
Valore dell’opera:
450.000,00 euro di cui valore FAS 450.000,00 euro
1 Sintesi del progetto
La S.P. n. 43/A di Intermesoli ha una lunghezza complessiva di circa km 4+900, collega gli abitati di Fano
Adriano e di Intermesoli con Pietracamela, ed è un arco di strada inserito per l’intera sua lunghezza all’interno
del Parco Gran Sasso – Laga; non ha la sola funzione di collegamento tra centri abitati e, collegando le zone
di Pietracamela – Prati di Tivo e di Fano Adriano – Prato Selva, crea un unico comprensorio turistico
facilmente fruibile e raggiungibile.
A seguito degli avversi eventi atmosferici che dal dicembre 2004 al marzo 2005 interessarono la nostra
provincia, si riattivò la frana a grandi blocchi che attraversava la strada provinciale n. 43/A distruggendola
completamente.
In tal modo si era interrotta anche l’unicità del comprensorio turistico generando un forte calo di presenza,
soprattutto nel periodo invernale, sia nella stazione sciistica di Prati di Tivo che di Prato Selva.
Il progetto quindi mirava a ricreare il comprensorio turistico, a sostenere l’esigenza di una comunque
crescente mobilità anche sostenibile visto ove contestualizzata.
La frana, oggetto di studio, è una delle più grandi e vaste tra quelle che hanno interessato la viabilità
provinciale.
Il progetto, quindi, ha previsto la realizzazione di una strada che possa coesistere con il movimento franoso in
essere, attraverso una sistemazione di parte di questo e con il monitoraggio continuo di tutto il versante per
prevenire eventuali riattivazioni della paleofrana in questione.
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Regione Abruzzo
2 Genesi del progetto
La genesi progettuali è stata molto condizionata dalle peculiarità della frana in questione. Solo dopo una
campagna geognostica molto lunga è stato possibile caratterizzare il movimento franoso in parola.
Dopo aver individuato la natura del movimento stesso, la profondità e la massa della frana si è potuto
prendere atto della impossibilità di una bonifica completa del versante ma della esigenza di una convivenza
con la stessa, in sicurezza perché supportata dalle innovazioni tecnologiche che ne consentono di prevedere
eventuali spostamenti.
3 Piano di realizzazione del progetto
L’individuazione della scelta progettuale prima e della realizzazione delle opere è stata fortemente
condizionata dalle risultanze delle diverse campagne geognostiche che si sono susseguite ma che hanno
consentito alla fine, di caratterizzare, conoscere e quindi governare un sistema franoso di notevoli dimensioni.
Anche la tempistica della realizzazione delle opere ha subito un forte condizionamento dalla natura della
frana e l’evento sismico del 6 aprile 2009, ha ulteriormente compromesso tutto il complesso.
L’opera è conclusa: la stazione di monitoraggio è in funzione e trasmette i dati, si stanno chiudendo tutti i
procedimenti aperti e si stanno elaborando le relazioni tecnico – economiche acclaranti.
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle fasi di:
> Studi e fasi di progettazione: la progettazione preliminare è stata iniziata nel mese di marzo 2005 e si è
conclusa il 24 giugno 2008 con l’approvazione del progetto esecutivo.
> Esecuzione dei lavori: i lavori del progetto principale sono stati affidati in data 15/09/2008 con
provvedimento n. 321, e si sono conclusi il 18.03.2010. I lavori sono stati sospesi per avverse condizioni
meteorologiche dal 21/11/2008 al 02/07/2009, di nuovo sospesi per la stesura della perizia di variante dal
02/11/2009 al 15/12/2009. il certificato di fine lavori è stato emesso in data 18/03/2010 ed il certificato di
regolare esecuzione è stato emesso in data 23/12/2010 ma ad oggi ancora non approvato per motivi
burocratici.
> Chiusura: il progetto è in corso di chiusura.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Il progetto è stato fortemente condizionato dalla natura, dalla estensione e profondità della frana e dall’evento
sismico del 6 aprile 2009.
Anche la nuova tecnologia utilizzata per monitorare il sistema ha incontrato delle difficoltà realizzative
soprattutto visto il contesto montano ed impervio ove localizzato.
La ferrea cooperazione del gruppo di lavoro e la presenza di un responsabile del progetto, con grande
esperienza e capace di gestire nel miglior modo le problematiche presentatesi, hanno reso possibile, in ogni
circostanza la risoluzione immediata delle problematiche emerse.
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Regione Abruzzo
5 Successo del Progetto
Il progetto ha previsto la realizzazione di un tratto di un tratto di strada in variante di circa 500 m, alla S.P.n.
43/A demolita dalla frana a grossi blocchi, con l’obiettivo di ripristinare il comprensorio turistico montano del
Gran Sasso.
La realizzazione di questo tratto di strada ed il ripristino quindi del collegamento Intermesoli – Fano Adriano,
in un’area così depressa (ancor più dal sisma del 06.04.2009) consentono di garantire una unità del
comprensorio, soprattutto nel periodo invernale, garantendo un collegamento più immediato tra le principali
stazioni sciistiche dell’Appennino. Anche in termini di sicurezza questo tratto di strada gioca un ruolo molto
importante, fornendo una valido collegamento per l’utenza debole (ciclisti in particolare) che così non devono
attraversare la SS n.80 ove sono localizzati numerosi punti neri.
6 Successo del Progetto
Questo progetto può essere inquadrato in un contesto dinamico ed innovativo della progettazione di strade.
È stata forte l’interazione tra gli aspetti geologici, geotecnici ed infrastrutturali ed il risultato finale ha dovuto
mediare tutti questi aspetti garantendo, innanzitutto e soprattutto, la sicurezza a tutti gli utenti della strada.
Tutta l’infrastruttura stradale deve adattarsi ai movimenti del terreno in particolare le opere di contenimento
devono proteggere la carreggiata ma consentire già da un semplice monitoraggio visivo la lettura di una
eventuale riattivazione del movimento franoso
Questo modo di operare in sinergia con l’obiettivo comune di mettere in sicurezza una infrastruttura stradale,
nel rispetto completo dell’ambiente in cui è contestualizzato, con la consapevolezza di dover convivere con
un evento naturale di notevole entità, assumendo ognuno con estrema serenità le proprie responsabilità,
potrebbe rappresentare un progetto pilota ed innovativo.
È prevalso, in ogni scelta fatta, il buon senso e la condivisone della necessità di raggiungere l’obiettivo senza
deturpare il contesto ambientale ma con la consapevolezza di dover realizzare una strada.
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Regione Abruzzo
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione Abruzzo
Provincia:
Chieti
Comune:
Ortona
Soggetto attuatore:
Comune di Ortona
Titolo intervento:
Ortona – Lavori di
completamento e
prolungamento del nuovo
Molo Nord del Porto
Valore dell’opera:
23.900.000,00 euro di cui valore FAS
23.900.000,00 euro
Data effettiva entrata in funzione:
29/05/2011
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte dell’APQ “Porti” 1° Atto integrativo dell’Intesa Istituzionale di Programma Abruzzo;
l'importo complessivo del Progetto è di 24.509.000 euro, interamente finanziato con risorse FAS.
Le principali motivazioni alla base dell'opera, già evidenziate in uno studio di fattibilità, sono riassumibili in:
> Limitata profondità dell'imboccatura portuale e delle banchine interne;
> Elevata penetrazione del moto ondoso all'interno del porto con stati di mare provenienti da levante;
> Insufficienza delle profondità attualmente disponibili al piede delle banchine esistenti;
> Difficoltà nell'uso della banchina di riva dovuto al vincolo fisico costituito da una discontinuità planimetrica e
altimetrica tra la vecchia e la nuova banchina di riva.
> Mancanza di adeguati spazi a terra per la movimentazione delle merci, le attrezzature di banchina
> Necessità di una importante riorganizzazione e specializzazione delle aree e separazione fisica delle varie
attività che vi si svolgono.
Nell’ambito dell’APQ si raggruppano 2 interventi:
> Il primo, denominato "Lavori di completamento e prolungamento di 647 mt del nuovo molo nord del Porto
di Ortona in conformità al PRG vigente";
> Il secondo, denominato "Proposta per la redazione del nuovo Piano Regolatore Portuale di Pescara"
Differenziati per costo, indicatori, localizzazione ma con un insieme di elementi comuni quali gli obiettivi e i
benefici dovuti alla realizzazione dell’intero progetto, riassumibili come di seguito.
Le opere previste nell'APQ prospettano la creazione di un avamposto per ridurre la penetrazione del moto
ondoso all'interno dello specchio d'acqua ed il raggiungimento di profondità naturali maggiori in
corrispondenza dell'imboccatura portuale al fine di consentire l'ingresso di navi "feeder" di idonee dimensioni.
24
Regione Abruzzo
Viene inoltre prevista la suddivisione delle diverse attività che si svolgono nel porto onde evitare interferenze
tra esse (creazione di un moderno scalo container, di una zona da dedicare al turismo nautico, di una
banchina per traffico passeggeri) ed il completamento dei collegamenti del porto con le vie di comunicazione
terrestri.
Il progetto è stato realizzato dal 09/03/2007 al 29/10/2010, quindi in 3 anni e mezzo, di cui 2 mesi per la
progettazione esecutiva e 2 anni e mezzo di realizzazione che ha coinvolto 1 ATI (Associazione Temporanea
di Imprese) del settore della progettazione ingegneristica e dell'edilizia.
Il progetto ha permesso la realizzazione di una nuova diga all’imboccatura del porto per una lunghezza di
circa 1460 mt., del prolungamento della diga esistente per circa 790 mt., la riqualificazione dell’attuale
imboccatura del porto e il dragaggio del canale di accesso al porto.
2 Genesi del progetto
Nell’ultimo decennio la Regione Abruzzo risultava abbastanza carente nella sua dotazione infrastrutturale e
pertanto necessitava di lavori di miglioramento ed ampliamento, in particolare, delle infrastrutture portuali
regionali, insufficienti nel sostenere l’esigenza di una maggiore mobilità dei cittadini e, soprattutto, delle merci.
Il principale obiettivo individuato a seguito di tale esigenza consiste nell’ottimizzare le condizioni di
circolazione mediante l’eliminazione di punti singolari con limitata capacità di deflusso del traffico ove, a
causa della presenza di centri abitati, si delimitano livelli di servizio inferiori alle attese dell’utenza.
Il progetto, dove possibile, mira ad un adeguamento funzionale e quindi qualitativo del porto, e, in altre
condizioni, si propone invece la realizzazione di una nuova diga.
Prima della progettazione degli interventi è stato eseguito uno studio di fattibilità cofinanziato dal CIPE
(deliberazione n. 70/98) avente ad oggetto la "Razionalizzazione e potenziamento del sistema portuale”.
Inoltre sono stati eseguiti studi che hanno riguardato le seguenti tematiche:
> Studio di impatto ambientale;
> Studio meteo-marino;
> Studio idrodinamico;
> Studio morfodinamico;
> Studio geologico, geotecnico e sismico;
> Indagini geognostiche e batimetriche;
Oggetto dello studio di fattibilità è stata la razionalizzazione del sistema portuale regionale nel suo complesso
attraverso la definizione dei ruoli specifici di cui i singoli porti devono caratterizzarsi con riferimento ai settori
mercantile-industriale, peschereccio e turistico; l’analisi ha riguardato i trend evolutivi del trasporto marittimo e
le politiche di sviluppo alternative.
Le proposte per il potenziamento dello scalo interessano opere in parte contenute all'interno dell'attuale
bacino portuale atte ad aumentarne l'operatività e razionalizzarne l’allocazione delle funzioni e dei servizi
sulle banchine nonché, all'esterno del porto, per l'adeguamento dell'accessibilità dei collegamenti stradali
dalle zone industriali prossime all'infrastruttura.
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Regione Abruzzo
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali che hanno previsto un accurato
studio del territorio regionale, attraverso dei sopralluoghi e lo studio geofisico, tramite i quali è stato possibile
effettuare la progettazione delle attività e la stima delle tempistiche necessarie al completamento dell’opera.
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle seguenti fasi:
> Progettazione esecutiva dal 9/3/2007 al 15/5/2007;
> Esecuzione lavori dal 8/7/2007 al 29/10/2010;
> Collaudo: il collaudo è ancora in corso;
> Chiusura: la funzionalità avverrà entro l’anno 2011.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Le principali criticità incontrate, relativamente al porto di Ortona, erano state già evidenziate nel citato studio
di fattibilità come talune criticità dal punto di vista marittimo, riassumibili nelle seguenti:
> Limitata profondità dell'imboccatura portuale e delle banchine interne;
> Elevata penetrazione del moto ondoso all'interno del porto con stati di mare provenienti da levante;
> Insufficienza delle profondità attualmente disponibili al piede delle banchine esistenti;
> Difficoltà nell'uso della banchina di riva dovuto al vincolo fisico costituito da una discontinuità planimetrica e
altimetrica tra la vecchia e la nuova banchina di riva.
Ulteriori criticità del porto riguardano la disponibilità di adeguati spazi a terra per la movimentazione delle
merci, le attrezzature di banchina con una importante riorganizzazione e specializzazione delle aree nonché
la separazione fisica delle varie attività che vi si svolgono.
5 Successo del Progetto
Il progetto ha permesso la realizzazione di una nuova diga all’imboccatura del porto per una lunghezza di
circa 1460 m., del prolungamento della diga esistente per circa 790 m. riqualificazione dell’attuale
imboccatura del porto, dragaggio del canale di accesso al porto coinvolgendo il comune di Ortona.
L’ampliamento e la modifica della struttura portuale sono stati fondamentali per assicurare l’incremento della
potenzialità commerciale, trasporto merci e passeggeri dell’intera regione.
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Regione Abruzzo
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione
Basilicata
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Regione
Basilicata
Le priorità perseguite
Nel mese di gennaio del 2000 la Regione Basilicata ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di
Programma con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse e al
riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni di
interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi nei
vari “Accordo di Programma Quadro” (A.P.Q.) nei settori Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del Suolo,
Sviluppo Locale, Beni Culturali, Aree Urbane, Società dell’Informazione, Sanità, Politiche Sociali, Politiche
Giovanili e Ricerca.
Nello specifico l’A.P.Q., quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle
coperture finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Basilicata ha programmato, in meno di un decennio, euro 2.429.976.932,00, con i quali sono
stati avviati 42 A.P.Q. che, complessivamente, vantano circa 700 interventi nei diversi settori individuati.
Nello specifico sono stati realizzati:
> 48 interventi nel settore Mobilità, con l’obiettivo di potenziare la rete stradale sulle direttrici dei corridoi
europei. Al riguardo, segnaliamo tra le principali la realizzazione dell’opera “S.S. Matera Altamura” il cui
iter procedurale si è concluso con il collaudo avvenuto in data 28/03/2010;
> 146 interventi nel settore Ciclo dell’Acqua, con l’obiettivo di tutelare i corpi idrici superficiali e sotterranei in
modo da migliorare l’ambiente acquatico, proteggere e salvaguardare tutti gli ecosistemi connessi ai corpi
idrici. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la implementazione del nuovo serbatoio comunale e
collegamenti alla rete di distribuzione dell'abitato di Venosa;
> 75 interventi nel settore Difesa del Suolo, con l’obiettivo di realizzare interventi per la difesa idrogeologica
e la messa in sicurezza del territorio. Al riguardo, segnaliamo tra le principali le opere il consolidamento
dell’abitato di Tricarico;
> 77 interventi nel settore Sviluppo Locale, con l’obiettivo di rafforzare la dotazione infrastrutturale ed i
servizi nelle aree coinvolte dai processi di sviluppo industriale e del terziario. Al riguardo, segnaliamo tra le
principali opere la realizzazione di uno stabilimento per lavori di meccanica nel territorio di Montescaglioso;
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Regione
Basilicata
> 180 interventi nel settore Beni culturali, con l’obiettivo di tutelare e valorizzare le risorse culturali e
storiche della Basilicata. Al riguardo, segnaliamo, tra i principali, l’intervento di recupero dell’area del
complesso monumentale Santa Maria d’Orsoleo – Centro documentazione e museo – di Sant’Arcangelo;
> 20 interventi nel settore della Società dell’informazione, con l’obiettivo di incrementare lo sviluppo
economico e sociale della Regione ai fini di un maggiore inserimento nel processo di globalizzazione
dell’economia. Al riguardo, segnaliamo, la realizzazione dei Centri di Servizio Territoriali (CST) per l’e-gov;
> 10 interventi nel settore delle Aree Urbane, con l’obiettivo di realizzare infrastrutture di livello strategico
rientranti in strumenti di programmazione integrata di tipo settoriale nonché in un’ottica di strategia
territoriale. Al riguardo, segnaliamo, tra le principali, la realizzazione dell’area attrezzata per accoglienza
campers, nel Comune di Matera;
> 54 interventi nel settore della Sanità, con l’obiettivo di migliorare i servizi sanitari offerti e ridurre le liste di
attesa. Al riguardo, segnaliamo, tra le principali azioni l’adeguamento dei vecchi padiglioni alle norme di
sicurezza e prevenzione incendio dell’presidio ospedaliero San Carlo dio Potenza;
> 32 interventi nei settori delle Politiche Sociali, Giovanili e dello Sviluppo del settore dell’Industria
Audiovisiva, con l’obiettivo di realizzare azioni finalizzate al potenziamento delle infrastrutture e dei servizi
offerti. Al riguardo, segnaliamo, tra i principali interventi, la implementazione di centri polifunzionali
destinati alla creatività;
> 8 interventi nei settori della Ricerca e dell’Università, il cui obiettivo è volto alla implementazione di un
distretto tecnologico nonché alla realizzazione di strutture dedicate. Al riguardo, segnaliamo l’attività di
ricerca industriale per la creazione dell’Innovation Center Basilicata;
> 13 interventi nel settore della Sicurezza per lo sviluppo della Regione Basilicata, con l’obiettivo di
migliorare le condizioni di convivenza civile e sicurezza dei cittadini. Al riguardo, segnaliamo, tra le
principali azioni, la realizzazione della imponente e complessa rete infrastrutturale per le comunicazioni in
ponteradio;
> 8 interventi nei settori, rispettivamente, di Sensi Contemporanei e Azioni di sistema e studi di fattibilità, il
cui obiettivo prioritario consiste nella realizzazione di servizi per i giovani, la famiglia e l'infanzia e le
Pubbliche Amministrazioni.
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. Pertanto,
risulta, quanto mai, opportuno riportare alcuni dei progetti inseriti nei diversi A.P.Q., precedentemente
menzionati, che meglio rappresentano l’impegno assunto dagli amministratori locali:
> Realizzazione area attrezzata per accoglienza campers sita nel comune di Matera;
> Recupero e rifunzionalizzazione di immobili da destinare a centri per la creatività – Auditorium Tito;
> Recupero area complesso monumentale S. Maria di Orsoleo – Centro documentazione e Museo
Emigrazione – Sistemazioni esterne ed accessibilità – Comune di Santarcangelo;
> Realizzazione della Città per la Pace in Basilicata;
> Svolgimento attività di ricerca industriale Innovation Center Basilicata.
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Regione
Basilicata
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio i primi 3 degli interventi sopraelencati, perché
rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Basilicata e l’Amministrazione centrale.
Grazie a tale pubblicazione la Regione ha l’opportunità di poter comunicare ai cittadini, in maniera
trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state investite in ambito regionale,
evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
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Regione Basilicata
Provincia:
Matera
Comune:
Matera
Soggetto attuatore:
Comune di Matera
Titolo intervento:
Realizzazione area
attrezzata accoglienza
Campers – Comune di
Matera
Valore dell’opera:
1.000.000,00 euro di cui valore FAS 1.000.000,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
Giugno 2011
1 Sintesi del progetto
Il progetto rientra tra i cinque interventi infrastrutturali di rilievo strategico dell’A.P.Q. “Aree Urbane” della
Regione Basilicata riconducibili ad una logica di programmazione integrata ed inseriti in una prospettiva di
concentrazione delle azioni e delle risorse, con particolare riferimento alla programmazione comunale,
regionale, nazionale e comunitaria.
La selezione degli interventi infrastrutturali risponde, negli obiettivi strategici e nelle finalità, alle vocazioni
espresse dai territori dei due capoluoghi lucani.
La città di Matera, in cui sono localizzati due dei cinque interventi dell’accordo, si pone come obiettivi prioritari
l’incremento nell’immediato futuro dei flussi turistici in una prospettiva che tenga conto dei bisogni di turisti e
viaggiatori portatori di esigenze specifiche: famiglie con bambini, anziani, donne che viaggiano sole, portatori
di handicap, diversamente abili.
In particolare, i due interventi, realizzati a completamento di quelli in corso di realizzazione con il Progetto
Integrato di Sviluppo Urbano della città di Matera finanziati con fondi POR 2000-2006, sono finalizzati a
perseguire gli obiettivi di potenziamento dell’attrattiva urbana, riqualificazione dei quartieri cittadini,
sistemazione e recupero delle aree degradate, rafforzamento dei servizi alla persona e alla comunità e
riguardano:
> Progetto relativo alla utilizzazione degli ipogei di piazza Vittorio Veneto;
> Progetto per la realizzazione di un’area camper rientrante fra le iniziative di pianificazione e progettazione di
tipo innovativo.
L’intervento oggetto della presente relazione ha riguardato la realizzazione di un’area campers situata alla
periferia della città di Matera, è in corso di chiusura ed è stato realizzato in circa cinque anni di cui due per la
progettazione definitiva ed esecutiva e tre per l’esecuzione dei lavori principali e di completamento.
La progettazione e la direzione lavori sono state seguite direttamente dai tecnici del Comune di Matera e
l’esecuzione dei lavori ha coinvolto un’ A.T.I. di due imprese con capogruppo la ditta Costruzioni Industriali srl.
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Regione Basilicata
2 Genesi del progetto
Da alcuni anni, soprattutto nel periodo estivo, i turisti in visita alla città di Matera che si spostano in roulotte e
campers trovano sosta e stazionano per alcuni giorni nel sito provvisorio della Piazza del Castello
Tramontano che non è confacente alla esigenze dei camperisti.
E’ stata individuata, pertanto, una nuova zona dove attrezzare un’area da destinarsi alla sosta dei campers
con le utilità tali da soddisfare le esigenze di questa tipologia di turisti.
Il progetto sorge su una collina, nella periferia della città, all’interno del Parco di Serra Rifusa che
urbanisticamente è destinato ad area di verde pubblico attrezzato.
L’area di sosta dei campers di circa mq. 12.300,00 è costituita da:
> 75 stalli di sosta articolati in tre aree terrazzate a differenti quote derivanti dalla conformazione naturale del
terreno;
Particolare planimetria area
> Una struttura ricettiva realizzata precedentemente come edificio adiacente alla piscina del parco ed ora
ristrutturata e destinata ad ospitare i servizi igienici, la zona lavelli per il lavaggio delle stoviglie, i locali di
gestione dell’area e il punto informazioni e assistenza ai camperisti.
Particolare area servizi
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Regione Basilicata
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione dell’intervento è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali che hanno previsto un
accurato studio del territorio comunale, attraverso sopralluoghi e studi geofisici e, che hanno permesso di
effettuare la progettazione delle attività e la stima delle tempistiche necessarie al completamento dell’opera.
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle seguenti fasi di:
> Studi e progettazione: avvenuti tra il 2005 ed il 2007 ed hanno riguardato tutti gli steps della fase di
progettazione a partire dallo studio di fattibilità fino al progetto esecutivo includendo anche le procedure
espropriative delle aree non in possesso dell’Amministrazione.
Sia le fasi di studio del territorio impattato dall’attività con la scelta del sito da destinare alla localizzazione
che la fase di progettazione sono state attuate dall’Amministrazione Comunale di Matera;
> Esecuzione dei lavori: i lavori di realizzazione dell’opera sono iniziati nel mese di luglio dell’anno 2008, ad
opera dell’A.T.I. di imprese con capogruppo la Costruzioni Industriali srl. e risultano in fase di chiusura.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Non sono state riscontrate grosse criticità nell’esecuzione dell’intervento, tuttavia si è verificato un
prolungamento dei tempi di esecuzione dovuto alla redazione di una perizia di variante che ha riguardato
principalmente il miglioramento della viabilità nella zona di accesso all’area.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il progetto si distingue tra gli interventi realizzati dalla Regione, in quanto oltre ad essere mirato al
miglioramento qualitativo di una specifica categoria di turismo, permetterà di riqualificare la zona del Castello
Tramontano, ad oggi occupata dai camperisti.
Il recupero di tale area, situata in pieno centro storico, contribuirà a dare maggiore rilievo ad un monumento
che rappresenta un grande attrattore turistico per la città di Matera.
6 Successo del Progetto
Il progetto può essere considerato un buon esempio di innovazione, in quanto sul territorio lucano non sono
presenti altre aree destinate alla sosta di campers ed alla ricezione del turismo itinerante.
Si attende un grande successo dall’intervento, poiché la città di Matera, ormai definita “Città di arte e Cultura”,
ha registrato, negli ultimi anni, un notevole aumento dell’afflusso turistico.
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Regione Basilicata
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione Basilicata
Provincia:
Potenza
Comune:
Tito
Soggetto attuatore:
Comune di Tito
Valore dell’opera:
896.791,00 euro di cui valore FAS 896.791,00 euro
Titolo intervento:
Creazione di spazi
laboratorio – Centri per la
creatività
Data effettiva entrata in funzione:
26/02/2011
1 Sintesi del progetto
Il progetto rientra tra i 32 interventi presentati nell’ambito del rafforzamento della inclusione sociale attraverso
la promozione della cultura, della creatività e dei servizi ludici–educativi.
L’A.P.Q. di riferimento per il progetto in commento è Politiche e Solidarietà Sociale e mira al recupero e alla
riqualificazione di immobili da destinare a centri per la creatività.
Tale azione si sostanzia in un intervento di recupero e rifunzionalizzazione di cinque immobili da destinare a
spazi creativi situati nei Comuni di Matera, Pisticci, Rionero in Vulture, San Paolo Albanese e Tito.
La ratio è quella di coordinare i cinque siti coinvolti nel progetto “Visioni Urbane”, in modo da rendere una rete
di laboratori creativi realmente funzionali, ricercando in ognuno di essi la propria vocazione.
La ristrutturazione dell’Auditorium “Cecilia” di Tito è stata effettuata con criteri di ecocompatibilità e ha puntato
al risparmio e all’autosufficienza energetica.
In poco più di due anni, il Comune di Tito, soggetto attuatore del progetto, ha restituito alla cittadinanza
l’opera completata secondo le più moderne tecnologie e, nell’occasione, ha dato dimostrazione delle
potenzialità e delle capacità insite nelle strumentazioni di nuova generazione.
Il successo del progetto punta ad esaltare la creatività dei giovani lucani tanto nelle loro produzioni artistiche
quanto nelle capacità di gestione indispensabili per far sì che un progetto non resti ancorato al momento e
all’uomo ma diventi patrimonio di una terra.
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Regione Basilicata
2 Genesi del progetto
Il progetto nasce dall’esigenza di realizzare spazi appropriati che favoriscano lo sviluppo di nuove attività in
un’ottica di rivitalizzazione e di apertura dei territori nonché di macro protagonismo giovanile. Il progetto,
inoltre, si pone l’obiettivo di consolidare la messa in rete della scena creativa sia promuovendo scambi
culturali sia rafforzando i legami internazionali con lucani già famosi all’estero.
E’ stata condotta un’accurata analisi circa i fabbisogni della popolazione giovanile che, seppur dotata di
creatività, per poter emergere necessita di grandi spazi disponibili da adibire a laboratori.
E’ stata individuata l’area di interesse, un immobile di vaste dimensioni strategicamente collocato nel Comune
di Tito, nelle immediate vicinanze del capoluogo e ben servita anche dai trasporti pubblici, e si è proceduto a
contattare l’Amministrazione locale interessata al fine di condividere il progetto e stipulare la convenzione per
la messa a disposizione della struttura.
Un edificio di 1340 mq, con 10 ambienti distribuiti su un piano terra e due piani fuoriterra, progettato per
rispondere al concept “reinventare il futuro”, inteso come sperimentazione di modalità artistiche e culturali
contemporanee.
3 Piano di realizzazione del progetto
Il piano di realizzazione dell’intervento è consistito in una serie di operazioni qui di seguito elencate:
> Variante strumento urbanistico e/o ottenimento nulla-osta per vincoli sull’immobile;
> Affidamento progettazione esecutiva ad un’A.T.P. di progettisti;
> Realizzazione progetto esecutivo;
> Procedura ad evidenza pubblica per l’affidamento dei lavori;
> Realizzazione dei lavori;
> Collaudo e verifiche.
Tutte le fasi su riportate hanno rispettato i tempi stabiliti.
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Regione Basilicata
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Il percorso di realizzazione, nonostante abbia rispettato la tempistica prevista, ha incontrato alcuni ostacoli
dovuti alla destinazione d’uso dell’immobile; infatti si è ritenuto oltremodo necessario adeguare gli spazi
interni dell’edificio sia da un punto di vista strettamente strutturale che funzionale di impiantistica generale.
Tutte le apparecchiature degli impianti sono state dimensionate alle condizioni atmosferiche invernali ed
estive, anche in condizioni sfavorevoli.
Per quanto riguarda gli interventi di completamento, oltre alla realizzazione di pareti in cartongesso per
delimitare gli spazi nelle diverse funzioni, è stato opportuno posizionare pannelli fonoassorbenti che
migliorassero l’acustica all’interno dell’auditorium.
L’attenzione costante al cantiere, da parte sia del soggetto attuatore (Amministrazione comunale di Tito) e sia
dei rappresentanti della Regione Basilicata ha fatto sì che le operazioni di riqualificazione e ristrutturazione
proseguissero secondo scaletta e poco si discostassero dall’originario progetto.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
La realizzazione di centri per la creatività e spazi laboratorio dove i giovani possano esprimere le loro
attitudini e il loro estro e dove gli stessi possano interagire con coetanei e confrontarsi con il mondo della
cultura e dell’arte in generale, consente all’intero territorio di crescere e svilupparsi all’esterno, farsi conoscere
e rendersi attrattivo.
Inoltre, contribuisce al monitoraggio e controllo del fenomeno della dispersione sociale. Il giovane, dunque,
spronato alla socializzazione e alla coltivazione di interessi sani, viene allontanato dalla strada e dai pericoli
ad essa connessi.
6 Successo del Progetto
Il progetto analizzato può essere considerato esemplare da molti punti di vista. Infatti, oltre ad essere
apprezzato come centro di creatività, possiede un elemento che lo rende unico in rapporto a tanti: il
denominatore ambientale.
L’opera è stata realizzata con criteri di ecocompatibilità puntando al risparmio e all’autosufficienza energetica.
L’attenzione volta all’ambiente e al rispetto dell’ecosistema rappresenta una scelta importante che mostra un
lato raramente considerato: l’uso delle nuove tecnologie volte alla tutela del territorio consente di realizzare
quanto progettato attuando la policy ambientale senza rinunciare a confort e design.
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Regione Basilicata
Particolare atrio
Particolare atrio
Particolare auditorium
Particolare auditorium
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Regione Basilicata
Provincia:
Potenza
Comune:
Sant’Arcangelo
Soggetto attuatore:
Comune di Sant’Arcangelo
Titolo intervento:
Complesso S. Maria
d’Orsoleo – Completamento
dei lavori ed allestimenti
per museo ed attività
sociali
Valore dell’opera:
800.000,00 euro di cui valore FAS 800.000,00 euro
Data effettiva entrata in funzione:
Settembre 2011
1 Sintesi del progetto
Il progetto rientra tra i 180 interventi presentati nell’ambito della valorizzazione del patrimonio artistico della
Basilicata.
L’A.P.Q. di riferimento per il progetto in commento è Beni Culturali – III Atto Integrativo, il cui obiettivo
strategico è rappresentato dal recupero e salvaguardia del patrimonio storico della regione, tutela e
conservazione dell’identità culturale regionale e incremento dei flussi turistici come diretta conseguenza di un
più ampio ventaglio di offerte.
Il patrimonio ecclesiastico della Basilicata rappresenta una rilevante risorsa regionale che necessita di una
maggiore valorizzazione; ed è proprio in questa ottica che si prevedono interventi tesi a mettere a sistema il
patrimonio storico ed artistico delle diocesi lucane al fine di renderlo accessibile e fruibile.
L’ex complesso conventuale di Santa Maria d’Orsoleo raffigura un esempio di incubatore storico artistico,
nonché un attrattore naturale.
Il complesso monumentale sorge su un’altura, in una cornice ambientale di notevole suggestione, ed è
costituito dalla chiesa e dall’annesso convento articolato intorno al chiostro quadrangolare; per le sue notevoli
dimensioni si presta ad essere utilizzato per attività diversificate.
L’intervento in oggetto prevede la prosecuzione dei lavori di restauro già collaudati ricadenti nell’A.P.Q. Beni
Culturali ed è finalizzato alla realizzazione delle opere di finitura interna.
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Regione Basilicata
2 Genesi del progetto
Il rilevante interesse storico artistico del complesso monumentale di proprietà della Regione Basilicata ha
comportato nel corso degli anni interventi di restauro e recupero funzionale eseguite con varie fonti di
finanziamento.
Il progetto in commento nasceva come valorizzazione e creazione di spazi espositivi e percorsi museali
grazie al ricco patrimonio di opere artistiche presenti.
> Ad oggi l’obiettivo è quello di realizzare un modello avanzato di fruizione, valorizzazione e gestione di un
bene architettonico e culturale, capace di rafforzare i fattori di competitività dell’intera area; passando ad
una diversa interpretazione del concetto di museo da tradizionale a spirituale denominato “Un viaggio nella
spiritualità dal medioevo ad oggi”.
3 Piano di realizzazione del progetto
> Il monumento, con una corte di circa 2 ettari che la circonda, nel 1988 è stato oggetto di un primo restauro
sia della chiesa che delle altre costruzioni annesse, tenendo presente la destinazione finale.
> Infatti i progetti di consolidamento e restauro sono stati studiati con l’obiettivo di recuperare l’intero
complesso perché l’articolazione propria di tali edifici può dare vita ad una gestione culturale varia e
molteplice, destinata a rendere il museo, un polo di riferimento nella regione.
> Per quanto concerne l’organizzazione funzionale, i locali della chiesa, della sacrestia e dell’aula sono stati
restaurati e riportati all’antico splendore a testimonianza di un’architettura ricca e suggestiva.
> L’edificio del chiostro e quello ad esso adiacente sono stati restaurati e destinati ad ospitare gli allestimenti
museali.
> L’edificio più distaccato ospiterà sale conferenze per attività conoscitiva e divulgativa, e spazi per il ristoro.
> Tutti gli interventi e le fasi progettuali sono state seguite dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali della
Regione Basilicata.
> Il progetto è in corso di completamento con data prevista del collaudo 30/09/2011.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Trattandosi di un progetto di completamento non sono state riscontrate particolari criticità nella esecuzione
dell’intervento.
Il lieve ritardo registrato nella chiusura dei lavori è dovuto al cambio della tipologia da progetto museale
archeologico tradizionale a museo della spiritualità.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il progetto rientra in uno più ampio di sviluppo locale “Progetto Speciale Val d’Agri” che si propone di
realizzare un sistema di specializzazione e di declinazione dell’offerta turistica, in grado di intercettare la
nuova domanda del settore e di interessare target sempre più ampi.
Il territorio in cui sorge il complesso ha una propria peculiarità, una propria potenzialità e rappresenta un
elemento forte da cui partire, un polo di sviluppo, un attrattore capace di generare e gestire flussi turistici
rilevanti.
Il progetto, pertanto, mira a realizzare un prodotto faro che contribuisca, insieme all’area archeologica di
Grumento, a conferire alla Val d’Agri una precisa identità turistica.
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Regione Basilicata
6 Successo del Progetto
Il progetto può essere considerato esemplare ed unico nel suo genere in Basilicata in quanto si articola su
proposte innovative e modelli avanzati di fruizione del patrimonio. I fattori di eccellenza si esplicitano nella
qualificazione, valorizzazione e fruizione dei beni e dei valori territoriali che raccontano e rappresentano, in
modo suggestivo ed affascinante, momenti di storia e di cultura dei luoghi.
Foto del complesso
Foto del complesso
Foto del chiostro e della zona
di allestimento museale
Foto del chiostro e della zona
di allestimento museale
La peculiarità del progetto sta nell’individuazione di un percorso allestitivo con il fine di favorire la
ricontestualizzazione storica del monastero e contribuire a trasmettere “una memoria viva” risollecitando quel
rapporto con il sacro e la spiritualità da sempre caratterizzante la comunità lucana.
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Provincia
Autonoma di Bolzano
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Provincia
Autonoma di Bolzano
Le priorità perseguite
Nell’ambito della programmazione 2000-2006, l’Intesa istituzionale di programma sottoscritta nel 2001 dalla
Provincia autonoma di Bolzano e dal Governo italiano ha segnato un momento importante per la
programmazione e l’attuazione di interventi finalizzati al riequilibrio economico-sociale delle aree
sottoutilizzate del territorio provinciale.
In meno di dieci anni, la Provincia autonoma di Bolzano ha programmato 68 interventi per i quali è stata
prevista una spesa complessiva di circa 180.000.000 euro di cui FAS circa 41.000.000 euro.
Di seguito viene riportata una elencazione dei settori in cui si è articolata tale programmazione.
I sei interventi realizzati nell’ambito delle “infrastrutture viarie” sono stati rivolti al potenziamento e alla
sistemazione della rete viaria esistente. Tale azione ha risposto all’esigenza di fronteggiare il forte tasso di
incremento della domanda di mobilità e di aumento della domanda di beni e servizi sia da parte della
popolazione residente che da parte di quella turistica.
Con quattro interventi nel settore “Ferrovie” si è teso a rivitalizzare la linea ferroviaria di interesse locale
attraverso, in particolare, l’innalzamento dei livelli di accessibilità e degli standard di sicurezza e la
realizzazione di infrastrutture di alto livello tecnologico.
La programmazione di 31 interventi svolti a livello locale nel settore delle “Risorse idriche ”, cui si riferisce
uno dei due interventi esemplari oggetto di esame, è nata dall’esigenza sempre maggiormente sentita di
migliorare la produttività e qualità del servizio attraverso la tutela e l’uso compatibile della “risorsa acqua”.
Di qui la progettazione di interventi volti da un lato a preservare tale risorsa da qualsiasi forma di
contaminazione, favorendone al contempo il necessario processo di depurazione e, dall’altro, a garantire
anche le fonti di approvvigionamento per il futuro. Da segnalare inoltre, gli ulteriori vantaggi conseguenti,
legati ad un uso pianificato dell’uso dell’acqua quali l’abbattimento dei costi di gestione e di manutenzione
dell’intera rete di distribuzione e la possibilità di realizzare tariffe più attrattive ed un’offerta di servizio
aderente alle caratteristiche del territorio e della popolazione ivi insediata.
La Provincia Autonoma di Bolzano ha recepito il decreto legislativo n. 152/06 e le normative europee in
materia di acque e smaltimento delle acque con la legge provinciale 18 giugno 2002, n. 8 “Disposizioni sulle
acque”.
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Provincia
Autonoma di Bolzano
Tale legge definisce i seguenti obiettivi per una corretta gestione e tutela delle acque:
> Prevenire e ridurre l‘inquinamento e attuare il risanamento dei corpi idrici inquinati;
> Conseguire il miglioramento dello stato delle acque ed adeguate protezioni di quelle destinate a particolari
usi;
> Perseguire usi sostenibili e durevoli delle risorse idriche, con priorità per quelle potabili;
> Mantenere la capacità naturale di autodepurazione dei corpi idrici nonché la loro capacità di sostenere
comunità animali e vegetali ampie e ben diversificate.
Il settore delle “telecomunicazioni” rappresenta uno strumento attraverso il quale le pubbliche
amministrazioni, centrali e locali attivano i processi necessari a creare nuove opportunità di lavoro, nonché a
garantire il decentramento necessario per un approccio unitario all’erogazione di servizi ai cittadini e alle
imprese. In tale prospettiva si collocano 3 interventi promossi nella provincia di Bolzano volti a promuovere
la diffusione delle reti telematiche e delle fibre ottiche in particolare nelle aree periferiche del territorio
provinciale.
Ai predetti ambiti di intervento previsti dall’Intesa istituzionale, si sono successivamente aggiunti ulteriori
settori ricompresi nel ciclo di programmazione unitaria della politica regionale 2000-2006, disciplinati
anch’essi attraverso accordi di programma quadro: in particolare il settore delle “politiche giovanili”,
finanziato con fondi POGAS (16 interventi volti alla promozione della cultura giovanile attraverso
l’organizzazione di diverse iniziative sia culturali che formative) e i settori delle “aree urbane”, con due
interventi aventi in particolare ad oggetto la riqualificazione della stazione ferroviaria di Dobbiaco e di “EGovernment e società dell’informazione”. In tale ambito attraverso l´APQ sottoscritto in luglio 2007 e i sei
interventi ivi previsti è stato in particolare perseguito lo scopo della spinta al miglioramento sotto un profilo
qualitativo e quantitativo delle prestazioni erogate dalla pubblica amministrazione, nonché una maggiore
accessibilità da parte del cittadino ai servizi dell’amministrazione provinciale. Tali obbiettivi sono stati
perseguiti, nel caso specifico, attraverso il potenziamento dell’informatizzazione dei servizi amministrativi.
A tale settore si riferisce uno dei due interventi esemplari prescelti, il Progetto E-GOV 01 – Portale d’accesso
dei servizi pubblici locali.
Si elencano di seguito 2 interventi tra quelli che possono definirsi esemplari e pertanto meritano una
particolare menzione nell’ambito del predetto ciclo di programmazione 2000 – 2006:
> E-GOV 01 – Predisposizione di portale d’accesso per i servizi pubblici locali nella provincia autonoma di
Bolzano (Portale E.GOVERNMENT) - (II atto integrativo “società dell’informazione”)
> Realizzazione di un nuovo impianto di acque potabili ed antincendio “Marcino/Martscheinberg” nel comune
di San Pancrazio/Val d’Ultimo (II atto integrativo risorse idriche), costituito formalmente da due interventi
distinti, presentati insieme per omogeneità.
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Provincia
Autonoma di Bolzano
Provincia:
Provincia Autonoma
di Bolzano
Soggetto attuatore:
Provincia Autonoma
di Bolzano
Titolo intervento:
Predisposizione di un
portale d’accesso per i
servizi pubblici locali nella
Provincia autonoma di
Bolzano (Portale EGOVERNMENT – E-GOV 01)
Valore dell’opera:
276.980,00 euro di cui valore FAS 160.308,00 euro
Data effettiva entrata in funzione:
28/10/2008
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte dell’APQ di E-government e Societá dell’informazione - II Atto integrativo sottoscritto nel
luglio 2007 dal Ministero dello sviluppo economico, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero
per le riforme e le innovazioni nella Pubblica Amministrazione, dal Centro nazionale per l´Informatica nella
Pubblica Amministrazione e dalla Provincia autonoma di Bolzano.
Tramite tale atto integrativo ed i precedenti accordi è stato perseguito l’obbiettivo di una spinta consistente
verso il miglioramento delle prestazioni dell’amministrazione provinciale, con il potenziamento degli strumenti
informatici per lo sviluppo di un punto di contatto fra PA e società civile e imprenditoriale e in generale con la
realizzazione di strutture orientate ad una sempre maggiore soddisfazione delle esigenze dei cittadini e del
mondo produttivo.
E' stato messo a disposizione dei cittadino un unico sportello virtuale che, indipendentemente dalle diverse
competenze delle diverse amministrazioni, consente l’accesso ai servizi pubblici. Tramite questo portale
unitario, al cittadino è consentito di usufruire dei servizi dell’amministrazione pubblica locale senza vincoli di
orario e di luogo.
Il costo complessivo del Progetto è di 276.980 euro, di cui 160.308 euro finanziati con FAS. Il progetto è stato
realizzato in un lasso temporale di 18 mesi, da ottobre 2006 a marzo 2008.
Il progetto coinvolge l’intero territorio “virtuale provinciale”, un'area comprendente sia gli utenti/cittadini
potenziali utilizzatori del portale online sia i soggetti pubblici che iscrivono i testi dei servizi nel sito,
appartenenti oltre agli uffici dell’amministrazione provinciale (42 ripartizioni provinciali), al consorzio dei
comuni, ai comprensori e all’azienda sanitaria.
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Provincia
Autonoma di Bolzano
2 Genesi del progetto
L’amministrazione provinciale ha svolto un’analisi strategica per l’implementazione del piano di sviluppo
generale per l’E-government nell’Amministrazione Pubblica della Provincia autonoma di Bolzano, dalla quale
sono emerse alcune criticità.
La realizzazione del progetto ha avuto inizio dalla constatazione che la molteplicità di enti ed attività in cui si
articola la Pubblica Amministrazione implica la necessità per i suoi interlocutori di reperire una grande
quantità di informazioni, sempre di facile accessibilità.
La situazione in Provincia di Bolzano presentava un'offerta online caratterizzata in molti casi da enti pubblici
locali che offrivano i propri servizi tramite una propria homepage; questo comportava lo sviluppo e la gestione
delle pagine web con struttura, design, modalità di ricerca e di navigazione diverse.
Di qui la necessità di realizzare nella Provincia di Bolzano uno strumento unitario, semplice e diretto (Portale
E-government), idoneo a razionalizzare e rendere accessibili indipendentemente dall´ente di provenienza le
informazioni rivolte al pubblico. Un compito questo tutt’altro che facile, che implica la necessità di confrontarsi
con uno strumento di azione ormai fondamentale dell’Amministrazione Pubblica, ovvero la comunicazione
delle informazioni del settore pubblico (PSI, “public sector information”).
Nelle decisioni programmatiche del Presidente della Provincia al Consiglio provinciale, rese in data 12
dicembre 2003, veniva stabilito che “il processo di E-government contribuirà anche in Alto Adige allo sviluppo
della società dell’informazione e della telematica: entro il 2009, ad esempio, è previsto che l’80% dei rapporti
tra cittadini ed ente pubblico venga offerto anche online.”
Con delibera del 30 agosto 2004 veniva istituito il Comitato guida ” E-government - offensiva 2004-2008”, con
il compito di redigere un programma ed una strategia E-government, approvate con delibera della Giunta
Provinciale il 4 aprile 2005.
Con Circolare n.9 del 02.10.2007 il direttore generale della Provincia autonoma di Bolzano comunicava ai
direttori, direttrici di dipartimento e di ripartizione la creazione di un portale dei servizi invitandoli alla
presentazione ufficiale del portale, avvenuta il 17 ottobre 2007.
Con Circolare n.13 del 21.11.2007 del direttore generale della Provincia autonoma di Bolzano indirizzata ai
direttori, direttrici di dipartimento e di ripartizione, venivano indicate le procedure per l’istituzione del portale
dei servizi, la definizione e le procedure per istituire l’incaricato E-government per le singole ripartizioni, le
modalità di svolgimento dei corsi di formazione nelle ripartizioni, l’istituzione di una Redazione centrale del
portale dei servizi, le finalità e la tempistica della realizzazione del portale.
La circolare fissava espressamente il 30 giugno 2008 come data entro la quale i servizi delle ripartizioni
avrebbero dovuto essere integrati nel portale dei servizi. La redazione centrale avrebbe concordato con le
singole ripartizioni le modalità di inserimento.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del portale dei servizi ha visto l’interazione di diverse attività sviluppate
contemporaneamente e in modo parallelo. Dal punto di vista di sistema informativo “fisico” è stata realizzata
la piattaforma informatica centrale, dal punto di vista gestionale è stato creato un piano di progetto
operativo e una struttura amministrativa gerarchica a forma piramidale, basata su un sistema di accessi
che culmina nella redazione centrale del portale; infine è stato definito un catalogo centrale delle
prestazioni/servizi classificati attraverso un sistema di categorie e definiti in modo univoco.
Il progetto è stato realizzato in due Fasi.
Nella Fase 1, da ottobre 2006 a marzo 2007, sono state svolte le seguenti attività:
> Definizione dell’architettura applicativa
> Predisposizione del piano di progetto operativo
> Elaborazione della bozza e sviluppo di un prototipo
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Provincia
Autonoma di Bolzano
Nella Fase 2, da aprile 2007 a marzo 2008, sono state svolte le seguenti attività:
> Predisposizione della banca dati
> Sviluppo e test dell’applicativo
> Implementazione del sistema ed acquisizione dei dati
> Realizzazione delle attività previste nei piani organizzativi gestionali strutturali.
Il portale dei servizi è andato online il 28 ottobre 2008, con 900 servizi in lingua italiana e tedesca.
Nel corso dell’anno 2009 e 2010 sono state svolte le seguenti ulteriori attività per l’ottimizzazione del portale:
> Ottimizzazione del servizio di ricerca implementato, attraverso l’applicativo “Thesaurus” bilingue
> Miglioramento della qualità dei servizi attraverso una verifica redazionale del formato (incluso il controllo
ortografico), della comprensibilità dei testi, delle informazioni riportate, effettuazione di test sui link
> Implementazione nel sistema della navigazione in lingua ladina e sviluppo dei servizi in lingua ladina
> Miglioramento dell’applicativo con lo sviluppo di un catalogo dei moduli per una gestione piú veloce delle
modifiche riguardanti la modulistica online, redazione di un manuale bilingue per la gestione delle nuove
funzionalità relative all’applicativo web editor, reso disponibile on line
> Seminari di formazione degli utenti del programma
> Definizione e sviluppo della modulistica interattiva online (.pdf intelligente/scrivibile), tramite un format e
layout unico e standardizzato, valido per tutti i moduli presenti nel portale dei servizi dell’amministrazione
provinciale e formalizzato con la pubblicazione delle”Linee guida per la realizzazione di moduli interattivi
dell’amministrazione provinciale”.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Una priorità dell’applicativo software sviluppato è di essere user-friendly. Questo ha comportato una grande
quantità di lavoro per lo sviluppo e per il test del programma.
È stato fatto un grande sforzo nell’ottimizzazione del motore di ricerca implementato con l’applicazione
“Thesaurus”, sviluppata in base alle parole chiave presenti nei testi descrittivi dei 900 servizi in lingua italiana
e in lingua tedesca.
Da un punto di vista organizzativo una delle maggiori criticità incontrate è stata la definizione di un modello
unitario per la descrizione dei servizi, condiviso da tutti i partner. E' stato creato un modello standard, con un
denominatore comune ma tale da consentire l’inserimento delle caratteristiche specifiche del servizio fornito
da ogni singolo ente/ufficio.
Una criticità operativa è stata riscontrata nella gestione del cambiamento rispetto agli utenti, quindi ai
dipendenti pubblici che hanno dovuto imparare a descrivere in un modo nuovo, uniformato, i loro servizi,
utilizzando un linguaggio amministrativo semplice. Questo ha comportato un grande investimento da parte
della redazione centrale che - dopo aver definito il modello di servizio - si è occupata di trasmetterne i
contenuti. Tale risultato è stato ottenuto tramite un’opera di sensibilizzazione e di formazione dei dipendenti
addetti all’inserimento dei testi dei servizi nel programma, formazione rivolta anche a diffondere l’uso di un
linguaggio e di una pratica amministrativa caratterizzata dall’ accessibilità in applicazione della direttiva sulla
semplificazione del linguaggio amministrativo, nelle lingue italiano, tedesco e ladino.
Gli utenti sono stati motivati, qualificati e accompagnati dalla redazione centrale del portale in tutte le fasi del
progetto: dalla scelta dei servizi, all’inserimento, alla pubblicazione e infine alla fase di controllo. La redazione
centrale ha coordinato tutte le fasi del progetto dalla progettazione all’implementazione alla verifica finale.
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Provincia
Autonoma di Bolzano
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Con l’istituzione del ”Portale dei servizi” delle amministrazioni pubbliche locali i servizi pubblici essenziali per
cittadini e imprese sono ora consultabili online. I servizi descritti all’interno del “Portale dei servizi” della
Provincia autonoma di Bolzano consentono al cittadino di usufruire comodamente via internet di oltre 900
servizi della Pubblica Amministrazione, dei comuni, delle comunità comprensoriali e dell'azienda sanitaria.
I cittadini tramite il portale trovano le informazioni riguardo ai procedimenti amministrativi e all’espletamento
delle relative pratiche, possono richiedere ulteriori informazioni, in quanto in ogni servizio sono indicati i
numeri telefonici, gli indirizzi degli uffici, gli orari di ricevimento per il pubblico e gli incaricati degli uffici
provinciali che si dedicano all’espletamento di quel servizio. E` inoltre possibile scaricare i moduli per le
richieste di domande e documentazione, senza doversi recare fisicamente negli uffici della Pubblica
Amministrazione.
I benefici a livello ambientale possono essere così puntualizzati:
> Risparmio energetico
> Risparmio di carta
> Risparmio di carburante
> Riduzione dell’inquinamento
> Risparmio di tempo per il cittadino
I principali risultati/benefici possono essere così sintetizzati:
> Sportello virtuale unico (One Stop – Government)
> Design e struttura unitaria sia per il sito, sia per i singoli servizi
> Un unico “Corporate identity” per tutta l’amministrazione pubblica
> Nuove modalità di ricerca e navigazione impostate nell’ottica dell’utente/cittadino
> Realizzazione di un catalogo centrale delle prestazioni/servizi
> Descrizione univoca ed uniforme dei servizi
> Applicazione nella descrizione dei servizi della direttiva sulla semplificazione del linguaggio amministrativo
> Portale bilingue in italiano tedesco e trilingue (italiano, tedesco, ladino) per i servizi di maggior utilizzo
6 Successo del Progetto
La realizzazione del progetto in esame mostra concretamente come una Pubblica Amministrazione possa
realizzare il primo vero passo verso un’amministrazione digitale in modo efficace, efficiente ed economico,
coinvolgendo gli enti locali del territorio e operando nell’interesse dei cittadini.
Un elemento distintivo di successo che si è rilevato nello sviluppo e nella realizzazione del progetto è stato
l’investimento su risorse interne della Pubblica Amministrazione. La strategia di bottom-up seguita ha portato
alla sensibilizzazione e responsabilizzazione di personale qualificato investito del ruolo di redattore dei servizi
(denominato: utente/redattore E-government). Il numero considerevole di redattori (circa 250) costituisce un
“knowledge management” fondamentale per consentire la realizzazione di servizi documentati in maniera
adeguata e accessibili sia per i cittadini sia per la stessa Pubblica Amministrazione.
Durante la realizzazione del progetto è inoltre emerso il ruolo fondamentale svolto dal coordinamento a livello
istituzionale e a livello esecutivo, necessario per garantire il successo nell’esecuzione del progetto.
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Provincia
Autonoma di Bolzano
Il portale dei servizi della Provincia autonoma di
Bolzano inserito nella rete civica (in lingua italiana)
HOME PAGE del portale dei servizi della
Provincia autonoma di Bolzano (in lingua italiana)
Servizio del portale dei servizi della Provincia
autonoma di Bolzano, con modulistica
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Provincia
Autonoma di Bolzano
Provincia:
Provincia Autonoma
di Bolzano
Soggetto attuatore:
Ufficio economia montana
della ripartizione foreste
Titolo intervento:
Realizzazione di un nuovo
impianto di acque potabili
ed antincendio “Monte
Marcino/Martscheinberg”
nel comune di San
Pancrazio/Val d’Ultimo
della provincia Autonoma di Bolzano
Valore dell’opera:
1^: 681.960,00 euro di cui valore FAS 300.000,00
euro
2^: 629.880,00 euro di cui valore FAS 300.000,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
28/10/2008
1 Sintesi del progetto
Le risorse idriche rappresentano un fattore di fondamentale importanza per la gestione del territorio
altoatesino.
Nel territorio alpino delle zone rurali provinciali è presente, sui versanti meglio esposti, un alto numero di
aziende agricole, singole o agglomerate in gruppi.
Il lavoro svolto dagli agricoltori, le pratiche di buona regimazione delle acque superficiali e piovane e la cura
dei boschi svolgono un ruolo fondamentale ai fini della salvaguardia ambientale e della prevenzione del
rischio idrogeologico.
Ai fini della corretta gestione delle risorse, la Provincia Autonoma di Bolzano adotta le azioni necessarie a
razionalizzare i sistemi di raccolta e distribuzione in modo da sfruttare a pieno le capacità di invaso.
A tal fine, l'intervento è costituito da due progetti separati, ma omogenei per ambito di realizzazione, che
pertanto vengono descritti insieme per completezza.
Entrambi sono stati funzionali alla realizzazione di due impianti di acqua potabile e antincendio.
Tramite detti interventi sono state realizzate le opere di presa rispettivamente a quota 1500 m s.l.m. (“Monte
“Staffelsberg”) e a 1860 m s.l.m. (“Monte Martschein”) e successivamente le condotte ai serbatoi di carico
ubicati rispettivamente a quota 1450m e 1490m s.l.m.
La capacità di carico dei serbatoi è di ca. 200 m³ (“Monte Staffelsberg”) e 300 m³ (“Monte Martschein”), la
lunghezza delle condotte è di ca. 8.800 m, più o meno equamente ripartito per i due progetti, sono state
messe in opera quasi 20 km di conduttura e 16 idranti: le risorse idriche di acqua potabile e antincendio
vengono ora sfruttate da 13 aziende agricole di montagna.
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Provincia
Autonoma di Bolzano
2 Genesi del progetto
Il secondo atto integrativo all’accordo di programma quadro per la tutela delle acque e la gestione integrata
delle risorse idriche, di cui fanno parte i due progetti in esame, è stato sottoscritto nel luglio 2007, dal
Ministero dello Sviluppo economico, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio, il Ministero delle
infrastrutture, il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e dalla Provincia autonoma di Bolzano.
Esso prevedeva un finanziamento complessivo per tutti gli interventi di 12.800.469,38 euro (di cui 2.500.000
euro di risorse FAS) con i quali sono stati finanziati 14 interventi aventi ad oggetto 6 opere di smaltimento
delle acque reflue, 3 di adeguamento e ampliamento impianti di depurazione, 2 di realizzazione di impianti di
acqua potabile e antincendio, 3 di fognatura e fitodepurazione: gli interventi qui descritti hanno beneficiato di
600.000 euro di risorse FAS.
3 Piano di realizzazione del progetto
INTERVENTO - MB01 – Monte Marcino/Martscheinberg
Inizio esecuzione del progetto18/02/2008 – fine 22/10/2009
INTERVENTO – SB01 – Staffelsberg/Monte Staffel
Inizio esecuzione del progetto18/02/2008 – fine 28/08/2009
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Non sono state riscontrate particolari criticità: piccole varianti rispetto al progetto originario, introdotte in corso
d’opera, non possono essere considerate vere e proprie criticità in quanto fanno parte fisiologicamente della
realizzazione di un’opera in alta montagna.
I lavori sono stati eseguiti su un terreno particolarmente difficile, caratterizzato da forti pendenze e dalla
presenza di roccia che ha reso necessario l’utilizzo di macchinari e ditte specializzate per ridurre l’impatto
ambientale e limitare al massimo danni di natura idrogeologica. Anche questo aspetto più che un elemento di
criticità va considerato come un elemento di successo.
Alcune critiche da parte di soci del consorzio agricolo non possono essere considerate veri e propri elementi
di criticità, anche perché l'opera ha ottenuto un generale sentimento di soddisfazione da parte della
popolazione locale che si è sentita accompagnata dall'Amministrazione Pubblica nella realizzazione di una
infrastruttura tanto utile quanto vitale.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
La realizzazione dei progetti ha consentito:
> L’approvvigionamento idrico per aziende e persone che non disponevano di risorse idriche sufficienti,
tenuto conto degli standard sanitari introdotti in provincia
> Un'importante funzione di prevenzione, in quanto ha consentito di realizzare una rete antincendio su un
versante non attrezzato da questo punto di vista
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Provincia
Autonoma di Bolzano
Sotto il primo profilo si evidenzia come le risorse idriche preesistenti non fossero più sufficienti a soddisfare le
necessità familiari e dei siti produttivi della zona.
Le poche fonti sfruttate dai masi di montagna che sorgevano nelle loro vicinanze e che anticamente ne
garantivano la sopravvivenza sia in estate che in inverno erano ormai inadeguate: di qui l’esigenza di sfruttare
appieno le risorse esistenti creando un sistema di estrazione tale da garantire condizioni igieniche stabili e
certificate.
Il problema è stato infatti risolto tramite un sistema di estrazione profonda. L’acqua viene estratta ad un livello
di profondità (circa 6 m) tale da garantirne l’assoluta purezza e viene fatta trasversalmente affluire in
superficie. In tale percorso orizzontale verso la superficie l’acqua è protetta da una guaina atta ad impedire
qualsiasi forma di contaminazione.
La disponibilità della risorsa ha consentito un generale miglioramento della qualità della vita riconducibile
anche alla possibilità di alimentare opportunità di sviluppo fino a quel momento impensabili legate
all’agriturismo. Il Maso “Leit” (Monte Marcino) ad esempio, grazie alla nuova disponibilità della risorsa idrica
nei termini in cui si è detto, ha potuto dare l’avvio alla produzione e commercializzazione di prodotti tipici, tra
cui in particolare il pane, che da sempre costituiscono una delle espressioni più caratteristiche del patrimonio
culturale rurale. Prodotti peraltro, proprio per la loro matrice culturale, particolarmente apprezzati anche dal
turismo.
Sotto il secondo profilo va evidenziato che la zona in questione si caratterizza per l’elevata estensione di
boschi e sottoboschi; soprattutto in estate, ciò comporta il rischio di incendi.
Fino alla realizzazione dell'impianto, l’unica possibilità di contrasto era costituita dallo spegnimento delle
fiamme dall’alto, soprattutto con acqua sganciata da un elicottero: un sistema dispendioso, non sempre
efficace, ma che comunque, in casi estremi continua ad affiancarsi all’utilizzo di idranti da terra.
6 Successo del Progetto
Entrambi i progetti sono stati realizzati dalla stessa ditta, specializzata in lavori e scavi su terreni molto
pendenti. Le opere in cemento armato come i serbatoi (bacini di raccolta) sono stati realizzati sul posto. La
posa delle condutture e stata fatta contemporaneamente agli scavi. Il trasporto e la posa dei tubi è stata
realizzato con il supporto di una gru a cavo nelle zone non accessibili con un altro mezzo di trasporto. I tubi
sono stati interrati a una profondità di ca. 150 cm in modo da garantire in inverno anche a basse temperature
(la temperatura scende anche a meno 20 gradi centigradi e oltre sotto zero) l’acqua potabile alle aziende. Il
riporto della terra sulle aree scavate è stata effettuata immediatamente dopo la posatura dei tubi, in modo da
evitare movimenti di terra e sassi dovuti a eventi atmosferici che avrebbero potuto danneggiare i tubi appena
messi in posa. Infine tutte le aree sottoposte ad intervento sono state rinverdite con semenzale autoctono.
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Provincia
Autonoma di Bolzano
Accesso alle tubature sotterranee
Idrante nel panorama
Pozzetti
Bacino raccolta acque
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Regione
Calabria
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Regione
Calabria
Le priorità perseguite
Nel mese di ottobre 1999 la Regione Calabria ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di
Programma con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse al
riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni
di interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi
nei vari “Accordo di Programma Quadro” (APQ) nei settori Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del suolo,
Sviluppo locale, Beni culturali, Aree Urbane, Società dell’informazione e Ricerca.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle
coperture finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Calabria con l’Accordo di Programma Quadro “Tutela delle Acque e Gestione Integrata delle
Risorse Idriche” sottoscritto in data 28 giugno 2006 ha dato altresì avvio ad una programmazione nel
settore Ciclo dell’acqua, con l’obiettivo di tutelare i corpi idrici superficiali e sotterranei in modo da migliorare
l’ambiente acquatico, proteggere e salvaguardare tutti gli ecosistemi connessi ai corpi idrici.
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti.
A tal fine sono stati realizzati numerosi progetti tra i quali citiamo l'Acquedotto del Menta-Opere di
completamento dell’opera di presa e della galleria di derivazione.
Nelle prossime pagine verrà illustrato in maggior dettaglio il progetto sopracitato, perché per la sua
complessità e per le sue caratteristiche tipologiche rappresenta un intervento di maggior successo.
La sua realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Calabria e l’Amministrazione centrale. Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha l’opportunità di
poter comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state
investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
56
Regione Calabria
Provincia:
Reggio Calabria
Soggetto attuatore:
Cardeto
Valore dell’opera:
25.507.000,00 euro di cui valore FAS
23.240.000,00 euro
Titolo intervento:
Acquedotto del Menta –
Opere di completamento
dell'opera di presa e della
galleria di derivazione
Data effettiva entrata in funzione:
Gennaio 2013
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte dell’APQ TAGIRI dell’Intesa Istituzionale di Programma e ha un importo complessivo di
25,507 milioni di euro, di cui 23,240 milioni finanziati con FAS.
Il progetto fa parte dell’APQ giugno 2006 per il ciclo integrato delle acque, parte integrante dell’Intesa
Istituzionale di Programma tra Stato e Regione per quanto attiene al settore delle risorse idriche.
Nell’ambito di questo progetto si raggruppano un insieme di 4 interventi differenziati per costo, indicatori,
localizzazione ecc., ma con un insieme di elementi comuni quali gli obiettivi e i benefici dovuti alla
realizzazione dell’intero progetto, riassumibili come di seguito:
> Acquedotto del Menta-Opere a valle della centrale idroelettrica
> Acquedotto del Menta-Opere integrative della galleria di derivazione- I° lotto opera di presa
> Acquedotto del Menta-Opere di completamento dell’opera di presa e della galleria di derivazione
> Acquedotto del Menta-Condotta forzata e centrale idroelettrica
2 Genesi del progetto
L'obiettivo del progetto, denominato “Schema Idrico Menta”, è quello di fornire 500 l/s di acqua ad uso
potabile attraverso la realizzazione di uno sbarramento sul torrente Menta. Tale risorsa garantisce sia la
copertura del deficit dell'area comprendente i Comuni calabresi costieri dell’area dello Stretto, in modo diretto
Reggio Calabria, Campo Calabro e Villa S.Giovanni, ed in modo indiretto Fiumara e Scilla a nord, Melito
Porto Salvo, Montebello Ionico, Motta San Giovanni e San Lorenzo a sud, sia consente di dismettere tutti i
pozzi, oggi ancora in attività, che, per effetto della risalita del cuneo salino manifestatasi a partire dalla fine
degli anni ’80, erogano acqua con concentrazione salina ben al di sopra dei limiti di legge previsti per acque
destinate al consumo umano. L’ulteriore obiettivo è quello di sfruttare il salto idraulico disponibile (circa 1.000
m), per produrre energia elettrica da erogare nelle ore di punta.
57
Regione Calabria
A metà 2005, a seguito degli interventi della Cassa del Mezzogiorno prima e della Regione Calabria poi,
erano stati praticamente realizzati lo sbarramento in rockfill alto circa 90 m, con una capacità di invaso di
circa 16,2 milioni di metri cubi, ed un primo lotto della galleria di derivazione e dell’opera di presa.
La Regione Calabria ha in programma il completamento dell’intero schema attraverso la realizzazione di tre
progetti:
> Lavori di completamento della galleria e dell’opera di presa
> Condotta forzata e centrale idroelettrica
> Opere a valle della centrale idroelettrica comprendenti l’impianto di potabilizzazione, i serbatoi di
demodulazione e di accumulo dell’acqua potabile, lo sviluppo di oltre 60 km di condotte per il trasporto
dell’acqua alle varie utenze.
Nel 2001, con l’emanazione della cosiddetta “Legge Obiettivo”, il completamento dello schema idropotabile
del Menta viene dichiarato di “valenza strategica nazionale” e pertanto i lavori di completamento e le opere a
valle della centrale vengono ammesse a finanziamento con le delibere CIPE 49/2004 e 7/2007, mentre la
condotta forzata e la centrale idroelettrica restano a carico del finanziamento privato di SoRiCal.
La delibera CIPE n. 49/2004 approva il progetto esecutivo del “Completamento dello schema idrico della diga
sul torrente Menta – 1° lotto – Opere di presa, galleria di derivazione e pozzo piezometrico, lavori di
completamento" per un importo di euro 23.240.560, assegnando alla Regione Calabria un importo
complessivo di euro 23.240.560.
La delibera CIPE n.7/2007 approva il progetto definitivo per il “Completamento dello schema idrico sulla diga
del torrente Menta – Centrale idroelettrica e condotta forzata – Opere a valle della centrale idroelettrica” per
un importo complessivo di euro 105.033.003,54 (comprensivo di IVA), articolato in "Condotta forzata e
centrale idroelettrica” dell’importo di euro 23.187.292,54 (comprensivo di IVA) ed in “Opere a valle della
centrale idroelettrica” dell’importo di euro 81.845.711 (comprensivo di IVA).
La stessa delibera assegna alla Regione Calabria il contributo massimo di euro 79.654.657,76, comprensivo
di IVA già disposto con la delibera n. 154/2005, a valere sulle disponibilità del Fondo per le aree
sottoutilizzate.
3 Piano di realizzazione del progetto
I lavori di realizzazione delle opere che compongono lo schema del Menta sono stati suddivisi nei seguenti
cinque appalti principali:
> Completamento del 1° Lotto delle opere di adduzione dall’invaso sul Torrente Menta;
> Completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta – Centrale idroelettrica opere civili e
condotta forzata;
> Completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta – Opere a valle della centrale idroelettrica
– Impianto di Potabilizzazione;
> Completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta – Opere a valle della centrale idroelettrica;
> Completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta – Centrale idroelettrica S. Salvatore e
condotta forzata – Opere Elettromeccaniche.
Di seguito le schede sintetiche dei singoli lavori.
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Regione Calabria
Lavori di completamento del 1° Lotto delle opere di adduzione dall’invaso sul Torrente Menta (opera
di presa e condotta in galleria)
Gara n. 286 del 20/12/2006
Impresa appaltatrice: ATI Consorzio IDROTECNA (Capogruppo) con Impresa Luigi Notari S.p.A. e E.S.I.
COSTRUZIONI S.a.s.
Importo lavori a base d’asta: euro 13.841.786,35 di cui euro 389.726,70 per l’attuazione dei piani di sicurezza
non soggetti a ribasso, euro 9.225.344,65 a corpo, euro 4.226,715,00 a misura.
Aggiudicazione definitiva: dispositivo n. 166 aprile 2007
Ribasso d’asta: 22,64 %
Importo contrattuale dei lavori: euro 10.796.204,22 di cui euro 389.726,70 per oneri per l’attuazione dei piani
di sicurezza non soggetti a ribasso.
Contratto stipulato in data: 29 agosto 2007
Consegna dei lavori: sotto le riserve di legge il 5 aprile 2007
Importo perizia di Variante n°1: euro 5.078.887,64 di cui euro 160.450,82 per oneri per l’attuazione dei piani
di sicurezza non soggetti a ribasso .
Nuovo importo contrattuale lavori: euro 15.875.091,86 di cui 550.177,52 per oneri per l’attuazione dei piani di
sicurezza non soggetti a ribasso .
Durata dei lavori: 1010 giorni consecutivi
Ulteriore proroga per perizia di variante: 241 giorni consecutivi
Ultimazione lavori: settembre 2011
Finanziamento: Pubblico/Privato
Descrizione lavori:
I lavori consistono nella realizzazione dell’opera di presa che è una struttura scatolare composta di dieci
conci, immorsata nella roccia e disposta lungo il versante dell’invaso e nella posa di una condotta in acciaio
del diametro di 1.000 mm all’interno della galleria di derivazione esistente della lunghezza di oltre 7,4 km
dall’opera di presa alla località “Monte Cendri”. E’ previsto, inoltre, un serbatoio di raccolta dei drenaggi
scaturenti dalla galleria.
Perizia di variante:
In data 6 agosto 2009 con dispositivo n. 339 del direttore costruzioni della So.Ri.Cal. è stata approvata la
perizia di variante n. 1 redatta a seguito di una serie di circostanze sopravvenute ed imprevedibili al momento
della redazione del progetto e della successiva consegna. Le varianti apportate al progetto non assumono
rilievo sotto l'aspetto localizzativo, né comportano altre sostanziali modificazioni rispetto al progetto approvato
e non richiedono la attribuzione di nuovi finanziamenti a carico del CIPE ai sensi e per gli effetti dell’articolo
169 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163 e successive modificazioni ed integrazioni. I maggiori importi
rispetto al totale del quadro economico originario vengono coperti con risorse proprie di So.Ri.Cal.
La CO.TE.R. della Regione Calabria si è espressa favorevolmente sulla perizia di variante nella seduta del
26.3.2010 con voto n. 646.
Andamento dei lavori:
Le criticità che avevano determinato il fermo iniziale del cantiere per circa un anno sono state superate e le
lavorazioni procedono regolarmente. I tempi di ultimazione sono stati differiti a seguito dei precedenti ritardi,
delle lavorazioni della perizia di variante n°1, e della sospensione per l’approvazione da parte della Regione
della stessa perizia.
59
Regione Calabria
Per quanto riguarda l’opera di presa la parte strutturale dello scatolare è quasi completata, manca solo la
soletta del concio numero 1 in quanto la stessa si potrà completare solo dopo la posa della tubazione e delle
apparecchiature elettromeccaniche all’interno dell’opera di presa.
Al momento l’avanzamento dei lavori della parte elettromeccanica e delle tubazioni è quasi completa, manca
infatti circa un mese alla conclusione di questi lavori e all’ultimazione degli stessi si procederà alla
realizzazione della soletta finale del concio 1 e quindi alla chiusura dell’opera di presa.
Per quel che concerne le sistemazioni esterne di protezione idraulica dell’opera di presa, si rileva che le
stesse sono arrivate quasi alla quota del concio 1 e si completeranno chiaramente in coda all’esecuzione
della soletta.
Per quanto attiene ai lavori in galleria, anche qui, si procede a passo spedito, è stata completata la platea in
calcestruzzo per la praticabilità della galleria, è stato ultimato l’impianto di illuminazione e sono completi sia i
lavori di impermeabilizzazione dei tratti di cui al progetto esecutivo sia i lavori di esecuzione dei drenaggi delle
zone indicate nello stesso progetto.
E’ ultimato, altresì, l’impainto cito-telefonico e si procede ormai nella fase finale dei lavori che è la posa in
opera della tubazione DN 1000 all’interno della galleria, l’avanzamento dei lavori ad oggi è di circa 2.500 m
sui 7.400 totali.
Si conta di concludere tutti i lavori di cui all’appalto entro settembre 2011.
All’uscita della galleria è completo il serbatoio di raccolta acque drenate a meno della camera di manovra che
è in via di ultimazione.
Lavori di completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta: Centrale idroelettrica
opere civili e condotta forzata
Gara. n. 321 del 11 settembre 2007
Impresa appaltatrice: ATI Vincenzo Restuccia Costruzioni S.r.l. (Capogruppo) con Impianti e Costruzioni S.r.l.
Importo lavori a base d’asta: euro 13.068.344,37 di cui euro 553.814,92 per l’attuazione dei piani di sicurezza
non soggetti a ribasso, euro 11.274.686,26 a corpo, euro 1.239.843,19 a misura.
Aggiudicazione definitiva: dispositivo n. 225 del 11 dicembre 2007
Ribasso d’asta: 39,31 %
Importo contrattuale dei lavori: euro 8.148.919,55 di cui euro 553.814,92 per oneri per l’attuazione dei piani di
sicurezza non soggetti a ribasso
Contratto stipulato in data: 8 gennaio 2008.
Consegna dei lavori: sotto le riserve di legge il 12 dicembre 2007
Importo perizia di Variante n°1: euro 3.521.625,90 di cui 174.898,46 per oneri per l’attuazione dei piani di
sicurezza non soggetti a ribasso
Nuovo importo contrattuale lavori: euro 11.670.545,47 di cui 728.713,38 per oneri per l’attuazione dei piani di
sicurezza non soggetti a ribasso.
Durata dei lavori: 819 giorni consecutivi
Termine ultimazione lavori: Lavori attualmente sospesi e in attesa di una ripresa a breve dopo l’approvazione
della perizia. La data di ultimazione prevista è settembre 2012.
Ulteriore proroga per perizia di variante: 202 giorni consecutivi
Finanziamento: Privato richiamato dalla delibera CIPE 7/2007
Descrizione lavori:
I lavori comprendono la costruzione di una condotta forzata dello sviluppo complessivo di ca. 9 Km che parte
dalla camera a valvole in località “Monte Cendri” ed arriva alla centrale idroelettrica di San Salvatore.
La condotta del diametro di 900 mm è suddivisa in tronchi con diversi spessori compresi tra 11 mm e 29 mm.
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Regione Calabria
Nell’ultimo tratto la condotta si approfondisce in un pozzo verticale alto circa 358 m, scavato col sistema
“raiseboring”, seguito da un tratto sub-orizzontale in galleria, lungo circa 797 m fino a raggiungere la centrale
in sponda destra della Fiumara di S. Agata. I lavori comprendono anche le opere civili della centrale
idroelettrica.
Perizia di variante:
In data 6 agosto 2009 con dispositivo n. 340 del direttore costruzioni della So.Ri.Cal. è stata approvata la
perizia di variante n. 1 redatta a seguito di una serie di circostanze sopravvenute ed imprevedibili al momento
della redazione del progetto e della successiva consegna. Le varianti apportate al progetto non assumono
rilievo sotto l'aspetto localizzativo, né comportano altre sostanziali modificazioni rispetto al progetto approvato
e non richiedono la attribuzione di nuovi finanziamenti a carico del CIPE ai sensi e per gli effetti dell’articolo
169 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n.163 e successive modificazioni ed integrazioni.
La CO.TE.R. della Regione Calabria si è espresso favorevolmente sulla perizia di variante nella seduta del
28.9.2010 con voto n. 647.
Andamento dei lavori:
La galleria di San Salvatore, scavata con le metodologie tradizionali, è stata completata per i primi 470 metri
mentre la condotta forzata interrata è praticamente conclusa per tutto il tratto dalla località “Monte Cendri” alla
testa del futuro pozzo verticale.
Lo scavo del pozzo non è ancora iniziato, essendo la lavorazione subordinata alla fine dello scavo della
galleria.
Le opere civili della centrale idroelettrica sono concluse per la parte strutturale, mentre per le finiture sono
complete ad oggi tutte le tamponature esterne, restano da completare tutte le altre finiture.
Lavori di completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta: Opere a valle della
centrale idroelettrica – Impianto di Potabilizzazione
Gara. n. 322 del 24 settembre 2007
Impresa appaltatrice: ATI ACCIONA Agua S.A. (Capogruppo) con Siclari Agostino Costruzioni Generali S.r.l.
Importo lavori a base d’asta: euro 10.918.277,79 di cui euro 154.145,59 per l’attuazione dei piani di sicurezza
non soggetti a ribasso ed euro 191.582,11 per onorario per progettazione esecutiva e coordinamento
sicurezza in fase di progettazione esecutiva.
Aggiudicazione definitiva: dispositivo n. 227 del 11 dicembre 2007
Ribasso d’asta: 25,72 %
Importo contrattuale dei lavori: euro 8.149.737,25 di cui euro 154.145,59 per oneri per l’attuazione dei piani di
sicurezza non soggetti a ribasso, aumentato ad euro 8.436.662,82 di cui euro 161.732,75 per oneri per
l’attuazione dei piani di sicurezza per approvazione perizia di variante causa carenza progetto definitivo nella
valutazione impianto elettrico.
Contratto stipulato in data: 8 gennaio 2008
Consegna dei lavori: sotto le riserve di legge il 12 dicembre 2007
Durata dei lavori: 190 giorni consecutivi dalla data approvazione del progetto esecutivo da parte di So.Ri.Cal
più 10 giorni per perizia variante per un totale di 200 giorni.
Termine ultimazione lavori: Lavori sospesi. La data di ultimazione prevista è novembre 2011.
Finanziamento: Pubblico delibera CIPE 7/2007
Descrizione lavori:
I lavori consistono nella realizzazione dell’impianto di potabilizzazione dimensionato per trattare una portata di
1.200 l/sec., suddiviso su più moduli identici.
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Regione Calabria
Andamento dei lavori:
Sono stati eseguiti i lavori per un avanzamento contabilizzato del 94,8%, restano sospese alcune lavorazioni
in quanto non essendo completate le opere a monte non può essere portata l’acqua all’impianto.
Lavori di completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta: Opere a valle della
centrale idroelettrica
Gara. n. 325 del 12 settembre 2007
Impresa appaltatrice: ATI Vincenzo Restuccia Costruzioni S.r.l. (Capogruppo) con Valori S.c.a.r.l. – Consorzio
stabile
Importo lavori a base d’asta: euro 46.399.034,25 di cui euro 536.584,34 per l’attuazione dei piani di sicurezza
non soggetti a ribasso, euro 45.323.889,93 a corpo, euro 538.559,98 a misura.
Aggiudicazione definitiva: dispositivo n. 226 del 11 dicembre 2007
Ribasso d’asta: 42,623 %
Importo contrattuale dei lavori: euro 26.851.291,39 di cui euro 536.584,34 per oneri per l’attuazione dei piani
di sicurezza non soggetti a ribasso .
Contratto stipulato in data: 8 gennaio 2008
Consegna dei lavori: sotto le riserve di legge il 12 dicembre 2007
Durata dei lavori: 768 giorni consecutivi
Termine ultimazione lavori: Sospensione parziale di alcune lavorazioni. La data di ultimazione prevista è
febbraio 2012
Finanziamento: Pubblico delibera CIPE 7/2007
Descrizione lavori:
I lavori comprendono un complesso di circa 65 km di condotte di diametro variabile da 1.200 a 100 mm. Tra
la centrale idroelettrica e l’impianto di potabilizzazione viene posata una condotta del diametro di 1.200 mm,
dal potabilizzatore parte poi una condotta del diametro di 1.000 mm unica fino ad un partitore da cui si
diramano due condotte: una verso nord fino al Comune di Campo Calabro (ramo nord), e l’altra fino al
confine meridionale del Comune di Reggio Calabria (ramo sud). Ai terminali delle due condotte vengono
realizzati due serbatoi di estremità, lungo il percorso si diramano altre condotte per l’alimentazione degli
esistenti serbatoi a servizio delle varie zone. I lavori comprendono anche una vasca di demodulazione a valle
della centrale idroelettrica da 50.000 mc ed una da 10.000 mc a valle del potabilizzatore. Il progetto prevede
inoltre la realizzazione di una nuova viabilità pubblica nell’area ove sono ubicati i nuovi impianti della centrale
idroelettrica e del potabilizzatore. L’appalto si articola per quanto riguarda la tempistica in due lotti: il primo
riguarda la realizzazione delle condotte che dalla centrale idroelettrica arrivano fino ai serbatoi esistenti di
“Modena e “Reggio Campi”, il secondo le restanti opere.
Andamento dei lavori:
L’impresa ha posato tutte le tubazioni sia delle adduttrici che delle diramazioni previste in progetto. Per la
viabilità di servizio in fregio alla fiumara S. Agata sono stati realizzati i rilevati ed i sottopassi, lo svincolo di
innesto alla strada provinciale, le cunette e parte del sottofondo in conglomerato bituminoso. Sono iniziate le
opere di fondazione in alveo del ponte per l’attraversamento della fiumara S. Agata. Le vasche di accumulo
dell’acqua da potabilizzare nell’area impianti di Piani di S. Giovanni sono in fase di completamento in quanto
è ultimata la copertura di una ed in fase di completamento la copertura della seconda con il getto di un setto
centrale lasciato aperto per consentire la posa dei tegoloni prefabbricati di copertura.
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Regione Calabria
Alle vasche di acqua potabilizzata, sulla stessa area a valle del potabilizzatore sono state completate le
elevazioni e si stanno realizzando le strutture di copertura. Per quanto riguarda le condotte la linea di
collegamento dall’impianto di potabilizzazione ai serbatoi principali di Reggio Calabria, Lazzaretto, Reggio
Campi e S. Sperato, facenti parte del primo lotto funzionale sono in esercizio, come lo sono anche il Tronco 8
e 9 e n. 6 diramazioni del Ramo Sud con risorsa proveniente dall’Acq. Tuccio. Sono in corso di realizzazione i
due serbatoi di testata nord e sud dei due rami delle adduttrici.
Perizia di variante:
In data 27 luglio 2010 con dispositivo n. 424 del direttore costruzioni della So.Ri.Cal. è stata approvata la
perizia di variante n. 1 redatta a seguito di una serie di circostanze sopravvenute ed imprevedibili al momento
della redazione del progetto e della successiva consegna. Le varianti apportate al progetto non assumono
rilievo sotto l'aspetto localizzativo, ne' comportano altre sostanziali modificazioni rispetto al progetto
approvato e non richiedono la attribuzione di nuovi finanziamenti a carico del CIPE ai sensi e per gli effetti
dell’articolo 169 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modificazioni ed integrazioni.
Successivamente il quadro economico di perizia n. 1 è stato modificato, con dispositivo del Direttore
costruzioni di Sorical n. 451 del 9 febbraio 2011, per la correzione di un errore materiale nelle spese generali
delle somme a disposizione.
Lavori di completamento dello schema idrico sulla diga del torrente Menta: Centrale idroelettrica S.
Salvatore e condotta forzata – Opere Elettromeccaniche
Gara n. 344 del 20 dicembre 2007.
Impresa appaltatrice: CO-VER Energia S.r.l.
Importo lavori a base d’asta: euro 4.937.363,00,di cui euro 92.283,00 per l’attuazione dei piani di sicurezza
non soggetti a ribasso, ed euro 62.080 per la progettazione esecutiva
Aggiudicazione definitiva: dispositivo n. 236 del 3 gennaio 2008
Ribasso d’asta: 0,1 %
Importo contrattuale dei lavori: euro 4.932.283,00 di cui euro 92.283 per oneri per l’attuazione dei piani di
sicurezza non soggetti a ribasso
Contratto:stipulato in data 16 luglio 2008
Consegna dei lavori: 30 luglio 2008
Durata dei lavori: 730 giorni comprensivi di 90 giorni per progettazione esecutiva
Termine ultimazione lavori: Lavori sospesi. La data di ultimazione prevista è settembre 2012.
Finanziamento: Privato richiamato dalla delibera CIPE 7/2007
Quadro Economico: Variato a seguito Dispositivo Direttore Costruzioni n. 262 del 20/06/08 per ricevimento
nuovo preventivo allacciamento ENEL
Descrizione lavori:
I lavori consistono nella realizzazione di una centrale idroelettrica con una potenza installata di 16,5 MW ed
una produzione di energia di 35 GWh/anno utilizzando il salto disponibile all’interno dello schema di
distribuzione idro-potabile di circa 1.000 m. L’impresa fornirà in opera il gruppo turbina alternatore, le valvole
dissipatrici, il gruppo elettrogeno ed il trasformatore AT.
Andamento dei lavori:
Alla data odierna, il montaggio delle apparecchiature elettromeccaniche nella centrale idroelettrica è sospeso
in attesa che si completino le opere a monte e possa quindi arrivare l’acqua alla centrale.
La costruzione in stabilimento delle apparecchiature e i relativi collaudi sono invece conclusi e tutte le
apparecchiature sono pronte e stoccate presso i magazzini dell’appaltatore.
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Regione Calabria
4 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
I principali benefici apportati a seguito della realizzazione dell’opera sono i seguenti:
Miglioramento della qualità dell’acqua
L’approvvigionamento idrico della città di Reggio Calabria è oggi dipendente al 90% dal prelievo da pozzi che
in buona parte emungono acqua da un acquifero ormai gravemente compromesso dall’intrusione del cuneo
salino.
La risorsa idrica prodotta da tali impianti, oltre ad essere assolutamente non potabile per via di una
concentrazione di cloruri dell’ordine dei 2000‐4000 mg/l,è anche spesso inadatta agli usi igienico sanitari, con
grave pregiudizio per gli impianti idrici interni alle utenze così come per gli elettrodomestici.
La disponibilità della risorsa idrica del Menta renderà possibile l’immediata dismissione dei pozzi
maggiormente compromessi, determinando un immediato miglioramento della qualità della vita della
popolazione della città di Reggio Calabria.
Incremento della disponibilità della risorsa idrica
Oltre alle citate condizioni di carattere qualitativo, in alcune zone della città di Reggio Calabria si verifica
anche una carenza quantitativa di risorsa.
Grazie alla maggiore disponibilità complessiva e ad un riequilibrio delle condizioni funzionali della rete, con la
realizzazione del Sistema Idrico del Menta potrà evitarsi la sospensione dell’erogazione nel periodo notturno
nelle zone sottese ai serbatoi Modena, San Sperato, Ciccarello, Sbarre e Gebbione.
Produzione di energia
Lo sfruttamento del salto idraulico di oltre 1000 m consentirà, grazie alla costruzione di una centrale
idroelettrica appositamente prevista, la produzione di circa 35 GWh/annui di energia da fonti rinnovabili che
potrà essere ceduta alla rete elettrica nazionale.
Tale potenzialità, oltre ad essere un elemento di grande importanza nei riguardi della sostenibilità economica
finanziaria del piano industriale di SoRiCal è quanto mai importante in relazione alla sempre maggiore
attenzione che oggi è bene dedicare alla produzione elettrica da fonti non inquinanti.
La disponibilità di un grande bacino di regolazione a monte e di una vasca di demodulazione a valle,
consentendo il completo disaccoppiamento del funzionamento della centrale idroelettrica da quello
dell’impianto di potabilizzazione e dell’acquedotto, consentirà di concentrare la produzione elettrica nelle
fasce orarie di maggiore domanda e quindi di maggiore redditività.
Ambiente
Grazie all’immediata dismissione dei pozzi maggiormente compromessi sarà possibile tamponare il
progredire dell’intrusione salina nelle falde acquifere dei territori costieri, creando così le condizioni per
avviare una graduale ricostituzione delle condizioni idrochimiche naturali.
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Regione Calabria
Invaso
Lavori galleria di derivazione
Invaso
La galleria si sviluppa dall’invaso sul Torrente
Menta alle pendici meridionali del M.Cendri
Schema del Menta
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Regione Calabria
Provincia:
Catanzaro
Comune:
Catanzaro
Soggetto attuatore:
Amministrazione Provinciale di Catanzaro
Valore dell’opera:
49.190.025,56 euro di cui valore FAS
Titolo intervento:
Strada Provinciale SS 280
Germaneto – Catanzaro
Lido
28.410.000,00 euro
Data effettiva entrata in funzione:
31/05/2011 (richiesta di proroga)
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte dell’APQ Sistema delle Infrastrutture di Trasporto dell’Intesa Istituzionale di Programma Sistema delle Infrastrutture di Trasporto e ha un importo complessivo di 49.190.025,56 euro, di cui
28.410.000,00 finanziati con FAS.
Il progetto stradale si sviluppa all’interno di una area appartenente al solo Comune di Catanzaro e
sostanzialmente intorno al nuovo asse stradale sono molti i comuni limitrofi coinvolti (San Floro, Borgia,
Squillace, Girifalco solo per citarne alcuni) ed interessati ad acquisire consistenti benefici diretti ed indiretti
dalla sua realizzazione.
Tale opera si integra con la zona più rilevante di sviluppo urbanistico della Città di Catanzaro, che proprio
nella zona interessata dal tracciato stradale, pari a complessivi 11 Km, vede importanti e recenti
insediamenti quali il Centro Agro Alimentare, il Polo Universitario, l’area P.I.P.,la costruenda sede del Palazzo
della Regione Calabria (Cittadella Regionale), la sede della Protezione Civile Regionale, la nuova stazione
ferroviaria di Catanzaro.
L’opera infrastrutturale assolve in pieno ad una funzionalità regionale completando, come già scritto, il
raccordo che unisce Lamezia Terme (sponda tirrenica) con Catanzaro Lido (sponda ionica) lungo l’asse estovest del territorio regionale.
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Regione Calabria
2 Genesi del progetto
Il progetto prevede la realizzazione di una strada di categoria B del tipo extraurbana principale a carreggiata
indipendente tra loro ciascuna con due corsie di marcia di ml 3.75 e due banchine pavimentate per ciascun
senso di marcia.
In particolare si è adottata la normativa vigente in materia di sicurezza adoperando sicurvia del tipo N2 ed H2
a seconda se ci si trova su strada o su ponte in modo da assorbire l’energia d’urto.
Il progetto in oggetto è stato studiato ed elaborato su rilievo plano altimetrico eseguito in campagna e
rappresentato in planimetria mediante delle curve di livello la cui equidistanza è di ml 2.
Il progetto prevede l’esecuzione di un primo viadotto dalla luce complessiva di ml 509, 6 con la presenza di
16 pile. Lo stesso prevede lo sviluppo di due carreggiate parallele con ogni singola carreggiata larga ml 11,6.
Il secondo viadotto dalla luce di ml 389,6 presenta 12 pile. Altri tre meno rilevanti viadotti in quota sono
preventivati.
Nell’ultimo decennio la Regione Calabria risultava abbastanza carente nella sua dotazione infrastrutturale e
pertanto necessitava di lavori di miglioramento ed ampliamento della corrente rete stradale regionale,
insufficiente nel sostenere l’esigenza di una maggiore mobilità dei cittadini, sempre più inseriti all’interno di un
contesto nazionale.
Il principale obiettivo individuato a seguito di tale esigenza consiste nell’ottimizzare le condizioni di
circolazione mediante l’eliminazione di punti singolari con limitata capacità di deflusso del traffico ove, a
causa della presenza di centri abitati, si delimitano livelli di servizio inferiori alle attese dell’utenza.
Il progetto in questione consente di poter meglio gestire il deflusso veicolare soprattutto in considerazione
della intenso traffico veicolare accentuato nei mesi estivi.
A seguito di un attento esame del territorio, fortemente voluto dall’Amministrazione regionale e finalizzato a
stabilire in che modo ed in quale area territoriale dovesse insistere l’implementazione della rete stradale,
anche in considerazione dell’area di sviluppo quale quella di Germaneto, si è proceduto in collaborazione con
altri soggetti istituzionali (Amministrazione Provinciale di Catanzaro e Comune di Catanzaro) a potenziare i
collegamento tra Catanzaro Lido (parte Ionica) e l’asse Catanzaro–Lamezia. La possibilità, infatti, di poter
alleggerire il flusso veicolare, proprio nella zona maggiormente congestionata, ovvero prima dello Svincolo
Nadini, consente di poter meglio gestire il deflusso veicolare, soprattutto in considerazione della forte
variabilità dello stesso, accentuata nei mesi estivi.
3 Piano di realizzazione del progetto
Con Determinazione del Dirigente del Settore LL.PP. 6699 del 01/10/2004 veniva approvato il progetto
relativo ai “Lavori di ampliamento ed ammodernamento S.S. 280 – Case Grimaldi – Catanzaro Lido (fondo
valle in sx del fiume Corace)” per l’importo previsto di euro 52.150.000.000 .
A seguito di pubblico incanto, l’appalto in questione veniva affidato all’ATI Giustino Costruzioni S.p.a - Rivoli
S.p.a. - Gatto Costruzioni S.p.a. con Contratto Rep. n. 23 del 09/02/2006 per un importo complessivo di euro
35.754.263,93 al netto del ribasso dell'11,369%, oltre a euro 805.646,00 per oneri di sicurezza non soggetti a
ribasso.
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Regione Calabria
La consegna dei lavori è avvenuta mediante 3 verbali di consegne parziali.
L’originario progetto posto a base di gara ha subito in corso d’opera numerose modifiche ed integrazioni
ossia:
> N.1 Perizia di variante Tecnica e Suppletiva;
> N.2 Perizie Migliorative;
> N.2 Progetti per Lavori Complementari.
La gran parte di questi interventi di variante era rivolta al superamento della problematica connessa alla
costante presenza di interferenze di varia natura e/o genere sull’area interessata dai lavori, oltre interventi di
bonifica e miglioramento di alcune specifiche lavorazioni mentre le varianti migliorative proposte dall’Impresa
a norma di legge hanno comportato vantaggi anche tecnici per l’Ente quali ad esempio la riduzione di spese
di manutenzione sugli impalcati che si stanno realizzando secondo uno schema statico iperstatico con la
scomparsa dei giunti tra le campate.
Nel corso dei lavori si sono avute 2 sospensioni, la prima riguardante i lavori principali e la seconda invece
attinente i lavori complementari con la necessità di redigere la perizia di variante.
Il progetto in corso di esecuzione a cura dell’Amministrazione Provinciale di Catanzaro prevede la
connessione alla progressiva Km.7 dell’attuale s.p. 48 con il tratto della nuova SS280 in corso di esecuzione
ma che vede come Ente attuatore l’ANAS SpA.
I due tratti,pur realizzati quindi da Enti attuatori diversi,ma inquadrati all’interno dello stesso APQ, si
congiungeranno quindi in corrispondenza della progressiva sopra descritta dell’attuale s.p. 48.
In adiacenza a tale congiungimento, per mantenere utilità allo sviluppo delle problematiche locali di sviluppo
(l’area è zona P.I.P. ed è come scritto coinvolta da importanti collocazioni sociali), si realizzeranno delle nuove
complanari, la cui esecuzione è a cura di ANAS SpA, al momento in parte realizzate in funzione dei vari stati
avanzamento lavori. La perizia di variante tecnica n.2 riduce l’importo contrattuale da euro 36.412.579,96 ad
euro 31.297.410,10, più oneri di sicurezza .
Ogni lavorazione prevista nell’appalto è definita con gli stessi prezzi già in essere tra l’Amministrazione e
l’impresa quindi risultante dal contratto di appalto iniziale mentre i successivi nuovi prezzi concordati nelle
successive perizie fanno riferimento – come da norma - ai vigenti prezziari regionali per come annualmente
definiti dall’Ente Regione Calabria e risultano allegati in maniera puntuale ad ogni perizia di variante per come
redatta.
La data di ultimazione dei lavori relativa a tale ultima perizia resta fissata al 30.04.2011 e si prevede la
consegna del primo lotto funzionale di circa quattro chilometri con all’interno la presenza di quattro viadotti
per la fine del prossimo mese di maggio 2011.
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Regione Calabria
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
La realizzazione dell’intervento ha sofferto di ritardi imputabili alla complessità dell’iter procedurale
(progettazioni e nulla osta, aggiudicazioni, iter espropriativo) e attuativo dovuto alla complessità del progetto,
alla natura stessa dei territori interessati e delle interferenze determinatesi.
In particolare è stato necessario dover provvedere alla rimozione o all’adeguamento ed allo spostamento di
numerosi sottoservizi e canalizzazioni, che in quanto realizzati nel dopoguerra, risultavano interrate ma
ancora in esercizio, ma delle quali non vi era alcun riscontro sulla effettiva ubicazione o presenza.
La presenza di sottoservizi particolarmente datate nel tempo - e pertanto di non precisa conoscenza degli
stessi enti proprietari dei servizi - ha fatto sì che con il progredire dei lavori si dovesse necessariamente
adeguare il progetto con tipologie d’intervento che dal punto di vista tecnico fossero adeguate alle vigenti
normative di legge e pertanto anche di particolare complessità.
Inoltre, dal momento che è iniziato l’iter progettuale, il territorio ha subito, a seguito all’attuazione degli
strumenti urbanistici che si sono susseguiti, un mutamento radicale, da zona agricola a zona d’investimenti
Produttivi di primaria importanza. A questo deve essere aggiunta la nascita del polo logistico di Germaneto
(Ospedale – Università – Cittadella Regionale e Protezione Civile) che sono state da poco realizzate o sono
in fase di costruzione.
Quanto sopra ha determinato ad esempio anche la necessità di dover provvedere – contemporaneamente ai
lavori- alla costruzione di un sistema di complanari adeguate alle nuove destinazioni del territorio interessato,
nonché di dover provvedere ad opere di mitigazione dell’impatto dell’infrastruttura, che hanno comportato dei
costi aggiuntivi a carico dell’infrastruttura.
A quanto sopra si aggiunge anche l’eccezionalità delle stagioni invernali trascorse, che con dati
oggettivamente rilevabili, hanno comportato disagi consistenti sebbene , pur in condizioni critiche, non si è
avuta alcuna interruzione di lavori.
Da ciò consegue che,per poter completare l’infrastruttura e così allacciarsi al Megalotto n. 2 redatto dall’Anas,
la Provincia di Catanzaro ha già richiesto alla Regione Calabria la concessione dell’utilizzo delle economie di
gara, accertate in circa 3 M euro , nonché la concessione di un ulteriore finanziamento di 5 M euro, per un
totale complessivo di 8 M euro.
Occorre però sottolineare come - con il lotto ormai in fase di conclusione e di consegna entro fine maggio
2011 all’utenza stradale - si sono completamente realizzate tutte le opere strutturali più rilevanti tant’è che
l’Ente attuatore ne prevede come scritto la prossima apertura al transito veicolare e pertanto, almeno da un
punto di vista di realizzabilità dell’opera e di consegna nella sua interezza , le opere da realizzare - il cui
importo è sopra definito in 8 M euro - si riferiscono ad effettive opere di completamento che renderebbero
l’intero tratto oltre che tecnicamente adeguato anche idoneo ad un perfetto inserimento nel contesto
ambientale con efficaci opere di regimentazione e similari.
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Regione Calabria
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
La realizzazione dell’opera si inserisce in un’area area urbana fortemente strategica per la città di Catanzaro
costituendo un nodo logistico.
Come già accennato in precedenza il ruolo dell’asse stradale in costruzione consentirà di potenziare ed
attrezzare dal punto di vista viario un’area che sosterrà un carico giornaliero di utenza di circa 35-40.000
unità:
> Università/campus Magna Graecia-Policlinico universitario-Polo oncologico: popolazione studentesca pari a
circa 24.000 studenti oltre al personale docente-ricercatori e tecnico-amministrativo.
> Cittadella regionale (in costruzione): previsione di oltre 2.000 unità lavorative, oltre all’utenza giornalieravisitatori provenienti dall’intera regione, stimabile in 2.500/3.000 fra visitatori, utenti e operatori alla
manutenzione.
> Mercato agroalimentare che serve il capoluogo di Catanzaro e tutto l’hinterland.
> Sede Centrale della Protezione Civile Regionale
> Infrastrutture: il nuovo collegamento in metropolitana (programmato) con la città di Catanzaro, la stazione
ferroviaria della linea FS Catanzaro-Lamezia Terme
> Nuovo ospedale di Catanzaro (programmato) N° 800 posti letto, personale di circa 2.200 unità, oltre ai
visitatori
> Nuovi insediamenti direzionali e produttivi (area PIP)
Inoltre il nuovo asse stradale si inserisce in modo risolutivo con il tracciato della costruenda variante SS 106,
che ha previsto la realizzazione di un tratto di 11 Km, con la costruzione di rotatorie ed il riadattamento del
precedente assi stradale in complanare.
Il progetto del nuovo tratto stradale è fondamentale per:
> La sicurezza degli utenti (il tratto è a doppia corsia tipo autostradale con svincoli a piani sfalsati in luogo
dell’attuale statale a unica carreggiata con larghezza media di sette metri ed accessi a raso con andamento
plano altimetrico non conforme alle norme del D.M. 05/11/2001).
> La diminuzione del carico di traffico pesante e leggero di transito sul territorio, grazie alla costruzione
dell’infrastruttura in sede propria su viadotto e di apposite rotatorie che permettono l’utilizzo del vecchio
tracciato stradale adattato a strade complanari.
> Il miglioramento delle condizioni di viaggio, grazie all’evoluzione del tracciato attuale, con la separazione dei
flussi di traffico, attraverso il nuovo tratto di carreggiata.
> Diminuzione dei tempi di percorrenza, stimabile in circa 6 minuti, dai 10 minuti attuali ai 4 previsti con
conseguente dimezzamento delle emissione di CO2 e dei gas di scarico.
Il progetto si è pertanto particolarmente distinto tra gli altri interventi realizzati dalla Regione, non solamente
per i benefici apportati alla comunità, ma anche perché si inserisce in un'ottica strategica dell’area interessata
dagli interventi sopracitati.
6 Successo del Progetto
L’intervento, concepito quale tratta di completamento del sistema infrastruttura primario della Regione
Calabria ossia fra la SS. 280 Trasversale Tirreno – Ionio e il corridoio Ionio della SS. 106, attraverso
l’interconnessione con il Megalotto 2 in Loc. Germaneto di Catanzaro, è di interesse altamente strategico per
l’intera Regione sia per la popolazione coinvolta che per la natura delle infrastrutture Regionali collegate e
messe in rete.
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Regione Calabria
Il sistema integrato con il Megalotto 2 fungerà anche da asse portante di tutta la viabilità dell’area urbana
Catanzaro Centro – Catanzaro Lido, diventando un vero e proprio sistema di tangenziali dotate di appositi
svincoli in prossimità delle zone più importanti del territorio attraversato.
Il progetto sarà in grado di fornire un sistema di collegamento primario e urbano rapido, efficiente e sicuro,
caratterizzato da prospettive future di forte attrazione degli investimenti, sia del terziario, come sta già
avvenendo sull’area di Germaneto che turistici della fascia ionica limitrofa.
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
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Regione
Campania
72
Regione
Campania
Le priorità perseguite
Nel mese di febbraio del 2000 la Regione Campania ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di
Programma con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse per il
riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni
di interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi
nei vari “Accordo di Programma Quadro” (APQ) nei settori Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del suolo,
Sviluppo locale, Beni culturali, Aree Urbane, Società dell’informazione e Ricerca.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle
coperture finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Campania ha programmato in meno di un decennio 8.217,8 milioni di euro, con i quali sono
stati avviati 2106 interventi nei diversi settori individuati. Nello specifico sono stati realizzati:
> 652 interventi nel settore delle Aree urbane;
> 400 interventi nel settore del Ciclo integrato delle acque;
> 352 interventi nel settore dello Sviluppo locale, dei quali 224 per infrastrutture turistiche;
> 303 interventi nel settore Mobilità;
> 173 interventi nel settore dei Beni culturali;
> 127 interventi nel settore della Difesa del suolo;
> 60 interventi nel settore della Ricerca scientifica, dei quali 40 nel solo settore della Società
dell’informazione;
> 39 interventi nel settore delle Azioni di sistema e degli Studi di fattibilità.
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. A tal fine
sono stati realizzati numerosi progetti tra i quali citiamo:
> Integrazioni e adeguamenti funzionali dei sistemi di collettamento e depurazione;
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Regione
Campania
> Completamento del raddoppio della tratta Torre Annunziata - Pioppaino - Castellammare di Stabia;
> Sistema della Metropolitana Regionale - Ferrovia Metrocampania Nord Est - tratta Piscinola - Aversa
Centro (completamento);
> Impianto di depurazione di Punta Gradelle;
> Bretella di collegamento da Soccavo a Mostra tra le ferrovie Cumana e Circumflegrea;
> Strada S.V. Fondo valle Isclero. 1° lotto tratto S.Agata dei Goti-S.P.Frasso Telesino-Bucciano;
> Museo dell'Arte Contemporanea di Napoli;
> Adeguamento alla direttiva n. 91/271/CEE dell'impianto depuratore Foce Sarno I stralcio;
> Metropolitana della Conurbazione Salernitana - completamento 1° lotto Salerno -Centrale-Arechi;
> Strada a scorrimento veloce per il collegamento del Vallo di Lauro con l’autostrada Caserta – Salerno;
> Consolidamento e riconfigurazione architettonica del Real Albergo dei Poveri a Napoli;
> Lavori di costruzione della strada a scorrimento veloce in variante alla SS.18 III lotto;
> Adeguamento area portuale di Pozzuoli- IV Lotto. Prolungamento del molo Caligoliano;
> Opere di completamento al Belvedere di S.Leucio in Caserta;
> Recupero e valorizzazione del Rione Terra di Pozzuoli;
> Completamento ed adeguamento S.P. 417-Aversana;
> Recupero fontana dell'Esedra in Napoli;
> Lavori di completamento restauro e recupero funzionale "ex Carcere Borbonico" di Avellino;
> Realizzazione del Polo Annonario di Salerno;
> Invaso di Campolattaro;
> Recupero del complesso della SS. Trinita' delle monache (ex ospedale militare) in Napoli;
> Progetto di recupero e restauro del complesso S.Vittorino - primo lotto funzionale corpo B in Benevento;
> Riqualificazione del nucleo antico e di collegamento infrastrutturale viario ricettivo ed informativo I lotto
funzionale B in Pietrelcina (BN);
> Rinascita del borgo medievale di Terravecchia - Completamento restauro castello - VI lotto funzionale
(restauro castello) in Giffoni Valle Piana;
> Teatro S. Carlo di Napoli - Lavori di restauro, ristrutturazione architettonica ed impiantistica per
incrementare la produzione teatrale;
> Sistemazione stradale lungomare Sandro Pertini (ex via Napoli) in Pozzuoli;
> Giffoni Multimedia Valley – I lotto funzionale in Giffoni Valle Piana.
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio 3 degli interventi sopraelencati, perché
rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Campania e l’Amministrazione centrale. Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha l’opportunità di
poter comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state
investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
74
Regione Campania
Provincia:
Napoli
Comune:
Vico Equense
Soggetto attuatore:
Regione Campania, Giunta Regionale
Valore dell’opera:
77.468.535,00 euro di cui valore FAS 77.468.535,00
Titolo intervento:
Vico Equense – Impianto di
depurazione di Punta
Gradelle
euro
Data prevista entrata in funzione:
01/06/2012
1 Sintesi del progetto
L’intervento è inserito nell’ambito dell’APQ “Tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche”
sottoscritto il 30 dicembre 2003.
Per la sua realizzazione sono stati stanziati 77.468.535 euro, interamente coperti con risorse del FAS, e i
tempi di realizzazione previsti vanno dal 31 ottobre 2006 al 30 aprile 2012.
L’impianto è realizzato integralmente in galleria e mira ad assicurare il servizio depurativo per i comuni della
Penisola sorrentina.
Di seguito si fornisce una breve descrizione dell’opera.
2 Genesi del progetto
All’avvio delle attività commissariali si è rilevata l’insufficienza del tessuto fognario e delle opere di
depurazione dei comuni sorrentini di Sant’Agnello, Piano di Sorrento, Sorrento e Meta, che si affacciano su
uno dei panorami più suggestivi del golfo di Napoli. Il degrado in cui versava la costa, dotata di elevatissima
vocazione turistica, richiedeva un’azione urgente per la risoluzione di tale problematica. La complessità
orografica del territorio in questione e la maglia del tessuto urbano che si srotola lungo i pendii ha reso
necessario studi approfonditi. E’ stata avviata, quindi, la realizzazione dell’impianto di depurazione della
penisola sorrentina, in Punta Gradelle.
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Regione Campania
3 Piano di realizzazione del progetto
Il depuratore, di nuova costruzione, è ubicato in Comune di Vico Equense e consentirà la salvaguardia dello
specchio marino di Punta Gradelle (fino ad oggi terminale diretto), mediante una condotta sottomarina dello
scarico dei reflui dei cinque comuni suddetti. Un impianto ultramoderno completamente realizzato in galleria.
La portata massima in tempo di pioggia è pari a 5 volte la portata nera di tempo asciutto: in tale situazione,
una frazione (2/5), sarà sottoposta a trattamento depurativo completo mentre la frazione residua, pari a 3/5
del totale, sarà preventivamente sottoposta a trattamento primario ed a disinfezione, prima di essere
scaricata a mezzo della condotta sottomarina esistente. Il ciclo di trattamento consentirà di rispettare, in linea
con i disposti normativi (Decreto Legislativo 152/1999 e successivi), non solo i limiti allo scarico ma anche
quelli, più restrittivi, per il riutilizzo delle acque depurate sia per uso irriguo sia come acque di servizio per le
aree portuali di Sorrento (Marina Piccola) e di Marina di Aequa. Gli abitanti equivalenti di progetto sono
stimati pari a 140.000 unità. Tutte le fasi depurative saranno ubicate all’interno di una nuova galleria;
l’accesso all’impianto di depurazione avverrà dal piazzale di Seiano attraverso l’omonima galleria esistente,
che verrà ampliata per consentire il passaggio dei veicoli di servizio; al termine della galleria di accesso verrà
realizzato un primo tronco di galleria, che si sviluppa dall’ultima sezione della galleria di Seiano fino
all’incrocio con la galleria consortile; un secondo tronco di galleria si svilupperà ortogonalmente al primo, a
valle del quale sarà posto il canale di scarico verso il collettore consortile.
In base al processo, alle dimensioni dei manufatti e delle apparecchiature da installare e, soprattutto, al
carico idraulico determinato dalla stazione di sollevamento iniziale, verranno realizzate sezioni diverse di
galleria, in cui resteranno costanti, per l’intero sviluppo, le quote superiori e la larghezza, mentre le quote
altimetriche (al piede) varieranno per contenere i volumi di scavo della galleria e per ridurre i costi energetici.
La quota di imposta della galleria, onde rispettare le quote di scorrimento delle condotte fognarie esistenti,
sarà posta alla quota della galleria di Seiano. Nel primo tronco di galleria saranno ubicati i pre-trattamenti ed i
servizi, nel secondo i trattamenti primari e secondari. Saranno realizzate, sempre in galleria, opere accessorie
quali tre gallerie trasversali, adibite a vie di fuga ed anche per rendere praticabile lo scarico delle acque
depurate, e un pozzo verticale che sbocca in adiacenza di un piazzale di una ex cava e in cui verranno
allocate le condotte aria ed i cavidotti elettrici principali. Le soluzioni adottate nel progetto, oltre al
soddisfacimento dei requisiti tecnico funzionali, consentiranno un ottimale sfruttamento degli spazi in galleria.
Nell’ambito del progetto è previsto anche l'adeguamento degli emissari fognari in galleria dei comuni di Vico
Equense, Meta di Sorrento, Piano di Sorrento, S. Agnello e Sorrento e la realizzazione di una strada di
servizio che collegherà Via Filangieri e Via Murrano. Il costo complessivo delle opere è pari a circa 77 milioni
di euro.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
LE GALLERIE
I lavori inerenti alle gallerie consisteranno nell’allargamento della sezione della galleria di Seiano, per una
lunghezza di circa 1 km; nell’allargamento di un breve tratto, prossimo allo sbocco, della galleria consortile di
Punta Gradelle, dovrà essere realizzata una nuova galleria, della lunghezza di circa 300 m e della larghezza
utile di 15 m, all’interno della quale verrà realizzato l’impianto di depurazione vero e proprio.
76
Regione Campania
L’IMPIANTO DI DEPURAZIONE
Dati i ridotti volumi disponibili, sarà fatto ricorso a un trattamento biologico in microfiltrazione (tecnologia
MBR) che consentirà di conseguire vantaggi sia tecnici che gestionali. Per il trattamento primario delle acque
di pioggia sarà impiegato un sistema compatto ad elevatissimo rendimento; un fangodotto pomperà i fanghi
prodotti verso una linea di trattamento che, per motivi di sicurezza e per ottimizzare le esigenze gestionali,
sarà separata dalla linea di trattamento delle acque e verrà realizzata all’interno della galleria di Seiano, a
circa 250 metri dal piazzale attraverso un sistema di essiccamento termico a frizione.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
L’intervento è volto alla risoluzione dell’emergenza ambientale che ha interessato il Golfo di Napoli.
6 Successo del Progetto
Il progetto rappresenta uno dei più grandi impianti di depurazione europei interamente interrati.
Dal punto di vista tecnico-realizzativo, le metodologie costruttive messe in campo rappresentano lo stato
dell’arte della tecnologia disponibile.
L’impianto sarà in grado di assicurare il servizio depurativo a circa 140.000 abitanti equivalenti ed ad un’area
di grande interesse ambientale e di sviluppata tradizione turistica.
Schema impianto
Lavori di costruzione
Galleria
Galleria
77
Regione Campania
Provincia:
Napoli e Caserta
Comune:
Napoli, Mugnano di
Napoli, Giugliano in
Campania, Aversa
Titolo intervento:
Completamento della
Metropolitana Regionale –
Ferrovia Metrocampania
Nord- Est. Tratta Piscinola –
Aversa Centro
Soggetto attuatore:
Metrocampania Nord- Est
Valore dell’opera:
118.413.917,00 euro di cui valore FAS
58.080.930,00 euro
Data effettiva entrata in funzione:
01/03/2010
1 Sintesi del progetto
L’intervento è inserito nell’ambito dell’APQ “Infrastrutture per la viabilità in Campania – IV Atto integrativo”
sottoscritto il 27 marzo 2007, e per la sua realizzazione sono stati stanziati 58.080.930,29 euro.
La realizzazione dell’opera è avvenuta dal 1 gennaio 2007 al 1 febbraio 2010.
La linea consente il collegamento tra il sistema metropolitano regionale ed il punto di interscambio di
Piscinola per l’accesso alla rete metropolitana interna della Città di Napoli.
L’opera rientra nella programmazione di cui alla Deliberazione CIPE 21 dicembre 2001, n. 121, Allegato 2
“Sistema di Metropolitana Regionale con adeguamenti ed interconnessioni fra reti esistenti”.
In questo contesto, la citata tratta costituisce, verso Sud, il primo passo verso l’integrazione della Ferrovia
Alifana con la Linea 1 della Metropolitana (stazione di interscambio di Piscinola), mentre, in direzione Nord,
creerà la possibilità di un ulteriore collegamento con il tronco superiore della stessa Ferrovia Alifana.
Il progetto complessivo ha l’obiettivo di connettere Aversa, importante centro nell’hinterland di Napoli, con la
principale linea di trasporto pubblico locale del capoluogo di Regione (la stazione di Piscinola è un luogo di
interscambio con la linea 1, gestita dalla società della Metropolitana di Napoli) e si colloca in un continuum
con un ulteriore tratto tra Piscinola e l’aeroporto di Napoli Capodichino. L’inserimento dell’ultimo tratto
dell’Alifana nell’anello della Linea 1 della Metropolitana (arrivando all’Aeroporto di Capodichino) comporta
quindi l’integrazione impiantistica del tronco inferiore dell’Alifana con la Linea 1.
L’integrazione dei due sistemi consentirà notevoli vantaggi sia per i viaggiatori (possibilità di itinerari lunghi
senza rottura di carico), sia per l’Esercente, che potrà gestire una flotta di veicoli omogenea con un unico
sistema manutentivo.
La tratta tra Piscinola ed Aversa Centro si snoda su un percorso di circa 10 Km, integralmente in galleria
artificiale, attraversando le stazioni di Mugnano – Melito, Giugliano, Aversa Ippodromo, ed infine Aversa
Centro. Allo stato le opere strutturali sono state completate e sono in fase di realizzazione le opere di
attrezzaggio ferroviario e le finiture.
78
Regione Campania
L’intervento in esame si sostanzia nella realizzazione di adeguamenti ad opere civili già realizzate in passato
e di tutti gli impianti occorrenti nell’esercizio di tipo metropolitano; l’adeguamento funzionale ha per oggetto le
opere sopra descritte, sia per quanto riguarda la linea, che per quanto attiene le stazioni da Mugnano –
Melito ad Aversa Centro.
In particolare, per le opere delle stazioni, il duplice aspetto dell’adeguamento della geometria e della messa a
norma dei sistemi di sicurezza ha comportato interventi tecnicamente complessi.
Le stazioni in oggetto sono tutte appartenenti alla categoria di stazioni metropolitane interrate, così come
definite nel D.M. 11.01.1988 (Norme sulla prevenzione incendi nelle metropolitane). Sono inoltre normate da
alcune direttive di progettazione UNI, quali le UNI 7508 (Banchine di stazione), UNI 9406 (Atrii di stazione),
UNI 7744 (Corridoi, scale fisse, scale mobili e ascensori nelle stazioni), UNI 8686 (Locali di servizio nelle
stazioni).
Nel proporzionamento degli spazi si è inoltre tenuto conto delle normative sulle barriere architettoniche, in
particolare del DPR 24.07.1996 n. 503, “Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere
architettoniche negli edifici...”, della Circ. Min. LL.PP. 19.06.1968 n. 4809 “Norme per assicurare l’utilizzazione
degli edifici sociali da parte dei minorati fisici ....”, della L. 9.01.1989 n. 13 “Disposizioni per favorire il
superamento e l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati”, del DM 14.06.89 n. 236
“Prescrizioni tecniche necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di
edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle
barriere architettoniche”.
Quanto, infine, ad elevatori e scale mobili, ci si è riferito, in uno con i progettisti degli impianti, alle norme UNI
ed alle normative europee.
2 Genesi del progetto
Dal punto di vista amministrativo, l’intervento è inserito nell’ambito di operatività della Convenzione n. rep. 11
del 9.12.1981 sottoscritta tra il Presidente della Giunta Regionale della Campania, nella qualità di
Commissario Straordinario di Governo per interventi di edilizia residenziale nell’area metropolitana di Napoli
di cui alla Legge 14.5.1981 n. 219 – titolo VIII, e il Consorzio AS.CO.SA.
A tale convenzione “madre” sono seguiti i seguenti atti:
> Atto aggiuntivo n. 51 rep. del 29.10.1985 con il quale è stata affidata in concessione la ristrutturazione della
ferrovia Alifana nella tratta compresa tra le stazioni di Giugliano-Melito e Aversa-Ippodromo;
> Ordinanza n. 623 del 9.8.1986 con la quale, in estensione a quanto previsto dall’Atto aggiuntivo n. 51 rep.
del 29.10.1985, veniva affidata al concessionario Consorzio AS.CO.SA. la realizzazione della tratta Aversa
Ippodromo-Aversa Centro;
> Decreto n. 2823 del 20.08.1986 con il quale si autorizzava il subentro, nell’esecuzione della concessione,
della costituita ATI tra le imprese AS.CO.SA., Ansaldo Trasporti SpA, Steel Beton SpA, IMCA SpA, IMECO
SpA e Borselli e Pisani SpA, avente come capogruppo mandatario il consorzio AS.CO.SA.
> Atto Aggiuntivo del 12.4.1990 rep. n. 1324 con il quale si determinava il costo complessivo delle opere
programmate e si procedeva all’individuazione delle opere immediatamente eseguibili in funzione degli
importi massimi allo stato finanziabili;
> Legge 8.8.95 n. 341 art.22, ai sensi e per gli effetti della quale la costituita Gestione Governativa Ferrovie
Alifana e Benevento Napoli (attualmente Metrocampania NordEst) è subentrata a tutti gli effetti al
Presidente della Giunta Regionale Commissario Straordinario di Governo nella posizione di concedente per
la realizzazione delle opere in esame;
> Atto integrativo del 29.12.2000 alla Convenzione n. rep. 11 del 9.12.1981, avente ad oggetto la conferma
dell’affidamento al Consorzio Ascosa della progettazione ed esecuzione di tutte le opere ferroviarie di
ammodernamento della ferrovia Alifana costituite dai lavori civili della tratta da Giugliano a Teverola ASI e
dai lavori tecnologici e di armamento della tratta dalla stazione di Piscinola compresa a Teverola ASI;
79
Regione Campania
> Atto applicativo del 19.12.2002 della Convenzione n. rep. 11 del 9.12.1981 e s.m.i. avente ad oggetto la
realizzazione delle opere di potenziamento ed ammodernamento della Ferrovia Alifana tali da consentire
l’utilizzo della ferrovia medesima per il servizio di alta frequenza di tipo metropolitano compatibile con quello
della linea 1 della metropolitana di Napoli;
> Atto integrativo del 18.12.2003 del contratto sottoscritto in data 19.12.2002 in applicazione della
Convenzione n. rep. 11 del 9.12.1981 e s.m.i., avente ad oggetto la realizzazione da parte della
concessionaria ATI delle opere connesse allo spostamento dei tronchi fognari interferenti la costruenda
galleria ferroviaria;
> Atto integrativo del 6.08.2004 del contratto sottoscritto in data 19.12.2002 in applicazione della
Convenzione n. rep. 11 del 9.12.1981 e s.m.i., avente ad oggetto la realizzazione da parte della
concessionaria ATI di alcune modifiche alle stazioni di Mugnano, Giugliano, Aversa Ippodromo ed Aversa
Centro e la sostituzione della tipologia di armamento ferroviario nel collo di stazione di Piscinola lato
Mugnano;
> Atto integrativo del 9.03.2005 del contratto sottoscritto in data 19.12.2002 in applicazione della
Convenzione n. rep. 11 del 9.12.1981 e s.m.i., avente ad oggetto la realizzazione da parte della
concessionaria ATI di un nuovo sottopasso pedonale in prossimità della stazione di interscambio di
Piscinola (Metropolitana di Napoli linea 1 e Alifana), in corrispondenza dell’asse viario “Perimetrale di
Scampia”.
Oltre ai lavori da realizzarsi mediante la concessione sopra menzionata, per il completamento delle opere
sono stati attivati due ulteriori appalti di opere di seguito riportati:
> Tratta funzionale Mugnano – Giugliano: appalto aggiudicato alla società Astaldi SpA il 29/9/1983 ai sensi
della L. 14/73 e s.m.i.;
> Tratta funzionale Piscinola – Mugnano: appalto aggiudicato alla società Torno SpA il 29/9/1983 ai sensi
della L. 14/73 e s.m.i.
3 Piano di realizzazione del progetto
I lavori sono stati consegnati in data 20/05/03 per la tratta Piscinola Mugnano e sono stati ultimati con
l’attivazione della tratta in data 16/07/05;
I lavori per la tratta Mugnano Aversa centro sono stati consegnati in data 07/04/04 e per la loro realizzazione
sono occorsi n. 39 mesi.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Nel corso della realizzazione sono state incontrate notevoli difficoltà dovute alla mancata osservanza dei limiti
imposti dalla fascia di rispetto che percorre l’intera tratta ferroviaria.
Sono stati trovati, infatti, fabbricati costruiti all’interno di tale fascia e, addirittura, sul percorso previsto dalla
tratta.
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Regione Campania
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Nel contesto del programma di realizzazione del sistema metropolitano regionale l’intervento assume una
fondamentale importanza in quanto assicura il collegamento rapido tra un’area ad alto sviluppo antropico e
ad alta concentrazione demografica e la città di Napoli con conseguenze benefiche relative al
decongestionamento del traffico sulle bretelle di collegamento stradale dell’area (autostrada Napoli- CasertaRoma, asse mediano ed asse di andata a lavoro) e sulla rete stradale urbana di Napoli, con effetti positivi
sull’inquinamento atmosferico nella città di Napoli.
6 Successo del Progetto
Il progetto è in fase di ultimazione. Al suo completamento si perfezionerà la direttrice nord del sistema
metropolitano regionale.
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione Campania
Provincia:
Napoli
Comune:
Pozzuoli
Soggetto attuatore:
Regione Campania
Valore dell’opera:
97.486.404,00 euro di cui valore FAS
Titolo intervento:
Pozzuoli – Recupero e
valorizzazione del Rione
Terra
87.518.786,00 euro
Data effettiva entrata in funzione:
01/06/2011
1 Sintesi del progetto
L’intervento prevede il completamento del restauro di gran parte del Rione Terra e sarà ultimato nel corso del
2011, con un impegno economico di circa 97 milioni di euro, di cui 87 milioni di euro coperti dal Fondo FAS.
L’intervento, nella complessità inscindibile di studio, indagine, scavo, restauro e recupero, è da considerare
nella metodologia e negli obiettivi un caso esemplare di archeologia urbana.
2 Genesi del progetto
Il rione Terra è il cuore antico dei Campi Flegrei, non ha mai avuto nei secoli fasi di interruzione ed
abbandono totali, è stato infatti occupato, senza soluzione di continuità, dal 194 a.C. al 1970 (anno della sua
evacuazione a seguito del fenomeno bradisismico). Per questa ragione sono in esso conservate “a strati” le
memorie di tutta l’area flegrea e importantissimi monumenti come il Duomo e l’antico Tempio di Augusto.
Primo insediamento urbano, acropoli, rocca, castrum e centro religioso, il rione Terra conserva vistose tracce
dell’impianto viario del 194 a.C.: come detto, per effetto del bradisismo, è stato evacuato il 2 marzo 1970.
Da qualche anno, dopo un lungo periodo di abbandono e di spoliazione, sono stati avviati i lavori di recupero
e valorizzazione. Il primo progetto di recupero ha individuato un unico complesso strutturale composto nella
parte superiore dalle murature di epoca più recente e, nei livelli inferiori, da pareti e volte in muratura romana.
Nell’ambito del Piano Regionale di Sviluppo della Regione Campania approvato dal CIPE con la propria
deliberazione n. 178 del 30 luglio 1985, era ricompreso l’intervento di risanamento del Rione Terra di
Pozzuoli.
82
Regione Campania
3 Piano di realizzazione del progetto
L’intervento è stato affidato per l’attuazione al Presidente della Regione Campania che agisce con i poteri
straordinari di cui all’art. 9 del DL 27 febbraio 1982, n. 57, convertito in legge 29 aprile 1982, n. 187.
Alla stregua di quanto proposto dal Consiglio Regionale e di quanto ritenuto dal CIPE, lo strumento
individuato per la realizzazione di tale opera è stato l’affidamento in concessione con modalità analoghe a
quelle previste dal Titolo VIII L. 219/81.
Per l’affidamento della concessione dell’opera è stata espletata una gara di appalto concorso, bandita con
ordinanza n. 427 del 10 gennaio 1991 e conclusasi con l’aggiudicazione al Consorzio “Rione Terra Pozzuoli”
avvenuta con ordinanza n. 522 del 05 dicembre 1991.
All’epoca della concessione fu finanziato solo il primo lotto del progetto generale approvato. Il contratto di
concessione, sottoscritto in data 14 febbraio 1992, prevedeva, comunque, l’affidamento allo stesso
concessionario dei successivi lotti mediante la sottoscrizione di appositi atti aggiuntivi, qualora fossero stati
reperiti i necessari finanziamenti.
Il primo progetto di recupero ha individuato un unico complesso strutturale composto nella parte superiore
dalle murature di epoca più recente e, nei livelli inferiori, da pareti e volte in muratura romana.
In seguito con l’APQ “Beni Culturali”, sottoscritto dalla Regione Campania, dal Ministero del Tesoro, del
Bilancio e della Programmazione Economica e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali il 2 marzo 2001,
fu finanziato il progetto di completamento di gran parte del Rione Terra.
Nello stesso APQ, inoltre, fu previsto il finanziamento:
> Del completamento dell’allestimento del percorso archeologico urbano mirato alla valorizzazione dei
cospicui resti di strutture antiche;
> Delle indagini preliminari e l’indizione di un concorso internazionale per la progettazione del restauro del
Duomo.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
In fase di realizzazione dell’opera si sono manifestate due ordini di problematiche:
1. Problemi di natura finanziaria connessi al reperimento dei fondi necessari a completare l’opera;
2. Problemi di natura tecnica connessi alle attività di scavo archeologico che, a volte, hanno rallentato
l’esecuzione dei lavori.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Nell’area flegrea si concentrano gran parte delle tipologie di problemi e di opportunità che impattano
notevolmente sull’avvio del programma di sviluppo sostenibile della Campania.
Intorno al grande giacimento archeologico presente nell’area, ancora non sufficientemente noto, tutelato e
valorizzato, infatti, si concentrano, in uno strettissimo ed indissolubile rapporto, importanti valori architettonici,
storici, letterari, paesaggistici e naturalistici, così come si manifestano grandi problematiche quali il delicato
equilibrio idrogeologico, la presenza vulcanica ancora attiva, una forte crisi del settore industriale ed un
devastante abusivismo edilizio.
Sin dalla fondazione dei vari insediamenti, l’area flegrea si è configurata come un vero e proprio sistema
territoriale unitario.
Le strade consolari, i tunnel scavati nel tufo, il sistema di canali realizzati o solamente progettati e il ricco
sistema portuale costituirono la rete di connessione di un sistema di centri urbani fortemente specializzati e
secondi solo a Roma.
83
Regione Campania
L’idea guida per la realizzazione dell’opera di recupero dell’area e, pertanto, anche dell’importante sito
archeologico di Rione Terra, punta alla costituzione di un grande itinerario di visita archeologico- paesistico in
cui alcuni grandi Poli di visita saranno connessi da antichi e nuovi percorsi di varia natura.
In tale contesto, il recupero di Rione Terra è volto a potenziare l’offerta turistica e ricettiva dell’area flegrea
mettendo a disposizione un sito di alta valenza archeologica da fruire e vivere quotidianamente anche
mediante la disponibilità in loco di adeguate strutture alberghiere.
6 Successo del Progetto
Il progetto è in fase di realizzazione. Al suo completamento si perfezionerà la direttrice nord del sistema
metropolitano regionale.
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione
Emilia Romagna
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Regione
Emilia Romagna
Le priorità perseguite
Nel mese di Marzo del 2000 la Regione Emilia-Romagna ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale
di Programma con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse per il
riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni
di interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi
nei vari “Accordi di Programma Quadro” (APQ) nei settori Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del suolo,
Sviluppo locale, Beni culturali, Aree Urbane, Società dell’informazione e Ricerca.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle
coperture finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Emilia-Romagna ha programmato in meno di un decennio 3.147 milioni di euro, con i quali
sono stati avviati 554 interventi nei diversi settori individuati. Nello specifico sono stati realizzati:
> N.196 interventi nel settore Mobilità, con l’obiettivo di potenziare la rete stradale sulle direttrici dei corridoi
europei. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la realizzazione deI sistema degli attraversamenti
appenninici nell’area forlivese-cesenate. Nello stesso settore si evidenzia altresì l’intervento relativo alla
realizzazione di un nuovo nodo intermodale di interscambio tra le linee AV/AC Milano-Bologna, la linea
ferroviaria Reggio-Emilia Guastalla e le linee di trasporto territoriale in località Mancatale, in corso di
realizzazione attraverso un’assegnazione specifica a valere sulla risorse della delibera CIPE n. 34/2005.
> N.268 interventi nel settore Ciclo dell’acqua, con l’obiettivo di tutelare i corpi idrici superficiali e sotterranei
in modo da migliorare l’ambiente acquatico, proteggere e salvaguardare tutti gli ecosistemi connessi ai
corpi idrici. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la realizzazione di Riqualificazione ambientale e
funzionale della Sacca di Goro;
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Regione
Emilia Romagna
> N.15 interventi nel settore Società dell’informazione, di cui 5 con l’obiettivo di realizzare infrastrutture per
la banda larga nelle aree Obiettivo 2 con problemi di divario digitale di tipo infrastrutturale, al fine di
consentire la fornitura di servizi di accesso ad Internet sia ai cittadini, alle imprese che alle pubbliche
amministrazioni dell’Emilia-Romagna. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere realizzate dorsali in
fibra ottica e/o radio in tecnologia hiperlan lungo le principali valli dell’Appennino emiliano-romagnolo per il
trasporto di banda nei territori più remoti che, essendo distanti dalle principali infrastrutture per
telecomunicazioni, rischiano problemi di spopolamento a causa della mancanza di servizi fondamentali
per lo sviluppo economico;
> N.8 interventi nel settore della Ricerca con l’obiettivo di promuovere ed accrescere il potenziale della
ricerca in diversi ambiti settoriali e contribuire pertanto ad una qualificazione del sistema della
conoscenza ai fini di una maggiore competitività del sistema produttivo regionale;
> N.1 intervento nell’ambito della Riqualificazione urbana e nello specifico relativo al programma di
riqualificazione urbana di Marina di Ravenna.
> N.3 interventi nel settore dello Sviluppo Locale con l’obiettivo del completamento degli investimenti
infrastrutturali contenuti nel Patto Territoriale Interregionale Verde dell’Appennino Centrale previsto dalla
delibera CIPE n. 26 del 25 luglio 2003;
> N.23 interventi (non risorse FAS) nel settore delle politiche giovanili con l’obiettivo di realizzare un
programma pluriennale di interventi capaci di incidere positivamente sulle politiche della regione emiliaromagna rivolte ai giovani;
> N.41 interventi (non risorse FAS) nel settore dei beni culturali finalizzati a sostenere la conoscenza, la
conservazione, la fruizione, la valorizzazione e la promozione dei beni, delle attività e servizi culturali.
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. A tal fine
sono stati realizzati numerosi progetti tra i quali citiamo:
> Intervento di sistema di messa in sicurezza e ottimizzazione della viabilità nel territorio del basso
ferrarese;
> Il sistema degli attraversamenti appenninici nell’area forlivese-cesenate;
> Servizi infrastrutturali per l’accesso in banda larga (riduzione del digital divide)
> Riqualificazione ambientale e funzionale della Sacca di Goro;
> Ripristino morfologico ed idraulico del SIC e ZPS Valli di Comacchio.
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio 3 degli interventi sopraelencati, perché
rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Emilia-Romagna e l’Amministrazione centrale. Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha
l’opportunità di poter comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse
pubbliche sono state investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
87
Regione Emilia Romagna
Provincia:
Forli e Cesena
Comune:
Vari Comuni delle
Province di Forlì e Cesena
Soggetto attuatore:
Provincia di Forlì – Cesena escluso la sp.n.4 di
competenza della Comunità Montana
Titolo intervento:
Sistema degli
attraversamenti
appenninici nell’area
forlivese – cesenate
dell’Appennino Forlivese
Valore dell’opera:
27.800.000,00 euro di cui valore FAS
25.000.000,00 euro
Data effettiva entrata in funzione:
Nel 2010 già attivi ed effettivi 12 interventi su 14
1 Sintesi del progetto
Dopo la stipula nel 2000 dell’Intesa Istituzionale di Programma, il Governo e la Regione hanno sottoscritto
l’Accordo di Programma Quadro (APQ) in materia di infrastrutture viarie e successivi integrativi, con la finalità
di assicurare la migliore accessibilità al territorio regionale, individuando programmi di intervento coerenti con
il Piano Regionale Integrato dei Trasporti e con il Piano Generale dei Trasporti e della Logistica, per la cui
attuazione Governo e Regione Emilia-Romagna hanno espresso il proprio impegno comune.
Nel progetto rientrano 14 interventi che fanno parte dell’APQ in materia di infrastrutture viarie, dell’integrativo
II, III, IV, V e VI. Il valore delle opere è pari 27,8 mln di euro di cui la quota FAS è pari a 25 mln di euro.
Gli interventi si differenziano per costo, indicatori, localizzazione ecc., ma hanno in comune obiettivi, benefici
e la finalità complessiva. Infatti gli investimenti relativi ai vari tratti di intervento afferenti al sistema degli
attraversamenti appenninici nell’area forlivese consentono di migliorare ill livello di servizio e di sicurezza
della rete stradale di quest’area, con particolare riferimento all’armonizzazione e all’integrazione delle viabilità
comunali e provinciali, nel quadro del corretto inserimento nel contesto ambientale circostante.
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Regione Emilia Romagna
2 Genesi del progetto
Gli interventi rientranti in questo progetto riguardano alcune infrastrutture dell’area appenninica forlivese, che
costituiscono opere complementari agli interventi individuati dal 1° Programma delle infrastrutture strategiche
(delibera CIPE n. 121/2001) e dall’Intesa Generale Quadro (sottoscritta da Governo e Regione Emilia
Romagna il 19/12/2003), nell’ambito del “Sistema degli attraversamenti appenninici strategici”, ed in
particolare interessano le seguenti strade:
1. Ex SS 9 Ter del Rabbi (principale collegamento di fondovalle fra il centro abitato di Premilcuore e la
pianura);
2. Ex SS 71 Umbro-Casentinese (di rilevante importanza in quanto supplisce per diversi giorni e diversi tratti
durante l’anno alla SGC E45 “Orte Ravenna” frequentemente soggetta a limitazioni del traffico a causa dei
lavori di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza, in corso);
3. SP 20 Tramazzo-Marzeno (principale collegamento di fondovalle fra il centro abitato di Tredozio,
Modigliana e la pianura);
4. SP 4 del Bidente (itinerario Forlì-Santa Sofia, principale collegamento di fondovalle fra i centri abitati di
S.Sofia, Galeata, Civitella, Meldola e la pianura);
5. SP 40 Badia Santa Paola (principale itinerario che dal fondovalle collega direttamente Roncofreddo e le
sue frazioni);
6. Ex SS 310 del Bidente.
Gli interventi sono localizzati nei comuni di: Bagno di Romagna, Civitella di Romagna, Galeata, Meldola,
Mercato Saraceno, Modigliana, Premilcuore Roncofreddo, Santa Sofia, Sarsina, Sogliano al Rubiconde,
Verghereto,
In relazione alle zone morfologicamente tormentate (caratterizzate dalla presenza di formazioni marnearenarie) e alle condizioni delle sedi stradali e delle loro pertinenze, si è rilevata la necessità di perseguire
obiettivi di messa in sicurezza e di miglioramento della funzionalità di tratti stradali pericolosi per gli utenti,
curando l’armonioso inserimento delle strutture nel contesto paesaggistico-ambientale in modo tale da
renderle meno impattanti possibile e dando reale sollievo alle criticità di alcune importanti vie di
comunicazione con tipologie di opere che riguardano:
> Consolidamento delle strutture portanti che presentano segni di cedimento;
> Correzione plano altimetrica dei tornanti più stretti;
> Sostituzione e messa a norma delle protezioni e dei parapetti;
> consolidamento delle numerose opere d’arte come ponti, muri di sostegno, muri di controripa;
> Risagomatura massicciata del piano viabile;
> Separazione delle funzioni, veicolare e utenti deboli;
> Messa in opera di passaggi pedonali protetti;
> Messa in opera di rallentatori e/o semafori intelligenti;
> Ristrutturazione opere di regimazione idraulica.
3 Piano di realizzazione del progetto
Gli studi e le fasi di progettazione degli interventi hanno avuto una durata media di 2 anni per singolo
intervento, tra gli anni 2002 e 2008; per quanto riguarda invece l’esecuzione, i lavori hanno avuto
mediamente una durata di 18 mesi per singolo intervento e si sono svolti tra il 2003 e il 2010.
Si precisa inoltre che sono stati collaudati 9 dei 14 interventi mentre i restanti saranno ultimati entro il primo
semestre del 2011; per quanto riguarda l’entrata in funzione risultano già attivi 12 interventi su 14.
89
Regione Emilia Romagna
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Nonostante gli interventi abbiano avuto una fase di progettazione e realizzazione rapida e rispettosa delle
tempistiche, si possono segnalare le seguenti criticità, ad oggi superate:
> Per la strada Ex SS 310 del Bidente: ritardi nella progettazione esecutiva a causa delle autorizzazioni
dovute alla messa in sicurezza di un corpo stradale che in gran parte si sviluppa nelle aree soggette ai
seguenti vincoli: “Parco nazionale delle Foreste Casentinesi; fascia di tutela ambientale di m.150 dall’alveo
del fiume Bidente; vincolo idrogeologico (area del cantiere). Al fine di ottenere le autorizzazioni necessarie
sono stati effettuati numerosi sopralluoghi e riunioni con i tecnici del Parco Nazionale, mettendo a punto
diverse soluzioni progettuali convergenti verso una proposta condivisa;
> Per la strada Ex SS 71 Umbro-Casentinese: coordinamento con la programmazione ANAS relativa all’E45
dato che la provinciale supplisce alle funzioni della statale, per diversi giorni e per diversi tratti durante
l’anno;
> Per la strada SP 20 Tramazzo-Marzeno: complessità progettuale dovuta a problematiche di natura
geologica e geotecnica, evidenziate nell’ambito dei pareri ambientali ed idrogeologici da parte della
Comunità Montana dell’Acquacheta.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
I progetti hanno previsto la realizzazione di adeguamenti e messa in sicurezza di vari tratti delle arterie della
Provincia di Forlì-Cesena coinvolgendo in modo armonico e condiviso vari comuni della stessa provincia. I
benefici ottenuti sono stati di livello strutturale, funzionale e di organizzazione viaria. Soprattutto si è ottenuto
l’adeguamento della rete viaria per gli utenti più deboli (cicli e pedoni) relegati il più delle volte a un passaggio
secondario o in condizioni di non completa sicurezza.
Dettagliando nello specifico dei singoli interventi, questi benefici possono essere descritti come di seguito:
> Ammodernamento della Ex S.S. n. 9Ter “del Rabbi” la Provincia di Forlì-Cesena: l’intervento si configura
come ammodernamento e messa in sicurezza di un tratto stradale pericoloso per gli utenti della strada, a
causa della presenza di curve non adeguatamente raccordate e della larghezza del piano viabile inferiore a
6 m. L’allargamento della strada a 7 m. è stato eseguito in sede per ampliare i raggi di curvatura e per dare
adeguata visibilità, armonizzando le curve con i rettilinei, eliminando strettoie e anomalie del piano viabile e
riducendo i dossi. Sono stati anche razionalizzati gli accessi privati e le immissioni di strade pubbliche
garantendo migliori condizioni di visibilità e sicurezza. Si è scelto di intervenire sul tratto più “scomodo e
rischioso”, per l’utente della strada, dell’intero itinerario Forlì – Premilcuore.
> Ex SS 71 Umbro-Casentinese: questa strada supplisce per diversi giorni e diversi tratti durante l’anno alla
SGC E45 “Orte-Ravenna” frequentemente soggetta a limitazioni del traffico a causa dei lavori di
manutenzione straordinaria e messa in sicurezza tuttora in corso Le finalità di questo intervento sono
funzionali ad adeguare gli attraversamenti dei centri abitati per garantire fruibilità e sicurezza. L’intervento,
pertanto, costituendo viabilità sussidiaria alla E 45, è strettamente connesso con le opere strategiche ai
sensi della L.443/01.
> SP 20 Tramazzo-Marzeno: l’intervento si configura come ammodernamento e messa in sicurezza di un
tratto stradale pericoloso per gli utenti della strada a causa della presenza di curve non adeguatamente
raccordate e della larghezza del piano viabile inferiore a 6 m. L’allargamento della strada a 7 m. è stato
eseguito in sede per ampliare i raggi di curvatura e per dare adeguata visibilità, armonizzando le curve con i
rettilinei, eliminando strettoie e anomalie del piano viabile e riducendo i dossi. E’ stato curato in particolare
l’inserimento delle strutture nel contesto ambientale, in modo tale da renderle meno impattanti possibile. Si
fa presente che la S.P. n. 20 è l’unico collegamento di fondovalle fra i centri abitati di Tredozio e Modigliana
e la pianura.
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Regione Emilia Romagna
> S.P. n. 4 “del Bidente”: nell’ambito del programma di ammodernamento della S.P. n. 4 “del Bidente”
nell’itinerario Forlì-Santa Sofia, il progetto prevede la riorganizzazione, la razionalizzazione e la costruzione
di infrastrutture stradali con particolare attenzione all’armonizzazione ed integrazione delle viabilità comunali
e provinciali, nel quadro del corretto inserimento nel contesto ambientale circostante, privilegiando soluzioni
atte all’aumento della sicurezza stradale, in specie quella degli utenti deboli. Gli itinerari alternativi, sono
costituiti da percorsi intervallivi molto lunghi e tortuosi con elevate pendenze longitudinali, interessati da
diffusi fenomeni di dissesto idrogeologico, che difficilmente consentono il passaggio di automezzi pesanti.
> SP 40 Badia Santa Paola: l'intervento ha previsto la correzione plano-altimetrica dei tornanti più stretti,
l’allargamento e il miglioramento della visuale stradale mediante la tombinatura delle fossette, la
regimazione delle acque meteoriche, la bonifica della fondazione e il nuovo manto stradale. Anche questo
intervento privilegia soluzioni atte all’aumento della sicurezza stradale, specialmente quella degli utenti
deboli.
6 Successo del Progetto
La Regione Emilia-Romagna, in parallelo ad azioni significative come le campagne comunicative, informative
e di sensibilizzazione, ha introdotto il nuovo concetto di sicurezza stradale nel prevenire l’incidentalità
attraverso una manutenzione mirata delle proprie arterie viarie.
Per quanto riguarda il progetto in questione si è provveduto non solamente al rifacimento del manto stradale
dissestato, ma anche all'irruvidimento nei principali tratti in discesa per garantire adeguati livelli di attrito,
aderenza e corretto drenaggio. Un buon irruvidimento fa parte delle operazioni di manutenzione preventiva,
prima che sia messa a rischio la sicurezza di persone e mezzi di trasporto o che si verifichino incidenti e
danni più gravi dovuti anche all'usura al traffico ed ai leganti bituminosi utilizzati sul manto stradale. Le
performance di questo trattamento della superficie sono misurabili in termini di spazi di frenata, aquaplaning,
curva su asciutto, curva su bagnato, ghiaccio.
Essendo inoltre la mobilità ciclopedonale uno degli elementi chiave nelle politiche regionali della mobilità
sostenibile, visto che rappresenta un tipo di spostamento direttamente correlato con l’abbattimento
dell’inquinamento ambientale, la sicurezza dei trasporti e il miglioramento della qualità della vita, si può
evidenziare come punto di successo del progetto la realizzazione di 7 km di nuova pista ciclabile
nell’attraversamento di centri abitati della Ex SS 71 Umbro-Casentinese. Si è infatti provveduto anche alla
riqualificazione dei tratti ciclabili a completamento e integrazione della rete viaria per mettere in sicurezza gli
utenti deboli. In questi tratti vi è stato, secondo il D.M. n°557 del 30/11/99, un ammodernamento e una
riqualificazione plano-altimetrica, oltre al rifacimento del manto e suo successivo trattamento con vernice
antiscivolo.
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Regione Emilia Romagna
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione Emilia Romagna
Provincia:
Forli e Cesena
Soggetto attuatore:
Regione Emilia
Romagna
Valore dell’opera:
2.199.266,84 euro di cui valore FAS 2.199.266,84
euro
Titolo intervento:
Riqualificazione ambientale
e funzionale della Sacca di
Goro
Data effettiva entrata in funzione:
Fe 02/B 19 Marzo 2007
RER01 24/03/2010
RER02 03/12/2009
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte del III Atto Integrativo all’APQ Tutela delle Acque e Gestione Integrata delle Risorse
Idriche dell’Intesa Istituzionale di Programma tra il Governo della Repubblica e la Giunta della Regione Emilia
Romagna; l'importo complessivo del Progetto è di 2.199.266,84 di euro, interamente finanziati con risorse
FAS.
Gli interventi sono localizzati nella Sacca di Goro che è la laguna più meridionale connessa con il Delta del
Po, ha un’estensione di 26 Kmq, con una profondità media di 1,5 m. Date le caratteristiche geomorfologiche
dell’area, è necessario garantire l’efficienza delle opere idrauliche con una costante attività di manutenzione,
a garanzia della stabilità del suolo e della sicurezza delle popolazioni oltre che garantire la qualità dell’acqua
all’interno della Sacca attraverso una rete di canali sublagunari che veicolano le acque scambiate con il mare
attraverso bocche di collegamento.
La sua morfologia è il prodotto di un’evoluzione di circa quattro secoli, con pesanti condizionamenti antropici.
La qualità ambientale, come pure il valore produttivo della Sacca di Goro è direttamente connessa alla
officiosità idraulica dei canali sub lagunari che la attraversano. E’ un ambiente molto delicato dove
indispensabile è l’azione antropica di dragaggio e manutenzione con interventi di risezionamento dei canali
sub lagunari aventi lo scopo di garantire la circolazione idraulica.
I canali sublagunari, caratteristici del contesto in cui è localizzato l’intervento, sono fondamentali per garantire
la circolazione delle acque, vivificando l’ambiente e garantendo l’equilibrio dell’ecosistema; il mantenimento di
questi canali richiede continui interventi di escavo per contrastare la sedimentazione del materiale fine
proveniente sia dai bassi fondali attigui, per movimento trasversale delle acque rispetto all’asse del singolo
canale, sia delle bocche di collegamento per trasporto solido del mare.
L’intervento di risezionamento dei canali sublagunari incide su 5.000 m. di canali, per una profondità di 3,5 m.
e una larghezza sul fondo di 30 m. Il materiale escavato ammonta a circa 190.000 mc.
93
Regione Emilia Romagna
Gli interventi che compongono il progetto sono stati individuati tra quelli necessari per la sopravvivenza della
Sacca di Goro di concerto tra la Provincia di Ferrara (soggetto attuatore di uno dei tre interventi) e la Regione
Emilia-Romagna (attuatore di due dei tre interventi) anche in continuità con quanto è già avvenuto sul
territorio dopo la costituzione del Consorzio per la gestione della Sacca di Goro costituito dalla Provincia di
Ferrara con la partecipazione del Comune di Goro e delle tre principali associazioni dei pescatori.
Il progetto è da considerarsi di successo perché ha consentito di concentrare risorse finanziare su un’area di
particolare valore sia naturalistico che economico per la Regione Emilia-Romagna, in coerenza e in continuità
con una strategia di azione che è già in atto da anni sul territorio e che vede coinvolti tutti gli attori istituzionali
(Regione, Provincia di Ferrara, Comune di Goro) e non (associazioni dei pescatori).
2 Genesi del progetto
Gli interventi sono stati realizzati nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro Tutela delle Acque e
Gestione Integrata delle Risorse Idriche – I e III integrativo - sottoscritti rispettivamente il 4/08/2004 e il
27/04/2007 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio,
Regione Emilia-Romagna, Ministero delle Infrastrutture e Trasporti, Ministero delle Politiche Agricole e
Forestali.
L’APQ in materia di Tutela delle Acque e Gestione Integrata delle Risorse Idriche risponde agli obiettivi
essenziali delle politiche, delle strategie e degli indirizzi di settore condivise tra i soggetti sottoscrittori, per il
ripristino e la tutela delle risorse idriche.
Essendo il territorio coinvolto soggetto a numerosi vincoli ambientali (riserva naturale di popolamento
animale, zona umida di importanza internazionale, inclusa nel Parco del Delta del Po) sono state effettuate
conferenze dei servizi per l’acquisizione di tutti i pareri e le autorizzazioni necessarie alla realizzazione.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto, e pertanto dei suoi tre interventi, è avvenuta a seguito di diverse fasi
procedurali che hanno previsto un accurato studio del territorio regionale, attraverso dei sopralluoghi, con i
quali è stato possibile effettuare la progettazione delle attività e la stima delle tempistiche necessarie al
completamento delle opere.
In particolare relativamente all’intervento RER01 (Lavori di consolidamento del manufatto di regolazione
idraulica tra la Sacca di Goro e il Po di Goro in localita’ Sacca di Goro) il Responsabile del Servizio Tecnico
Bacino Po di Volano ha convocato la conferenza dei servizi il 30 ottobre 2007. La conferenza ha espresso
parere favorevole alla realizzazione dell'intervento in oggetto, anche con riferimento alla valutazione
d’incidenza, con le seguenti prescrizioni:
> I lavori non dovevano essere effettuati nei periodi di nidificazione dell’avifauna ossia dal 15 marzo al 31
luglio compresi, inoltre i periodi in cui nelle aree limitrofe si esercita l’attività venatoria (terza domenica di
settembre – 31 gennaio) essi dovevano essere sospesi nelle giornate di sabato e domenica, fatta eccezione
per le esigenze di messa in sicurezza del cantiere o improrogabile necessità per ridurre le interferenze
negative sulla tutela dell’avifauna;
> I lavori non dovevano alterare la naturalità e la morfologia delle aree vallive limitrofe al sito d’intervento, in
particolare evitando in tali aree il deposito di attrezzature, lo scarico di sedimenti, di sostanze o rifiuti;
> Di limitare al massimo la superficie interessata dal cantiere;
94
Regione Emilia Romagna
> Di utilizzare la chiavica a tre luci per movimentare le acque durante il periodo di chiusura totale del canale di
collegamento con il Po. Si suggeriva di includere tra gli oneri dell’impresa l’apertura e la chiusura delle
paratoie della chiavica a tre luci simulando il funzionamento del manufatto unidirezionale.
Successivamente nel novembre 2007 è stato approvato il progetto esecutivo relativo ai lavori di:
"RER01 – GORO – LAVORI DI CONSOLIDAMENTO DEL MANUFATTO DI REGOLAZIONE IDRAULICA
TRA LA SACCA DI GORO E IL PO DI GORO IN LOCALITA’ SACCA DI GORO per un importo euro
1.083.266,94.
Nel dicembre 2007 è avvenuta l’aggiudicazione a favore dell'impresa esecutrice.
I lavori sono stati eseguiti dal 4 luglio 2008 al 29 luglio 2009 mentre il collaudo non è ancora stato concluso.
Relativamente all’intervento RER02, nell’agosto 2007 è stato approvato il progetto preliminare redatto dal
Servizio Tecnico Bacino Po di Volano per lavori dell’intervento RER02 - GORO - Ripristino dell’officiosità
idraulica della Sacca di Goro, per 600.000 euro.
Successivamente è stata affidata ad A.R.P.A. Agenzia Regionale per la Prevenzione e l'Ambiente - Sezione
Provinciale di Ferrara la realizzazione delle attività di prelevamento campioni per analisi chimiche e
microbiologiche su sedimenti ai sensi del D.M. Ambiente 24.01.1996 ed in attuazione della deliberazione
della Giunta Regionale n. 1238/2007.
La conferenza dei servizi nell’ottobre 2007 ha espresso parere favorevole alla realizzazione dell'intervento in
oggetto, anche con riferimento alla valutazione d’incidenza, con le seguenti prescrizioni:
> I lavori non dovevano essere effettuati nei periodi di nidificazione dell’avifauna ossia dal 15 marzo al 31
luglio compresi, inoltre i periodi in cui nelle aree limitrofe si esercita l’attività venatoria (terza domenica di
settembre – 31 gennaio) essi dovevano essere sospesi nelle giornate di sabato e domenica, fatta eccezione
per le esigenze di messa in sicurezza del cantiere o improrogabile necessità per ridurre le interferenze
negative sulla tutela dell’avifauna;
> I lavori non dovevano alterare la naturalità e la morfologia delle aree vallive limitrofe al sito d’intervento, in
particolare evitando in tali aree il deposito di attrezzature, lo scarico di sedimenti, di sostanze o rifiuti;
> Le attività di ripascimento di fronte al faro di Gorino dovevano prevedere la realizzazione a breve distanza
dalla spiaggia di una “velma” parallela di riva a quota zero e a debole profondità sul medio mare che possa
essere utilizzata dall’avifauna quale luogo di sosta ed alimentazione;
> Il rispetto assoluto delle aree emerse e/o temporaneamente emerse, limitando l’accumulo dei materiali di
risulta ai lati del canale; il materiale dragato alla foce del Po di Goro potrà essere deposto davanti alla
spiaggia del Faro a raccordarsi col profilo della duna di protezione esistente.
Il progetto esecutivo è stato così approvato nel novembre 2007 e l’aggiudicazione dei lavori è avvenuta a
dicembre 2007.
I lavori sono iniziati il 4 luglio 2008 e sono terminati il 14 settembre 2009 mentre il collaudo è stato concluso il
3 dicembre 2009.
L'intervento Fe/02B, il cui progetto esecutivo è stato approvato nel mese di settembre 2005 è stato
aggiudicato nel novembre 2005. I lavori si sono svolti da febbraio a maggio 2006, mentre il collaudo è stato
terminato nel marzo 2007.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Non sono state incontrate difficoltà rilevanti durante la realizzazione del progetto.
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Regione Emilia Romagna
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Gli interventi che compongono il progetto hanno apportato benefici principalmente a livello ambientale, così
come ci si era prefissi nel prevedere le azioni.
In particolare per quanto riguarda l’intervento relativo alla manutenzione del manufatto, i lavori sono stati
eseguiti principalmente per garantire il miglioramento della portata idraulica oltre che per assicurarne stabilità
sia nei confronti delle spinte idrodinamiche sia nei confronti del sifonamento della fondazione. I lavori di
ristrutturazione del manufatto sono stati mirati alla stabilità dell’insieme delle paratoie con flaps, senza l’ausilio
di tiranti o di altri accorgimenti di natura precaria, con il reimpiego degli organi meccanico-idraulici, il tutto
cercando di diminuire l’impatto sull’ambiente circostante. Al fine di aumentare la portata idraulica in uscita
verso il Po, sono state inserite porte di tipo “Vinciano”, che offrono minore attrito rispetto alle paratoie con
flaps.
Sia i canali all’interno della Sacca, sia quelli di collegamento con l’esterno (mare), sono fondamentali per
garantire la circolazione delle acque, vivificando l’ambiente e garantendo l’equilibrio dell’ecosistema.
I lavori di scavo sono serviti per contrastare la sedimentazione del materiale fine proveniente sia dai bassi
fondali attigui sia dalle bocche di collegamento per trasporto solido del mare. L’obiettivo primario raggiunto è
stato quello di aumentare le masse di scambio idrico, al fine di apportare nei periodi estivi, di massima
anossia, acqua salata con maggiore presenza di ossigeno disciolto.
Parte dei sedimenti scavati sono stati utilizzati per interventi di ricostruzione o consolidamento di barene
emerse, di rinascimento dei fondali sommersi per subsidenza o dove la superficie del fondo è di matrice
argillosa e ricca di sedimenti organici decomposti. Tale riutilizzo di materiali ha reso i terreni idonei
all’insediamento delle vongole e allo sviluppo dell’acquacoltura.
6 Successo del Progetto
Il progetto analizzato è un esempio di come un intervento di gestione di una parte del territorio regionale di
particolare pregio naturalistico ed economico abbia apportato benefici sia dal punto di vista ambientale sia da
quello dello sviluppo delle attività produttive.
Concentrare risorse finanziarie su un’unica area realizzando interventi omogenei, funzionali e coerenti tra di
loro e con la strategia di azione regionale per la gestione delle risorse idriche di particolare pregio, ha
consentito di massimizzare i benefici utilizzando al meglio le risorse disponibili.
Inoltre il coinvolgimento di tutti gli attori del territorio è senz’altro da considerare un punto di forza del progetto.
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Regione Emilia Romagna
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione Emilia Romagna
Provincia:
Aree Obiettivo 2
della Regione
Soggetto attuatore:
Regione Emilia
Romagna
Titolo intervento:
Riduzione del Digital Divide
– Servizi infrastrutturali per
l’accesso in banda larga ad
Internet
Valore dell’opera:
3.361.247,00 euro di cui valore FAS 57%
Intervento in via di conclusione:
Opera in fase di avanzamento lavori
Inizio attività: 1 marzo 2007
1 Sintesi del progetto
Il progetto consiste nella realizzazione di iniziative per lo sviluppo di infrastrutture a banda larga nelle aree
Obiettivo 2 in situazione di Digital Divide ed è realizzato nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro in
materia di Società dell’Informazione (II e III atto integrativo sottoscritto dal Ministero dell’Economia e delle
Finanze, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie, dal
CNIPA e dalla Regione Emilia-Romagna).
L'importo complessivo del Progetto è di euro 3.361.247, di cui 57% finanziati con FAS.
Nell’ambito di questo progetto si raggruppano cinque interventi differenziati per costo, indicatori,
localizzazione ecc., ma con un insieme di elementi comuni quali gli obiettivi e i benefici dovuti alla
realizzazione dell’intero progetto, riassumibili nella realizzazione di dorsali in fibra ottica e di infrastrutture civili
per dorsali radio in tecnologia hiperlan.
Il progetto è in fase di realizzazione, dal 1 marzo 2007, e ha permesso la realizzazione di un’estensione, in
fibra ottica o con tecnologia radio, dell’infrastruttura a larga banda già esistente nei territori in comuni limitrofi,
per realizzare una dorsale di trasporto punto-punto, arrivando così a distribuire il servizio ai cittadini ed alle
imprese, situati nei comuni in area Obiettivo 2.
Il successo del progetto poggia su un'esemplare definizione delle necessità dell'oggetto di appalto e un
costante monitoraggio delle attività sul cantiere, nonché nella flessibilità delle amministrazioni locali coinvolte
nel guidare la realizzazione del progetto "in corsa", a causa di eventi esogeni imprevedibili, meglio specificati
nei prossimi paragrafi.
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Regione Emilia Romagna
2 Genesi del progetto
Con i Piani Telematici Regionali 2002-2005 e 2007-2009, la Regione Emilia-Romagna ha avviato
l´ammodernamento tecnologico della rete telematica delle Pubbliche Amministrazioni sul territorio regionale,
attraverso la realizzazione di un’infrastruttura privata di telecomunicazioni prevalentemente in fibra ottica,
denominata Lepida. A questo grande progetto rivolto agli Uffici pubblici, non si accompagna purtroppo un
analogo intervento di riduzione del digital divide su scala regionale, che sta diventando un problema sempre
più sentito tra i cittadini, che vivono il divario digitale come una forte discriminazione sociale.
In Emilia-Romagna il problema interessa prevalentemente le aree collinari e montane del territorio
particolarmente interessate da problematiche di spopolamento, anche se è presente in zone rurali di pianura
ed a macchia di leopardo anche nei centri capoluogo.
Attraverso il PITER (Piano telematico regionale) 2007-2009, la Regione Emilia-Romagna persegue l’obiettivo
di raggiungere un Livello Minimo di Comunicazione (LMC) per tutti i cittadini e ridurre così il digital divide.
Gli interventi si integrano con il Progetto di Sviluppo della banda larga avviato in Emilia-Romagna a seguito
dell’Accordo di Programma tra il Ministero delle Comunicazione e la Regione del 2007 ed avviato nel 2008.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali che hanno previsto un accurato
studio del territorio regionale, attraverso dei sopralluoghi e lo studio geofisico, tramite i quali è stato possibile
effettuare la progettazione delle attività e la stima delle tempistiche necessarie al completamento dell’opera.
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle fasi di:
> Studio e fase di progettazione preliminare. Tale fase ha coinvolto le Amministrazioni Provinciali e le
Comunità Montane, nello studio dei territori impattati nell’attività di infrastrutturazione, e nella definizione
delle diverse fasi di progettazione dell’opera articolate in: stralci di realizzazione della dorsale in fibra ottica,
realizzazione delle dorsali radio negli Appennini di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena;
> Esecuzione dei lavori. I lavori di realizzazione dell’opera sono iniziati nel 2007 per quanto riguarda le
prime dorsali in fibra ottica, ad opera di Lepida SpA, società in-house a totale capitale pubblico costituita ai
sensi della Legge Regionale 11/2004, secondo un modello attuativo in partnership con le Aziende
Multiservizi presenti in Regione, proprietarie di asset infrastrutturali determinanti per le opere relative alla
rete in fibra ottica Lepida.
La realizzazione delle dorsali in tecnologia radio è stata avviata nel corso del 2008 e i lavori sono tuttora in
corso: in molti casi sono in corso le attività di collaudo.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Il percorso di realizzazione è stato abbastanza complesso perché ha impattato un perimetro regionale
piuttosto vasto.
Le maggiori difficoltà incontrate sono state di natura autorizzativo, dovute alla onerosità e difficoltà di
ottenimento dei permessi di scavo per quanto riguarda la posa di dorsali in fibra ottica, e di ottenimento di
svincoli paesistici e architettonici per la realizzazione delle infrastrutture civili (siti per impianti di
telecomunicazioni) per la dorsale radio.
La necessità di confronti continui tra i diversi Comuni ha generato, in alcune situazioni, incomprensioni legate
alle diverse esigenze e priorità nella realizzazione/modifica dell’opera.
Inoltre, alcuni elementi metereologici di grande entità, soprattutto in alta montagna, hanno rallentato
l’esecuzione per molti mesi.
La ferrea cooperazione del gruppo di lavoro ha comunque reso possibile la risoluzione immediata delle
problematiche emerse.
99
Regione Emilia Romagna
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Gli investimenti rivolti alla riduzione del Digital Divide hanno permesso l’attivazione di servizi infrastrutturali di
accesso ad Internet a larga banda per i privati cittadini, le imprese e i professionisti nelle principali aree di
interesse economico-produttivo scoperte, soprattutto nei territori montani soggetti a continuo flusso
emigratorio.
Il progetto si è pertanto particolarmente distinto tra gli altri interventi realizzati dalla Regione, non solamente
per i benefici apportati alla comunità, ma anche per aver raggiunto gli obiettivi prefissati in fase di
progettazione, rispettando le tempistiche stabilite.
6 Successo del Progetto
Il progetto ha consentito di contribuire ad abbattere nel corso degli ultimi anni, la percentuale di popolazione
regionale affetta da Digital divide, favorendo, mediante il co-finanziamento nella realizzazione di dorsali radio
e in fibra ottica, l’infrastrutturazione e l’attivazione di servizi di connettività a banda larga in territori in cui
altrimenti operatori privati non avrebbero investito per mancanza di ritorno economico immediato.
Sito di Bocassuolo (Appennino Modenese)
Sito di Monte S.ta Giulia (Appennino Modenese)
Sito di Bocassuolo (Appennino Modenese)
Sito di Monte S. Giulia (Appennino Modenese)
100
Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
101
Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
Le priorità perseguite
Nel mese di maggio del 2001 la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia ha sottoscritto con il Governo
l’Intesa Istituzionale di Programma con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione
delle risorse ed al riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i
settori e gli impegni di interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato attuazione attraverso interventi ricompresi nei vari
“Accordo di Programma Quadro” (APQ) nei settori Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del suolo, Sviluppo
locale, Beni culturali, Aree Urbane, Società dell’informazione e Ricerca.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti gli interventi da realizzare
con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle coperture
finanziarie degli interventi stessi.
La Regione autonoma Friuli Venezia Giulia ha programmato in meno di un decennio 128 milioni di euro di
risorse FAS che hanno attratto ulteriori risorse per 354 milioni di euro (statali ordinarie, regionali,
comunitarie, locali e private) per un totale di risorse programmate di 482 milioni di euro. Con tali risorse sono
stati avviati 197 interventi nei diversi settori individuati. Nello specifico sono stati realizzati:
> 34 interventi nel settore Mobilità, con l’obiettivo di potenziare la rete stradale sulle direttrici dei corridoi
europei
> 23 interventi nel settore Ciclo dell’acqua, con l’obiettivo di tutelare i corpi idrici superficiali e sotterranei in
modo da migliorare l’ambiente acquatico, proteggere e salvaguardare tutti gli ecosistemi connessi ai corpi
idrici
> 23 interventi nel settore della Difesa del suolo
> 25 interventi nel settore dello Sviluppo locale, in cui rientrano anche 3 interventi dell’APQ “Bonifiche”, volto
alla riconversione industriale di un terreno ed un immobile
> 24 interventi nel settore dei Beni culturali
> 9 interventi nel settore dei Sistemi urbani
> 31 interventi nel settore della Ricerca
> 25 interventi nel settore della Società dell’informazione
102
Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio 3 degli interventi sopraelencati, perché
rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
autonoma Friuli Venezia Giulia e l’Amministrazione centrale. Grazie alla seguente pubblicazione la Regione
ha l’opportunità di poter comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse
pubbliche sono state investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
Riepilogando, il valore degli investimenti di cui agli APQ sottoscritti ammonta complessivamente a 481,67
milioni di euro di cui con FAS per 128 milioni di euro ed la restante parte, coperta con altre fonti di
finanziamento statali ordinarie, regionali, comunitarie, locali e private.
103
Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
Provincia:
Trieste
Comune:
Intervento
pluricomunale (TS)
Soggetto attuatore:
Area Science park
Titolo intervento:
Applicazione delle
Nanotecnologie alla
Biomedicina
Valore dell’opera:
2.125.000,00 euro di cui valore FAS 1.702.008,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
2008
1 Sintesi del progetto
Il progetto “Applicazione delle Nanotecnologie alla Biomedicina (”Rilascio controllato di farmaci in situ e
diagnosi precoce di tumori”) fa parte, insieme all’intervento “Studi preclinici e clinici sull'efficacia dei coniugati
farmaco-polimeri su diversi tipi di tumore", del primo Atto integrativo, sottoscritto il 29 luglio 2005, all’APQ in
materia di ricerca scientifica nella regione Friuli Venezia Giulia tra il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il
Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca scientifica e tecnologica e la Regione Autonoma Friuli
Venezia Giulia, sottoscritto il 30 giugno 2004.
L'importo complessivo del progetto in esame è di 2,125 milioni di euro, di cui 1,7 milioni finanziati con fondi
FAS. L’importo totale dell’APQ ammonta a 7,201 milioni di euro, di cui 3,7 milioni finanziati con fondi FAS.
L’obiettivo generale del progetto è l’applicazione delle nanotecnologie al campo biomedicale attraverso la
realizzazione di nuovi laboratori, la messa appunto di dispostivi innovativi di interesse biomedicale e il
trasferimento tecnologico dei relativi risultati.
L’intervento si è sviluppato su una durata di 3 anni, dei quali il primo è stato incentrato sulla realizzazione dei
laboratori mentre i successivi sono stati incentrati sulle sperimentazioni di laboratorio, l’attivazione di
collaborazioni scientifiche a livello nazionale ed internazionale, la divulgazione dei risultati con la
pubblicazione dei risultati su riviste specializzate e la registrazione di brevetti realizzati in seno al progetto.
Il progetto ha raggiunto con successo i risultati previsti avendo sviluppato e testato sistemi di diagnostica e
drug delivery dedicati alla cura del cancro in generale e delle leucemie in particolare, attualmente in corso di
brevettazione.
104
Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
2 Genesi del progetto
Il settore della salute è quello in cui le biotecnologie hanno avuto le prime applicazioni e nel quale hanno
offerto, ad oggi, il contributo più significativo in termini di ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. L’utilizzo delle
biotecnologie ha consentito non solo di creare nuove sostanze farmacologiche, ma anche di sviluppare nuove
terapie e nuovi metodi diagnostici. La ricerca biotecnologica ha portato, infatti, all’identificazione di classi
completamente nuove di farmaci, basati sulla comprensione della struttura e della funzione di geni e proteine.
In questo settore le applicazioni riguardano, fra le varie gli strumenti per la diagnosi di malattie, accurata,
veloce e meno invasiva; i prodotti terapeutici (farmaci) che utilizzano sostanze e processi biologici di origine
naturale per il trattamento malattie (es. diabete, rigetto nei trapianti, leucemia, affezioni tumorali).
L’impiego delle nanotecnologie in ambito diagnostico è in rapido sviluppo: in ambio oncologico, la ricerca
rivolta alla identificazione di nuove metodologie per una diagnosi precoce dello stato di malattia ha raccolto e
raccoglie tuttora un forte interesse presso la comunità scientifica internazionale e le industrie del settore. In
particolare negli ultimi anni grazie alla rivoluzione post genomica hanno acquisito un ruolo di primo piano
alcune tecnologie rivolte all’analisi di espressioni di geni o proteine con l’obiettivo di identificare delle firme
molecolari capaci di rilevare la presenza o potenziale insorgenza di malattia neoplastica in una fase molto
precoce del progresso cancerogenetico.
Il progetto applicazione delle nanotecnologie alla biomedicina nasce nell’ambito del piano di sviluppo del
Distretto di Biomedicina Molecolare della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Obiettivo del progetto è
quello di incentivare l’impiego delle nanotecnologie in ambito diagnostico attraverso la realizzazione di un
laboratorio interdisciplinare tra le scienze della vita (medicina, biologia, farmacia) e le scienze esatte (fisica e
chimica) per l’applicazione della nanotecnologia e delle tecniche relative di nanofanbbricazione al campo
biomedicale come il drug delivery e l’analisi precoce dei tumori. La realizzazione di dispositivi innovativi come
ad esempio i sistemi di drug delivery basati su nanoparticelle sono obiettivi da perseguire in contesto di
eccellenza della ricerca.
3 Piano di realizzazione del progetto
Il progetto è stato sviluppato in tre fasi nell’arco di poco più di tre anni, da ottobre 2005 a dicembre 2008. Le
tre fasi del progetto possono essere riassunte in due fasi, una di allestimento e una di sperimentazione e
produzione dei risultati.
La prima fase è stata dedicata all’allestimento parziale del laboratorio e alle prime attività sperimentali. In
particolare è stato dimostrato l’impiego di silicio nanoporoso come un sistema di drug delivery biodegradabile
per doxorubicina, un farmaco chemioterapico comunemente utilizzato per il tumore al colon. I risultati sono
stati oggetto di pubblicazione su riviste internazionali. Nella seconda e terza fase si è scelto di seguire una
linea di ricerca mirata allo sviluppo di farmaci e sistemi di drug delivery e diagnostica basati sulla tecnologia
delle nanoparticelle d’oro incapsulate in multistrati polimerici. In accordo con la prima fase del progetto,
quattro differenti tipologie di nanostrutture sono state identificate e caratterizzate per la terapia del cancro: i)
policationi come farmaco selettivo per cellule tumorali; ii) oro colloidale incapsulato in multistrati di
polielettroliti come mezzo per veicolare selettivamente ai tessuti tumorali farmaci il cui utilizzo tradizionale è
fortemente limitato dalla loro alta tossicità; iii) cristalli di DNA incapsulati per il rilascio controllato di “silencer
RNA”; iv) polielettrolita biodegradabile e sensibile al pH come mezzo di rilascio selettivo di citochine e
anticorpi.
105
Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
Il progetto ha inoltre comportato l’individuazione e la caratterizzazione di sistemi nanostrutturati propedeutica
alla realizzazione ed al test in vivo di sistemi diagnostici e terapeutici innovativi. Sono state individuate ed
implementate due tecniche microscopiche con risoluzione nanometrica per la caratterizzazione dei sistemi
nanostrutturati di interesse nel laboratorio: i) microscopia a forza atomica (AFM); ii) microscopia a scansione
in campo prossimo senza apertura (a-SNOM).
La rilevanza scientifica e le caratteristiche innovative dei nostri studi sul cancro e sulle nanotecnologie sono
state apprezzate in numerose conferenze nazionali ed internazionali, è sono state oggetto della
presentazione di tre domande di brevetto.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Durante lo svolgimento del progetto sono emerse alcune criticità di tipo tecnico-scientifico che sono state
prontamente segnalate all’Amministrazione regionale, nonché affrontate e risolte nell’ambito del progetto
stesso. Le microparticelle di silicio nanoporoso usate nella prima fase di progetto sono state sostituite dall’oro
colloidale in quanto può essere visualizzato in modi diversi. E’ visibile tramite microscopia elettronica a livello
sub-cellulare, è visualizzabile con microscopia a fluorescenza multifotone su cellule e tessuti ed è stato anche
studiato con i raggi X per valutarne la distribuzione in organi come il cervello.
L’approccio iniziale è stato pertanto superato e migliorato in quanto l’oro colloidale risulta un materiale più
promettente per lo sviluppo di sistemi diagnostici innovativi multifunzionali o per il trasporto di farmaci “a
bersaglio” o per un approccio combinato dei due, detto “teranostico” (contrazione di “terapeutico” e
“diagnostico”). Tale decisione ha avuto importanti conseguenze sulle tecniche acquisite. Il progetto iniziale
prevedeva infatti l’acquisto di un microscopio elettronico ma, dal momento che l’immagine di cellule vive e le
cinetiche di assimilazione non possono essere seguite con tale strumento, si è deciso di utilizzare la
microscopia confocale che è una tecnica meno perturbante.
Il progetto ha comportato inoltre una prima fase di individuazione e di caratterizzazione di sistemi
nanostrutturati propedeutica alla realizzazione ed al test in vivo di sistemi diagnostici e terapeutici innovativi.
Per tale prima fase, come del resto per le fasi successive, è stato di fondamentale importanza disporre di una
serie di tecniche di caratterizzazione nanoscopica dei sistemi nanostrutturati. Di conseguenza si è deciso di
affiancare al sistema di microscopia confocale indicato nella precedente sezione, che rappresenta la tecnica
per antonomasia per la caratterizzazione in vivo dei meccanismi cellulari di uptake di farmaci, una attività di
caratterizzazione submicrometrica per lo studio dei sistemi nanometrici utilizzati.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il progetto ha permesso la realizzazione di un laboratorio multidisciplinare di nano Diagnostica e Analisi
all’avanguardia e la generazione di un sistema di ricerca in grado di sviluppare diverse soluzioni terapeutiche
basate sulle nanotecnologie ed in particolare sistemi di diagnostica e drug delivery dedicati alla cura del
cancro in generale e delle leucemie, favorendo lo sviluppo della cosiddetta "teragnostica" (l'unione tra la
diagnostica molecolare e la terapia) e della medicina personalizzata. Il progetto ha contribuito a rendere la
struttura un centro di eccellenza del settore nanotecnologico consentendo inoltre la realizzazione di
collaborazioni scientifiche a livello sia nazionale che internazionale e quindi la creazione di una rete di
competenze multidisciplinari che collabora fattivamente per ulteriori sviluppi di ricerca nel settore della
medicina personalizzata.
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Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
6 Successo del Progetto
Il progetto “Applicazione delle Nanotecnologie alla Biomedicina” (Rilascio controllato di farmaci in situ e
diagnosi precoce di tumori) ha raggiunto con successo i risultati previsti avendo sviluppato, testato e
brevettato sistemi di diagnostica e drug delivery dedicati alla cura del cancro in generale e delle leucemie in
particolare. E’ opportuno sottolineare che il progetto è andato al di là delle aspettative poiché, oltre ad avere
raggiunto i risultati previsti, il gruppo di ricerca ha contribuito alla creazione di un sistema, un insieme di
piattaforme tecnologiche, dalla funzionalizzazione chimica alla realizzazione di sistemi di nanodiagnostica
dedicata, alla microscopia con informazioni chimiche su scala nanometrica, alla realizzazione di sistemi di
drug delivery nanometrici, che unite possono portare alla definizione di una classe di soluzioni terapeutiche
basate sulle nanotecnologie. Per raggiungere questo più ambizioso scopo saranno però essenziali due
condizioni. La prima è la continuità, almeno parziale, dei finanziamenti e la seconda, altrettanto importante,
un maggior contatto con la pratica clinica della medicina. Infine, grazie a questo progetto è stato possibile
creare un gruppo di ricerca composto da un team di scienziati multidisciplinare e multinazionale, in grado di
competere a livello internazionale sia in termini di progettualità che di innovazione.
Cellule sanguigne sane (sinistra)
e cellule leucemiche (destra)
Nanoparticelle d’oro per trasporto di farmaci
attraverso la barriera emato-encefalica
Immagine topografica di particelle di oro
coperte di polielettrolita su mica
Immagine in contrasto di fase
107
Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
Provincia:
Udine
Comune:
Tolmezzo
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Tolmezzo (UD) –
Progettazione ed
esecuzione dei lavori di
adeguamento del sistema
depurativo consortile
comunale
Commissario delegato per
l'emergenza socio-ambientale di cui
all'Ordinanza n.3182/2002 del Min. Int
Valore dell’opera:
14.564.261,95 euro di cui valore FAS 6.338.588,76
euro
Data effettiva entrata in funzione:
Gennaio 2008
1 Sintesi del progetto
L’intervento, realizzato nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro “Tutela delle acque e gestione integrata delle
risorse idriche (emergenza Tolmezzo)” sottoscritto il 4 giugno 2003, riguarda la progettazione e l’esecuzione delle opere
necessarie per:
> L’ampliamento dell’esistente depuratore consortile, sito nella località di Tolmezzo, sul quale convergono e
vengono depurati reflui di natura industriale, provenienti dalla cartiera Burgo, e di natura urbana, provenienti
dalla rete fognaria del comune di Tolmezzo;
> La trasformazione dell’esistente depuratore comunale in impianto di trattamento delle acque di pioggia
provenienti dalla rete fognaria del comune di Tolmezzo.
2 Genesi del progetto
Con decreto del 14 febbraio 2002 la Presidenza del Consiglio dei Ministri dichiarava lo stato di emergenza
socio-ambientale nel territorio del comune di Tolmezzo, Provincia di Udine, fino al 31 dicembre 2002, affinché
venissero adottati interventi di carattere straordinario volti a fronteggiare e risolvere la grave situazione di
emergenza determinatasi nel settore della depurazione delle acque reflue.
Nella stessa data veniva emanata l’ordinanza di protezione civile n. 3182, con la quale – tra l’altro – il
Presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia veniva nominato Commissario delegato.
Lo stato di emergenza è stato nel tempo prorogato con atti formali, e da ultimo, fino al 31 ottobre 2008, con
DPCM 25 giugno 2007.
Con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 31 ottobre 2008, n. 3712, prorogata con
provvedimento n. 3774 dd. 28 maggio 2009, le funzioni commissariali sono state prorogate, in regime
ordinario, fino al 29 agosto 2009, al fine di provvedere all’attuazione e al completamento delle operazioni di
collaudo, all’assunzione degli atti amministrativi e contabili finali ed al trasferimento dei beni realizzati al
soggetto istituzionalmente competente.
108
Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
3 Piano di realizzazione del progetto
L’intervento riguarda la progettazione e l’esecuzione delle opere necessarie per l’ampliamento dell’esistente
depuratore consortile, sito nella località di Tolmezzo, al quale convergono e vengono depurati reflui di natura
industriale, provenienti dalla cartiera Burgo, e di natura urbana, provenienti dalla rete fognaria del comune di
Tolmezzo, e la trasformazione dell’esistente depuratore comunale in impianto di trattamento delle acque di
pioggia provenienti dalla rete fognaria del comune di Tolmezzo.
Nell’ambito della progettazione della parte relativa al depuratore consortile, si sono volute mantenere il più
possibile le sezioni presenti sull’impianto, inserendo un sistema biologico a fanghi attivi adeguatamente
dimensionato in sostituzione del preesistente sistema a biodischi.
Tutte le sezioni dei due impianti sono coperte e collegate ad impianti di deodorizzazione che provvedono alla
rimozione di odori molesti che si possono sviluppare nelle varie zone di trattamento.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
A partire dalla prima consegna parziale dei lavori, si è registrato un costante avanzamento nella realizzazione
delle opere di adeguamento del sistema depurativo consortile oggetto di intervento commissariale.
Non si sono incontrate criticità nella realizzazione del progetto, anche se il termine utile per l’ultimazione dei
lavori, contrattualmente stabilito in 420 giorni naturali e consecutivi a decorrere dalla data dell’ultimo verbale
di consegna parziale dei lavori, con scadenza al 29 ottobre 2007, è stato differito al 17 novembre 2007, a
seguito della sospensione parziale dei lavori.
In seguito, il Responsabile unico del procedimento - previo accertamento delle cause, delle condizioni e dei
presupposti che consentivano di disporre varianti in corso d’opera - ha approvato la perizia suppletiva e di
variante redatta dal Direttore dei lavori in data 13 novembre 2007.
Le varianti e le lavorazioni aggiuntive che hanno portato alla redazione della suddetta perizia non hanno
comunque avuto alcuna influenza sulla funzionalità del progetto esecutivo approvato.
Trattavasi infatti, in generale, di variazioni apportate alla metodologia di costruzione del manufatto,
all’adeguamento delle sue dimensioni a nuovi prodotti in commercio, a modifiche del percorso di tratte di
tubazioni dovute a rinvenimenti e/o richieste di modifiche da parte di Enti vari; in alcuni casi, inoltre, si sono
recepite osservazioni e prescrizioni pervenute dopo l’approvazione del progetto esecutivo.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
La qualità dell’acqua depurata scaricata nel fiume Tagliamento fa in modo che all’interno del territorio siano
ridotti al minimo gli impatti di tipo olfattivo, ambientale e la riduzione della produzione di rumore causati
dall’insediamento dei depuratori. L’ampliamento ed adeguamento del depuratore consortile ha naturalmente
consentito il prosieguo dell’attività produttiva dello stabilimento di Tolmezzo della Burgo Group SpA, che dà
lavoro direttamente a circa 400 lavoratori ed ad un altro numero imprecisato come indotto.
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Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
6 Successo del Progetto
Con i lavori di adeguamento del sistema depurativo consortile posti in essere in regime commissariale sono
stati raggiunti gli obiettivi di tutela ambientale imposti dall’ordinanza d’urgenza n. 3182/2002 e
conseguentemente è stato definitivamente superato lo stato di emergenza depurativa.
Con il conferimento dei reflui dalla cartiera Burgo e delle acque urbane del territorio del Comune di Tolmezzo,
come obbligatoriamente prescritto dall’ordinanza di protezione civile, le capacità di trattamento dell’impianto
in questione risultano ad oggi utilizzate al 90% con riferimento al trattamento dei reflui industriali ed al 60-70%
con riguardo ai reflui urbani.
Si rappresenta inoltre che, in considerazione della natura consortile dell’impianto di depurazione dell’Alto
Tagliamento, sono attualmente già in corso di progettazione, sulla base di apposito finanziamento regionale,
gli allacciamenti allo stesso da parte dei comuni limitrofi di Amaro (UD) e Villa Salentina (UD).
Preme rilevare, infine, dal punto di vista dei risultati ambientali, come l’impianto rispetti i valori riportati nella
Tabella 4, Allegato 5 al D.Lgs 11 maggio 1999 n. 152, oggi Tabella 4, Allegato 5 al D.Lgs 3 aprile 2006, n.
152, quali specificamente imposti dall’articolo 2, comma 5, dell’ordinanza di protezione civile n. 3182/2002,
presenti limiti migliori a quelli previsti dalla normativa vigente per analoghi impianti.
Si evidenzia, altresì, che, grazie al costante e minuzioso monitoraggio che il Commissariamento ha
concordato con l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, si è potuto già accertare allo scarico e
nelle zone limitrofe un costante miglioramento degli indici ambientali propri del corpo idrico ricettore che lo
rendono già oggi adeguato ai parametri imposti in sede comunitaria per l’anno 2012.
Vasca ossidazione biologica
Deodorizzatore
Silos carbone attivo
Trattamento terziario-turbocoagulatori
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Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
Provincia:
Gorizia
Comune:
Gorizia
Soggetto attuatore:
Comune di Gorizia
Titolo intervento:
Gorizia – Lavori di
recupero e riqualificazione
urbana della Piazza
Sant’Antonio
Valore dell’opera:
1.316.000,00 euro di cui valore FAS 1.245.806,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
Marzo 2010
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa riferimento all’Accordo di Programma sottoscritto in data 20 dicembre 2007 tra il Ministero dello
Sviluppo Economico, Ministero delle Infrastrutture e la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, finalizzato a
realizzare interventi di miglioramento della dotazione infrastrutturale nelle città e nelle aree metropolitane.
Rientra nel più ampio programma di rinnovamento del centro storico della Città di Gorizia attuato a partire
dall’inizio del millennio, attraverso il quale l’Amministrazione Comunale intende perseguire obiettivi di forte
richiamo turistico, con benefici attesi sull’economia dell’intero territorio.
L’intervento ha interessato un’area centrale della Città di ca. 6.300 mq, tra le più degradate. Si è provveduto
al rinnovamento delle pavimentazioni che rivestono la sede stradale, i marciapiedi e l’invaso della piazza,
nonché all’installazione di nuovi corpi illuminanti ed elementi di arredo urbano. Le aree verdi preesistenti sono
state riqualificate e si è provveduto al restauro dell’antico pozzo presente al centro della piazza.
I lavori sono durati complessivamente 13 mesi, a fronte dei 15 previsti in fase di progetto, ed hanno restituito
alla Città uno degli angoli storici di maggior pregio storico ed estetico, spesso utilizzato per lo svolgimento di
manifestazioni e fiere.
Sono stati complessivamente impegnati 1.316.000 euro, di cui 1.245.806 euro in quota FAS, e la rimanenza
con fondi propri dell’Amministrazione Comunale.
Il successo dell’intervento poggia sull’esemplare qualità progettuale e gestionale dei lavori, entrambe svolte
da personale dell’Ufficio Tecnico Municipale, che ha saputo mediare tra esigenze tecniche, necessità della
cittadinanza e delle attività commerciali presenti in loco. Inoltre, grazie all’attento sviluppo progettuale, sono
stati raggiunti gli obiettivi dell’intervento con i fondi resisi disponibili, e comunque di gran lunga inferiori a
quelli previsti dal progetto preliminare.
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Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
2 Genesi del progetto
Già nel 1996 gli Uffici Tecnici Comunali redigettero un progetto preliminare per la riqualificazione della Piazza,
che quantificava in 4 miliardi di lire l’importo necessario da stanziare. Il progetto venne approvato dalla
Soprintendenza ai Beni Architettonici, ma non si diede corso alle successive fasi progettuali per mancanza di
fondi.
Nel 2007, resisi disponibili i fondi dell’APQ, venne effettuata un’analisi dagli Uffici Tecnici Comunali per
verificare se questi fossero sufficienti a raggiungere comunque gli obiettivi posti dal progetto preliminare.
Rivalutate alcune delle scelte in questo contenute, e considerato che nel frattempo la quasi totalità degli
impianti a rete era stata rinnovata, si riuscì a redigere un progetto definitivo-esecutivo, la cui spesa
complessiva ammontava a 1.316.000 euro (1.245.806 euro in quota FAS + 70.194 euro a carico del Comune
di Gorizia). Detto progetto definitivo-esecutivo, redatto dai tecnici dell’U.T.M., venne approvato con
Deliberazione G.M. 2008/0188 del 26.08.2008, previo ottenimento del parere da parte della Soprintendenza
ai Beni Architettonici di Trieste.
Il progetto definitivo-esecutivo è stato elaborato nel rispetto dei due principi fondamentali indicati dal progetto
preliminare: la possibilità di libero uso dello spazio dell’invaso per manifestazioni e il ripristino della situazione
morfologica “ex-ante” la sistemazione occorsa negli anni ’60 del 1900.
L’intervento, come detto, ha interessato un’area di superficie complessiva pari a 6.300 mq circa.
3 Piano di realizzazione del progetto
Antecedentemente alla stesura del progetto preliminare è stata condotta un’approfondita analisi storica, tesa
a risalire alle origini del luogo oggetto d’intervento e alle morfologie da questo assunte nell’arco dei secoli.
Contemporaneamente, sono state valutate le criticità presenti (situazioni di degrado, stato delle reti
impiantistiche, dell’illuminazione pubblica etc.), in relazione all’utilizzo della Piazza.
Il progetto definitivo-esecutivo, redatto nel luglio del 2008, è stato appaltato nel dicembre dello stesso anno.
I lavori sono iniziati nel maggio del 2009, e sono stati diretti da personale dell’Ufficio Tecnico Municipale.
Durante gli scavi sono emersi coacervi di edifici storici preesistenti, e resti umani di antiche sepolture: in
accordo con la Soprintendenza ai beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, si è optato per effettuare rilievi
più approfonditi, e traslare i resti rinvenuti presso il Cimitero Centrale della Città. La campagna di scavi
archeologici non ha comunque influito sulle tempistiche di esecuzione dei lavori.
La piazza è stata formalmente riconsegnata alla Città in occasione dell’International Desk tenutosi nelle
giornate dell’8 e 9 marzo 2010, ed inaugurata alla presenza della cittadinanza e delle autorità il 27 marzo
dello stesso anno.
I lavori sono stati quindi definitivamente ultimati nel giugno del 2010.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Durante l’esecuzione dei lavori non si sono incontrate particolari difficoltà rispetto a quelle già previste nel
progetto esecutivo, con l’eccezione degli scavi archeologici conseguenti al ritrovamento di preesistenze e
resti umani. Detti scavi non hanno comunque influito sulle tempistiche di realizzazione dell’opera, grazie al
tempestivo aggiornamento delle fasi di lavorazione compiuto da direzione lavori ed impresa appaltatrice.
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Regione
Autonoma Friuli Venezia Giulia
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
L’intervento ha consentito di recuperare e valorizzare un’area del centro storico di Gorizia che, per le
condizioni di trascuratezza in cui versava, risultava scarsamente frequentata. Dopo l’esecuzione
dell’intervento diversi esercizi commerciali hanno trasferito in loco la loro attività ed anche quelli preesistenti
pare abbiano avuto i benefici derivanti dall’attrazione generata dal rinnovo del plesso.
Dal punto di vista strettamente ambientale, la razionalizzazione degli impianti d’illuminazione effettuata ha
consentito di perseguire obiettivi di risparmio energetico e riduzione dei fenomeni d’inquinamento luminoso.
L’intervento ha raggiunto le aspettative previste in fase di progettazione.
6 Successo del Progetto
Il progetto in argomento può essere considerato esemplare per le tempistiche di progettazione e
realizzazione delle opere, per la qualità di quanto realizzato e per i ridotti disagi procurati alla cittadinanza.
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione
Lazio
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Regione
Lazio
Le priorità perseguite
Nel mese di marzo del 2000 la Regione Lazio ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di
Programma con la quale è stata avviata la politica di finalizzazione delle risorse per il riequilibrio economico
e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni di interesse comune, gli
obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi
nei vari “Accordo di Programma Quadro” (APQ) nei settori:
Sviluppo economico e dell’occupazione: infrastrutture per lo sviluppo
> Rete telematica ed innovazione tecnologica-Sistema Universitario Regionale;
> Reti trasporto;
> Reti di viabilità;
> Centri intermodali;
> Atti di Programmazione negoziata locale.
Ambiente
> Tutela della costa;
> Aree sensibili;
> Riqualificazione delle Aree urbane;
> Servizi e reti idriche.
Turismo-Cultura
> Valorizzazione “risorse mare”;
> Interventi di restauro di BB.CC. e valorizzazione di aree archeologiche.
> Itinerari turistico culturali integrati.
L’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la volontà delle
Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al perseguimento
degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione comunitaria, statale e
regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti gli interventi da realizzare
con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle coperture
finanziarie.
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Regione
Lazio
La Regione Lazio ha programmato in meno di un decennio 1.650 milioni di euro, di cui circa 659 milioni di
FAS, con i quali sono stati finanziati 1356 interventi nei diversi settori individuati nell’Intesa. Nello specifico
sono stati realizzati:
> N. 299 Interventi nel settore dei beni culturali, con l’obiettivo della valorizzazione del patrimonio culturale e
ambientale, la realizzazione di sistemi dei servizi culturali, territoriali e tematici, le attività di catalogazione
e gestione e relative banche dati, l’individuazione di forme di cooperazione ai fini della tutela, conoscenza
e valorizzazione del patrimonio librario e documentario, programmazione e realizzazione di interventi tesi
a promuovere l’incremento e il miglioramento delle sedi destinate alle attività di spettacolo;
> N. 41 interventi nel settore dei Trasporti destinati a migliorare la mobilità nel territorio attraverso il
potenziamento delle infrastrutture ferroviarie, dei Centri Intermodali e della viabilità stradale e con
l’obiettivo della messa in rete dell’intero sistema, mediante la realizzazione e gli adeguamenti delle arterie
che collegano sistemi territoriali caratterizzati da aree produttive, sistemi logistici e importanti attività agli
assi autostradali (trasversali), e consentendo un effettivo collegamento di queste aree al sistema delle reti
nazionali, contribuendo ad una loro valorizzazione e conseguente occasione di sviluppo e rilancio delle
stesse;
> N. 23 interventi nel settore della Riqualificazione urbana con l’obiettivo del recupero, riqualificazione e
sostenibilità delle aree urbane e dei centri storici, quale condizione sia per azioni di sviluppo interno rivolte
ai residenti, sia per azioni di sviluppo esterno per l’attrazione di nuovi flussi economici;
> N. 92 interventi nel settore Ciclo dell’acqua, con l’obiettivo di ripristinare la qualità delle acque, tutelare e
ridurre l’inquinamento de i corpi idrici superficiali e sotterranei, incentivare una politica unitaria di gestione
delle risorse mirata all’utilizzo sostenibile la riduzione dei consumi idrici e il riutilizzo delle acque reflue;
> N. 210 interventi nel settore della Difesa del suolo e tutela della costa con l’obiettivo della realizzazione di
opere finalizzate al consolidamento dei versanti e all’eliminazione del rischio idraulico nell’ambito dei
bacini idrografici del Lazio, al miglioramento e alla protezione delle coste al fine di contenere i processi
erosivi, alla salvaguardia del territorio e della pubblica incolumità;
> N. 40 interventi nel settore dello Sviluppo Sostenibile con l’obiettivo di avvio e rafforzamento di politiche di
sviluppo sostenibile e di informazione ed educazione ambientale;
> N. 390 interventi nel Sistema delle Aree Protette del Lazio con l’obiettivo della fruizione, valorizzazione e
miglioramento della qualità delle risorse naturali e ambientali, attraverso interventi di restauro ambientale,
di valorizzazione e di sviluppo sostenibile della rete regionale delle aree protette e attività di informazione
e promozione ambientale e delle politiche di sviluppo;
> N. 121 interventi nel settore delle Bonifiche dei siti inquinati e gestione dei rifiuti, con l’obiettivo del
recupero ambientale dei siti degradati e in particolare delle discariche dei rifiuti solidi urbani e dei siti
industriali inquinati;
> N. 12 interventi nel settore dello Sviluppo locale con interventi infrastrutturali nel Patto territoriale di
Pomezia e l’incentivazione di attività Produttive del Contratto d’Area Montalto di Castro Tarquinia;
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Regione
Lazio
> N. 78 interventi nel settore della Ricerca, sviluppati nell’ambito del Distretto tecnologico nel settore
dell’industria Aereospaziale, del Distretto tecnologico per le nuove tecnologie applicate ai Beni ed alle
Attività culturali e del Distretto tecnologico delle Bioscienze, con obiettivo di avviare in un ottica di sistema
interventi per il sostegno dell’attività di ricerca e l’incremento del grado di innovatività delle imprese;
> N. 22 interventi nel settore della Società dell’informazione, con l’obiettivo di favorire, avviare e supportare
su tutto il territorio regionale lo sviluppo dei servizi infrastrutturali, dei servizi e-government e la riduzione
del digital divide;
> N. 28 interventi (non risorse FAS) nel settore delle politiche giovanili con l’obiettivo di sviluppare
progettualità ai fini della promozione del diritto dei giovani alla formazione culturale e professionale e
all’inserimento nella vita sociale.
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. Si citano
alcuni progetti:
> Sistema Grandi Emergenze Archeologiche Monumentali della città di Tivoli: Villa d'Este restauro fontane
ed affreschi;
> Recupero e valorizzazione delle Terme di Cotilia cd. Terme di Vespasiano;
> Valorizzazione delle necropoli tramite itinerario archeologico dei grandi tumuli (cd. Via dei Principi);
> Adeguamento della S.S. Tiburtina;
> Superstrada Sora Frosinone - V lotto - 2° Stralcio;
> Completamento dell'impianto di trattamento rifiuti nel Comune di Colfelice;
> Completamento e ricostruzione delle spiagge mediante ripascimento, rivisitazione delle opere di difesa
esistenti, realizzazione di pannelli soffolti e manutenzione straordinaria dei litorali nei comuni di: S.Felice
Circeo, Terracina, Fondi, Formia, Minturno;
> Portale Socio Sanitario Regionale - POSS LAZIO.
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio 3 degli interventi sopraelencati.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Lazio e l’Amministrazione centrale. Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha l’opportunità di poter
comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state
investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
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Regione Lazio
Provincia:
Frosinone
Comune:
Alatri, Veroli,
Frosinone, Ferentino
Soggetto attuatore:
Astral – Azienda Strade del Lazio S.p.A.
Titolo intervento:
“Superstrada Sora –
Frosinone” – V lotto, 1° e 2°
stralcio funzionale
Valore dell’opera:
126.920.000,00 euro di cui valore FAS
67.070.000,00 euro
Data effettiva entrata in funzione:
20 Marzo 2010
1 Sintesi del progetto
Il Completamento della Sora – Frosinone dal lato di Frosinone, V lotto, 1° e 2° stralcio funzionale è stato
inserito tra le opere finanziate nell’ambito dell’APQ n. 4 “Reti di Viabilità”. Il tratto realizzato va dallo svincolo
di Castelmassimo, ove la Superstrada si fermava dagli anni ’70, sino al nuovo Svincolo di Ferentino sull’
Autostrada del Sole Roma-Napoli.
L’importo complessivo del progetto è di 126,96 milioni di euro di cui 67,07 fondi FAS e 62,89 fondi del
Bilancio della Regione Lazio.
I lavori sono stati avviati nel 2005 e sono terminati con l’entrata in esercizio della strada il 20 marzo 2010. Le
opere sono state realizzate da due raggruppamenti di Imprese con il coinvolgimento di 40 operatori del
settore edile. Sono stati realizzati 15 km di nuova infrastruttura stradale di piattaforma del tipo B del Codice
della strada, ovvero due corsie per senso di marcia separate da spartitraffico centrale, che hanno di fatto
eliminato oltre l’80% del traffico pesante che prima transitava nell’area urbana del Comune di Frosinone per
immettersi sulla direttrice autostradale Roma – Napoli, oltre a ridurre il tempo di percorrenza di tale tratto da
oltre 1 ora a massimo 15 minuti.
La realizzazione di un’infrastruttura stradale porta con sé sempre notevoli problematiche e criticità, ma l’opera
ha dovuto superare ostacoli specifici di particolare importanza:
> Nel primo tratto ha attraversato, con una piattaforma stradale ampia dovuta alle 4 corsie, una zona
fortemente antropizzata ed urbanizzata sia con insediamenti residenziali che produttivi, per cui è stato
necessario in qualche caso addirittura delocalizzare;
> Nel corso della realizzazione di una galleria artificiale, per dette interferenze, sono state aumentate le già
rilevanti cautele costruttive;
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Regione Lazio
> È stata realizzata un’opera di scavalco di una linea ferroviaria principale quale la linea RFI Roma – Formia
con il varo degli impalcati in fasi lavorative notturne;
> L’opera realizzata dall’Astral per essere funzionale doveva integrarsi, soprattutto temporalmente, con altre
opere di competenza della Provincia di Frosinone e principalmente di Autostrade S.p.A. (nuovo casello di
Ferentino).
La realizzazione dell’opera ha rappresentato l’eliminazione di un “vuoto” infrastrutturale che da diversi
decenni condizionava pesantemente il contesto sociale, ambientale e produttivo della zona, in quanto il
notevole traffico pesante doveva necessariamente passare nell’abitato di Frosinone con conseguenze in
termini di mobilità, inquinamento atmosferico, limiti allo sviluppo economico. Il primo successo è stato
sicuramente il coordinamento dei diversi Enti e Istituzioni coinvolte nella realizzazione. Dal punto di vista
tecnico sono state realizzate opere di assoluta modernità e sicurezza, in particolare tutte le strutture sono
state eseguite nel rispetto della recentissima normativa sismica e l’infrastruttura è considerata strategica in
caso di emergenza, anche eccezionale.
2 Genesi del progetto
Il collegamento trasversale nel sud del Lazio tra l’area a confine con il Molise e Sora, e l’ambito di Frosinone
con l’innesto sull’asse longitudinale costituito dal tratto Roma Napoli dell’Autostrada del Sole, è stato inserito
in tutti gli atti di programmazione regionali degli ultimi decenni. La prima parte del collegamento in esercizio,
di circa 20 km, realizzato dall’Anas aveva il grande limite, per agganciarsi alla Roma – Napoli, di attraversare
il Comune di Frosinone in area urbana dove il flusso di traffico di scorrimento, soprattutto composto da mezzi
pesanti, si innestava nella viabilità locale lungo il principale snodo del capoluogo. In tale contesto di grande
disagio per la collettività si sono susseguite negli anni innumerevoli proposte e iniziative, senza però avviare
concretamente procedure per la risoluzione delle problematiche non solo di carattere trasportistico e logistico,
ma anche ambientale, produttivo e sociale. Tra gli anni 80 e 90 la Regione Lazio con apposite Leggi regionali
(L.R. 60/87 e 67/93) ha posto il completamento della Sora Frosinone tra le opere prioritarie per lo sviluppo
dell’Area del Sud del Lazio, ritenendo assolutamente necessario dotare la rete regionale di alcune
“trasversali” a completamento degli assi longitudinali già presenti e rappresentati, in detta zona,
dall’Autostrada Roma Napoli e verso la costa dalla S. S. Pontina. In accordo con l’allora Ente proprietario
della strada, l’ANAS, furono affidate le progettazioni dei due stralci del V lotto, di completamento della zona di
Frosinone. Nel frattempo con l’entrata a regime del decentramento delle competenze alle regioni, nel 2001 la
Superstrada Sora Frosinone è stata trasferita al Demanio regionale e l’assegnazione della competenza per la
realizzazione all’Azienda delle Strade del Lazio (ASTRAL) Spa, società creata dalla regione per la gestione
della rete stradale ex ANAS. E’ stata poi espletata la procedura di VIA che, per la delicatezza delle scelte
progettuali e la sensibilità del territorio attraversato, dopo la pronuncia di compatibilità ambientale ha richiesto
un lungo periodo e la necessità di ulteriori esami per la verifica della rispondenza delle progettazioni
esecutive alle prescrizioni della Commissione del Ministero dell’Ambiente. La tempistica procedurale ha
determinato problemi rispetto al tracciato iniziale, che veniva a insistere in un contesto di urbanizzazione ed
antropizzazione sempre più crescente e diffusa sul territorio con caratteristiche anche confuse e sparse, con
la conseguente decadenza delle varianti al PRG a suo tempo approvate.
Definito il tracciato definitivo e reperite le risorse economiche, nel 2004 è stato avviato il primo stralcio dei
lavori, mentre in contemporanea si attivavano la Provincia di Frosinone e la Società Autostrade
rispettivamente per il potenziamento della viabilità di collegamento tra la Superstrada e il previsto nuovo
Casello di Ferentino.
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Regione Lazio
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione dei 2 stralci funzionali del V lotto della Sora - Frosinone ha avuto una decisiva accelerazione
in sede realizzativa anche e grazie all’attenzione generale che è stata garantita dall’inserimento degli
interventi nell’ambito degli Accordi di Programma Quadro.
Le fasi progettuali sono state come di seguito articolate:
> Studi e prime fasi di progettazione: a partire dalla Legge Regionale 60/85 è stata avviata la progettazione
dei lavori, commissionata dalla Regione Lazio e gestita dal punto di vista tecnico con l’allora Ente
proprietario, l’ANAS. Dal 2001, con l’applicazione del decentramento amministrativo la competenza e stata
trasferita alla Regione Lazio;
> Progettazione ed approvazione dei lavori: la procedura di VIA, presso il Ministero dell’Ambiente, dell’intero
5° lotto è stata avviata in data 22 maggio 1998; la compatibilità ambientale dell’opera è stata rilasciata con
Decreto Interministeriale n. 5657 del 12.12.2000; a seguito dei primi adeguamenti del progetto il parere è
stato reiterato con Decreto interministeriale n. 7245 del 04.06.2002 a seguito del quale i lavori sono stati
divisi in due stralci;
> Primo stralcio: si è proceduto con un appalto concorso nel 2003, a seguito della VIA sulla progettazione
esecutiva (N.O. a fine 2003), nel 2004 è stato sottoscritto l’Accordo di Programma tra la Regione e Comuni
interessati, nel 2005 la competenza dell’esecuzione lavori è stata affidata all’Astral Spa, e gli stessi sono
terminati, salvo le rifiniture, a marzo 2010;
> Secondo stralcio: si è proceduto con un appalto integrato nel 2003, durante questa fase è stata trasferita la
competenza all’Astral Spa che ha poi provveduto alla gestione della fase approvativa del progetto esecutivo
e alla successiva realizzazione delle opere che, avviate nel 2005, sono state concluse a marzo 2010.
> Collaudo: il collaudo della strada è in corso di ultimazione ma la strada è entrata ufficialmente in esercizio il
20 marzo 2010.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Con riferimento alla fase di programmazione e progettazione le maggiori criticità hanno riguardato:
> I tempi per l’acquisizione del Parere favorevole da parte del Ministero dell’Ambiente in fase di Valutazione di
Impatto Ambientale e i tempi in fase di verifica di ottemperanza dei progetti riadeguati a seguito delle
prescrizioni, che tra l’altro hanno comportato importanti variazioni progettuali con conseguente lievitazione
dei costi e la necessità di reperire ulteriori risorse.
> La realizzazione di un tratto così lungo di nuova sede stradale con piattaforma di oltre 20 m, in un’area
ormai antropizzata e caratterizzata da costruzioni molto diffuse ha determinato la necessità di prevedere la
delocalizzazione, non solo degli immobili interessati direttamente dall’infrastruttura, ma anche di quelli
ricompresi in un “fascia” a contorno delle opere, ovviando dove possibile con la realizzazione di opere
mitigative che hanno limitato l’impatto diretto dell’opera pubblica. Ad esempio di queste circostanze si cita la
variazione apportata al progetto per evitare l’interferenza con un importante centro di attività recettivaricreativa, unico nella zona, per la cui salvaguardia è stata introdotta la realizzazione di una galleria con
conseguente variazione dell’asse stradale.
> Dal punto di vista strettamente costruttivo c’è poi stata la necessità di adeguare in corso d’opera le
previsioni progettuali alle subentrate normative di dimensionamento della sede stradale, della sicurezza in
galleria e della circolazione, di risposta al sisma delle strutture, con la redazioni di più perizie di variante che
hanno reso necessario il reperimento della copertura finanziaria.
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Regione Lazio
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
L’infrastruttura realizzata è un’opera attesa dal territorio da decenni: dalla citata Legge Regionale 60/87. La
sua caratteristica di “trasversale” le ha sempre dato una rilevanza straordinaria nella pianificazione della
mobilità, soprattutto merci, con un rilievo anche interregionale, essendo uno dei rami principali di
collegamento tra il Molise e l’asse autostradale nazionale.
In considerazione della forte antropizzazione della zona, l’entrata in esercizio della strada porterà
sicuramente un ulteriore sviluppo produttivo conseguenza della migliorata accessibilità per
l’approvvigionamento delle merci. E’ stato evidenziato come la situazione precedente obbligasse il traffico di
transito, soprattutto pesante, a immettersi sul tratto ormai “urbano” della S.R. 156 dei Monti Lepini con gravi
conseguenze dal punto di vista del traffico per l’abitato della città di Frosinone, e il conseguente inquinamento
acustico, ambientale della zona. L’apertura della strada ha pertanto liberato il territorio intensamente abitato
dall’ inquinamento da traffico ormai insostenibile. Questo dal punto di vista dell’impatto sociale, ma di non
minore importanza sono i benefici dal punto di vista puramente trasportistico e della circolazione. La strada
costruita è realizzata con una piattaforma di tipo B del Codice della Strada (2 corsie per senso di marcia
separate da spartitraffico centrale) dimensionata secondo le nuove norme costruttive che attribuiscono
all’infrastruttura un livello di esercizio dimensionato alla sua destinazione. L’applicazione di queste nuove
norme, insieme all’adeguamento a tutte le recenti normative in termini di sicurezza nelle gallerie,
omologazione delle barriere stradali, segnaletica orizzontale e verticale, materiali impiegati, hanno portato alla
realizzazione di un’infrastruttura moderna ed adeguata a tutti i più elevati standards di sicurezza.
6 Successo del Progetto
La programmazione e realizzazione delle infrastrutture rappresenta per l’Italia uno dei vincoli storici allo
sviluppo del territorio. Il ritardo e la difficoltà con la quale si riesce a portare a termine normalmente una
nuova arteria stradale fa sì, di solito, che la prima critica sia che la nuova realizzazione, quando finita, sia già
“vecchia”, ossia ormai inadeguata a dare risposta alle recenti domande e necessità delle collettività.
La Superstrada Sora – Frosinone, in particolare il suo completamento, ha sofferto per anni di questa
caratteristica e la sua incompletezza rappresentava per l’economia locale una ferita aperta.
I tempi di esecuzione sono stati, nonostante le iniziali difficoltà progettuali e per ultime anche economiche
dovute al particolare periodo di crisi internazionale, decisamente celeri per un’opera di questo tipo, e tra
l’altro, conformi alle previsioni iniziali.
Tale risultato è stato conseguito soprattutto per l’impegno della Regione Lazio nel coordinare i vari Enti
interessati alla realizzazione e alla sorveglianza. Dal punto di vista esecutivo va sottolineato lo sforzo della
Società regionale incaricata della realizzazione dei due stralci del V lotto, che ha dedicato le giuste risorse
umane e tecniche alla gestione dei cantieri, come va riconosciuta alle Imprese esecutrici, la disponibilità ad
accogliere le esigenze pubbliche, in un clima di collaborazione con la Pubblica Amministrazione.
Fondamentale è stata la capacità delle Amministrazioni di ammodernare, durante l’esecuzione, il progetto alle
nuove esigenze sia del territorio che tecniche: il fatto che le strutture siano già adeguate alla nuova normativa
sismica e che in fase realizzativa siano state eseguite le opere di compensazione ambientale, portano a
definire l’opera realizzata al passo con i tempi sfatando il mito dell’endemico ritardo italiano nella
realizzazione delle opere pubbliche.
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Regione Lazio
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione Lazio
Provincia:
Viterbo
Comune:
Tarquinia
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Tarquinia – Valorizzazione
delle necropoli tramite
itinerario archeologico dei
grandi tumuli (cd. Via dei
Principi)
Comune di Tarquinia
Valore dell’opera:
165.000,00 euro di cui valore FAS 150.000,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
2010
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa riferimento all’APQ 1 ed è il prodotto di una riprogrammazione delle risorse ai sensi del punto 5
della Delibera CIPE 22 marzo 2006 n. 14, ed in particolare di quelle assegnate mediante Delibera CIPE
35/2005. L’importo complessivo del progetto è di euro 165.000 di cui euro 150.000 euro coperti dal FAS.
Nell’ambito di questo progetto si raggruppano n. 7 interventi differenziati per costo, indicatori, localizzazione
ecc., ma con elementi comuni, riassumibili in 2 principali forme di intervento:
1. Recupero: interventi di pulizia e di diserbo dei siti e dei singoli monumenti, vale a dire i tre grandi tumuli
monumentali etruschi; interventi di consolidamento statico dei sepolcri architettonici; interventi sulle
coperture e sugli accessi ai siti; impiantistica per visite ordinarie e speciali.
2. Fruizioni e promozione: musealizzazione dei siti all’aperto compresi nell’itinerario con la realizzazione di
percorsi attrezzati supportati da pannelli didattici e da altro materiale documentario; pannelli di
presentazione e di introduzione alla “Via dei Principi” da collocare nei luoghi frequentati da un potenziale
pubblico interessato (es. Museo Nazionale Archeologico, centro cittadino, Marina di Tarquinia ecc.);
ricostruzioni archeologiche e visite del cantiere di scavo a fini didattici e divulgativi, dunque sia al pubblico
scolastico che a visitatori italiani e stranieri.
E’ quindi chiaro il comune obiettivo dei due tipi di intervento: valorizzare e rendere accessibile e fruibile un
percorso archeologico all’aperto ancora ben conservato, comprensibile e di grande impatto paesaggistico
oltre che archeologico ed emotivo.
Il progetto è stato realizzato in un arco di 18 mesi; l’itinerario culturale è una realtà e ha già costituito
attrazione per numerosi visitatori nel tempo estivo ed autunnale del 2010.
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Regione Lazio
2 Genesi del progetto
L’Accordo di programma quadro si ispira, tra l’altro, alle seguenti linee strategiche:
> Conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale presente sul territorio regionale;
> Interventi di particolare rilievo nel quadro dello sviluppo territoriale.
In continuità con gli atti sopra citati già con il III Accordo integrativo, sottoscritto il 29 settembre 2006, la
Regione ha adottato una nuova visione strategica, condivisa dal MiBAC, che ispira l’Azione regionale in
materia di valorizzazione delle risorse culturali, in base alla quale il nuovo programma di interventi appare
caratterizzato da convergenza e concentrazione degli investimenti rispetto a specifici ambiti comprensoriali
appositamente individuati e denominati “Grandi poli di attrazione culturale regionale”; nel III Accordo
Integrativo sono stati individuati i primi tre “Grandi poli di attrazione culturale”, fra i quali il Parco Archeologico
di Vulci e le aree prossime ad esso. L’Etruria meridionale, e la Maremma laziale costiera in particolare, con il
grande tema degli Etruschi, necessitava di una serie di azioni per l’affermazione dell’identità locale storica,
archeologica e comprensoriale.
In seguito ad una disponibilità di fondi derivanti da progetti APQ1 e a fronte di una proposta molto articolata
che il Comune di Tarquinia, di concerto con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale,
ha elaborato, il tavolo dei sottoscrittori ha deciso, su proposta della Direzione Regionale, di destinare risorse
al progetto “La Via dei Principi” che dovrebbe costituire il primo di una serie di interventi sempre più capillari e
ampi nel territorio.
L’analisi territoriale specifica è stata condotta in due mesi, in quanto il territorio medesimo è da anni oggetto di
un costante monitoraggio dal punto di vista della valorizzazione archeologica.
L’operazione di rimodulazione dell’APQ, di presentazione del progetto da parte del Comune di Tarquinia e di
definizione delle modalità operative ha richiesto la tempistica di 6 mesi, come da condizioni imposte dal tavolo
dei sottoscrittori.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto e dei suoi 7 interventi differenziati è avvenuta in due fasi, precedute da un
sopralluogo a cura del personale tecnico (archeologa) dell’Area Valorizzazione territorio e Patrimonio
culturale, responsabile interno del procedimento ma soprattutto competente per materia e ambito specifico,
che ha effettuato una visita circostanziata sul sito della Doganaccia e ai tumuli monumentali del Re e della
Regina all’indomani dell’invio del progetto definitivo da parte del Comune di Tarquinia (gennaio 2009).
> Alla fine di febbraio 2009, è stato elaborato e inviato alla struttura regionale competente il progetto
esecutivo da parte del Comune di Tarquinia con l’intervento per gli ambiti più scientifici del prof. Alessandro
Mandolesi dell’Università di Torino, Corso di Etruscologia e antichità italiche, relativo alla Sistemazione
strada comunale “Madonna del Pianto”; Studio supporti metallici di sostegno per i pannelli didattici collegati
all’itinerario; Realizzazione di segnaletica di avvicinamento; Realizzazione di rilievi ai monumenti e al
materiale archeologico interessato dall’intervento; Realizzazione della documentazione grafica di reperti;
Opere di pulizia e sistemazione dei tumuli del Re e della Regina; Musealizzazione dell’area paesaggisticoarcheologica della Via dei Principi; Musealizzazione dell’area paesaggistico-archeologica del tumulo Luzi;
Creazione di un sito Internet dell’itinerario e di altri prodotti multimediali per la valorizzazione del progetto;
realizzazione di materiale a stampa.
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Regione Lazio
> I lavori sono stati eseguiti a partire da giugno 2009 dall’Impresa Jacopucci Alessandro di Tarquinia per la
ripulitura dei tumuli monumentali, la loro musealizzazione, il restauro e la messa in sicurezza, la creazione
di staccionate e di messa in opera del sentiero con il restauro dei muri ottocenteschi. Tali lavori hanno avuto
una durata di 12 mesi, con un’interruzione di due dovuta a richiesta di variante per il rifacimento del manto
stradale, che ha rivelato delle difficoltà prima non sufficientemente considerate, e per il posizionamento dei
pannelli didattici ed esplicativi, per questioni legate alla scelta dei loghi da inserire. In questa fase, durante i
lavori di ripulitura del tumulo della Regina (agosto 2010), è venuto alla luce un importante complesso
funerario a ridosso del tamburo del tumulo stesso, relativo a due ambienti ipogei poi riconosciuti come un
esempio assai raro di tomba familiare, destinata ad una coppia principesca. Si tratta di un vasto ambiente
intonacato con gesso bianco alabastrino di tipo levantino e decorato con affreschi geometrici e uccelli
acquatici (colori rosso, nero e giallo). Tale ambiente ha confronti solo nelle tombe reali “omeriche” di
Cipro. Si tratta certamente dell'opera di un valente architetto vicino-orientale giunto in Etruria subito dopo il
700 a.C. e realizzata probabilmente per un re. Lo scavo attento del complesso, che ha richiesto un
intervento particolarmente accurato, è stato eseguito mettendo il cantiere in sicurezza e consentendone la
visita al pubblico nella sua piena e riconoscibile operatività.
> Il collaudo del cantiere è stato effettuato alla fine di novembre 2010.
> Il progetto è in corso di chiusura: si attende il materiale didattico a stampa, realizzato a parte.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Non sono state incontrate criticità particolari, se non una piccola modifica al progetto di viabilità per rendere
accessibile nel modo migliore il sito principale (Doganaccia, con i due tumili cd. Del Re e della Regina) ai
visitatori. Tale efficacia nell’azione è stata possibile grazie ad una buona collaborazione già in fase di
elaborazione del progetto fra i soggetti coinvolti (Regione, MiBAC, Comune di Tarquinia, consulenti scientifici,
altri soggetti cooperanti); lo spirito di collaborazione e un’ottima rete di comunicazione ha consentito di
affrontare i momenti di realizzazione del progetto già operativamente preparati a risolvere i possibili problemi,
che fortunatamente sono stati assai relativi.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
La risistemazione della via Madonna del Pianto ha consentito finalmente l’agibilità al pubblico di un’area
archeologica finora solo visibile da lontano e ne ha permesso il transito automobilistico, dando così la
possibilità anche a visitatori con problemi di deambulazione di arrivare al sito. Il restauro dei tumuli, inseriti
nello splendido paesaggio di Tarquinia, ha consentito di farne dei punti di forza negli itinerari turistico-culturali
indirizzati alla tematica Etruschi, sia per il pubblico adulto che per gli studenti, con ulteriore valorizzazione del
sito UNESCO delle necropoli etrusche.
Esso ha garantito in primo luogo l’accessibilità e la fruibilità dei monumenti, con la sistemazione della strada
comunale “Madonna del Pianto”, che costituisce di fatto l’asse primario dell’itinerario archeologico funzionale
al collegamento fra i tumuli monumentali e con la Strada Provinciale dei Monterozzi, con la pulizia dei
margini, la valorizzazione delle murature ottocentesche e la realizzazione di pannellistica di riferimento e
segnaletica di avvicinamento (conforme alla vigente normativa del codice stradale e delle convenzioni
turistiche), finora assente. Nel contempo, sono stati realizzati rilievi tecnici relativi ai tumuli monumentali
oggetto dell’itinerario e creati supporti didattici e scientifici cartacei con ipotesi ricostruttive dei monumenti e
raffigurazioni di materiali archeologici significativi. E’ stata portata avanti la documentazione grafica relativa ai
corredi funerari dei “primi principi” di Tarquinia (IX sec. A.C.).
Nell’area di Doganaccia, i tumuli cd. “del Re” e “della Regina” sono stati ripuliti e sistemati per la fruizione
attraverso movimento di terra, decespugliazione e manutenzione.
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Regione Lazio
L’intera area di Doganaccia è stata musealizzata all’aperto, con la messa in vista delle architetture funerarie;
è stata aumentata la possibilità di fruizione mediante la messa a punto di un parcheggio prossimale, recintato
con pali di castagno così come l’intera area della Doganaccia. Tale recinzione ha evidenziato il sentiero di
accesso pedonale, lungo il quale sono stati posizionati i pannelli esplicativi e gli indicatori stradali. L’intera
zona ha inoltre visto l’allaccio alla rete elettrica, per la fruibilità serale e notturna.
Durante le operazioni di ripulitura, manutenzione e messa in luce delle strutture dei tumuli, sono state
effettuate inattese e importanti scoperte archeologiche (di cui si parlerà più avanti), che hanno reso ancora
più efficace il percorso di visita.
La zona dell’Infernaccio ha visto l’intervento sul Tumulo cd. Luzi, con manutenzione e messa in luce delle
strutture architettoniche nonché collegamento con il sentiero di visita corredato della necessaria segnaletica,
in analogia con quanto effettuato nell’area della Doganaccia. E’ stato ripristinato il cancello di accesso al
monumento e realizzata una nuova protezione della sommità del tumulo, con parti metalliche leggere e
copertura orizzontale.
Si è nel contempo proceduto ad interventi volti alla comunicazione, con la creazione del logo dell’itinerario
“Via dei Principi”, del sito web tematico, relativo all’itinerario dei tumuli principeschi, indicizzato nei maggiori
motori di ricerca, e alla progettazione della modellazione tridimensionale dei tumuli monumentali ottenuta
mediante la ricostruzione grafica già prevista nel progetto (vedi sopra, rilievi), con sistemi di produzione di
immagini statiche (rendering) e in movimento, con animazioni esplorative all’interno dei tumuli con il sistema
Architectural walkthrough.
E’ stato creato materiale didattico consistente in pieghevoli a colori a più ante dedicati alla “Via dei Principi”,
rivolti al grande pubblico, con testi e illustrazioni forniti dal coordinamento scientifico del progetto.
Ugualmente, sono stati realizzati pannelli didattici con testi ampliati e tradotti in inglese, francese e tedesco.
Per la realizzazione del progetto, sono state impiegate anche risorse dirette del Comune di Tarquinia ed altre
relative ad un contributo per scavi archeologici dell’Università degli Studi di Torino, corso di Etruscologia ed
Antichità italiche, che ha creato un cantiere scuola per i propri studenti nello stesso luogo dell’intervento di
valorizzazione, che ha musealizzato all’aperto in tempo reale le evidenze man mano che queste venivano
alla luce.
6 Successo del Progetto
Il principale risultato consiste nell’aver creato a Tarquinia il primo itinerario archeologico all’aperto che lega di
fatto la zona della necropoli dei Monterozzi con le sue tombe dipinte, molto note al pubblico e di grande
richiamo per i visitatori in ogni stagione, con l’area sepolcrale dei tumuli, finora quasi ignorati dal pubblico ed
invece nell’antichità strettamente connessi con la necropoli più celebre; tale itinerario è gratuito. Esso inoltre
si è arricchito di una serie di evidenze nuove (vedi sopra). La nuova scoperta costituisce la più antica
testimonianza pittorica di Tarquinia, precedente di ben mezzo secolo la tomba delle Pantere (della fine del VII
sec. a.C.), considerata finora la prima attestazione di affresco tombale etrusco. Le prossime ricerche
cercheranno di approfondire le novità appena emerse (analisi delle pitture e scavo della camera funeraria) e
di divulgare le testimonianze che cambiano il quadro delle conoscenze legate alla pittura e all’architettura
funeraria etrusca.
Un altro importante successo è nell’essere riusciti a collegare il Museo (sito nel centro storico di tarquinia) con
l’area archeologica delle necropoli, grazie all’itinerario che pone in relazione i corredi funerari esposti con la
realtà dei principi etruschi di Tarquinia, inducendo nel visitatore la riflessione che i tumuli non sono una
prerogativa della vicina Cerveteri, ma sono piuttosto il risultato di una operazione culturale identitaria voluta
dai personaggi eminenti dell’aristocrazia etrusca.
Il sito web del progetto (www.viadeiprincipi.it) è una importante azione di valorizzazione dell’intervento
effettuato. Ugualmente di grande efficacia sono le ricostruzioni in 3D dei tumuli.
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Regione Lazio
La via dei Principi
Scavi Tumulo della Regina
Scavi ingresso tumulo della Regina
Scalinata tumulo Regina post intervento
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Regione Lazio
Provincia:
Rieti
Comune:
Cittaducale
Soggetto attuatore:
Comune di Cittaducale
Titolo intervento:
Cittaducale – Recupero e
valorizzazione delle Terme
di Cotilia, dette Terme di
Vespasiano
Valore dell’opera:
1.000.000,00 euro di cui valore FAS 700.000,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
Metà 2011
1 Sintesi del progetto
L'intervento è previsto nel Secondo Atto Integrativo all’APQ1, sottoscritto in data 28 ottobre 2005, per
complessivi 1.000.000 di euro, di cui 700.000 euro con fondi FAS, 200.000 euro di fondi regionali e 100.000
euro di cofinanziamento comunale.
E’ suddiviso in due stralci funzionali: il primo consistente in un intervento di sistemazione dell’area del sito
archeologico e del recupero delle strutture antiche per complessivi 720.000 euro; il secondo, per complessivi
280.000 euro, consistente nella realizzazione di un parcheggio di servizio per i visitatori dell’area, situato
poco più a valle, presso la carreggiata della Salaria.
Obiettivo specifico è restituire ai cittadini l’area storica e delineare un sistema integrato di valorizzazione per
le emergenze strategiche del territorio, aprendo al pubblico uno dei maggiori siti archeologici della Provincia
di Rieti. L’area è inserita in un notevole contesto paesaggistico, prevede l’apertura per la fruizione di eventi e
sarà organicamente collegata al vicino sito archeologico della Villa di Tito, oggetto di intervento coordinato.
Obiettivo complessivo di questi interventi è una valorizzazione integrata dei luoghi della memoria, della
cultura e della natura sull’importante direttrice della Salaria.
Il progetto è stato realizzato nel triennio 2007-2010; un’ulteriore fase di adeguamento dei percorsi di
recinzione e realizzazione di strutture funzionali alla visita è stato finanziato con il IV Atto integrativo all’APQ1
del 2007.
In sintesi, gli elementi di successo del progetto sono stati:
> Costante monitoraggio delle attività
> Disponibilità e flessibilità dell’amministrazione comunale coinvolta
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Regione Lazio
> Attenzione per il sito e per il progetto da parte della Soprintendenza ai Beni Archeologici
> Integrazione del progetto realizzato entro una pianificazione generale degli interventi nell’area, e successivo
coordinamento con altri progetti di valorizzazione previsti per la zona Cittaducale – Castel Sant’Angelo
> Pubblicizzazione del sito delle Antiche Terme di Cotilia o Vespasiano sul nuovo portale della cultura della
Regione Lazio (culturalazio.it, path: Argomenti, Attrattori Culturali, Via del Sale, Antiche Terme di Cotilia)
dove è stata realizzata un’adeguata sezione con foto panoramiche navigabili, galleria immagini e
informazioni di base sull’area.
2 Genesi del progetto
Negli anni 2005-2007, l’assessorato alla Cultura della Regione Lazio pianificava una serie di interventi di
investimento, di concerto con l’assessorato per la pianificazione e lo sviluppo economico, indicando negli
investimenti fisici nei luoghi della Cultura e nella loro restituzione ai cittadini e al pubblico un’effettiva
opportunità di crescita per il territorio. Di concerto con il Ministero dei Beni Culturali, la Regione Lazio indicava
perciò una serie di aree meritevoli di valorizzazione, individuate entro un più ampio sistema di siti, detto dei
“Grandi Attrattori Culturali”; al di fuori della stessa Roma, che è attrattore per antonomasia del Lazio, erano
così individuate delle aree su cui far convergere gli interventi e le limitate risorse disponibili.
Per la provincia di Rieti si è scelta la Via Salaria, l’antica arteria che corre tra vasti paesaggi naturali e
importanti emergenze archeologico-architettoniche e che rappresenta tuttora una direttrice essenziale nel
sistema di percorsi del centro Italia. Non lontano dal capoluogo Rieti, in una vallata ricca di acque prossima al
cosiddetto umbilicus italiae dei Romani, la Salaria lambisce un comprensorio archeologico di rari ricchezza e
interesse, strettamente connesso alla storia di Roma e della Sabina: il sito delle cosiddette Antiche Terme di
Cotilia, dette anche di Vespasiano. Questo importante sito, facilmente raggiungibile e potenzialmente
interconnesso con una serie di altri siti vicini, era stato in precedenza oggetto di cure sporadiche e
occasionali; l’area archeologica si presentava sostanzialmente abbandonata, con le strutture antiche
parzialmente invase dalla vegetazione e dalla terra di riporto, priva di visibilità, di percorsi di visita e di
supporti logistici.
La realizzazione del progetto intende coinvolgere un territorio che è più ampio del semplice sito archeologico
direttamente coinvolto nell’intervento in questione.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto, e quindi dei suoi due interventi, è avvenuta in altrettante distinte fasi
procedurali; entrambe sono state precedute da un accurato studio dell’area comunale coinvolta, attraverso
dei sopralluoghi e lo studio geofisico, tramite i quali si è avviata la progettazione delle attività e la stima delle
tempistiche necessarie al completamento delle opere; questa fase di studio è stata realizzata in stretto
contatto con la competente soprintendenza archeologica.
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle fasi di:
> Studio di progettazione, tra settembre 2005 (progettazione preliminare del 1° stralcio) e febbraio 2009
(progetto esecutivo del parcheggio a raso, 2° stralcio). Tale fase è stata curata dall’amministrazione del
Comune di Cittaducale di concerto con la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio. Contestualmente
si è proceduto da parte del Comune a esproprio ed acquisizione di una serie di particelle catastali, sia per
l’area archeologica e percorsi collegati, sia per la zona del parcheggio
– Esecuzione dei lavori del 1° stralcio, avvenuti tra Aprile e Ottobre 2008, ad opera delle aziende Vibe s.r.l.
ed Edimo Restauri:
– Liberazione della Grande Vasca Cultuale dai depositi terrosi che la riempivano per metà circa della sua
area
– Decespugliamento ed eliminazione delle piante infestanti dall’area; bonifica delle rovine dalla vegetazione
– Consolidamento di alcune strutture con liberazione dei detriti dell’ambiente situato al primo piano a est
– Posizionamento nuove panchine in pietra sul margine della II terrazza
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Regione Lazio
> Esecuzione dei lavori del 2° stralcio, avvenuti tra il 29.9.2009 e il 31.12.2010, ad opera della Ditta Fabrizi
Aurelio:
– Sbancamento, consolidamento del versante e regolarizzazione dell’area del pendio con sistemazione del
fondo;
– Realizzazione contenimento secondo modalità dell’ingegneria naturalistica: muro in ramaglia di salice
viva, con capacità di propagazione, tronchi e fascine, funi e barre in acciaio per la stabilizzazione e terreno
di copertura;
– Semina del versante consolidato con essenze erbacee autoctone;
– Asfaltatura fondo degli stalli del parcheggio;
– Impianto elettrico di illuminazione consistente in lampioni stradali (n. 8) e lampioncini (n. 6) per la stradina
di servizio che conduce all’area archeologica;
– Realizzazione staccionata di legno al sommo del versante
> Collaudo:
– Primo stralcio: il collaudo è avvenuto a seguito del termine ultimo dei lavori avvenuto in data 13.10.2008;
l’intervento è concluso e rendicontato, con approvazione della contabilità finale al 20.01.2009;
– Secondo stralcio: i lavori sono stai conclusi il 31.12.2010, l’intervento in oggetto è fase di rendicontazione
finale; conclusione prevista per la primavera 2011
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Per la realizzazione del secondo stralcio, consistente nel parcheggio di servizio, è stato necessario ottenere
le autorizzazioni alla costruzione in variante al piano regolatore, e allo scopo è stata convocata una
conferenza dei servizi in data 26.02.2009. L’incertezza che ha segnato le fasi iniziali della progettazione del
parcheggio ha comportato un ritardo nella strutturazione dell’iter, anche amministrativo.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il risultato dell’intervento è il recupero e la restituzione di un sito importante alla collettività; il sito viene
inserito, anche con i successivi interventi previsti nella stessa area, in un sistema di luoghi della cultura che
vengono a caratterizzare un territorio affascinante e poco conosciuto.. L’intervento, assieme agli altri correlati,
mira a recuperare nel modo più attento all’ambiente sia le memorie storiche di un luogo, sia la sua antica
connotazione di punto di passaggio e sosta, per trasformare delle “romantiche rovine perse nella campagna”
in luoghi vivi di esperienza e di incontro: le antiche Terme di Cotilia e Vespasiano, con il vicino sito di Castel
Sant’Angelo dove pure sta sorgendo un articolato centro visite, costituiscono un vero itinerario integrato.
In un’ottica di comunicazione integrata al cittadino, il sito è stato dotato di una nuova visibilità grazie al nuovo
Portale della Cultura della Regione Lazio, ove sono illustrati una serie di siti storico-artistici e archeologici, con
informazioni di tipo storico-culturale e pratico (georeferenziazione).
I cittadini e i visitatori possono accedere alla pagina del sito oggetto d’intervento tramite il link
www.culturalazio.it, sezione “Argomenti”, cliccando in sequenza “Attrattori Culturali”, quindi “Via del Sale”,
quindi “Antiche Terme di Cotilia o di Vespasiano”. Le pagine contengono oltre alle informazioni di base
storico-archeologiche, uno scenografico ciclo di fotografie panoramiche navigabili a 360° e una serie di
immagini scaricabili.
130
Regione Lazio
6 Successo del Progetto
Nel suo complesso il progetto appare esemplare dato che è stato pensato e realizzato in un’ottica più ampia
e integrata di quella municipale: i due interventi basilari (sistemazione area archeologica e parcheggio) qui
descritti sono alla base della restituzione del sito alla cittadinanza e saranno integrati al nuovo investimento
fatto sul sito, finanziato con il successivo APQ1, IV atto integrativo: il sito sarà dotato di strutture di supporto a
ridosso dell’area archeologica, recinzioni adeguate e verrà collegato fisicamente al sito della cosiddetta Villa
di Tito, un coordinato progetto che ricade nel contiguo Comune di Castel Sant’Angelo. Gli interventi nell’area
hanno richiesto anche una serie di sondaggi, attraverso i quali sono emerse importanti parti dell’antica
carreggiata della Salaria, che si auspica potranno essere integrate a loro volta nell’intervento di
valorizzazione.
Terme di Cotilia
Ritrovamenti
Realizzazione parcheggio
Terme di Vespasiano
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Regione
Liguria
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Regione
Liguria
Le priorità perseguite
Nel mese di marzo del 2000 la Regione Liguria ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di
Programma con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse al
riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni di
interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi nei
vari “Accordo di Programma Quadro” (APQ) nei settori Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del suolo, Sviluppo
locale, Beni culturali, Aree Urbane, Società dell’informazione e Ricerca.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle coperture
finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Liguria ha programmato in meno di un decennio 358 milioni di euro, con i quali sono stati avviati
620 interventi nei diversi settori individuati. Nello specifico sono stati realizzati:
> 139 interventi nel settore Mobilità, con l’obiettivo di realizzare un sistema integrato di trasporti regionali allo
scopo di riequilibrare le condizioni rispetto alla situazione territoriale dei comuni costieri, per lo sviluppo
economico dell’entroterra, per il miglioramento delle condizioni di vivibilità e iniziative per impedire il
progressivo impoverimento delle aree dell’entroterra e garantire un costante e diffuso presidio del territorio
contribuendo a fronteggiare i fenomeni di dissesto del territorio. L’opera principale è la metropolitana di
Genova tratta – De Ferrari-Brignole comprensiva di n° 4 interventi;
> 71 interventi nel settore Ciclo dell’acqua e Tutela delle acque, con l’obiettivo di tutelare i corpi idrici
superficiali e sotterranei in modo da migliorare l’ambiente acquatico, proteggere e salvaguardare tutti gli
ecosistemi connessi ai corpi idrici.
> 35 interventi nel settore dei Beni culturali che hanno come obiettivo la conoscenza, la conservazione, la
valorizzazione, la promozione e la qualificata gestione del patrimonio culturale ligure finalizzati ad
accrescere la fruizione di beni e dei servizi culturali e determinare le condizioni favorevoli all’iniziativa
imprenditoriale finalizzata alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale;
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Regione
Liguria
> 24 interventi nel settore Tecnologico “Società dell’informazione – Liguria in rete” hanno l’obiettivo di
sviluppare il sistema informativo regionale nelle sue componenti trasversali, di comparto e di
comunicazione in rete, nella logica della modernizzazione della P.A. a prosecuzione e valorizzazione degli
investimenti pregressi; dispiegare le tecnologie di base sul territorio soprattutto nell’ambito del sistema
pubblico di connettività a banda larga; di attuare politiche di indirizzo e supporto agli Enti locali per
l’integrazione dei rispettivi sistemi informativi e la cooperazione applicativa; di dare vita a progetti applicativi
concreti da cui nascano servizi efficienti ed integrati per i cittadini e le imprese. Obiettivi che sono
inquadrati in uno schema di riferimento organico che mette in relazione il raggiungimento degli interventi
sulla società civile (cittadino / impresa) con gli strumenti di attuazione della Società dell’informazione (SPC
regionale, Portale Web, Intese istituzionali di “Liguria in Rete”);
> 121 interventi nel settore di Riqualificazione Urbana e Infrastrutture, si pongono come obiettivo il recupero
ed il restauro di Beni Storici e Culturali, in sinergia ai piani di intervento comunali; sviluppare un’azione di
tutela e valorizzazione del patrimonio storico; realizzare interventi che permettano il recupero funzionale di
aree dismesse; promuovere interventi per la riqualificazione urbana in ambiti “periferici” da consentire il
risanamento fisico e sociale dei quartieri interessati e di rappresentare uno strumento per la soluzione di
problemi di inserimento sociale che caratterizzano pesantemente gli ambiti urbani periferici delle aree
urbane;
> 43 interventi nel settore della Ricerca Scientifica, Distretto Tecnologico, Sviluppo locale, con l’obiettivo di
sviluppare un sistema regionale della ricerca e dell’innovazione, integrato con l’Università e i centri già
esistenti; promuovere e orientare l’attività di ricerca e di innovazione nei settori dell’economia; sostenere
l’innovazione, la ricerca per lo sviluppo delle imprese al fine di prevenire e superare le crisi aziendali;
ideare e sviluppare a partire dai risultati delle ricerche e sperimentazioni; attività di informazione,
consulenza e formazione finalizzate sia alla preparazione specialistica degli operatori, sia
all’aggiornamento professionale di enti e/o imprese; promuovere azioni di trasferimento tecnologico alle
imprese anche attraverso la creazione di incubatori di imprese e spin-off universitari; creare aggregazioni
sistemiche tra grande imprese, PMI e Università per accrescere la capacità di innovazione; incentivare
l’ampliamento della base produttiva e la crescita sinergica del sistema economico e industriale basata
sull’aggregazione e lo sviluppo locale, questo sviluppo è incentrato sulla promozione e diffusione
dell’innovazione e della ricerca;
> 36 interventi relativi al Recupero e Protezione aree agricole e forestali, e Sviluppo rurale, hanno il compito
di promuovere una valorizzazione delle aree protette liguri e lo sviluppo compatibile delle loro potenzialità
socio-economiche, attraverso interventi infrastrutturali legati alla conservazione dell’identità locale e al
potenziamento della rete escursionistica e di fruizione; migliorare e razionalizzare l’efficienza delle reti
idriche; realizzare infrastrutture a servizio dell’economia rurale e a tutela e salvaguardia dell’ambiente,
realizzare infrastrutture volte a promuovere l’artigianato e il turismo; realizzare servizi essenziali per la
popolazione residente nelle zone rurali e per le imprese agricole;
134
Regione
Liguria
> 80 interventi relativi alla Difesa della Costa e la Salvaguardia e Tutela del territorio, con l’obiettivo di
promuovere progetti e interventi coerenti con la pianificazione di bacino e costiera e di contrastare
l’erosione nei tratti di litorale più a rischio; promuovere interventi per la riqualificazione dei litorali e del
paesaggio costiero al fine di valorizzare le risorse ambientali in connessione alle strategie regionali di
sviluppo sostenibile e di promozione del patrimonio territoriale e turistico ligure; riqualificazione del tessuto
urbano/portuale e sociale delle grandi città costiere; valorizzazione delle peculiarità dei diversi ambiti
paesaggistici del territorio ligure;
> 57 interventi del settore Infrastrutturale Sociali con l’obiettivo di recuperare spazi e strutture da destinare a
centri, strutture di accoglienza e laboratori integrati diurni per l’inserimento di disabili, anziani, psichici,
minori in stato di disagio; promuovendo opportunità di formazione ed inserimento al lavoro, in un’ottica di
sussidiarietà, che veda coinvolti in processi di governance Istituzioni, terzo settore e società civile, per
costruire percorsi virtuosi tra servizi, scuola e lavoro; azioni di sistema per migliorare l’offerta dei servizi;
interventi a favore della famiglia e dell’età infantile; supporto alle politiche dell’istruzione, della formazione e
di avvio al lavoro, per minori adolescenti e giovani;
> 12 interventi Infrastrutturali previsti nei Patti Territoriali, nei settori dell’agricoltura e della pesca.
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. A tal fine
sono stati realizzati numerosi progetti tra cui il più consistente è il sotto indicato:
> La Metropolitana di Genova – APQ Trasporti: Rafforzamento Servizio Ferroviario metropolitano
L’intervento sopracitato è quello che rappresenta sia come importo che come rilevanza di risorse FAS
utilizzate il caso di maggior successo.
La realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Liguria e l’Amministrazione centrale. Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha l’opportunità di poter
comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state
investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
135
Regione Liguria
Provincia:
Genova
Comune:
Genova
Soggetto attuatore:
Comune di Genova
Valore dell’opera:
125.736.524,00 euro di cui valore FAS
Titolo intervento:
Genova – Realizzazione
Metropolitana nella tratta
De Ferrari – Brignole
60.000.000,00 euro
Data effettiva entrata in funzione:
30/11/2011
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte dell’APQ: “Trasporti: Rafforzamento Servizio ferroviario Metropolitana di Genova”
dell’Intesa Istituzionale di Programma 2000-2006, e l'importo complessivo ammonta a 125.736.524 euro, di
cui 60 milioni finanziati con FAS.
Nell’ambito di questo progetto si raggruppano un insieme di 4 interventi differenziati per costo, indicatori,
localizzazione ecc., ma con un insieme di elementi comuni quali gli obiettivi e i benefici dovuti alla
realizzazione dell’intero progetto, riassumibili come di seguito:
> Metropolitana di Genova: tratta De Ferrari-Brignole (1° lotto funzionale – 1° stralcio); costo 32.194.368 euro
> Metropolitana di Genova: tratta De Ferrari-Brignole (1° lotto funzionale – 2° stralcio); costo 32.194.368 euro
> Metropolitana di Genova: tratta De Ferrari-Brignole (1° lotto funzionale – 3° stralcio); costo 27.008.929 euro
> Metropolitana di Genova: tratta De Ferrari-Brignole (1° lotto funzionale – 4° stralcio); costo 34.338.859,98
euro
Differenziati per costo, indicatori, localizzazione ma con un insieme di elementi comuni quali gli obiettivi e i
benefici dovuti alla realizzazione dell’intero progetto, riassumibili come di seguito.
Le opere previste nell'APQ prospettano la creazione di un avamposto per ridurre la penetrazione del moto
ondoso all'interno dello specchio d'acqua ed il raggiungimento di profondità naturali maggiori in
corrispondenza dell'imboccatura portuale al fine di consentire l'ingresso di navi "feeder" di idonee dimensioni.
Per un totale complessivo di 125.736.524,98 euro.
Il progetto è stato realizzato in 8 anni, di cui 1 anno di progettazione e 7 di realizzazione che ha coinvolto
società del settore della progettazione.
136
Regione Liguria
Il progetto Metropolitana di Genova tratta De Ferrari-Brignole (stazione) nasce con l’obiettivo di affidare al
trasporto su ferro l’offerta prevalente di trasporto pubblico, sia nelle direttrici già servite dalla rete ferroviaria,
sia integrando il servizio ferroviario metropolitano con una linea riservata in sede propria, ad alta capacità, in
grado di raggiungere e servire l’area centrale della città. Il progetto garantisce un collegamento di tipo
metropolitano tra le 2 valli (Valpolcevera e Valbisagno) con il centro cittadino, con le 2 stazioni ferroviarie
principali (Principe e Brignole), con alcuni dei nodi tradizionali del traffico e del trasporto pubblico, nonché i
poli universitari e il terminal traghetti, sarà pertanto possibile riorganizzare la rete di superficie razionalizzando
i percorsi delle linee bus e un contenimento dei costi (7 Milioni euro anno).
2 Genesi del progetto
Uno dei principi ispiratori della progetto della linea metropolitana Brin - Brignole consiste nel riuso di strutture
già esistenti e non utilizzate (gallerie ferroviarie e tranviarie, ecc. ) ed in metodologie di scavo che riducano al
minimo l’ impatto sull’esterno (scavo a foro cieco a partire da pozzi di attacco del fronte di scavo); con ciò si
sono potute limitare il più possibile le ricadute negative della presenza dei cantieri su una realtà già critica
come quella genovese: in particolare si sono realizzati tre cantieri, di durata pari a quella dell’esecuzione dei
lavori, all’interno del parco dell’Acquasola, in piazza Brignole e sulla parte nord del rilevato ferroviario di
Brignole.
Le principali fasi progettuali sono state le seguenti:
> Il Comune di Genova ha affidato all'Ansaldo Trasporti S.p.A. la concessione per la progettazione esecutiva
e la costruzione del passante metropolitano della città di Genova, tratte Rivarolo – Principe e Principe –
Brignole. Sulla base di tale Disciplinare di Concessione si è proceduto ad affidare la progettazione e
l’esecuzione dei lavori relativi alla tratta De Ferrari – Brignole con un Atto Integrativo al suddetto
Disciplinare, approvato con Delibera G.C. n. 464 del 19.05.05, contenente le specifiche condizioni
contrattuali, tra cui il corrispettivo di concessione
> con Del. G.C. n. 663 del 29.03.94, il Comune ha approvato il Progetto di Massima delle tratte Canepari Brin, Principe - S.Giorgio, S.Giorgio - Brignole redatto ai sensi della legge 211/92 che prevede la completa
realizzazione delle stazioni Canepari, il completamento delle stazioni di Principe, Darsena, S.Giorgio, De
Ferrari e Brignole e la sola predisposizione delle opere in galleria delle stazioni Sarzano e Corvetto
> in data 30.03.94 il suddetto Progetto di Massima è stato inviato al Ministero dei Trasporti unitamente alla
documentazione tecnica e amministrativa
> Il C.I.P.E ha approvato, relativamente alla Metropolitana di Genova, tratte Brin - Canepari e Principe –
Brignole, un programma concernente un contributo finanziario pari a 256 miliardi di lire rispetto al costo
complessivo dell’opera stimato pari a 520 miliardi di lire, a valori marzo ’94
> Il Comune di Genova, con deliberazione di Giunta n. 1567 del 09.09.96, ha approvato il Progetto Esecutivo
della Metropolitana di Genova, tratte Brin - Canepari e Principe - Brignole ed il relativo piano di intervento
redatto nel rispetto di quanto previsto dalla legge 211/92
> Il Ministero dei Trasporti ha approvato in linea tecnico-economica il Progetto Esecutivo relativo al
completamente della linea metropolitana di Genova (tratte Brin - Canepari e Principe – Brignole) e con
Decreto Dirigenziale n. 338 del 06.05.97 della Direzione Centrale 5a, ha decretato il contributo ai sensi della
legge 211/92 per la realizzazione del completamento della linea metropolitana di Genova tratte Brin Canepari e Principe - Brignole per un importo di 256 miliardi di lire
> Il Comune di Genova, con lettera del Sindaco prot. n. 13905 del 12.10.98, ha inviato al Ministro dei Trasporti
una nota sui fabbisogni finanziari e le aspettative di finanziamento unitamente a un quadro aggiornato della
spesa prevista per il completamento della Metropolitana da Canepari a Brignole e per alcune opere
complementari e accessorie, quali l’ampliamento del deposito Dinegro, il collegamento tra stazione
metropolitana e ferroviaria a Principe etc.
137
Regione Liguria
> Il C.I.P.E con delibera del 19.11.98 ha elevato il contributo ex lege 211/92 di 256 miliardi di lire a 312 miliardi
di lire, pari al 60% del costo stimato dell’opera di 520 miliardi di lire
> con delibera del 21.04.99 ha deliberato un finanziamento aggiuntivo di 130 miliardi di lire da destinarsi alla
metropolitana di Genova, a fronte di un costo totale dell’opera di 752 miliardi di lire: pertanto, al fine di
usufruire dei suddetti finanziamenti, si è reso necessario ridefinire nella sua complessità il progetto
esecutivo della tratta Caricamento - Brignole e presentare al Ministero dei Trasporti il progetto esecutivo
così ridefinito includendo le opere in variante, aggiuntive e complementari
> Il Comune di Genova ha quindi trasmesso al Ministero dei Trasporti la variante, predisposta dalla
Concessionaria, al Progetto Esecutivo della tratta da Caricamento a Brignole, comprendente tra l’altro 10
nuovi veicoli di una nuova serie di 20 ritenuti necessari dal dimensionamento del parco rotabili verificato con
l’Esercente AMT in base alle fasi d’attivazione delle tratte da Canepari fino a Brignole, fornendo nel
contempo un quadro complessivo di spesa aggiornato relativamente sia alle opere facenti parte del
Progetto Esecutivo già approvato nel ‘96 sia alle opere ulteriori finanziate con del. CIPE
> Il Comune di Genova per fare fronte a tutte le criticità operative incontrate nel corso della realizzazione
dell’opera, tra le quali sono state prima elencate le principali, ha finora approvato sei varianti in corso
d’opera
> Il C.I.P.E, infine, con delibera n. 28 del 26/6/2009, ha approvato la rimodulazione dei contributi ex L. 211/92
richiesta dal Comune di Genova, per un ammontare complessivo di euro 75.753.731,02, da destinarsi al
cofinanziamento delle opere e forniture necessarie al completamento del contratto di concessione in
essere, tra le quali la presente opera
> La suddetta Commissione 1042/69, nella seduta del 2/3/2011, ha espresso parere favorevole definitivo in
linea tecnica ed economica alle varianti di linea e di stazione Brignole sopra elencate.
Il progetto è finalizzato al potenziamento delle prestazioni del trasporto pubblico in modo da consentire un
miglioramento di efficienza, di competitività e di interconnessione con altri modi di trasporto nell’ambito del
Comune di Genova, con l’Amministrazione comunale si prevede di assicurare un sistema coordinato ed
integrato capace di garantire il diritto dei cittadini alla mobilità e promuovere un equilibrato sviluppo
economico e sociale dell’intero territorio, concorrere alla salvaguardia dell’ambiente, alla riduzione dei
consumi energetici ed alla vivibilità delle aree urbane ed incentivare il riassetto organizzativo del sistema dei
trasporti pubblici locali in un’ottica di miglioramento qualitativo e quantitativo del servizio.
3 Piano di realizzazione del progetto
Breve storia della Metropolitana di Genova.
Nell’anno 1980 cominciò il processo di fatti e decisioni che portò alla definizione dei progetti ed all’avvio dei
veri e propri lavori di costruzione della metropolitana.
In quell’anno l’amministrazione comunale approvò un progetto di tramvia veloce destinata a collegare
Rivarolo con Principe passando per la vecchia galleria della Certosa.
La galleria dopo l’eliminazione dei tram veniva usata per il passaggio degli autobus, con conseguenti gravi
problemi dovuti all’inquinamento ed alla scarsa efficienza.
Il Comune pensò dunque di ripristinare il servizio tramviario, naturalmente con vetture nuove ed aggiornate.
Per motivi di riutilizzo delle infrastrutture esistenti, quindi di costo e di tempo, il servizio avrebbe dovuto
svolgersi, come prima, in sede promiscua, cioè, una volta fuori della galleria, sulle strade ordinarie.
Operativamente fu scelta la procedura della “Concessione” e questa fu affidata alla società Ansaldo Trasporti,
cui fu ordinata anche una prima serie di vetture; furono iniziati anche limitati lavori interni di adattamento della
galleria.
Ben presto, per rispondere alla sempre crescente domanda di mobilità, ci si orientò verso il cosiddetto
“passante di trasporto metropolitano”, da svolgersi con vetture simili ai tram, ma correnti in sede adatta e
completamente riservata.
138
Regione Liguria
Il passante avrebbe dovuto collegare, nei suoi punti terminali le stazioni ferroviarie di Rivarolo e Brignole con
la stazione ferroviaria di Principe nel tratto centrale.
Anche nella scelta del percorso cominciò allora a delinearsi quella che sarebbe diventata una delle
caratteristiche della metropolitana genovese, e cioè quella del riuso di strutture e infrastrutture già esistenti e
poco utilizzate, pur con i necessari, più o meno profondi adattamenti.
Con diversi studi sui trasporti, sulla mobilità e al Piano Regolatore, basati naturalmente su rilievi, indagini e
previsioni molto complesse sull’assetto urbano e sulle sue tendenze evolutive, si è andato delineando, anche
attraverso l’esame di alternative, il tracciato definitivo della metropolitana.
Stabilito il tracciato, è stato facile anche individuare le stazioni, poiché oltre ad essere ovviamente necessario
collegare le stazioni ferroviarie (Rivarolo, Principe e Brignole), occorreva servire i nodi tradizionali del traffico
e del trasporto pubblico (Dinegro, Caricamento, Corvetto), il centro cittadino (Piazza De Ferrari), il porto nelle
funzioni tradizionali e i contenitori delle grandi funzioni (i poli universitari di Balbi, in via di espansione alla
Darsena e quello di Sarzano, con il nuovo museo di Sant’Agostino e la Facoltà di Architettura).
Per quanto attiene in particolare la tratta De Ferrari – Brignole la stessa ha coinvolto, oltre l’amministrazione
del Comune di Genova, anche la Società RFI S.p.A. e la Società Poste Italiane per quanto attiene lo studio
dell’impiantistica di stazione Brignole, interessante aree ed edifici di proprietà delle Società suddette.
La progettazione articolata nelle varie fasi, preliminare, definitiva ed esecutiva risulta definita nel Settembre
1996 quando è stato approvato il progetto esecutivo relativo alle tratte Brin – Canepari e Principe – Brignole
(stazione Brignole sotterranea ubicata in via E. De Amicis).
Per quanto attiene in particolare lo sviluppo del progetto relativo alla tratta De Ferrari – Brignole (stazione
Brignole all’aperto, ubicata in corrispondenza degli ultimi due binari a monte del rilevato ferroviario) lo studio
del tracciato è stato completato nel corso del mese di giugno 2004.
Cronistoria dei lavori
1983
prima convenzione a cui seguì la concessione Rivarolo-Principe
1986
1° lotto di lavori Brin-Dinegro (2.600 mt e 2 stazioni)
1988
concessione Principe-Brignole
1989
a marzo consegna dei lavori della tratta Dinegro - Principe
1990
a marzo 1990 consegna lavori dello stralcio tratta Principe – Caricamento; completata tratta
Brin-Dinegro e aperta nel giugno 1990 in occasione dei mondiali di calcio.
1992
completamento e apertura all’esercizio della tratta Dinegro-Principe (660 m), a maggio, in
occasione dell’Expò Colombiana
1993
sospensione lavori
1994-1997
ripresa lavori stralcio tratta Principe-Caricamento
1998
consegna lavori completamento Principe-Caricamento-Grazie
2000
a luglio consegna lavori preliminari al G8 in Piazza De Ferrari; a ottobre consegna lavori
tratta Caricamento-Sarzano
2001
a febbraio consegna lavori tratta Sarzano - De Ferrari
2005
a luglio completamento e apertura all’esercizio della tratta Principe-Caricamento; a ottobre
consegna lavori tratta DeFerrari - Brignole
2006
a marzo completamento e apertura all’esercizio nella configurazione definitiva della tratta
Grazie – Sarzano – DeFerrari.
2010
a marzo sono stati consegnati i lavori di realizzazione dell’ampliamento del Deposito di
Dinegro con sovrastante parcheggio di interscambio
2012
a marzo è prevista l’ultimazione dei lavori e la relativa messa in esercizio della tratta
DeFerrari – Brignole
139
Regione Liguria
Fasi procedurali della progettazione e dei lavori di completamento della tratta Brin-Brignole
> Con delibera di Giunta Comunale nº 1567 in data 09.09.1996 è stato approvato ai fini delle procedure
previste dalla legge nº 211 del 26.02.1992, il progetto relativo alle tratte di linea metropolitana Brin –
Canepari, Principe – Caricamento e Caricamento – Brignole;
> Con delibera di Giunta Comunale n. 1228 in data 30.09.1999 è stata approvata l’attuazione all’originario
tracciato della metropolitana da Sarzano a Brignole con fermate intermedie a De Ferrari e Corvetto;
> Ansaldo STS S.p.A. ha sviluppato una variante al progetto preliminare della tratta di linea metropolitana De
Ferrari – Brignole che prevede la collocazione della stazione Brignole a livello del rilevato ferroviario, in
corrispondenza del palazzo delle Poste, come previsto nel nuovo Piano di Bacino del Torrente Bisagno, al
fine di realizzare un efficace interscambio col sistema di trasporto ferroviario che consenta il prolungamento
della linea metropolitana verso levante;
> Con deliberazione della G.C. n. 413 in data 20.05.04 il Comune di Genova ha espresso parere per
l’approvazione del progetto preliminare della tratta De Ferrari - Brignole e che tale progetto in data 27.05.04
è stato approvato in sede di Conferenza di Servizi ex art. 10 legge n. 340/2000 nella seduta deliberante
svoltasi in data 27 maggio 2004;
> Il progetto definitivo di un primo stralcio funzionale della metropolitana di Genova della stessa tratta è stato
presentato in sede di Conferenza di Servizi ex art.14 L.241/90 e s.m. ed i. nella seduta referente tenutasi in
data 01.10. 2004;
> Con deliberazione della G.C. nº 464 in data 19.05.2005 il Comune di Genova ha approvato l’atto integrativo
al disciplinare di concessione a specifica dell’esecuzione dei lavori relativi alla tratta De Ferrari - Brignole;
> Con deliberazione della G.C. nº 860 in data 30.08.2005 il Comune di Genova ha espresso parere
favorevole per l’approvazione del progetto definitivo di un primo stralcio funzionale della metropolitana tratta
De Ferrari - Brignole e che in data 31.08.05 tale progetto è stato approvato nella seduta deliberante di
Conferenza di Servizi ex art. 14 legge 241/90 e s.m.;
> In tale sede l’approvazione delle opere di stazione Brignole e stazione Corvetto unitamente alla camera di
ventilazione in largo San Giuseppe sono state rinviate (indicandone sulle tavole i relativi contorni) in quanto
le prescrizioni impartite dagli Enti aventi titolo e dai titolari di diritti reali sulle aree interessate dai lavori, non
avrebbero consentito l’approvazione del progetto completo dell’opera;
> È stato pertanto approvato un primo stralcio funzionale comprendente tutte le opere civili ed impiantistiche
della linea (dalla progressiva pari 6400 fino alla progressiva 7802), le opere strutturali del pozzo di cantiere
dell’Acquasola, quelle di stazione Corvetto non rinviabili al secondo lotto (galleria allargata), le opere civili ed
impiantistiche per la ventilazione e la messa in esercizio del 1 lotto contrattuale di cui alla delibera G.C. n.
464/05, le strutture del pozzo di piazza Brignole, le opere civili riguardanti la realizzazione della banchina
comune e della relativa impiantistica di risalita, il corridoio sottostante la banchina comune con accesso dal
prolungamento degli esistenti sottopassaggi della stazione ferroviaria di Genova Brignole;
> A completamento del primo stralcio funzionale delle tratta De Ferrari – Brignole, approvato in data
30.08.2005, sono stati altresì approvati i progetti di stazione Brignole e della camera di ventilazione in Largo
Lanfranco, per cui è stato espresso parere dal Comune di Genova rispettivamente con delibera di G.C. n.
506 in data 30.12.2008 e con delibera di G. C. n. 9 in data 16.01.2009, nella seduta deliberante di
Conferenza di Servizi del giorno 23.01.2009;
> In data 10/02/2009, con D.D. n. 2009/118.18.0./12, è stato rilasciato il provvedimento autorizzativo relativo
al progetto definitivo della camera di ventilazione in Largo Lanfranco, ed in data 10/02/2009, con D.D.
n.2009/118.18.0./13, è stato rilasciato il titolo abilitativo del progetto definitivo della Stazione Brignole;
> La C.A. oltre al perseguimento dell’obiettivo di minima, di cui alla deliberazione n. 81/2009, concernente
l’avvio dell’esercizio sulla tratta Brin-Brignole, senza la fermata intermedia di Corvetto e con una dotazione
minimale di materiale rotabile in misura adeguata a garantire il livello di servizio nei limiti delle condizioni di
sicurezza connessi con il grado di presunto affollamento di banchina, intende, in caso di reperimento di
ulteriori risorse, perseguire tra gli altri l’obiettivo del completamento di stazione Corvetto;
140
Regione Liguria
> È stato sottoscritto in data 03.03.2010 l’accordo quadro fra il Comune di Genova ed Ansaldo STS per la
ridefinizione dei contenuti tecnici ed economici del contratto di concessione in essere, di cui alla delibera di
G. C. n. 514 del giorno 30.12.2009;
> Per quanto attiene stazione Corvetto, la società concessionaria ha proceduto alla riprogettazione della
stazione della metropolitana di Corvetto per tenere conto delle prescrizioni e dei condizionamenti
manifestatisi in sede di Conferenza di Servizi sul progetto preliminare;
> Il progetto definitivo di stazione Corvetto è stato presentato in Conferenza di Servizi ex art. 14 della Legge
241/90 e s.m.e i. nella seduta referente del 09.11.2007 unitamente ai progetti definitivi di Stazione Brignole
e della camera di ventilazione in Largo Lanfranco, e approvato in data 14.01.2011
> L’approvazione del progetto di stazione in argomento consentirà pertanto la realizzazione di interventi
afferenti la Tratta De Ferrari – Brignole (1° fase dei lavori) nella maniera più aderente possibile con il
definitivo progetto di stazione Corvetto;
> Per consentire il ricovero degli ulteriori 7 veicoli si è provveduto alla progettazione dell’ampliamento del
Deposito di Dinegro con sovrastante parcheggio di interscambio ; il progetto è stato approvato in sede di
Conferenza dei servizi in data 23.05.2008.
> Con DD 2010-154.5.0.-3 del 10.03.2010 sono stati affidati i relativi lavori alla Concessionaria, consegnati in
data 19.03.2010.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Le principali criticità incontrate sono state le seguenti:
Cantiere Corvetto
Per la realizzazione di un pozzo di accesso alle gallerie di linea da scavare in corrispondenza del parco
dell’Acquasola, al fine di rispettare le prescrizioni impartite dai competenti organi di tutela dell’Ambiente e di
trovare un’intesa con le associazioni ambientaliste che hanno richiesto all’Amministrazione di evitare, per
quanto possibile, interventi impattanti con l’assetto vegetativo del parco, si è provveduto ad effettuare
numerosi adattamenti progettuali sia per restringere la superficie del pozzo di accesso alle gallerie, sia per
localizzare lo stesso nell’area possibilmente meno impattante.
Espropri degli esercizi commerciali di via SS. Giacomo e Filippo
Si è trattato, per la quasi totalità, di locali di proprietà del Comune di Genova e, in un caso, di un locale
facente riferimento alla società del Comune di Genova incaricata della vendita del patrimonio immobiliare.
Nonostante l’assenza formale di impedimenti, si sono incontrate alcune difficoltà nella messa in disponibilità
dei locali in argomento; ciò a motivo dell’impegno della C.A. volto ad evitare situazioni incresciose che
avrebbero portato alla mancanza di fonti certe di reddito per nuclei familiari e dipendenti delle ditte che
eserciscono le attività commerciali o artigianali ivi presenti; a tal fine i competenti uffici del Comune hanno
individuato soluzioni alternative allo sfratto ed hanno provveduto alla ricollocazione delle attività di cui trattasi.
Ritrovamenti archeologici
Durante l’esecuzione dello scavo relativo al pozzo di cantiere, la Soprintendenza ai BB.AA. ha richiesto di
documentare i ritrovamenti affioranti a varie riprese: in particolare, ad una profondità di scavo di circa 12
metri, è stato rinvenuto un tumulo sepolcrale, quasi interamente raso al suolo da lavori agricoli in epoca
romana; la tipologia della tomba ha suggerito la sua destinazione ad un personaggio di rango, forse un
principe, di origine etrusca.
141
Regione Liguria
Cantiere pozzo piazza Brignole
Ad una profondità di circa 2 metri dal piano di calpestio, è emersa una estesa porzione di viabilità minore
pavimentata a ciottolato ottocentesco, di cui si è resa necessaria la rimozione al fine di estendere le indagini a
residuali paramenti murari ascrivibili ad un convento di suore Brignoline datato intorno al 1600.
Approfondendo lo scavo, le indagini hanno permesso di documentare la presenza umana a Genova a partire
dal Neolitico medio (4800-4300 a.C.). Tali operazioni, unitamente a quelle effettuate nel cantiere Corvetto,
hanno causato la sospensione dei lavori dal 8/9/2006 al 31/10/2006.
Cantiere Brignole F.S.
L’uso da parte del Comune di parte degli immobili di proprietà R.F.I. è previsto dal Protocollo d’Intesa tra
R.F.I. S.p.A., Regione Liguria e Comune di Genova per l’utilizzo e la valorizzazione delle aree del Parco
ferroviario di Terralba, per il prolungamento della linea metropolitana di Genova tra Brignole e Stadio e tra
Brignole e l’ospedale di S. Martino.
Si sono svolte riunioni tecniche di approfondimento in ordine alla compatibilità, sia di cantierizzazione degli
interventi da parte di RFI e da parte del Comune, sia relative all’esercizio ferroviario e metropolitano.
In data 13/12/2006 è stata sottoscritta una Convenzione tra Comune, Concessionaria e RFI per la definizione
dei rapporti tecnico-economici in merito alla cantierizzazione di prima fase dei lavori relativi a tratta e stazione.
In data 13/5/2009 è stata sottoscritta una Convenzione tra Comune, Concessionaria e RFI per la disciplina
dei rapporti tecnico-economici e patrimoniali in merito alla disponibilità delle aree, la predisposizione dei
cantieri e delle relative vie di accesso, l’esecuzione delle opere di interesse sia del progetto della
metropolitana, sia del progetto di Potenziamento ferroviario tra Voltri e Brignole.
In particolare, si è reso necessario procedere allo spostamento di tutti gli impianti di interesse ferroviario e ad
una bonifica dei sedimi da inquinamento da idrocarburi nella porzione di sedime ferroviario interessata dal
presente intervento.
Definizione delle modalità d’uso da parte del Comune di parte degli immobili di proprietà delle Poste
Italiane
Sono state incontrate difficoltà durante la redazione del progetto di stazione Brignole e le conseguenti
approvazioni a causa del protrarsi delle trattative per l’acquisto del palazzo da parte di Comune e di ARTE; al
fine di minimizzare l’impatto, è stata approvata una variante progettuale che ha consentito di limitare la
necessità di disponibilità dell’edificio alla sola porzione di ponente dello stesso, necessaria alla realizzazione
dell’accesso nord del corpo di stazione metropolitana e ferroviaria.
Espropri degli esercizi commerciali del sottopasso di Borgo Incrociati
Si sono lungamente protratte le trattative per la ricollocazione di tali esercizi sia provvisoriamente in
prefabbricati da collocarsi su aree e spazi pubblici nei dintorni di stazione Brignole, sia in via definitiva
nell’ambito dei nuovi spazi che si verranno a creare alla confluenza dei sottopassi ferroviari con i percorsi di
accesso alla stazione metropolitana.
Problematiche relative alla chiusura del collegamento pedonale tra piazza Verdi e Borgo Incrociati
In sede di redazione del progetto costruttivo, la Concessionaria ha evidenziato la necessità di prevedere
l’intasamento provvisorio del tunnel di Borgo Incrociati; tale ipotesi non è stata giudicata percorribile dalla
competente Area 06 della Provincia, che ha prescritto interventi tesi a salvaguardare costantemente il
deflusso delle acque in caso di eventi alluvionali; è stata pertanto prevista una variante costruttiva
concernente sia la soluzione delle problematiche connesse alle interferenze tra le gallerie di linea e
l’ascensore collegante il tunnel di Borgo Incrociati con via Imperia, sia la messa in opera di una struttura di
irrigidimento in grado da un lato di garantire il deflusso delle acque, e dall’altro di sopportare i carichi connessi
con le fasi di avvio dello scavo della galleria di linea.
142
Regione Liguria
Tale soluzione, pur garantendo il deflusso delle acque, ha comportato tuttavia la chiusura temporanea al
transito pedonale del tunnel di Borgo Incrociati e la conseguente sospensione del servizio di ascensore
pubblico tra corso Montegrappa ed il tunnel stesso; tale modo di operare ha suscitato vivaci contestazioni da
parte dei numerosi fruitori di tali infrastrutture. La trattativa con i comitati organizzati di quartiere, per
determinare le soluzioni idonee a limitare il disagio con la minima spesa, si è protratta nel tempo; la trattativa
ha avuto comunque esito positivo e si sono attuati gli interventi concordemente individuati, e propedeutici alla
chiusura del tunnel ed all’avvio dei lavori veri e propri.
5 Successo del Progetto
Il progetto della tratta De Ferrari – Brignole ha come obiettivo ultimazione la realizzazione di un collegamento
di tipo metropolitano tra le due stazioni ferroviarie principali (Principe e Brignole) ed alcuni dei nodi tradizionali
del traffico e del trasporto pubblico (Val Polcevera, Dinegro, Darsena, Porto Antico, Sant’Agostino, De
Ferrari).
Ciò è previsto entro la fine del 2011: a quella data, da Brin sarà possibile raggiungere Brignole in tredici
minuti, e gli otto convogli in servizio garantiranno una capacità di trasporto di seimila passeggeri all’ora per
senso di marcia, con una frequenza di un treno ogni quattro minuti.
Sarà pertanto possibile riorganizzare la rete di superficie razionalizzando i percorsi delle linee bus e
contenendo i costi in modo significativo l’azienda esercente ha valutato i recuperi gestionali derivanti dalla
riorganizzazione suddetta intorno a 7 Meuro anno.
Particolarmente rilevanti le ricadute in termini di diminuzione dei tempi di percorrenza, di minor inquinamento,
di risposta ai bisogni di mobilità espressi dai cittadini.
6 Successo del Progetto
Gli elementi di successo del progetto poggiano su un'esemplare definizione delle necessità dell'oggetto di
appalto e un costante monitoraggio delle attività sul cantiere, nonché nella flessibilità delle amministrazioni
locali coinvolte nel guidare la realizzazione del progetto "in corsa", a causa di eventi esogeni imprevedibili,
meglio specificati nei precedenti paragrafi.
Foto dell'intervento
Foto dell'intervento
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Regione
Lombardia
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Regione
Lombardia
Le priorità perseguite
Nel mese di marzo del 1999 la Regione Lombardia ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di
Programma con la quale è stata avviata l’attuazione della politica per il riequilibrio economico e sociale
delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni di interesse comune, gli obiettivi
e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato attuazione in vari interventi ricompresi in Accordi
di Programma Quadro (APQ) nei settori Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del suolo, Sviluppo locale, Beni
culturali, Aree Urbane, Società dell’informazione e Ricerca.
L’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la volontà delle
Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al perseguimento
degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione comunitaria, statale e
regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle
coperture finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Lombardia ha programmato in meno di un decennio investimenti per 359 milioni di euro di
risorse FAS, con i quali sono stati avviati 21 APQ comprendenti circa 400 interventi nei diversi settori
individuati. Il maggior numero di interventi è concentrato nei settori: Difesa del suolo (268 interventi per
risorse assegnate pari a circa 72 milioni di euro ), Sviluppo Locale (130 interventi per risorse assegnate
pari a circa 69 milioni di euro), mentre i progetti di maggior peso economico riguardano il settore Mobilità
per il quale citiamo l’acquisto di nuovi treni "TSR" per il servizio ferroviario regionale (circa 155 milioni di
euro).
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. A tal fine
sono stati realizzati numerosi progetti tra i quali citiamo:
> Progetto SITI: Sistema informativo Territoriale Integrato per la gestione dei servizi
> Consolidamento versanti e regimazione delle acque a difesa degli abitati e della ferrovia Brescia Edolo,
n. 4 lotti
> Restauro, adeguamento funzionale e valorizzazione dell’Abbazia di San Benedetto Po in Polirone
> Acquisto nuovi treni "TSR" per il servizio ferroviario regionale
145
Regione
Lombardia
> Progetto “Interfaccia Fascio Paziente” che si inserisce nel progetto generale di realizzazione del Centro
Nazionale di Adroterapia Oncologica.
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio 3 degli interventi sopraelencati, perché
rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Lombardia e l’Amministrazione centrale. La presente pubblicazione offre alla Regione l’opportunità di
comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state
investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
146
Regione Lombardia
Provincia:
Sondrio
Comune:
Comunità Montana
Valtellina di Tirano e Comunità
Montana Valtellina di Sondrio
Titolo intervento:
Valtellina – Sistema
Informativo Territoriale
Integrato per la Gestione di
Servizi (Comunità Montana
di Tirano e Comunità
Montana di Sondrio)
Soggetto attuatore:
Comunità Montana Valtellina di Tirano e
Comunità Montana Valtellina di Sondrio
Valore dell’opera:
3.590.840,00 euro di cui valore FAS 2.199.416,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
31/12/2008
1 Sintesi del progetto
L’Intervento è stato finanziato con risorse statali (CIPE) a completamento di attività già realizzate e/o in corso,
finanziate con fondi propri e regionali (Accordo di Programma Quadro in materia di società dell’informazione
nella Regione Lombardia – Intervento SI02).
Le risorse FAS, pari a 2.199.416,58 euro, sono state erogate in due anni, nel 2004 (309.400 euro) e nel 2005
(1.890.016,58 euro).
Gli obiettivi del Progetto sono riassumibili nel:
> Attuare l’integrazione e l’interoperabilità dell’intero patrimonio informativo degli enti coinvolti
> Disporre di un sistema di banche dati territoriali aggiornate e congruenti tra loro
> Fornire un sistema di servizi integrato al riferimento territoriale e di consentire alle amministrazioni e ai
cittadini di usufruire con facilità di tali informazioni e dei servizi collegati.
Il progetto è stato completato in 2 anni.
Per mettere a punto un Sistema Informativo Territoriale integrato in un Sistema Informativo Sovracomunale
(SISCoTEL) si sono dovuti realizzare i seguenti 13 interventi:
> Sistema Informativo Sovracomunale
> Database cartografico multiscala
> Digitalizzazione mappe catastali e informatizzazione P.R.G.
> Rilievo Reti Tecnologiche Comunali e strutturazione dei dati in formato DB cartografico
> Realizzazione Sistema Informativo Territoriale Comunale (Hw, Sw e formazione) per la gestione della
cartografia Comunale (catasto, PRG, reti tecnologiche, aerofotogrammetria)
> Digitalizzazione Piani di Protezione Civile Comunali e acquisizione software centralizzato per la gestione
delle emergenze.
> Realizzazione del Centro Servizi Sovracomunale
147
Regione Lombardia
> Sperimentazione per la realizzazione della cartografia Unica
> Sviluppo di metodologie informatiche atte alla valutazione del rischio
> Sviluppo e ampliamento del Sistema Informativo Sovracomunale
> Rilievo dei sentieri, produzione di guida escursionistica e di CD interattivo
> Licenza d'uso del prodotto Terraitaly™it 2003 NR Ortofoto digitale
> Inserimento in mappa di piste forestali o strade comunali non accatastate
E’ stato realizzato un centro sistema presso la CM dove risiedono le banche dati dei Comuni e la logica per la
loro gestione e protezione e una rete di connettività privata a banda larga con tecnologia wireless con banda
garantita di 10 Mb/sec. L'erogazione dei servizi avviene mediante applicativi fruiti in modalità web dagli
operatori dei Comuni e dai cittadini, cioè con l’uso di un browser internet, senza la necessità di plugin
aggiuntivi o di software installati localmente sulla postazione dell’utente.
Il Sistema Informativo Sovracomunale gestisce gli applicativi relativi ai principali servizi comunali: protocollo,
workflow, demografici, contabilità, personale, polizia municipale, tributi, pratiche edilizie, protezione civile,
portale sovracomunale e Sistema Informativo Territoriale Integrato.
2 Genesi del progetto
Questo progetto è nato dalla necessità di dotarsi di un più ampio quadro di riferimento organizzativo e
tecnologico degli attori in gioco in grado di velocizzare la diffusione dei servizi di e-Government.
La logica principale è rendere il cittadino sempre più un soggetto che interagisce attivamente con le PA a tutti
i livelli offrendo servizi sempre più accessibili, trasparenti e "in tempo reale".
Inoltre, tale progetto rientra pienamente nel processo di evoluzione della PA, che proprio in questi anni si
trova ad affrontare un profondo processo di rinnovamento basato sull’informatizzazione di tutti gli archivi
cartacei e sulla automatizzazione dei processi burocratici.
Si è consolidato quindi un modello di riferimento per i processi di diffusione dei servizi di e-government basato
sulla cooperazione tra ruoli diversi e complementari di:
> Back-office: fornitori di servizio
> Middle-office: concentratori di servizio
> Front-office: erogatori di servizio
Pertanto, grazie alla costituzione di un centro sistema, si sono raggiunti gli obiettivi sopra menzionati
centralizzando presso la sede della CM di Tirano la produttività individuale, gli applicativi, le basi dati ed i
servizi di comunicazione, abbandonando progressivamente le funzioni svolte localmente dalle singole reti
client/server dei Comuni.
3 Piano di realizzazione del progetto
Per l’attivazione del SITI è stato necessario disporre di un sistema di banche dati territoriali aggiornate e
congruenti tra loro. Per l’intero territorio interessato, si è pertanto proceduto a:
> Realizzare un database topografico multiscala
> Digitalizzare le mappe catastali
> Rilevare i punti fiduciali
> Digitalizzare i PRG e il rilievo delle reti tecnologiche del sottosuolo (approvvigionamento e smaltimento
acque).
148
Regione Lombardia
Alcune tematiche della banca dati territoriale (limiti amministrativi, ortofoto, stradario, numeri civici, copertura
suolo, idrografia, infrastrutture, edificato, mosaico informatizzato degli strumenti urbanistici, vincoli, mappe
catastali) sono consultabili ed interrogabili dalle amministrazioni, dalle imprese e dai cittadini mediante
l’accesso al Portale GIS pubblico. Dallo stesso portale è possibile scaricare nei principali formati di uso
comune (pdf, tif, ecw o dwg) la cartografia tecnica prodotta dalla CM in scala 1:25.000 e 1:10.000 come
prodotto derivato dal DB Topografico, così come la cartografia geoambientale e i PRG/PGT dei comuni. Le
Amministrazioni pubbliche hanno inoltre accesso riservato a specifici moduli webgis di consultazione,
gestione ed aggiornamento delle proprie banche dati territoriali (PRG, PGT, DB Topografico, Stradario, ecc).
Sia il Portale GIS pubblico che i moduli webgis di accesso riservato ai Comuni sono stati realizzati utilizzando
esclusivamente prodotti open source appositamente adattati alle esigenze degli Uffici. Il fulcro di tutto il
sistema operativo è il geodatabase basato su Postgres e sul modulo spaziale PostGIS. Al geodatabase
unico, all’interno del quale è salvata l’intera banca dati territoriale sia per la parte di attributi che per la parte
geometrica, accedono, con differenti permessi, gli utenti pubblici e privati. Questa soluzione consente agli
operatori della CM e dei Comuni di consultare e mantenere aggiornate, utilizzando applicativi GIS e CAD
desktop open source o commerciali e specifici moduli WebGIS, le banche dati di competenza che sono
simultaneamente accessibili da tutti gli altri utenti sia pubblici che privati.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
La principale criticità è consistita nel condividere con le amministrazioni degli enti coinvolti la riorganizzazione
dei processi organizzativi e gestionali.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il Sistema Informativo Territoriale Integrato rappresenta un servizio innovativo e di qualità per amministrazioni,
imprese e cittadini, grazie a:
> Un’infrastruttura tecnologica efficiente
> Un sistema di servizi integrato al riferimento territoriale
> Una banca dati territoriale aggiornata e completa
> Una razionalizzazione dei processi operativi
> Una totale interoperatività tra i sistemi e le banche dati
6 Successo del Progetto
Il fulcro di tutto il sistema operativo è il geodatabase basato su Postgres e sul modulo spaziale PostGIS.
All’interno del geodatabase è salvata l’intera banca dati territoriale, sia per la parte di attributi che per la parte
geometrica, accedono, attraverso interfaccia WebGIS o servizi OGC, utenti pubblici e privati, con diversi livelli
di accesso.
I principali motivi per definire quello sopra descritto un progetto esemplare sono:
> L’accentramento presso il centro sistema della Comunità Montana di tutte le banche dati dei Comuni e la
logica per la loro gestione e protezione
> La possibilità di accedere direttamente al geodatabase centrale ed al server cartografico MapServer sia con
applicativi desktop che con applicativi Web
> La disponibilità di una rete di connettività privata a banda larga con tecnologia wireless con banda garantita
di 10 Mb/sec
149
Regione Lombardia
> L’erogazione dei servizi mediante moduli applicativi facilmente consultabili dalle amministrazioni, dai
professionisti e dai cittadini accedendo ai portali sovracomunali all’indirizzo www.cmtirano.so.it e, cioè con il
semplice uso di un browser internet, senza la necessità di plugin aggiuntivi o di software installati
localmente sulla postazione dell’utente
> La disponibilità di banche dati territoriali aggiornate e congruenti tra loro (DB Topografico, stradario, numeri
civici, mappe catastali, mosaico informatizzato degli strumenti urbanistici, vincoli, PRG PGT, Ortofoto,
sottoservizi)
> L’utilizzo di software di base e strumenti gestionali (Back-office) volti alla gestione dei dati geografici open
source, adattati alle esigenze degli Uffici della Comunità Montana e dei Comuni.
Centro sistema presso la Comunità Montana
Valtellina di Tirano
Schema banca dati PostGIS
Homepage webgis sovracomunale
Esempio di rappresentazione banca dati
150
Regione Lombardia
Provincia:
Brescia
Comune:
Malonno e Sonico
Soggetto attuatore:
Ferrovie Nord
Titolo intervento:
Malonno e Sonico –
Consolidamento versanti e
regimazione delle acque a
difesa degli abitanti e della
ferrovia Brescia Edolo
Valore dell’opera:
2.760.462,98 euro di cui valore FAS 2.760.462,98
euro
Data effettiva entrata in funzione:
Giugno 2004
1 Sintesi del progetto
Il Progetto fa parte dell’APQ AL Alluvione 2000 ed ha un costo di 2.760.462,98 euro, interamente finanziato
con fondi FAS.
Il Progetto si è sviluppato su 4 interventi finalizzati al consolidamento dei versanti, anche attraverso la
regimazione delle acque meteoriche, al fine di garantire la sicurezza e la salvaguardia della linea ferroviaria
tratto Iseo – Edolo e delle abitazioni circostanti. Nel dettaglio:
> Consolidamento versanti in località Forno Allione, Comune di Malonno
> Consolidamento versanti e regimazione delle acque superficiali nel tratto a Monte di Lava in Comune di
Malonno (1° e 2° stralcio)
> Consolidamento versanti frazione Miravalle, in Comune di Malonno
> Consolidamento versanti località frana in Comune di Sonico
Tutti gli interventi sono stati realizzati e completati in un periodo compreso tra il 06/09/02 e il 02/06/04, e per
rispettare le tempistiche previste si è provveduto a realizzare i lavori nelle ore notturne per mantenere in
esercizio la ferrovia e a creare delle piste di cantiere per raggiungere le zone di lavoro altrimenti inaccessibili.
2 Genesi del progetto
Durante gli eventi alluvionali dell’autunno/inverno 2000, lungo la Linea Ferroviaria Brescia–Iseo–Edolo, nei
territori comunali di Malonno e Sonico - Provincia di Brescia, si registrarono fenomeni di dissesto di vario
genere che determinarono una condizione di imminente pericolosità per la stessa linea ferroviaria.
151
Regione Lombardia
Nel tratto tra le stazioni di Forno d’Allione e Malonno, si verificò un abbassamento della sede ferroviaria
dovuto all’azione erosiva al piede del Fiume Oglio, sul quale alveo si colloca la ferrovia. La linea ferroviaria si
sviluppa nel tratto medio inferiore, ad una quota di 16 m dal fondo alveo della scarpata di erosione del fiume
Oglio, che ha un’altezza complessiva di 90 m. Sulla parte superiore della scarpata sono attivi numerosi
fenomeni superficiali che coinvolgono i depositi di copertura, dando luogo a colate detritiche.
Sul versante a monte della Linea Ferroviaria Brescia-Iseo-Edolo, nel tratto compreso nell’abitato di Lava, si
verificarono scivolamenti della coltre detritica superficiale coinvolgendo alcune decine di metri cubi di
materiale che riversarono sulla sede ferroviaria.
Nel tratto di ferrovia ricadente nel territorio comunale di Malonno, a monte della località Miravalle, si verificò
un crollo di blocchi rocciosi del volume di circa 2 mc, che raggiunse le abitazioni poste immediatamente a
monte della linea ferroviaria. A seguito dei sopralluoghi dei tecnici incaricati furono rivelate condizioni
morfologiche tali da ritenere elevato il pericolo di ulteriori crolli e lo scivolamento in massa di consistenti
volumi detritici.
Nel territorio comunale di Sonico nella località Mollo, una frana di scivolamento superficiale invase la sede
ferroviaria in corrispondenza della progressiva km 71+500.
Prima della progettazione degli interventi furono condotti, nel mese di giugno 2001, indagini geologiche
(sondaggi geognostici a carotaggio continuo) e rilievi topografici. Inoltre fu installato un sistema di
monitoraggio (costituito da un inclinometro e da un piezometro) per la definizione delle soglie di pioggia
considerate d’innesco di ulteriori scivolamenti.
Per l’approvazione del progetto fu necessaria una conferenza dei servizi sull’Ordinanza Ministeriale n.
3090/2000 sui progetti definitivi-esecutivi.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione dell’intero progetto è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali che hanno previsto un
accurato studio del territorio regionale, attraverso dei sopralluoghi, rilievi topografici di dettaglio, lo studio
geofisico e il monitoraggio delle piogge, tramite i quali è stato possibile effettuare la progettazione delle
attività e la stima delle tempistiche necessarie al completamento dell’opera.
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle seguenti fasi:
> Studio geologico e rilievi topografici effettuati nel mese di giugno 2001
> Progettazione: la progettazione preliminare e definitiva-esecutiva dei quattro interventi è avvenuta nel
periodo compreso tra settembre 2001 e giugno 2002.
> Esecuzione dei lavori:
1. Consolidamento versanti in località Forno Allione, Comune di Malonno.
– Una scogliera alla base del versante provvista di sottofondazione (berma);
– Il ripristino del tratto di scarpata compresa fra la linea ferroviaria e l’alveo;
– Una berlinese tirantata a partire dal piano della ferrovia;
– Lungo il versante a monte della ferrovia è stato realizzato un tratto di rete paramassi ed il ripristino di
un tratto di muro di contenimento lesionato;
– La regimazione delle acque di deflusso superficiale prodotta sia dagli apporti meteorici che dagli
afflussi alle emergenze idriche localizzate;
– Una pista che, una volta terminato il lavoro, è stata smantellata ripristinando lo stato precedente dei
luoghi
– I lavori oggetto di variante sono:
- Il prolungamento della berlinese e della scogliera
- I monitoraggi della tensione dei tiranti
- Il ripristino della strada di collegamento alla scogliera
152
Regione Lombardia
2. Consolidamento versanti e regimazione delle acque superficiali nel tratto a Monte di Lava in Comune di
Malonno (1° stralcio). I lavori sono iniziati il 6 settembre 2002 e terminati il 30 novembre 2003, con una
proroga di 270 giorni per lavori aggiuntivi approvati con perizia di variante, ad opera dell’impresa Beton
Camuna S.p.A.. I lavori realizzati sono stati suddivisi per settore omogeneo di intervento:
– SETTORE 1: tratto di strada comunale per Loritto:
- Opere di captazione delle emergenze idriche a monte della strada
- Canaletta di drenaggio lungo la sede stradale
- Opere di immissione a valle (tombotti)
– SETTORE 2 tratto di versante compreso fra la strada comunale e la Linea Ferroviaria:
- Definizione delle linee drenanti e realizzazione reticolo di canalette
- Ripristino ed adeguamento delle opere di terrazzamento esistenti
- Captazione emergenze idriche localizzate, ripristino accessi al versante.
– SETTORE 3 tratto di linea ferroviaria con scarpate a monte ed a valle:
- Disgaggio e scoronamento delle scarpate a monte della ferrovia
- Taglio vegetazione
- Ripristino muretti a secco
- Adeguamento dei sistemi drenanti (tombotti, raccolta acque, canalette)
- Ripristino settori direttamente coinvolti dagli scivolamenti superficiali.
– I lavori oggetto di variante consistono in:
- Rifacimento di un muro esistente con allargamento della strada per Loritto
- Rifacimenti di alcuni tratti di muro
- Sostituzione di tipologia di canalette di drenaggio
- Realizzazione di piste di cantiere, realizzazione di una palizzata a valle della ferrovia.
3. Consolidamento versanti e regimazione delle acque superficiali nel tratto a Monte di Lava in Comune di
Malonno (2° stralcio). I lavori sono iniziati il 9 aprile 2003 e terminati il 2 giugno 2004, con una proroga di
180 giorni per lavori aggiuntivi approvati con perizia di variante, ad opera dell’Impresa PGS Asfalti S.r.l.
Il progetto ha affrontato il problema della raccolta e smaltimento delle acque provenienti dal versante,
attraverso la rete di drenaggio realizzata nel 1°stralcio. Gli interventi ultimati sono i seguenti:
– Realizzazione di attraversamenti della sede ferroviaria per i canali provenienti da monte
– Realizzazione di canalette che a partire dagli attraversamenti sopra citati, recapitano a valle le acque
– Realizzazione di tratti di canale intubati
– Adeguamento della sezione dell’Ogliolo al recepimento ed allo smaltimento delle acque ricevute dai
nuovi canali.
– I lavori oggetto di variante consistono in:
- Messa in sicurezza del tracciato ferroviario mediante il disgaggio da massi pericolanti e pulizia della
scarpata a monte del binario, posa di rete in aderenza, chiodature puntuali
- Realizzazione di nuove canalette
- Sostituzione di alcune tipologie di tubazione o di collettori per consentire una migliore efficienza
idraulica in relazione alle pendenze reali
- Realizzazione di un numero maggiore di attraversamenti.
4. Consolidamento versanti frazione Miravalle, in Comune di Malonno.
I lavori sono iniziati il 14 ottobre 2002 e terminati il 29 luglio 2003, con una proroga di 170 giorni per
lavori aggiuntivi approvati con perizia di variante, ad opera dell’Impresa Sofia Edil Sonico S.n.c..
Sono state realizzati i seguenti interventi:
– Opere di disgaggio preventivo lungo l’orlo superiore di frana
– Un vallo con rete paramassi in testa a monte della strada. L’estensione dell’opera è tale da coprire
l’intero tratto di versante indicato come zona di transito dei blocchi rocciosi.
– Adeguamento della rete di drenaggio delle acque superficiali.
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Regione Lombardia
– I lavori oggetto di variante consistono in:
- Allargamento della strada
- Nuova tipologia di canaletta costituita da un tubo di tipo “finsider” rivestito in legname di castagno
- Cordolo di rinforzo fondato su pali trivellati e iniettati da posizionare al piede delle terre armate
- L’asfaltatura del tratto di strada allargato e di un tratto della strada che porta al cantiere e serve la
frazione di Miravalle
- Protezione in aderenza con rete metallica e rinverdimento con biostuoia e idrosemina al fine di
sostenere il versante a tergo delle terre armate
- Prolungamento della rete paramassi oltre il vallo; pavimentazione della pista di cantiere in
calcestruzzo
- Nuovo tratto di muro in pietrame e calcestruzzo al fine di sostenere il versante a monte del tornante
prossimo all’area di cantiere.
5. Consolidamento versanti località Frana in Comune di Sonico
I lavori di realizzazione dell’opera sono iniziati il 14 ottobre 2002 e terminati il 10 novembre 2003, con
una proroga di 244 giorni per lavori aggiuntivi approvati con perizia di variante, ad opera dell’Impresa
Sofia Edil Sonico S.n.c..
Sono state realizzate le seguenti tipologie d’intervento atte a ridurre i fattori destabilizzanti i versanti,
distinti a seconda della funzione legata al consolidamento superficiale o profondo:
– Per le frane superficiali, interventi di drenaggio e convogliamento delle acque superficiali, nonché la
realizzazione di opere di sostegno quali gabbionate o palificate e la ricostituzione del manto di
copertura vegetale
– Per le frane profonde, interventi di drenaggio delle acque di falda da eseguirsi con l’utilizzo di dreni
suborizzontali e trincee drenanti
– Per contrastare le spinte del pendio, opere di sostegno quali berlinesi.
– I lavori oggetto di variante, consistono in provvedimenti urgenti che si sono resi necessari per la
riapertura della ferrovia comprendenti:
- La demolizione e la rimozione di blocchi pericolanti
- La pulizia della canaletta esistente ed il relativo tombotto che passa sotto il sedime ferroviario
- La rimozione del detrito dovuto alla colata di fango
- L’esecuzione di un’opera provvisoria a protezione da un’eventuale colata di fango
- Formazione piste di cantiere per realizzazione berlinesi
- Monitoraggio delle condizioni di tensione dei tiranti.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
La tipologia dei lavori necessari per il ripristino della stabilità dei versanti e per la messa in sicurezza della
linea ferroviaria, nonché delle aree circostanti, non sempre permette di quantificare in maniera precisa in
sede di progettazione gli interventi da realizzare. In particolare le opere aggiunte in variante riguardano
soprattutto una maggior estensione delle singole lavorazioni (ad esempio la particolare condizione geologica
del versante a monte della ferrovia ha reso necessario un prolungamento delle opere di sostegno già previste
a progetto per garantirne la stabilità) e il ripristino ambientale dei luoghi.
A queste criticità la direzione dei lavori ha fatto fronte predisponendo delle varianti che hanno comportato un
aumento dei tempi di ultimazione dei lavori ma non un aumento della spesa, grazie ai ribassi d’asta e agli
imprevisti contenuti all’interno del quadro economico di progetto.
154
Regione Lombardia
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Gli interventi eseguiti sul territorio comunale di Malonno e Sonico hanno portato notevoli benefici in termini di
stabilizzazione dei fenomeni franosi dei versanti e di regimazione delle acque meteoriche. Il risultato previsto
dal progetto è stato raggiunto e la linea ferroviaria è stata messa in sicurezza, così come gli abitati circostanti.
Le opere realizzate sono in gran parte opere di ingegneria naturalistica e si integrano perfettamente nel
contesto ambientale.
6 Successo del Progetto
Il progetto analizzato può essere ritenuto un successo sia dal punto di vista tecnico che ambientale. Il
raggiungimento degli obiettivi tecnici definiti in fase di progettazione è testimoniato dal fatto che, nelle aree
dove sono stati realizzati gli interventi, non ci siano più stati dissesti nonostante si siano verificati più volte
eventi meteorologici di intensità pari a quelli che avevano determinato i fenomeni franosi.
Dal punto di vista ambientale gli interventi si integrano perfettamente con l’ambiente circostante e la loro
presenza non è impattante.
Foto pre intervento - Lava 2° stralcio
Foto pre intervento - Miravalle
Foto post intervento - Lava 2° stralcio
Foto post intervento - Miravalle
155
Regione Lombardia
Provincia:
Mantova
Comune:
S. Benedetto Po
Soggetto attuatore:
Comune di S. Benedetto Po
Titolo intervento:
San Benedetto Po
(Mantova) – Restauro,
adeguamento funzionale e
valorizzazione dell’Abbazia
Valore dell’opera:
9.865.401,25 euro di cui valore FAS 2.540.000,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
Il Museo civico Polironiano, insediato all’interno
degli edifici monastici, è stato inaugurato il 2
ottobre 2009. Gli altri interventi previsti nell’AdPQ
sono in corso
1 Sintesi del progetto
L’intervento è inserito nell’Accordo di Programma Quadro per i Beni Culturali – II Atto Integrativo sottoscritto il
26 luglio 2005 dalla Regione Lombardia, dal Ministero Beni e Attività Culturali e dal Ministero per lo Sviluppo
Economico.
Il monastero benedettino di San Benedetto Po in Polirone venne fondato intorno all’anno Mille da Tebaldo di
Canossa, avo della famosa contessa Matilde. Polirone è il nome attribuito all’isola esistente a quell’epoca,
derivante dai due corsi d’acqua da cui era circondata: il Po e il Lirone. Nel 1077 il Monastero di S. Benedetto
Po venne posto sotto la giurisdizione spirituale del grande monastero di Cluny, in Borgogna, subendone
notevolmente l’influsso.
Ciò che si è realizzato attraverso questo intervento può essere suddiviso nei seguenti lotti:
> Complesso degli edifici monastici: l’ex Infermeria Monastica, il Refettorio, il Museo dell’Abbazia, il
Chiostro di San Benedetto, il Chiostro di San Simeone con l’attigua Sala capitolare e il Chiostro degli Abati
> Campanile di San Floriano
> Basilica di Giulio Romano con la casa canonica e l’attiguo campanile
> Spazi aperti di pertinenza, comprensivi di area di sosta, Piazza Teofilo Folengo e Piazza Matilde di
Canossa
Al fine di rivitalizzare l’intero complesso monastico sono state individuate le seguenti destinazioni d’uso:
> Riapertura e funzionamento del Museo Civico Polironiano, con estensione delle sezioni sulla storia
dell’Abbazia e sulla civiltà rurale;
> Biblioteca specializzata, con sale per attività didattica;
> Esposizioni di raccolte di arte contemporanea;
156
Regione Lombardia
> Centro di Documentazione e Storia delle Bonifiche dell’area padana, con l’esposizione al pubblico di alcune
collezioni;
> Struttura di ospitalità nell’Infermeria Grande.
I lavori sono iniziati nel 2005 e attualmente gli interventi già completati sono:
> Struttura di accoglienza all’interno dell’Infermeria Monastica
> Completamento restauro ex Infermeria Monastica
> Restauro del Refettorio
> Riallestimento del Museo dell’Abbazia nel Refettorio
> Restauro del Chiostro di San Benedetto
> Altri interventi di restauro e consolidamento
> Consolidamento statico della Sala Capitolare
> Eliminazione delle barriere architettoniche
> Messa a norma degli impianti del Museo Civico
> Restauro degli affreschi del Chiostro di San Simeone
> Indagini e ricerche sugli edifici monastici
> Progettazione fino alla fase definitiva dell’intervento di restauro e adeguamento impiantistico
> Ampliamento spazi espositivi museo dell’Abbazia
> Studio del modello gestionale
> Ricerche e diagnostica finalizzate alla conoscenza e valorizzazione complesso monastico e sue relazioni
con il territorio
> Realizzazione lavori restauro e adeguamento impiantistico
> Completamento opere strutturali
> Lavori di riqualificazione delle piazze Folengo e Canossa.
A completamento dell’intervento è stato realizzato il progetto denominato “S. Benedetto Po e il territorio delle
bonifiche, concernente studi e ricerche finalizzati alla realizzazione di un Centro di Studi territoriali e di
valorizzazione dell’area del Po”, finanziato in tre fasi con i fondi delibera CIPE n. 36/2002.4.4 ( fase I) e poi
delibera CIPE 17/2003.4.2 (fasi II e III).
L’obiettivo è stato quello di fornire una conoscenza il più possibile completa e articolata di un luogo quale
l’Oltrepò Mantovano che si differenzia in area lombarda per peculiarità ambientale e per i processi di
trasformazione dovuti agli interventi di bonifica.
E’ stato realizzato un database cartografico, Sistema Informativo Geografico (GIS), che raccoglie,
sistematizza e cataloga la documentazione della Direzione Regionale, degli Archivi, degli Enti pubblici
territoriali e i materiali di esperti di professionalità specifiche, consentendo la localizzazione georeferenziata di
ogni “dato” nel Sistema. La disponibilità di programmi informatici, che rendono possibile associare alla base
cartografica banche dati, testi e immagini, ha permesso soluzioni adeguate per la concretizzazione di tale
Sistema.
Si è così ideato un archivio informatizzato che, oltre alla documentazione catalogata, può essere
implementato e aggiornato costantemente dalla Direzione Regionale. Inoltre, tale database cartografico offre
la possibilità di interfacciare i dati inseriti in altri sistemi analoghi (esempio: Sistema Informativo Regionale,
Sistema Informativo Beni Ambientali della Regione Lombardia, Sistema Informativo per la Bonifica ,
l’Irrigazione e il Territorio Rurale, etc.).
157
Regione Lombardia
2 Genesi del progetto
Il restauro del complesso di San Benedetto Po in Polirone trova il suo valore da un punto di vista
architettonico con il collegamento con la figura di Matilde di Canossa, con la valorizzazione dell’area del Po e
la valorizzazione della figura di S. Benedetto in Polirone – di cui è stato celebrato il millenario con molteplici
iniziative ed eventi nel 2007.
Tutto ciò ha portato ad un incremento della fruizione turistica, anche attraverso la creazione di specifici
percorsi didattici e di visita e il collegamento con le scuole, presso le quali è stata divulgata la conoscenza del
complesso e la sua importanza storica/architettonica/naturalistica e ambientale.
Con la completa apertura al pubblico del Museo civico, si amplia il percorso di visita e, conseguentemente,
anche il flusso turistico culturale, religioso e scolastico, risorsa indubbia per il territorio di San Benedetto Po.
Fondato nel 1977, il Museo Civico Polironiano di San Benedetto Po è uno dei maggiori musei etnografici
d'Italia. Con oltre 13.000 oggetti costituisce un importante documento storico e propone un recupero delle
testimonianze, materiali e immateriali, specifiche dell’area di riferimento del Museo: la pianura fluviale solcata
dal Po, adagiata tra le Prealpi e l’Appennino Tosco-Emiliano.
Oggi quello che si visita è il nuovo allestimento inaugurato il 2 ottobre 2009 che si trova nei suggestivi piani
superiori del complesso monastico.
La prima parte, già allestita, (sezioni dalla 1 alla 15) è dedicata alla cultura materiale e alla società rurale;
mentre per la seconda (sezioni dalla 16 alla 24), riservata alla magia, alla religione popolare, alle leggende
locali e alle espressioni artistiche del mondo padano, il completamento dei lavori è previsto per maggio 2011.
Di notevole interesse anche la collezione storico-archeologica del Museo, attualmente esposta nei
seminterrati dell’ex refettorio monastico. La collezione comprende: materiali fittili, lapidei e ceramiche
conventuali, recuperati durante le campagne di scavo.
Un’altra importante collezione è quella degli antichi carri agricoli reggiano–modenesi che si trova nei
seminterrati dell’ex infermeria monastica.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali che hanno previsto un accurato
studio del territorio regionale, attraverso dei sopralluoghi e uno studio geofisico. Grazie agli esiti di tali studi, è
stato possibile effettuare la progettazione delle attività e la stima delle tempistiche necessarie al
completamento dell’opera.
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle seguenti fasi:
> Studi e fasi di progettazione: la progettazione definitiva dell’intervento è stata approvata il 15/05/2004,
mentre la progettazione esecutiva è stata approvata il 26/11/2005.
> Esecuzione dei lavori: i lavori di realizzazione delle opere sono iniziati nel 2005 e si sono conclusi nel
febbraio 2008. Hanno avuto una durata di 3 anni senza nessun tipo di interruzione.
> Collaudo: il collaudo del complesso monastico è avvenuto dal 15/02/2008 al 14/10/2008, a seguito del
termine ultimo dei lavori avvenuto in data 15/02/2008.
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Regione Lombardia
Il progetto di restauro, adeguamento funzionale e valorizzazione dell’Abbazia di San Benedetto Po è stato,
pertanto, portato a termine.
Nel 2009 il Comune di San Benedetto Po ha ottenuto un finanziamento Fondi Strutturali Asse 4 PORL
2007/2013, per un progetto di completamento delle opere di restauro degli edifici monastici, riguardanti in
particolare opere di finitura, restauro della pavimentazione in cotto e delle superfici decorate. I lavori sono
tuttora in corso.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
La realizzazione del progetto non sta incontrando particolari criticità.
I tempi previsti sono pienamente rispettati e le risorse destinate all'opera si stanno dimostrando sufficienti.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
La comunità ha potuto finalmente beneficiare della bellezza del complesso monumentale.
Dal punto di vista turistico la presenza di un approdo sul Po nei pressi dell’Abbazia, dal quale partono le navi
che giungono/provengono da Venezia, favorisce senza dubbio la valorizzazione dell’intero complesso
monastico e in particolare del museo.
Inoltre, attraverso la riqualificazione delle due piazze antistanti l’Abbazia e la creazione di un’area parcheggio
all’esterno, è stato possibile valorizzare il sito nel suo complesso ed evitare la sosta delle auto davanti
all’ingresso dell’Abbazia.
La struttura di accoglienza all’interno dell’Infermeria Monastica, che si configura come ostello, vede la
presenza costante di turisti, in particolare studenti, provenienti anche da altri paesi europei, favorendo in tal
modo un proficuo scambio interculturale e garantendo un costante bilancio in pareggio.
6 Successo del Progetto
Il complesso monastico riqualificato, di inestimabile valore, rappresenta sicuramente un’opera esemplare,
considerato, tra l’altro, che si tratta di un complesso monumentale di notevoli dimensioni, inserito in un
contesto urbano piuttosto ristretto.
L’Abbazia di S. Benedetto Po si inserisce adeguatamente nel contesto agricolo circostante e, considerata la
vicinanza con Mantova, città d’arte e di turismo, gli interventi di valorizzazione hanno favorito la sua fruizione,
non soltanto in quanto bene in se stesso, ma come specificità territoriale.
159
Regione Lombardia
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
160
Regione
Marche
161
Regione
Marche
Le priorità perseguite
Nel mese di Maggio del 1999 la Regione Marche ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di Programma. L’Intesa delle Marche, fra le prime ad essere siglate, è stata concordemente centrata sulle priorità
della ricostruzione e dello sviluppo delle aree maggiormente colpite dal terremoto del settembre 1997.
Nel 2003, superata l’emergenza sismica, si è proceduto ad integrare l’ambito di azione dell’Intesa
Istituzionale di Programma allargandolo a tutto il territorio regionale ed estendendolo ai settori ricerca e
formazione, protezione e valorizzazione ambientale, dissesto idrogeologico, sicurezza degli edifici e delle
infrastrutture, risorse idriche, innovazione nelle PMI, società dell’informazione, beni culturali, infrastrutture
socio – sanitarie. In tal modo si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse al
riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni di
interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi nei
vari “Accordi di Programma Quadro” (APQ) nei settori Viabilità e trasporti, Ambiente, Risorse idriche, Difesa
del suolo, Sviluppo locale, Beni culturali, Società dell’informazione e Ricerca e innovazione nelle PMI.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle coperture
finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Marche ha programmato nell’arco di un decennio circa 215 milioni di euro di risorse FAS che
hanno movimentato investimenti per complessivi 700 milioni di euro circa e con i quali sono stati finanziati
circa 350 interventi nei diversi settori individuati.
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio 3 interventi, costituiti da diversi progetti tra loro
integrati, che in settori strategici per la regione come l’innovazione nelle PMI, l’intermodalità nel sistema dei
trasporti e la copertura wi-fi dell’intero territorio regionale, rappresentano alcune delle best-practices
dell’azione Regionale.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Marche e le Amministrazioni centrali dello Stato.
Grazie alla presente pubblicazione la Regione ha l’opportunità di poter comunicare in maniera trasparente
e diretta il modo in cui le risorse pubbliche sono state investite in ambito regionale, evidenziandone i risultati
ed i benefici raggiunti.
162
Regione Marche
Regione:
Intero territorio
Soggetto attuatore:
Regione Marche
Valore dell’opera:
Titolo intervento:
Marche – Imprese e
conoscenza: la ricerca e
l’innovazione come leva
per lo sviluppo del sistema
regionale
14.598.100,00 euro di cui valore FAS 7.299.050,00
euro
Data conclusione:
Primo quadrimestre 2012
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa riferimento ai tre accordi integrativi sottoscritti tra la Regione Marche, il Ministero dell’Economia
e delle Finanze e il Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, nell’ambito dell’Intesa Istituzionale di
Programma Governo e Regione concernente l’Accordo di Programma Quadro “Ricerca e innovazione”.
In particolare i tre accordi integrativi sono stati sottoscritti rispettivamente il 4.11.2004, il 27.07.2006 e il
28.09.2007.
Per la realizzazione del progetto sono stati disposti complessivamente 14.598.100 euro di cui il 50% a carico
delle imprese ed il 50% a carico dalle risorse FAS, come di seguito indicato:
1. 1.283.540 euro, derivanti dalla Delibera CIPE 20/2004, per l’attuazione del 1° atto integrativo (sottoscritto
il 04.11.2004)
2. 2.843.550 euro, derivanti dalla Delibera CIPE 35/2005, per l’attuazione del 2° atto integrativo (sottoscritto
il 27.07.2006);
3. 3.171.960 euro derivanti dalla Delibera CIPE 3/2006, per l’attuazione del 3° atto integrativo (sottoscritto il
28.09.2007);
Le risorse disposte sono state utilizzate per il finanziamento di progetti sviluppati in ambiti tecnologici
innovativi (meccanica avanzata, ICT, domotica, efficienza energetica e nuove materiali per il Made in Italy) o
realizzati da imprese appartenenti ai settori tradizionali del tessuto produttivo regionale (tessile, abbigliamento
e calzature).
Considerate le caratteristiche strutturali del tessuto produttivo regionale, il progetto si è posto l’obiettivo di
incentivare la ricerca industriale, lo sviluppo sperimentale ed il trasferimento tecnologico nelle piccole e medie
imprese. Tale obiettivo è stato perseguito da un lato facendo leva sulla cooperazione territoriale tra domanda
e offerta di conoscenza, dall’altro promuovendo l’aggregazione tra imprese anche attraverso il potenziamento
e la valorizzazione delle filiere tecnologico-produttive.
163
Regione Marche
Gli interventi attuativi sono stati rivolti a favorire il dialogo tra sistema produttivo e sistema della conoscenza,
promuovendo nella realizzazione dei progetti la collaborazione tra imprese, università e centri per
l’innovazione ed il trasferimento tecnologico (centri servizi, parco scientifico-tecnologico) presenti sul territorio.
Si è cercato, inoltre, di promuovere un maggior orientamento della ricerca scientifica alle applicazioni di
mercato, considerato che il modello classico dell’innovazione (dalla conoscenza scientifica alla tecnologie e al
prodotto) risulta superato da un modello interattivo dell’innovazione in cui anche le domande di ricerca
fondamentale sorgono affrontando i problemi dell’industria e della società e viceversa.
Gli interventi programmati all’interno dei 3 accordi integrativi sono stati attivati a partire dal 2005 e prevedono
un tempo massimo di realizzazione di 24 mesi.
Si sono verificati dei rallentamenti durante la realizzazione dei progetti dovuti alla crisi economicooccupazionale che ha duramente colpito la Regione Marche ed in particolare alcune aree svantaggiate del
territorio in cui erano localizzati gli interventi.
2 Genesi del progetto
Il sistema regionale della ricerca e innovazione delle Marche si caratterizza per i seguenti aspetti:
> Presenza pressoché esclusiva di centri di ricerca pubblici (università);
> Bassa propensione delle imprese ad investire in attività di ricerca e sviluppo, risultato delle caratteristiche
settoriali e dimensionali del tessuto produttivo;
> Significativa presenza di centri per il trasferimento tecnologico pubblico-privati, i quali svolgono una funzione
di raccordo fra imprese e sistema della ricerca (regionale e non).
L’ultima rilevazione ISTAT disponibile inerente alla spesa in R&S in relazione al PIL a livello regionale (2007),
indica un valore decisamente inferiore per le Marche rispetto alla media nazionale con particolare riferimento
al sistema delle imprese (vedi Tabella 1).
Tabella 1 – Spesa in R&S in % del PIL (2007)
Marche
Italia
Istituzioni
pubbliche
0.03
0.17
Istituzioni
private non
profit
0.00
0.04
Imprese
0.34
0.61
Università
0.29
0.36
Totale
0.66
1.18
Fonte: ISTAT
Nel complesso gli indicatori regionali confermano che il sistema industriale delle Marche si caratterizza per lo
sviluppo di processi innovativi meno dipendenti dall’attività di R&S e dalla collaborazione con strutture di
ricerca, in quanto l’innovazione di prodotto e di processo, per lo più di tipo incrementale, è maggiormente
associata alla creatività, al design, ai modelli organizzativi e ai processi di internazionalizzazione.
Tale caratteristica è il risultato della composizione settoriale e dimensionale dell’industria regionale, nella
quale sono prevalenti i settori cosiddetti ‘tradizionali’ e le imprese di piccola e piccolissima dimensione.
La rilevante presenza di piccole e piccolissime imprese determina con molta probabilità anche una sottostima
dell’effettiva attività di ricerca e sviluppo, poiché gran parte di tale attività è svolta in modo scarsamente
formalizzato e, per tale ragione, più difficile da rilevare e contabilizzare.
Per la progettazione degli interventi si è fatto riferimento alle analisi di contesto effettuate per la definizione
del Piano Operativo Regionale del FESR 2007-2013 e per la redazione del Piano delle Attività Produttive
2007-2009 in quanto entrambi i piani prevedevano un asse specifico relativo alla programmazione di
interventi a sostegno della ricerca e innovazione.
164
Regione Marche
L’analisi effettuata si è sviluppata in primo luogo attraverso l’utilizzo di rilevazioni statistiche da fonti ufficiali al
fine della definizione del quadro socio economico regionale. Sono state poi approfondite le tematiche relative
alla ricerca e innovazione sia mediante l’utilizzando di fonti ufficiali che attraverso il contributo di esperti in
materia al fine di individuare i punti di forza e di debolezza del sistema regionale. E' stata inoltre effettuata
una valutazione sui risultati delle politiche precedentemente attivate in modo da mettere a fuoco le criticità
riscontrate e le best-practice realizzate.
Dall’analisi sono emerse alcune problematiche che ostacolano la creazione, il trasferimento e la diffusione
delle conoscenze e delle competenze specialistiche nei processi produttivi, soprattutto nei settori industriali a
basso contenuto tecnologico che rappresentano le tradizionali vocazioni produttive del tessuto regionale.
Le rilevazioni hanno anche messo in luce il diffondersi di piattaforme tecnologiche in ambiti tematici avanzati
del sistema produttivo inerenti alla meccanica applicata (domotica, efficienza energetica), i nuovi materiali e
alle tecnologie dell’Information Comuncation Technology, ritenuti strategici per la competitività del Sistema
Marche.
Le linee di intervento attivate si sono poste l’obiettivo di aumentare la propensione delle imprese marchigiane
ad investire in ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico e di favorire la cooperazione fra il sistema delle
imprese e il sistema della conoscenza al fine di ridurre il divario rispetto alla media nazionale
precedentemente descritto. Gli incentivi sono stati rivolti alle imprese localizzate nelle aree svantaggiate del
territorio regionale (ex Obiettivo 2) caratterizzate dalla presenza di distretti industriali e di filiere tecnologicoproduttive che interessano anche le imprese di subfornitura e di componentistica. In particolare la
distribuzione dei progetti finanziati per provincia mostra i seguenti risultati:
Regione Marche
APQ Ricerca e Innovazione
Numero progetti finanziati
AN
AP
598 ricerca e sviluppo - bando 2005
2
1
598 ricerca e sviluppo - bando 2007
8
4
trasferimento tecnologico - bando 2008
3
6
trasferimento tecnologico - bando 2009
3
2
Totale
16
13
FE
1
MC
PU
Totale
3
1
7
4
2
19
5
2
16
5
1
12
5
47
Il governo regionale ha concertato gli interventi oggetto dell’Accordo con le associazioni imprenditoriali e
sindacali più rappresentative presenti nel territorio, mediante il Tavolo della Concertazione della Politica
Industriale istituito ai sensi della L.R. 20/2007, consolidando a livello istituzionale il metodo del dialogo e del
confronto già avviato per la programmazione regionale. A seguito della concertazione sono state definite le
linee di intervento ed adottati i relativi atti nell’ambito del quadro di programmazione regionale.
3 Piano di realizzazione del progetto
La Regione Marche, in coerenza con gli indirizzi programmatici regionali, ha promosso politiche per
l’innovazione e la ricerca orientate al rafforzamento dell’intera filiera della ricerca e delle reti di collaborazione
tra sistema pubblico e privato al fine di contribuire a migliorare la competitività del sistema produttivo
marchigiano e di favorire la crescita economica.
In quest’ottica, il piano di realizzazione del progetto si è articolato nel periodo 2005-2009 ed ha previsto
l’attivazione di due linee di intervento che si sono sviluppate attraverso l’emanazione di quattro Bandi,
finanziati sia con risorse del FAS che con risorse FESR, FSE e FUR (Fondo Unico Regionale per gli incentivi
alle imprese)
165
Regione Marche
I quattro bandi si sono sviluppati secondo le seguenti fasi e tempistiche:
Predisposizione e concertazione dei bandi
La prima fase di predisposizione dei bandi è consistita nella definizione degli obiettivi, dei criteri e degli
indicatori quantitativi e qualitativi di selezione e valutazione dei progetti.
I bandi sono stati concertati con le confederazioni imprenditoriali e sindacali più rappresentative presenti sul
territorio. Un aspetto innovativo dal punto di vista procedurale è stato l’inserimento in due interventi, finalizzati
al trasferimento tecnologico, del contributo del Fondo Sociale europeo per il finanziamento di un percorso
formativo obbligatorio che le imprese dovevano prevedere per i giovani tecnologi coinvolti nella realizzazione
del progetto.
Pubblicazione del bando ed attività di animazione del territorio
Una volta approvati i bandi e portati ad evidenza pubblica attraverso il bollettino regionale ed i diversi siti
istituzionali della Regione e delle categorie economiche coinvolte nella programmazione ed attuazione degli
interventi, sono stati organizzati incontri sul territorio volti ad illustrare, attraverso la proiezione di slides e
risposte dirette alle domande formulate, i contenuti del bando e le modalità per la presentazione delle
domande. E’ stata inoltre fornita assistenza tecnica tramite incontri diretti e FAQ pubblicate sul sito del
servizio industria.
Tutto ciò ha contribuito a migliorare la qualità dei contenuti progettuali presentati dalle imprese.
Valutazione da parte degli esperti sui contenuti tecnico scientifici dei progetti ammissibili (fino ad un
massimo di 180 giorni)
Per l’espletamento della procedura di valutazione è stato costruito un sistema trasparente, efficace, in grado
di adattarsi ai diversi settori scientifici e tecnologici dei progetti proposti e di garantire tempi di valutazione
compatibili con l’esigenza di snellire e di rendere certa la durata del procedimento. E’ stata infatti messa a
punto una procedura di valutazione “on line” su una piattaforma regionale riservata agli esperti coinvolti nel
processo di valutazione che sono stati di volta in volta selezionati in base agli ambiti di competenza. In un
primo momento sono stati coinvolti gli esperti iscritti all’albo costituito presso il MIUR, mentre in un secondo
momento è stato costituito, con apposita legge regionale (L.R. n. 16/08), l’elenco degli esperti in ricerca,
sviluppo, innovazione e trasferimento tecnologico.
Approvazione graduatoria e avvio progetti finanziati (entro 60 giorni dalla conclusione della fase di
valutazione)
Completata la fase di valutazione da parte degli esperti e, per alcuni bandi, anche da parte di una
commissione interna che ha assegnato il punteggio previsto per alcuni parametri oggettivi (quali l’impatto
ambientale, occupazionale e di pari opportunità dei progetti proposti), è stata approvata la graduatoria finale e
comunicata alle imprese la concessione del contributo. I progetti sono stati, quindi, formalmente avviati e le
imprese hanno comunicato alla Regione la data di inizio delle attività.
Erogazione anticipi (entro 30 giorni dalla richiesta da parte delle imprese)
Si è consentito alle imprese, considerata la situazione di carenza di liquidità per avviare gli investimenti
connessa alla crisi economica e finanziaria, di richiedere un’anticipazione fino ad un massimo del 60% del
contributo concesso previa presentazione di garanzia fideiussoria stipulata con istituti di credito o compagnie
assicuratrici.
Realizzazione interventi (fino ad un massimo di 24 mesi)
Per l’avvio dei progetti le imprese hanno stipulato gli accordi, previsti dai bandi, con i partner scientifici e
tecnologici, e con i giovani tecnologi coinvolti nel progetto; nel caso di progetti realizzati da raggruppamenti di
imprese sono stati stipulati accordi di partenariato fra le imprese partecipanti alla realizzazione del progetto.
166
Regione Marche
Le attività svolte dalle imprese per l’implementazione del progetto di ricerca, sviluppo e trasferimento
tecnologico hanno riguardato, in linea di massima, studio dello stato dell’arte e del mercato di riferimento,
analisi tecnico scientifiche, sviluppo della progettazione, esame delle problematiche tecnico-scientifiche,
sperimentazione e prototipazione delle soluzioni adottate.
Stato di avanzamento intermedio e finale dei progetti (entro 12 mesi per lo stato intermedio, alla
conclusione dell’intervento per lo stato finale)
Come previsto ai sensi del bando le imprese hanno presentato due rendicontazioni relative allo stato di
avanzamento del progetto (rendicontazione intermedia e finale) che sono state oggetto di istruttoria e verifica
anche ai fini dell’ammissibilità delle spese.
Nel corso della realizzazione dei progetti, pertanto, è stato effettuato sia un monitoraggio economicofinanziario dello stato di avanzamento dei progetti, sia un monitoraggio fisico sull’avanzamento dei progetti e
sul raggiungimento degli obiettivi intermedi e finali. Sono stati anche effettuati sopralluoghi in loco, spesso su
richiesta delle stesse imprese, che desideravano condividere con l’amministrazione regionali contenuti ed
attività realizzate grazie al contributo concesso.
Animazione e divulgazione dei risultati
Il 25 novembre 2010 si è svolto a Fiastra, organizzato dalla Regione Marche, il convegno “Politiche per la
ricerca e l’innovazione” rivolto ai rappresentanti del mondo economico, delle imprese e del lavoro, al fine di
illustrare la mission e i risultati della politica industriale regionale a sostegno dello sviluppo e della
competitività del sistema produttivo per una crescita economica intelligente, sostenibile ed inclusiva.
Nel corso del convegno, sono stati presentati i risultati, anche attraverso l’allestimento di appositi spazi
espositivi, degli interventi attuati dalla Regione Marche a sostegno degli investimenti in ricerca e innovazione.
In particolare sono stati presentati anche alcuni dei progetti finanziati con le risorse FAS.
L’evento ha ottenuto un notevole successo sia per quanto riguarda gli interessanti spunti di riflessione emersi
durante i lavori che per quanto riguarda il numero dei partecipanti. : hanno infatti partecipato oltre 350
persone in rappresentanza del mondo economico, politico e culturale.
Situazione attuale
Allo stato attuale, relativamente all’ intervento promozione della ricerca industriale e dello sviluppo
sperimentale (che prevedeva due bandi rispettivamente nel 2005 e nel 2007), tutte le fasi sopra descritte
sono state completate e questa linea può considerarsi conclusa al 30 giugno 2010. Tutti gli obiettivi
preventivati sono stati raggiunti.
Per quanto riguarda, invece, l’intervento relativo al trasferimento tecnologico, il primo bando, emanato nel
2008, è in fase di conclusione, mentre il secondo bando, emanato nel 2009, è in corso di realizzazione in
base alla tempistica sopra illustrata e, presumibilmente, si concluderà entro il primo quadrimestre del 2012.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
La principale criticità riscontrata, che ha seriamente ostacolato la realizzazione dei progetti, rallentandone la
tempistica, è stata la crisi economica occupazionale che ha duramente colpito la Regione Marche ed in
particolare alcune aree svantaggiate del territorio in cui erano localizzati gli interventi. Per poter far fronte ai
ritardi accumulati da diverse imprese si è deciso di concedere, dietro espressa e motivata richiesta delle
imprese beneficiarie, una proroga per un periodo massimo di sei mesi rispetto alla scadenza inizialmente
prevista.
167
Regione Marche
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Alla luce delle informazioni sopra riportate si può concludere che le attività messe in atto hanno permesso di
creare una cultura diffusa dell’importanza di investire in ricerca e sviluppo, al fine di aumentare la
competitività e l’attrattività del nostro tessuto produttivo; è inoltre cresciuta la consapevolezza della valenza
strategica della cooperazione tra il sistema produttivo e il sistema scientifico.
Il connubio “impresa e conoscenza” ha, infatti, stimolato la creazione di equipe mutidisciplinari che hanno
consentito ad imprenditori, tecnici, ricercatori, dottorandi di lavorare insieme, di contaminare le reciproche
competenze, individuando le soluzioni tecnologiche da adottare per la realizzazione di nuovi prodotti e
processi in grado di migliorare la competitività aziendale. Ciò ha permesso alle imprese, attraverso le
competenze specialistiche di ricercatori e tecnici, di utilizzare ed integrare nelle loro produzioni le conoscenze
sviluppate in campi diversi.
La scelta di finalizzare le risorse su piattaforme tecnologiche avanzate si è rivelata strategica, in quanto ha
consentito al sistema produttivo di specializzare l’attività di ricerca su alcune tematiche di rilevante impatto per
lo sviluppo del sistema marchigiano.
I risultati seguenti in termini numerici sono sufficientemente significativi:
> 47 progetti di ricerca, sviluppo e trasferimento tecnologico finanziati
> 18,7 milioni di euro gli investimenti attivati
> 7 milioni di euro i contributi concessi
> 24 accordi di collaborazioni stipulati con le Università ed i centri per l’innovazione ed il trasferimento
tecnologico (Centri servizi e Parco scientifico tecnologico) presenti nel territorio
> 52 giovani tecnologi neo laureati e ricercatori coinvolti nei progetti; l’ingresso nella realtà aziendale della
figura del giovane tecnologo è stato determinate per il trasferimento del know how necessario per la
realizzazione del progetto.
6 Successo del Progetto
Il successo del progetto è scaturito dal fatto che sono stati programmati interventi che hanno tenuto conto
delle peculiarità del tessuto produttivo marchigiano e dell’importanza di investire nel capitale umano e di
valorizzare giovani talenti al fine di evitare la “fuga di cervelli”.
Si è, pertanto, modificato l’approccio precedentemente adottato, partendo dai problemi dell’industria e del
territorio per cercare soluzioni nelle conoscenze scientifiche applicabili alle esigenze del sistema produttivo.
In quest’ottica, un fattore di successo è stato il coinvolgimento di diversi soggetti (ricercatori, giovani
tecnologi, tecnici, imprenditori) che si sono impegnati in percorsi innovativi complementari e integrati.
La metodologia adottata ha inoltre garantito l’efficacia e l’efficienza degli interventi, sia per quanto riguarda la
tempistica che per quanto riguarda la valutazione dei progetti che ha consentito di selezionare gli investimenti
più innovativi e con una maggiore capacità di ricaduta sia a livello aziendale che a livello territoriale.
Si riportano di seguito un caso di successo realizzato grazie al finanziamento FAS.
Progetto finanziato dal FAS e realizzato ai sensi dell’intervento 1.1.1.04.01 “Promozione della ricerca
industriale e dello sviluppo sperimentale nelle PMI” (Bando 2007 - L. 598/94) da VIDEX ELECTRONICS
SPA di MONTE GIBERTO
Sintesi descrittiva del progetto
Il progetto in esame, realizzato in collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, ha consentito
all’azienda di introdurre innovazioni nella linea di prodotti che produce per il mercato internazionale: sistemi
per la videocitofonia e per il controllo accessi.
168
Regione Marche
L’azienda ha creato un nuovo sistema di codificazione
dell’informazione, in modo che con solo due fili elettrici di
connessione tra i diversi apparati, si ottengono le funzionalità per le
quali erano richiesti cavi a più fili. Questi sistemi a bus, migliorano
l’installabilità degli apparati terminali, grazie allo sviluppo
dell’elettronica.. Il progetto, consente, anche, una sensibile
riduzione delle possibilità di errore nei collegamenti ed una forte
riduzione dei tempi e dei costi d’installazione. L’utilizzo di queste
modalità di connessione comporta la riprogettazione degli apparati
elettronici terminali, utilizzando anche più adeguati e moderni
componenti. Sono state aggiunte anche utili funzionalità, quale il
viva voce.
Progetto di promozione industriale Termoidraulica
Progetti di promozione industriale
169
Regione Marche
Provincia:
Intero territorio
regionale
Soggetto attuatore:
Enti Locali interessati
Valore dell’opera:
4.827.976,20 euro di cui valore FAS 4.344.011,76
euro
Titolo intervento:
MARCHEWAY – La Rete a
ponti radio della Regione
Marche
Data effettiva entrata in funzione:
Dicembre 2009
1 Sintesi del progetto
L’intervento MarcheWay è stato co-finanziato dal Ministero dello Sviluppo Economico attraverso l'APQ-SI-RM
“Società dell’informazione” sottoscritto nel 2003 ed attraverso successivi APQ integrativi per un totale di
4.344.011,76 euro, ed ha avuto come obiettivo la realizzazione di una nuova infrastruttura telematica
regionale a larga banda mediante ponti radio (wireless) a servizio delle zone montane della Regione Marche
per favorirne l’inclusione con lo sviluppo della Società dell’Informazione.
Due sono stati i macro-obiettivi che ne hanno caratterizzato l’attuazione:
> La realizzazione di una dorsale costituita da tratte in banda SHF su SDH/ATM con capacità minima a
155Mb/s, sfruttando strutture esistenti (ponti radio e/o tralicci) utilizzati all’epoca per le finalità di protezione
civile (comunicazioni di emergenza e controllo idrogeologico del territorio), e in fase di allestimento per il
servizio sanitario 118;
> La realizzazione di una rete di distribuzione ed accesso (reti territoriali wireless) per il collegamento delle
sedi delle Pubbliche Amministrazioni marchigiane alla dorsale tramite apparati wireless su frequenze libere
su standard WiFi ed Hyperlan.
Il progetto relativo al primo macro obiettivo è stato realizzato, con titolarità della Regione Marche, dal Centro
Controllo Reti e Sistemi della PF Informatica in collaborazione con il Centro Funzionale del Dipartimento della
Protezione Civile della Regione Marche; il secondo macro obiettivo è stato raggiunto con il contributo
fondamentale e fattivo delle Comunità Montane, Unioni di Comuni e Province.
170
Regione Marche
2 Genesi del progetto
I motivi principali che hanno portato alla definizione e realizzazione dell’intervento complessivo sono stati:
> La carenza infrastrutturale di servizi di accesso a banda larga nelle aree interne della Regione (aree collinari
e montane), definite obiettivo 2 e phasing out, che all’epoca impedivano lo sviluppo dei servizi di egoverment necessari allo svolgimento delle funzioni di base delle Pubbliche Amministrazioni dei piccoli
comuni e comunità montane e già fruibili dai centri più grandi della Regione.
> L’opportunità di dotare la Regione di una infrastruttura di trasmissione dati a banda larga ad alta affidabilità
di proprietà interamente pubblica, tecnologicamente avanzata, con costi di gestione contenuti e che
veicolasse servizi innovativi di Protezione Civile, Emergenza Sanitaria e monitoraggio idrogeologico, così da
sostituire la precedente gestione con reti dati separate e dedicate per ogni servizio e che si interconnettesse
alla sala SOUP di Protezione Civile Regionale e le varie SOUP provinciali.
> Lo sviluppo dei Centri Servizi Territoriali e Nodi tecnici Territoriali per il dispiegamento dei servizi di egoverment (Protocollo informatico e Sportello Unico del Territorio) collocati principalmente presso la sede
delle Comunità Montane e Unioni di Comuni e Province.
> L’esigenza di ridurre gli alti costi correnti di esercizio dei sistemi di trasmissione dati e di fonia. La tecnologia
scelta per MarcheWay, infatti, permette di veicolare più servizi (dati, voce, video) su una stessa infrastruttura
con qualità elevate.
> Una maturazione dell’offerta delle tecnologie di trasmissione dati senza fili dal punto di vista degli standard,
delle prestazioni, dell’interconnessione con altri sistemi, della facilità di progettazione e di realizzazione e dei
costi.
3 Piano di realizzazione del progetto
Dal punto di vista attuativo l’intervento MarcheWay si è articolato in due distinti sottointerventi:
> La Dorsale;
> Le Reti territoriali di accesso.
DORSALE
Il sottointervento a titolarità regionale riguarda la creazione di una dorsale - per l'integrazione delle
funzionalità di Protezione Civile, Emergenza Sanitaria, Polizia Locale ed interconnessioni tra le PA locali costituita da tratte in banda SHF su collegamenti SDH/ATM, sfruttando alcune strutture pre-esistenti (ponti
radio e/o tralicci) già utilizzate per le finalità di protezione civile (comunicazioni di emergenza e monitoraggio
idrogeologico del territorio), e per il servizio sanitario 118. La realizzazione è stata curata dalla PF Informatica
e dalla Protezione Civile che ne hanno effettuato la progettazione preliminare e definito il capitolato di gara.
I tempi di esecuzione sono stati i seguenti:
Avvio intervento
Progettazione preliminare
Esecuzione gara
Esecuzione lavori (progettazione esecutiva e realizzazione)
Collaudo
Chiusura
Costo aggiudicazione appalto
Co-finanziamento regionale per l’adeguamento di alcuni siti di
proprietà regionale
29 Agosto 2005
2 mesi
2 mesi
94 giorni
6 mesi
9 maggio 2006
1.320.000 euro
122.823,61 euro
171
Regione Marche
Estensioni e potenziamenti successivi della dorsale, con il posizionamento di nuove tratte sono state
apportate con interventi finanziati dal 2° integrativo APQ-SI-RM e da altre fonti finanziarie.
RETI TERRITORIALI DI ACCESSO
Il sottointervento, a titolarità di enti appartenenti alle aggregazioni di Comuni e Comunità Montane individuate
tramite bandi pubblici, riguarda la creazione di una rete di accesso per l’interconnessione al sistema
telematico regionale tramite apparati wireless su frequenze libere con standard Hyperlan 2 e WiFI delle sedi
delle PA marchigiane, in aree obiettivo 2 ed in phasing out.
Per la realizzazione della rete territoriali di accesso, sono stati predisposti due distinti sottointerventi:
>Connessioni Wireless di area per i Comuni obiettivo 2 ed in phasing out
>Connessioni ADSL/HDSL per i Comuni obiettivo 2 ed in phasing out
Per i due sottointerventi sono stati stanziati complessivamente euro 995.200,00 concessi tramite bandi
pubblici. L’erogazione dei contributi è stata soggetta alla presentazione del progetto esecutivo validato e alla
sottoscrizione di convenzioni tra i titolari degli interventi di ogni aggregazione e la Regione Marche, a
garanzia dei livelli di servizio di disponibilità e sicurezza. Le reti territoriali di accesso wireless, infatti, devono
essere utilizzate per soli scopi di Protezione Civile, Polizia municipale, emergenza sanitaria e di egovernment, non possono essere né alienate né cedute a terzi e non possono essere conferite come
patrimonio sociale di società che l’ente attuatore costituisce con terzi, devono essere gestite per almeno 10
anni a partire dalla data di approvazione del progetto, e assolutamente non possono essere usate a favore di
privati.
I tempi medi di esecuzione dei bandi e di realizzazione delle reti sono stati i seguenti:
Avvio intervento
Progettazione preliminare
Esecuzione bandi
Chiusura (sottoscrizione delle convenzioni e avvio in esercizio
delle reti territoriali)
03/11/2004
2 mesi
3 mesi
Dicembre 2009
Per offrire una visione complessiva dell’intervento MarcheWay attuato attraverso la sinergia delle diverse fonti
finanziarie, si evidenzia che con le successive programmazioni DOCUP ARSTEL e Strategia 1.2 del patto
dell’Intesa di programma per lo sviluppo, sono stati assegnati ulteriori 1.600.000 euro e 1.803.000 euro
rispettivamente, per il potenziamento delle infrastrutture telematiche in tecnologia Internet senza fili (cd. wi-fi e
wireless), in particolare a servizio delle aree interne della Regione. L’obiettivo fissato è stato il potenziamento
dei collegamenti a banda larga a favore delle zone più svantaggiate per il rafforzamento della competitività
del sistema produttivo regionale, rispettando il modello architetturale di accesso di MarcheWay.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Non si sono riscontrate particolari criticità, salvo qualche ritardo nel rispetto dei tempi dovuto a situazioni non
imputabili direttamente ai titolari dei progetti. Le problematiche autorizzative ed ambientali emerse durante le
fasi istruttorie per l’autorizzazione all’uso delle frequenze radio e per l’installazione degli impianti radio nei vari
territori hanno determinato alcuni ritardi rispetto ai crono programmi definiti in fase progettuale.
172
Regione Marche
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Come si evidenzia dalle mappe rappresentate, gli interventi di MarcheWay hanno interessato zone che
ancora a fine 2007 presentavano una grave carenza di servizi di accesso ADSL.
Progetti Marcheway
Progetti Marcheway e Digital Divide
Correlazione progetti di reti di accesso wireless MarcheWay e digital divide infrastrutturale.
Marcheway ha permesso ai comuni delle aree svantaggiate marchigiane di poter usufruire di servizi ad alto
contenuto qualitativo, erogati sia direttamente dal Data Center regionale che dai vari centri servizi e nodi
tecnici territoriali interconnessi: Servizi di LRA Carta Raffaello per il rilascio CNS regionale Carta Raffaello,
Protocollo Informatico, SUT Sportello Unico territoriale, SUAP, Sistema unico di Gestione Lavori Pubblici,
Sportello per l’edilizia, Sportello catastale, Tributi, Sportello QuiEnel, Sportello INPS, Sistema Informatizzato
d’Ambito, Portale servizi al cittadino, Servizi bibliotecari, Telemonitoraggio ambientale e protezione
antincendio con telecamere IP brandeggiabili, Multivideoconferenza e VOIP, Servizi di interoperabilità e
servizi regionali di autenticazione Cohesion, PEC, Posta Raffaello, monitoraggio dissesto idrogeologico e
parametri ambientali, emergenza sanitaria, Protezione Civile e controllo del territorio (collegamento SOUP,
SOI, COI e prefetture).
MarcheWay ha portato vantaggi occupazionali: l’85% delle aziende che si sono aggiudicate le gare di appalto
per la realizzazione e la manutenzione delle infrastrutture di rete, infatti, sono collocate nella Regione
Marche. Le attività svolte hanno permesso di aumentare competenze nel settore della trasmissione dati, della
componentistica per la trasmissione tramite ponti radio, delle normative di settore; esse consentono di farle
competere agevolmente in mercati nazionali. Nuove unità lavorative sono state assunte per far fronte
all’entità degli appalti ed ai requisiti di livello di servizio richiesti.
L’intervento MarcheWay ha superato con eccellente valutazione l’ispezione da parte dell’Unità di Valutazione
e Monitoraggio del Ministero dello Sviluppo Economico.
173
Regione Marche
6 Successo del Progetto
La Regione Marche da sempre intende favorire uno sviluppo equilibrato e territorialmente omogeneo della
banda larga e da tempo promuove molteplici iniziative volte allo sviluppo della Società dell’Informazione. Con
il PARSIC, Piano di azione regionale 2002 per l’e-government, e con il Protocollo di Intesa (“Patto per la
montagna salvaguardata”) siglato il 15 novembre 2002 tra Regione e UNCEM, si è posta l’obiettivo strategico
di rivitalizzare il tessuto sociale, economico e culturale dei territori montani tramite lo sviluppo di infrastrutture
telematiche e di servizi. Con la Rete Telematica Regionale ha dotato le Pubbliche Amministrazioni di
connessioni dedicate ad alta capacità trasmissiva per veicolare servizi diversi anche in aree caratterizzate da
forte indisponibilità di accesso, con MarcheWay si è posta l’obiettivo prioritario di potenziare i collegamenti
con tecnologie avanzate a banda larga in particolare nelle zone più svantaggiate per garantire lo sviluppo e la
diffusione di servizi innovativi con crescenti livelli di integrazione, multimedialità e interattività.
E’ nello stesso contesto che nasce successivamente il progetto “Trans Adriatic Communication – Line” (TAC –
Line), che, rientrando in un quadro più ampio di obiettivi relativi alla promozione della cooperazione tra i Paesi
dell'Area Adriatica, ha portato alla sperimentazione di un collegamento a banda larga a ponti radio per
l’interconnessione del sistema telematico regionale con la Contea di Zara (Croazia). Il modello progettuale
valido e verificato di MarcheWay è stato di riferimento per la strategia 1.2 dell’Intesa di programma per lo
sviluppo che ha avuto tra le sue strategie il potenziamento degli effetti della società della conoscenza sulla
competitività dei settori produttivi regionali nelle aree interne tramite il consolidamento delle infrastrutture
telematiche.
E’ grazie a queste importanti iniziative che gli amministratori delle Pubbliche Amministrazioni Locali
marchigiane hanno sviluppato una maggiore sensibilità nei confronti delle problematiche correlate alla
riduzione del digital divide infrastrutturale; infatti, per dare continuità alle azioni già intraprese e per coordinare
tutti gli interventi (effettuati, in corso d’opera, già programmati e futuri), Regione Marche, UPI Marche, ANCI
Marche e UNCEM Marche hanno dato vita ad un “Protocollo di Intesa”, siglato il 1° febbraio 2006, con cui si
impegnano a “condividere gli investimenti e i tempi necessari ad intraprendere una serie di iniziative volte allo
sviluppo di un sistema di comunicazione a banda larga e alla crescita della società dell’informazione
marchigiana”. Le modalità di attuazione di tali interventi saranno poi definite in un Piano di sviluppo chiamato
Piano Telematico Regionale per lo sviluppo della banda larga ed il superamento del digital divide” ed
approvato con Atto Amministrativo n.95 del 15 luglio 2008 dall’Assemblea Consiliare della Regione Marche.
Il Piano definisce le strategie per lo sviluppo della banda larga nelle Marche a favore di tutta la popolazione e
di tutte le imprese marchigiane e che inizialmente hanno impegnato circa 45 milioni di euro con fondi
ministeriali, FESR, FAS regionali.
174
Regione Marche
Progetto Marcheway
Progetto Marcheway
Progetto Marcheway
Progetto Marcheway
175
Regione Marche
Provincia:
Ancona
Soggetto attuatore:
Autorità portuale
di Ancona A.N.A.S.
Valore dell’opera:
25.920.000,00 euro di cui valore FAS
17.520.000,00 euro
Titolo intervento:
Piattaforma logistica delle
Marche – Potenziamento
delle infrastrutture
Data effettiva entrata in funzione:
2010
1 Sintesi del progetto
La Regione Marche ha posto tra i propri obiettivi quello di creare un efficiente sistema intermodale, pertanto
da tempo ha avviato una serie di iniziative di riorganizzazione, miglioramento, potenziamento dei principali
nodi della PIATTAFORMA LOGISTICA costituita dal Porto di Ancona, dall’Interporto di Jesi e
dall’Aeroporto di Ancona-Falconara. L’intervento complessivo per la piattaforma logistica ha richiesto un
ampio arco temporale di realizzazione per il completamento delle opere e un impegno finanziario molto
rilevante. Sono stati individuati gli interventi infrastrutturali più significativi e, per garantirne il necessario
finanziamento, si è fatto ricorso ad una pluralità di fonti finanziarie quali: risorse FAS 2000-2006 e 2007-2013,
risorse FESR 2000-2006 e 2007-2013 e fondi regionali. Tale scelta, effettuata proprio nell’ottica di attuazione
di una politica regionale unitaria, si ritiene sia stata vincente per il raggiungimento di obiettivi ritenuti
fondamentali per lo sviluppo economico del territorio. Gli interventi sono inseriti nei seguenti Accordi di
Programma Quadro (APQ):
L’intervento SP04 Porto di Ancona Collegamenti Multimodali “Realizzazione del raccordo tra il parco
ferroviario della stazione di Ancona Centrale ed i piazzali retrostanti la nuova Darsena (3° Fase)” è inserito
nell’Accordo di Programma “SP Sistemi Portuali”, il costo complessivo dell’opera è di 9,27 Meuro, di cui 2,5
finanziati con fondi FAS 2000-2006, 1,77 Meuro con fondi POR FESR 2007-2013 ed i restanti 5,00 Meuro
con risorse proprie dell’Autorità Portuale.
Il progetto è stato realizzato in 6 anni, di cui 1,5 di progettazione, 2 anni per la procedura di affidamento dei
lavori e circa 2,5 anni per la realizzazione dell’opera. I lavori si sono conclusi a fine novembre 2009 e l’opera
è entrata in funzione a dicembre 2009. E’ stato realizzato un nuovo percorso ferroviario a doppio binario che,
partendo dall’attuale parco ferroviario F.S. in località Z.I.P.A., attraversa la via Mattei e, superando il Canale
Conocchio mediante un ponte in struttura metallica, si inserisce all’interno dei piazzali operativi dell’area
portuale retrostante la nuova Darsena Marche. Tale percorso include un fascio di appoggio di cinque binari, di
circa 250 metri, che consentirà la composizione dei convogli ferroviari direttamente in zona portuale per le
merci varie e per i contenitori.
176
Regione Marche
Le principali criticità incontrate nel corso di realizzazione sono derivate da un ricorso in fase di individuazione
dell’appaltatore che ha allungato notevolmente i tempi per l’avvio dei lavori e da Rete Ferroviaria dello Stato
spa (RFI spa), che, dopo aver firmato l’Accordo di Programma con Autorità Portuale (soggetto attuatore) e
Regione Marche, impegnandosi a realizzare il tratto di raccordo in area ferroviaria, per problemi interni, non
ha più reperito i necessari fondi, creando notevoli ritardi nella realizzazione delle opere. Per risolvere la
questione la Regione Marche, di concerto con Autorità Portuale e RFI, ha destinato a tale intervento parte dei
fondi FESR (circa 1,77 Meuro) garantendo il completamento di tale collegamento ferroviario da parte
dell’Autorità Portuale, su progetto di RFI.
I principali benefici attesi da tale intervento sono: la creazione di un collegamento diretto degli spazi portuali
operativi adibiti al traffico mercantile con la rete ferroviaria nazionale, l’incremento della capacità di
movimentazione delle merci direttamente all’interno dell’area della Darsena Marche. Tale nuovo percorso
ferroviario essendo alternativo all’esistente consentirà di evitare il passaggio dei convogli ferroviari nelle aree
interne del Porto e della zona della Fiera della Pesca, aree ad elevata densità di traffico stradale, eliminando
in tal modo le pesanti interferenze. Permetterà inoltre di poter procedere, nel prossimo futuro, al recupero e
alla generale riqualificazione e alla valorizzazione del patrimonio urbano della zona del Mandracchio, ove ha
sede uno dei monumenti urbani più significativi, la Mole Vanvitelliana, area che verrà così liberata dal transito
periodico dei treni merci.
La stretta collaborazione e la flessibilità dei soggetti coinvolti, in particolare della Regione Marche e
dell’Autorità Portuale, si sono configurati come elementi di successo del progetto che altrimenti avrebbe
rischiato tempi ancora più lunghi e problemi finanziari.
La Regione Marche inoltre per migliorare l’operatività e l’efficienza del porto di Ancona, per aumentarne le
potenzialità e per garantirne il collegamento con il nascente Interporto, ha promosso, oltre al citato intervento
di collegamento ferroviario alla stazione ferroviaria Ancona centrale, anche interventi di collegamento stradale
alla “grande viabilità” (cosidetta “Uscita Ovest”), ed interventi di recupero di aree esistenti da dedicare
all’intermodalità ed al trasporto combinato (Area “Ex- Scalo Marotti”). Questi interventi, in stretto
coordinamento con quelli precedenti e quelli successivi esterni alla città di Ancona, configurano un complesso
programma di opere funzionali alla realizzazione della cosiddetta Piattaforma Logistica delle Marche.
L’intervento VV01 “Svincolo stradale per il collegamento del centro intermodale di Jesi” è inserito
nell’Accordo di Programma “Viabilità Statale – Secondo accordo Integrativo” e rientra nel settore Infrastrutture
di Trasporto. L’importo complessivo dell’opera è di 16,65 Meuro di cui 15,02 Meuro finanziati con fondi FAS
2000-2006 ed i restanti 1,63 Meuro con risorse derivanti dal Contratto di Programma Triennale ANAS 20032005.
Scopo principale di tale intervento è garantire la connessione stradale diretta tra la viabilità interna
dell’Interporto delle Marche e la superstrada SS76, strada a due corsie per ogni senso di marcia, che svolge
la funzione di collettore principale dei flussi di traffico originati/diretti all’interporto.
L’opera è stata realizzata in 6 anni, di cui 4 per la progettazione e circa 2 per la realizzazione ed è stata
curata dall’ANAS - Compartimento per la viabilità delle Marche. I lavori sono stati ultimati il 19/07/2010
quando lo Svincolo è stato aperto al traffico.
I benefici diretti derivanti dalla realizzazione di tale svincolo sono da attribuire alla immediatezza di
raggiungimento della struttura interportuale da parte dei mezzi pesanti alleggerendo quindi le arterie
secondarie in precedenza utilizzate per il collegamento. A ciò si aggiunge quindi una maggiore sicurezza
stradale. Non ultimo tale collegamento diretto alla SS76 garantirà anche la connessione con il Porto di
Ancona, con l’Aeroporto di Ancona-Falconara e con l'autostrada A14 Adriatica attraverso lo svincolo di
Ancona Nord.
La realizzazione dello Svincolo stradale “dedicato”, unito al recente raccordo ferroviario che collega l’area
ferro-ferro dell’Interporto alla linea ferroviaria principale Orte-Falconara, rendono il centro intermodale
completamente accessibile garantendone la piena operatività con un impatto positivo atteso anche
sull’economia del territorio.
177
Regione Marche
Per l’accessibilità ferroviaria, la Regione Marche ha individuato un apposito finanziamento di circa 13 Meuro
sui fondi FESR del POR MARCHE 2007-2013, a fronte di un intervento complessivo di oltre 20 Meuro, da
destinare alla società Interporto che ha già realizzato l’armamento ferroviario e sta appaltando i lavori per la
realizzazione della stazione merci che renderà completamente automatizzate tutte le operazioni di
immissione in linea dei convogli.
2 Genesi del progetto
La Regione Marche da alcuni anni ha posto l’attenzione su quelle che sono le infrastrutture regionali puntuali,
da tempo individuate nel Porto di Ancona, Interporto di Jesi e Aeroporto di Ancona-Falconara, cercando di
prendere in esame tutte le variabili che influiscono sulla crescita futura dell’economia marchigiana. Il sistema
Porto, Interporto e Aeroporto costituisce in effetti un asset del territorio marchigiano la cui strategicità sul
mercato può essere, in prospettiva, superiore a quella dei singoli nodi. Nel corso degli ultimi anni la Regione
ha avviato diversi studi analitici nel settore del trasporto delle merci e della logistica; e recentemente,
attraverso il Piano Regionale Infrastrutture, Trasporto merci e Logistica ha ricondotto in un quadro organico di
programmazione integrata tutte le iniziative avviate, le strategie per lo sviluppo e la riorganizzazione del
settore anche sul piano della logistica, utilizzando i risultati degli studi già sviluppati e fissando le linee
d’azione puntuali per gli interventi finanziari e legislativi della Regione.
La Piattaforma Logistica marchigiana, grazie alla combinazione tra il Porto di Ancona e l’operatività
retroportuale offerta dall’Interporto, unita alla utilissima presenza dell’Aeroporto nella stessa area, si offre
come gateway per i flussi da/per il Far East, attraverso i collegamenti nave-ferro-gomma con l'europa, e come
transhipment minore verso i porti minori dell’area balcanica. Si tratta di una piattaforma logistica in grado di
giocare un ruolo fondamentale soprattutto nella efficiente raccolta e distribuzione delle merci, a servizio della
Macro Regione Medio-Adriatica, ma è essenziale che assuma anche un ruolo strategico per la
riorganizzazione del sistema di trasporto delle merci a servizio delle produzioni dei Distretti marchigiani e per
questo è stata ipotizzata, dal Piano regionale Trasporto merci e logistica, la realizzazione di un sistema di
nodi o piattaforme distrettuali.
Al fine di delineare un quadro d’insieme e di realizzare sul territorio, nei diversi Distretti produttivi, tali
piattaforme per la mobilità ed il trattamento logistico delle merci, l’azione della Regione deve essere volta a
stimolare una fattiva concertazione fra tutti i protagonisti, istituzioni locali, gestori delle reti, operatori di
trasporto e della logistica, clienti industriali.
Queste strutture debbono raccordarsi, in una logica di complementarietà con l’Interporto di Jesi, il Porto di
Ancona e lo scalo Aeroportuale di Falconara, offrendo, al tempo stesso, opportunità di qualificazione al
trasporto ferroviario tradizionale e all’autotrasporto.
3 Piano di realizzazione del progetto
Per la realizzazione della Piattaforma Logistica delle Marche la Regione Marche svolge un ruolo di regia
generale degli interventi, la cui attuazione è demandata ai gestori delle strutture: Autorità Portuale per quelli in
ambito portuale, Società Interporto Marche spa per quelli in ambito Interportuale, ANAS per quelli sulla
viabilità Statale, Società Aerdorica spa per quelli in area aeroportuale, tutti sempre in stretta collaborazione
con Rete Ferroviaria Italiana, qualora ci siano interferenze o collegamenti con la rete ferroviaria, con le
Amministrazioni locali e con tutti gli altri enti eventualmente interessati.
In particolare l’intervento SP04 Porto di Ancona Collegamenti Multimodali “Realizzazione del raccordo tra il
parco ferroviario della stazione di Ancona Centrale ed i piazzali retrostanti la nuova Darsena (3° Fase)” di cui
all’Accordo di Programma “SP Sistemi Portuali”, è stato curato direttamente dall’Autorità Portuale la quale
lo ha concordato con RFI vista la stretta relazione.
178
Regione Marche
Le principali fasi sono le seguenti:
> Progettazione: Progettazione Definitiva dal 01/06/2003 al 05/08/2003;
Progettazione Esecutiva dal 07/12/2005 al 16/12/2005.
> Gara e Affidamento lavori: asta pubblica con criterio di offerta economicamente più vantaggiosa,
aggiudicata il 02/05/2007
> Esecuzione lavori: da maggio 2007 a novembre 2009 (fine lavori 26/11/2009)
> Collaudo tecnico amministrativo: in corso di redazione
L’intervento VV01 “Svincolo stradale per il collegamento del centro intermodale di Jesi” di cui all’Accordo di
Programma “Viabilità Statale – Secondo accordo Integrativo” è stato attuato direttamente dall’ANAS –
Compartimento per la viabilità delle Marche.
Le principali fasi sono le seguenti:
> Progettazione: Progettazione Definitiva da settembre 1997 a marzo 2004,
Progettazione Esecutiva da dicembre 2007 ad aprile 2008.
> Gara e Affidamento lavori: procedura di appalto integrato aggiudicata il 21/05/2007; approvazione
progettazione esecutiva 28/08/2008
> Esecuzione lavori: consegna lavori 18/09/2008 – data fine lavori 19/07/2010
> Collaudo tecnico amministrativo: in corso di redazione
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
L’attuazione di progetti della portata di quello indicato pone innanzitutto la necessità di un coordinamento
costante tra i tanti soggetti che necessariamente sono coinvolti. Anzitutto è necessaria la condivisione
dell’obiettivo finale e quindi la definizione in maniera chiara di ruoli e compiti di ciascuno. A ciò si aggiunge la
complessità delle procedure incardinate nella realizzazione di opere pubbliche soprattutto quando gli importi
sono superiori alle soglie comunitarie.
Le criticità incontrate sono di varia natura, ma sempre fondamentale è stato il ruolo di intermediazione che la
Regione ha svolto, cercando di individuare soluzioni possibili, anche mettendo in campo, laddove
stretta,mente necessario, risorse finanziarie aggiuntive. Quest’ultima condizione è quella che si è verificata
nel caso del raccordo ferroviario (SP04) quando pesanti rallentamenti si stavano verificando perché RFI spa,
per problemi interni, non poteva finanziare la parte di opera a proprio carico, rischiando di inficiare in tal modo
anche l’intervento in realizzazione da parte dell’Autorità portuale. In tal caso la regione si è fatta promotrice di
un accordo aggiuntivo con Autorità Portuale ed RFI, che ha previsto l’impegno di RFI di fornire comunque il
progetto, l’impegno dell’Autorità Portuale di curare l’appalto e l’esecuzione dei lavori e cofinanziare in parte i
lavori, e quello della Regione di garantire il finanziamento mancante. A fronte di tale accordo inoltre RFI a
messo a disposizione dell’Autorità portuale l’area “Ex-Scalo Marotti”, che verrà recuperata, con
cofinanziamento regionale, e destinata e terminal intermodale, per il trasporto combinato. Il tutto ovviamente
in perfetta sintonia anche con le operazioni di accessibilità che si stavano portando avanti in Interporto.
Per quanto riguarda invece l’intervento relativo allo svincolo stradale (VV01), le principali criticità sono da
attribuire prima all’ANAS che non riusciva ad individuare i necessari fondi poi, ottenuto il co-finanziamento
regionale tramite l’APQ, i tempi di progettazione si sono allungati per recepire le prescrizioni ministeriali
rilasciate in fase di Valutazione di Impatto Ambientale.
Dal lato regionale va inoltre evidenziata la criticità legata alla gestione di interventi nei quali si ha la
concorrenza di fonti di finanziamento diverse tra loro. Ciò pone infatti la necessità di assicurare che non si
verifichino condizioni di finanziamento doppio sulla stessa spesa. A tal riguardo non sono sufficienti le
dichiarazioni dei Beneficiari, ma è necessario un sistema di monitoraggio unitario incentrato sull’intervento più
che sul finanziamento. In tale ottica la Regione Marche, si sta già muovendo con la realizzazione di un
sistema di monitoraggio e rendicontazione unitario.
179
Regione Marche
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Notevoli sono i benefici che la Regione si aspetta dalla Piattaforma Logistica delle Marche, trattasi di benefici
diretti ed indiretti. In particolare si attendono benefici di natura economica, di incremento dell’occupazione, di
incremento dei servizi di logistica offerti alle imprese; benefici di natura ambientale, di decongestionamento
delle strade, di riduzione delle emissioni in atmosfera, di sicurezza stradale.
La realizzazione delle infrastrutture citate in precedenza, seppur indispensabile, è però solo una delle
componenti fondamentali per il raggiungimento di tali benefici, essenziale è la fase di gestione della
piattaforma e di posizionamento della stessa nel mercato europeo. In tale direzione deve operare la Regione
soprattutto nel proporre le potenzialità del “sistema logistico” come insieme coordinato, integrato e dunque
competitivo. Dovrà stimolare modelli organizzativi e gestionali efficienti, flessibili, capaci di competere con gli
altri presenti sul mercato e capaci di attrarre flussi di traffico fornendo servizi certi agli operatori del settore. A
questo scopo è essenziale procedere, dopo il finanziamento dell’infrastruttura, al finanziamento della gestione
della stessa, nel senso ad esempio di promuovere il trasporto su ferro, compensandone il differenziale di
costo rispetto al trasporto su strada, oppure di favorire il trasferimento dei carichi su ferro e su nave sia per le
direzioni nord-sud sia per quelle est-ovest.
6 Successo del Progetto
Il maggior punto di forza della “Piattaforma Logistica delle Marche” è sicuramente l’aver dislocati i suoi tre
nodi principali: Porto, Interporto ed Aeroporto in un’area di pochi chilometri di raggio.
Dal punto di vista economico l’efficientamento del sistema logistico può incidere anche sul PIL producendone
un incremento significativo. Le imprese marchigiane che ad oggi molto spesso vendono franco-fabbrica e
comprano franco-destino, potrebbero avvalersi dei nuovi servizi logistici offerti e riorganizzare la fase del
trasporto recuperando una fetta di mercato che ad oggi viene lasciata a terzi.
Dal punto di vista prettamente ambientale il pieno funzionamento della piattaforma potrà permettere la
riduzione delle varie forme di inquinamento (emissioni in atmosfera, inquinamento acustico..), perché dà la
possibilità di effettuare il cosiddetto “modal-shift” cioè lo spostamento di parte del traffico da una modalità di
trasporto ad un’altra, ad es. dalla strada al ferro. Molteplici sono le opportunità che si configurano: vale la
pena di evidenziare ad es. che il collegamento ferroviario diretto tra il porto di Ancona e l’Interporto di Jesi,
l’adeguamento del terminal per il trasporto combinato nel Porto di Ancona, potrebbero permettere l’avvio del
cosiddetto “Progetto Due Mari”. Progetto che la Regione Marche, in accordo anche con le altre regioni del
Centro Italia, sta portando avanti e che permetterebbe il collegamento dei due mari, Adriatico e Tirreno, e che
prevederebbe il trasporto di casse mobili e container (e forse anche trailer) via nave da Grecia e Turchia al
Porto di Ancona, da qui via ferro al porto di Civitavecchia e quindi di nuovo via mare verso Spagna e Francia.
Protagonisti sarebbero in tale operazione proprio gli interporti, le Autorità portuali, i vettori ferroviari e gli altri
operatori logistici ed armatoriali.
Se questa ipotesi avrà lo sperato successo, si potrà replicare una soluzione di trasporto combinato con
modalità ferro-gomma sull’altra direttrice del trasporto merci che raggiunge il porto di Ancona, quella verso il
centro-europa, Olanda e Germania.
Vale la pena inoltre di citare l’esperienza positiva già condotta dalla Regione Marche nel recente mese di
agosto quando, avendo previsto un contributo a favore del trasferimento di barbabietole da zucchero via
treno anziché via gomma, ha ridoto notevolmente l’impatto dei mezzi pesanti adibiti a tale trasporto, sulla
autostrada e sulla strada statale. La presenza dell’interporto Marche ha permesso di raccogliere le
barbabietole da zucchero delle aree circostanti la vallesina, presso tale infrastruttura e da qui inviarle allo
Zuccherificio del Molise, nello stabilimento di Guglionesi, tramite il vettore ferroviario. Si stima siano stati tolti
dalla strada almeno 2.000 camion, che avrebbero altresì circolato nel periodo estivo, quello in cui il traffico
sulla zona litoranea è più elevato; evidenti sono quindi stati benefici ottenuti sia in termini di inquinamento,
che di sicurezza, che di traffico.
180
Regione Marche
Questi sono solo alcuni dei risultati che si potranno ottenere; le infrastrutture sono ormai a buon punto e la
fase di gestione si sta avviando, resta da investire sulle migliori modalità organizzative e sul “posizionamento”
del sistema “Piattaforma logistica delle Marche”.
La lezione utile per progetti futuri è duplice: da un lato la collaborazione tra più soggetti, con un
coordinamento regionale chiaro e riconosciuto da tutti in termini di competenze e professionalità; dall’altro la
capacità, peraltro ancora da verificare sino in fondo, di andare oltre le richieste degli operatori economici per
incidere sulle cause più profonde di certa arretratezza ed inefficienza, proponendo soluzioni più complesse
che richiedono agli operatori, a loro volta, sforzi di adeguamento e modernizzazione. Alla richiesta di maggiori
infrastrutture la risposta è stata la piattaforma logistica delle Marche e l’innovazione nel sistema di scambio
delle merci.
Darsena porto di Ancona
Svincolo su SS 76 - Fase esecuzione lavori
(sullo sfondo l’interporto Marche)
Raccordo ferroviario porto di Ancona
Area Cargo
181
Regione
Molise
182
Regione
Molise
Le priorità perseguite
Il 16 febbraio del 2000 la Regione Molise ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di Programma
con la quale si è dato concreto avvio alla politica di finalizzazione delle risorse destinate alle aree
sottoutilizzate per il riequilibrio economico e sociale delle aree della Regione, individuando i settori e gli
impegni di interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi nei
vari “Accordo di Programma Quadro” (APQ) e relativi Atti integrativi nei settori Agricoltura, Ambiente, Aree
urbane, Beni culturali, Città, Difesa del suolo, Pesca, Politiche del lavoro, Ricerca e innovazione, Risorse
idriche, Infrastrutture sanitarie, Scuola, e-Government e Società dell’informazione, Sviluppo imprenditoria
locale, Sicurezza, Trasporti e Infrastrutture Viarie.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle coperture
finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Molise ha programmato in meno di un decennio 588,4 milioni di euro, con i quali sono stati
avviati 1435 interventi nei diversi settori individuati.
Nello specifico sono stati realizzati:
>330 interventi nel settore Agricoltura
>117 interventi nel settore Ambiente
>9 interventi nel settore Aree urbane
>212 interventi nel settore Beni culturali
>19 interventi nel settore Città
>101 interventi nel settore Difesa del Suolo
>4 interventi nel settore della Pesca
183
Regione
Molise
> 13 interventi nel settore Politiche del lavoro
> 35 interventi nel settore Ricerca e innovazione
> 122 interventi nel settore Risorse idriche
> 26 interventi nel settore delle Infrastrutture sanitarie
> 40 interventi nel settore Scuola
> 18 interventi nel settore Società dell’informazione
> 37 interventi nel settore Sviluppo imprenditoria locale
> 5 interventi nel settore Sicurezza
> 347 interventi nel settore Trasporti e Viabilità.
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. A tal fine
sono stati realizzati numerosi progetti tra i quali citiamo:
> Nel settore Trasporti e Viabilità la realizzazione della cosiddetta “Fresilia”, strada di collegamento tra la
Fondovalle Biferno e la Fondovalle Trigno all’altezza del Comune di Frosolone (IS);
> nel settore Città l’acquisto e l’adeguamento della sede regionale;
> Nell’ambito del settore Scuola la realizzazione di prefabbricati in legno antisismici da adibire ad edifici
scolastici comunali nella località di San Lazzaro del Comune di Isernia.
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio i tre interventi sopraelencati, perché
rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Molise, il Ministero dello Sviluppo Economico e le Amministrazione centrali settorialmente competenti.
Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha l’opportunità di poter comunicare ai cittadini, in maniera
trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state investite in ambito regionale,
evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
184
Regione Molise
Provincia:
Isernia
Comune:
Isernia
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Isernia – Realizzazione di
prefabbricati in legno,
antisismici da adibire ad
edifici scolastici comunali
nella località di San
Lazzaro
Comune di Isernia
Valore dell’opera:
941.021,67 euro di cui valore FAS 941.021,67 euro
Data effettiva entrata in funzione:
18/10/2010
1 Sintesi del progetto
Il progetto è inserito nell’ambito del II Atto Integrativo all’Accordo di Programma Quadro “Scuola” e finanziato
con economie FAS relative alle risorse della delibera CIPE n.20/2004.
L’importo complessivo dell’opera è di 941.021,67 euro.
L’intervento è strettamente connesso ad un altro intervento, sempre inserito nell’ambito del II Atto Integrativo
all’APQ “Scuola” e finanziato con economie FAS, delibere CIPE n.17/2003 e n.20/2004, di importo pari a
558.978,33 euro, che prevede la realizzazione di prefabbricati in legno, antisismici da adibire ad edifici
scolastici comunali anche nella località di San Leucio del Comune di Isernia.
Il progetto ha permesso la realizzazione di prefabbricati in legno antisismici, in sostituzione di edifici scolastici
esistenti che, a seguito di verifiche tecniche effettuate dopo l’evento sismico del 6 aprile 2009 che ha colpito
l’Abruzzo, sono risultati non agibili.
L’opera è stata realizzata in 15 mesi dalla proposta regionale di finanziamento a valere sulle economie FAS
2000-2006, formulata con deliberazione della Giunta Regionale n.809 del 20/07/2009 e condivisa dal Tavolo
dei sottoscrittori in data 28 aprile 2010.
Il principale beneficio è stato quello di aver dotato il Comune di Isernia, capoluogo di provincia, di edifici
scolastici antisimici realizzati con moderni standard di sicurezza, in sostituzione di edifici esistenti di vecchia
realizzazione non rispondenti alle vigenti normative in materia di sicurezza.
Il successo del progetto poggia sul fatto di aver realizzato in breve tempo edifici scolastici conformi alla più
recente normativa antisismica, utilizzando un materiale innovativo, il legno, e tecnologie d’avanguardia.
185
Regione Molise
2 Genesi del progetto
Gli edifici scolastici del Comune di Isernia, alcuni realizzati nel primo dopoguerra, altri negli anni ‘70,
sottoposti a studi e verifiche tecniche dopo il sisma che ha colpito l’Abruzzo nell’aprile del 2009, sono risultati
molto vulnerabili e non rispondenti alla recente normativa antisismica, per cui si è deciso di realizzare
strutture moderne e particolarmente sicure.
Il Comune di Isernia, prima della progettazione degli interventi, ha effettuato uno studio del territorio
comunale, della durata di circa un mese, per individuare le aree più idonee in cui ubicare i prefabbricati.
La realizzazione del progetto ha interessato una superficie pari a 1360 mq a cui vanno ad aggiungersi altri
800 mq relativi alla struttura ubicata in località San Leucio.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali che hanno previsto un accurato
studio delle tipologie di prefabbricati in legno esistenti sul mercato rispondenti alle specifiche, nonché ad una
celere esecutività e ad una economia costruttiva. Attraverso la ricerca effettuata dall’Ufficio Tecnico del
Comune di Isernia è stato possibile effettuare la progettazione delle attività e la stima delle tempistiche
necessarie al completamento dell’opera.
Nello specifico, il progetto realizzato in località San Lazzaro è stato articolato nelle fasi di:
> Studio e fase di progettazione: avvenuti nel mese di agosto 2009. Tale fase ha coinvolto l’Amministrazione
Comunale di Isernia nella progettazione preliminare dei moduli prefabbricati e si è conclusa il 21 maggio
2010 con l’approvazione del progetto e seguita dalla progettazione esecutiva approvata dal Comune di
Isernia con determinazione dirigenziale n.259 del 01/06/2010.
> Esecuzione dei lavori: l’Impresa Cifolelli Edilizia s.p.a., aggiudicataria dei lavori, ha redatto il progetto
esecutivo e in data 04/06/2010 sono iniziati i lavori di realizzazione dell’opera, che si sono conclusi in data
15/10/2010.
> Collaudo: il collaudo della struttura è stato effettuato il 16/10/2010.
L’opera è entrata in funzione in data 18/10/2010.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
La realizzazione di prefabbricati in legno antisismici, da adibire ad edifici scolastici nel Comune di Isernia, in
particolare quello in località San Lazzaro (ma lo stesso dicasi per quello realizzato in località San Leucio)
sebbene avvenuta in soli 15 mesi, ha fatto registrare un lieve rallentamento nelle tempistiche originariamente
prestabilite dal piano di realizzazione, a seguito dei tempi dovuti alla procedura di riprogrammazione delle
economie FAS 2000-2006 attivata per il finanziamento dell’intervento con deliberazione della Giunta
regionale n.809 in data 20/07/2009 e condivisa dal Tavolo dei Sottoscrittori solo in data 28/04/2010.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il progetto ha previsto la realizzazione di prefabbricati in legno, antisismici da adibire ad edifici scolastici nella
località di San Lazzaro del Comune di Isernia.
La realizzazione dei prefabbricati è stata fondamentale per dare risposta alla domanda di sicurezza sia degli
alunni, sia dei comitati dei cittadini, rendendo possibile lo spostamento della popolazione scolastica, in modo
da liberare gli istituti insicuri e consentire gli interventi di consolidamento e messa in sicurezza, senza per
questo dover procedere alla sospensione delle lezioni e consentendo di dotare la popolazione scolastica
comunale di aule in grado di garantire le migliori performance in materia di antisismicità e quindi di sicurezza.
186
Regione Molise
6 Successo del Progetto
Il progetto è esemplare sia dal punto di vista esecutivo che strategico. L’adozione di moduli prefabbricati con
struttura portante in legno lamellare ha consentito, infatti, la realizzazione degli edifici scolastici in tempi
notevolmente minori rispetto alla tradizionale edilizia in cemento armato con costi nettamente più bassi.
L’evento sismico dell’Aquila dell’aprile 2009 ha richiamato la necessità di dotare le zone sismiche di edifici atti
a resistere alle sollecitazioni dei terremoti, principalmente quegli edifici strategici, quali le scuole.
I tempi ristretti nell’ambito dei quali operare, al fine di non pregiudicare le attività scolastiche e risolvere i
disagi legati a sistemazioni temporanee, hanno determinato scelte tipologiche ed esecutive che sono risultate
vincenti sia per la rapidità dell’iter amministrativo che della realizzazione.
Il costante controllo e la vigilanza sull’esecuzione dei lavori non solo da parte dei tecnici e degli amministratori
del Comune di Isernia ma anche dei rappresentanti della cittadinanza, in particolare i comitati dei cittadini
composti dai genitori degli alunni, hanno garantito la corretta esecuzione, il rispetto dei termini previsti e la
celerità di realizzazione.
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
187
Regione Molise
Provincia:
Campobasso
Comune:
Campobasso
Soggetto attuatore:
Regione Molise
Titolo intervento:
Campobasso – Acquisto e
adeguamento sede
regionale (immobile ex
Enel)
Valore dell’opera:
10.879.000,00 euro di cui valore FAS 10.331.192,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
01/07/2009
1 Sintesi del progetto
Il progetto è inserito nell’ambito del II Atto Integrativo all’Accordo di Programma Quadro “Città”, sottoscritto in
data 30 gennaio 2007 tra il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero delle Infrastrutture e la Regione
Molise. L’importo complessivo del progetto “Acquisto e adeguamento Sede Regionale: immobile ex Enel” è di
10.879.000 euro, di cui 10.331.192 euro a valere sulle risorse FAS 2000/2006 e 547.808 euro quale quota di
cofinanziamento regionale.
Il progetto si è sviluppato in due fasi principali che hanno riguardato da un lato l’acquisizione dell’immobile,
dall’altro il recupero e l’adeguamento funzionale dello stesso, al fine di consentire il trasferimento di alcune
delle strutture regionali aventi sedi dislocate in più zone della città di Campobasso.
L’obiettivo principale è stato quello di dotare l’Amministrazione regionale di una sede istituzionale di
rappresentanza, dedicata e funzionale, tale da consentire un miglioramento delle attività, sia in termini di
accelerazione delle procedure a vantaggio della collettività e degli utenti, sia in termini di facilitazione del
lavoro del personale regionale, nonché un aumento dell’efficienza organizzativa e una riduzione degli oneri di
locazione.
Il progetto è stato realizzato in meno di 3 anni:
> 8 mesi relativi alla fase propedeutica dell’acquisto dell’immobile, ubicato in Via Genova, ex sede degli uffici
Enel, attivata con deliberazione della Giunta regionale n.1172 del 2 agosto 2006, e terminata con la
sottoscrizione del contratto di acquisto in data 5 aprile 2007;
> 2 anni relativi alla fase di progettazione e realizzazione dei lavori di adeguamento. Tale fase ha visto la
costituzione, in data 20 luglio 2007, di un Gruppo di lavoro interno all’Amministrazione regionale, che ha
redatto il progetto preliminare, sulla base del quale è stata indetta la gara, con successiva aggiudicazione
definitiva dei lavori in data 10 marzo 2008. I lavori sono stati ultimati in data 20 giugno 2009 ed il collaudo in
data 23 giugno 2009.
188
Regione Molise
L’immobile è stato oggetto di una serie di interventi mirati, avendo come obiettivo prioritario l’adeguamento
della struttura e delle sue componenti alle normative vigenti, nonché la riorganizzazione funzionale delle
superfici, nell’ottica di un giusto rapporto costi/benefici e di un equilibrato standard di efficienza tra livelli di
gestione e costi di manutenzione.
Durante le fasi di acquisto, progettazione e realizzazione dell’intervento non sono state riscontrate criticità
particolari.
Oltre alla realizzazione di economie derivanti dalla riduzione degli oneri di locazione e gestione, si è
determinata una razionale sistemazione logistica-funzionale-organizzativa degli uffici regionali.
L’edificio, che si sviluppa su cinque piani esterni e un seminterrato, per una superficie complessiva di oltre
5000 metri quadrati, è stato dotato di un sistema di building automation a standard internazionale KNX che
integra la gestione dei diversi impianti elettrici e speciali, tra cui la distribuzione di energia, l’illuminazione
ordinaria e di emergenza, la sicurezza.
I sistemi di automazione installati nell’edificio consentono di realizzare le funzioni richieste dalla Norma EN
15232 per la classe A di efficienza energetica, con risparmi rispetto alla classe D dell’ordine del 50% per
l’energia termica, del 20% per l’energia elettrica degli ausiliari e del 40% per l’energia elettrica del sistema di
illuminazione. Da una stima effettuata per il solo impianto di illuminazione, il risparmio di energia elettrica
annuale è dell’ordine dei 50-60 MWh, corrispondenti ad un risparmio di spesa dell’ordine dei 10.000 euro. In
definitiva, il risparmio energetico conseguito mediante l’adozione dei sistemi di controllo intelligenti è stato
stimato, sulla base della metodologia proposta dalla normativa, complessivamente pari al 38%.
2 Genesi del progetto
Il problema della realizzazione di una sede unica regionale ha rappresentato negli ultimi anni una priorità
fondamentale per la Regione Molise, sia per gli alti costi annui dovuti alla locazione e gestione degli uffici, sia
per le insufficienze operative che una frammentata sistemazione può comportare.
La Giunta Regionale ha ritenuto, pertanto, di fondamentale importanza dotarsi di adeguate e distinte sedi
proprie, un complesso di edifici da destinare agli Organi istituzionali, agli Uffici delle Direzioni Generali ed a
tutte le strutture e servizi necessari allo svolgimento delle funzioni amministrative dell’Ente.
Il progetto si inserisce nell’ambito di un più vasto Piano, finalizzato al raggruppamento degli edifici delle
diverse Direzioni Generali e si inserisce all’interno di un complesso programmatico di interventi volti alla
riqualificazione architettonica e funzionale di un’area centrale della città capoluogo, in armonia con gli spazi
urbani esistenti.
La tipologia di intervento realizzato non ha comportato alcun aumento nella volumetria dell’edificio.
3 Piano di realizzazione del progetto
Il progetto è stato realizzato attraverso due differenti step procedurali, già in precedenza descritti.
Nello specifico, relativamente alla fase di acquisto, i tempi dei principali adempimenti amministrativi sono
stati i seguenti:
> Con determinazione direttoriale DG I n.46 del 28 agosto 2006 è stata nominata una Commissione interna
per la valutazione di congruità del prezzo dell’immobile;
> In data 3 ottobre 2006, a seguito di sopralluoghi, è stata redatta dalla Commissione la relazione di stima ed
è stato ritenuto congruo il valore di mercato di 5.900.000 euro (IVA esclusa) richiesto dalla Dalmazia Trieste
srl, proprietaria dell’immobile;
> Con deliberazione di Giunta regionale n.1965 del 20 novembre 2006 è stata approvata la succitata
relazione di stima, autorizzando il Direttore della Direzione Generale I alla sottoscrizione dell’atto di
acquisto;
189
Regione Molise
> In data 5 aprile 2007 è stato sottoscritto il contratto di compravendita dell’immobile per l’importo
complessivo di 7.080.000 euro (IVA inclusa).
Relativamente alla fase di recupero funzionale dell’immobile:
> Studi e fasi di progettazione:
– Con determinazione direttoriale DG I n.34 del 20 luglio 2007 è stato costituito il Gruppo di lavoro interno
all’Amministrazione regionale per l'attività relativa alla redazione del progetto preliminare di recupero
dell’immobile ex sede Enel;
– Con deliberazione di Giunta regionale n.950 del 30 luglio 2007 è stato approvato il progetto preliminare
per l’importo complessivo di 3.500.000 euro, da porre a base di gara per la redazione, da parte delle ditte
concorrenti, del progetto esecutivo generale e del progetto esecutivo di primo stralcio. Contestualmente,
con il medesimo provvedimento è stato approvato il bando di gara ed il relativo disciplinare, riguardanti il
primo stralcio funzionale dell’importo della progettazione esecutiva e dei lavori di 1.500.000 euro;
– In data 12 settembre 2007 è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale V Serie n.106 il bando di gara per
l'affidamento della progettazione ed esecuzione dei lavori di recupero funzionale dell'edificio ex Enel sito in
via Genova in Campobasso;
– Con deliberazione di Giunta regionale n.264 del 10 marzo 2008 è stato aggiudicato in via definitiva
l’appalto dei lavori alla ditta “Omniacostruzioni srl” ed è stato approvato il progetto esecutivo generale ed il
progetto esecutivo relativo al primo stralcio funzionale;
> Esecuzione dei lavori: con verbale del 20 marzo 2008 si è provveduto alla consegna in via d’urgenza dei
lavori. Con deliberazione di Giunta regionale n.272 del 16 marzo 2009 è stata approvata la perizia di
variante e suppletiva dei lavori di recupero funzionale dell’edificio per l’importo complessivo di euro
3.799.000,00. In data 20 giugno 2009 sono stati ultimati i lavori.
> Collaudo: in data 23 giugno 2009 è stato effettuato il collaudo.
> Chiusura: Le opere eseguite hanno di fatto reso di nuovo funzionale la struttura, consentendo, nel mese di
novembre 2009, il trasloco dei Servizi Amministrativi, Dirigenziali e di Rappresentanza delle strutture della
Giunta regionale e della Programmazione e Bilancio, dislocati in differenti edifici in locazione nella città di
Campobasso.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Durante tutte le principali fasi di attuazione dell’intervento relative all’acquisto dell’immobile, alla progettazione
ed alla realizzazione degli interventi di adeguamento dello stesso non sono state riscontrate criticità
particolari.
Si segnala che, durante la fase di esecuzione lavori, sono sopravvenute nuove esigenze riguardanti interventi
non previsti nel progetto posto a base di gara, da realizzare nel sottotetto dell’edificio e nel seminterrato per
rendere totalmente fruibili i relativi spazi. La realizzazione di tali ulteriori lavori ha comportato una maggiore
spesa, rispetto a quella prevista nel quadro economico del progetto approvato, che ha reso necessario
procedere all’approvazione della perizia di variante e suppletiva ed alla integrazione della spesa stessa con
un nuovo quadro economico per 3.799.000 euro (deliberazione della Giunta regionale n. 272 del 16 marzo
2009).
190
Regione Molise
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il progetto ha consentito l’acquisto dell’edificio ex sede degli uffici Enel, ubicato in via Genova 11 in
Campobasso, e l’esecuzioni di lavori di adeguamento e sistemazione dello stesso al fine di destinarlo a sede
di rappresentanza istituzionale ed uffici regionali.
La realizzazione del progetto ha consentito il trasferimento e l’aggregazione di tre importanti apparati
amministrativi, quali quelli della Giunta regionale (prima ubicata in Via XIV Maggio, 120), della
Programmazione (prima ubicata in Corso Bucci 54/A) e del Bilancio (prima ubicato in Via Cavour),
strettamente collegati tra di loro, nella nuova ed accogliente struttura di Via Genova, munita di tecnologia
d’avanguardia, che ha permesso al personale di svolgere il proprio lavoro in ambienti più consoni e
utilizzando mezzi moderni e tecnologicamente avanzati.
Attraverso la rete intranet, infatti, che collega ogni postazione dell’immobile, si ottiene maggiore efficienza,
trasparenza e risparmio nei vari passaggi burocratico-amministrativi propedeutici ai vari provvedimenti che
quotidianamente vengono assunti. Molti dati viaggiano su supporto informatico e telematico, riducendo al
minimo l’utilizzo della carta e, nel contempo, fornendo e ricevendo molte informazioni sull’attività dei singoli
uffici per implementare e velocizzare l’azione amministrativa sia singola che complessiva.
I sistemi di automazione installati nell’intero edificio, che integrano la gestione dei diversi impianti elettrici e
speciali, consentono di ottenere risparmi in termini di efficienza energetica nell’ordine del 50% per l’energia
termica, del 20% per l’energia elettrica degli ausiliari e del 40% per l’energia elettrica del sistema di
illuminazione.
Il progetto si è particolarmente distinto tra gli altri interventi realizzati dalla Regione, non solamente per i
benefici apportati alla collettività, ma anche per aver raggiunto gli obiettivi programmati, rispettando le
tempistiche stabilite.
6 Successo del Progetto
Il nuovo edificio, sede istituzionale della Regione Molise, è frutto del riutilizzo di un immobile che aveva
cessato la sua funzione e che, a seguito di interventi di adeguamento funzionale, di dotazione di tecnologia
d’avanguardia e di installazione di sistemi di building automation, ha reso nuovamente operativa una struttura
direzionale, prestando la dovuta attenzione alle problematiche energetiche e di tutela dell’ambiente.
191
Regione Molise
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
192
Regione Molise
Provincia:
Campobasso e Isernia
Comune:
Frosolone, Duronia
e Civitanova del Sannio
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Frosolone, Duronia e
Civitanova del Sannio –
Collegamento tra fondo
valle Trigno e fondo valle
Biferno
Comunità Montana Sannio
Valore dell’opera:
10.329.137,98 euro di cui valore FAS
10.329.137,98 euro
Data prevista entrata in funzione:
20/11/2011
1 Sintesi del progetto
Il progetto è inserito nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro “Trasporti e Infrastrutture Viarie”,
sottoscritto in data 31 dicembre 2002 tra la Regione Molise, il Ministero dell’Economia, il Ministero delle
Infrastrutture e A.N.A.S.
L’importo complessivo del progetto “Collegamento tra F.V. Trigno e F.V. Biferno all’altezza del Comune di
Frosolone (c.d. Fresilia I Lotto – III Stralcio + II Lotto)” è di 10.329.137,98 euro, interamente a valere sulle
risorse FAS 2000-2006.
La direttrice in oggetto, della lunghezza di circa 25 km, costituisce un collegamento trasversale tra la strada di
Fondo Valle Biferno e la strada di Fondo Valle Trigno che, oltre a congiungere i vari centri interni, quali
Agnone, Castelverrino, Frosolone, Molise, Duronia, Casalciprano, Civitanova del Sannio, con le città
capoluogo di provincia di Campobasso e Isernia, consente il collegamento, attraverso le due fondo valli
Biferno e Trigno, dell'area industriale Fresilia e dell’area d’influenza dell’intervento con le due principali arterie
longitudinali rappresentate dall’Autostrada Napoli-Roma-Milano e dall'Autostrada Bari-Canosa-Bologna.
Il primo tronco è stato realizzato dall'Amministrazione Provinciale di Isernia, con finanziamento della Cassa
per il Mezzogiorno, il secondo tronco è stato realizzato dalla Comunità Montana Sannio, con finanziamento
FAS.
II terzo tronco prevede l’innesto alla strada di Fondo Valle Vella e, attraverso questa, l'innesto alla Fondo
Valle del Trigno, in corrispondenza dello svincolo di Bagnoli.
I lavori hanno avuto inizio nei primi mesi del 2007 e il completamento dell’opera è previsto per la fine del
2011.
193
Regione Molise
I principali benefici attesi riguardano la riduzione di percorso in termini di lunghezza di tracciato, la
conseguente riduzione dei tempi di percorrenza e la maggiore sicurezza. Inoltre, la riduzione del percorso
verso i due principali centri amministrativi della regione si ripercuote su tutti i centri abitati della zona con
un’importante incidenza sulla vita economica dell’intera regione. La nuova arteria, infatti, contempla anche il
collegamento attraverso la viabilità minore e la creazione di svincoli con tutti i centri abitati compresi nell’area
di influenza dell’intervento.
Il tracciato si sviluppa lungo l'alveo del fiume Fiumarella, impegnando alternativamente la sponda destra e la
sponda sinistra attraverso una serie di rilevati e scavi con l’inserimento di muri di sostegno e di controripa in
c.a. e con l’attraversamento dello stesso Fiumarella con alcuni ponti ed opere minori.
La tratta oggetto del tracciato è caratterizzata da terreni flyscioidi appartenenti al termine arenaceo-pelitico in
un assetto morfologico omogeneo caratterizzato da versanti acclivi e, in alcuni punti, da pareti verticali con
giacitura a reggipoggio e con un'irregolare distribuzione di placche flyshoidi.
Trasversalmente la strada ha una larghezza di 11 metri: due corsie di 3,75 metri, due banchine di 1 metro e
due cordoli di 75 cm.
La sovrastruttura è costituita da una fondazione stradale in misto granulare stabilizzato con legante naturale
(tout-venant), dello spessore di 30 cm, da un strato di base in conglomerato bituminoso di 10 cm di spessore,
da un conglomerato bituminoso per strato di collegamento (binder) dello spessore di 4 cm e da uno strato di
usura dello spessore di 5 cm.
In corrispondenza dei viadotti la sezione trasversale ha una larghezza di 11,00 metri, di cui 9,50 metri di
carreggiata e due marciapiedi di 1 metro.
2 Genesi del progetto
Il progetto nasce dall’esigenza di realizzare un collegamento trasversale tra la strada di Fondo Valle Biferno e
la strada di Fondo Valle Trigno che, oltre a congiungere i vari centri interni con le città capoluogo di regione,
Campobasso e di provincia, Isernia, consente il collegamento dell'area industriale Fresilia e dell’area
d’influenza dell’intervento con le due principali arterie longitudinali rappresentate dall’Autostrada NapoliRoma-Milano e dall'Autostrada Bari-Canosa-Bologna.
L’analisi che ha accompagnato il progetto di fattibilità tecnico-economica si è basata sui seguenti elementi: il
traffico esistente e la sua evoluzione nel tempo, la geometria della strada e la velocità di percorrenza, le
condizioni della strada, i costi del percorso, la velocità di progetto possibile con il miglioramento delle
condizioni geometriche, i parametri per l’inserimento dell’arteria nelle condizioni locali e le misure da prendere
per contenere l’impatto sull’ambiente.
Nell’analisi, gli elementi legati alla sicurezza degli utenti sono stati attentamente valutati anche attraverso il
confronto tra diverse soluzioni di tracciato, attraverso specifiche soluzioni legate alla scelta della soluzione
statica delle opere principali o attraverso gli interventi di risanamento geologico e geotecnico e di
sistemazione ambientale.
Nell’ambito della valutazione dei benefici di un tale intervento ha un’importanza non trascurabile la
sistemazione geologica di un territorio o di un corso d’acqua attraversato dall’opera, che può avvenire
direttamente o indirettamente attraverso la costruzione dell’arteria. In un’area geologicamente complessa
come è la regione Molise l’occasione di intervento lungo un asse stradale è sempre stata anche l’occasione
per intervenire nel campo della sistemazione ambientale anche su superfici non strettamente legate allo
specifico intervento.
194
Regione Molise
Il territorio impattato nella realizzazione dell’intervento è quello dei Comuni di Frosolone (IS), Duronia (CB) e
Civitanova del Sannio (IS).
I principali passaggi amministrativi con le autorità dei Comuni interessati sono state le approvazioni delle
varianti urbanistiche ai Piani di Fabbricazione del Comune di Duronia e di Civitanova del Sannio.
3 Piano di realizzazione del progetto
L’opera è stata appaltata con appalto integrato e i lavori sono stati aggiudicati con contratto registrato in data
02/05//2006 e consegnati con in data 26/02/2007.
I lavori di realizzazione sono stati eseguiti a partire da febbraio 2007, sospesi con verbale in data 05/08/2009,
ripresi con verbale in data 28/12/2009 e successivamente sospesi con verbale in data 13/02/2010 in attesa
del finanziamento aggiuntivo di 1 milione di euro per la realizzazione di lavori di adeguamento funzionale di
completamento resisi necessari.
La funzionalità dell’opera è prevista per il 20/11/2011.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
La realizzazione dell’intervento, nonostante la complessità, non ha presentato criticità di rilievo. Si segnala
che durante la fase di esecuzione lavori sono sopravvenute due sospensioni, una in data 05/08/2009, l’altra
in data 28/02/2010. In particolare, la sospensione di febbraio 2010 è dovuta alla necessità di realizzare lavori
di adeguamento funzionale per il completamento dell’opera. Nello specifico, è necessario rendere funzionale
il lotto tra l’area industriale “Fresilia” ed il km 7+790 sulla direttrice F.V. Biferno – F.V. Trigno attraverso la
sistemazione di un raccordo con l’abitato di Civitanova del Sannio, oltre ad opere indispensabili a garantire i
lavori eseguiti in un’area caratterizzata da un assetto geologico estremamente complesso, e interventi per la
messa in sicurezza della strada secondo la normativa vigente.
La Giunta regionale, con DGR n.627 del 26.07.2010, ha proposto la riprogrammazione di economie FAS
2000-2006, per l’importo di 1 milione di euro per il finanziamento dei suddetti lavori.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il collegamento tra la Fondo Valle Biferno e la Fondo Valle Trigno, della lunghezza di 25 km, di cui 17 km già
realizzati, rappresenta una direttrice trasversale fondamentale per collegare le popolazioni del medio ed alto
Molise sia con il capoluogo di regione, Campobasso, che con il capoluogo di provincia, Isernia, nonchè con
l’Autostrada Adriatica a Sud–Est e con l’Autostrada Tirrenica a Nord-Ovest.
Analizzando il collegamento attuale dell’importante centro abitato di Agnone con Campobasso, la percorrenza
attraverso gli attuali collegamenti è di circa 86km. Quando sarà completata la trasversale Trigno – Biferno, il
percorso sarà di 54 km con una riduzione di circa 30 km. I tempi di percorrenza, considerata l’estrema
tortuosità del tracciato attuale si ridurranno di oltre un’ora.
Infatti, oltre alla riduzione di percorso in termini di lunghezza di tracciato, si deve prendere in considerazione
anche la geometria della nuova arteria, in termini di larghezza di piattaforma stradale, pendenze longitudinali
più contenute, raggi plano-altimetrici più ampi, in definitiva l’adozione di parametri in coordinazione con la
velocità di progetto. Questa nuova geometria consentirà una velocità di percorrenza almeno doppia rispetto
alla velocità consentita dalla geometria attuale.
Tutto ciò, oltre a garantire un vantaggio economico per la riduzione dei tempi di percorrenza, garantisce
l’enorme beneficio della maggiore sicurezza.
195
Regione Molise
La riduzione del percorso verso i due principali centri amministrativi della Regione si ripercuote su tutti i centri
abitati della zona con un’importante incidenza sulla vita economica dell’intera Regione. La nuova arteria,
infatti, contempla anche il collegamento attraverso la viabilità minore e la creazione di svincoli con tutti i centri
abitati compresi nell’area di influenza dell’intervento.
6 Successo del Progetto
L'opera è da considerare un progetto esemplare in quanto l'operosa collaborazione tra i diversi livelli
amministrativi (Ministero dello Sviluppo Economico e Regione in primis) ha consentito di utilizzare risorse
pubbliche in modo efficace per risolvere un annoso problema di viabilità regionale, che da tempo minava lo
sviluppo economico e la sicurezza.
Nonostante alcuni ritardi, il budget e i tempi saranno rispettati, grazie ad una fase di studio e progettazione
particolarmente attenta, nella quale sono state coinvolte le migliori risorse della Regione, in tema di
ingegneria dei trasporti e pianificazione economica.
Identificazione del tracciato
Inquadramento dell’Intervento
INQUADRAMENTO DELL’
DELL’INTERVENTO
AGNONE – CAMPOBASSO
86 KM
54 KM
AGNONE - CAMPOBASSO
AgnoneAgnone-F.V.Trigno
F.V.TrignoF.V.Trigno-PIP Fresilia
PIP FresiliaFresilia-F.V.Biferno
F.V.BifernoF.V.Biferno-Campobasso
TOTALE
AgnoneAgnone-Pescolanciano
PescolancianoPescolanciano-SS17
Innesto SS17SS17Campobasso
TOTALE
15
15.5
8.5
15
54
km
km
km
km
km
25
13
km
km
48
86
km
km
LA FONDO VALLE FRESILIA
FRESILIA
Fondo Valle Verrino
Fondo Valle Trigno
Bagnoli
Tratta realizzata
BifernoBiferno-Civitanova:
Civitanova: 16.5km
Completamento
CivitanovaCivitanova-F.V.Trigno:
F.V.Trigno: 8km
Bagnoli
Civitanova
del Sannio
Area Industriale
Frosolone
San Pietro in
Valle
Casalcipriano
Spinete
Fondo Valle
Biferno
Foto post intervento
Fondo Valle Fresilia
196
Regione
Piemonte
197
Regione
Piemonte
Le priorità perseguite
L’Intesa Istituzionale di Programma tra il Governo nazionale e la Regione Piemonte è stata sottoscritta il 22
marzo 2000. Essa rappresenta la cornice negoziale entro la quale l’Amministrazione centrale e quella
regionale definiscono la programmazione degli investimenti pubblici nazionali e comunitari con particolare
riferimento alla programmazione dei Fondi per le Aree Sottoutilizzate (FAS).
L’articolato normativo dell’Intesa regionale, oltre a definire gli obiettivi generali, tra i quali l’accelerazione e
qualificazione del processo di sviluppo territoriale, indica gli assi prioritari di intervento: risorse naturali,
risorse culturali, reti e nodi di servizi. L’intesa è stata successivamente integrata con le nuove tematiche
quali: la rete ecologica, le città, la società dell’informazione, la ricerca e quelle per lo sviluppo locale
integrato, che coinvolge, a diversi livelli, tutti gli Enti Locali.
L’attuazione dell’Intesa, con la relativa stipula degli Accordi di Programma Quadro, prende avvio nei mesi
successi alla firma (il primo accordo risale al dicembre del 2000) ed è tuttora in corso. Nel periodo
compreso tra il 2000 e 2006 sono stati stipulati 39 APQ nei diversi settori di policy ritenuti strategici per la
regione: le risorse idriche, i beni culturali, la difesa del suolo, la valorizzazione turistica, i trasporti e
movicentri, le bonifiche, la società dell’informazione, la ricerca scientifica applicata in Piemonte, lo sviluppo
locale e aree urbane. L’Intesa è stata inoltre integrata con un APQ interregionale Torino – Aosta e con un
accordo in materia di politiche giovanili.
Dal punto di vista operativo, l’APQ definisce il programma esecutivo di interesse comune dei diversi attori
pubblici e privati, attraverso il ruolo di promozione e regia del Dipartimento delle politiche di sviluppo e
coesione del Ministero dello Sviluppo Economico e la Regione. In particolare, in sede di accordo quadro
sono stati puntualmente indicati: i singoli interventi da realizzare, i relativi tempi e le modalità attuative
previste; i soggetti responsabili della loro messa in opera; gli eventuali strumenti amministrativi da attivare
(accordi di programma, conferenze di servizio, convenzioni, ecc.; la fonte e l’ammontare delle risorse
complessive finanziarie attivate; le procedure ed i soggetti responsabili per il monitoraggio e la verifica dei
risultati.
Uno degli elementi che maggiormente caratterizza e qualifica il meccanismo delle Intese e degli APQ
risiede proprio nell’approntamento di opportuni strumenti di verifica e di monitoraggio finalizzati a produrre
informazioni sul processo attuativo destinate ai diversi decision makers ai quali è affidata la responsabilità
delle diverse componenti del programma ( il singolo intervento, l’Accordo e l’Intesa). La rilevanza di tali
strumenti, ed in particolare del sistema di monitoraggio, è notevolmente aumentato nel tempo.
198
Regione
Piemonte
Ne sono prova sia la messa a punto di strumenti procedurali e informatici sempre più puntuali (banche dati
informatizzate quali AI, AIQ, SGP, SGPQ, le circolari ministeriali sul monitoraggio, ecc.), sia l’iniziativa del
Progetto Monitoraggio, di cui alla delibera CIPE 17/2003, volta a rafforzare tale attività.
Il volume degli investimenti mobilitato dall’Intesa regionale, attraverso la stipula degli APQ, è di circa 2
miliardi di euro, grazie all’integrazione delle risorse provenienti dalla Regione, dallo Stato, da altri Enti
locali, dai privati e dall’Unione europea, che hanno permesso di attivare più di 1.700 interventi
infrastrutturali e di sistema. Le risorse FAS assegnate alla Regione Piemonte sono 662 milioni di euro (37%
del totale) programmate in APQ, seguite dalle risorse di altre Amministrazioni Centrali (22%), dalle risorse
regionali (15%), di altri Enti Locali (11%), privati (11%) e, per ultimo dalle risorse provenienti dall’Unione
europea (4%).
La programmazione del FAS nel corso del tempo ha permesso di introdurre e consolidare forme di
concertazione e negoziazione tra i diversi livelli di governo coinvolti (Stato-Regione-Enti Locali) e ha
contribuito ad accrescere la capacità di progettazione dei soggetti chiamati a promuovere e a realizzare i
vari interventi.
Nello specifico di alcuni settori di policy sono stati realizzati1):
> 499 interventi nel settore Difesa del suolo, per un valore di circa 163 milioni di euro, con l’obiettivo di
eliminare/ ridurre le numerose situazioni di rischio idrogeologico ancora presenti sul territorio regionale,
sia attraverso interventi che per la loro importanza territoriale possono definirsi strategici, sia attraverso
opere di dimensioni più limitate, volte alla messa in sicurezza di persone, centri abitati e infrastrutture ed
allo sviluppo di comunità locali per lo più montane. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la
realizzazione “ Sistemazione idraulica Rio Gran Gorgia e del torrente Dora di Melezet a difesa della
Frazione di Melezet (Bardonecchia – prov. TO)”;
> 493 interventi nel settore della ricerca, per un valore di circa 157 milioni di euro, con l’obiettivo strategico
di abilitare il territorio regionale a compiere la transizione verso un modello economico fondato sulla
conoscenza diffusa e sull’innovazione, intesa come produzione, assimilazione e sfruttamento competitivo
di nuove opportunità in campo scientifico-tecnologico, economico e sociale. Le principali aree
riguardano: scienze della vita, lo sviluppo sostenibile, le nanotecnologie e nanoscienze,
l’aeronautica e spazio;
> 257 interventi nel settore dei Beni Culturali, per un valore di circa 580 milioni di euro, con l’obiettivo di
valorizzare le risorse culturali e storiche di interesse nazionale e regionale. In particolare per il sistema
Residenze Sabaude, il progetto di riqualificazione e di valorizzazione del Sistema - dichiarato “Patrimonio
dell’Umanità" dall’UNESCO - costituisce obiettivo prioritario per lo Stato e la Regione Piemonte, lo
dimostrano gli obiettivi unitari rivolti al restauro delle Residenze (di Venaria Reale e di Rivoli, di
Stupinigi e di Pollenzo, di Racconigi e di Villa della Regina).
1) (Fonte SGP - dati di monitoraggio al 31.12.2010)
199
Regione
Piemonte
> 237 interventi nel settore Ciclo dell’acqua, per un valore di circa 390 milioni di euro, con l’obiettivo di
tutelare i corpi idrici superficiali e sotterranei in modo da migliorare l’ambiente acquatico, proteggere e
salvaguardare tutti gli ecosistemi connessi ai corpi idrici. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la
realizzazione dell’impianto di depurazione di Canove di Govone ed estensione della rete fognaria
consortile;
> 134 interventi nell’ambito dei sistemi di sviluppo locale e città, per un valore di circa 300 milioni di euro. In
questo asse sono compresi sei Accordi che hanno promosso azioni rivolte a favorire lo sviluppo della
programmazione integrata, alla realizzazione di opere infrastrutturali nelle aree urbane e al
potenziamento di quelle previste nei Patti territoriali, ma anche azioni per il turismo, come la costruzione
di infrastrutture per i giochi Olimpici invernali Torino 2006 e la valorizzazione del turismo termale.
> 75 interventi nel settore Mobilità e Trasporti, per un valore di circa 298 milioni di euro, con l’obiettivo di
potenziare il sistema regionale dei nodi di interscambio tra la mobilità di trasporto pubblico e privati,
migliorare il riequilibrio dei modi di trasporto al fine di garantire competitività e integrazione della regione
sia in ambito europeo che nazionale, potenziare il sistema aeroportuale piemontese in occasione dei
giochi olimpici 2006. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la realizzazione del Nodo di
interscambio passeggeri di Trofarello.
Altri interventi sono stati realizzati: nell’ambito delle Bonifiche per il ripristino ambientale dei siti inquinati,
circa 16 interventi, e in materia di Società dell’informazione, circa 28 interventi per un valore di circa 43
milioni di euro. Inoltre, sono state realizzate azioni specifiche per la Governance dell’Intesa attraverso la
stipula di uno specifico APQ, allo scopo di conferire maggiore organicità alle azioni regionali finalizzate al
miglioramento delle attività preparatorie, di sorveglianza, di valutazione e di controllo e dell’efficace
raggiungimento degli obiettivi dell’Intesa e degli APQ.
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. Nelle
prossime pagine saranno illustrati alcuni interventi di particolare rilevanza, poiché la loro realizzazione ha
apportato numerosi benefici in termini di impatto ambientale e supporto alle esigenze della popolazione.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Piemonte e l’Amministrazione centrale.
Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha l’opportunità di poter comunicare ai cittadini, in maniera
trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state investite in ambito regionale,
evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
200
Regione Piemonte
Provincia:
Torino
Comune:
Trofarello
Soggetto attuatore:
Comune di Trofarello
Valore dell’opera:
4.666.598,00 euro di cui valore FAS 1.550.000,00
Titolo intervento:
Trofanello (To) – Nodo di
interscambio – Progetto
MOVIcentro
euro
Data effettiva entrata in funzione:
01/07/2008
1 Sintesi del progetto
Il Nodo di interscambio di Trofarello fa parte dell’APQ “Per una mobilità sostenibile: i nodi di interscambio –
Progetto MOVIcentro” sottoscritto nel febbraio 2003 nell’ambito dell’Intesa Istituzionale di Programma
Regione Piemonte e rientra in un programma di respiro regionale che coinvolge 26 comuni piemontesi.
Il nodo di interscambio passeggeri è un luogo in cui si realizza un’interfaccia tra due o più modi di trasporto
(auto, treno, bus, ecc) o tra più mezzi di uno stesso modo (ad es. autobus urbani ed extraurbani), dove
speciali accorgimenti organizzativi, strutturali ed impiantistici facilitano il trasbordo dei viaggiatori da un mezzo
all’altro.
L’intervento nel comune di Trofarello prevede:
> Il prolungamento e l’adeguamento dell’attuale sottopasso ferroviario fino alla scala di accesso dell’attuale
fabbricato bar-biglietteria;
> La realizzazione di un nuovo stazionamento dei mezzi su gomma (autobus e taxi) a sud della ferrovia;
> La riorganizzazione del piazzale antistante la stazione a nord della ferrovia;
> La realizzazione di parte della viabilità nell’intorno del nodo (est-ovest a margine dell’insediamento ZurstAmbrosetti, la viabilità di raccordo a strada del Molino della Splua e l’inserimento di una nuova rotatoria
sulla medesima via);
> La realizzazione di un nuovo parcheggio d’interscambio a sud della ferrovia.
Il fabbricato viaggiatori è stato oggetto di specifica progettazione e realizzazione a carico di RFI ed è stato
recepito ed inserito nel PIP – area MOVicentro, al fine di dare attuazione all’Accordo Preventivo tra il Comune
di Trofarello ed RFI.
201
Regione Piemonte
L’obiettivo principale dell’intervento è di facilitare l’utilizzo dei mezzi di trasporto collettivi (treno e bus) da parte
di coloro che quotidianamente entrano in Torino, partendo dalla riorganizzazione e realizzazione dei servizi
connessi.
Il MOVIcentro di Trofarello inoltre è parte prioritaria di un intervento di maggiori dimensioni per il quale è stato
approvato un apposito piano insediamenti produttivi (PIP) che prevede l’organizzazione di aree commerciali,
spazi a destinazione turistico ricettiva e spazi per servizi pubblici (Casa della Salute e Caserma Carabinieri).
Oltre alle opere previste con l’APQ, l’amministrazione comunale ha realizzato anche interventi di arredo
urbano e di sviluppo immobiliare nelle aree adiacenti al nodo. Nel contempo, sul territorio comunale è stato
promosso anche un contratto di quartiere.
L’intervento, quindi, si distingue in particolare per aver saputo integrare processi di riqualificazione degli
ambiti urbani interessati a processi di riforma del trasporto pubblico.
L'importo complessivo del nodo di interscambio è di 4.666,5 milioni di euro, di cui 1.550 finanziati con FAS.
Fonti finanziarie
Costo totale
Statale FAS
Regionale
Comune
1.550.000
1.549.370
1.567.228
4.666.598
Nel suo complesso, il Programma MOVIcentro - attraverso la realizzazione di nodi di interscambio come
quello realizzato nel Comune di Trofarello - rientra in un processo di riforma del trasporto pubblico locale
avviato alla fine degli anni novanta e si caratterizza per l’intento di integrare la politica dei trasporti e mobilità
con quella urbanistica attraverso la cooperazione di più attori istituzionali e privati.
Per tali peculiarità, e poiché una parte considerevole delle opere previste sono concluse (o comunque
prossime alla conclusione), è sembrato utile promuovere un’analisi approfondita, finanziata nell’ambito
dell’APQ “Azione di sistema” sottoscritto con il MISE nel dicembre 2006, sulle conseguenze territoriali del
Programma.
I risultati della prima fase di analisi, riportate in parte nel presente documento, hanno permesso di:
> Ricostruire la genesi del Programma MOVIcentro;
> Esaminare le caratteristiche del programma sotto il profilo finanziario evidenziando inoltre, a livello –
aggregato, le dinamiche di spesa e i tempi registrati per le fasi progettuali e realizzative degli interventi;
> Ricostruire lo stato di attuazione dei singoli nodi di interscambio integrando le informazioni dei dati di
monitoraggio attraverso le informazioni raccolte dai soggetti attuatori mediante un questionario ad hoc.
2 Genesi del progetto
Il Programma MOVIcentro trova la sua prima definizione istituzionale nel II° Piano regionale dei trasporti e
delle comunicazioni (PTR) adottato alla fine degli anni Novanta, durante un periodo caratterizzato da profondi
processi di riforma settoriali a livello nazionale e regionale.
Il Piano dei Trasporti segnala una serie di criticità del sistema regionale dei trasporti (insoddisfacenti indici di
accessibilità interna per alcune aree del Piemonte, livelli di servizio mediamente molto bassi nell’ambito del
trasporto passeggeri, sottodimensionamento della rete ferroviaria, scarsa attenzione al tema
dell’intermodalità, ecc1)) e propone una serie di progetti per farvi fronte, tra cui il Programma MOVIcentro il
quale trova la sua prima definizione istituzionale.
1) Regione Piemonte, II° Piano Regionale dei Trasporti e delle Comunicazioni, settembre 1997, p. III
202
Regione Piemonte
Sulla base delle indicazione del PRT vengono avviate le prime iniziative per dare attuazione al Programma
MOVIcentro individuando un primo elenco di città possibili sedi di nodi interscambio tra cui il Comune di
Trofarello.
Seguono incontri con le amministrazioni provinciali e comunali e con RFI in quanto gli interventi insistono
spesso su sue proprietà. Dall’esito degli incontri finalizzati a sondare le disponibilità e l’interesse nei confronti
dell’iniziativa ed ad individuare puntualmente la rete dei comuni,, vengono anche definiti i criteri per la
programmazione di una rete regionale di nodi di interscambio persone (D.G.R. 59-28734 del 23.11.1999).
La sottoscrizione di Accordi tra Regione ed Enti Locali coinvolti e un Protocollo di Intesa tra Regione e RFI tra
il 1999 e il 2000 rende possibile l’avvio delle prime fasi progettuali.
Nello specifico, la situazione preintervento nel Comune di Trofarello registrava carenze in tutti i profili di
analisi: scarsa dotazione di servizi per l’utenza e di parcheggi (auto e bici), assenza terminal autolinee,
collegamenti pedonali che non assicuravano un agevole accesso al nodo.
A partire dal 2003, però, il processo di progettazione e realizzazione dei singoli nodi di interscambio prosegue
nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro, integrato nel 2009 con la sottoscrizione del I Atto Integrativo.
La stipula dell’APQ e del successivo atto integrativo rappresenta un passaggio importante nella storia del
Programma in quanto si profila un quadro finanziario di natura pluriennale, più certo e con maggiori
disponibilità, dove vengono definite regole procedimentali (individuazione dei soggetti responsabili delle varie
fasi, verifica semestrale…) per l’attuazione dei singoli progetti.
I due Accordi relativi al Programma MOVIcentro finanziano 26 interventi per un valore complessivo di 99,2
milioni di euro di cui 24,3 a valere sul FAS.
3 Piano di realizzazione del progetto
Per la realizzazione dell’intervento è stata perseguita la strada dell’appalto integrato di progettazione,
costruzione e gestione.
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle fasi di:
> Studi e fasi di progettazione: che hanno avuto una durata di circa 4 anni (dal 2000, in cui è stato presentato
il primo il progetto preliminare, fino al 2004). Lo slittamento dei tempi di progettazione di circa 1 anno
rispetto alla data prevista in fase di stipula è stato determinato dalla necessità di adeguare gli strumenti
urbanistici a seguito all’approvazione del Piano Insediamenti Produttivi (PIP) di cui il nodo risulta parte
prioritaria all’interno di un progetto più complesso.
> Esecuzione dei lavori: i lavori di realizzazione dell’opera sono avvenuti tra ottobre 2005 e novembre 2007,
ad opera dell’azienda MontePO SPA. Hanno avuto una durata di 2 anni. Lo slittamento della fine dei lavori è
da attribuirsi alla redazione di una variante redatta dal soggetto attuatore. La perizia si è resa necessaria
per affrontare i seguenti aspetti: acquisizione terreni ed eliminazione servitù di passaggio; modifica tipologia
opere da realizzarsi in ambito ferroviario; modifica tipologia finitura sottopasso; modifica sistemazione
esterna piazzali; realizzazione di una nuova strada di collegamento a sud.
> Collaudo: è avvenuto il 30/06/2008.
> Chiusura: ad eccezione del terminal autolinee (realizzato ma non ancora in esercizio), le altre opere sono
tutte in esercizio.
203
Regione Piemonte
Per quanto riguarda la gestione, i parcheggi (gratuiti) sono gestiti dall’amministrazione comunale, il terminal
autolinee da un soggetto privato e gli spazi commerciali in parte da RFI e in parte da altro soggetto privato.
Fasi intervento
Prog Prelim approv.
Prog Defint. Approv.
Prog. Esec. Approv.
19/10/00
31/10/04
27/12/04
Appalto – Fine
Lavori – Fine
Collaudo – Fine
25/10/05
30/11/07
30/06/08
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Dalle prime fasi, in cui si dava forma all’intero Programma MOVIcentro, emergevano due ordini di problemi:
> La questione finanziaria;
> La disponibilità delle aree di proprietà di RFI.
Attraverso la stipula dei primi Accordi di Programma tra Regione ed Enti locali, la Regione si impegna a
finanziare la prima fase funzionale del Progetto MOVIcentro, mentre con la stipula del Protocollo le Ferrovie
dello Stato si impegnano “a liberare le aree ferroviarie interessate dai progetti concedendone il diritto di
superficie ai comuni, secondo modalità che saranno definite con successive convenzioni”.
Come già detto, la sottoscrizione dell’APQ ha però consentito un’accelerazione della realizzazione del
Programma, compreso quello del nodo di Trofarello, anche grazie alla definizione di un quadro più certo e di
maggiori risorse.
Per quanto riguarda il processo di attuazione del nodo di Trofarello, i rallentamenti sono stati determinati dalla
decisione di includere il nodo all’interno del PIP approvato nel 2004 e della successiva redazione di una
perizia di variante nel 2007.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
La realizzazione del nodo di interscambio ed è stato fondamentale per il miglioramento:
> Dei servizi per l’utenza attraverso il rifacimento del fabbricato viaggiatori della stazione ferroviaria e degli
spazi commerciali, la realizzazione dei terminal autolinee e la conseguente riorganizzazione dei servizi di
trasporto urbano con attivazione di nuove corse;
> Dei servizi di parcheggio (bici e auto) con la realizzazione di un’area di sosta di oltre 100 posti gratuiti e di
stalli lungo le vie di accesso;
> Della sicurezza degli utenti, in quanto si è provveduto all’adeguamento dei percorsi pedonali e
all’istallazione del sistema di videosorveglianza (sottopasso ferroviario e parcheggi per le bici);
> Della area interessata dall’intervento per la realizzazione di interventi di arredo urbano e di sviluppo
immobiliare.
204
Regione Piemonte
6 Successo del Progetto
La realizzazione del nodo di interscambio di Trofarello ha facilitato la connessione di più modi di trasporti,
rendendo più agevole, accessibile e vantaggioso il ricorso a mezzi di trasporto collettivo.
Oltre a questo obiettivo connesso alla politica di trasporti e mobilità, il MOVIcentro di Trofarello ha perseguito
finalità anche di carattere urbanistico: il nodo di interscambio è posto in prossimità della stazione ferroviarie
su un’area centrale, destinate a dismissione o ridimensionamento. La realizzazione del nodo infrastrutturale
ha quindi rappresentato l’occasione per promuovere operazioni di recupero e riqualificazione (sia sotto il
profilo architettonico che funzionale) di immobili e spazi urbani, in modo da favorire l’insediamento di attività
terziarie di tipo commerciale, culturale e direzionale.
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
205
Regione Piemonte
Provincia:
Torino
Comune:
Venaria
Soggetto attuatore:
Comune di Venaria
Titolo intervento:
Venaria – Centro per la
conservazione ed il
restauro dei Beni Culturali
“La Venaria Reale”
Valore dell’opera:
4.666.598,00 euro di cui valore FAS 1.550.000,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
21 marzo 2005
1 Sintesi del progetto
Il Centro per la conservazione ed il restauro dei Beni culturali si colloca all’interno del programma di
investimento del Recupero della Reggia di Venaria Reale, Programma d’investimento pluriennale avviato a
fine anni Novanta con un Accordo quadro Stato-Regione e successivamente integrato con altri Accordi di
programma quadro sottoscritti con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero dei Beni culturali e il
Ministero dello Sviluppo Economico, coinvolgendo risorse provenienti dall’Unione europea, dal Fondo per le
Aree Sottoutilizzate, dalla Regione, dagli Enti locali e dai privati. Il programma nel suo complesso è finalizzato
a sostenere la conoscenza, la conservazione, la fruizione, la valorizzazione e la promozione dei Beni, delle
attività e dei servizi culturali nel territorio regionale attraverso un’azione programmatica comune tra i diversi
attori coinvolti, improntata alla collaborazione operativa nella scelta degli obiettivi comuni da perseguire e
nell’attuazione degli interventi per il recupero e la valorizzazione del sistema delle Regge sabaude.
Il valore totale degli Accordi sottoscritti ammonta a circa 465,6 milioni di euro, con risorse finanziarie
provenienti dal Fondo Aree Sottoutilizzate per circa 104,4 milioni di euro, dallo Stato per circa 85,7 milioni di
euro, dalla Regione Piemonte per circa 44,8 milioni di euro, dagli Enti Locali per circa 37 milioni di euro, dal
DOCUP circa 79,2 milioni di euro, da altri Enti Privati per circa 114,2 milioni di euro. L’intervento di recupero
della Reggia di Venaria ha comportato un investimento finanziario di circa 200 milioni di euro ed è
espressione del più rilevante programma di restauro e valorizzazione in europa inaugurato il 12 ottobre del
2007, mentre le risorse destinate all’intervento del Centro di Restauro sono superiori a 13 milioni di euro.
206
Regione Piemonte
2 Genesi del progetto
L’intervento rientra nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro in materia di beni culturali del 18 maggio
2001 in attuazione dell’Intesa Istituzionale di Programma tra il Governo della Repubblica e la Regione
Piemonte che è stato preceduto dall’Accordo di Programma del 10 settembre 2007.
Il Progetto de La Venaria Reale, in cui è compreso l’intervento inerente al Centro per la Conservazione ed
il Restauro, ha ottenuto da parte dell'Unione europea l'approvazione definitiva del Progetto sulla base di uno
Studio di Fattibilità per la cui realizzazione la Regione Piemonte, con determinazione del Dirigente del Settore
Beni e Sistemi Culturali della Regione, prot. n. 14405 del 13 novembre 1997, ha stipulato una convenzione
con la Finpiemonte S.p.A, società costituita in attuazione della Legge Regionale 26 gennaio 1976 n. 8 ed
operante a fini di interesse regionale nell'ambito dell'art. 72 dello Statuto della Regione Piemonte.
Il documento è stato articolato in:
> Relazione tecnica: indicazione della localizzazione dell'intervento, divisione in lotti, strategie generali di
intervento;
> Relazione economico-finanziaria: analisi costi benefici del Progetto e individuazione di linee guida per la
gestione e la valorizzazione del complesso;
> Contributi scientifici e tecnici: inquadramento storico architettonico, linee guida e obiettivi generali per il
Centro Conservazione e Restauro, per il Centro del Cavallo, per il Centro Natura e Paesaggio e per
l'accessibilità al complesso;
> Indicazioni generali: per il restauro fornite dalla Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici del
Piemonte e indicazioni tecniche sugli impianti tecnologici generali;
> Rilievi architettonici e fotografici.
In seguito all'esame del predetto Studio di Fattibilità in sede europea, la Regione è stata espressamente
autorizzata all'espletamento delle gare per la realizzazione del Progetto, anche se, essendo quest'ultimo di
valore superiore a 50 milioni di euro, per l'approvazione definitiva è stato necessario il parere favorevole della
Conferenza Interservizi.
In tale ambito l’intervento sul Centro del Restauro si articolava così come segue:
GENESI DEL CENTRO PER IL RESTAURO E LA FORMAZIONE
La relazione della Commissione per la destinazione d’uso per Venaria Reale prevede nella zona della
scuderia e maneggio la istituzione di un “POLO” per le attività connesse al restauro.
Sulla base delle indicazioni della Commissione viene proposto un Centro Servizi per il restauro che potrà
sviluppare una serie di attività che verranno di seguito descritte, ed un’ area di Formazione Universitaria.
Il Centro Servizi svolge una funzione di riferimento per il settore globale del restauro, dalla conoscenza al
progetto, dalla diagnostica alla formazione ed allo stesso intervento,
Nel Centro si possono prevedere i seguenti settori di attività:
1. Settore della Conoscenza e della Informazione
2. Settore della Diagnostica ed Indagini
3. Settore del Progetto
4. Settore dell’ Intervento
5. Settore della Formazione Professionale e Artigianale
6. Settore della Formazione Universitaria
La istituzione di un Centro che sviluppi la ampia problematica della conservazione, ma anche del restauro,
ripristino, recupero, risanamento, per arrivare alla manutenzione, nasce dalla esigenza, sempre più urgente di
offrire una serie di risposte adeguate alla crescente domanda di conoscenza del settore.
207
Regione Piemonte
3 Piano di realizzazione del progetto
Nei circa 8.000 mq delle ex scuderie della Reggia è attivo dal 21 marzo 2005 il Centro per la Conservazione
ed il Restauro dei Beni Culturali "La Venaria Reale" , terzo polo nazionale del restauro insieme a quelli di
Roma e Firenze.
Per restaurare le ex scuderie la Regione Piemonte ha investito, tra fondi propri e fondi europei, oltre 13
milioni di euro. Ulteriori 400.000 euro, ottenuti dal Ministero dell'Economia (fondi CIPE), sono stati spesi per
l'acquisto delle attrezzature e degli arredi. Inoltre, la Regione Piemonte ha acquistato con proprie risorse, per
un importo di circa 500.000 euro, l'attiguo ex Galoppatoio La Marmora, che sarà ristrutturato e
successivamente assegnato al Centro come laboratorio delle pietre e dei metalli.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Nessuna criticità di rilievo.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
La realizzazione del Centro per la Conservazione ed il Restauro ha consentito di raggiungere i seguenti
benefici:
> Creare una comunità professionale di restauratori aperta verso le altre professionalità
> Offrire un vasto sistema di formazione e di aggiornamento a tutto il settore dei Beni culturali.
> Incrementare l’attività di partnership con Università, Istituti di Alta Formazione, Scuole, Imprese Artigiane,
Grandi Imprese, Enti Pubblici di Tutela nazionali e internazionali creare occupazione a livelli di eccellenza
nel settore dei Beni culturali
> Formare i formatori creare una ‘learning organization’ che sviluppi l’apprendimento attraverso modalità
organizzative e didattiche di divulgazione delle esperienze.
6 Successo del Progetto
Il Centro si presenta come un soggetto propulsore di ricerca, formazione, occupazione e reddito nel campo
della manutenzione e conservazione del patrimonio culturale ed ambientale, non solo italiano, ma anche a
livello internazionale.
Esso è retto da una Fondazione senza fini di lucro, voluta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dalla
Regione Piemonte, dall'Università degli Studi di Torino, dalla Fondazione per l'Arte della Compagnia di San
Paolo e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Torino. A questi cinque fondatori si sono aggiunti
successivamente: il Politecnico di Torino, la Provincia e il Comune di Torino e il Comune di Venaria Reale.
Ospita un laboratorio per il restauro, articolato in più sezioni, dove si svolgono restauri ed interventi di
conservazione a vantaggio sia dei fondatori del Centro che di altri soggetti pubblici e cinque gabinetti
scientifici destinati ad attività diagnostiche su manufatti e ambienti, assistenza tecnico-scientifica alle
problematiche di conservazione e restauro.
Il supporto bibliografico alle ricerche e alle attività del Centro Conservazione e Restauro viene fornito dalla
Biblioteca e dal Centro di Documentazione che curano la raccolta e l’organizzazione dei materiali
documentari, bibliografici e iconografici per tutte le tematiche specialistiche del Centro.
208
Regione Piemonte
Presso il Centro è attiva una Scuola di Alta Formazione e Studio che ha funzione di organizzare e svolgere
attività di carattere teorico e pratico per la formazione dei restauratori nell'ambito della formazione
universitaria e professionale.
La Scuola ha avviato il primo corso di laurea per la formazione dei restauratori di beni culturali e collabora con
l'Istituto Centrale del Restauro, l'Opificio delle Pietre dure di Firenze, nonché con l'Istituto Centrale per la
Patologia del Libro.
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
209
Regione Piemonte
Provincia:
Torino
Comune:
Torino
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Torino – Riqualificazione
edificio industriale “ex
Incet” per la creazione di
un centro polifunzionale e
di servizi integrati per la
collettività
Città di Torino – Settore
Ristrutturazioni e nuovi edifici municipali
Valore dell’opera:
circa 23.000.000,00 euro di cui valore FAS
5.819.128,09 euro
Data prevista entrata in funzione:
Lotto 1: 30/06/2013
Lotto 2: 30/06/2014
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte dell’APQ SN“Sviluppo locale e territoriale e per interventi in aree urbane - II Atto
Integrativo” dell’Intesa Istituzionale di Programma Regione Piemonte - Stato; l'importo complessivo del
Progetto è di circa 23 milioni di euro, di cui 5,8 milioni finanziati con FAS, 5,8 milioni con fondi regionali, 4,3
milioni circa con fonti comunali e 7,2 milioni con fondi FESR nell’ambito del POR FESR 2007-2013.
Concepito nell’ambito del Programma Integrato di Sviluppo Locale “Ricucitura di ambiti urbani ricompresi fra
le circoscrizioni 5-6-7” (Bando regionale Pisl 2004-2005) ed ammesso in parte a finanziamento fra le opere
strategiche inserite nel citato APQ, il progetto prevede la riqualificazione e la riconversione in centro
polifunzionale di un vasto complesso ex-industriale denominato “Ex-Incet” (ditta di cavi elettrici di proprietà
della Famiglia Bruni-Tedeschi), originario dei primi anni del ‘900 in disuso dagli anni ’60 ed in grave stato di
degrado, situato nella periferia nord della Città e, in particolare, nell’area di Barriera di Milano.
Tale intervento implica la riqualificazione complessiva e diversificata dell’isolato ricompreso fra le vie Cigna
(ad ovest), Cervino (a nord), Banfo (ad est) e corso Vigevano (a sud), in origine interamente occupato dal
complesso industriale ex-Incet tramite la realizzazione di una nuova sede zonale del Comando dei
Carabinieri nell’edificio prospiciente via Banfo e di un centro polifunzionale di servizi integrati per la collettività
nel c.d. “Edificio industriale”, ovvero un complesso di 3 ubicati al centro del lotto.
Per l’Intervento A è previsto l’insediamento di una nuova stazione del comando dei Carabinieri. Il fabbricato
vedrà il recupero della facciata su via Banfo, mentre il resto della struttura esistente verrà ricostruita. L’edificio
sarà diviso in due zone ben definite: la parte est, al piano terreno, ospiterà le funzioni pubbliche mentre la
parte ovest e i piani superiori, saranno destinati alle attività di residenza e svago del personale.
210
Regione Piemonte
Per l’Intervento B è previsto il recupero dei capannoni che diventeranno la futura sede del centro
polifunzionale di servizi integrati per la collettività. Gli spazi saranno dedicati ad attività socio-aggregative e
culturali pubbliche, raccolti intorno ad una piazza centrale coperta (intervento B3) e resa accessibile sia da
nord che da sud.
Il capannone a ovest (intervento B4) sarà invece recuperato successivamente con funzioni ancora da
individuare, probabilmente anche ricorrendo all’iniziativa privata, con attività di tipo commerciale/aspi, che
andranno ad arricchire il mix funzionale complessivo.
L’edificio si sviluppa per altri due piani dove sono presenti locali che saranno utilizzati da alcune associazioni
del territorio (intervento B1).
Sulla copertura troveranno posto anche pannelli fotovoltaici.
Nell’area antistante i fabbricati (intervento B5) si prevede la risistemazione complessiva dell’area esterna,
compresa la realizzazione di parcheggi a raso e la viabilità di accesso.
Il progetto sarà realizzato in due lotti e completato nell’ambito del PISU Barriera di Milano, ovvero il piano
integrato di sviluppo urbano che sarà attuato nella stessa area grazie all’impiego dei fondi strutturali FESR.
Un primo lotto, attualmente in corso, prevede la realizzazione della nuova caserma dei Carabinieri e dei
necessari interventi di bonifica e consolidamento strutturale sul complesso di capannoni, con insediamento,
nel fronte sud di quest’ultimo (intervento B1), di alcuni locali associativi a carattere circoscrizionale che
costituiranno un primo nucleo del suddetto centro polifunzionale.
Il presente intervento interessa una superficie edificata di circa 5000 mq, nell’ambito dei quali si prevede la
completa sistemazione di circa 1.500 mq (disposti su tre piani) da destinare ai citati spazi associativi
circoscrizionali. Le parti restanti, interessate unicamente dagli interventi di bonifica e consolidamento,
coinvolgono un ulteriore sviluppo di superficie utile (disposta sui diversi piani) pari a circa 7.000 mq.
Il secondo lotto di intervento si propone il completamento del recupero edilizio di due delle tre maniche del
medesimo complesso, con insediamento, al piano terreno della manica est, di un centro multi-confessionale (i
cui locali saranno concessi ad alcune tra le comunità religiose minoritarie presenti sul territorio cittadino) e al
primo piano, di ulteriori servizi per la collettività ancora da individuare. Nella manica centrale saranno
completate le opere di finitura e di sistemazione a raso, funzionali a realizzare la piazza coperta che, nella
configurazione finale, si connoterà quale perno organizzatore di tutte le attività compresenti. Si prevede infine
il completamento della sistemazione superficiale per le aree esterne, con realizzazione di una nuova viabilità
interna al lotto e di aree destinate a parcheggi. Il recupero della manica ovest dei capannoni sarà invece,
probabilmente, demandato ad iniziativa privata, con insediamento di funzioni di tipo commerciale/aspi. La
Città ha pertanto avviato l’iter di approvazione della necessaria variante al P.R.G., che prelude alla
dismissione dell’immobile tramite apposito bando pubblico.
L’intervento interessa una superficie edificata di circa 3.000 mq, per una superficie lorda pavimentata di circa
4.500 mq (di cui 1.500 saranno destinati alla piazza coperta e i rimanenti al completamento del centro
polifunzionale). La manica est, che ne costituisce l’oggetto principale, si articola su due piani fuori terra, di
altezza variabile da 13,50 a 17,20 m. Quella centrale, destinata ad ospitare la futura piazza coperta, presenta
un solo piano fuori terra, di altezza variabile da 9,80 a 13,60 m. Le aree esterne oggetto di intervento sono
pari a circa 11.000 mq.
L’intero intervento sarà condotto nel rispetto delle tipologie edilizie originarie, in virtù dell’assoluto pregio e del
valore testimoniale delle stesse, perseguendo in tal senso criteri che lo accomunano al successivo, che
completerà la sistemazione degli spazi restanti.
211
Regione Piemonte
2 Genesi del progetto
La scelta di riqualificare e rifunzionalizzare il complesso con funzioni di presidio sociale e di servizio alla
collettività risponde ad un’istanza fortemente sentita e radicata nel tempo da parte della popolazione
residente nell’area (soprattutto nella zona Montebianco) , ripresa poi nelle attività di indagine territoriale e
nelle interviste qualitative attuate finalizzate alla redazione del PISL “Ricucitura di ambiti urbani ricompresi
nelle circoscrizioni 5,6,7”.
Un lavoro di stretto confronto è stato portato avanti con le associazioni del territorio, unite nel Tavolo sociale
di Via Banfo, con le quali sono state meglio individuate le necessità di spazi connesse alle attività sociali,
culturali, sportive ed aggregative della cittadinanza. Questa attività di concertazione territoriale ha poi
accompagnato la fase di progettazione del lotto 1. Più in particolare, in fase di progettazione del PISU
Barriera di Milano è stato ripreso il dialogo con il territorio, finalizzato a meglio definire ed aggiornare le
funzioni da ospitare all’interno dell’edificio industriale, intervento da completare con la realizzazione di un
secondo lotto.
Lo spazio destinato alle associazioni del quartiere è stato pertanto pensato e progettato in collaborazione con
gli attori locali, proprio per soddisfare la domanda di funzioni di socializzazione per differenti fasce della
popolazione, ampliamente sentita nel quartiere.
Sono, invece, ancora in via di definizione le funzioni (e dunque le differenti categorie sociali interessate) che
saranno ospitate all’interno della manica est del complesso (2° piano, circa 3000 mq). In particolare, è in fase
di valutazione, fra l’altro, la possibilità di destinare parte degli spazi allo svolgimento di attività di culto e
ricreative per alcune confessioni religiose non cattoliche, prevalentemente legate alla popolazione straniera
(Es. Cristiani Copti, Ortodossi, Buddisti, Mouridi, Evangelici, ecc.): si tratta, infatti, di una domanda molto
sentita a livello cittadino, attualmente non soddisfatta.
Nell’ultimo biennio, sono state, inoltre, esplorate ulteriori e complementari ipotesi progettuali: tuttavia, a causa
dei tempi lunghi di ristrutturazione (la fine lavori è prevista per la fine del 2014), non è possibile, ad oggi,
individuare con certezza le principali attività ed i soggetti che potranno insediarsi in questa manica.
Resta, ferma, tuttavia, la convinzione che essa dovrà ospitare attività in grado di rispondere al
soddisfacimento di bisogni collettivi, condivisi a livello locale, nonché di rappresentare occasioni di sviluppo
per il territorio.
3 Piano di realizzazione del progetto
Data la complessità e l’articolazione degli interventi richiesti e l’impossibilità di esaurire gli stessi nell’ambito di
un unico appalto, la ristrutturazione dei fabbricati in oggetto è stata suddivisa in due successivi lotti, il primo
dei quali prevede, oltre a una serie di attività propedeutiche di bonifica dell’area (ambientale, bellica e da
amianto), la realizzazione della nuova sede zonale del Comando dei Carabinieri e il recupero e
consolidamento strutturale del complesso di capannoni, con insediamento, nel fronte sud dello stesso, di un
primo nucleo del previsto centro polifunzionale, comprendente alcuni spazi associativi a carattere
circoscrizionale. Il lotto prevede inoltre le sistemazioni esterne necessarie per garantire piena fruibilità ai primi
servizi insediati sull’area.
Al secondo lotto, di completamento, viene demandato il recupero edilizio dei restanti spazi da destinare al
centro polifunzionale, che ospiteranno ulteriori attività a servizio della collettività, e la completa sistemazione
delle aree esterne, con definizione di una nuova viabilità e creazione di aree verdi e parcheggi.
212
Regione Piemonte
Tempistiche lotto 1
Le fasi di pianificazione e progettazione dell’intervento sono durate circa 2 anni e si sono concluse a
settembre 2008 con l’approvazione del progetto esecutivo, a seguito della quale, si è immediatamente dato
corso all'iter di affidamento. Quest’ultimo si è concluso a dicembre 2008, nel rispetto delle tempistiche
concordate tra l’Amministrazione e gli enti cofinanziatori per l’aggiudicazione dell’appalto. I lavori hanno avuto
inizio in data 11 febbraio 2009, per una durata contrattuale di 2 anni decorrenti dalla conclusione della fase di
bonifica dell'area. A causa di rinvenimenti imprevisti emersi in corso d’opera, tale bonifica si è protratta oltre le
previsioni e limitatamente ai capannoni è tutt’ora in corso (se ne prevede il completamento entro la primavera
del 2011). Al fine di limitare il conseguente slittamento nelle tempistiche ipotizzate per il cantiere, si è quindi
scelto di procedere per aree separate, dando priorità all'insediamento della nuova caserma, per la quale,
esaurite le fasi di bonifica, sono attualmente in via di completamento gli interventi strutturali. Si prevede che la
consegna di tale struttura possa avvenire a inizio 2012, in anticipo sui tempi contrattuali. Questi resteranno
comunque validi per i capannoni, con previsione di concludere l'appalto nella primavera del 2013.
Tempistiche lotto2
In parallelo con l’esecuzione dei lavori sopra descritti è attualmente in corso la progettazione del secondo
lotto di intervento, il cui progetto preliminare è stato approvato nel mese di novembre. Le tempistiche
ipotizzate per le ulteriori fasi prevedono l’approvazione del progetto definitivo entro la primavera 2011 e
l’aggiudicazione dei lavori entro la fine del medesimo anno, mediante gara d’appalto comprendente anche la
redazione del progetto esecutivo (secondo le procedure previste per l'appalto integrato). La durata
complessiva dei lavori è stimata in circa 2 anni, con ultimazione degli stessi entro il 2013 e collaudo delle
opere nella prima metà del 2014.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
La riconversione del sito dall’originaria vocazione industriale a quella di spazio pubblico, ha implicato una
serie di criticità che sono in parte connaturate alla natura stessa dell’intervento, che richiede l'adeguamento
alla nuova destinazione d'uso di organismi edilizi nati con differenti finalità.
La prolungata permanenza sullo stesso di lavorazioni industriali che, nel periodo di attività, non erano
assoggettate ad adeguate normative e regolamentazioni in materia di gestione degli scarichi e smaltimento
dei rifiuti impone inoltre, similmente ad altri siti della medesima natura, complesse operazioni preventive di
bonifica e messa in sicurezza dal punto di vista ambientale.
Allo scopo di delineare il quadro generale per la progettazione di tali interventi e la destinazione delle relative
risorse economiche è stata quindi condotta un’articolata campagna di analisi ambientali sul terreno e sulle
acque di falda, comprendente numerose perforazioni per pozzi e piezometri.
Tali analisi sono state successivamente integrate sulla scorta di indicazioni pervenute dagli enti di controllo,
riuniti in apposite conferenze di servizi, comprendendo ulteriori perforazioni ed analisi specifiche relative a
singoli contaminanti.
Tuttavia, nonostante il notevole sforzo compiuto per arrivare ad una puntuale e tempestiva caratterizzazione
dell’area, solamente l'effettiva esecuzione dei lavori di scavo è in grado di dare una generale conferma delle
ipotesi teoriche adottate per i modelli di calcolo, escludendo il rischio di riscontrare localmente situazioni
anomale.
A tali aspetti si sovrappongono poi ulteriori criticità legate all'ammaloramento generalizzato innescatosi negli
immobili a partire dal 1968, in conseguenza della definitiva cessazione delle attività industriali all'interno del
complesso.
213
Regione Piemonte
Tale avanzato stato di degrado, rilevato in particolare a carico delle strutture, ha imposto la necessità di
complessi interventi di recupero e consolidamento delle stesse, la cui definizione, in fase di progetto, è stata
supportata da un’accurata campagna di indagini statiche dirette ed indirette.
Gli interventi di consolidamento strutturale devono tuttavia essere preceduti da operazioni di pulizia e
asportazione degli intonaci e delle parti di matrice cementizia ormai incoerenti e solo dopo tali operazioni è
possibile valutare, puntualmente, la presenza occulta di eventuali anomalie rispetto alle ipotesi elaborate in
fase progettuale.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
L’intervento si colloca all’interno di un più ampio piano di riqualificazione dell’area ubicata ad ovest dell’antica
Barriera daziaria di Milano (oggi Piazza Crispi), impostosi in anni recenti come uno dei principali temi
urbanistici con cui l’Amministrazione cittadina è chiamata a confrontarsi e di cui il recupero dei fabbricati exIncet si configura come vero e proprio nodo nevralgico.
Il suo recupero si configura pertanto come un’opportunità di riqualificazione urbana a più livelli che, partendo
dalla creazione di spazi per la collettività, fornisca al territorio nuove occasioni di coesione sociale.
Ad intervento completato il quartiere potrà quindi contare, oltre che su nuovi presidi per la sicurezza (caserma
dei carabinieri) e nuove infrastrutture, anche su un’importante dotazione di spazi pubblici tra loro correlati,
adatti allo svolgimento di varie attività aggregative e culturali e caratterizzati da grande flessibilità. Accanto a
luoghi “edificati”, la collettività potrà godere di grandi spazi liberi al coperto (la piazza coperta prevista nel
capannone centrale), di una nuova viabilità di collegamento all’interno del lotto e di circa 130 parcheggi a
raso, ove possibile opportunamente ombreggiati tramite alberature/aiuole o altri elementi di arredo, a servizio
delle varie attività che troveranno collocazione sull’area.
Un altro tema affrontato nel recupero dell’area, che accomuna entrambi i lotti , è quello relativo alla bonifica e
messa in sicurezza ambientale del sito rispetto ai retaggi delle attività industriali storicamente presenti,
essenziale per la “restituzione” dello stesso alla fruizione pubblica.
Non da ultimo si sottolinea la funzione storico-conservativa che l’intervento nel suo complesso (lotti 1 e 2)
svolge nei confronti di un passato industriale le cui vestigia sono tutt’ora conservate nelle strutture e
architetture con cui lo stesso è
chiamato confrontarsi.
Tutti questi temi fanno del recupero dell’area ex-Incet un elemento trainante nel progetto di riqualificazione
territoriale, in grado di condizionare, con la propria riuscita, l’intero processo e rivestire il ruolo di perno attorno
al quale attivare una serie di interventi ed iniziative volti al recupero sociale dell’intero quartiere.
6 Successo del Progetto
Il progetto risponde pienamente agli obiettivi di riqualificazione di un’area in avanzato stato di degrado e si
propone di fare da perno per la rigenerazione sociale complessiva del quartiere. L’identificazione delle
funzioni e degli spazi da offrire alla collettività è stata oggetto di una vasta concertazione sociale, iniziata
nell’ambito del PISL (anni 2004-2005) e culminata con la redazione del PISU Barriera di Milano, che ne
prevede il completamento grazie all’impiego di fondi FESR.
214
Regione Piemonte
Principali elementi di successo del progetto sono pertanto, da un lato, la capacità delle amministrazioni
coinvolte di leggere ed interpretare le istanze del territorio restituendo alla collettività quello che prima era
considerato un non-luogo e trasformandolo in un centro polifunzionale al servizio della collettività; dall’altro, la
concentrazione di risorse finanziarie, finalizzate a favorire il completamento e la migliore funzionalità del
complesso.
L’area a est, lungo via Banfo, è inoltre già stata individuata per la realizzazione di un nuovo asilo-scuola
materna (verso viaCervino), oggetto di richiesta di finanziamento nell’ambito del PISU (Progetto Integrato di
Sviluppo Urbano).
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione
Puglia
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Regione
Puglia
Le priorità perseguite
Nel mese di febbraio 2000 la Regione Puglia ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di
Programma con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse e al
riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni di
interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi nei
vari “Accordo di Programma Quadro” (APQ) nei settori Aree urbane, Attività culturali, Beni culturali, Città,
Contratti di localizzazione, Difesa del suolo, Politiche giovanili, Portualità turistica, Ricerca, Risorse idriche,
Sicurezza, Società dell’informazione, Studi di fattibilità, Sviluppo locale, Tutela e risanamento ambientale,
Trasporti.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle coperture
finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Puglia ha programmato, in meno di un decennio, 6.085 milioni di euro, di cui 3.095 di risorse
FAS, con i quali sono stati avviati 2.104 interventi nei diversi settori individuati. Nello specifico sono stati
realizzati:
> 93 interventi nel settore Aree urbane, con l’obiettivo del sostegno prioritario a interventi di qualità in termini
di rilevanza strategica, valore aggiunto e innovazione;
> 12 interventi nel settore Attività culturali, con l’obiettivo di individuare strategie e interventi tesi a sostenere
e consolidare lo sviluppo del settore e a rafforzare la cooperazione istituzionale verticale e orizzontale, ivi
compreso il partenariato socio-economico, al fine della predisposizione di politiche culturali finalizzate allo
sviluppo economico del territorio
> 362 interventi nel settore Beni culturali, con l’obiettivo prioritario della tutela, la valorizzazione e la gestione
delle risorse paesaggistiche, storico – culturali ed artistiche della Regione Puglia, al fine di inserirle in un
circuito economico e produttivo che consenta di attivare positive ricadute sull’economia regionale
> 31 interventi nel settore Città, con l’obiettivo di definire un programma pluriennale di interventi capace di
incidere positivamente sulla vivibilità della Regione Puglia e più complessivamente sul processo di sviluppo
economico-sociale;
> 4 interventi nel settore Contratti di localizzazione;
217
Regione
Puglia
> 148 interventi nel settore Difesa del suolo, con l’obiettivo di attuare azioni per la riduzione delle situazioni
di maggior rischio idrogeologico al fine di assicurare le necessarie condizioni di sicurezza abitativa e/o di
insediamento di attività produttive e nel garantire che il deflusso dei corpi idrici superficiali possa avvenire
in condizioni di sicurezza al fine di contenere il rischio di esondazione, tenendo in debita considerazione
la valenza ambientale e la specificità dei singoli corsi d’acqua;
> 60 interventi nel settore Politiche giovanili, con l’obiettivo di contrastare l’abbandono e il degrado urbano,
anche mediante azioni di recupero e riuso di edifici e di spazi abbandonati e dismessi per il
soddisfacimento della domanda di centri di aggregazione sociale, culturale, sportiva e di verde urbano,
con progetti integrati ed un approccio partecipativo;
> 3 interventi nel settore Portualità turistica, con l’obiettivo della realizzazione di alcuni interventi nella
Regione Puglia al fine di implementare in maniera sostenibile una rete di porti turistici attraverso il
completamento dell’ infrastrutturazione e l’adeguamento funzionale;
> 281 interventi nel settore Ricerca, con l’obiettivo di:
– Promuovere, organizzare e sostenere la domanda di innovazione;
– Qualificare l’offerta di ricerca, sviluppo, trasferimento tecnologico e servizi per l’innovazione;
– Rafforzare la rete dei servizi per l’innovazione e dei collegamenti tra sistema scientifico e sistema
produttivo;
– Creare un osservatorio permanente dell’innovazione;
> 494 interventi nel settore Risorse idriche, con l’obiettivo di:
– Tutelare i corpi idrici superficiali e sotterranei al fine di migliorare l’ambiente acquatico, proteggere e
salvaguardare gli ecosistemi;
– Ripristinare la qualità delle acque superficiali e sotterranee in modo da renderle idonee
all’approvvigionamento potabile, alla vita dei pesci e dei molluschi e alla balneazione;
– Ridurre drasticamente l’inquinamento dei corpi idrici superficiali e sotterranei;
> 47 interventi nel settore Sicurezza, con l’obiettivo di realizzare un’azione di prevenzione rivolta a garantire
permanentemente il miglioramento delle condizioni di convivenza civile e di sicurezza dei cittadini, nonché
a favorire la collaborazione nella lotta alla criminalità nel territorio regionale;
> 22 interventi nel settore Società dell’informazione, con l’obiettivo di realizzare interventi finalizzati alla
modernizzazione della P.A. e allo sviluppo della società civile;
> 26 interventi nel settore Studi di fattibilità, con l’obiettivo di realizzare un programma pluriennale di
interventi capace di incidere positivamente sullo sviluppo della Regione Puglia e più complessivamente
sul processo di sviluppo economico-sociale, in un contesto di programmazione integrata delle risorse e di
un più generale sviluppo dei rapporti di collaborazione istituzionale ed operativa;
> 290 interventi nel settore Sviluppo locale per il perseguimento dei seguenti macro obiettivi regionali:
– Innovazione, miglioramento della competitività del sistema produttivo e ampliamento delle opportunità di
lavoro;
– Promozione della coesione socio-economica tra i sistemi territoriali sub-regionali;
> 77 interventi nel settore Tutela e risanamento ambientale, con l’obiettivo di realizzare un programma
pluriennale di interventi, finalizzati alla bonifica nel territorio regionale, capace di incidere positivamente
sul risanamento e sulla tutela ambientale della Regione Puglia e più complessivamente sul processo di
sviluppo economico-sociale;
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Regione
Puglia
> 154 interventi nel settore Trasporti, con l’obiettivo di individuare specifiche opere considerate prioritarie in
materia di Trasporti al fine di migliorare la mobilità nel territorio regionale;
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. A tal fine
sono stati realizzati numerosi progetti tra i quali citiamo:
> "Ripristino del collegamenti tra la variante esterna alla S.P. 206 circonvallazione di Bitetto e la viabilità
comunale " per 2.300.000 euro inserito nell’APQ Trasporti a carico della delibera CIPE 03/2006;
> Progetto SI006: “Centro territoriale per l’aggregazione dei processi di acquisto degli enti locali pugliesi
(CAT)” compreso nell’Accordo di Programma Quadro “in materia di e-government e società
dell’informazione nella regione Puglia”. La Regione Puglia, attraverso la Centrale di acquisto territoriale
denominata EmPULIA, promuove e sviluppa un processo di razionalizzazione degli acquisti per beni e
servizi delle amministrazioni e degli enti aventi sede nel territorio regionale, basato sull’utilizzo di
strumenti telematici. Il progetto si è concluso ed è stato realizzato da InnovaPuglia S.p.A. Il valore del
progetto è di 3,5 milioni di euro di cui 2 milioni a valere sulla Delibera Cipe 17/2003 - Quota F.4 - Regioni
Mezzogiorno e 1,5 milioni sulla Delibera Cipe 17/2003 - Quota E.1.1.2 Programma “Per il Sud e Non
solo” .
> PS_119 “Valutazione del Rischio da frana per la pianificazione di centri urbani minori in aree di catena: il
caso della Daunia” inserito nell’Accordo di Programma Quadro Ricerca dell’importo complessivo di euro
940.000,00, di cui euro 640.000,00 finanziati con FAS ed il restante euro 300.000,00 finanziati da Unità di
Ricerca afferenti al Politecnico di BARI ed al CNR-IRPI (Unità di Bari) e dalle imprese: Trevi SpA, Idrogeo
Srl, Planetek Srl, Codevintec Srl e Leica SpA,
> Progetto “Archivio storico Basilica Pontificia S. Nicola” compreso nell’ Accordo di Programma Quadro
Beni Culturali I Atto Integrativo per un ’importo complessivo di 75.966 euro di cui il 90%, pari a 68.369,40
euro, con risorse Delibera CIPE n. 17/03 ed il restante 10%, pari ad 7.596,60 euro, a carico dell’Ente
beneficiario;
> Progetto LUC “Laboratorio Urbano Culturale” nato dal recupero e dalla rifunzionalizzazione dell'ex
mercato ittico di Manfredonia (FG) inserito nell’ Accordo di Programma Quadro Politiche giovanili
finanziato con risorse FAS della Delibera CIPE 35/2005.
> Biblioteca Provinciale “N. Bernardini” di Lecce. Il progetto fa parte del I Atto Integrativo dell’ A.P.Q. “Beni
Culturali” dell’ Intesa Istituzionale di Programma; l’importo complessivo del progetto è di 4.994.185,79
euro, di cui 4.444.825,35 euro finanziati con fondi FAS e 549.360,44 euro di cofinanziamento.
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio 3 degli interventi sopraelencati, perché
rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Puglia e l’Amministrazione centrale. Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha l’opportunità di poter
comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state
investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
219
Regione Puglia
Provincia:
Lecce
Comune:
Lecce
Soggetto attuatore:
Provincia di Lecce
Valore dell’opera:
4.994.185,79 euro di cui valore FAS 4.444.825,35
euro
Titolo intervento:
Lecce – Biblioteca
Provinciale “N. Bernardini”
Data effettiva entrata in funzione:
Entro il 2011
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte del I Atto Integrativo dell’APQ “Beni Culturali” dell’Intesa Istituzionale di Programma;
l’importo complessivo del progetto è di 4.994.185,79 euro, di cui euro 4.444.825,35 finanziati con fondi FAS e
549.360,44 di cofinanziamento.
Nell’ambito di questo progetto, la Biblioteca è stata capofila di un sistema integrato che ha coinvolto 33
strutture bibliotecarie del territorio e ha avviato un processo di gestione cooperativa dei servizi bibliotecari:
catalogazione informatizzata, aggiornamento delle raccolte, restauro di libri antichi e giornali, organizzazione
di manifestazioni ed eventi.
Il Sistema, inoltre, ha aderito ad S.B.N. (Servizio Bibliotecario Nazionale), la rete informatizzata delle
biblioteche italiane.
Il progetto è stato realizzato in 5 anni, di cui 1 anno di progettazione e 4 di realizzazione, coinvolgendo circa
40 biblioteche del territorio salentino e ditte specializzate per la realizzazione del progetto.
2 Genesi del progetto
Nell’ultimo decennio, sono venute meno le condizioni indispensabili perché potessero realizzarsi gli obiettivi
culturali e informativi che perseguono istituzionalmente le biblioteche sia per l’abrogazione temporanea della
legge 22/79 sia per il definanziamento della legge stessa sopravvenuto alla sua riattivazione e protrattosi sino
al 1999.
E’ dal 2000 che la riassegnazione alla legge, nel bilancio regionale, di risorse finanziarie seppur esigue, ha
segnato la ripresa dell’attenzione nei riguardi delle biblioteche e ha reso possibile l’avvio di programmi
adeguati a rinnovare esigenze di sviluppo e di innovazione, nonché di valorizzazione dei beni librari e
documentari.
Le biblioteche pugliesi stanno raggiungendo i livelli nazionali di standardizzazione delle procedure, in
particolar modo della descrizione bibliografica, con una costante crescita dell’offerta di servizi agli utenti.
220
Regione Puglia
Moltissimi interventi e azioni intraprese sono in fase di completamento.
Sono stati attivati interventi con tutte le Istituzioni per promuovere la valorizzazione dei patrimoni culturali,
perseguendo l’obiettivo sia con l’attività ordinaria regolata dalla legge regionale sia attraverso la
programmazione e l’attuazione dell’ Accordo di Programma Quadro in materia di “Beni ed Attività Culturali”,
dando un impulso significativo alle politiche di sviluppo territoriale, prevedendo azioni di sistema, tra cui, in
particolare, il “Sistema delle Biblioteche”.
Alla luce di quanto evidenziato, si vuole garantire la piena fruibilità delle biblioteche ed una migliore gestione
del patrimonio culturale e librario: in modo particolare incrementare i sistemi bibliotecari, rispettando la
titolarità di ciascun ente.
Nel progetto in esame, pertanto, la Biblioteca “N. Bernardini” di Lecce ha svolto le funzioni del Centro del
Sistema di una rete delle biblioteche della Provincia di Lecce.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto e dei suoi 33 interventi è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali, tramite
le quali è stato possibile effettuare la progettazione delle attività e un cronoprogramma necessario per il
completamento dello stesso.
Il progetto è stato articolato nelle seguenti fasi:
1. Acquisizione delle adesioni da parte delle biblioteche aderenti al Polo;
2. Formulazione delle schede anagrafiche e progettuali;
3. Presentazione progetto;
4. Presentazione disciplinare sottoscritto dal RUP e dal legale rappresentante;
5. Presentazioni verbali di gara e contratti;
6. Assegnazione I° acconto a seguito della presentazione del quadro economico rideterminato dopo le gare;
7. Assegnazione ulteriori tranche di finanziamento,previa presentazione dei giustificativi di spesa;
8. È in fase di attuazione l’ultimo saldo per la chiusura del progetto.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Sicuramente, il percorso del progetto, nonostante abbia seguito tutte le indicazioni e le modalità di attuazione
inserite nel disciplinare sottoscritto dal Responsabile del procedimento e dal legale rappresentante della
Amministrazione Provinciale, in quanto titolare e gestore della biblioteca, ha riscontrato delle difficoltà,
soprattutto nel confronto continuo tra le varie biblioteche e il raccordo dei numerosi atti prodotti.
Ma, nonostante alcune complessità, l’azione di gruppo e l’alta professionalità del responsabile del
procedimento hanno consentito di superare le difficoltà emerse, tanto da rendere possibile la soluzione
immediata delle problematiche.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
L’obiettivo del progetto è stato quello di superare la frammentazione delle strutture bibliotecarie esistenti nel
territorio, realizzando una rete basata sulla condivisione delle risorse, al fine di fornire agli utenti un servizio
più vicino alle loro esigenze di informazione e di comunicazione.
La rete delle biblioteche coinvolte nel progetto comprende sia strutture medio-grandi, con patrimoni librari che
superano i 100.000 volumi sia piccolissime realtà strettamente legate al territorio di competenza.
Il sistema comprende biblioteche dotate di interessanti fondi antichi o di sezioni specializzate, ma anche
biblioteche multimediali, tematiche.
221
Regione Puglia
La biblioteca “Bernardini”, pertanto, ha esplicato il suo ruolo nell’attività di coordinamento dei servizi
bibliotecari curando la formazione e la gestione del catalogo collettivo informatizzato aderente ad S.B.N.,il
coordinamento delle politiche di sviluppo delle collezioni, la promozione dei servizi bibliotecari sul territorio e
la collaborazione con altre strutture e servizi sul territorio.
6 Successo del Progetto
La sede storica della Biblioteca Provinciale “ N. Bernardini” costituisce una parte del progetto di recupero che
trasformerà l’intera struttura in un grande centro culturale per la città di Lecce e del Salento: un luogo
rinnovato, nel quale si aggiungono, alla solennità dell’antica fabbrica architettonica, spazi contemporanei
dedicati alla lettura, alle arti, alle scienze, alla socialità. La biblioteca assumendo il ruolo di capofila di un
sistema integrato di biblioteche avvierà un processo di gestione dei servizi bibliotecari con l’adesione al
Servizio Bibliotecario Nazionale.
Ante intervento
Post intervento
Post intervento
222
Regione Puglia
Provincia:
Foggia
Comune:
Manfredonia
Titolo intervento:
Manfredonia (FG) –
Realizzazione del
Laboratorio Urbano
Culturale (LUC) dal
recupero dell'ex mercato
ittico
Soggetto attuatore:
Comune di Manfredonia
Valore dell’opera:
700.000,00 euro di cui valore FAS 630.000,00 euro
Data effettiva entrata in funzione:
Aprile 2010
1 Sintesi del progetto
La costruzione dell'ex mercato ittico di Manfredonia (FG) risale agli anni '30.
Utilizzato per la vendita all'ingrosso dei prodotti ittici, l’immobile è stato abbandonato fino al 2004 e sostituito
con il nuovo mercato ittico realizzato ad alcune centinaia di metri dal precedente.
Lo stabile è collocato a ridosso del centro storico cittadino, lungo una delle principali direttrici di traffico della
città costituito dal lungomare Nazario Sauro ed a contatto con la principale area commerciale della città
(Corso Manfredi, Piazzetta Mercato e Piazza del Popolo, luoghi storici di ritrovo per la cittadinanza) ed i
cantieri navali.
L'immobile, dalla superficie complessiva di circa 600 mq, è una struttura mista con muratura portante
perimetrale, pilastri e travi in calcestruzzo armato, solaio in calcestruzzo armato gettato in opera. Si presenta
con un'architettura semplice con ingressi ad arco a tutto sesto, senza pregi stilistici e architettonici. Presenta
problemi di umidità e di scrostamenti di intonaco con cadute di calcinacci. I bagni sono fatiscenti e gli impianti
completamente da rifare.
2 Genesi del progetto
Gli interventi di recupero (avviati ad ottobre 2008 e conclusi a novembre 2009) hanno previsto la demolizione
completa del solaio di copertura, la demolizione delle murature in tufo, nonché la demolizione della
pavimentazione in cemento presente e degli intonaci.
E’ stato realizzato uno scavo per una profondità di un metro per consentire la posa di un vespaio di aerazione
in pietrante calcareo ed un solettone armato in calcestruzzo dello spessore di 20 cm.
In adiacenza dei pilastri esistenti sono stati realizzati coppie di pilastri in cemento armato a formare una
nuova struttura portante del nuovo solaio realizzato, a sua volta, con travetti precompressi e pignatte in
laterizio. La copertura è stata completata con idonea impermeabilizzazione con guaina bituminosa e
massetto a pendio per il displuvio delle acque meteoriche.
223
Regione Puglia
Tutti gli ambienti sono stati dotati di idonea pavimentazione, mentre le pareti ed i soffitti sono state trattate
con pitturazioni ecologiche. I bagni sono stati rivestiti con piastrelle di ceramica. Gli infissi, sia interni che
esterni, sono stati completamente rifatti. Le inferriate metalliche esterne sono state recuperate e trattate con
vernici ferro-micacee.
Tutti gli impianti (idrico-fognante-sanitario, elettrico, TV, telefonico-rete dati, antintrusione) sono stati realizzati
ex novo, adeguandoli alle normative di settore.
L'immobile ristrutturato riproduce l'articolazione di spazi che furono del Mercato Ittico: un ampio salone
centrale della superficie di circa 400 mq, con vani collocati sui tre lati del perimetro, ad esclusione della
facciata prospiciente il mare.
Sul lato corto, posizionato a nord, sono stati individuati e perimetrati gli spazi destinati ad angolo ristoro e
book crossing point.
Il lato lungo ad ovest ospita i servizi, la direzione amministrativa, il vano tecnico, il laboratorio fotografico e
quello audio-video (opportunamente attrezzati), due sale prova di medie dimensioni allestite con strumenti ed
impianto audio autonomi ed una sala destinata al ricovero della dotazione strumentale non impiegata in via
permanente.
Il lato sud presenta l'aula didattica, allestita con postazioni informatiche.
La sala centrale pluriuso presenta un palco a ridosso del divisorio con l'aula didattica: munita di un
videoproiettore e di uno schermo motorizzato per le proiezioni video, ospita gli eventi più significativi e i
laboratori teatrali. La sala centrale è sede privilegiata per la realizzazione di registrazioni live, mediante
l'impiego degli strumenti in dotazione e dell'impianto audio a servizio della sala stessa.
E' in via di allestimento la postazione autonoma mixer audio - luci.
3 Piano di realizzazione del progetto
Attraverso una procedura di evidenza pubblica (avviata ad ottobre 2008), il Comune di Manfredonia ha
selezionato il gestore del LUC.
Ad aggiudicarsi l’appalto è stata la Cooperativa Pandemia – Produzioni Eventi Culturali, un team di giovani
professionisti locali nato in occasione dell’opportunità offerta dalla gara per la gestione del LUC. Nella Coop.
Pandemia sono presenti tutte le competenze necessarie a realizzare le attività del LUC: musica, cinema,
fotografia, letteratura, attività creative in generale.
Le attività di gestione sono state avviate ad Aprile 2010 con l’apertura dei laboratori musicali, di audio-video,
di fumetto, di teatro e di lingue, tutti assiduamente frequentati. La programmazione spettacolare è costante
attraverso la realizzazione di concerti, festival e rassegne. Il Manfredonia Lucphonic Contest (un concorso per
band emergenti) ha visto la partecipazione di giovani realtà musicali da tutta la Puglia.
Le attività del LUC alternano modalità di accesso gratuite ed a pagamento, garantendo sempre la massima
accessibilità degli spazi e dei servizi a tutti i giovani e alle realtà associative locali.
4 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
A quasi un anno dall’apertura del LUC, il Laboratorio Urbano di Manfredonia è una realtà consolidata nel
panorama culturale e creativo cittadino e dell’intera provincia di Foggia, con ottimi riscontri di pubblico e sulla
stampa locale e regionale.
Il sito del LUC è http://www.pandemiaweb.it/
Il gruppo del LUC su Facebook è
http://www.facebook.com/group.php?gid=113880328650547&v=photos&ref=ts#!/group.php?gid=1138803286
50547&v=wall
224
Regione Puglia
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione Puglia
Provincia:
Bari
Comune:
Bari
Soggetto attuatore:
Regione Puglia
Titolo intervento:
Progetto strategico
di Ricerca – Valutazione del
rischio da frana nei centri
urbani
Valore dell’opera:
940.000,00 euro di cui valore FAS 640.000,00 euro
Data di realizzazione:
2010
1 Sintesi del progetto
Nell’ambito dell’APQ Ricerca, dell’Intesa Istituzionale di Programma Puglia, è stato sviluppato il Progetto
Strategico di Ricerca, di durata triennale, dal titolo “Valutazione del Rischio da Frana per la Pianificazione
di centri urbani minori in aree di catena: il caso della Daunia”
L’importo complessivo è di 940.000 euro, di cui 640.000 euro finanziati con FAS e la quota restante da Unità
di Ricerca afferenti al Politecnico di Bari ed al CNR-IRPI (Unità di Bari) e dalle imprese, Trevi SpA, Idrogeo
Srl, Planetek Srl, Codevintec Srl e Leica SpA, soggetti aggregati in una Associazione Temporanea di Scopo.
Soggetto Coordinatore del PROGETTO STRATEGICO DI RICERCA è stato il Politecnico di Bari,
coordinatore scientifico la Prof.ssa Federica Cotecchia.
Il principale risultato del progetto è stata la definizione e la formalizzazione di una metodologia, secondo un
approccio deterministico, per la valutazione del rischio da frana a scala regionale, e quindi dei diversi
componenti del rischio: suscettibilità-pericolosità, vulnerabilità e valore economico degli elementi a rischio. In
particolare, tale nuova metodologia, differentemente da quanto in uso oggi, si basa sulla conoscenza geoidro-meccanica dei processi franosi e del danneggiamento strutturale del costruito in interazione con essi.
Oltre a strutturare il sistema informativo territoriale (GIS) sulla base di algoritmi derivanti dagli studi geomeccanici, gran parte dell’attività di ricerca si è concentrata sulla definizione delle linee guida alla diffusione
dell’uso della nuova metodologia, in modo che essa possa essere adottata dalle istituzioni e fornisca a
queste indirizzi utili per una pianificazione dello sviluppo consapevole della franosità del paese.
Nello specifico il Progetto, che ha visto come area di studio il Sub-Appennino Dauno, ha previsto due fasi, la
prima istruttoria e la seconda applicativa. Nella prima fase si è definito l’approccio alla problematica della
franosità a scala regionale, definendo il telaio metodologico per valutazioni avanzate del rischio da frana alla
luce delle conoscenze dei meccanismi di frana e delle problematiche di interazione frane-strutture, cosi come
degli strumenti più avanzati di archiviazione dati e loro elaborazione su area vasta. È stata svolta un’analisi
delle configurazioni geo-idro-meccaniche della regione e dello stato dell’arte sulla franosità del territorio
urbano (principali fonti: documenti esistenti a livello nazionale o reperiti presso amministrazioni comunali e
studi professionali, rilievi in sito).
226
Regione Puglia
Le analisi sono state estese sui 25 centri abitati dell’area di studio, con maggior dettaglio per alcuni di essi per
i quali sono state eseguite analisi fenomenologiche e quantitative tramite modellazioni numeriche. Tra questi
ultimi sono stati scelti tre siti pilota, ove applicare la metodologia ed eseguire analisi approfondite anche con
indagini dirette e monitoraggio delle fenomenologie, finalizzate alla comprensione dei meccanismi di frana,
della loro evoluzione nel tempo, del ruolo dei fattori franosi e dell’interazione con il costruito.
È stato inoltre svolto sia uno studio dei caratteri di piovosità dell’area che un’analisi dell’influenza delle
precipitazioni sulle frane. I risultati conseguiti durante questa fase sono confluiti in un database, elemento di
partenza per la costruzione del Manuale Regionale della Franosità alla cui definizione è stata dedicata la
seconda fase del Progetto. In questa fase sono state analizzate le configurazioni geo-idro-meccaniche dei siti
pilota con maggior dettaglio attraverso rilievi in sito, analisi dei dati di sottosuolo, analisi dei dati di laboratorio
pregressi e di nuovi dati derivanti da prove geotecniche svolte durante il progetto, foto-interpretazione, studio
di documenti storici, monitoraggio geotecnico e topografico, valutazione del danno alle strutture, analisi
parametriche a ritroso e modellazioni numeriche dell’avanzamento ed evoluzione dei processi franosi.
I risultati delle analisi hanno trovato convergenza nell’individuazione di tre insiemi di classi rappresentative
riguardanti gli assetti geo-idro-meccanici, i meccanismi di frana e le patologie rappresentative del danno di
strutture ed infrastrutture. Nella seconda fase si sono istruiti studi per la selezione di strategie adeguate alla
mitigazione del dissesto e basate sulla conoscenza dei caratteri delle fenomenologie e delle loro cause. Al
contempo si è attivata l’applicazione della metodologia per l’esecuzione completa della valutazione del rischio
da frana in uno dei centri urbani pilota (Bovino).
Innovativo rispetto allo stato dell’arte sul tema del rischio da frana è non soltanto il prodotto in sé, ovvero la
succitata nuova metodologia, ma anche i passaggi metodologici che hanno condotto a tale risultato. Tale
processo ha visto infatti cooperare in tutte le fasi i ricercatori di cinque unità di ricerca afferenti a settori
scientifici differenti (geologi, geotecnici, ingegneri strutturisti, idrogeologi, informatici, urbanisti, topografi) e
che generalmente si confrontano con il tema in modo non coordinato fornendo prodotti che, se pur di elevato
livello, sono frutto di un bagaglio di conoscenze che non ha beneficiato dello scambio culturale con altri ambiti
di ricerca. La complessità del sito ha di fatto necessitato lo sviluppo di tale confronto che, attraverso la
collaborazione con le succitate imprese cofinanzianti, il progetto congiunto delle campagne di indagine e
monitoraggio in sito e la sperimentazione in laboratorio, ha portato alla definizione di un prodotto condiviso
che raccoglie lo sforzo e le conoscenze di tutti i soggetti coinvolti.
La sfida è stata anche quella di sviluppare tale metodologia e poterla testare su un’area di notevole
complessità geologica, geomorfologica e geotecnica, qual è quella del subappennino dauno. Tale
complessità, tuttavia, è stata scientificamente risolta attraverso lo studio dell’area che, come già citato, ha
portato all’identificazione di un numero limitato di meccanismi di frana e di assetti geo-idro-meccanici
ricorrenti e, dunque, rappresentativi.
La codifica dell’adozione di un approccio riduzionista per la selezione delle condizioni geologichemeccaniche-idrauliche e dei meccanismi di dissesto da frana (caratteri del processo franoso e cause)
rappresentativi per una regione, insieme alla verifica della validità e dell’applicabilità di tale approccio, hanno
rappresentato il principale risultato del Progetto. In tal senso non si deve trascurare alcun fattore ambientale
influenzante i processi di rottura, permettendo con ciò l’adozione, nella definizione delle carte di rischio, delle
interpretazioni fisico-matematiche, di tipo deterministico, più avanzate.
La semplificazione della complessità, il già citato approccio riduzionista, è stato passaggio obbligato ma
chiave per la riuscita del progetto. La liceità di tale operazione, ovvero la consapevolezza di riuscire ad
affrancarsi dal rischio di approssimazioni grossolane e fuorvianti, è stata garantita dalla profonda conoscenza
geomeccanica del territorio di cui molti ricercatori coinvolti del progetto erano già depositari.
In particolare, la profonda conoscenza del territorio dauno, sia in termini di comportamento geomeccanico dei
versanti e che della loro interazione con le strutture, ha costituito uno degli elementi fondamentali per il
successo del progetto.
227
Regione Puglia
Tali expertise, attraverso i prodotti di fine progetto e, in particolare, attraverso il Manuale Regionale della
Franosità sono adesso a disposizione dell’utente a supporto sia della pianificazione territoriale che della
progettazione di interventi e di nuove costruzioni in aree in cui con le frane non resta che imparare a
convivere. Il manuale diventa un filo di Arianna capace di fornire risposte a questioni cruciali che spesso oggi
restano inevase. Non soltanto attraverso di esso si può giungere ad informazioni esaustive capaci di
fotografare l’esistente, ma può esso stesso diventare strumento attivo di gestione del rischio, capace di
rispondere a domande quali ’come, quando e perché’ il processo franoso si attiva. Gli uffici tecnici degli enti
pubblici comunali, provinciali e regionali possono oggi beneficiare per primi di tale strumento.
Va detto che le ricognizioni ed i numerosi sopralluoghi in sito si sono rivelati preziosi in quanto hanno
consentito di cogliere la frammentarietà di interventi proteiformi e talvolta persino dannosi, volti alla
stabilizzazione del territorio e di un patrimonio edilizio spesso clamorosamente condizionato nel suo sviluppo,
più per ignoranza del problema che per effettiva necessità.
Di fatto, messaggio chiave del progetto è che, a fronte della complessità del contesto, il problema che si trova
ad affrontare l’ingegnere civile si inserisce in una gamma di interventi non così ampia (dati il contesto
geologico, geotecnico e la variabilità strutturale dell’edificato esistente nell’area).
Se dunque si giungesse alla sistematizzazione di tali interventi attraverso la redazione di linee guida per una
più consapevole progettazione in zone franose, il manuale potrebbe diventare un supporto snello ed efficace
anche per il professionista.
2 Benefici del progetto
Il Progetto Strategico di Ricerca ha finanziato:
> 3 borse post-doc:
> 6 sabbatical;
> 15 seminari tecnici tenuti da studiosi di fama internazionale;
> 1 Workshop Internazionale: ‘Deformation and Failure of Geomaterials’, 14-19 Giugno 2009, Masseria
Salamina, Fasano, Br.
> 1 Convegno Scientifico: ‘Frane: come quando, perché. La diagnosi dei processi per la gestione del
rischio’, 28-29 Ottobre 2010, Politecnico di Bari.
> 1 Corso di Formazione su ‘Analisi ed interpretazione dei meccanismi di frane lente e del connesso danno
alle strutture coinvolte per la valutazione del rischio da frana’, 2-11 Novembre 2010, Politecnico di Bari,
CNR-IRPI Bari.
Al successo del Progetto Strategico di Ricerca _119 hanno contribuito:
> 3 borsisti Post-Doc;
> 28 tesisti di I livello (laurea triennale) del Politecnico di Bari;
> 25 tesisti di II livello (laurea magistrale) del Politecnico di Bari;
> 2 dottorandi del Politecnico di Bari.
228
Regione Puglia
3 Successo del progetto
La riuscita del progetto è testimoniata dal numero di articoli e pubblicazioni prodotti:
> 11 articoli pubblicati su Riviste Scientifiche Internazionali;
> 15 articoli pubblicati su Atti di Conferenze Internazionali;
> 8 articoli pubblicati su Atti di Conferenze Nazionali;
Indagini geognostiche finanziate dal PS 119:
una delle postazione dei sondaggi realizzati
nell’area Pianello
Indagini geognostiche finanziate dal PS 119:
una delle postazione dei sondaggi realizzati
nell’area Pianello
Nicchia di distacco di un corpo di frana
secondario coinvolgente l’area di alimentazione
della frana Giardino-Fontana Monte (Marzo 2005)
229
Regione
Autonoma della Sardegna
230
Regione
Autonoma della Sardegna
Le priorità perseguite
In data 21.04.1999 la Regione Sardegna ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di Programma,
con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse per il riequilibrio
economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni di interesse
comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi
nei vari “Accordi di Programma Quadro” (APQ) nei settori Viabilità, Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del
suolo, Sviluppo locale, Beni culturali, Aree Urbane, Società dell’informazione e Ricerca.
L’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la volontà delle
Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al perseguimento
degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione comunitaria, statale e
regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle
coperture finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Sardegna ha programmato in meno di un decennio, con i quali sono stati avviati interventi nei
diversi settori individuati. Nello specifico sono stati realizzati:
> Circa 70 interventi nel settore della Viabilità, per circa 1.282 milioni di euro con l’obiettivo di potenziare la
rete stradale sulle direttrici dei corridoi europei. Al riguardo, segnaliamo, tra le principali opere, la
realizzazione di interventi sulla S.S. 131, sulla S.S. 125 da Cagliari a Tortolì, della S.S. 291 Sassari –
Alghero. Nello specifico, dopo l’approvazione della Giunta regionale con deliberazione n. 20/50 del
09.07.2003, è stato sottoscritto nel mese di luglio 2003, I'Accordo di Programma Quadro Viabilità"
regolante la realizzazione di un programma di interventi relativi all’intera rete viaria nazionale e regionale.
> Numerosi interventi nel settore Ciclo dell’acqua, con l’obiettivo di tutelare i corpi idrici superficiali e
sotterranei in modo da migliorare l’ambiente acquatico, proteggere e salvaguardare tutti gli ecosistemi
connessi ai corpi idrici.
231
Regione
Autonoma della Sardegna
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. A tal fine
sono stati realizzati numerosi progetti tra i quali citiamo:
> Realizzazione dei due lotti della Nuova S.S. 125 tratta Terra Mala – Capo Boi, dei quali il primo è stato
aperto al traffico nel mese di maggio 2010, ed il secondo ha i lavori in corso con previsione di
conclusione entro il 2012
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio 3 degli interventi sopraelencati, perché
rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Sardegna, l’Amministrazione centrale e l’ANAS. Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha
l’opportunità di poter comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse
pubbliche sono state investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
232
Regione
Autonoma della Sardegna
Provincia:
Carbonia Iglesias
Comune:
Carbonia
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Comune di Carbonia –
Stazione intermodale
passeggeri, integrazione
treno-bus ed interventi di
sostegno alla pendolarità
Comune di Carbonia
Valore dell’opera:
9.590.590,00 euro di cui valore FAS 7.728.590,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
Gennaio 2011
1 Sintesi del progetto
Il progetto è inserito nell’APQ Mobilità Sardegna - II Atto Integrativo - dell’Intesa Istituzionale di Programma
sottoscritta in data 21 aprile 1999 tra il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Presidente della Regione
Autonoma della Sardegna e ha un importo complessivo di 9.590.590 euro.
L’intervento è finanziato per 7.728.590 euro con risorse FAS (Delibera CIPE 20/2004), per 1.400.000 euro
con risorse PO FESR 2007-2013, per 462.000 euro con risorse comunali ed è finalizzato alla realizzazione
della stazione intermodale passeggeri ubicata nel territorio comunale di Carbonia.
Il progetto, iniziato nel 2005 ed attualmente in fase di conclusione (dicembre 2010), consiste nella
realizzazione di un cento intermodale per lo scambio ferro-gomma nella zona compresa tra l'attuale via Roma
e la prosecuzione della Via Costituente. Il luogo interessato dall'intervento è collocato nell'intersezione tra Via
Roma e il “nuovo asse attrezzato” in prossimità della testata dei binari esistenti. A partire da questa testata e
con sviluppo prevalente lungo la direzione del nuovo passante si assesterà la nuova grande piazza della
stazione.
L'intervento è costituito sostanzialmente dalle seguenti opere:
>Corpo fabbrica stazione ferroviaria;
>Piazzale parcheggio e soste bus;
>Viabilità accessoria;
>Opere ferroviarie (ferro, banchine, pensiline etc), con binario di testata (“binario morto”);
>Piazza fronte stazione;
>Sottoservizi (fognature, cavidotti, elettrificazioni, idrico);
>Sistemazioni a verde
233
Regione
Autonoma della Sardegna
2 Genesi del progetto
L’intervento è stato programmato e finanziato dall’Assessorato dei Trasporti della Regione Sardegna ed ha
coinvolto l’Amministrazione comunale di Carbonia in qualità di stazione appaltante. Oltre ad essi, sono stati
coinvolti, in sede di Conferenza di Servizi, avvenuta nel luglio 2006, il Ministero delle Infrastrutture e dei
Trasporti S.I.I.T. , le Ferrovie Meridionali sarde e l’ENEL.
E’ stato effettuato un appalto con coinvolgimento di una impresa del settore.
Come previsto dal Piano Regionale dei Trasporti (PRT) della Regione Sardegna, l’intervento in oggetto è da
inquadrarsi nel più ampio quadro di potenziamento dei servizi di trasporto intermodali.
La realizzazione del Centro intermodale è inoltre in linea con gli obiettivi del Protocollo di Kyoto, in termini di
mobilità sostenibile. La promozione dell'intermodalità costituisce infatti una delle misure necessarie da
approntare nel settore dei trasporti per contrastare i cambiamenti climatici ed i suoi effetti, e per incentivare
l’utilizzo di mezzi di trasporto collettivi.
3 Piano di realizzazione del progetto
Le opere, in fase di conclusione, come sopra indicato, sono state eseguite con la seguente scansione
temporale:
>Approvazione progetto preliminare: 04/11/2005
>Approvazione progetto definitivo: 24/07/2006
>Approvazione progetto esecutivo: 26/10/2006
>Aggiudicazione lavori: 12/12/2007
>Collaudo: previsto per dicembre 2010
>Funzionalità: prevista per gennaio 2011
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Le criticità incontrate durante la realizzazione dell’intervento sono legate principalmente al definanziamento
delle economie da ribasso d’asta a favore dell’evento G8 (fine 2008) e alla necessità di reperire nuove risorse
finanziarie. L’andamento dei lavori ha risentito delle varianti che è stato necessario introdurre per circostanze
non prevedibili nella fase di progettazione esecutiva, nello specifico:
>Il rinvenimento nell’area di cantiere di una notevole quantità di rifiuti da conferire a discarica;
>La realizzazione della rotatoria tra la nuova via Roma disassata e la via Costituente;
>L’acquisizione dell’area ENEL per consentire la realizzazione della rotatoria.
Durante le operazioni preliminari di scavo per la realizzazione dell’area parcheggio prospiciente l’edificio
viaggiatori è stato constatato che gran parte dell’area di cantiere era stata utilizzata come discarica di rifiuti
urbani. È stato quindi necessario bonificare il sito con notevole incremento dei quantitativi delle lavorazione
legate ai movimenti di materie e dei tempi di esecuzione dell’opera.
234
Regione
Autonoma della Sardegna
La realizzazione della Rotatoria tra la via Costituente e la nuova via Roma disassata è stata richiesta
dall’Amministrazione Comunale di Carbonia in quanto opera prioritaria sia per il funzionamento del centro
intermodale che per la connessione tra la vecchia e nuova viabilità (inizialmente il suddetto svincolo era
incluso nei lavori di realizzazione del “Passante Nord”). Si è reso quindi necessario rimodulare il sistema dei
sottoservizi (reti Enel, Telecom, Idrica) per adeguarlo alla nuova situazione progettuale con conseguente
incremento dei tempi di realizzazione.
Inoltre parte dell’area di sedime della rotatoria e della nuova via Roma Disassata ricadeva su terreni di
proprietà dell’ENEL che sono stati acquisiti. Concluso l’iter burocratico per perfezionare la pratica di esproprio
nei confronti del gestore elettrico la Direzione dei Lavori, nel luglio 2008, ha disposto il completamento delle
lavorazioni della via Roma disassata e della Rotatoria di collegamento con la via Costituente.
Le suddette lavorazioni sono state ultimate nel novembre 2008 e la D.L. ha autorizzato l’apertura della via
Roma disassata e la conseguente chiusura della via Roma originaria. Pertanto a partire da tale data l’impresa
ha avuto la disponibilità totale dell’area di cantiere.
Per i motivi su richiamati l’impresa, con comunicazione all’Amministrazione Comunale di Carbonia nell’aprile
2009, ha chiesto una proroga per la realizzazione dell’opera di 271 giorni, pari al tempo intercorso tra la data
di consegna (06/02/2008) e l’Ordine di Servizio (03/11/2008).
Con comunicazione del 26/10/2009 il Dirigente del II servizio, accogliendo solo parzialmente le richieste
dell’impresa, ha concesso un termine suppletivo per l’ultimazione dei lavori di 192 giorni.
In data 15/01/2010 sono stati sospesi i lavori in attesa dell’approvazione della perizia suppletiva e di variante,
ripresi poi in data 15/04/2010 per un totale di 90 giorni di sospensione. E’ stato concesso inoltre un termine
suppletivo di 195 giorni per la realizzazione dei lavori previsti nella perizia suppletiva e di variante.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
L’intervento risulta coerente con le strategie del Piano Regionale dei Trasporti in quanto il sistema
intermodale risponde all’esigenza di ottimizzare l’utilizzo di più modi/mezzi, minimizzando gli effetti negativi
delle rotture di carico sugli utenti e promuovendo i principali fattori di concorrenza o di complementarietà fra
reti di vettori diverse.
La rilevanza dell’intervento in oggetto e le ricadute sul territorio sono ancora più forti, se si considera che il
Centro intermodale è stato realizzato nel Basso Sulcis, ovvero una regione della Sardegna caratterizzata da
particolari criticità economico-sociali e da carenza di infrastrutture di trasporto.
Il progetto si è particolarmente distinto tra gli altri interventi di competenza dell’Assessorato dei Trasporti della
Regione Sardegna, non solamente per i benefici apportati alle popolazioni dei Comuni limitrofi a Carbonia,
ma anche per aver raggiunto gli obiettivi prefissati in tempi ammissibili, nonostante le problematiche
intercorse in fase di realizzazione dell’intervento, come sopra descritte.
Si sottolinea inoltre la rilevanza dei benefici che deriveranno dalla realizzazione del centro intermodale, in
termini di potenziamento dei trasporti su ferro, con conseguente riduzione del traffico su gomma e positive
ripercussioni sul traffico e sull’inquinamento.
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Regione
Autonoma della Sardegna
6 Successo del Progetto
Per la realizzazione del progetto, attuato in coerenza con le strategie della pianificazione di settore, sono
concorse diverse fonti finanziarie, tra le quali le prevalenti sono costituite dai FAS. L’intervento in discorso è
da considerarsi un progetto esemplare in quanto, nonostante le criticità intercorse durante la realizzazione
dell’intervento, si è riusciti a dare spendita alle risorse stanziate, in tempi congrui, ed è stata realizzata una
infrastruttura di trasporto per un bacino d’utenza di ampia portata, con conseguenti positive ricadute
economico-trasportistiche sul territorio interessato.
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
236
Regione
Autonoma della Sardegna
Provincia:
Cagliari
Comune:
Villasimius
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Villasimius (CA) –
“Interventi di risanamento
dei sistemi dunari degradati
ed organizzazione
dell’accessibilità per la
fruizione della spiaggia”
Comune di Villasimius
Valore dell’opera:
287.905,93 euro di cui valore FAS 287.905,93
euro
Data effettiva entrata in funzione:
08/06/2010
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte dell’APQ “Sostenibilità Ambientale” dell’Intesa Istituzionale di Programma tra il Presidente
del Consiglio dei Ministri e il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, sottoscritta in data 21 aprile
1999. L'importo complessivo del Progetto è di 287.905,93 euro di cui 287.905,93 euro finanziati con FAS.
Nell’ambito di questo progetto sono ricompresi diversi interventi che si differenziano per tipologia ma con un
insieme di elementi comuni, tra i quali assicurare il ripristino e la salvaguardia del sistema dunare dell’area
interessata, le cui criticità sono principalmente connesse alla fruizione balneare, attraverso la realizzazione di
interventi di tutela e di recupero mirati a ridurre o rimuovere l’impatto dovuto alla crescente fruizione turistica,
assicurando, contemporaneamente, l’accessibilità della spiaggia attraverso l’utilizzo di percorsi a basso
impatto ambientale (passerelle in legno).
Il progetto è stato realizzato in 2 anni e mezzo, di cui 2 mesi di progettazione e 1 anno di realizzazione dei
lavori e ha coinvolto una società specializzata nella progettazione ingegneristica naturalistica e un impresa
per la realizzazione delle opere.
Il progetto ha consentito da una parte la realizzazione di passerelle in legno e di staccionate che
circoscrivono i percorsi che i fruitori della spiaggia devono seguire evitando così il calpestio e fenomeni di
frammentazione e di degrado del sistema dunare, e dall’altra la realizzazione di interventi di ingegneria
naturalistica per il contenimento dell’erosione e di impianto di specie autoctone.
237
Regione
Autonoma della Sardegna
2 Genesi del progetto
Il progetto nasce dall’esigenza di rimuovere o ridurre situazioni di degrado che insistono nel sistema dunare
che caratterizza il sito di Porto Giunco, area di grande pregio ambientale, ricadente all’interno della Rete
Ecologica Regionale, nel Sito di Importanza Comunitaria “Isola dei Cavoli, Serpentara e Punta Molentis” e
nella Zona di Protezione Speciale “Capo Carbonara e stagno Notteri – Punta Molentis”.
I processi erosivi che interessano diversi habitat tutelati a livello comunitario derivano dalla crescente
frequentazione pedonale e talvolta veicolare del campo dunare e del sistema di spiaggia.
L’insieme di interventi previsti nel progetto è coerente con le strategie, le finalità e le modalità operative
riportate nelle Schede d’azione contenute negli elaborati del Piano di Gestione del SIC “Isola dei Cavoli,
Serpentara e Punta Molentis” presentato dal Comune di Villasimius, redatto nel novembre 2006 ed approvato
dalla Regione Sardegna con Decreto n. 28 del 28.02.2008 dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente.
L’obiettivo del Piano di Gestione è quello di assicurare la conservazione degli habitat e delle specie vegetali
ed animali ivi presenti, tutelate a livello comunitario dalle Direttive Habitat e Uccelli.
La superficie interessata dal progetto è di 3.234 mq.
Le autorizzazioni richieste per la realizzazione del progetto sono le seguenti:
> Parere di competenza dell’Area Marina Protetta
> Parere di competenza dell’Ufficio Tecnico Comunale
> Valutazione d’incidenza ai sensi dell’art. 6 del DPR 12 marzo 2003 n. 210 da parte del SAVI (Servizio
Sostenibilità ambientale, valutazione impatti e sistema informativo ambientale) dell’Assessorato della Difesa
dell’Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna.
3 Piano di realizzazione del progetto
Il progetto prevedeva la realizzazione di 5 tipologie di interventi:
1. Una passerella sopraelevata, lungo la sponda Sud-Ovest dello Stagno di Notteri, allo scopo di chiudere
l’accesso centrale della spiaggia dove le dune presentano il più alto grado di erosione e degrado; la
passerella si sviluppa per 260 m ed ha una larghezza di 1,8 metri per consentire il passaggio dei visitatori
e di piccoli mezzi elettrificati per l’approvvigionamento dei servizi temporanei alla balneazione (chioschi)
ed è dotata, sotto il piano di calpestio, degli impianti che consentano di eliminare i gruppi elettrogeni e di
predisporre la realizzazione dei servizi igienici (cavidotto per l’energia elettrica, rete per l’acqua, e rete di
smaltimento acque nere);
2. Interventi di risanamento del sistema dunare attraverso sistemi di protezione delle dune stabilizzate
(bioreti di protezione delle dune stabilizzate e fascine);
3. Sistemi di cattura ed intrappolamento della sabbia attraverso schermi a scacchiera e nuclei di innesco;
4. Sistemi di rinaturalizzazione dei settori dunari degradati (espianto manuale di specie alloctone
Carpobrotus; impianto di specie arbustive autoctone);
5. Sistemi dissuasivi attraverso il riposizionamento della staccionata esistente.
Il progetto si è articolato in una fase di progettazione avvenuta nel mese di luglio/agosto 2008 ad opera della
Società Criteria, in una fase di ottenimento delle autorizzazioni tra settembre/ottobre 2008 e in una fase di
esecuzione dei lavori realizzati nel periodo compreso tra settembre 2009 e maggio 2010 dall’impresa
SILGEO Srl che ha vinto la gara di appalto del Comune di Villasimius.
La durata complessiva dei lavori è stata di circa 6 mesi con un intervallo nell’inverno 2010 a causa delle
intense precipitazioni. L’intervento si è concluso con un parere di conformità.
238
Regione
Autonoma della Sardegna
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Le scadenze imposte dalla delibera Cipe sull’impegno giuridicamente vincolante dei fondi (a pena del
definanziamento) hanno costretto l’ente attuatore a realizzare l’intervento in tempi assai limitati, tuttavia la
determinazione del responsabile dell’intervento e la cooperazione del gruppo di lavoro hanno comunque reso
possibile la risoluzione immediata delle problematiche emerse.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
I risultati dell'intervento saranno evidenti soprattutto nel lungo periodo in quanto porteranno alla
ricostituzione del sistema dunare e della componente vegetale. I risultati immediati sono legati
soprattutto alla rimozione di una delle principali cause di degrado dell’habitat dunare della spiaggia di Porto
Giunco (calpestio delle dune da parte dei visitatori) e all’asportazione di alcune specie alloctone. Per quanto
riguarda tutti gli obiettivi prefissati si è riusciti a coinvolgere una parte dei fruitori della spiaggia a rispettare gli
habitat dunari utilizzando i percorsi circoscritti dalle passerelle ma è necessario sensibilizzare maggiormente
la popolazione all’importanza del rispetto delle regole.
6 Successo del Progetto
Il progetto si è pertanto distinto tra gli altri interventi realizzati dalla Regione, per la priorità che viene attribuita
alla componente ambientale che porta indubbiamente dei vantaggi alla comunità anche se spesso la stessa
comunità non li riconosce nell’immediato.
Il progetto è stato inserito tra quelli “esemplari” in quanto è stato realizzato nei tempi previsti dal crono
programma procedurale nonostante alcuni imprevisti verificatisi durante le vari fasi di realizzazione e ha
perseguito tutti gli obiettivi prefissati nel breve termine.
239
Regione
Autonoma della Sardegna
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
240
Regione
Autonoma della Sardegna
Provincia:
Cagliari
Comune:
Sinnai-MaracalagonisQuartu Sant’Elena
Soggetto attuatore:
ANAS S.p.A.
Titolo intervento:
“Adeguamento funzionale
S.S. 125 Tronco Terramala
Capo Boi - 1° e 2° lotto” (da
Cagliari a Tortolì)
Valore dell’opera:
243.900.000,00 euro di cui FAS 91.690.000,00 euro
Data effettiva entrata in funzione 1° lotto:
25.05.2010
Data prevista entrata in funzione 2° lotto:
Dicembre 2012
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte dell’APQ Viabilità dell’Intesa Istituzionale di Programma 1999 e ha un importo complessivo
di 243 milioni di euro, di cui 91,69 milioni finanziati con risorse FAS.
Nell’ambito di questo progetto si raggruppano 2 interventi differenziati per costo, indicatori, localizzazione
ecc., ma con affinità e obiettivi comuni, riassumibili come di seguito:
> Coinvolgimento di società del territorio: il progetto è stato realizzato in 8 anni, di cui 3 anni di progettazione
e 5 di realizzazione, e ha coinvolto diverse società del settore della progettazione ingegneristica e
dell'edilizia di cui molte ubicate nel territorio regionale.
> Abbattimento dei tempi di percorrenza: il progetto ha permesso la realizzazione di un nuovo tratto stradale
di circa 9 km, nell’ambito dell’intera nuova direttrice viaria della S.S. 125 della lunghezza complessiva di
circa 120 km da Cagliari a Tortolì, migliorando la percorribilità legata alla presenza della vecchia S.S. 125
con un notevole abbattimento dei tempi di percorrenza.
Il successo del progetto poggia su un'esemplare definizione delle necessità dell'oggetto di appalto e un
costante monitoraggio delle attività sul cantiere, nonché nella flessibilità delle amministrazioni locali coinvolte
nel guidare la realizzazione del progetto "in corsa".
241
Regione
Autonoma della Sardegna
2 Genesi del progetto
Nell’ultimo decennio la Regione Sardegna risultava abbastanza carente nella sua dotazione infrastrutturale e
pertanto necessitava di lavori di miglioramento ed ampliamento della rete stradale regionale, insufficiente nel
sostenere l’esigenza di una maggiore mobilità dei cittadini, sempre più inseriti all’interno di un contesto
nazionale.
Il principale obiettivo individuato a seguito di tale esigenza consiste nell’ottimizzare le condizioni di
circolazione mediante l’eliminazione di punti singolari con limitata capacità di deflusso del traffico ove, a
causa della presenza di centri abitati, si delimitano livelli di servizio inferiori alle attese dell’utenza.
Il progetto, dove possibile, mira ad un adeguamento funzionale e quindi qualitativo del percorso, attraverso la
realizzazione di tratti stradali in nuova sede.
A seguito di un attento esame del territorio avvenuto nella seconda metà degli anni 80, fortemente voluto
dall’Amministrazione regionale e finalizzato a stabilire in che modo ed in quale area territoriale doveva
insistere l’ampliamento della rete stradale, si è proceduto con l’analisi delle zone che avrebbero dovuto
contenere i tratti in questione con l'obiettivo di garantire un collegamento alternativo alla vecchia S.S. 125
percorsa da un intenso traffico esistente tra l’area territoriale Ogliastrina e l’area del Cagliaritano.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto, ovvero dei suoi 2 interventi, è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali che
hanno previsto un accurato studio del territorio regionale, attraverso dei sopralluoghi e lo studio geofisico,
tramite i quali è stato possibile effettuare la progettazione delle attività e la stima delle tempistiche necessarie
al completamento dell’opera.
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle fasi di:
> Studi e fasi di progettazione: la progettazione esecutiva si è conclusa con l’approvazione avvenuta nel mese
di ottobre 2003.
> Esecuzione dei lavori: i lavori di realizzazione dell’opera sono stati avviati nel mese di febbraio dell’anno
2005, ad opera dell’Associazione Temporanea di Imprese SAFAB S.p.A., GE.CO.PRE S.p.A., A. & I. DELLA
MORTE S.p.A. e hanno avuto una durata di 5 anni.
> Collaudo: il collaudo in corso d’opera della strada è stato avviato nel mese di maggio 2005 ed è tuttora in
corso.
> Chiusura: l’intervento è stato aperto al traffico in data 25 maggio 2010
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Il percorso di realizzazione dell’ampliamento del manto stradale, nonostante abbia rispettato le tempistiche
prestabilite dal piano di realizzazione, è stato abbastanza complesso perché ha impattato un perimetro
regionale piuttosto vasto.
La necessità di confronti continui tra i diversi Comuni ha generato, in alcune situazioni, incomprensioni legate
alle diverse esigenze e priorità nella realizzazione/modifica dell’opera.
Inoltre, alcuni elementi metereologici di grande entità hanno rallentato le attività e generato la necessità di
modificare il percorso inizialmente stabilito, che ha previsto un discostamento di alcuni km rispetto a quello
stabilito in fase di progettazione dell’opera.
242
Regione
Autonoma della Sardegna
La ferrea cooperazione del gruppo di lavoro e la presenza di un responsabile del progetto capace di gestire
nel miglior modo le problematiche presentatesi hanno comunque reso possibile la risoluzione immediata delle
problematiche emerse.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
L’intervento realizzato tra il km 5,985 ed il km 14,765, lungo pertanto 8,780 km, si sviluppa tra i comuni di
Sinnai, Maracalagonis e Quartu Sant’Elena e comprende anche l’adeguamento della strada comunale di
Geremeas, lunga circa 1,646 km, che interseca la strada provinciale n. 17 su cui è stato previsto un nuovo
innesto.
La Regione Sardegna, con la collaborazione dell’ANAS nella veste di Soggetto attuatore degli interventi, ha
concepito questa nuova arteria in sostituzione della ormai inadeguata Strada statale 125 che, attraverso i
monti dei Sette Fratelli ed i paesi del Sarrabus e dell’Ogliastra, collegava il capoluogo con Tortolì, sede di
porto (Arbatax) ed aeroporto.
La nuova arteria, sia quella realizzata sia quella in corso di realizzazione, consentirà uno sviluppo industriale,
commerciale e turistico nei territori che attraversa e comporterà, tra l’altro, il rilancio del porto di Arbatax e
dell’aeroporto di Tortolì.
L’opera, nella sua complessità, consentirà di evitare l’attraversamento di un tortuoso tratto della strada
provinciale 17, lungo circa 17 km, in quindici minuti circa di percorrenza con la sola apertura al traffico del 1°
lotto e in venticinque minuti con l’apertura del 2° lotto a completamento dell’itinerario, collegandosi
direttamente al nuovo tratto della Nuova S.S. 125, già aperto al traffico in località Solanas.
Il progetto ha previsto la realizzazione e la messa in esercizio di un tratto di 8,780 Km, con la costruzione di
una sezione stradale di m 10,50 tipo IV norme C.N.R. 1980 costituita da 2 corsie di marcia di 3,75 m e da 2
banchine laterali pavimentate di 1,75 m.
Ha inoltre visto la realizzazione delle seguenti opere d’arte maggiori:
> Galleria “Arcu Sa Porta”
m 2.645;
> Galleria “Bruncu Su Campu” m 600;
> Galleria “Is Canaleddus”
m 300;
> Galleria “Arcu Sa Ruxi”
m 120;
> Viadotto “Arco Sa Ruxi”
m 321;
> Viadotto “Baccu Mandara”
m. 401;
> Viadotto “Baccu Peddis”
m 480;
> Viadotto “Geremeas”
m 540.
6 Successo del Progetto
Il progetto si è particolarmente distinto tra gli altri interventi realizzati dalla Regione, non solamente per i
benefici apportati alla comunità, ma anche per aver raggiunto gli obiettivi prefissi in fase di progettazione,
rispettando le tempistiche stabilite.
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Regione
Autonoma della Sardegna
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
244
Regione
Siciliana
245
Regione
Siciliana
Le priorità perseguite
Nel mese di settembre 1999 la Regione Sicilia ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di
Programma con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse al
riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni
di interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi nei
vari “Accordo di Programma Quadro” (APQ) nei settori della mobilità aerea, ferroviaria, stradale , portuale,
dell’informazione e della ricerca.
Nello specifico la regione Siciliana dal 2001 ha stipulato Accordi di Programma Quadro con Enti
Governativi ed Amministrativi competenti,le società e gli enti incaricati della realizzazione e gestione degli
interventi sulla rete ferroviaria ,rete stradale sui porti marittimi e sugli aeroporti.
Tale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la volontà delle
Amministrazioni coinvolte, individuando gli specifici interventi necessari al perseguimento degli obiettivi dati,
motivandone la coerenza programmatica con la programmazione comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare, i soggetti responsabili, i costi, i tempi di realizzazione e le coperture finanziarie degli interventi
stessi.
La Regione Sicilia in meno di un decennio ha avviato interventi nei diversi settori individuati. Nello specifico
se ne enunciano alcuni a titolo solo esemplificativo:
> 56 interventi nel settore ferroviario con l’obiettivo di potenziare la rete ferroviaria sulle direttrici dei corridoi
europei. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la realizzazione della Metroferrovia di Messina, del
Nodo di Palermo, delle tratte della F.C.E nella città di Catania , del raddoppio della Linea PalermoMessina
> 48 interventi nel settore aereo , volti a potenziare il trasporto aereo in Sicilia, obiettivo ritenuto
indispensabile per aumentare la produttività regionale e per contribuire al riequilibrio territoriale. A tal
proposito tra le opere a titolo solo esemplare si segnala la realizzazione dell’Aeroporto di: Catania,
Comiso, Lampedusa,Palermo ,Pantelleria e Trapani,
> 20 interventi nel settore stradale con l’obiettivo oltre che diminuire le distanze tra le città capoluogo anche
quello di connettere i centri costieri con le aree più interne a tal proposito ricordiamo la Messina –Palermo
e la Siracusa-Gela
> 11 interventi nel settore merci e logistica volti ad a ottimizzare la mobilità delle merci sul territorio della
regione siciliana tra i quali : l’Interporto di Catania –Bicocca, di Termini-Imerese, Tremestieri.
246
Regione
Siciliana
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti.
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio 3 degli interventi tra quelli sopraelencati,
perché rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Sicilia e l’Amministrazione centrale. Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha l’opportunità di poter
comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state
investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
247
Regione Siciliana
Provincia:
Ragusa
Comune:
Comiso
Soggetto attuatore:
Comune di Comiso
Titolo intervento:
Comiso – Opere ed
infrastrutture civili ed
impiantistiche per la
realizzazione di un
aeroporto civile di II livello
Valore dell’opera:
47.407.976,73 euro di cui valore FAS
34.630.000,00 euro
Data effettiva entrata in funzione:
30/06/2011
1 Sintesi del progetto
L'intervento è inserito nell’ambito dell’Accordo di Programma Quadro per il Trasporto Aereo della Regione
Siciliana, sottoscritto il 5 novembre 2001 dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, dal Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti, dalla Regione Siciliana, dall'E.N.A.C., dall'ENAV s.p.a. e dalle Società di
gestione degli aeroporti di Palermo - GESAP, Catania - SAC, Trapani – AIRGEST
Il costo totale dell’intervento è pari a 47.407.976,73 euro, di cui euro 12.777.976,73 a valere sui fondi P.O.R.
Sicilia 2000-2006 (ivi compresi euro 4.000.000,00 a carico di privati), ed euro 34.630.000,00 a valere sui
fondi di cui alla Delibera CIPE n. 36/2002.
Al fine di realizzare le lavorazioni previste in termini più omogenei il progetto è stato suddiviso in due grandi
sezioni:
> Opere LANDSIDE (fonte finanziamento P.O.R. Sicilia 2000-2006) con le quali si è previsto lo
smantellamento delle strutture preesistenti, la realizzazione del terminal aeroportuale articolato su tre livelli,
la caserma VV.FF., la cabina elettrica, i parcheggi e la sistemazione della viabilità esterna;
> Opere AIRSIDE (fonte finanziamento Delib. CIPE n. 36/2002) con le quali si è previsto la esecuzione di
opere di edilizia di tipo civile ed impiantistica per la realizzazione della pista di volo, la realizzazione di
bretelle di collegamento, della circolazione e viabilità ed il piazzale di sosta aeromobili, la realizzazione della
recinzione esterna, la sistemazione idraulica, la realizzazione della torre di controllo, e la radioassistenza al
volo.
L'obiettivo da realizzare è la riqualificazione della ex base Nato di Comiso in aeroporto civile, adeguando alle
nuove necessità sia la pista e le relative infrastrutture sia l'aerostazione vera e propria con i relativi locali per i
passeggeri, i bagagli, la sicurezza e quant'altro necessario per rendere fruibile la nuova struttura.
Il contratto di appalto è stato stipulato con la ditta aggiudicataria in data 22.10.2004, i lavori sono iniziati in
data 29.11.2004 e si sono conclusi in data 16/07/2010.
248
Regione Siciliana
Durante lo svolgimento dei lavori per la realizzazione delle aree air-side, non sono state rilevate particolari
criticità. Di contro, per la realizzazione dell'aerostazione, si sono verificati ritardi nell'esecuzione dei lavori
prevalentemente imputabili all'impresa esecutrice, ma anche di tipo metereologico.
Con la realizzazione dell'opera e la sua entrata in funzione è prevista una crescita dell'utenza locale
finalizzata a superare la marginalità e perifericità di alcune aree, migliorandone l'accessibilità attraverso
spostamenti veloci e sicuri, favorendo la mobilità di merci e persone. Ciò nella considerazione che
l'infrastruttura potrà servire un bacino di utenza non solamente riconducibile a quello della Provincia di
Ragusa, ma anche quello di comuni e province limitrofe.
Lo sviluppo dell'intero territorio, oltre che per gli aspetti prettamente turistici, sarà veicolo di sviluppo per
l'imprenditoria locale dedicata al settore agrumicolo con riferimento alla specialistica dell'orticoltura. Inoltre la
nuova struttura aeroportuale formerà, unitamente a quella di Catania, il sistema aeroportuale della Sicilia
orientale, così come per altro previsto nel Piano di Attuazione della Regione Siciliana delle modalità di
Trasporto.
2 Genesi del progetto
L'esigenza della riqualificazione dell'area aeroportuale è nata dalla opportunità di dare una risposta alla
richiesta di mobilità proveniente dalla potenziale utenza del bacino ricadente nella provincia di Ragusa e zone
limitrofe e dalla necessità di creare un polo aeroportuale della Sicilia orientale per operare in sinergia ed
integrazione con la struttura aeroportuale di Catania.
Il programma Operativo inerente all'iniziativa comunitaria Konver (Riconversioni di Infrastrutture nel settore
della Difesa) avviato nel 1996, all'azione 1 della misura 12 ha previsto lo studio e le valutazioni tecniche per la
smilitarizzazione e riconversione ad usi civili, ristrutturazione e recupero polifunzionale, nonché
l'adeguamento infrastrutturale ed il potenziamento della base aerea NATO di Comiso.
Inoltre, preliminarmente, con lo studio di prefattibilità dell'aprile 1999 è stato organizzato il confronto tra varie
ipotesi per il recupero della ex base Nato, pervenendo ad individuare una soluzione sulla quale si è registrato
l'accordo degli enti e soggetti interessati alla riqualificazione. Con il successivo studio di fattibilità del
settembre 1999 è stata approfondita la tipologia degli interventi da attuare definendone le caratteristiche e le
localizzazioni.
In tale sede si è proceduto all'analisi del sedime aeroportuale che è risultato composto da limi sabbiosiargillosi che rappresentano caratteristiche idonee per la realizzazione dell'opera programmata.
Inoltre sono state analizzate le vie di accesso alla struttura (rete stradale e ferroviaria) il bacino di utenza, il
traffico aeroportuale (tenendo conto dei dati relativi agli aeroporti di Palermo, Trapani, Catania, e per
caratteristiche similari, anche quello di Foggia).
Tali studi sono stati avviati ad ottobre 98 e sono pervenuti a conclusione a settembre 1999.
L'iter necessario per la realizzazione delle opere per la riqualificazione della ex base militare in aeroporto
civile di Comiso può essere così riassunto:
> Piano regionale dei trasporti e della mobilità - Piano Direttore (strumento programmatico della Regione
Siciliana) in sinergia con il Piano Nazionale
> Piano attuativo della Regione Siciliana del trasporto delle merci e della logistica
> Approvazione tecnica del progetto definitivo da parte dell'ENAC, previa Conferenza di Servizi con gli Enti
interessati, che hanno rilasciato i rispettivi pareri. ed esecutivo. Approvazione amministrativa da parte del
Comune di Comiso.
249
Regione Siciliana
3 Piano di realizzazione del progetto
Per la realizzazione dell'opera le fasi progettuali sono state le seguenti:
> Progetto Konver (studio di prefattibilità e di fattibilità)
> Progetto definitivo
> Progetto esecutivo
> contratto di affidamento lavori
> Inizio lavori
> Perizia di Variante e Suppletiva
> Fine lavori
> Collaudo
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Il percorso di realizzazione delle opere riguardanti soprattutto le aree relative all'aerostazione ha rilevato
sostanzialmente dei ritardi dovuti sia ad alcune problematiche interne all'impresa aggiudicatrice dei lavori sia
a particolari condizioni metereologiche. Inoltre è stato necessario procedere alla stesura di una Perizia di
Variante e Suppletiva per l'adeguamento:
> Delle superfici di sicurezza della pista;
> Alle ulteriori norme di sicurezza emanate dall'ENAC;
> Alle prescrizioni tecniche in merito alle modalità di effettuazione delle bonifiche dei terreni per l'eventuale
presenza di ordigni bellici.
Tali problematiche hanno fatto si che la conclusione dei lavori, prevista per il maggio 2007, si sia protratta nel
tempo fino a luglio 2010.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
La struttura aeroportuale, non appena entrerà in piena attività, consentirà all'utenza del bacino della provincia
di Ragusa, e zone limitrofe, di usufruire di una più completa offerta di mobilità finalizzata sia a motivazioni
turistiche sia a motivazioni commerciali.
Anche a livello ambientale, con l'entrata in attività di tale struttura, si realizzerà una diminuzione del flusso di
traffico tra la direttrice Ragusa – Catania relativa a quella utenza che non sarà più costretta a recarsi a
Catania per i propri spostamenti aerei.
Gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti e si ha la certezza di poter ritenere che, a funzionalità
dell'infrastruttura, le resistenze positive che erano servite da impulso per la progettazione e la realizzazione
dell'opera, saranno ampiamente superate, considerato anche, il crescente interesse dimostrato dai cittadini
del comprensorio e da alcune compagnie aeree operanti nella nostra Regione.
6 Successo del Progetto
Per la Regione Siciliana, la realizzazione dell'intervento ha di fatto portato a compimento una delle indicazioni
contenute nel Piano Regionale dei Trasporti nel quale veniva previsto la costituzione del sistema aeroportuale
della Sicilia orientale (Catania-Comiso). Infatti tale progetto ha consentito la riqualificazione, sia della
infrastruttura militare sia delle aree limitrofe, da aeroporto militare in aeroporto ad uso civile tramite la
realizzazione di nuove strutture (aerostazione, torre di controllo, ecc.) e l'adeguamento di quelle esistenti
(pista, bretella di rullaggio, piazzola sosta aeromobili, ecc.)
250
Regione Siciliana
Foto post intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione Siciliana
Provincia:
Messina
Comune:
Messina
Soggetto attuatore:
Rete Ferroviaria Italiana
Valore dell’opera:
29.305.129,45 euro di cui valore FAS
28.405.129,45 euro
Titolo intervento:
Metroferrovia MessinaGiampilieri
Data effettiva entrata in funzione:
14 dicembre 2008
1 Sintesi del progetto
L'intervento denominato “Metroferrovia Messina-Giampilieri”, il cui soggetto attuatore è la Società Rete
Ferroviaria Italiana, è inserito all'interno dell'Accordo di Programma Quadro del Trasporto Ferroviario stipulato
tra il Governo della Regione Siciliana, il Ministero dell'Economia e delle Finanze, il Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti, le Ferrovie dello Stato S.p.A. e la Gestione Governativa della Ferrovia
Circumetnea. L'intervento in oggetto è strettamente integrato con quello denominato “Potenziamento delle
infrastrutture viarie e servizi annessi relativi alla mobilità urbana del sistema Metroferrovia Messina –
Giampilieri” previsto dall’Accordo di programma Quadro per il trasporto ferroviario –
L'intervento denominato “Metroferrovia Messina-Giampilieri”, il cui soggetto attuatore è la Società Rete
Ferroviaria Italiana, è stato finanziato con D.D.G. 688/Serv. XI°Tr del 25 settembre 2006 a valere sulla
Delibera CIPE 36/2002 e Delibera CIPE 17/2003 per un importo complessivo di euro 29.305.048,14
L'intervento, consta di tre Perizie e precisamente:
> Perizia di R.F.I. n. NTW 100011871 relativa alla spese di gara per costi interni, per progettazione, e per
indagini geognostiche per un importo pari a euro 103.288,08;
> Perizia di R.F.I. n. NTW100015306 relativa alla progettazione esecutiva e realizzazione dei lavori occorrenti
la trasformazione della tratta ferroviaria Messina-Giampilieri in metropolitana di superficie con l'inserimento
di sei nuove fermate e l'adattamento delle cinque stazioni esitenti (ATI Tecnics) per un importo di euro
17.683.572,74;
> Perizia di R.F.I. n. NTW100015308 relativa alla progettazione esecutiva e realizzazione degli impianti di
sicurezza e segnalamento nonché nuovi impianti di telecomunicazioni nella tratta Messina-Giampilieri per la
realizzazione del servizio metropolitano (ATI Bombardier).
252
Regione Siciliana
L'obiettivo dell'intervento trae origine e ragione d'essere dalla constatazione del considerevole aumento del
traffico veicolare privato verificatosi negli ultimi decenni che, giornalmente, dalla periferia –versante sud della città peloritana converge verso il suo centro. Si è trattato di un progetto, il cui studio di fattibilità è stato
redatto nel gennaio del 1994, ed è stato pensato con la collaborazione tra le Ferrovie dello Stato, ora R.F.I.
S.p.A., e l’Amministrazione Comunale di Messina.
Il progetto ha previsto opere prettamente di tipo ferroviario a carico di R.F.I. con l’attrezzaggio tecnologico con
previsione di nuove fermate sull’attuale segmento di linea compresa tra la Stazione ferroviaria di Messina
Centrale e la Stazione di Giampilieri ricadente sulla linea ferroviaria Messina-Catania per un adeguamento
funzionale a trasporto metropolitano, nonché opere civili, a carico del Comune di Messina, ricadenti sui
territori comunali di competenza della città peloritana.
Per quanto riguarda le opere il cui soggetto attuatore è la Società Rete Ferroviaria Italiana i lavori relativi alle
opere civili, armamento, TE e IS per le fermate/stazioni comprese tra Messina Centrale e Giampilieri – inseriti
nella Scheda di Intervento TFB31/1 – hanno avuto inizio in data 23 febbraio 2004.
I lavori relativi alla realizzazione “Blocco Automatico, ACEI, Telecomunicazioni e DS” inseriti nella Scheda di
Intervento TFB31/2 – hanno avuto inizio in data 01 marzo 2004.
L'intervento complessivo, di cui sopra, è stato reso funzionale in data 14 dicembre 2008.
La tratta ferroviaria a doppio binario compresa tra la stazione ferroviaria di Messina centrale e quella di
Giampilieri, si estende per una lunghezza di 15,5 Km. Prima della realizzazione delle opere, sia civili che
tecnologiche, la circolazione dei treni, in un area fortemente urbanizzata dove sia la viabilità ordinaria che i
servizi di trasporto locale sono limitati, era gestita da un sistema tecnologico fortemente arretrato che
consentiva la partenza di un treno da una stazione, una volta che il treno precedente aveva raggiunto la
stazione successiva. E' chiaro che tale servizio di trasporto locale era estremamente limitato sia in relazione
alle frequenze e alle fasce orarie che alla ridotta utenza che poteva fruire del servizio.
A completamento dei lavori sono state realizzate nuove tecnologie per il distanziamento dei treni tali da
aumentare consistentemente la capacità della linea nella tratta interessata anche dal traffico di tipo
metropolitano consentendo la contemporanea circolazione di più treni.
I principali risultati e successi del progetto consistono nella realizzazione di Opere civili, armamento, TE e IS
Blocco Automatico, ACEI, Telecomunicazioni e DS lungo la linea ferroviaria compresa tra la stazione di
Messina Centrale e quella di Giampilieri”, che hanno consentito la realizzazione di una tratta metropolitana a
servizio dell'Area Metropolitana di Messina.
2 Genesi del progetto
L'esigenza principale legata alla realizzazione di questo importante progetto è legata al vantaggio di dotare la
città di Messina di una importante infrastruttura capace di fluidificare la mobilità cittadina che si estende fino
alla periferia sud dell'Area Metropolitana del capoluogo peloritano offrendo una valida alternativa al mezzo
privato favorendo, così, il riequilibrio modale degli spostamenti in ambito urbano, attualmente sbilanciato
verso il mezzo privato, con la conseguente diminuzione del traffico urbano, causa principale
dell'inquinamento atmosferico ed acustico favorendo, conseguentemente, il miglioramento della qualità della
vita nell'ambito urbano.
253
Regione Siciliana
Partendo dal dato di fatto che il territorio interessato (relazione Messina-Giampilieri) era rappresentato
dall'esistenza di un marcato parallellismo fra le arterie viarie e la linea ferroviaria, si è ritenuto estremamente
produttivo realizzare una valida integrazione del mezzo urbano con quello su rotaia. L'utilizzazione di un tale
servizio integrato consente un notevole alleggerimento del traffico cittadino concentrando, opportunamente,
negli appositi centri di interscambio - realizzati, per l'occasione, in adiacenza alle fermate/stazioni ricadenti
lungo la linea ferroviaria – i flussi di clientela che era costretta ad usufruire del mezzo gommato (bus/auto).
Quindi la principale analisi effettuata è stata quella basata sull'accertamento degli effetti positivi sull'ambiente
indotti dall'intervento in oggetto, al fine di verificarne la compatibilità con il contesto paesistico ambientale.
Naturalmente il progetto, approvato in conferenza di servizi, è stato corredato di tutti gli studi preliminari ed in
particolare: relazione di impatto ambientale, relazione geotecnica, geologica, idrologica, interferenze e
sottoservizi, alimentazione e sottostazioni, tecnologiche e sicurezza del sistema.
Il territorio interessato all'intervento si trova all'interno del comprensorio urbano di Messina per una
estensione di 15,5 Km. compresi tra la Stazione ferroviaria di Messina Centrale e quella di Giampilieri. In
particolare il territorio interessato riguarda le seguenti frazioni ricadenti nel territorio comunale di Messina
dove sono state realizzate le seguenti stazioni/fermate:
> Fiumara Gazzi, Mili, Ponte Santo Stefano, Ponte Schiavo, San Paolo (realizzazione nuove
stazioni/fermate),
> Messina Centrale, Contesse, Tremestieri, Galati, Giampilieri (modifica ed adeguamento stazioni esistenti)
3 Piano di realizzazione del progetto
Per la realizzazione dell'opera le fasi progettuali sono state le seguenti:
> Progetto preliminare (studio di prefattibilità e di fattibilità)
> Progetto definitivo
> Progetto esecutivo
> Contratto di affidamento lavori
> Inizio lavori
> Perizia di Variante e Suppletiva
> Fine lavori
> Collaudo
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Nel corso dei lavori non sono intervenute problematiche che hanno comportato specifiche criticità.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
I principali benefici raggiunti mediante l'intervento descritto sono ascrivibili al miglioramento del trasporto
ferroviario nell'intera direttrice ferroviaria Messina-Catania-Siracusa con particolare riferimento alla tratta
compresa tra la Stazione ferroviaria di Messina centrale e Giampilieri per il quale è stato realizzato, da parte
di Trenitalia, un apposito servizio ferroviario di tipo metropolitano
La finalità dell'intervento è stato realizzato con l'attivazione del servizio metropolitano da parte di Trenitalia tra
le stazioni ferroviarie di Giampilieri e Messina centrale, che ha consentito di ridurre considerevolmente il
flusso veicolare che giornalmente si spostava tra le frazioni del messinese ricadenti nella tratta ferroviaria in
epigrafe indicata e il capoluogo peloritano.
254
Regione Siciliana
Inoltre si sottolinea che l'intervento de quo è strettamente legato a quello realizzato dal Comune di Messina
denominato ”Lavori di potenziamento delle infrastrutture viarie e servizi annessi relativi alla mobilità urbana
nel sistema “Metroferrovia Messina – Giampilieri” che ha previsto la realizzazione della viabilità e dei
parcheggi a servizio delle medesime stazioni/fermate metropolitane.
6 Successo del Progetto
Per la Regione Siciliana, la realizzazione dell'intervento ha di fatto portato a compimento una delle indicazioni
contenute sia nel Piano Regionale dei Trasporti che nell'Accordo di Programma Quadro per il Trasporto
Ferroviario.
Inoltre, relativamente ai progetti futuri, l'intervento del quo si sposa pienamente con quello relativo alla
realizzazione del raddoppio ferroviario compreso tra Giampilieri e Fiumefreddo (ricadente nella linea
ferroviaria Messina-Catania-Siracusa e che in atto si trova in “fase programmatica” all'interno dellA.P.Q.), che
può e deve intendersi la prosecuzione naturale del raddoppio ferroviario già esistente, ovvero quello
compreso tra la stazione di Messina Centrale e quella di Giampilieri.
Foto pre intervento
Foto post intervento
255
Regione
Toscana
256
Regione
Toscana
Le priorità perseguite
Nel mese di marzo del 1999 la Regione Toscana ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di
Programma con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse al
riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni
di interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi nei
vari “Accordo di Programma Quadro” (APQ) nei settori Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del suolo, Sviluppo
locale, Beni culturali, Infanzia e adolescenza, Competitività territori e imprese, Aree Urbane, Società
dell’informazione e Ricerca.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle
coperture finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Toscana ha programmato in meno di un decennio 12,8 miliardi di euro, con i quali sono stati
avviati interventi nei diversi settori individuati. Nello specifico sono stati realizzati:
> 226 interventi nel settore dei “Beni Culturali” investimenti 257,9 milioni di euro
> 58 interventi in infrastrutture per l’”Infanzia e l’ adolescenza” investimenti 25,9 milioni di euro
> 144 interventi per le “Sviluppo locale infrastrutture per il territorio” investimenti 96,9 milioni di euro
> 34 interventi nel settore della “Ricerca” investimenti 66,2 milioni di euro
> 107 interventi nel settore “Competitività territori e imprese” investimenti 201,6 milioni di euro
> 160 interventi nel settore dei “Trasporti” investimenti 11,4 miliardi di euro
> 311 interventi nel settore della “Difesa del suolo e tutela delle risorse idriche” investimenti 644,1 milioni di
euro
> 19 interventi nel settore della “Società dell’Informazione” investimenti 46,9 milioni di euro
257
Regione
Toscana
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. A tal fine
sono stati realizzati numerosi progetti tra i quali citiamo:
>“Interventi per l’adeguamento e la messa in sicurezza della viabilità di interesse regionale e per liberare i
centri abitati dal traffico di attraversamento”
>“Luoghi della cultura fuori dai centri abitati”
>“Sviluppo dei servizi all’infanzia”
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio i 3 interventi sopraelencati, perché
rappresentano casi di notevole successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Toscana e l’Amministrazione centrale. Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha l’opportunità di
poter comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state
investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
258
Regione Toscana
Provincia:
Intero territorio regionale
Comune:
Intero territorio regionale
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Toscana – Interventi per
l’adeguamento e la messa
in sicurezza della viabilità
di interesse regionale e per
liberare i centri abitati dal
traffico di attraversamento
Vari
Valore dell’opera:
93.777.697,47 euro di cui valore FAS 59.555.380,48
euro
Avanzamento lavori:
Progetti conclusi: 23
Progetti in fase di ultimazione lavori: 4
Progetti in progettazione: 1
1 Sintesi del progetto
L’Accordo di Programma Quadro - Primo Atto Integrativo dei Trasporti (TS) è stato sottoscritto il 28 Marzo
2003 tra Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dell’Economia e delle Finanze, ANAS e
Regione Toscana e prevede tra l’altro 12 interventi sulla viabilità di interesse regionale, provinciale e
comunale per un costo complessivo di 73.955.068,56 euro di cui FAS (CIPE) 59.555.380,48 euro. Con
successivi monitoraggi è emersa la necessità di spacchettare alcuni di questi interventi, portandoli a 28 per
un costo complessivo di 93.777.697,47 euro. La necessità di maggiori risorse, rispetto a quanto stimato
inizialmente, è stata finanziata dalle Amministrazioni locali interessate con proprie risorse, lasciando invariati i
fondi FAS.
2 Genesi del progetto
La carenza di infrastrutture di trasporto pubblico e privato in Toscana rappresenta uno dei principali fattori che
tendono a ridurre la competitività a livello nazionale ma anche europeo.
Pertanto, il Programma Regionale di Sviluppo 2006/2010, in linea con il “Programma di Governo”, ha
confermato l’interesse della Regione nel dotare il territorio di un sistema integrato ed efficiente di infrastrutture
che consentano al sistema produttivo toscano di competere con le sfide imposte dai nuovi scenari economici
globali. E’ centrale in questa strategia orientare la mobilità delle persone e delle merci, rendendo
maggiormente accessibile ed integrato il sistema della mobilità del territorio regionale sotto i profili della
dotazione infrastrutturale e dell’articolazione dei servizi, al fine di favorire uno sviluppo territoriale, economico
e sociale ambientalmente sostenibile. L’obiettivo generale consiste nel potenziamento delle principali
infrastrutture di interesse regionale, al fine di renderle sempre più interconnesse con la rete infrastrutturale
nazionale in modo da migliorarne l’accessibilità complessiva ai sistemi territoriali di livello superiore, ai sistemi
territoriali locali ed alle infrastrutture puntuali, ottimizzando l’uso delle infrastrutture per la mobilità delle
persone e delle merci.
259
Regione Toscana
Gli interventi infrastrutturali sono individuati lungo le strade regionali dove maggiori sono le problematiche di
incidentalità e di traffico e dove è più urgente garantire il miglioramento della vivibilità dei centri urbani,
potenziando allo stesso tempo i collegamenti trasversali della rete stradale regionale e integrando i
collegamenti fra le strade principali di diverso ordine e grado. Gli interventi sono stati individuati in base ai
criteri cardine della programmazione infrastrutturale regionale:
> Miglioramento della sicurezza stradale, con particolare riferimento alla viabilità con maggiori incidenti,
intervenendo sui punti critici, con l’obiettivo di creare i presupposti per una riduzione annua del numero delle
vittime di incidenti coerente con gli obiettivi dell’Unione europea;
> Interventi di variante ai centri abitati congestionati dal traffico di attraversamento, poiché il dato statistico
indica che nelle aree urbane toscane si verifica il 78% degli incidenti stradali.
3 Piano di realizzazione del progetto
Trattandosi di progetti infrastrutturali molto diversi tra di loro per entità delle opere e per modalità e difficoltà di
esecuzione non è possibile individuare una tempistica univoca di realizzazione. In alcuni casi, infatti, si tratta
di interventi puntuali di miglioramento di intersezioni pericolose o di realizzazione di rotatorie, in altri si tratta di
interventi molto estesi di adeguamento e messa in sicurezza della sede stradale o di realizzazione di tratti in
variante.
La situazione degli interventi al 30/06/2010 è la seguente:
> Progetti conclusi: 23
> Progetti in fase di ultimazione lavori: 4
> Progetti in progettazione: 1
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
I ritardi sulla tempistica di inizio lavori sono stati determinati essenzialmente dalla lunghezza delle procedure
approvative dei progetti, in particolar modo per la necessità di adeguamento degli strumenti urbanistici e di
predisposizione degli studi e monitoraggi atti a garantire la sostenibilità ambientale degli interventi, nonché
dalla lunghezza dei tempi per lo svolgimento delle procedure di gara. Durante l’esecuzione dei lavori si sono
generati spesso ritardi a causa di eventi meteo avversi, per i quali è stato necessario sospendere i lavori.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
L’adeguamento dei tracciati esistenti alla nuova normativa sulla progettazione stradale (DM 5/11/2001 e DM
19/04/2006) e la realizzazione di nuovi tracciati in variante garantiscono la soluzione delle principali
problematiche di sicurezza stradale e il miglioramento delle condizioni di viaggio per gli utenti, con la
semplificazione degli itinerari per il superamento dei centri abitati e con una diminuzione dei tempi di
percorrenza per persone e merci sulla rete regionale. La fluidificazione del traffico determina un sensibile
abbattimento delle immissioni degli inquinanti in atmosfera e della rumorosità da traffico veicolare, con
evidenti benefici per tutto il territorio regionale. Tali benefici sono ancora più evidenti ed importanti in caso di
realizzazione di varianti ai centri abitati: in tal caso oltre al notevole miglioramento delle condizioni ambientali
del centro abitato, si ottiene un forte beneficio in termini generali di vivibilità e di riqualificazione dell’abitato
stesso.
260
Regione Toscana
6 Successo del Progetto
Per i 23 progetti conclusi, indicati al punto 3, sono già evidenti i benefici raggiunti soprattutto in termini di
miglioramento delle condizioni di sicurezza della circolazione e di fluidificazione del traffico, nonché della
percezione della qualità della vita da parte dei cittadini toscani residenti lungo le strade regionali.
Loc. Falciani (FI) Sistemazione svincolo SR 2
“Cassia” - SP 3 “Chiantigiana per Val di Greve”
Prov. Firenze - Sistemazione svincolo SR 2
“Cassia” - SP 94 “Chiantigiana”
Loc. Falciani (FI) Sistemazione svincolo SR 2
“Cassia” - SP 3 “Chiantigiana per Val di Greve”
Prov. Firenze - Sistemazione svincolo SR 2
“Cassia” - SP 94 “Chiantigiana”
261
Regione Toscana
Provincia:
Intero territorio
regionale
Comune:
Intero territorio
regionale
Soggetto attuatore:
Comuni, associazioni di comuni,
comunità montane
Titolo intervento:
Toscana – “Infrastrutture
socio – educative per lo
sviluppo locale”
Valore dell’opera:
24.771.987,00 euro di cui valore FAS 19.441.671,00
euro
Intervento in via di conclusione
1 Sintesi del progetto
Il progetto si compone di 58 interventi, per un investimento complessivo di 24.771.987 euro ed un
investimento di fondi FAS di 19.441.671 euro.
Gli interventi hanno caratteristiche diverse per costi e localizzazione ma hanno indicatori e obiettivi comuni.
L’obiettivo generale è quello di inserire i processi di formazione lungo tutto l’arco della vita, a partire
dall’infanzia, coniugando coesione sociale, formazione delle risorse umane e maggiore competitività del
sistema regionale delineando delle azioni di carattere educativo, informativo, documentale, formativo,
ricreativo e del tempo libero, finalizzati a fornire alla popolazione di queste classi di età, su base permanente,
le più ampie opportunità di apprendimento individuale, nell’intento di migliorare conoscenze, specializzazioni
e competenze spendibili sul mercato del lavoro.
Condizione necessaria per una qualificazione dello stato sociale regionale e locale è quella di rendere
disponibili, diffusi, efficienti ed efficaci i servizi socio-educativi per l’infanzia, visti anche come uno strumento
di qualificazione dello stato sociale e per una maggiore occupabilità e conciliazione fra vita familiare e lavoro
delle donne.
L’obiettivo finale è quello di perseguire il raggiungimento del benchmark europeo, che prevede servizi per
almeno il 33% dei bambini sotto i tre anni e di garantire il diritto per la totalità dei bambini (100%) da 0 a 36
mesi, senza distinzione di origini o abilità, di usufruire dei servizi della scuola dell’infanzia.
262
Regione Toscana
Si rende poi necessario promuovere interventi di educazione non formale degli adolescenti e dei giovani, a
livello informativo, documentale, formativo, ricreativo e del tempo libero, finalizzati a fornire alla popolazione
le più ampie opportunità di apprendimento individuale allo scopo di migliorare le conoscenze, specializzazioni
e competenze idonee ad accompagnare il percorso personale di apprendimento ed educazione con percorsi
complementari ed integrativi dei momenti formali di istruzione. Detti interventi si concretizzano in progetti e
attività finalizzati a promuovere la socializzazione positiva, la valorizzazione del rapporto aggregativi e di
solidarietà, a valorizzare la creatività e la partecipazione dei ragazzi e far acquisire loro un ruolo di
cittadinanza sociale attiva.
Si favorisce, inoltre, la dimensione della continuità educativa con la scuola e la famiglia, prevedendo quindi il
coinvolgimento dei genitori nelle scelte educative e nella verifica della loro attuazione e dello sviluppo di
iniziative informative e formative a loro rivolte.
I tempi medi individuati sono di 5 anni di cui 2 anni di progettazione e 3 di realizzazione.
Le principali criticità incontrate sono state relative a:
> Avanzamento delle fasi progettuali: in fase di approvazione dei progetti esecutivi si rilevano problematiche
inizialmente non valutate con l’approvazione del progetto preliminare o definitivo;
> Fase di appalto: possono verificarsi situazioni non preventivamente valutate o valutabili, quali numero
elevato di partecipanti al bando di gara o ricorsi da parte dei partecipanti al bando stesso;
> Fase di attuazione: criticità legate ad eventi straordinari (es. meteorologici)
Il progetto è composto da una serie di interventi con diffusione capillare sul territorio regionale e il suo
successo è consistito nella collaborazione effettiva e continua tra gli enti locali e la regione per la corretta
realizzazione dei progetti e per garantire l’utilizzo dei servizi con effetti diretti sul territorio e quindi sulla
cittadinanza.
2 Genesi del progetto
Le esigenze di fondo che hanno improntato l’intervento sono da individuare nella necessità di raggiungere
l’obiettivo del 33% nei servizi per l’infanzia entro il 2010 come previsto dall’agenda di Lisbona. La percentuale
nazionale nel 2000 era del 9% e quella regionale del 26%: questo garantendo l’effettiva pari opportunità di
accesso ai bambini sia che vivono nelle grandi città o in piccoli comuni.
L’analisi del territorio è stata fatta attraverso il Sistema Informativo regionale Infanzia e Adolescenza (SIRIA)
realizzato dalla regione Toscana, per il monitoraggio dei servizi e dei progetti relativi all’infanzia,
all’adolescenza e ai giovani in Toscana. Il sistema informativo si giova dell’esperienza maturata, fino al 2000,
attraverso il flusso cartaceo di schede predisposte dall’ufficio competente della regione Toscana e
successivamente informatizzato. Il sistema è implementato direttamente dai Comuni che accedono alle
maschere di inserimento dati attraverso un codice di accesso contribuendo a fornire i dati della provincia a cui
appartengono.
3 Piano di realizzazione del progetto
Il progetto, riguardando progetti diversi che sono finanziati in momenti diversi, non prevede tempistica unica.
Si può comunque individuare una prima fase di studio e verifica del territorio svolte direttamente dai Comuni
coinvolti anche sulla base delle liste di attesa presenti sul territorio e delle richieste della cittadinanza.
L’acquisizione dei progetti da finanziare si realizza attraverso bandi pubblici ai quali hanno partecipato
Comuni, Associazioni di Comuni e Comunità Montane. Tra la fase di ammissione e la fase di entrata in
funzione solitamente passano in media 5 anni di cui 2 di progettazione e 3 anni per la realizzazione.
263
Regione Toscana
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Il percorso di realizzazione dei progetti ha rispettato fondamentalmente le tempistiche prestabilite dal piano di
realizzazione ad eccezione di alcuni casi in cui si sono verificati eventi non prevedibili. L’intervento ha coinvolto circa 48 Comuni. Le problematiche emerse riguardanti le soprattutto avversità meterologiche e alcuni
interventi di tipo esterno (quali procedimenti giudiziari relativi alla fase di appalto, individuazione di sito archeologico nel terreno, problematiche relative all’impossibilità di spendere legate al patto di stabilità e sim.)
sono state superate grazie all’attività del responsabile di progetto e della collaborazione tra Enti del territorio.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il progetto ha permesso la realizzazione di 38 servizi per l’infanzia e di 20 servizi per l’educazione non
formale dell’infanzia, adolescenza e giovani (alcuni progetti finanziano più di un servizio) ed ha contribuito al
raggiungimento dell’obiettivo di Lisbona nella misura percentuale pari a 5.6% ( si tratta di una stima in quanto
alcuni progetti sono ancora in fase di chiusura)
Tali servizi hanno contribuito a:
1. Raggiungere l’obiettivo di Lisbona
2. Garantire le pari opportunità agevolando la presenza femminile nel mercato del lavoro promuovendo
l’offerta di servizi mirati alla conciliazione tra la vita familiare e la vita lavorativa, oltre che a consentire la
partecipazione delle donne alle politiche del lavoro; sostenere progetti integrati per la creazione di impresa
e di lavoro autonomo per le donne nel settore dei servizi educativi rivolti alla prima infanzia e adolescenza.
3. Perseguire la diffusione dei servizi nei territori che ne sono privi o carenti e la massima penetrazione
attraverso l’utenza;
4. Mantenere una diversificazione dei servizi per dare una risposta personalizzata alla molteplicità dei
bisogni, assicurando la flessibilità dell’organizzazione della rete.
6 Successo del Progetto
Il progetto mostra elementi di eccellenza per:
> Aver rispettato le tempistiche previste in origine per la realizzazione dei progetti
> Aver utilizzato tecniche di edilizia biosostenibile con particolare attenzione ai materiali utilizzati (essendo gli
utenti del servizio bambini di età compresa tra 0 e 36 mesi) e alle fonti di energia sostenibile
> Aver sostanzialmente ridotto le liste di attesa
Gli insegnamenti che si traggono dalla programmazione in oggetto sono da individuare nei seguenti elementi:
> Favorire i progetti che sono ad uno stato di progettazione avanzata introducendo un punteggio maggiore
per i progetti a livello di progetto esecutivo e con i lavori già avviati
> Valutando il numero di bambini inseriti nei servizi per l’infanzia come elemento per la valutazione dei
progetti
> Inserendo un punteggio nella nuova programmazione per i progetti che utilizzano criteri di edilizia
sostenibile
> Favorendo la partecipazione di soggetti privati il cui beneficio si individua non solo in termini di vantaggio
economico, sollevando i Comuni dai problemi relativi al patto di stabilità, ma anche nella maggiore celerità
nella realizzazione del progetto
264
Regione Toscana
Foto pre intervento Interni piano terra Sambuca
Foto pre intervento Prospetti Sud e Ovest Sambuca
Foto post intervento Sambuca
Foto post intervento Bagni piccoli Bibbona
265
Regione
Toscana
Luoghi della cultura fuori dai centri abitati
Gli interventi BC2-013 Villa Smilea e BC3-02 Complesso di San Rabano come progetti
esemplari nel migliorare il radicamento dell’offerta culturale nelle comunità locali.
Il Piano integrato della Cultura (PIC) 2008-2010 è lo strumento – ai sensi della LR 27/2006 – per
programmare gli interventi in materia di beni culturali e paesaggistici, attività culturali e spettacolo. Una delle
sue caratteristiche può essere tracciata con il concetto di “coordinamento”. A partire dagli anni Novanta,
anche in seguito a una efficace utilizzazione di finanziamenti statali e comunitari, la Toscana ha conosciuto
un consistente aumento di musei, biblioteche, teatri, strutture e spazi culturali: il problema odierno sta tutto
in una sempre migliore valorizzazione di questo enorme patrimonio e tale obiettivo – si legge
nell’introduzione del PIC – può essere perseguito solo a condizione di un migliore coordinamento fra le
diverse programmazioni territoriali (regionale, provinciale, comunale).
Tra gli obiettivi generali del PIC, che hanno accompagnato le politiche regionali di settore fino al 2010, la
Regione Toscana si è proposta di incrementare i livelli di fruizione da parte di tutti i cittadini per contrastare i
fenomeni di esclusione in determinate fasce di popolazione nonché il parallelo rischio che la fruizione delle
produzioni culturali rimanga limitata a ristrette elites. Di pari passo ha perseguito l’obiettivo di migliorare il
radicamento dell’offerta culturale nelle comunità locali (questa è considerata una condizione importante
anche per governare i flussi turistici evitando gli aspetti negativi, sul territorio, derivanti da un consumo
turistico di massa). Altro obiettivo ha riguardato la qualificazione dei servizi diffusi sul territorio regionale: in
concreto si è trattato di sostenere gli sforzi della cosiddetta “Toscana minore” per un riequilibrio effettivo
anche sotto il profilo della cultura.
E’ sulla base dei suddetti obiettivi che gli interventi BC2-013 Villa Smilea e BC3-02 Complesso di San
Rabano, inseriti rispettivamente nel II Integrativo (Delibera CIPE 17/2003) e III Integrativo (Delibera CIPE
20/2004) APQ Beni e Attività culturali, vengono segnalati dalla Regione quali progetti esemplari.
In particolare l’apertura del Centro Culturale La Smilea, ospitato nell’edificio storico della Villa, sta
caratterizzando Montale quale luogo di incontro, di confronto culturale e dialettico, un punto di riferimento
importante per l’intero territorio della piana fra Prato e Pistoia.
Ugualmente il complesso di San Rabano riqualificato e la Fattoria Granducale con il suo Granaio
rappresentano l’elemento caratterizzante del territorio di Alberese e dell’ Azienda Agricola Regionale;
azienda agricola impegnata in numerose attività produttive dall’agricoltura all’ allevamento secondo il
metodo biologico, all’agriturismo, alla vendita diretta dei propri prodotti, tutte attività svolte con grande
attenzione e rispetto del territorio.
266
Regione
Toscana
Tutto ciò anche in considerazione del fatto che l’Azienda risulta depositaria di una storia millenaria e nel
suo territorio sono presenti siti archeologici ed edifici storici. Il complesso oggetto di ristrutturazione
rappresenta quindi lo strumento indispensabile all’Azienda per promuovere tale politica e aumentare i
fattori di attrazione turistica in una zona che altrimenti risulterebbe esclusa dal circuito convenzionale.
Entrambi gli interventi si sono anche caratterizzati per la professionalità dei gruppi di progettazione e
direzione lavori che sono stati capaci di rendere concreto il lavoro di coordinamento e collaborazione
svolto dalle diverse amministrazioni coinvolte (Regione Toscana, Comuni, Soprintendenza, etc.)
Per il dettaglio degli interventi sopra menzionati si fa riferimento alle schede allegate.
267
Regione Toscana
Provincia:
Pistoia
Comune:
Montale
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Lavori di recupero della
Villa Castello Smilea –
II Integrativo APQ Beni e
Attività culturali –
Intervento BC2-013
Comune di Montale
Valore dell’opera:
3.107.326,13 euro di cui valore FAS 1.366.650,00
euro
Intervento concluso nel 2009
1 Sintesi del progetto
L’intervento BC2-013 “Villa Smilea” si inserisce nel II Accordo Integrativo all’Accordo di Programma Quadro
Beni e Attività culturali (Delibera CIPE 17/2003).
Il progetto ha consentito il recupero e la valorizzazione del complesso monumentale Villa Castello Smilea con
la nascita di un vero e proprio centro culturale polivalente distribuito in zone distinte che, integrandosi fra loro,
costituiscono un polo di incontro e di confronto con pochi uguali nell’ambito del territorio toscano.
I lavori di recupero e restauro, iniziati nel febbraio del 2006, si sono conclusi a marzo del 2009; sono costati
complessivamente 3.107.000,00 euro, di cui 1.864.000,00 erogati dalla Regione Toscana (di cui
1.366.650,00 euro fondi FAS e 497.745,00 euro fondi DOCUP 2000/2006) e 1.242.930,00 euro erogati dal
Comune di Montale (con una donazione di 150.000,00 euro della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia
e Pescia).
Il successo del progetto poggia sulla capacità di rendere concreta quella politica di valorizzazione, e non solo
di mantenimento, del patrimonio culturale che la Regione Toscana ha inserito tra gli obiettivi prioritari della
sua programmazione.
Il Castello Villa Smilea rappresenta, infatti, non solo il centro delle attività culturali del Comune ma anche e
soprattutto il simbolo della volontà di intraprendere la strada di una crescita legata agli elementi di qualità che
la realtà territoriale può offrire.
L’apertura del Centro Culturale La Smilea sta caratterizzando Montale quale luogo di incontro, di confronto
culturale e dialettico, un punto di riferimento importante per l’intero territorio della piana fra Prato e Pistoia. Un
luogo ospitale e aperto dove diverse sensibilità artistiche, culturali, sociali, scientifiche possono esprimersi ad
un pubblico variegato ma sempre molto interessato.
268
Regione Toscana
2 Genesi del progetto
VILLA CASTELLO SMILEA
Comune di Montale
Dati quantitativi Riepilogativi
Superficie Utile Lorda Proprietà Comunale (tutti i piani)
mq. 2.300
Corte interna Proprietà Comunale
mq. 170
Giardino monumentale nord
mq. 2.000
Giardino monumentale Sud via Garibaldi
mq. 3.900
____________________________________________________________________________
TOTALE Sup.
mq. 8.370
Volumi della Proprietà Comunale
mc. 10.500
La Villa-Castello, ubicata sulla destra del torrente Agna, lungo la provinciale che da Montale porta ad Agliana,
si trova a sei miglia da Pistoia, fatto rilevante perché probabilmente all'origine del nome Smilea, che potrebbe
essere vulgata e semplificazione di "sex milia ab urbe" (da Pistoia).
L'impianto originale è a quadrilatero, racchiude al centro un cortile e conserva tuttora l'aspetto di fortilizio il cui
sistema turrito è caratterizzato da snelli beccateli ed archetti acuti che riconducono a consuetudini tardomedievali sia dell'architettura militare che di quella civile. La torre più alta è certo il nucleo originario
dell'insediamento; risale invece alla seconda metà del '400 il fianco sud-est, recante un elegante porticato a
tre arcate sorrette da colonne ioniche e una loggia aperta al primo piano sul lato di tramontana.
La Smilea è oggi un'opera di rilevante importanza non solo dal punto di vista strettamente formale ma anche
perché prezioso esempio di castello-villa-fattoria, un insediamento tipico nella storia del paesaggio toscano.
Villa Smilea è stata acquistata nel 2003 dal Comune di Montale che ne ha subito disposto il recupero e il
risanamento strutturale concretizzatosi con l’intervento in oggetto. Oltre alla parte muraria, si è deciso di
intervenire anche sul restauro degli affreschi delle sale del piano nobile, in modo da ottenere un risultato
omogeneo che restituisse al monumento tutto il suo valore storico e artistico. I piani ammezzati, provvisti di
solai lignei di modesta importanza, sono risultati strategici e indispensabili per l’introduzione degli elementi
funzionali degli impianti (acqua, elettricità, riscaldamento, ascensore, antincendio) senza dover intervenire
sulla struttura monumentale e rispettare i vincoli della Soprintendenza.
La ragione per cui il Comune di Montale ha intrapreso questa impegnativa opera di recupero, impiegando
notevoli risorse economiche ed umane, nasce dalla volontà di mettere a disposizione di tutti monumenti così
importanti, sia dal punto di vista storico che da quello culturale. Una precisa volontà di rendere la Villa parte
integrante del territorio, un luogo da vivere e non solo da ammirare.
Una politica di valorizzazione del patrimonio culturale auspicata dalla Regione Toscana che, di concerto con
la Provincia di Pistoia, ha fortemente sostenuto l’inserimento dell’intervento di recupero della Villa all’interno
del II Integrativo dell’APQ Beni e Attività culturali.
269
Regione Toscana
3 Piano di realizzazione del progetto
Lavori di Restauro della Villa Smilea
Cronologia
Data prevista
Data effettiva
Inizio Progettazione e Rilievi
Marzo 2005
Marzo 2005
Consegna Progetto Definitivo
Maggio 2005
Maggio 2005
Nulla Osta Soprintendenza
Luglio 2005
Luglio 2005
Consegna Progetto Esecutivo
Ottobre 2005
Agosto 2005
Esperimento Gara di Appalto
Ott.-Dic. 2005
Sett-Nov. 2005
Affidamento Lavori di Restauro
Dicembre 2005 Dicembre 2005
Inizio Lavori di Restauro
Dicembre 2005 Febbraio 2006
Affidamento 1 Stralcio parcheggi e sistemazioni esterne
Gennaio 2008
Affidamento Lavori di Arredo e Allestimento interno
Dicembre 2008 Dicembre 2008
Fine lavori
Maggio 2007
Collaudo
Dicembre 2007 Agosto 2009
Gennaio 2008
Marzo 2009
Una prima fase dell’intervento è stata caratterizzata dagli approfondimenti conoscitivi relativi ai rilievi
architettonici, fasi costruttive, degrado materico e strutturale, diagnostica sulle strutture, il cui stato di
conservazione non appariva evidente pur in presenza di notevoli spessori murari. Il tutto era volto a definire
adeguatamente gli interventi strutturali e di consolidamento. Sono state effettuate numerose imperniature e
sono state messe in opera catene in acciaio per rilegare le murature delle due torri.
In presenza di una vasta superficie di intonaci antichi e di apparati decorativi (a tempera, a calce, affreschi) si
è voluto restaurare ogni porzione salvabile attraverso il consolidamento e la pulitura: il recupero dell’apparato
decorativo ha tenuto conto degli elementi già in vista e di quelli il cui recupero si presentava fattibile allo
scopo di ottenere un risultato omogeneo che restituisse al monumento una adeguata valorizzazione storica
ed estetica.
Il Recupero ad uso pubblico del complesso monumentale
Durante i restauri la parte perimetrale del pavimento del cortile è stata smontata per consentire lo
smaltimento delle acque e l’adduzione dell’impianto antincendio senza incidere sulla struttura muraria antica.
Il piano interrato, destinato a cantine nel momento in cui la Smilea è divenuta fattoria agricola, presentava un
forte degrado in quanto fino ad allora era stato poco considerato il problema dello stagnamento delle acque.
In queste aree parte degli intonaci è stata completamente perduta, per cui nel restauro sono state operate
delle integrazioni che hanno permesso di salvare le parti meglio conservate. Sono stati realizzati sistemi di
intercapedini, pendenze e pozzetti al fine di rendere il più possibile asciutti e fruibili questi importanti spazi,
unendoli al nuovo gruppo di collegamenti verticali di progetto (nuove scale, ascensore) tramite un nuovo
corridoio. Le cantine verranno destinate a esposizioni temporanee.
Dai saggi fatti prima del restauro si è rilevato che era necessario un consolidamento delle torri, inserendo
elementi metallici per rendere la struttura più compatta. La torre nord è stata destinata ad uso ufficio, in
quanto maggiormente accessibile, al contrario di quella sud che, per la legge antincendio, non potrà essere
accessibile a tutti.
270
Regione Toscana
La stanza più vasta e di prestigio è quella collocata sopra il blocco più antico. Tenendo presente le leggi in
vigore, intervenendo nella struttura della sala, si è dovuto installare un impianto adeguato per il trattamento
dell’aria e per la climatizzazione senza ledere l’armoniosità di una struttura così antica. Sopra le volte delle
stanze del lato sud si sono trovati alcuni solai lignei appoggiati su colonnini (frenelli) in mattoni che sono stati
smontati perché molto degradati; sono state consolidate le sottostanti volte con fibre aramidiche, e realizzati
nuovi solai metallici, poggiati sulle pareti e quindi indipendenti.
E' stato ripensato l'accesso al complesso, dotandolo di un adeguato ingresso carrabile con parcheggi in
superficie, viali pedonali e area sosta, con nuove alberature.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
L’esecuzione dei lavori ha subito una prolungata battuta d’arresto (Dicembre 2007- Febbraio 2008) dovuta
alla necessità di redigere delle varianti al progetto originario per ottenere il parere di conformità dei Vigili del
Fuoco. La variante ha comportato inoltre un allungamento nei tempi previsti per il completamento delle opere
che è slittato dalla data prevista del Maggio 2007 al Marzo 2009.
Altre sospensioni di minor rilievo si sono verificate in concomitanza con condizioni meteorologiche avverse
che hanno impedito la prosecuzione dei lavori.
La competenza del gruppo di lavoro e delle istituzioni e la presenza di un responsabile del progetto capace di
gestire nel miglior modo le problematiche presentatesi hanno comunque reso possibile la risoluzione delle
problematiche emerse anche se con un certo ritardo, inevitabile quando ci si trova a dover mediare tra i
diversi interessi legati alla tutela del patrimonio culturale e alla messa in sicurezza dell’edificio in base alla
normativa vigente.
La professionalità del Direttore dei lavori e del Responsabile del progetto hanno inoltre consentito di
mantenere il costo totale dell’intervento previsto ad inizio lavori senza alcun aggravio per il bilancio
complessivo del progetto.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il Recupero di Villa Castello Smilea ha consentito la nascita di un vero e proprio Centro Culturale polivalente
distribuito in zone distinte che, integrandosi tra loro, costituiscono un polo di incontro e di confronto con pochi
uguali nell’ambito del territorio toscano.
La Biblioteca comunale, che occupa il piano terreno, detiene un patrimonio librario e multimediale di notevole
valore (circa 25.000 pezzi) e registra una frequenza di oltre 100 utenti giornalieri con un volume di prestito di
circa 8.000 unità annue.
Il primo piano ospita la mostra permanente di opere dello scultore Jorio Vivarelli, sale per esposizioni
temporanee ed un salone per attività multiple.
Dall’avvio a regime dell’attività, avvenuto nell’ottobre 2009, le esposizioni hanno trovato regolare apertura al
pubblico e sono state complessivamente svolte circa 60 iniziative, tutte di carattere culturale o sociale con
incontri, dibattiti, concerti, mostre, proiezioni, ecc..
Da sottolineare la progettazione e svolgimento con pieno successo (circa 100 presenze per ogni sera) del
programma “Metti una sera… alla Smilea”, gli incontri del Giovedì (circa 30 occasioni) dedicati alla letteratura,
al cinema, alla musica ed a temi di attualità e di largo interesse.
L’apertura del Centro Culturale La Smilea sta caratterizzando Montale quale luogo di incontro, di confronto
culturale e dialettico, un punto di riferimento importante per l’intero territorio della piana fra Prato e Pistoia. Un
luogo ospitale e aperto dove diverse sensibilità artistiche, culturali, sociali, scientifiche possono esprimersi ad
un pubblico variegato ma sempre molto interessato.
271
Regione Toscana
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
272
Regione Toscana
Provincia:
Pistoia
Comune:
Grosseto - Parco
naturale della Maremma
Titolo intervento:
Complesso dell’Abbazia di
San Rabano, Torre di
Castelmarino, Fattoria
Granducale e Granaio
Lorenese
Soggetto attuatore:
Regione Toscana - Azienda Agricola Regionale
di Alberese
Valore dell’opera:
4.201.577,00 euro di cui valore FAS 2.520.946,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
2007
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte del III Integrativo APQ Beni e Attività culturali ( Delibera CIPE 20/2004); l'importo
complessivo del Progetto è di 4.201.577,00, di cui 2.520.946,00 finanziati con fondi FAS.
Nell’ambito di questo progetto si raggruppano un insieme di 4 interventi differenziati per costo, indicatori,
localizzazione ecc., ma con un insieme di elementi comuni quali gli obiettivi e i benefici dovuti alla
realizzazione dell’intero progetto, riassumibili come di seguito:
Intervento BC3-02/A Monastero di San Rabano
Intervento BC3-02/B Torre di Castelmarino
Intervento BC3-02/C Fattoria Granducale
Intervento BC3-02/D Granaio Lorenese
Finanziamenti
Intervento
Costo totale
Regione
Fondi FAS
Azienda Agricola
regionale di Alberese
Monastero di San Rabano BC3-02/A
494.288,00
197.715,42
296.573,00
Torre di Castelmarino BC3-02/B
227.674,00
91.069,46
136.604,00
Fattoria Granducale - BC3-02/C
832.162,00
307.028,60
499.297,00
25.836,31
595.813,48
1.588.472,00
2.520.946,00
1.058.981,00
1.084.817,31
Granaio Lorenese - BC3-02/D
TOTALE
2.647.453,00
4.201.577,00
273
Regione Toscana
L’intervento di recupero e riqualificazione del Complesso di San Rabano in località Spergolaia, è stato
realizzato in 5 anni, di cui 1 e mezzo di progettazione e 4 di realizzazione. Ha riguardato un complesso di
edifici di notevole interesse storico artistico ubicati all’interno dell’Azienda Regionale Agricola di Alberese, che
gestisce ed occupa un territorio di oltre 4600 ettari nell’area protetta del Parco Naturale della Maremma. Le
strutture oggetto di recupero sono state la Torre di Castelmarino, l’Abbazia di San Rabano, la Villa
Granducale e il Granaio Lorenese di Spergolaia.
Gli interventi di restauro e valorizzazione del Complesso di San Rabano sono stati egregiamente conclusi
grazie alla sinergia degli Uffici regionali, Settore Patrimonio e Genio Civile di Pistoia, e la Soprintendenza per
i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Province di Siena e Grosseto. Anche l’Azienda Agraria di
Alberese e l’Ufficio Tecnico del Genio Civile di Grosseto a vario titolo sono tra i soggetti partecipi alla buona
riuscita del progetto.
Il progetto si è qualificato per la sua dimensione di carattere territoriale, rispondendo così anche alla missione
individuata dalla Regione Toscana per l'Azienda di Alberese, che non è solo quella di chiudere i bilanci in
pareggio ma anche di rapportarsi in maniera propositiva con il territorio, contribuendo alla valorizzazione
complessiva dell'ambiente e delle sue ricchezze storiche, artistiche e culturali. I suddetti interventi sono
l'esempio significativo di un investimento a favore del territorio.
Gli edifici storici oggetto di investimento sono di proprietà della Regione Toscana e affidati all’Azienda
Regionale Agricola di Alberese. Il loro recupero, oltre ad aumentare e diversificare le opportunità di offerte
culturali e turistiche dell’Azienda e del Parco, ha determinato anche un incremento dei ricavi ed una generale
ricaduta sull’economia locale.
2 Genesi del progetto
L'Abbazia di San Rabano fu edificata intorno all'anno 1000 con il nome di Santa Maria Alborense. La sua
fondazione apre la storia di Alberese fino alla costruzione del palazzo fortificato del paese omonimo da parte
di Beuccio Capacci, priore dell'Ordine di San Giovanni.
Dopo il 1000 l'Abbazia fu trasformata in fortilizio, chiuso da mura e munito di torri di avvistamento. Per la sua
funzione e per la sua posizione strategica, fu trasformata dai monaci in un grande insediamento che
raggiunse la fase massima del suo splendore nella seconda metà del XII secolo. La crisi dell'ordine
benedettino a partire dal 1200 fu fatale per Santa Maria Alborense che intorno al 1307 passò all'ordine dei
Cavalieri di Gerusalemme che ne rimasero proprietari fino al loro scioglimento.
La decadenza di Santa Maria Alborense inizia a metà del XV secolo, quando lo stato senese fece distruggere
gran parte del monastero, ritenuto rifugio di ribelli e fuoriusciti. L'abbandono definitivo risale alla metà del
secolo successivo, quando divenne il luogo prescelto da un eremita, il Rabano, poi beatificato, da cui prese il
nome attuale.
Nel 1974 il Complesso è passato dalla proprietà dell’Ente Nazionale Combattenti alla Regione Toscana. I
lavori di restauro, effettuati a cura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, sono iniziati nell’anno 1970 e
terminati nel 2003. In questo lungo periodo di tempo è stato riportato alla luce il monumento abbandonato da
secoli che si trovava in condizioni di estrema fatiscenza.
Purtroppo, pur cercando di lavorare con la massima attenzione, questo arco di tempo troppo lungo dovuto a
finanziamenti molto modesti, ha fatto sì che alcuni particolari dell’intervento siano andati perduti.
Fino a qualche anno fa erano visibili solo la torre, una parte delle mura, l'abside e la torre quadrata adiacente
al complesso. Il resto giaceva sotto una collina di terra.
Il patrimonio archeologico e culturale della zona rischiava dunque di rimanere irrimediabilmente
compromesso e sconosciuto ai più.
274
Regione Toscana
Il recente intervento di recupero di San Rabano e della Torre di Castelmarino, nasce dall’esigenza della
Regione Toscana di riconsegnare alla Maremma e alla Toscana due essenziali punti di attrazione turistica.
Anche in virtù di questi lavori, l'area di Alberese si conferma come unica nella sua capacità di intrecciare ben
tre aspetti fondamentali: l'offerta ambientale, con il parco dell'Uccellina, quella dei beni culturali e quella
agricola, grazie alle attività dell'Azienda di Alberese.
La riqualificazione della zona quale polo di attrazione turistica si completa con i successivi e complementari
interventi di restauro e riutilizzo a fini ricettivi ed espositivo/convegnistici di altri due edifici storici che
completano il patrimonio artistico e culturale di Alberese: la Fattoria Granducale e il Granaio Lorenese di
Spergolaia.
3 Piano di realizzazione del progetto
Intervento BC3-02/A: Monastero di San Rabano
CRONOLOGIA
Data prevista
Data effettiva
Inizio Progettazione e Rilievi
Novembre 2003
Novembre 2003
Consegna Progetto Definitivo
Marzo 2005
Marzo 2005
Consegna Progetto Esecutivo
Non richiesto
Non richiesto
Esperimento Gara di Appalto
Luglio – Settembre 2005
Luglio –Dicembre 2005
Affidamento Lavori di Restauro
Settembre 2005
Dicembre 2005
Inizio Lavori di Restauro
Ottobre 2005
Febbraio 2006
Fine lavori
Ottobre 2006
Gennaio 2007
Collaudo
Dicembre 2006
Marzo 2007
L’intervento BC3-02/A, inerente l’Abbazia di San Rabano, è un lotto di completamento di lavori eseguiti negli
anni passati dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le Province di Siena e
Grosseto, che hanno riportato alla luce l’impianto originario della costruzione. Sono state infatti completate le
opere di recupero complessivo della struttura del monastero ed è stata realizzata una copertura della chiesa
per preservarla dal degrado.
Vista la necessità di proteggere il monumento dagli agenti atmosferici e dai volatili e nello stesso tempo di
creare un ambiente idoneo a manifestazioni liturgiche e culturali, si è pensato di ricostruire la copertura con
materiali in uso all’architettura contemporanea, tali da riproporre l’andamento della copertura originale e da
denunciare chiaramente il nuovo intervento, ma nello stesso tempo tali da poter essere reversibili. È stata
così realizzata una copertura con struttura portante ad archi e crociere in ferro zincato e verniciato a caldo,
coperta con lastre di lexan.
275
Regione Toscana
Intervento BC3-02/B: Torre di Castelmarino
CRONOLOGIA
Data prevista
Inizio Progettazione e Rilievi
Novembre 2003
Consegna Progetto Definitivo
Giugno 2005
Consegna Progetto Esecutivo
Non richiesto
Esperimento Gara di Appalto
Luglio – Settembre 2005
Affidamento Lavori di Restauro Settembre 2005
Inizio Lavori di Restauro
Ottobre 2005
Fine lavori
Agosto 2006
Collaudo
Dicembre 2006
Data effettiva
Novembre 2003
Giugno 2005
Non richiesto
Ottobre – Dicembre 2005
Dicembre 2005
Maggio 2006
Marzo 2007
Marzo 2007
Castelmarino è una delle prime torri di avvistamento costruite sulla costa dell’Uccellina, menzionata nell’atto
di suddivisione dei territori aldobrandeschi del 1274. Più volte ristrutturata nel XVI secolo, risulta già in rovina
nei documenti del periodo lorenese, alla fine del 1700.
Come da progetto, si è reso necessario ricostruire parte del lato mare, parte del lato nord e parte delle pareti
interne per ridare stabilità alla struttura. Per il restauro è stato riutilizzato il pietrame di crollo, ove necessario,
ed altrove il mattone nascosto da una velatura di intonaco.
Si accede alla torre mediante una porta situata al primo piano pertanto è stato necessario ricostruire la parte
della volta crollata per permetterne la visita.
Tutte le superfici sono state stuccate con malta simile all’originale e patinate per uniformarsi alla malta
esistente.
La porta e la finestra erano originariamente incorniciate con pietrame ben lavorato, questo pietrame è stato
integrato, per denunciare il nuovo intervento, con malta dello stesso colore lavorata a sabbia.
Per risolvere il problema della copertura mancante (costituita probabilmente da un piano di calpestio
poggiante su una volta) si è pensato di sfruttare la presenza di una risega che segnava nella muratura interna
la presenza di un solaio, ed è stato deciso di appoggiare in questo punto la nuova copertura, anche se
originariamente si trovava ad una quota più alta.
Per realizzarla è stato scelto un materiale che, oltre ad essere perfettamente reversibile, fosse tale da
rappresentare soltanto una protezione per gli agenti atmosferici e cioè lastre
di lexan trasparenti su struttura in acciaio che ne garantisce la durata senza aver bisogno di opere di
manutenzione.
Intervento BC3-02/C: Fattoria Granducale
CRONOLOGIA
Data prevista
Inizio Progettazione e Rilievi
Agosto 2003
Consegna Progetto Definitivo
Giugno 2005
Consegna Progetto Esecutivo
Non richiesto
Esperimento Gara di Appalto
Luglio –Settembre 2005
Affidamento Lavori di Restauro Settembre 2005
Inizio Lavori di Restauro
Novembre 2005
Fine lavori
Maggio 2007
Collaudo
Ottobre 2007
Data effettiva
Agosto 2003
Giugno 2005
Non richiesto
Dicembre 2005-Agosto 2006
Agosto 2006
Dicembre 2006
Febbraio 2009
Febbraio 2009
276
Regione Toscana
La Fattoria Granducale era in origine un fortilizio fatto costruire nel XV secolo dal priore dell’Ordine dei
Cavalieri di Malta, alla decadenza dell’abbazia di Santa Maria Alborense (San Rabano). Nel corso dei secoli
ha subito varie trasformazioni, documentate dalle numerose fonti iconografiche ritrovate. Intorno al XVI
secolo fu costruita la Cappella Gentilizia adiacente alla struttura principale. Al momento della costituzione
dell’Azienda nella forma attuale, sia la Fattoria che la Cappella versavano in pessime condizioni ed erano
necessari drastici interventi di restauro.
Sulla Fattoria erano stati fatti, con precedenti interventi, importanti lavori di manutenzione che avevano
interessato la facciata, il tetto, gli infissi, il consolidamento dei solai. Era stata inoltre completamente
restaurata la Sala di Caccia, trasformando i locali che erano adibiti ad uffici aziendali in un ambiente di grande
eleganza, adatto al nuovo ruolo assunto dall’intero complesso: centro di rappresentanza della Regione
Toscana, istituito nel 1999.
L’intervento in oggetto ha consentito di completare il restauro dell’intero edificio con la ristrutturazione del
piano terra, una superficie di circa 780 mq, nei quali sono state realizzate sette camere con bagno con
ingresso indipendente. Questi lavori hanno completato un intervento precedente sul primo piano che aveva
visto la realizzazione di quattro grandi appartamenti e hanno permesso di riqualificare l’edificio come struttura
ricettiva per un turismo rurale di prestigio.
Intervento BC3-02/D: Granaio Lorenese
CRONOLOGIA
Data prevista
Data effettiva
Inizio Progettazione e Rilievi
Agosto 2003
Agosto 2003
Consegna Progetto Definitivo
Giugno 2005
Giugno 2005
Consegna Progetto Esecutivo
Non richiesto
Non richiesto
Esperimento Gara di Appalto
Luglio – Novembre 2005
Luglio 2005 – Luglio 2006
Affidamento Lavori di Restauro
Novembre 2005
Luglio 2006
Inizio Lavori di Restauro
Gennaio 2006
Ottobre 2006
Fine lavori
Novembre 2007
Marzo 2009
Collaudo
Gennaio 2008
Dicembre 2009
Il grande edificio ottocentesco del Granaio Lorenese, edificato dai Lorena nel secolo scorso e ubicato a pochi
chilometri dal mare in località Spergolaia, accanto agli edifici della Villa Granducale, occupa una posizione
strategica nel cuore stesso dell'Azienda Regionale Agricola di Alberese. Attraverso l'intervento di recupero
attuato sono state colte e sfruttate con sapienza le potenzialità dell'immobile che, mantenendo la propria
identità storica e la struttura architettonica originaria, è stato convertito in un centro polivalente per ospitare
mostre, convegni e altre manifestazioni, per almeno 400 persone.
Le opere più consistenti hanno riguardato il tetto, l’impianto elettrico e la messa in sicurezza dell’intera
struttura.
Al piano terra per circa un terzo della superficie sono state mantenute le strutture dei silos, recuperando
anche gli elementi che ne consentivano il loro funzionamento. Sono stati ricavati 15 locali in comunicazione
con i corridoi laterali, con varie funzioni di salette conferenza.
Al primo piano dell’ala nord è stata allestita l’esposizione dei modellini di macchine agricole realizzate da
Piero Fiaschi. Lungo il percorso sono state realizzate pavimentazioni a vetro sulle conformazioni a tramoggia
delle celle più recenti realizzate negli anni ’30.
277
Regione Toscana
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Intervento BC3-02/A: Monastero di San Rabano
La realizzazione della struttura di copertura ha causato moltissime difficoltà visti i fuori squadra delle
murature, l’altezza a cui ci si trovava ad operare e l’infinità di piccoli particolari costruttivi che si sono dovuti
adattare lavorando direttamente in opera.
Intervento BC3- 02/B: Torre di Castelmarino
In questo caso il restauro è stato particolarmente difficoltoso perché la torre non è accessibile con mezzi
meccanici e tutto il materiale è stato portato sul posto con l’elicottero dalla regione. La parte crollata da
consolidare, inoltre, si affaccia su uno strapiombo roccioso che ha reso necessario costruire un cantiere con
particolari condizioni di sicurezza. La torre era priva di copertura, per cui gli agenti atmosferici avevano
provocato il crollo della parete verso il mare, di gran parte delle pareti e della volta del piano terreno.Si sono
pertanto verificati brevi periodi di sospensione dei lavori dovuti alle condizioni climatiche che non
consentivano agli operai di lavorare in totale sicurezza.
Intervento BC3- 02/C: Fattoria Granducale
Durante i lavori si è reso necessario produrre due perizie di variante, mantenendo comunque inalterato il
quadro economico complessivo, al fine di ottimizzare le scelte progettuali per la valorizzazione dell’immobile
notificato come bene di valore architettonico. Le varianti hanno determinato una sospensione complessiva di
sette mesi nell’esecuzione dei lavori ed un inevitabile slittamento nella data di chiusura dell’intervento anche
per la modifica nella complessità dei lavori da realizzare.
Intervento BC3-02/D: Granaio Lorenese
I lavori si sono svolti sostanzialmente secondo le previsioni di progetto, sia per quanto riguarda le tipologie di
lavoro sia per quanto riguarda i tempi di attuazione. Durante i lavori si è reso necessario produrre una perizia
di variante, mantenendo comunque inalterato il quadro economico complessivo al fine di ottimizzare le scelte
progettuali per la valorizzazione dell’immobile notificato come bene di valore architettonico. Le difficoltà
riscontrate hanno riguardato essenzialmente i lavori di intervento sulle strutture murarie e sulla struttura di
copertura esistente peraltro assolutamente compatibili con la tipologia di intervento di restauro conservativo.
Le diverse criticità, che si sono presentate durante il corso dei lavori, sono state tutte superate grazie
all’impegno del gruppo di progettazione e direzione lavori che ha svolto il proprio compito con grande
professionalità e passione, e grazie alla disponibilità delle numerose amministrazioni coinvolte nel processo di
realizzazione dell’opera, che condividendone gli obiettivi, hanno pienamente collaborato.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Interventi BC3-02/A: Monastero di San Rabano e BC3-02/B: Torre di Castelmarino
Il Monastero e la Torre di Castelmarino, di proprietà della Regione Toscana, sono attualmente affidati
all’Azienda Regionale Agricola di Alberese che ne cura la custodia. Il recupero del complesso architettonico,
già inserito in un percorso del Parco naturale della Maremma, ne ha sostanzialmente aumentato l’attrattiva
rendendo possibile una più soddisfacente fruizione collettiva che potrà ricavi tali da contenere, in parte, gli
attuali costi di custodia e manutenzione.
Intervento BC3-02/C: Fattoria Granducale
L’intervento ha reso più razionale le funzioni regionali e più ampia l’offerta di ospitalità. Ciò prevede un
incremento dei ricavi che coprirà in modo più adeguato le spese di manutenzione ordinaria e do custodia fino
ad un sostanziale pareggio, con un notevole vantaggio sia per L’Azienda Regionale Agricola di Alberese che
per la regione Toscana che attualmente partecipa alla copertura di tali spese.
278
Regione Toscana
Intervento BC3-02/D: Granaio Lorenese
I lavori di riqualificazione hanno trasformato il granaio in un complesso polivalente con finalità culturali e
museali. Sono state sfruttate le potenzialità del grande edificio, che è di per sé un museo dell’agricoltura, in
cui si è conservato non solo l’originaria disposizione interna degli spazi, ma anche parte dei macchinari
utilizzati per le varie lavorazioni dei grani. La riconversione della struttura in centro congressi, dotato di
ambienti polivalenti per convegni di ricerca, di studio, di divulgazione e occasioni celebrative, ha permesso
non solo di mantenere in vita un esempio architettonico unico legato alla tradizione agricola, ma anche di
realizzare un polo incentivante le già tante attività culturali e ricettive dell’Alberese.
I complessi riqualificati rappresentano l’elemento caratterizzante dell’Azienda Regionale di Alberese; azienda
agricola impegnata in numerose attività produttive dall’agricoltura a allevamento secondo il metodo biologico,
all’agriturismo, alla cantina, all’oliveto e al frantoio, alla produzione di miele, pinoli, pomodori e infine , tramite
un negozio aziendale, alla vendita diretta dei propri prodotti, tutte attività svolte con grande attenzione e
rispetto del territorio. Tutto ciò anche in considerazione del fatto che l’Azienda risulta depositaria di una storia
millenaria e nel suo territorio sono presenti siti archeologici ed edifici storici. I complessi oggetto di
ristrutturazione rappresentano quindi lo strumento indispensabile all’Azienda per promuovere tale politica.
Gli obiettivi prefissati sono stati tutti ampiamente raggiunti ed in alcuni casi sono state superate anche le
aspettative iniziali in quanto nel corso dei lavori sono emerse ulteriori possibilità di utilizzo del complesso;
complesso di grande potenzialità, che se opportunamente promosso, può rappresentare un grande
occasione per il territorio e per la Maremma in genere.
Foto pre intervento - Granaio Lorenese
Foto pre intervento - Villa Granducale
Foto Granaio Lorenese - Rifacimento tetto
Foto Villa Granducale - Dettaglio stanza
279
Provincia
Autonoma di Trento
280
Provincia
Autonoma di Trento
Le priorità perseguite
Nel mese di aprile del 2001 la Provincia Autonoma di Trento ha sottoscritto con il Governo l’Intesa
Istituzionale di Programma con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle
risorse al riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli
impegni di interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi
nei vari “Accordo di Programma Quadro” (APQ) nei settori Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del suolo,
Sviluppo locale, Beni culturali, Aree Urbane, Società dell’informazione e Ricerca.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle
coperture finanziarie degli interventi stessi.
La Provincia Autonoma di Trento ha programmato in meno di un decennio 608 milioni di euro, con i quali
sono stati avviati 66 interventi nei diversi settori individuati. Nello specifico sono stati realizzati:
> 17 interventi nel settore della Mobilità, con l’obiettivo di potenziare la rete stradale sulle direttrici dei
corridoi europei. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la realizzazione di infrastrutture stradali
quali svincoli, sottopassi, rettifiche alla viabilità, sistemazione e allargamenti di tratti stradali, rotatorie e
marciapiedi;
> 6 interventi nel settore della Società dell'Informazione, con l’obiettivo di ridurre il digital divide ed
aumentare il livello di albetizzazione informatica, realizzare un'infrastruttura di rete in banda larga per
offrire servizi innovativi e digitali ai cittadini, realizzare un sistema di lifelonglearning volto a diventare
l’ambiente integrato per la formazione continua, realizzare e mettere in produzione un modello
complessivo rivolto all’integrazione dei dati e di “data warehousing” nel dominio socio sanitario che abiliti
l’interoperabilità e che fornisca una serie di servizi evoluti a supporto della cooperazione applicativa negli
ambiti della cartella sociale e della cartella clinica del cittadino, con l’obiettivo finale della creazione di un
patrimonio di dati integrati sul funzionamento del sistema socio-sanitario nel suo complesso;
281
Provincia
Autonoma di Trento
> 8 interventi nel settore del Ciclo dell’acqua, con l’obiettivo di tutelare i corpi idrici superficiali e sotterranei
in modo da migliorare l’ambiente acquatico, proteggere e salvaguardare tutti gli ecosistemi connessi ai
corpi idrici. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la realizzazione di depuratori e collettori,
l’aggiornamento di un manuale e attività di monitoraggio delle acque e pianificazione;
> 8 interventi nel settore delle Aree Urbane, con l’obiettivo di razionalizzare le sedi e le strutture statali e
provinciali nella città di Trento. Le principali azioni intraprese in quest’ambito si riferiscono alla
realizzazione della nuova casa circondariale, delle nuove sedi per gli uffici giudiziari e finanziari, di alloggi
per il personale militare e il finanziamento di infrastrutture logistiche e funzionali necessarie alla Difesa,
> 27 interventi nel settore delle Politiche Giovanili, con l’obiettivo di accompagnare i giovani in percorsi di
crescita, sostenere le scelte di vita delle nuove generazioni promuovendo misure a favore di una effettiva
inclusione sociale. Si evidenziano tra le principali iniziative la implementazione di azioni tese alla
valorizzazione della creatività e innovazione e di confronti e scambi culturali; percorsi formativi/educativi
volti all’acquisizione di competenze per la gestione e l’animazione di Centri giovanili e dei piani giovani;
distretto del turismo e del dialogo interreligioso giovanile; seminari internazionali sul tema
dell’innovazione e della valorizzazione dei giovani talenti, dell’identità e dello sviluppo della comunità
trentina e della cittadinanza responsabile.
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. A tal fine
sono stati realizzati numerosi progetti tra i quali citiamo:
> Intervento RZ-1.12 “S.S. n. 42 del Tonale e della Mendola. Progetto di 2 sottopassi e opere stradali e
pedonali collegate nel comune di Caldes”;
> Intervento RY-1.08 “Costruzione di uno svincolo in loc. Selva di Grigno sulla S.S. 47, per la rettifica della
viabilita’ comunale e nuovo sottopasso F.S.”;
> Intervento RX-1.14 “Lavori di sistemazione e allargamento della S.S. 42 del Tonale e della Mendola tra gli
abitati di Romallo e Cloz”;
> Intervento RK-1.06 “Sistemazione e rettifica di un tratto di strada statale n. 612 della Val di Cembra dal
Km 27.670 al Km 28.47 tra Valda e Capriana”;
> Intervento RX-1.16 “Realizzazione di una rotatoria alla confluenza con la S.P. 31 di Telve e marciapiede
sulla S.P. 110”;
> Intervento SI-02 “Potenziamento dell'infrastruttura provinciale di telecomunicazione a banda larga nelle
aree sottoutilizzate della Provincia Autonoma di Trento”;
> Intervento SY-01 “Realizzazione di una rete di stazioni permanenti GPS-Servizio di posizionamento
nell'ambito della formazione, gestione ed aggiornamento della cartografia e servizi connessi”;
> intervento SZ “Realizzazione di un sistema di LifeLongLearning per la Provincia di Trento”;
> Intervento SJ-01 “Cartella Clinica e cartella sociale: interoperabilità e governo delle attività sociosanitarie”;
> Intervento CI-1.01 “Depuratore di Stenico”;
> Intervento CI-1.02 “Depuratore di Dimaro”;
282
Provincia
Autonoma di Trento
> Intervento CI-1.03 “Depuratore di Banco”;
> Intervento CI-1.04 “Collettore di Nanno-Taio”;
> Intervento CI-1.05 “Collettore di Tassello-Nanno”;
> Intervento CI-1.06 “Impianto provvisorio al servizio di Aldeno-Cimone-Garniga-Cei”;
> Intervento CI-1.07 “Aggiornamento manuale IFF”;
> Intervento CI-1.08 “Monitoraggio acque e pianificazione”;
> Intervento SP-1 “Realizzazione del nuovo carcere di Trento”;
> Intervento SP-2 “Nuove infrastrutture logistiche e funzionali necessarie alla difesa”;
> Intervento SP-3 “Realizzazione di una nuova sede unificata per gli uffici giudiziari di Trento”;
> Intervento SP-4 “Nuova sede degli uffici finanziari a Trento”;
> Intervento SP-6 “Operazioni immobiliari a carico dello Stato”;
> Intervento SP-7 “Completamento delle strutture della nuova Questura di Trento”;
> Intervento SP-8 “Nuovi alloggi per il personale militare”;
> Intervento PG-1 “Organizzazione, di concerto con il Ministero della gioventù del convegno internazionale
dal titolo "Giovani energie rinnovabili": un’occasione per indagare come proficue collaborazioni tra più
soggetti possano creare un terreno fertile in cui i giovani sperimentino idee nuove e progetti innovativi
per uno sviluppo “eticamente sostenibile” al servizio della qualità della vita di tutti i cittadini”
> Intervento PG-6 “Oltre i confini”: percorso di formazione a tappe “sul campo”, dedicato ai giovani di età
compresa fra i 18 ed i 30 anni, volto ad elevare il livello di conoscenza sui meccanismi di cooperazione
internazionale tra popoli e nazioni, favorendo lo sviluppo della capacità di leggere criticamente e
comprendere le interdipendenze fra gli Stati”
> Intervento PG-19 “Organizzazione e realizzazione del convegno a carattere seminariale “Identità e
Sviluppo delle giovani Generazioni di Trentino-AltoAdige/Südtirol-Tirolo” per 150 giovani della realtà
transfrontaliera alpina tra le province di Trento, Bolzano e il Land Tirolo sul tema dell’impegno in prima
persona nella promozione del cambiamento culturale e sociale della comunità”
> Intervento PG-22 “Organizzazione di una “Fiera delle idee” come giornata di riflessione tra e per i Piani
giovani con momenti formativi ed esposizioni di buone pratiche in un’ottica di crescita condivisa, fondata
su pratiche di cittadinanza attiva”
> Intervento PG-24 “Organizzazione e realizzazione del viaggio educativo “Trentino e Locride in viaggio
per la legalità”: esperienza socio-educativa per 136 ragazzi trentini sui temi della legalità, della lotta alla
mafia e della cittadinanza attiva; organizzazione e realizzazione del “Treno della memoria”: spazio di
conoscenza e approfondimento delle tematiche storiche e sociali relative agli anni della Seconda Guerra
Mondiale, viaggio nella storia e nella memoria scoperta e raccontata attraverso la testimonianza diretta
di luoghi e persone che hanno vissuto il periodo della Seconda Guerra Mondiale, per non dimenticare e
riflettere su temi sempre attuali.
283
Provincia
Autonoma di Trento
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio 3 degli interventi sopraelencati, perché
rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Provincia
Autonoma di Trento e l’Amministrazione centrale. Grazie alla seguente pubblicazione la Provincia ha
l’opportunità di poter comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse
pubbliche sono state investite in ambito provinciale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
284
Provincia
Autonoma di Trento
Provincia:
Trento
Comune:
Romallo e Cloz
Soggetto attuatore:
Provincia Autonoma di Trento
Titolo intervento:
Romallo e Cloz (TN) –
Lavori di sistemazione e
allargamento della S.S. 42
del Tonale e della Mendola
Valore dell’opera:
3.400.000,00 euro di cui valore FAS 2.326.968,00
euro
Data prevista entrata in funzione:
30/11/2011
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte del V atto integrativo dell’Accordo di Programma Quadro “riequilibrio della dotazione di
infrastrutture nelle zone obiettivo 2 e phasing” ed ha un importo complessivo di euro 3.400.000 di cui
2.326.968,00 finanziati con FAS.
Esso prevede il potenziamento di un tratto della Stradale Statale S.S. n. 42 del Tonale e della Mendola tra gli
abitati di Romallo e Cloz per una lunghezza complessiva di 1.760 m, mediante la rettifica e l’allargamento tra
il Km 198+550 e il Km 200+400 ca.
Il progetto prevede per la sua realizzazione 7 anni di tempo, di cui 3 per la pianificazione e progettazione
(2005-2007), 4 per la realizzazione (2008-2011) e un anno per le attività di collaudo.
Esso prevede il coinvolgimento del Dipartimento Protezione Civile e Infrastrutture della Provincia Autonoma
di Trento, delle amministrazioni comunali di Romallo e Cloz, di 4 studi professionali nei settori progettazione,
direzione lavori, collaudo e geologia e di una società del settore costruzioni stradali.
Il successo del progetto poggia su un'esemplare definizione delle necessità dell'oggetto di appalto e un
costante monitoraggio delle attività sul cantiere, nonché nella sinergia che si è creata tra la Provincia
Autonoma di Trento, che ha promosso l’intervento, e le amministrazioni locali (comune di Romallo e comune
di Cloz) che attraverso lo strumento della delega sono state coinvolte nel guidare la realizzazione del
progetto.
285
Provincia
Autonoma di Trento
2 Genesi del progetto
La Provincia Autonoma di Trento ha inserito il progetto nella propria programmazione al fine di rendere più
efficiente la rete infrastrutturale, prevedendo i necessari lavori di miglioramento ed ampliamento della rete
stradale, insufficiente a sostenere il carico viabile presente.
Il tratto stradale interessato dal progetto si sviluppa ad una altitudine compresa tra i 700 e gli 800 m s.l.m. con
una strada a mezzacosta che attraversa un pendio coltivato a frutteti. Il tracciato originario presentava
caratteristiche tipicamente pedemontane con frequenti curve con raggi di manovra limitati, intervallate da
rettilinei anch’essi di dimensioni limitate.
I manufatti preesistenti presentavano delle criticità: la situazione viabile non permetteva un’adeguata fruizione
ad un traffico di natura e consistenza variabile lungo l’arco della giornata, costituito dallo spostamento
lavorativo dei residenti, da un’intensa attività agricola circostante che comporta la circolazione di mezzi lenti
ed ingombranti, oltre ad un significativo traffico di mezzi pesanti legato ai flussi commerciali e alla presenza di
attività artigianali.
Il principale obiettivo individuato consisteva nell’ottimizzare le condizioni della circolazione attraverso
ricerca di continuità ed analogia di geometria stradale, materiali e tipologie agli interventi già in corso
esecuzione lungo la statale, cercando al contempo di realizzare un tracciato il più possibile sovrapposto
sedime preesistente con l’obiettivo di limitare l’urbanizzazione del territorio, l’impatto ambientale
l’occupazione di nuovi terreni.
la
di
al
e
A seguito di un attento esame delle esigenze e delle previsioni urbanistiche, le scelte progettuali hanno
privilegiato le soluzioni più semplici ed economiche in termini di tracciati, occupazioni delle aree e materiali
impiegati, mirando quindi ad un adeguamento funzionale e qualitativo del percorso.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto ha seguito le seguenti fasi procedurali:
> Programmazione dell’opera;
> Incarichi tecnici per la progettazione e la geologia e relative integrazioni : tra i mesi di ottobre 2004 e luglio
2005;
> Progettazione definitiva: tra giugno 2005 e agosto 2005, con approvazione a novembre 2006;
> Progettazione esecutiva: tra gennaio 2007 e marzo 2007, con approvazione a dicembre 2007;
> Scelta del contraente e fase espropriativa: nel 2008;
> Esecuzione dei lavori: iniziati nel mese di settembre 2008. I lavori sono tuttora in corso e la loro ultimazione
è prevista per novembre 2011.
> Collaudo: il collaudo dell’opera è previsto per il mese di novembre 2012.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Durante il corso dei lavori sono state incontrate alcune situazioni impreviste e non prevedibili, principalmente
riconducibili a problematiche di tipo geologico ed idrogeologico, che hanno reso necessario l’introduzioni di
varianti al progetto approvato.
Le criticità incontrate sono state superate con l’approvazione di una perizia di variante che ha introdotto
maggiori opere (muri di controripa e di sostegno, nuovi muri in terra rinforzata, maggiori scogliere negli alvei
dei torrenti, maggiore strato di base stradale, maggiore quantità di scavo in roccia, maggiori costi per espropri
e servitù, estensione esami geologici, nomina collaudatore in corso d’opera ecc.).
286
Provincia
Autonoma di Trento
Tra le situazioni eccezionali si annovera anche il passaggio di una tappa del Giro d’Italia (26/05/2010) sul
tratto stradale interessato dai lavori. Per tale evento è stata prevista una programmazione specifica del
cantiere ed alcuni interventi accessori e di finitura della sede stradale al fine di consentire un utilizzo del
tracciato in condizioni di sicurezza.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Le opere, ora in avanzata fase di realizzazione, sono determinanti ad assicurare migliori condizioni di
percorrenza su una carreggiata stradale realizzata con tecniche e caratteristiche attuali sia per lo sviluppo del
tracciato che per i materiali utilizzati e per la cura prestata nella realizzazione degli elementi costruttivi: tutto
ciò determina una positiva ripercussione anche in termini di sicurezza degli utenti.
I benefici attesi quali sicurezza stradale, adeguamento della viabilità al traffico presente, miglioramento della
fruibilità da parte dell’utenza, sono in questa fase già parzialmente raggiunti e vedranno il completo
raggiungimento con l’ultimazione dei lavori, prevista per novembre 2011.
6 Successo del Progetto
Il progetto risulta particolarmente significativo per le amministrazioni che hanno cooperato alla sua
realizzazione, per la particolare sinergia che si è creata tra i team promotori ed attuatori dell’intervento.
Le scelte tecniche sono state condivise cosi come le difficoltà incontrate sono state superate in maniera
esemplare grazie al giusto equilibrio tra i vari soggetti coinvolti.
È importante evidenziare come lo spirito del progetto abbia privilegiato le soluzioni più semplici ed
economiche in termini di tracciati, occupazioni delle aree e materiali impiegati, mirando ad un adeguamento
funzionale e qualitativo del percorso prestando particolare attenzione alla salvaguardia dell’ambiente rurale di
montagna in cui è inserito l’intervento.
La sinergia ed il buon modo di operare hanno trasmesso il necessario supporto ai soggetti coinvolti nella
progettazione ed esecuzione dell’opera con un ottimo risultato in termini di qualità, in funzione degli obiettivi
prefissati.
287
Provincia
Autonoma di Trento
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
288
Provincia
Autonoma di Trento
Provincia:
Trento
Comune:
Grigno
Titolo intervento:
Grigno (TN) – Lavori di
realizzazione di uno
svincolo in loc. Selva sulla
S.S. 47 della Valsugana e
per la rettifica della viabilità
comunale e nuovo
sottopasso FS
Soggetto attuatore:
Provincia Autonoma di Trento
Valore dell’opera:
4.106.387,83 euro di cui valore FAS 3.751.825,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
10/04/2009
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte del III Atto integrativo dell’Accordo di Programma Quadro “Riequilibrio della dotazione di
infrastrutture nelle zone obiettivo 2 e phasing”, e ha un importo complessivo di 4.106.387,83 euro, di cui
3.751.825 finanziati con FAS.
Il progetto ha lo scopo di dotare il Comune di Grigno di un adeguato ingresso al paese da realizzarsi sulla SS
47 della Valsugana in prossimità dell’abitato all’altezza di via Pertega, oltre a quello di migliorare in modo
sostanziale il collegamento della frazione Selva sia con la predetta strada statale quanto con il paese di
Grigno.
Il progetto esecutivo, redatto nell'agosto 2003 ed aggiornato nell'aprile 2004, venne approvato in data 29
aprile 2005. Il 19 aprile 2007 venne stipulato il contratto d’appalto e il 15 maggio 2007 venne sottoscritto il
verbale di consegna parziale dei lavori. Il verbale di consegna definitivo dei lavori ebbe luogo il 3 dicembre
2007 e gli stessi furono ultimati il giorno 10 aprile 2009. il certificato di collaudo tecnico-amministrativo è stato
emesso il 25 settembre 2009.
Il progetto prevede la demolizione e ricostruzione del ponte sul rio Laguna, l’abbassamento del piano viabile
sul sottopasso della SS 47 della Valsugana, in modo da consentire un migliore transito ai mezzi pesanti, la
demolizione e ricostruzione del sottopasso alla linea ferroviaria Mestre – Trento, l’allargamento fino a ml 6,00
della strada comunale denominata via Pertega e la realizzazione di due rotatorie e dello svincolo sulla SS 47
del tipo ad intersezione a livelli sfalsati “a semidiamante” per la zona nord ed “a trombetta” per la zona sud.
La realizzazione del marciapiede sul ponte del torrente Grigno ed a margine della S.P. n°75/dir del Grigno,
nonché lo spostamento e la ricollocazione dei sottoservizi interferenti con il cantiere dei lavori, completano gli
interventi previsti in progetto.
289
Provincia
Autonoma di Trento
Di seguito si riportano le principali caratteristiche della strada di collegamento:
>Categoria strada secondo il codice: locale F (urbana)
>Velocità massima prevista: 50 km/h
>Larghezza carreggiata a nord delo svincolo sulla S.S. 47: 6.00 mt
>Larghezza carreggiata a sud dello svincolo sulla S.S. 47: 7.00 mt
>Sviluppo strada a nord dello svincolo sulla S.S. 47 L: 6.00 mt per 247.27 mt
>Sviluppo strada a sud dello svincolo sulla S.S.47 L: 7.00 mt per 180.07 mt
>Sviluppo rotatoria in prossimità della S.S.47: 100.53 mt
>Sviluppo della rotatoria in prossimità della S.P. 75: 72.25 mt.
>Pendenza strada a nord dello svincolo sulla S.S. 47: max 8.6% min 0.5%
>Pendenza strada a sud dello svincolo sulla S.S. 47: max 3.2% min 0.5%
>Pendenza trasversale in retta: 2.5%
>Raggio di curvatura minimo strada a nord e a sud dello svincolo: 50 mt
>Sviluppo complessivo strada e rotatorie 600.12 mt
L’intervento realizzato si è dimostrato rispondente alle esigenze del territorio, ossia quelle di realizzare un
adeguato ingresso al paese e migliorare il collegamento con la frazione Selva.
Le scelte progettuali e le soluzioni adottate hanno contenuto i disagi subiti dalle famiglie residenti in loco,
mentre i materiali impiegati per i rivestimenti delle murature e per le rifiniture hanno conferito alla zona
oggetto d’intervento un migliore assetto paesaggistico-ambientale.
2 Genesi del progetto
L’intervento nasce dalla necessità di dotare il Comune di Grigno di un adeguato ingresso al paese da
realizzarsi in prossimità dell’abitato all’altezza di via Pertega e come diretta conseguenza di migliorare in
modo sostanziale il collegamento della frazione Selva, sia con la SS 47 della Valsugana quanto con il centro
del paese. Permette inoltre l’ingresso e l’uscita, in direzione destra orografica del fiume Brenta, ai mezzi
pesanti che devono raggiungere le attività di estrazione e lavorazione dei materiali inerti presenti nella zona.
La realizzazione del suddetto intervento consentirà inoltre di chiudere l’attuale immissione sulla SS 47 della
Valsugana ad Ovest, a tutt’oggi caratterizzato dal rischio di caduta massi sulla S.P.n° 75/dir che conduce al
centro abitato di Grigno. Oltre alla chiusura dell’attuale immissione sulla SS 47 viene anche migliorato il
collegamento tra la frazione Selva con l’abitato di Grigno visto che tra le opere da realizzare è prevista la
costruzione di un nuovo sottopasso ferroviario che sostituisce l’attuale le cui dimensioni in altezza ed in
larghezza sono rispettivamente di ml. 2,70 e 2,90.
Il progetto ha seguito l’iter previsto dalle varie fasi procedurali risultando conforme alle previsioni degli
strumenti urbanistici in vigore; l’intervento di sistemazione ed allargamento della viabilità esistente, ad
esclusione delle rampe di immissione e di uscita dalla SS 47 della Valsugana, è avvenuto lungo il tracciato
originario limitando in tal modo l’espropriazione delle aree limitrofe.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali di seguito elencate:
> Programmazione dell’opera;
> Incarichi tecnici (progettista e geologo): tra i mesi di luglio e novembre 2000;
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Provincia
Autonoma di Trento
> Progettazione definitiva: tra novembre 2002 e maggio 2003, con approvazione in maggio 2003;
> Progettazione esecutiva: in agosto 2003 ed aggiornata in aprile 2004 con approvazione in dicembre 2004 aprile 2005;
> Scelta del contraente e fase espropriativa: nel corso del 2006;
> Esecuzione dei lavori: i lavori di realizzazione dell’opera sono iniziati nel mese di maggio 2007 e la loro
ultimazione è avvenuta il giorno 10 aprile 2009;
> Collaudo: il collaudo dell’opera è stato eseguito nel mese di settembre 2010.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Durante il corso dei lavori sono state incontrate delle situazioni impreviste riconducibili principalmente ad
aumenti di lavorazioni, come maggiori scavi, maggiore impiego di materiale inerte, maggiori demolizioni di
manufatti in c.a., ampliamento della rete fognaria ecc. che hanno reso necessario l’introduzioni di varianti al
progetto approvato.
Le criticità predette sono state superate con l’approvazione di 4 perizie suppletive e di variante che hanno
introdotto le maggiori lavorazioni (scavi, rilevati, muri in terra rinforzata, maggiori inerti per sottofondi e rinterro
sottoservizi e maggiori costi per espropri e servitù).
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Le opere realizzate sono determinanti per assicurare migliori condizioni di percorrenza su una carreggiata
stradale realizzata con tecniche e caratteristiche moderne sia per lo sviluppo del tracciato sia per i materiali
utilizzati, nonché per la cura prestata nella realizzazione degli elementi costruttivi, con una positiva
ripercussione anche in termini di sicurezza degli utenti.
I benefici raggiunti riguardano il miglioramento della viabilità e della sicurezza stradale nell’ambito dell’abitato
di Grigno e nel collegamento con la frazione Selva.
6 Successo del Progetto
Il progetto in questione è stato supportato dall’Amministrazione comunale di Grigno, che ha cooperato in
modo significativo per la realizzazione dello stesso.
Le scelte tecniche sono state condivise, cosi come le difficoltà incontrate sono state superate in maniera
esemplare grazie al rapporto di collaborazione tra i vari soggetti coinvolti.
Preme evidenziare come lo spirito del progetto abbia privilegiato le soluzioni più confacenti alla tipologia
dell’intervento prestando particolare attenzione alla salvaguardia dell’ambiente in cui l’intervento è inserito.
La collaborazione dell’Amministrazione comunale di Grigno ed il supporto dato dai soggetti coinvolti nella
progettazione ed esecuzione dell’opera hanno permesso di conseguire un ottimo risultato sia per quanto
riguarda la qualità dell’intervento e dell’obiettivo che si intendeva raggiungere.
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Provincia
Autonoma di Trento
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Provincia
Autonoma di Trento
Provincia:
Provincia
Autonoma di Trento
Comune:
Trento
Soggetto attuatore:
Provincia Autonoma di Trento
Valore dell’opera:
Titolo intervento:
Provincia autonoma di
Trento – Cartella sociosanitaria (CSS)
1.000.000,00 euro di cui valore FAS 864.720,00
euro
Data prevista entrata in funzione:
Giugno 2011
1 Sintesi del progetto
Nell’ambito del Terzo Atto integrativo all’Accordo di Programma Quadro in materia di e-government e società
dell’informazione, sottoscritto nel marzo 2008, la Provincia autonoma di Trento ha programmato l’intervento
denominato “Cartella clinica e cartella sociale: interoperabilità e governo delle attività sociosanitarie”.
Il progetto, unico intervento previsto dall’Atto integrativo, prevede un costo complessivo pari ad 1.000.000 di
euro, di cui 864.720 euro derivanti dalla delibera CIPE n. 181/2006.
Il progetto Cartella Socio Sanitaria (CSS) nasce come strumento abilitante alla gestione sinergica degli
aspetti sanitari e socio assistenziali di un paziente.
L’integrazione della dimensione sanitaria con quella socio assistenziale avviene mediante l’introduzione di
una cartella virtuale socio sanitaria che raccoglie i dati significativi degli interventi ricevuti da un paziente nei
due ambiti.
In sostanza, il Progetto CSS permette di individuare tutti gli eventi clinico/sanitari e socio/assistenziali che
fanno capo ad un utente, permettendo così di ricostruire la cartella socio sanitaria del paziente.
L’obiettivo del Progetto CSS è quindi la validazione del modello funzionale e tecnologico di interoperabilità tra
i due ambiti, quello sanitario e quello sociale, ambiti che, pur condividendo gli stessi assistiti, hanno al
momento pochi punti di cooperazione.
Lo scopo è offrire un ambiente in cui tutti gli attori possano collaborare all'interno di una rete informativa
integrata che permetta loro di condividere viste parziali sull’utente e di ricostruirne il profilo socio-sanitario
completo.
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Provincia
Autonoma di Trento
2 Genesi del progetto
Il progetto è stato articolato in 3 fasi principali:
> Progetto CSI (cartella sociale informatizzata);
> Progetto Incassa;
> Progetto CSS (cartella socio-sanitaria).
Durante tale percorso sono nate idee, intuizioni che hanno portato ad importanti risultati innovativi nel campo
dell’interoperabilità fra Pubbliche Amministrazioni diverse.
Nel 2005 il Servizio Attività Sociali della Provincia autonoma di Trento sceglie la Cartella Sociale
Informatizzata del Comune di Trento per automatizzare parte dello scambio informativo fra Enti Gestori e
Provincia.
La gestione informatizzata della cartella sociale del Comune di Trento (CSI) ha tre importanti caratteristiche:
1. Software aperto (liberamente utilizzabile da chiunque senza costi di licenza)
2. Realizzata usando tecnologie web (utilizzabile da chiunque disponga di un PC collegato ad Internet/Telpat
ad una velocità equivalente ad una connessione tipo ADSL)
3. Frutto di un lungo lavoro di analisi ed affinamento con le assistenti sociali comunali, pertanto incorpora
funzionalità non sviluppate astrattamente da informatici ma realizzate secondo le esigenze reali delle
assistenti
Di qui nasce l’idea di estenderne l’utilizzo a tutti gli Enti gestori.
La cartella sociale informatizzata rappresenta uno dei pochi, forse l’unico esempio di diffuso riuso di software
all’interno della PA trentina: è possibile riusare il software di altri ma, ancor di più, è possibile far comunicare
fra loro software del tutto diversi (cooperazione applicativa): questo è il più importante risultato del progetto
CSI.
Nel 2007 nasce il progetto “Incassa” con Fondazione Bruno Kessler come coordinatore, Provincia autonoma
di Trento, Università di Trento, GPI (azienda locale che si occupa di ICT orientata alla sanità/sociale)
e Comune di Trento.
Nasce l’idea di un datawarehouse ossia un database in cui possano confluire i dati di sintesi trasmessi dai
vari Enti gestori e che la Provincia possa utilizzare in modo del tutto indipendente per analisi di tipo statistico
e per il controllo e monitoring delle informazioni ricevute.
Incassa approfondisce, affina e modella l’uso dei web services per l’intercomunicazione fra Ente gestore e
PAT, nel rispetto degli standard previsti a livello nazionale ed internazionale.
Nel 2008 la Provincia sottoscrive con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Cnipa ed il Ministero per lo
Sviluppo Economico il Terzo Atto integrativo all’Accordo di Programma quadro in materia di e-government e
società dell’informazione.
Nasce il progetto “CSS” (cartella socio sanitaria), per perfeziona ulteriormente il modello dei web services
individuando un’architettura standard e generale di cooperazione applicativa basata su eventi.
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Provincia
Autonoma di Trento
3 Piano di realizzazione del progetto
Il progetto è suddiviso in due fasi.
La prima è coordinata dalla Fondazione Bruno Kessler e prevede la definizione, la progettazione ed il rilascio
del prototipo.
Nella seconda, Informatica Trentina contribuisce all’individuazione delle soluzioni organizzative e tecnicoarchitetturali affinché queste siano pienamente compatibili con i requisiti espressi dal Servizio Informativo
Elettronico Trentino (SINET).
Il 4 novembre 2010 è stato raggiunto un importante traguardo nella gestione del progetto: in questa data è
stata chiusa la fase di sviluppo prototipale del sistema ed è stata inaugurata la fase di messa in produzione
della soluzione individuata.
Il passaggio di fase è certificato anche da un cambio del testimone: la responsabilità organizzativa di progetto
passa da FBK, che ha seguito lo sviluppo del prototipo, ad Informatica Trentina, che seguirà da ora a giugno
2011 la messa in produzione dello stesso.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Con la soluzione adottata e grazie al costante monitoraggio, i processi guadagneranno efficienza ed efficacia
e si eviteranno duplicazioni di attività. Si riduce il periodo tra il momento di produzione e il momento di
ricezione di un documento, eliminando alcune fasi e semplificando l’iter dei processi amministrativi. Ne
consegue un netto miglioramento del servizio reso al cittadino.
La caratteristica di CSS è quella di dispiegare un modello organizzativo per la cooperazione tra i domini
sociale e sanitario, promuovendo una soluzione che riesce ad integrare e far cooperare strutture appartenenti
a domini amministrativi differenti.
L’interoperabilità in ambito socio-sanitario consentirà di adottare soluzioni che permetteranno di superare il
frazionamento fra i vari enti e garantiranno il corretto flusso informativo, con il risultato: servizi migliori e di
qualità per i cittadini.
Partendo dall'assunto che i progetti di innovazione sono un importante motore nella crescita di sistema del
nostro territorio, il progetto è stato uno strumento per validare una metodologia di gestione che vede nella
creazione di forme di collaborazione stabili tra aziende, pubblica amministrazione ed enti di ricerca un
elemento qualificante.
In particolare, da un punto di vista funzionale, la piattaforma testata copre gli obiettivi sopracitati, mentre da
un punto di vista metodologico, la gestione compartecipata del progetto da parte dei diversi attori del sistema
dell'innovazione e degli utenti è un elemento riconosciuto come fondamentale per il successo del progetto.
In seguito alla conclusione della prima fase del progetto CSS, Informatica Trentina curerà la seconda fase del
progetto finalizzata al passaggio in esercizio del sistema.
In tale fase, saranno svolte le attività che permetteranno di passare dal prototipo sperimentale all'esercizio in
produzione dell'applicazione, mediante:
> Acquisizione e verifica degli elementi di conoscenza necessari alla presa in carico del prototipo (sorgenti,
documentazione e know how);
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Provincia
Autonoma di Trento
> Progettazione e realizzazione dell'applicazione CSS quale prodotto finito, corrispondente ai quattro scenari
implementati nel prototipo (Telesoccorso/Telecontrollo, Centro Diurno, Residenza Sanitaria Assistenziale e
Servizio di Assistenza Domiciliare);
> Rilascio in produzione del sistema presso il Data Center di Informatica Trentina;
> Avviamento in esercizio del servizio;
Parallelamente, saranno rilevate le esigenze funzionali per il completamento dell'applicazione CSS.
CSS perfeziona ulteriormente il modello dei web services individuando un’architettura standard e generale di
cooperazione applicativa basata su eventi
Ogni Ente interessato a particolari eventi si registra presso un server centrale e viene opportunamente
informato (notifica) al nascere di ogni nuovo evento.
Ogni Ente può ricercare i dati di dettaglio dell’evento presso l’Ente che lo produce (producer)
CSS perfeziona inoltre il modello di datawarehouse, allargandolo ai dati sanitari ed implementa infine tre
applicazioni basate sull’interoperabilità:
1. Cooperazione applicativa fra software (cartella sociale e gestione amministrativa);
2. Cooperazione fra Enti diversi (Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari e Comune di Trento) per
l’interscambio di dati a valenza sociale e sanitaria;
3. Popolamento del datawarehouse con dati della gestione professionale (cartella), dei servizi (Gestione
Amministrativa) e sanitari.
Gli aspetti innovativi del progetto sono i seguenti:
> Innovazione tecnologica: il progetto prevede di sviluppare e sperimentare tecnologie innovative nell’ambito
dell’integrazione applicativa, delle architetture orientate ai servizi, dell’integrazione dati e del data
warehousing.
> Innovazione di processo: il progetto prevede di abilitare una gestione dei processi di erogazione dei servizi
socio-sanitari multi-ente e multi-organizzazione (che coinvolgono attori pubblici e privati), consentendo di
avere una visione unitaria di processi distribuiti sul territorio.
Le principali conseguenze positive del progetto saranno:
1. Sanitari evitando duplicazioni di attività.
2. Aumentare l’efficacia del processo di erogazione dei servizi socio-sanitari:si riduce il periodo di latenza tra
il momento di produzione e il momento di ricezione di un documento, eliminando alcune fasi e
semplificando l’iter dei processi.
3. Facilitare il monitoraggio del servizio nel corso della sua erogazione, permettendo di applicare una logica
di rispetto di livelli di servizi concordati.
5 Successo del Progetto
Il progetto rappresenta un modello di collaborazione tra aziende, pubblica amministrazione ed enti di ricerca
basilare per vincere la sfida dell’innovazione costituendo un esempio di innovazione partecipata per il
territorio.
CSS infatti non è l'ennesima soluzione tecnica, ma un progetto che ha saputo interpretare le esigenze del
contesto, catalizzare l’attenzione degli stakeholder istituzionali ed essere riconosciuto come caso di successo.
Presentato allo staff del Progetto ICAR (Interoperabilità e Cooperazione Applicativa in rete tra le Regioni) che
ne ha condiviso la visione complessiva, CSS verrà promosso come applicativo ICAR per il 2011.
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Provincia
Autonoma di Trento
CSS è stato inoltre accolto come un'esperienza positiva non solo a livello locale ma anche a livello
nazionale/interregionale. A livello locale l'apprezzamento del progetto è certificato dall'interesse degli utenti, in
particolare del Servizio Politiche Sociali, dell'Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari, del Comune di Trento e
del Comune di Rovereto che hanno lavorato con spirito concreto e produttivo al tavolo di lavoro. A livello
nazionale l'interessamento è testimoniato dal Centro Nazionale per i Sistemi Informatici, geografici e Statistici
(CISIS) che vede in CSS un'esperienza importante poiché per la prima volta nel nostro paese viene dispiega
un'infrastruttura di cooperazione applicativa che garantisce autonomia e pari dignità tra i sistemi informativi
del dominio sanitario e di quello sociale.
Per queste ragioni possiamo affermare con convinzione che il progetto CSS può essere considerato un caso
di successo.
Modello di interoperabilità socio-sanitaria
Modello dei flussi di attività
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Regione
Umbria
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Regione
Umbria
Le priorità perseguite
Nel mese di marzo del 1999 la Regione Umbria ha sottoscritto con il Governo l’Intesa Istituzionale di
Programma con la quale si è dato concreto avviamento alla politica di finalizzazione delle risorse al
riequilibrio economico e sociale delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori e gli impegni di
interesse comune, gli obiettivi e le risorse da impiegare.
Gli obiettivi di sviluppo individuati nell’Intesa hanno trovato poi attuazione attraverso interventi ricompresi nei
vari “Accordo di Programma Quadro” (APQ) nei settori Mobilità, Ciclo dell’acqua, Difesa del suolo, Sviluppo
locale, Beni culturali, Aree Urbane, Assistenza tecnica, Studi di fattibilità, Società dell’informazione e Ricerca.
Nello specifico l’APQ, quale strumento negoziale attuativo dell’Intesa, ha consentito di rendere operativa la
volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici interventi necessari al
perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la programmazione
comunitaria, statale e regionale.
Trattandosi di uno strumento di programmazione operativa, vi si trovano descritti, quindi, gli interventi da
realizzare con l’individuazione dei soggetti responsabili, dei costi, dei tempi di realizzazione e delle coperture
finanziarie degli interventi stessi.
La Regione Umbria ha programmato in meno di un decennio 518 milioni di euro di cui 262 di quota FAS, con
i quali sono stati avviati 595 interventi di cui 338 cofinanziati dal FAS nei diversi settori individuati. Nello
specifico ad oggi risultano essere stati realizzati (lavori conclusi):
> 12 interventi nel settore Aree Industriali con l’obiettivo di riqualificare l’offerta insediativa in termini di servizi
e accessibilità. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la realizzazione di:
1. Opere infrastrutturali e viabilità nell’area industriale di Bacanella (Comune di Magione)
2. Opere di urbanizzazione primaria ricomprese nel piano per insediamenti produttivi in Loc. La Nave III di
Deruta capoluogo - 1° stralcio (Comune di Deruta)
3. Progetto di riqualificazione e ampliamento della zona industriale PIP in fraz. Collepepe, loc. Mandrelle –
1°-2°-3°-4° lotto (Comune di Collazzone)
> 12 interventi nel settore Ciclo dell’acqua, con l’obiettivo di tutelare i corpi idrici superficiali e sotterranei in
modo da migliorare l’ambiente acquatico, proteggere e salvaguardare tutti gli ecosistemi connessi ai corpi
idrici. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la realizzazione di:
1. Potenziamento, adeguamento normativo e miglioramento funzionalità impianto di Montesperello
(Comune di Magione);
2. Ampliamento e potenziamento impianto di depurazione di Pontevalleceppi, collettori fognari e
dismissione impianto di Ponte Rio – 1° stralcio e 2° stralcio (Comune di Perugia);
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Regione
Umbria
3. Miglioramento funzionale impianto di depurazione “Terni 1” di Maratta Bassa e collettamento nuove
zone (Comune di Terni);
4. Sistema acquedottistico dei comuni dell’Alta Valle del Tevere I° e II° stralcio (Comuni di Città di
Castello, Citerna, San Giustino e Umbertide)
5. Adeguamento normativo e miglioramento funzionalità impianto di Casone realizzazione di gasometro
e impianto elettrico. Estensione e completamento delle reti fognarie del capoluogo e delle frazioni Primo lotto" (Comune di Foligno)
> 11 interventi nel settore Difesa del suolo con l’obiettivo di ridurre il rischio frane e rischio idraulico e di
prevenire ulteriori esposizioni alla pericolosità idrogeologica. Al riguardo, segnaliamo tra le principali
opere la realizzazione di:
1. Sistemazione idraulica Fosso delle Scentelle (Comune di Santa Anatolia di Narco)
2. Ripristino dissesto idrogeologico Terni Cascata delle Marmore (Comune di Terni)
3. Sistemazione idraulica F.Paglia loc. Ciconia (Comune di Orvieto)
4. Sistemazione idraulica Fosso Cuccaro (Comune di Cascia)
> 10 bandi composti da molteplici interventi nel settore Sviluppo locale - Sistema produttivo regionale con
l’obiettivo di promuovere e sostenere il sistema produttivo regionale, incrementare i livelli occupazionali e
favorire lo sviluppo pre-competitivo e la creazione di sistemi/reti di imprese. Al riguardo, segnaliamo tra le
principali opere la realizzazione di:
1. Bandi integrati per regime di aiuto regionale a sostegno degli investimenti delle PMI industriali e
artigiane (su tutto il territorio regionale)
2. Bandi integrati di concorso per aiuti regionale a sostegno degli investimenti degli operatori turistici (su
tutto il territorio regionale)
3. Bandi integrati di concorso per aiuti agli investimenti delle imprese commerciali (su tutto il territorio
regionale)
> 40 interventi nel settore Sviluppo Locale - Infrastrutture nei Patti Verdi Territoriali con l’obiettivo di
preservare e al tempo stesso rilanciare il territorio, valorizzare le specificità delle produzioni locali e
dell’ambiente economico e naturale con la modernizzazione delle strutture produttive, offrire opportunità
di aumento di reddito e consentire una migliore qualità della vita delle popolazioni. Al riguardo,
segnaliamo tra le principali opere:
1. Lavori di adeguamento e ristrutturazione del mattatoio comunale di Gualdo Tadino (Comune di Gualdo
Tadino)
2. Realizzazione Centro Servizi Agricoltura. Vivaio e produzioni biologiche. Terreni ex miniera di
Pietrafitta (Comune di Pietrafitta)
3. Adeguamento viabilità rurale S.P.100 di Pistrino, variante all'abitato di Pistrino (Comune di Citerna)
> 10 interventi nel settore Tutela e prevenzione dei beni culturali con l’obiettivo di attivare il Centro operativo
Beni Culturali per garantire disponibilità di strutture specializzate atte ad azioni di pronto intervento,
protezione civile specifica, prevenzione, conservazione, manutenzione e valorizzazione dei beni culturali.
300
Regione
Umbria
Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la realizzazione di:
1. Centro operativo per la conservazione, manutenzione e valorizzazione dei beni storici, artistici,
archivistici e librari dell'Umbria (Comune di Spoleto)
2. Progetto pilota per lo sviluppo contenitori e imballaggi e tecnologie per pronto intervento sulle strutture
e per trasporto istituzionale (Comune di Spoleto)
> 75 interventi nel settore Beni culturali con l’obiettivo di sostenere la conoscenza, la fruizione, la
valorizzazione e la promozione dei beni, delle attività e servizi culturali. Al riguardo, segnaliamo tra le
principali opere la realizzazione di:
1. Completamento lavoro di recupero, restauro, allestimento museale di Palazzo della Corgna (Comune
di Castiglion del Lago)
2. Restauro, consolidamento statico e riuso dell’Acquedotto Medievale del Bottaccione (Comune di
Gubbio)
3. Complesso Palazzo Vitelli a S.Giacomo (Comune di Spoleto)
4. Ex convento di San Francesco ad Orvieto. Impianti ed opere di finitura sede nuova biblioteca
comunale Luigi Fiumi (Comune di Orvieto)
> 3 interventi nel settore Mobilità, con l’obiettivo di potenziare la rete stradale sulle direttrici dei corridoi
europei, di seguito elencati
1. Sottopasso al km 134+689 in sostituzione dei p.l. ai km 134+259 e 135+434 e dello svincolo in località
Madonna di Baiano (Comune di Spoleto);
2. Realizzazione del raccordo stradale tra la S.S. 147 Assisana - svincolo di Ospedalicchio e l'Aeroporto
regionale di S. Egidio (Comuni di Perugia e Bastia Umbra);
3. Lavori di rettifica della curva in prossimità del fosso Villa Col de Canali tra il km 207+900 e il km
208+100 della S.R. n. 3 “Flaminia” (Comune di Costacciaro)
> 13 interventi nel settore Società dell’Informazione con l’obiettivo di diffondere e consolidare le opportunità
offerte dall’uso di tecnologie ITC, potenziare i sistemi informatici, migliorare l’erogazione di servizi,
realizzare infrastrutture di telecomunicazione, di cooperazione e di gestione associata dei servizi. Al
riguardo, segnaliamo tra le principali opere la realizzazione di:
1. Sistema federato per la gestione dell'identità digitale e dell'autenticazione degli enti della Regione
Umbria “FED-UMBRIA” (su tutto il territorio regionale)
2. Potenziamento della rete regionale di stazioni permanenti GPS/GNSS e prototipazione del servizio di
posizionamento (su tutto il territorio regionale)
3. “Sistema ecografico catastale della Regione Umbria" (su tutto il territorio regionale)
> 36 interventi nel settore Aree urbane con l’obiettivo di aumentare l’attrattività delle aree urbane,
potenziare la competitività territoriale, ridurre il degrado, recuperare il patrimonio immobiliare esistente,
ampliare la dotazione infrastrutturale e migliorare le condizioni di vita. Al riguardo, segnaliamo tra le
principali opere la realizzazione di:
1. Programma urbano complesso Borgo Bovio - Strada dei Quartieri (Comune di Terni)
2. Riqualificazione parco urbano Campo della Fiera (Comune di Massa Martana)
3. Ristrutturazione Palazzo Malizia (Comune di Torgiano)
4. Riqualificazione degli spazi pubblici del complesso monumentale di Sant’Agostino (Comune di Narni)
5. Edificio ex Montedison. Recupero per la realizzazione di spazi pubblici polivalenti (comune di Assisi)
301
Regione
Umbria
> 3 interventi nel settore Assistenza tecnica e studi di fattibilità con gli obiettivi di rafforzare il sistema di
monitoraggio della politica regionale di coesione e di elaborare studi di fattibilità del progetto integrato
previsto dall’Intesa. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere la realizzazione di:
1. Studio di fattibilità "Progetto sistema di monitoraggio e controllo sui fondi comunitari europei e sugli
altri strumenti di intervento previsti dalla programmazione della Regione Umbria e adeguamento delle
applicazioni in uso"
2. Studio di fattibilità per l'ammodernamento del sistema viario di collegamento tra i comuni di Piegaro,
Panicale, Citta della Pieve e Chiusi
3. Studio di fattibilità del Programma integrato di sviluppo delle aree terremotate con particolare riguardo
alle zone montane delle stesse
> 5 bandi composti da molteplici interventi nel settore Ricerca con l’obiettivo di elevare la competitività del
sistema delle imprese, a perseguire lo sviluppo sostenibile delle produzioni a maggior valore aggiunto e
l'innovazione anche in relazione alla promozione della crescita di un'occupazione qualificata attraverso in
particolare la concessione di aiuti alle imprese per il sostegno dell'innovazione e dell'attività di ricerca e il
rafforzamento del potenziale occupazionale nel settore della ricerca. Al riguardo, segnaliamo tra le
principali opere la realizzazione di:
1. Bandi per il finanziamento interventi L.598/94 per ricerca e sviluppo precompetitivo “art. 11” (su tutto il
territorio regionale)
2. Bandi per il miglioramento delle risorse umane nel settore della ricerca e dello sviluppo tecnologicopromozione dell'innovazione e degli spin off di ricerca-assegni di ricerca (su tutto il territorio regionale)
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. A tal fine
sono stati realizzati numerosi progetti. Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio 3 degli
interventi realizzati, perché rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
Umbria e l’Amministrazione centrale. Grazie alla seguente pubblicazione la Regione ha l’opportunità di
poter comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state
investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
302
Regione Umbria
Provincia:
Perugia
Comuni:
Perugia e Bastia Umbra
Soggetto attuatore:
Provincia di Perugia
Titolo intervento:
Raccordo stradale tra la SS
147 Assisana – Svincolo di
Ospedalicchio e l’aeroporto
regionale di Sant’Egidio
Valore dell’opera:
5.560.000,00 euro di cui valore FAS 3.456.348,32
euro
Data effettiva entrata in funzione:
20/12/2010
1 Sintesi del progetto
Il progetto è inserito nell’Accordo di programma quadro in materia di Viabilità, la cui sottoscrizione è avvenuta
in data 10 giugno 2004 – scheda n. 18
L'importo complessivo del Progetto è di 5.560.000,00 euro, di cui 3.456.348,32 euro finanziati con risorse
FAS e i rimanenti con risorse del bilancio regionale.
L’intervento è costituito da una strada extraurbana secondaria, con sezione di tipo C2 ai sensi del D.M.
05/11/2001, con due corsie, una per senso di marcia, della larghezza di 3,50 mt, oltre a 1,25 mt. Per le due
banchine laterali, per una larghezza complessiva di 9,50 mt.
Presenta un’estensione di 1385,92 mt., partendo dalla rotatoria già realizzata dall’ANAS sulla ex SS 147
Assisana, in prossimità dello svincolo con la SS 75 Centrale Umbra e concludendosi con un’altra rotatoria
realizzata sulla preesistente viabilità provinciale, sulla quale si innesta il breve ramo di accesso all’ingresso
storico dell’aeroporto regionale di Sant’Egidio.
A circa 340 mt. dalla ex SS 147, il tracciato attraversa la linea ferroviaria Foligno-Terontola, mediante un
sottopasso, nel quale confluisce, ma separata da apposito muretto new jersey, anche la viabilità complanare
di carattere locale, realizzata per consentire l’accesso a fondi interclusi e anche per garantire un percorso
alternativo alla viabilità finora esistente, non più utilizzabile, in quanto il nuovo interventi permette anche di
attuare la soppressione di un piccolo passaggio a livello posto al km. 23+309 della linea ferroviaria.
La localizzazione di tale intervento è stata vincolata dalla posizione dei capisaldi già esistenti, costituiti
dall’accesso all’area aeroportuale da una parte e dalla presenza di una rotatoria già realizzata dall’ANAS
sulla SS 147 Assisana, in prossimità dello svincolo della SS 75 Centrale Umbra, dall’altra.
L’obiettivo principale è fornire un accesso funzionale, diretto, rapido e sicuro all’aeroporto regionale.
Il progetto è stato realizzato in 11 anni; la maggior parte del tempo è occorso per la definizione delle fasi di
progettazione, approvazione e individuazione della copertura finanziaria degli interventi (7 anni), la fase di
aggiudicazione circa 1 anno e la realizzazione 3 anni.
303
Regione Umbria
Le principali criticità incontrate sono riconducibili alla presenza di vincoli di tipo ambientale e paesaggistico
(visuale di Assisi), alle numerosissime interferenze di infrastrutture e sottoservizi, e alla presenza di attività
residenziali e produttive.
I principale risultato / beneficio del progetto è garantire il collegamento rapido, sicuro e diretto dalla viabilità
principale (strada statale a 4 corsie, SS 75 “Centrale Umbra”, nel tratto che collega Perugia (Collestrada) con
Assisi e Foligno, al varco principale di accesso all’area aeroportuale.
In sintesi gli elementi di successo del progetto sono di essere riusciti ad armonizzare le varie componenti di
vincolo (idraulico, paesaggistico), e di interferenza (linea ferroviaria, con PL da sopprimere, acquedotti,
metanodotti, viabilità locale, accesso ad abitazioni, attività economiche e fondi agricoli) presenti, senza
snaturare le esigenze funzionali del progetto (collegamento stradale quanto più rapido e diretto)
2 Genesi del progetto
L’esigenza di adeguare la viabilità di accesso all’aeroporto regionale si è posta contemporaneamente a quella
di potenziare l’infrastruttura aeroportuale in senso stretto, ed è stata sempre considerata come un aspetto
fondamentale per la funzionalità e l’immagine dello scalo.
L’attuale percorso di accesso all’aeroporto dalla grande viabilità (E45 e SS 75) è posto su strade di carattere
locale, del tutto inadeguate, tortuose e di esigua dimensione della piattaforma (un tratto comporta quasi un
senso unico alternato), con attraversamento di nuclei abitati, incroci e svolte che rendono l’itinerario piuttosto
tortuoso e non facilmente individuabile ad un utente occasionale (es. turista), con limitazioni nella segnaletica
e quindi pesanti ricadute sui tempi e la facilità di accesso.
Il progetto di un intervento che potesse garantire un collegamento diretto dalla viabilità principale SS 75
Centrale Umbra, nel tratto Perugia (Collestrada) – Assisi - Foligno, al varco principale di accesso all’area
aeroportuale è stato quindi fortemente voluto dalle amministrazioni pubbliche e dalla società di gestione
dell’aeroprto (SASE SpA) per gli evidenti aspetti funzionali, di approntamento di una viabilità adeguata a
consentire l’accesso agevole e rapido ad un aeroporto che accoglie voli nazionali e internazionali.
L’intervento contribuisce inoltre a rimuovere una pesante limitazione anche all’immagine complessiva
dell’aeroporto, che costituisce un elemento di valutazione da non sottovalutare per visitatori e turisti.
La strada si inquadra infatti a pieno titolo tra le opere che qualificano maggiormente il complesso degli
interventi di potenziamento dell’aeroporto in oggetto.
Le prime valutazioni hanno riguardato gli aspetti funzionali e trasportistici, assieme a quelli ambientali (aspetti
paesaggistici e ambientali, idraulici in primis). Nel corso delle conferenze di servizi si è poi potuto e dovuto
ampliare la considerazione agli aspetti legati alle numerosissime interferenze presenti nell’area (condutture
idriche e del gas, ferroviarie, accessibilità attività economiche e residenziali)
Il territorio impattato nella realizzazione del progetto in via diretta va riferito ad una fascia di circa 20-30 mt ai
lati dell’asse stradale, che, come detto, sviluppa poco meno di 1.400 mt.
I primi passaggi che hanno portato all'autorizzazione/approvazione del progetto sono rappresentati da incontri
preliminari e sopralluoghi, che hanno evidenziato alcune problematiche poi emerse in sede delle conferenze
di servizio sul progetto definitivo.
La necessità di ottemperare a diverse prescrizioni e contemperare esigenze diverse, e a volte in aperto
dissidio l’una con l’altra (es. inserimento paesaggistico con esigenze legate a vincoli idraulici) ha portato a
pesanti integrazioni e modifiche del progetto.
304
Regione Umbria
Alcune hanno creato anche criticità finanziarie (si è partiti da un importo stimato in sede di programmazione
di 2,5 Mld. di lire, per giungere al costo finale di 5,66 mln di euro !) per cui si è dovuto sospendere anche
l’attività di approvazione per reperire nuove fonti di copertura.
3 Piano di realizzazione del progetto
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle fasi di:
> Studi e fasi di progettazione: preliminare e prima stesura del definitivo avvenuti nel 1999. Tale fase ha
coinvolto le Amministrazioni comunali di Perugia e Bastia Umbra e la Provincia di Perugia nello studio dei
territori impattati nell’attività di realizzazione dell’intervento in oggetto, dalla viabilità principale SS 75 al
varco principale di accesso all’area aeroportuale, e nella definizione delle diverse fasi di progettazione
dell’opera articolate in preliminare, definitivo ed esecutivo.
> Le conferenze di servizio, con relative sospensione e riprese, ivi inclusa anche l’acquisizione del parere ai
fini della V.I.A. si sono svolte dal marzo 2000 al maggio 2006.
> Esecuzione dei lavori: I lavori sono stato aggiudicati il 28/11/2006 ed iniziati il 10/12/2007, con consegna
parziale, procedendo con varie sospensioni e proroghe, determinate da avverse condizioni atmosferiche, da
ulteriori prescrizioni FS (l’impalcato del sottopasso che sorregge la linea ferroviaria è stato dimensionato per
accogliere anche un secondo binario, nell’eventualità della realizzazione di un futuro raddoppio o
semplicemente di una fermata) e anche dalla complessità di alcuni interventi (es. spostamento condutture
idriche).
> La fine dei lavori è avvenuta in data 07/12/2010
> Funzionalità: il progetto è stato inaugurato ed aperto al traffico il 20 dicembre 2010.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Si è già detto delle criticità emerse nelle conferenze di servizi e dell’allungamento dei tempi di approvazione,
causato anche dalla necessità di reperire nuove fonti di finanziamento
Nonostante l’apparente semplicità dell’intervento e la sua limitata estensione, durante il lungo iter di
progettazione, approvazione e attuazione si sono dovute affrontare problematiche varie e complesse, che
hanno allungato in maniera notevole i tempi previsti, e incrementato i costi, tanto da rendere l’intervento forse
emblematico delle innumerevoli difficoltà che si frappongono oggi alla realizzazione di un’opera pubblica e,
contemporaneamente, da accogliere con soddisfazione ancora più grande la notizia della sua entrata in
esercizio.
Infatti nel corso delle diverse fasi di progettazione dell’opera sono emersi problemi, con prescrizioni e veti
incrociati che spesso sembravano escludere ogni possibile soluzione, a partire dalla valutazione degli aspetti
di ordine paesistico (visuale di Assisi, che la Soprintendenza chiedeva di non compromettere con un
eventuale cavalcaferrovia), di ordine idraulico (con i rischi legati alla possibile esondazione del Fosso della
Maccara, che sembrava escludere la realizzazione dell’attraversamento della linea ferroviaria FolignoTerontola mediante sottopasso ferroviario); altri aspetti di complessità sono stati causati dalla presenza di
sottoservizi (condotte metano in corrispondenza degli innesti sulla rotatoria sulla SR 147, ma soprattutto n. 3
importanti condotte forzate degli acquedotti che riforniscono Perugia, in prossimità della linea ferroviaria e
delle rampe del sottopasso), dalla presenza di un passaggio a livello da sopprimere, con l’accesso ad alcune
abitazioni prossime alla ferrovia e al nuovo tracciato, oltre alla necessità di assicurare la continuità della
maglia della viabilità poderale per l’accesso ai fondi agricoli, che non debbono rimanere interclusi.
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Regione Umbria
Alla fine si è optato per la soluzione con il sottopasso ferroviario, che supera la linea Foligno-Terontola. Per
ovviare alle problematiche di ordine idraulico, è stato imposto il rimodellamento e riporti del terreno in
prossimità della nuova strada, nonché innalzamento e prolungamento dei muri d’ala del sottopasso, oltre a
sistemi pompaggio e di chiusura della strada in caso di fenomeni di allagamento (semafori, sbarre, etc.)
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il progetto ha previsto la realizzazione di un tratto di 1385.92 mt, partendo dalla rotatoria già realizzata
dall’ANAS sulla ex SS 147 Assisana, in prossimità dello svincolo con la SS 75 Centrale Umbra e
concludendosi con un’altra rotatoria realizzata sulla preesistente viabilità provinciale, sulla quale si innesta il
breve ramo di accesso all’ingresso storico dell’aeroporto. La strada si configura come strada extraurbana
secondaria, con sezione di tipo C2 ai sensi del DM 05/11/2001, con due corsie, una per senso di marcia,
della larghezza di 3,50 mt, oltre a 1,25 mt. per le due banchine laterali, per una larghezza complessiva di
9,50 mt.
La realizzazione di tale intervento infrastrutturale è stato fondamentale per:
> La sicurezza degli utenti, in quanto separa i flussi di traffico per l’accesso all’aeroporto da quelli
esclusivamente riconducibili alla viabilità di interesse locale, che prima si trovavano a percorrere la viabilità
esistente, con tracciati tortuosi, sezioni esigue, etc..
> La fluidificazione del traffico, e il miglioramento delle condizioni di viaggio, grazie alla sopra richiamata
separazione dei flussi del traffico che accede all’aeroporto da quello di interesse locale, l’eliminazione di
accessi diretti a raso sulla nuova arteria, la realizzazione di viabilità complanare, la risoluzione degli innesti
sulla maglia viaria esistente mediante rotatorie.
> La riduzione dei tempi di accesso all’aeroporto, che ora risulta pressoché direttamente connesso alla
viabilità statale, e che risulta accessibile con molta più facilità anche mediante autobus pubblici e privati.
> Ciò contribuirà a dare un migliore servizio al bacino di utenza dell’infrastruttura aeroportuale, stimato in
800.000 – 1.000.000 di abitanti dal quale attualmente viene prodotto un traffico passeggeri annuale di circa
120.000 unità, che, al termine dei lavori di potenziamento si stima possa raggiungere un valore di 250.000400.000 passeggeri (Studio commissionato dalla Regione Umbria a IATA, International Air Transport
Association - Associazione Internazionale del Trasporto Aereo, consegnato nel giugno del 1997, presa
d’atto con DGR 4809 del 22.07.97 e successive stime)
6 Successo del Progetto
La complessità delle problematiche incontrate, come già detto, ha comportato un allungamento notevole dei
tempi previsti, unito ad un sensibile incremento dei costi originariamente stimati; ma si può ritenere
soddisfacente essere riusciti a recuperare un livello di coordinamento, che ha permesso di individuare
soluzioni in grado di armonizzare le varie esigenze e di giungere all’ultimazione dei lavori e all’entrata in
esercizio.
Nonostante i lunghi tempi occorsi, l’opera è entrata in funzione prima della conclusione dei lavori di
completamento dell’aeroporto, finanziati nell‘ambito delle celebrazioni del 150° dell’Unità d’Italia, attesa per il
2011.
La sua funzionalità ed efficacia è quindi pienamente apprezzabile.
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Regione Umbria
Foto pre intervento - Il tracciato (rosso) è il collegamento poi realizzato con l'aeroporto regionale
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione Umbria
Provincia:
Perugia
Comune:
Foligno
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Casone (PG) Impianto di
Depurazione, realizzazione
Gasometro, Impianto
Elettrico, estensione Reti
Fognarie del capoluogo e
delle frazioni
Valle Umbra Servizi Spa
Valore dell’opera:
7.195.231,49 euro di cui valore FAS 3.956.390,69
euro
Data effettiva entrata in funzione:
31/01/2009 (nuova linea impianto)
1 Sintesi del progetto
Il progetto rappresenta il primo lotto funzionale ed è inserito nell’APQ “Tutela delle Acque e Gestione
Integrata delle Risorse Idriche” dell’Intesa Istituzionale di Programma tra il Governo della Repubblica e la
Regione Umbria, sottoscritto a Roma il 1 marzo 2004.
Il progetto prevedeva i lavori di adeguamento, ristrutturazione ed ampliamento dell’impianto di depurazione
esistente (in esercizio dal 1983, del tipo a fanghi attivi e di potenzialità pari a 60.000 Ab.Eq.);
L'importo complessivo del 1° lotto è di 7,19 meuro di cui 3,96 meuro finanziati con fondi FAS e 3,23 meuro
con la Tariffa del SII.
Esso è stato suddiviso in due stralci “contabili” a seguito dell’assegnazione, avvenuta successivamente, di
ulteriori fondi FAS (Delibera Cipe n.20/2004). Questo stralcio esclusivamente contabile, è stato inserito
nell’Accordo Integrativo n.1 (RJ).
Le lavorazioni appartenenti ai due stralci, di analoga tipologia e con identico cronoprogramma, sono state
pertanto individuate sulla base dei relativi costi e delle scadenze stabilite dalle fonti di finanziamento:
> 1° stralcio: opere civili ed elettromeccaniche relative all’ampliamento, alla ristrutturazione e all’adeguamento
dell’impianto ad esclusione di quelle del 2° stralcio (importo 5.7 meuro, di cui 2,6 meuro finanziati con fondi
FAS);
> 2° stralcio: opere civili ed elettromeccaniche relative all’impianto elettrico ed al trattamento terziario, opere
elettromeccaniche relative al locale di produzione ozono (importo: 1,5 meuro, di cui 1,3 meuro finanziati con
fondi FAS).
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Regione Umbria
Trattandosi di stralci contabili conseguentemente, anche gli obiettivi ed i benefici derivanti dalla realizzazione
dell’intero progetto (1° e 2° stralcio) sono gli stessi e consistono essenzialmente:
> Nell’adeguamento dell’impianto esistente alle norme vigenti in materia ambientale (D. Lgs. n.152/99 e ss.
mm. ii.) e di sicurezza sui luoghi di lavoro (D.Lgs. n.626/94 e ss.mm.ii., D.M. n.494/96 e ss. mm.ii.);
> Nell’ aumento della capacità depurativa dell’impianto (da 60.000 a 90.000 A.E.);
> Nella modernizzazione dell’impianto dovuta all’introduzione di tecnologie innovative, specialmente quelle
relative al trattamento terziario ed al sistema di telecontrollo;
> Nella facilitazione delle attività di controllo e gestione dell’impianto.
L’intervento è stato realizzato in 7 anni.
La procedura scelta per l’esecuzione dei lavori (Appalto-Concorso con progetto preliminare posto a base di
gara), ha consentito di dedicare meno di 1 anno alla redazione del progetto preliminare ed all’espletamento
della gara di affidamento lavori; circa 6 anni per la redazione del progetto esecutivo, l’esecuzione dei lavori, la
redazione della perizia di variante, il collaudo e la gestione controllata dell’impianto (anch’essa oggetto
dell’appalto lavori).
La realizzazione dell’intervento ha coinvolto una sola impresa esecutrice, due Soggetti (una Società di
progettazione ed un professionista singolo) per gli incarichi professionali sia in fase di progettazione che di
esecuzione (progettazione, geologia, DL, Coordinamento sicurezza) ed una Commissione di Collaudo.
L’esito positivo del progetto deriva da una chiara definizione degli obiettivi da raggiungere e da un costante
monitoraggio e controllo delle attività, sia di tipo tecnico-operativo che di tipo amministrativo-contabile.
2 Genesi del progetto
Il progetto in questione nacque dall’esigenza di adeguare la potenzialità dell’impianto alla crescente
urbanizzazione ed industrializzazione della zona, di renderlo conforme alle Direttive Comunitarie emanate ai
fini del rispetto dei parametri di qualità delle acque reflue in uscita dall’impianto e di monitorare il
funzionamento e l’efficienza depurativa dell’impianto in tempo reale.
Per la progettazione di questo intervento, ci si è avvalsi dei seguenti studi:
> “Progetto V.E.I.D.E.” (Verifica dell’efficienza degli impianti di depurazione), elaborato da ARPA Umbria sulla
base dei dati sperimentali e le informazioni raccolte negli anni 2001 e 2002;
> I risultati degli autocontrolli effettuati dal Soggetto Attuatore dell’intervento, Gestore dell’impianto.
Tali studi avevano entrambi evidenziato un sottodimensionamento dell’impianto, inadeguato a trattare il carico
idraulico in arrivo già in condizioni normali; poiché le fognature afferenti all’impianto erano e sono tuttora per
lo più di tipo misto, tale sottodimensionamento si rivelava ancor più critico in tempo di pioggia, dando origine
a spiacevoli inconvenienti (dilavamenti).
Il territorio direttamente impattato nella realizzazione del progetto è ubicato in area “sensibile” (vedi Piano di
Tutela della Acque della Regione Umbria): il recapito finale dell’impianto di depurazione è il “Fosso di
Casevecchie”, appartenente al bacino del Fiume Chiascio, affluente del Tevere (corpo idrico superficiale
significativo il cui bacino drenante è classificato appunto come “area sensibile”).
Le Autorità locali e gli Enti coinvolti nella realizzazione del progetto sono stati:
per il rilascio di autorizzazioni e pareri:
> ARPA: parere del 14/10/04 su progetto preliminare;
> ASL: parere del 22/10/04 su progetto preliminare;
> Comune di Foligno: permesso a costruire DGC n.516 del 7/12/05 su progetto esecutivo e DGC n.99 del
12/4/07 su perizia di variante;
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Regione Umbria
> Provincia di Perugia: autorizzazione ai fini idraulici del 24/1/07;
per le approvazioni del progetto e l’aggiudicazione dei lavori:
> VUS Spa: Det. Dirig. n.67 del 17/9/04 per approvazione progetto preliminare;
> VUS Spa: Delib. CdA n.50 del 22/12/04 per approvazione progetto definitivo ed aggiudicazione lavori;
> VUS Spa: Det. Dirigenziale n.39 del 10/5/06 per approvazione progetto esecutivo;
> VUS Spa: Det. Dirigenziale n.36 del 27/4/07 per approvazione perizia di variante;
> VUS Spa: Det. Dirig. n.93 del 8/11/07 per rimodulazione quadro economico;
3 Piano di realizzazione del progetto
L’intervento è stato realizzato seguendo le fasi procedurali di attuazione di un investimento pubblico previste
per legge: pianificazione, progettazione, aggiudicazione lavori, esecuzione lavori, collaudo, funzionalità,
contabilità e rendicontazione finale.
Le modifiche intervenute sono state di volta in volta recepite dai vari Soggetti coinvolti nei relativi strumenti di
programmazione e monitoraggio in uso: il Budget Investimenti di VUS Spa, il Piano d’Ambito dell’Autorità
d’Ambito, il software Applicativo Intese della Regione Umbria.
Nello specifico, il progetto è stato sviluppato attraverso le seguenti fasi procedurali:
> Pianificazione: inserimento dell’intervento nel Piano d’Ambito approvato dall’Autorità d’Ambito in data
29/5/03;
> Progettazione preliminare: dal 1/03/2004 al 17/9/2004 (data atto di approvazione), a cura del Gestore;
> Progettazione definitiva ed aggiudicazione lavori (procedura di Appalto Concorso): dal 18/9/2004 al
22/12/2004 (data delibera di aggiudicazione), a cura del Gestore;
> Esecuzione lavori: dal 30/12/2004 al 30/9/08 (data Verbale di ultimazione lavori) a cura impresa
appaltatrice; la fase ha compreso anche la progettazione esecutiva (dal 30/12/2004 al 10/5/06, data atto di
approvazione) e la redazione della perizia di variante (27/4/07: data approvazione). Il progetto esecutivo, i
lavori veri e propri e la variante sono stati eseguiti dalla ditta Giovanni Putignano&Figli Srl di Noci (Bari), per
una durata di 910 gg, 2 sospensioni lavori di 354 gg e 3 proroghe di gg 490.
> Collaudo: il collaudo si è concluso a cura della Commissione di collaudo; il Certificato di Collaudo deve
essere approvato dalla Stazione Appaltante.
> Funzionalità: si è concluso anche il periodo di gestione controllata dell’impianto compreso nell’ oggetto
dell’appalto, a cura dell’impresa appaltatrice; la sua durata è stata di 4 mesi (NOTA: i lavori di ampliamento
dell’impianto non hanno interrotto il funzionamento dell’impianto esistente, garantendo agli utenti la
continuità dell’erogazione del servizio di depurazione).
> Rendicontazione finale: restano da liquidare alcune spese residue, saldo collaudo ed oneri connessi,
somme in fase di liquidazione.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Diverse e di varia natura sono state le criticità da affrontare e risolvere, criticità che comunque, in linea
generale, possono riassumersi nelle procedure di ottenimento.
La prima per la redazione della perizia di variante e la seconda per la necessità di incrementare la fornitura di
energia elettrica.
Gli aumenti del costo complessivo dell’intervento, rispettivamente di euro 112.590,20 e di euro 24.267,00,
sono stati coperti con autofinanziamenti del Gestore.
310
Regione Umbria
Le altre criticità, di natura tecnico-operativa, sono emerse tutte durante la fase di esecuzione del contratto;
per risolverle la Stazione Appaltante è stata costretta a sospendere i lavori ed a concedere proroghe al tempo
contrattuale:
> 1° sospensione lavori (dal 16/5/05 al 16/3/06): per acquisire dagli Enti coinvolti nel progetto le autorizzazioni
necessarie per poter approvare il progetto esecutivo;
> 2° sospensione lavori (parziale, dal 1/3/08 al 16/5/08): per pulire completamente i manufatti esistenti da
fanghi e sabbie prima della loro ristrutturazione (lavorazione prevista in progetto);
> 1° proroga di gg 160: per le ulteriori attività lavorative previste in perizia di variante;
> 2° proroga di gg 180: per l’impossibilità di intervenire su una parte di impianto non disponibile in quanto
sottoposta a sequestro e per la mancata acquisizione del parere del Comando dei Vigili del Fuoco ai fini
dell’ottenimento del CPI;
> 3° proroga di gg 150: principalmente per il protrarsi delle operazioni di distacco e di allaccio della nuova
cabina di trasformazione a causa del ritardo dell’Enel nell’eseguire le parti di propria competenza e per il
rinvenimento di sottoservizi e parti di vecchie opere in disuso non conosciute
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
I risultati ed i benefici apportati alla collettività consistono nella possibilità di servire un bacino di utenza
considerevolmente elevato (fino a 90.000 ab.eq.) rispondendo sia ad una domanda attuale che ad una
previsione futura.
Gli obiettivi “ambientali” principali del progetto (garantire limiti di emissione allo scarico in corpo idrico
superficiale conformi al D.Lgs. 152/99 e ss.mm.ii. ) sono stati conseguiti.
Nel dettaglio, essi consistono:
> Nel trattamento di tutte le acque conforme ai limiti di accettabilità previsti dalle leggi vigenti (D. Lgs.
n.152/99 e ss.mm.ii.);
> Nel finissaggio atto a fornire uno scarico conforme agli usi previsti per l’impiego in agricoltura (D.M.
n.185/2003);
> Nella riduzione degli effetti derivanti dallo scarico delle acque di pioggia sui canali secondari del reticolo di
drenaggio in prossimità dell’impianto;
> Nell’eliminazione spinta dei nutrienti per ridurre il fenomeno dell’eutrofizzazione nei corsi d’acqua del
reticolo di drenaggio caratterizzati da debole pendenza;
> Nella riduzione o eliminazione dei solidi presenti nello scarico finale per ridurre i depositi sul fondo dei
canali di drenaggio e l’anossia delle acque fluenti a bassa velocità;
> Nel mantenimento, previo adeguamento, delle strutture esistenti ancora funzionanti.
Dal punto di vista impiantistico, i criteri adottati per progettare ed eseguire le opere hanno mirato alla qualità
e all’affidabilità delle apparecchiature, valutate nell’ambito dell’intero ciclo depurativo e non singolarmente.
Grazie a questa impostazione, tali apparecchiature potranno garantire nel tempo la funzionalità, l’efficienza,
l’affidabilità, la sicurezza e la semplicità gestionale di tutti i comparti dell’impianto. In dettaglio:
> I principali materiali utilizzati (acciaio e calcestruzzo), grazie alle loro caratteristiche di resistenza statica e
durabilità, garantiranno il mantenimento della funzionalità delle opere nel tempo;
> Le apparecchiature utilizzate sono state installate con la dotazione di strumenti di controllo (manometri,
misuratori, etc.) in modo da poter monitorare nel tempo l'andamento dell'efficienza e delle prestazioni; esse
sono inoltre dotate di organi di intercettazione per facilitare la gestione e manutenzione;
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Regione Umbria
> Tutte le unità sono state realizzate per garantire il funzionamento in automatico (tramite PLC) delle utenze
elettriche del depuratore e dei macchinari ad esse collegate; il sistema, nel suo complesso, è
supervisionato dalla sala di comando principale, dalla quale è possibile avere in tempo reale tutta la
situazione della distribuzione dei carichi elettrici, dei funzionamenti, delle anomalie e dei guasti, con la
possibilità di intervenire direttamente sui comandi delle utenze.
Gli interventi realizzati sono stati eseguiti nell’intento di realizzare un giusto equilibrio tra efficienza delle
stazioni di trattamento, semplicità gestionale e minimizzazione dell’impatto ambientale, nonché per garantire
le più ampie condizioni di sicurezza.
6 Successo del Progetto
Il progetto descritto può essere considerato un progetto esemplare per i benefici ottenuti (come descritti al
paragrafo precedente).
Quali lezioni, utili per i progetti futuri, ha tratto la Regione dalla realizzazione del progetto?
Il Piano di Tutela delle Acque approvato dalla Regione Umbria ed entrato in vigore il 27 gennaio 2010
prevedeva, tra le varie misure per la tutela qualitativa delle risorse idriche, una specifica misura, Q5P
“Realizzazione di vasche di stoccaggio per la riduzione di almeno il 25% del carico veicolato dalle acque di
prima pioggia e attualmente sfiorato dagli scaricatori di piena lungo la rete fognaria mista o in testa agli
impianti di depurazione o provenienti da reti fognarie separate, negli agglomerati di consistenza > a 10.000
AE” in cui si richiedeva alle Autorità di Ambito Territoriale di realizzare, entro il 2012, un esempio ciascuno di
vasche di stoccaggio in testa ad un impianto di depurazione ai fini di una sperimentazione e la successiva
valutazione ed estensione della tipologia agli altri impianti di depurazione individuati.
Il progetto di descritto ha attuato il primo esempio in tutto il territorio umbro (e con largo margine sui tempi)
consentendo da subito l’avvio della sperimentazione. La riuscita dell’innovazione consentirà di “esportare” la
metodologia ad altri impianti similari.
I fattori che hanno contribuito al buon esito dell’opera sono essenzialmente riconducibili alla collaborazione
dei vari Soggetti coinvolti (internamente ed esternamente alla Stazione Appaltante), ognuno per le proprie
competenze.
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Regione Umbria
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione Umbria
Regione:
Umbria
Soggetto attuatore:
Regione Umbria
Valore dell’opera:
2.000.000,00 euro di cui valore FAS 1.785.000,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
Titolo intervento:
Regione Umbria –
Sistema Ecografico
Catastale
31/01/2009
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte dell’APQ “E-Government e Società dell’informazione” dell’Intesa Istituzionale di
Programma 2004-2007; l'importo complessivo del Progetto è di ca. 2.000.0000 euro, di cui 1.785.000 euro
finanziati con fondi FAS.
Nell’ambito di questo progetto si raggruppano un insieme di 3 interventi differenziati per localizzazione e per
tipologia e modalità di gestione dell’informazione ecografico-catastale presente nei vari Comuni della
Regione Umbria; i tre interventi contribuiscono tutti alla realizzazione degli obiettivi comuni all’intero progetto,
riassumibili come di seguito:
> Progettazione e realizzazione di una banca dati GIS ecografico-catastale presso ognuno dei 92 Comuni
umbri e di una banca dati unica e integrata di livello regionale;
> Realizzazione di applicativi software per la gestione della banca dati;
> Realizzazione di procedure di interscambio per l’aggiornamento degli strati informativi della banca dati
regionale integrata tramite cooperazione applicativa
> Il progetto è stato realizzato in 5 anni, di cui 1 anno di progettazione e 4 di realizzazione che ha coinvolto i
seguenti soggetti:
– REGIONE UMBRIA. Il “Servizio Informatico/Informativo: geografico, ambientale e territoriale” regionale
sovrintende e gestisce gli archivi ecografici catastali, coordina e controlla il processo di costituzione delle
banche dati ecografico-catastali comunali, interfacciandosi, quando necessario, con altri enti sovraregionali per l’interscambio delle informazioni e per l’applicazione degli opportuni standard; produce e
rende disponibili le banche dati cartografiche di riferimento (archivi di confronto), coordina e favorisce
l’attività di catalogazione dei dati e dei relativi metadati e sovrintende alla loro pubblicazione e diffusione;
– CSRUCA (Centro Servizi Regione Umbria per la Cooperazione Applicativa). Compito del Centro è
mantenere in linea i sistemi di comunicazione tra gli enti coinvolti;
314
Regione Umbria
– SIR Umbria (Consorzio degli enti locali umbri per lo sviluppo dei sistemi informativi regionali) Il Consorzio
cura la stipula di Accordi per l’adesione dei Comuni alla realizzazione del progetto, supporta la Regione
durante la realizzazione del progetto;
– COMUNI. I Comuni sono gli attori “protagonisti” dell’attività di raccolta, controllo, verifica e gestione delle
informazioni ecografico-catastali di proprio diretto interesse, in quanto costituiscono la base geografica per
la georeferenziazione di altre informazioni derivanti da archivi comunali di tipo anagrafico, tributario e
tecnico. La titolarità degli archivi ecografici è dei Comuni che garantiscono la loro archiviazione, il
mantenimento ed il loro aggiornamento;
– ALTRI ENTI. Tra gli Enti coinvolti nel Progetto figurano l’Unione dei Comuni dell’Olio e del Sagrantino e la
Comunità Montana Monti del Trasimeno che affiancano e supportano alcuni Comuni nel garantire l’attività
di gestione delle informazioni ecografico-catastali;
– AGENZIA DEL TERRITORIO. L’Agenzia del Territorio fornisce la base cartografica (in formato cxf)
necessaria per l’acquisizione dei dati afferenti le varie classi della Banca dati e fornisce il censuario da
integrare con le informazioni ecografiche al fine di effettuare il collegamento degli edifici alle unità
immobiliari urbane.
2 Genesi del progetto
L’esigenza alla base dell’avvio del sistema ecografico catastale è l’integrazione e l’automatizzazione,
mediante l’impiego delle tecnologie GIS, dell’informazione territoriale detenuta dai Comuni in forma
frammentaria e povera di riferimenti localizzativi certi.
L’avvio delle attività ha previsto alcuni passaggi amministrativi tra la Regione e gli Enti Locali, quali:
atti amministrativi di adesione al Progetto Ecografico-Catastale regionale e di approvazione del Progetto
esecutivo curato dalla Regione Umbria.
3 Piano di realizzazione del progetto
Indagine conoscitiva preliminare
In via preliminare è stata condotta un’indagine conoscitiva presso tutti i singoli comuni, allo scopo di valutare
lo stato dell’informazione ecografico-catastale e i software per la gestione presente in ognuno di essi.
Tale indagine ha avuto lo scopo di produrre la seguente classificazione:
> Comuni di Fascia A in cui è necessaria la realizzazione ex- novo della Banca dati ecografico catastale;
> Comuni di Fascia B che hanno realizzato o hanno in corso di realizzazione una banca dati ecografico
catastale che dovrà essere resa coerente con lo standard regionale.
Sulla base di questa classificazione, al fine di disporre di una banca dati ecografico catastale completa e
coerente di livello regionale, sono state ipotizzate due fasi, distinte secondo attività di intervento sequenziali:
> Un livello base che prevede di dotare ogni singolo Comune di fascia A di un archivio fondamentale di
riferimento territoriale, quale la Banca dati GIS ecografico catastale;
> Un secondo livello di completamento, aggiornamento e adeguamento coerente allo standard regionale delle
banche dati ecografico catastali esistenti o di quelle in corso di realizzazione presso i Comuni di fascia B.
Costituzione e popolamento della banca dati
Per ogni Comune di fascia A sono state reperite, analizzate, incrociate e normalizzate - avvalendosi anche di
software dedicati - le fonti dati disponibili in loco relativamente alla toponomastica, all’anagrafe della
popolazione residente, ai tributi, alla cartografia dei numerici civici e ad ogni altra fonte individuata in sede di
analisi.
315
Regione Umbria
Si è prodotta in tal modo una prima banca dati del Comune, contenente gli elenchi delle vie e dei civici
considerati come “affidabili”, utilizzata come supporto per la successiva fase di censimento da svolgere con
rilievo sul campo. Successivamente è stata realizzata una cartografia di base (utilizzando principalmente
Catasto, CTR e ortofoto), con edifici e numeri civici “certi”, in modo da fornire ai rilevatori estratti di mappa.
Sulle mappe realizzate per effettuare il successivo rilievo sul terreno sono stati così rappresentati gli edifici, i
civici cartografati e le strade con relativo toponimo. La fase di rilevamento dei dati è stata condotta tramite
una campagna di rilievo sul luogo da parte di apposite squadre di rilevatori addestrati e adeguatamente
supportati dai materiali sopra descritti.
Ciascun rilevatore ha effettuato le seguenti verifiche ed operazioni, riportandole sulla mappa:
> Esattezza della toponomastica stradale e della numerazione civica relativa alla singola strada;
> Corrispondenza delle relazioni tra numeri civici ed edifici;
> Corrispondenza tra la situazione edilizia indicata in mappa e quella reale introducendo nuove strade, nuovi
edifici, edifici demoliti, inesattezze nelle sagome degli edifici sulla mappa;
> Inserimento di tutti gli ingressi del fabbricato (tabellati e non) e gli accessi esterni al fabbricato in cui è
presente una numerazione civica.
Queste annotazioni sono state poste a base per l’aggiornamento della banca dati della toponomastica, per il
completamento della anagrafe edilizia e per eventuali approfondimenti e rilievi da effettuare. I dati rilevati sul
territorio sono stati informatizzati e fatti confluire, tramite procedure WEB di upload, nella banca dati
comunale integrandola, correggendola e completandola dopo aver superato i controlli di completezza,
consistenza, congruenza e confronto con le banche dati acquisite in fase preliminare.
Sviluppo dei software applicativi
L’insieme dei moduli software che compongono l’ambiente applicativo sono articolabili in:
1.Software di Gestione
Il software di gestione realizzato permette di organizzare le relazioni tra numerazione civica, fabbricati, unità
immobiliare e stradario comunale, in modo da poter attribuire ad ogni fabbricato uno o più numeri civici che
danno accesso alle varie unità immobiliari, che ricadono sulla viabilità comunale.
Il software permette di inse-rire, modificare e visualizzare sia dati alfanumerici che geo-metrici dei tre strati
informa-tivi principali del sistema ecografico catastale (civici, stradario ed edificato). La gestione del sistema si
sviluppa attraverso la strut-turazione e il controllo delle banche dati dello stradario comunale, della
numerazione civica e dell’anagrafe immo-biliare unica, intesa quale censimento di tutti i fabbricati e unità
immobiliari presenti sul territorio comunale.
2.Software di Interscambio
Il progetto ha realizzato e messo a disposizione degli Enti gestori delle informazioni ecografiche gli applicativi
che attraverso gli strumenti di cooperazione applicativa, permettono di alimentare in tempo reale la banca dati
territoriale regionale.
Gli aggiornamenti di ogni Database ecografico catastale comunale sono replicati nella Banca Dati regionale
per tutti gli eventi di aggiornamento delle classi presenti nelle stesse.
La comunicazione e l’infrastruttura di cooperazione applicativa per l’aggiornamento dei dati da ogni Comune
verso la Regione è garantita dal CSRUCA.
Il software di interscambio così sviluppato svolge le seguenti funzioni:
> LATO EROGATORE DEL SERVIZIO: trasforma l’aggiornamento in banca dati (evento) nel formato .xml
utilizzando lo schema appropriato ed effettua la chiamata del servizio esposto dalla porta di Dominio;
316
Regione Umbria
> LATO FRUITORE DEL SERVIZIO: riceve la notifica di variazione relativa ad un evento e inoltra il
documento ricevuto al Web Service regionale, il quale decodifica il documento .xml conforme al relativo
schema ed effettua il corrispondente aggiornamento nel data base regionale.
Nel considerare le diverse infrastrutture e sistemi informativi di cui sono dotati i Comuni, l’invio degli
aggiornamenti alla banca dati territoriale regionale avviene utilizzando la busta di e-Gov e i gateway
applicativi in conformità allo standard SPCoop.
I servizi di cooperazione applicativa, attraverso i quali attuare lo scambio dati e le richieste di servizi
territoriali, riguardano tutte le classi di dati previste dalla banca dati ecografico-catastale.
Creazione dell’infrastruttura di cooperazione applicativa
Il progetto ha sviluppato differenti architetture di cooperazione applicativa per adeguarsi al meglio rispetto alle
specificità di ogni Comune, secondo le quattro opzioni di seguito descritte:
1. Il s/w di gestione, il s/w di interscambio, la banca dati e la Porta di dominio per inviare gli aggiornamenti
sono collocati fisicamente presso il Comune;
2. Il s/w di gestione, il s/w di interscambio e la banca dati sono collocati presso il Comune mentre la Porta di
dominio per inviare gli aggiornamenti è collocata nel CSRUCA;
3. Il s/w di gestione è messo a disposizione dalla Regione al Comune in modalità ASP; la banca dati e il s/w
di interscambio sono collocati presso la Regione;
4. Il s/w di gestione, il s/w di interscambio, la banca dati e la Porta di dominio per inviare gli aggiornamenti
sono collocati presso un Ente che raggruppa più Comuni.
Il modello che ne consegue si articola secondo queste componenti:
> Presso la Regione è installata la “Banca dati ecografico-catastale integrata”, il relativo software di
consultazione per gli utenti regionali e la componente del software di interscambio, necessaria alla
memorizzazione dei dati provenienti dai Comuni di Fascia A e B via cooperazione applicativa,
indipendentemente dall'opzione architetturale scelta. La porta di dominio utilizzata per la ricezione dei dati è
quella regionale;
> Presso i Comuni aderenti all'opzione 1 viene installata la Banca Dati ecografico-catastale di ambito
comunale, relativo software di modifica/consultazione per gli utenti comunali e la componente del software
di interscambio, necessaria all'invio dei dati al sistema regionale via cooperazione applicativa. La porta di
dominio per l'invio dei dati è installata fisicamente presso il Comune stesso;
> Presso i Comuni aderenti all'opzione 2 viene installata la Banca Dati ecografico-catastale di ambito
comunale, relativo software di modifica/consultazione per gli utenti comunali e la componente del software
di interscambio, necessaria all'invio dei dati al sistema regionale via cooperazione applicativa. La porta di
dominio per l'invio dei dati è “virtualizzata” presso il CSRUCA;
> Presso gli enti aggreganti dei Comuni aderenti all'opzione 4 viene installata la Banca Dati ecograficocatastale dei rispettivi ambiti comunali, relativo software di modifica/consultazione per gli utenti comunali e
la componente del software di interscambio necessaria all'invio dei dati al sistema regionale via
cooperazione applicativa. La porta di dominio per l'invio dei dati è installata fisicamente presso l'ente
aggregante;
> Presso la Regione è stata installata la Banca Dati Ecografico-Catastale dei Comuni aderenti all'opzione
architetturale 3. Tali Comuni accedono in consultazione/modifica ai dati di propria competenza, attraverso
un'istanza del software di gestione, installata sempre presso la Regione, così come anche la componente
del software di insterscambio necessaria all'invio dei dati al sistema regionale. La porta di dominio utilizzata
per l'invio dei dati è “virtualizzata” presso il CSRUCA.
317
Regione Umbria
Tutte le comunicazioni avvengono attraverso la rete COMNET Umbria, una rete IP per la interconnessione
Internet-Intranet della P.A. che consente ad ogni Ente di interoperare in modalità Intranet con qualsiasi altro
Ente umbro o della Rete Nazionale. COMNET Umbria implementa il modello di Rete Nazionale definito dal
Centro Tecnico della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
La criticità più rilevante si è registrata nel coinvolgere i 92 Comuni della Regione Umbria nel mettere a
disposizione le informazioni detenute presso gli archivi amministrativi e tecnici comunali e nella fase di
valutazione da parte dei Comuni stessi degli output del progetto.
Questo ha comportato un forte impegno della Regione nel coordinare le attività.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
I risultati ed i benefici apportati a seguito della realizzazione del progetto sono:
> La condivisione con i Comuni di uno standard di livello regionale nella produzione di dati territoriali strategici
per il governo del territorio e per la gestione dei tributi locali;
> La creazione di una banca dati GIS ecografico-catastale, archivio fondamentale di riferimento territoriale
per ciascun Comune, aggiornata in cooperazione applicativa, evitando così ennesime future campagne di
rilevazione sul territorio;
> L’incremento quali/quantitativo dei servizi all’impresa e al cittadino resi attraverso le informazioni così
costituite;
> Il miglioramento della produttività della pubblica amministrazione in un’ottica di sistema;
> Lo sviluppo tecnologico di settori connessi alle attività di trasformazione urbana e territoriale;
> La reale possibilità di attivare la compartecipazione dei soggetti nei processi decisionali che riguardano le
trasformazioni territoriali.
6 Successo del Progetto
Il successo dell’intervento si caratterizza sia per l’elevato supporto tecnologico di cui è dotato, che per
l’impatto in termini di risorse informative che il sistema offre, destinati a migliorare i processi organizzativi
interni all’Ente e finalizzati ad aumentare la qualità, l’affidabilità e l’efficienza della macchina amministrativa
comunale e regionale.
318
Regione Umbria
Ripresa aerofotogrammetrica
Rilevazione dei fabbricati
Rilevazione dello stradario e dei numeri civici
Scheda anagrafica immobiliare del fabbricato
319
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
320
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
Le priorità perseguite
In data 9 maggio 2001 è stata stipulata l’Intesa istituzionale di programma tra il Presidente del Consiglio dei
Ministri ed il Presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta avente ad oggetto l'identificazione degli
orientamenti strategici della programmazione regionale, degli obiettivi di sviluppo e dei relativi settori prioritari
d'intervento. Più precisamente, gli obiettivi prioritari consistono nel:
1. Migliorare le relazioni della regione e rafforzare la sua posizione nel contesto europeo, in particolare,
qualificando e potenziando le infrastrutture di trasporto;
2. Riqualificare e diversificare il tessuto produttivo, recuperando gli insediamenti nella valle centrale e
valorizzando il turismo culturale e ambientale;
3. Tutelare e valorizzare il patrimonio ambientale, salvaguardandolo dal dissesto idrogeologico e
dall'inquinamento.
Più precisamente, i sottoscrittori dell’Intesa Istituzionale di Programma hanno provveduto successivamente
all’individuazione e sottoscrizione di Accordi di programma in settori più specifici quali: la riconversione
dell’area ex Ilva Cogne, l’adeguamento ed il miglioramento del sistema di trasporto ferroviario Aosta-Torino,
l’e-government e la società dell’informazione, il miglioramento dell’accessibilità al sistema aeroportuale, la
promozione della ricerca e dell’innovazione, la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse idriche
e le politiche giovanili.
Si descrivono qui di seguito 3 progetti che possono essere considerati rilevanti per la Regione in termini di
finanziamenti FAS:
1. Rete Unitaria per la Pubblica Amministrazione Regionale (RUPAR)
2. Riconversione dell’area ex Ilva Cogne
3. Acquisizione e installazione degli apparati di radioassistenza e prolungamento della pista di volo
dell’Aeroporto Corrado Gex di Aosta.
Più nel dettaglio per quanto riguarda il primo progetto, la Regione autonoma Valle d’Aosta ha sottoscritto con
il Ministero dell’economia e delle finanze e con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, due Accordi di
programma quadro (2005 e 2006) e un Atto integrativo (2009). Il primo Accordo di programma quadro per la
Società dell’Informazione è stato sottoscritto il 10 marzo 2005 e il secondo Accordo, il 21 dicembre 2006.
Entrambi hanno cercato di raggiungere obiettivi in coerenza con i piani comunitari, nazionali e regionali per
l’e-government e la società dell’informazione.
Il primo APQ ha previsto nel dettaglio due interventi, per un costo totale di 2.588.777 di euro:
>RUPAR (Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione Regionale);
>ICAR (Interoperabilità e Cooperazione Applicativa tra le Regioni).
321
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
Il secondo APQ ha cercato di raggiungere obiettivi analoghi e complementari a quelli del primo APQ e ha
previsto tre interventi, per un costo totale di 7.628.477 di euro:
>RUPAR broadband wireless, successivamente rimodulato in “VdA All BroadBand”;
>Sportello unico degli enti locali;
>Progetto Infomobilità nel Nord-Ovest.
Con la deliberazione della Giunta regionale n. 3758 del 18 dicembre 2009, è stato approvato il primo atto
integrativo dell'Accordo di programma quadro in materia di e-government e società dell'informazione in
Valle d'Aosta per la realizzazione dell'intervento denominato "RIVA - riuso PEOPLE Valle d'Aosta",
finalizzato al riuso di soluzioni di e-government di proprietà della Pubblica amministrazione, sottoscritto in
data 22 dicembre 2009, per un totale di 1.020.528 di euro.
Relativamente al secondo progetto, in data 22 luglio 2002, è stato stipulato un Accordo di programma
quadro (APQ) tra la Regione autonoma Valle d’Aosta ed il Ministero dell’economia e delle finanze per la
riconversione dell’area ex Ilva Cogne, area industriale in comune di Aosta.
In data 10 marzo 2005 è stato inoltre stipulato tra la Regione autonoma Valle d’Aosta ed il Ministero
dell’economia e delle finanze “l’Atto integrativo dell’Accordo di programma quadro per la riconversione
dell’area ex Ilva Cogne in Aosta” per permettere il completamento della ristrutturazione del PAC –
condominio industriale dismesso.
L’Accordo di programma quadro (APQ) per la riconversione dell’area ex Ilva Cogne ed il relativo Atto
integrativo prevedono i seguenti 4 interventi ed i relativi costi programmati:
> Area immagine: restauro della cabina collettrice e della torre piezometrica (costo dell’intervento:
1.104.015 euro)
> Area sport: completamento del percorso ciclopedonale dell’area industriale (costo dell’intervento:
1.128.603 euro)
> PAC: ristrutturazione condominio industriale dismesso (costo dell’intervento: 5.533.413 euro + 1.000.000
euro).
Per tali interventi la Regione ha programmato nel corso di un decennio circa 8.766.031 euro.
La loro realizzazione è stata possibile anche grazie alla continua relazione e collaborazione tra la Regione
autonoma Valle d’Aosta e gli enti attuatori Vallée d’Aoste Structure s.r.l. e C.V.A. S.p.A.
Infine, per il terzo progetto, la Regione ha stipulato con il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero
delle infrastrutture e trasporti e l’Ente nazionale per l’aviazione civile (ENAC), un Accordo di programma
quadro (2005) e un Atto integrativo (2007).
La Giunta regionale, con l’adozione della deliberazione n. 4442 del 16 dicembre 2005, ha approvato la
stipula tra la Regione autonoma Valle d’Aosta, lo Stato e l’Enac, dell’Accordo di programma quadro per il
miglioramento dell’accessibilità al sistema aeroportuale, sottoscritto in data 23 dicembre 2005.
322
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
Con tale APQ, la Regione ha programmato la somma di 14.580.000 di euro, con i quali sono stati avviati
due interventi:
> Prolungamento della pista di volo;
> Acquisizione e installazione degli apparati di radioassistenza.
Oltre ai due citati interventi relativi al primo Accordo di programma quadro (APQ), oggi terminati, è stato
sottoscritto nel luglio 2007 un Atto integrativo per il miglioramento dell’accessibilità al sistema aeroportuale
che, per una somma di 15.400.000 di euro, prevede i seguenti interventi, come rimodulati nel 2009:
> Realizzazione della nuova aerostazione passeggeri (terminal), dei parcheggi per auto, autobus e
aeromobili e della viabilità nonché l’acquisizione e l’installazione delle dotazioni tecnologiche;
> Acquisizione e installazione delle dotazioni informatiche e degli arredi;
> Riorganizzazione del raccordo tra la S.S. n. 26 e la S.R. n. 34 in regione Sogno con riqualificazione delle
aree limitrofe in comune di Saint-Christophe.
Nello specifico, gli interventi relativi all’Atto integrativo dell’APQ per il miglioramento dell’accessibilità al
sistema aeroportuale sono ancora in fase in esecuzione e quindi non saranno oggetto di questa
pubblicazione.
323
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
Regione:
Valle d’Aosta
Soggetto attuatore:
Società Informatica
Valle d’Aosta (IN.VA.) S.p.A.
Valore dell’opera:
Titolo intervento:
Regione Autonoma Valle
d’Aosta – Rete unitaria
per la Pubblica
Amministrazione Regionale
(RUPAR)
1.550.000,00 euro di cui valore FAS 1.181.988,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
1° gennaio 2008
1 Sintesi del progetto
L’intervento “Rete Unitaria per la Pubblica Amministrazione Regionale (RUPAR) – Infrastrutture e centro
servizi” è stato realizzato nell’ambito dell’Accordo di programma quadro in materia di e-government e società
dell’informazione in Valle d’Aosta, sottoscritto il 10 marzo 2005 tra la Regione Autonoma Valle d’Aosta, il
Ministero dell’economia e delle finanze e il Centro nazionale per l’informatica nella Pubblica amministrazione
(CNIPA) della Presidenza del consiglio dei ministri.
L'importo complessivo dell’intervento è di 1.550.000 euro, di cui 1.181.988 euro finanziati con il FAS e
368.012 euro finanziati da risorse regionali.
L’intervento ha visto la realizzazione di un’infrastruttura di rete a banda larga, un centro servizi dotato di una
“server farm” in grado di erogare tutti i servizi previsti e un centro tecnico composto da operatori in grado di
garantire la necessaria continuità di servizio dell’insieme.
L’iniziativa si è posta quali obiettivi di riferimento:
> L’interconnessione degli enti e delle organizzazioni pubbliche presenti nella regione;
> l’interconnessione con le RUPAR delle regioni limitrofe e con il backbone nazionale della RUPA;
> L’attivazione dei servizi di interoperabilità tra i diversi enti aderenti all’iniziativa;
> L’attivazione di centri atti ad erogare servizi centralizzati per gli enti aderenti all’iniziativa, ai cittadini ed alle
imprese;
> La definizione delle organizzazioni di governo e di gestione.
La realizzazione della RUPAR della Valle d’Aosta si è inserita in modo armonico e coerente all’interno degli
scenari ed iniziative che si sono sviluppati e realizzati in campo nazionale ed europeo.
L’intervento RUPAR è, inoltre, una delle componenti fondamentali per la Valle d’Aosta del più generale
quadro di sviluppo della società dell’informazione come descritto dal programma di legislatura e dai piani
pluriennali per lo sviluppo, la modernizzazione e la diffusione degli strumenti, delle tecnologie telematiche e
dei sistemi informativi dell’Amministrazione regionale.
324
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
L’intervento rientra nell’ambito delle azioni strategico/organizzative poste in essere a livello regionale ed è
stato realizzato congiuntamente tra la Regione autonoma Valle d’Aosta e gli enti istituzionali più
rappresentativi del territorio (Consiglio regionale, Consiglio permanente degli Enti locali, Comune di Aosta,
Azienda unità sanitaria locale della Valle d’Aosta, Università della Valle d’Aosta e Camera valdostana delle
imprese e delle professioni), a seguito della sottoscrizione tra gli stessi, in data 16 marzo 2005, di un Accordo
regionale in materia di innovazione e sviluppo delle tecnologie informatiche e telematiche nella Regione
autonoma Valle d’Aosta. L’Accordo è stato recentemente prorogato fino al 31 dicembre 2013.
L’originario obiettivo di realizzare la Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione Regionale è stato
successivamente ampliato con la creazione del Sistema Valle d’Aosta per l’e-government e la società
dell’informazione, denominato “PARTOUT – Servizi in rete Valle d’Aosta”, inteso come l’insieme di strutture
organizzative, infrastrutture tecnologiche e regole tecniche, per lo sviluppo e la condivisione del patrimonio
informativo della Pubblica amministrazione, al fine di consentire al settore pubblico di operare e interagire con
modalità innovative e di essere più vicino al cittadino e alle imprese.
E’ stata inoltre realizzata la progressiva migrazione della RUPAR regionale al Sistema Pubblico di
Connettività della Valle d’Aosta (SPC-VdA) secondo le specifiche e gli indirizzi definiti a livello nazionale per la
costituzione della Community Network Qualificata della Valle d’Aosta, consentendo di collegare tutti gli enti
pubblici della regione ad un’unica rete e di poter accedere pariteticamente ai servizi offerti da SPC, da
PARTOUT e ai servizi di cooperazione con altre amministrazioni regionali e non.
2 Genesi del progetto
La logica dell’azione regionale parte dal presupposto che la Pubblica amministrazione deve diventare
fornitore di servizi nei confronti di un cliente che si chiama cittadino o impresa. Di conseguenza, occorre
progettare infrastrutture e servizi affinché il livello di interazione tra fornitore e cliente migliori.
La centralità dei cittadini e delle imprese rispetto ai processi amministrativi ed il miglioramento dei rapporti tra
questi soggetti e la Pubblica amministrazione richiede l’attuazione di un reale ed efficiente “federalismo” tra
enti pubblici. Non si può, infatti, dimenticare che, se alla Regione sono demandate molteplici istanze
amministrative, i Comuni costituiscono il livello predominante di contatto con i cittadini-utenti e le realtà
produttive presenti sul territorio. Le singole amministrazioni locali regionali sono pertanto chiamate a
rispondere in modo integrato rispetto a sistemi trasversali la cui complessità nell’attuazione e nella gestione
impongono accordi di programma.
Cooperazione e condivisione rappresentano gli elementi basilari per l’ammodernamento della Regione nel
rispetto e nella salvaguardia dell’autonomia dei singoli enti ma con una visione comune del “sistema regione”.
L’Amministrazione regionale ha individuato nelle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione e
nell’e-government un ruolo fondamentale per il miglioramento dell’efficienza ed efficacia delle politiche
pubbliche, la cui puntuale attuazione costituisce un fattore di competitività ed un polo di attrazione sul
territorio.
In tale contesto, i Piani pluriennali per lo sviluppo del sistema informativo regionale fissano alcuni principi
generali di attuazione degli interventi e includono tra i fattori abilitanti allo sviluppo della società
dell’informazione:
> La disponibilità di un’architettura hardware e software adeguata agli obiettivi di qualità richiesti dai servizi di
e-government;
> La presenza di professionalità qualificate nel campo delle ICT;
> L’evoluzione della Pubblica amministrazione, in termini organizzativi e strumentali, al fine di rendere
possibile l’erogazione di servizi innovativi.
325
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
I Piani pluriennali sono stati predisposti grazie alla condivisione di tutte le strutture dell’Amministrazione
regionale e dei principali soggetti istituzionali sul territorio che hanno siglato l’Accordo regionale in materia di
innovazione e sviluppo delle tecnologie informatiche e telematiche nella Regione autonoma Valle d’Aosta.
In tale contesto, l’adeguamento infrastrutturale ha rappresentato la priorità principale in quanto attività
propedeutica alla possibilità di cooperazione tra pubbliche amministrazioni e di erogazione di servizi on-line in
modo efficace. L’Amministrazione regionale e gli altri enti pubblici sottoscrittori dell’Accordo regionale in
materia di innovazione e sviluppo delle tecnologie informatiche e telematiche, soddisfatto il primo fabbisogno
di interconnessione tra le proprie sedi, necessitavano di un mezzo di trasporto telematico performante che
permettesse di interoperare proficuamente sul territorio, condividendo le stesse informazioni ed operando
sugli stessi sistemi. L’attuazione dell’interconnessione tra gli enti ha costituito, appunto, il primo passo verso
l’avvicinamento della Pubblica amministrazione al fruitore del servizio.
E’ risultato, quindi, di primaria importanza realizzare la Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione
Regionale, attraverso una sinergia tra pubblico e privato ed una razionalizzazione dell’esistente, valorizzando
gli investimenti sostenuti nella prospettiva di una rete regionale aperta ed identificabile come una “Community
Network della Valle d’Aosta”.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione dell’intervento è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali sotto riportate che hanno
previsto un accurato studio del territorio regionale, attraverso dei sopralluoghi e lo studio geofisico, tramite i
quali è stato possibile effettuare la progettazione delle attività e la stima delle tempistiche necessarie al
completamento dell’opera.
Nello specifico, il piano di attuazione dell’intervento è stato articolato nelle fasi di:
> Avvio del progetto – Accordi tra gli enti istituzionali:
– Dicembre 2004: approvazione dell’Accordo regionale in materia di innovazione e sviluppo delle tecnologie
informatiche e telematiche nella Regione autonoma Valle d’Aosta
– Febbraio 2005: stipula dell’Accordo di programma quadro (APQ) tra la Regione autonoma Valle d’Aosta, il
Ministero dell’economia e delle finanze e il Centro nazionale per l’informatica nella Pubblica
amministrazione (CNIPA) della Presidenza del consiglio dei ministri
– 16 marzo 2005: sottoscrizione dell’Accordo regionale di cui sopra
– Marzo 2005: attivazione del Gruppo guida, previsto dall’Accordo regionale, con il compito di recepire le
esigenze dell’utenza e definire coerentemente i piani annuali di sviluppo, il catalogo dei servizi, i livelli di
servizio e di supervisionare le attività operative
> Stesura del progetto esecutivo
– Gennaio 2005: avvio della fase operativa con la progressiva messa in esercizio della rete di raccolta e
trasporto
– Da febbraio 2005 a dicembre 2005 : progettazione e realizzazione
> Predisposizione dei collegamenti con le reti proprietarie dei primi 90 enti (Comunità montane e Comuni),
definizione del Piano di Indirizzamento (IP), attivazione del “data center”
– Ottobre 2005: avvio del “Data Center”
– Novembre 2005/dicembre 2005 – attivazione presso i primi enti
> Erogazione dei servizi infrastrutturali e di base
– A partire da gennaio 2006: estensione agli altri soggetti utilizzatori individuati dal Gruppo guida
– Dicembre 2006: studio di fattibilità
> Progettazione e attivazione presso nuovi enti: da luglio 2007
> Completamento attività - entrata in esercizio dell'intero sistema: gennaio 2008
326
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
Inizialmente, sono state condotte tutte le attività propedeutiche all’avvio dei lavori quali l’esecuzione di
sopralluoghi presso gli enti, la definizione del piano di numerazione, la progettazione del catalogo dei servizi,
la creazione del portale web della RUPAR contenente una parte riservata dedicata ai lavori del Gruppo guida,
la predisposizione dei locali tecnici e delle attrezzature dei centri stella della rete.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del progetto
Non sono state riscontrate particolari criticità nella realizzazione del progetto.
Il disegno condiviso tra gli enti e la ferma volontà di sviluppare l’e-government e la società dell’informazione in
Valle d’Aosta hanno permesso di creare un sistema di relazioni tra i diversi enti, lasciando da parte diffidenze
e ristrettezze ed evitando duplicazioni, sovrapposizioni e spreco di risorse.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del progetto
Tra le diverse attività afferenti al progetto, l’adeguamento infrastrutturale telematico ha rappresentato una delle priorità
in quanto presupposto essenziale per l’erogazione di servizi ai cittadini e alle imprese, per l’interscambio documentale
tra le amministrazioni e la condivisione di banche dati.
I principali risultati raggiunti sono di seguito riassunti:
> È stata costituita un’unità organizzativa, il Centro Servizi, per la gestione dei servizi di trasporto, sicurezza e
interoperabilità e per l’erogazione dei servizi di connettività e dei servizi applicativi;
> Sono stati connesse tutte le 8 Comunità montane e tutti i 74 Comuni della Valle d’Aosta, le biblioteche, le istituzioni
scolastiche, i poli socio-sanitari, nonché gli ulteriori soggetti pubblici, per un totale di 195 soggetti (enti/sedi);
> È stato attivato a livello regionale il Sistema Pubblico di Connettività (SPC) definito a livello nazionale, al quale sono
collegati tutti gli enti aderenti all’iniziativa PARTOUT;
> Sono stati garantiti i servizi di segreteria organizzativa, assistenza e supporto agli enti utilizzatori;
> È stato attivato il sistema per la condivisione e la gestione dei documenti relativi al programma;
> Sono stati erogati i servizi di base (autenticazione, accesso ad internet, posta elettronica, giga mail, groupware, web
hosting, servizi infrastrutturali,…);
> È stato ampliato il catalogo dei servizi, progettando ed erogando servizi di interoperabilità e cooperazione applicativa
tra le regioni, gli enti locali e le amministrazioni centrali (si citano tra i principali, PARIX – registro imprese come
evoluzione del sistema Centro smistamento informazioni anagrafiche, Sportello unico attività produttive, sistema
informativo per gli impianti di radiotelecomunicazioni, Sigma TER per l’accesso alle banche dati catastali, Sistema
informativo aziende agricole, Osservatorio regionale valori immobiliari, SIT);
> È stato definito il modello di gestione delle identità digitali;
> È stato effettuato uno studio per la valutazione del modello economico a cui tendere.
327
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
6 Successo del progetto
L’intervento si è particolarmente distinto tra gli altri realizzati dalla Regione, non solamente per i benefici
apportati alla comunità, ma anche per aver raggiunto gli obiettivi prefissi in fase di progettazione, rispettando
le tempistiche stabilite.
Il successo del progetto discende dall’aver ricercato e raggiunto una solida intesa tra gli obiettivi della politica
e le necessità dei territori rappresentate ai vari livelli istituzionali, che hanno unito le loro forze per realizzarlo.
Gli enti promotori sottoscrittori dell’Accordo regionale in materia di innovazione e sviluppo delle tecnologie
informatiche e telematiche hanno individuato tre obiettivi di riferimento nella realizzazione del modello:
> Autonomia: ogni ente è autonomo nelle decisioni in merito alla definizione delle proprie necessità
informative e nell’organizzazione delle informazioni di cui è titolare, secondo la propria missione e nella
realizzazione dei compiti assegnati;
> Responsabilità: ogni dato informativo elementare così come ogni processo, ha un solo ente responsabile;
> Integrazione: ogni sistema riconosce le relazioni con altri sistemi informativi, facendo riferimento per i dati e i
servizi di interesse ai soggetti titolari e mettendo a disposizione di chi lo richiede i propri dati.
Il progetto ha permesso di portare i vantaggi dell’innovazione senza distinzione tra enti di grandi e piccole
dimensioni. Attraverso una rete telematica che mette in connessione gli enti pubblici della Valle d’Aosta. Il
progetto ha dato a tutti l’opportunità di avvicinarsi ai propri cittadini ed utenti.
Tale visione unitaria ha permesso di:
1. Migliorare l’efficienza della Pubblica amministrazione, innovando e semplificando i processi;
2. favorire la cooperazione tra le amministrazioni, attraverso l’integrazione di banche dati nazionali e
regionali, di registri pubblici e di logiche amministrative;
3. Costruire la cittadinanza digitale, promuovendo e superando il divario digitale, garantendo la qualità e la
possibilità di accedere ai portali e ai siti della Pubblica amministrazione centrale e locale;
4. Valorizzare il territorio quale protagonista del processo d’innovazione;
5. Diffondere una nuova cultura, nella quale gli enti pubblici abbiano un approccio unitario ai processi
amministrativi.
Il piano telematico
Il piano telematico
328
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
Regione:
Valle d’Aosta
Comune:
Aosta
Soggetto attuatore:
Vallée d’Aoste Structure s.r.l. e C.V.A. S.p.A.
Valore dell’opera:
9.141.424,48 euro di cui valore FAS 8.538.640,96
euro
Titolo intervento:
Aosta – Riconversione
dell’area ex Ilva Cogne
Data effettiva entrata in funzione:
>Area immagine: cabina elettrica collettrice:
settembre 2006 e torre piezometrica: luglio 2009
>PAC: parziale funzionalità marzo 2008
>Area sport: 31 dicembre 2011.
1 Sintesi del progetto
Gli interventi fanno parte dell’Accordo di programma quadro (APQ) e dell’Atto integrativo all’APQ per la
riconversione dell’area ex Ilva Cogne e sono finalizzati a riqualificare e diversificare il tessuto produttivo.
Il costo effettivo degli interventi ricompresi nei predetti APQ ad oggi ammonta ad euro 9.141.424,48 (costo
reale), di cui 8.538.640,96 finanziati con fondi FAS.
Nell’ambito di questo progetto sono raggruppati 4 interventi differenziati per costo, indicatori, durata,
localizzazione, ma con obiettivi e benefici comuni. Nello specifico, qui di seguito, verranno analizzati gli
interventi relativi all’area immagine (cabina collettrice e torre piezometrica, per un investimento pari a
1.176.722,67 euro) e alla ristrutturazione del condominio industriale dismesso – PAC (per un investimento
pari a 6.797.966,11 euro), non essendo ancora stato ultimato l’intervento relativo all’area sport (per un
investimento complessivo di 1.166.735,70).
L’obiettivo generale è quello di valorizzare l’area “ex Ilva Cogne di Aosta”, un’area industriale di circa 90 ettari
che la Regione autonoma Valle d’Aosta ha acquistato negli anni ’90 dal gruppo Ilva con un intervento di
rilevante consistenza finanziaria (150 miliardi di lire all’epoca) e di grande contenuto programmatico. Una
parte dell’area è stata locata ad un’industria siderurgica, mentre nella zona meridionale, di superficie pari a
40 ettari, è stata avviata una riconversione produttiva. Fin dal 1993 è iniziata la riconversione di tale zona,
con la demolizione degli edifici fatiscenti, la messa in sicurezza delle altre costruzioni, la reinfrastrutturazione,
la realizzazione di una Pépinière d’entreprises (incubatore di imprese) e di nuovi edifici industriali. La
valorizzazione dell’area è stata perseguita anche mediante:
> La ristrutturazione di un edificio industriale esistente – denominato PAC (di superficie pari a 20.000 m2) che
sarà in grado di ospitare nuove attività produttive;
> La ristrutturazione dell’esistente torre piezometrica, con il recupero funzionale del serbatoio d’acqua, al fine
di garantire la disponibilità di acqua antincendio e di acqua industriale agli edifici della zona;
> Il restauro dell’esistente cabina elettrica collettrice;
329
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
> La realizzazione di una pista ciclopedonale per collegare le aree verdi della zona est dell’area con la città.
Il progetto è stato realizzato per buona parte, e restano ancora da ultimare l’intervento relativo al percorso
ciclopedonale (area sport) e la ristrutturazione del PAC (condominio industriale dismesso).
Area immagine
Relativamente all’intervento di restauro della cabina elettrica collettrice, la fase di progettazione ha richiesto 3
mesi e un anno per la realizzazione (ente attuatore C.V.A. S.p.A.).
L’intervento di restauro della torre piezometrica ha richiesto un anno per la fase di progettazione e 5 anni per
la realizzazione (ente attuatore Vallée d’Aoste Structure s.r.l.).
PAC
L’intervento di ristrutturazione e completamento del PAC ha richiesto un anno per la fase di progettazione e 6
anni di realizzazione. Resta da ultimare la personalizzazione/arredamento degli spazi interni sulla base delle
imprese che si insedieranno nell’immobile (ente attuatore Vallée d’Aoste Structure s.r.l.).
Complessivamente il progetto ha coinvolto 8 società del settore della progettazione e imprese edili.
2 Genesi del progetto
Il progetto è finalizzato al perseguimento dell’obiettivo di riqualificare e diversificare il tessuto produttivo nel
relativo settore prioritario di intervento “recupero insediamenti della valle centrale” come identificato all’articolo
4, comma 1 dell’Intesa Istituzionale di Programma tra il Governo della Repubblica e la Giunta regionale della
Valle d’Aosta.
Il governo regionale, considerata la scarsità di suolo disponibile in Valle d’Aosta per insediamenti produttivi, si
è preoccupato di bonificare e recuperare l’area oggetto dell’APQ sotto il profilo ambientale, di promuovere
nuovi insediamenti produttivi, previa reinfrastrutturazione e ristrutturazione di edifici esistenti, di definire il
futuro assetto urbanistico dell’area di intesa con il comune di Aosta, di definire le interconnessioni della zona
interessata con la città e con le contigue infrastrutture di trasporto.
Tale progetto concerne la prosecuzione degli interventi di riconversione economica e di riorganizzazione
urbanistica dell’area industriale ex Ilva Cogne di Aosta avviati in applicazione di un apposito Piano, la cui
redazione è stata finanziata nell’ambito degli interventi a titolo dell’obiettivo 2 dei fondi strutturali comunitari
per il periodo 1992/93. I primi interventi previsti dal piano, sono stati realizzati, per il periodo 1994/99, a
valere sul DOCUP obiettivo 2 e sul Programma d’iniziativa comunitaria (P.I.C.) RESIDER, con la
prosecuzione, nel periodo 2000/06, a valere sul DOCUP obiettivo 2 Valle d’Aosta e tramite gli Accordi di
programma quadro di cui sopra.
Area immagine
Per ciò che concerne l’intervento di restauro della cabina collettrice sono stati realizzati il consolidamento
dell’impermeabilizzazione del tetto e la ritinteggiatura delle facciate dell’edificio oltre al rifacimento di alcuni
tratti della recinzione esistente. L’intervento di recupero della torre piezometrica ha comportato la
reintonacatura esterna del serbatoio, la tinteggiatura esterna della torre e del fabbricato sottostante, la
ristrutturazione dei tre locali, alla base della torre, di circa 400 m2 di superficie di pavimento e il recupero
funzionale del serbatoio sommitale, che fornisce acqua antincendio ed industriale all’area.
PAC
Con l’intervento di ristrutturazione del PAC si è recuperato un vetusto edificio industriale costituito da 5
campate affiancate per una superficie coperta pari a 20.000 m2, che è stato suddiviso in 8 lotti di superficie
pari a circa 2.000 – 2.500 m2.
Nella realizzazione degli interventi di tale progetto, l’ente amministrativo di riferimento è stato il Comune di
Aosta che ha rilasciato le concessioni edilizie.
330
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali.
Area immagine
L’intervento di restauro della cabina elettrica collettrice è stato articolato nelle seguenti fasi:
> Studi e fasi di progettazione: la fase di progettazione è iniziata a luglio 2005 e si è conclusa a settembre
2005 con l’approvazione della progettazione esecutiva in data 28 ottobre 2005;
> Esecuzione dei lavori: i lavori di realizzazione dell’opera sono iniziati a maggio 2006 e si sono conclusi a
settembre 2006, ad opera dell’impresa F.P.S.M. di Furfaro V. & C. s.n.c. Nei 4 mesi, vi sono state due
sospensioni, una dovuta alla necessità di richiedere un’autorizzazione alla Soprintendenza e l’altra per la
chiusura estiva del cantiere dal 9 agosto 2006 al 21 agosto 2006;
> Collaudo: il collaudo dei lavori è avvenuto ad ottobre 2006 a seguito del termine dei lavori avvenuto a
settembre 2006.
L’intervento di restauro della torre piezometrica è stato articolato nelle seguenti fasi:
> Studi e fasi di progettazione: la fase di progettazione è iniziata nel settembre 2003 e si è conclusa
nell’ottobre 2004;
> Esecuzione dei lavori: i lavori di realizzazione dell’opera sono iniziati ad ottobre 2004 e si sono conclusi ad
agosto 2007, ad opera del Consorzio Ravennate delle Cooperative di produzione e lavoro S.c.a r.l.;
> Collaudo: il collaudo dei lavori è avvenuto nel luglio 2009.
PAC
L’intervento di ristrutturazione del PAC è stato articolato nelle seguenti fasi:
> Studi e fasi di progettazione: la fase di progettazione è iniziata a giugno 2003 e si è conclusa a luglio 2004,
con l’approvazione della progettazione esecutiva in data 2 agosto 2004;
> Esecuzione dei lavori: i lavori di realizzazione dell’opera sono iniziati a novembre 2004 e si sono conclusi ad
ottobre 2007, ad opera dell’impresa MV Costruzioni Generali S.p.A. Come fine dei lavori è stata indicata la
data di riconsegna del cantiere da parte dell’impresa MV Costruzioni Generali S.p.A. che, a causa di
difficoltà finanziarie, rischiava il fallimento. L’appalto dei lavori di completamento degli uffici e delle
lavorazioni puntuali non completato dall’impresa MV Costruzioni generali S.p.A. è stato aggiudicato in data
26 settembre 2008 all’impresa Consorzio Ravennate delle cooperative di produzione e lavoro S.c. a. r.l.;
> Collaudo: il collaudo dei lavori effettuati dall’impresa MV Costruzioni Generali S.p.A. è avvenuto a marzo
2008.
L’intervento non risulta ancora concluso, in quanto devono essere realizzate le partizioni interne della
porzione di fabbricato a nord e le personalizzazioni dei lotti necessarie per l’inserimento di nuove attività
produttive.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del progetto
Gli eventi meteorologici, soprattutto quelli legati alla stagione invernale, hanno generato ritardi nelle fasi
realizzative.Inoltre, la presenza di numerose imprese nell'area per realizzare interventi diversi, sebbene
prevista, ha generato alcune interferenze con conseguenti ritardi nella realizzazione delle opere.
Area immagine
Per quanto riguarda l’Area immagine (torre piezometrica e cabina elettrica collettrice) non si sono riscontrate
particolari criticità, anzi per quanto riguarda l’intervento relativo alla torre piezometrica, oltre al restauro della
stessa e visto l’andamento positivo del progetto, si è pensato anche di rendere nuovamente funzionale
l’utilizzo a serbatoio per lo stoccaggio dell’acqua industriale della stessa.
331
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
PAC
Per ciò che concerne l’intervento di ristrutturazione del PAC, a causa di difficoltà finanziarie dell’impresa
esecutrice dei lavori, si è pervenuti alla riconsegna anticipata del cantiere, accettando che alcune lavorazioni
restassero non ultimate.
Pertanto si è verificato un ritardo di circa un anno nella realizzazione delle opere e l’ente attuatore ha dovuto
procedere con la pubblicazione di un nuovo bando per gli interventi di completamento dei lotti oltre ad alcuni
interventi puntuali da realizzare sulle facciate e sulla copertura che non erano stati completati dall’impresa MV
Costruzioni generali S.p.A.
La collaborazione del gruppo di lavoro e la presenza di un responsabile del progetto capace di gestire nel
miglior modo le problematiche presentatesi, hanno comunque reso possibile la risoluzione delle
problematiche emerse.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del progetto
Area immagine
Per ciò che concerne l’intervento di restauro della torre piezometrica sono stati recuperati tre locali alla base
della torre, di circa 400 m2 di superficie di pavimento, che potranno ospitare mostre temporanee o punti di
riferimento fieristico. Rispetto ai risultati attesi si è raggiunto l’ulteriore obiettivo consistente nel recupero
funzionale del serbatoio sommitale finalizzato a rifornire la rete anticendio e di acqua industriale.
PAC
Con l’intervento di ristrutturazione del PAC sono stati realizzati nuovi lotti a destinazione industriale
artigianale e attualmente due imprese si sono già insediate ed una terza impresa si insedierà a breve. Quindi
tale intervento sta rispondendo alle esigenze di insediare nuove attività produttive o, in alcuni casi, di
delocalizzare alcune attività produttive impropriamente collocate nel tessuto urbano.
6 Successo del progetto
Il progetto relativo alla riconversione dell’area ex Ilva Cogne è uno degli esempi in Valle d’Aosta attraverso
cui gli obiettivi della politica regionale e le esigenze dei territori hanno trovato una sintesi ai vari livelli. Il
progetto è anche il frutto di un’integrazione tra gli obiettivi dei diversi programmi/fondi di finanziamento previsti
dalla politica regionale di sviluppo della Valle d’Aosta, essendo stato finanziato su diverse fasi di
programmazione e con il contributo di risorse statali e regionali.
L’attuazione degli interventi di bonifica dell’area ex Ilva Cogne, oltre alla realizzazione del parco industriale a
“tema”, rappresenta un’ottima opportunità di sviluppo ed insediamento di piccole e medie imprese e, dal
punto di vista ambientale, una riqualificazione e riaggregazione dell’area periferica di Aosta.
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Regione
Autonoma Valle d'Aosta
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione
Autonoma Valle d'Aosta
Regione:
Valle d’Aosta
Comune:
Saint-Christophe
Soggetto attuatore:
Aeroporto Valle d’Aosta (AVDA) S.p.A.
Titolo intervento:
Aosta – Acquisizione e
installazione degli apparati
di radioassistenza e
prolungamento della pista
di volo dell’Aeroporto
Corrado Gex
Valore dell’opera:
euro 13.996.464,47 di cui valore FAS 2.721.158,00
euro
>Prolungamento della pista di volo: 8.641.884,15
euro, a carico della Regione;
>Acquisizione e installazione degli apparati di
radioassistenza: 5.354.580,32 euro, di cui quota
FAS 2.721.158 euro
Data effettiva entrata in funzione:
>Novembre 2010: collaudo allungamento pista
>Dicembre 2010: piena operatività delle
radioassistenze
1 Sintesi del progetto
Gli interventi relativi al prolungamento della pista di volo dell’aeroporto Corrado Gex e all’acquisizione ed
installazione degli apparati di radioassistenza sono stati realizzati nell’ambito dell’Accordo di programma
quadro (APQ) per il miglioramento dell’accessibilità al sistema aeroportuale sottoscritto in data 23 dicembre
2005, tra il Ministero dello sviluppo economico, il Ministero delle infrastrutture, l’Ente nazionale dell’aviazione
civile e la Regione autonoma Valle d’Aosta.
Il costo effettivo degli interventi ricompresi nell’APQ sopracitato ammonta a 13.996.464,47 euro
(8.641.884,15 euro per il prolungamento della pista di volo e 5.354.580,32 euro per l’acquisizione e
l’installazione degli apparati di radioassistenza) di cui 2.721.158 euro finanziati con fondi FAS.
Nell’ambito dell’APQ per il miglioramento dell’accessibilità al sistema aeroportuale, sono previsti 2 interventi
differenziati per costo, indicatori, durata, localizzazione, ma con obiettivi e benefici comuni.
Questi interventi sono previsti dal Master Plan - Piano di Sviluppo Aeroportuale (PSA).
Gli obiettivi comuni dei due interventi sono:
> Il consolidamento e l’incremento del traffico passeggeri dell’aeroporto regionale (incremento delle capacità
di traffico, aumento del numero dei voli giornalieri, aumento delle rotte, utilizzo di aeromobili di capienza
maggiore (70/80 posti), aumento della possibilità di volo notturno, in condizioni meteo sfavorevoli e di
intervento da parte della protezione civile e del soccorso alpino);
> Il miglioramento dell’affidabilità del servizio: sarà consentita una crescita della regolarità del servizio oggi
particolarmente precario a causa dalla sostanziale inadeguatezza dell’infrastruttura. Ciò dovrebbe
comportare una maggiore integrazione con il sistema dei trasporti regionale e nazionale nonché un
accrescimento del grado di soddisfazione della qualità percepita circa il servizio offerto entro la fine del
periodo considerato;
334
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
> Il miglioramento delle attività di protezione civile e del soccorso alpino e di operatività degli elicotteri e degli
aerotaxi. Gli interventi previsti, riconducibili sia all’allungamento della pista di volo, sia alla realizzazione
della radioassistenza, sia infine all’estensione dei piazzali di sosta nonché alla realizzazione di sedi apposite
sia per gli operatori che per la protezione civile, dovrebbero permettere al soccorso alpino, alla protezione
civile ed alle attività elicotteristiche nel complesso, una sostanziale indipendenza da altre attività di carattere
commerciale riconducibili ai movimenti dell’aviazione. L’incremento dell’operatività giornaliera attraverso
l’estensione della fascia oraria volabile, inoltre, renderà più accessibile l’attività di soccorso e di protezione
civile oltre le effemeridi ed in condizioni atmosferiche meno favorevoli.
Prolungamento della pista di volo
L’intervento di prolungamento della pista di volo (da 1.240 m fino a 1.499 m) per complessivi 11,5 ettari,
dovrebbe consentire operazioni di decollo/atterraggio ad aeromobili con capienza sino a circa 70/80
passeggeri, del tipo BAE 146, AVRO RJ 75/85, FOKKER 27/50, ATR 42/72, Dornier 328, Dash 8, per il
potenziamento e la crescita turistica della regione.
L’intervento è stato realizzato in 4 anni, di cui 2 anni per le attività di progettazione e 2 anni per la
realizzazione dei lavori.
Acquisizione e installazione degli apparati di radioassistenza
L’intervento strutturale per l’acquisizione e l’installazione degli apparati di radioassistenza riguarda la messa
in opera di attrezzature di ausilio alla navigazione per effettuare voli in condizione di visibilità ridotta e con
situazioni meteorologiche avverse, incrementando dunque l’attività volativa nel suo complesso.
Più precisamente la fase di realizzazione ha riguardato:
> L’installazione di apparati di radioassistenza alla navigazione aerea in campo (LLZ/DME) e fuori campo (DVOR/DME), al fine di poter implementare procedure di volo per l’avvicinamento all’atterraggio, il mancato
avvicinamento ed in futuro anche i decolli;
> L’installazione di apparecchiature di complemento per la sicurezza (gate luminosi, NDB, marker acustici,
guida planata, Lead In Lights, altri);
> La predisposizione dei siti per l’installazione delle apparecchiature necessarie.
L’intervento è stato realizzato in 4 anni con una fase di studio/progettazione e una di realizzazione delle
opere; successivamente sono stati effettuati i collaudi-verifiche e, alla data di realizzazione della presente
pubblicazione, è in corso l’iter per l’approvazione delle procedure strumentali.
2 Genesi del progetto
La dotazione infrastrutturale della Regione autonoma Valle d’Aosta si è dimostrata, nel corso degli anni ’90,
piuttosto carente con riferimento in particolare alle infrastrutture di trasporto. In questo contesto, è emersa la
necessità di intervenire nel settore del trasporto aereo, per una maggiore mobilità dei cittadini, sempre più
inseriti all’interno di un contesto nazionale ed internazionale.
Un’attenta analisi del contesto socio-economico della Regione evidenzia la presenza di una fitta rete stradale
regionale costituita dall’autostrada A5, dalle strade statali n. 26 e 26-dir che collegano Torino, Aosta, il Colle
del Piccolo San Bernardo (Francia), il traforo del Monte Bianco (Francia), la strada statale n. 27 che collega
Aosta con il traforo del Gran San Bernardo e l’omonimo Colle (Svizzera), e da una linea ferroviaria articolata
composta da circa 120 km di ferrovia che collegano Torino con Aosta e quest’ultima all’alta Valle d’Aosta.
Oltre a ciò, sul territorio regionale è presente un unico scalo aeroportuale, in comune di Saint-Christophe
(Aosta).
335
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
Prima della sua temporanea chiusura per la realizzazione degli interventi previsti dall’APQ di settore, l’attività
di linea riguardava inoltre altri scali italiani: oltre al volo Aosta - Roma, il vettore di riferimento operava voli
Aosta - Pescara e, nel periodo estivo, Aosta - Olbia, via Cuneo. Considerata la situazione del sistema
infrastrutturale della Regione, in particolare quello relativo al sistema aeroportuale, il Governo regionale si è
preoccupato di potenziare l’aeroporto (da attuarsi principalmente mediante il prolungamento della pista, la
sua illuminazione e la dotazione strumentale di assistenza al volo) quale intervento prioritario.
Oltre all’obiettivo di miglioramento ed ampliamento della rete infrastrutturale di trasporto regionale, è stata
individuata la necessità di potenziare e migliorare le condizioni di circolazione e di accesso al territorio
regionale, sia per l’utenza interna, sia per quella esterna: in particolare, gli interventi in oggetto dell’APQ sono
stati realizzati tenendo conto degli indirizzi strategici e programmatici di settore previsti a livello regionale. Tra
questi si citano:
> Il Piano territoriale paesistico (PTP), approvato dal Consiglio regionale nel 1998, che, tra i suoi obiettivi,
individua quello di ridurre drasticamente l’impatto dei traffici d’attraversamento, garantendo nel contempo un
rafforzamento della posizione della Regione autonoma Valle d’Aosta nel contesto europeo;
> Il Piano di bacino di traffico (PBT) della Regione per il periodo 2000/09, del 21 ottobre 1999 - aggiornato nel
giugno 2010, per il periodo 2011 – 2020, che aveva per obiettivo l’innalzamento della qualità dei servizi di
trasporto;
> L’Analisi del Territorio, contenuta nel Piano di sviluppo aeroportuale – Master plan dell’aeroporto regionale
Corrado Gex (PSA).
Per l’esecuzione degli interventi, sono stati acquisiti tutti i pareri e le autorizzazioni di legge. In particolare
nell’ambito delle attività previste dall’APQ per il miglioramento dell’accessibilità aeroportuale, è stato
necessario sottoscrivere 2 intese ai sensi della normativa urbanistica regionale: la prima con il comune di
Aosta per la realizzazione del sito dell’impianto di radioassistenza D-VOR; la seconda intesa con il comune di
Saint-Christophe per le attività relative all’allungamento pista (lato ovest).
Nell’ambito delle attività di prolungamento della pista (lato est), sono stati acquisiti i pareri favorevoli anche
del comune di Quart, si è conclusa positivamente la procedura di impatto ambientale regionale mentre,
relativamente all’acquisizione ed installazione degli apparati di radioassistenza, sono state acquisite le
necessarie autorizzazioni da parte di ARPA, dei Comuni di Emarèse e Saint-Vincent e, della Comunità
Montana Monte Cervino.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione del progetto è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali che hanno previsto un accurato
studio del territorio regionale tramite il quale è stato possibile effettuare la progettazione delle attività e la
stima delle tempistiche necessarie al completamento dell’opera. Tale studio, denominato Piano di Sviluppo
Aeroportuale (PSA) sta alla base degli interventi realizzati.
Prolungamento della pista di volo
Nello specifico, l’intervento relativo all’allungamento della pista di volo dell’aeroporto Corrado Gex, è stato
articolato nelle seguenti fasi:
> Studi e fasi di progettazione: avvenuti nel periodo compreso fra maggio 2003 e dicembre 2007. Tale fase ha
coinvolto l’Amministrazione regionale, che ha affidato le attività di realizzazione del Masterplan e delle
singole fasi di progetto preliminare, definitivo ed esecutivo, alla società Tecnoengeneering TE2C, la quale
ha svolto dette attività;
> Esecuzione dei lavori: i lavori di realizzazione dell’opera sono avvenuti nel periodo settembre 2008 novembre 2009 ad opera del Raggruppamento di Imprese guidato dall’azienda Ediltevere S.p.A., con lavori
affidati dalla società di gestione aeroportuale AVDA S.p.A. Essi hanno avuto una durata di 14 mesi, oltre a 4
mesi per l’agibilità e a 9 mesi per la fase di collaudo.
336
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
Acquisizione e installazione degli apparati di radioassistenza
Per quanto riguarda l’intervento relativo all’acquisizione e installazione degli apparati di radioassistenza:
> Studi e fasi di progettazione: avvenuti nel periodo compreso fra maggio 2003 e aprile 2006. Tale fase ha
coinvolto l’Amministrazione regionale, che ha seguito l’affidamento della progettazione esecutiva (le fasi di
progettazione preliminare e definitiva non erano previste) da parte di AVDA alla società Tecnoengeneering
TE2C, che ha svolto tale attività.
> Esecuzione dei lavori: i lavori di realizzazione delle radioassistenze sono avvenuti nel periodo aprile 2007luglio 2008 ad opera dell’azienda Thales S.p.A., con lavori affidati dalla società di gestione aeroportuale
AVDA S.p.A. In questo caso i collaudi e le approvazioni sono state effettuate mentre, alla data di
realizzazione della presente pubblicazione, è in corso l’iter per l’approvazione delle procedure strumentali.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del progetto
Nonostante siano state rispettate le tempistiche prestabilite dal piano di realizzazione, l’esecuzione del
progetto è stata molto complessa, considerando che ha comportato il coinvolgimento di diversi soggetti e ha
impattato su un perimetro regionale piuttosto vasto (tre comuni).
Relativamente all’intervento “Prolungamento della pista di volo dell’Aeroporto Corrado Gex di Aosta” le
principali criticità sono derivate dal rilevamento di manufatti sotterranei non preventivati, dalla necessità di
effettuare adeguamenti della viabilità stradale compatibili con le future superfici di decollo e atterraggio, e
dalla necessità di redigere e approvare una perizia di variante tecnica suppletiva, che hanno comportato uno
slittamento delle tempistiche.
Riguardo all’intervento “Acquisizione ed installazione degli apparati di radioassistenza”, alcune criticità di lieve
entità sono state riscontrate nelle procedure di esproprio e/o asservimento dei terreni necessari alla
predisposizione dei siti ove installare i diversi impianti.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del progetto
Tra le diverse attività afferenti al progetto, i due interventi relativi al miglioramento dell’accessibilità al sistema
aeroportuale Corrado Gex hanno avuto due tipologie di impatto: impatto diretto e impatto indiretto ed indotto.
Relativamente all’impatto diretto, secondo il Piano di Sviluppo Aeroportuale sopra citato, la domanda di
trasporto aereo riferibile alla Valle d’Aosta è prevista crescere, nell’arco di 10 anni, da un minimo del 45% ad
un massimo del 100%, in quanto a seguito della realizzazione di quanto previsto dall’APQ per il
miglioramento dell’accessibilità al sistema aeroportuale, risulta possibile acquisire ulteriori segmenti di
traffico.
Gli studi effettuati stimavano altresì che gli interventi previsti dal progetto avessero anche un impatto indiretto
e indotto riferito alle attività svolte dai diversi soggetti che operano nell’infrastruttura aeroportuale.
Per via del dinamismo conseguente alla crescita dell’infrastruttura, si ipotizza un impatto sull’economia
dell’area di influenza che, attraverso spese, ordini, investimenti, servizi, si dovrebbe sostanzialmente tradurre
in un maggior numero di posti di lavoro e di crescita del PIL dell’intera regione.
In attesa della ripresa della piena attività volativa dell’aeroporto, si può dire che sono stati raggiunti al
momento gli obiettivi relativi alla possibilità di utilizzare aeromobili di dimensioni maggiori rispetto a quelli
operanti prima del 2007 e all’estensione della fascia giornaliera di operatività degli elicotteri adibiti a servizi di
soccorso alpino, sanitari e di protezione civile.
337
Regione
Autonoma Valle d'Aosta
6 Successo del progetto
Il successo del progetto consiste nell’aver efficacemente potenziato un’infrastruttura importante per
l’accessibilità nazionale ed internazionale del territorio regionale.
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
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Regione
Veneto
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Regione
Veneto
Le priorità perseguite
Nel maggio del 2001 la Regione del Veneto ha sottoscritto con il Governo centrale l’Intesa Istituzionale di
Programma, con la quale si è dato avvio all’impiego delle risorse destinate al riequilibrio economico e sociale
delle aree sottoutilizzate della Regione, individuando i settori di interesse comune, gli obiettivi e le risorse da
impiegare.
Negli anni, le Delibere del CIPE di riparto delle risorse FAS alle Amministrazioni regionali hanno "di fatto"
aggiornato l’Intesa prevedendo dei finanziamenti anche in settori non previsti in sede di Accodo nel 2001.
In particolare si sono aggiunti i settori della Ricerca e della Società dell’Informazione che, mediante appositi
Accordi, hanno programmato le risorse FAS a partire dalla Delibera CIPE 36/02.
Inoltre, in considerazione del fatto che gli edifici storici presenti nei centri abitati, ancorché minori, del Veneto
rappresentano un elemento di richiamo turistico e, conseguentemente, sono fonte di ricchezza anche
economica, gli APQ che avevano come oggetto lo Sviluppo locale originariamente prevedevano anche
interventi nel settore culturale. Col tempo, la Regione del Veneto ha ritenuto opportuno siglare con le
Amministrazioni centrali degli APQ aventi per oggetto esclusivamente i Beni culturali. La linea di
finanziamento dedicata alle Aree urbane, in Veneto ha portato alla sottoscrizione di un solo atto
programmatorio nel luglio 2007 per l’utilizzo delle risorse della delibera CIPE 35/05.
L’APQ, come strumento negoziale delineato dalla Legge 662/96, in Veneto è stato adottato anche per il
governo di risorse non FAS. A tal fine ricordiamo gli interventi ricondotti negli APQ del settore ‘Politiche
Giovanili’ e ‘Porto Marghera’ che, pur non programmando risorse FAS, hanno adottato la Governance degli
APQ con particolare attenzione al monitoraggio attuato, dapprima, con Applicativo Intese e ora con il
Tracciato unico e il Protocollo di Colloquio.
Alla luce di tali risultati, l’APQ si è dimostrato lo strumento negoziale attuativo dell’Intesa che ha consentito di
rendere operativa la volontà delle Amministrazioni coinvolte, individuando e descrivendo gli specifici
interventi necessari al perseguimento degli obiettivi dati, motivandone la coerenza programmatica con la
programmazione comunitaria, statale e regionale. È utile, ai fini della comprensione dell’Intesa del Veneto,
evidenziare che l’APQ denominato Porto Marghera ha un costo di quasi 1 miliardo euro.
Tuttavia è importante segnalare che lo strumento APQ è stato recentemente utilizzato per l’impiego di
risorse non FAS per fronteggiare danni derivanti da un’alluvione come pure per l’utilizzo di risorse nel settore
della Società dell’informazione.
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Regione
Veneto
A distanza di dieci anni dalla sottoscrizione dell’Intesa, nel Veneto sono stati sottoscritti 35 APQ per un
totale di dieci settori di intervento:
> Infrastrutture per la mobilità;
> Risorse idriche;
> Difesa del suolo e della costa;
> Sviluppo locale;
> Società dell‘Informazione;
> Ricerca;
> Beni Culturali;
> Aree Urbane;
> Politiche Giovanili;
> Porto Marghera.
Isolando l’analisi ai soli settori finanziati FAS, la Regione Veneto ha programmato dal 2001 al 2007 poco
meno di 1.230 milioni di euro (valore complessivo degli APQ al 31/12/2010), con i quali sono stati avviati
533 interventi nei diversi settori individuati. Nello specifico sono stati realizzati:
> 70 interventi nel settore Mobilità, nell’intento di aumentare l’efficienza del sistema economico regionale e
la qualità della vita nelle strade e nei centri abitati. Parallelamente allo sviluppo e messa in sicurezza della
rete stradale, notevole importanza riveste il sistema Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR)
indispensabile in un territorio come quello veneto, a forte densità di centri abitati produttivi. Al riguardo,
segnaliamo la realizzazione di una serie di interventi per il miglioramento e la messa in sicurezza della ex
S.S. 50 (ora S.R. 50) “del Grappa e del Passo Rolle”, che rappresenta una fondamentale arteria di
collegamento tra Veneto e Trentino, interessata sia dal traffico veicolare locale che da rilevanti flussi
turistici;
> 105 interventi nel settore Ciclo dell’acqua, con l’obiettivo di garantire un corretto e sostenibile utilizzo di
tale risorsa. In questo campo risulta fondamentale la gestione unitaria degli acquedotti, delle fognature e
degli impianti di depurazione corrispettivi, considerandoli momenti complessivi di un unico percorso di uso
della risorsa idrica, chiamato appunto “ciclo integrale dell’acqua”. Vanno pertanto tutelati i corpi idrici
superficiali e sotterranei mirando alla riduzione dell’inquinamento e ad assicurare il soddisfacimento dei
fabbisogni idrici. Al riguardo, segnaliamo tra le principali opere dell’accordo la realizzazione di tre
interventi individuati all’interno del Modello Strutturale degli acquedotti del Veneto – schema del Veneto
Centrale che, al fine di rendere il sistema maggiormente affidabile, si pone come obiettivi la
trasformazione degli acquedotti esistenti frammentati o dispersi nel territorio, in un sistema territoriale
affidabile ed efficiente di distribuzione idrica e la sostituzione delle fonti a rischio con altre di qualità
garantita e di perennità assoluta;
> 138 interventi nel settore Difesa del suolo e della costa, nel tentativo di ridurre il rischio idraulico,
stabilizzare i fenomeni di dissesto idrogeologico, valorizzare il territorio salvaguardandone le
caratteristiche ambientali. Tra le principali opere si segnala la realizzazione di una serie di interventi
consistenti in lavori di sistemazione dei torrenti montani e la realizzazione di opere di adeguamento, oltre
alla ricostruzione della fascia litoranea nel tratto di costa veneta tra la foce del fiume Piave e la foce del
Livenza; un’area territoriale più vasta.
341
Regione
Veneto
> 65 interventi nel settore dello Sviluppo Locale, che mirano a rendere il territorio capace di reagire al
contesto esistente allo scopo di migliorarne le caratteristiche ambientali, culturali e socio-economiche.
Non si tratta di una politica settoriale, bensì dell’interazione di diverse politiche nei vari settori che, oltre a
raggiungere un proprio specifico obiettivo, contribuiscono allo sviluppo di un territorio geografico ben
definito;
> 29 interventi nel settore della Società dell’Informazione, nell’intento di favorire lo sviluppo strutturale ed
infrastrutturale telematico degli Enti Locali, delle imprese e l’impiego delle tecnologie digitali al fine di
costruire l’e-government veneto. La principale linea di intervento riguarda la creazione di una rete
integrata, delle tecnologie e dei servizi di base, per la comunicazione in Banda Larga (cavo, wireless,
satellite) nelle aree regionali non ancora raggiunte dal servizio;
> 90 interventi nel settore della Ricerca, consapevoli che si tratta di un settore indispensabile per affrontare
la competizione globale. Pur trattandosi di molti interventi, questi possono essere ricondotti a due grosse
e coordinate iniziative: biotecnologie e nanotecnologie. Questi interventi sono realizzati rispettivamente
dal CNR e dal CIVEN (consorzio tra università);
> 32 interventi nel settore dei Beni Culturali, promuovendo la conoscenza, la conservazione e la
valorizzazione del patrimonio delle città storiche, delle ville degli edifici ecclesiastici e civili, dei monumenti
e di tutto quanto appartiene alla storia, alla memoria e alla tradizione del paesaggio culturale veneto;
> 4 interventi nel settore delle Aree Urbane, che mirano alla valorizzazione delle risorse locali in un quadro
di integrazione economica intersettoriale e di potenziamento e sviluppo di un’area territoriale più vasta.
La coesione creatasi nei diversi settori ha fatto sì che i soggetti attivi nell’ambito regionale potessero
cooperare con un unico obiettivo: creare progresso, crescita per il territorio e per i suoi abitanti. A tal fine
sono stati realizzati numerosi progetti tra i quali citiamo:
> Gli interventi “I1A3P001- difesa della costa manutenzione e adeguamento delle opere esistenti,
ricostruzione della fascia litoranea per la valorizzazione turistico ricreativa della costa”, e “I1A3P100attività di ripascimento della costa antistante gli abitati di Eraclea e Caorle” entrambi stralci del “Progetto
generale di sistemazione e riqualificazione del litorale tra la foce del fiume Piave e la foce del fiume
Livenza” e inseriti nell’APQ Difesa del suolo e della costa sottoscritto nel 2002 e nel V atto integrativo
sottoscritto nel 2007;
> Nell’ambito del “Modello Strutturale degli acquedotti del Veneto – schema del Veneto Centrale” gli
interventi I1A2P086 - Condotta di collegamento dei nodi idrici di Venezia e Padova, I1A2P088 - Condotta
di adduzione primaria -Tratte 10-11-12 Cavarzere Chioggia Cavanella, I1A2P089 - Condotta di adduzione
primaria Padova (svincolo A4/A13) - Cavarzere (diramazione per Cavanella d'Adige) - tratta 7-8-9, inseriti,
rispettivamente, nell’APQ Risorse Idriche, nel I e II atto integrativo;
> L’intervento I1A9P026 “Duomo di S. Michele Arcangelo a Candiana (PD). Recupero del soffitto
presbiterio, transetti, soffitto e pareti del coro, cassa d'organo e scultura lignea” inserito nell’APQ Beni
Culturali.
342
Regione
Veneto
Nelle prossime pagine verranno illustrati in maggior dettaglio i 3 interventi sopraelencati, perché
rappresentano i casi di maggior successo.
La loro realizzazione è stata possibile grazie alla fattiva partecipazione delle realtà locali interessate dagli
interventi e alla sinergia tra i diversi uffici regionali. Si è dimostrata, inoltre, imprescindibile per il
raggiungimento dei risultati la continua relazione e collaborazione tra la Regione Veneto e
l’Amministrazione centrale. Grazie al contributo in questa pubblicazione, la Regione ha l’opportunità di
poter comunicare ai cittadini, in maniera trasparente e diretta, il modo in cui le risorse pubbliche sono state
investite in ambito regionale, evidenziando i risultati ed i benefici raggiunti.
343
Regione Veneto
Provincia:
Venezia
Comune:
Caorle ed Eraclea
Soggetto attuatore:
Titolo intervento:
Caorle ed Eraclea (VE) –
Progetto generale di
sistemazione e riqualificazione del litorale tra la foce
del fiume Piave e la foce del
fiume Livenza
Regione del Veneto
Valore dell’opera:
10.494.075,66 euro di cui valore FAS 3.570.483,63
euro
Data prervista entrata in funzione:
31/05/2012
1 Sintesi del progetto
Gli interventi rientrano in un progetto generale di sistemazione e riqualificazione del litorale tra la foce del
fiume Piave e la foce del fiume Livenza e hanno un costo complessivo di 10,5 milioni di euro, di cui 3,5
finanziati con FAS.
Il progetto generale prevede la realizzazione di 52 pennelli in roccia su un tratto di litorale di circa 12 Km tra
le foci fluviali del Piave e del Livenza e il successivo ripascimento con sabbia per circa 3.000.000 mc.
Ad oggi sono già stati realizzati, per stralci funzionali, 30 pennelli ed il ripascimento di 10 celle per circa 2,5
Km e, con il progetto (già appaltato) codificato come I1A3P100, sarà effettuato il ripascimento di ulteriori 20
celle per circa 5 Km, nel tratto di litorale dove sono già stati realizzati i nuovi pennelli in roccia.
L’ufficio del Genio Civile di Venezia ha già realizzato il progetto definitivo di tutti i pennelli mancanti fino alla
foce del Livenza (per costo complessivo di ulteriori 6 milioni di euro) e, sulla base delle risorse che si
renderanno via via disponibili, sarà possibile predisporre la progettazione esecutiva per stralci fino alla
realizzazione completa dell’intervento originario.
2 Genesi del progetto
Il territorio costiero compreso tra le foci dei fiumi Piave e Livenza, con particolare riguardo alla zone antistanti
i centri turistici di Eraclea Mare, di Duna Verde e di S. Margherita di Caorle, di notevole interesse turistico,
negli ultimi anni ha subito un rilevante degrado a causa dello scarsissimo apporto solido litoraneo.
Al limitare della spiaggia si trova un’estesa pineta che ospita specie vegetali tipiche della fascia litoranea
dell’alto Adriatico e che è divenuta ormai una rara testimonianza del paesaggio naturale della costa veneta,
mentre l’entroterra e’ caratterizzato da aree destinate ad usi agricoli le quali sono salvaguardate dalla
presenza di cordonate dunose che fungono da argine in occasione di mareggiate violente.
344
Regione Veneto
Con i fondi stanziati dalla Delibera Cipe 135/99 venne finanziato uno studio di fattibilità per un progetto
generale di difesa della costa, manutenzione e adeguamento delle opere esistenti, ricostruzione della fascia
litoranea ai fini della valorizzazione turistico-ricreativa della costa.
I risultati dei modelli di simulazione permisero l’individuazione della soluzione progettuale ottimale per
contrastare fenomeni erosivi del litorale e per ricostruire un arenile abbastanza ampio da potere essere
usufruito in modo soddisfacente.
Essenzialmente le soluzioni progettuali alternative indagate consistevano in opere di difesa trasversali
(pennelli) associate a ripascimento.
Le risultanze dello studio di fattibilità evidenziarono come ottimale, dal punto di vista tecnologico, la soluzione
rappresentata da un sistema di 51 baie di pennelli (la prima baia è quella compresa tra il molo occidentale di
Porto Santa Margherita ed il primo pennello), utilizzando pennelli in roccia, lunghi 135 m, con spaziatura pari
a 240 m. (la prima baia con spaziatura maggiore). Si rilevò, inoltre, l’opportunità di sottoporre a ripascimento
l’intero fronte al fine di ottenere una spiaggia di larghezza uniforme e pari a 60 m a livello medio mare, per
garantire un’ampiezza minima della spiaggia di almeno 30 m. Ciò anche in considerazione del fatto che
l’ampiezza del ripascimento è destinata comunque a diminuire di una certa entità, per cui ripascimenti di
minore entità costringerebbero ad agire nuovamente sulla spiaggia in tempi brevi al fine di mantenere
un’ampiezza soddisfacente.
3 Piano di realizzazione del progetto
La Regione del Veneto - Genio Civile di Venezia, ha avviato la realizzazione delle opere del progetto generale
a partire dall’anno 2000 con un primo lotto di lavori su circa 2 km di litorale.
Successivamente sono stati avviati un primo e secondo stralcio finanziati con fondi Docup 2000-2006,
localizzati su circa 1,75 Km di litorale, che hanno visto la costruzione di n. 6 pennelli.
Contemporaneamente un terzo stralcio è stato finanziato con l’APQ difesa del suolo e della costa sottoscritto
a luglio 2002, trovando attuazione nell’intervento I1A3P001 denominato “Difesa della costa manutenzione e
adeguamento delle opere esistenti, ricostruzione della fascia litoranea per la valorizzazione turistico ricreativa
della costa”, localizzato in corrispondenza della località Duna Verde per un tratto di costa di circa 3 chilometri.
Tale intervento prevedeva:
a. La fornitura e posa in opera di massi ciclopici per la ricarica del mantello, per l’allungamento e per la
formazione di nuove testate dei pennelli in roccia esistenti nel tratto litoraneo antistante i centri abitati di
Eraclea e Caorle a prosieguo, non necessariamente fisico, dei lavori realizzati nel corso del 2000;
b. Il salpamento dei pennelli esistenti e degradati con riutilizzo del materiale per la formazione delle nuove
opere;
c. Il ripascimento con sabbia, proveniente da fondali marini o barra di foce, di uno o più tratti della costa
antistante gli abitati di Eraclea e di Caorle, secondo le procedure di legge.
Data l’ubicazione delle opere era previsto di dotare i pennelli stessi di un piano di calpestio atto a renderne
possibile una fruizione di natura turistica.
345
Regione Veneto
Con l’intervento I1A3P001, collaudato in data 12.03.2008, sono state realizzate le opere di cui al punto a) e si
è dato avvio al punto b) mentre, in fase di appalto, è stato stralciato il punto c) in quanto i fondi disponibili non
permettevano la realizzazione del ripascimento e l’amministrazione stava valutando le cave di prestito per un
volume così considerevole (circa 500.000 m. cubi di sabbia). Riguardo al punto b) i pennelli esistenti sono
stati accorciati ma non eliminati. Infatti, per questioni di sicurezza, la loro eliminazione potrà avvenire soltanto
immediatamente prima del ripascimento del litorale.
Concretamente l’intervento ha portato alla realizzazione di 13 pennelli in roccia lunghi 135 m e aventi
spaziatura uniforme di 240 m in località Duna Verde per un tratto di costa lungo circa 3 chilometri.
Complessivamente, sul progetto generale, fino al giugno 2008 erano stati realizzati 30 nuovi pennelli per una
estesa di circa 6,7km - dallo sbocco marittimo della Laguna del Mort al termine del fronte di Duna Verde – e
completati, anche con l’apporto di circa 300.000 mc di sabbia, i circa 2,00 km che corrispondono alle prime 8
baie dislocate sul fronte di Eraclea Mare (intervento attivato nel 2000).
Con il monitoraggio di dicembre 2006 sono state rilevate economie per 2,5 milioni di euro da utilizzare
nell’ambito dell’intervento in questione per il ripascimento delle celle realizzate con la costruzione dei moli
foranei. Tali economie sono state definitivamente quantificate in 3.069.234,73 euro con decreto regionale del
febbraio 2009 e destinate, con il consenso del Tavolo dei sottoscrittori dell’APQ Difesa del Suolo e della
Costa, al finanziamento di un nuovo stralcio del progetto generale inserito nel V atto integrativo con il titolo
“I1A3P100 - Riqualificazione ambientale, turistica e riordino delle opere di difesa delle fasce costiere e delle
foci fluviali tra Piave e Livenza - stralcio ripascimento del litorale”.
Tale intervento prevede:
a. Il salpamento dei pennelli esistenti e degradati, con riutilizzo del solo materiale roccioso per la formazione
delle nuove opere di difesa;
b. Il rinascimento di 20 baie del tratto di costa già difeso dai nuovi pennelli, utilizzando complessivamente
circa 500.000 mc di sabbia, dei quali 450.000 mc proveniente da cava marina al largo del litorale di
Eraclea e Jesolo e 50.000 mc dal dragaggio delle foci fluviali limitrofe;
c. Per un tratto di costa di circa 4,7 Km.
I tempi di realizzazione per i due interventi sono i seguenti:
Intervento I1A3P001:
> Studi e fasi di progettazione: dal maggio 2001 ad agosto 2004 a cura del Genio Civile di Venezia;
> Esecuzione dei lavori: dal 22/09/2005 al 03/04/2007;
> Collaudo: dal 08/08/2006 al 12/03/2008;
Intervento I1A3P100:
> Studi e fasi di progettazione: dal giugno 2008 ad aprile 2009;
> L’esecuzione dei lavori principali è iniziata a settembre 2009 e si prevede di concludere a maggio 2013 i
monitoraggi post opera. L’intervento ha visto anche la realizzazione di lavori in somma urgenza per l’importo
di euro 200.000,00 conclusi a febbraio 2010 e di un intervento di dragaggio delle foci fluviali limitrofe e
ripascimento del medesimo litorale dell'importo di euro 600.000,00, concluso a maggio 2010;
> La conclusione del collaudo, riferito al solo intervento principale, è prevista entro giugno 2014.
Naturalmente, vista l’ubicazione delle opere, è prevista la sospensione dei lavori nel corso della stagione
balneare per consentire l’utilizzo turistico dell’arenile.
346
Regione Veneto
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Gli interventi in questione non hanno incontrato particolari difficoltà nella realizzazione.
Come evidenziato in precedenza, dalla realizzazione dell’intervento I1A3P001 è stata stralciata l’attività di
ripascimento a causa della difficoltà nel reperimento di una quantità così rilevante di materiale sabbioso,
attività poi programmata nell’intervento I1A3P100, e da realizzarsi utilizzando materiale proveniente in parte
dal dragaggio delle foci fluviali limitrofe (50.000 mc) e in parte da cave marine (450.000 mc).
Va rilevato che, essendo la zona interessata dalle attività di pesca della vongola di mare e dei fasolari, si è
reso necessario cercare un’armonizzazione con le esigenze manifestate dal settore della pesca dei molluschi
bivalvi, che attualmente vive una crisi produttiva di crescente gravità, individuando possibili forme di
mitigazione dell’impatto socio-economico della sempre più “permeante” infrastrutturazione del mare. A tal
proposito è stata istituita un’unità di crisi che vede la collaborazione di soggetti e strutture regionali, enti e
amministrazioni statali e rappresentanti del comparto pesca.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
La parte già realizzata del progetto complessivo, rispetto alla situazione precedente, ha permesso di
adeguare le capacità di difesa costiera riguardo alle mareggiate e ai fenomeni erosivi e, nel contempo,
favorire durante la stagione balneare l’utilizzo turistico-ricreativo degli arenili. Si evidenziano vantaggi
innegabili per la qualità dell’ambiente e del territorio, oltreché dal punto di vista economico per lo sviluppo
delle attività legate al turismo.
La difesa del litorale permette, conseguentemente, di salvaguardare anche le zone antistanti il limitare della
spiaggia, quali le estese pinete che ospitano specie vegetali tipiche della fascia litoranea dell’alto Adriatico
che è divenuta ormai una rara testimonianza del paesaggio naturale della costa veneta, celebrata nel
romanzo di Hemingway “Di là dal fiume e tra gli alberi”.
La realizzazione dell’intero progetto generale di sistemazione e riqualificazione del litorale tra la foce del
fiume Piave e la foce del fiume Livenza porterà i massimi benefici.
6 Successo del Progetto
La strategicità di questo progetto è suffragata dal fatto che, a partire da uno studio di fattibilità realizzato con i
finanziamenti della delibera Cipe 135/99, si è deciso di far confluire fonti di finanzamento di diversa
provenienza (Docup, fondi FAS, risorse regionali) per la realizzazione, per stralci, del progetto complessivo di
sistemazione e riqualificazione del litorale. In particolare i fondi FAS programmati nell’APQ Difesa del Suolo si
sono dimostrati decisivi, tramite il meccanismo di riprogrammazione delle economie, nell’attrarre
finanziamenti regionali che hanno permesso di realizzare ulteriori stralci del progetto complessivo.
Attualmente si sta valutando l’opportunità di utilizzare una quota dei finanziamenti del PAR Veneto
2007/2013, che andrebbero ad aggiungersi alle economie evidenziate in sede di gara dall’intervento
I1A3P100, per il completamento del progetto complessivo.
347
Regione Veneto
Foto pre intervento
Foto pre intervento
Foto post intervento
Foto post intervento
348
Regione Veneto
Provincia:
Padova e Venezia
Comune:
Vari comuni1)
Soggetto attuatore:
Veneto Acque A.p.A.
Titolo intervento:
Province di Venezia e
Padova – “Modello strutturale degli acquedotti del
Veneto – Schema del
Veneto centrale2)”
Valore dell’opera:
100.981.106,38 euro di cui valore FAS
9.520.256,47 euro
Data prevista entrata in funzione:
31/03/2011 e 31/12/2012
1 Sintesi del progetto
La gestione unitaria degli acquedotti, delle fognature e degli impianti di depurazione corrispettivi, che insieme
formano il “Ciclo integrato dell’acqua”, è fra le condizioni necessarie per raggiungere efficacemente gli
obiettivi dell’Accordo di Programma Quadro per la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse
idriche.
Va pertanto garantito un sistema territoriale affidabile ed efficiente di approvvigionamento idrico e deve
essere promossa ed accelerata la riorganizzazione del “Servizio idrico integrato” inteso come l’insieme dei
servizi pubblici di captazione, adduzione e di distribuzione di acqua ad usi civili, di fognatura e di depurazione
delle acque reflue.
In questo campo particolare importanza riveste la realizzazione degli interventi individuati all’interno del
Modello Strutturale degli Acquedotti del Veneto (MoSAV), che prevede opere di interconnessione delle
strutture acquedottistiche di quattro ambiti territoriali ottimali, finalizzate a garantire un sistema territoriale
affidabile ed efficiente di approvvigionamento idrico che possa avvalersi di fonti di qualità garantita.
Una prima e concreta applicazione dei presupposti del MoSAV è costituita dallo Schema acquedottistico
del Veneto Centrale (SAVeC), opera strategica il cui obiettivo è l’interconnessione dei sistemi di produzione
del Veneto centrale e del basso Veneto al fine di ridurre gli attingimenti di punta, riequilibrare, nel lungo
periodo, i prelievi nel loro complesso, ridurre i consumi energetici di sistema e garantire sicurezza e qualità di
approvvigionamento idropotabile alle aree più svantaggiate.
1) Vari comuni: Cavarzere, Chioggia, Cona, Dolo, Mira, Mirano, Pianiga, Rosolina, Spinea, Venezia (provincia di Venezia),
Arzergrande, Cadoneghe, Campolongo Maggiore, Correzzola Noventa Padovana, Padova, Piove di Sacco, Pontelongo,
Saonara, Sant’Angelo di Piove di Sacco e Vigonza (provincia di Padova)
2) Modello Strutturale degli acquedotti del Veneto - Schema del Veneto centrale
> Intervento I1A2P086: Condotta di collegamento dei nodi idrici di Venezia e Padova;
> Intervento I1A2P088: Condotta di adduzione primaria - Tratte 10-11-12 Cavarzere Chioggia Cavanella;
> Intervento I1A2P089: Condotta di adduzione primaria Padova (svincolo A4/A13) - Cavarzere (diramazione per Cavanella
d'Adige) - tratta 7-8-9
349
Regione Veneto
Il SaVeC mira ad estendere, senza penalizzare le zone di produzione, la fornitura di acqua di buona qualità
alle aree sfavorite del Polesine e della bassa Padovana che si approvvigionano da corsi d’acqua superficiali
(Adige e Po) e che richiedono una integrazione variabile a seconda della stagione con costi di
potabilizzazione elevati e con qualità dell’acqua distribuita relativamente bassa.
Per il raggiungimento degli obiettivi citati, il SAVeC prevede principalmente l’interconnessione degli acquedotti
alimentati dalle falde del medio Brenta, dalle falde e dalle acque superficiali del Sile, dalle acque superficiali
dell’Adige e del Po, in un unico schema che massimizzi l’utilizzo delle acque di falda pedemontana, di
produzione più economica e di migliore qualità.
Lo schema acquedottistico del Veneto centrale è composto da molteplici adduttori per un totale di 250 km di
condotte. Ci si è dapprima concentrati nella realizzazione di un primo anello della maglia regionale, pari a
circa 136 km, che connette i centri di Venezia, Padova, Cavarzere e Chioggia.
L’accordo di programma quadro per la tutela delle acque e la gestione delle risorse idriche, il primo e il
secondo atto integrativo, propongono tre interventi che contribuiscono a dare attuazione al Modello
Strutturale degli acquedotti del Veneto e, in particolare, al primo anello dello schema del Veneto centrale, con
un costo complessivo di 100.981.106,38 euro.
L’intervento I1A2P086, iniziato a giugno del 2005, è stato portato a termine ad agosto del 2010.
L’intervento I1A2P088, ormai completamente realizzato, consente l’interconnessione di alcune centrali di
potabilizzazione con approvvigionamento dal fiume Adige, in prossimità della sua foce, e l’integrazione della
fornitura idropotabile nel territorio del Delta del Po.
L’intervento I1A2P089, attualmente realizzato per la tratta 8 e 9 e in corso di realizzazione per la tratta 7,
consente l’interconnessione della centrale di Arzergrande e la predisposizione di vari collegamenti con altre
condotte, tra cui la Cavarzere-Chioggia.
I lavori sono iniziati a fine 2006 e attualmente sono ancora in corso per la sola tratta 7.
Gli interventi citati in molti tratti sono stati realizzati con la tecnologia del microtunneling che permette la posa
in opera di tubazioni senza ricorrere agli scavi a cielo aperto, nell’attraversamento di manufatti stradali, corsi
d’acqua, ferrovie, evitando le manomissioni di superficie ed eliminando così pesanti e negativi impatti
sull'ambiente sia naturale che antropico, sulle strutture superficiali e sulle infrastrutture di trasporto
2 Genesi del progetto
La strategia regionale in campo acquedottistico si propone di dare risposta alle seguenti esigenze:
> Fornire acqua di buona qualità alle aree sfavorite del Veneto o che richiedono una integrazione variabile
secondo la stagione;
> Consentire rapide forniture di integrazione e soccorso;
> Salvaguardare le risorse destinate all’uso idropotabile, riducendo i prelievi e le perdite d’acqua;
> Ottimizzare il servizio di produzione idrica e di grande adduzione, in modo da limitare i rischi funzionali delle
condotte ed i rischi di fallanze delle fonti, migliorando sensibilmente l’affidabilità del servizio idropotabile e
riducendo conseguentemente i costi di gestione.
Per farvi fronte la Giunta Regionale, con Deliberazione n. 1688/2000, ha approvato il citato Modello
Strutturale degli Acquedotti del Veneto (MoSAV) di cui lo Schema Acquedottistico del Veneto Centrale
(SAVeC), approvato con DGR 3418/2002, costituisce una prima applicazione, ricadente principalmente nelle
province di Venezia, Padova e Rovigo.
350
Regione Veneto
Il territorio interessato dalla realizzazione dei tre progetti, oggetto della presente analisi, comprende i seguenti
comuni:
> Cadoneghe e Vigonza (in provincia di Padova), Dolo, Mira, Mirano, Pianiga, Spinea e Venezia (in provincia
di Venezia) per il primo intervento.
> Cavarzere, Chioggia e Rosolina, tutti in provincia di Venezia, per il secondo intervento;
> Cavarzere e Cona (provincia di Venezia), Arzergrande, Campolongo Maggiore, Correzzola Noventa
Padovana, Padova, Piove di Sacco, Pontelongo, Saonara, Sant’Angelo di Piove di Sacco e Vigonza
(provincia di Padova) per il terzo intervento.
La realizzazione di ognuno degli interventi citati è stata preceduta da una molteplicità di indagini preliminari al
fine di disporre di tutti gli elementi in grado di condizionarne la progettazione.
Una volta definito lo sviluppo di massima del tracciato, è stato condotto un accurato rilievo topografico al fine
di avere le informazioni relative alla situazione altimetrica e planimetrica dei terreni di posa e di tutti i
sottoservizi di possibile interferenza con l’esecuzione dell’opera.
Sono inoltre state condotte accurate indagini geologiche e geotecniche atte a definire l’effettiva stratigrafia e
consistenza del terreno, e necessarie alla corretta valutazione delle modalità d’intervento, soprattutto nei casi
particolari di attraversamento degli ostacoli principali.
E’ stata infine condotta anche un’indagine geoelettrica sui suoli al fine di determinare la resistività dei terreni
di posa e definire quindi il tipo di rivestimento da applicare alle condotte in ghisa, atto a contrastare il
processo di corrosione elettrolitica delle tubazioni interrate.
E’ stato attuato il coinvolgimento delle Amministrazioni locali, degli Enti autorizzanti e delle Ditte asservite e/o
espropriate interessate dalla realizzazione. Tutto ciò, in alcuni casi, ha comportato variazione dei tracciati
originariamente previsti con un conseguente allungamento dei tempi di realizzazione mentre, in altri, è stato
necessario rivedere la progettazione predisponendo alcune varianti per adeguarla ad un territorio altamente
antropizzato e con presenza di numerosi sottoservizi e grandi infrastrutture da attraversare.
3 Piano di realizzazione del progetto
La realizzazione dei tre interventi è avvenuta a seguito di diverse fasi procedurali che, partendo da un
accurato studio del territorio regionale interessato, ha permesso la realizzazione progettuale, la condivisione
con le amministrazioni locali interessate e l’esecuzione dei lavori. Come già evidenziato in precedenza,
trattandosi di tre interventi di importo rilevante e impattanti sul territorio, non è stato possibile rispettare
appieno i cronoprogrammi di realizzazione stimati in fase di stipula degli APQ.
Considerando i tre interventi come un’unica azione, possiamo fare risalire le prime fasi di progettazione
nell’estate del 2000. Al momento resta da terminare una sola tratta dell’ultimo intervento avviato.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Come già evidenziato in precedenza, trattandosi di interventi di rilevante importo finanziario e impattanti sul
territorio, inevitabilmente si sono dovuti affrontare e risolvere criticità e imprevisti.
In generale le criticità riscontrate dai tre progetti hanno portato ad un allungamento dei tempi di realizzazione,
in particolare a causa della presenza di numerosi sottoservizi, corsi d’acqua (fiume Adige, Brenta, Gorzone,
Piovego e Bacchiglione e canale di Valle) e grandi infrastrutture (ferrovie e infrastrutture stradali) da
attraversare nel territorio interessato dall’intervento. Inoltre, principalmente per l’intervento I1A2P086, si sono
verificati dei ritardi procedurali imputabili ad altre opere in fase di esecuzione, o previste, poste in capo ad
altre amministrazioni (passante autostradale di Mestre, tram cittadino, realizzazione di tratti viari urbani).
351
Regione Veneto
Nel caso dell’intervento P088 le proroghe concesse nella realizzazione dei lavori sono riconducibili a diverse
motivazioni, tra le quali:
> La redazione di perizie di variante per circostanze imprevedibili al momento della stipula del contratto
(recepimento di prescrizioni da parte di altri enti, geologia anomala del terreno e rinvenimento sottoservizi
non segnalati dai gestori) e per altri interventi finalizzati al miglioramento dell’opera (introduzione sistema di
telecontrollo, utilizzo di tubazioni e pezzi speciali diversi antisfilamento).
> La sospensione di una delle tre tratte per il rinvenimento di ordigni bellici e di rifiuti di varia natura lungo il
tracciato, risoltasi con la modifica del tracciato lungo una stradina adiacente sgombra di rifiuti;
> Eccessiva piovosità nel periodo interessato dai lavori.
La necessità di condividere l’intervento con le amministrazioni locali ha comportato, in particolare per la tratta
7 dell’intervento I1A2P089, un rilevante allungamento dei tempi. Al verificarsi del ritardo ha contribuito anche
la predisposizione di un protocollo di intesa con il comune di Saonara per la definizione del migliore tracciato
di attraversamento del territorio comunale. L’avvenuto accordo con il Comune di Saonara in merito al
tracciato delle condotte consentirà di procedere con la realizzazione della tratta n. 7.
La cooperazione tra tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione degli interventi ha portato al superamento delle
criticità evidenziate tanto che gli interventi I1a2P086 e I1A2P088 sono conclusi, mentre l’intervento I1A2P089
ha raggiunto una percentuale di realizzazione di quasi l’80%.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Lo schema acquedottistico del Veneto centrale è composto da molteplici adduttori per un totale di 250 km di
condotte.
Attualmente sono stati realizzati circa 134 Km di condotte ed è stata praticamente conclusa la chiusura del
primo anello tra Padova – Mestre – Venezia – Chioggia – Cavarzere. Sono in fase di appalto integrato dei
lavori e della progettazione esecutiva le opere relative all’addutrice principale dall’area del Medio Brenta
dove saranno ubicate nuove opere di prelievo, fino alla centrale di Cadoneghe (PD). Le opere di presa sono
invece in fase di progettazione definitiva.
Attualmente è in funzione la condotta sub lagunare tra Venezia e Chioggia con fornitura di parte della portata
prevista in progetto ad integrazione della produzione locale nell’area di Chioggia.
I tre progetti qui trattati hanno riguardato principalmente la realizzazione di condotte di adduzione primaria ad
uso acquedottistico realizzate prevalentemente con l’utilizzo di tubazioni in ghisa sferoidale ed in parte in
acciaio per alcuni manufatti particolari (attraversamenti di rilevati stradali ed altro) di diametro variabile tra gli
800 e i 1000 mm, in grado di addurre una portata di circa 500 l/s, per l’intervento I1A2P088, e di diametro
compreso tra i 1000 ed i 1200 mm, in grado di addurre una portata di circa 1000/1200 l/s, per gli interventi
I1A2P086 e I1A2P089.
L’intervento I1A2P086 ha permesso il collegamento tra Padova e Venezia, principalmente lungo l’autostrada
A4 VE-PD per un’estesa di 31 km mentre l’intervento I1A2P088 ha permesso il collegamento tra le centrali di
potabilizzazione di Cavarzere, Cavanella d’Adige e Brondolo di Chioggia per un’estesa di circa 36km.
L’intervento P089, invece, permetterà di completare il collegamento tra i nodi idrici di Venezia – Padova –
Cavarzere – Chioggia della rete di adduzione regionale. Nello specifico costituisce la dorsale portante nordsud Padova – Cavarzere prevista al fine di attivare il collegamento tra il nodo idraulico di Padova con la
centrale di acquedotto di Arzergrande fino all’interconnessione con la condotta Cavarzere – Cavanella
d’Adige, con un’estensione di circa 33 km.
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Regione Veneto
Per tutti e tre gli interventi lungo il percorso in prossimità di zone strategiche (presso le centrali, confluenze di
condotte relative ad altri progetti, attraversamenti di corsi d’acqua, ecc.), sono stati e saranno realizzati dei
nodi idraulici in cui troveranno sede specifiche apparecchiature e opere civili necessarie alla corretta gestione
della risorsa idrica e, nella fattispecie, strumentazione per la gestione del telecontrollo e telecomando della
rete e delle valvole di intercettazione mediante fibra ottica. La posa delle condotte è stata realizzata mediante
tecniche classiche in trincea e tecnologicamente più avanzate (microtunnelling e trivellazione teleguidata), in
base alle specifiche caratteristiche riscontrate nella zona di intervento, che per la presenza dei numerosi corsi
d’acqua e per la costituzione stessa del terreno, si presenta piuttosto eterogenea.
La condotta di trasporto ad alta capacità, che si inserisce nei territori serviti dagli acquedotti locali, fornisce
acqua di buona qualità per usi civili ai territori più carenti della risorsa, consentendo lungo il suo percorso
delle interconnessioni con i maggiori centri acquedottistici che, in caso di bisogno, potranno usufruire del
grande adduttore. L’opera, oltre a portare acqua di buona qualità dalle falde del Brenta verso il Polesine, si
propone come mezzo risolutivo per far fronte alle richieste di punta della risorsa, come nel caso di località a
vocazione turistica stagionale (quali Chioggia e Rosolina), sia alle possibili fallanze che potrebbero
manifestarsi nel caso di rotture improvvise o dovute al locale inquinamento della risorsa, anche per
problematiche connesse con la risalita del cuneo salino alla foce del fiume Brenta. Il progetto nel suo
complesso, interessando più province del territorio veneto, si presenta come una struttura regionale
sovraordinata in grado di dare continuità ai servizi acquedottistici e generare uno sviluppo economico, sociale
e turistico nelle aree regionali in espansione.
6 Successo del Progetto
La realizzazione del SAVeC riveste per la Regione del Veneto, come già in precedenza rilevato,
un’importanza strategica in quanto costituisce la prima applicazione dei presupposti individuati dal MoSAV.
Pur non essendo ancora stato portato a termine in tutta la sua estensione, data soprattutto la notevole
portata e complessità delle opere di cui si compone, è indubbiamente motivo di soddisfazione per
l’Amministrazione perché, nel breve periodo, potrà essere tangibile il raggiungimento degli obiettivi previsti,
mirati alla distribuzione di acqua di buona qualità proveniente da fonti pregiate anche a parti del territorio
regionale che attualmente utilizza acqua proveniente prevalentemente da corsi d’acqua superficiali,
caratterizzata pertanto da una qualità di livello inferiore e da un prezzo superiore, per via dei necessari
trattamenti spinti di potabilizzazione.
Il futuro della risorsa idrica, anche nel Veneto che pur gode di una situazione privilegiata data l’abbondante
presenza della stessa nel territorio regionale, passa attraverso la sua tutela e il suo oculato utilizzo da parte di
tutte le utenze. Il SAVeC, nella più generale visione del suddetto principio, rappresenta soltanto la prima parte
delle previsioni dal MoSAV. E’ infatti solo il primo degli schemi acquedottistici individuati dal Modello
Strutturale, che si compone anche del segmento “Acquedotto del Garda” e del segmento “Acquedotto
pedemontano”.
L’esperienza maturata nella realizzazione di questo primo step sarà pertanto di enorme importanza per la
messa in opera di quelli futuri, per addivenire al raggiungimento globale degli obiettivi previsti
dall’Amministrazione regionale con i vari provvedimenti legislativi, di pianificazione e programmazione via via
succedutisi nel tempo.
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Condotta di collegamento dei nodi idrici
di Venezia e Padova - Lavori in corso
Condotta di collegamento dei nodi idrici
di Venezia e Padova - Lavori in corso
Condotta di adduzione primaria -Tratte 10-11-12
Cavarzere Chioggia Cavanella - Fine lavori
Condotta di adduzione primaria -Tratte 10-11-12
Cavarzere Chioggia Cavanella - Fine lavori
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Provincia:
Padova
Comune:
Candiana
Titolo intervento:
Candiana (PD) – Duomo di
S. Michele Arcangelo.
Recupero del soffitto
presbiterio, transetti,
soffitto e pareti del coro,
cassa d'organo e scultura
lignea
Soggetto attuatore:
Parrocchia di S. Michele Arcangelo
Valore dell’opera:
1.310.000,00 euro di cui valore FAS 1.000.000,00
euro
Data effettiva entrata in funzione:
20/09/2010
1 Sintesi del progetto
Il progetto fa parte del II atto integrativo all’APQ 9 per la “Tutela e la valorizzazione di risorse culturali e
paesaggistiche” dell’Intesa Istituzionale di Programma della Regione del Veneto ed ha un costo complessivo
di 1.310.000 euro di cui 1.000.000 euro finanziati con FAS (Delibera CIPE 3/2006).
L’intervento prevede il recupero del soffitto del presbiterio, dei transetti, del soffitto e delle pareti del coro,
della cassa d’organo e della scultura lignea, gravemente danneggiati da un incendio divampato la notte del
21 luglio 2003.
Il progetto è stato realizzato in 4 anni, di cui 2 anni di progettazione e 2 di realizzazione dei restauri.
2 Genesi del progetto
Il Veneto si caratterizza per la forte distribuzione dei centri abitati, molti di dimensione medio piccola, ma con
una forte presenza di beni artistici o di valore storico che costituiscono un patrimonio culturale diffuso.
È forte interesse dell’Amministrazione regionale promuovere la conoscenza, la conservazione e la
valorizzazione del patrimonio delle città storiche, delle ville, degli edifici ecclesiastici e civili, dei monumenti e
di tutto quanto appartiene alla memoria e alla tradizione, nella prospettiva unitaria della tutela del patrimonio
culturale veneto, non solo storico, ma anche naturalistico ed ambientale.
In questo quadro strategico, la Regione del Veneto ha sottoscritto alcuni APQ aventi per oggetto la
salvaguardia di beni culturali. L’intervento riportato in questa scheda, pur non essendo un intervento di costo
rilevante, perfettamente si inserisce ed attua questa politica regionale. Il paese di Candiana (PD) è sorto
attorno al monastero fondato nel 1097 dai Benedettini, passato nel 1462 ai Canonici Regolari di S. Salvatore,
divenuto abbazia e infine soppresso nel 1783. Ne rimangono le strutture seicentesche, accanto alle quali si
trova oggi la chiesa intitolata a San Michele Arcangelo, eretta tra il 1491 e il 1502 forse su progetto di Lorenzo
da Bologna, con facciata a due ordini aperta da una grande finestra termale.
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Regione Veneto
La chiesa costituisce straordinaria evidenza monumentale, in quanto erede dell’antico complesso monastico
al pari di altri importanti centri limitrofi (vedi Corezzola e Praglia). Con la vicina Villa Garzoni, qualifica il
territorio dal punto di vista degli itinerari storico-artistici e ambientali tra architettura e arti figurative.
L’interno, decorato da affreschi settecenteschi di Girolamo Mengozzi Colonna e di Michelangelo Morlaiter,
custodisce sculture di Giovanni Bonazza e un ricco altare ligneo barocco risalente al 1621.
L’incendio divampato la notte del 21 luglio 2003 ha però gravemente danneggiato gli interni e le decorazioni
dell’importantissimo edificio.
3 Piano di realizzazione del progetto
Scopo di questo progetto è stato quello di integrare un importante e singolare itinerario storico artistico,
caratterizzato dalla “civiltà benedettina”, attraverso il recupero filologico del complesso monumentale
costituito dalla chiesa di San Michele Arcangelo di Candiana con sensibili ricadute positive sul piano turistico
e religioso.
Si è proceduto dunque con:
> Il completamento del restauro delle superfici decorate e della straordinaria cassa dell’antico organo
progettata dal bresciano Costanzo Antegnati, come recita l’iscrizione “COST.ANT. BRIX. OPVS”, uno dei
pochi esemplari che colpiscono per la sostanziale integrità strutturale;
> Il restauro della zona presbiteriale e dei transetti, dipinta dal pittore quadraturista bresciano Tommaso
Sandrini (XVII secolo) e successivamente ridipinta da Demetrio Alpago nel 1900;
> Si è intervenuti anche sul soffitto del presbiterio, che aveva subito danni apparentemente minori rispetto a
quelli del soffitto della navata sottoposto al fuoco diretto, ma indirettamente aveva senza dubbio patito
l’accumulo di calore, in quanto la zona interessata è anche uno dei due punti più elevati dell’intero edificio,
dove è ragionevole ritenere si sia verificato il maggior innalzamento di temperatura. Il danno rilevabile
derivava sia dal deposito dei fumi di combustione che dalla temperatura. Il soffitto è, infatti, costituito da un
tavolato inchiodato, sul quale sono realizzate delle decorazioni a trompe l’oeil. L’effetto che il calore ha
provocato riguardava l’essicazione forzata del legname e la conseguente apertura di fessure tra le tavole. Si
è resa necessaria una verifica statica delle tavole con l’applicazione di rinforzi e la chiusura delle
numerosissime fessure;
> Gli intonaci delle pareti del transetto hanno risentito dell’azione del fuoco in maniera minore rispetto agli
intonaci della navata; tuttavia sulle superfici si è riscontrato un deposito di residui di combustione e fuliggine
che sporcava le tinte delle pareti. Nella zona superiore erano inoltre presenti dei distacchi degli intonaci per
effetto del notevole innalzamento della temperatura;
> Il soffitto del coro, costituito da un tavolato, è stato anch’esso interessato dall’incendio con il deposito di fumi
e altri residui della combustione, al punto che la superficie dipinta risultava offuscata nei suoi colori. Più
preoccupante era la situazione della struttura in quanto il calore ha provocato una forte essiccazione del
legname con i conseguenti ritiri delle fibre e la formazione di fenditure tra le tavole. Si è provveduto con un
intervento di verifica e ripristino degli ancoraggi del tavolato applicando anche nuovi agganci alla struttura.
Le pareti risultavano danneggiate dal deposito di fumi e residui della combustione;
> Il legno della cassa d’organo si conserva ancora funzionale nella struttura di carpenteria, nonostante l’opera
sia stata spostata dalla sua sede originaria (1944) e rimontata nell’attuale sede, mentre laddove costituisce
supporto di alcuni elementi decorativi era degradato dai tarli.
La realizzazione del progetto, e pertanto dei diversi interventi di restauro, è avvenuta a seguito di diverse fasi
procedurali che hanno previsto un accurato studio dello stato delle opere tramite il quale è stato possibile
effettuare la progettazione delle attività e la stima delle tempistiche necessarie al completamento dell’opera.
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Regione Veneto
Nello specifico, il progetto è stato articolato nelle fasi di:
> Studi e fasi di progettazione: La progettazione definitiva è stata redatta dal Ministero per i Beni e le attività
Culturali, Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio delle Province di VE, BL, PD e TV, con
sede a Venezia, nel 2005. Nel 2007 l’intervento è stato inserito nel II Atto Integrativo dell’APQ Beni Culturali
e dunque a seguito della conferma del contributo, nel 2008 è stato elaborato il progetto esecutivo a cura
della ditta aggiudicataria dei lavori, l’impresa individuale Serafino Volpin di Arre (PD).
> Esecuzione dei lavori: I lavori di restauro sono stati consegnati in data 15/07/2008. Hanno avuto una durata
di 533 giorni naturali consecutivi, prorogati di circa 60 giorni in considerazione delle interruzioni intercorse
per esigenze di culto.
A seguito delle raccomandazioni della Soprintendenza PSAE è stato elaborato un nuovo quadro
economico, per l’esecuzione di alcuni lavori integrativi svoltisi nel corso del primo semestre 2010 che hanno
riguardato il ripristino delle statue lapidee all’interno della chiesa e alcuni lavori di risanamento del coro
ligneo.
> Collaudo: Il certificato di regolare esecuzione dei lavori principali è stato emesso in data 16/04/2010; dei
lavori aggiuntivi in data 14/06/2010.
A valere sulle somme a disposizione per lavori e forniture in diretta amministrazione sono stati eseguiti
interventi concernenti la messa in sicurezza dell’impianto elettrico e delle vetrate.
E’ stata inoltre implementata l’attività di ricerca d’archivio e redazione testi per la produzione di materiale
fotografico, grafico e video inteso a realizzare un sistema di documentazione esterna espositiva e web
necessario per rendere funzionale l’intervento di restauro eseguito.
4 Criticità incontrate in fase di realizzazione del Progetto
Con questa azione si è voluto intervenire su un edificio di valore storico con l’obiettivo di preservare e
valorizzare anche questa testimonianza legata alla tradizione locale, religiosa e anche laica.
5 Benefici (attesi/raggiunti) del Progetto
Il progetto si è particolarmente distinto tra gli altri interventi realizzati dalla Regione, non solamente per i
benefici apportati alla comunità, ma anche per aver raggiunto gli obiettivi prefissati in fase di progettazione.
Anche con questo progetto si è dimostrato l’effetto moltiplicatore del FAS in quanto, oltre al significativo
importo di fondi statali, sono stati aggiunti quasi 300.000 euro di risorsa di soggetto privato, massimizzando
in tal modo il contributo pubblico.
Volta pre intervento
Volta post intervento
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