laVariopinta - Festival della Letteratura di Viaggio

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laVariopinta - Festival della Letteratura di Viaggio
MobyDICK
archeologia
etra, Reqem o Raqmu (la
Variopinta), il suo nome
semitico attestato anche
nei manoscritti di Qumran, fondata tra la fine dell’VIII e
l’inizio del VII secolo a.C., festeggia quest’anno il bicentenario
della sua scoperta. Considerata
una delle sette meraviglie del
mondo, è stata ritrovata duecento anni fa, il 22 agosto del 1812,
dall’esploratore svizzero Johann
Ludwig Burckhardt. Un anniversario da celebrare con un omaggio alla sua storia antica ma anche raccontando la Giordania di
oggi. La mostra Crossing Giordania, a cura della geografa Nadia Fusco, allestita a Villa Celimontana a Roma, espone documenti originali dall’archivio della Società Geografica Italiana,
che nella villa sul Colle Oppio ha
la sua sede storica, tra cui carte
geografiche, planisferi, fotografie e antichi libri di viaggio. Parallelamente gli scatti di Unveiled Jordan (Giordania rivelata)
dell’agenzia ParalleloZero ci rimandano le immagini del Paese
di oggi. Una duplice visione da
non perdere. Che festeggia Petra
e la Giordania viste attraverso gli
occhi dei viaggiatori dell’Ottocento. Ma anche il regno hashemita e la sua perla architettonica
raccontati con lo sguardo dei fotografi di oggi. Organizzata in
collaborazione con il Jordan
Tourism Board, l’esposizione è
un omaggio che il Festival della
Letteratura di Viaggio dedica da
oggi al Paese mediorientale.
29 settembre 2012 • pagina 11
P
Gli scatti realizzati da quattro
fotografi dell’agenzia ParalleloZero - quindici immagini in
grande formato - documentano
la quotidianità del Paese: dalle
rive del Giordano, ai nuovi grattacieli di Amman, attraverso l’archeologia nabatea e romana, sino alla storia recente di una regina illuminata e di una società
multiculturale. Scatti che sicuramente stridono con il paesaggio
incontaminato visto da Johann
Ludwig Burckhardt che nel 1812
trovò l’antica città stretta fra
montagne impenetrabili: Petra.
Questo viaggiatore svizzero che
vestiva abiti arabi e si faceva
chiamare Cheikh Ibrahim, seguiva la strada che collegava Damasco all’Egitto passando per la
Giordania. Burckhardt aveva
sentito dire che nei pressi del villaggio di Wadi Musa si trovavano, in una sorta di fortezza naturale, delle vestigia straordinarie.
La regione apparteneva allora
all’Impero ottomano e gli stranieri curiosi di antichità - che
erano ritenute opera degli infedeli - erano considerati con grande diffidenza, anche per le tensioni politiche e religiose dell’epoca. Burckhardt decise allora di
presentarsi come un pellegrino
che desiderava sacrificare una
capra al profeta Aronne la cui
tomba, costruita nel XIII secolo,
si riteneva collocata al di là delle
rovine, in cima al Gebel Haroun.
Accompagnato dalla sua guida,
l’esploratore attraversò la città
antica senza potersi fermare per
Celebrando Petra,
la Variopinta
di Rossella Fabiani
prendere una nota o fare uno
schizzo, ma avendo capito perfettamente l’importanza di quelle vestigia e, soprattutto, che le
rovine presso il Wadi Musa fossero quelle di Petra. Entusiasta,
diffuse la notizia tra gli occidentali residenti in Medio Oriente e
storico che partiva dallo Yemen,
lungo la costa occidentale della
Penisola araba, e a Petra si biforcava in una via nord-occidentale
che portava a Gaza, e in una via
nord-orientale verso Damasco.
La disponibilità d’acqua e la sicurezza fecero di Petra il luogo
Considerata una delle sette meraviglie
del mondo, festeggia quest’anno
il bicentenario della sua scoperta.
A farla lo svizzero Johann Ludwig
Burckhardt, che per muoversi in quelle
terre più liberamente si faceva passare
per arabo. Una mostra a Roma
in Egitto, e la ripeté nel suo libro
Travels in Syria and the Holy
Land che fu pubblicato soltanto
cinque anni dopo la sua morte,
nel 1823. La città si era sviluppata soprattutto grazie al commercio sulla via dell’incenso. Si trattava di un tracciato carovaniero
ideale per la sosta all’incrocio di
diverse vie carovaniere che collegavano l’Egitto alla Siria e l’Arabia del Dud al Mediterraneo
lungo le quali si svolgeva principalmente il commercio di prodotti di lusso: spezie e seta provenienti dall’India, perle del Mar
Rosso e incenso dal sud dell’Arabia, una risorsa particolarmente preziosa in quanto la resina della Boswellia era molto apprezzata nel mondo antico sia
come offerta religiosa di gran
pregio, sia come medicamento.
Intermediazione commerciale,
acqua, ospitalità e diritti di dogana fornivano ai Nabatei, gli antichi abitanti del luogo, forti guadagni e la città fu sede per quasi
un millennio, dal VI secolo avanti Cristo fino al III secolo, di un
grande mercato, raggiungendo
l’apogeo verso la metà del I secolo. Dopo Burckhardt ci furono altri tentativi di esplorazione, alla
ricerca di Petra, nonostante la
diffidenza delle popolazioni locali. Nel maggio del 1818, un
gruppo di una decina di persone
provenienti da Gerusalemme,
tra cui l’esploratore ed egittologo, William John Bankes, accompagnato dal dragomanno
ferrarese Giovanni Finati e da
due ufficiali di marina, riuscì a rimanere sul posto soltanto per
due giorni, giacché rivalità tra i
capitribù locali li costrinsero a
partire prima del previsto. Le
prime vere missioni archeologiche cominciarono dal 1828 e, dopo il 1830 Petra divenne un luogo di visita, tappa di pellegrinaggi religiosi e fonte di guadagni
per i capi delle tribù dei dintorni.
Tra i tanti poeti e artisti che vi si
recarono, il celebre pittore britannico, David Roberts raggiunse Petra nel 1839.
La prima spedizione archeologica inglese arrivò nel 1929, ma
il sito continua a essere oggetto di scavo ancora oggi: nel 1992 sono stati riportati alla luce i mosaici della chiesa di Petra
e soltanto nel 2003 è
stato scoperto il complesso funerario a
Wadi Musa.
Ma la storia di Petra
è ricca anche di documenti poco conosciuti.
Dai suoi archivi, quello
della cartoteca e della
fototeca, la Società Geografica ha messo in mostra
alcuni documenti di straordinaria rarità. In effetti, come sottolinea la curatrice della mostra
Nadia Fusco, sulla Giordania esiste poca documentazione. Si
trattava piuttosto di un luogo di
passaggio per i grandi orientalisti dell’epoca che dal Cairo andavano a Gerusalemme o a Damasco. Crossing Jordan espone
gli scatti (copie tratte dai negativi) realizzati da uno dei più importanti fotografi dell’Ottocento,
Francis Frith, durante il suo viaggio a Petra, e il prezioso e semisconosciuto Diario d’un viaggio
in Arabia Petrea (1865), di Giammartino Arconati Visconti, illustrato con disegni originali dell’autore. Grazie alle diverse carte
geografiche in esposizione (datate tra il Sei e il Settecento), invece, è possibile tracciare la storia della nascita del regno. Il Festival della Letteratura di Viaggio, giunto alla sua quinta edizione, è promosso dalla Società
Geografica italiana in collaborazione con Federculture e ospita i
suoi numerosi eventi a Palazzo
Mattei di Villa Celimontana.
Crossing Giordania, Roma,Villa
Celimontana, fino al 12 ottobre