La gestione della seduta dialitica

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La gestione della seduta dialitica
La gestione della seduta dialitica
00060
Autori
Piergiorgio Bolasco
Gabriella Concas (collaboratore)
Contenuti
1. Abstract
2. Testo
Scopo
Campo di applicazione
Terminologia e abbreviazioni
Responsabilità
Attività 1: Preparazione seduta
Attività 2: Procedure di dialisi
Attività 3: Procedure post dialisi
Considerazioni finali
La gestione della seduta dialitica
00060
Abstract
release 1 pubblicata il 13 ottobre 2012 23:07 da Piergiorgio Bolasco
Lo scopo di questa procedura è:
1. istruire tutti i nuovi infermieri professionali che iniziano a lavorare nei centri ad assistenza
limitata (cosiddetti CAL) e nei centri ad assistenza dialitica medicalizzata intra- ed
extraospedaliera (cosiddetti CAD) sulla corretta esecuzione delle procedure di preparazione,
attacco, conduzione e stacco della terapia dialitica extracorporea.
2. costituire un promemoria formale da applicare ad integrazione dell’attività dialitica già svolta
dagli infermieri professionali già esperti nel settore.
Tutto ciò anche perché l’infermiere professionale di dialisi è il diretto responsabile e supervisore delle
modalità di preparazione e conduzione delle terapia dialitica e del monitor utilizzato a questo scopo
terapeutico.
Il campo di applicazione sono tutte le strutture denominate CAL (centri ad assistenza limitata), tutte
le strutture denominate CAD centri ad assistenza dialitica medicalizzata (CAD) e tutte le strutture e
centri di assistenza negli ospedali di riferimento (cosidetti CDR).
Testo
release 1 pubblicata il 13 ottobre 2012 22:52 da Piergiorgio Bolasco
Scopo
Lo scopo di questa procedura è:
istruire tutti i nuovi infermieri professionali che iniziano a lavorare nei centri ad assistenza
limitata (cosiddetti CAL) e nei centri ad assistenza dialitica medicalizzata intra- ed
extraospedaliera (cosiddetti CAD) sulla corretta esecuzione delle procedure di preparazione,
attacco, conduzione e stacco della terapia dialitica extracorporea.
costituire un promemoria formale da applicare ad integrazione dell’attività dialitica già svolta
dagli infermieri professionali già esperti nel settore.
Tutto ciò anche perché l’infermiere professionale di dialisi è il diretto responsabile e supervisore delle
modalità di preparazione e conduzione delle terapia dialitica e del monitor utilizzato a questo scopo
terapeutico.
Campo di applicazione
Tutte le strutture denominate CAL ( centri ad assistenza limitata), tutte le strutture denominate CAD
centri ad assistenza dialitica medicalizzata (CAD) e tutte le strutture e centri di assistenza negli
ospedali di riferimento (cosidetti CDR).
Terminologia e abbreviazioni
Procedura aggiornata il: 08 novembre 2012
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CAL: centro ad assistenza limitata dislocato nel territorio in cui non è presente il Medico Nefrologo
durante tutto il turno dialitico ma solo nei giorni previsti per le visite periodiche.
CAD: centro ad assistenza limitata dislocato nel territorio in cui è presente il Medico Nefrologo
durante tutto il turno dialitico.
CDR: Struttura nefrologica ospedaliera con posti letto autonomi nefrologici
M: Medico Dirigente Nefrologo.
IP: Infermiere Professionale
P: paziente
PA: pressione arteriosa del paziente
RA: monitor dialitico o rene artificiale.
FAV: fistola artero-venosa
CVC: catetere venoso centrale
Responsabilità
Direttore di Struttura
controllo della corretta applicazione della procedura
revisione periodica della procedura.
Dirigenti Medici Nefrologi
controllo della corretta applicazione della procedura
individuazione dei piani di trattamento e prescrizione della terapia dialitica personalizzata.
prescrizione dei farmaci da somministrare durante la seduta dialitica.
programmazione degli esami periodici ed estemporanei.
Caricamento SSN delle attività previste dal Nomenclatore tariffario secondo le diverse
definizioni delle Regioni.
Capo Sala o meglio Coordinatori infermieristici
controllo ed applicazione della corretta applicazione della procedura
Infermieri Professionali
applicazione della procedura
preparazione del monitor per dialisi e del materiale necessario
esecuzione dei prelievi secondo calendario e caricamento per i differenti programmi software
preparazione e somministrazione dei farmaci prescritti
comunicazione degli esami, delle eventuali anomalie cliniche e del malfunzionamento delle
compilazione delle schede dialitiche e di riepilogo dei trattamenti.
Attività 1: Preparazione seduta
Controllo delle condizioni igienico-sanitarie
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Verifica delle condizioni igienico-sanitarie della sala dialisi, letti-bilancia, RA, carrelli di medicazione,
dispositivi elettromedicali o elettrici, comodini e tutte le varie suppellettili.
Verifica orario del Medico di turno
Questa fase varia a seconda del centro dialisi:
1. CDR, CAD: l’inizio delle manovre di attacco avviene con M presente in Reparto.
2. CAL: l’IP deve verificare l’identità e la presenza del M di turno in quel giorno nel CAD o nel
CDR di riferimento e la presenza in rubrica dei suoi recapiti telefonici in caso fosse necessario
contattarlo. In caso di necessità - telefonare alla linea preferenziale dedicata esclusivamente alle
comunicazioni urgenti.Appurarsi se in consegna è prescritto di attendere l’arrivo del M in caso
di pazienti nuovi o particolari.
Accensione e verifica della Centrale dell’acqua ed operatività gruppo elettrogeno
IP: Accertarsi leggendo l’apposito strumento (sito in sala dialisi e/o in centrale acqua) che la
conducibilità dell’acqua prodotta e distribuita all’anello della sala dialisi sia adeguata: segnalare al M
se si superano valori di conducibilità di 30 mS/cm. Verificare ed eventuale disinserire lo stand-by del
gruppo elettrogeno.
Lettura attenta della Consegna specifica del giorno
E’ indispensabile leggere le specifiche consegne giornaliere per rilevare eventuali variazioni anche
estemporanee della prescrizione dialitica e/o farmacologia, tempi dialisi o altro ed inoltre per effettuare
la preparazione (o verificarne la correttezza) delle provette o siringhe per i prelievi ematici e/o liquido
dialisi e/o di raccolta urine e/o per prelievi batteriologici.
Presa visione della prescrizione dialitica
La prescrizione di dialisi deve essere attentamente visionata dall’IP. La sua professionalità impone di
pretendere eventuali chiarimenti al M necessari, a ogni possibile dubbio, prima dell’inizio della seduta.
Nella Tabella 1 sono riportati i contenuti e le indicazioni della scheda di prescrizione dialitica (v.
Tabella 1 - Requisiti scheda prescrizione dialitica),
Verifica e preparazione del materiale necessario
Il materiale necessario deve essere dedicato e specifico per il tipo di metodica prescritta, presentarsi
integro in ogni suo elemento con un imballaggio perfettamente sigillato e con termini di conservazione
non scaduti.
Non sempre l’operatore che prepara il materiale è colui che appronterà il monitor di dialisi: in tal
caso, prima di procedere, è opportuna un’attenta verifica della corrispondenza tra prescrizione, RA
utilizzato e materiale predisposto al fine di evitare sprechi o errori veri e propri.
Nella Istruzione Operativa 1 è riportato il materiale necessario da verificare per la seduta dialitica in
allestimento (v. IO 1: Materiale per la seduta dialitica).
Predisposizione del monitor e delle attrezzature in condizioni di dialisi
1. Consiste nell’accensione del RA il quale automaticamente eseguirà i test di controllo sui
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principali componenti. Sarà cura dell’operatore verificare che ogni test vada a buon fine; è
necessario controllare la correttezza delle connessioni agli impianti idraulico ed elettrico e il
funzionamento degli allarmi acustici e visivi.
2. Subito dopo l’accensione, occorre verificare che sia stato completato il ciclo di sterilizzazione
e/o di lavaggio previsto: con l’apposito test di rilevamento (liquido o in cartina) deve essere
appurato con certezza l’allontanamento totale del disinfettante utilizzato per i circuiti dialisi
interni al RA.
3. Con la connessione dei concentrati il RA avvia le procedure di preparazione atte a portare la
soluzione dializzante alla concentrazione e alla temperatura prescritte; nel frattempo si procede
all’assemblaggio ed all’alloggiamento delle linee ematiche e del dializzatore.
4. Particolare attenzione deve essere posta alle connessioni affinché sia garantita una perfetta tenuta
ed anche evitata la permanenza di torsioni od innaturali angolazioni (coiling, kinking) delle linee
ematiche che possono causare emolisi durante il trattamento.
5. Il montaggio del circuito ematico non avviene necessariamente in modo sterile, ma è
indispensabile che l’operatore si lavi accuratamente le mani prima del suo assemblaggio e che le
estremità delle linee e del filtro, una volta rimosse le protezioni, vengano immediatamente
collegate: una connessione non protetta che tocchi il pavimento giustifica l’eliminazione di
quella linea.
6. Segue la procedura di lavaggio e riempimento del circuito tramite due litri di soluzione
fisiologica o bicarbonato a cui è stata aggiunta la quantità di eparina (se prescritta) come da
prescrizione di M.
7. La soluzione fisiologica, collegata alla linea arteriosa, viene aspirata all’interno del circuito
tramite l’accensione della pompa sangue. Questo permette di: eparinizzare – se previsto –
circuito e filtro/i, ripulire linee e filtro da eventuali residui di sterilizzazione, espellere tutta
l’aria presente nel circuito stesso. Particolare attenzione deve essere posta al totale
allontanamento dell’aria dal filtro in quanti i capillari che restano pieni di aria sono destinati a
chiudersi non appena entrano in contatto con il sangue riducendo così l’efficacia depurativa e di
ultrafiltrazione del filtro stesso. Per facilitare questa operazione, il filtro viene posto con l’uscita
sangue (connettore blu) rivolta verso l’alto. Piccole percussioni sulla calotta superiore del
dializzatore facilitano il convogliamento di tutte le bollicine verso lo scarico dialisi. Al fine di
essere totalmente sicuri che la soluzione fisiologica o il bicarbonato siano spinti in ogni punto
del circuito, devono essere effettuate piccole pressioni o delicate clampature ripetute su tutta la
linea venosa a valle del pozzetto per alcuni secondi.
8. Terminata la fase di riempimento quando il monitor dialisi segnala la corretta preparazione,
l’operatore può disporre il monitor al blocco dei flussi in attesa della connessione del paziente.
Tale programma permette alla macchina di entrare in una condizione di “economia” prolungabile
a tempo indeterminato, con un risparmio di acqua e concentrato.
Prima che il paziente entri in stanza è inoltre opportuno effettuare un ultimo controllo su tutta
l’apparecchiatura, verificando che:
tutti i pozzetti e le camere d’espansione siano ben alloggiati, privi di bolle d’aria e perfettamente
riempiti;
i rilevatori di pressione arteriosa e venosa siano correttamente posizionati e che le linee di
transduzione pressoria non presentino torsioni o flessioni;
le linee siano posizionate in modo corretto e ben visibili;
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sia stato raggiunto il valore di conducibilità idoneo al tipo di tecnica dialitica prescritta;
sia stata raggiunta l’adeguata temperatura del dialisato;
la pompa infusione dell’eparina (se prescritta) funzioni correttamente.
Se RA rileva un problema tecnico, che possa pregiudicare anche minimamente la sicurezza della
seduta, contattare il tecnico della ditta specifica per provvedere al superamento (anche telefonico) del
problema. In caso non fosse possibile RA va sostituita ed il tecnico allertato per la riparazione.
E’ indispensabile che l’IP verifiche il perfetto funzionamento del letto bilancia ed il suo azzeramento
con i presidi necessari predisposti sul letto.
Attività 2: Procedure di dialisi
Valutazione iniziale del paziente
1. Dopo aver accolto e messo a proprio agio il paziente è necessario raccogliereinformazioni sullo
stato di salute del periodo interdialitico per reperire indicazioni utili al trattamento da effettuare.
E’ importante accertare la presenza di eventuali: emorragie di varia natura e provenienza,
disturbi gastro-intestinali, variazioni pressorie, crampi, febbre, problemi connessi alla FAV o al
CVC.
2. rilevazione e registrazione del peso corporeo (tenere conto della variazioni degli indumenti
stagionali) e dei parametri vitali nella scheda dialisi apposita.
3. E’ fondamentale il rilievo della PA prima dell’infissione degli aghi-fistola dopo un adeguato
periodo di riposo a letto di alcuni minuti.
4. Compilazione della scheda dialitiche giornaliera.
La scheda deve essere compilata in tutti i suoi campi. Precisazioni:
incremento ponderale interdialitico: questo è inteso come la differenza di peso tra quello rilevato
all’inizio dell’attuale seduta ed il peso finale dello stacco precedente anche se diverso dal peso
secco (è utile anche annotare eventuali avanzi di peso da recuperare durante la seduta).
le pressioni venose di rientro ed arteriose d’aspirazione e di transmembrana indicate da RA
andranno annotate onde rilevare eventuali anomalie delle pressioni indicative di problemi
all’accesso vascolare.
La scheda dialitica deve inoltre contenere la firma dell’operatore/i che esegue/ono il
trattamento. E’ opportuno che questa sia integrata da un’anamnesi infermieristica e da dati
clinici di facile reperibilità, che offrano una visione globale sulle condizioni di salute del
paziente. M in visita avrà cura di verificare e sottoscrivere le prescrizioni anche estemporanee.
Connessione al circuito extracorporeo
Sono richiesti interventi diversi a seconda della tipologia di accesso vascolare: FAV o CVC.
In entrambi i casi è necessario procedere con metodo il più possibile asettico. L’IP deve sempre
utilizzare: cuffia, occhiali, mascherina e guanti.
Nella Istruzione Operativa 2 sono riportate le modalità per la connessione al circuito extracorporeo
con FAV e CVC (v. IO 2: Connessione al circuito con FAV e CVC).
Salasso e connessione linea venosa.
Prima di liberare i connettori delle linee dalle sacche di lavaggio e scarico, è indispensabile verificare
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alcune condizioni:
1. l’intero circuito deve essere pieno di soluzione fisiologica eparinata (se prescritta l’eparina), in
particolare il filtro e la linea venosa a valle del pozzetto;
2. la linea venosa deve essere correttamente sistemata sul rilevatore di bolle d’aria e nell’apposita
elettropinza.
3. la connessione della linea arteriosa al raccordo luer va effettuata utilizzando una pinza
stringitubo che impedisca il flusso della soluzione contenuta nella linea. Prima di azionare la
pompa la pinza deve essere rilasciata con cautela;
4. azionando la pompa sangue a velocità ridotta (80-120 ml/min); il sangue, iniziando a riempire il
circuito, spinge la soluzione di riempimento delle linee fino alla sacca di raccolta posizionata
all’estremità della linea venosa;
5. verifica ed azionamento della pompa eparina e del sensore aria;
6. somministrazione, se prescritto, del bolo di eparina nella linea arteriosa;
7. spegnimento della pompa al momento in cui la soluzione fisiologica inizia a tingersi di rosa
intenso all’uscita del filtro;
8. connessione della linea venosa con le stesse modalità della linea arteriosa;
9. riaccensione della pompa e attivazione del/i programma/i eventualmente impostato/i in
precedenza sul software del RA e, se non già fatto, effettuare la connessione dei bagni al filtro
di dialisi in situazione di bypass per evitare la fuoriuscita di liquido.
10. La velocità della pompa verrà gradualmente aumentata, fino ad arrivare al regime prescritto. In
questa fase occorre valutare che non vi siano pressioni venose del circuito extracorporeo elevate
segnalate da RA (indici di possibile formazione di ematomi) o pressioni arteriose del circuito
extracorporeo anomale segnalate da RA (indice di problemi connessi all’aspirazione del sangue
dall’accesso vascolare come per stenosi).
Conduzione della seduta di dialisi
Dopo le manovre di attacco si deve procedere nel seguente modo:
1. IP ricontrolla il corretto posizionamento delle linee per evitare il rischio di sconnessione
accidentale o di piegamento (kinking) o torsione (coiling) delle stesse che avviene più facilmente
con il riscaldamento delle stesse da parte del sangue; è indispensabile che l’arto ove sono infissi
gli aghi fistola sia scoperto per la sorveglianza nei pazienti anziani non autosufficienti o nei
pazienti con stato di coscienza inadeguato (per pericolo di sanguinamenti occulti).
2. IP verifica la compilazione completa della scheda dialitica giornaliera;
3. IP verifica la programmazione corretta del monitor con impostazione delle soglie di allarme alle
tolleranze minime consentite, verifica i livelli dei gocciolatori, il flusso pompa sangue, i flussi
delle eventuali infusioni.
4. l’IP durante il prosieguo della seduta deve rilevare, a intervalli regolari di tempo (generalmente
ogni ora salvo diverse indicazioni), tutti i parametri utili: pressione arteriosa, frequenza cardiaca,
calo peso. Contemporaneamente è necessaria la verifica periodica dei valori riportati nel
monitor indicativi dello stato di efficacia del trattamento e dell’accesso vascolare.
5. Se il paziente effettua durante la seduta una anticoagulazione convenzionale con eparina sodica,
alla fine della 2° ora si deve rilevare il tempo di coagulazione (t.c.) con le apposite provette in
vetro immettendo in esse 0,5 cc di sangue del paziente prelevato dalla linea arteriosa. Rilevato il
tempo zero dall’immissione in provetta del sangue si cronometra – inclinando la provetta ogni
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30 secondi - sino alla comparsa del primo coagulo: questo è il t.c. espresso in minuti e sue
frazioni.. Il t.c. ideale deve essere compreso tra 7 e 12 minuti; il rilievo di tempi diversi al di
fuori di questi ranges devono essere segnalati a M per una eventuale modifica nella dose di
eparina. Questa metodica è ormai obsoleta e misconosciuta da molti centri ma da un’idea
approssimativa su quali dosi di eparina sodica orientarsi. Tale procedura è inutile se si utilizzano
le eparine a basso peso molecolare.
6. Se il paziente effettua terapia anticoagulante orale (TAO) il prelievo va effettuato
dall’ago-fistola o dal CVC – scartando le soluzioni che lo riempivano – ed effettuato il test
rapido con gli apparecchi portatili o inviato in laboratorio
7. E' indispensabile che l’IP non si allontani mai dalla sala di dialisi durante questa fase del
trattamento e che vigili costantemente anche sullo stato di coscienza del paziente per l’eventuale
insorgenza di alterazioni del circolo e del respiro.
8. E' consigliabile sempre non sottovalutare alcun sintomo riferito dal paziente ma verificare la
sua reale portata e le sue possibili ripercussioni sull’andamento della seduta. Maggiore
attenzione e più controlli devono essere effettuati nelle ultime ore del trattamento, quando è più
frequente il verificarsi di fenomeni indesiderati.
9. Particolare attenzione va data ad eventuali terapie da somministrare durante la seduta ed al
momento dello spuntino del paziente. Se il paziente è particolarmente predisposto
all’ipotensione e/o in caso di disposizione di M il paziente non deve alimentarsi o bere onde non
incorrere in crisi ipotensive innescate dalla digestione.
10. IP deve aver cura di lavarsi le mani ed indossare altri guanti da un paziente all’altro.
Deconnessione al circuito extracorporeo
Questa fase si scompone nei seguenti momenti
Restituzione del sangue extracorporeo
Al termine del trattamento dialitico, una volta che il paziente ha raggiunto il peso post-dialisi
prestabilito comprensivo del volume di liquidi necessari per il lavaggio delle linee ematiche (200-400
cc) si procede alla cosiddetta restituzione del sangue.
1. Nell’eventualità che il peso programmato non sia stato raggiunto per svariati motivi, l’operatore
deve segnalarlo a M; infatti si potrebbe decidere un prolungamento della seduta, oppure una
dialisi supplementare nelle prossime ore oppure la fine della seduta.
2. IP dispone la preparazione e disposizione del materiale occorrente con particolare attenzione al
deflussore e alla sacca d’infusione (generalmente soluzione fisiologica), che deve essere
completamente priva di aria; è fatto assoluto divieto utilizzare per la restituzione soluzioni
contenute in contenitori rigidi (vetro o plastica rigida) o qualsiasi procedura di restituzione
cosiddetta “ad aria” onde prevenire il rischio di embolia gassosa.
3. adozione dei presidi universali di protezione da parte dell’operatore già utilizzati nelle manovre
d’attacco;
4. arresto della pompa arteriosa in modo che parte della soluzione contenuta nella sacca defluisca
verso l’accesso vascolare arterioso del paziente previo clampaggio della linea arteriosa a monte
dell’innesto della linea del deflussore (restituzione ematica per via retrograda per il lavaggio di
quel tratto di linea e dell’ago fistola arterioso).
5. clampaggio dell’accesso vascolare arterioso e delle relativa linea a valle dell’innesto della linea
del deflussore ;
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del deflussore ;
6. riaccensione della pompa a velocità massima di 120 ml/min, in modo che la soluzione faccia
defluire il sangue dal circuito in direzione dell’accesso venoso del paziente;
7. al momento in cui è stata restituito il sangue contenuto nel circuito extracorporeo e si valutano
sufficientemente “puliti” dal sangue le linee arteriose e venose ed il filtro (valutazione del
residuo ematico o “blood rest”), si effettua un nuovo arresto della pompa arteriosa e successivo
immediato clampaggio della linea venosa eventualmente anche a livello del tubo dell’ago-fistola
venoso. Soprattutto in questa circostanza è necessaria un’adeguata esperienza di valutazione di
IP al fine di limitare all’optimum indispensabile la quantità di soluzione da utilizzare;
8. alla fine della restituzione si deconnettono anche i tubi di raccordo dei rilevatori di pressione dal
monitor: tale manovra consente di eliminare tutte le pressioni residue all’interno del circuito al
fine di evitare eventuali improvvise fuoriuscite di soluzione mista a sangue in seguito ad
accidentali declampaggi o rotture di linee.
Terapie
Anche in questo caso, come per la connessione dell’accesso vascolare al circuito, le manovre sono
differenziate a seconda che l’accesso vascolare sia una FAV o un CVC.
1. In caso di FAV, dopo aver verificato la tenuta del clampaggio precedentemente applicato,
occorrerà deconnettere la linea svitando il raccordo luer-lock della parte terminale
dell’ago-fistola:Dopo la rimozione dei cerotti di fissaggio, deve essere estratto l’ago ed eseguito
il tamponamento della FAV. Questa è una manovra fondamentale: infatti il tamponamento deve
essere manuale (da parte di IP o da parte dello stesso paziente se collaborante), non deve
interrompere il flusso della FAV ma essere sufficiente ad impedire la fuoriuscita di sangue.
Evitare l’uso di dispositivi premi-fistola o bendature rigide occludenti o troppo strette.
2. In caso di CVC, sempre dopo aver verificato la tenuta del clampaggio e aver svitato il raccordo
luer-lock, si deve procedere immediatamente al lavaggio ed eventuale introduzione di soluzioni
atte ad evitare la trombosi del CVC durante l’intervallo interdialitico. Occorre conoscere
preventivamente l’esatto volume del liquido che riempia quello specifico catetere utilizzato per
evitare pericolosi stravasi nel circolo ematico del paziente. Tutte le manovre di deconnessione e
chiusura dei lumi del catetere devono essere effettuate in rigorosa asepsi. Le estremità del
catetere andranno richiuse con i specifici tappi sterili (nuovi o messi in bagno di disinfettante
preferibilmente del tipo clorossidante). Le estremità del catetere vanno chiuse e sigillate con
garza sterile. L’eventuale terapia marziale va somministrata solo al termine della seduta dialitica
anche tramite l’ago-fistola nei tempi indicati da M se si utilizzano soluzione di ferro trivalente a
basso PM (tipo Ferlixit) che, se somministrato durante il trattamento frammentandosi nell’acqua
plasmatica viene quasi totalmente dializzato. Per evitare manovre troppo frettolose è preferibile
staccare per ultimo il paziente portatore di CVC onde dedicarvi la massima attenzione.
Valutazione per il congedo del paziente
E’ necessario che l’operatore effettui una valutazione globale delle condizioni del paziente specie dello
stato di coscienza e della sua autonomia. In caso di dubbio è sempre utile rivalutare i parametri vitali
e/o lo stato dell’accesso vascolare. In caso di serie anomalie è preferibile avvisare M prima di
congedare il paziente. Congedato il paziente si verifica la compilazione della diaria clinica giornaliera
in tutte le sue parti.
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Attività 3: Procedure post dialisi
1. In questa fase conclusiva, il circuito ematico deve essere disinserito dai vari alloggiamenti del
monitor di dialisi e direttamente smaltito dentro gli appositi contenitori per i rifiuti speciali senza
effettuare deconnessioni o tagli dei suoi costituenti; anche le linee dei vari rilevatori di pressione
vanno chiuse o annodate in modo da creare un circuito chiuso che riduca le possibilità di perdite
liquide dentro i contenitori. Anche il filtro va smaltito nello stesso contenitore.
2. Una volta smontate linee, filtri, soluzioni, cartucce, l’RA deve essere accuratamente pulito nelle
sue parti esterne con detergenti e disinfettanti idonei.
3. Si passa quindi alla sterilizzazione del circuito interno del monitor, che comporta l’adozione di
prodotti e procedure specifiche per ogni tipologia di RA. Bisogna attenersi alle disposizioni del
produttore di RA sia per l’utilizzo dei disinfettanti specifici sia per il rispetto dei tempi impostati.
4. L’IP deve garantire che il ciclo di lavaggio, di disinfezione e sterilizzazione avvenga nella sua
esatta successione e in modo completo dopo ogni seduta dialitica.
5. Infine IP deve assicurarsi che tutto il materiale monouso utilizzato sia stato smaltito in maniera
adeguata con particolare attenzione agli aghi e taglienti che devono essere smaltiti negli appositi
contenitori rigidi anche se provvisti di cappuccio protettivo.
6. La postazione dialitica deve essere riordinata perfettamente per le successive sedute.
7. Spegnimento monitor, centrale acqua, apparecchiature elettriche e/o elettromedicali.
8. E’ molto importante non reincapucciare gli aghi inquinati; essi vanno de connessi dalla siringa
utilizzando le scanalature presenti nell’apposito contenitore rigido.
Considerazioni finali
Apparecchaiture
Al momento la procedura è applicabile ai monitor di dialisi in dotazione. Ogni centro annota i
monitors (RA) in utilizzo.
La procedura deve essere necessariamente integrata con tutte le manovre ed operazioni descritte nei
manuali delle apparecchiature a cui bisogna sempre riferirsi per ogni specifica marca.
Requisiti per l'applicazione della procedura
La procedura è rivolta ad infermieri professionali di dialisi già esperti in servizio che recepiranno
formalmente copia della presente con riscontro di firma di ricevuta
La procedura dovrà essere consegnata anche agli infermieri professionali in formazione all’atto
dell’inserimento in uno dei centri siano essi CAL, CAD, CDR.
Copia della procedura va formalizzata dalla propria ASL inviandone copia al Direttore Sanitario
Aziendale.
Modulistica e Manuali
Tutti i manuali delle apparecchiature presenti devono essere a disposizione del personale di sala dialisi.
Allegati
1. Scheda dialitica giornaliera
2. Delibera della Giunta Regionale della propria Regione con i requisiti minimi di accreditamento
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per ogni tipo di struttura.
Documenti allegati
Tabella 1 - Requisiti scheda prescrizione dialitica
IO 1: Materiale per la seduta dialitica
IO 2: Connessione al circuito con FAV e CVC
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