ALTIRPINIA SPECIALE - Federazione Italiana Settimanali Cattolici
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ALTIRPINIA SPECIALE - Federazione Italiana Settimanali Cattolici
ALTIRPINIA Fondato da Nino Iorlano Quindicinale irpino d’informazione e di opinione Il nostro indirizzo di posta elettronica è: [email protected] Edizione Speciale Redazione: via Diaz, 11 - 83047 - Lioni (AV) - Tel. 0827/46431 - Sped. in abb. post. - 45% - Art. 2 - comma 20/b - Legge 662 - Filiale P.T. AVELLINO n. 15-16 24 OTTOBRE 2011 Una piccola donna, forte e amica Una nave spiega le sue vele e scivola verso il mare aperto. Tu la vedi diventare sempre più piccola. Poi, dove il cielo e il mare s’incontrano, essa scompare. Qui, qualcuno dice: è andata. Di là, qualcun altro dice: sta arrivando. La morte è un orizzonte e l’orizzonte non è altro che il limite della visuale. Il commosso ricordo dell’ on. Giuseppe Gargani europarlamentare "Vania Palmieri lascia un vuoto ma resta un esempio di amore per la vita e di grande solidarietà per il prossimo. Ha vissuto la sua condizione fisica con incredibile rassegnazione e con la volontà di dare di più, di essere utile ed indispensabile per la scuola, per la famiglia e per gli amici. Nel giornale che puntualmente contribuiva a pubblicare parlava dei grandi problemi delle nostre popolazioni e negli incontri che aveva con noi, chiedeva impegno politico ed interventi per la sua Lioni, per il Sud, per i più deboli. Per questo trasmetteva energia e speranza e raccomandava ottimismo, determinazione a combattere per la vita, che per lei era bella: è questo il fascino che ricordiamo della sua sofferta figura". Fin dal primo incontro, avvenuto poco dopo il mio ingresso in diocesi, ebbi la chiara percezione di una personalità forte. Così si presentò ai miei occhi e, in modo ancor più intenso, al mio cuore. Sembrava ci conoscessimo da tanto tempo. Sapeva coinvolgere in ciò che particolarmente le stava a cuore. E non le sfuggiva niente di tutto ciò che spesso ostacola la felicità delle persone, specialmente di chi lotta per la sua dignità: le donne, i bambini, e poi ancora gli emarginati, i tossicodipendenti, i detenuti. Insomma, un riscatto sociale che parta dai reali bisogni della gente e incida sui meccanismi che regolano la vita comune. Ecco l'ideale che spingeva Vania a non arrendersi mai, anzi a darsi da fare fino all'impossibile pur di raggiungere il suo scopo. Come non lasciarsi prendere da un carisma così evidente e contagioso? Con il passare degli anni ho avuto modo di approfondire il rapporto, man mano che le condizioni di salute andavano a peggiorare creando situazioni di disagio molto accentuato. Ne è nata una bella amicizia, discreta e - così come la sua solida formazione le imponeva - rispettosa dei ruoli. Ma schietta e coraggiosa, capace persino di "osare" pur di non venir mai meno alla sua passione per la verità e la giustizia. Per Vania l'amicizia, infatti, non era un mero sentimento che appaga e fa star bene per qualche momento. Molto più, si trattava sempre per lei di una relazione umana aperta a tutte le dimensioni della persona. Un vero e proprio culto dell'amicizia, che non le impediva di bussare alla porta di enti e istituzioni e di insistere nelle sue richieste, ogni volta dettate da situazioni concrete dinanzi alle quali non era affatto consentito chiudere gli occhi. È stata insomma una lotta senza tregua, per la quale lei - fragile nel fisico ma ferrea nella volontà - si è consumata fino alla fine! Ma cosa nascondeva Vania nell'animo, dove sono custoditi i segreti più reconditi e dove a nessuno è consentito entrare se non in punta di piedi e con estremo pudore, in ogni caso fermandosi solo sulla soglia? Non lo sapremo mai del tutto. Tuttavia, è stata lei stessa a permetterci di scrutare la sua coscienza, se pur in modo fugace e mantenendo le debite distanze. L'amore appassionato per la poesia, lo stupore dinanzi a ogni forma di bellezza, la capacità di narrare storie con entusiasmo, la passione per la natura e in particolare per gli animali, la sensibilità nel cogliere messaggi validi anche lì dove sembra prevalere la banalità: questo e altro ancora c'era nel suo cuore. Sì, altro. Il senso religioso della vita non era in lei un di più di cui si può tranquillamente far a meno. Al contrario, permeava l'intera sua esistenza in modo tanto semplice da sembrare infantile a uno sguardo distratto o approssimativo. Ma Vania non era per nulla superficiale. Aveva scoperto che il Vangelo è per i piccoli, per quelli che non presumono mai di sé ma si abbandonano invece con fiducia nelle braccia del Padre. E lei si stava facendo... piccola, come quella statuetta del bambino Gesù che tanto aveva desiderato per uno dei suoi ultimi Natali e che ebbi la gioia di portarle a casa insieme al suo parroco. Non dimenticherò mai quel volto radioso: gli occhi brillavano fino alla commozione e le parole uscivano dalla sua bocca come un fiume in piena, creando un clima di serenità e di pace difficilmente sperimentato altrove. Era lì il segreto di tutta la sua vita, ora finalmente manifestato: l'Amore, cercato da sempre e accolto con gioia, nonostante tutte le prove che la vita le aveva riservato. Proprio questa presenza, silenziosa e costante, di un Amore amato con tutta se stessa l'aveva trasformata intimamente e la stava rendendo così come noi oggi possiamo con affetto e gratitudine ricordarla: una piccola donna, forte e amica! ✙ don Franco Alfano fratello vescovo ALTIRPINIA 2 Edizione Speciale Un’ inviata speciale Un alito di vento che soffia dolcemente e lascia il segno: così voglio ricordare Vania, generosa protagonista di tante battaglie, insieme a Nino lorlano, per il riscatto dell'Alta Irpinia. Un simbolo. Una bandiera che sventola in una terra stupenda dove lotta, dolore e coraggio diventano la grande miscela della speranza. Una donna indomita, dal cuore grande e generoso, con lo sguardo sempre proiettato verso il futuro, noncurante del male che la teneva prigioniera nel fisico, mai nella mente. Lioni è terra generosa, reattiva ad ogni sventura. Come quella tragedia del terremoto dell'80 che produsse macerie ma non piegò mai la sua gente. Ricordo, io inviato speciale del Mattino, quel giorno con Pertini a piazza san Rocco dove la distruzione sembrava avesse sconfitto l'ottimismo della volontà. No, Lioni ritrovò nella sua gente, che tanto amavano Vania e Nino, il coraggio di esistere fra tanto dolore, di trasformare quel lutto collettivo in grande opera di ricostruzione. Qualche giorno fa l'on. Gerardo Bianco, anche lui figlio dell'Alta Irpinia essendo nato a Sant' Angelo dei Lombardi, mi ha confidato che avrebbe voluto scrivere di quanti miracoli sia stata capace l'Alta Irpinia, portando ad esempio Gerardo Calabrese e la sua ostinazione nel credere nell'imprenditoria locale. È un esempio che non tutti hanno capito mi ha detto che andrebbe recuperato per date testimonianza di verità. Aggiungo che la stessa testimonianza di vita, di sogno e di riscatto è venuta dalla favola vivente di nome Vania, nella quale il desiderio di credere e la trasmissione delle emozioni ci hanno aiutato ad essere più sensibili in questo mondo in cui i valori sono rimpiazzati dal tutto e subito. Addio Vania, dolce soffio di una primavera che non tramonta mai, serberò nella mente e nel cuore il grande insegnamento che ho avuto il privilegio di possedere grazie alla tua esistenza: la voglia di vivere, comunque sia, di lottare per un grande ideale, di credere nel tuo mondo di favole, di donare la tua amicizia come valore fondante di un ricordo indelebile. Ciao mia carissima Vania. Giovanni Festa ALTIRPINIA quindicinale di informazione e di opinione Fondato da Nino Iorlano nel 1974 Direzione, redazione, amministrazione Via A. Diaz, 11 - 83047 LIONI (AV) - Telefax 0827/46431 Editrice: ASSOCIAZIONE CULTURALE ALTIRPINIA Stampato nella ROTOSTAMPA s.r.l. - LIONI Iscriz. al Tribunale di S. Angelo dei L. Reg. n° 67 in data 08-09-1992 Iscritto al N° 4534 del R.O.C. il 30-06-2001 - P. IVA 02000600649 Direttore LIDIA PISANI Tel. 0827/42115 - Cell. 328/484121 Coordinatrice: Giusi Rosamilia Redattori: Dora Garofalo - Michele Ceres Segretario di Redazione BASILIO MANFREDONIA Tel. 0827/42204 - Cell. 328/6644624 CC postale n. 42767582 intestato a: ASSOCIAZIONE CULTURALE ALTIRPINIA - REDAZIONE: - VIA DIAZ 11 83047 - LIONI (AV) Pubblicità autogestita: Associazione Culturale ALTIRPINIA Gli articoli rispecchiano l’opinione dei rispettivi autori. Il materiale non pubblicato non viene restituito. Il giornale non ha fini di lucro e pertanto ogni forma di collaborazione viene resa a titolo gratuito. Socio CONSIS FEDERAZIONE ITALIANA SETTIMANALI CATTOLICI Finito di stampare 19 ottobre 2011 UCIP A te Chicca Mi chiedo che cosa è scattato in te quando mi hai visto per la prima volta, cos’hai pensato (mi riprometto di chiedertelo domani appena ti vedrò, zia), chissà cosa ti ha ispirato quella bimba bruttina e pelosa; e chissà cosa devo aver provato io fin dall’inizio, da subito, da quando ne ho memoria. Non so perchè, ma è scattato qualcosa tra noi da subito. Forse la consapevolezza di essere simili, un po’ diverse dal resto del mondo, forse questo feeling che abbiamo sempre avuto e quel nostro capirci e amarci profondamente è dovuto alla nostra insostenibile pesantezza dell’essere che ci porta ad affrontare le difficoltà con leggerezza e a vivere la vita con positività, come farebbe una bimba. E ripenso a quei Natali… io che distribuivo i regali a tutti facendovi ridere e alla fine…tra i nostri sguardi ammiccanti…l’ultimo regalo che rimaneva sotto l’albero doveva essere il mio, da parte tua. Il più originale, il più folle, il più costoso, quello che lasciava tutti a bocca aperta e me senza fiato! Tutte le cose belle ed importanti della mia vita le devo a te, Chicca (e non parlo ovviamente solo di cose materiali). Nei momenti belli e brutti le tue parole mi hanno sempre sostenuto, incoraggiato, rincuorato, rassicurato. Il mondo poteva anche cadere, ma c’eri sempre tu ad essermi vicina dicendomi: “Che importa piccola, noi sappiamo affrontare questo ed altro!”. Ed io ci ho sempre creduto. E mi facevi sentire forte come lo sei sempre stata tu. Oggi però ti chiedo scusa ma non riesco davvero a trovare la forza. Mi hai sempre detto che il mio cuore è grande, mi hai dato sempre fiducia e per me è stato del tutto naturale chiamare la mia prima figlia come te, lasciando tutti sorpresi, te compresa. L’ho fatto perché forse mi sento anche un po’ figlia tua, o forse perché hai un nome altisonante, Vania Zarina, o forse perché volevo dare continuità alla tua essenza. Tu vivrai sempre in me Chicca. Sei eccezionale e solo chi ti ama profondamente e senza riserve può cogliere la tua essenza fatta di contraddizioni, di splendida anormalità. Sai cosa ho sempre pensato zia? Che ho sempre avuto paura della normalità! Che la anormalità fisica o mentale elevi l’essere umano verso il divino, il soprannaturale, l’ultraterreno. Ora so cos’è scattato fra noi, Chicca!!!! Stai per morire e mi lascerai un gran vuoto. Non credo in Dio, non credo a niente, ma per me non sarà difficile credere che sarai il mio angelo…perché vedi, Chicca… …gli angeli non hanno bisogno di gambe per volare! La tua prediletta, Angela Vania Palmieri, voce di Altirpinia LIONI - Un vestito colorato per il suo ultimo viaggio: l'inno alla vita di Vania Palmieri, nel giorno della sua scomparsa, non poteva essere migliore, e più lieve. Non ce l'ha fatta, l'ex direttore di Altirpinia, a vincere la sua battaglia più dura: nella notte tra domenica 25 settembre e lunedì il suo cuore ha smesso di battere. Insegnante, scrittrice, giornalista, ma prima di tutto donna impegnata in ogni aspetto della vita, Vania Palmieri ha trasmesso la sua forza intellettuale e caratteriale ai tantissimi studenti che l'hanno conosciuta, come alle tante persone con le quali ha condiviso percorsi di vita. Chi ha avuto la fortuna di incontrarla sa della sua determinazione nell'inseguire gli obiettivi, ha conosciuto la sua pungente ironia che appartiene solo alle intelligenze più raffinate. Vania ha attraversato una vita segnata da momenti molto forti: il terremoto è stato uno di questi. E nonostante le sue difficoltà, la vita le ha concesso il miracolo di continuare, anche allora. E le ha dato la possibilità di raccontarle, la sua e le tante storie di lionesi e di altirpini, all'Italia e alle centinaia di comunità di concittadini oltre confine. Il giornale diretto da Nino lorlario, Altirpinia, è stato un ponte straordinario. Lo é stato anche per aver edito una trentina di libri, dando voce a tanti autori locali, diversi a firma degli stessi Nino e Vania. Ed è stato il mezzo con cui si è combattuta la battaglia per il riscatto delle aree interne, ancor più per ché devastate dal terremoto del 1980. Vania è stata un'amica: di quelle con si raccontano e che ti fanno raccontare. Vania non ha mai risparmiato nulla, dei suoi racconti personali, nelle sue confidenze: la sua vita privata, le sue storie di ragazza innamorata, ieri dei suoi amori, oggi della vita, sempre, fino alla fine. La scomparsa di Nino lorlano l'aveva profondamente segnata: era la sua guida spirituale e culturale. Così come le mancava la cara mamma, tra le figure fondamentali della sua vita. Ma Vania ha continuato a impegnarsi, lasciando solo in ultimo la guida del giornale, impedita da oggettivi problemi di salute. I fratelli Ilda e Luigi le sono stati vicini fino alla fine, dopo il precipitare delle condizioni di salute. Ricordo che alcuni giorni prima Vania aveva chiamato: fai presto a venire, altrimenti non mi troverai più. Ma l'ultima immagine della sua vita terrena è quella di una donna che riposa e che non soffre neanche più, con la mente e il corpo già da tutt'altra parte. Meglio ricordarla ironica e giuIiva, voce dominante, che dal letto di ospedale chiama in redazione al Corriere per dire che quella "anziana" calata dal balcone della abitazione dai vigili del fuoco in seguito ad una caduta in casa era lei. Non era tanto questa la notizia: Vania ci teneva a dire che la parola "anziana" non le confaceva. E che quel pompiere che la cinse per portarla giù in strada non era affatto male... Visto che non ci siamo salutate come avremmo voluto, meglio farlo così, taifio Vania continuerà ad esserci. Ivana Picariello ALTIRPINIA Ricordi a più voci Edizione Speciale 3 Un punto di riferimento Ponte tra tradizione e modernità È molto doloroso parlare di Vania pensando che non c’è più. L’irruenza, la cultura, la bellezza, l’essere punto di riferimento per tanta gente e soprattutto la sua generosità ne hanno fatto una straordinaria donna. Ricordo le telefonate di Vania quando ero sindaco e assessore regionale: sempre a difesa degli interessi dei più deboli, a chiedermi di aiutare persone che vivevano momenti di difficoltà. Un legame straordinario la univa alla sua famiglia: Leo, Ilda, Luigi, Lina, Angela, Emma e Francesco che siete qui, e a tutti gli altri suoi cari. Vania mancherà non solo a voi, ma a tutti gli amici. Con lei si chiude un pezzo di storia della nostra comunità, ma resta alle future generazioni la straordinaria ricchezza delle bellissime pagine che ha scritto. Ricordo, nel 2000, la telefonata del Prefetto di Avellino che mi chiedeva di portare a Vania, in qualità di sindaco di Lioni, l’ambita onorificenza del Presidente della Repubblica che la nominava: “Cavaliere al merito della Repubblica per il suo grande impegno sociale e culturale”. Questa notte ripensando a Vania mi è venuta alla mente una poesia di Vincenzo Cardarelli “Autunno”. Autunno. Già lo sentimmo venire nel vento d'agosto, nelle piogge di settembre torrenziali e piangenti e un brivido percorse la terra che ora, nuda e triste, accoglie un sole smarrito. Ora che passa e declina, in quest'autunno che incede con lentezza indicibile, il miglior tempo della nostra vita e lungamente ci dice addio. Con Vania va via per tanti e tante di noi il miglior tempo della nostra vita, ma a lei non diciamo addio bensì arrivederci perché io so che ci ritroveremo. Rosa D’Amelio Avevamo sentito parlare di lontano l’una dell’altro, sicché quando ci siamo conosciuti non abbiamo avuto nessuna difficoltà a parlare, in italiano e in dialetto dei nostri comuni interessi, della nostra comune sensibilità: i giornali, i nostri paesi, il desiderio di fare qualcosa per riprendere la nostra tradizione nelle novità che avevano assunto un aspetto indefinibile dopo gli effetti del terremoto. Mi chiedeva tante cose da fare. Ne ricordo due: un articolo sul terremoto scritto per un giornalino milanese, dove parlai di Lei e di Lioni; una lezione sulle tasse nella sua scuola di Sant’Angelo dei Lombardi. Col passare del tempo gli incontri a casa sua con amici comuni si diradarono. Ma era sempre Lei a telefonare per riprendere i discorsi, le risate, le cose belle e quelle tristi. Sempre con allusione ad un programma ambizioso e indefinito che passava per le sue iniziative lionesi. Vania era un centro unitivo, a Lioni, fra Lioni e i paesi vicini, fra persone di formazione e sensibilità diverse. Sono quelle persone che nei nostri paesi non fanno mai venir meno la speranza che la tradizione sia perfettamente compatibile con le modernità. Enrico De Mita Una generosità fuori dal comune Sempre, se uno se ne va, diciamo che fosse il migliore. Non vorrò ribadire questo trito luogo comune: se ne avrebbe a male. Vania, bensì, era singolare. Aveva una sua caratteristica che la rendeva unica. Da sempre. Non andrò a scavare nei miei ricordi antichi e non ne parlerò perché amica di famiglia, che frequentava la bottega di sarta di una mia zia, Guglielmina, che non c’è più da tempo immemore. Conservo memoria vivida di lei che insegnava all’Istituto per Ragionieri di Sant’Angelo dei Lombardi. Aveva la straordinaria capacità, mi riferivano, di far parlare di sé come insegnante, attiva ma anche pratica, in quelle sue discipline tecnicissime che, invece, richiedevano ordine sommo e precisione austera. Lei dava il suo contributo che costituiva arricchimento forte per i ragazzi. La sua vera funzione, però, era di altro taglio e ben più alto. In un’epoca che fu di grande tormento, dentro una trasformazione della società e del costume, ha dato il meglio di sé nelle vesti di consigliera, sorella maggiore, assistente sociale. Ha accompagnato generazioni di ragazzi lungo strade a volte impervie, consentendo loro di non perdere la bussola: permissiva sì. Mai deviante. A lei, lo so, piacerebbe molto essere ricordata per quella persona complessa, fragile e, nonostante questo, determinata, assolutamente risoluta nel perseguire gli scopi che si prefissava. E in vero, altresì, la condizione della sua vita per la quale, ritengo, lei volesse essere tenuta in memoria, era il suo ruolo di amica e socia di Nino Iorlano, in quella loro avventura giornalistica. Lei ha avuto una funzione calmierante, come di àncora a mare, accompagnando le esuberanze di Nino: sempre comunque uno stimolo a fare, ad esserci, nello stretto sentiero del moralismo, volto a conservare tradizioni e ad esaltare valori. Del passato ma non passati. Vania, in coppia con Nino, e pure in una coraggiosa solitudine, ha rispolverato luoghi e fatto rivivere contesti, riacceso memorie troppo frettolosamente archiviate. Negli ultimi tempi mi aveva chiesto notizie di un mio zio, il Sergente Maggiore Rodolfo Ruggiero, di cui lei sapeva che io porto il nome, morto nella campagna dell’Armir in Russia, durante la seconda guerra mondiale. La mia pigrizia non ha consentito di condurre in porto quest’altra azione volta a far rivivere un pezzo del passato di questa comunità. Mi aveva donato una penna, per il mio secondo mandato, dicendola provenire dalla memoria di Nino Iorlano. La sua penna, invece, è stata capace di note leziose e accattivanti, rivolte a piccoli e con un messaggio per grandi. Non era il mio stile preferito: ho avuto modo, però di apprezzarne la creatività e la serena capacità di mettere su carta un sentire complesso e articolato con parole semplici, dall’apparenza banale. Lei non fu, quindi, solo quella delle tradizioni da rispolverare. Ha saputo mettere su carta sentimenti, descrivere contesti attualissimi e, a volte, dolorosi. È stata capace di dare la voce a persone e contesti collocati al di sotto dell’angolo visuale di una comunità mercantile, occasionalmente distratta, ma capace di grandi generosità. E questa è anche la sua caratteristica vera, l’anima di Vania: una genero- sità fuori dal comune. Palmieri è stata sempre capace di dare, fino alla dedizione. In questa veste l’ho conosciuta meglio da quando sono Sindaco. Mi ha spinto, forzato, persino vezzeggiato, pur di essere accompagnata in azioni di forte solidarietà umana, condotta sempre in un silenzio rispettoso delle persone, individuate con sagacia, a cui rivolgeva le sue attenzioni. Nel mentre collocava nell’indifferenza i “professionisti della miseria”. In questo modo voglio ricordare Vania Palmieri, persona d’altri tempi, che ha saputo lasciare un robusto tratto della sua presenza nell’epoca della grande trasformazione della società lionese, dalla crescita economica al terremoto, fino a questo autunno che ha segnato la sua fine. Non ero presente al suo funerale. Me ne dolgo. Non ne dirò le ragioni. Avrei proferito queste parole sulla sua bara. Le metto oggi su carta, come avrebbe fatto lei. Rodolfo Salzarulo ALTIRPINIA Edizione Speciale Vania Palmieri una volontaria globale Dalle sue mani si staccavano petali di solidarietà Tessera 193913 è quella di Vania Palmieri e più che socia sostenitrice era socia attiva della Pubblica Assistenza “N. Ruggiero”. Da casa sua, dalla sua sedia-poltrona faceva la volontaria a tutto tondo. Non le serviva la tessera per essere utile agli altri, per essere solidale e vicina a chi soffriva, ma l’aveva pretesa per sentirsi a pieno titolo parte di un mondo che lei amava. Amava sì la Pubblica Assistenza, ma soprattutto amava quegli uomini e quelle donne che dedicavano e dedicano parte del loro tempo libero ai bisogni di chi si trova in difficoltà. Non poteva muoversi con le proprie gambe, ma muoveva quelle degli altri. Le bastava una telefonata e trovava sempre chi per conto suo agiva operativamente. Il suo telefono erano le sue gambe, il suo telefono era la sua voce: sembra uno spot pubblicitario, ma non lo è perché era veramente, per lei, uno strumento di lavoro, di socializzazione, di soccorso ….. era la sua ambulanza. Lei la “prediletta” aveva capito sulla propria pelle, senza darlo ad intendere, cosa significava trovarsi in difficoltà e capiva più di ogni altro le problematiche di chi si trovava in difficoltà sia fisiche, sia economiche, sia esistenziali…… “Lei, pur segnata dal destino,- scriveva Nino Iorlano nel presentare il libro <Io la Prediletta> - non ha mai perso la gioia di vivere, è cosciente di non avere tutto, ma è sicura di possedere tanto. Dalle sue mani si staccano petali di solidarietà nei suoi occhi brilla la luce dell’amicizia……Le gambe? Un accessorio di cui può fare a meno. Lascia a chi non ha sentimenti di tirare calci alla vita e al prossimo. Vanuzza è la “prediletta” del sole.” Aveva le “mani bucate”, glielo ripeteva spesso suo padre, perché amava vestirsi con eleganza, amava le cose belle, ma soprattutto aveva le mani bucate per aiutare gli altri e sapeva rinunciare anche a quelle sue cose belle per far felice qualcun altro. Quando il beneficiato si scherniva lo metteva a tacere con un: “…ma perché non ti posso fare un regalo?.... lo rifiuti?....” Come presidente della sezione lionese dell’AVIS ha fatto un vero e proprio capolavoro. In circa due anni ha portato a Lioni per ben tre volte l’emoteca AVIS “costringendo” i lionesi a donare il sangue per un totale di oltre cento volte. Questo lo ha fatto in occasioni particolarmente significative. La prima volta in occasione della festa della donna trasformandola in un momento di solidarietà; la seconda volta in occasione del trentennale del terremoto quasi a recuperare il sangue sparso dalle oltre tremila vittime di quel terribile disastro; la terza ed ultima volta in occasione della festa del volontariato il 13 agosto, periodo estivo e di vacanze, a significare che la donazione del sangue, la solidarietà non va in vacanza. Le sue “Favole”, poi, sono state ristampate a cura dell’AVIS nazionale e distribuite a tutte le sezioni italiane dell’AVIS come “gadget”. Sono, inoltre, state tradotte, sempre a cura 4 La famiglia redazionale dell’AVIS, in spagnolo e in inglese. Una docente d’inglese di una scuola secondaria avellinese le proporrà ai suoi allievi come testo consigliato. La volontaria Vania lascia un vuoto non solo nell’AVIS lionese, ma anche nel mondo del volontariato Vania era volontaria anche quando era “VOCE”. “Vania ha il carisma di essere <voce> - ha scritto di lei Giuseppe Iuliano – le sue verità sono occasioni di confronto; le denunce momenti di riflessione; i consigli attimi rigeneranti; i discorsi forza della ragione senza lusinghe ne intrighi”. Ci piace ricordarla con queste sue parole: “Ho sempre accettato la sfida del mondo dei così detti normali e ho vissuto in piena autonomia con i sogni, i progetti, gli amori, senza chiudermi nella gabbia del risentimento o dell’invidia. L’handicap non mi ha stroncato il desiderio di volare, anzi, mi ha fatto maturare e assaporare l’indissolubilità di sogno e realtà che sfugge alla gente sana. Ho dato un senso anche all’handicap, sfoderando una grande forza interiore che mi ha spalancato la porta della coerenza, spazzando via pochezze e frustrazioni pericolose. L’amore per la vita è andato al di la di ogni cosa, soprattutto al di la di un insignificante e superabilissimo handicap.” Paolo Ciccone Il tuo tipografo Quando sono arrivato a Lioni, nel lontano 1957, ho conosciuto la famiglia di Vania. Di Lei sentivo parlare come di una ragazza con molti amici ed amiche. Era molto affezionata a Lei anche mia moglie Rosa che era stata sua compagna di banco durante gli anni della Scuola Media. Da oltre un ventennio ho avuto il piacere di conoscerLa direttamente in quanto collaborava assiduamente alla stesura del periodico “ALTIRPINIA”, pubblicazione che aveva avuto già inizio nel lontano 1961, con la stampa di sette numeri. Ma i tempi evidentemente non erano ancora maturi per la stampa di un giornale locale e rinunciai all’impresa, ripresa molti anni dopo dal compianto Nino Iorlano. Di Lei mi sorprendeva il fatto che nella redazione del giornale, pur spostandosi da una scrivania all’altra, con l’ausilio di una sedia, riusciva a restare in attività per molte ore al giorno, con incredibile entusiasmo. Culturalmente molto preparata, tanto da commuovere quasi tutti con i suoi scritti. Alla scomparsa di Nino Iorlano, non si è perduta d’animo, coinvolgendo tutti i collaboratori di Nino per continuare la sua opera, assumendo Lei la funzione di coordinatrice e coinvolgendo l’amico Giuseppe Iuliano, nonostante i suoi impegni, ad accettare la carica di Presidente dell’Associazione e quella di Direttore Responsabile del periodico Altirpinia. Quando dopo oltre due anni Iuliano a causa dei suoi impegni, lasciò le due cariche, Vania avendo ottenuto l’iscrizione nell’elenco dei Pubblicisti dell’Ordine dei Giornalisti della Campania, assunse le due cariche, quella di Presidente dell’Associazione e quella di Direttore Responsabile del giornale. Dopo circa due anni, nel mese di agosto 2010, aggredita sempre di più dalle sue sofferenze, prese la decisione di convocarci a casa sua per comunicarci la volontà di voler continuare a collaborare per la continuità del giornale, ma non si sentiva più in grado di assumersi da sola tutta la responsabilità che il caso richiedeva, ma viste le nostre insistenze e la nostra promessa che l’avremmo sostenuta nella sua opera, accettò di continuare con rinnovato impegno, dandone testimonianza in un suo articolo di fondo sul primo numero stampato. Dopo circa un anno, una caduta le procurò delle fratture scomposte che la costrinsero a letto, ma nonostante questo diede vita al suo ultimo numero stampato a fine luglio. Il ricovero in ospedale, l’intervento, le conseguenze post-operatorie, le atroci sofferenze, frantumarono la sua tenacia e la sua forza d’animo la costrinsero a dimettersi da tutti gli incarichi. In una sua intervista alla televisione IrpiniaSannio, che mi aveva chiesto fin da quando era ancora in ospedale a Pescopagano, per ringraziare i medici, i Vigili del Fuoco e la Pubblica Assistenza Nunziante Ruggiero diretta da Paolo Ciccone, definendoli angeli. Alla fine dell’intervista, promise a tutti che avrebbe continuato a collaborare con la redazione del periodico, chiudendo la sua intervista con questa frase: “ci vedremo in Redazione”. Sono certo che anche dal Cielo manterrà fede alla sua promessa: Vi aiuterò perché il giornale non deve morire. Gerardo Calabrese ALTIRPINIA Edizione Speciale Una donna vera Sono allergico alle dolciastre apologie che mettono spesso un vestito confezionato dalle nostre emozioni e dal nostro "doveroso" contributo a chi, lasciato questo mondo, spesso angosciante e deludente, si avvia, con le ali della fede, a vivere una realtà eterna liberante e gioiosa. Introduco con queste riflessioni, né filosofiche né fintamente religiose, il mio ricordo per Vania. L'avevo conosciuta, ancora adolescente, quando da giovane assistente diocesano di Azione Cattolica incontravo nelle parrocchie e, qualche volta, nelle famiglie tanti ragazzi e adolescenti. L'umanità di Vania era già corporalmente ferita ma non le faceva difetto una determinata e sorridente speranza. L’ho ritrovata, dopo molti anni, come docente di materie giuridiche ed economiche quando ho svolto il mio ruolo di educatore, nel quale mi sono sempre riconosciuto, nell’Istituto Tecnico Commerciale di Sant’Angelo dei Lombardi. Ha saputo parlare anche se era prigioniera del suo corpo, che non rispondeva pienamente alle sue necessità relazionali: prevaleva in lei uno spirito ricco di creatività e di progettualità. La sua "cattedra" di donna e di docente andava sempre al di là del suo corpo debole e fragile. Ha vissuto la passione educativa nel senso più profondo del termine ed era capace di impegnarsi assiduamente per le cose in cui credeva. La sfida del quotidiano le faceva sempre volgere lo sguardo verso alti ideali e non si piegava mai alle delusioni e alle sconfitte che la vita riserva. Era sempre alla ricerca di un equilibrio relazionale, non sempre armonico. Il quotidiano per lei era anche una "sedia" con la quale si muoveva nei corridoi della sede scolastica. Ha sempre rifiutato di muoversi con la sedia a rotelle. L'autonomia dei movimenti faceva parte della sua forte vitalità spirituale. Tra le realizzazioni che l'hanno vista protagonista - negli anni del comune impegno educativo nell' I.T.C. - voglio ricordare il viaggio-premio di una sua classe a Strasburgo e il "Viaggio nel futuro" che vide l'intera provincia di Avellino impegnata, con un treno a vapore, a percorrere l'itinerario ferroviario, a rischio di soppressione, che da Avellino porta a Rocchetta S. Antonio. Era un'impresa bella ed esaltante, che ebbe come protagonisti il settimanale "Altirpinia" (allora diretto dal compianto Nino Iorlano), i professori Raffaele Capasso e Gabriele Giorgio, Piero Mitrione, dirigente delle ferrovie dello Stato, il Comune di Rocchetta S. Antonio e tante altre istituzioni e persone il cui contributo fu determinante per la buona riuscita dell'iniziativa. Fu un viaggio "trionfale" perché in tutte le stazioni e per l'intero percorso c'era una folla notevole che acclamava e gioiva. In ogni stazione sindaco e popolo facevano festa e intere classi di alunni delle scuole primarie, accompagnate dai docenti, "prendevano il treno" per scendere alla stazione successiva! Più volte ha sollecitato la mia collaborazione al "suo" settimanale. Non l'ho fatto per validi motivi. Le ho sempre suggerito, però, di ridurre la periodicità ed il numero delle pagine per migliorare la qualità degli interventi e per alleggerire il suo impegno editoriale, che negli ultimi anni era diventato molto pesante. Concludo questo mio affettuoso ricordo con l'espressione sintetica, riferitami da una comune amica: "è una donna vera". Lo diceva per descrivere la sua personalità e qualificare il suo impegno, la sua passione, la sua creatività e la sua libertà, che un corpo fragile non poteva imbavagliare e che ora vive, finalmente, in pienezza. Antonio Tenore già preside dell'I.T.C. di Sant'Angelo dei Lombardi 5 Una vitalità prorompente Quel giorno era il mio compleanno: compivo vent’anni. Provavo una strana sensazione, un misto di gioia e di responsabilità per aver raggiunto una meta che da sempre avvertivo importante e che per me rappresentava l’ingresso nel mondo degli adulti. Non sentivo, però, il bisogno di festeggiare. La realtà che mi circondava non me lo consentiva. Nonostante la primavera fosse iniziata da più di un mese, tutto a Lioni parlava ancora di distruzione e di morte. Erano trascorsi, infatti, cinque mesi esatti da quella sera che aveva cambiato la storia di questo operoso paese dell’altirpinia. In quel momento mai avrei immaginato, nemmeno lontanamente, che di lì a poco anche la mia vita era destinata a cambiare radicalmente. Camminavo, quel pomeriggio, da solo e lentamente per le vie deserte di quello che era stato il centro vitale del paese. Mi fermai, come spesso mi capitava di fare, davanti alla Chiesa dell’Annunziata: il portone era semichiuso. Entrai. Mi piaceva stare in quella chiesa! Non avevo paura, come tanti altri volontari accorsi come me per dare una mano, di varcarne la soglia. La sentivo un posto sicuro. Aveva resistito al terremoto, non dovevo temere. Mi sedetti sulla lunga panca vicina alla porta della sacrestia e lasciai libera la mente di lanciarsi in tanti pensieri. Il tempo passò velocemente. Mi resi conto che si era fatto tardi. Dovevo tornare al campo Caritas a San Bernardino. Bisognava preparare la celebrazione eucaristica quotidiana nel prefabbricato di lamiera che da poco era stato montato e che fungeva da chiesa. Arrivai un po’ trafelato. C’era confusione attorno al capannone comune dove ci si riuniva per le attività di animazione con i ragazzi, ma questa non era una novità. Capii presto il perché: Vania aveva saputo del compleanno ed era arrivata, con la sua macchina, per portare la torta. Era stata una delle prime persone che avevo conosciuto. Mi piaceva il suo entusiasmo un po’spregiudicato, la sua vitalità prorompente, il suo relazionarsi con immediatezza e schiettezza con tutti. Diventammo amici: Vania è stata innanzitutto un’amica. In questi anni ci siamo confrontati, abbiamo condiviso proposte ed iniziative. Certo, non sono mancati gli scontri e le divergenze, perché a volte riusciva ad essere straordinariamente testarda e non si smuoveva dalle sue posizioni! Anche questo ha contribuito a rendere l’amicizia più vera e diretta, potenziando quella libertà che permette sempre di rapportarsi per quello che si è e non per quello che si vorrebbe mostrare di essere. In questo momento siamo coscienti che con Lei è andato via un pezzo di storia della nostra comunità. Nel contempo, però, non vogliamo dimenticare la ricca eredità che ci ha lasciato nei suoi libri, nei suoi articoli di fondo, nelle tante realtà avviate, ma, soprattutto, la sua testimonianza di donna forte che, davanti alle prove della vita, non si è mai piegata, ma ha saputo tenere sempre alta la dignità dando il massimo in tutte le cose, con passione, professionalità e tenacia. Don Tarcisio Gambalonga ALTIRPINIA La famiglia redazionale Edizione Speciale 6 GRAZIE VANIA Quando Vania era in coma nel suo letto di sofferenza, mi recavo tutte le ore a casa sua per vedere come stava. Le sue condizioni erano molto gravi. Non solo io come medico, ma tutti gli amici erano consapevoli che stava per morire. Ma mi aspettavo il miracolo. Speravo che aprisse gli occhi, riprendesse a respirare senza affanno, tornasse a parlarci, come qualche giorno prima, con voce calda e suadente. Il miracolo non si è avverato, ma la vita di Vania continua. Nei nostri pensieri, nei nostri cuori, nella nostra vita. Durante la messa funebre il ricordo di un compagno di scuola che conosce Vania da oltre 60 anni e quello di una giovane allieva che la conosce da circa un anno, è legato da un unico filo conduttore: l’inno alla vita. Cominciamo dalla fine. Nel mese di gennaio del 2010 Vania è diventata presidente dell’AVIS di Lioni. Nella sua prima intervista ha ricordato Mentore Riccio, un ragazzo morto a 38 anni, premiato dall’AVIS di Siena con la medaglia d’oro per le sue numerose donazioni. Il sangue, diceva Vania, è il filo diretto della vita. Donarlo fa bene a chi lo riceve e a chi lo da. In chi ha bisogno accende una speranza; in chi lo dona, la consapevolezza di aver contribuito a dare un segno di certezza nell’esistenza. Si instaura così un rapporto stretto, quasi confidenziale, tra donatore e ricevente. Il sangue non si prepara in laboratorio ma si dona; è l’essenza della vita, perchè perdere il sangue significa perdere la vita. Nella redazione del nostro giornale ha incitato le donne ad essere non solo gli angeli del focolare, ma protagoniste operose della vita sociale. Ha promosso incontri e dibattiti, tavole rotonde e manifestazioni di ogni tipo coinvolgendo tutti, dai più piccoli ai più grandi, dagli umili alle persone colte. La traduzione delle favole di zia Vania e nonno Nino in diverse lingue l’ha gratificata moltissimo, al punto da entusiasmarsi ed esultare con tutti. Poi il letto d’ospedale. Non l’ho vista mai così attaccata alla vita come quando il male avanzava inesorabile. Era lei che confortava noi e alleggeriva i nostri problemi. Nel 2009 Vania è diventata direttore responsabile del nostro giornale. Peppino Iuliano lascia la direzione ed il testimone passa ad una donna solo apparentemente fragile, ma tanto fiera e coraggiosa. Un’altra sfida vinta nel segno dell’informazione puntuale senza nulla aggiungere e nulla stravolgere. Vi confesso che, quando arrivava il giornale, per prima cosa andavo a cercare i suoi articoli che mi facevano interrogare e riflettere sulle inquietitudini “dentro”, mi allontanavano dai luoghi comuni. Nel 2006 la morte di Nino Iorlano. Nel suo editoriale Vania così commentava: non ho pensieri, non ho parole, solo ricordi. Belli, coinvolgenti, pieni di sorrisi e di attese. Mai un lavoro di gruppo è stato così costruttivo e proficuo. Nel 1992 la ripresa delle pubblicazioni del quindicinale Alta Irpinia. Da allora Vania non è mancata a nessun appuntamento. Volle anticipare la pensione dalla scuola per lavorare a tempo pieno col progetto del giornale. Aveva un legame saldo con la nostra terra, ricco di valori e di messaggi, ha saputo onorare questo amore, stando sul posto, con il coraggio civile, la fermezza di ideali, l’onestà dei comportamenti. Vania ha avuto la possibilità di collaborare con quotidiani nazionali, come il Corriere della Sera, ma ha rinunciato per poter seguire la sua gente, i suoi sogni. Ogni sogno era vissuto come una sfida entusiasmante, come un valore aggiunto, come impegno sociale e culturale. Ha costruito un ponte tra la realtà locale e un mondo intero affollato di tanti emigrati lionesi. Vania, al capezzale del papà Ennio, è l’emblema della solidarietà, anche allora nascondeva la sigaretta accesa e riviveva momenti pieni di tenerezza e affetto. Vania e la mamma Emma. Come è bella questa signora piena di fascino e virtù, nei momenti di nostalgia la ricordava raccontando favole ai nipotini. Era felice e orgogliosa di una donna tanto meravigliosa. Vania e la scuola. Tutti i suoi allievi hanno espresso ammirazione e gratitudine verso un’insegnante davvero speciale che ha saputo precorrere i tempi. Già prima della rivoluzione culturale e dei moti studenteschi del 1968, Vania aveva parlato dei diritti delle donne e dei diversamente abili, una vera rivoluzione vissuta intensamente con risultati positivi. Vania era fiera dei suoi nipoti, in particolare della bimba che portava il suo nome. La ricordava così: auguri bellissima principessa! Che la tua vita con il consiglio, con la lealtà professionale, come giornalista e professoressa negli istituti statali. Cose preziose della sua forte personalità, offerte fino a chi ha incontrato sia con gli scritti, sia con gli insegnamenti e sia col dialogo. Oggi non lo potrà fare più perché la sua fibra, minata già dall’infanzia, ha trovato nel definitivo incidente di casa il motivo per lasciarci per sempre e il suo ricordo rimane, giacché è stata per tutti madre, sorella e figlia con eccezionale forza d’animo, a cui credeva ritenendosi destinata a dare agli altri quei valori umanitari, che gli altri a loro volta generosamente le riservavano. Per conoscere la sua spiccata personalità basterebbero i suoi interventi giornalistici, ma due sono le vie per apprendere chi fosse veramente. Una è la pubblicazione, Io la prediletta, in cui ella si raccon- Una personalità forte ed esemplare Chi vuole stendere una completa biografia della Prof.ssa Vania Palmieri non ha da fare altro che leggere il periodico ALTIRPINIA dalla sua ripresa nel 1992 fino ad oggi, in quanto sarebbero sufficienti gli articoli medesimi, pubblicati nelle varie rubriche e fatti in modo tale che si può ricavare facilmente il suo lavoro, dedicato agli altri con la comprensione, possa essere lunghissima con sentieri pieni di fiori profumati e colorati. Che l’amore, la gioia, la felicità crescano con te e diventino grandissimi. Che i tuoi pensieri siano sempre rosei e pieni di raggi di sole. Io sono uno dei tanti fortunati che hanno avuto la possibilità di stringere un rapporto duraturo e continuo con Vania. Incontri e colloqui sono impressi indelebilmente nel mio animo. Le sue immagini, tutte caricate di autentica passione, vengono giù in ordine sparso: l’insegnante, la giornalista, l’amica, la consigliera, la passionaria, la persona che dà voce alla sua terra. Non sempre avrà dato le risposte che mi sarei aspettato, ma ho ricevuto sempre risposte sincere e pure, le risposte di una donna libera. Ci ha trasmesso onestà, solidarietà, fede, rettitudine. Anche da morta ci ha fatto un regalo: serena come chi ha fatto fruttare per intero i propri talenti e compiuto il proprio dovere, ha impreziosito la nostra vita. Prima di completare questo mio ringraziamento a Vania, voglio ricordare e ringraziare Ilda, Luigi Nino, difensori autentici della vita, paladini della solidarietà. Giovanni Vuotto ta, e da cui la conosciamo a fondo. Per finire, non dimentichiamoci i dialoghi con Nino Iorlano, pubblicati nel loro periodico e da questi conosciamo più particolari, più sentimenti, più opere compiute, che altrimenti si sarebbero dimenticate presto. Sorvoliamo gli attestati, ai quali il merito non era mai premiato abbastanza come aveva operato e mai riconosciuto tale. Tra i tanti ricordo il titolo di cavaliere, che il Presidente Ciampi nel 2000 volle insignire la Professoressa Vania, sempre schiva di riconoscimenti, per la sua dedizione alla pubblicazione e diffusione del periodico ALTIRPINIA. È doveroso in questa sede da parte mia rilevare che dopo la dipartita di Don Giovanni Mongelli nel 2001, da lei che ne era il Direttore Responsabile ebbi l’onore della “Terza Pagina” di ALTIRPINIA, condotta fino ad allora così bene dal mio predecessore e che dovetti faticare molto fino al presente per essere all’altezza di proseguire nella scia tracciata dall’emerito storico verginiano. A completamento, come poco prima ho accennato, della sua eccellente personalità, è necessario leggere e riflettere sulle espressioni sincere riguardanti il suo stato fisico e morale la sua autobiografia dal titolo Io la prediletta, pubblicata nel 1999. Nelle sue condizioni non si sperava tanto ed è la sua vita un rimprovero a tanti che per pur potendo non fanno. Grazie, Vania, per il tuo grande esempio, che ci hai lasciato. Pasquale Di Fronzo ALTIRPINIA Edizione Speciale La famiglia redazionale Un’amica straordinaria A Vania Ricordare Vania in questa triste circostanza non vuol dire che lei ha meritato un pensiero soltanto adesso, bensì vuol dire che l’abbiamo amata e stimata da quando l’abbiamo conosciuta. Sorridente, disponibile, solare sempre. Vania è venuta a mancare, purtroppo anzitempo, ai suoi cari e a tutti noi serenamente, dopo non poche sofferenze e dopo una vita intensa e laboriosa circondata sempre dall’affetto di tantissime persone. Con grande rimpianto ricordiamo una donna che a dir poco è un pezzo di storia della nostra comunità, riferimento sociale onnipresente del territorio, una degna figlia dell’Irpinia. Non è sempre facile mettere insieme immagini e ricordi e tirare all’improvviso le somme di un passato non tanto remoto. Si affacciano alla mente soltanto spontanee riflessioni, sensazioni e pensieri ricorrenti che nascono dal profondo del cuore prima ancora che da un atteggiamento dovuto. Si snodano sul filo del ricordo momenti belli condivisi soprattutto durante gli anni della docenza a Sant’Angelo Dei Lombardi, dove Vania ha chiuso la carriera di educatrice. L’insegnamento e la cura dei giovani sono stati il nostro obiettivo preferito. Docente di diritto, preparata ed affettuosa verso i propri studenti, aveva già una forte esperienza didattica alle spalle acquisita in qualità di insegnante di cultura generale al professionale di Lioni, istituito intorno agli anni 60. Da pensionata è stata da subito collaboratrice del compianto Nino Iorlano nella stesura e nel coordinamento del periodico Altirpinia, nonché in seguito direttore dello stesso, dimissionaria dallo scorso luglio perché consapevole di non poter più seguire il giornale con il dovuto, diligente e solerte impegno di sempre. Soleva raccontare la sua terra e la sua 7 vita, nello stesso tempo metaforicamente e realmente, attraverso articoli e testi intrisi di spunti intensi ed originali dai quali emerge una energia di giovinezza che ci fa tremare di commozione. Modellati da scelte oculate, stili di vita, modi di stare al mondo tra la gente comune, tenendosi ben alla larga da ogni ufficialità, sono anche gli imperdibili libretti di favole dalla grafica semplice ma perfetta, capolavori di creatività e di lezioni d’amore verso il prossimo e verso il creato. Frammenti di una umanità quale specchio di una cultura che ha affascinato anche alcune generazioni di giovanissimi allievi, perché è una cultura che educa ad un modo spontaneo e semplice di essere, quale metafora potente della sua fragile e al contempo forte esistenza. E proprio per il suo grande amore per la vita è stata, inoltre, insignita della carica di presidente provinciale dell’AVIS. Tutti noi che abbiamo avuto il privilegio di conoscere le sue qualità, il suo zelo, la sua gioia di vivere, ma anche le sue delusioni e i non pochi ostacoli superati con coraggio e spiccato senso di ottimismo, mai dimenticheremo la grande onestà intellettuale, la sua bontà, la sua forza d’animo, la sua vita spesa a chiedere continuamente, a voce e tramite i suoi articoli, garanzie sul futuro dei giovani in difficoltà. A lei che ha scritto per molto tempo su Altirpinia appassionate e toccanti necrologie non solo per i compaesani deceduti, a lei dedichiamo queste poche ma accorate parole. Sappiamo che le parole sono ben poca cosa in momenti come questi: siano per i familiari l’espressione più sentita del nostro sincero e profondo cordoglio. Dora Garofalo Come dimenticare la prima volta che ti ho conosciuta. Ricordo come se fosse adesso… appena trent’anni fa! Era di domenica davanti all’area prefabbricati delle scuole elementari di Piazza San Rocco. Quell’anno si votava per le amministrative, ed io c’ero, per assicurare l’esercizio elettrico dell’Enel. All’improvviso arrivò una macchina, l’autista si fece largo tra la gente assiepata davanti ai seggi. Si aprì lo sportello della macchina dalla quale spuntò una ragazza dal sorriso aperto e comunicativo dicendo con semplicissimo garbo: per cortesia chi mi aiuta a poter svolgere il mio diritto di voto? Rimasi un po interdetto nel vederla, ma poi in uno slancio fraterno incontrollato mi offrii. La presi di peso sulle braccia, portandola nel suo seggio elettorale. Fu un tutt’uno… durante il percorso lei mi guardò incuriosita dicendo carinemente: io sono Vania e, tu chi sei mio bel forestiero? Da quel momento mi sono preso la licenza di chiamarla “bella !!!” … dovunque la incontrassi. Come descrivere in poche righe le emozioni (cercando di non essere banale), che Vania ti regalava. Una donna meravigliosa e, nonostante le sofferenze ha sempre dato aiuto, speranza, fiducia e qualche consiglio disinteressato a chiunque ne avesse avuto bisogno. Poi il destino ha voluto che quel giorno entrassi in Redazione del Periodico Altirpinia per pagare la retta dell’abbonamento. All’improvviso mi chiedesti col tuo sorrisetto pieno di complicità: Basilio, ti piacerebbe dare una mano al giornale? La tua collaborazione sarà sicuramente ben accetta visto che sei conosciuto da tutti. Oramai ti consideriamo uno di noi. E subito le feci: Bella!!! Come posso dirti no? E, da quel momento, si è istaurato un rapporto fraterno e sincero, impostato sul rispetto e collaborazione, fino a coinvolgere le famiglie. Vania, eri l’anima del giornale e degli amici che lo sostenevano, ed ora che non ci sei più, è come se si fosse spento il faro, la stella cometa che illuminava la giovialità con cui lo portavi avanti nonostante tutto. Hai diretto il giornale con puntigliosità e amore, anche perché Nino in un momento di debolezza ti aveva carpito la promessa di portare avanti il giornale almeno per qualche tempo per far continuare a vivere il respiro profondo dell’Irpinia, fiducioso delle tue capacità umane e intellettuali. Grazie Vania. Grazie per aver saputo coniugare con intelligenza le nostre esperienze e professionalità. Grazie per tutto quello che hai saputo fare per Altirpinia e la comunità tutta. Come dirti … sto dialogando con te … certo! Sei e sarai sempre presente nei miei e nei nostri pensieri. Ti vogliamo bene Basilio Manfredonia CIAO VANIA Alla notizia della scomparsa di Vania, si è scatenato dentro di me un vero e proprio terremoto. Un altro pezzo importante della storia di Lioni che vola via. Ho avuto la fortuna di conoscerla da ragazzino e di onorarmi della sua amicizia per 35 anni. Quando ci incontravamo passavamo del tempo insieme scambiandoci pareri e consigli. Poi ha deciso di iniziare la collaborazione con mio padre ad “Altirpinia” ed allora i nostri incontri sono diventati più frequenti. Ad ogni mia venuta da Bologna mi recavo in redazione a salutare mio padre, sicuro di trovarci anche Vania e poter scambiare qualche chiacchiera con lei. Tante volte ho passato del tempo in redazione aiutando Vania e mio padre ed alcune volte discutendo per ore e ore con loro. Che bella persona che ho conosciuto e che ho frequentato per tanti anni. Quando ho avuto occasione di conoscere qualche suo ex alunno ho potuto ascoltare solo parole di elogio e quanto si sentivano fortunati ad aver avuto un’insegnante di tale spessore. Anche a livello di umanità posso dire di aver conosciuto poche persone tenutarie di questa grande dote sempre più rara da trovare nelle persone al giorno d’oggi. Tornando alla “vita di redazione” conservo un dolce ricordo e cioè che quando andavo la mattina al giornale, trovavo lei e mio padre che bevevano il caffè e si dividevano il cornetto a metà. Ti voglio bene Vania non ti dimenticherò mai. Guido Iorlano ALTIRPINIA Edizione Speciale Una vera Amica Conobbi Vania Palmieri nel dicembre del lontano 1964, quando, insegnante di prima nomina, animato da quell’entusiasmo proprio dei neofiti, mi recai presso la sede dell’Istituto Professionale di Lioni in viale Marconi per assumere servizio. Nel piccolo locale, detto, pomposamente, sala docenti, vi era un uomo piuttosto avanti con gli anni, che si presentò come bidello della scuola, e vi era anche una donna di giovane età, insegnante, mi disse, di cultura generale. A quel tempo negli istituti professionali il diritto, l’educazione civica, l’italiano, la storia e la geografia costituivano una sola materia d’insegnamento: la cultura generale. Il bidello era Antonio Garofalo, il nostro zi’ Antonio, che, per la sua notevole carica di umanità, era da tutti rispettato e la sua parola era tenuta in grande considerazione; l’insegnate era Vania Palmieri. Ebbi l’immediata percezione che mi trovavo al cospetto di una persona sincera, con la quale facilmente avrei potuto instaurare un rapporto di cordiale amicizia e di fattiva collaborazione. La disponibilità a immedesimarsi nelle esigenze degli amici era, infatti, la caratteristica più significativa di Vania Palmieri. Mi fu, in tal senso, subito amica e guida nel mio esordio d’insegnante. Da Lei appresi a relazionarmi con gli alunni, suggerendomi le strategie e le metodologie più efficaci per stabilire con gli stessi un costruttivo e positivo rapporto, finalizzato, in primis, all’educazione e, poi, all’istruzione. Erano tempi, quelli, in cui molti genitori ancora si dimostravano restii a rinunciare all’apporto lavorativo dei figli in età adolescenziale per farli accedere, dopo il conseguimento della licenza media, all’istruzione superiore. Era una restrizione che interessava maggiormente le donne. Cosa fare? Per Vania la funzione docente non si esauriva all’interno della scuola, nelle diciotto ore d’insegnamento settimanale. Il docente era tale, se anche all’esterno della struttura Come una libellula scolastica contribuiva efficacemente alla crescita culturale del contesto territoriale, Il nome di Vania Palmieri me lo fece, la prima volta, il compianto considerato nella sua globalità. Nel concreto, si trattava di convincere i genitori di permettere ai propri figli di proseguire negli studi per conseguire un diploma. Anche in quest’opera di sensibilizzazione Vania fu maestra. Riusciva, infatti, a entrare facilmente in empatia con gli interlocutori, tanto da convincerli, con la forza persuasiva delle sue argomentazioni, della bontà di quanto andavamo proponendo. È per questo, ma non solo per questo, che a Vania Palmieri e ad altri docenti come Vania, va attribuito il merito di aver concretamente contribuito a elevare culturalmente la gente altirpina. Poi Vania cambiò scuola e materia d’insegnamento, trasferendosi presso l’Istituto Commerciale di Sant’Angelo dei Lombardi. I nostri contatti, di conseguenza, si diradarono, ma mai sono venute meno l’amicizia e la reciproca stima. Michele Ceres storico direttore di ALTIRPINIA Nino Iorlano durante un seminario di giornalisti cattolici in Sicilia molti anni fa. Il suo viso brillava di felicità e di orgoglio ed io notai l’affetto che nutriva per la sua collaboratrice che, diceva era una colonna insostituibile del suo giornale. Scrivevo, allora, per un settimanale cattolico di Avellino e non conoscevo ALTIRPINIA né il suo Direttore, che invece, nell’ambiente, era molto conosciuto e stimato. Da pubblicista ero alle prime armi e la discussione con Nino Iorlano mi dava piacere ed era fonte di apprendimento del mestiere e di notizie su fatti e persone. Avevamo in comune una stima profonda per Fiorentino Sullo che era, spesso, l’argomento delle nostre conversazioni. Mi parlava spesso di Vania sempre in termini entusiastici, dicendosi fiero ed orgoglioso di avere una siffatta collaboratrice che tutti gli invidiavano e che, se avesse voluto, avrebbe fatto fortuna in uno dei tanti giornali o settimanali italiani. Ma – diceva - non aveva mai voluto saperne di lasciare la sua Lioni. Cominciai a leggere Altirpinia, i pezzi di Vania e lessi anche il suo Respiri di esistenza. In seguito divenne direttrice del giornale e la nostra frequentazione aumentò. Ha scritto anche la prefazione di un mio libro. Ho letto molti altri suoi scritti, e sempre sono rimasto affascinato dalla sua scrittura leggera e scorrevole. La lettura, a me che non ancora l’avevo vista di persona, pareva una conversazione e me la immagina- Vania la forte. Vania la fragile. Vania la prepotente.Vania la tenera. È doloroso per me scrivere un necrologio per Vania. Forse perché immaginavo che fosse immortale. Vania la forte. Vania la fragile.Vania la prepotente.Vania la tenera. Era tutto questo il mio Direttore responsabile di “Altirpinia”. Vania ha amato molto e molto è stata amata, soprattutto dalla sua famiglia. La sua vita non è stata né semplice né facile. Ma è riuscita con la sua intelligenza vivace e la sua personalità prorompente ad affermarsi in tutto ciò che faceva. Al periodico “Altirpinia” ha dedicato tutta se stessa, anche dopo la morte del compianto Nino Iorlano, assicurando al paese un grande patrimonio culturale e sociale mantenendo vivi i rapporti con tutti i lionesi che vivono all’estero. Vania è stata una persona unica ed eccezionale perché ha accarezzato la sua disabilità come altro da sé. Come un dono riservato da Dio come ai suoi prediletti. Ha sublimato il suo dolore e le sue sofferenze trasformandoli in riflessioni, osservazioni, creatività. Ha scritto pezzi che mettono a nudo la sua anima e l’esperienza della sua croce che l’ha accompagnata per tutta la vita. 8 La famiglia redazionale “Io la prediletta” è un testamento morale, un testo base per tutti coloro che si vogliono avvicinare alla conoscenza dei problemi della disabilità. “Per volare non occorrono le gambe”, scriveva. Ogni pagina del libro è ricca di gioia, di speranza, di luce. Penso che Vania avesse due vite: una per gli altri, reale, vera, fatta di sacrifici e limitazioni ed una fantastica, romantica, tutta sua che le faceva immaginare un mondo fatto di luce, di gioia, di bellezza che trasmetteva poi ai suoi lettori che l’amavano proprio per questa sua capacità di far sognare. Dipingeva col cuore i suoi orizzonti, sempre più ampi e luminosi, per riempire la sua esistenza di contenuti veri e di affetti. Vania ci ha lasciato un grande insegnamento: la vita è bella e va vissuta con intensità sempre, in qualsiasi condizione, purchè ci siano dignità e rispetto per se stessi e per gli altri. Ora Vania è in Paradiso, dove un coro di Angeli l’aspettava per scrivere ancora insieme pagine d’amore per Dio. Quel Dio per il quale Vania ora è davvero la prediletta. Lidia Pisani vo all’altro capo della scrivania. Per alcuni anni il rapporto con Vania si fermò qui. Non ebbi modo di parlarle. In seguito, diventato collaboratore del giornale, fu lei a telefonarmi in occasione del mio primo articolo. Poi la vidi a Lioni nella sede del giornale e mi pareva di conoscerla da sempre perché l’incontro altro non era che la continuazione di un rapporto iniziato da tempo. Allora vidi le stampelle e l’immancabile sigaretta. È come se non le avesse mai avute: la sua esistenza non ne è stata minimamente condizionata, anzi si considerava fortunata “la prediletta”. Come lei stessa scrive “l’handicap non mi ha mai stroncato il desiderio di volare, anzi mi ha fatto maturare e assaporare l’indissolubilità di sogno e realtà che sfugge alla gente sana”. Altra caratteristica, quella dell’essere donna, ha fatto di Vania la sua imprescindibile connotazione: una donna con la sua fragilità, la sua forza, il suo animo, la sua visione del mondo e della realtà. La scrittura, l’essere donna, il piacere dello scrivere, il suo identificarsi nella scrittura ha fatto di Vania una libellula capace di volare sulle sue sfortune e sulle storture del mondo rimanendone incontaminata. La prosa di Vania mi porta alla mente la poesia di Alda Merini: l’una e l’altra raccontano il loro essere donna, con un’affabulazione intrigante, leggera e suadente, che mette a nudo il loro animo . Mi piace chiudere questo mio ricordo con una poesia della Merini tratta da “La terra santa”: “Corpo, ludibrio grigio/con le tue scarlatte voglie,/fino a quando mi imprigionerai?/Anima circonflessa/circonfusa e incapace,/anima circoncisa,/che fai distesa nel corpo?”. Ora che la libellula ha spiccato il volo per lidi lontani ed a noi sconosciuti, ci restano, per nostro conforto, i suoi scritti e, attraverso di essi, il suo animo, sostanza di un’esistenza nobile nella quale la sua essenza di donna si è tradotta nella sua prosa diventandone un tutt’uno, inscindibile, nobile e grondante di amore. Di Lei ci resterà un ricordo dolcissimo e stimolante e, continuando a scrivere per questo giornale, il suo esempio e i suoi consigli continueranno a tenerci compagnia. Nino Lanzetta ALTIRPINIA Edizione Speciale La famiglia redazionale 9 Lettera aperta A Vania, figlia dell’Alba sorella delle stelle Carissima, continua il mesto rosario di Altirpinia. Con te, dopo Giovanni De Matteo, Guido Gioino, Nino Iorlano, Nino Iuliano, Salvatore Boniello, si è consumata un’altra posta di calvario e di dolore. La tua stazione di preghiera si è completata, quella di vita interrotta. È nel destino umano la separazione, ma tutti sappiamo quanto sia lacerante. L’ultimo grano della tua striscia è duro come il sasso e indugia a scivolare tra le dita e il cuore. Tu schermata ed inossidabile apparivi invincibile. Le creature speciali sembrano immortali. É la realtà che puntualmente ci smentisce. È la nostra natura che, per completare e rinnovare i suoi cicli, ci permette una resistenza e un tempo relativi. Ma per gli affetti e il dolore non c’è logica o filosofia che riesca a convincere. Hai sommato tante virtù: docente, giornalista, scrittrice, animatrice culturale. Tanti i segni della tua stella. Figlia di Alba, madre scomparsa alla tua nascita, guizzo di luce proprio come il suo nome. “Amazzone” a cavallo di una sedia, disabile da sempre, hai detestato carrozzelle stampelle e ogni altro presidio sanitario. Per sentirti viva e sicura hai voluto affrontare il mondo e la quotidianità in questa sorta di normalità perché, come solevi definirti con autoironia: Io la prediletta “non ho nulla da temere”. E noi ti abbiamo creduto. Sempre e ovunque al centro dell’attenzione: in famiglia, a scuola, tra gli amici e nella tua Lioni. Avvocato d’ufficio, anzi santo protettore spesso invocato al miracolo, hai vegliato sulla formazione e sul futuro dei tuoi allievi con attenzioni e premure materne. Hai costruito assieme a Nino Iorlano, altro grano di rosario sottratto anzitempo alla vita, l’Associazione culturale “Altirpinia”, fiore all’occhiello di un intero territorio, conosciuto ed amato proprio attraverso la sua testata giornalistica, di cui sei stata figura di spicco e direttore. L’ultimo numero, con il tuo fondo, è memoria recente. Un paio di cadute e l’avanzare di un male, puntualmente da te ignorato fino allo scherno, ti hanno costretta alle dimissioni, che però non hai rivelato ai lettori. Sapevi, nella tua veggenza, che ci sarebbe stato altro distacco. Dal tuo Osservatorio speciale, spaziavi su cose e persone, che hanno rappresentato tutt’insieme il tuo vissuto; a loro hai dispensato consigli, proposto mediazioni; con esse hai diviso entusiasmi e preoccupazioni, e l’immancabile fede nell’aiuto della provvidenza, spesso rivelatasi con fattezze umane. Interventi a pelle come voce del sangue, quello buono per ogni trasfusione. Ecco spiegata la carica di referente provinciale dell’AVIS. Tu, pronta all’ascolto e alla parola, per la straordinaria connaturale ricchezza d’animo, sei riuscita a contagiare quanti ti sono stati vicini. Tu, capace di celebrare la vita e di farla amare da molti. Ecco chiarito il conferimento dell’onorificenza di “Cavaliere al merito della Repubblica”. Telefono e scrittura ti hanno mantenuto in contatto con il mondo. Collante l’amore concepito e vissuto ad ampio spettro. A materializzarlo la forza della tua parola, un cantiere aperto alla creatività, alle idee e ai progetti. Un mondo dentro e fuori la realtà. Un mondo deamicisiano, fatato, ricco di colori fiori e profumi. A sostenerti uno stile limpido, capace di suggestionare e di trascinare in una dimensione surreale, eppure verosimile, in cui i ricordi si sono affastellati nitidi e tali da ricostruire per intero il piccolo mondo antico, il microcosmo pulsante di Lioni, affidato alla protezione di San Rocco, con effetti sorprendenti agli occhi e al cuore dei lettori. I tuoi libri, alcuni scritti a più mani con Nino Iorlano, sono lacerti di lionesità e di irpinitudine: Passato prossimo, ovvero “l’attraversamento di un luogo o di un tempo intangibili, che ci appartengono tuttavia come noi apparteniamo a questa terra”; Di che colore avrebbe avuto gli occhi?, compendio di luoghi mutilati, persone scomparse, memorie tragiche, ossia il racconto del terremoto dell’80; Lioni nei ricordi, fotogrammi di ciò che eravamo; Respiri di esistenza, storie di donne e del loro vissuto sullo sfondo di un paese istintivo, chiuso nei suoi valori, sordo alle ragioni e al perdono; Io la Prediletta, un canto d’amore della vita che sfronda le barriere architettoniche fisiche, morali e dello spirito. Che dire delle straordina- rietà e competenza con cui hai reso Le favole di zia Vania e nonno Nino, e le nuove favole, che corredano le biblioteche scolastiche delle scuole primarie dell’Alta Irpinia? Un mix di racconti tra fantasia e poesia, tradotti in inglese e spagnolo. Sei stata una donna ostinata e coraggiosa. Il tuo nome di radice russa, proprio da eroina di Tolstoj o Dostoevskij, chiarisce il carattere e la forza d’animo con cui hai saputo rintuzzare fato e storia. Per Te le parole resa o compassione non sono mai esistite, e solidarietà ha significato tutto il buono e il vero per una storia condivisa fino all’estremo. Rileggiamo le tue parole, che ci confermano la straordinarietà del linguaggio che è diventato affabulazione, parola a Te tanto cara: “A tutto c’è un rimedio. Basta pensare. La volontà per i diversi deve essere sempre all’erta. L’arte di arrangiarsi nel modo migliore, la nostra bandiera. (…) Le spine servono: pensate a come sarebbe piatta la vita se dovessimo cogliere solo rose. Una noia infinita. Tutto sempre uguale. Invece, ogni ostacolo che si supera è ancora una volta un fiore che spunta nel giardino dell’esistenza… Io ho un giardino, è pieno di piante. Ad ognuna ho dato un nome ed affidato un messaggio… C’è sempre una stella a raccogliere le solitudini. Comprensiva benevola le tramuta in speranze che io raccolgo tra i fiori del mio giar- dino”. Una visione da piccolo paradiso in terra. Così Lioni e la tua casa. E, tra fiori profumi nastri trine colori autunnali, Tu la Primadonna, la Prediletta hai recuperato lo spazio dell’infinito. Un passaggio sottile, etereo come il fumo della sigaretta, stretta nella mano come ultima compagna del viaggio. Peppino Iuliano Voglio ricordarTi così Cento immagini attraversano la mia mente offuscata dalle lacrime e dal dolore. Immagini che spuntano come piccoli fiori appena sbocciati e si insinuano nel mio cuore provato. Immagini che riguardano me e te, Vania. Mi ricordo quel pomeriggio di circa un anno fa quando decisi di collaborare per Altirpinia e venni a casa tua. Ero timorosa, non ti conoscevo. Tu mi hai accolta a braccia aperte anche se era la prima volta che i nostri occhi si incrociavano. È come se mi stessi aspettando da tempo. Sono arrivata tardi, Vania, oppure sono arrivata nel momento giusto. Ti sono stata accanto un anno e ho conosciuto una persona speciale. Mi bastava guardarti negli occhi per capire di cosa avevi bisogno, abbiamo costruito un rapporto profondo, un legame stretto, tra noi c’è sempre stato un filo rosso che ci ha tenute legate. Un legame che andava oltre i rapporti lavorativi. Quando il mio cellulare squillava e il tuo nome appariva sul mio display, un sorriso si disegnava sul mio volto. Avevi bisogno di me. Ed io correvo. E ti abbracciavo, semplicemente. E devo dire grazie a te, Vania, perché hai sempre creduto in me, nelle mie capacità, nelle mie idee, tu che mi hai da subito guardato con occhi pieni di affetto, di ammirazione. Oggi dico grazie a te perché mi hai regalato tanto, mi hai arricchita. Ed io custodisco tutto nel profondo del mio cuore e lo farò per sempre. Sei un esempio di forza, di coraggio, di costanza, tu che hai sempre lottato, non ti sei mai arresa. Hai superato ostacoli che sembravano insormontabili sempre con il sorriso sulle labbra, sempre con l’ottimismo che ha caratterizzato la tua vita. Tu, sempre giovane tra i giovani sei stata un pezzo di questo paese, fai parte della storia. E rimarrai nei cuori di tutte quelle persone che, come me, hanno avuto la fortuna di conoscerti. Io di sicuro ti conoscevo da molto poco tempo, ma mi è bastato. Me lo faccio bastare oggi che di tempo insieme non ce ne potrà più essere. Me lo faccio bastare anche se non servirà a colmare il vuoto che hai lasciato. Hai smesso di lottare e di soffrire. Hai smesso di condurre una vita che proprio non faceva per te. Io voglio ricordarti sorridente, Vania. Voglio ricordare la tua voce sincera quando mi dicevi semplicemente “Ti voglio bene”, voglio ricordare le tue mani aperte, sempre pronte a dare, voglio ricordare i tuoi occhi profondi ed espressivi, voglio ricordare il calore che riuscivi a trasmettere sempre, voglio ricordare la Vania felice e spensierata, la Vania ironica, voglio ricordare le risate insieme, le battute e i discorsi seri che facevamo insieme. Mi aggrappo con tutte le forze a questi ricordi vivi nella mia mente cercando di farmi una ragione della tua assenza. Ti porto nel cuore e so che tu farai lo stesso con me. So che mi mancherai, mi mancherà anche solo chiamarti per chiederti come stai, so che ogni minimo particolare da oggi in poi mi mancherà, ma so anche che l’affetto non conosce tempo o luogo o spazio. L’affetto c’è e ci sarà sempre. L’affetto non scompare, non si cancella. Io ti ho voluto bene da subito, ti voglio bene oggi e te ne vorrò sempre. Giusi Rosamilia ALTIRPINIA Per l’amica Vania 10 Edizione Speciale In memoriam Ho conosciuto Vania durante gli anni Sessanta quando, venuta a conoscenza dei miei interessi e del fatto che fossi Presidente diocesano dei Comitati civici, mi invitò a tenere una presentazione della Populorom progressio, la famosa enciclica sociale, promulgata da Papa Paolo VI nel 1967, che aveva suscitato non poco scalpore. Dietro sua insistenza, poi, feci un corso di “cultura civica” che tenni nei locali delle suore di Via S. Rocco; seguì, quasi automaticamente, la frequentazione della sua ospitale famiglia di antica tradizione signorile: il padre Ennio, insegnante elementare, molto appassionato alla sua professione e non dimentico dei suoi ardori politici giovanili; la gentile signora Emma, sempre sorridente e premurosa; la saggia zia “Ata” (Immacolata Finelli), che non aveva avuto alcuna esitazione, bontà sua, a prendermi subito a ben volere; la sorella Ilda, considerata da molti, e meritoriamente, come la ragazza più bella di Lioni; il fratello Luigi, allora ancora adolescente. Per i sentimenti di amicizia che mi legavano a Vania, mi permetto di affermare che diventai un assiduo visitatore della famiglia, tanto che sono innumerevoli i ricordi che affiorano spesso alla mente e che qui non mi è possibile rievocare per intero. Vania, insegnante di materie giuridiche ed economiche negli Istituti tecnici commerciali, pubblicista, animatrice culturale, con la sua straordinaria personalità (è proprio il caso di dire non comune), era davvero una persona speciale; in particolare, oltre che docente amata e rispettata, diventava per i suoi allievi un’amica sulla quale sapevano di poter contare, specialmente quando assumeva il ruolo di membro interno agli esami di maturità. Ne avevo già avuto una prova durante una visita che le avevo fatto ad Anagni, dove aveva cominciato la sua carriera dopo essere entrata in ruolo; in quella occasione ebbi modo di notare come si fosse subito ambientata e messa in perfetta sintonia con gli studenti che trattava come se li avesse conosciuti da vecchia data, proprio come usava fare con gli amici o gli alunni di Lioni e dei paesi vicini. Essendo un’ottima interlocutrice e conversatrice ed imponendosi con la sua forte individualità, sapeva ben comunicare con chiunque, per cui era sempre al centro dell’attenzione fra coloro che erano soliti frequentarla. Rendendosi sempre disponibile ad avere rapporti amicali con il prossimo, non si pone- va dei limiti quando le si chiedeva un conforto o un qualsiasi tipo di aiuto; pertanto, anche per la sua solidarietà, si faceva ammirare da tutti. Del resto, fornendo un particolare esempio d’amore per la vita, riteneva – e l’ha fatto sempre capire - che essa, in ogni caso, è bella e degna di essere vissuta. Se bisogna ammettere che la poliomielite l’aveva segnata per sempre, è anche vero che ha vissuto la sua condizione con grande rassegnazione. È stata capace di reagire senza mai parlare del suo stato di disabile, forse anche per darsi l’impressione di essere una persona del tutto normale, senza la costrizione di alcun limite; a lei non importava se era costretta ad appoggiarsi a qualcuno durante le passeggiate che non si privava di fare, almeno fino alla triste esperienza del terremoto, o, successivamente, ad aiutarsi con una sedia per spostarsi da un posto all’altro. Aveva sempre rifiutato di sottoporsi ad un intervento chirurgico come le veniva spesso consigliato e non aveva mai voluto fornirsi di una sedia a rotelle. Vania era anche un’animatrice culturale nata, una prolifica scrittrice con una spiccata sensibilità ed attenzione verso il mondo femminile fino a diventare un punto di riferimento nel panorama culturale dell’Alta Irpinia. Dopo essere andata in pensione una quindicina d’anni or sono, decise di darsi anima e corpo all’attività pubblicistica, organizzando la Redazione di “Altirpinia”, un periodico fondato e diretto da Nino Iorlano, intorno al 1970, le cui pubblicazioni erano durate soltanto un biennio, pur avendo ottenuto un certo successo. Dato il bisogno che se ne avvertiva non solo a Lioni, ma anche nei paesi viciniori, la tenacia di Nino e l’incoraggiamento e la piena disponibilità di Vania fecero rilanciare la testata, destinata a diventare l’organo ufficiale della omonima Associazione culturale, di cui poi Vania è diventata Presidente. Il successo fu immediato e duraturo, in quanto il sistematico rispetto dell’uscita periodica è stato mantenuto anche dopo la scomparsa di Nino Iorlano, grazie non solo all’impegno di Vania, ma anche di altri assidui collaboratori, tra i quali un ruolo speciale ha avuto Giuseppe Iuliano, subentrato anche come direttore per un paio d’anni. Non senza motivo, l’ultimo numero del periodico è apparso durante l’estate scorsa quando Vania si trovava giacente in un letto dopo una drammatica caduta. Accanto alla pubblicazione di “Altirpinia” non poteva mancare quella di opere monografiche sia dei due fondatori, sia di autori vari di tutto il territorio circostante, per lo più collaboratori del periodico. È proprio il caso di citarne i titoli: N. IORLANO – V. PALMIERI, Passato prossimo: Scene di vita lionese, (1994); - Di che colore avrebbe avuto gli occhi?, (1996); - Lioni nei ricordi, (1997); - Le favole di zia Vania e nonno Nino, (1999; ristampato nel 2006); - Le nuove favole di zia Vania e nonno Nino, (2008). Da notare che le favole sono state anche tradotte, a cura dell’Avis, sia in inglese che in spagnolo. Nello stesso tempo Vania non perse l’occasione per esternare le sue personali “confessioni” in Io, la prediletta, (1999) e Respiri di esistenza, (2000), opere dove spesso si avverte la presenza di un certo malcelato afflato lirico. È doveroso aggiungere che nella felice “collana di Altirpinia”, oltre a quelle riportate e alle ristampe anastatiche di due monografie storiche di Lioni, ormai introvabili se non nelle biblioteche e librerie private (GAETANO SANSONE – LEONIDA SANSONE, Cenni storici sugli Irpini dell’Alto Ofanto: La Città di Lioni e dintorni, Tipografia Irpina, Lioni, 1959; ROCCOPIETRO COLANTUONO, Storia di Lioni, Tipografia Irpina, Lioni, 1972), sono apparse più di trenta opere, di cui ci si limita a citare solo gli autori: Domenico Cambria, Maria Matilde Cassano, Giovanni De Matteo, Massimiliano Finamore, Nicola Garofalo, Giuseppe Iuliano, Nino Lanzetta, Filomena Marino, Pasquale Nesta, Carmine Palatucci, Vincenzo Perrone, Antonella Prudente, Pietro Rizzo, Melina Talovic, Nicola Trunfio. Per i suoi meriti culturali e per l’impegno mostrato nelle attività sociali (tra le altre cose, era stata anche Presidente della sezione dell’Avis di Lioni) nel 2000 fu nominata Cavaliere al merito della Repubblica. Dopo il precipitare delle sue condizioni di salute Ilda e Luigi le sono stati vicino fino alla fine affinché non si fosse mai sentita sola. Soprattutto per loro, infatti, Vania era pur sempre “la prediletta”. Gennaro Passaro A VANIA PALMIERI Con Vania Palmieri se n’è andata una voce autorevole del giornalismo irpino o, meglio, un’amica che stimolava di certo la benevolenza e il massimo rispetto. La sua scrittura, sincera, coinvolgente e chiara, parlava al cuore e alla mente di tutti. Era in contatto con i miei zii e con i miei cugini Del Giudice e Giova, trasferitisi da Nusco a Lioni, e questo la rendeva a me ancor più familiare. Nel toccante libro: Di che difficoltà e le suggestioni di una terra amara e forte, portata sul baratro del degrado da ignobili interessi. Leggevo i suoi articoli con molta attenzione, ripensando che la sua penna aveva assunto una duplice funzione: quella di smascherare le ingiustizie e il malaffare e l’altra di fare i conti con gli orientamenti letterari attuali, riportando il linguaggio al necessario impegno e respingendo l’idea del giornalismo come distrazione e lusinga. colore avrebbero avuto gli occhi?, Vania Palmieri e Nino Iorlano descrissero lo scenario di disperazione e di morte per il terremoto del 23 novembre 1980, ore 19,35. Vania Palmieri raccontava quella enorme tragedia con sintassi denudata di eloquenza, senza impassibilità flaubertiana, interrogandosi sul destino umano. Dotata d’intelligenza fuor del comune, adoperava la penna per rapportarsi con le strutture sociali e politiche, per compartecipare - spesso agitatamente - ai problemi del mondo attuale, per estirpare la pianta dell’inettitudine e dell’egoismo, rivendicando, con spiccata onestà e consapevolezza critica, il progresso culturale, a cui ha dato un grande contributo di idee. Camminava con i tempi, pur avendo difficoltà motorie; ma le sue forze suasive spronavano, in continuazione, conoscenti, intellettuali e operatori sociali e culturali a continuare la battaglia per il miglioramento umano e civile, che è stato il suo amore e il suo supremo ideale. Aveva assunto la responsabilità della direzione di Altirpinia, dopo la scomparsa di Nino Iorlano e le dimissioni di Giuseppe Iuliano, per valorizzare uomini e cose, per vivere nel proprio animo le Nella molteplicità delle tematiche affrontate, si avvertivano punte acuminate e un equilibrato rapporto con la realtà d’origine, senza mai cadere in una difesa assoluta, né in una critica aprioristica di essa. La fedeltà alle radici e agli affetti fondamentali le ispirò poetiche parole, soprattutto in morte della madre, che vanno meditate o mandate a memoria al pari dell’Infinito leopardiano e del Meriggiare pallido e assorto montaliano. Vania Palmieri aveva una fermezza di fede, che le consentiva di ammettere una realtà metafisica, e aveva una profonda dignità umana, che le faceva sentire il dovere come un apostolato, abbracciato con dedizione e gioia. Se ne è andata con i grandi occhi illuminati dal pensiero di rendersi non assente, ma invisibile a noi, in un luogo sereno e felice. Ho preso la penna non solo per dire che mi inchino commosso al ricordo di una scrittrice piena di iniziative, autorevole e particolarmente stimata, ma per raccomandare alla memoria delle generazioni avvenire il nome di Vania Palmieri, che è stata lustro del luogo natio e vanto del periodico Altirpinia. Vincenzo Napolillo ALTIRPINIA 11 Edizione Speciale Per tutti eri Vania e non la prof.ssa Palmieri Cara Vania, ho voluto assumere io l’iniziativa di esprimere queste poche parole di saluto, io che sono forse l’unico fraterno amico , coetaneo, rimasto qui a Lioni a te più vicino, per ricordarti non solo quale grande protagonista di Direttrice del giornale “Alta Irpinia” fondato insieme ad un altro grande lionese “Nino Iorlano” che ora ti sta aspettando certamente alle soglie del Paradiso, ma anche perché, molti non lo ricordano come lo ricordiamo noi coetanei, perché dicevo, sei stata l’antesignana della Rivoluzione – evoluzione sociale, prima di quella del 1968, che segnò la svolta in tutta Italia e che ora fa parte dei libri di storia. Quale rivoluzione, allora? Tu sei stata la prima di un’intera generazione a sfidare i pregiudizi ed i tabù di un’epoca chiusa, ermetica che considerava vietati ai giovani ed in special modo alle donne, taluni comportamenti come ad esempio fumare in mezzo la strada o nei bar. Tu fosti la prima ragazza a fumare in mezzo la strada ed anche nel famoso Bar Vittoria dell’allora zia Rosinella Pallante, al corso, sfidando i pregiudizi e le restrizioni dei nostri genitori. Mi ricordo che un giorno eravamo tutti seduti vicino a te ad alcuni tavoli del bar Vittoria: Celestina Iacoviello, Elena Mainolfi, Giustina Nittoli, Totonno Gioino e tanti altri, alla vista del dott. D’Urso insieme ad altri uomini di cultura e di rispetto della Lioni di un tempo, solo tu rimanesti con la sigaretta accesa in mano, mentre noi tutti ci nascondevamo. “Guagliò, che fai?” disse il Dott. D’Urso. “Non vedi, sto fumando!” rispondesti. “Sfacciata” fu la conclusione, ma quello fu il momento della liberazione dalla soggezione che caratterizzava la nostra vita. “Brava!, hai fatto bene!”, furono le parole di tutti noi e da allora cominciammo a sentirci più liberi sempre nel rispetto delle regole familiari e sociali. Erano gli anni 1960 / 70 e tutti eravamo già laureati, tutti prendevamo già lo stipendio. Abbiamo viaggiato insieme per quasi 15 anni, prima verso Montella, quando io insegnavo al Liceo e tu all’Istituto Professionale e poi entrambi all’I.T.C. di S.Angelo dei Lombardi subito dopo il terribile terremoto del 1980, che sconvolse tutto il paese. Ogni mattina in macchina quante considerazioni, quanti progetti per gli alunni. Per tutti tu eri Vania e non la prof.ssa Palmieri. Tutti ti volevano bene non solo per essere stata un’ottima insegnante, non solo per aver dato sostegno morale e psicologico ai giovani allievi, ma anche aiuto materiale, perché appena venivi a conoscenza che qualche alunno o alunna era in difficoltà economica, subito ti prodigavi ad organizzare con altri colleghi una raccolta di fondi per l’acquisto di tutto il necessario, che tu distribuivi con avvedutezza e discrezione in occasione delle varie festività, per evitare ogni sorta di disagio e di imbarazzo. Com’è bello e come è significativo quando oggi incontri nei paesi limitrofi alunni che si fermano a salutarti: “e la prof.ssa Vania che fa?” Mi sentivo gratificato del ricordo che tutti serbavano per te. Poi ti sei dedicata al giornale con i tuoi meravigliosi articoli su tutte le problematiche antiche e moderne: dalla befana, al carnevale, alla primavera, alle tradizioni più significative del passato. Con le tue favole di “Nonna Vania e Nonno Nino”sei entrata in tutte le case dei lionesi che vivono sparsi per il mondo, a cui hai dato quel sospiro di sollievo, facendoli riportare con la mente agli antenati, alle vie del paese ove hanno lasciato certo qualche immagine infantile. Tu sei stata una donna brillante, intelligente, attiva, fulgido esempio di virtù e di operosità per i tuoi familiari e per i tuoi nipoti, ai quali hai saputo trasmettere quei valori e quei principi di cui tu sei stata una fiera interprete. Tu rimarrai sempre nei nostri cuori. Con te se ne va una parte di noi, in noi, però, rimarrà una gran parte di te, per cui è stato facile volerti bene, sarà impossibile dimenticarti. Augusto Verderosa rina, amava sapere come la ricordassi, non tanto forse per conoscerla meglio, quanto per farla rivivere parlando di lei: l’adorava. Ma, da ragazzo, ero stato anche compagno di giochi di suo padre Ennio, e tutto questo credo ponesse il nostro rapporto su un piano diverso da quello della semplice amicizia, oltretutto corroborato da un afflato quasi paterno da parte mia, molto in là con gli anni, quasi filiale da parte sua molto più giovane. Più che della stimatissima professoressa, ancora di recente visitata e festeggiata da ex allievi ormai padri di famiglia; più che della giornalista, che intesse tramite Altirpinia una proficua benemerita corrispondenza con detenuti in via di ravvedimento, venuti poi a Lioni, riconoscenti, per ringraziarla; più che della direttrice, animatrice di un giornale, vorrei parlare della Vania scrittrice, autrice, insieme con il compianto Nino, di deliziose fiabe, ma specialmente del romanzo “Io la prediletta”. È un’autobiografia, un’opera toccante; il lavoro di una creatura sofferente, ma fortemente combattiva, provata ma non piegata da una grave poliomielite lunga quanto una vita. È un testo di narrativa, ma con valenza altamente pedagogica, che andrebbe consigliato come lettura ai giovani della scuola media, inferiore e superiore. L’handicap può essere combattuto e vinto: è il messaggio più bello che Vania ha lasciato a tutti e specialmente ai giovani. Pasquale Nesta RICORDO DI VANIA Mi reca dolore accingermi a parlare di Vania, dell’amica Vania. Correva tra noi un rapporto intessuto di stima e affetto. La sorte non è stata generosa con Lei. Piccolissima perse la madre, Alba. Da me, che l’avevo conosciuta e che avevo qualche volta frequentato la sua casa quando era giovanissima signo- ALTIRPINIA 12 Edizione Speciale Un mondo naturale visibile a pochi Se ne va con l’estate, Vania, con l’ultimo sole, come per non vedere la stagione triste, la bruma di ozono sui campi seminati, il gelo dell’anno che muore. Con la Grande Madre, s’addormenta nel silenzio, per rifiorire altrove, dove una dimensione differente le regalerà eternamente la luce. È questo che ho pensato appena avuta la notizia della sua scomparsa. La mente è corsa istantanea alle sue favole, ai cieli luminosi di sole, ai prati trapunti di margherite, agli uccelli cinguettanti, ai colombi innamorati. È così che ho conosciuto Vania, attraverso le sue favole e oggi, per ricordarla riprendo tra le mani il bel libro dalla copertina verde speranza, verde Irpinia. Ognuno, a ragione, la commemorerà come grande giornalista, scrittrice, insegnante, io voglio ricordare di lei ciò che ho avvertito attraverso la lettura più semplice, genuina, sincera. E forse è ciò che questa donna straordinaria ha sempre portato dentro, una grande luce, una voglia di vivere e far vivere, un desiderio di un mondo non incantato ma naturale. Questo messaggio emerge dai suoi racconti e, inevitabilmente, scorrendo le righe, le lacrime si intrecciano a quelle di Pinuccia che piange la madre volata nel cielo. Vania sapeva osservare i voli degli uccelli, gli occhi loquaci di un cane vagabondo, i sentimenti nascosti dietro i cenci di un barbone. Questi moti dell’anima, semplici e immediati, traduceva in novella, non per stupire, solo semplicemente per rivelarli ad occhi disattenti o ciechi, ad orecchi sordi. Solo chi è dotato di straordinaria semplicità e sensibilità può ancora scrivere di animaletti parlanti, dei colori dei fiori, dell’azzurro del cielo. E queste non sono favole, sono realtà presenti costantemente sotto gli occhi dell’uomo moderno, frettoloso e insensibile. Ora la sua dipartita ci rattrista perchè sappiamo che mancherà alla comunità un valido elemento, perchè mancherà ai nostri affetti, ma più ancora perchè la nostra conoscenza ci autorizza a pensare che mai più Vania tornerà a godere il cinguettio degli uccelli o lo scrosciare allegro dell’acqua di una cascata. Per chi come me, e come lei, ama queste bellezze, costituisce un gran dolore perderne la visione. A confortarci resta un’intuizione che si affaccia alla soglia dei sentimenti, una verità opinabile vagheggiata in ogni credo: non saranno solo i nostri geni a sopravvivere ma resterà di noi quell’energia vitale che, in un ulteriore cambiamento di stadio, si avvicinerà sempre più all’origine per congiungersi definitivamente all’eterno. Franca Molinaro Se Lei ride, io piango La mente costruisce spiegazioni che non dovrei contestare. Taci, le dico. Per un attimo cancella la scienza, la ragione, la medicina. Lasciami il pensiero, il sogno, il risveglio in una vita diversa. Se riuscissi a prendere quell'immagine, se le mie gambe riuscissero a dare quella spinta che mi serve, mi slegherei da questo corpo. Nell'indifferenza del mondo non mi sento abbandonata. Rinchiusa o buttata in una prigione, l'anima mia richiede liberazione, voli senza confini. Mi basterebbe prendere l'idea per farne carne, per diventare una donna nuova, evanescente, quasi senza pelle, eppur pregnante di vita e di passioni. Non devo affannarmi a cercarla. Mi basta rimanere in silenzio. Posso captare la sua vita posando la mano sul petto. Questo battito, che incessante mi tiene legata alla terra, mi dice che quella ragazza esiste. Lei vive in simbiosi con la mia anima, diventa, ogni giorno, mistura balsamica di nuove energie. E la mia compagna silenziosa. Mi parla del presente, non ha paura del futuro. Si riversa nell'inchiostro fluido, cullandomi nei momenti di pura fantasia. Quella ragazza esiste: è Vania, sono io la compagna di me stessa.lo e lei,il buio e la luce, coabitiamo nello stesso corpo, nello stesso tempio labirintico dove non esiste alcuna via d'uscita. Diverse in tutto. Dormiamo, mangiamo, parliamo, ridiamo, piangiamo, litighiamo. Facciamo ogni cosa contrastandoci nelle passioni della vita. Così, se lei ride, io piango. Se io piango, lei ride. Ci facciamo la guerra e ci perdoniamo, in questa incessante lotta per rimanere vive ed ancorate all'illusione. Antidoto per non pensare quanta sofferenza ci resti da vivere. Signore, quando ho compreso il significato della tua devozione ho chinato il capo, dimenticando la rabbia, cancellando la paura. Mi sono lasciata invadere da questo immenso dono che mi avevi riservato. La fede considera questo mondo un passaggio. Non lo metto in dubbio. Eppure, quando arriva il tramonto, quando le luci si accendono, forzate, in questa stanza. Quando il sole cancella l'arcobaleno impresso sui muri, rimane la carrozzella e chi vi è seduta sopra. Quella sono io? Mi chiedo, posando gli occhi solo un secondo sullo specchio. La risposta non tarda ad arrivare. Come ritraggo lo sguardo, lanciate da archi invisibili, non una ma mille frecce avvelenate si conficcano nelle membra. Tagliano le forze, la passione. Il cuore Parlami ancora… Dimmi, Vania, com’è stata l’ora del trapasso. Parlami di quest’ultimo tuo viaggio. Interplanetare, fuori dal tempo, sospeso tra terra e cielo. Com’è questo nuovo mondo dove l’alba non precipita mai nel crepuscolo, dove non c’è il mare e dove non c’è più morte. Com’è il volto del Creatore. Qual è il timbro della sua voce. Cos’è l’amore terra”? Cos’è la beatitudine. Si può descrivere l’ineffabile? Se potessi inviare una missiva all’Altissimo, tramite quella colomba di pace che apparve dopo il diluvio, Gli parlerei dei tuoi slanci verso l’altro. Gli direi di quella volta che mi invitasti ad indossare un tuo soprabito per un’occasione importante. Gli direi che hai dato voce in questa nuova dimensione, dilatata, ma pur sempre umana, che si chiama eternità. Parlami del tuo primo nuovo incontro con la persona amata. Esistono gli abbracci e i sorrisi, le lacrime di gioia, la musica e la poesia, il profumo del pane appena sfornato e i colori delle stagioni? Non riesco ad immaginare un universo che non sia in qualche modo anche terra. Ricordi la promessa del Nazareno: “Beati i miti che erediteranno la alle ultime, alle donne violentate, obbligate al silenzio. “Respiri di esistenza” da una terra di macerie che caddero anche su di te. Gli direi che a mia figlia, mentre si addormentava, ho letto le tue favole. E infine del tuo handicap. Ne hai fatto un fregio di virtù. Uno sgabello per poter afferrare da una diversa altezza la vita. Con più vigore e con la libertà dei figli di Dio che ti ha fatto profetare “Io, la prediletta”. Filomena Marino martoriato si gonfia, soffre e si rivolta contro la mente. La rabbia esplode senza limiti. E allora che appare la perdizione di avere le gambe rivestite di cemento. In quei momenti neanche la luna esce più a fare compagnia alle stelle, gli unici occhi che scrutano nel mio mondo sommerso e nel rifugio che la vita mi ha costruito. Tutto è pieno e vuoto allo stesso tempo. Nessuna aspirazione, bramosia, ricerca, niente di tutto questo. Si materializza l'inferno, la mia oscura prigione. In quei momenti vorrei riuscire a non respirare. Vorrei liberare la vita, farla evadere velocemente dalla prigione. Vita che morde pensieri e volontà, che sopprime illusioni, che abbatte la speranza come un albero senza radici. Non posso essere la donna che un uomo desidera, quella che si ama più di ogni altra cosa al mondo. Non posso essere l'amante, quella che si stringe con vigore in una notte di passione. Non posso essere la fidanzata, quella che si bacia sotto il portone di casa, quella che sale le scale col cuore in gola. Non posso e non lo sarò mai, anche se non sono io ad aver scelto di nascere e di vivere in questo corpo immobile. Ma se voi guardaste oltre le limitazione di questo corpo, se guardaste con lo sguardo di chi trapassa le membra alla ricerca dell'ideale di donna da amare, dello spirito puro e assoluto, della piccola rosa di campo che fa capolino tra l'erba alta, sono certa che mi vedreste veramente. Vedreste quali sciarade multicolori sprigiona la mia fantasia, il piccolo diamante incastonato nella pietra più nera e che illumina la caverna come una torcia che mai si spegne. Allora qualsiasi altro sentimento chinerebbe il capo di fronte al bene immenso che si libera dall'anima mia. Vedreste me: Vania, la ragazza, la prediletta. Che sciocchi, avete perso troppo tempo. La vita è una lancetta di spugna. Quando finisce, cancella il male. La morte mi ha ridato le gambe. Ora danzo tra quelle nuvole calde, affondando i piedi nell'infinito. Lasciatemi vivere per sempre in questo paradiso. Emanuela Sica ALTIRPINIA 13 Edizione Speciale Vania Palmieri e la cultura femminile in Irpinia Quanto sto per scrivere è frutto primario di un atto di gratitudine, di gratitudine di uomo amante della cultura nei confronti di una donna, che ha amato la cultura della propria terra con la visceralità dovuta da ogni buon figlio nei confronti della propria Madre. Vania Palmieri l’ho incontrata pochissime volte, ma ho ascoltato la sua voce forte e decisa molto spesso. I nostri erano soprattutto contatti telefonici, che si amplificavano in occasioni particolari, quando i nostri interessi culturali, complice Peppino Iuliano, si intrecciavano. In una prima occasione, avevo fruito delle ricerche umane e intellettuali di Vania in occasione di una mia indagine su Rosetta Rafaniello, una figura di donna di grande energia umana, che mi aveva appassionato e convinto. Si tratta di una donna, che capeggiò una jacquerie contro il comune di Lioni durante la seconda guerra mondiale, un primo esempio di ribellione dal basso dalle angherie oppressive del fascismo e del suo regime ottuso e inumano. Vania Palmieri, con i suoi studi, la sua umanità, era divenuta, infatti, memoria storica del destino delle donne d’Irpinia ed in particolare della sua Lioni. D’altra parte, i suoi libri, che parlano di donne forti, o di donne sconfitte dalla vita, violentate e abbandonate, sono uno spaccato della nostra storia, che Vania Palmieri ha avuto il merito di riscattare e far conoscere. Oggi, purtroppo in ritardo, Le dobbiamo riconoscere i meriti propri della pioniera, che speriamo abbia degni e degne eredi. Ho intercettato nuovamente le sue passioni più di recente, nel preparare il secondo volume della “Storia della poesia irpina del Novecento”, imbattendomi in un poeta autodidatta, che Vania Pamieri aveva avuto il merito ancora una volta di scoprire. Il poeta è Erberto Nazianzeno, poeta - minatore, che, per i tipi di Altirpinia, nel 2004, con presentazione di Vania Palmieri, e per volontà della sorella Rosa, ha pubblicato la plaquette « Il Cammino », che è una summa della sua biografia umana ed intellettuale. Vania Palmieri ebbe l’intuito di farmelo conoscere, e mi fece dono graditissimo. Ci accomunava anche allora l’idea di una cultura popolare, che potesse parlare alla cultura alta. Anzi, ci accomunava l’idea che non ci sia differenza tra le due o tre culture, e che tutte hanno uguale dignità e forza, almeno dinanzi ai cuori e alle menti degli uomini, che sanno ascoltare gli altri. E come non ricordare le favole scritte insieme all’amico di una vita, Nino Jorlano, che ho usato, come tantissimi papà, per addormentare la mia bambina? Queste favole mi hanno ricordato le ricerche di Italo Calvino, che aveva tra l’altro proprio valorizzato un racconto originario di Lioni nelle sue indagini appunto sulle favole italiane. E come non ricordare, da ultimo, l’impegno di Vania come direttrice di « Altirpinia », una testata gloriosa che volle far sopravvivere, insieme a Peppino Iuliano e tanti altri intellettuali d’Irpinia? Al di là dei meriti intellettuali, tuttavia, qui vorrei rievocare per concludere la forza umana di Vania, che sapeva non darsi mai per vinta. Ho sempre ammirato quel carattere indomito, quello sguardo da leonessa, la fierezza, la forza morale, il desiderio di ricercare e di capire. La redazione era la sua vita, come quel giornale e quei libri. Nostro dovere - lo dico con chiarezza - è continuare quella battaglia intellettuale e umana: e credo che questo auspicio troverà animi generosi pronti a continuare un progetto, che fa parte delle nostre utopie quotidiane. Paolo Saggese “ D a l l a p e l l e a l c u o r e …” La storia di una famiglia è complessa. Da un piccolo nucleo di due cuori scaturiscono storie nelle storie. Nascono figli… crescono, vanno a scuola, s’innamorano… Nascono nuove famiglie, ed i figli nascono, crescono, s’innamorano… Le storie delle famiglie, in fondo, si rassomigliano sempre un po’! Ciò che c’è di diverso in esse, sono i sentimenti, come ognuno dei componenti vive le emozioni. La vita snocciola un susseguirsi d’accadimenti belli o brutti, un incedere di gioie o dispiaceri, ma il tempo e la mente hanno una dote ineguagliabile: insieme leniscono i dolori e rinvigoriscono i ricordi lieti, cancellano i sentimenti inutili e tengono vivi quelli cari. La storia di una famiglia è un romanzo, e qualcuno ha scritto che non c’è nulla di più incredibile della realtà! E accade nella vita ciò che Venditti canta in una delle sue più belle poesie: ”…il sesso fa partire, l’amore fa tornare…”. Per chi anima i propri ricordi importanti, nessuna distanza fisica o di tempo sortisce effetto, e basta un suono, un profumo od una frase, per riportare tutto vicino, tutto presente! C’erano una volta due famiglie, all’apparenza molto diverse. Tre figli l’una, tre figli l’altra, che sono cresciuti, si sono innamorati… Una delle due famiglie ha lasciato il paese, ma le madri avevano legato stretto tra loro, un filo d’amicizia ed affetto per regalarlo a chi sarebbe restato. Nello svolgere della vita, ogni figlio ha preso la sua strada, le madri sono andate silenziosamente via, ma, con meraviglia, il filo è sempre lì, zeppo di nodi stretti, che portano commozione, sorrisi o fragranti risate… Ai figli spetta il dovere naturale di continuare a nutrirlo con amore, perché questo dono inaspettato non vada perso! Cara Vania, quando sono tornata, mancavo da trenta anni da Lioni. Ci siamo guardate, sedute alla tua scrivania, l’una di fronte all’altra, studiandoci attente, mentre i ricordi ci sommergevano. E annunciati da sorrisi complici sono tornate le scorribande in macchina per le strade del paese, i tuoi arrivi a Napoli, quando frequentavi l’università e ti fermavi nella mia casa. Gli scherzi, le risate, di un’estate insieme a Salerno, il mio affetto e la venerazione che provavo nei tuoi riguardi, da ragazzina. Ti ricordavo imponente, forte e piena di vita - così come nella foto il giorno della tua laurea - e gli anni non ti avevano cambiato. Forse è stato un po’ più difficile per te ritrovarmi donna, ma mi hai dato fiducia e mi hai voluta vicino nella collaborazione al giornale, del quale mi sono perdutamente innamorata! Sotto la tua guida ho potuto esprimere i miei pensieri, esternare i sentimenti, e proprio a queste pagine affido il compito di salutarti. Arrivederci Grande Donna, nel frattempo un’immagine rassicurante mi conforta: ti vedo ancora al telefono con una sigaretta tra le labbra, perché proprio non riesco ad accettare che qualcosa abbia potuto fermarti! Con affetto Milena Soriano ALTIRPINIA 14 Edizione Speciale Senza più catene Cara, dolce Vania, ora che leggera e senza più catene sei volata in cielo, ora che più niente e nessuno ti può ostacolare, ti voglio ricordare così; eri un punto di riferimento, una presenza fissa, non c’era bisogno di chiederti aiuto, per qualsiasi opera buona tu eri sempre pronta, scrutavi nell’imperscrutabile, leggendo nel cuore e negli occhi delle persone, andando a rompere quel velo di ipocrisia della società dei “bempensanti”, infrangendo a volte anche le regole più rigide, lottando con la forza del cuore, con la tua volontà di ferro e la tua testardaggine che ti contraddistingueva. “Io, la prediletta” recitava così un tuo scrit- to, in cui tu raccoglievi, in maniera spontanea, i pensieri più intimi, le emozioni più recondite, senza aver paura di mettere in piazza cose che forse gli altri non avrebbero mai avuto il coraggio di dire. Ci hai sempre spronato a fare, a dire, a lottare contro tutto e tutti se ritenevi di essere nel giusto, se qualcuno aveva subito un torto, se tu stessa avevi subito un torto e non ti fermavi di fronte a niente. Grazie Vania per tutto quello che hai fatto, ci mancherai tanto e soprattutto mancherà la tua voglia di andare avanti, comunque e sempre, a dispetto della vita che ti teneva inchiodata a un destino crudele che non aveva tenuto presente di dover fare i conti con te. Ora sei libera, e non aver paura perché sarai di nuovo con il tuo amato Nino, con tutti quelli che ti hanno preceduto solo di poco, con la tua famiglia di cui ci raccontavi le storie sul giornale che tu hai creato e che continuerà ad essere permeato del tuo spirito e del tuo entusiasmo. Sarai sempre con noi, e noi tutti non ti dimenticheremo mai. Gilda Rizzi IL MIO RICORDO DI VANIA… Vania, sempre con noi Sapevo che non stava bene e nella sede del giornale mi dissero che non sarebbe più scesa giù. Non volli approfondire, né essere indiscreto. Stavo piuttosto tranquillo, perché mi avevano assicurato che, nonostante gli impedimenti, per lei un po’ continui, avrebbe ancora continuato la sua preziosa e direi insostituibile direzione di “Altirpinia”. Ma ecco la brutta notizia: i collaboratori dell’Ufficio per le Comunicazioni Sociali della curia, mi informano della triste dipartita di Vania, con le conseguenze circa la pubblicazione del giornale. Difatti, dopo il venir meno del fondatore storico, il carissimo Nino Iorlano, Vania continuava bene la pubblicazione, come anche lei stessa, in un precedente colloquio, mi aveva assicurato. Ed è quanto i vari oratori, dopo il funerale, hanno confermato, edotti dall’esperienza e dalla conoscenza più approfondita di Vania: docente, studiosa, animatrice, narratrice, giornalista, direttore e dedita alle opere di bene. La leggevo sempre con interesse negli editoriali del giornale, nel colloquio con i lettori, nel raccontare le sue fiabe, nei suoi interventi politico – sociali, nella sua disponibilità cristiana. Intanto, quando il Datore della vita dice basta e, certamente, per chi crede, al fine di una collocazione migliore nell’eternità, bisogna dire “fiat”. Grati alla carissima Vania per la sua testimonianza di dedizione al bene comune. Siamo sicuri che continua ancora dall’alto la sua assistenza per quanti l’hanno conosciuta e amata e per la continuazione del giornale a servizio delle comunità altirpine con l’annunzio della verità, la conservazione delle tradizioni, la trasmissione dei valori, il buonumore e l’avvenire dei giovani. Vania, cosa vuoi che si dica di te, ora? In che termini vuoi che si parli di Vania Palmieri? La prof. la giornalista, la creativa, la poetessa, la zia, la donna. Vania è vera, più di ogni altra. Ha saputo fare della sua diversità fisica, la sua unicità. Ha condiviso pochi passi del cammino della vita insieme a me, ma li ha resi unici, veri, a sua immagine. Vania è unica nel saper urlare e “dare i numeri”. È unica nel saper fare uso delle parole in maniera forbita e stravagante. Vania è unica nel riuscire a fermarsi lì davanti alle cose e ai pensieri, dinanzi a cui altri non sembrano neppure rallentare. È unica nel suo saper donare, anche a chi non chiede, perchè il tempo della domanda è un tempo perso. Vania è capace di riempire una pagina vuota, una giornata o un brevissimo istante di un caffè fumante di una tazzina affiancata dalla sigaretta accesa, condivisione all’unisono di un piatto che non avrebbe ragion d’esistere: solo il caffè o solo la sigaretta, no! Bruciare così un istante della vita in compagnia, aiuta a buttare via ogni pensiero. Vania è la cuoca pasticciona, con le sue mitiche “POLPETTE DI TONNO”. Chi conosce Vania e non ha fatto e gustato le polpette di tonno? “.... fate attenzione, dopo aver lavorato il tonno sminuzzato con formaggio, uova e pane, bisogna fare bene le polpette, fate rotolare bene l’impasto tra le mani. Devono essere tonde!” – ancora urli, anche ai tuoi alunni le insegni. Il trucco delle polpette di tonno è la lavorazione. Vania, come la sua LUNA, personaggio della favola, abituata a vivere in uno spazio circoscritto, ora può correre sui prati, arrampicarsi sugli alberi, nascondersi nell’erba, rincorrere........ Lei che ha saputo vivere le assurdità della vita, sorridere e piangere, come sanno piangere gli animali, ha ripiegato le pagine del suo giornale, e una mattina, proprio come la gattina Luna, è andata, portando con sè le gioie e le tristezze della vita, lasciando a tutti il suo dolce, morbido, bellissimo ricordo. Il ricordo di Vania è il profumo della sua essenza ancora tra noi. Sei stata e sei con noi! Antonella Prudente Pasquale Rosamilia ALTIRPINIA 15 Edizione Speciale Rimpiango con struggente tristezza la perdita dell'amica Vania, presenza culturale attenta, aperta. Un abbraccio Pietro Calabrese Noi piangiamo l'amica, la consolatrice nei momenti di dolore, l'aiuto comprensivo nelle difficoltà . Lioni rimpiange la perdita della sua figlia più rappresentativa della sua storia cittadina. Sorelle Riccio A nome della comunità scolastica Vanvitelli e del mio personale Con il cuore pieno di dolore vi sono vicina e esprimo profonda partecipazione e piango con voi per la perdita della mia cara amica. dolore per la scomparsa della cara Un abbraccio con tanto affetto Ada Chieffi Vania; donna con straordinaria sensibilità , testimone mai dolente della diversabilità vissuta sempre La perdita di una persona cara è sempre un come ricchezza, voce libera e forte pezzetto della nostra storia che viene a mancare. della stampa Irpina; riferimento per Ciò che conforta è tutto il bene che zia Vania ci ha generazioni di studenti; operatrice lasciato. culturale instancabile la cui presenza Vi siamo vicini con affetto Rosa, Ida e famiglia e attività mancheranno a Lioni e all'Irpinia. Il ricordo di Vania sarà sempre nel nostro cuore. Dirigente scolastico Vanvitelli Ivana Picariello; Gianni Festa prof. Vincenzo Lucido e gli amici del Corriere dell'Irpinia Non trovo le parole per esprimere a Ho appreso con sgomento della morte della nostra tutti voi in famiglia il profondo dolore Vania. Pur essendo a conoscenza delle gravi e il senso di solitudine che provo per condizioni di salute in cui versava, la dipartita della nostra cara Vania scomparsa mi ha profondamente colpito. Dopo la Ninetta Salerno e famiglia la Sua perdita del compianto Nino, un' altra figura del panorama culturale irpino ci lascia. Confido che Io la Prediletta conclusione In questi ultimi tempi sono stati scritti fiumi di parole sugli handicappati. Dalle righe è venuto fuori di tutto, compresa un'affettuosa comprensione per coloro che vivono un'esistenza sofferta e senza speranza. lo, come ho già detto, non mi sono mai sentita diversa. Forse perché mi sono impossessata, anche se faticosamente, degli spazi riservati alla gente sana. Ho preteso ed ottenuto, donando e ricevendo amore e serenità. Ancora oggi cerco di aggiungere pezzetti di umanità alla mia vita. La gioia di vivere e di amare non mi abbandona. Essa è il raggio di sole che mi illumina, e che penetra nel cuore di chi mi vive accanto. Quando resto sola con me stessa mi rifugio in ricordi e bilanci. Mi sento felice perché sono riuscita, col sentimento, ad uccidere i complessi che avrebbero potuto danneggiare la mia esistenza. Ho dato un senso anche all'handicap, sfoderando una grande forza interiore che mi ha spalancato la porta della coerenza, spazzando via pochezze e frustrazioni pericolose. Per questo motivo quasi tutte le mie giornate sono piene di luce. In quelle invernali il riposo della natura mi spinge a riflettere, costruire, ascoltarmi e caricarmi di quella energia che è il preludio alla gioia, alla serenità, alla comprensione, all'amore, per la vita. Vita che deve andare al di là di ogni cosa. Anche e soprattutto al di là di un insignificante e superabilissimo handicap. La bellezza interiore non conosce tramonti, è sempre un'alba radiosa, pronta ad addolcire l'esistenza di chi ci passa accanto. Questo è per me vivere da "prediletta". pp..139-40. Altirpinia possa continuare a far sentire la sua voce, anche per onorare la Loro memoria. Cordialità Antonio Magnotta ALTIRPINIA Edizione Speciale Ciao, Vania! 16