ALTIRPINIA SPECIALE - Federazione Italiana Settimanali Cattolici

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ALTIRPINIA SPECIALE - Federazione Italiana Settimanali Cattolici
ALTIRPINIA
Fondato da Nino Iorlano
Quindicinale irpino d’informazione e di opinione
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Edizione Speciale
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n. 15-16
24 OTTOBRE 2011
Una piccola donna, forte e amica
Una nave spiega le sue vele
e scivola verso il mare aperto.
Tu la vedi diventare sempre più piccola.
Poi, dove il cielo e il mare s’incontrano,
essa scompare.
Qui, qualcuno dice: è andata.
Di là, qualcun altro dice: sta arrivando.
La morte è un orizzonte
e l’orizzonte non è altro
che il limite della visuale.
Il commosso ricordo dell’ on. Giuseppe Gargani
europarlamentare
"Vania Palmieri lascia un vuoto ma
resta un esempio di amore per la vita
e di grande solidarietà per il prossimo. Ha vissuto la sua condizione fisica con incredibile rassegnazione e
con la volontà di dare di più, di essere utile ed indispensabile per la scuola, per la famiglia e per gli amici. Nel
giornale che puntualmente contribuiva a pubblicare parlava dei grandi
problemi delle nostre popolazioni e
negli incontri che aveva con noi,
chiedeva impegno politico ed interventi per la sua Lioni, per il Sud, per
i più deboli. Per questo trasmetteva
energia e speranza e raccomandava
ottimismo, determinazione a combattere per la vita, che per lei era bella: è
questo il fascino che ricordiamo della
sua sofferta figura".
Fin dal primo incontro, avvenuto poco dopo il mio ingresso in diocesi, ebbi la chiara percezione di una personalità forte. Così si presentò ai miei occhi e, in modo ancor
più intenso, al mio cuore. Sembrava ci conoscessimo da tanto tempo. Sapeva coinvolgere in ciò che particolarmente le stava a cuore. E non le sfuggiva niente di tutto
ciò che spesso ostacola la felicità delle persone, specialmente di chi lotta per la sua
dignità: le donne, i bambini, e poi ancora gli emarginati, i tossicodipendenti, i detenuti. Insomma, un riscatto sociale che parta dai reali bisogni della gente e incida sui
meccanismi che regolano la vita comune. Ecco l'ideale che spingeva Vania a non
arrendersi mai, anzi a darsi da fare fino all'impossibile pur di raggiungere il suo
scopo. Come non lasciarsi prendere da un carisma così evidente e contagioso?
Con il passare degli anni ho avuto modo di approfondire il rapporto, man mano che
le condizioni di salute andavano a peggiorare creando situazioni di disagio molto
accentuato. Ne è nata una bella amicizia, discreta e - così come la sua solida formazione le imponeva - rispettosa dei ruoli. Ma schietta e coraggiosa, capace persino di
"osare" pur di non venir mai meno alla sua passione per la verità e la giustizia. Per
Vania l'amicizia, infatti, non era un mero sentimento che appaga e fa star bene per
qualche momento. Molto più, si trattava sempre per lei di una relazione umana aperta
a tutte le dimensioni della persona. Un vero e proprio culto dell'amicizia, che non le
impediva di bussare alla porta di enti e istituzioni e di insistere nelle sue richieste,
ogni volta dettate da situazioni concrete dinanzi alle quali non era affatto consentito
chiudere gli occhi. È stata insomma una lotta senza tregua, per la quale lei - fragile
nel fisico ma ferrea nella volontà - si è consumata fino alla fine!
Ma cosa nascondeva Vania nell'animo, dove sono custoditi i segreti più reconditi e
dove a nessuno è consentito entrare se non in punta di piedi e con estremo pudore, in
ogni caso fermandosi solo sulla soglia? Non lo sapremo mai del tutto. Tuttavia, è
stata lei stessa a permetterci di scrutare la sua coscienza, se pur in modo fugace e
mantenendo le debite distanze. L'amore appassionato per la poesia, lo stupore dinanzi
a ogni forma di bellezza, la capacità di narrare storie con entusiasmo, la passione per
la natura e in particolare per gli animali, la sensibilità nel cogliere messaggi validi
anche lì dove sembra prevalere la banalità: questo e altro ancora c'era nel suo cuore.
Sì, altro. Il senso religioso della vita non era in lei un di più di cui si può tranquillamente far a meno. Al contrario, permeava l'intera sua esistenza in modo tanto semplice da sembrare infantile a uno sguardo distratto o approssimativo. Ma Vania non era
per nulla superficiale. Aveva scoperto che il Vangelo è per i piccoli, per quelli che
non presumono mai di sé ma si abbandonano invece con fiducia nelle braccia del
Padre. E lei si stava facendo... piccola, come quella statuetta del bambino Gesù che
tanto aveva desiderato per uno dei suoi ultimi Natali e che ebbi la gioia di portarle a
casa insieme al suo parroco. Non dimenticherò mai quel volto radioso: gli occhi brillavano fino alla commozione e le parole uscivano dalla sua bocca come un fiume in
piena, creando un clima di serenità e di pace difficilmente sperimentato altrove. Era lì
il segreto di tutta la sua vita, ora finalmente manifestato: l'Amore, cercato da sempre
e accolto con gioia, nonostante tutte le prove che la vita le aveva riservato. Proprio
questa presenza, silenziosa e costante, di un Amore amato con tutta se stessa l'aveva
trasformata intimamente e la stava rendendo così come noi oggi possiamo con affetto
e gratitudine ricordarla: una piccola donna, forte e amica!
✙ don Franco Alfano
fratello vescovo
ALTIRPINIA
2
Edizione Speciale
Un’ inviata speciale
Un alito di vento che soffia
dolcemente e lascia il segno:
così voglio ricordare Vania,
generosa protagonista di tante
battaglie, insieme a Nino lorlano, per il riscatto dell'Alta
Irpinia. Un simbolo. Una bandiera che sventola in una terra
stupenda dove lotta, dolore e
coraggio diventano la grande
miscela della speranza. Una
donna indomita, dal cuore
grande e generoso, con lo
sguardo sempre proiettato
verso il futuro, noncurante del
male che la teneva prigioniera
nel fisico, mai nella mente.
Lioni è terra generosa, reattiva
ad ogni sventura. Come quella
tragedia del terremoto dell'80
che produsse macerie ma non
piegò mai la sua gente.
Ricordo, io inviato speciale del
Mattino, quel giorno con
Pertini a piazza san Rocco
dove la distruzione sembrava
avesse sconfitto l'ottimismo
della volontà. No, Lioni ritrovò
nella sua gente, che tanto amavano Vania e Nino, il coraggio
di esistere fra tanto dolore, di
trasformare quel lutto collettivo
in grande opera di ricostruzione. Qualche giorno fa l'on.
Gerardo Bianco, anche lui
figlio dell'Alta Irpinia essendo
nato a Sant' Angelo dei
Lombardi, mi ha confidato che
avrebbe voluto scrivere di
quanti miracoli sia stata capace
l'Alta Irpinia, portando ad
esempio Gerardo Calabrese e
la sua ostinazione nel credere
nell'imprenditoria locale. È un
esempio che non tutti hanno
capito mi ha detto che andrebbe recuperato per date testimonianza di verità. Aggiungo che
la stessa testimonianza di vita,
di sogno e di riscatto è venuta
dalla favola vivente di nome
Vania, nella quale il desiderio
di credere e la trasmissione
delle emozioni ci hanno aiutato
ad essere più sensibili in questo
mondo in cui i valori sono rimpiazzati dal tutto e subito.
Addio Vania, dolce soffio di
una primavera che non tramonta mai, serberò nella mente e
nel cuore il grande insegnamento che ho avuto il privilegio di possedere grazie alla tua
esistenza: la voglia di vivere,
comunque sia, di lottare per un
grande ideale, di credere nel
tuo mondo di favole, di donare
la tua amicizia come valore
fondante di un ricordo indelebile. Ciao mia carissima Vania.
Giovanni Festa
ALTIRPINIA
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Socio CONSIS
FEDERAZIONE
ITALIANA
SETTIMANALI
CATTOLICI
Finito di stampare
19 ottobre 2011
UCIP
A te Chicca
Mi chiedo che cosa è
scattato in te quando mi hai
visto per la prima volta,
cos’hai pensato (mi riprometto di chiedertelo domani appena ti vedrò, zia),
chissà cosa ti ha ispirato
quella bimba bruttina e
pelosa; e chissà cosa devo
aver provato io fin dall’inizio, da subito, da quando
ne ho memoria.
Non so perchè, ma è
scattato qualcosa tra noi da
subito. Forse la consapevolezza di essere simili, un
po’ diverse dal resto del mondo, forse questo
feeling che abbiamo sempre avuto e quel
nostro capirci e amarci profondamente è
dovuto alla nostra insostenibile pesantezza
dell’essere che ci porta ad affrontare le difficoltà con leggerezza e a vivere la vita con
positività, come farebbe una bimba.
E ripenso a quei Natali… io che distribuivo
i regali a tutti facendovi ridere e alla fine…tra
i nostri sguardi ammiccanti…l’ultimo regalo
che rimaneva sotto l’albero doveva essere il
mio, da parte tua. Il più originale, il più folle,
il più costoso, quello che lasciava tutti a
bocca aperta e me senza fiato!
Tutte le cose belle ed importanti della mia
vita le devo a te, Chicca (e non parlo ovviamente solo di cose materiali).
Nei momenti belli e brutti le tue parole mi
hanno sempre sostenuto, incoraggiato, rincuorato, rassicurato. Il mondo poteva anche
cadere, ma c’eri sempre tu ad essermi vicina
dicendomi: “Che importa piccola, noi sappiamo affrontare questo ed altro!”.
Ed io ci ho sempre creduto.
E mi facevi sentire forte come lo sei sempre
stata tu.
Oggi però ti chiedo scusa ma non riesco
davvero a trovare la forza.
Mi hai sempre detto che il mio cuore è
grande, mi hai dato sempre fiducia e per me è
stato del tutto naturale chiamare la mia prima
figlia come te, lasciando tutti sorpresi, te
compresa. L’ho fatto perché forse mi sento
anche un po’ figlia tua, o forse perché hai un
nome altisonante, Vania Zarina, o forse perché volevo dare continuità alla tua essenza.
Tu vivrai sempre in me Chicca.
Sei eccezionale e solo chi ti ama profondamente e senza riserve può cogliere la tua
essenza fatta di contraddizioni, di splendida
anormalità.
Sai cosa ho sempre pensato zia? Che ho
sempre avuto paura della normalità! Che la
anormalità fisica o mentale elevi l’essere
umano verso il divino, il soprannaturale, l’ultraterreno.
Ora so cos’è scattato fra noi, Chicca!!!!
Stai per morire e mi lascerai un gran vuoto.
Non credo in Dio, non credo a niente, ma
per me non sarà difficile credere che sarai il
mio angelo…perché vedi, Chicca…
…gli angeli non hanno bisogno di gambe
per volare!
La tua prediletta, Angela
Vania Palmieri,
voce di Altirpinia
LIONI - Un vestito colorato per il suo
ultimo viaggio: l'inno alla vita di Vania
Palmieri, nel giorno della sua scomparsa, non
poteva essere migliore, e più lieve. Non ce
l'ha fatta, l'ex direttore di Altirpinia, a vincere
la sua battaglia più dura: nella notte tra domenica 25 settembre e lunedì il suo cuore ha
smesso di battere. Insegnante, scrittrice, giornalista, ma prima di tutto donna impegnata in
ogni aspetto della vita, Vania Palmieri ha trasmesso la sua forza intellettuale e caratteriale
ai tantissimi studenti che l'hanno conosciuta,
come alle tante persone con le quali ha condiviso percorsi di vita.
Chi ha avuto la fortuna di incontrarla sa
della sua determinazione nell'inseguire gli
obiettivi, ha conosciuto la sua pungente ironia
che appartiene solo alle intelligenze più raffinate.
Vania ha attraversato una vita segnata da
momenti molto forti: il terremoto è stato uno
di questi. E nonostante le sue difficoltà, la
vita le ha concesso il miracolo di continuare,
anche allora. E le ha dato la possibilità di raccontarle, la sua e le tante storie di lionesi e di
altirpini, all'Italia e alle centinaia di comunità
di concittadini oltre confine. Il giornale diretto da Nino lorlario, Altirpinia, è stato un
ponte straordinario.
Lo é stato anche per aver edito una trentina
di libri, dando voce a tanti autori locali, diversi a firma degli stessi Nino e Vania. Ed è stato
il mezzo con cui si è combattuta la battaglia
per il riscatto delle aree interne, ancor più per
ché devastate dal terremoto del 1980. Vania è
stata un'amica: di quelle con si raccontano e
che ti fanno raccontare. Vania non ha mai
risparmiato nulla, dei suoi racconti personali,
nelle sue confidenze: la sua vita privata, le
sue storie di ragazza innamorata, ieri dei suoi
amori, oggi della vita, sempre, fino alla fine.
La scomparsa di Nino lorlano l'aveva profondamente segnata: era la sua guida spirituale e
culturale. Così come le mancava la cara
mamma, tra le figure fondamentali della sua
vita.
Ma Vania ha continuato a impegnarsi,
lasciando solo in ultimo la guida del giornale,
impedita da oggettivi problemi di salute. I
fratelli Ilda e Luigi le sono stati vicini fino
alla fine, dopo il precipitare delle condizioni
di salute. Ricordo che alcuni giorni prima
Vania aveva chiamato: fai presto a venire,
altrimenti non mi troverai più. Ma l'ultima
immagine della sua vita terrena è quella di
una donna che riposa e che non soffre neanche più, con la mente e il corpo già da tutt'altra parte.
Meglio ricordarla ironica e giuIiva, voce
dominante, che dal letto di ospedale chiama
in redazione al Corriere per dire che quella
"anziana" calata dal balcone della abitazione
dai vigili del fuoco in seguito ad una caduta
in casa era lei. Non era tanto questa la notizia:
Vania ci teneva a dire che la parola "anziana"
non le confaceva.
E che quel pompiere che la cinse per portarla giù in strada non era affatto male... Visto
che non ci siamo salutate come avremmo
voluto, meglio farlo così, taifio Vania continuerà ad esserci.
Ivana Picariello
ALTIRPINIA
Ricordi a più voci
Edizione Speciale
3
Un punto di riferimento
Ponte tra tradizione e modernità
È molto doloroso parlare di Vania pensando che non c’è più.
L’irruenza, la cultura, la bellezza, l’essere punto di riferimento per tanta
gente e soprattutto la sua generosità ne hanno fatto una straordinaria
donna.
Ricordo
le
telefonate di
Vania quando
ero sindaco e
assessore regionale: sempre a
difesa degli
interessi dei più
deboli, a chiedermi di aiutare
persone che
vivevano
momenti di difficoltà.
Un
legame straordinario la univa alla sua famiglia: Leo, Ilda, Luigi, Lina, Angela, Emma e
Francesco che siete qui, e a tutti gli altri suoi cari.
Vania mancherà non solo a voi, ma a tutti gli amici.
Con lei si chiude un pezzo di storia della nostra comunità, ma resta alle
future generazioni la straordinaria ricchezza delle bellissime pagine che
ha scritto.
Ricordo, nel 2000, la telefonata del Prefetto di Avellino che mi chiedeva
di portare a Vania, in qualità di sindaco di Lioni, l’ambita onorificenza del
Presidente della Repubblica che la nominava: “Cavaliere al merito della
Repubblica per il suo grande impegno sociale e culturale”.
Questa notte ripensando a Vania mi è venuta alla mente una poesia di
Vincenzo Cardarelli “Autunno”.
Autunno. Già lo sentimmo venire nel vento d'agosto, nelle piogge di settembre torrenziali e piangenti e un brivido percorse la terra che ora, nuda
e triste, accoglie un sole smarrito. Ora che passa e declina, in quest'autunno che incede con lentezza indicibile, il miglior tempo della nostra vita
e lungamente ci dice addio.
Con Vania va via per tanti e tante di noi il miglior tempo della nostra
vita, ma a lei non diciamo addio bensì arrivederci perché io so che ci ritroveremo.
Rosa D’Amelio
Avevamo sentito parlare di lontano l’una dell’altro, sicché quando ci siamo conosciuti non abbiamo avuto nessuna difficoltà a parlare, in italiano e in dialetto dei
nostri comuni interessi, della nostra comune sensibilità: i giornali, i nostri paesi, il
desiderio di fare qualcosa per riprendere la nostra tradizione nelle novità che avevano
assunto un aspetto indefinibile dopo gli effetti del terremoto.
Mi chiedeva tante cose da fare. Ne ricordo due: un articolo sul terremoto scritto per
un giornalino milanese, dove parlai di Lei e di Lioni; una lezione sulle tasse nella sua
scuola di Sant’Angelo dei Lombardi.
Col passare del tempo gli incontri a casa sua con amici comuni si diradarono. Ma
era sempre Lei a telefonare per riprendere i discorsi, le risate, le cose belle e quelle
tristi. Sempre con allusione ad un programma ambizioso e indefinito che passava per
le sue iniziative lionesi.
Vania era un centro unitivo, a Lioni, fra Lioni e i paesi vicini, fra persone di formazione e sensibilità diverse. Sono quelle persone che nei nostri paesi non fanno mai
venir meno la speranza che la tradizione sia perfettamente compatibile con le modernità.
Enrico De Mita
Una generosità
fuori dal comune
Sempre, se uno se ne va, diciamo che fosse il
migliore. Non vorrò ribadire questo trito luogo
comune: se ne avrebbe a male. Vania, bensì, era singolare. Aveva una sua caratteristica che la rendeva
unica. Da sempre. Non andrò a scavare nei miei
ricordi antichi e non ne parlerò perché amica di
famiglia, che frequentava la bottega di sarta di una
mia zia, Guglielmina, che non c’è più da tempo
immemore. Conservo memoria vivida di lei che
insegnava all’Istituto per Ragionieri di Sant’Angelo
dei Lombardi.
Aveva la straordinaria capacità, mi riferivano, di
far parlare di sé come insegnante, attiva ma anche
pratica, in quelle sue discipline tecnicissime che,
invece, richiedevano ordine sommo e precisione
austera. Lei dava il suo contributo che costituiva
arricchimento forte per i ragazzi.
La sua vera funzione, però, era di altro taglio e
ben più alto. In un’epoca che fu di grande tormento,
dentro una trasformazione della società e del costume, ha dato il meglio di sé nelle vesti di consigliera,
sorella maggiore, assistente sociale. Ha accompagnato generazioni di ragazzi lungo strade a volte
impervie, consentendo loro di non perdere la bussola: permissiva sì. Mai deviante.
A lei, lo so, piacerebbe molto essere ricordata per
quella persona complessa, fragile e, nonostante questo, determinata, assolutamente risoluta nel perseguire gli scopi che si prefissava. E in vero, altresì, la
condizione della sua vita per la quale, ritengo, lei
volesse essere tenuta in memoria, era il suo ruolo di
amica e socia di Nino Iorlano, in quella loro avventura giornalistica. Lei ha avuto una funzione calmierante, come di àncora a mare, accompagnando le
esuberanze di Nino: sempre comunque uno stimolo
a fare, ad esserci, nello stretto
sentiero del moralismo, volto a
conservare tradizioni e ad esaltare valori. Del passato ma non
passati.
Vania, in coppia con Nino, e pure in una coraggiosa solitudine, ha rispolverato luoghi e fatto rivivere
contesti, riacceso memorie troppo frettolosamente
archiviate. Negli ultimi tempi mi aveva chiesto notizie di un mio zio, il Sergente Maggiore Rodolfo
Ruggiero, di cui lei sapeva che io porto il nome,
morto nella campagna dell’Armir in Russia, durante
la seconda guerra mondiale. La mia pigrizia non ha
consentito di condurre in porto quest’altra azione
volta a far rivivere un pezzo del passato di questa
comunità. Mi aveva donato una penna, per il mio
secondo mandato, dicendola provenire dalla memoria di Nino Iorlano.
La sua penna, invece, è stata capace di note leziose e accattivanti, rivolte a piccoli e con un messaggio per grandi. Non era il mio
stile preferito: ho avuto modo,
però di apprezzarne la creatività
e la serena capacità di mettere
su carta un sentire complesso e
articolato con parole semplici,
dall’apparenza banale.
Lei non fu, quindi, solo quella
delle tradizioni da rispolverare.
Ha saputo mettere su carta sentimenti, descrivere contesti
attualissimi e, a volte, dolorosi.
È stata capace di dare la voce a
persone e contesti collocati al di
sotto dell’angolo visuale di una
comunità mercantile, occasionalmente distratta, ma capace di
grandi generosità. E questa è
anche la sua caratteristica vera,
l’anima di Vania: una genero-
sità fuori dal comune. Palmieri è stata sempre capace di dare, fino alla dedizione. In questa veste l’ho
conosciuta meglio da quando sono Sindaco. Mi ha
spinto, forzato, persino vezzeggiato, pur di essere
accompagnata in azioni di forte solidarietà umana,
condotta sempre in un silenzio rispettoso delle persone, individuate con sagacia, a cui rivolgeva le sue
attenzioni. Nel mentre collocava nell’indifferenza i
“professionisti della miseria”.
In questo modo voglio ricordare Vania Palmieri,
persona d’altri tempi, che ha saputo lasciare un
robusto tratto della sua presenza nell’epoca della
grande trasformazione della società lionese, dalla
crescita economica al terremoto, fino a questo
autunno che ha segnato la sua fine.
Non ero presente al suo funerale. Me ne dolgo.
Non ne dirò le ragioni. Avrei proferito queste parole
sulla sua bara. Le metto oggi su carta, come avrebbe
fatto lei.
Rodolfo Salzarulo
ALTIRPINIA
Edizione Speciale
Vania Palmieri una volontaria globale
Dalle sue mani si staccavano petali di solidarietà
Tessera 193913 è quella di Vania Palmieri e
più che socia sostenitrice era socia attiva della
Pubblica Assistenza “N. Ruggiero”. Da casa
sua, dalla sua sedia-poltrona faceva la volontaria a tutto tondo. Non le serviva la tessera per
essere utile agli altri, per essere solidale e vicina a chi soffriva, ma l’aveva pretesa per sentirsi a pieno titolo parte di un mondo che lei
amava. Amava sì la Pubblica Assistenza, ma
soprattutto amava quegli uomini e quelle
donne che dedicavano e dedicano parte del
loro tempo libero ai bisogni di chi si trova in
difficoltà.
Non poteva muoversi con le proprie gambe,
ma muoveva quelle degli altri. Le bastava una
telefonata e trovava sempre chi per conto suo
agiva operativamente. Il suo telefono erano le
sue gambe, il suo telefono era la sua voce:
sembra uno spot pubblicitario, ma non lo è
perché era veramente, per lei, uno strumento
di lavoro, di socializzazione, di soccorso …..
era la sua ambulanza.
Lei la “prediletta” aveva capito
sulla propria pelle,
senza darlo ad
intendere, cosa
significava trovarsi
in difficoltà e capiva più di ogni altro
le problematiche di
chi si trovava in
difficoltà sia fisiche, sia economiche, sia esistenziali……
“Lei, pur segnata
dal destino,- scriveva Nino Iorlano
nel presentare il
libro
<Io
la
Prediletta> - non
ha mai perso la
gioia di vivere, è
cosciente di non
avere tutto, ma è
sicura di possedere
tanto. Dalle sue
mani si staccano
petali di solidarietà
nei
suoi
occhi
brilla
la
luce
dell’amicizia……Le gambe? Un accessorio di
cui può fare a meno. Lascia a chi non ha sentimenti di tirare calci alla vita e al prossimo.
Vanuzza è la “prediletta” del sole.”
Aveva le “mani bucate”, glielo ripeteva spesso suo padre, perché amava vestirsi con eleganza, amava le cose belle, ma soprattutto
aveva le mani bucate per aiutare gli altri e
sapeva rinunciare anche a quelle sue cose belle
per far felice qualcun altro. Quando il beneficiato si scherniva lo metteva a tacere con un:
“…ma perché non ti posso fare un regalo?....
lo rifiuti?....”
Come presidente della sezione lionese
dell’AVIS ha fatto un vero e proprio capolavoro. In circa due anni ha portato a Lioni per ben
tre volte l’emoteca AVIS “costringendo” i lionesi a donare il sangue per un totale di oltre
cento volte. Questo lo ha fatto in occasioni
particolarmente significative. La prima volta
in occasione della festa della donna trasformandola in un momento di solidarietà; la
seconda volta in occasione del trentennale del
terremoto quasi a recuperare il sangue sparso
dalle oltre tremila vittime di quel terribile disastro; la terza ed ultima volta in occasione della
festa del volontariato il 13 agosto, periodo
estivo e di vacanze, a significare che la donazione del sangue, la solidarietà non va in
vacanza.
Le sue “Favole”, poi, sono state ristampate a
cura dell’AVIS nazionale e distribuite a tutte le
sezioni italiane dell’AVIS come “gadget”.
Sono, inoltre, state tradotte, sempre a cura
4
La famiglia redazionale
dell’AVIS, in spagnolo e in inglese. Una
docente d’inglese di una scuola secondaria
avellinese le proporrà ai suoi allievi come
testo consigliato.
La volontaria Vania lascia un vuoto non solo
nell’AVIS lionese, ma anche nel mondo del
volontariato
Vania era volontaria anche quando era
“VOCE”.
“Vania ha il carisma di essere <voce> - ha
scritto di lei Giuseppe Iuliano – le sue verità
sono occasioni di confronto; le denunce
momenti di riflessione; i consigli attimi rigeneranti; i discorsi forza della ragione senza
lusinghe ne intrighi”.
Ci piace ricordarla con queste sue parole:
“Ho sempre accettato la sfida del mondo dei
così detti normali e ho vissuto in piena autonomia con i sogni, i progetti, gli amori, senza
chiudermi nella gabbia del risentimento o dell’invidia. L’handicap non mi ha stroncato il
desiderio di volare, anzi, mi ha fatto maturare
e assaporare l’indissolubilità di sogno e realtà
che sfugge alla gente sana. Ho dato un senso
anche all’handicap, sfoderando una grande
forza interiore che mi ha spalancato la porta
della coerenza, spazzando via pochezze e frustrazioni pericolose. L’amore per la vita è
andato al di la di ogni cosa, soprattutto al di
la di un insignificante e superabilissimo handicap.”
Paolo Ciccone
Il tuo tipografo
Quando sono arrivato a Lioni, nel lontano 1957, ho conosciuto la famiglia di Vania. Di Lei sentivo parlare come di una
ragazza con molti amici ed amiche. Era molto affezionata a Lei
anche mia moglie Rosa che era stata sua compagna di banco
durante gli anni della Scuola Media.
Da oltre un ventennio ho avuto il piacere di conoscerLa
direttamente in quanto collaborava assiduamente alla stesura
del periodico “ALTIRPINIA”, pubblicazione che aveva avuto
già inizio nel lontano 1961, con la stampa di sette numeri. Ma i
tempi evidentemente non erano ancora maturi per la stampa di
un giornale locale e rinunciai all’impresa, ripresa molti anni
dopo dal compianto Nino Iorlano.
Di Lei mi sorprendeva il fatto che nella redazione del giornale, pur spostandosi da una scrivania all’altra, con l’ausilio di
una sedia, riusciva a restare in attività per molte ore al giorno,
con incredibile entusiasmo.
Culturalmente molto preparata, tanto da commuovere quasi
tutti con i suoi scritti.
Alla scomparsa di Nino Iorlano, non si è perduta d’animo,
coinvolgendo tutti i collaboratori di Nino per continuare la sua
opera, assumendo Lei la funzione di coordinatrice e coinvolgendo l’amico Giuseppe
Iuliano, nonostante i suoi
impegni, ad accettare la carica
di Presidente dell’Associazione e quella di Direttore
Responsabile del periodico
Altirpinia.
Quando dopo oltre due anni
Iuliano a causa dei suoi impegni, lasciò le due cariche, Vania
avendo ottenuto l’iscrizione
nell’elenco dei Pubblicisti
dell’Ordine dei Giornalisti
della Campania, assunse le due
cariche, quella di Presidente
dell’Associazione e quella di
Direttore Responsabile del
giornale.
Dopo circa due anni, nel
mese di agosto 2010, aggredita
sempre di più dalle sue sofferenze, prese la decisione di
convocarci a casa sua per comunicarci la volontà di voler continuare a collaborare per la continuità del giornale, ma non si
sentiva più in grado di assumersi da sola tutta la responsabilità
che il caso richiedeva, ma viste le nostre insistenze e la nostra
promessa che l’avremmo sostenuta nella sua opera, accettò di
continuare con rinnovato impegno, dandone testimonianza in
un suo articolo di fondo sul primo numero stampato.
Dopo circa un anno, una caduta le procurò delle fratture
scomposte che la costrinsero a letto, ma nonostante questo
diede vita al suo ultimo numero stampato a fine
luglio. Il ricovero in ospedale, l’intervento, le
conseguenze post-operatorie, le atroci sofferenze, frantumarono la sua tenacia e la sua forza
d’animo la costrinsero a dimettersi da tutti gli
incarichi.
In una sua intervista alla televisione IrpiniaSannio, che mi aveva chiesto fin da quando era
ancora in ospedale a Pescopagano, per
ringraziare i medici, i Vigili del Fuoco e la
Pubblica Assistenza Nunziante Ruggiero diretta
da Paolo Ciccone, definendoli angeli. Alla fine
dell’intervista, promise a tutti che avrebbe continuato a collaborare con la redazione del periodico, chiudendo la sua intervista con questa frase:
“ci vedremo in Redazione”.
Sono certo che anche dal Cielo manterrà fede
alla sua promessa: Vi aiuterò perché il giornale
non deve morire.
Gerardo Calabrese
ALTIRPINIA
Edizione Speciale
Una donna vera
Sono allergico alle dolciastre apologie che mettono spesso
un vestito confezionato dalle nostre emozioni e dal nostro
"doveroso" contributo a chi, lasciato questo mondo, spesso
angosciante e deludente, si avvia, con le ali della fede, a vivere
una realtà eterna liberante e gioiosa.
Introduco con queste riflessioni, né filosofiche né fintamente
religiose, il mio ricordo per Vania.
L'avevo conosciuta, ancora adolescente, quando da giovane
assistente diocesano di Azione Cattolica incontravo nelle parrocchie e, qualche volta, nelle famiglie tanti ragazzi e adolescenti. L'umanità di Vania era già corporalmente ferita ma non
le faceva difetto una determinata e sorridente speranza.
L’ho ritrovata, dopo molti anni, come docente di materie giuridiche ed economiche quando ho svolto il mio ruolo di educatore, nel quale mi sono sempre riconosciuto, nell’Istituto
Tecnico Commerciale di Sant’Angelo dei Lombardi.
Ha saputo parlare anche se era prigioniera del suo corpo, che
non rispondeva pienamente alle sue necessità relazionali: prevaleva in lei uno spirito ricco di creatività e di progettualità. La
sua "cattedra" di donna e di docente andava sempre al di là del
suo corpo debole e fragile.
Ha vissuto la passione educativa nel senso più profondo del
termine ed era capace di impegnarsi assiduamente per le cose
in cui credeva. La sfida del quotidiano le faceva sempre volgere lo sguardo verso alti ideali e non si piegava mai alle delusioni e alle sconfitte che la vita riserva. Era sempre alla ricerca di
un equilibrio relazionale, non sempre armonico.
Il quotidiano per lei era anche una "sedia" con la quale si
muoveva nei corridoi della sede scolastica. Ha sempre rifiutato
di muoversi con la sedia a rotelle. L'autonomia dei movimenti
faceva parte della sua forte vitalità spirituale.
Tra le realizzazioni che l'hanno vista protagonista - negli
anni del comune impegno educativo nell' I.T.C. - voglio ricordare il viaggio-premio di una sua classe a Strasburgo e il
"Viaggio nel futuro" che vide l'intera provincia di Avellino
impegnata, con un treno a vapore, a percorrere l'itinerario ferroviario, a rischio di soppressione, che da Avellino porta a
Rocchetta S. Antonio. Era un'impresa bella ed esaltante, che
ebbe come protagonisti il settimanale "Altirpinia" (allora diretto dal compianto Nino Iorlano), i professori Raffaele Capasso
e Gabriele Giorgio, Piero Mitrione, dirigente delle ferrovie
dello Stato, il Comune di Rocchetta S. Antonio e tante altre
istituzioni e persone il cui contributo fu determinante per la
buona riuscita dell'iniziativa.
Fu un viaggio "trionfale" perché in tutte le stazioni e per l'intero percorso c'era una folla notevole che acclamava e gioiva.
In ogni stazione sindaco e popolo facevano festa e intere classi
di alunni delle scuole primarie, accompagnate dai docenti,
"prendevano il treno" per scendere alla stazione successiva!
Più volte ha sollecitato la mia collaborazione al "suo" settimanale. Non l'ho fatto per validi motivi. Le ho sempre suggerito,
però, di ridurre la periodicità ed il numero delle pagine per
migliorare la qualità degli interventi e per alleggerire il suo
impegno editoriale, che negli ultimi anni era diventato molto
pesante.
Concludo questo mio affettuoso ricordo con l'espressione
sintetica, riferitami da una comune amica: "è una donna vera".
Lo diceva per descrivere la sua personalità e qualificare il suo
impegno, la sua passione, la sua creatività e la sua libertà, che
un corpo fragile non poteva imbavagliare e che ora vive, finalmente, in pienezza.
Antonio Tenore
già preside dell'I.T.C.
di Sant'Angelo dei Lombardi
5
Una vitalità prorompente
Quel giorno era il mio compleanno: compivo vent’anni. Provavo una strana sensazione, un
misto di gioia e di responsabilità per aver raggiunto una meta che da sempre avvertivo importante e che per me rappresentava l’ingresso nel mondo degli adulti. Non sentivo, però, il bisogno di
festeggiare. La realtà che mi circondava non me lo consentiva.
Nonostante la primavera fosse iniziata da più di un mese, tutto a Lioni parlava ancora di distruzione e di morte. Erano trascorsi, infatti, cinque mesi esatti da quella sera che aveva cambiato la
storia di questo operoso paese dell’altirpinia. In quel momento mai avrei immaginato, nemmeno
lontanamente, che di lì a poco anche la mia vita era destinata a cambiare radicalmente.
Camminavo, quel pomeriggio, da solo e lentamente per le vie deserte di quello che era stato il
centro vitale del paese.
Mi fermai, come spesso mi capitava di fare, davanti alla Chiesa dell’Annunziata: il portone era
semichiuso. Entrai. Mi piaceva stare in quella chiesa! Non avevo paura, come tanti altri volontari
accorsi come me per dare una mano, di varcarne la soglia. La sentivo un posto sicuro. Aveva
resistito al terremoto, non dovevo temere. Mi sedetti sulla lunga panca vicina alla porta della
sacrestia e lasciai libera la mente di lanciarsi in tanti pensieri. Il tempo passò velocemente. Mi
resi conto che si era fatto tardi. Dovevo tornare al campo Caritas a San Bernardino. Bisognava
preparare la celebrazione eucaristica quotidiana nel prefabbricato di lamiera che da poco era
stato montato e che fungeva da chiesa. Arrivai un po’ trafelato.
C’era confusione attorno al capannone comune dove ci si riuniva per le attività di animazione
con i ragazzi, ma questa non era una novità. Capii presto il perché: Vania aveva saputo del compleanno ed era arrivata, con la sua macchina, per portare la torta. Era stata una delle prime persone che avevo conosciuto. Mi piaceva il suo entusiasmo un po’spregiudicato, la sua vitalità prorompente, il suo relazionarsi con immediatezza e schiettezza con tutti. Diventammo amici: Vania
è stata innanzitutto un’amica. In questi anni ci siamo confrontati, abbiamo condiviso proposte ed
iniziative. Certo, non sono mancati gli scontri e le divergenze, perché a volte riusciva ad essere
straordinariamente testarda e non si smuoveva dalle sue posizioni!
Anche questo ha contribuito a rendere l’amicizia più vera e diretta, potenziando quella libertà
che permette sempre di rapportarsi per quello che si è e non per quello che si vorrebbe mostrare
di essere. In questo momento siamo coscienti che con Lei è andato via un pezzo di storia della
nostra comunità.
Nel contempo, però, non vogliamo dimenticare la ricca eredità che ci ha lasciato nei suoi libri,
nei suoi articoli di fondo, nelle tante realtà avviate, ma, soprattutto, la sua testimonianza di donna
forte che, davanti alle prove della vita, non si è mai piegata, ma ha saputo tenere sempre alta la
dignità dando il massimo in tutte le cose, con passione, professionalità e tenacia.
Don Tarcisio Gambalonga
ALTIRPINIA
La famiglia redazionale
Edizione Speciale
6
GRAZIE VANIA
Quando Vania era in coma nel suo
letto di sofferenza, mi recavo tutte le
ore a casa sua per vedere come stava.
Le sue condizioni erano molto gravi.
Non solo io come medico, ma tutti gli
amici erano consapevoli che stava per
morire.
Ma mi aspettavo il miracolo.
Speravo che aprisse gli occhi, riprendesse a respirare senza affanno, tornasse a parlarci, come qualche giorno
prima, con voce calda e suadente.
Il miracolo non si è avverato, ma la
vita di Vania continua. Nei nostri pensieri, nei nostri cuori, nella nostra vita.
Durante la messa funebre il ricordo
di un compagno di scuola che conosce
Vania da oltre 60 anni e quello di una
giovane allieva che la conosce da
circa un anno, è legato da un unico
filo conduttore: l’inno alla vita.
Cominciamo dalla fine. Nel mese di
gennaio del 2010 Vania è diventata
presidente dell’AVIS di Lioni. Nella
sua prima intervista ha ricordato
Mentore Riccio, un ragazzo morto a
38 anni, premiato dall’AVIS di Siena
con la medaglia d’oro per le sue
numerose donazioni.
Il sangue, diceva Vania, è il filo
diretto della vita. Donarlo fa bene a
chi lo riceve e a chi lo da. In chi ha
bisogno accende una speranza; in chi
lo dona, la consapevolezza di aver
contribuito a dare un segno di certezza
nell’esistenza. Si instaura così un rapporto stretto, quasi confidenziale, tra
donatore e ricevente. Il sangue non si
prepara in laboratorio ma si dona; è
l’essenza della vita, perchè perdere il
sangue significa perdere la vita.
Nella redazione del nostro giornale
ha incitato le donne ad essere non solo
gli angeli del focolare, ma protagoniste operose della vita sociale. Ha promosso incontri e dibattiti, tavole
rotonde e manifestazioni di ogni tipo
coinvolgendo tutti, dai più piccoli ai
più grandi, dagli umili alle persone
colte. La traduzione delle favole di zia
Vania e nonno Nino in diverse lingue
l’ha gratificata moltissimo, al punto da
entusiasmarsi ed
esultare con tutti.
Poi il letto d’ospedale. Non l’ho vista
mai così attaccata
alla vita come quando il male avanzava
inesorabile. Era lei
che confortava noi e
alleggeriva i nostri
problemi.
Nel 2009 Vania è
diventata direttore
responsabile del
nostro giornale.
Peppino Iuliano
lascia la direzione
ed il testimone passa
ad una donna solo
apparentemente fragile, ma tanto fiera e coraggiosa.
Un’altra sfida vinta nel segno dell’informazione puntuale senza nulla
aggiungere e nulla stravolgere. Vi confesso che, quando arrivava il giornale,
per prima cosa andavo a cercare i suoi
articoli che mi facevano interrogare e
riflettere sulle inquietitudini “dentro”,
mi allontanavano dai luoghi comuni.
Nel 2006 la morte di Nino Iorlano.
Nel suo editoriale Vania così commentava: non ho pensieri, non ho parole,
solo ricordi. Belli, coinvolgenti, pieni
di sorrisi e di attese. Mai un lavoro di
gruppo è stato così costruttivo e proficuo.
Nel 1992 la ripresa delle pubblicazioni del quindicinale Alta Irpinia. Da
allora Vania non è mancata a nessun
appuntamento. Volle anticipare la pensione dalla scuola per lavorare a
tempo pieno col progetto del giornale.
Aveva un legame saldo con la nostra
terra, ricco di valori e di messaggi, ha
saputo onorare questo amore, stando
sul posto, con il coraggio civile, la fermezza di ideali, l’onestà dei comportamenti.
Vania ha avuto la possibilità di collaborare con quotidiani nazionali,
come il Corriere della Sera, ma ha
rinunciato per poter seguire la sua
gente, i suoi sogni.
Ogni sogno era vissuto come una
sfida entusiasmante, come un valore
aggiunto, come impegno sociale e culturale. Ha costruito un ponte tra la
realtà locale e un mondo intero affollato di tanti emigrati lionesi.
Vania, al capezzale del papà Ennio,
è l’emblema della solidarietà, anche
allora nascondeva la sigaretta accesa e
riviveva momenti pieni di tenerezza e
affetto.
Vania e la mamma Emma. Come è
bella questa signora piena di fascino e
virtù, nei momenti di nostalgia la
ricordava raccontando favole ai nipotini. Era felice e orgogliosa di una
donna tanto meravigliosa.
Vania e la scuola. Tutti i suoi allievi
hanno espresso ammirazione e gratitudine verso un’insegnante davvero speciale che ha saputo precorrere i tempi.
Già prima della rivoluzione culturale e
dei moti studenteschi del 1968, Vania
aveva parlato dei diritti delle donne e
dei diversamente abili, una vera rivoluzione vissuta intensamente con
risultati positivi.
Vania era fiera dei suoi nipoti, in
particolare della bimba che portava il
suo nome. La ricordava così: auguri
bellissima principessa! Che la tua vita
con il consiglio, con
la lealtà professionale, come giornalista e
professoressa negli
istituti statali.
Cose preziose della
sua forte personalità,
offerte fino a chi ha
incontrato sia con gli
scritti, sia con gli
insegnamenti e sia
col dialogo. Oggi
non lo potrà fare più
perché la sua fibra,
minata già dall’infanzia, ha trovato nel
definitivo incidente
di casa il motivo per
lasciarci per sempre
e il suo ricordo rimane, giacché è stata
per tutti madre,
sorella e figlia con
eccezionale forza
d’animo, a cui credeva ritenendosi destinata a dare agli altri quei valori umanitari, che gli
altri a loro volta generosamente le riservavano.
Per conoscere la sua spiccata personalità basterebbero i suoi interventi giornalistici, ma due sono le
vie per apprendere chi fosse veramente. Una è la
pubblicazione, Io la prediletta, in cui ella si raccon-
Una personalità forte ed esemplare
Chi vuole stendere una completa biografia della
Prof.ssa Vania Palmieri non ha da fare altro che leggere il periodico ALTIRPINIA dalla sua ripresa nel
1992 fino ad oggi, in quanto sarebbero sufficienti gli
articoli medesimi, pubblicati nelle varie rubriche e
fatti in modo tale che si può ricavare facilmente il
suo lavoro, dedicato agli altri con la comprensione,
possa essere lunghissima con sentieri
pieni di fiori profumati e colorati. Che
l’amore, la gioia, la felicità crescano
con te e diventino grandissimi. Che i
tuoi pensieri siano sempre rosei e
pieni di raggi di sole.
Io sono uno dei tanti fortunati che
hanno avuto la possibilità di stringere
un rapporto duraturo e continuo con
Vania. Incontri e colloqui sono
impressi indelebilmente nel mio
animo. Le sue immagini, tutte caricate
di autentica passione, vengono giù in
ordine sparso: l’insegnante, la giornalista, l’amica, la consigliera, la passionaria, la persona che dà voce alla sua
terra. Non sempre avrà dato le risposte
che mi sarei aspettato, ma ho ricevuto
sempre risposte sincere e pure, le
risposte di una donna libera.
Ci ha trasmesso onestà, solidarietà,
fede, rettitudine. Anche da morta ci ha
fatto un regalo: serena come chi ha
fatto fruttare per intero i propri talenti
e compiuto il proprio dovere, ha
impreziosito la nostra vita.
Prima di completare questo mio ringraziamento a Vania, voglio ricordare
e ringraziare Ilda, Luigi Nino, difensori autentici della vita, paladini della
solidarietà.
Giovanni Vuotto
ta, e da cui la conosciamo a fondo.
Per finire, non dimentichiamoci i dialoghi con
Nino Iorlano, pubblicati nel loro periodico e da questi conosciamo più particolari, più sentimenti, più
opere compiute, che altrimenti si sarebbero dimenticate presto.
Sorvoliamo gli attestati, ai quali il merito non era
mai premiato abbastanza come aveva operato e mai
riconosciuto tale. Tra i tanti ricordo il titolo di cavaliere, che il Presidente Ciampi nel 2000 volle insignire la Professoressa Vania, sempre schiva di riconoscimenti, per la sua dedizione alla pubblicazione e
diffusione del periodico ALTIRPINIA.
È doveroso in questa sede da parte mia rilevare
che dopo la dipartita di Don Giovanni Mongelli nel
2001, da lei che ne era il Direttore Responsabile
ebbi l’onore della “Terza Pagina” di ALTIRPINIA,
condotta fino ad allora così bene dal mio predecessore e che dovetti faticare molto fino al presente per
essere all’altezza di proseguire nella scia tracciata
dall’emerito storico verginiano.
A completamento, come poco prima ho accennato,
della sua eccellente personalità, è necessario leggere
e riflettere sulle espressioni sincere riguardanti il suo
stato fisico e morale la sua autobiografia dal titolo Io
la prediletta, pubblicata nel 1999. Nelle sue condizioni non si sperava tanto ed è la sua vita un rimprovero a tanti che per pur potendo non fanno.
Grazie, Vania, per il tuo grande esempio, che ci hai
lasciato.
Pasquale Di Fronzo
ALTIRPINIA
Edizione Speciale
La famiglia redazionale
Un’amica straordinaria
A Vania
Ricordare Vania in questa triste circostanza non vuol dire che lei ha
meritato un pensiero soltanto adesso,
bensì vuol dire che l’abbiamo amata e
stimata da quando l’abbiamo conosciuta. Sorridente, disponibile, solare
sempre. Vania è venuta a mancare,
purtroppo anzitempo, ai suoi cari e a
tutti noi serenamente, dopo non poche
sofferenze e dopo una vita intensa e
laboriosa circondata sempre dall’affetto di tantissime persone. Con grande rimpianto ricordiamo una donna
che a dir poco è un pezzo di storia
della nostra comunità, riferimento
sociale onnipresente del territorio, una
degna figlia dell’Irpinia.
Non è sempre facile mettere insieme immagini e ricordi e tirare all’improvviso le somme di un passato non
tanto remoto. Si affacciano alla mente
soltanto spontanee riflessioni, sensazioni e pensieri ricorrenti che nascono
dal profondo del cuore prima ancora
che da un atteggiamento dovuto. Si
snodano sul filo del ricordo momenti
belli condivisi soprattutto durante gli
anni della docenza a Sant’Angelo Dei
Lombardi, dove Vania ha chiuso la
carriera di educatrice.
L’insegnamento e la cura dei giovani sono stati il nostro obiettivo preferito. Docente di diritto, preparata ed
affettuosa verso i propri studenti,
aveva già una forte esperienza didattica alle spalle acquisita in qualità di
insegnante di cultura generale al professionale di Lioni, istituito intorno
agli anni 60. Da pensionata è stata da
subito collaboratrice del compianto
Nino Iorlano nella stesura e nel coordinamento del periodico Altirpinia,
nonché in seguito direttore dello stesso, dimissionaria dallo scorso luglio
perché consapevole di non poter più
seguire il giornale con il dovuto, diligente e solerte impegno di sempre.
Soleva raccontare la sua terra e la sua
7
vita, nello stesso tempo metaforicamente e realmente, attraverso articoli
e testi intrisi di spunti intensi ed originali dai quali emerge una energia di
giovinezza che ci fa tremare di commozione. Modellati da scelte oculate,
stili di vita, modi di stare al mondo tra
la gente comune, tenendosi ben alla
larga da ogni ufficialità, sono anche
gli imperdibili libretti di favole dalla
grafica semplice ma perfetta, capolavori di creatività e di lezioni d’amore
verso il prossimo e verso il creato.
Frammenti di una umanità quale
specchio di una cultura che ha affascinato anche alcune generazioni di giovanissimi allievi, perché è una cultura che educa ad un modo spontaneo e
semplice di essere, quale metafora
potente della sua fragile e al contempo forte esistenza.
E proprio per il suo grande amore
per la vita è stata, inoltre, insignita
della carica di presidente provinciale
dell’AVIS. Tutti noi che abbiamo
avuto il privilegio di conoscere le sue
qualità, il suo zelo, la sua gioia di
vivere, ma anche le sue delusioni e i
non pochi ostacoli superati con coraggio e spiccato senso di ottimismo, mai
dimenticheremo la grande onestà
intellettuale, la sua bontà, la sua forza
d’animo, la sua vita spesa a chiedere
continuamente, a voce e tramite i suoi
articoli, garanzie sul futuro dei giovani in difficoltà.
A lei che ha scritto per molto
tempo su Altirpinia appassionate e
toccanti necrologie non solo per i
compaesani deceduti, a lei dedichiamo queste poche ma accorate parole.
Sappiamo che le parole sono ben
poca cosa in momenti come questi:
siano per i familiari l’espressione più
sentita del nostro sincero e profondo
cordoglio.
Dora Garofalo
Come dimenticare la prima volta che ti ho conosciuta. Ricordo come se fosse
adesso… appena trent’anni fa! Era di domenica davanti all’area prefabbricati
delle scuole elementari di Piazza San Rocco. Quell’anno si votava per le amministrative, ed io c’ero, per assicurare l’esercizio elettrico dell’Enel. All’improvviso
arrivò una macchina, l’autista si fece largo tra la gente assiepata davanti ai seggi.
Si aprì lo sportello della macchina dalla quale spuntò una ragazza dal sorriso
aperto e comunicativo dicendo con semplicissimo garbo: per cortesia chi mi aiuta
a poter svolgere il mio diritto di voto? Rimasi un po interdetto nel vederla, ma
poi in uno slancio fraterno incontrollato mi offrii. La presi di peso sulle braccia,
portandola nel suo seggio elettorale.
Fu un tutt’uno… durante il percorso lei mi guardò incuriosita dicendo carinemente: io sono Vania e, tu chi sei mio bel forestiero? Da quel momento mi sono
preso la licenza di chiamarla “bella !!!” … dovunque la incontrassi.
Come descrivere in poche righe le emozioni (cercando di non essere banale),
che Vania ti regalava. Una donna meravigliosa e, nonostante le sofferenze ha
sempre dato aiuto, speranza, fiducia e qualche consiglio disinteressato a chiunque
ne avesse avuto bisogno.
Poi il destino ha voluto che quel giorno entrassi in Redazione del Periodico
Altirpinia per pagare la retta dell’abbonamento. All’improvviso mi chiedesti col
tuo sorrisetto pieno di complicità: Basilio, ti piacerebbe dare una mano al giornale? La tua collaborazione sarà sicuramente ben accetta visto che sei conosciuto da
tutti. Oramai ti consideriamo uno di noi.
E subito le feci: Bella!!! Come posso dirti no? E, da quel momento, si è istaurato un rapporto fraterno e sincero, impostato sul rispetto e collaborazione, fino a
coinvolgere le famiglie.
Vania, eri l’anima del giornale e degli amici che lo sostenevano, ed ora che non
ci sei più, è come se si fosse spento il faro, la stella cometa che illuminava la giovialità con cui lo portavi avanti nonostante tutto. Hai diretto il giornale con puntigliosità e amore, anche perché Nino in un momento di debolezza ti aveva carpito
la promessa di portare avanti il giornale almeno per qualche tempo per far continuare a vivere il respiro profondo dell’Irpinia, fiducioso delle tue capacità umane
e intellettuali. Grazie Vania. Grazie per aver saputo coniugare con intelligenza le
nostre esperienze e professionalità. Grazie per tutto quello che hai saputo fare per
Altirpinia e la comunità tutta.
Come dirti … sto dialogando con te … certo! Sei e sarai sempre presente nei
miei e nei nostri pensieri.
Ti vogliamo bene
Basilio Manfredonia
CIAO VANIA
Alla notizia della scomparsa di Vania, si è scatenato dentro di me un vero e proprio terremoto.
Un altro pezzo importante della storia di Lioni che vola via.
Ho avuto la fortuna di conoscerla da ragazzino e di onorarmi della sua amicizia per 35
anni.
Quando ci incontravamo passavamo del tempo insieme scambiandoci pareri e consigli.
Poi ha deciso di iniziare la collaborazione con mio padre ad “Altirpinia” ed allora i
nostri incontri sono diventati più frequenti.
Ad ogni mia venuta da Bologna mi recavo in redazione a salutare mio padre, sicuro di
trovarci anche Vania e poter scambiare qualche chiacchiera con lei.
Tante volte ho passato del tempo in redazione aiutando Vania e mio padre ed alcune
volte discutendo per ore e ore con loro.
Che bella persona che ho conosciuto e che ho frequentato per tanti anni.
Quando ho avuto occasione di conoscere qualche suo ex alunno ho potuto ascoltare solo
parole di elogio e quanto si sentivano fortunati ad aver avuto un’insegnante di tale spessore.
Anche a livello di umanità posso dire di aver conosciuto poche persone tenutarie di questa grande dote sempre più rara da trovare nelle persone al giorno d’oggi.
Tornando alla “vita di redazione” conservo un dolce ricordo e cioè che quando andavo
la mattina al giornale, trovavo lei e mio padre che bevevano il caffè e si dividevano il cornetto a metà.
Ti voglio bene Vania non ti dimenticherò mai.
Guido Iorlano
ALTIRPINIA
Edizione Speciale
Una vera Amica
Conobbi Vania Palmieri nel dicembre
del lontano 1964, quando, insegnante di
prima nomina, animato da quell’entusiasmo proprio dei neofiti, mi recai presso la
sede dell’Istituto Professionale di Lioni in
viale Marconi per assumere servizio. Nel
piccolo locale, detto, pomposamente, sala
docenti, vi era un uomo piuttosto avanti
con gli anni, che si presentò come bidello
della scuola, e vi era anche una donna di
giovane età, insegnante, mi disse, di cultura generale. A quel tempo negli istituti
professionali il diritto, l’educazione civica, l’italiano, la storia e la geografia costituivano una sola materia d’insegnamento:
la cultura generale. Il bidello era Antonio
Garofalo, il nostro zi’ Antonio, che, per la
sua notevole carica di umanità, era da
tutti rispettato e la sua parola era tenuta in
grande considerazione; l’insegnate era
Vania Palmieri. Ebbi l’immediata percezione che mi trovavo al cospetto di una
persona sincera, con la quale facilmente
avrei potuto instaurare un rapporto di cordiale amicizia e di fattiva collaborazione.
La disponibilità a immedesimarsi nelle
esigenze degli amici era, infatti, la caratteristica più significativa di Vania
Palmieri. Mi fu, in tal senso, subito amica
e guida nel mio esordio d’insegnante. Da
Lei appresi a relazionarmi con gli alunni,
suggerendomi le strategie e le metodologie più efficaci per stabilire con gli stessi
un costruttivo e positivo rapporto, finalizzato, in primis, all’educazione e, poi,
all’istruzione. Erano tempi, quelli, in cui
molti genitori ancora si dimostravano
restii a rinunciare all’apporto lavorativo
dei figli in età adolescenziale per farli
accedere, dopo il conseguimento della
licenza media, all’istruzione superiore.
Era una restrizione che interessava maggiormente le donne. Cosa fare? Per Vania
la funzione docente non si esauriva all’interno della scuola, nelle diciotto ore d’insegnamento settimanale. Il docente era
tale, se anche all’esterno della struttura
Come una libellula
scolastica contribuiva efficacemente alla
crescita culturale del contesto territoriale,
Il nome di Vania Palmieri me lo
fece, la prima volta, il compianto
considerato nella sua globalità. Nel concreto, si trattava di convincere i genitori
di permettere ai propri figli di proseguire
negli studi per conseguire un diploma.
Anche in quest’opera di sensibilizzazione
Vania fu maestra. Riusciva, infatti, a
entrare facilmente in empatia con gli
interlocutori, tanto da convincerli, con la
forza persuasiva delle sue argomentazioni, della bontà di quanto andavamo proponendo. È per questo, ma non solo per
questo, che a Vania Palmieri e ad altri
docenti come Vania, va attribuito il merito
di aver concretamente contribuito a elevare culturalmente la gente altirpina. Poi
Vania cambiò scuola e materia d’insegnamento, trasferendosi presso l’Istituto
Commerciale di Sant’Angelo dei
Lombardi. I nostri contatti, di conseguenza, si diradarono, ma mai sono venute
meno l’amicizia e la reciproca stima.
Michele Ceres
storico direttore di ALTIRPINIA
Nino Iorlano durante un seminario
di giornalisti cattolici in Sicilia
molti anni fa. Il suo viso brillava
di felicità e di orgoglio ed io notai
l’affetto che nutriva per la sua collaboratrice che, diceva era una
colonna insostituibile del suo
giornale. Scrivevo, allora, per un
settimanale cattolico di Avellino e
non conoscevo ALTIRPINIA né il
suo Direttore, che invece, nell’ambiente, era molto conosciuto e
stimato. Da pubblicista ero alle
prime armi e la discussione con
Nino Iorlano mi dava piacere ed
era fonte di apprendimento del
mestiere e di notizie su fatti e persone. Avevamo in comune una
stima profonda per Fiorentino
Sullo che era, spesso, l’argomento
delle nostre conversazioni. Mi
parlava spesso di Vania sempre in
termini entusiastici, dicendosi
fiero ed orgoglioso di avere una
siffatta collaboratrice che tutti gli
invidiavano e che, se avesse voluto, avrebbe fatto fortuna in uno
dei tanti giornali o settimanali italiani. Ma – diceva - non aveva
mai voluto saperne di lasciare la
sua Lioni. Cominciai a leggere
Altirpinia, i pezzi di Vania e lessi
anche il suo Respiri di esistenza.
In seguito divenne direttrice del
giornale e la nostra frequentazione
aumentò. Ha scritto anche la prefazione di un mio libro. Ho letto
molti altri suoi scritti, e sempre
sono rimasto affascinato dalla sua
scrittura leggera e scorrevole. La
lettura, a me che non ancora l’avevo vista di persona, pareva una
conversazione e me la immagina-
Vania la forte. Vania la fragile.
Vania la prepotente.Vania la tenera.
È doloroso per me scrivere un necrologio per Vania. Forse perché immaginavo
che fosse immortale.
Vania la forte. Vania la fragile.Vania la
prepotente.Vania la tenera.
Era tutto questo il mio Direttore responsabile di “Altirpinia”.
Vania ha amato molto e molto è stata
amata, soprattutto dalla sua famiglia.
La sua vita non è stata né semplice né
facile. Ma è riuscita con la sua intelligenza vivace e la sua personalità prorompente ad affermarsi in tutto ciò che faceva.
Al periodico “Altirpinia” ha dedicato
tutta se stessa, anche dopo la morte del
compianto Nino Iorlano, assicurando al
paese un grande patrimonio culturale e
sociale mantenendo vivi i rapporti con
tutti i lionesi che vivono all’estero.
Vania è stata una persona unica ed eccezionale perché ha accarezzato la sua disabilità come altro da sé. Come un dono
riservato da Dio come ai suoi prediletti.
Ha sublimato il suo dolore e le sue sofferenze trasformandoli in riflessioni, osservazioni, creatività.
Ha scritto pezzi che mettono a nudo la
sua anima e l’esperienza della sua croce
che l’ha accompagnata per tutta la vita.
8
La famiglia redazionale
“Io la prediletta” è un testamento morale, un testo base per tutti coloro che si
vogliono avvicinare alla conoscenza dei
problemi della disabilità.
“Per volare non occorrono le gambe”,
scriveva. Ogni pagina del libro è ricca di
gioia, di speranza, di luce.
Penso che Vania avesse due vite: una
per gli altri, reale, vera, fatta di sacrifici e
limitazioni ed una fantastica, romantica,
tutta sua che le faceva immaginare un
mondo fatto di luce, di gioia, di bellezza
che trasmetteva poi ai suoi lettori che l’amavano proprio per questa sua capacità di
far sognare. Dipingeva col cuore i suoi
orizzonti, sempre più ampi e luminosi, per
riempire la sua esistenza di contenuti veri
e di affetti.
Vania ci ha lasciato un grande insegnamento: la vita è bella e va vissuta con
intensità sempre, in qualsiasi condizione,
purchè ci siano dignità e rispetto per se
stessi e per gli altri.
Ora Vania è in Paradiso, dove un coro di
Angeli l’aspettava per scrivere ancora
insieme pagine d’amore per Dio.
Quel Dio per il quale Vania ora è davvero la prediletta.
Lidia Pisani
vo all’altro capo della scrivania.
Per alcuni anni il rapporto con
Vania si fermò qui. Non ebbi
modo di parlarle. In seguito,
diventato collaboratore del giornale, fu lei a telefonarmi in
occasione del mio primo articolo. Poi la vidi a Lioni nella sede
del giornale e mi pareva di
conoscerla da sempre perché
l’incontro altro non era che la
continuazione di un rapporto
iniziato da tempo. Allora vidi le
stampelle e l’immancabile sigaretta. È come se non le avesse
mai avute: la sua esistenza non
ne è stata minimamente condizionata, anzi si considerava fortunata “la prediletta”. Come lei
stessa scrive “l’handicap non
mi ha mai stroncato il desiderio
di volare, anzi mi ha fatto maturare e assaporare l’indissolubilità di sogno e realtà che sfugge
alla gente sana”. Altra caratteristica, quella dell’essere donna,
ha fatto di Vania la sua imprescindibile connotazione: una donna
con la sua fragilità, la sua forza, il
suo animo, la sua visione del
mondo e della realtà. La scrittura,
l’essere donna, il piacere dello
scrivere, il suo identificarsi nella
scrittura ha fatto di Vania una
libellula capace di volare sulle sue
sfortune e sulle storture del
mondo rimanendone incontaminata.
La prosa di Vania mi porta alla
mente la poesia di Alda Merini:
l’una e l’altra raccontano il loro
essere donna, con un’affabulazione intrigante, leggera e suadente,
che mette a nudo il loro animo .
Mi piace chiudere questo mio
ricordo con una poesia della
Merini tratta da “La terra santa”:
“Corpo, ludibrio grigio/con le tue
scarlatte voglie,/fino a quando mi
imprigionerai?/Anima circonflessa/circonfusa e incapace,/anima
circoncisa,/che fai distesa nel
corpo?”. Ora che la libellula ha
spiccato il volo per lidi lontani ed
a noi sconosciuti, ci restano, per
nostro conforto, i suoi scritti e,
attraverso di essi, il suo animo,
sostanza di un’esistenza nobile
nella quale la sua essenza di
donna si è tradotta nella sua prosa
diventandone un tutt’uno, inscindibile, nobile e grondante di
amore. Di Lei ci resterà un ricordo
dolcissimo e stimolante e, continuando a scrivere per questo giornale, il suo esempio e i suoi consigli continueranno a tenerci compagnia.
Nino Lanzetta
ALTIRPINIA
Edizione Speciale
La famiglia redazionale
9
Lettera aperta
A Vania, figlia dell’Alba
sorella delle stelle
Carissima,
continua il mesto rosario di
Altirpinia. Con te, dopo
Giovanni De Matteo, Guido
Gioino, Nino Iorlano, Nino
Iuliano, Salvatore Boniello, si
è consumata un’altra posta di
calvario e di dolore. La tua
stazione di preghiera si è
completata, quella di vita
interrotta. È nel destino
umano la separazione, ma
tutti sappiamo quanto sia
lacerante.
L’ultimo grano della tua
striscia è duro come il sasso e
indugia a scivolare tra le dita
e il cuore. Tu schermata ed
inossidabile apparivi invincibile. Le creature speciali sembrano immortali. É la realtà
che puntualmente ci smentisce. È la nostra natura che,
per completare e rinnovare i
suoi cicli, ci permette una
resistenza e un tempo relativi. Ma per gli affetti e il dolore non c’è logica o filosofia
che riesca a convincere.
Hai sommato tante virtù:
docente, giornalista, scrittrice,
animatrice culturale. Tanti i
segni della tua stella. Figlia di
Alba, madre scomparsa alla
tua nascita, guizzo di luce
proprio come il suo nome.
“Amazzone” a cavallo di una
sedia, disabile da sempre, hai
detestato carrozzelle stampelle e ogni altro presidio sanitario. Per sentirti viva e sicura
hai voluto affrontare il mondo
e la quotidianità in questa
sorta di normalità perché,
come solevi definirti con
autoironia: Io la prediletta
“non ho nulla da temere”. E
noi ti abbiamo creduto.
Sempre e ovunque al centro
dell’attenzione: in famiglia, a
scuola, tra gli amici e nella
tua Lioni.
Avvocato d’ufficio, anzi
santo protettore spesso invocato al miracolo, hai vegliato
sulla formazione e sul futuro
dei tuoi allievi con attenzioni
e premure materne.
Hai costruito assieme a
Nino Iorlano, altro grano di
rosario sottratto anzitempo
alla vita, l’Associazione culturale “Altirpinia”, fiore
all’occhiello di un intero territorio, conosciuto ed amato
proprio attraverso la sua testata giornalistica, di cui sei stata
figura di spicco e direttore.
L’ultimo numero, con il tuo
fondo, è memoria recente.
Un paio di cadute e l’avanzare di un male, puntualmente
da te ignorato fino allo scherno, ti hanno costretta alle
dimissioni, che però non hai
rivelato ai lettori. Sapevi,
nella tua veggenza, che ci
sarebbe stato altro distacco.
Dal tuo Osservatorio speciale, spaziavi su cose e persone, che hanno rappresentato
tutt’insieme il tuo vissuto; a
loro hai dispensato consigli,
proposto mediazioni; con esse
hai diviso entusiasmi e preoccupazioni, e l’immancabile
fede nell’aiuto della provvidenza, spesso rivelatasi con
fattezze umane. Interventi a
pelle come voce del sangue,
quello buono per ogni trasfusione. Ecco spiegata la carica
di referente provinciale
dell’AVIS.
Tu, pronta all’ascolto e alla
parola, per la straordinaria
connaturale ricchezza d’animo, sei riuscita a contagiare
quanti ti sono stati vicini. Tu,
capace di celebrare la vita e di
farla amare da molti. Ecco
chiarito il conferimento dell’onorificenza di “Cavaliere al
merito della Repubblica”.
Telefono e scrittura ti hanno
mantenuto in contatto con il
mondo. Collante l’amore concepito e vissuto ad ampio
spettro. A materializzarlo la
forza della tua parola, un cantiere aperto alla creatività, alle
idee e ai progetti. Un mondo
dentro e fuori la realtà. Un
mondo deamicisiano, fatato,
ricco di colori fiori e profumi.
A sostenerti uno stile limpido,
capace di suggestionare e di
trascinare in una dimensione
surreale, eppure verosimile, in
cui i ricordi si sono affastellati nitidi e tali da ricostruire
per intero il piccolo mondo
antico, il microcosmo pulsante di Lioni, affidato alla protezione di San Rocco, con effetti sorprendenti agli occhi e al
cuore dei lettori.
I tuoi libri, alcuni scritti a
più mani con Nino Iorlano,
sono lacerti di
lionesità e di irpinitudine: Passato
prossimo, ovvero
“l’attraversamento di un luogo o
di un tempo
intangibili, che ci
appartengono tuttavia come noi
apparteniamo a
questa terra”; Di
che colore avrebbe avuto gli
occhi?, compendio di luoghi
mutilati, persone
scomparse,
memorie tragiche, ossia il racconto del terremoto dell’80;
Lioni nei ricordi, fotogrammi
di ciò che eravamo; Respiri di
esistenza, storie di donne e
del loro vissuto sullo sfondo
di un paese istintivo, chiuso
nei suoi valori, sordo alle
ragioni e al perdono; Io la
Prediletta, un canto d’amore
della vita che sfronda le barriere architettoniche fisiche,
morali e dello spirito.
Che dire delle straordina-
rietà e competenza con cui hai
reso Le favole di zia Vania e
nonno Nino, e le nuove favole, che corredano le biblioteche scolastiche delle scuole
primarie dell’Alta Irpinia? Un
mix di racconti tra fantasia e
poesia, tradotti in inglese e
spagnolo.
Sei stata una donna ostinata
e coraggiosa. Il tuo nome di
radice russa, proprio da eroina
di Tolstoj o Dostoevskij,
chiarisce il carattere e la forza
d’animo con cui hai saputo
rintuzzare fato e storia. Per Te
le parole resa o compassione
non sono mai esistite, e solidarietà ha significato tutto il
buono e il vero per una storia
condivisa fino all’estremo.
Rileggiamo le tue parole, che
ci confermano la straordinarietà del linguaggio che è
diventato affabulazione, parola a Te tanto cara: “A tutto c’è
un rimedio. Basta pensare. La
volontà per i diversi deve
essere sempre all’erta. L’arte
di arrangiarsi nel modo
migliore, la nostra bandiera.
(…) Le spine servono: pensate a come sarebbe piatta la
vita se dovessimo cogliere
solo rose. Una noia infinita.
Tutto sempre uguale. Invece,
ogni ostacolo che si supera è
ancora una volta un fiore che
spunta nel giardino dell’esistenza…
Io ho un giardino, è pieno
di piante. Ad ognuna ho dato
un nome ed affidato un messaggio… C’è sempre una stella a raccogliere le solitudini.
Comprensiva benevola le tramuta in speranze che io raccolgo tra i fiori del mio giar-
dino”.
Una visione da piccolo
paradiso in terra. Così Lioni e
la tua casa. E, tra fiori profumi nastri trine colori autunnali, Tu la Primadonna, la
Prediletta hai recuperato lo
spazio dell’infinito. Un passaggio sottile, etereo come il
fumo della sigaretta, stretta
nella mano come ultima compagna del viaggio.
Peppino Iuliano
Voglio ricordarTi così
Cento immagini attraversano la mia mente offuscata
dalle lacrime e dal dolore.
Immagini che spuntano come
piccoli fiori appena sbocciati
e si insinuano nel mio cuore
provato. Immagini che riguardano me e te, Vania. Mi ricordo quel pomeriggio di circa
un anno fa quando decisi di
collaborare per Altirpinia e
venni a casa tua. Ero timorosa, non ti conoscevo.
Tu mi hai accolta a braccia
aperte anche se era la prima
volta che i nostri occhi si
incrociavano. È come se mi
stessi aspettando da tempo.
Sono arrivata tardi, Vania,
oppure sono arrivata nel
momento giusto. Ti sono stata
accanto un anno e ho conosciuto una persona speciale.
Mi bastava guardarti negli
occhi per capire di cosa avevi
bisogno, abbiamo costruito
un rapporto profondo, un
legame stretto, tra noi c’è
sempre stato un filo rosso che
ci ha tenute legate. Un legame che andava oltre i rapporti
lavorativi.
Quando il mio
cellulare squillava e il tuo
nome appariva
sul
mio
display, un
sorriso si disegnava sul mio
volto. Avevi
bisogno di me.
Ed io correvo.
E ti abbracciavo, semplicemente.
E devo dire
grazie a te,
Vania, perché
hai sempre creduto in me,
nelle mie capacità, nelle mie
idee, tu che mi hai da subito
guardato con occhi pieni di
affetto, di ammirazione. Oggi
dico grazie a te perché mi hai
regalato tanto, mi hai arricchita. Ed io custodisco tutto
nel profondo del mio cuore e
lo farò per sempre.
Sei un esempio di forza, di
coraggio, di costanza, tu che
hai sempre lottato, non ti sei
mai arresa. Hai superato ostacoli che sembravano insormontabili sempre con il sorriso sulle labbra, sempre con
l’ottimismo che ha caratterizzato la tua vita.
Tu, sempre giovane tra i
giovani sei stata un pezzo di
questo paese, fai parte della
storia. E rimarrai nei cuori di
tutte quelle persone che,
come me, hanno avuto la fortuna di conoscerti.
Io di sicuro ti conoscevo da
molto poco tempo, ma mi è
bastato. Me lo faccio bastare
oggi che di tempo insieme
non ce ne potrà più essere.
Me lo faccio bastare anche se
non servirà a colmare il vuoto
che hai lasciato.
Hai smesso di lottare e di
soffrire. Hai smesso di condurre una vita che proprio
non faceva per te. Io voglio
ricordarti sorridente, Vania.
Voglio ricordare la tua voce
sincera quando mi dicevi
semplicemente “Ti voglio
bene”, voglio ricordare le tue
mani aperte, sempre pronte a
dare, voglio ricordare i tuoi
occhi profondi ed espressivi,
voglio ricordare il calore che
riuscivi a trasmettere sempre,
voglio ricordare la Vania felice e spensierata, la Vania ironica, voglio ricordare le risate
insieme, le battute e i discorsi
seri che facevamo insieme.
Mi aggrappo con tutte le
forze a questi ricordi vivi
nella mia mente cercando di
farmi una ragione della tua
assenza.
Ti porto nel cuore e so che
tu farai lo stesso con me. So
che mi mancherai, mi mancherà anche solo chiamarti
per chiederti come stai, so
che ogni minimo particolare
da oggi in poi mi mancherà,
ma so anche che l’affetto non
conosce tempo o luogo o spazio. L’affetto c’è e ci sarà
sempre.
L’affetto non scompare, non
si cancella. Io ti ho voluto
bene da subito, ti voglio bene
oggi e te ne vorrò sempre.
Giusi Rosamilia
ALTIRPINIA
Per l’amica Vania
10
Edizione Speciale
In memoriam
Ho conosciuto Vania durante gli anni Sessanta quando,
venuta a conoscenza dei miei
interessi e del fatto che fossi
Presidente diocesano dei
Comitati civici, mi invitò a
tenere una presentazione della
Populorom progressio, la
famosa enciclica sociale, promulgata da Papa Paolo VI nel
1967, che aveva suscitato non
poco scalpore. Dietro sua
insistenza, poi, feci un corso
di “cultura civica” che tenni
nei locali delle suore di Via S.
Rocco; seguì, quasi automaticamente, la frequentazione
della sua ospitale famiglia di
antica tradizione signorile: il
padre Ennio, insegnante elementare, molto appassionato
alla sua professione e non
dimentico dei suoi ardori
politici giovanili; la gentile
signora Emma, sempre sorridente e premurosa; la saggia
zia “Ata” (Immacolata
Finelli), che non aveva avuto
alcuna esitazione, bontà sua, a
prendermi subito a ben volere; la sorella Ilda, considerata
da molti, e meritoriamente,
come la ragazza più bella di
Lioni; il fratello Luigi, allora
ancora adolescente.
Per i sentimenti di amicizia
che mi legavano a Vania, mi
permetto di affermare che
diventai un assiduo visitatore
della famiglia, tanto che sono
innumerevoli i ricordi che
affiorano spesso alla mente e
che qui non mi è possibile rievocare per intero.
Vania, insegnante di materie
giuridiche ed economiche
negli Istituti tecnici commerciali, pubblicista, animatrice
culturale, con la sua straordinaria personalità (è proprio il
caso di dire non comune), era
davvero una persona speciale;
in particolare, oltre che
docente amata e rispettata,
diventava per i suoi allievi
un’amica sulla quale sapevano di poter contare, specialmente quando assumeva il
ruolo di membro interno agli
esami di maturità. Ne avevo
già avuto una prova durante
una visita che le avevo fatto
ad Anagni, dove aveva
cominciato la sua carriera
dopo essere entrata in ruolo;
in quella occasione ebbi
modo di notare come si fosse
subito ambientata e messa in
perfetta sintonia con gli studenti che trattava come se li
avesse conosciuti da vecchia
data, proprio come usava fare
con gli amici o gli alunni di
Lioni e dei paesi vicini.
Essendo un’ottima interlocutrice e conversatrice ed
imponendosi con la sua forte
individualità, sapeva ben
comunicare con chiunque, per
cui era sempre al centro dell’attenzione fra coloro che
erano soliti frequentarla.
Rendendosi sempre disponibile ad avere rapporti amicali
con il prossimo, non si pone-
va dei limiti quando le si
chiedeva un conforto o un
qualsiasi tipo di aiuto; pertanto, anche per la sua solidarietà, si faceva ammirare da
tutti. Del resto, fornendo un
particolare esempio d’amore
per la vita, riteneva – e l’ha
fatto sempre capire - che essa,
in ogni caso, è bella e degna
di essere vissuta.
Se bisogna ammettere che
la poliomielite l’aveva segnata per sempre, è anche vero
che ha vissuto la sua condizione con grande rassegnazione. È stata capace di reagire
senza mai parlare del suo
stato di disabile, forse anche
per darsi l’impressione di
essere una persona del tutto
normale, senza la costrizione
di alcun limite; a lei non
importava se era costretta ad
appoggiarsi a qualcuno durante le passeggiate che non si
privava di fare, almeno fino
alla triste esperienza del terremoto, o, successivamente, ad
aiutarsi con una sedia per spostarsi da un posto all’altro.
Aveva sempre rifiutato di sottoporsi ad un intervento chirurgico come le veniva spesso
consigliato e non aveva mai
voluto fornirsi di una sedia a
rotelle.
Vania era anche un’animatrice culturale nata, una prolifica scrittrice con una spiccata
sensibilità ed attenzione verso
il mondo femminile fino a
diventare un punto di riferimento nel panorama culturale
dell’Alta Irpinia.
Dopo essere andata in pensione una quindicina d’anni
or sono, decise di darsi anima
e corpo all’attività pubblicistica,
organizzando
la
Redazione di “Altirpinia”, un
periodico fondato e diretto da
Nino Iorlano, intorno al 1970,
le cui pubblicazioni erano
durate soltanto un biennio,
pur avendo ottenuto un certo
successo. Dato il bisogno che
se ne avvertiva non solo a
Lioni, ma anche nei paesi
viciniori, la tenacia di Nino e
l’incoraggiamento e la piena
disponibilità di Vania fecero
rilanciare la testata, destinata
a diventare l’organo ufficiale
della omonima Associazione
culturale, di cui poi Vania è
diventata Presidente. Il successo fu immediato e duraturo, in quanto il sistematico
rispetto dell’uscita periodica è
stato mantenuto anche dopo
la scomparsa di Nino Iorlano,
grazie non solo all’impegno
di Vania, ma anche di altri
assidui collaboratori, tra i
quali un ruolo speciale ha
avuto Giuseppe Iuliano,
subentrato anche come direttore per un paio d’anni. Non
senza motivo, l’ultimo numero del periodico è apparso
durante l’estate scorsa quando
Vania si trovava giacente in
un letto dopo una drammatica
caduta.
Accanto alla pubblicazione
di “Altirpinia” non poteva
mancare quella di opere
monografiche sia dei due fondatori, sia di autori vari di
tutto il territorio circostante,
per lo più collaboratori del
periodico. È proprio il caso di
citarne i titoli: N. IORLANO
– V. PALMIERI, Passato
prossimo: Scene di vita lionese, (1994); - Di che colore
avrebbe avuto gli occhi?,
(1996); - Lioni nei ricordi,
(1997); - Le favole di zia
Vania e nonno Nino, (1999;
ristampato nel 2006); - Le
nuove favole di zia
Vania e nonno
Nino, (2008). Da
notare che le favole
sono state anche
tradotte, a cura
dell’Avis, sia in
inglese che in spagnolo.
Nello
stesso
tempo Vania non
perse l’occasione
per esternare le sue
personali “confessioni” in Io, la prediletta, (1999) e
Respiri di esistenza, (2000), opere
dove spesso si
avverte la presenza
di un certo malcelato afflato lirico.
È
doveroso
aggiungere che nella felice
“collana di Altirpinia”, oltre a
quelle riportate e alle ristampe anastatiche di due monografie storiche di Lioni, ormai
introvabili se non nelle biblioteche e librerie private (GAETANO SANSONE – LEONIDA SANSONE, Cenni storici
sugli Irpini dell’Alto Ofanto:
La Città di Lioni e dintorni,
Tipografia Irpina, Lioni,
1959;
ROCCOPIETRO
COLANTUONO, Storia di
Lioni, Tipografia Irpina,
Lioni, 1972), sono apparse
più di trenta opere, di cui ci si
limita a citare solo gli autori:
Domenico Cambria, Maria
Matilde Cassano, Giovanni
De Matteo, Massimiliano
Finamore, Nicola Garofalo,
Giuseppe Iuliano, Nino
Lanzetta, Filomena Marino,
Pasquale Nesta, Carmine
Palatucci, Vincenzo Perrone,
Antonella Prudente, Pietro
Rizzo, Melina Talovic, Nicola
Trunfio.
Per i suoi meriti culturali e
per l’impegno mostrato nelle
attività sociali (tra le altre
cose, era stata anche
Presidente della sezione
dell’Avis di Lioni) nel 2000
fu nominata Cavaliere al
merito della Repubblica.
Dopo il precipitare delle sue
condizioni di salute Ilda e
Luigi le sono stati vicino fino
alla fine affinché non si fosse
mai sentita sola. Soprattutto
per loro, infatti, Vania era pur
sempre “la prediletta”.
Gennaro Passaro
A VANIA PALMIERI
Con Vania Palmieri se n’è
andata una voce autorevole
del giornalismo irpino o,
meglio, un’amica che stimolava di certo la benevolenza e
il massimo rispetto. La sua
scrittura, sincera, coinvolgente e chiara, parlava al cuore e
alla mente di tutti.
Era in contatto con i miei
zii e con i miei cugini Del
Giudice e Giova, trasferitisi
da Nusco a Lioni, e questo la
rendeva a me ancor più familiare.
Nel toccante libro: Di che
difficoltà e le suggestioni di
una terra amara e forte, portata sul baratro del degrado da
ignobili interessi.
Leggevo i suoi articoli con
molta attenzione, ripensando
che la sua penna aveva assunto una duplice funzione: quella di smascherare le ingiustizie e il malaffare e l’altra di
fare i conti con gli orientamenti letterari attuali, riportando il linguaggio al necessario impegno e respingendo
l’idea del giornalismo come
distrazione e lusinga.
colore avrebbero avuto gli
occhi?, Vania Palmieri e Nino
Iorlano descrissero lo scenario di disperazione e di morte
per il terremoto del 23
novembre 1980, ore 19,35.
Vania Palmieri raccontava
quella enorme tragedia con
sintassi denudata di eloquenza, senza impassibilità flaubertiana, interrogandosi sul
destino umano.
Dotata d’intelligenza fuor
del comune, adoperava la
penna per rapportarsi con le
strutture sociali e politiche,
per compartecipare - spesso
agitatamente - ai problemi del
mondo attuale, per estirpare
la pianta dell’inettitudine e
dell’egoismo, rivendicando,
con spiccata onestà e consapevolezza critica, il progresso
culturale, a cui ha dato un
grande contributo di idee.
Camminava con i tempi,
pur avendo difficoltà motorie;
ma le sue forze suasive spronavano, in continuazione,
conoscenti, intellettuali e operatori sociali e culturali a continuare la battaglia per il
miglioramento umano e civile, che è stato il suo amore e
il suo supremo ideale.
Aveva assunto la responsabilità della direzione di
Altirpinia, dopo la scomparsa
di Nino Iorlano e le dimissioni di Giuseppe Iuliano, per
valorizzare uomini e cose, per
vivere nel proprio animo le
Nella molteplicità delle
tematiche affrontate, si avvertivano punte acuminate e un
equilibrato rapporto con la
realtà d’origine, senza mai
cadere in una difesa assoluta,
né in una critica aprioristica
di essa.
La fedeltà alle radici e agli
affetti fondamentali le ispirò
poetiche parole, soprattutto in
morte della madre, che vanno
meditate o mandate a memoria al pari dell’Infinito leopardiano e del Meriggiare pallido e assorto montaliano.
Vania Palmieri aveva una
fermezza di fede, che le consentiva di ammettere una
realtà metafisica, e aveva una
profonda dignità umana, che
le faceva sentire il dovere
come un apostolato, abbracciato con dedizione e gioia.
Se ne è andata con i grandi
occhi illuminati dal pensiero
di rendersi non assente, ma
invisibile a noi, in un luogo
sereno e felice.
Ho preso la penna non solo
per dire che mi inchino commosso al ricordo di una scrittrice piena di iniziative, autorevole e particolarmente stimata, ma per raccomandare
alla memoria delle generazioni avvenire il nome di Vania
Palmieri, che è stata lustro del
luogo natio e vanto del periodico Altirpinia.
Vincenzo Napolillo
ALTIRPINIA
11
Edizione Speciale
Per tutti eri Vania e non
la prof.ssa Palmieri
Cara Vania,
ho voluto assumere io l’iniziativa di esprimere
queste poche parole di saluto, io che sono forse l’unico fraterno amico , coetaneo, rimasto qui a Lioni a
te più vicino, per ricordarti non solo quale grande
protagonista di Direttrice del giornale “Alta Irpinia”
fondato insieme ad un altro grande lionese “Nino
Iorlano” che ora ti sta aspettando certamente alle
soglie del Paradiso, ma anche perché, molti non lo
ricordano come lo ricordiamo noi coetanei, perché
dicevo, sei stata l’antesignana della Rivoluzione –
evoluzione sociale, prima di quella del 1968, che
segnò la svolta in tutta Italia e che ora fa parte dei
libri di storia. Quale rivoluzione, allora? Tu sei stata
la prima di un’intera generazione a sfidare i pregiudizi ed i tabù di un’epoca chiusa, ermetica che considerava vietati ai giovani ed in special modo alle
donne, taluni comportamenti come ad esempio
fumare in mezzo la strada o nei bar. Tu fosti la prima
ragazza a fumare in mezzo la strada ed anche nel
famoso Bar Vittoria dell’allora zia Rosinella
Pallante, al corso, sfidando i pregiudizi e le restrizioni dei nostri genitori. Mi ricordo che un giorno eravamo tutti seduti vicino a te ad alcuni tavoli del bar
Vittoria: Celestina Iacoviello, Elena Mainolfi,
Giustina Nittoli, Totonno Gioino e tanti altri, alla
vista del dott. D’Urso insieme ad altri uomini di cultura e di rispetto della Lioni di un tempo, solo tu
rimanesti con la sigaretta accesa in mano, mentre
noi tutti ci nascondevamo.
“Guagliò, che fai?” disse il Dott. D’Urso.
“Non vedi, sto fumando!” rispondesti.
“Sfacciata” fu la conclusione, ma quello fu il
momento della liberazione dalla soggezione che
caratterizzava la nostra vita. “Brava!, hai fatto
bene!”, furono le parole di tutti noi e da allora
cominciammo a sentirci più liberi sempre nel rispetto delle regole familiari e sociali. Erano gli anni
1960 / 70 e tutti eravamo già laureati, tutti prendevamo già lo stipendio. Abbiamo viaggiato insieme per
quasi 15 anni, prima verso Montella, quando io insegnavo al Liceo e tu all’Istituto Professionale e poi
entrambi all’I.T.C. di S.Angelo dei Lombardi subito
dopo il terribile terremoto del 1980, che sconvolse
tutto il paese. Ogni mattina in macchina quante considerazioni, quanti progetti per gli alunni.
Per tutti tu eri Vania e non la prof.ssa Palmieri.
Tutti ti volevano bene non solo per essere stata
un’ottima insegnante, non solo per aver dato sostegno morale e psicologico ai giovani allievi, ma
anche aiuto materiale, perché appena venivi a conoscenza che qualche alunno o alunna era in difficoltà
economica, subito ti prodigavi ad organizzare con
altri colleghi una raccolta di fondi per l’acquisto di
tutto il necessario, che tu distribuivi con avvedutezza e discrezione in occasione delle varie festività,
per evitare ogni sorta di disagio e di imbarazzo.
Com’è bello e come è significativo quando oggi
incontri nei paesi limitrofi alunni che si fermano a
salutarti: “e la prof.ssa Vania che fa?”
Mi sentivo gratificato del ricordo che tutti serbavano per te. Poi ti sei dedicata al giornale con i tuoi
meravigliosi articoli su tutte le problematiche antiche e moderne: dalla befana, al carnevale, alla primavera, alle tradizioni più significative del passato.
Con le tue favole di “Nonna Vania e Nonno
Nino”sei entrata in tutte le case dei lionesi che vivono sparsi per il mondo, a cui hai dato quel sospiro di
sollievo, facendoli riportare con la mente agli antenati, alle vie del paese ove hanno lasciato certo qualche immagine infantile. Tu sei stata una donna brillante, intelligente, attiva, fulgido esempio di virtù e
di operosità per i tuoi familiari e per i tuoi nipoti, ai
quali hai saputo trasmettere quei valori e quei principi di cui tu sei stata una fiera interprete.
Tu rimarrai sempre nei nostri cuori.
Con te se ne va una parte di noi, in noi, però,
rimarrà una gran parte di te, per cui è stato facile
volerti bene, sarà impossibile dimenticarti.
Augusto Verderosa
rina, amava sapere come la ricordassi, non tanto
forse per conoscerla meglio, quanto per farla rivivere parlando di lei: l’adorava.
Ma, da ragazzo, ero stato anche compagno di giochi di suo padre Ennio, e tutto questo credo ponesse
il nostro rapporto su un piano diverso da quello della
semplice amicizia, oltretutto corroborato da un afflato quasi paterno da parte mia, molto in là con gli
anni, quasi filiale da parte sua molto più giovane.
Più che della stimatissima professoressa, ancora di
recente visitata e festeggiata da ex allievi ormai
padri di famiglia; più che della giornalista, che intesse tramite Altirpinia una proficua benemerita corrispondenza con detenuti in via di ravvedimento,
venuti poi a Lioni, riconoscenti, per ringraziarla; più
che della direttrice, animatrice di un giornale, vorrei
parlare della Vania scrittrice, autrice, insieme con il
compianto Nino, di deliziose fiabe, ma specialmente
del romanzo “Io la prediletta”.
È un’autobiografia, un’opera toccante; il lavoro di
una creatura sofferente, ma fortemente combattiva,
provata ma non piegata da una grave poliomielite
lunga quanto una vita. È un testo di narrativa, ma
con valenza altamente pedagogica, che andrebbe
consigliato come lettura ai giovani della scuola
media, inferiore e superiore.
L’handicap può essere combattuto e vinto: è il
messaggio più bello che Vania ha lasciato a tutti e
specialmente ai giovani.
Pasquale Nesta
RICORDO
DI VANIA
Mi reca dolore accingermi a parlare di Vania, dell’amica Vania. Correva tra noi un rapporto intessuto
di stima e affetto. La sorte non è stata generosa con
Lei. Piccolissima perse la madre, Alba. Da me, che
l’avevo conosciuta e che avevo qualche volta frequentato la sua casa quando era giovanissima signo-
ALTIRPINIA
12
Edizione Speciale
Un mondo naturale visibile a pochi
Se ne va con l’estate, Vania, con l’ultimo
sole, come per non vedere la stagione triste, la
bruma di ozono sui campi seminati, il gelo
dell’anno che muore.
Con la Grande Madre, s’addormenta nel
silenzio, per rifiorire altrove, dove una dimensione differente le regalerà eternamente la
luce. È questo che ho pensato appena avuta la
notizia della sua scomparsa. La mente è corsa
istantanea alle sue favole, ai cieli luminosi di
sole, ai prati trapunti di margherite, agli uccelli
cinguettanti, ai colombi innamorati.
È così che ho conosciuto Vania, attraverso le
sue favole e oggi, per ricordarla riprendo tra le
mani il bel libro dalla copertina verde speranza, verde Irpinia. Ognuno, a ragione, la commemorerà come grande giornalista, scrittrice,
insegnante, io voglio ricordare di lei ciò che
ho avvertito attraverso la lettura più semplice,
genuina, sincera.
E forse è ciò che questa donna straordinaria
ha sempre portato dentro, una
grande luce, una voglia di vivere e far vivere, un desiderio di
un mondo non incantato ma
naturale. Questo messaggio
emerge dai suoi racconti e, inevitabilmente, scorrendo le
righe, le lacrime si intrecciano a
quelle di Pinuccia che piange la
madre volata nel cielo.
Vania sapeva osservare i voli
degli uccelli, gli occhi loquaci
di un cane vagabondo, i sentimenti nascosti dietro i cenci di
un barbone.
Questi moti dell’anima, semplici e immediati, traduceva in
novella, non per stupire, solo
semplicemente per rivelarli ad
occhi disattenti o ciechi, ad
orecchi sordi. Solo chi è dotato
di straordinaria semplicità e
sensibilità può ancora scrivere
di animaletti parlanti, dei colori
dei fiori, dell’azzurro del cielo.
E queste non sono favole, sono
realtà presenti costantemente
sotto gli occhi dell’uomo
moderno, frettoloso e insensibile. Ora la sua
dipartita ci rattrista perchè sappiamo che mancherà alla comunità un valido elemento, perchè mancherà ai nostri affetti, ma più ancora
perchè la nostra conoscenza ci autorizza a pensare che mai più Vania tornerà a godere il cinguettio degli uccelli o lo scrosciare allegro dell’acqua di una cascata. Per chi come me, e
come lei, ama queste bellezze, costituisce un
gran dolore perderne la visione.
A confortarci resta un’intuizione che si
affaccia alla soglia dei sentimenti, una verità
opinabile vagheggiata in ogni credo: non
saranno solo i nostri geni a sopravvivere ma
resterà di noi quell’energia vitale che, in un
ulteriore cambiamento di stadio, si avvicinerà
sempre più all’origine per congiungersi definitivamente all’eterno.
Franca Molinaro
Se Lei ride, io piango
La mente costruisce spiegazioni che non dovrei contestare.
Taci, le dico. Per un attimo cancella la scienza, la ragione, la
medicina. Lasciami il pensiero, il sogno, il risveglio in una vita
diversa. Se riuscissi a prendere quell'immagine, se le mie
gambe riuscissero a dare quella spinta che mi serve, mi slegherei da questo corpo. Nell'indifferenza del mondo non mi sento
abbandonata. Rinchiusa o buttata in una prigione, l'anima mia
richiede liberazione, voli senza confini. Mi basterebbe prendere
l'idea per farne carne, per diventare una donna nuova, evanescente, quasi senza pelle, eppur pregnante di vita e di passioni.
Non devo affannarmi a cercarla. Mi basta rimanere in silenzio.
Posso captare la sua vita posando la mano sul petto. Questo
battito, che incessante mi tiene legata alla terra, mi dice che
quella ragazza esiste. Lei vive in simbiosi con la mia anima,
diventa, ogni giorno, mistura balsamica di nuove energie. E la mia compagna
silenziosa. Mi parla del presente, non ha paura del futuro. Si riversa nell'inchiostro fluido, cullandomi nei momenti di pura fantasia. Quella ragazza esiste: è
Vania, sono io la compagna di me stessa.lo e lei,il buio e la luce, coabitiamo
nello stesso corpo, nello stesso tempio labirintico dove non esiste alcuna via d'uscita. Diverse in tutto. Dormiamo, mangiamo, parliamo, ridiamo, piangiamo,
litighiamo. Facciamo ogni cosa contrastandoci nelle passioni della vita. Così, se
lei ride, io piango. Se io piango, lei ride. Ci facciamo la guerra e ci perdoniamo,
in questa incessante lotta per rimanere vive ed ancorate all'illusione. Antidoto
per non pensare quanta sofferenza ci resti da vivere. Signore, quando ho compreso il significato della tua devozione ho chinato il capo, dimenticando la rabbia, cancellando la paura. Mi sono lasciata invadere da questo immenso dono
che mi avevi riservato. La fede considera questo mondo un passaggio. Non lo
metto in dubbio. Eppure, quando arriva il tramonto, quando le luci si accendono,
forzate, in questa stanza. Quando il sole cancella l'arcobaleno impresso sui muri,
rimane la carrozzella e chi vi è seduta sopra. Quella sono io? Mi chiedo, posando gli occhi solo un secondo sullo specchio. La risposta non tarda ad arrivare.
Come ritraggo lo sguardo, lanciate da archi invisibili, non una ma mille frecce
avvelenate si conficcano nelle membra. Tagliano le forze, la passione. Il cuore
Parlami ancora…
Dimmi, Vania, com’è stata
l’ora del trapasso. Parlami di
quest’ultimo tuo viaggio.
Interplanetare, fuori dal
tempo, sospeso tra terra e
cielo. Com’è questo nuovo
mondo dove l’alba non precipita mai nel crepuscolo, dove
non c’è il mare e dove non
c’è più morte. Com’è il volto
del Creatore. Qual è il timbro
della sua voce. Cos’è l’amore
terra”? Cos’è la beatitudine.
Si può descrivere l’ineffabile? Se potessi inviare una
missiva all’Altissimo, tramite
quella colomba di pace che
apparve dopo il diluvio, Gli
parlerei dei tuoi slanci verso
l’altro. Gli direi di quella
volta che mi invitasti ad
indossare un tuo soprabito
per un’occasione importante.
Gli direi che hai dato voce
in questa nuova dimensione,
dilatata, ma pur sempre
umana, che si chiama eternità. Parlami del tuo primo
nuovo incontro con la persona amata. Esistono gli
abbracci e i sorrisi, le lacrime
di gioia, la musica e la poesia, il profumo del pane appena sfornato e i colori delle
stagioni? Non riesco ad
immaginare un universo che
non sia in qualche modo
anche terra. Ricordi la promessa del Nazareno: “Beati i
miti che erediteranno la
alle ultime, alle donne violentate, obbligate al silenzio.
“Respiri di esistenza” da una
terra di macerie che caddero
anche su di te. Gli direi che a
mia figlia, mentre si addormentava, ho letto le tue favole. E infine del tuo handicap.
Ne hai fatto un fregio di virtù.
Uno sgabello per poter afferrare da una diversa altezza la
vita. Con più vigore e con la
libertà dei figli di Dio che ti
ha fatto profetare “Io, la prediletta”.
Filomena Marino
martoriato si gonfia, soffre e si
rivolta contro la mente. La rabbia
esplode senza limiti. E allora che
appare la perdizione di avere le
gambe rivestite di cemento. In
quei momenti neanche la luna esce
più a fare compagnia alle stelle,
gli unici occhi che scrutano nel
mio mondo sommerso e nel rifugio che la vita mi ha costruito.
Tutto è pieno e vuoto allo stesso
tempo. Nessuna aspirazione, bramosia, ricerca, niente di tutto questo. Si materializza l'inferno, la
mia oscura prigione. In quei
momenti vorrei riuscire a non
respirare. Vorrei liberare la vita,
farla evadere velocemente dalla
prigione. Vita che morde pensieri
e volontà, che sopprime illusioni,
che abbatte la speranza come un albero senza radici. Non posso essere la donna
che un uomo desidera, quella che si ama più di ogni altra cosa al mondo. Non
posso essere l'amante, quella che si stringe con vigore in una notte di passione.
Non posso essere la fidanzata, quella che si bacia sotto il portone di casa, quella
che sale le scale col cuore in gola. Non posso e non lo sarò mai, anche se non
sono io ad aver scelto di nascere e di vivere in questo corpo immobile. Ma se voi
guardaste oltre le limitazione di questo corpo, se guardaste con lo sguardo di chi
trapassa le membra alla ricerca dell'ideale di donna da amare, dello spirito puro
e assoluto, della piccola rosa di campo che fa capolino tra l'erba alta, sono certa
che mi vedreste veramente. Vedreste quali sciarade multicolori sprigiona la mia
fantasia, il piccolo diamante incastonato nella pietra più nera e che illumina la
caverna come una torcia che mai si spegne. Allora qualsiasi altro sentimento chinerebbe il capo di fronte al bene immenso che si libera dall'anima mia. Vedreste
me: Vania, la ragazza, la prediletta. Che sciocchi, avete perso troppo tempo. La
vita è una lancetta di spugna. Quando finisce, cancella il male. La morte mi ha
ridato le gambe. Ora danzo tra quelle nuvole calde, affondando i piedi nell'infinito. Lasciatemi vivere per sempre in questo paradiso.
Emanuela Sica
ALTIRPINIA
13
Edizione Speciale
Vania Palmieri
e la cultura femminile in Irpinia
Quanto sto per scrivere è frutto primario di un atto di gratitudine, di gratitudine di uomo amante della cultura
nei confronti di una donna, che ha
amato la cultura della propria terra con
la visceralità dovuta da ogni buon
figlio nei confronti della propria
Madre.
Vania Palmieri l’ho incontrata
pochissime volte, ma ho ascoltato la
sua voce forte e decisa molto spesso. I
nostri erano soprattutto contatti telefonici, che si amplificavano in occasioni
particolari, quando i nostri interessi
culturali, complice Peppino Iuliano, si
intrecciavano.
In una prima occasione, avevo fruito
delle ricerche umane e intellettuali di
Vania in occasione di una mia indagine su Rosetta Rafaniello, una figura di
donna di grande energia umana, che
mi aveva appassionato e convinto. Si
tratta di una donna, che capeggiò una
jacquerie contro il comune di Lioni
durante la seconda guerra mondiale,
un primo esempio di ribellione dal
basso dalle angherie oppressive del
fascismo e del suo regime ottuso e
inumano.
Vania Palmieri, con i suoi studi, la
sua umanità, era divenuta, infatti,
memoria storica del destino delle
donne d’Irpinia ed in particolare della
sua Lioni.
D’altra parte, i suoi libri, che parlano di donne forti, o di donne sconfitte
dalla vita, violentate e abbandonate,
sono uno spaccato della nostra storia,
che Vania Palmieri ha avuto il merito
di riscattare e far conoscere.
Oggi, purtroppo in ritardo, Le dobbiamo riconoscere i meriti propri della
pioniera, che speriamo abbia degni e
degne eredi.
Ho intercettato nuovamente le sue
passioni più di recente, nel preparare il
secondo volume della “Storia della
poesia irpina del Novecento”, imbattendomi in un poeta autodidatta, che
Vania Pamieri aveva avuto il merito
ancora una volta di scoprire.
Il poeta è Erberto Nazianzeno, poeta
- minatore, che, per i tipi di Altirpinia,
nel 2004, con presentazione di Vania
Palmieri, e per volontà della sorella
Rosa, ha pubblicato la plaquette « Il
Cammino », che è una summa della
sua biografia umana ed intellettuale.
Vania Palmieri ebbe l’intuito di farmelo conoscere, e mi fece dono graditissimo.
Ci accomunava anche allora l’idea
di una cultura popolare, che potesse
parlare alla cultura alta. Anzi, ci accomunava l’idea che non ci sia differenza tra le due o tre culture, e che tutte
hanno uguale dignità e forza, almeno
dinanzi ai cuori e alle menti degli
uomini, che sanno ascoltare gli altri.
E come non ricordare le favole scritte insieme all’amico di una vita, Nino
Jorlano, che ho usato, come tantissimi
papà, per addormentare la mia bambina? Queste favole mi hanno ricordato
le ricerche di Italo Calvino, che aveva
tra l’altro proprio valorizzato un racconto originario di Lioni nelle sue
indagini appunto sulle favole italiane.
E come non ricordare, da ultimo,
l’impegno di Vania come direttrice di
« Altirpinia », una testata gloriosa che
volle far sopravvivere, insieme a
Peppino Iuliano e tanti altri intellettuali d’Irpinia?
Al di là dei meriti intellettuali, tuttavia, qui vorrei rievocare per concludere la forza umana di Vania, che sapeva
non darsi mai per vinta. Ho sempre
ammirato quel carattere indomito,
quello sguardo da leonessa, la fierezza, la forza morale, il desiderio di
ricercare e di capire.
La redazione era la sua vita, come
quel giornale e quei libri.
Nostro dovere - lo dico con chiarezza - è continuare quella battaglia intellettuale e umana: e credo che questo
auspicio troverà animi generosi pronti
a continuare un progetto, che fa parte
delle nostre utopie quotidiane.
Paolo Saggese
“ D a l l a p e l l e a l c u o r e …”
La storia di una famiglia è complessa. Da un piccolo nucleo di due cuori
scaturiscono storie nelle storie.
Nascono figli… crescono, vanno a
scuola, s’innamorano…
Nascono nuove famiglie, ed i figli
nascono, crescono, s’innamorano…
Le storie delle famiglie, in fondo, si
rassomigliano sempre un po’! Ciò che
c’è di diverso in esse, sono i sentimenti, come ognuno dei componenti vive
le emozioni.
La vita snocciola un susseguirsi
d’accadimenti belli o brutti, un
incedere di gioie o dispiaceri,
ma il tempo e la mente hanno
una dote ineguagliabile: insieme leniscono i dolori e rinvigoriscono i ricordi lieti, cancellano i sentimenti inutili e tengono
vivi quelli cari.
La storia di una famiglia è un
romanzo, e qualcuno ha scritto
che non c’è nulla di più incredibile della realtà! E accade nella
vita ciò che Venditti canta in
una delle sue più belle poesie:
”…il sesso fa partire, l’amore
fa tornare…”. Per chi anima i
propri ricordi importanti, nessuna distanza fisica o di tempo
sortisce effetto, e basta un
suono, un profumo od una
frase, per riportare tutto vicino,
tutto presente!
C’erano una volta due famiglie,
all’apparenza molto diverse.
Tre figli l’una, tre figli l’altra,
che sono cresciuti, si sono innamorati… Una delle due famiglie ha lasciato il paese, ma le
madri avevano legato stretto tra
loro, un filo d’amicizia ed
affetto per regalarlo a chi
sarebbe restato.
Nello svolgere della vita, ogni figlio
ha preso la sua strada, le madri sono
andate silenziosamente via, ma, con
meraviglia, il filo è sempre lì, zeppo di
nodi stretti, che portano commozione,
sorrisi o fragranti risate…
Ai figli spetta il dovere naturale di
continuare a nutrirlo con amore, perché questo dono inaspettato non vada
perso!
Cara Vania,
quando sono tornata, mancavo da
trenta anni da Lioni. Ci siamo guardate, sedute alla tua scrivania, l’una di
fronte all’altra, studiandoci attente,
mentre i ricordi ci sommergevano. E
annunciati da sorrisi complici sono
tornate le scorribande in macchina
per le strade del paese, i tuoi arrivi a
Napoli, quando frequentavi l’università e ti fermavi nella mia casa. Gli
scherzi, le risate, di un’estate insieme
a Salerno, il mio affetto e la venerazione che provavo nei tuoi riguardi, da
ragazzina. Ti ricordavo imponente,
forte e piena di vita - così come nella
foto il giorno della tua laurea - e gli
anni non ti avevano cambiato. Forse è
stato un po’ più difficile per te ritrovarmi donna, ma mi hai dato fiducia e
mi hai voluta vicino nella collaborazione al giornale, del quale mi sono
perdutamente innamorata! Sotto la
tua guida ho potuto esprimere i miei
pensieri, esternare i sentimenti, e proprio a queste pagine affido il compito
di salutarti.
Arrivederci Grande Donna, nel frattempo un’immagine rassicurante mi
conforta: ti vedo ancora al telefono
con una sigaretta tra le labbra, perché
proprio non riesco ad accettare che
qualcosa abbia potuto fermarti!
Con affetto
Milena Soriano
ALTIRPINIA
14
Edizione Speciale
Senza più catene
Cara, dolce Vania, ora
che leggera e senza più
catene sei volata in cielo,
ora che più niente e nessuno ti può ostacolare, ti
voglio ricordare così; eri
un punto di riferimento,
una presenza fissa, non
c’era bisogno di chiederti aiuto, per qualsiasi
opera buona tu eri sempre pronta, scrutavi nell’imperscrutabile, leggendo nel cuore e negli
occhi delle persone,
andando a rompere quel
velo di ipocrisia della
società dei “bempensanti”, infrangendo a volte
anche le regole più rigide, lottando con la forza
del cuore, con la tua
volontà di ferro e la tua
testardaggine che ti contraddistingueva.
“Io, la prediletta”
recitava così un tuo scrit-
to, in cui tu raccoglievi, in maniera
spontanea, i pensieri più intimi, le emozioni più recondite, senza aver paura di
mettere in piazza cose che forse gli altri
non avrebbero mai avuto il coraggio di
dire. Ci hai sempre spronato a fare, a
dire, a lottare contro tutto e tutti se ritenevi di essere nel giusto, se qualcuno
aveva subito un torto, se tu stessa avevi
subito un torto e non ti fermavi di fronte
a niente. Grazie Vania per tutto quello
che hai fatto, ci mancherai tanto e
soprattutto mancherà la tua voglia di
andare avanti, comunque e sempre, a
dispetto della vita che ti teneva inchiodata a un destino crudele che non aveva
tenuto presente di dover fare i conti con
te. Ora sei libera, e non aver paura perché sarai di nuovo con il tuo amato
Nino, con tutti quelli che ti hanno preceduto solo di poco, con la tua famiglia di
cui ci raccontavi le storie sul giornale
che tu hai creato e che continuerà ad
essere permeato del tuo spirito e del tuo
entusiasmo. Sarai sempre con noi, e noi
tutti non ti dimenticheremo mai.
Gilda Rizzi
IL MIO RICORDO DI VANIA…
Vania, sempre con noi
Sapevo che non stava bene e nella sede del giornale mi dissero che non sarebbe più scesa giù.
Non volli approfondire, né essere indiscreto. Stavo piuttosto tranquillo, perché mi avevano assicurato che, nonostante gli impedimenti, per lei un po’ continui, avrebbe ancora continuato la sua preziosa e direi insostituibile direzione di
“Altirpinia”.
Ma ecco la brutta notizia: i collaboratori dell’Ufficio per le Comunicazioni
Sociali della curia, mi informano della triste dipartita di Vania, con le conseguenze circa la pubblicazione del giornale. Difatti, dopo il venir meno del fondatore
storico, il carissimo Nino Iorlano, Vania continuava bene la pubblicazione, come
anche lei stessa, in un precedente colloquio, mi aveva assicurato.
Ed è quanto i vari oratori, dopo il funerale, hanno confermato, edotti dall’esperienza e dalla conoscenza più approfondita di Vania: docente, studiosa, animatrice, narratrice, giornalista, direttore e dedita alle opere di bene.
La leggevo sempre con interesse negli editoriali del giornale, nel colloquio
con i lettori, nel raccontare le sue fiabe, nei suoi interventi politico – sociali,
nella sua disponibilità cristiana.
Intanto, quando
il Datore della vita
dice basta e, certamente, per chi
crede, al fine di
una collocazione
migliore nell’eternità, bisogna dire
“fiat”.
Grati alla carissima Vania per la
sua testimonianza
di dedizione al
bene
comune.
Siamo sicuri che
continua ancora
dall’alto la sua
assistenza
per
quanti l’hanno
conosciuta e amata e per la continuazione del giornale a servizio delle comunità
altirpine con l’annunzio della verità, la conservazione delle tradizioni, la trasmissione dei valori, il buonumore e l’avvenire dei giovani.
Vania, cosa vuoi che si dica di te, ora? In che termini vuoi che si parli di
Vania Palmieri?
La prof. la giornalista, la creativa, la poetessa, la zia, la donna.
Vania è vera, più di ogni altra. Ha saputo fare della sua diversità fisica, la sua
unicità.
Ha condiviso pochi passi del cammino della vita insieme a me, ma li ha resi
unici, veri, a sua immagine.
Vania è unica nel saper urlare e “dare i numeri”. È unica nel saper fare uso
delle parole in maniera forbita e stravagante.
Vania è unica nel riuscire a fermarsi lì davanti alle cose e ai pensieri, dinanzi a cui altri non sembrano neppure rallentare. È unica nel suo saper donare,
anche a chi non chiede, perchè il tempo della domanda è un tempo perso.
Vania è capace di riempire una pagina vuota, una giornata o un brevissimo
istante di un caffè fumante di una tazzina affiancata dalla sigaretta accesa, condivisione all’unisono di un piatto che non avrebbe ragion d’esistere: solo il caffè
o solo la sigaretta, no! Bruciare così un istante della vita in compagnia, aiuta a
buttare via ogni pensiero.
Vania è la cuoca pasticciona, con le sue mitiche “POLPETTE DI TONNO”.
Chi conosce Vania e non ha fatto e gustato le
polpette di tonno?
“.... fate attenzione, dopo aver lavorato il
tonno sminuzzato con formaggio, uova e
pane, bisogna fare bene le polpette, fate rotolare bene l’impasto tra le mani. Devono essere tonde!” – ancora urli, anche ai tuoi alunni
le insegni.
Il trucco delle polpette di tonno è la lavorazione.
Vania, come la sua LUNA, personaggio della
favola, abituata a vivere in uno spazio circoscritto, ora può correre sui prati, arrampicarsi
sugli alberi, nascondersi nell’erba, rincorrere........
Lei che ha saputo vivere le assurdità della
vita, sorridere e piangere, come sanno piangere gli animali, ha ripiegato le pagine del suo
giornale, e una mattina, proprio come la gattina Luna, è andata, portando con sè
le gioie e le tristezze della vita, lasciando a tutti il suo dolce, morbido, bellissimo ricordo. Il ricordo di Vania è il profumo della sua essenza ancora tra noi. Sei
stata e sei con noi!
Antonella Prudente
Pasquale Rosamilia
ALTIRPINIA
15
Edizione Speciale
Rimpiango con struggente tristezza
la perdita dell'amica Vania, presenza
culturale attenta, aperta. Un abbraccio
Pietro Calabrese
Noi piangiamo l'amica, la consolatrice nei momenti
di dolore, l'aiuto comprensivo nelle difficoltà .
Lioni rimpiange la perdita della sua figlia più
rappresentativa della sua storia cittadina.
Sorelle Riccio
A nome della comunità scolastica
Vanvitelli e del mio personale
Con il cuore pieno di dolore vi sono vicina e
esprimo profonda partecipazione e
piango con voi per la perdita della mia cara amica.
dolore per la scomparsa della cara
Un abbraccio con tanto affetto
Ada Chieffi
Vania; donna con straordinaria
sensibilità , testimone mai dolente
della diversabilità vissuta sempre
La perdita di una persona cara è sempre un
come ricchezza, voce libera e forte
pezzetto della nostra storia che viene a mancare.
della stampa Irpina; riferimento per
Ciò che conforta è tutto il bene che zia Vania ci ha
generazioni di studenti; operatrice
lasciato.
culturale instancabile la cui presenza
Vi siamo vicini con affetto Rosa, Ida e famiglia
e attività mancheranno a Lioni e
all'Irpinia.
Il ricordo di Vania sarà sempre nel nostro cuore.
Dirigente scolastico Vanvitelli
Ivana Picariello; Gianni Festa
prof. Vincenzo Lucido
e gli amici del Corriere dell'Irpinia
Non trovo le parole per esprimere a
Ho appreso con sgomento della morte della nostra
tutti voi in famiglia il profondo dolore
Vania. Pur essendo a conoscenza delle gravi
e il senso di solitudine che provo per
condizioni di salute in cui versava,
la dipartita della nostra cara Vania
scomparsa mi ha profondamente colpito. Dopo la
Ninetta Salerno e famiglia
la Sua
perdita del compianto Nino, un' altra figura del
panorama culturale irpino ci lascia. Confido che
Io la Prediletta
conclusione
In questi ultimi tempi sono stati scritti fiumi di parole sugli
handicappati. Dalle righe è venuto fuori di tutto, compresa
un'affettuosa comprensione per coloro che vivono un'esistenza
sofferta e senza speranza. lo, come ho già detto, non mi sono
mai sentita diversa. Forse perché mi sono impossessata, anche
se faticosamente, degli spazi riservati alla gente sana. Ho preteso ed ottenuto, donando e ricevendo amore e serenità. Ancora
oggi cerco di aggiungere pezzetti di umanità alla mia vita. La
gioia di vivere e di amare non mi abbandona. Essa è il raggio di
sole che mi illumina, e che penetra nel cuore di chi mi vive
accanto. Quando resto sola con me stessa mi rifugio in ricordi e
bilanci. Mi sento felice perché sono riuscita, col sentimento, ad
uccidere i complessi che avrebbero potuto danneggiare la mia
esistenza. Ho dato un senso anche all'handicap, sfoderando una
grande forza interiore che mi ha spalancato la porta della coerenza, spazzando via pochezze e frustrazioni pericolose. Per
questo motivo quasi tutte le mie giornate sono piene di luce. In
quelle invernali il riposo della natura mi spinge a riflettere,
costruire, ascoltarmi e caricarmi di quella energia che è il preludio alla gioia, alla serenità, alla comprensione, all'amore, per
la vita. Vita che deve andare al di là di ogni cosa. Anche e
soprattutto al di là di un insignificante e superabilissimo handicap. La bellezza interiore non conosce tramonti, è sempre
un'alba radiosa, pronta ad addolcire l'esistenza di chi ci passa
accanto. Questo è per me vivere da "prediletta".
pp..139-40.
Altirpinia possa continuare a far sentire la sua voce,
anche per onorare la Loro memoria.
Cordialità
Antonio Magnotta
ALTIRPINIA
Edizione Speciale
Ciao, Vania!
16