Studio agronomico relazione - Comune di Villanuova sul Clisi

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Studio agronomico relazione - Comune di Villanuova sul Clisi
Comune di Villanuova sul Clisi
Studio Territoriale-Agronomico
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Dott. Andrea Pagliari
Naturalista
Via Mandolossa, 20 - 25064 Gussago (BS)
tel. 347 2451447
mail [email protected]
Dott. Agronomo Massimiliano Perazzoli
Via Mazzini, 20 - 25082 Botticino (BS)
tel. 335 5860896
mail [email protected]
Collaboratori:
Dott. Paola Archetti
Donatella Bettini
Dott. Simone Montani
Dott. Francesca Ricci
Dott. Guido Treccani
1
Comune di Villanuova sul Clisi
Studio Territoriale-Agronomico
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SOMMARIO
1
PREMESSA............................................................................................ 2
2
INQUADRAMENTI.................................................................................. 3
2.1
Territoriale ....................................................................................... 3
2.2
Paesistico (Biogeografico) ............................................................... 4
2.2
Clima ............................................................................................... 5
3
PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE ........... 9
4
RETE ECOLOGICA .............................................................................. 12
4.1
Ecomosaici .................................................................................... 13
4.2
Struttura della Rete Ecologica ....................................................... 17
5
VEGETAZIONE .................................................................................... 20
5.1
Alberi ed arbusti presenti nel comune di Villanuova sul Clisi ......... 20
5.2
Distribuzione della vegetazione sul territorio comunale ................. 26
6
SUOLO ................................................................................................. 32
6.1
I Pedopaesaggi.............................................................................. 32
6.2
Tipologie di suolo........................................................................... 37
7
ANALISI DEL SISTEMA AGRICOLO.................................................... 44
7.1
Orientamento delle aziende nella provincia di Brescia .................. 45
7.2
Dati Generali.................................................................................. 46
7.3
ISTAT: analisi dei dati.................................................................... 47
7.4
SIARL: analisi dei dati.................................................................... 54
7.5
SIARL: elaborazione in base alla PLV ........................................... 59
7.6
Allevamenti: analisi dei dati SIARL ................................................ 61
7.7
Agriturismo .................................................................................... 62
8
CLASSI DI VALORE AGROAMBIENTALE........................................... 63
9
CONCLUSIONI ..................................................................................... 64
10 BIBLIOGRAFIA..................................................................................... 66
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PREMESSA
La presente relazione comprende un attento studio del territorio comunale, in
particolare per quanto riguarda la superficie interessata dalle pratiche
agricole e, più in generale, le aree naturali.
Il sistema agricolo, gestito in modo sostenibile, può svolgere diverse funzioni
che sono di fondamentale importanza per l’equilibrio ambientale, per la
compensazione ecologica, per la difesa idrogeologica, per il tamponamento
degli inquinanti e la fitodepurazione, nonché per il mantenimento della
biodiversità e del patrimonio paesistico. Il carattere multifunzionale
dell’agricoltura viene riconosciuto dalla Comunità Europea nella nuova PAC
(Politica Agricola Comunitaria), in cui si sottolinea l’importanza
dell’agricoltura quale fattore determinante per la qualità dell’ambiente, per le
possibili relazioni con le aree urbanizzate e con le aree protette.
Nella definizione dell’organizzazione territoriale, quindi, risulta fondamentale
considerare le relazioni tra le diverse parti del territorio non urbanizzato in
base alle differenti funzioni presenti: rurale, paesistico, ambientale.
Lo studio del territorio è stato realizzato in fasi successive, partendo
dall’analisi cartografica ed avvalendosi dei lavori effettuati dagli organi
provinciali (PTCP), dagli organi regionali (ERSAF) e dati statistici (ISTAT).
Dopo questa prima fase preliminare si sono compiuti numerosi sopralluoghi
sul territorio, al fine di studiare e valutare sia sotto l’aspetto agronomico, sia
sotto l’aspetto naturalistico e forestale, tutta la superficie comunale, tranne la
porzione urbanizzata.
Si sono prese in considerazione le colture praticate, la tipologia e
distribuzione delle aziende agricole (dati SIARL), la qualità del suolo, nonché
le essenze vegetali spontanee ed è stato valutato il Paesaggio dal punto di
vista strutturale e funzionale. Tutte le analisi sono state compiute al fine di
trovare riscontri ai dati in possesso ed aumentarne il grado di dettaglio con i
rilievi specifici, integrati da valutazioni sugli aspetti socio-economici del
settore agro-silvo-pastorale.
Il fine del presente lavoro è di garantire una miglior gestione e pianificazione
del territorio, fornendo all’urbanista un valido strumento di lavoro e
valutazione per la stesura dei nuovi Piani di Governo del Territorio ed, in
particolare, per la redazione del Piano dei Servizi, nel quale vanno individuati
i corridoi ecologici ed il verde di connessione tra territorio rurale e quello
edificato, e del Piano delle regole, in cui si definiscono gli ambiti destinati
all’attività agricola.
Dott. Andrea Pagliari- Naturalista
Via Mandolossa, 20 – 25064 Gussago (BS)
Tel 347 2451447, mail [email protected]
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INQUADRAMENTI
2.1
Territoriale
Il comune di Villanuova sul Clisi è situato in provincia di Brescia, a circa 25
km Est del capoluogo provinciale, nella bassa Val Sabbia. Il suo territorio è
attraversato dal fiume Chiese e confina, a Nord, con i comuni di Sabbio
Chiese e Vobarno, ad Est con Roè Volciano, e a Sud ed Ovest con Gavardo.
L’amministrazione conta una popolazione di circa 4800 abitanti ed occupa
una superficie complessiva di 9,15 Kmq, prevalentemente montuosa, con
una quota minima di 205 m s.l.m., nella zona pianeggiante, ed una massima
di 963 m s.l.m., della cima del Monte Selvapiana.
La zona residenziale del comune si sviluppa principalmente nella fascia di
piana compresa tra il Monte Renico, ubicato nella porzione settentrionale del
comune, ed il Monte Covolo, che svetta a Sud e comprende, oltre all’abitato
di Villanuova, le località di Calchera, Valverde, Legnago e Bostone. Inoltre,
sui versanti del Monte Renico sorge la frazione Prandaglio, con i suoi abitati
di Bondone, Berniga, Castello, Canneto, Ponte Pier, Peracque, Mezzane e
Milanino.
Il territorio amministrativo è interessato da due importanti vie di
comunicazione: la SP 116, che attraversa il centro abitato, e la SS 45 bis
Gardesana Occidentale che passa ai piedi del Monte Covolo.
Fig. 2.1 - Veduta aerea dell’abitato di Villanuova sul Clisi.
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2.2
Paesistico (Biogeografico)
Dal punto di vista biogeografico, Villanuova sul Clisi fa parte del sistema
paesistico Prealpino Meridionale (Ingegnoli 1993), che presenta rilievi meno
elevati rispetto a quelli del sistema alpino e, quindi, meno soggetti all’azione
delle nevi e dei ghiacci. Dal punto di vista floristico questo sistema è ricco di
endemismi, in particolare nella sua parte orientale.
In questi luoghi è antica la colonizzazione da parte dell’uomo, la cui azione
ha profondamente influito sull’evoluzione del territorio. Nell’ultimo secolo, in
particolare, si è passati da un tipo di paesaggio umano prevalentemente
agricolo rurale ad uno suburbano. Il settore gardesano-illirico, formato da
colline e basse montagne, si estende dal Friuli al Grappa, Lessini e per certi
aspetti fino alle Grigne. E’ caratterizzato dalla predominanza di suoli calcarei
e da qualche affinità sub-mediterranea nella vegetazione. Il piano collinare è
dominato dalla boscaglia ad Ostrya carpinifolia mista a Fraxinus ornus ed a
Quercus pubescens, quindi, da formazioni perlopiù termofile. Le colture
agricole, in genere poco diffuse, sono prevalentemente vigneti, orti, frutteti a
mele.
Fig. 2.2 - Sistemi paesistici italiani. La linea grossa separa la regione biogeografica
Medioeuropea da quella Mediterranea. (1) Intralpino Continentale, (2) Prealpino Meridionale,
(3) Planiziale Padano, (4) Collinare Monferrino Langhiano, (5) Appenninico Settentrionale,
(6) Costiero Ligure, (7) Appenninico Centrale, (8) Costiero Marchigiano-Abruzzese, (9)
Antiappennino Tirrenico, (10) Costiero Tosco-Laziale, (11) Appenninico Meridionale, (12)
Peninsulare Garganico, (13) Tavolato Apulo-Lucano, (14) Costiero Campano-Calabro, (15)
Insulare Siculo, (16) Insulare Sardo. Le linee punteggiate segnano i sottosistemi. (Ingegnoli
1993).
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2.2
Clima
La Lombardia rientra nell’area macroclimatica europea continentale ed, al
suo interno, presenta diversi mesoclimi e microclimi a causa delle
conformazioni naturali presenti sul territorio, quali: pianura, collina, montagna
e laghi.
In Pianura Padana il clima è tipicamente continentale, caratterizzato da
inverni freddi con frequenti giornate di gelo ed estati caldo-umide (UR>90%).
Le piogge, che variano da 600 a 1000 mm/anno, risultano ben distribuite
lungo l’anno e le temperature medie annue sono comprese tra 11 e 14°C.
Si hanno frequenti nebbie durante l’inverno, specialmente nella parte bassa
della pianura, dove gli abbondanti corsi d’acqua e la ventosità ridotta ne
favoriscono la formazione. Il passaggio alla stagione primaverile è, di norma,
caratterizzato da perturbazioni che determinano periodi piovosi di una certa
entità; man mano che la stagione avanza i fenomeni assumono un carattere
temporalesco sempre più spiccato, fino a raggiungere l’apice nel periodo
estivo, quando si registrano elevati accumuli d’energia utile per innescarli e
sostenerli. Anche la stagione autunnale, caratterizzata dal frequente ingresso
di perturbazioni atlantiche, può dare luogo a precipitazioni di entità rilevante;
questo è il periodo più favorevole al manifestarsi di situazioni alluvionali
nell’area padana (es. alluvione del Polesine del ‘51, alluvione del Piemonte
del ’94). La stagione meno piovosa, talvolta caratterizzata da nevicate in
presenza di apporti d’aria fredda siberiana (anticiclone russo), risulta essere
quella invernale.
Le zone vicino ai laghi, dove l’azione delle masse d’acqua contiene gli
abbassamenti termici invernali, mitiga la calura estiva e riduce l’escursione
termica, sono contraddistinte da un clima mite più simile a quello
mediterraneo che non a quello continentale, tipico delle regioni insubriche; si
hanno, quindi, inverni secchi, soleggiati e non troppo rigidi ed estati calde ma
non umide. Altri elementi caratteristici delle aree insubriche sono
l’abbondanza di precipitazioni, specialmente in primavera ed autunno, e la
scarsità delle nebbie dovuta alla presenza di venti locali caratteristici, come
le brezze di lago.
La fascia prealpina, tipicamente rappresentata da zone di collina e bassa
montagna, ha un clima temperato fresco e contraddistinto da inverni miti,
estati fresche e buona escursione termica giornaliera.
Infine, la zona alpina si differenzia per il suo clima temperato freddo, con
inverni rigidi e nevosi ed estati fresche, soleggiate, ventose e con abbondanti
piogge; tipica del clima alpino è la forte escursione termica sia giornaliera
che stagionale.
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Fig. 2.3 - Temperature medie annue e Precipitazioni medie annue (ERSAF).
Il territorio di Villanuova sul Clisi è situato nella bassa Val Sabbia e presenta
le seguenti caratteristiche:
• altitudine minima: 205 m s.l.m.;
• altitudine massima: 963 m s.l.m.;
• clima: mite con forti influssi insubrici dovuti alla vicinanza con il Lago di
Garda;
• temperatura media annua: 14,4oC;
• precipitazioni medie annue: 1038 mm.
Fig. 2.4 - Estratto della provincia di Brescia dalla carta delle precipitazioni medie della
Regione Lombardia, in nero il comune di Villanuova sul Clisi (Regione Lombardia).
Il comune di Villanuova sul Clisi non è dotato di una propria centralina
meteorologica, per cui si fa riferimento alla stazione automatica di
rilevamento sita in Puegnago del Garda, con dati che si riferiscono al periodo
1993-2008 (Provincia di Brescia-Centro Agrometeorologico Provinciale).
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Quest’ultima dista circa 5,5 Km, in direzione Sud-Est, da Villanuova sul Clisi,
e si colloca in una zona con caratteristiche climatiche analoghe al comune in
esame.
Precipitazioni
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120
100
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Media precipitazioni totali mensili (mm)
Media precipitazioni massime orarie mensili (mm/h)
Fig. 2.5 - Grafico delle precipitazioni medie mensili.
Le precipitazioni risultano ben distribuite durante l’anno, pur manifestando
una maggior concentrazione nella stagione autunnale, con medie mensili di
135 mm in settembre e novembre. Quest’ultimo risulta essere il mese più
piovoso dell’anno. Le piogge estive, insieme a quelle di settembre, hanno
spesso carattere temporalesco e presentano le precipitazioni massime orarie
più intense, con valori compresi tra 15 e 18 mm/h. La piovosità minima si
registra nel mese di febbraio, quando le precipitazioni risultano essere in
media pari a 41 mm.
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Temperature
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Fig. 2.6 - Grafico delle temperature medie mensili.
In merito alle temperature, si osservano valori minimi nel mese di gennaio,
quando la temperatura media risulta essere pari a 4,6°C e la media delle
minime a 4,1°C. Le temperature massime, invece, si registrano tipicamente
in luglio, seguite da quelle di agosto; in questi due mesi la temperatura media
raggiunge rispettivamente i 24,6°C e i 24,2°C, mentre la media delle
massime i 25,2°C e i 24,8°C.
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PIANO
TERRITORIALE
PROVINCIALE (PTCP)
DI
COORDINAMENTO
Di seguito è riportato uno stralcio del Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale relativo al comune di Villanuova sul Clisi.
Da un primo esame si evince che la parte montuosa del comune,
rappresentata dai monti Selvapiana, Renico e Covolo, è costituita in buona
parte da “boschi di latifoglie, macchie e frange boscate, filari”.
“Pascoli, prati permanenti” si rinvengono nella zona compresa tra gli abitati di
Prandaglio e Mezzane e nella porzione di crinale del Monte Selvapiana,
nonché nei pressi delle località Valverde e Bostone.
La fascia di versante del Monte Renico, sulla quale sorgono la frazione
Prandaglio ed i suoi abitati di Bondone, Berniga, Castello, Canneto e
Peracque, è caratterizzata invece dalla presenza di “colture specializzate”.
Alcuni appezzamenti coltivati a “colture specializzate: vigneti” sono presenti
in località Mezzane e a fianco delle “aree produttive” di Legnago.
Il “centro e nucleo storico” di Villanuova sorge nella zona pianeggiante
inclusa tra i piedi dei monti Selvapiana e Covolo, lungo la “rete stradale
storica principale”, mentre i “centri e nuclei storici” che costituiscono gli
antichi abitati di Bondone, Berniga, Castello, Prandaglio e Canneto si trovano
sui versanti del Monte Renico. “Altre aree edificate” sono sorte negli ultimi
decenni, sia attorno al nucleo di Villanuova, andando a creare un continuum
urbano tra il vecchio nucleo storico di Villanuova e l’abitato di Gavardo, sia
nella zona montuosa del Monte Renico, dove hanno dato vita agli abitati di
Mezzane e Milanino.
Le “aree produttive” del comune sono collocate lungo la SP 116, nei pressi
del confine comunale con Sopraponte e nel tratto di piana compreso tra le
località Ponte Pier e Valverde. Altre “aree produttive” si rinvengono anche in
località Legnago, ai piedi del monte Covolo.
Tra l’abitato di Villanuova e le “aree produttive” di Legnago, nonché nella
zona compresa fra le “aree produttive” di Valverde e quelle sul confine con
Roè Volciano, si ritrovano “altre aree impegnate dai PRG vigenti” che nei
prossimi anni verranno interessate dalla costruzione di nuovi edifici a
carattere residenziale o produttivo.
La lingua di territorio che collega la località Canneto con la vetta del Monte
Selvapiana, passando per l’abitato di Prandaglio, come pure la fascia di
versante del medesimo monte su cui sorge l’abitato di Valverde, rientrano in
“ambiti di elevato valore percettivo, connotati dalla presenza di fattori fisicoambientali e/o storico-culturali che ne determinano le qualità d’insieme”. Sui
versanti del Monte Covolo sono stati inoltre individuati “ambiti di particolare
rilevanza naturalistica e geomorfologica”.
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Sul territorio comunale sono presenti: cinque “chiese, parrocchie, pievi,
santuari” tra cui il Santuario della Madonna della Neve, ubicata sulla sommità
del Monte Renico, tre importanti “cascine”, due “edifici produttivi, industriali”,
tra cui il Lanificio Grignasco Garda, e tre ex “case e villaggi operai”, che
sorgono attorno agli “edifici produttivi, industria”.
Infine, le zone in cui sorgono sette di questi edifici vengono classificate come
“luoghi di rilevanza paesistica e percettiva caratterizzati da beni storici
puntuali”.
Fig. 3.1 - Estratto del PTCP di Brescia, in nero il confine comunale.
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Legenda PTCP, non in scala.
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RETE ECOLOGICA
Un inquadramento del territorio di Villanuova sul Clisi nell’Ecomosaico
provinciale va fatto anche a riguardo della Rete Ecologica, poiché,
dall’entrata in vigore della direttiva Habitat 92/43/CEE, recepita con il
regolamento D.P.R. n. 357 dell’8 settembre 1997, modificato ed integrato con
D.P.R. n. 120 del 12 marzo 2003, l’Italia ha fornito il proprio contributo
individuando sul territorio nazionale numerosi Siti di Importanza Comunitaria
(SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) che, confluendo nella rete
europea, rispondono alla coerenza ecologica richiesta dalla direttiva (Rete
Natura 2000). È, quindi, di fondamentale importanza nella pianificazione
territoriale seguire le indicazioni che vengono fornite a scala maggiore
(provinciale, regionale e nazionale), in modo che sia mantenuta e migliorata
la rete esistente.
Le strutture delle reti ecologiche sono composte da aree centrali
sufficientemente vaste (core areas), in cui le specie sono in grado di
mantenere nel tempo la loro popolazione, circondate da fasce di protezione
(buffer zones) e da un sistema di interconnessione tra le varie aree,
rappresentato dai corridoi ecologici (ecological corridors), che consentono lo
scambio di individui tra le popolazioni locali, riducendo i rischi di estinzione
delle popolazioni stesse; ciò vale principalmente per le specie animali, che vi
trovano rifugio, ma in taluni e particolari casi, anche per le specie vegetali.
Per rete ecologica, quindi, s’intende l’insieme delle unità ecosistemiche
naturali o para-naturali (corsi d’acqua, zone umide e laghetti, boschi e
macchie, siepi e filari) presenti su un dato territorio, tra loro collegate in modo
funzionale.
Il progetto di rete ecologica si è articolato in fasi successive, in primo luogo
con la raccolta d’informazioni ed individuazione degli ecomosaici provinciali
(72 in totale) e, successivamente, con la realizzazione della cartografia di
rete.
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4.1
Ecomosaici
Nel progetto definitivo di rete ecologica, il territorio provinciale è stato
interpretato in base al riconoscimento degli ecomosaici strutturanti, dove per
ecomosaico si è inteso un insieme, definibile spazialmente, di unità
ecosistemiche potenzialmente collegate sotto il profilo strutturale e/o
funzionale, nel quale le relazioni interne risultano più forti e, quindi,
consentono di separarle da altri insiemi. L’ecomosaico, ovviamente, contrae
relazioni più o meno forti con gli altri ecomosaici che lo circondano ed
esistono fasce di transizione tra un ecomosaico e l’altro, quindi, l’apposizione
di un limite è una convenienza operativa.
Partendo da un’analisi tecnica delle unità ambientali presenti, la carta degli
ecomosaici identifica gli ambiti del territorio provinciale per cui si possa
riconoscere un significativo livello di unitarietà dal punto di vista del
funzionamento ecologico. Tale riconoscimento è alla base delle scelte del
progetto di rete ecologica provinciale, viceversa, ogni elemento della rete
ecologica appartiene ad uno o più degli ecomosaici individuati, che ne
costituiscono il contenitore naturale.
Fig. 4.1 - Estratto del progetto definitivo di rete ecologica, in nero è evidenziato il confine
comunale. Individuazione degli Ecomosaici.
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Ecomosaico n°47: ambiti montani del Monte Predosa, Palosso, Conche,
Clana, Pino e Doppo.
Comuni interessati: Gardone Val Trompia, Marcheno, Lodrino, Casto,
Bione, Lumezzane, Concesio, Villa Carcina, Sarezzo, Bovezzo, Nave,
Caino, Agnosine, Odolo, Vallio, Gavardo, Sabbio Chiese, Villanuova sul
Clisi, Vobarno, Vestone, Preseglie, Barghe e Bione.
Elementi distintivi: ambito montano articolato, quasi interamente ricoperto
da superficie boscata, punteggiata talvolta da numerose unità prative di
diverse dimensioni. L'urbanizzazione è molto scarsa ed è rappresentata da
piccole borgate sparse.
Aree tutelate: non presenti.
Ecomosaico n°48: fondovalle antropizzato della Media Val Sabbia ed ambiti
collegati (non riguarda il territorio di Villanuova sul Clisi ma la zona più a
Nord).
Comuni interessati: Bione, Preseglie, Barghe, Provaglio Val Sabbia,
Agnosine, Odolo, Sabbio Chiese, Vobarno e Roè Volciano.
Elementi distintivi: ecomosaico contraddistinto da strette fasce arborate,
macchie boscate punteggiate talvolta da radure, aree coltivate, unità
prative, fasce legnose, alberi sparsi ed aree di cava anche estese.
L'urbanizzazione è significativa ed è contraddistinta da piccoli insediati
sparsi, aree più estese ad edificato denso e complessi commercialiindustriali anche di elevate dimensioni.
Aree tutelate: non presenti.
Ecomosaico n°49: sistemi montani ad Est del Medio Chiese (non riguarda il
territorio di Villanuova sul Clisi ma la zona più a Nord).
Comuni interessati: Vobarno, Provaglio Val Sabbia, Treviso Bresciano,
Capovalle, Toscolano Maderno, Gardone Riviera, Sabbio Chiese, Barghe,
Roè Volciano, Salò e Idro.
Elementi distintivi: ecomosaico montano, prevalentemente boscato, con
presenze localizzate di prati. L’edificazione è scarsa e dispersa in piccoli
abitati.
Aree tutelate:
- Parco Regionale dell'Alto Garda Bresciano.
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- SIC Riserva Naturale della Sorgente Funtanì.
Ecomosaico n°58: ambito della Val Garza e collegati (non riguarda il
territorio di Villanuova sul Clisi ma la zona più ad Ovest).
Comuni interessati: Nave, Bovezzo, Caino, Vallio e Gavardo.
Elementi distintivi: Fondovalle prevalentemente urbanizzato, con rilevanti
presenze produttive e commerciali, ma con buona presenza di aree
coltivate. Sui versanti prevale il bosco ed il prato.
Aree tutelate: non presenti.
Ecomosaico n°59: ambito del Monte Fratta (non riguarda il
Villanuova sul Clisi ma la zona più ad Ovest).
territorio di
Comuni interessati: Botticino, Rezzato, Mazzano, Nuvolera, Nuvolento,
Serle, Paitone, Gavardo e Prevalle.
Elementi distintivi: ecomosaico di bassa montagna, scarsamente insediato,
caratterizzato in prevalenza da superfici a bosco e ampie unità erbacee e
da consistenti aree estrattive.
Aree tutelate:
- SIC del Monumento Naturale dell'Altopiano di Cariadeghe.
- Monumento Naturale del Buco del Frate.
Ecomosaico n°60: fascia di pianura a Sud-Est della conurbazione bresciana.
Comuni interessati: Ghedi, Castenedolo, Borgosatollo, Mazzano, Rezzato,
Nuvolera, Calcinato, Bedizzole, Prevalle, Paitone, Nuvolento, Muscoline,
Gavardo, Calvagese della Riviera, Botticino e Villanuova sul Clisi.
Elementi distintivi: ecomosaico della prima pianura, prevalentemente
agricolo; la campagna presenta lunghe fasce arboree ripariali e macchie
boscate di piccole dimensioni. Compaiono anche piccoli rilievi isolati, come
quello di Castenedolo, contraddistinti da particolari forme degli
appezzamenti agricoli ed, in parte, da unità boscate. L'urbanizzazione è
abbastanza diffusa e densa, in particolare nella prima fascia pedemontana.
Significativa è la presenza di infrastrutture.
Aree tutelate: non presenti.
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Ecomosaico n°62: fascia dei Colli Morenici.
Comuni interessati: Roè Volciano, Salò, Villanuova sul Clisi, Puegnago sul
Garda, Muscoline, Polpenazze del Garda, Soiano del Lago, Calvagese della
Riviera, Padenghe sul Garda, Lonato, Desenzano del Garda e Pozzolengo.
Elementi distintivi: fascia delle colline moreniche del Garda con una
caratteristica compresenza di aree agricole e fasce boschive. Discreta la
presenza di aree edificate e di infrastrutture; devono segnalarsi ambiti
estrattivi.
Aree tutelate: Parco Regionale dell’Alto Garda Bresciano.
Note: l’ecomosaico è parzialmente incluso all’interno della Provincia di
Mantova.
Ecomosaico n°63: ambiti costieri del Garda Sud-occidentale (non riguarda il
territorio di Villanuova sul Clisi ma la zona più ad Est).
Comuni interessati: Salò, Roè Volciano, San Felice del Benaco, Puegnago
sul Garda, Polpenazze del Garda, Manerba del Garda, Moniga del Garda,
Soiano del Lago, Sirmione e Padenghe sul Garda.
Elementi distintivi: comprende una porzione della fascia costiera del Garda
e delle colline moreniche. Rispetto al precedente è maggiore la presenza
delle aree urbanizzate alle quali partecipano significative superfici ad uso
terziario.
Aree tutelate: Parco Regionale dell'Alto Garda Bresciano.
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4.2
Struttura della Rete Ecologica
La Provincia di Brescia ha elaborato un proprio progetto di rete ecologica che
costituisce un elemento strutturante rispetto al quale orientare i contenuti del
PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento). Nell’ottica di creare un nuovo
modello di sviluppo sostenibile, occorre anche definire un nuovo scenario
ecosistemico e territoriale, che crei le condizioni per un rapporto
tendenzialmente simbiotico tra il sistema antropico (la rete insediativa ed
infrastrutturale presente che definisce un territorio di area vasta) e
l’ecosistema su cui esso si appoggia, una rete ecologica polivalente, da
ricostruire sulla base di finalità multiple, in grado di migliorare sia la
biodiversità sia la qualità di vita delle popolazioni interessate.
Il funzionamento del nuovo ecomosaico progettato dipenderà dalla natura e
dalla disposizione dei suoi elementi costitutivi: vi saranno mosaici ben
funzionanti, in grado di sostenere un’elevata biodiversità, ed altri frammentati
e squilibrati non in grado di svolgere adeguatamente le funzioni ecologiche
che interessano. In tale rete, aree naturali protette a vario titolo (non solo
Parchi e Riserve attuali o di nuova istituzione, ma anche PLIS, Siti di
Importanza Comunitaria e le Zone di Protezione Speciale), potranno
costituire capisaldi, completati da altri gangli naturali sparsi sul territorio,
interconnessi da corridoi in grado di consentire gli spostamenti tra le varie
unità di sviluppo e di appoggio.
Partendo da questi presupposti, nella pianificazione comunale non va
considerato il solo territorio di Villanuova sul Clisi, ma anche il suo intorno, al
fine di progettare un sistema funzionale e coerente con l’intera rete.
Fig. 4.2 - Estratto del progetto definitivo di rete ecologica.
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Fig. 4.3 - Estratto del progetto definitivo di rete ecologica, in nero è evidenziato il confine
comunale (la legenda, a pagina precedente, non è in scala).
Analizzando l’estratto del progetto definitivo di rete ecologica del comune di
Villanuova sul Clisi, si osserva che i versanti dei monti Selvapiana e Renico,
a partire dai 400 m di quota, appartengono alle “aree della ricostruzione
ecosistemica polivalente in ambito collinare montano”, cioè a spazi
caratterizzati dalla presenza di elementi naturali, ad elevato valore
naturalistico ed ecologico, associati ad elementi di pressione e con un ruolo
di connessione con le altre aree funzionali.
L’intera porzione montuosa del Monte Covolo, nonché la parte bassa dei
monti Selvapiana e Renico compresa tra l’abitato di Canneto ed il confine
con Gavardo rientrano, invece, in “ambiti di specificità biogeografica”, vale a
dire in aree per le quali vanno avviate politiche di valorizzazione specifica al
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fine di limitare i flussi di materiali ed organismi in grado di inquinare i
patrimoni genetici esistenti.
All’interno della zona pianeggiante inclusa tra i monti Selvapiana, Renico e
Covolo, sorgono le “principali barriere infrastrutturali ed insediative” del
comune, che nel loro insieme vanno a costituire gli abitati di Villanuova,
Calchera, Valverde, Legnago e Bostone. Altre “principali barriere
infrastrutturali ed insediative” si rinvengono sparse anche sui versanti del
Monte Renico, a formare le località Canneto e Mezzane.
L’abitato di Villanuova viene attraversato dal “corridoio fluviale principale” del
Fiume Chiese, che costituisce una linea di connettività naturale tra i territori
fortemente antropizzati attraversati dal suo corso. Le aree restanti della
porzione pianeggiante del comune, data la loro vicinanza ed inclusione
all’urbanizzato, rientrano in “ambiti urbani e periurbani della ricostruzione
ecologica diffusa”.
Infine, nei pressi della zona di collegamento tra la SP 116 e la SS 45 bis, è
presente un “varco tra l’edificato a rischio di occlusione” che dovrebbe essere
conservato per non interrompere la continuità naturale tra le pendici dei
monti Renico e Selvapiana con quelle del Monte Covolo.
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VEGETAZIONE
5.1 Alberi ed arbusti presenti nel comune di Villanuova sul
Clisi
Nella tabella sottostante sono riportati gli alberi e gli arbusti che crescono
spontaneamente sul territorio comunale, nonché le essenze esotiche
coltivate e spontaneizzate. L’elenco riporta le specie presenti nel quadrante
0328/4 dell’Atlante corologico degli alberi e degli arbusti del territorio
bresciano (De Carli, Tagliaferri, Bona, 1999), in cui è compreso il comune in
esame.
Nel territorio di Villanuova sul Clisi non sono presenti alberi monumentali
(Fonte: Provincia di Brescia).
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Acer campestre
Acer pseudoplatanus
Ailanthus altissima
Alnus glutinosa
Alnus incana
Amelanchier ovalis
Arctostaphylos uva-ursi
Berberis vulgaris
Betula pendula
Buddleja davidii
Calluna vulgaris
Carpinus betulus
Castanea sativa
Celtis australis
Clematis vitalba
Cornus mas
Cornus sanguinea
Coronilla emerus
Corylus avellana
Cotinus coggygria
Cotoneaster nebrodensis
Crataegus monogyna
Crataegus oxyacantha (raro)
Cupressus sempervirens
Cytisus sessilifolius
Daphne cneorum
Daphne laureola
Daphne mezereum
Erica arborea
Erica carnea
Euonymus europaeus
Fagus sylvatica
Fallopia aubertii
Ficus carica
Frangula alnus (raro)
Fraxinus excelsior
Fraxinus ornus
Genista germanica
Hedera helix
Humulus lupulus
Ilex aquifolium
Juglans regia
Juniperus communis
Laburnum anagyroides
Larix decidua
Laurus nobilis
Lembotropis nigricans
Ligustrum ovalifolium
Ligustrum vulgare
Lonicera caprifolium
Lonicera japonica
Lonicera xylosteum
Malus domestica
Mespilus germanica (raro)
Olea europaea
Ostrya carpinifolia
Philadelphus coronarius
Phillyrea latifolia
Picea excelsa
Pinus nigra
Pinus sylvestris
Pistacia terebinthus
Platanus hybrida
Polygala chamaebuxus
Populus nigra
Populus tremula
Prunus avium
Prunus mahaleb
Prunus spinosa
Pyrus pyraster
Quercus cerris
Quercus ilex
Quercus petraea
Quercus pubescens
Quercus robur
Rhamnus catharticus
Rhamnus saxatilis
Robinia pseudoacacia
Rosa arvensis
Rosa canina
Rosa gallica
Rubus caesius
Rubus idaeus
Rubus ulmifolius
Salix alba
Salix appendiculata
Salix caprea
Salix eleagnos
Salix myrsinifolia
Salix purpurea
Sambucus nigra
Solanum dulcamara
Sorbus aria
Sorbus aucuparia
Sorbus torminalis
Taxus baccata (raro)
Ulmus glabra
Ulmus minor
Vaccinium myrtillus
Viburnum lantana
Viburnum opulus (raro)
Tab. 5.1 - Elenco delle specie arboree ed arbustive presenti sul territorio comunale.
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Di seguito è stata riportata una breve descrizione delle essenze vegetali più
rappresentative presenti sul territorio di Villanuova sul Clisi.
Acer pseudoplatanus
Famiglia
Aceraceae
Nome comune
acero montano
Specie diffusa in gran parte dell’Europa,
dai Pirenei al Caucaso, fino alla Turchia
settentrionale. In Italia si trova, spesso
insieme al faggio, nei boschi delle zone
collinari, submontane e montane delle Alpi
e dell’Appennino settentrionale, tra i 500 e
i 1500 m di altitudine. E’ più raro, invece,
nella Pianura Padana, sull’Appennino
meridionale e nelle isole. L’acero montano
ama terreni freschi e profondi, cresce spontaneamente vicino ai corsi
d’acqua e viene utilizzato anche in giardini e parchi. E’ una pianta rustica, a
rapido sviluppo, che può raggiungere i 40 m di altezza; ha foglie caduche,
palmate, con 5 lobi (ricordano quelle del platano, da cui il
nome della specie) ed un lungo picciolo. I fiori sono raccolti
in amenti apicali color giallo lucente; il frutto è una disamara
alata. Possiede, inoltre, una buona capacità pollonifera ed il
suo legno, duro e pesante, trova impiego nella produzione di
mobili, parti di strumenti musicali, stecche da biliardo e nei
lavori d’intarsio.
Cotinus coggygria
Famiglia
Anacardiaceae
Nome comune
scotano, albero della nebbia
Specie caducifolia a portamento arbustivo,
alta fino a 2 m ed originaria delle zone
meridionali del nostro continente. La si
ritrova dalla pianura alle pendici
pedemontane e montane sui versanti più
caldi e aridi, fino a 600 m di altitudine. E’
una pianta rustica che si adatta a tutti i tipi
di terreno, specialmente quelli ricchi di
calcare, purché ben drenati; predilige
zone ventilate e pieno sole, non teme eccessi termici e siccità estiva.
E’ provvista di foglie ovali, dal caratteristico colore rosso in autunno, e di
piccoli fiori raccolti in infiorescenze voluminose, disposti in pannocchie molto
ramificate; i suoi frutti sono drupe semilegnose contenenti sostanze
velenose. Questa specie viene usata anche in giardini e siepi come pianta
ornamentale.
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Castanea sativa
Famiglia
Nome comune
Fagaceae
castagno comune
Specie propria dell’Europa meridionale,
dell’Africa settentrionale e dell’Asia
Minore; in Italia si trova nel piano medio
montano degli Appennini e delle isole e, al
Nord, dalla pianura alla fascia delle
Prealpi. La sua zona fitoclimatica è
conosciuta come Castanetum.
Frequente nei pascoli alberati e nelle
brughiere, è una specie longeva, mesofita
e moderatamente eliofila, non sopporta eccessi climatici, soprattutto freddo e
siccità. Ha un accrescimento abbastanza rapido, può raggiungere i 30 m di
altezza. Possiede foglie alterne, spiralate, oblunghe e seghettate, e fiori di
color giallo-crema, riuniti in infiorescenze a spiga; i frutti sono acheni
(castagne) racchiusi entro cupole spinose (ricci). Viene coltivato per i frutti
eduli, in passato largamente usati come alimento, per il legname, o come
albero ornamentale. Inoltre, dal nettare dei suoi fiori le api
producono un miele aromatico pregiato. A partire dal
secolo scorso, questa specie è stata decimata all’interno
del suo areale dall’arrivo di due funghi: Phytophthora
cambivora e Cryphonectria parasitica, agenti di due
pericolose malattie conosciute rispettivamente con i nomi
di “Mal dell’inchiostro” e “Cancro corticale del castagno”.
Sorbus aria
Famiglia
Nome comune
Rosaceae
sorbo montano, farinaccio
Specie originaria dell’Europa, è presente un
po’ in tutto il continente, tranne in
Scandinavia. In Italia la si ritrova in tutte le
regioni in boschi termofili collinari o
montani, su pendii rocciosi soleggiati e
nelle radure, fino a 1600 m di altitudine. E’
pianta caducifolia, alta fino a 25 m, spesso
assume portamento cespuglioso, eliofila e
con buona tolleranza all’aridità e alle basse temperature. Predilige terreni
calcarei, ben esposti e caldi, rifuggendo quelli acidi. Le sue foglie sono
semplici, obovate od ellittiche, con margine doppiamente ed irregolarmente
seghettato ed i fiori si presentano riuniti in infiorescenze a corimbo e i frutti
sono delle false bacche (pomi) rossastre. Il suo legno duro in passato veniva
usato per la produzione artigianale.
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Fagus sylvatica
Famiglia
Nome comune
Fagaceae
faggio comune, occidentale
Specie caducifolia, originaria dell’Europa,
presente dalla Scandinavia meridionale
alla Sicilia e dalla Moldavia alla Spagna.
Nell’Europa settentrionale è specie di
pianura, mentre nell’Europa meridionale è
specie montana. Sulle Alpi è presente dai
600 m ai 1300 m di altitudine, sugli
Appennini si alza dai 1000 ai 1600 m
s.l.m. In base alle zone pedoclimatiche su
cui si colloca, può formare boschi misti, consociandosi principalmente con
abete rosso, abete bianco, larice e pino silvestre; in condizioni di optimum,
però, tende a formare faggete pure monospecifiche, escludendo le altre
specie. E’ specie mesofila e sciafila, vuole terreni freschi e ben drenati ed
una buona umidità atmosferica; rifugge i suoli compatti, argillosi con ristagno
idrico. E’ un albero alto fino a 30 m, con tronco vigoroso e
corteccia liscia color grigio-chiaro. Le foglie sono alterne,
semplici, ovato-appuntite con margine ondulato ed i frutti
(faggiole), sono racchiusi da un pericarpo a riccio,
velenoso. Questa pianta, in passato ceduata ed impiegata
per la produzione di carbone, viene oggi coltivata per il suo
legno pregiato o come albero ornamentale.
Quercus pubescens
Famiglia
Fagaceae
Nome comune
roverella
Specie con areale mediterraneo, in Italia è
presente in tutte le regioni, dove si
sviluppa tra la zona calda del Castanetum
e quella fredda del Lauretum, sui versanti
esposti a Sud tra i 200 e gli 800 m s.l.m.
Al Nord la si trova consociata all’orniello,
al carpino nero, all’acero campestre ed al
pino nero; mentre al centro-sud con
leccio, cerro e rovere. E’ una pianta
rustica, termofila, resistente alla siccità e abbastanza longeva. Di dimensioni
inferiori rispetto alle altre querce (massimo 20 m di altezza), ha
foglie alterne e lobate, con 5-6 paia di lobi, quelle giovani, come
i rametti, sono pubescenti (da cui il nome della specie). I fiori
sono raccolti in amenti ed i frutti sono ghiande. Il legno è più
duro di quello delle altre querce e, per l’alto contenuto di tannini
che lo rende resistente al contatto con l’acqua, viene usato per
costruzioni navali, inoltre, dà un ottimo carbone.
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Fraxinus ornus
Famiglia
Nome comune
Oleaceae
orniello, frassino minore o della manna
Specie originaria dell’Europa meridionale
e dell’Asia minore, in Italia è presente su
tutto il territorio. Diffusa nell’areale
submediterraneo-montano, la si ritrova in
particolare sulle colline e sulle pendici
montane meglio esposte, più calde e
secche, fino a 1500 m di altitudine. In
pianura è meno frequente e solitamente la
si trova lungo le ripe di canali e fossi. Il
frassino minore è un albero alto fino a 20 m, con chioma tondeggiante e
foglie opposte e pennate, composte da 5-9 foglioline
oblunghe od ovate, affusolate all’apice e dentate. I fiori
sono riuniti a formare bianche pannocchie, mentre i frutti si
presentano raccolti in grappoli. Dalla sua corteccia si
estrae una sostanza densa e dolce, la manna (da cui il
nome comune), utilizzata come blando lassativo e
nell’industria dolciaria. Viene coltivato come pianta
ornamentale o per la produzione di combustibile.
Ostrya carpinifolia
Famiglia
Corylaceae
Nome comune
carpino nero
Originario delle regioni dell’Europa
meridionale e dell’Asia Minore, in Italia è
presente soprattutto nella zona nordorientale
ed
adriatica,
mentre
è
praticamente assente in Pianura. Si
presenta allo stato arboreo, a volte
arbustivo, può raggiungere 20 m. Specie
eliofila, xerofita e termofila, in boschi ben
esposti si trova spesso consociata con la roverella, predilige terreni ben
drenati e ricchi di calcare; in montagna si sviluppa sui versanti più riparati ed
esposti, poiché teme le gelate; è frugale e pioniera, avendo rapido
accrescimento e buona attività pollonifera. Le foglie sono
decidue, alterne, con lamina ovale acuminata all’apice e
margine doppiamente dentellato. I fiori maschili si
presentano raccolti in amenti, quelli femminili in spighe ed i
frutti sono acheni bianco-verdi riuniti in grappoli. Questa
pianta è stata rivalutata come specie di interesse
paesaggistico ed ornamentale ed oggigiorno viene utilizzata
in giardini e viali o per formare siepi.
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5.2
Distribuzione della vegetazione sul territorio comunale
Per la distribuzione della vegetazione all’interno del comune in esame, si fa
riferimento alla carta dei Tipi Forestali della Lombardia, fornita dalla Regione,
che rappresenta uno strumento di raccolta, riordino, omogeneizzazione e
gestione dell’intera cartografia forestale regionale esistente e che è, all’oggi,
lo stadio più avanzato di completamento del più ampio progetto “Tipologie
Forestali della Lombardia”.
La Carta dei tipi forestali è, quindi, il fondamento in chiave tipologica della
Carta Forestale Regionale e coincide con il primo livello informativo della
stessa; si tratta di un documento statistico-conoscitivo di carattere generale,
ed è lo strato informativo di riferimento circa la componente forestale (boschi)
all’interno del SIT (Sistema Informativo Territoriale) regionale.
L’obiettivo principale è la rappresentazione della distribuzione delle superfici
boscate regionali adottando il nuovo sistema di classificazione (Del Favero,
2003).
La metodologia d’elaborazione di tale carta ha portato ad escludere un
approccio basato unicamente sulla realizzazione di rilievi forestali tradizionali,
orientando, invece, la scelta verso procedure basate su strumenti informatici
e metodi di classificazione di tipo probabilistico. L’elaborato di sintesi così
prodotto, fortemente basato su metodologie informatiche, è per sua natura
dinamico e, quindi, in grado di recepire nuove informazioni, trattarle e
rielaborarle in un processo di continuo aggiornamento.
E’ pertanto evidente che la Carta Forestale Regionale, essendo un sistema
continuamente implementabile, rappresenta solo una tappa intermedia di un
percorso che, in tempi successivi e in base alle diverse esigenze, potrà
essere approfondito, tramite l’inserimento di ulteriori informazioni.
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Carta dei Tipi Forestali
Fig. 5.1-Tipi forestali presenti sul territorio di Villanuova sul Clisi.
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Caratteri generali della vegetazione
Il comune di Villanuova sul Clisi si sviluppa tra quote comprese tra i 205 e i
963 m (Selvapiana).
La maggior parte dell’abitato si trova nella zona Sud-occidentale del
territorio comunale, che appartiene alla Regione ForestaleA Esalpica, subregione Centro-orientale Esterna; la parte Sud-orientale del territorio
confina con la Regione Forestale Avanalpica, della quale mantiene alcune
caratteristiche.
Il territorio in esame si trova a cavallo tra due Distretti GeobotaniciB, uno
dell’Alta Pianura Diluviale Orientale a Sud, in cui ricade l’abitato di
Villanuova sul Clisi, ed uno Prealpino Orientale a Nord. Il primo si sviluppa
su substrati sciolti, costituiti da terrazzi fluvioglaciali a reazione neutra,
nell’area compresa tra il fiume Mincio ed il fiume Oglio, dove vige un clima
di tipo prealpino a ridotto grado di oceanicità; il secondo si colloca sui rilievi
prealpini della Val Sabbia, bassa Valtrompia ed Est-Sebino, con valli a
differente orientamento con clima insubrico e su substrati di natura
prevalentemente carbonatica (calcari e dolomitici massicci, calcari
alterabili, arenaceo marnosi).
Regione Forestale Esalpica Centro-orientale Esterna
La Regione Esalpica s’incontra successivamente alla fascia collinare e
comprende i primi rilievi prealpini di una certa rilevanza altitudinale. In
quest’area prevalgono nettamente le latifoglie, anche se non mancano
formazioni di conifere costituite prevalentemente da pinete di pino silvestre.
Altra caratteristica peculiare di questa regione, rispetto a quelle più interne, è
che le formazioni culminali sono ancora costituite prevalentemente da
latifoglie.
La Regione Esalpica può essere distinta in due sub-regioni, una Centroorientale esterna e l’altra Occidentale interna; nella prima, in cui si trova il
territorio in esame, prevalgono i substrati carbonatici, ed è caratterizzata,
nell’orizzonte submontano, dalla presenza di querceti di roverella e dagli
orno-ostrieti, intervallati nelle situazioni di minore evoluzione edafica dalle
piante di pino silvestre e, in quelle più favorevoli dagli acero-frassineti.
Nell’orizzonte montano ed in quello altimontano dominano, invece, le faggete
che trovano in quest’ambiente le condizioni ottimali di sviluppo.
A
Il termine di Regione Forestale, adottato nella nuova classificazione dei Tipi Forestali della
Lombardia, va a sostituire quello di distretto fitogeografico, utilizzato tradizionalmente, ma
che sottintende lo studio della distribuzione di tutta la flora e non delle formazioni forestali.
B
Il Distretto Geobotanico (Andreis C.) è un’unità territoriale entro la quale è possibile
individuare delle discriminanti di tipo floristico per le singole formazioni forestali presenti;
l’omogeneità floristica corrisponde ad una uniformità Geografico-ecologica, che tiene conto
di caratteri geografici, geolotologici e bioclimatici.
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5.2.1 Area montuosa
Dal livello del lago, fino ad una quota di 500 m, la vegetazione appartiene
alla fascia basale. L’influenza mitigatrice del Lago di Garda sulle temperature
si manifesta con particolare intensità, consentendo a numerose specie di
prosperare ad una latitudine insolita per le proprie esigenze ecologiche. Sulle
rive benacensi molte specie mediterranee raggiungono il limite settentrionale
del proprio areale. In questa zona insiste anche la maggior parte dell’abitato
di Villanuova sul Clisi e delle coltivazioni agricole che lo circondano.
Orno-ostrieto
Le essenze che principalmente rappresentano i boschi di questo tipo sono il
carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’orniello (Fraxinus ornus) e, nelle aree di
basso versante a maggiore termofilia, la roverella (Quercus pubescens).
Questo tipo di vegetazione occupa quasi la totalità della parte montuosa del
comune, sia quella che sorge in destra idrografica del fiume Chiese, sia il
Monte Covolo, che svetta nella parte Sud-orientale in sinistra idrografica.
Solamente piccole superfici sono interessate da altre formazioni vegetali.
Orniello, carpino nero e roverella caratterizzano molti ambienti delle prealpi
bresciane, accomunate dal fatto di avere un substrato pedogenetico ed
un’esposizione simili, i quali costituiscono gli orno-ostrieti, associazioni
tipiche di queste stazioni.
Le tre essenze sopraccitate creano lo strato arboreo principale, al quale si
mescolano il terebinto (Pistacia terebinthus) e, nello strato arbustivo,
prugnolo selvatico (Prunus spinosa), ciliegio canino (Prunus mahaleb),
biancospino (Crataegus monogyna) e lo scotano (Cotinus coggygria),
dall’aspetto caratteristico per il colore rosso vivo delle foglie in autunno.
Nell’orno-ostrieto tipico il soprassuolo è costituito soprattutto dall’orniello e
dal carpino nero, mentre la roverella vi partecipa in modo sporadico, così
come il maggiociondolo (Laburnum anagyroides) ed il sorbo montano
(Surbus aria); inoltre, nello strato arbustivo sono frequenti il biancospino, il
nocciolo (Corylus avellana) ed il ginepro comune (Juniperus communis).
Nella fascia montana, che va dai 500 ai 1500 m di quota, l’influenza del lago
sul clima sfuma progressivamente e la vegetazione non si discosta più così
nettamente da quella delle aree prealpine limitrofe. Il territorio di Villanuova
sul Clisi si trova nella fascia montana inferiore, caratterizzata dalla presenza
del castagno (Castanea sativa), mentre la fascia montana superiore, in cui la
specie guida è il faggio (Fagus sylvatica), non è significativamente
rappresentata. La faggeta, infatti, sarebbe potenzialmente presente sul
territorio solamente in località Selvapiana, a circa 960 m di quota, su un’area
poco estesa.
Il limite inferiore è fluttuante, in quanto, a seconda di come si articola il rilievo,
le comunità vegetali del piano basale possono risalire i versanti e giungere a
quote tipiche del piano montano e viceversa.
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Querco-carpineto collinare di rovere e/o farnia
Si tratta di boschi misti di rovere (Quercus petraea), farnia (Quercus robur)
e carpino bianco (Carpinus betulus), in proporzioni variabili, a cui si
mescolano specie quali ciliegio (Prunus avium) e talvolta carpino nero
(Ostria carpinifolia), nonché piante di origine antropica, come castagno
(Castanea sativa) e robinia (Robinia pseudoacacia).
La farnia prevale alle quote più basse e, salendo di quota, viene sostituita
dalla rovere, con la quale forma ibridi non più riconducibili ad una od
all’altra specie. La quantità di carpino bianco tende a restare costante
spostandosi lungo il versante e, a differenza dei querco-carpineti planiziali,
questo non diventa mai dominante. Queste formazioni collinari sono
tipicamente caratterizzate da substrati piuttosto carbonatici (soprattutto
arenaceo-marnosi), la loro quota è sempre limitata e supera di rado i 600
m. Sono formazioni oggi diffuse in piccoli lembi, poiché la loro area
potenziale è stata occupata, oltre che dagli insediamenti umani, da colture
agrarie ed in particolare dalla vite. Anche la diffusione della robinia e del
castagno hanno influito alla diminuzione di areale ed all’ “inquinamento” di
questi boschi.
Alcuni Querco-carpineti collinari di piccola estensione si trovano sul
versante orientale del Monte Covolo, a circa 250 mi di quota, mentre simili
formazioni di più estese dimensioni sono situate in località Selvapiana, tra
gli 850 e i 950 m di quota. La variazione del clima, dovuta all’aumento
dell’altitudine, porta ad una notevole varietà nelle formazioni dei boschi. Nei
boschi a carpino bianco si nota una diminuzione dell’orniello, mentre
prende piede la rovere. Nei boschi a dominanza di rovere le specie che
trovano le giuste condizioni di sviluppo sono. i sorbi (Sorbus aria, Sorbus
torminalis), il fior di stecco (Daphne mezerum), l’olmo montano (Ulmus
glabra), il frassino maggiore (Fraxinus excelsior) e l’acero di monte (Acer
pseudoplatanus).
Castagno
Il castagno è stato introdotto in Italia dall’uomo nel Neolitico ed ha rivestito
sempre una notevole importanza nell’economia locale, fino ai giorni nostri.
Alcuni castagneti sono presenti sul confine con Sabbio Chiese e nei pressi
del Passo La Fobbia, come anche sul lato occidentale della Valle di
Bolzaga e sul versante Nord-Est del Monte Covolo, fino a quasi 500 m di
quota.
Il castagno è una specie molto invadente quando ceduata, che tende ad
escludere tutte le altre poiché ha una capacità pollonifera elevatissima e
pressoché inesauribile. Era utilizzato, prima dell’avvento dei pali in cemento,
come ottimo legno da paleria, molto durevole grazie all’elevato contenuto di
sostanze tanniche. L’attuale degrado dei castagneti a livello regionale e non
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solo, è dovuto all’abbandono dei boschi cedui, in particolare nel caso del
castagno, soprattutto quando questi si trovano spinti su substrati carbonatici,
sono soggetti a diverse patologie fungine specifiche di questa pianta, tra cui
la più diffusa è certamente il cancro corticale del castagno (Cryphonectria
parassitica).
Robinia
La robinia è una specie dell’America centro-orientale, pioniera, in quanto
colonizza greti e zone interessate da movimenti del terreno, e dal rapido
accrescimento; è stata per questo utilizzata in passato per il consolidamento
delle scarpate ferroviarie, nonché diffusa per altri utilizzi a cui si presta il
buon legno, ad esempio paleria e legna da ardere.
Non forma grandi boschi, giacché necessita di luce e viene presto sostituita
da altre specie. E’ comunque molto invadente e si diffonde, principalmente
per via agamica (polloni radicali), soprattutto nella zona dei castagneti,
mentre raramente si mescola agli orno-ostrieti, poiché non tollera la siccità;
occupa, quindi, zone marginali dei boschi e delle aree edificate, nonché
sbancamenti e zone disboscate, oppure si trova lungo il corso dei torrenti.
Nel comune di Villanuova sul Clisi troviamo robinieti puri presso Ponte Pier e
in una fascia che si estende in direzione Ovest-Est (compresa tra i 300 ed i
350 m di quota) da sopra località Soffia fino alla località Bondone.
5.2.2 Area pedemontana e fondovalle
Oltre alle zone boscate descritte, si rinvengono essenze arboree anche nella
fascia coltivata di fondovalle, senza specie tipiche, se non lungo alcuni filari e
lungo i canali. L’area è coltivata a seminativi e legnose agrarie, le specie
maggiormente utilizzate nei filari sono: platano (Platanus hybrida) e pioppi
(Populus sp.); non mancano individui isolati di noce (Juglans regia) ed altri
alberi da frutto, in particolare nelle vicinanze di abitazioni ed aziende
agricole.
Da segnalare la presenza di specie alloctone come l’ailanto (Ailanthus
altissima), oltre all’onnipresente robinia.
Lungo i corsi d’acqua principali si ha la presenza di: pioppi (Populus sp.),
olmo (Ulmus minor), sambuco (Sambucus nigra), acero campestre (Acer
campestre) ed acero pseudoplatano (Acer pseudoplatanus). I corsi d’acqua
caratterizzano, evidentemente, la presenza di specie più spiccatamente
igrofile come l’ontano nero (Alnus glutinosa) e salice bianco (Salix alba),
quest’ultimo numericamente inferiore.
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SUOLO
6.1
I Pedopaesaggi
Il suolo è un elemento fondamentale del paesaggio; esso contribuisce alla
variabilità degli ambienti che ci circondano e ci sostengono, al pari di altri
elementi naturali quali l’acqua, la vegetazione, la morfologia. La pedologia
studia e descrive i suoli in maniera ragionata e programmata, ricostruendo la
storia delle relazioni che essi hanno avuto "con" e "nel" paesaggio. Il territorio
viene ripartito in classi o porzioni di paesaggio, i paesaggi pedologici o
pedopaesaggi, in cui si suppone che i suoli abbiano avuto una storia
evolutiva simile; queste classi sono tanto più estese e variabili quanto più
sintetica è la scala di indagine ed il livello informativo usato per caratterizzare
i suoli. La geografia dei suoli così ottenuta può essere rappresentata
attraverso la cartografia, in modo tale che, oltre l'aspetto tipologico, sia
possibile vedere dove e quanto sono diffuse le entità pedopaesaggistiche.
La catalogazione dei pedopaesaggi della Lombardia (fonte ERSAF) è
organizzata in tre livelli gerarchici:
il primo livello - Regioni Pedologiche - è costituito da 5 unità, identificate a
livello nazionale ed europeo, e separa grandi aree che differiscono
prevalentemente per ragioni macroclimatiche e macrogeologiche;
Legenda
Alpi
VILLANUOVA
Prealpi
Pianura lombarda
Appennino collinare
Appennino
Fig. 6.1 - Regioni pedologiche della Lombardia
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il secondo livello - Province Pedologiche - contiene 18 unità identificate da
nomi geografici, e descrive principalmente differenze climatico-bioclimatiche
e vegetazionali;
Legenda
Alpi retiche
Alpi lepontine
Alpi orobiche
Alpi insubriche
VILLANUOVA
Prealpi orobiche settentrionali
Prealpi insubriche
Prealpi orobiche meridionali
Anfiteatri morenici recenti
Terrazzi e morene antiche
Alta pianura
Media Pianura
Bassa pianura
Valli fluviali del Po e bassi terrazzi
Piana alluvionale del Po
Pianura dell'Oltrepo pavese
Terrazzi antichi appenninici
Bassa e media collina pavese
Alta collina e montagna appenninica
Fig. 6.2 - Province pedologiche della Lombardia
il terzo livello gerarchico - Distretti Pedologici - è formato da 63 unità,
distinte per caratteri legati all'uso del suolo, alla geolitologia e alla
geomorfologia.
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Il comune di Villanuova
Il territorio del Comune di Villanuova non rientra tra i comuni censiti dal
Progetto della Carta Pedologica del territorio regionale, realizzato dall'Ente
Regionale di Sviluppo Agricolo e Forestale (ERSAF), che ha interessato i
suoli dei comuni di pianura della Regione. Le cartografia allestita in tale
progetto ha prodotto il catalogo dei Suoli e dei Pedopaesaggi della Provincia
di Brescia, nel quale sono riportati dati relativi al comportamento funzionale
ed attitudini applicative dei suoli. Queste carte, realizzate a scala di
semidettaglio, fornirebbero un quadro conoscitivo adeguato ad affrontare
problematiche di uso e gestione dei suoli a scala comunale. Pertanto, non
essendo reperibili tali dati, le informazioni a disposizione sul suolo di
Villanuova risultano essere limitate rispetto a quelle, ben più specifiche e
dettagliate, di altri comuni di pianura anzi catalogati.
Dall’analisi della Carta dei Pedopaesaggi della Lombardia (ERSAL, 2001), il
territorio preso in esame si colloca a cavallo tra due regioni pedologiche,
ovvero, la regione delle Prealpi (Alpi centrali ed orientali su rocce
sedimentarie calcaree) e quella della Pianura Padano-Veneta.
Scendendo nel dettaglio, ci troviamo alla confluenza di tre province
pedologiche; la prima è la provincia Prealpina Meridionale Orobico
Bresciana, che è compresa nella regione delle Prealpi, mentre le altre due
province, dell’Alta Pianura e degli Anfiteatri Morenici Recenti,
appartengono entrambe alla regione della Pianura.
In termini di distretto pedologico abbiamo, rispettivamente: il distretto del
Basso Mella-Chiese, che occupa la porzione più ampia e settentrionale del
territorio comunale, il distretto dell’Alta Pianura Centro Orientale, che si
sviluppa lungo una fascia che percorre, dall’abitato di Villanuova,
l’andamento del fiume Chiese stringendosi progressivamente verso Est, fino
ad esaurirsi appena sorpassato il confine con Roé Volciano ed, infine, il
distretto delle Colline Moreniche Occidentali del Garda, che ricopre
essenzialmente il Monte Covolo a Sud-Ovest del comune.
Basso Mella-Chiese
Questo distretto, che comprende le colline interne dei bacini della Val Sabbia
e della Val Trompia, è caratterizzato da versanti ripidi e quote generalmente
inferiori a 800 m. Prevale una morfologia d’origine fluviale, ad eccezione
della sola Val Sabbia, dove si riscontrano morfologie erosive e depositi
glaciali. Il substrato è prevalentemente dolomitico, calcareo massiccio e
selcifero nel settore meridionale. Il regime climatico è mediamente umido,
con precipitazioni medie annue che variano da 1100 mm nel settore
meridionale, a 1500 mm in quello settentrionale. Sono presenti boschi di
latifoglie (orno-ostrieti, faggete), castagneti e limitate aree sono coltivate a
vigneti. Generalmente i fondovalle sono intensamente urbanizzati ed
occupati da infrastrutture.
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Del territorio di Villanuova, appartiene a questo distretto, essenzialmente,
tutta l’area montuosa che rimane alla destra idrografica del fiume Chiese e,
quindi, a Nord del comune; ne sono compresi gli abitati di Berniga, Bondone,
Canneto, Castello, Mezzane, Peracque e Ponte Pier.
Alta Pianura Centro Orientale
Riguarda i conoidi di origine fluvioglaciale, che si estendono dal fiume Adda
al fiume Mincio, incisi dalle valli di Brembo, Serio, Mella e Chiese. Sono aree
caratterizzate da materiale calcareo (si nota, infatti, la concentrazione di
numerose cave), prevalentemente ghiaioso e sabbioso, con presenza di
limo. Quasi tutta l’area è utilizzata a seminativo irriguo e più del 10% risulta
occupata da superficie urbanizzata. Le precipitazioni medie annue variano da
850 mm/a, nel settore meridionale, a 1250 mm/a, in quello settentrionale.
Del comune di Villanuova, si colloca in questo distretto l’area subpianeggiante che si inserisce tra il fiume Chiese ed i piedi del monte Covolo,
ed è la zona in cui si è maggiormente sviluppato il grado di urbanizzazione.
Ne sono comprese le località Bostone e Fibbia, nonché lo stesso nucleo
abitativo di Villanuova, dove risiede più del 90% della popolazione.
Colline Moreniche Occidentali del Garda
Si trovano nei pressi del Lago di Garda, a Sud e ad Est di Salò. Sono colline
moreniche e depressioni intermoreniche ad andamento concentrico con
piana fluvioglaciale interna, il cui substrato è costituito da materiale, appunto,
morenico generalmente calcareo. Il regime climatico di queste aree è
mediamente umido, con precipitazioni medie comprese tra 740 e 1200 mm/a,
ad andamento crescente da Sud-Est a Nord-Ovest. Vi si insediano
naturalmente boschi di latifoglie, principalmente querceti di rovere e roverella
e castagneti, occupando circa il 10% dell’area, in genere intensamente
utilizzata a seminativi avvicendati.
Del territorio comunale, questo distretto occupa le pendici del Monte Covolo,
fino al confine meridionale col comune di Gavardo.
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Carta delle Province Pedologiche
Fig. 6.3 – Delimitazione delle province pedologiche sul suolo comunale e limitrofi; secondo
la classificazione ERSAL 2001 (Fonte Regione Lombardia).
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6.2
Tipologie di suolo
Le Unità Tipologiche di Suolo (UTS) sono state classificate in base al WRB
(World Reference Base, FAO; 1998): ognuna di esse può comparire in più
Paesaggi e può essere associata ad altre unità tipologiche in percentuali
differenti. Nella carta dei suoli, ogni Unità Cartografica viene rappresentata
dal colore identificativo della UTS dominante, la più estesa in termini di
superficie coperta.
Il comune di Villanuova comprende al suo interno tre Unità Tipologiche di
Suoli prevalenti, i Phaeozems, i Luvisols ed i Calcisols.
Sono collocati in corrispondenza delle diverse province pedologiche, quindi
rispettivamente troviamo: in quella Prealpina i Phaeozems, nella Pianura i
Luvisols ed, all’interno degli Anfiteatri Morenici, i Calcisols.
Per la pianura, la carta dei suoli è stata ricavata dalla generalizzazione di una
banca dati e da una carta di maggiore dettaglio già esistenti. In montagna,
invece, si è considerato il mosaico dei Paesaggi all'interno di ogni distretto
pedologico, intesi come porzioni di territorio identificate sia dai caratteri
dell'ambiente sia dalla unitarietà geografica. E’ stata utilizzata l'osservazione
di fotografie aeree ed immagini satellitari, lo studio dei caratteri geologici,
geomorfologici, climatici e di uso del suolo. In seguito si sono scavati,
descritti ed analizzati oltre 300 nuovi profili pedologici a livello regionale.
Questi dati, ed altri provenienti da profili ed osservazioni eseguite in
precedenti studi, sono stati utilizzati per identificare le UTS, le quali sono poi
state estese a tutta l'area montana utilizzando un nuovo metodo di
correlazione stazionale basato sull'incrocio di geologia, uso del suolo e
morfologia.
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Carta delle Unità Tipologiche di Suolo
Fig. 6.4 – Distribuzione delle Unità Tipologiche di Suolo nel territorio circostante il Comune
di Villanuova (fonte ERSAF, Lombardia).
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Phaeozems
Sono suoli mediamente evoluti, abbastanza profondi, provvisti di epipedon di
tipo mollicoC entro i 125 cm dalla superficie; sono privi di carbonato di calcio
secondario e, tipicamente, hanno elevata saturazione in basi del complesso
di scambio cationico. L’orizzonte mollico è di colore scuro, dal marrone al
nerastro, ben strutturato, ricco di sostanza organica ed è qui, in particolare,
dove si concentra l’alto tasso di saturazione in basi (TSBD >50%).
A livello regionale non sono suoli molto diffusi, si trovano sporadicamente ed,
in genere, rimangono limitati ad aree attorno ai 2000 m di quota, su substrati
di rocce calcaree. A livello globale sono invece tipici delle steppe più umide
della Russia, delle praterie di Stati Uniti e Canada, della pampa Argentina ed
Uruguaiana, della Cina e dell’estremo Sud-Est Europeo.
Fig. 6.5 – Distribuzione (fonte ERSAF, Lombardia – Soil Groups, modificato) e relativo
profilo tipico rappresentativo dei Phaeozems (fonte FAO, WRB ’98)
Nel territorio di Villanuova, i suoli Phaeozems fanno riferimento alla regione
pedologica Prealpina e, quindi, alla sigla PH-01 nella carta dei suoli della
Lombardia.
C
L’orizzonte mollico è un orizzonte diagnostico, cioè dotato di proprietà fisiche, chimiche e
morfologiche definite quantitativamente, essenziali ai fini delle distinzioni fra i taxa di una
tassonomia; un orizzonte diagnostico esprime, inoltre, l’intensità con cui la pedogenesi
procede in un suolo.. In particolare l’orizzonte mollico si presenta con una superficie di
colore scuro, ben strutturato, con un’alta saturazione in basi ed un buon contenuto di
sostanza organica.
D
Il TSB (Tasso di Saturazione in Basi) è utilizzato in molte classificazioni pedologiche quale
discriminante tra suoli giovani e suoli più evoluti, ed è essenzialmente il rapporto in percentuale che
esiste tra il contenuto degli ioni scambiabili nel suolo (calcio, magnesio, sodio e potassio) e la CSC. Il
rapporto diminuisce solitamente con l’aumentare dell’età del suolo.
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PH-01
Sono suoli profondi, a matrice franca, con scheletro abbondante, alcalini,
saturi e moderatamente calcarei. Talvolta sono presenti orizzonti organici di
superficie. Si trovano solitamente a quote collinari o basso montane, su
detrito colluviale o calcare marnoso, marne o argilliti, comunemente al di
sotto di boschi di latifoglie. Hanno pendenze variabili da elevate a molto
elevate, pietrosità da moderata a molto elevata e rocciosità da media ad
estremamente elevata. Sono classificati prevalentemente come CalcariLeptic Phaeozem (Skeletric) (WRB ’98).
Luvisols
Sono i suoli più diffusi all'interno della pianura (sviluppati su depositi glaciali e
fluvioglaciali e depositi delle alluvioni antiche degli affluenti del fiume Po).
Il comune di Villanuova si trova sull’area corrispondente a due diverse
tipologie di Luvisols: i Luvisols ghiaiosi, o “suoli ghiaiosi dell’alta pianura”,
che occupano in generale il margine delle prealpi, ed i Luvisols antichi, o
“suoli bruni liscivati con fragpan”, che si sviluppano tipicamente su
depositi glaciali e fluvioglaciali delle alluvioni antiche degli affluenti del fiume
Po.
Fig. 6.6 - Distribuzione geografica dei Luvisols ghiaiosi in Lombardia e relativo profilo
rappresentativo (fonte ERSAF, Lombardia)
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Fig. 6.7 - Distribuzione geografica dei Luvisols antichi in Lombardia e relativo profilo
rappresentativo (fonte ERSAF, Lombardia)
Sono entrambi suoli caratteristici delle regioni forestali, distinti dalla presenza
di orizzonti illuviali ed eluviali, dove sono accumulati silicati di argilla
(McGregor, 1984). Possono essere anche caratterizzati dalla presenza di un
orizzonte umico superficiale (prevalentemente dovuto all’accumulo di
fogliame sul soprassuolo), separato e distinto dagli orizzonti minerali, nonché
un orizzonte di origine eluviale di argille minerali ed un orizzonte, di almeno 5
cm di spessore, di argille con origine illuviale. Si distinguono da altri tipi di
suolo soprattutto per il loro elevato contenuto in Calcio.
Sul territorio di Villanuova, i Luvisuoli si collocano in corrispondenza della
provincia pedologica dell’Alta Pianura, a cui corrispondono i suoli
rappresentativi LV-04 e LV-06, per i quali la regione pedologica di riferimento
è, appunto, quella della Pianura Lombarda.
LV-04
Sono suoli profondi, a matrice variabile da franca ad argillosa, con scheletro
da scarso in superficie a frequente in profondità; non sono calcarei ed hanno
pH subacido; presentano una permeabilità moderata ed il drenaggio varia da
mediocre a buono.
La morfologia a cui fanno riferimento è solitamente quella degli anfiteatri
morenici e terrazzi antichi (Prealpi orientali e San Colombano) ed intermedi
(Prealpi orientali ed occidentali). Localmente sono presenti anche su
superfici altimetricamente connesse al livello fondamentale della Pianura;
solitamente hanno pendenze moderate (in media 11%).
Sono suoli antichi e profondi, appartenenti al grande gruppo “Paleo”
(Paleudalfs-Paleustalfs, ST ’98); e vengo classificati prevalentemente come
Epidystri-Profondic Luvisols (WRB ’98); quelli più profondi e più evoluti hanno
un moderato valore naturalistico.
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LV-06
Geomorfologicamente si collocano negli ambienti dell’Alta Pianura Ghiaiosa
e degli Anfiteatri Morenici Recenti Centro-orientali; presentano pietrosità
superficiale variabile da elevata a comune, localmente con moderato rischio
di erosione. Hanno matrice da franco-argillosa a franco-sabbiosa; lo
scheletro va da comune in superficie ad abbondante in profondità. Il pH è
solitamente neutro nel topsoil e diventa subalcalino nel subsoil; sono suoli
scarsamente calcarei nonostante il substrato molto calcareo; presentano
inoltre permeabilità moderata (fino a moderatamente elevata nel substrato) e
drenaggio buono. Sono classificati prevalentemente come Haplic Luvisols
(WRB ’98).
Calcisols
I Calcisuoli, o “suoli bruni calcici della pianura”, sono i più diffusi all'interno
della pianura (sviluppati su depositi glaciali e fluvioglaciali e depositi delle
alluvioni antiche degli affluenti del fiume Po), insieme con Cambisols e
Luvisols, in particolare nella parte orientale, su superfici del tardo
Pleistocene.
Sono caratterizzati da un orizzonte con accumulo di carbonato di calcio entro
125 cm dalla superficie del suolo, non hanno altri orizzonti diagnostici se non
un orizzonte A ochricoE o uno B cambicoF.
Fig. 6.8 - Distribuzione geografica dei Calcisols in Lombardia e relativo profilo
rappresentativo (fonte ERSAF, Lombardia)
E
L’orizzonte ochrico è un orizzonte diagnostico superficiale, epidedon, di colore chiaro (dal
greco ochros) e scarso contenuto in sostanza organica.
F
L’orizzonte cambico è un orizzonte diagnostico sottosuperficiale rispetto agli orizzonti
sottostanti, che mostra evidenze di alterazione, quali una struttura del suolo moderatamente
distinguibile ed una significativa rimozione dei carbonati
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Del territorio di Villanuova, questi suoli coincidono con l’area relativa al
distretto delle Colline Moreniche Occidentali del Garda, in cui troviamo, nei
suoli rappresentativi, i Calcisuoli con codice CL-02.
CL-02
Occupano gli anfiteatri morenici recenti (del Sebino e del Benaco); hanno
matrice franca con scheletro più abbondante nel substrato e pietrosità
superficiale abbastanza diffusa; sono molto calcarei ed hanno pH alcalino;
presentano drenaggio mediocre, segni di idromorfia, e permeabilità variabile
da moderata in superficie a moderatamente bassa in profondità. Sono
classificati prevalentemente come Hypercalci-Gleyic Calcisols (Skeletric)
(WRB ’98).
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ANALISI DEL SISTEMA AGRICOLO
L’analisi del sistema agricolo del comune di Villanuova sul Clisi mira ad
approfondire le tematiche relative alle classi produttive ed alla
caratterizzazione delle aziende agricole del comune stesso.
A tal fine sono state identificate le differenti classi produttive dei terreni
comunali, mentre le aziende agricole sono state contraddistinte per
dimensioni aziendali, per la tipologia ed, infine, per la Produzione Lorda
Vendibile (PLV). Questo ha permesso di suddividere il territorio comunale in
macroaree, ove sarà possibile attuare politiche di tutela o di sviluppo.
Lo studio si è avvalso di diverse fonti bibliografiche e di visite di campo. Nelle
pagine seguenti è riportata la sintesi del lavoro eseguito riassunto in tabelle,
grafici ed elaborati cartografici. Al fine di ottenere un quadro conoscitivo, il
più aggiornato possibile, è stata eseguita una ricerca nell’ambito dei dati
ISTAT del 5° Censimento generale dell’Agricoltura dell’anno 2000, dei dati
del Sistema Informativo Agricolo della Regione Lombardia (SIARL)
aggiornato a dicembre 2007.
I dati ISTAT del 2000 permettono di avere un quadro conoscitivo,
relativamente datato, dell’intero territorio comunale, ed una buona
caratterizzazione delle aziende agricole. Tale analisi è stata approfondita
tramite i dati SIARL del 2007, permettendo una visione più aggiornata delle
aziende che sono registrate in tale strumento.
Il SIARL è uno strumento conoscitivo, avviato nel 2001 dalla Direzione
Generale Agricoltura della Regione Lombardia, per gestire direttamente le
politiche comunitarie di supporto al settore agricolo ed agroalimentare
lombardo. Il SIARL rappresenta un sistema informativo connesso ed
integrato tra le Amministrazioni Pubbliche lombarde ed altri soggetti coinvolti,
a vario titolo, nella gestione delle politiche agricole. E’ un sistema aperto che
collega in rete la Regione, le Province, le Comunità Montane, i Centri
Autorizzati di Assistenza Agricola (CAA), le Imprese agricole o agroalimentari
lombarde ed altri soggetti pubblici e privati.
Tutte le informazioni relative alle imprese agricole confluiscono in tale
sistema informativo centrale, costituito da una banca dati univoca ed
integrata, al quale tutti i soggetti precedentemente elencati possono
accedere in linea per la visualizzazione e/o la gestione dei procedimenti e dei
dati aziendali di propria competenza.
44
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________________________________________________________________________________
Il sistema è caratterizzato da tre componenti principali:
¾
¾
¾
l’anagrafe delle imprese agricole ed agroalimentari con il loro fascicolo
aziendale;
i procedimenti amministrativi;
il sistema integrato di controllo e gestione.
La cartografia è stata elaborata dall’analisi dei dati SIARL integrati da visite in
campagna.
Per lo svolgimento delle analisi di cui al presente capitolo, i dati ISTAT, e
SIARL sono talvolta riportati tal quali, come indicati in bibliografia, o
rielaborati per ottenere informazioni più significative.
7.1
Orientamento delle aziende nella provincia di Brescia
La provincia di Brescia si estende su una superficie pari a 4.782 km2,
suddivisa in 206 comuni, dei quali il 55,5% situati in zona montana, il 15,7%
in collina e il 28,8% in pianura.
L’utilizzo della superficie agricola appare piuttosto differenziato in funzione
delle specifiche caratteristiche altimetriche, pedoclimatiche ed idrogeologiche
del territorio provinciale.
Dal punto di vista geomorfologico l’intero territorio può essere suddiviso in tre
ampie aree aventi caratteristiche sensibilmente diverse: le valli alpine, la
fascia collinare pedemontana e la pianura.
Le valli e le zone montane sono, per lo più, contraddistinte da un’agricoltura
marginale: le esigue dimensioni aziendali e le condizioni climatiche sono i
fattori che restringono fortemente la produttività.
L’area pedemontana si contraddistingue, soprattutto, per la presenza di
insediamenti industriali localizzati lungo le arterie viarie principali e da poche,
ma significative, aree ad elevata concentrazione di imprese agricole
prevalentemente indirizzate alla produzione vitivinicola.
Le aree di pianura sono caratterizzate da produzioni erbacee intensive,
soprattutto cereali in monosuccessione, per il sostentamento delle produzioni
zootecniche. Queste ultime rappresentano uno dei punti di forza delle
produzioni agricole provinciali, posizionandosi ai primi posti in Italia per il
numero di capi allevati, per vacche da latte e suini da ingrasso.
Da uno studio svolto nell’ambito della stesura del Piano di Sviluppo Rurale
(PSR) della Regione Lombardia 2007-2013, emerge che la Superficie
Agraria Utilizzata della provincia di Brescia, pari a 173.860 ha, è così
ripartita: 64,1% di seminativi, 33,6% di prati permanenti e 2,3% di colture
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legnose agrarie, quali vite, ulivo o frutteti. Il comparto agricolo bresciano è
composto di 14.810 aziende che impegnano complessivamente una forza
lavoro di 18.850 persone, pari al 2,87% della forza lavoro totale.
Per quanto concerne la dimensione aziendale il comparto agricolo è
notevolmente frammentato: infatti, il 60,3% delle aziende svolge la propria
attività su una superficie inferiore a 5 ha, il 36,5% su una superficie tra 5 e 50
ha, mentre il restante 3,3% possiede una superficie agraria superiore a 50 ha
(Fonte dati: psr 2007-2013).
In definitiva, il panorama delle aziende agricole provinciali, risulta assai
diversificato per area di produzione, indirizzo produttivo, dimensione
aziendale e capacità di sviluppare nuovi settori.
Il settore agro-alimentare provinciale rappresenta, in primo luogo, una fonte
di materie prime e, secondariamente, un’opportunità di impiego di forza
lavoro ed un sistema di gestione del territorio.
Ad oggi, le aziende agricole devono confrontarsi con un mercato
internazionale sempre più competitivo, il che comporta la necessità di
sviluppare maggiori economie di scala, specializzarsi in segmenti produttivi e
di servizi ad elevata redditività, o diversificare l’offerta. Tale sviluppo
comporterà un forte riassetto del sistema agricolo provinciale che, se non
adeguatamente accompagnato, potrebbe determinare la perdita dei tratti
significativi dell’agricoltura bresciana.
7.2
Dati Generali
Villanuova sul Clisi è il secondo comune della Valsabbia per numero di
abitanti. Il suo territorio è prevalentemente declive, l’abitato sorge in una
larga conca a ridosso delle prime montagne della Valle Sabbia, fra i monti
Renico (886 m) e Selvapiana (965 m) da una parte, e il M.te Covolo (556 m)
dall’altra, a specchio sul fiume Chiese. Confina a Nord con Sabbio Chiese e
Vobarno, a Est con Roè Volciano e a Sud ed Ovest con Gavardo.
Il territorio si può suddividere in tre zone: fondovalle, collinare, montano.
Il centro abitato di Villanuova sul Clisi è posto a 216 m sul livello del mare e
raggiunge quota 885 m s.l.m. al Santuario della Madonna della Neve.
Il primo documento sull’esistenza di Villanuova risale al 1253; nel libro dei
possidenti di Gavardo, che dovevano rendere ragione al Vescovo di Brescia,
compare tale Garoella di Villanuova. In un documento dell’11 aprile 1496,
attestante lascito di un prato, è ricordata la chiesa di S. Agata "hora chiamata
S. Matteo" (Il Bresciano).
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Sulle pendici del M.te Renico sono dislocati i nuclei di abitazioni della
frazione di Prandaglio: Bondone, Berniga, Peracque, Castello, Canneto. Ad
una quota inferiore si trova l’abitato di Ponte Pier con il ponte romano che lo
collega alla Statale 45 bis che attraversa l’intero territorio comunale.
Valutando più nel dettaglio il comune si può verificare che le aree
pianeggianti, attorno all’abitato di Villanuova sul Clisi, sono prevalentemente
ad uso residenziale, commerciale ed industriale, lasciando all’agricoltura un
ruolo marginale. Le aree declivi del M.te Renico sono invece per lo più
interessate da bosco misto che arricchisce il comune dal punto di vista
ambientale.
Si riscontra, quindi, una situazione con ampi tratti di territorio non usufruibili
dal punto di vista insediativo e produttivo, caratterizzati da boschi; mentre gli
spazi utilizzabili per le attività antropiche si localizzano esclusivamente nel
fondovalle. In tale porzione di territorio, peraltro di dimensioni ridotte, si
devono conciliare il sistema insediativo civile e industriale, l’attività produttiva
del comparto agrario e la tutela di spazi destinati ad attività ricreative quali,
ad esempio, i percorsi ciclopedonali (pista ciclabile del fiume Chiese).
Le aree agricole si trovano per lo più nel fondovalle, ove non sono state
interessate da fenomeni di urbanizzazione, e nelle poche aree declivi ove la
limitata pendenza o la perseveranza del conduttore hanno permesso il
mantenimento del comparto agricolo.
7.3
ISTAT: analisi dei dati
I dati analizzati sono stati ricavati dall’ultimo Censimento Generale
dell’Agricoltura (ISTAT 2000). Il censimento ha rilevato il numero delle
aziende agricole, la loro dimensione complessiva in termini di superficie, le
principali forme di utilizzazione dei terreni (seminativi, coltivazioni legnose
agrarie, prati permanenti e pascoli, boschi), alla consistenza degli eventuali
allevamenti secondo le principali specie di bestiame (bovini, ovini, caprini,
equini e suini).
Ad oggi tali dati risultano non più precisi, soprattutto se si tiene conto delle
profonde evoluzioni che il territorio ed il comparto agricolo hanno subito negli
anni intercorsi, e la granitica staticità dell’agricoltura ha dovuto lasciare il
passo all’imprenditorialità ed alla flessibilità. I dati sono comunque rilevanti
per definire un quadro conoscitivo generale e per fungere da termine di
confronto con i dati aggiornati (SIARL) e per le future proiezioni.
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Le aziende, presenti sul territorio comunale ed operanti nel settore agricolo,
sono 21 su una Superficie Agricola Totale pari a 75,18 ha, comprensiva
anche delle superfici boscate.
Sul totale delle aziende, come si può notare dai dati riportati in tabella 7.1 e
dal relativo grafico, la maggior parte di esse appartengono alle classi
dimensionali 1-2 e 2-5 ha. Due sole aziende conducono una superficie
compresa tra 10 e 20 ha, pari a poco più del 37% della superficie agraria di
Villanuova sul Clisi (Grafico 7.3).
Come accennato, la dimensione aziendale è comprensiva anche delle
superfici boscate, che in termini economici hanno un ruolo marginale nella
formazione della Produzione Lorda Vendibile: ciò comporta che le aziende, a
prescindere dalla superficie condotta, sono caratterizzate da redditività assai
ridotte. Gli ambiti boscati forniscono, però, tutta una serie di esternalità
positive in tema di qualità del paesaggio, stabilità dei versanti, qualità
dell’ambiente; le aziende agrarie di Villanuova sul Clisi rivestono, quindi, un
ruolo importantissimo nella tutela del territorio.
In base a quanto espresso, la superficie media condotta dalle aziende è pari
a 3,58 ha, incluse le aree boscate.
Tab. 7.1 - Aziende e Superficie agricola totale per classe dimensionale (ISTAT 2000)
CLASSE DI SUPERFICIE TOTALE (superficie in ha)
20-50
50100
100
ed
oltre
2
0
0
0
9,52%
9,52%
0,00%
0,00%
0,00%
23,19
12,66
28,46
0
0
0
30,85%
16,84%
37,86%
0,00%
0,00%
0,00%
Senza
superficie
0-1
1-2
2-5
5-10
10-20
0
3
7
7
2
0,00%
14,29%
33,33%
33,33%
Superficie (ha)
0
1,38
9,49
Superficie (%)
0,00%
1,84%
12,62%
N. aziende
Aziende (%)
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TOTALE
21
100,00%
75,18
100,00%
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Grafico 7.1.
Numero di aziende per classe di superficie agricola totale
8
7
N. aziende
6
5
4
3
2
1
0
Senza
superficie
0-1
1-2
2-5
5-10
10-20
20-50
50-100
100 ed
oltre
Classe di dimensione aziendale (ha)
Grafico 7.2.
Superficie totale (ha) per classe di superficie agricola totale
30
Superficie (ha)
25
20
15
10
5
0
Senza
superf icie
0-1
1-2
2-5
5-10
10-20
20-50
50-100
100 ed
oltre
Classe di dim ensione aziendale (ha)
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Grafico 7.3.
Superficie totale (%) per classe di superficie agricola totale
40,00%
Supericie (%)
30,00%
20,00%
10,00%
0,00%
Senza
superf icie
0-1
1-2
2-5
5-10
10-20
20-50
50-100
100 ed
oltre
Classe di dim ensione aziendale (ha)
Sempre dalla elaborazione dei dati ISTAT, è stata fatta un’analisi sulla
tipologia di coltivazioni agro-forestali effettuate dalle aziende nell’ambito
comunale. Le tipologie possibili sono: seminativi, coltivazioni legnose agrarie,
prati e pascoli permanenti, arboricoltura da legno, boschi e altre superfici.
E’ opportuno sottolineare che la voce "Altre superfici" è data dalla somma
delle voci ISTAT della superficie agraria non utilizzata e altre superfici.
In Tabella 7.2 e nel Grafico 7.4 si osserva come la destinazione d’uso
prevalente, su una superficie totale pari a 75,18 ha, sia quella appartenente
ai boschi con oltre il 60%, seguita dai seminativi con il 21,52%. Le
coltivazioni legnose agrarie possiedono, invece, solamente 6,14 ha.
Queste ultime rappresentano le superfici a maggior Produzione Lorda
Vendibile (PLV) tra le tipologie produttive presenti. Le aree destinate a prati e
pascoli permanenti sono poco rappresentate.
La superficie agricola utilizzabile si riduce a poco meno di 27 ha,
determinando una superficie media pari a 1,3 ha.
Si può affermare che le superfici qui rappresentate sono da considerare già
limitate qualora fossero condotte da un’unica azienda.
Tab. 7.2 - Tipologie produttive delle superfici agricole-1 (ISTAT 2000)
TIPOLOGIA DI SUPERFICIE AGRICOLA
Seminativi
Coltivazioni
legnose
agrarie
Prati
permanenti e
pascoli
Arboricoltura
da legno
Boschi
Altre
superfici
Superficie (ha)
16,18
6,14
4,54
0
46,26
2,06
Superficie (%)
21,52%
8,17%
6,04%
0,00%
61,53%
2,74%
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TOTALE
75,18
100,00%
50
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Grafico 7.4.
Tipologie produttive delle superfici agricole - 1
70,00%
60,00%
Superficie (%)
50,00%
40,00%
30,00%
20,00%
10,00%
0,00%
Seminativi
Coltivazioni
Prati permanenti Arboricoltura da
legnose agrarie
e pascoli
legno
Boschi
Altre superfici
In tabella 7.3 sono evidenziate le differenti coltivazioni legnose agrarie, si
rileva come esse siano costituite essenzialmente da vite ed olivo, che si
sviluppano principalmente sulle pendici del M.te Renico, in prossimità di
Prandaglio. I seminativi sono, invece, coltivati essenzialmente nella parte
pianeggiante del comune, verso il confine con Gavardo.
E’ bene sottolineare che l’esigua superficie coltivata a vite ed olivo, non
permette di raggiungere produzioni e, quindi redditi, in grado di donare
competitività alle aziende.
Tab. 7.3 - Tipologie produttive delle superfici agricole-2 (ISTAT 2000)
TIPOLOGIA DI SUPERFICIE AGRICOLA
COLTIVAZIONI LEGNOSE AGRARIE
Seminativi
Vite
Olivo
Fruttiferi
Superficie (ha)
16,18
3,31
2,83
0
Superficie (%)
72,49%
14,83%
12,68%
0,00%
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TOTALE
22,32
100,00%
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Grafico 7.5.
Tipologie produttive delle superfici agricole - 2
(Seminativi e Coltivazioni legnose)
80,00%
70,00%
Superficie (%)
60,00%
50,00%
40,00%
30,00%
20,00%
10,00%
0,00%
Seminativi
Vite
Olivo
Fruttiferi
Dal punto di vista del personale operante, in tabella 7.4 si nota che su un
totale di ventuno aziende, venti sono a conduzione diretta del coltivatore con
la sola manodopera familiare, tale struttura aziendale è quella maggiormente
diffusa in tutta la regione Lombardia. In una sola azienda la conduzione è
operata con salariati.
Tab. 7.4 - Aziende per forma di conduzione (ISTAT 2000)
CONDUZIONE DIRETTA DEL COLTIVATORE
Totale
Conduzio
ne con
salariati
Conduzio
ne a
colonia
parziaria
appoderat
a
Altre
forme di
conduzion
e
Totale
general
e
0,00
20
1
0,00
0,00
21
0,00
72,18
3,00
0,00
0,00
75,18
Con solo
manodopera
familiare
Con
manodopera
familiare
prevalente
Con
manodopera
extrafamiliar
e prevalente
N. Aziende
20
0,00
Superficie
(ha)
72,18
0,00
Per quanto concerne il titolo di possesso, come ultima analisi dei dati ISTAT,
in tabella 7.5 si rileva che per la maggior parte dei terreni sono di proprietà,
con una sola azienda avente terreni in affitto.
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Tab. 7.5 - Superficie agricola totale per titolo di possesso (ISTAT 2000)
TITOLO DI POSSESO DEI TERRENI
Proprietà
Affitto
Uso
gratuito
Parte in
proprietà e
parte in
affitto
Parte in
proprietà e
parte in
uso
gratuito
Parte in
affitto e
parte in
uso
gratuito
Parte in
proprietà,
parte in
affitto e
parte in uso
gratuito
Totale
N. Aziende
20,00
1,00
0
0
0
0
0
21
Superficie
70,85
4,33
0,00
0,00
0
0,00
0,00
75,18
Questi dati sono importanti per dimostrare il carattere ancora “contadino”
delle aziende agricole. Esse si basano, infatti, su un’organizzazione
soprattutto familiare o sull’utilizzo di coadiuvanti temporanei. Solo un’azienda
si avvale di manodopera esterna. È, quindi, evidente che i riflessi lavorativi
del comparto sono per lo più rivolti alle famiglie del conduttore ed i pochi
dipendenti assunti sono solitamente a bassa “professionalità”; questo ha
riflessi negativi sia sul livello occupazionale generale, sia sulla capacità di
sviluppo delle aziende.
In sintesi, dai dati del censimento ISTAT 2000, il comune di Villanuova sul
Clisi mostra nel complesso un numero di aziende esiguo, con una ridotta
superficie utilizzata ed a conduzione non professionale. Il territorio comunale
è, invece, caratterizzato da una certa rilevanza paesaggistica e di tutela
grazie alla presenza del bosco.
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7.4
SIARL: analisi dei dati
Come precedentemente indicato, il SIARL contiene i dati delle aziende che, a
qualsiasi titolo e su base volontaria, fanno richiesta di agevolazioni o di
contributi. E’ evidente che, in funzione di tali presupposti, non tutte le aziende
ed i terreni sono censiti nel database e pertanto sono esclusi dalle
elaborazioni. I dati, seppur non completi, sono aggiornati al dicembre 2007,
risultando, quindi, più realistici rispetto a quelli ISTAT.
In linea di principio è possibile asserire che in tale database sono incluse le
aziende “attive”, in altre parole quelle che rappresentano la realtà
socioeconomica del territorio.
Esclusi alcuni casi particolari, si deve considerare che le aree boscate non
sono soggette a contribuzione e, pertanto, non sono incluse nel database.
Come evidenziato nella tabella 7.6, il numero complessivo delle aziende
risulta maggiore, soprattutto nella classi di superficie minori, rispetto a quanto
esemplificato nei dati ISTAT. Tale dato è distorto dal fatto che il SIARL tiene
in considerazione i terreni comunali, indipendentemente dalla sede
aziendale, mentre l’ISTAT ha censito le aziende agricole con sede nel
comune in esame. Ad ogni modo, il numero di aziende censite nelle classi
superiori è quasi corrispondente a quelle incluse nell’ISTAT.
La superficie imputata alla singola classe risulta variata rispetto ai dati ISTAT
ed, in particolar modo, questa slitta dalla classi maggiori verso quelle minori.
Le aziende che operano nel settore agricolo sono cinquantasette, con una
superficie totale pari a 133,17 ha. Sul totale delle aziende, il 70,18% è di
piccolissime dimensioni (classi da 0-1 e 1-2 ha; agricoltura di sussistenza o
hobbistica) ed occupa una percentuale molto limitata della superficie
complessiva (13% circa). Nella classe dimensionale da 2 a 5 ha rientrano il
24,56% delle aziende, per una superficie agricola pari a circa il 40% del
totale (classe dimensionale più rilevante in termini di aziende e di superficie).
La restante area è suddivisa nelle classi superiori. Si conferma la presenza di
un’azienda con superficie condotta compresa tra i 10 ed i 20 ha, e di un’altra
che, rientrando nell’intervallo tra i 20 ed i 50 ha, possiede il 26% della
superficie agricola totale.
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Tab. 7.6 - Aziende e Superficie agricola totale per classe dimensione (SIARL 2000)
CLASSE DI SUPERFICIE TOTALE (superficie in ha)
Senza
superficie
N. aziende
Aziende
(%)
0-1
0
0,00%
Superficie
(ha)
0
Superficie
(%)
0,00%
1-2
2-5
5-10
10-20
20-50
34
6
14
1
59,65%
10,53%
24,56%
1,75%
10,22
7,39
53,42
7,80
19,70
34,64
0,00
40,11%
5,86%
14,79%
26,01%
0,00%
7,67%
Grafico 7.6.
5,55%
1
1,75%
1
100
ed
oltre
50100
1,75%
0
0,00%
TOTA
LE
57
0
0,00%
100,0
0%
0,00
133,1
7
0,00%
100,0
0%
Numero di aziende per classe di superficie agricola totale
40
35
N. aziende
30
25
20
15
10
5
0
Senza
superficie
0-1
1-2
2-5
5-10
10-20
20-50
50-100
100 ed
oltre
Classe di dim ensione aziendale (ha)
Grafico 7.7.
Superficie totale (ha) per classe di superficie agricola totale
60
Superficie (ha)
50
40
30
20
10
0
Senza
superficie
0-1
1-2
2-5
5-10
10-20
20-50
50-100
100 ed
oltre
Classe di dim ensione aziendale (ha)
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Grafico 7.8.
Superficie totale (%) per classe di superficie agricola totale
Superficie (%)
40,00%
30,00%
20,00%
10,00%
0,00%
Senza
superficie
0-1
1-2
2-5
5-10
10-20
20-50
50-100
100 ed
oltre
Classe di dim ensione aziendale (ha)
La superficie totale è suddivisa nelle tipologie produttive così come riportato
nella Tabella 7.7, a significare che il SIARL rappresenta uno strumento più
efficace nel censire le aree effettivamente coltivate ed, infatti, i dati relativi
all’arboricoltura da legno ed ai boschi non permettono di effettuare analisi
adeguate per la quasi completa assenza di dati.
Valutando la superficie utilizzata si nota che la percentuale maggiore di
territorio è destinata a prati permanenti e pascoli (55,25%), seguono le
coltivazioni legnose agrarie, con 11,97 ha. Seminativi e vivai si possono
considerare come non significative, poiché rispettivamente possiedono 5,05
e 0,3 ha.
Rispetto all’ISTAT il SIARL sancisce un aumento delle superficie a prati (+20
ha) ed a coltivazioni legnose agrarie (+6 ha), nonché una riduzione dei
seminativi (-11 ha).
Tab. 7.7 - Tipologie produttive delle superfici agricole-1 (SIARL 2007)
TIPOLOGIA DI SUPERFICIE AGRICOLA
Seminativi
Coltivazioni
legnose
agrarie
Prati
permanenti e
pascoli
Arboricoltura
da legno
Vivaio
Altre
superfici
Superficie (ha)
5,05
11,97
24,61
0
0,3
2,61
Superficie (%)
11,34%
26,87%
55,25%
0,00%
0,67%
5,86%
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TOTALE
44,54
100,00%
56
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Grafico 7.9.
Tipologie produttive delle superfici agricole - 1
60,00%
Superficie (%)
50,00%
40,00%
30,00%
20,00%
10,00%
0,00%
Seminativi
Coltivazioni
Prati permanenti Arboricoltura da
legnose agrarie
e pascoli
legno
Vivaio
Altre superfici
Nella tabella e nel grafico successivi sono rappresentati i dati relativi alle
coltivazioni, così come sono stati espressi dal SIARL. La parte predominante
della superficie (67,20%) è coltivata a vite, mentre i seminativi ne occupano
circa il 30%, pari a 5,05 ha. L’ulivo è coltivato su una superficie non
significativa. In generale è possibile asserire che le presenti tabelle
confermano il quadro generale delle ripartizione delle superfici.
Tab. 7.8 - Tipologie produttive delle superfici agricole-2 (SIARL 2007)
TIPOLOGIA DI SUPERFICIE AGRICOLA
COLTIVAZIONI LEGNOSE AGRARIE
Seminativi
Vite
Olivo
Fruttiferi
Superficie (ha)
5,05
11,43
0,53
0
Superficie (%)
29,69%
67,20%
3,12%
0,00%
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TOTALE
17,01
100,00%
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Grafico 7.10.
Tipologie produttive delle superfici agricole - 2
(Seminativi e Coltivazioni legnose)
Superficie (%)
60,00%
40,00%
20,00%
0,00%
Seminativi
Vite
Olivo
Fruttiferi
I dati analizzati nel presente capitolo forniscono un’ulteriore lettura di quanto
già verificato precedentemente: la presenza di un’agricoltura abbastanza
ridotta, che subisce certamente forti pressioni extra-agricole.
E’ comunque opportuno segnalare che la presenza di un versante, con una
buona esposizione, permetterebbe lo sviluppo di coltivazioni fruttifere
specializzate, con conseguente aumento della redditività aziendale.
Un altro settore di sicuro interesse sono i vivai, che permettono di
raggiungere adeguate redditività su superfici ridotte. Il loro sviluppo è però
messo in forte dubbio dall’aumento dei costi delle materie prime, dei servizi e
della manodopera.
Infine, dall’analisi dei dati SIARL, si sono potute estrapolare le superfici
coltivate a vigneto con metodo biologico (1,2 ha). Tale dato è da sottolineare,
per l’importanza che tale metodo riveste nel dare un certo valore aggiunto al
territorio ed alle produzioni.
In sintesi, buona parte della superficie comunale è impegnata da boschi,
anche in relazione alle caratteristiche di declività dell’area. Le superfici di
fondo valle sono state interessate da fenomeni di urbanizzazione, che hanno
lasciato solo aree residuali al servizio dell’agricoltura.
Anche alcune zone del M.te Renico hanno mantenuto certe caratteristiche
agrarie, a fronte dell’impegno dei conduttori; peraltro, le pendici di tale monte
dimostrano di aver avuto, almeno in passato, una forte propensione agricola,
ne sono conferma i numerosi terrazzamenti invasi da vegetazione
spontanea. Le famiglie contadine avevano “addomesticato” tale zona,
modellandone i pendii e coltivandovi ciò che era utile per il loro
sostentamento. Ancora oggi è possibile trovare esemplari di olivo di una
certa dimensione, mescolati alla vegetazione spontanea, a significare che
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l’esposizione Sud-orientale del monte è in grado di creare un microclima
idoneo alle specie più xeriche.
Tale zona potrebbe essere, almeno in parte, recuperata dall’attività agricola
se non fosse che l’attuale normativa regionale richiede forti compensazioni
(circa 4,00 € al m2) alle aziende che intendono trasformare le aree boschive
in aree agricole. È evidente che tale indennizzo, soprattutto in aree declivi
ove la superficie effettivamente coltivabile non è che una percentuale molto
bassa della complessiva, costituisce un forte vincolo all’avvio di nuove
attività.
7.5
SIARL: elaborazione in base alla PLV
Le analisi fino ad ora esposte hanno permesso di definire il contesto
territoriale, senza però entrare nel merito della condizione socio-economica.
Per scendere nel dettaglio di quest’ultima, è stata effettuata una semplice
elaborazione, stabilendo la capacità economica delle aziende.
A tal fine, sono state definite delle PLV (Produzioni Lorde Vendibili) medie
per ettaro, le quali sono state poi moltiplicate per le superfici attualmente in
conduzione alle aziende. Il dato, seppur generico, permette di stabilire le
aziende economicamente più rilevanti.
Destinazione d’uso
Frutteto
Olivo
Orticole
Pascolo
Prato
Seminativi
Vigneto
Vivaio
Altre superfici
PLV (€/ha medio)
12.000,00
4.500,00
12.000,00
100,00
1.350,00
2750,00
5.000,00
50.000,00
0,00
In base alla legge sulla privacy, le anagrafi aziendali sono state sostituite da
un codice univoco. Il dato tiene conto della sola produzione primaria, in altre
parole delle materie prime, senza entrare nel merito delle successive
trasformazioni (alimentazione animali, vinificazione, etc).
L’esigua disponibilità di terreni adatti all’agricoltura, nel comune di Villanuova
sul Clisi, fa sì che le aziende agricole possano coltivare piccole porzioni di
terreno e, di conseguenza, non permette loro di realizzare elevate PLV.
Come si osserva nel grafico 7.11 della PLV, su un totale di 57 aziende, 50
hanno una PLV minore di 5.000,00 €; 5 producono un valore compreso tra i
5.000 ed i 10.000€; infine, solamente 2 aziende, possiedono una PLV
superiore a 10.000€.
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La maggior parte della superficie aziendale è bosco, che per la presente
elaborazione è considerato a reddito zero; questa situazione, molto limitativa
da un punto di vista economico, possiede invece una certa valenza
ambientale. I dati mostrano che l’ambito agricolo non è rappresentato, sul
territorio comunale, da realtà in grado di sostenersi economicamente.
Produzione Lorda Vendibile (€)
Grafico 7.11 Produzione Lorda Ve ndibile su base SIARL
€ 16.000,00
€ 14.000,00
€ 12.000,00
€ 10.000,00
€ 8.000,00
€ 6.000,00
€ 4.000,00
€ 2.000,00
€1
8
15
22
29
36
43
50
57
Codice aziendale SIARL
Valutando nel dettaglio le aziende più significative, si evidenzia che l’azienda
a più elevato reddito ha una PLV di poco superiore a 15.000,00 € (cod. az.
SIARL 11579); per la presenza di 0,34 ha di vivaio e di 0,12 ha di prato,
quest’ultimo con una valenza sul reddito assai limitata.
Questo è un esempio di come le superfici destinate ad attività vivaistiche,
seppur ridotte, permettano di ottenere un buon reddito.
L’altra azienda (cod. az. SIARL 10130) con PLV pari a circa 11.600,00 €
possiede, invece una piccola superficie coltivata ad orticole (0,97 ha), in
particolare zucchino, lattuga e melanzana, ed una limitata porzione di bosco
misto (0,43 ha), che non produce reddito.
Queste ultime informazioni, rimarcano la possibilità di produrre reddito,
sfruttando nicchie di mercato scoperte.
In base alla nostra valutazione si può concludere che, nel comune di
Villanuova sul Clisi, risiedono aziende di modeste dimensioni con difficoltà ad
auto-sostenersi ma con potenzialità di crescita e di sviluppo da ottenersi
attraverso una politica adatta e l’impiego di colture differenti, in modo da
creare una varietà di offerta. Sarebbe opportuno sostituire limitate porzioni di
bosco, ove già terrazzato, con coltivazioni più redditizie ma che permettano
comunque una buona stabilità delle pendici montane.
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7.6
Allevamenti: analisi dei dati SIARL
La valutazione della consistenza e della tipologia d’allevamenti, nel comune
di Villanuova sul Clisi, si è basata sui dati SIARL 2007. Le tipologie
d’allevamento riportate in tabella 7.9 sono il frutto di un’elaborazione delle
tipologie indicate dal SIARL; alcune tipologie sono state accorpate per
similitudine.
Dalla lettura della tabella 7.9 e del grafico 7.12, si evidenzia che i capi allevati
sono 52 e le aziende iscritte al SIARL sono 15.
Si tratta di piccoli allevamenti a consumo familiare, che rivestono un ruolo
marginale nell’economia agricola del comune di Villanuova sul Clisi. Vi è,
inoltre, un allevamento con 10 capi d’equini.
Tab. 7.9 - Allevamenti (SIARL 2007)
TIPOLOGIA DI ALLEVAMENTO
Api (n.arnie)
Avicoli
Bovini
Equini
Ovi-caprini
Suini
Totale
N.aziende
0
0
10
1
4
0
15
N. di capi
0
0
25
10
17
0
52
Da una ricerca svolta tramite SIARL, non emergono terreni agricoli
interessati da Piani di Utilizzazione Agronomica dei reflui.
Grafico 7.12.
Tipologia di allevam ento e N°capi
30
25
N. capi
20
15
10
5
0
Api (n.arnie)
A vicoli
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Bovini
Equini
Ovi-caprini
Suini
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7.7
Agriturismo
In base alla Legge Regionale 8 giugno 2007, n. 10 art. 2 comma 1: per
attività agrituristiche si intendono le attività di ricezione e ospitalità esercitate
dagli imprenditori agricoli, in rapporto di connessione con le attività di
coltivazione del fondo, di silvicoltura e di allevamento animali.
L’agriturismo persegue obiettivi precisi, aventi carattere di tipo:
¾
economico, ovvero di integrazione delle rendite aziendali per migliorare le
condizioni di vita degli agricoltori, conformemente agli scopi della politica
agricola comune (PAC);
¾
socio-culturale, ovvero di intensificare i rapporti tra città e campagna,
sviluppare nuove forme di turismo e conservare l’identità del patrimonio
rurale anche attraverso la valorizzazione di prodotti tipici
enogastronomici;
¾
ambientale, ovvero la salvaguardia del territorio tramite un miglior utilizzo
e conservazione del patrimonio naturale e dell’edilizia rurale;
¾
occupazionale, ossia permettere lo sviluppo agricolo, in modo da frenare
la perdita di agricoltori sul territorio rurale e la perdita di forza-lavoro
giovane, attraverso nuove opportunità di lavoro.
Sul territorio comunale, con riferimento alla guida della Provincia di Brescia è
stato rilevato un solo agriturismo (Az. Agr. Il Ruculì in via Legnago), che offre
numerosi servizi: 25 posti ristoro coperti, possibilità di cucina vegetariana,
camere e bocciodromo.
La vicinanza al lago di Garda potrebbe essere sfruttata come buon
catalizzatore per lo sviluppo di attività agrituristiche, si ritiene, quindi, che la
presenza di tali strutture sia da favorire anche attraverso misure di
sensibilizzazione degli operatori.
Si deve comunque tenere conto del fatto che i fruitori di queste strutture
stanno divenendo sempre più esigenti, anche in relazione ai servizi cui
possono accedere al di fuori della struttura ricettiva.
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8
CLASSI DI VALORE AGROAMBIENTALE
Lo scopo del presente studio è valutare il territorio comunale sotto l’aspetto
agronomico e ambientale, attribuendo delle classi di qualità (bassa, media,
alta e molto alta) alle zone considerate, ai fini della individuazione degli
ambiti agricoli nella stesura del Piano di Governo del Territorio (PGT).
Ricadono nell’analisi: le superfici agricole, le zone boscate, i prati, le siepi ed
i filari e più in generale tutto ciò che esula dalla porzione edificata.
Nello studio rientrano tutte le zone non urbanizzate, anche se di uso non
prettamente agricolo, poiché si tiene conto del carattere multifunzionale
dell’agricoltura e del suo valore paesistico e ambientale, vale a dire delle
funzioni non esclusivamente produttive dell’agricoltura come ad esempio
quelle ecologiche, ricreative e paesaggistiche. Le superfici boscate, che
hanno finalità più spiccatamente ecologiche, ambientali, paesaggistiche e di
difesa del dissesto idrogeologico, rientrano quindi negli ambiti rurali ma a
prevalente valenza ambientale e, quindi, con “peso” agricolo minore.
L’attribuzione delle classi di qualità è stata fatta prendendo in considerazione
tutti i fattori analizzati in relazione: l’indagine sull’uso del suolo, le strutture
geomorfologiche, le classi di capacità d’uso del suolo, la struttura degli
ecotopi e così via, basandosi anche su concetti propri dell’Ecologia del
Paesaggio. Le classi attribuiscono anche valori d’unicità e d’importanza a
scala maggiore (provinciale e regionale) del sistema, in un’idea più ampia di
pianificazione, non limitata ai soli confini amministrativi ma che comprende e
recepisce le indicazioni a livello superiore (PTPR, PTCP e Rete Ecologica
Provinciale), le elabora e le restituisce con un maggior grado di dettaglio.
Per l‘individuazione grafica delle classi si rimanda alla cartografia allegata.
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9
CONCLUSIONI
Il presente lavoro ha valutato il territorio comunale sotto l’aspetto agronomico
ed ambientale. L’attribuzione delle classi di qualità è da intendersi che tanto
più alta è la classe di qualità, tanto più è alto il grado di tutela a cui la stessa
dovrà essere sottoposta in sede pianificatoria, per mantenere e, se possibile,
migliorare tutte le caratteristiche strutturali e funzionali del sistema agricolo in
esame.
Il territorio si può dividere in tre zone: il fondovalle, in cui si svolgono le
maggiori attività produttive e di servizi e dove si ha il maggior sviluppo
residenziale, l’area collinare, in cui si erge il nucleo abitativo di Prandaglio, la
parte montana, dove si ritrovano alcuni terreni coltivati a vigneto abbracciati
da bosco misto. Nel corso della storia il sistema insediativo si è sviluppato
sulle sponde del fiume Chiese da Ponte Pier fino al confine con Gavardo, e a
mezza costa del Monte Renico, dove si ritrovano numerosi nuclei abitativi
ridotti, accorpati nella frazione Prandaglio.
Sul territorio si possono identificare due ambiti produttivi agrari. Il primo è
collocato nella parte a Sud-Ovest vicino al comune di Gavardo, con alcuni
prati e terreni coltivati a seminativi.
Il secondo ambito è posto sul versante del Monte Renico, affacciato verso il
comune di Roè Volciano, dove sono presenti per lo più vigneti.
Ad oggi, però, si può osservare una situazione in evoluzione: le aree rurali di
Villanuova sul Clisi sono soggette a fortissime pressioni di tipo extragricolo,
soprattutto nella parte meridionale del territorio. Un elemento di criticità che si
riscontra è quello di dover conciliare il sistema insediativo civile e produttivo,
l’attività del comparto agrario e la tutela di spazi destinati ad attività ricreative
in uno spazio molto ridotto.
L’assetto del comparto agrario è costituito da aziende di piccole dimensioni,
con capacità economica molto ridotta e di scarsa significatività per
l’economia di Villanuova sul Clisi nel suo complesso. Peraltro, tali aziende
svolgono una funzione fondamentale per la tutela del territorio, il
mantenimento delle tradizioni locali e la valorizzazione di ambiti da dedicare
ad attività ricreative rurali.
Sarebbe opportuno valutare la possibilità di costruire un paesaggio agrario
con connotati di ruralità maggiori, curando gli aspetti legati all’impatto visivo e
all’inquinamento che le aree urbanizzate esercitano su di esso.
Un’azione interessante potrebbe essere la creazione di barriere verdi,
“isolando” per esempio la pista ciclabile, che corre parallela alla ss 45 bis,
tramite mirati interventi di rimboschimento della tipologia a fasce boscate
lineari, facendo a priori uno studio paesaggistico di dettaglio che persegua
tale obiettivo.
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È, quindi, auspicabile l’adozione di misure atte a preservare le superfici
agrarie oggi impegnate nella zona Sud-occidentale, e la valorizzazione in
particolar modo di quelle in prossimità di Prandaglio, nella fascia mediana del
Monte Renico che, oltre a garantire una gestione controllata del versante, si
introdurrebbero in una nicchia di mercato ora non sfruttata sul territorio
comunale. Anche l’inserimento nel territorio di aziende agrituristiche con
multifunzionalità, quali attività didattiche, potrebbero essere una soluzione
per risollevare l’economia agricola del comune di Villanuova sul Clisi.
Nella stesura di un nuovo P.G.T. o nella revisione di piani esistenti, sarà
fondamentale, per le zone agricole e naturali, tenere in considerazione le
valutazioni del presente studio ai fini di una migliore pianificazione territoriale,
differenziando la normativa urbanistica. Si rimanda alla cartografia allegata
per l’individuazione grafica dei valori agricoli distribuiti sul territorio comunale.
Gussago, gennaio 2009
Dott. Andrea Pagliari
Dott. Andrea Pagliari- Naturalista
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Dott. Agronomo Massimiliano Perazzoli
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BIBLIOGRAFIA
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territorio bresciano, Grafo, Brescia.
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Ingegnoli V., 2002, Landscape ecology: a Widening foundation, Springer, Heidelberg.
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Massa R., Ingegnoli V., 1999, Biodiversità estinzione e conservazione, UTET, Torino.
Pignatti S., 1982, Flora d’Italia, Ed agricole, Bologna, 3v.
Pirola A., 1970, Elementi di Fitosociologia, CLUEB, Bologna.
Provincia di Brescia - Assessorato Assetto Territoriale, Parchi, V.I.A., Piano Territoriale di
Coordinamento della Provincia di Brescia, Delibera di adozione del Consiglio Provinciale
n° 41 del 3 novembre 2004.
Regione Lombardia, 2003, Base informativa dei suoli.
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in B.U.R.L. S.O. n°35 del 25 agosto 2003, Milano.
Regione Lombardia, 2007, Programma di sviluppo rurale 2007-2013.
Links
www.comune.villanuova-sul-clisi.bs.it
www.cmvs.it
www.provincia.brescia.it
www.regione.lombardia.it
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