Il fascino del suono Nuova opera, quasi una “sinfonia scenica”

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Il fascino del suono Nuova opera, quasi una “sinfonia scenica”
ESZnews
67
giugno2015
Edizioni Suvini Zerboni - Notiziario quadrimestrale
Nuova opera, quasi una “sinfonia scenica”
Va in scena il 13 giugno in prima rappresentazione
Alessandro Solbiati
assoluta al Teatro Comunale di Bologna, commissione
dello stesso ente lirico, la nuova opera di Alessandro
Solbiati Il suono giallo, un prologo, sei quadri e un
epilogo, libero adattamento e libretto dell’Autore dalla
composizione scenica Der gelbe Klang di Vasilij
Kandinskij. Lo spettacolo, in replica il 14, 16 e 17
giugno, è interpretato da Laura Catrani, soprano, Alda
Caiello, mezzosoprano, Paolo Antognetti, tenore,
Maurizio Leoni, baritono, Nicholas Isherwood, basso,
dall’Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna,
maestro del coro Andrea Faidutti, sotto la direzione di
Marco Angius. Scene e costumi sono di Gianni Dessì, la
regia di Franco Ripa di Meana. Si rimanda, nella pagina
successiva, alla presentazione del nuovo lavoro con le
parole dell’Autore. È in cartellone il 26 settembre al
Teatro Verdi di Firenze, per il Festival Play It!, la prima
esecuzione della versione definitiva per del Concerto per
chitarra e orchestra da camera. Sarà sempre Marco
Angius a dirigere il solista Luigi Attademo e l’Orchestra
della Toscana. Spiega Solbiati: «La genesi di questo
brano è piuttosto complessa e tormentata. La prima
versione risale al 1990 ed era frutto della richiesta
dell’allora direttore artistico dell’Orchestra di Santa
Cecilia di Roma, Francesco Siciliani, per la Stagione
Sinfonica 1990/91. Il solista previsto era Emanuele
Segre, allora molto giovane; ma la cosa imbarazzante
fu che Siciliani mi chiese di usare l’intera compagine
orchestrale, una grande orchestra sinfonica del tutto
sproporzionata alla chitarra, pur se amplificata. Ciò mi
costrinse a vere acrobazie compositive per permettere
alla chitarra di emergere senza ricorrere a un livello
snaturante di amplificazione. Quella versione non fu
poi eseguita. Ero però già convinto di realizzare una
versione con un’orchestra più equilibrata al tipo di
solista, e ciò avvenne dieci anni dopo, nel 2000. Tale
versione è stata eseguita due volte, a Milano e a Bacau,
in entrambe le occasioni con la solista Filomena Moretti.
Ma qualcosa nell’orchestrazione non mi soddisfaceva e
ho atteso molti anni prima di fare piccoli cambiamenti
che portano alla versione definitiva che vede la luce ora,
con Luigi Attademo come interprete. Si tratta di un ampio
lavoro, estremamente complesso per il solista, in un solo
movimento ma suddiviso in molte sezioni, in ciascuna
delle quali utilizzo un differente rapporto tra chitarra e
orchestra: lo strumento è di volta in volta “solista
compositivo”, annuncia le note perno di una sequenza e
le lascia dilagare in orchestra, oppure si alterna
rapidamente al tutti, in una sorta di lotta serrata, oppure
ancora si costruisce una sorta di concertino costituito da
archi soli o da altri strumenti. Altre volte la chitarra viene
in un certo senso amplificata da strumenti gemelli, quali
l’arpa prima e la celesta dopo, e altre volte ancora,
infine, emerge prepotentemente con momenti
fortemente solistici e cadenzali». Il 20 maggio il
mezzosoprano Elisa Bonazzi ha eseguito nell’ambito
della rassegna Suona Francese, nella Sala Bossi del
Conservatorio G.B. Martini di Bologna, To whom? per
voce sola. Il 22 maggio Rai Radio3 ha trasmesso in
diretta radiofonica, nell’ambito della trasmissione La
Stanza della Musica, Dies per clarinetto e pianoforte,
nell’interpretazione del duo Selene Framarin e Alfonso
Alberti. Il 30 maggio la flautista Sara Minelli ha proposto
al Prieuré de Lavaray di Fondettes (Touraine, Tours),
As if to Land… per flauto solo. Il 21 giugno Luigi
Gaggero interpreterà alla Tonhalle di Düsseldorf, alla
testa del Notabu Ensemble, tre Duetti per cimbalom e
ensemble da Piccoli canti. Il 12 luglio la clavicembalista
Olga Zheltikova presenterà all’Evangelische Kirche di
Karlsruhe, nell’ambito dei Grötzinger Musiktage 2015, le
Undici Variazioni per Ruggero per clavicembalo. AAS
per organo è in programma il 4 agosto alla Basilica della
Santa Casa di Loreto, affidato ad Andrea Collauto.
Il 20 settembre l’Ensemble Musagète esegue al Teatro
Olimpico di Vicenza Musagète per nove strumenti.
Nel mese di giugno Rai Radio3 manderà in onda il
sabato e domenica mattina otto “Lezioni di musica”
curate da Alessandro Solbiati, che presenterà la Terza
Sinfonia di Mahler, il Trio in La minore di Ravel, Ein
deutsches Requiem di Brahms e la Sinfonia di Salmi di
Stravinskij. Nei giorni 14, 15 e 16 settembre giungerà
alla fase finale una masterclass di composizione dalla
formula innovativa, concepita e ospitata dal canale
televisivo online Limenmusic. Nove giovani compositori,
selezionati attraverso loro partiture, hanno prodotto un
breve video di autopresentazione e sono impegnati
ciascuno in un progetto compositivo che verrà
commentato online nelle sue diverse fasi da Solbiati,
mentre le composizioni saranno eseguite per intero e
votate dal pubblico, cui spetterà scegliere il lavoro,
che sarà successivamente inciso da Limenmusic.
Il fascino del suono
Javier Torres
Maldonado
Prima esecuzione assoluta per Javier Torres
Maldonado il 24 luglio presso la Sala Nezahualcóyotl
della Ciudad Universitaria di Città del Messico:
l’Orquesta Sinfónica de Minería, committente del nuovo
lavoro, interpreterà, sotto la guida di José Arean, Di
natura artificiale per orchestra. Spiega l’Autore: «Il titolo
è all’origine del materiale di base dell’opera: uno dei
tredici rintocchi di un suono elettroacustico associabile a
una campana per le sue qualità gestuali, mimiche, di
materiale immaginario (metallico) e di luminosità
spettrale (inarmonica), che precedono il drammatico
continua a pag. 2
finale dell’ultima scena, “Ritorno ad Itaca”, del
radiodramma che ho composto nel 2011, Un posible día,
per soprano, voce recitante, ensemble e elettronica. Tale
suono mi affascinava non tanto per la sua associazione
alla trama quanto per la sua bellezza sonora; così ho
deciso di utilizzarlo come uno dei materiali a partire dai
quali è composto Di natura artificiale. Effettivamente il
vincolo fra queste due opere è dato non solo
dall’adozione di un materiale che, in maniera differente,
è comune a entrambe (il rintocco isolato già citato), ma
anche per la natura inerente a ciascuna: in Un posible
continua a pag. 3
Nuovo appuntamento col
teatro musicale al Comunale
di Bologna, lavoro
concertante al Verdi di
Firenze
Prima sinfonica a Città del
Messico e la Cattedra
“Manuel de Falla”
segue da pag. 1 (Solbiati: Nuova opera, quasi una “sinfonia scenica”) - Alessandro Solbiati su “Il suono giallo”
Nel 2007 due fattori, oltre forse a una naturale maturazione, mi hanno
fatto superare la mia ritrosia verso il teatro. Da una parte la mia musica,
pur complessa, mi è apparsa più esplicita, le sue figure più chiare sia nel
loro immediato apparire sia nell’evolvere nel tempo. In altre parole, essa
era diventata consapevolmente sempre più “narrativa”, pur rimanendo
astratto l’oggetto della narrazione. Anche le mie situazioni musicali mi
sembravano più adatte a essere proiettate sulla scena, a incarnare una
“vera” narrazione. In secondo luogo mi sembrava giunto il momento di
esprimere, in tutta umiltà ma anche con piena coscienza, una mia “visione
del mondo”, uscendo dalla pura astrattezza della musica. Per fare questo
era necessario un testo che incarnasse appunto un’intera visione del
mondo: scelsi la Leggenda del Grande Inquisitore dai dostoevskijani
Fratelli Karamazov, da cui nacque Leggenda, andata in scena a Torino nel
settembre 2011. Simultaneamente mi venne fatta una proposta per
un’opera più breve da parte del Teatro Verdi di Trieste. Nacque così il
primo germe del progetto Suono giallo. Mi interessava infatti sperimentare
un teatro molto più astratto, in cui la narrazione, pur ben presente,
mantenesse un forte livello simbolico di astrazione e venisse delineata dal
dipanarsi del gesto, dei movimenti e della luce più che dal testo. Il mio
pensiero andò subito alle composizioni sceniche di Kandinskij, e in
particolare alla più complessa, Der Gelbe Klang, appunto, sennonché non
ottenni dagli eredi il permesso di utilizzarlo e di metterlo in scena. Non
appena si sono risolti i problemi di protezione dell’opera di Kandinskij ho
proposto il “mio” Suono giallo al Teatro Comunale di Bologna, incontrando
subito l’entusiastica approvazione del direttore artistico Nicola Sani.
Ho iniziato a sfrondare Der gelbe Klang dall’enorme, minuzioso, visionario
e velleitario numero di indicazioni in esso contenute, alla ricerca di una
sua struttura narrativa profonda, sotterranea e unitaria che attraversasse
il tutto. Alla fine mi è apparsa sempre più chiara un’unica arcata ben
direzionata, che è poi divenuta il filo conduttore della mia narrazione.
Si parte da un vuoto e da un ossimoro, cioè da un raggio di luce bianco
sempre più penetrante mentre l’ambiente attorno si fa sempre più scuro.
Nel Quadro I compaiono i personaggi centrali, i misteriosi cinque Giganti,
privi di ogni individualità o intenzionalità di comportamento. Nel Quadro II
i Giganti sono meglio individuati e intorno a loro appaiono altre figure che
si focalizzano attorno a una presenza verticale che viene adorata in
un’agitazione crescente: la nozione di individuo si fa strada ma esplode
in una forma di disordinata affermazione di se stessa destinata a fallire.
E infatti il Quadro III piomba nel vuoto, in un’assenza di sconfitta.
Il Quadro IV è sotterraneamente ben collegabile all’intero percorso: in
esso, unico momento dotato di un certo realismo, una figura di bambino
gioca a tirare una cordicella connessa alla campana di un campanile,
finché un’incombente figura maschile non gli intima il silenzio. L’individuo
è dunque ricomparso, in forma molto più ordinata e sognante, anche se
deve affrontare l’ostilità dell’ambiente. Il Quadro V, il più ampio, è il
momento risolutivo. Dapprima vengono riassunti vari eventi precedenti,
si ripresentano i Giganti e le varie figure intorno, ma questa volta una di
esse, una figura bianca come il raggio iniziale si stacca ed inizia una
danza, attirando l’attenzione generale. Tutto giunge al climax. La
presenza individuale ricompare, è fisica e “vera”, e il movimento della
danza questa volta è vincente. Attraverso questa definizione vitale del
tutto compiuta l’individualità può essere superata (e non annullata)
nell’universalità. Nel Quadro VI i cinque Giganti si fondono in un’unica
figura che si protende verso l’alto, mentre tutto si fa più luminoso. Questa
superiore unità è suggellata dall’Epilogo, dove si ritorna sì al vuoto iniziale,
ma nella luce e nella calma di un canto. Ho trovato in particolare un testo
in cui Kandinskij descrive in modo affascinante il percorso psichico ed
emotivo di un artista durante l’atto creativo. Con stupore mi sono accorto
che le varie fasi coincidevano perfettamente con l’arco complessivo da me
identificato come struttura narrativa profonda del Suono giallo: l’artista
parte dal vuoto, da una condizione di vaga intenzione creativa, dai
contorni del tutto sfocati. Solo attraverso un cammino assai più lento, più
maturo, più composto e profondo si risale dall’abisso e l’idea a poco a
poco prende forma, la tensione giunge al massimo, ma nella certezza che
questa volta l’energia creativa potrà alla fine incarnarsi profondamente
nell’opera e placarsi in essa. Il mio Suono giallo è diventato così
simultaneamente la visualizzazione e la messa in scena del percorso
creativo dell’artista. Gli archi narrativi sono diventati due, intrecciati. Il
testo di Der gelbe Klang è in qualche modo “poetico”, costituito da versi
certamente suggestivi e visionari, simbolici e criptici, spesso divisi tra loro
da puntini di sospensione che ne accentuano la natura frammentaria.
Viceversa il testo da me tratto da un appunto manoscritto di Kandinskij è
in prosa, ha frasi più ampie e compiute, è molto significativo ed intenso,
ma non ha alcuna ambizione poetica. Per organizzare i due testi mi sono
ispirato alla Noche obscura di San Juan de la Cruz. Il primo testo, il più
ampio, interamente collocato nel Prologo, è affidato al coro grande, quasi
potesse costituire il “programma” testuale stesso dell’intero lavoro. Il primo
2
testo poetico viene quindi letto due volte, la prima, integrale, nel Prologo,
la seconda, parcellizzata, via via nei quadri seguenti. Analogo destino
subisce il secondo testo poetico, assai più breve e dotato di evidenti
allusioni sessuali: esso viene cantato interamente dal coro piccolo in
scena nel Quadro II e poi, parcellizzato, si aggiunge al primo nei
successivi quadri. Kandinskij propone le “presenze viventi” del Suono
giallo secondo una sorta di struttura a cerchi concentrici, dal collettivo
all’individuale, dall’universale al particolare. Vi è un coro grande che,
appena visibile o invisibile che sia, non entra nel gioco dell’arco narrativo,
ma in qualche modo lo genera e lo commenta. Nel Quadro II compare un
coro piccolo ben attivo sulla scena, collettivo ma molto frammentato.
I cinque Giganti sono i veri protagonisti del percorso di progressiva messa
a fuoco e successiva sublimazione della presenza vivente: ma guarda
caso essi non hanno nessun attributo “umano” in Kandinskij, ma solo
“vivente”. Infine, l’intero lavoro da un certo momento in poi è punteggiato
da alcune comparse davvero individuali, solistiche, culminanti al centro
dell’opera, nel Quadro IV, nel bambino, finalmente una presenza
decisamente umana, zittita ahimè quanto prima da un’altra presenza
umana. Prima vi sono state una pura voce maschile che irrompe
dall’esterno nel Quadro III, poi, nel Quadro V, la “figura bianca” che danza.
I due cori “lanciano” i testi kandinskijani, delineando così la struttura
immaginativa generale, ma, soprattutto nel caso del coro grande, senza
entrare a farne parte. I Giganti, le vere presenze viventi, simbolici
protagonisti del percorso narrativo, ereditano e incarnano le successive
frammentazioni testuali. A questo punto il Coro grande, che avrebbe
terminato la sua funzione, diventa invece il “portatore” del secondo testo,
prendendo la fisionomia e il senso di un “coro greco” che assiste (oltre a
delinearlo) al percorso psichico ed emotivo dell’artista creatore, mentre i
Giganti in scena diventano l’incarnazione stessa della psiche dell’artista
durante l’atto creativo. Sul piano musicale ho operato una scelta forte,
anche se non nuova, per me: niente elettronica, come, appunto, nelle due
opere precedenti, poiché in uno spettacolo di teatro musicale (e ancor più
nel Suono giallo, dove luce, colore, movimento, parola e suono sono fusi
insieme) le suggestioni, gli elementi forniti alla percezione sono già
davvero molti. In compenso ho accettato la proposta del Teatro Comunale
di utilizzare un’intera orchestra sinfonica, anche se questo darà non piccoli
problemi di disposizione spaziale degli strumenti in buca. Peraltro, la
difficile collocazione degli strumenti ci obbligherà certamente a
un’interessante spazializzazione: il suono sarà così più avvolgente, più a
contatto del pubblico. Il mio Suono giallo è di fatto un’ampia “sinfonia
scenica”. Globalmente, l’opera è composta da otto parti con presenze
vocali (un Prologo, sei Quadri e un Epilogo) e da sette Intermezzi solo
strumentali. Col progetto scenico di Gianni Dessì, ammirevolmente
coerente con il significato profondo dell’opera, gli Intermezzi sono divenuti
semplici episodi orchestrali che danno respiro all’evento scenico, con
funzione a volte di commento del clima precedente, a volte di annuncio
del successivo. Il Prologo è basato sull’ossimoro, coerentemente col testo
cantato dal coro grande. Il Quadro I è volutamente neutro, un poco
annebbiato, e lancia il Quadro II in cui si giunge a un primo climax
attraverso una situazione danzante un poco grottesca e graffiante.
Il Quadro III è viceversa quello della desolazione, del suono rumore, del
vuoto come sconfitta e non come principio generatore. Per il IV, che
Kandinskij prescrive senza musica, ho pensato al suono di percussioni
tintinnanti riverberate solo da un quartetto d’archi e dagli oboi che
incarnano l’innocenza del bambino, vero punto di ripartenza della
parabola del Suono giallo. Il Quadro V, lanciato dai silenzi del terzo e dalla
incantata rarefazione del quarto, è il vero climax dell’opera: tutte le
componenti rientrano, riassumono le situazioni precedenti e giungono a
una danza sempre più ricca che conduce al fortissimo finale. Quadro VI
ed Epilogo rappresentano la sublimazione finale della parabola: il primo
dei due, sottotitolato “Mottetto a cinque voci”, gonfia le voci via via dal
grave all’acuto, mentre il secondo è un canto che approda a quel Mi che
rappresenta la nota cardine dell’intero lavoro. Sul piano della vocalità, sin
dal lavoro a Leggenda ho asciugato il più possibile il testo, in modo da
potermi concentrare sulla parola come suono e significato, punta d’iceberg
del tessuto orchestrale, esplicitazione estrema della figura musicale
strumentale. Qui, in Suono giallo, ho fatto un ulteriore passo in questa
direzione: innanzitutto le parole da dire sono davvero poche e quindi il loro
tempo scenico si allunga, mentre il significato metaforico e oscuro del
testo originale, e persino il suono della lingua tedesca permettono una
totale fusione tra il suono stesso della parola, la vocalità che lo veicola e la
musica circostante. Tale uso della vocalità rende ancor più quest’opera
una “sinfonia scenica”: il tempo teatrale si allarga, il “ritmo scenico”
diventa rituale, del tutto fuso con la musica, come peraltro è nelle
intenzioni di Kandinskij stesso, nella sua ricerca di “opera d’arte totale”,
non parcellizzata nelle sue componenti.
Alessandro Solbiati
Gilberto Bosco
Concentrazione e memoria
Due le prime esecuzioni assolute per Gilberto Bosco
nei mesi centrali del 2015. Il 31 maggio il Festival
Risuonanze - Incontri di Nuove Musiche ha presentato
all’Auditorium della Casa della Musica di Trieste In trio per
flauto, oboe e pianoforte, nell’interpretazione di Tommaso
Bisiak, flauto, Paola Fundarò, oboe, e Reana De Luca,
pianoforte. Spiega il compositore: «Un sistema di campi
armonici basato su scale ottotoniche… e chi legge
penserà: poffarbacco, un’altra analisi, che noia. Avrebbe
ragione. Da quel sistema nascono “armonie”, volatine
quasi “a cadenza” e poi, dopo molte esitazioni, forse
perfino delle “melodie”. Agli esecutori è chiesta una
concentrazione degna di un esercizio zen, e una
leggerezza quasi inarrivabile. Agli appassionati di musica
è chiesta un poco di pazienza. Soprattutto se pensate che,
mentre scrivevo, progettavo anche un brano uguale ma un
poco più ampio, più “respirato”, forse più costruito. Per
ora, un brano breve e concentrato, affidato al giudizio di
chi ascolta». Sarà invece il Festival fiorentino Play It! a
proporre il 23 settembre nella sala del Teatro Verdi la
prima di Ora non è più dolce come prima per orchestra,
affidata all’Orchestra della Toscana diretta da Daniele
Rustioni. In questi termini l’Autore svela l’ispirazione del
segue da pag. 1 (Javier Torres Maldonado: Il fascino del suono)
día i materiali sono stati generati a partire da un suono
“naturale” di un tam tam (sfregato con una super-ball),
mentre in Di natura artificiale, sebbene il materiale
primario derivi da processi di metamorfosi del suono già
citato, in realtà, grazie alle trasformazioni che permettono
di ottenere il nuovo modello paradigmatico (appunto quel
rintocco di campana immaginaria, enorme, di un suono
profondo ed evolutivo, una sorta di “campana-arpa-piano”,
tutto in una sola entità), la sua natura si trasforma in
qualcosa di sofisticatamente artificiale. In Di natura
artificiale si può osservare la volontà di creare processi
compositivi strettamente vincolati alla struttura fisica degli
oggetti sonori di base così come alle loro qualità percettive
e gestuali; in questo senso l’opera presenta fattori di
continuità rispetto al lavoro che ho sviluppato negli ultimi
undici anni, tramite il quale ho cercato di stabilire un
profondo vincolo fra i mondi della composizione musicale
e le nuove tecnologie, al quale ho integrato recentemente
le possibilità derivanti dall’orchestrazione assistita da
computer. Questi strumenti mi permettono di osservare il
materiale musicale in molte maniere diverse e così mi
permettono di immaginare processi compositivi molto
difficili da dedurre altrimenti. Di natura artificiale presenta
anche un secondo materiale ugualmente importante,
ottenuto tramite l’applicazione di una tecnica non nuova
alla mia musica: sebbene non la consideri come
“spettrale” ma piuttosto come “multidimensionale”, in
alcune mie opere compare, sempre in maniera differente,
l’applicazione di una tecnica di sovrapposizione di uno
stesso modello, come se lo si osservasse sommerso in
diverse “dimensioni” simultanee. Nel caso specifico di
quest’opera, la verticalità deriva da spettri armonici con
fondamentali differenti, in modo che la loro somma generi
inarmonicità. Tali inarmonicità, considerate a livello
orizzontale, sono totalmente armoniche, mentre se
considerate nella loro verticalità – o se si preferisce nella
loro “luminosità” –, presentano combinazioni inarmoniche
grazie al fatto che le loro fondamentali distano una
seconda minore o maggiore. Nelle diverse sezioni si
alternano o sovrappongono tecniche differenti di
trasformazione degli oggetti sonori, così come della
tessitura musicale; esse includono traslazioni del rintocco
elettronico citato inizialmente, evoluzioni di luminosità in
timbri complessi, l’alternanza e trasformazione di giochi
figurali in cui vengono sovrapposti elementi che hanno la
loro origine in considerazioni multidimensionali dei
materiali di base, contrappunti di timbri e sovrapposizioni
di densità polifoniche che conservano differenti gradi di
nuovo lavoro sinfonico: «“Ora non è più dolce come
prima”, dice Orsino nella Dodicesima notte. Sta parlando
di musica, ma forse anche di altro, e potremmo anche noi
riferirci a molte storie, a molte situazioni, con quelle
parole. Ma restiamo alla musica. Cosa rimane, nelle dita
e nella memoria di un compositore, delle ondate e delle
tempeste meravigliose e terribili che hanno squassato la
musica negli ultimi settant’anni? Si può (secondo me si
deve, ma limitiamoci al “si può”), si può “guardare
indietro”? Cosa ci insegnano, su questo, la Sinfonia di
Berio, oppure Rendering? “Che farò, senza Euridice”?
Così Hanslick, in un testo ormai coperto di polvere. E che
farò con (con!) Euridice?, si domandava maliziosamente
Massimo Mila, in un testo forse un poco troppo
dimenticato. E che farò dell’accordo di stupore che taglia,
con grazia provocatoria, la Serenata di Petrassi? Quanti
“accordi” può reggere il nostro “stupore”? Queste e altre
domande percorrono il lavoro. Non volevo e non voglio
trovare risposte. Mi piacciono i punti interrogativi». Una
ripresa importante di un lavoro di Bosco è in cartellone
al Festival Mito Settembre Musica, nel cui contesto
l’Antidogma Ensemble diretto da Daniel Kawka proporrà
il 18 settembre a Torino Dal deserto per otto strumenti.
similitudine con il modello originale». Di Javier Torres
Maldonado è stata proposta, il 23 maggio allo Jomex di
Siviglia, per le Jornadas de la Música Electroacustica
Mixta, la prima esecuzione in Spagna di De ignoto cantu
nella versione per clarinetto basso, violoncello,
percussioni e suoni elettronici ad libitum, interpretato dallo
Zahir Ensemble. Hacia el umbral del aire per bayan e
elettronica è in cartellone il 16 giugno al Conservatorio di
Gent, solista Ward Ginneberge. Iridiscente per pianoforte,
percussioni, elettronica e video è proposto in prima
esecuzione italiana il 3 luglio nella Sala Casella
dell’Accademia Filarmonica Romana da Candida Felici,
pianoforte, Yi-Ping Yang, percussioni, Max Bruckert,
sound engineering e informatica musicale (GRAME) e
Danio Catanuto, video. Il progetto, vincitore del premio
“Rutas Escenicas” (Messico/UE), è organizzato in
collaborazione fra il CRM (Centro Ricerche Musicali) di
Roma e il GRAME (Centre National de Création Musicale
de Lyon). Tra le notizie di rilievo concernenti il compositore
va segnalata l’assegnazione per l’anno 2015 della
cattedra “Manuel de Falla”. Si tratta di un riconoscimento
di prestigio, concesso a personalità eminenti della musica
contemporanea. Obiettivo principale dell’incarico è, al di là
della trasmissione delle idee e della diffusione delle opere
e del pensiero musicale del compositore stesso, la
creazione, sotto la sua supervisione, di nuovi brani da
parte di dodici compositori prevalentemente della
generazione più giovane. Le opere saranno eseguite in
prima assoluta durante il Festival di Cadiz. I dodici
compositori saranno scelti esclusivamente dal titolare
della cattedra nell’anno corrente. Le sessioni della
cattedra avranno luogo dal 16 al 21 aprile, dal 21 al 25
maggio, dal 18 al 24 di settembre e dal 19 al 21
novembre. La Cattedra “Manuel de Falla” è un’iniziativa
della Junta de Andalusia e dell’Ensemble Taller Sonoro di
Siviglia; le sue sessioni sono ospitate dal Conservatorio
Superiore di Musica di Siviglia, dalle Jornadas Españolas
de la Música Elettroacustica e dal Festival di Cadiz.
Il concerto finale si terrà durante quest’ultimo il 22
novembre. Javier Torres Maldonado ha tenuto seminari
sulla propria produzione per strumenti e elettronica il 21e
22 maggio al Conservatorio Superiore di Musica di
Siviglia e il 29 maggio al Conservatorio di Como. Dal 2 al
4 giugno è invece in programma un seminario dal titolo
“Naturalistic and artificial paradigms in my work” presso la
Malmö Academy of Music dell’Università di Malmö. Chiude
questa serie un prestigioso appuntamento, il 17 e 18
giugno, presso il Mozarteum di Salisburgo.
Novità cameristiche e
sinfoniche a Trieste e Firenze
Aureliano Cattaneo
Seeds per cinque strumenti è in
cartellone il 1° luglio al Castello
Caetani di Sermoneta per il
Festival Pontino di Musica,
Incontri Internazionali di Musica
Contemporanea,
nell’interpretazione
dell’Ensemble Tema. Parole
di settembre per soprano,
controtenore, baritono e
ensemble su testi di Edoardo
Sanguineti sarà proposto il 3
settembre al Festival Ars
Electronica di Linz e il 2
ottobre, in prima esecuzione
italiana, al Teatro alle Tese
dell’Arsenale di Venezia per
La Biennale, 59. Festival
Internazionale di Musica
Contemporanea. Ne saranno
interpreti Donatienne MichelDansac, soprano, Andrew
Watts, controtenore, Otto
Katzameier, baritono, e il
Klangforum Wien diretto da
Johannes Kalitzke, con Arotin &
Serghei all’installazione e
proiezioni live.
Luigi Manfrin
È uscito nel Cd Primes
(Stradivarius STR 37024),
inciso dal duo Simone
Beneventi e Flavio Virzì,
Embodying Surfaces per
chitarra elettrica e percussione,
scelto dagli artisti come pezzo
d’apertura dell’album.
3
Imponente impegno didattico
accompagnato da concerti
monografici in sedi prestigiose
Francesco Hoch
Piume di senso per flauto dolce
contralto è in programma il 3
settembre nella chiesa di
Lauenen a Gstaad, in
occasione del concerto del
“Premio Kiefer Hablitzel”, per la
rassegna Kammermusikfest.
L’interpreterà la solista Giulia
Genini, Primo Premio Kiefer
Hablitzel 2014. Flashback per
pianoforte è stato inciso da See
Siang Wong, l’interprete
committente del pezzo,
all’interno di un cofanetto di 3
Cd dedicato a 29 compositori
svizzeri. See Siang Wong Swiss Piano Project è edito
dall’etichetta Musiques
Suisses-Grammont Portrait
(MGB CTS-M 143)
Novità pianistica celebra
Mompou, portando a
compimento un progetto
dopo un quarto di secolo
4
Ivan Fedele
Seminari e concerti
Cospicua l’attività didattica di Ivan Fedele nei mesi
centrali di questo 2015. Al di là della titolarità come
docente del corso di perfezionamento di composizione a
S. Cecilia, Fedele ha tenuto dal 13 al 15 maggio presso
il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari una masterclass
accostata a due concerti monografici. Il programma dei
concerti, curato da Francesco D’Orazio, ha visto il 14
maggio, nell’Auditorium Vallisa di Bari, l’esecuzione
integrale delle sei Suites francesi: rispettivamente Suite
francese per clavicembalo, Suite francese II per violino,
Suite francese III per violoncello, Suite francese IV per
flauto, Suite francese V per arpa e Suite francese VI b
per violino elettrico a 5 corde e elettronica, interpretati
da Giampaolo Nuti, clavicembalo, Francesco D’Orazio,
violino e violino elettrico a 5 corde, Nicola Fiorino,
violoncello, Giorgia Santoro, flauto, Lucia Bova, arpa, e
Francesco Abbrescia, live electronics. Nel secondo
concerto, il successivo 15 maggio nella medesima
sede, con i medesimi interpreti coadiuvati da Nicola
Santochirico, tromba, Giovanni Pompeo, corno, Michele
Lomuto, trombone, è stato possibile ascoltare Breath
and Break per trio di ottoni e dispositivo elettronico,
Imaginary Skylines per flauto e arpa, Elettra nella
versione per violino elettrico a 5 corde e live electronics,
nonché le Fünfzehn Bagatellen per violino, violoncello e
pianoforte. Attorno all’opera di Fedele si è incentrato
anche un seminario, accompagnato da un convegno e
da alcuni concerti organizzati presso l’Estonian Academy
of Music and Theatre di Tallin. In quel contesto sono stati
eseguiti il 22 maggio, nel Kammersaal dell’istituzione,
Donacis Ambra per flauto e live electronics, con un
solista dell’Ensemble Cyberstudio, e il 24 maggio, al
White Hall della Mustpeade Maja di Tallin, Immagini da
Escher per ensemble, Aforisma per flauto solo, e Maja
per soprano, flauto, clarinetto, violino, violoncello,
pianoforte e percussione, interpreti Livia Rado, soprano,
e l’Ensemble U: diretto da Filippo Perocco. Repliche di
Donacis ambra e Immagini da Escher sono previste con
gli stessi interpreti anche alla Tower of St. John’s Church
di Tartu, sempre in Estonia, rispettivamente il 27 e il 28
maggio. Nel quadro del Festival ManiFeste 2015,
Ivan Fedele sarà docente dell’Académie dell’Ircam,
organizzata in questa edizione in collaborazione
con l’Internationale Ensemble Modern Akademie.
Il programma delle esecuzioni collegate alla
manifestazione prevede il 13 giugno, alla Maison
de la Musique de Nanterre, Immagini da Escher per
ensemble, nell’esecuzione dell’Ensemble TM+ diretto da
Marc Desmons, e il 15 giugno, al Théâtre des Bouffes
du Nord, Pentalogon Quartet, secondo quartetto per
archi, interprete il Quatuor Diotima. Il 27 giugno avrà
invece luogo a Le Centquatre, Salle 400, il concerto
conclusivo del laboratorio di composizione per ensemble
con direttore o per strumento solo e elettronica guidato
Luis de Pablo
da Ivan Fedele e Michael Jarrell, durante il quale
verranno proposti, nell’interpretazione dell’Ensemble
Intercontemporain diretto da Lucas Vis, i lavori realizzati
dai dieci allievi del corso. Il 2 luglio verrà invece
presentata, nella medesima sede, la prima esecuzione
in Francia di Pulse and Light per due pianoforti e live
electronics, interprete l’Internationale Ensemble Modern
Akademie, e Richiamo per ottoni, percussioni e
elettronica, con i medesimi interpreti e gli allievi del
Conservatoire National Supérieur de Musique et de
Danse de Paris diretti da Emilio Pomarico, realizzazione
dell’informatica musicale Ircam di Christophe de
Coudenhove. Tra le altre esecuzioni di questi mesi
segnaliamo la ripresa di Maja per soprano, flauto,
clarinetto, violino, violoncello, pianoforte e percussione
su testo di Giuliano Corti, avvenuta il 7 e 8 maggio allo
Studio Le Regard du Cygne di Parigi, interpreti Angèle
Chemin, soprano e l’Ensemble Maja; il 20 maggio il
mezzosoprano Elisa Bonazzi e Michele Foresi alla viola
hanno eseguito nella Sala Bossi del Conservatorio G.B.
Martini di Bologna, nell’ambito della rassegna Suona
Francese, Paroles…, due pezzi per voce e viola;
Federica Lotti ha interpretato il 21 maggio all’Auditorio
del Conservatorio Superior de Música de Castilla y
León, a Salamanca, Apostrofe per flauto solo; membri
dell’Eufonè Trio si stanno cimentando in Imaginary
Skylines per flauto e arpa il 24 maggio alla Chiesa di
San Carlo al Lazzaretto in Milano e il 10 giugno
all’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo; Christophe
Desjardins ha eseguito Ritrovari (Suite francese VI) per
viola il 26 maggio alla Fundación BBVA di Bilbao, per il
Ciclo de Conciertos de Música Contemporánea.
Richiamo per ottoni, percussioni e elettronica è in
cartellone il 6 giugno all’MC2 di Grenoble,
nell’interpretazione dell’Ensemble Orchestral
Contemporain diretto da Daniel Kawka, con la
realizzazione informatica musicale Ircam affidata a
Christophe de Coudenhove. L’8 giugno Michele Marelli
proporrà al Teatro La Fenice di Venezia la prima
esecuzione assoluta della versione per corno di bassetto
di High (In memoriam Miles Davis). La versione per
saxofono contralto è invece in programma il 18 giugno
all’Auditorium del Carmine di Terni, affidata alla classe di
Musica da Camera tenuta da Fabio Maestri all’Istituto
Superiore di Studi Musicali “G. Briccialdi”. Juliette de
Massy, soprano, e Rohan de Saram, violoncello,
propongono Paroles y Palabras, quattro pezzi per
soprano e violoncello l’8 agosto a Saint Germain de
Calberte, nell’ambito della rassegna Le Tout-petit
Festival Musical, Concert au Temple. È infine recente
l’uscita del Cd Am Horizont del solista Germano Scurti
(Stradivarius STR 33999), comprendente l’incisione di
Deystiviya per bayan e quartetto d’archi.
Omaggio a un’ombra
I
l Festival Pontino di Musica ospita il 3 luglio presso il
Castello Caetani di Sermoneta la prima esecuzione
assoluta di Amable sombra per due pianoforti,
nell’interpretazione del duo pianistico Antonella Moretti
e Mauro Ravelli. Spiega l’Autore: «Si tratta del mio
secondo omaggio a Federico Mompou, compositore
che ho sempre ammirato e della cui amicizia ho avuto
la fortuna e l’onore di godere. Il titolo si riferisce alla sua
presenza, alla sua “ombra”, sempre misteriosa ma
affettuosa, come la sua stessa persona che s’aggira,
per quanto nascostamente, in molte pagine dell’opera.
La composizione risale al 1989 ed è stata ascoltata
una prima volta al Conservatorio di Reims,
nell’interpretazione di due allievi. Tale versione, inedita,
dovrà tuttavia considerarsi alla stregua d’una semplice
lettura. Immediatamente dopo ritirai infatti la partitura
per operare alcuni interventi che ritenevo indispensabili.
Questo spiega perché sia stato necessario attendere
tanti anni per la prima ufficiale, che vede ora la luce
nella versione definitiva affidata al duo Moretti-Ravelli
che l’interpreta come l’avevo immaginata. Per questo
motivo gliela dedico con amicizia e ammirazione per un
lavoro eccellente, minuzioso e profondo». Di Luis de
Pablo l’Ensemble Recherche riprenderà il 29 agosto al
Centro Kursaal di San Sebastián, nell’ambito della
Quincena Musical de San Sebastián, Epístola al
Transeúnte per flauto, clarinetto, violino, viola,
violoncello e pianoforte.
Stefano Gervasoni
Uno e molteplice
Due le novità per Stefano Gervasoni nei mesi centrali
dell’anno. La prima, Odoi per due oboi, sarà interpretata
dal dedicatario Luca Avanzi e da Cristina Ruggirello il 9
giugno alla Palazzina Liberty di Milano, nell’ambito
della rassegna Rondò 2015 del Divertimento Ensemble.
L’Autore la presenta in questi termini: «Due voci (per
flauto e violino), Tornasole (per due viole, con flauto
basso ad libitum), Masques et Berg (per violino e viola),
Romper del día (per controtenore e corno): in tutti i
duetti che ho scritto ho sempre sviluppato un concetto
che mi è caro, quello della molteplicità della voce
singola e della creazione di una voce unitaria e unica
all’interno di più voci. In termini musicali una parte (un
solo strumento) esprime due o più voci, due o più parti
(due o più strumenti) si fondono in un’unica voce. Le
due situazioni sono in costante rapporto, dialettico o
dinamico, e non si cristallizzano mai in un’unica stabile
configurazione. Nel caso di Romper del día, addirittura,
la voce cantata e lo strumento si fondono
simbioticamente e si scambiano i ruoli. Nel caso di
questo duo per strumenti uguali il gioco di specchi si
spinge all’estremo: l’uguaglianza di timbro è sfruttata
per creare effetti di spazializzazione, oppure è smentita
ad arte, forzandola con articolazioni di scrittura, suoni
multifonici, effetti d’intonazione atti a creare l’illusione di
un secondo strumento dalla natura peculiarmente
diversa». La seconda, per flauto basso e live
electronics, è in cartellone il 24 settembre alla
Fondazione Cini di Venezia, nell’interpretazione di
Daniele Ruggeri e Alvise Vidolin, nell’ambito di un
concerto dedicato dalla Fondazione a Luigi Nono.
La musica di Gervasoni è in programma al Festival
ManiFeste 2015 dell’Ircam, dove verranno ripresi due
lavori importanti e recentissimi, dopo le prime
esecuzioni avvenute rispettivamente a Orléans e
Luca Mosca
Bludenz. Sarà infatti possibile ascoltare il 6 giugno,
nella Grande Salle del Centre Pompidou, Fado errático
per voce femminile, ensemble e elettronica, d’après
Amália Rodrigues, interpreti Cristina Branco e
l’Ensemble Cairn diretti da Guillaume Bourgogne, con
la realizzazione informatica musicale Ircam (Thomas
Goepfer, Carlo Laurenzi). Il 15 giugno sarà invece la
volta di Clamour, terzo quartetto per archi, proposto al
Théâtre des Bouffes du Nord dal Quatuor Diotima.
Il 20 maggio il violinista Michele Foresi ha eseguito
nell’ambito della rassegna Suona Francese, nella Sala
Bossi del Conservatorio G.B. Martini di Bologna, Folia
(Omaggio a Aldo Clementi) per violino solo. In nomine
R. per otto strumenti è in programma il 21 giugno
all’Abbaye de Royaumont, ad Asnière-sur-Oise,
per la rassegna della Fondation Royaumont,
nell’interpretazione dell’Ensemble Recherche. Sarà
invece l’Ensemble de Musique Contemporaine du
Conservatoire de Strasbourg, diretto da Luigi Gaggero,
a eseguire il 5 luglio, alla Cité de la Musique et de la
Danse, Conservatoire de Strasbourg, Die Aussicht per
voce, clarinetto, viola e tre percussionisti. Lavori di
Gervasoni verranno eseguiti il 12 luglio da solisti del
Divertimento Ensemble all’Auditorium Santa Chiara di
Bobbio, nel contesto dell’International Workshop for
Young Composers, seminario presso il quale il
compositore è docente. Il 26 luglio le Sale Apollinee del
Teatro la Fenice di Venezia ospitano il Mivos Quartet
nell’interpretazione di Six lettres à l’obscurité (und zwei
Nachrichten) per quartetto d’archi. Infine, il soprano
Lorna Windsor e la pianista Maria Grazia Bellocchio
proporranno nell’ambito del ciclo Rondò in Monferrato le
Tre canzoni popolari per voce femminile e pianoforte, il
5 settembre al Teatro Comunale di Moncalvo e il 10
settembre alla Sinagoga di Casale Monferrato.
Per due, per solo
L uca Mosca propone il 1° luglio all’Accademia
Filarmonica Romana la prima esecuzione integrale di
Dittico giapponese, nell’interpretazione di Marco Angius
alla testa di Solisti e Ensemble “Giorgio Bernasconi”
dell’Accademia Teatro alla Scala. Il Dittico è composto
da Note del guanciale. Omaggio a Sei Shonagon per
cinque strumenti e da un nuovo titolo,
La cortina di gala, opera giapponese in
un atto su libretto di Pilar García e
Ernesto Rubin de Cervin ispirato a Genji
Monogatari di Murasaki, in prima
esecuzione assoluta in forma di
concerto. Spiega l’Autore come si tratti
di «una breve opera da camera in un
atto per due cantanti e cinque strumenti,
su un libretto ispirato al celeberrimo
capolavoro della letteratura Heian nel
Giappone dell’XI secolo. L’azione colma
un’ellisse del romanzo completando
l’incontro avvenuto tra Genji e la Dama
di Akashi, in un luogo remoto e isolato
dove il principe è esiliato, immaginando
quanto sarebbe potuto accadere nell’unica notte in cui
sono stati insieme. Un incontro amoroso dal quale,
come racconta il romanzo, è nato un figlio. L’organico di
cinque strumenti (flauto, viola, chitarra, vibrafono e
pianoforte) è lo stesso di Note del guanciale, un grande
ciclo di 21 pezzi ispirati all’omonimo libro di Sei
Shonagon, l’altra grande autrice della letteratura
classica giapponese, che verrà eseguito integralmente
nella prima parte del programma. La cortina di gala è di
fatto pensata come naturale prosecuzione delle Note
del guanciale». È in cartellone il 26 settembre al Teatro
Verdi di Firenze, per il Festival Play It!, la prima
esecuzione assoluta del Sesto Concerto per pianoforte
e orchestra. Marco Angius dirigerà per l’occasione
l’Autore alla tastiera e l’Orchestra della Toscana. Nelle
parole di Mosca, «il mio Sesto concerto per pianoforte e
orchestra, al contrario del Primo, del
Quarto, del Quinto e del Settimo, tutti in un
solo movimento, è formato dai tre classici
tempi Allegro-Adagio-Presto. Il primo
movimento, violento e brutale, è
caratterizzato da un’incessante
trasformazione di una stessa figura ritmica;
solo alcuni episodi fungono da deviazione,
e l’andamento è sempre più incalzante
sino ad arrivare a un parossistico finale.
Il secondo movimento, per pianoforte e i
soli archi, presenta una lunga monodia
in pianissimo delle viole, sinuosa e
implacabile, costantemente raddoppiata dal
pianoforte in “fortissimo-pianissimo”, con
uno specifico modo d’attacco del tasto in
cui al tocco secco e aggressivo della mano destra
segue, una frazione di secondo dopo, l’abbassamento
del pedale di destra, in modo da coglierne solo le
risonanze. Il concerto si chiude con un breve e
velocissimo finale, quasi un continuum in cui si
sovrappongono in maniera ironica, deformata e
straniante un’ipotetica melodia da can-can, alcuni temi
wagneriani e figure scalari virtuosistiche del pianoforte,
spesso in gara con il primo violino solo e la sezione dei
legni».
Novità cameristiche per
la rassegna Rondò e
la Fondazione Cini
Luis Bacalov
Tanghitud 4, una novità per
fagotto e pianoforte dedicata
al solista Paolo Carlini, è in
cartellone il 30 luglio al
Francigena International Arts
Festival: nel corso del concerto,
in programma al Teatro Puccini
di Altopascio (Lucca), il
compositore sarà insignito di un
premio alla carriera. Carlini
sarà affiancato per l’occasione
dal pianista Fabrizio Datteri.
Dittico operistico e concerto
solistico in cartellone a
Roma e a Firenze
Malika Kishino
Una composizione cameristica
di Malika Kishino è in
programma il 21 giugno al
Japanisches Kulturinstitut di
Colonia, nell’interpretazione
dell’Ensemble Horizonte diretto
da Jörg-Peter Mittmann.
I medesimi artisti eseguiranno
Himmelwärts / Vers le ciel per
cinque strumenti il 2 agosto allo
Stadttheater di Gmunden
(Austria). Solisti dello stesso
complesso proporranno
Lamento II per violino e viola il
20 settembre nella Zionskirche
di Bielefeld. Il Bayerischer
Rundfunk München dedicherà
nel mese di agosto a Malika
Kishino una puntata della
trasmissione “Portrait
programme” condotta da KarlHeinz Reese.
5
Nuovo presidente dell’Accademia,
punta a sviluppare un progetto
coerente e innovativo
Michele dall’Ongaro
Santa Cecilia estroversa
M
ichele dall’Ongaro è stato nominato presidente,
sovrintendente e direttore artistico dell’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia, all’indomani del
riconoscimento dell’autonomia gestionale dell’ente.
Già vicepresidente, dall’Ongaro si ripropone come
linee programmatiche i criteri di consapevolezza,
rinnovamento e condivisione. In occasione della
nomina ha dichiarato: «Santa Cecilia, con la sua
orchestra, il suo coro e il suo direttore musicale Antonio
Pappano, ha grande competenza e tradizione. Oggi gli
sponsor, ma anche lo Stato e gli enti locali, hanno
voglia di condividere progetti. Occorre però volgere lo
sguardo anche fuori dai nostri confini. Il Coro e
l’Orchestra di Santa Cecilia devono appartenere a
Roma, andare in giro per la città che ha molte chiese,
auditorium naturali per un certo repertorio. Serve uno
Due cariche prestigiose nel
sistema dello spettacolo e
della cultura musicale italiana
Eric Maestri
Emanuele Torquati esegue
il 7 luglio a Firenze per
l’Anticontemporaneo Festival
Natura degli affetti per
pianoforte.
Novità per fagotto solista,
sintesi di composizione
tradizionale e alea
6
Nicola Sani
sguardo e un progetto, non basta invece una semplice
valutazione delle percentuali sul rapporto fra tradizione
e contemporaneità nei programmi. Di fronte a una
proposta seria il pubblico reagisce perché è sempre
attento e attivo». Sarà possibile ascoltare musica di
Michele dall’Ongaro il 9 giugno al Philharmonic Hall di
Voronezh (Russia), per il Platonov Arts Festival, nel cui
contesto il Quartetto di Cremona eseguirà il Quartetto
n. 6 per archi. Opus Felix per violino e pianoforte è
invece in cartellone l’11 giugno alle Settimane Musicali
al Teatro Olimpico di Vicenza, nell’interpretazione della
violinista Sonig Tchakerian. Infine, Mise en abyme per
ensemble è in programma il 3 settembre al Festival
Internazionale di Musica di Portogruaro, affidato al
NAMES (New Art and Music Ensemble Salzburg).
Teatro e Accademia di ricerca
Nel mese di febbraio Nicola Sani è stato nominato
Sovrintendente del Teatro Comunale di Bologna, di cui
era già consulente artistico. Alla notizia della nomina il
neosovrintendente ha dichiarato: «Metterò tutta la mia
passione, professionalità e dedizione al servizio di uno
dei teatri più belli del mondo, nella consapevolezza
dell’importanza della musica e in particolare dell’opera
lirica per lo sviluppo culturale della società
contemporanea. Tra i miei obiettivi principali vi è quello
di portare il nostro teatro a essere un punto di
riferimento nel contesto nazionale e internazionale,
quale teatro di qualità, di ricerca e di innovazione; un
teatro aperto ai giovani, a tutte le componenti della
società e a tutte le espressioni della musica e delle arti
sonore. Un laboratorio di cultura e di progresso. Tutto
questo sarà possibile solo con la fattiva collaborazione
di tutti i lavoratori del teatro e delle componenti attive
della città e del territorio». Nel mese di aprile il
compositore è stato anche nominato Direttore Artistico
dell’Accademia Musicale Chigiana per il triennio 20152018. La nomina è stata deliberata partendo da una
rosa di tre finalisti che hanno sviluppato e proposto
all’Accademia un articolato progetto artistico, selezionati
tra i quaranta candidati che hanno risposto all’avviso di
ricerca del ruolo del Direttore artistico. Sani ha
dichiarato di voler prestare la propria collaborazione per
la futura programmazione delle attività dell’Accademia e
per l’implementazione del nuovo piano di rilancio
Ennio Morricone
Eye-Music
È prevista il 9 agosto a Forlì, nel contesto dell’Emilia
Romagna Festival, la prima esecuzione assoluta di
Totem 3 (Segnali) per fagotto e pianoforte, con una
ripresa già in programma il 13 settembre presso il
Teatro Giuditta Pasta di Saronno, nell’esecuzione di
Paolo Carlini, l’interprete per cui il lavoro è stato
concepito, accompagnato da Matteo Fossi. Squisita
pagina di eye-music composta nel 2011, Totem n. 3
rappresenta graficamente appunto un “totem”, ovvero il
fagotto piantato in terra, a sua volta rappresentata dal
pianoforte. Secondo le prescrizioni dell’Autore, il fagotto
dovrà eseguire, per tre volte, la parte disposta
verticalmente: una prima volta dall’alto verso il basso,
una seconda in senso opposto, infine scegliendo
liberamente i frammenti da eseguire, senza rispettare la
nell’ambito artistico e culturale della Chigiana nel
contesto nazionale e internazionale. È in preparazione
per l’autunno una prima importante: Chemical Free (?) Un viaggio nel microcosmo della materia concerto
multimediale, prima esecuzione assoluta della versione
integrale con rielaborazione dell’elettronica, in
cartellone il 5 ottobre al Teatro Piccolo Arsenale
nell’ambito della Biennale di Venezia, 59. Festival
Internazionale di Musica Contemporanea. Nella sua
interezza l’opera si compone di tre parti: I. C’è tanto
spazio là in fondo per contrabbasso e live electronics;
II. No Landscape per pianoforte, motion capture e live
electronics; III. More is different per flauto iperbasso,
supporto digitale a 8 canali, motion capture e live
electronics. Dell’esecuzione saranno responsabili David
Ryan video, Giulio Peruzzi coordinatore scientifico e
testi, Daniele Roccato contrabbasso, Aldo Orvieto
pianoforte, Roberto Fabbriciani flauto iperbasso, Alvise
Vidolin regia del suono, Luca Richelli live electronics e
motion capture; la produzione spetta alla Biennale di
Venezia e al SaMPL (Conservatorio Cesare Pollini di
Padova), in collaborazione con l’Università di Padova
(Centro di Sonologia Computazionale, Dipartimento di
Ingegneria dell’Informazione, Dipartimento di Scienze
Chimiche, Centro d’Arte degli Studenti) e con la
Cambridge School of Art, Anglia Ruskin University
(Cambridge).
cronologia scritta né completare i righi scelti. Il fagotto
inizierà in ritardo rispetto al pianoforte e concluderà
prima di quest’ultimo. Compensano questi caratteri
aleatori alcuni termini fissi, come il rispetto delle pause
coronate e la parte prescritta puntualmente per il
pianoforte. Nei mesi scorsi è stato ripreso Se questo è
un uomo per soprano, voce recitante, violino solista e
orchestra d’archi su testo di Primo Levi, il 28 marzo
nella Chiesa di San Biagio di Rivoltella di Desenzano
del Garda, nell’ambito della Stagione Concertistica
“Città di Desenzano del Garda”, e il 25 aprile in San
Zeno a Verona. L’hanno interpretato Carlotta Bellotto,
soprano, Miranda Mannucci, violino, Filippo Tonon,
voce recitante e l’Orchestra d’archi Ned Ensemble
diretta da Andrea Mannucci.
Jean-Luc Hervé
Polifonia spaziale
Di Jean-Luc Hervé è stato proposto in prima
esecuzione assoluta lo scorso 27 marzo al Centre d’Art
Contemporain “Passerelle” di Brest, per il Festival
Electr()cution, Horizons inclinés (Ciaccona) per violino e
dispositivo acusmatico, nell’interpretazione di Lyonel
Schmit, solista dell’Ensemble Sillages. La composizione
sarà ripresa il 19 luglio a La Grave per il
Festival Messiaen au Pays de la Meije,
affidata al violinista Olivier Robin. Dice
l’Autore a proposito di questa novità:
«Da qualche anno ho sviluppato nel mio
lavoro una riflessione sulla relazione tra
l’opera musicale e il gioco. Come nella
tecnica di cattura del paesaggio tipica dei
giardini giapponesi (shakkei), l’opera
entra in sinergia con il suo ambiente, che
le assicura una presenza maggiore, e la
musica, di rimando, ci permette di
percepire il luogo in modo diverso. Con le
proprie specifiche potenzialità spaziali e
temporali, l’elettronica riveste un ruolo centrale in questo
tipo di progetti. Questo pezzo per violino e elettronica
rientra in questo ambito di lavoro ed è pensato per
essere eseguito in ambienti che offrano possibilità
spaziali peculiari, architetture originali. Gli altoparlanti
saranno disposti sull’intera superficie del sito. Il pezzo è
costituito da due parti concatenate. La prima è per violino
solo. Dei gesti si costruiscono, si articolano su una linea
armonica sempre ascendente a velocità costante; come
avvenimenti in un paesaggio sempre deviante, un
orizzonte che oscilla. Questa deviazione continua e
ciclica del materiale armonico è un ricordo remoto della
Giorgio Gaslini
ciaccona. La seconda parte, diffusa da altoparlanti
multipli nascosti, diffrange il materiale sonoro del violino,
impregnando tutto l’ambiente. Gli spettatori si spostano,
attraversano l’edificio col proprio ritmo. Il suono del
violino, i gesti sentiti durante il concerto impregnano
l’intero edificio, animano l’architettura di una presenza
sonora organica, come se il suono dello strumento
si fosse moltiplicato e ripartito ovunque nel corpo
dell’edificio. Il livello di diffusione piuttosto debole
darà l’impressione d’un dialogo tra diversi
“animaletti” nascosti. Il materiale sonoro si
sviluppa, passando gradualmente da una
sequenza corta intervallata da lunghi silenzi verso
un punto d’equilibrio, una dolce polifonia che
riempie l’intero edificio». La violoncellista Lola
Malique sta eseguendo in questi mesi Amplitude
per violoncello solo al Théâtre Darius Milhaud di
Parigi, nel corso di undici repliche, dal 6 aprile al
22 giugno, dello spettacolo Au Fond, la Chose di
Cécile Martin e Lola Malique. L’Ensemble Tema
riprenderà il 2 luglio Dans l’ombre des anges per flauto,
clarinetto, violoncello e percussione al Castello Caetani
di Sermoneta, per il Festival Pontino di Musica, Incontri
Internazionali di Musica Contemporanea. En mouvement
per sette strumenti e De près per sette musicisti e
elettronica sono in cartellone il 21 giugno a Asnièresur-Oise, per la Fondation Royaumont, Abbaie de
Royaumont, nell’interpretazione dell’Ensemble
Recherche. Infine, il Festival Internazionale di Musica
di Portogruaro propone il 26 agosto la ripresa di En
découverte per due violini e elettronica, affidata al New
Art and Music Ensemble Salzburg (NAMES).
Le stelle, il canto e il vento
A lfonso Alberti, coadiuvato dall’Orchestra Haydn diretta
da Azim Shokhakimov, presenterà il 6 agosto a Locca di
Ledro la prima esecuzione assoluta del Concerto per
pianoforte e orchestra, con replica il 7 agosto a Cortina
d’Ampezzo. Unica partitura di Gaslini a rifarsi
esplicitamente al genere classico del Concerto per
pianoforte, benché l’abbiano preceduta diverse
composizioni concertanti per lo
strumento e l’orchestra, questo
importante lavoro postumo venne
commissionato da Alfonso Alberti,
che ne è il dedicatario, e steso in
pochi mesi. Si articola in quattro
tempi, ciascuno connotato da
suggestioni narrative pregnanti
espresse senza ambiguità dai titoli
anteposti ai singoli movimenti.
L’apertura, Ursa Major, si rifà alla
situazione d’un navigante che in una
notte buia ritrova l’orientamento (e la
salvezza) grazie al riferimento della
costellazione boreale dell’Orsa
maggiore. Alle sette “vaghe stelle
dell’Orsa” corrispondono altrettante brevi sezioni
musicali, annunciate di norma da un colpo di vibrafono,
ciascuna puntualmente intitolata a una stella, fino alla
maggiore tra queste, Dubhe, appunto, in arabo, l’orso:
pagina che alterna un andamento prevalentemente
veloce a momenti più cantabili. Il II movimento, Terra!,
rappresenta il momento dell’approdo, il sentimento di
liberazione di energie represse, tradotto in una forma
ternaria che esordisce con un “Veloce assai, energico”
guidato dal passo travolgente del solista, s’acquieta nella
plaga di un “Larghetto-Andantino”, per riguadagnare in
dinamismo sul finire (“Più mosso-Moderato”). In terza
posizione Gaslini ha collocato un’invenzione a lui molto
cara, voce della sua passione civile, concezione d’una
musica che parla in presa diretta della realtà. Gli Echi dei
canti di giovani donne del XXI secolo rappresentano
infatti la trasfigurazione musicale di una variopinta
espressione del femminile contemporaneo, attraverso
un’antologia di caratteristici canti pseudopopolari
d’invenzione che si propongono come oggetto sonoro
eterogeneo, distinto e contrapposto al dialogo
tra il pianoforte e l’orchestra, a cominciare da
quel Canto di solitudine intonato dall’oboe
“come un’eco lontana” (e poi, di volta in volta,
“canto epico, per l’evoluzione femminile nel
mondo, africano, asiatico, mediorientale di
pace”). Infatti, si prescrive in calce alla
partitura, il pianoforte dovrà essere «sempre in
primo piano. I “canti” in secondo piano, come
echi lontani. Sovrapposizioni polimetriche,
poliarmoniche e politimbriche. Il direttore batte
il tempo del pianoforte e dà soltanto l’entrata ai
“canti”, che proseguono autonomamente con
libertà». La composizione si conclude “A testa
alta nel vento”: così il titolo originario, che
Gaslini pensò di sostituire e alla fine di
completare col più neutro Percorsi incrociati. Preceduto
da un vasto “Largo” sereno, l’ultimo tempo è vivacizzato
da una libera sezione del pianoforte, per approdare a un
veloce “Con moto” che crepita sotto la pelle e inaugura
una serie di repentine mutazioni agogiche, senza
soluzione di continuità, a coronare gioiosamente lo
slancio di questa pagina solare. Si segnala infine la
ripresa di Koralfandango per fagotto e pianoforte,
nell’interpretazione di Paolo Carlini accompagnato da
Matteo Fossi il 9 agosto a Forlì per l’Emilia Romagna
Festival, e da Fabrizio Datteri il 13 settembre presso
il Teatro Giuditta Pasta di Saronno.
Un nuovo lavoro indaga
il rapporto tra musica e
ambiente circostante
Giorgio Federico Ghedini
Il Concerto dell’Albatro per
voce recitante, trio (violino,
violoncello e pianoforte) e
orchestra su testi da Moby Dick
di Herman Melville sarà
eseguito il 1° giugno nell’ambito
della XII edizione di Italy&USA Alba Music Festival, presso la
Chiesa di San Domenico in
Alba (Cuneo). Saranno
interpreti del concerto Luca
Occelli, voce recitante, il Trio
des Alpes (Barbara
Ciannamea, violino, Claude
Hauri, violoncello, e Corrado
Greco, pianoforte) e l’Orchestra
Filarmonica di Stato della
Romania diretta da Jeff
Silberschlag. Il concerto sarà
preceduto, presso l’Auditorium
“Beppe Fenoglio”, dalla
manifestazione “Giorgio
Federico Ghedini, ritratto di un
compositore”, promossa
dall’Alba Film Festival con Pier
Mario Mignone e Dino Bosco,
nello spirito di “un incontro fra
cinema e musica”.
Prima esecuzione
postuma di un’ambiziosa
pagina concertante
Giovanni Sgambati
È uscita in allegato alla rivista
“Amadeus” del mese di marzo
2015 (AM 304-2) la prima
incisione dell’edizione critica, a
cura di Francesco Attardi, della
Sinfonia n. 2 in Mi bemolle.
Lo stesso Attardi dirige
l’Orchestra Sinfonica di Milano
“Giuseppe Verdi” nel concerto
registrato live all’Auditorium di
Milano nel dicembre 2014, in
occasione del centenario della
morte di Sgambati.
7
Giorgio Colombo Taccani
Numerose occasioni
d’ascolto, tra novità e progetti
che provengono da lontano
Maurizio Ferrari
Il 17 maggio la Stagione da
Camera di Milano Classica ha
proposto alla Palazzina Liberty
Trame di respiri melodici…
silenzi per flauto solo,
nell’interpretazione di Michele
Marasco. Il Festival
Risuonanze - Incontri di Nuove
Musiche ha ospitato il 31
maggio all’Auditorium della
Casa della Musica di Trieste in
prima esecuzione assoluta
Quattro Miniature per flauto,
oboe e pianoforte, interpreti
Tommaso Bisiak, flauto, Paola
Fundarò, oboe, e Reana De
Luca, pianoforte. È in cartellone
il 9 luglio presso le Sale
Apollinee del Teatro La Fenice,
per il Festival Lo Spirito della
Musica di Venezia,
Contrappunto dalla “Canzone 2
- VII tono” di Giovanni Gabrieli
per flauto, clarinetto,
percussioni, violino e
violoncello: ne presenterà la
prima esecuzione assoluta l’Ex
Novo Ensemble. Infine, Elena
Bakanova e Raffaele Mascolo
proporrano il 10 e l’11 luglio
alla Korskirken di Bergen
(Norvegia), per il Festival Grieg,
la prima esecuzione assoluta di
Ho portato il velo da lontano
per voce e pianoforte.
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Prime da Camera
Tre prime esecuzioni, una nuova versione e alcune
riprese in questi mesi per Giorgio Colombo Taccani. Il 24
maggio, presso la Chiesa di San Carlo al Lazzaretto di
Milano, il Trio Eufonè ha presentato Arcadia per flauto,
viola e arpa; il brano sarà replicato il 10 giugno
all’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo. Scrive il
compositore: «Capita a volte che alcuni lavori abbiano
un destino curioso: Arcadia venne scritto quasi vent’anni
fa per un trio che ebbe la malaugurata idea di sciogliersi
nel momento in cui venivano completate le ultime
battute del pezzo. Non fu nemmeno visto dai destinatari.
È stato un grande piacere per me sottrarre queste
pagine a un oblio che ritenevo ormai definitivo. Pur
essendo un lavoro abbastanza lontano nel tempo e
certo non totalmente sovrapponibile alle mie scelte
attuali, ho voluto limitare gli interventi di “restauro” al
minimo indispensabile, correggendo le debolezze più
evidenti, apportando un paio di tagli ad alcune sezioni
dispersive e – soprattutto – dedicando il pezzo al Trio
Eufonè, artefice di questo recupero. Arcadia, ad
eccezione di una brevissima parte introduttiva di
carattere evocativo, risulta diviso nettamente in due
parti: nella prima si assiste alla progressiva conquista
del registro grave del trio, con figurazioni sempre più
nervose ma incapaci di costruire oggetti musicali
dettagliati e precisi: una sorta di moto pulviscolare
sempre più frenetico che porta a due semplicissime
cadenze di flauto e viola. Da qui in avanti le immagini si
fanno invece improvvisamente chiare e per lo più
regolari, in un clima che, sia pure con qualche
riaccensione locale, si spegne nelle ripetizioni
discendenti finali, sempre leggermente variate». Il 6
giugno sarà invece Sottotraccia per chitarra elettrica a
essere presentato per la prima volta alla Civica Scuola
di Musica “Claudio Abbado” di Milano, per opera di Carlo
Siega. Nell’ambito del medesimo concerto Pietro
Rodeghiero e ancora Carlo Siega eseguiranno anche
una nuova versione per due chitarre elettriche di
A Perfect Beat of. A proposito di questi due lavori così
parla Colombo Taccani: «Secondo lavoro dedicato alla
chitarra elettrica, Sottotraccia, scritto su graditissimo
invito di Francesco Zago, segue a distanza
relativamente breve il “primogenito” R’lyeh, e nasce
innanzitutto con l’esigenza di essere a questo
complementare come scelte narrative e figurali, mentre
permane la scelta di allontanare lo strumento dai suoi
più ovvi riferimenti all’ambito rock, evitandone
tendenzialmente clichés e abitudini strumentali. Sono
invece privilegiate situazioni estremizzate in quanto a
collocazione dinamica e connotate da scansione
regolare e sottilmente ossessiva, a cominciare dai
leggerissimi rintocchi delle corde stoppate e
spinte a toccare la tastiera. Questa esile griglia
quasi metronomica, che percorre tutto il pezzo, a
volte nascosta – sottotraccia, appunto – da
figurazioni diverse e centrifughe, si trasforma
presto in ostinati grevi e rudemente energici;
messi in loop, su questi vengono depositati
agglomerati accordali armonicamente complessi
che, con altri episodi connotati da grande
decisione e aggressività, vanno a caratterizzare
la sezione centrale del brano. La riemersione dei
rintocchi sottili dell’inizio spegne progressivamente il
clima, portando la pagina a una conclusione improvvisa
dopo che il discorso si era incantato sulla ripetizione
ormai priva di sbocco dell’ultimo gesto. Per quanto
riguarda A Perfect Beat of si tratta invece della
realizzazione di un progetto che mi parve necessario fin
dalla prima esecuzione del pezzo nella sua originaria
versione per due chitarre “normali”: la maggior parte
delle figure pareva poter dare il meglio delle loro
potenzialità ambientate in un contesto elettrico o,
almeno, mostrare una nuova faccia del brano. Grazie
alla disponibilità di Carlo Siega e Pietro Rodeghiero, e
con la preziosa supervisione di Francesco Zago, ciò è
diventato realtà, con una revisione a volte profonda della
partitura in modo da renderla totalmente funzionale alla
nuova destinazione strumentale». Il 2 giugno,
nell’ambito della rassegna Risuonanze 2015, al Teatro
Garzoni di Tricesimo (Udine) Fosca Briante e Tiziano
Cantoni presenteranno in prima esecuzione Of
Discipline per due flauti. Così si esprime l’Autore: «Una
breve pagina dal carattere spiccatamente virtuosistico
rappresenta il mio ormai consueto (e piacevolissimo,
almeno per il sottoscritto…) contributo a Risuonanze,
meritevole rassegna di musica contemporanea in
territorio friulano-giuliano; nei pochi minuti di durata i
due flauti sono utilizzati quasi esclusivamente come
componenti di una sorta di unico iperstrumento, con
figurazioni per lo più simili ed evitando atteggiamenti di
natura dialogica o di reciproca subordinazione. Un
metronomo implacabilmente deciso e dinamiche quasi
sempre impostate sul forte e oltre, unitamente a una
struttura che non chiarisce direzionalità particolari grazie
a una costante frantumazione degli eventi, determinano
una situazione complessiva di brillante e caleidoscopica
aggressività. Of Discipline riprende, reinventandoli, i
materiali costruttivi utilizzati nel preesistente A Perfect
Beat of per due chitarre, andando a costituire con quel
lavoro un dittico idealmente legato all’universo musicale
dei King Crimson e del loro leader Robert Fripp, pur
essendo totalmente assente qualsiasi tipo di citazione o
di ammiccamento stilistico specifico». Per quanto
riguarda le riprese segnaliamo invece che il 4 giugno il
Conservatorio di Cosenza ospita l’interpretazione di In
controluce per pianoforte, offerta da Carlo Boccadoro.
Il 21 giugno R’lyeh per chitarra elettrica verrà eseguito
da Norio Sato presso la 5/R Hall di Nagoya (Giappone).
Ricordiamo che Francesca Bonaita ha eseguito
nuovamente Alastor per violino solo il 22 gennaio
presso lo Spazio ScopriCoop, il 25 gennaio allo Spazio
Teatro 89 e il 21 febbraio allo Showroom Fazioli,
sempre a Milano. Il 5 maggio, nell’ambito della
rassegna “Suoni Inauditi” presso l’Istituto Musicale
“P. Mascagni” di Livorno, all’interno del concerto in cui è
stato eseguito in prima assoluta Ocra rossa per flauto,
fagotto e pianoforte (brano del quale si è già parlato nel
precedente notiziario), Stefano Agostini ha proposto
Eyeless Dark per flauto basso.
Il 9 maggio Andrea Monarda ha
ripresentato Erma per chitarra alla
Chiesa di Sant’Eligio degli Orefici a
Roma, mentre il 23 maggio il duo
pianistico formato da Antonella Moretti
e Mauro Ravelli ha ripreso Ishtar per
pianoforte a quattro mani nell’ambito
della rassegna PianoCity 2015 presso
la Galleria Bolzani di Milano.
Segnaliamo infine l’uscita del Cd
“Sentieri Live 3” per la casa discografica “A Simple
Lunch” (10asl/2014), all’interno del quale si trova
Watcher per sei strumenti, eseguito dall’Ensemble
Sentieri Selvaggi diretto da Carlo Boccadoro.
È disponibile on line il nuovo catalogo generale 2015 delle Edizioni Suvini Zerboni.
Tutte le opere da noi pubblicate sono consultabili all’indirizzo www.esz.it.
Un potente, completo e efficace motore di ricerca permetterà di consultare il nostro catalogo
e di fare ricerche per strumento, organici, titolo, autore.
Inoltre si potrà accedere a utili informazioni come le biografie degli autori,
notizie sulle composizioni, prime esecuzioni, novità editoriali.
Christophe Bertrand
Arcani e frenesia
Un concerto degli Ensemble In Extremis e Court-circuit
all’Auditorium des Musées di Strasburgo ha offerto la
cornice, lo scorso 9 aprile, per la presentazione del Cd
monografico Christophe Bertrand: La Chute du Rouge,
appena pubblicato dall’etichetta Motus (M214008).
Registrato a Strasburgo tra il 2002 e il 2014, il Cd
antologizza una selezione significativa del catalogo del
compositore scomparso prematuramente cinque anni fa,
con lo scopo di far «immergere nell’intimità degli arcani e
della frenesia compositiva (eccezionale) dell’opera di
Christophe Bertrand», delle cui doti di pianista si dà anche
un assaggio nella registrazione live della Chute du rouge.
Il Cd propone in particolare Treis per violino, violoncello e
pianoforte, Ektra per flauto solo, Skiaï per flauto, clarinetto,
violino, violoncello e pianoforte, Arashi per viola sola, Haos
per pianoforte solo, Satka per ensemble e La Chute du
Rouge per clarinetto, vicoloncello, vibrafono e pianoforte.
Ne sono interpreti l’Ensemble In Extremis (Olivier Class,
flauto, Thomas Monod, clarinetto, Szuhwa Wu, violino, Anil
Eraslan, violoncello, Maxime Springer, pianoforte, Veronika
Gnezdilova, violoncello, Yragaël Unfer, vibrafono, lo stesso
Daniela Terranova
Riti e labirinti
Novità di Daniela Terranova destinata al progetto per
l’Expo 2015 di Milano, in programma al Padiglione Italia
nell’interpretazione del Divertimento Ensemble diretto da
Sandro Gorli. Così l’Autrice presenta Natura morta con
strumenti, musica rituale per otto esecutori (flauto,
clarinetto, percussioni, pianoforte, violino, viola,
violoncello): «Nell’opera natura e strumenti s’intrecciano,
imitandosi e confondendosi attraverso l’iterazione di gesti
che connotano una scena “rituale”. Gli elementi che la
compongono vengono mescolati, versati, sminuzzati,
percossi, frantumati, richiamando alla memoria uditiva e
visiva dell’ascoltatore-spettatore archetipi appartenenti ai
riti della nutrizione. La prima sezione del lavoro opera
secondo principi di somiglianza, ricercando affinità forti tra
i suoni dell’organico delle percussioni e gli oggetti naturali:
i rintocchi delle claves riecheggiano e si moltiplicano in
quelli delle pietre percosse, i sonagli realizzati con grossi
semi di frutti sono amplificati da foglie, mandorle, nocciole e
noci mescolate insieme, rainstick e shaker di diverse forme
e dimensioni accompagnano il suono prodotto da riso,
orzo, miglio, farro, versati “a cascata” in ampi contenitori
o accarezzati in superficie. A poco a poco gli strumenti
scavano una distanza, recuperando una voce e risonanze
più lunghe che impediscano ai suoni emessi di decadere
Christophe Bertrand, pianoforte) e l’Ensemble Court-circuit
(Anne Cartel, flauto, Pierre Dutrieu, clarinetto, Eve Payeur,
percussione, Jean-Marie Cottet, violino, Alexis
Descharmes, violoncello, Vincent Royer, viola, Jean
Deroyer, direzione). A dar conto di questa «musica
virtuosistica, densa e molto ritmica, che pone i musicisti in
una situazione sempre pericolosa, musica anche di
processo di trasformazione che gioca su sottili sfasature
ritmiche così come su incontri microtonali che conferiscono
alla scrittura un colore peculiare», soccorre ora un libro in
corso di stampa, Christophe Bertrand: Écrits, entretiens,
analyses et témoignages, pubblicato, a cura di Olivier
Class, dalle parigine Éditions Hermann nella collana del
GREAM “Création contemporaine”. Il volume raccoglie una
serie di saggi e testimonianze a firma di Anne Blayo,
Catherine Bolzinger, Laurent Cabasso, Olivier Class, Ivan
Fedele, Philippe Hurel, Nikos Spiliotis e Frans Waltmans,
oltre a scritti dello stesso Bertrand. Si segnala infine la
ripresa del Quatuor per quartetto d’archi, il 6 settembre al
Bendigo Bank Theatre (Australia) per il Bendigo
International Festival of Exploratory Music.
Novità ad Expo 2015
e al Festival Play It!
velocemente. La natura contribuisce a nutrire l’organico
strumentale e l’immaginario rivolgendosi a un inconscio
collettivo, ma, allo stesso tempo, ogni natura morta allude
implicitamente al carattere effimero del mondo e delle cose
che ci circondano. Rispetto all’ammonimento morale che la
natura ci consegna, la presenza degli strumenti musicali è
fortemente simbolica, indicando all’uomo la possibilità di
sopravvivere attraverso l’arte». A Giorgio de Chirico s’ispira
invece Interno metafisico. “D’après” de Chirico per
orchestra d’archi, in prima esecuzione assoluta il 25
settembre al Teatro Verdi di Firenze nell’ambito del
Festival Play It!. Ne sarà interprete l’Orchestra della
Toscana, diretta da Luca Pfaff. Spiega l’Autrice: «Come
all’interno di uno spazio evocativo ed enigmatico, che
ricorda e al tempo stesso omaggia le architetture del pittore
Giorgio de Chirico, l’esperienza dell’ascolto diventa
esplorazione di un labirinto metafisico posizionato
all’interno di un labirinto reale. Immaginarie stanze,
apparentemente chiuse, dialogano con l’esterno attraverso
finestre o quadri che ci introducono in nuovi spazi. Interno
ed esterno si compenetrano costantemente, trasformando
le cose comuni in presenze di un mondo sospeso e
magico».
Carmine Emanuele Cella
Percezione Spettralista
Carmine Emanuele Cella presenta in prima esecuzione
assoluta il 26 settembre al Festival Play It! di Firenze, sulla
scena del Teatro Verdi, All of a Sudden per orchestra,
nell’interpretazione dell’Orchestra della Toscana,
committente del lavoro, diretta da Marco Angius. Spiega il
compositore: «All of a Sudden racconta la storia di
un’improvvisa rivelazione, un’epifania che muta la
percezione del mondo da oggettiva a soggettiva. Una sorta
di cambio di prospettiva simile al flusso di coscienza di
Joyce, che rivela un piano del reale che non era visibile
prima. Il pezzo risente di influenze spettraliste e gioca su
elementi formali che si rifanno a Feldman: il tempo risulta
teso, quasi congelato, e le relazioni tra memoria e
previsione si annullano a favore della percezione del
presente». A Cella è stata assegnata il 2 aprile, presso le
Sale Apollinee del Teatro la Fenice, l’edizione 2015 del
premio “Una Vita per la Musica”, fondato da Bruno Tosi e
presieduto da Mario Messinis, nella Sezione speciale
“Giovani”, istituita nel 2013, nella categoria compositori.
Un Cd monografico e un libro
restituiscono vivida l’immagine
del compositore a cinque anni
dalla scomparsa
Questa la motivazione della scelta di Carmine Emanuele
Cella, «uno dei più interessanti rappresentanti della
generazione segnata dall’influsso del movimento
spettralista [...]. Il lavoro di Cella, forte di una formazione
matematica e logica, oltre che musicale, è improntato al
desiderio di coniugare la necessità di un sistema formale
razionalmente ben strutturato e l’esigenza di una scrittura
musicale della massima libertà espressiva e all’insegna di
un’autonoma strategia compositiva. La tensione dialettica
di questo rapporto ha portato Cella a modellare un
linguaggio originale e innovativo, che scaturisce da una
riflessione attenta sulla struttura del suono e si sviluppa in
un rapporto fecondo tra le fonti sonore tradizionali e i nuovi
strumenti tecnici del mondo digitale. In particolare è degna
di attenzione la ricerca sulla dimensione timbrica, che lo ha
portato a sperimentare nella musica strumentale nuove
tecniche di orchestrazione basate su concetti matematici e
combinatori con esiti suggestivi».
Novità sinfonica a Firenze e
l’assegnazione del prestigioso
“Una Vita per la Musica”
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Un’antica istituzione
bergamasca celebra Donizetti
con un’opera diffusa
Sándor Veress
La Sonatina per oboe,
clarinetto e fagotto è in
cartellone il 22 agosto presso la
Suntory Hall di Tokyo, in
occasione del Summer Festival
2015 promosso dalla Suntory
Foundation For Arts. Ne
saranno interpreti Heinz
Holliger, oboe, Hideo Kikuchi,
clarinetto, e Mariko Fukushi,
fagotto. Il medesimo Festival
ospiterà il 27 agosto anche
l’esecuzione di Threnos (In
memoriam Béla Bartók) per
orchestra. Lo stesso Holliger
interpreterà, insieme
all’Ensemble Resonanz, e
dirigerà la Passacaglia
Concertante per oboe e archi il
25 luglio al VERDO Concert
Hall di Hitzacker (Bassa
Sassonia), per i Sommerliche
Musiktage Hitzacker.
Novità per flauto basso
concertante a Play It!
Pasquale Corrado
Nella mente del genio
C ampeggia nel cuore dell’estate di Pasquale Corrado la
prima rappresentazione assoluta di Donizetti Alive, opera
diffusa sulla vita e l’arte di Gaetano Donizetti, su libretto di
Luigi Di Gangi, Julio Garcìa-Clavijo e Ugo Giacomazzi.
Commissione della Fondazione MIA che, fondata come
Congregazione della Misericordia Maggiore nel
1265, l’anno in cui nacque Dante, celebra i primi
750 anni, l’opera sarà proposta negli spazi della
Domus Magna, all’interno della Stagione Lirica
2015 “Donizetti Revolution” della Fondazione
Donizetti di Bergamo, in cinque riprese: 20-21
giugno, 4 luglio, 1 agosto, 5 settembre e 3
ottobre. La prima avrà luogo in occasione della
“Donizetti Night”, della quale rappresenta un
progetto di punta. Ne curano la regia Luigi Di
Gangi e Ugo Giacomazzi. In questi termini la
presenta l’Autore: «La mente di Donizetti. Poterci entrare!
Lui ce lo permette. Ce la offre negli ultimi istanti della sua
vita, frammentata, divisa, in un ordine di caos che segue il
suo coerente filo rosso. Proviamo a guardare dall’alto le
“stanze” della sua mente, le vediamo e le sentiamo agire
insieme, contemporaneamente, come simultanei sono i
ricordi durante un corto circuito cerebrale. Egli ci fa
percorrere questo labirinto caleidoscopico, stratificato,
permettendoci non solo di assistere ma anche di
partecipare ai suoi ricordi. Mischia la realtà a episodi
solamente immaginati, desiderati, sognati, distorti. Gli
amici, il maestro Mayr, la famiglia, la moglie, i viaggi, i
medici e il tormento per la sifilide, i cantanti con i loro
divismi, i librettisti ritardatari, gli impresari senza scrupoli si
confondono con i personaggi delle sue opere per recitare
e cantare l’opera della sua vita, quella che nella sua
frenesia di perfezione, avrebbe sempre voluto scrivere,
Vittorio Montalti
Indagine su se stessi
N
ovità di Vittorio Montalti al Festival Play It! di Firenze,
che ospita il 26 settembre sul palcoscenico del Teatro
Verdi In acque profonde per flauto basso e orchestra,
nell’interpretazione di Roberto Fabbriciani e dell’Orchestra
della Toscana diretta da Marco Angius. Spiega l’Autore:
«La composizione è per me una sorta di autoritratto.
Scrivere infatti significa raccontare delle storie ma anche
raccontarsi. Proprio per questo cerco una musica
autentica, che mi rappresenti nel modo più vero possibile.
Questo brano è una sorta d’indagine su me stesso, che
sviluppa la descrizione di un ipotetico labirinto e di possibili
itinerari in cui perdersi. Il viaggio all’interno di questa rete
La Paul Sacher è da oggi custode
dell’archivio del compositore,
omaggiato da un nuovo Cd
10
sempre più grande, sempre più bella. Per noi ha scritto
nuove arie, cori, duetti, mischiati, “caleidoscopizzati”, del
tutto nuovi o “autoimprestati”, tagliati e cuciti come amava
fare. Dai protagonisti alle comparse, ci invita a sentirci,
una volta entrati, tutti innalzati a rango di “personaggi”.
Forse Gaetano chiudendo gli occhi avrebbe detto: “Il
melodramma è terminato!”». Durante l’Expo 2015 di
Milano, i Sentieri Selvaggi proporranno al Padiglione
Italia, sotto la guida di Carlo Boccadoro, In sequenza
per flauto, clarinetto, percussione, pianoforte, violino
e violoncello, composta per il concorso “Nutrire la
Musica”. Così la descrive l’Autore: «Il pezzo è una
riflessione sul concetto di movimento e di stasi (di
frenesia articolativa contrapposta a una apparente
calma che brulica sempre di piccole perturbazioni) di
luce e buio, di freddo e caldo, di silenzio e suono. È
il frutto di una riflessione basata sul non concepire il moto
e la stasi come contrapposti, la stasi come negazione del
moto e il moto stesso come negazione della stasi, ma nel
concepire la stasi come il caso limite del moto, con
velocità tendente a zero; la stasi come caso particolare del
movimento che diventa moto con velocità uguale a zero; la
stasi come grado zero del moto. Molti fenomeni naturali,
come il buio, il freddo, il movimento, appunto, possono
essere interpretati a seconda di come la nostra mente si
relaziona ad essi: possiamo, ad esempio, interpretarli
come opposti oppure come estremi». È in preparazione
infine per l’autunno un’ulteriore e prestigiosa prima
esecuzione assoluta: Ritorna ancora per quintetto di fiati,
che lo Slowind Quintet interpreterà il 2 ottobre alla Sala
delle Colonne di Ca’ Giustinian nell’ambito della Biennale
di Venezia, 59. Festival Internazionale di Musica
Contemporanea.
Aldo Clementi
costruisce una narrazione in cui gli elementi musicali
si alternano, si sovrappongono e si trasformano l’uno
nell’altro con ritorni in luoghi già visitati. L’orchestra
e l’elettronica amplificano il percorso strumentale,
divenendone un’estensione. Si creano labirinti paralleli,
diramazioni che aprono la porta su dimensioni altre.
Ne deriva una sorta di ombra dello strumento, che può
incarnare ruoli diversi. Così orchestra e elettronica
accompagnano lo strumento, ne deformano l’immagine,
lo contrastano e arrivano a vivere di vita propria; un gioco
delle parti in cui i ruoli sono sempre in discussione».
Lo scrigno di Basilea
A
nna e Mario Clementi hanno donato l’archivio musicale
del padre alla Fondazione Paul Sacher di Basilea.
Il lascito, che viene a costituire la “Sammlung Aldo
Clementi”, include la raccolta completa dei documenti e
degli autografi concernenti l’intera parabola creativa del
compositore catanese, dal 1944 al 2007.
Accanto ai manoscritti musicali vi si
trovano edizioni a stampa, materiale
iconografico, programmi di concerti,
recensioni, registrazioni e altro materiale
documentario, nonché manoscritti
autografi di altri autori, tra i quali Luigi
Dallapiccola e Dieter Schnebel. Il 27
maggio si è tenuto presso la Sala
Casagrande dell’Istituto Superiore di Studi
Musicali “G. Briccialdi” di Terni un
concerto-incontro monografico dedicato a
Clementi, dal titolo “Collage. Blues per Aldo”, a cura della
classe di musica da camera di Fabio Maestri e della
classe di Composizione di Marco Gatti. In quel contesto
è stato proiettato il documentario di Patrizio Esposito
Collage. Blues per Aldo e sono stati eseguiti, di Clementi,
Tre piccoli pezzi (Omaggio a Bartók) per pianoforte a
quattro mani, Barcarola per pianoforte a quattro mani,
Albumblatt per voce femminile, flauto, violino
e chitarra, e 2 x 6 per pianoforte e vibrafono.
È infine uscito il Cd monografico For
Saxophones (Amirani Records AMRN 041
05-C), interamente dedicato a lavori di Aldo
Clementi trascritti per quartetto di saxofoni.
Vi si possono ascoltare Canone, Canone
circolare, Satz e Satz 2, Blues e Blues 2 Fantasie su frammenti di Thelonious Monk,
Momento, Texture e Vom Himmel hoch.
Interpretano il Cd Pasquale Laino, saxofono
soprano e contralto, Manuele Morbidini,
saxofono contralto, Pedro Spallati, saxofono tenore e
Rossano Emili, saxofono baritono e tenore.
Gabriele Cosmi
Forze sommerse
È in cartellone l’11 giugno all’Auditorium Parco della
Musica di Roma una novità sinfonica di Gabriele
Cosmi: Petra per grande ensemble, nell’interpretazione
dell’Ensemble 900 diretto da Carlo Rizzari. Spiega
l’Autore: «Petra è una città situata in Giordania; le sue
numerose facciate sono intagliate nella roccia. Come in
diverse altre mie composizioni scritte negli ultimi anni,
strutture architettoniche dalle particolari caratteristiche
continuano a ispirare la modalità di concezione formale
dei miei lavori. Petra fu nell’antichità una città edonista
ma già nell’VIII secolo fu abbandonata in seguito alla
decadenza dei commerci e a catastrofi naturali. Benché
fosse divenuta asilo di famiglie beduine, fino ad anni
recenti fu in un certo senso dimenticata. Nella
composizione è presente uno strumento, il pianoforte,
che esercita una polarità nei confronti del resto
dell’ensemble; l’articolazione pianistica scolpisce le
pareti formali della composizione; gli altri strumenti,
invece, ne evidenziano, amplificano e illuminano le
venature. Lungo il tempo della composizione un evento,
affidato allo strumento cardine, emerge dal tessuto
sonoro circostante in modo fugace e si manifesta
ciclicamente subendo continue variazioni. Tale
elemento, dalla durata sempre ridotta, influisce
sull’ambiente sonoro circostante; da semplice ambiente
di risonanza si articola costantemente in eventi sonori
complessi e autonomi che sommergono l’evento
ispiratore. Come Petra, che per secoli è stata al
contempo abitata e dimenticata, l’evento generatore di
forma, sfiorato lungo tutta l’arcata formale, conquista il
suo spazio e il suo tempo con una lunga cadenza per
pianoforte, ricostruendo una dimensione unitaria e
icastica dello spazio sonoro». Il Padiglione Italia di
Expo Milano 2015 ospiterà, per la manifestazione
“Nutrire la Musica”, Sandro Gorli alla testa del
Divertimento Ensemble in Again! per ensemble. In
questi termini Cosmi introduce la novità: «Riflettendo
sul tema “Nutrire il pianeta” sono stato catturato
dall’aspetto paradossale che lo caratterizza: fin da
tempi remoti il pianeta, con i suoi elementi e i suoi frutti,
ha influenzato e nutrito l’esistenza dei propri abitanti.
Nello scorrere dei secoli questa condizione si è ribaltata
al punto tale da sentire l’esigenza di richiamare
l’attenzione e la coscienza dell’essere umano a una
maggiore responsabilità e protezione nei confronti del
nostro vecchio pianeta; oggi siamo tutti chiamati a
renderci partecipi di una colossale inversione dei ruoli.
Ho concepito questo rapporto come una prima fase di
un percorso ciclico mantenendo uno sguardo positivo
in merito: nutrire il pianeta affinché possa ricominciare
a nutrirci. Il titolo della mia composizione, Again!,
rappresenta appunto un’esortazione a spingere questa
ruota virtuale dei ruoli affinché si ritorni a un naturale
Valerio Sannicandro
equilibrio. La circolarità diviene dunque il vero fattore
generatore di forma della composizione: delle fasi
vengono continuamente percorse e ripercorse
trascinando elementi da fasi precedenti e incorporando
caratteristiche delle successive. Una forma continua
dunque, in cui le strutture portanti della composizione si
ramificano e informano anche le deviazioni più
periferiche. Elementi originari e derivazioni lontane si
rincorrono a velocità differenti, coesistenti entrambe,
in uno stesso anello». Un’ulteriore prima esecuzione
assoluta è in programma il 9 luglio alle Sale Apollinee
del Teatro La Fenice di Venezia, nell’ambito del Festival
“Lo Spirito della Musica di Venezia”. L’Ex Novo
Ensemble eseguirà Nereo per flauto, percussioni e
pianoforte. Commenta il compositore: «Il Mediterraneo
come luogo di incontro di culture è il tema che il Teatro
La Fenice ospiterà all’interno del Festival “Lo Spirito
della musica di Venezia”; una commissione che spinge
a una riflessione su questo tema necessariamente mi
riguarda da vicino. Essendo nato e avendo vissuto gran
parte della mia vita in Sardegna, musiche e tradizioni
antiche hanno accompagnato la mia crescita. Per
questo motivo ho sempre sentito l’esigenza di tenere a
distanza dal mio fare compositivo qualsiasi volontario
utilizzo di materiali o citazioni del bagaglio musicale
della mia terra. Ho sempre pensato che qualora
esistesse un’effettiva “sardità”, questa avrebbe
influenzato e caratterizzato gli aspetti più profondi dei
miei lavori. Durante la scrittura di Nereo ho scoperto fili
e legami con la mia tradizione che solo oggi riconosco;
la presenza insistente di inflessioni nervose di
tantissima musica vocale sarda vive anche nella mia
musica: questo aspetto viene analizzato e composto
creando contrappunti di inflessioni che generano una
tensione continua nel pezzo. La stessa tensione di molti
balli popolari in cui, rimanendo in uno spazio
circoscritto, il danzatore agita nevroticamente le gambe
senza sosta: la schizofrenia tra spazio minimo d’azione
e agitazione nevrotica di movimento è forse la
componente che più caratterizza molte pagine da me
composte specie negli ultimi anni. Alla grotta marina
sommersa più grande del Mediterraneo, la Grotta di
Nereo (situata a Nord-Ovest della Sardegna), dedico
dunque la mia composizione le cui forze scorrono
sotterranee tessendo legami con la tradizione invisibili
in superficie». Nello scorso febbraio Gabriele Cosmi si
è aggiudicato il II premio al Concorso Internazionale di
Composizione “Alfonso Rendano”. Tra febbraio e
giugno è stato in residenza presso l’Accademia di
Francia - Villa Medici di Roma, dove ha atteso alla
composizione di Petra e Nereo. Infine, si segnala come
Vardzia per orchestra sia stato scelto per rappresentare
l’Italia all’International Rostrum of Composers 2015.
Proiezione sonora
L’Akademie der Künste di Berlino ospita il 25
settembre, nel quadro del Festival Kontakte, la prima
esecuzione assoluta di Ephemeris per clarinetto,
saxofono e live electronics in due environments,
nell’interpretazione di Ingólfur Vilhjálmsson, clarinetto,
e Joaquìn Saez Belmonte, saxofono, mentre il live
electronics sarà realizzato dallo Studio für
elektroakustische Musik der Akademie der Künste
Berlin, sotto la duplice direzione di Gregorio García
Karman e dell’Autore. La composizione è stata
concepita espressamente per la sala berlinese, in cui i
due strumentisti controllano la spazializzazione del
suono attraverso i propri movimenti e la loro proiezione
sonora. Le variazioni d’intensità e di fase sono catturate
da cinque microfoni attorno a ciascun esecutore e
tradotte in movimenti di spazializzazione sonora da una
serie di altoparlanti. Il pubblico sarà disposto ai due lati
del palco su cui sono sistemati gli interpreti affiancati.
Una terza porzione del pubblico si troverà nel foyer o in
uno spazio comunque esterno alla sala, a completare
l’ambiente globale. Poiché il tema centrale della
composizione è la spazializzazione sonora, anche
sul piano della rielaborazione elettronica l’accento
è posto su diverse tecniche di spazializzazione,
finalizzate a migliorare la percezione dei suoni tramite
prolungamento, ripetizione, ecc. E tuttavia, la musica
continuerà a mantenere il proprio carattere acustico di
fondo. Si segnala inoltre la ripresa di Trois Chants Noh
per voce Noh e flauto il 3 luglio alla Maison de la
Culture du Japon di Parigi, nell’interpretazione di Ryoko
Aoki e Mario Caroli.
Tre prime riflettono sul
rapporto dell’uomo con
la storia e il pianeta
Bruno Zanolini
Il 31 maggio la Palazzina
Liberty di Milano ha ospitato la
prima esecuzione assoluta di
Suite a rondò da Una storia
lombarda per ensemble,
nell’interpretazione del SIMC
Ensemble. Il 1° giugno Akiko
Kozato, mezzosoprano, e Adele
D’Aronzo, pianoforte,
propongono, sempre in prima
assoluta, Presenza per voce e
pianoforte su testi dell’Autore
a Villa De Rubeis Florit in
Tarcento (Udine) per la
rassegna Risuonanze - Incontri
di Nuove Musiche. Ulteriore
prima esecuzione il 2 giugno
per Bag’s per trombone, in
programma nel quadro della
medesima manifestazione al
Teatro Garzoni di Tricesimo
(Udine), interprete il solista
Rocco Rescigno.
Sperimentazione di un ambiente
globale all’Accademia delle Arti
di Berlino
11
Expo 2015, il Festival ManiFeste
e una tournée sudamericana
ospitano altrettante prime
Jacopo Baboni Schilingi
È uscita nel Cd monografico
di Jacopo Baboni Schilingi
On one condition... (éOle
Records éOr_009) la
registrazione di Spatio
intermisso (temporis) per oboe
e live computer, realizzata
dall’oboista Christian Schmitt.
Maurizio Azzan
Indagare processi e movimenti
Tre prime esecuzioni assolute attendono Maurizio
Azzan nei mesi centrali di quest’anno. Il Padiglione
Italia di Expo Milano 2015 ospiterà, per la
manifestazione “Nutrire la Musica”, Carlo Boccadoro
alla testa dei Sentieri Selvaggi in After per quattro
esecutori amplificati (violino, violoncello, pianoforte e
percussione). In questi termini l’Autore dichiara l’idea
chiave del nuovo lavoro: «Le scorie generate dal nostro
vivere quotidiano si accumulano giornalmente su quelle
lasciate da chi ci ha preceduto, mentre di pari passo
procede una lentissima ma inarrestabile erosione delle
risorse naturali. Ma cosa succederebbe se, a un certo
punto, invertite le proporzioni, fossero i resti a prevalere
su tutto, sommergendo l’esistente? Una natura
smagrita, ridotta all’osso, incrostata di elementi artificiali
e proliferanti si dispiega nel tempo e nello spazio.
I contorni si disfano e si lacerano le superfici, quasi
come nelle inquietanti plastiche di Burri. Il suono si fa
ora densissimo, ora ridotto ai minimi termini, ricercando
un equilibrio fra componenti che hanno ormai
totalmente alterato le condizioni che ne permettevano
la stabilità, procedendo verso un dopo che, forse, non
ci riguarda più». Sarà invece il Festival ManiFeste
dell’Ircam a presentare a Parigi il 2 luglio, nella
Salle 400 del Centquatre, Inizio di movimento,
strumentazione di Maurizio Azzan dall’originale per
pianoforte di Niccolò Castiglioni, nell’interpretazione
dell’International Ensemble Modern Academy diretto da
Gregor A. Mayrhofer. Spiega il compositore: «Questo
breve pezzo di Niccolò Castiglioni è a tutti gli effetti il
suo primo lavoro per pianoforte in cui ha iniziato a
sviluppare la sua scrittura pianistica a livello di gesto
strumentale e timbro. La sua natura di inizio non
condotto a termine, evidente sin dal titolo, si propone
poi come tentativo di esplorazione ed interessante
esempio di “non finito”. Nonostante la tecnica
compositiva sia ancora in fase di sviluppo, certe
caratteristiche di scrittura lasciano apparire di quando in
quando il suo stile più maturo, cosicché il risultato finale
si presenta quasi come una sorta di quaderno di
appunti abbozzati, di schizzi potenziali. A partire da
Carlo Ciceri
Sperimentazioni sul rapporto
tra suono e spazio in una
prima da concerto in Tirolo
Franco Donatoni
Lumen per sei strumenti sarà
proposto il 4 giugno nella Sala
Verdi del Conservatorio “G.
Verdi” di Milano e il 30 giugno
al Castello Caetani di
Sermoneta per il Festival
Pontino di Musica, Incontri
Internazionali di Musica
Contemporanea,
nell’interpretazione
dell’Ensemble del Laboratorio
di Musica Contemporanea del
Conservatorio di Musica “G.
Verdi” di Milano diretto da Sara
Caneva.
12
queste considerazioni il lavoro di strumentazione è
consistito quindi nell’amplificare/reinterpretare questo
carattere frammentario, creando un caleidoscopio di
timbri complessi che, a tratti, sembrano serbare il
ricordo del Castiglioni dei decenni successivi, così
interessato alla commistione di elementi eterogenei,
mantenendo però una visione d’insieme
necessariamente legata all’oggi e a una differente
sensibilità per il suono». Spetterà infine al Sargas Duo
(Massimiliano Girardi, saxofono soprano, e Luca Lavuri,
pianoforte) tenere a battesimo e far conoscere
Sommerso (Innerspace I) per saxofono soprano e
pianoforte, in prima esecuzione assoluta il 4 agosto a
Santa Fe (Argentina), poi in tournéee in Cile a Ancud e
a Castro, il 10 e l’11 agosto per la Semana de Música
de Cámara de Chiloé. Scritto per il Sargas Duo, cui è
dedicato, Sommerso (Innerspace I) è il primo lavoro di
un ciclo in fase di creazione per saxofono soprano e
pianoforte, comprendente anche due brani solistici per
questi strumenti (dedicati rispettivamente ad Anna
D’Errico e Massimiliano Girardi) che vedranno la luce
nei prossimi mesi. Scrive Azzan: «Immerso nell’acqua,
il corpo perde la piena percezione della sua massa, del
suo essere corpo. Sospeso in una condizione altra,
esplora e scopre aspetti prima ignorati, si ripiega su di
sé alla ricerca di un centro. Ogni variazione di energia
si amplifica nella percezione interiore, ogni dettaglio
aumenta proporzionalmente e si deforma, mentre lo
spazio fluido assorbe le perturbazioni esterne,
preservando questo isolamento irreale. Come adagiati
su un immaginario fondale, i due strumenti dilatano a
dismisura i propri gesti, ridefinendo le proprie continuità
e discontinuità. Essi si compenetrano, quasi si
immergono l’uno nell’altro, cercando quelle zone
estreme di assimilabilità che possano realizzare una
fusione il più possibile completa. Tatto, pressione, soffio
diventano mani, occhi e bocche con cui queste unità
corpo-strumento esplorano se stesse e l’altro,
accedendo a una dimensione interiore estrema,
profondissima, sondata quasi con la cautela di un rito».
Proiezione e diffusione
Prima esecuzione assoluta per Carlo Ciceri il 10
settembre a Schwaz (Austria) in occasione del concerto
di apertura di Klangspuren - Tirol New Music Festival.
RepertorioZero e il Tiroler Symphonieorchester
Innsbruck sotto la guida di Francesco Angelico
interpreteranno |Voiz| [v ciz] per orchestra amplificata,
trio solista (chitarra elettrica, percussioni e
violoncello amplificati) e elettronica. Spiega
l’Autore: «Tema centrale del lavoro è
l’amplificazione, qui capillare per ogni leggio
dell’orchestra e per i solisti. Il suo ruolo è
duplice: da una parte permettere una
magnificazione del dettaglio nella proiezione
del suono strumentale, dall’altra concorrere
a una diffusione che fonda il suono acustico,
il suo doppio digitale e l’elaborazione
elettronica, rendendo possibile una
composizione molto articolata del
contrappunto dei piani prospettici sonori
secondo paradigmi spaziali non solo acustici ma anche
sociali. A tale scopo, la diffusione è divisa in due sistemi
indipendenti ma comunicanti: il primo è frontale e riflette
la disposizione dei musicisti sul palco, con l’orchestra
disposta in due sottogruppi simmetrici e speculari a
circondare i tre solisti; il secondo è immersivo e utilizza il
sistema Ambisonic, sviluppato dall’ICST (Institute for
Computer Music and Sound Technology) di Zurigo, che
permette il controllo dello spazio attraverso la gestione di
16 altoparlanti disposti intorno al pubblico. Un cenno
infine al titolo, crasi fonetica di “voice” e “noise”, che
vuole descrivere un immaginario sonoro fondato su una
corporeità estrema, disturbata, instabile. |Voiz| [v ciz] è
una commissione del Festival Klangspuren ed è stato
scritto per il Tiroler Symphonie Orchester Innsbruck e il
suo direttore Francesco Angelico, con la
partecipazione di RepertorioZero (solisti e
ingegneria del suono) e il sostegno dell’ICST
di Zurigo (produzione e diffusione
dell’elaborazione elettronica)». Il 18 luglio
debutterà per il Festival Territori al Teatro
Sociale di Bellinzona Les Nautes, spettacolo
per tre danzatori e live electronics, con la
coreografia di Lorena Dozio, e la musica di
Carlo Ciceri, prodotta da La Muse en Circuit Alfortville, Parigi, e sostenuta dalla Fondation
Nicati-de Luze di Losanna. Les Nautes è il
secondo atto di una trilogia basata
sull’interazione tra movimento e suono che prende le
mosse dalla pièce solistica Levante, dilatandone i tempi
e moltiplicandone i personaggi sulla scena. Grazie a dei
sensori di movimento e a un sistema di diffusione sonora
disposto intorno al pubblico, i corpi sviluppano una
coreografia autonoma facendosi al contempo interpreti
di una reale partitura sonora attraverso un controllo
assoluto del movimento all’interno dello spazio di
rappresentazione.
Marco Quagliarini
Differenze, discontinuità, vuoti
Tre le prime esecuzioni assolute per Marco Quagliarini
nei mesi centrali del 2015. L’8 giugno è in programma
all’Accademia di Danimarca in Roma, per la Stagione
concertistica di Roma Tre Orchestra, Ricercare II per
violino e pianoforte, nell’interpretazione dell’Ardorè
Duo: Rebecca Raimondi, violino, e Alessandro Viale,
pianoforte. Spiega l’Autore: «Scrivere un duo violinopianoforte, per un compositore d’oggi, è certamente
una sfida notevole. Innanzitutto per il confronto con i
grandi classici dell’Ottocento e del primo Novecento
verso i quali non ci si può certamente sottrarre. La sfida
compositiva più importante nasce principalmente
dall’impossibilità dei protagonisti di fondersi veramente
in un duo. Il violino e il pianoforte hanno personalità
timbriche veramente divergenti e non solo per l’enorme
repertorio accumulato nel corso dei secoli da entrambi.
Basterebbe soltanto pensare al modo d’attacco del
suono dei due strumenti: il violino, la cui durata e
intensità del suono può essere intelligentemente
controllata, e il pianoforte, il cui suono si esaurisce
appena emesso. Esaltare le divergenze è stato quindi il
primo passo nella concezione di Ricercare II. Ci sono
certamente fasi in cui i due strumenti sembrano voler
dialogare sullo stesso terreno; penso all’inizio della
seconda parte, in cui il violino e il pianoforte suonano
entrambi, in modo omoritmico, un corale continuamente
interrotto. Ci sono però anche momenti in cui i due
strumenti seguono strade diverse e sembrano non
ascoltarsi, come ad esempio l’inizio della prima parte,
in cui il pianoforte, “inquieto” e “sottovoce”, contrasta
radicalmente con il motivo lirico “impulsivo” del violino.
I contrasti naturalmente avvengono su diversi livelli,
non solo di articolazione della musica ma anche, per
esempio, dal punto di vista dei registri. La gestione
dello spazio sonoro è, infatti, un punto essenziale della
mia ricerca musicale. Le linee dei due strumenti spesso
divergono in modo estremo oppure, come a metà della
Federico Gardella
seconda parte, s’incrociano dando agli stessi motivi
significati espressivi continuamente cangianti.
Interazione e contrasto, ecco i due sostantivi che
sintetizzano bene il processo creativo alla base di
Ricercare II». Un mese più tardi, il 7 luglio, sempre
nella Città eterna, presso la Sala Casella
dell’Accademia Filarmonica Romana, sarà possibile
ascoltare Riflesso per clarinetto e trio d’archi,
interpretato dall’Ensemble Imago Sonora. Suggerisce
Quagliarini: «Le geometrie, le linee diritte, non sono
nient’altro che il tentativo di imbrigliare il pensiero. Ma
esso sfugge costantemente manifestandosi così com’è:
libero, inafferrabile, irriducibilmente anarchico. Cosa ci
rimane, allora, del pensiero se non un ricordo,
un’immagine deformata, un effetto della sua avvenuta
presenza? La musica, in quanto realtà di questo
riflesso, esprime dunque sentimenti nascenti e subito
rimossi, slanci interrotti, abbandonati, ripresi. Le
sospensioni e le riprese, come il buio prima della luce,
accentuano la dissoluzione della continuità narrativa,
ne evidenziano l’artificio». Infine, il 22 agosto sarà il
Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli” a ospitare la
“prima” di Three Couples per flauto, clarinetto,
pianoforte, percussioni, viola, violoncello, sotto la
bacchetta di Tonino Battista e nell’ambito del Corso di
formazione per professore d’ensemble di musica
moderna e contemporanea, organizzato annualmente
dall’ente lirico. Scrive l’Autore: «Immaginare la musica
è immaginare, innanzitutto, un luogo, uno spazio entro
il quale esercitare il pensiero musicale. Entrare in
questo spazio, entrarci verticalmente, osservarlo con
la lente d’ingrandimento è un po’ come violarlo, quasi
oltraggiarlo, comporta una decostruzione. La densità
si dirada, s’intravedono le linee, le geometrie... si
riconosce un motivo... si pensa di coglierlo ma si
rimane delusi... la luce si fa opaca... la direzione è
ormai persa... si scorge il vuoto».
Dinamiche della forma
Prima esecuzione assoluta per Federico Gardella il 10
giugno all’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo con
Tableau vivant per flauto, viola e arpa,
nell’interpretazione dell’Eufonè Trio. Spiega l’Autore:
«Nella pratica del tableau vivant si realizza un
paradosso che ha a che fare con la nostra percezione
del reale: un gruppo di persone, disposte secondo una
studiata coreografia, ricostruisce un’immagine della
realtà, come fosse un dipinto. Si tratta di una “messa in
scena” dell’istante, un’azione in cui l’immobilità dei
protagonisti svolge una funzione essenziale: è
attraverso gli sguardi che ci accorgiamo di essere di
fronte alla rappresentazione “vivente” (ma immobile) di
un quadro, reale o immaginario. In Tableau vivant
questa immobilità si definisce attraverso una “dinamica
della forma”: a un primo livello gli eventi sonori si
articolano in senso cronologico, entrando in relazione
tra loro e modificandosi reciprocamente. Ma, se si
“osserva” con attenzione, si può scorgere sullo sfondo
un elemento che permane, mentre tutto intorno
cambia». Nella stessa sede Marco Fusi ha proposto lo
scorso 13 maggio Cinque notturni da braccio per viola
d’amore. Nebbiae per flauto, clarinetto, violino, viola e
violoncello sarà ripreso dall’Ensemble del Laboratorio di
Musica Contemporanea del Conservatorio di Musica
“G. Verdi” di Milano diretto da Sara Caneva il 4 giugno
nella Sala Verdi dello stesso Conservatorio milanese e
il 30 giugno presso il Castello Caetani di Sermoneta,
nell’ambito degli Incontri Internazionali di Musica
Contemporanea del Festival Pontino di Musica. Sempre
a Milano, alla Palazzina Liberty, sarà possibile ascoltare
il 6 giugno Tre studi sulla notte - Tre studi per riscoprire
l’alba per pianoforte, nell’ambito della Stagione
cameristica dell’Orchestra da Camera Milano Classica
e nell’interpretazione di Alfonso Alberti, che replicherà il
10 giugno alla Casa della Musica di Parma per la
rassegna Verso Traiettorie e il 27 giugno a Mantova,
per Eterotopie. La prima esecuzione italiana di
Invenzioni del margine per pianoforte è in cartellone l’8
giugno all’Accademia di Danimarca di Roma, per la
Stagione concertistica di Roma Tre Orchestra, affidata
al pianista Alessandro Viale. Infine, sarà possibile
ascoltare Voice of Wind per voce femminile [utai] e
flauto basso il 25 giugno a Sligo (Irlanda), per il Blue
Raincoat, il 27 giugno al Garter Lane Arts Centre di
Waterford (Irlanda) e il 3 luglio alla Maison de la
Culture du Japon di Parigi, interprete la voce Noh
Ryoko Aoki, accompagnata nei primi due appuntamenti
da Susan Doyle, nel terzo da Mario Caroli. Si segnala
inoltre che Federico Gardella prenderà parte dal 6 al 13
settembre al Takefu International Music Festival.
In quell’occasione Mario Caroli eseguirà i Cinque cori
notturni sotto la costa per flauto contralto, verrà
proposto Architetture del canto e del silenzio per
ensemble, mentre Gardella stesso assisterà Toshio
Hosokawa nella veste di docente di composizione al
Takefu International Composition Workshop. È in
preparazione per l’autunno la prima esecuzione
assoluta di Memorie di tempesta per violoncello e
pianoforte, che Francesco Dillon e Emanuele Torquati
interpreteranno il 9 ottobre alla Sala delle Colonne di
Ca’ Giustinian nell’ambito della Biennale di Venezia, 59.
Festival Internazionale di Musica Contemporanea.
Tre prime cameristiche,
tra Roma e Spoleto,
costellano i mesi estivi
Luca Lombardi
Essay I a - A chi fa notte il
giorno per contrabbasso e voce
recitante ad libitum è stato
proposto il 29 maggio a Berlino,
Villa Elisabeth, con Matthias
Bauer, contrabbasso, e l’Autore
stesso, voce recitante, in
occasione di un concerto
monografico per festeggiare
il 70° anniversario del
compositore.
Prima cameristica a
Strasburgo indaga i processi
di percezione della realtà
13
Maurilio Cacciatore
La ricerca sulle interazioni
macroformali è al centro d’una
novità proposta a Basilea
Novità per ensemble indaga
il fascino della ripetizione
ossessiva e incantatoria
d’una melopea
Movimento e immobilità
rappresentano i poli del nuovo
lavoro in prima a Firenze
Musica a molte dimensioni
Tralci per 14 strumenti e live electronics sarà
presentato in prima esecuzione assoluta il 27 giugno al
Grosser Saal della Musik-Akademie Basel, interprete
l’Ensemble Phoenix diretto da Jürg Henneberger.
Spiega Cacciatore: «Dopo Vit-Vite-Evit, il mio nuovo
brano Tralci, scritto per l’Ensemble
Phoenix Basel, è la prosecuzione di un
percorso di composizioni che cerca di
guardare in profondità alle interazioni
macroformali di una serie di miniature in
sequenza senza soluzione di continuità.
La scrittura va in due direzioni: la prima è
quella delle altezze temperate, poche,
polarizzate, equalizzate in scrittura ancora
prima dell’arrivo del sound design per
mezzo dell’amplificazione. Poi esiste la
direzione “concreta” della scrittura, cioè un
insieme di sonorità affini a quelle della musica
elettroacustica ma di pura origine strumentale. Ebow,
rasoi e altri eccitatori contribuiscono a quella che mi
piace chiamare meccatronica del pezzo, ovvero la
creazione di sonorità al di là delle aspettative sugli
strumenti, per mezzo dell’interazione con materiali
meccanici di eccitazione. Quello che ne risulta è spesso
una scrittura monofonica che però suona come una
successione di multifonici legati tra loro e dipendenti
dalla velocità dei gesti, dalla pressione sui materiali e
Luca Antignani
Nella spirale della ricorsività
G
ià tre le esecuzioni in programma per il nuovo
lavoro di Luca Antignani, Litanie briganti per ensemble
di fiati e pianoforte, che il Lemanic Modern Ensemble
diretto da William Blank porterà dapprima il 10
settembre al Festival Amadeus di Ginevra, poi il 30
settembre ad Annemasse, infine il 7 ottobre alla Sala
d’Armi dell’Arsenale di Venezia per La Biennale, 59°
Festival Internazionale di Musica Contemporanea.
Spiega l’Autore: «Litanie briganti nasce dalla riflessione
attorno alla figura della litania, ripetizione ossessiva e
incantatoria di una melopea. Dunque una duplice
prospettiva di lavoro: da un lato morfologica, essendo
protagonista la sequenza, il profilo, la linea sviluppata in
Andrea Manzoli
Suono ossimoro
N
senso orizzontale; dall’altra formale, cercando di
investigare le infinite possibilità di evoluzione contenute
nella spirale della ricorsività. Le litanie, seppur
presentandosi come microcomposizioni autonome, si
susseguono senza soluzione di continuità, come tante
pietruzze d’una rudimentale collana. L’associazione
all’aggettivo “briganti” è stata generata in maniera del
tutto inconscia. Ho poi scoperto questo passo, in un
idillio del Carducci: “Va’, molli sonni reca e sussurranti /
ombre a pastori e cani, / a Maria fiori e litanie, briganti /
de l’arsa Puglia a i piani”. La virgola è gioiosamente
saltata».
ovità di Andrea Manzoli al Festival Play It!:
l’Orchestra della Toscana diretta da Francesco
Lanzillotta proporrà il 24 settembre al Teatro Verdi di
Firenze, in prima esecuzione assoluta, Strenua inertia
per orchestra da camera. Nelle parole dell’Autore,
«Strenua inertia rappresenta il tentativo di considerare il
suono come unione fra mobilità e immobilità. Un “suono
ossimoro”, dunque, in cui moto e stasi si fondono in un
unico oggetto sonoro; così un accordo di armonici degli
archi suonato con un’arcata lunga e con transizione
d’arco può equivalere allo stesso accordo articolato
freneticamente (realizzato ad esempio con un tremolo
velocissimo e molto irregolare). Formalmente il brano è
diviso in due parti. Nella prima un flusso sonoro
continuo e tendente alla sinusoide viene
continuamente perturbato attraverso articolazioni e
gesti strumentali molto pronunciati. La seconda è
invece una rilettura dilatata del flusso sonoro proposto
nella prima parte, con sostituzioni vertiginose di
elementi musicali».
Julia Köhl esegue il 30 giugno al Theaterpavillon della
Hochschule Luzern Musik Musica su due dimensioni per
flauto e nastro magnetico. Luigi Gaggero interpreta il 5
luglio, alla testa dell’Ensemble de Musique
Contemporaine du Conservatoire de Strasbourg, nella
sede dell’istituzione e per la rassegna “Cité de la
Musique et de la Danse”, Serenata n. 2 per undici
strumenti. La composizione è in cartellone anche
all’Ozawa Hall del BSO Tanglewood Music Center di
Tanglewood (Massachusetts) il 23 luglio,
nell’interpretazione di membri della Boston Symphony
Orchestra diretti da Oliver Knussen. Infine, il Modern
Music Ensemble (Inverted Space) dell’Università di
Washington mette in scena il 25 settembre al Meany
Studio Theater della School of Music dell’Ateneo, a
Seattle, Don Perlimplín, opera radiofonica in un atto
dalla commedia di Federico García Lorca.
Bruno Maderna
14
dai luoghi di produzione. Due altoparlanti a contatto
fondono il live electronics con le sorgenti strumentali –
la chitarra elettrica è amplificata nel pianoforte, la tuba
in un timpano – così da ridurre la distanza tra sorgenti
acustiche e diffusori elettroacustici». Il 27 luglio
all’Oratorio dei Disciplinanti di Moneglia la flautista
Annamaria Morini e le soliste del LatinoBalcanica
Ensemble (Elisa Bonazzi, mezzosoprano, e Angela
Troilo, contralto) eseguiranno III Anfibio per due
voci e flauto basso. Musica di Maurilio Cacciatore è
uscita nel Cd Thiva Km 102 dell’ARTéfacts
Ensemble, che comprende l’incisione di Radio Jail
per saxofono contralto, pianoforte, percussioni e
live electronics. Il Cd comprende tutti i brani
commissionati per un progetto supportato
dall’Istituto di Cultura francese di Atene: il titolo del
Cd si riferisce al carcere di Atene, le cui detenute
hanno fornito il materiale sonoro per l’elettronica. Altri
lavori del compositore sono reperibili in registrazione
nel Dvd Lost in Feedback, interpretato dall’Ensemble
Hanatsu Miroir: si tratta in particolare di Corpo d’aria
per flauto basso e live electronics, Stesso obliquo per
flauto e vibrafono e appunto Lost in Feedback per un
percussionista, un artista-performer e live electronics.
Li hanno interpretati Ayako Okubo, flauti, Olivier Maurel,
percussioni, Yon Costes, visual artist e stage performer,
Maurilio Cacciatore, live electronics.
Adriano Gaglianello
Diversità, relazioni, integrazione
Il Padiglione Italia di Expo Milano 2015 ospiterà, per la
manifestazione “Nutrire la Musica”, Carlo Boccadoro alla
testa dei Sentieri Selvaggi in Gagudju per ensemble. In
questi termini l’Autore offre le coordinate del nuovo lavoro:
«Gagudju è il nome della lingua parlata dal popolo
aborigeno che viveva nei pressi dell’attuale parco Kakadu,
nel nord-est dell’Australia. Visitando questi luoghi fantastici
in cui la natura risulta tanto generosa da sentirsi spesso
inadeguati a contenerne la forza, si nota fin dalle prime
escursioni il degrado, la desolazione, la precarietà delle
condizioni di vita dei pochi aborigeni ancora presenti sul
territorio. Senza entrare nel merito specifico delle cause,
la distanza tra costoro e il resto della popolazione sembra
ormai incolmabile. Il tema dell’integrazione è ciò che tuttora
più di ogni altro argomento caratterizza le conversazioni
legate a quel viaggio; senz’altro il caso australiano
rappresenta un inequivocabile fallimento di politiche di
integrazione. Più in generale si affianca poi a questo tema
quello di come si possa eventualmente salvaguardare la
biodiversità, e spesso si conviene nella necessità, ove
possibile, di mantenere chiara la distinzione tra cose
Accursio Cortese
diverse per instaurare un dialogo tra parti, evitando
dannose omologazioni. Il brano è intitolato Gagudju perché
vuole riprendere lo stesso concetto di biodiversità
rifacendosi al tema dato dal committente Expo 2015,
“Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Esso contiene una
serie di elementi che, seppur reiterati con diverse
variazioni, si possono sempre distinguere per via di una
propria differentia specifica. Definita l’identità di ogni
elemento, la narrazione si svolge attraverso l’attribuzione
di funzioni via via diverse ai vari elementi che pur
mantenendo appunto una chiara riconoscibilità, subiscono
un processo di variazione che dipende da tali funzioni.
Avviene dunque che un’idea, nascosta nello sfondo di un
tessuto musicale, assuma improvvisamente una posizione
di primo piano in una sezione successiva; si tratta della
stessa idea ma con una funzione diversa all’interno del
contesto drammaturgico. Grazie a questo scambio di ruoli,
le idee si integrano armoniosamente in una narrazione
organica permettendo di stabilire relazioni, generare
aspettative, sviluppare un dialogo tra parti nel rispetto
delle reciproche identità».
Il sorgere d’un astro
L o scorso 13 aprile il Politeama Garibaldi di Palermo ha
ospitato per la stagione degli Amici della Musica di
Palermo, committenti dell’opera, la prima esecuzione
assoluta di Levata eliaca per violino, violoncello e
pianoforte, nell’interpretazione del Trio Siciliano: Silviu
Dima, violino, Giorgio Gasbarro, violoncello, e Fabio
Piazza, pianoforte. Spiega l’Autore: «La levata eliaca di
una stella indica il fenomeno del sorgere dell’astro circa 30’
prima dell’alba. Tale fenomeno è stato utilizzato da
numerosi popoli per il calcolo dei calendari. Notevole
importanza religiosa aveva in particolare nell’antico Egitto e
nella cultura celtica. La composizione, che s’inserisce in un
trittico (Sedna per ensemble e Pleiadi per orchestra
sinfonica) dedicato a determinati fenomeni astronomici,
Andrea Mannucci
Fermare il ricordo
Una novità per pianoforte solo, Due pezzi, è stata
presentata in prima esecuzione assoluta lo scorso 16
maggio al Polo Universitario “Zanotto” di Verona per la
rassegna “Attraversamenti”, interprete Claudio Bonfiglio.
Spiega l’Autore: «I Due pezzi per pianoforte sono stati
scritti in memoria di mia madre recentemente scomparsa.
Perdere la propria madre è, inevitabilmente, sentirsi gettati
nella cruda realtà di un abbandono di cui non se ne
conosceva il senso, in una sorta di vuoto senza sostegni,
che non può essere colmato. Il distacco interrompe la
Luigi Dallapiccola
Il prigioniero, un prologo e un atto da La torture par
l’espérance di Villiers de l’Isle Adam e da La
légende d’Ulenspiegel et Lamme Goedzak
di Charles de Coster, è stato proposto in
forma di concerto alla Concert Hall del
Teatro Mariinsky di San Pietroburgo il 28
maggio, con Yevgeny Nikitin, bassobaritono e The Mariinsky Orchestra diretta
da Oleg Caetani. Il Concerto per la notte di
Natale dell’anno 1956 per orchestra da
camera e soprano su testi di Jacopone da
Todi è in programma il 24 luglio all’Ozawa
Hall del BSO Tanglewood Music Center di
descrive metaforicamente il fenomeno attraverso i suoni.
Formalmente è suddivisa in tre parti più una cadenza.
Si apre con un’atmosfera d’indeterminatezza sonora nei
tre strumenti che descrive quei secondi precedenti l’alba,
prima del sorgere dell’astro, in un’atmosfera sospesa e
fluttuante. La sezione centrale descrive la materializzazione
del fenomeno affidato a un tema etereo del pianoforte
sostenuto in una sorta di accompagnamento dal continuum
dei due archi. La terza parte è quella più dinamica in cui i
tre strumenti si sfidano in una sorta di danza cosmica
evidenziando il virtuosismo e l’interplay, per poi concludersi
con un ostinato che per aumentazione fa scemare il suono
in un decrescendo che arriva al più che pianissimo,
rasentando quasi l’inudibile».
Novità per Expo Milano
2015 ispirata alla condizione
degli aborigeni australiani
Composizione cameristica
di ispirazione astronomica
in prima a Palermo
Novità pianistica
in memoriam
quotidianità, muta il sorriso in un ricordo, la voce in
silenzio. I Due pezzi tentano di fissare alcune immagini del
passato per non dimenticare, per non smarrire il ricordo di
un volto che il tempo sbiadisce e scolora inevitabilmente».
Ripresa imminente per i Tre canti per voce e orchestra
su testi di Ida Travi: li si potrà ascoltare il 16 luglio al
Teatro dell’Opera del Casino di Sanremo e il 17 luglio al
Complesso Monumentale Fortezza del Priamàr di Savona,
interpreti Nair e l’Orchestra Sinfonica di Sanremo diretta
dall’Autore.
Tanglewood (Massachusetts), per il Festival of
Contemporary Music. L’eseguiranno membri
della Boston Symphony Orchestra, diretta da
John Harbison. È ora disponibile un’importante
novità discografica per l’etichetta Brillant
(94967): Luigi Dallapiccola - Complete music
for solo piano et violin and piano. La pianista
Maria Clementi e il violinista Luca Fanfoni vi
interpretano Tre episodi da Marsia, Sonatina
canonica da Paganini, Due studi, Quaderno
musicale di Annalibera e Tartiniana seconda.
15
Prime
esecuzioni
Prime
esecuzioni
as
Prime esecuzioni
assoluteassolute
MAGGIO
Giorgio Colombo Taccani
ARCADIA
per flauto, arpa e viola
Milano, Chiesa di San Carlo al Lazzaretto,
24 maggio
Eufonè Trio
Gilberto Bosco
IN TRIO
per flauto, oboe e pianoforte
Trieste, Risuonanze - Incontri di Nuove Musiche,
Auditorium della Casa della Musica, 31 maggio
Tommaso Bisiak, flauto
Paola Fundarò, oboe
Reana De Luca, pianoforte
Maurizio Ferrari
QUATTRO MINIATURE
per flauto, oboe e pianoforte
Trieste, Risuonanze - Incontri di Nuove Musiche,
Auditorium della Casa della Musica, 31 maggio
Tommaso Bisiak, flauto
Paola Fundarò, oboe
Reana De Luca, pianoforte
Bruno Zanolini
SUITE A RONDÒ
da “Una storia lombarda”
per ensemble
Milano, Palazzina Liberty, 31 maggio
SIMC Ensemble
GIUGNO
Bruno Zanolini
PRESENZA
per voce e pianoforte su testi dell’Autore
Tarcento (Udine), Risuonanze - Incontri di Nuove
Musiche, Villa De Rubeis Florit, 1 giugno
Akiko Kozato, mezzosoprano
Adele D’Aronzo, pianoforte
Bruno Zanolini
BAG’S
per trombone
Tricesimo (Udine), Risuonanze - Incontri di Nuove
Musiche, Teatro Garzoni, 2 giugno
Rocco Rescigno, trombone
Giorgio Colombo Taccani
OF DISCIPLINE
per due flauti
Tricesimo (Udine), Risuonanze - Incontri di Nuove
Musiche, Teatro Garzoni, 2 giugno
Fosca Briante e Tiziano Cantoni, flauti
Giorgio Colombo Taccani
SOTTOTRACCIA
per chitarra elettrica
Milano, Civica Scuola di Musica “Claudio Abbado”,
6 giugno
Carlo Siega, chitarra elettrica
ESZ
Giorgio Colombo Taccani
A PERFECT BEAT OF
Versione per due chitarre elettriche
Milano, Civica Scuola di Musica “Claudio
Abbado”, 6 giugno
Carlo Siega e Pietro Rodeghiero, chitarre
elettriche
Marco Quagliarini
RICERCARE II
per violino e pianoforte
Roma, Stagione concertistica di Roma Tre
Orchestra, Accademia di Danimarca, 8 giugno
Ardorè Duo:
Rebecca Raimondi, violino
Alessandro Viale, pianoforte
Ivan Fedele
HIGH (In memoriam Miles Davis)
Versione per corno di bassetto
Venezia, Teatro la Fenice, 8 giugno
Michele Marelli, corno di bassetto
Stefano Gervasoni
ODOI
per due oboi
Milano, Rondò, Palazzina Liberty, 9 giugno
Luca Avanzi, oboe
Cristina Ruggirello, oboe
Federico Gardella
TABLEAU VIVANT
per flauto, viola e arpa
Strasbourg, Istituto Italiano di Cultura, 10 giugno
Eufonè Trio
Gabriele Cosmi
PETRA
per grande ensemble
Roma, Auditorium Parco della Musica, 11 giugno
Ensemble 900
dir.: Carlo Rizzari
Alessandro Solbiati
IL SUONO GIALLO
Opera in un prologo, sei quadri e un epilogo.
Libero adattamento e libretto dell’Autore dalla
composizione scenica “Der gelbe Klang” di
Vasilij Kandinskij
(Commissione del Teatro Comunale di Bologna)
Bologna, Teatro Comunale, 13 giugno
Laura Catrani, soprano
Alda Caiello, mezzosoprano
Paolo Antognetti, tenore
Maurizio Leoni, baritono
Nicholas Isherwood, basso
Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna
Maestro del Coro: Andrea Faidutti
dir.: Marco Angius
Scene e costumi: Gianni Dessì
Regia: Franco Ripa di Meana
news EDIZIONI SUVINI ZERBONI
Pasquale Corrado
DONIZETTI ALIVE
Opera diffusa sulla vita e l’arte di Gaetano
Donizetti
Libretto di Luigi Di Gangi, Julio Garcìa-Clavijo, Ugo
Giacomazzi
Bergamo, Fondazione Donizetti, Stagione Lirica
2015, Domus Magna, 20 giugno
Regia: Luigi Di Gangi, Ugo Giacomazzi
Maurilio Cacciatore
TRALCI
per 14 strumenti e live electronics
Basel, Musik-Akademie Basel, Grosser Saal,
27 giugno
Ensemble Phoenix
dir.: Jürg Henneberger
LUGLIO
Luca Mosca
“DITTICO GIAPPONESE”:
NOTE DEL GUANCIALE. OMAGGIO A SEI
SHONAGON
per cinque strumenti
LA CORTINA DI GALA
Opera giapponese in un atto
Libretto di Pilar García e Ernesto Rubin de
Cervin ispirato a Genji Monogatari” di Murasaki
Roma, Accademia Filarmonica Romana, 1 luglio
Solisti e Ensemble “Giorgio Bernasconi”
dell’Accademia Teatro alla Scala
dir.: Marco Angius
Niccolò Castiglioni/Maurizio Azzan
INIZIO DI MOVIMENTO
Elaborazione per ensemble di Maurizio Azzan
dall’originale per pianoforte
Paris, Ircam, Festival ManiFeste, Académie, Le
Centquatre, Salle 400, 2 luglio
Internationale Ensemble Modern Academy
dir.: Gregor A. Mayrhofer
Luis de Pablo
AMABLE SOMBRA
per due pianoforti
Sermoneta, Festival Pontino di Musica, Castello
Caetani, 3 luglio
Antonella Moretti e Mauro Ravelli, pianoforti
Marco Quagliarini
RIFLESSO
per clarinetto e trio d’archi
Roma, Accademia Filarmonica Romana, Sala
Casella, 7 luglio
Ensemble Imago Sonora
Gabriele Cosmi
NEREO
per flauto, percussioni e pianoforte
Venezia, Festival Lo Spirito della Musica di
Venezia, Teatro La Fenice, Sale Apollinee, 9 luglio
Ex Novo Ensemble
Prime
esecuzioni
Prime
esecuzioni
as
Prime esecuzioni
assoluteassolute
Maurizio Ferrari
CONTRAPPUNTO
dalla “Canzone 2 - VII tono” di Giovanni
Gabrieli
per flauto, clarinetto, percussioni, violino e
violoncello
Venezia, Festival Lo Spirito della Musica di
Venezia, Teatro La Fenice, Sale Apollinee, 9 luglio
Ex Novo Ensemble
Maurizio Ferrari
HO PORTATO IL VELO DA LONTANO
per soprano e pianoforte
Bergen (Norvegia), Festival Grieg, Korskirken,
10 luglio
Duo Luoghi Immaginari:
Elena Bakanova, soprano
Raffaele Mascolo, pianoforte
Javier Torres Maldonado
DI NATURA ARTIFICIALE
per orchestra
(Commissione Orquesta Sinfónica de Minería)
Mexico City, Ciudad Universitaria, Sala
Nezahualcóyotl, 24 luglio
Orquesta Sinfónica de Minería
dir.: José Arean
Luis Bacalov
TANGHITUD 4
per fagotto e pianoforte
Altopascio (Lucca), Francigena Intarnational Arts
Festival, Teatro Puccini, 30 luglio
Paolo Carlini, fagotto
Fabrizio Datteri, pianoforte
AGOSTO
Maurizio Azzan
SOMMERSO (INNERSPACE I)
per saxofono soprano e pianoforte
Santa Fe (Argentina), 4 agosto
Sargas Duo:
Massimiliano Girardi, saxofono soprano
Luca Lavuri, pianoforte
Giorgio Gaslini
CONCERTO
per pianoforte e orchestra
Locca di Ledro, 6 agosto
Alfonso Alberti, pianoforte
Orchestra Haydn
dir.: Azim Shokhakimov
Ennio Morricone
TOTEM 3 (SEGNALI)
per fagotto e pianoforte
Forlì, Emilia Romagna Festival, 9 agosto
Paolo Carlini, fagotto
Matteo Fossi, pianoforte
ESZ
Marco Quagliarini
THREE COUPLES
per flauto, clarinetto, pianoforte, percussioni,
viola, violoncello
Spoleto, Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli”,
22 agosto
Corso di Formazione per Professore d’Ensemble
di Musica Moderna e Contemporanea
dir.: Tonino Battista
SETTEMBRE
Carlo Ciceri
| VOIZ | [VcIZ]
per orchestra amplificata, solisti e elettronica
Schwaz, Klangspuren - Tirol New Music Festival,
10 settembre
RepertorioZero
Tiroler Symphonieorchester Innsbruck
dir.: Francesco Angelico
Luca Antignani
LITANIE BRIGANTI
per ensemble
Ginevra, Festival Amadeus, 10 settembre
Lemanic Modern Ensemble
dir.: William Blank
Gilberto Bosco
ORA NON È PIÙ DOLCE COME PRIMA
per orchestra
(Commissione Orchestra della Toscana)
Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi,
23 settembre
Orchestra della Toscana
dir.: Daniele Rustioni
Stefano Gervasoni
NOVITA’
per flauto basso e live electronics
Venezia, Fondazione Cini, 24 settembre
Daniele Ruggeri, flauto
Alvise Vidolin, live electronics
Andrea Manzoli
STRENUA INERTIA
per orchestra
(Commissione Orchestra della Toscana)
Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi,
24 Settembre
Orchestra della Toscana
dir.: Francesco Lanzillotta
Daniela Terranova
INTERNO METAFISICO. “D’après” de Chirico
per orchestra d’archi
(Commissione Orchestra della Toscana)
Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi,
25 settembre
Orchestra della Toscana
dir.: Luca Pfaff
news EDIZIONI SUVINI ZERBONI
Valerio Sannicandro
EPHEMERIS
clarinetto, saxofono e live electronics in due
environments
Berlin, Festival Kontakte, Akademie der Künste,
25 settembre
Ingólfur Vilhjálmsson, clarinetto
Joaquìn Saez Belmonte, sax
Gregorio García Karman e Valerio Sannicandro,
live electronics
Carmine Emanuele Cella
ALL OF A SUDDEN
per orchestra
(Commissione Orchestra della Toscana)
Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi,
26 settembre
Orchestra della Toscana
dir.: Marco Angius
Vittorio Montalti
IN ACQUE PROFONDE
per flauto basso e orchestra
Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi,
26 settembre
Roberto Fabbriciani, flauto basso
Orchestra della Toscana
dir.: Marco Angius
Luca Mosca
SESTO CONCERTO
per pianoforte e orchestra
Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi,
26 settembre
Luca Mosca, pianoforte
Orchestra della Toscana
dir.: Marco Angius
Alessandro Solbiati
CONCERTO
per chitarra e orchestra da camera
(Prima esecuzione della versione definitiva)
Firenze, Festival Play It!, Teatro Verdi,
26 settembre
Luigi Attademo, chitarra
Orchestra della Toscana
dir.: Marco Angius
Il calendario completo delle
esecuzioni, costantemente
aggiornato, può essere consultato
all’indirizzo internet:
www.esz.it
Editore: Sugarmusic S.p.A. Galleria del Corso, 4 - 20122 Milano Tel. 02 - 770701 - E-mail: [email protected] - www.esz.it
Direttore responsabile: Maria Novella Viganò - Responsabile del Settore Classica: Alessandro Savasta
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Aut. del Tribunale di Milano n. 718 del 25-10-1991