Stefano Masullo

Transcript

Stefano Masullo
L’ISLAM ED IL MONDO DEGLI AFFARI
Milano 22 Aprile 2008
CENTRO SVIZZERO VIA PALESTRO 2 MILANO
Relazione a cura di
STEFANO M. MASULLO
Amministratore Delegato EURO SO PA HOLDING SpA
Direttore Editoriale SHIRKAH FINANCE ltd
Socio Fondatore e segretario Generale ASSOCONSULENZA Associazione Italiana
Consulenti di Investimento
INTRODUZIONE
Proprio nel momento in cui il mondo finanziario occidentale è in ginocchio per gli effetti della crisi
dei mutui sub prime, la finanza islamica dimostra una vitalità senza precedenti. Le banche rispettose
dei principi coranici aumentano sia in Europa, sia nei Paesi Arabi, a conferma di ciò è da segnalare
che la National Bank of Kuwait ha annunciato nello scorso mese di marzo l’intenzione di aprire in
Svizzera una nuova banca islamica, che sarebbe la terza nel Paese elvetico.
Ma risultano essere soprattutto le obbligazioni ed i fondi fedeli ai principi coranici a crescere in
modo esponenziale: secondo i dati di IFIS Islamic Financial Information Service nel 2007 sono stati
emessi 206 bond per quasi 47 miliardi di dollari e nel 2008 per 2,4 miliardi, mentre i fondi sono
ormai giunti a livello mondiale a 410.
I fondi per osservare i dettami della sharia non comprano azioni di società aventi un debito
superiore al 33% della capitalizzazione mentre le obbligazioni devono corrispondere quote di
profitti legate ad attività sottostanti e non cedole.
Le banche islamiche sono un aspetto di questo fenomeno,secondo i dati di Moody’s gli asset degli
istituti di credito in linea con i principi musulmani sono aumentati del 20% dalla scorsa estate a 500
miliardi di dollari.
La National Bank of Kuwait, una delle maggiori del Medio Oriente, ha annunciato il progetto di
aprire una banca islamica in Svizzera in partnership con una istituzione Saudita.
In Svizzera esistono già altre due banche islamiche, che si sommano alle 4 in Gran Bretagna ed alle
5 negli Stati Uniti.
Mentre si espandono in Occidente, le banche islamiche crescono a vista d’occhio anche nei Paesi
Arabi; è il caso della Siria dove solo nel mese di marzo sono state autorizzate dalla Syrian
Commission of Financial Markets and Secrities due nuove banche private, che salgono così ad 11.
La Audi Bank Syria, una delle prime istituzioni non statali, ha chiuso il 2007 con un attivo di
bilancio pari a 758 milioni di dollari.
Anche le obbligazioni islamiche, denominate sukuk, crescono di giorno in giorno; il primo bond fu
emesso nel 1990 ed il secondo dieci anni dopo nel 2000.
Quell’anno, secondo i dati IFIS,sono state realizzate solo 3 emissioni, per un totale di 366 milioni di
dollari; tre anni dopo sono aumentate a 37, per n ammontare di 5,7 miliardi di dollari.
Nel 2006 sono stati invece emessi 199 bond,per un valore di 27,17 miliardi e nel 2007 206 per 47
miliardi di dollari,mentre nel primo trimestre del 2008 sono stati emessi 44 bond per 2,3 miliardi di
dollari; crescita analoga è stata registrata per i fondi, dato che attualmente ne esistono 410 quasi 100
in più di quelli esistenti solo quattro mesi fa.
Tra cinque anni l'islamic banking sarà regolato uniformemente in tutta l'area Euro, i tempi sono
maturi, e un nuovo importante canale europeo verrà aperto per la finanza internazionale,creando un
ruolo chiave nei rapporti tra le istituzioni finanziarie islamiche e quelle occidentali.
Le prospettive di crescita per i prossimi 5 anni della finanza Sharia compatibile sono stimate oltre il
15% annuo,il doppio rispetto a quelli della finanza tradizionale.
I numeri che seguono danno l'idea dell'importanza prospettica del settore:
a) 1400 miliardi di dollari è la cifra stimata nel 2010 dei capitali amministrati dai servizi finanziari
che osservano le regole coraniche sulla gestione dei capitali;
b) 300 miliardi di dollari la capitalizzazione annua di Borsa dei titoli conformi alla Sharia sui
mercati mobiliari dei Paesi islamici;
c) 70 indici azionari compilati sulla base della compatibilità con la norma coranica,
d) 300 istituzioni finanziarie presenti in 65 Paesi che osservano le regole coraniche sulla gestione
dei capitali.
LA CRESCITA DELLA FINANZA ISLAMICA
Il mercato internazionale mostra un crescente interesse nei confronti di strumenti finanziari islamico
osservanti, ovvero di prodotti che non prevedano la corresponsione di interessi, Riba, ed escludano
comportamenti economici di Gharar, irragionevole incertezza, Maisir, speculazione, ed Haram, ciò
che è esplicitamente proibito dal Corano.
Le prime iniziative strutturate di finanza islamica risalgono agli inizi degli anni ’60 e si sviluppano
negli anni ’70 per l’esigenza di investire parte degli introiti derivanti dal doppio shock petrolifero.
Il fenomeno ha vissuto una battuta d’arresto negli anni ’90, in concomitanza con il ciclo calante del
prezzo del petrolio, per poi riprendere vigore dopo gli eventi del settembre del 2001 ed il
conseguente nuovo e graduale shock petrolifero.
Di quest’ultimo stanno particolarmente beneficiando i Paesi produttori di petrolio della regione
Medio Orientale e Nord Africana con un effetto ricchezza che ha fatto lievitare le loro consistenze
patrimoniali,stimate in circa mille miliardi di dollari.
Un ciclo economico virtuoso che ha visto la forte espansione delle riserve valutarie, l’aumento dello
shock di capitale fisso, nella forma di investimenti infrastrutturali e di sviluppo del comparto
immobiliare, e crescenti flussi di investimento cross border verso aree emergenti del Sud Est
Asiatico, Malesia, India, Indonesia.
Da fenomeno di nicchia la finanza islamica sta dunque assumendo sempre più rilevanza
internazionale. Attualmente si contano circa 300 organismi finanziari islamici che gestiscono
investimenti superiori ai 400 miliardi di dollari, vantano attività per oltre 250 miliardi e ricevono
depositi per circa 200 miliardi.
Ma la differenza tra finanza islamica e finanza tradizionale è ancora vaga per molte persone, e
quindi la base potenziale, anche se cresce in fretta, resta limitata ad un piccolo settore del mondo
arabo ed islamico.
La banca moderna e rispettosa della Sharia è nata nel 1963 in Egitto,alla macchia perché invisa alle
autorità,nella città di Mit Ghamr. La Islamic Development Bank, istituto intergovernativo per grossi
progetti infrastrutturali ed esplicitamente rispettosa della Sharia è sorta nel 1974, decisa in sede
OIC,l’Organizzazione del Congresso Islamico, 56 Paesi aderenti, una sorte di OCSE.
Nello stesso decennio Dubai, Sudan, Egitto e Bahrein videro la loro prima banca islamica,e nel
1983 toccò alla Malaysia,affiancando la vecchia Muslim Pilgrims Savings Corporation nata nel
1963 per finanziare i pellegrinaggi alla Mecca e che ha dato vita alla BIMB Banca Commerciale
Islamica a tutto tondo.
La banca islamica è dominante,per scelta dello Stato che l’ha dichiarata l’unica forma di attività
bancaria, banche pubbliche tra l’altro, in Iran, Pakistan e Sudan.
Oltre a questi, i Paesi di maggiore presenza sono Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti, Giordania,
Libano, Kuwait, Arabia Saudita e Qatar. Non è molto gradita dalle autorità in Algeria, Iraq, Libia e
Siria.
Sviluppata in Malaysia, è appena agli inizi in Indonesia, che pure è il maggiore Paese islamico del
mondo. Ma una serie di analisi regionali di mercato condotte dalla Banca Centrale Indonesiana,
Indonesiana, indicano lo scarso interesse del pubblico, che fa continui confronti fra i rendimenti dei
due sistemi bancari e si indirizza dove trova i migliori.
In Europa non vi è molto, due banche islamiche in Inghilterra, l’Islamic Bank of Britain, costituita
nell’Agosto del 2004 e EIIB, European Islamic Investment Bank, con sede a Londra, entrambe
controllate da investitori del Golfo Persico, ed una a Ginevra la Faisal Finance, una boutique per
clientela di rango attiva ormai da 15 anni e legata al gruppo bancario saudita DMI, che fa capo alla
casa reale.
La finanza islamica rappresenta un’industria vivace ma che fatica tuttavia a sfondare nello stesso
mondo islamico, dove comunque, raramente, raggiunge il 155 del mercato nazionale.
Indecisa tra l’essere un’alternativa al credito tradizionale, con il quale resterà tuttavia contigua, o
invece una rigorosa alternativa culturale al mondo del credito e dell’indebitamento, e strumento di
recupero dell’Islam più puro.
Le regole ruotano tutte attorno al divieto della Riba, proibita perché non può esservi guadagno
deciso a priori e senza rischio. Si spartiscono gli utili, non si remunera il denaro. E’ anche proibita
la Gharar, termine che sta ad indicare il trarre vantaggio dalla mancanza di informazioni altrui, ed è
proibito tra l’altro stipulare un contratto legandolo ad eventi ignoti.
Mentre è altamente incoraggiata la Mudaraba, sorta di venture capitalism ante litteram dove chi
fornisce il capitale corre il rischio di perdite se l’affare va male, e chi partecipa con il lavoro corre il
rischio di lavorare senza guadagni, se va male, ma non di finire sommerso dai debiti.
Il concetto di fondo è culturale, la finanza islamica consiste nell’analizzare le potenzialità di una
business venture piuttosto che l’affidabilità creditizia dell’imprenditore.
FINANZA ISLAMICA E BAHRAIN
Il sistema finanziario islamico, ovvero il sistema di banche commerciali, banche di investimento,
banche offshore operanti nel rispetto delle norme dettate dal Corano, è diventato una forza con la
quale oggi il sistema finanziario convenzionale deve confrontarsi.
Il sistema finanziario islamico nel 1973 trova la sua data di nascita determinata dall’accordo tra i
Paesi membri dell’Organizzazione della Conferenza Islamica per la costituzione di una banca
islamica internazionale finalizzata all’incremento dello sviluppo economico e al progresso sociale
dei Paesi musulmani,nel rispetto della Svaria, ovvero della legge canonica rivelata dall’Islam e
derivata dal Corano; nacque così nel 1975 l’Islamic Development Bak, la cui sede era a Jeddah in
Arabia Saudita.
Islamic Banking in Bahrain è un sistema in continua crescita e l’autorità monetaria del paese,
Bahrain Monetary Agency perseguendo il fine di un consolidamento della positiva reputazione del
Paese come centro finanziario internazionale, ha raccomandato alle banche islamiche operanti nel
paese di aderire agli standards determinati dall’Accounting and Auditing Organization for Islamic
Financial Institution AAOIFI.
Bahrain è uno dei due paesi che adottano gli standards AAOIFI, insieme al Sudan.
Il trattato che regola il sistema finanziario islamico determinato da AAOIFI è l’equivalente del
trattato di Basilea per la vigilanza bancaria per le banche convenzionali.
AAOIFI è stata fondata nel 1991, ha la sua sede a Bahrain, è composta da 71 membri che sono
banche islamiche, banche convenzionali con sezioni deputate alla finanza islamica, società
internazionali di revisione di 17 Paesi.
A conferma del ruolo di preminenza di Bahrain nel mondo finanziario arabo anche nel settore della
finanza islamica si sottolinea come esso sia stato scelto come sede per ospitare una nuova
istituzione sorta nel recente passato denominata Islamic Agency for Credit Rating; compito di
questa nuova agenzia è quello di determinare le potenzialità delle istituzioni finanziarie islamiche e
valutare il loro volume di rischio nell’ambito del mercato monetario, è indubbio che ciò contribuirà
ad incrementare la fiducia negli investitori rafforzando al contempo il mercato finanziario islamico
nell’ambito dello sviluppo dell’intero sistema economico islamico.
Nell’ambito del rispetto della Svaria le istituzioni finanziarie islamiche non possono investire o
avere interessi in comune con società i cui business riguardino l’attività bancaria basata sul sistema
degli interessi: l’alcool, il tabacco, il gioco d’azzardo, la produzione, la lavorazione e la confezione
del maiale; più in generale tutte le attività che rechino offesa ai principi dell’Islam.
Questo tipo di istituzioni bancarie operanti secondo i principi islamici nell’ambito del sistema
finanziario a Bahrain richiedono per la loro costituzione e loro operatività l’osservanza degli stessi
standards previsti per le banche convenzionali sopra citate.
La dimensione globale del sistema finanziario islamico consiste in oltre 200 istituzioni con un totale
di oltre 500 miliardi di dollari di fondi gestiti,una capitalizzazione degli istituti superiore ai 7
miliardi di dollari e un tasso di crescita annuale del 20% con previsioni di incremento sempre
maggiori nei prossimi anni.
In Bahrain si trovano le principali istituzioni finanziarie islamiche così divise:
Banche Commerciali
Bahrain Islamic Bank B.S.C.
Faysal Islamic Bank of Bahrain E.C.
Banche Off Shore
Al Baraka Banking Group E.C.
Faysal Islamic Bank of Bahrain E.C.
Banche di Investimento
Arab Banking Corporation ABC Islamic Bank E.C.
Arab Banking Corporation ABC Islamic Fund E.C.
Al Baraka Islamic Bank B.S.C. E.C.
Al Khaleej Islamic Investment Bank B.S.C. E.C.
Arab Islamic Bank E.C.
Bahrain Islamic Investment Bank E.C.
City Islamic Investment Bank E.C.
Faysal Investment Bank of Bahrain E.C.
First Islamic Investment Bank E.C.
Islamic Investment Company of the Gulf
Ufficio di Rappresentanza
International Investment Group
Il sistema bancario islamico costituisce un’alternativa al sistema bancario convenzionale. Basato sul
concetto di interesse. Operare secondo i precetti della Svaria aiuta il raggiungimento degli obiettivi
socio economici della società islamica.
Le banche islamiche adottano il principio del MUDARABA, cioè basato sul concetto di
compartecipazione sulla fiducia,come base per i rapporti tra loro e l’investitore o il cliente
depositante.
Secondo questo concetto, le banche non hanno la facoltà legale di restituire la somma investita in
caso di perdita a meno che non sia acclarato un comportamento negligente della banca o che
comunque abbia violato i termini degli accordi di MUDARABA.
D’altra parte, quando la banca fornisce il capitale all’investitore sulle basi di un contratto di
MUDARABA, essa non può richiedere la restituzione del capitale se vi è una perdita nel corso
dell’investimento a meno che da parte dell’imprenditore non vi sia stato un comportamento
scorretto o abbia violato i termini dell’accordo di MUDARABA.
In entrambi i casi, chi ha fornito il capitale affronta il rischio di una possibile perdita del proprio
investimento.
Nei paesi dove esiste un sistema bancario convenzionale ed uno islamico, le banche islamiche sono
soggette a varie leggi e regolamenti.
In alcuni di questi Paesi la autorità monetarie trattano le banche islamiche come FINANCE
HOUSE, cioè come istituzioni finanziarie specializzate nella concessione di prestiti a famiglie e
imprese per acquisti rateali e operazioni di leasing; in altri le banche islamiche sono soggette a leggi
e regolamenti propri delle banche convenzionali.
In qualche Paese le banche islamiche sono costituite in base a speciali decreti e non sono soggette al
controllo delle Banche Centrali.
Per migliorare la legislazione regolante l’attività delle banche islamiche, è essenziale per le autorità
monetarie centrali stabilire regolamenti specifici che tengono conto della specificità delle
operazioni finanziarie effettuate da chi opera secondo i criteri islamici.
Le banche islamiche raccolgono fondi dalla clientela e forniscono a questa i normali servizi bancari.
E’ perciò logico e appropriato che le banche islamiche siano supervisionate e regolamentate
dall’autorità monetaria, vista la natura particolare del loro operato; naturalmente una specifica
istituzione islamica di controllo e supervisione aumenta la fiducia dei mercati degli investitori nel
sistema.
Nelle procedure di supervisione delle banche islamiche, l’aspetto della liquidità deve essere
controllato attentamente, specialmente in assenza di prestiti interbancari e mercati secondari
accettabili per la Sharia.
Alle banche islamiche generalmente è richiesto di mantenere livelli di liquidità più alti di quelli
delle banche convenzionali. Comunque, le banche centrali e le autorità monetarie, insieme con le
banche islamiche, considerano che gli strumenti per investimenti a breve termine possano essere
sviluppati senza violare i principi della Svaria, e questo permetterà alle banche islamiche di
investire la propria liquidità in eccesso e di vendere nel caso che la banca necessiti di liquidità.
Questa possibilità avrà un impatto positivo sull’economia se le banche investiranno i loro eccessi di
liquidità sui mercati interni.
Le riserve di cassa sono un altro strumento per controllare la liquidità del mercato e ciò è
particolarmente utile in caso di liquidazione e bancarotta al fine di poter soddisfare le richieste dei
creditori.
Le banche islamiche solitamente investono i loro fondi in specifici progetti. E’ perciò importante
che le autorità monetarie siano in grado di valutare i rischi legati a tali investimenti ed invitare le
banche a mantenere adeguate scorte monetarie per quei progetti di investimento che possono
presentare alti rischi o difficoltà particolari.
L’esperienza di Bahrain Monetary Agency nei rapporti con le banche islamiche risale al 1979
quando la prima banca islamica, Bahrain Islamic Bank fu costituita, e da allora molte altre
istituzioni finanziarie islamiche si sono stabilite a Bahrain.
Bahrain Monetary Agency ha imposto alle banche islamiche regolamenti che sono differenti da
quelli delle banche convenzionali.
Fin dal 1987, Bahrain Monetary Agency ha introdotto un rendiconto trimestrale prudenziale
specifico per le banche islamiche.
Questi rendiconti sono usati per controllare la situazione finanziaria delle banche islamiche ed
aiutare Bahrain Monetary Agency nell’analisi degli indici di redditività delle stesse, del loro livello
di liquidità, delle esposizioni e dell’adeguatezza delle riserve.
Bahrain Monetary Agency ha anche introdotto la richiesta della presentazione di bilanci certificati
per le banche islamiche sulla linea, nella forma e nella sostanza, di quelli presentati dalle banche
convenzionali.
Bahrain Monetary Agency ha anche stabilito che sia le banche islamiche che quelle convenzionali
debbano aderire agli stantards internazionali di certificazione nella preparazione dei loro bilanci e
che debbano fornire lo stesso tipo di informazioni nei loro rapporti.
Lo sviluppo e la formalizzazione di un mercato finanziario islamico è da intendersi come il
completamento naturale del sistema bancario.
Nel 1999 un documento di intesa fu siglato in Malaysia da Bahrain Monetary Agency, Islamic
Development Bank ed altre istituzioni finanziarie del mondo islamico.
Uno dei maggiori problemi che le istituzioni finanziarie islamiche incontrano è la mancanza di
mezzi per poter gestire i propri fabbisogni di liquidità di giorno in giorno con il miglior profitto.
Le banche associate alla The Bankers Society of Bahrain stanno lavorando per creare un mercato
finanziario islamico e un mercato monetario per creare liquidità al sistema.
Lo sviluppo di queste nuove strutture è essenziale poichè la fenomenale crescita delle banche
islamiche non può che spingere un neonato mercato finanziario islamico verso un sicuro sviluppo.
ENEL E CORANO
L’ENEL società italiana quotata alla Borsa Valori di Milano ed attiva nel settore dell’energia
elettrica è entrata a far parte recentemente nell’indice Dow Jones Islamic Market il quale include
100 società compatibili con i principi del Corano. L’Enel sostituisce il titolo Royal Dutch Shell
all’interno del paniere che raggruppa le 100 società di tutto il mondo ritenute, da una commissione
apposita, in linea con le disposizioni della religioni islamiche, la Sharia.
Il gruppo elettrico segue così le orme dell’ENI, unica altra società italiana attualmente compresa
nell’indice.
Le azioni del colosso energetico italiano potranno così essere acquistate senza problemi morali o
religiosi dagli investitori islamici. E questo comporta due risvolti operativi non indifferenti. Da un
lato il gruppo elettrico italiano potrà ora accedere ad un mercato enorme: secondo le ultime stime, i
fondi musulmani possiedono attualmente in gestione prodotti islamici per oltre 300 miliardi di
dollari,si calcola però che potenzialmente questa cifra possa raggiungere i 4mila miliardi di dollari.
Dall’altro, l’Enel potrà fregiarsi di aver superato un difficile esame:quello dei principi morali di
un’altra religione e di un’altra cultura. E questo non è un fattore di poco conto:significa che anche
in Italia le maggiori aziende sono in grado di adeguarsi ai principi etici e morali di altre civiltà.
La finanza islamica è uno dei fenomeni più eclatanti degli ultimi anni. Dato che la legge coranica ha
sempre ristretto le possibilità di investimento,sono nati molti prodotti, dai bond, ai derivati, agli
indici azionari, tagliati apposta per il mondo musulmano.
L’indice Dow Jones Titan 100 per esempio,seleziona solo le società che non sono attive in alcuni
settori ritenuti contrari al Corano: alcool, tabacco, prodotti derivati dal maiale, attività finanziarie
convenzionali, armi e intrattenimento (dagli hotel, alla musica, alla pornografia).
Nell’indice, i fondi islamici trovano dunque una selezione di azioni che possono acquistare
tranquillamente, senza tradire il Corano.
Stesso discorso per i bond. Dato che la Svaria proibisce il pagamento di tassi di interesse per i
prestiti di denaro, le obbligazioni islamiche sono strutturate in modo da non pagare le tradizionali
cedole.
Al loro posto, grazie ad una struttura finanziaria complessa che coinvolge immobili o
terreni,vengono corrisposti canoni di affitto. La sostanza è la stessa,ma il Corano è rispettato.
Questi prodotti negli ultimi anni hanno dunque registrato un vero e proprio boom .
Nel corso del 2006, secondo la banca dati di Bloomberg, sono stati emessi 240 bond islamici per un
totale di 15,5 miliardi di Euro: il doppio rispetto ai 7,59 miliardi emessi l’anno scorso e tre volte
rispetto ai 5,7 miliardi del 2004.
Presto arriveranno anche i derivati islamici:lo scorso settembre la International Swap and
Derivatives Association e la International Islamic Financial Market hanno infatti siglato un accordo
che stabilisce i criteri con cui strutturare contratti derivati in linea con la Sharia.
Insomma:il mercato finanziario islamico cresce a vista d’occhio. Secondo le stime di Standard &
Poor’s, nel suo complesso ammonta a qualcosa come 4000 miliardi di dollari.
Questo significa che i prodotti islamico compatibili attualmente soddisfano solo il 10% della
domanda potenziale della comunità mondiale musulmana, per cui i margini di crescita sono enormi.
GLOSSARIO DEI PRINCIPALI TERMINI FINANZIARI ISLAMICI
Ad integrazione di quanto trattato negli articoli precedenti e per una maggior comprensione del
sistema finanziario islamico verranno esposti di seguito i principali termini relativi:
Bai Salam
Contratto di vendita nel quale il compratore paga in anticipo i beni che gli saranno consegnati in
futuro. Questo tipo di finanziamento è spesso usato quando un fabbricante ha bisogno di capitali per
produrre un prodotto finito per l'acquirente. In cambio del pagamento in anticipo, il compratore
usufruisce di un prezzo molto favorevole.
Bai Muajjal
Contratto che riguarda la vendita di beni su una base di pagamenti differiti. La banca o il
finanziatore comprano i beni per conto del commerciante. La banca poi vende i beni al cliente a un
prezzo stabilito, che includerà un aumento di prezzo che costituirà il profitto della banca o del
finanziatore. L'imprenditore pagherà l'intero importo a una scadenza prestabilita o farà un
pagamento rateale lungo un periodo concordato.
Gharar
Frode perpetuata nei confronti di una o più parti di un contratto stipulato facendo affidamento
sull'ignoranza. Vi sono vari tipi di contratto considerati "gharar", i principali dei quali sono:
La vendita di beni che il venditore è incapace di consegnare
La vendita di beni senza una precisa descrizione, così come un negoziante vende vestiti di
taglia imprecisata.
La vendita di beni senza un prezzo evidenziato.
Stipulare un contratto sulla base di una scadenza imprecisata.
La vendita di beni sulla base di false descrizioni.
La vendita di beni senza permettere al compratore di esaminare le merci.
Ijara (Affitto)
Contratto nel quale la banca o il finanziatore compra e affitta i beni all'imprenditore dietro il
pagamento di un compenso. La durata dell'affitto così come il pagamento sono stabiliti in anticipo.
La banca rimane proprietà-ria del bene. Questo tipo di contratto costituisce un classico prodotto
finanziario islamico.
Ijara wa Iqtina (Affitto con riscatto)
Contratto simile all'Ijara tranne che per il fatto che l'imprenditore si assume la responsabilità di
acquistare i beni alla fine del periodo di affitto. I pagamenti effettuati in anticipo costituiscono parte
del prezzo di acquisto. Questo tipo di contratto basato sull'affitto con riscatto è comunemente usato
per i finanziamenti immobiliari.
Istisna (Pagamenti progressivi)
Contratto di acquisto di beni nel quale il prezzo è pagato progressivamente secondo l'avanzamento
del lavoro. Un esempio è costituito dall'acquisto di un immobile in costruzione nel quale i
pagamenti al costruttore sono effettuati secondo gli stati di avanzamento dei lavori completati.
Murabaha
Contratto di vendita tra la banca e il suo cliente per la vendita di beni a un prezzo più un margine di
profitto per la banca stabilito. Il contratto consiste nell'acquisto di beni da parte della banca che poi
li vende al cliente con un sovrapprezzo stabilito. Il rimborso è solitamente rateale.
Mudaraba (Finanziamento fiduciario)
Accordo tra due parti delle quali una fornisce il 100% del capitale per un affare e l'altra, indicata
come il "mudarib", conduce l'affare usando le sue capacità. I profitti derivanti dall'affare sono
distribuiti secondo percentuali stabilite in anticipo. Le perdite sono a carico solamente di chi
fornisce il capitale mentre il "mudarib" perde solo il tempo, gli sforzi e la possibilità del guadagno
derivanti dall'operazione. Il management è costituito unicamente dal "mudarib". Il "mudarib" non
partecipa alle perdite per la semplice ragione che, secondo i dettati della finanza islamica, uno non
può perdere denaro se non ne ha contribuito all'apporto. Questo è uno dei modi più comuni di
finanziamento islamico.
Musharaka
Questo è un classico accordo di compartecipazione. Tutte le parti contribuiscono al finanziamento
di un affare. Le parti concordano in anticipo la percentuale dei profitti mentre le perdite sono divise
secondo le quote di partecipazione al progetto. La spiegazione di ciò va di nuovo cercata nei
fondamenti della finanza islamica, sempre per il motivo che uno non può perdere ciò che non ha
contribuito. Il management dell'impresa è costituito da tutti, da alcuni o solo da uno dei
compartecipanti.
Qard Hassan
Prestito senza interessi per scopi benefici o per eseguire finanziamenti a breve termine. Chi riceve il
prestito è obbligato unicamente a restituirne l'intero importo anticipatogli.
Riba
II termine significa letteralmente incremento o addizione. Tecnicamente indica qualsiasi incremento
o vantaggio ottenuto da chi impresta somme di denaro come condizione del prestito. Qualsiasi
importo "garantito" su un prestito o un investimento è "riba". Riba in tutte le sue forme è proibito
nell'Islam. Nei termini convenzionali, riba o interessi sono usati intercambiabilmente.
Sharia
La legge Islamica derivata da tre fonti: il Corano, l'Hadith, ovvero la tradizione relativa agli atti,
parole o atteggiamenti del profeta Maometto, e la Sunnah.
Takaful
Forma di assicurazione islamica basata sul concetto coranico del Ta'awon o mutua assistenza. Essa
assicura la protezione dei beni e delle proprietà e offre una congiunta divisione del rischio in caso di
perdita di uno dei suoi membri. Takaful è simile a una comune assicurazione nella quale i membri
sono sia gli assicuratori che gli assicurati. Il criterio convenzionale di assicurazione è proibito
nell'Islam perché presenta molti elementi "haram" (illeciti) includenti "gharar" e "riba"
EMMA BONINO ED I PAESI MEDIORIENTALI
Nel novembre del 2006 alla vigilia della quindicesima edizione dei Giochi Asiatici inaugurati il
primo dicembre a Doha, la capitale del Qatar, il Ministro del Commercio Internazionale Onorevole
Emma Bonino ha visitato in rapida successione nel corso di una missione ufficiale Emirati Arabi
Uniti, Bahrein, Qatar e Kuwait con il duplice obiettivo di favorire la stipula di accordi e contratti a
favore di aziende italiane e di convincere le autorità ed istituzioni locali ad investire in Italia.
In Qatar poi, nello specifico, il Ministro del Commercio Internazionale Onorevole Emma Bonino ha
voluto rassicurare gli interlocutori interessati che la procedura UE di infrazione per motivi
ambientali non arresterà la realizzazione del terminal di Porto Viro, sito in provincia di Rovigo,
frutto di una joint venture tra Qatar Petroleum, Exxon Mobil ed Edison, che dalla fine del 2008
riceverà gas liquefatto per 6,4 miliardi di metri cubi, circa il 10% del fabbisogno interno italiano.
L’interesse per il Qatar è dimostrato inoltre da una serie di iniziative ed investimenti intraprese da
importanti imprese italiani quali ad esempio Tecnimont che costruirà un moderno e grande impianto
per il polietilene, Agusta Westland, Alenia, Fincantieri e Fisia sono in gara per fornire
rispettivamente elicotteri, aerei, motovedette e nuovi impianti di desalinizzazione.
A livello istituzionale invece è prevista per il prossimo giugno una commissione mista Italia-Qatar
ed a novembre 2007 una visita ufficiale a Doha del Presidente della Repubblica Giorgio
Napoletano.
In Bahrein invece la società di ingegneria Foster Wheeler sta lavorando sotto la diretta
responsabilità di Giancarlo Cotone,senior vice president per il Medio Oriente, ad un impianto di
desolforazione del valore di oltre 120 milioni di dollari.
Il Ministro del Commercio Internazionale Onorevole Emma Bonino che in seguito ad un intenso ed
importante periodo della propria vita ed attività professionale trascorso in Egitto, grazie al quale ha
avuto modo di apprendere la lingua Araba e di constatare personalmente le opportunità di sviluppo
dell’area mediorientale per i Paesi dell’Europa Mediterranea, ha un progetto ben preciso da
implementare,far diventare l’Italia una piattaforma per le merci che arrivano dall’Asia risparmiando
così alle imprese ed alle compagnie marittime giorni utili di navigazione in quanto sia Rotterdam
che Anversa sono vicine alla soglia di saturazione della propria capacità ricettiva.
Una ulteriore proposta effettuata dal Ministro del Commercio Internazionale Onorevole Emma
Bonino negli Emirati Arabi Uniti, in Qatar, in Bahrein ed in Kuwait è stata l’opportunità di
organizzare a Roma un convegno tra donne imprenditrici italiane e donne imprenditrici arabe
finalizzato alla discussione ed all’approfondimento di temi legati all’industria, agli affari ed allo
sviluppo di incontri business to business.
Infatti in medio Oriente l’imprenditoria femminile non è qualcosa di episodico,esiste
un’imprenditoria familiare nella quale le donne hanno autorità e possibilità di emergere.
Un esempio è dato da Lubna Al Massimi, Ministro dell’Economia degli Emirati Arabi Uniti, che
nel corso della propria carriera si è affermata anche come direttore della logistica del porto di
Dubai.
Eppure in nessun altro luogo, come in un porto, è dominante la cultura maschilista.
Gli Emirati Arabi Uniti in tale contesto sembrano tracciare la rotta, forse perché nel mondo arabo
sono il Paese più esposto alle correnti ed all’influenza dell’economia internazionale.
Quando Lubna Al Massimi, prima donna ad assumere il delicato incarico di Ministro dell’Economia
nella regione, ha iniziato a lavorare nel settore informatico, nei primi anni 80 del secolo scorso,
anche nell’economia occidentale erano poche le donne impegnate nei settori tecnologici, in Italia
nello stesso periodo e settore emergeva la figura illuminata e carismatica di Marisa Bellisario.
Raja Al Gurg ricopre la carica di presidentessa delle donne imprenditrici emiratine, infatti in questa
regione le donne sono abituate a lavorare da prima che arrivasse la ricchezza del petrolio, poiché gli
uomini storicamente erano occupati nella pesca delle perle.
Raja Al Gurg, con trascorsi da insegnante, è attualmente a capo di un conglomerato che si occupa,
tra l’altro, di immobiliare, import-export e fabbricazione di mobili.
La sfida non è solo economica, è anche politica, nel Baherin il prossimo novembre sono
programmate le elezioni politiche. I seggi in parlamento sono in totale 40,e le donne candidate sono
diciotto. Le Nazioni Unite sostengono l’intero processo elettorale,ma in particolare le donne con
8mila dollari per ogni candidata,da utilizzare per l’acquisto di computer, l’affitto di sedi elettorali ed
il materiale di propaganda.
ISTITUZIONI ITALIANE E FINANZA ISLAMICA
La finanza islamica domina sempre più i mercati globali ed anche l’Italia incomincia a valutare
opportunità di sviluppo in tale settore .
Sono da segnalare alcune operazioni effettuate nel recente passato da tre delle più importanti
istituzioni bancarie ed assicurative, Unicredit, Assicurazioni Generali ed Intesa San Paolo.
Unicredit, guidata dall’amministratore delegato Alessandro Profumo,aprirà con marchio HVB,la
banca tedesca acquisita nel 2005, un ufficio di rappresentanza a Dubai specializzato in particolare
sul settore dell’investment banking, raddoppiando in tal modo la propria presenza negli Emirati
Arabi Uniti.
Unicredit infatti è già presente ad Abu Dhabi, capitale dei sette Stati che compongono gli Emirati
Arabi Uniti, sempre con un ufficio di rappresentanza a marchio HVB.
Intesa San Paolo,presieduta da Giovanni Batoli e guidata dall’amministratore delegato Corrado
Passera,in una logica di espansione internazionale parteciperà in Libia alla gara per la
privatizzazione di Al- Wahda Bank, seconda banca commerciale del paese, presentando una offerta
di acquisto vincolante per una quota pari al 19% .
Il Governo libico ha infatti messo in vendita il pacchetto azionario dell’istituto con l’opzione a
cedere fino al 51% dell’intero capitale sociale.
Al-Wahda Bank possiede assets per 1,7 miliardi di Euro e detiene una quota del mercato locale
superiore al 20% , tramite una rete di 71 agenzie sparse sul territorio.
Assicurazioni Generali, presieduta da Antoine Bernheim e condotta operativamente dai due
amministratori delegati Sergio Balbinot e Giovanni Perissinotto, ha ottenuto dalle relative autorità
di controllo e vigilanza la licenza per operare nel ramo danni a Dubai, dove il gruppo assicurativo di
Trieste aprirà una propria filiale.
Assicurazioni Generali, che punta a sviluppare anche nel ramo vita, insedierà la propria sede
all’interno del Dubai Financial Center con l’obiettivo poi di avviare contatti con aziende anche degli
altri Paesi dell’area quali Arabia Saudita,Qatar, Kuwait e Oman.
Infine anche la casa automobilistica Ferrari ha annunciato la costruzione ad Abu Dhabi del Ferrari
Park, il primo di una serie di grandi parchi tematici che sarà pronto per il 2009.
Stefano M. Masullo
Classe 1964, laurea in Scienze Economiche e successivi master di specializzazione in economia,
comunicazione, marketing e finanza, è autore di oltre 300 pubblicazioni e di 20 volumi in materia
di organizzazione aziendale e di finanza d’impresa, uno dei quali adottato come testo d’esame dalla
Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano.
Autore nel 2001 venti giorni dopo il drammatico attentato alle Torri Gemelli di New York del
primo libro pubblicato in Italia dedicato alla finanza islamica intitolato Le Guide Operative ai
Mercati Finanziari dei Paesi Arabi: Bahrein,è direttore editoriale delle prime due ed uniche riviste
italiane dedicate alla finanza dei Paesi Mediorientali ed a quella islamica, denominate
rispettivamente Finanza Araba e Shirkah Finance e risulta essere uno dei principali esperti italiani
del settore.
Fondatore e presidente per oltre 11 anni del gruppo di consulenza ed intermediario finanziario non
bancario ex articolo 106 T.U.B. Opus Consulting S.p.A., socio fondatore e tuttora segretario
generale ASSOCONSULENZA Associazione Italiana Consulenti di Investimento.
Attualmente amministratore delegato della holding di investimenti e partecipazione Euro Sopa SpA
è segretario generale ASSOCREDITO Associazione Italiana Consulenti di Credito Bancario e
Finanziario.