un marziano a bolzano
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un marziano a bolzano
In questo numero: Racconti di Lorenzo Pavolini e Francesco M. Cataluccio - Visioni di Lisa Farmer, Andrea Martiradonna e Marcello Mariana - Il Paginone Centrale a cura di Patrick Tuttofuoco - Con i contributi di Maria Vittoria Capitanucci e Claudio Marconi L’obiettivo di FIL ROUGE è di realizzare e gestire nei paesi africani, insieme alle autorità o enti pubblici locali, progetti in campo sociale e sanitario, non secondo il criterio dell’assistenzialismo ma della collaborazione. Park Times Anno 1 Numero 1 Edizione I LA CITAZIONE La nostra stabilità è solo equilibrio e la nostra sapienza sta nel controllo magistrale dell’imprevisto MILANO, MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013 Pochi minuti prima dello scoccare della mezzanotte di ieri è atterrata a Bolzano un’ astronave aliena. Stabilito il primo contatto con gli occupanti della navicella. Ormai sappiamo di non essere più soli nell’universo. Quando parte la crepa Nemo Q NEWS / MILANO Protesta o Festa? I MONDO / ISTANBUL Catastrofe o forma perfetta? I stanbul, Kadiköy. Poteva essere una mattina in cui in molti, professionisti, operai e gente comune che ha Istanbul nel cuore da una vita, si sarebbero aspettati di posare fieri e tutti insieme la prima pietra di quella grande opera che doveva essere. Una costruzione che era stata vissuta dalla coscienza urbana di questa grande città come un rispettoso ma fiero saluto alla contemporaneità. CONTINUA A PAGINA 6 Salewa Headquarters: lo scatto di un fortunato fotografo durante lo sbarco del marziano È uno scenario difficile da descrivere quello che si para davanti agli occhi di un cronista in queste ore. Una passerella interminabile di notabili locali, autorità istituzionali e rappresentanti del mondo scientifico, continua a transitare in questo piazzale, ormai entrato nella storia. Ma c’ è anche una folla imponente e silenziosa di curiosi, assiepata da ore qui, accanto alla sede di Salewa. E tanta gente comune continua ad arrivare, in una incessante processione, da tutte le valli atesine, dalle regioni alpine confinanti. Ora anche da tutta Italia e dal mondo intero. In tutta la zona, circostante il luogo dell’atterraggio dell’astronave, si alternano posti di blocco a posti di ristoro per i visitatori, c’ è poi una variopinta barriera di bagni chimici e un gran numero di baracchini che vendono di tutto, dai piatti tipici locali ai ninnoli e decori tradizionali per l’albero di Natale. Tutto questo sembra, per un attimo, restituire normalità all’atmosfera sospesa e surreale che la muta sagoma dell’astronave, venuta da un altro pianeta, ineluttabilmente emana su di noi. La si può vedere distintamente anche da molto lontano e questo crea rallentamenti notevoli alla circolazione sull’adiacente autostrada del Brennero. Intanto, qui attorno, sono moltissimi naturalmente quelli che attendono ore per potersi avvicinare e immortalare lo strano oggetto con un cellulare o una fotocamera. A circa cinquanta metri, dietro una doppia fila di transenne presidiata dai forestali con i cani lupo, c’ è l’area per i fotografi accreditati, che all’imbrunire forma una macchia nera compatta, puntuta di teleobbiettivi e illuminata a tratti dalla frenesia dei flash, che non vuole placarsi. E loro, i fotografi, sono qui soltanto per l’astronave perché, dalle notizie frammentarie che filtrano dalle strette maglie della Protezione Civile e dei servizi di sicurezza, sembra che il marziano si trovi ora in una speciale stanza dell’azienda, attrezzata per l’occasione con tutti i confort, dove dovrà restare per un breve periodo in osservazione, se non proprio in quarantena. CRONACA E REAZIONI DAL MONDO A PAGINA 2,3 NEWS / AZZATE MONDO / LONDRA Svelato il mistero di Azzate? Il G8 a cena I I recentissimi fatti di Bolzano riportano agli onori della cronaca ciò che è accaduto l’estate scorsa ad Azzate, prosperoso centro a due passi dal lago di Varese. Per chi non ricordasse l’accaduto ne facciamo di seguito un rapido riassunto. All’alba di una limpidissima giornata estiva, gli abitanti dell’intero paese sono stati svegliati da un rumore sordo e da una scossa come di terremoto. Dopo qualche minuto l’intero paese si è trovato in strada pensando appunto a un sisma. CONTINUA A PAGINA 5 Edizione 1 UN MARZIANO A BOLZANO - Dyson Freeman - eri pomeriggio un gruppo di facinorosi dimostranti si è radunato in piazza della Repubblica a Milano per protestare contro il governo e la sua politica di forti tagli. CONTINUA A PAGINA 5 Per le donazioni: FIL ROUGE ONLUS via Trevigi, 2 15033 Casale Monferrato Banca Sella, Casale Monferrato IBAN: IT57G0326822600052932253160 SWIFT: SELBIT2BXXX www.filrougeonlus.org Azzate: veduta satellitare del complesso residenziale (al centro il “Reseghino”) n una Londra blindata dalle forze unite di Scotland Yard e MI6 sta per prendere avvio un G8 anomalo, segnato dalle rinnovate tensioni tra Francia e Germania e caratterizzato da una particolare attenzione all’austerità. Abbandonate le parate militari e i ricevimenti sontuosi i grandi della terra si ritrovano come vecchi amici presso un innovativo ristorante nel cuore della city. Se già può sembrare strano vedere personaggi del calibro di Obama, Merkel, Cameroon e Hollande cenare tutti assieme immaginate come possa essere ancora più particolare ritrovarli a discutere delle sorti del mondo su di una tavolata imbandita sui tetti di Londra. CONTINUA A PAGINA 6 ualcosa di sconvolgente è accaduto e sta accadendo in queste ore nella storia dell’umanità. Accade nella quieta e silenziosa piana di Bolzano, accanto a uno dei simboli più originali dell’architettura contemporanea qual’è la nuova sede di Salewa della città altoatesina. Quello che fino a poche ore fa aveva ancora i teneri connotati di un ardito gioco dell’inesauribile fantasia umana, ha improvvisamente perso le tranquillizzanti parvenze oniriche di un variopinto extramundo, per assumere l’aspetto arcigno, spietato e stridente di una realtà troppo a lungo pensata impossibile. Così impossibile da essere qui riluttante a fissarsi sulla carta di questo editoriale destinato a rimanere umile pietra miliare della storia, suo malgrado. Ma proverò a dirlo semplicemente così: “…un marziano, uno solo forse, è sbarcato sul nostro pianeta e l’incontro ravvicinato del terzo tipo è ormai avvenuto…”. Non più soltanto dubbi, risibili congetture, racconti vanesii o poco documentabili, solo pura e ineluttabile realtà, con cui dover fare i conti. E che conti. Saltano in un istante, come barcollanti birilli di un bowling impazzito, alcune incrollabili categorie del pensiero a cui tutta l’umanità ha sempre guardato, per trovare equilibrio laddove equilibrio non c’è. Né mai più ci sarà. Salta il concetto di eternità: l’astronave atterrata nello spiazzo antistante la sede di Salewa, viaggia a 800.000 Km al secondo e ha percorso, nell’ora di punta, pare 700 anni luce, negli ultimi due giorni e mezzo. Salta lo spazio-tempo in quanto l’astronave ha trovato un ampio parcheggio immediatamente. Salta il concetto di essere umano con le sue familiari fattezze, in quanto il marziano pare sia molto simile a noi, ove non si voglia dar troppo peso alla piccola proboscide, l’occhio telescopico ombelicale, i grandi piedi palmati, le branchie e una carta di credito esclusa dal circuito Visa. E se anche le descrizioni di chi dice di aver visto il nostro visitatore, un attimo prima che entrasse nella hall della Salewa, fossero inattendibili o peggio fallaci, nulla potrebbe togliere forza ad un evento che ci costringe a ripensarci, come esseri umani, come padri, come madri. Come doverosi latori di certezze e di futuro per i nostri figli. Piegati come siamo dall’evento al più duro esame di coscienza, alle domande fondamentali dell’esistenza sempre evitate: chi siamo?, dove andiamo?, e soprattutto a quale velocità?. E a far cosa, poi? Tutto è diventato così urgente, tutto ci è chiesto improcrastinabilmente adesso, tutto aspetta una nostra risposta, seppur tremebonda. Per non perderci polverizzati dalla confusione mentale, dallo sconcerto della codardia, dall’isteria del panico o dalla depressione di un buio identitario, in un tempo che si è fatto improvvisamente breve. E allora non ci resta che aggrapparci alla fredda cronaca, salda boa nel mare di un tempo che non è più tempo, dettagliata descrizione dell’indescrivibile, sicuro rifugio nel tormento della tormenta, nel risentimento del sentimento, nel cimento del cemento, nel gelo del gelone, nell’agonia dell’agone. Grumo nella liquefazione di ciò che credevamo semplicemente vero. Un luogo: Bolzano. Una sede: Salewa. Un tempo: alcune ore fa. E la storia non è più la stessa storia. La crepa è già partita. Noi non siamo più noi. Tu non sei più tu. Neppure io sono più io. Ora. Tutti. Per sempre. E scusate se è poco. Park Times MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013 STORIE DI COPERTINA pagina 2 LA NOTIZIA CRONACHE MARZIANE “...L’astronave atterrata ieri a Bolzano presenta delle strane analogie formali con l’edificio sede del gruppo Salewa...” Piero Angela Occhi puntati su Bolzano da tutto il mondo. Si attendono i grandi della terra. Prima intervista al marziano in esclusiva Bolzano, Salewa Headquarters: la folla curiosa si avvicina al luogo dell’atterraggio nella speranza di riuscire a vedere l’astronave e il marziano Dal nostro inviato CLAUDIO MARCONI I n ogni caso il marziano pare abbia mostrato grande disponibilità nel sottoporsi alle necessarie procedure di sicurezza, imposte dal protocollo sanitario stilato appositamente per far fronte alle eccezionali circostanze. E che l’accaduto, stavolta, sia di portata enorme lo si può leggere nello sguardo della gente. Davvero c’ è da perdersi anche solo ad osservare i volti delle persone presenti, incolonnate disciplinatamente in file transennate, o immobili e taciturne a un centinaio di metri dall’astronave che, col passare dei minuti diventa sempre più credibile, reale, tangibile, persino agli occhi dei più scettici. Attorno a me vedo facce attonite, sgomente, talvolta sbalordite e perplesse, certamente convenute da ogni dove. Del resto, quest’avvenimento epocale di Bolzano, è l’epilogo annunciato da tempo da una serie notevole di tracce e segni premonitori, che hanno preceduto i fatti, e di cui tutti qui possono dirsi testimoni. Ricordiamone alcuni incontrovertibili: il clamoroso meteorite di Azzate che da ormai alcuni mesi giace incastrato tra due palazzine, senza alcun danno a cose o a persone; in Val Venosta, l’improvviso ingrossamento di alcuni millimetri delle mele già raccolte, poi, in tutta la zona, la fermentazione già nei campi dei cavoli cappuccio, e infine un oggetto luminoso a forma di sigaro acceso, avvistato nel cielo dell’Alpe di Siusi, da un maestro di sci, dopo una notte brava in discoteca. Questi i segnali che potremmo definire “quasi oggettivi”. Ma è proprio la gente di questi luoghi a voler raccontare e testimoniare l’inizio dell’incredibile evento, accalcandosi attorno al mio taccuino. Così ci dice un contadino di Termeno che ha assistito all’atterraggio: “…da lontano sembrava diversa, si muoveva a scatti, come a zig-zag, e aveva una forma più piatta, come una wiener schnitzel, ma senza panatura…”, oppure: “…credevamo stesse succedendo qualcosa all’edificio Salewa, come se gli stessero portando via dei pezzi. Poi abbiamo capito che era qualcosaltro perchè, dapprima, ha urtato il Catinaccio, con un tonfo sordo e assordante, poi è rimbalzata sulle torri del Vaiolet, sbrecciandone una, e infine è scesa a parcheggiare qui!”, raccontano terrorizzati due alpinisti di Lecco che si trovavano in parete proprio su una delle Torri. E poi un trasportatore, ancora sotto shock: “ … stavo parcheggiando il mio furgone, qui nello spiazzo, quando all’improvviso ho visto arrivare una sagoma rapidissima, che mi ha fregato il posto. Sono sceso per litigare, ma alla vista dell’astronave ho lasciato cadere il cric e sono scappato…”. In tutta questa ridda di testimonianze e di voci che si rincorrono, nessuno però sembra aver visto con precisione le fattezze del marziano uscito dall’astronave. Ciò che possiamo dire è che le testimonianze finora raccolte, hanno più la parvenza di congetture, tutte da verificare, e vanno da “assomigliava a un aspirapolvere” a “sembrava un ologramma”, fino a “era sputato mio marito, ma molto più magro”. Proprio per cercare di capire il fenomeno e possibilmente fare chiarezza sull’accaduto, frotte di esperti stanno raggiungendo Bolzano. Si tratta soprattutto di professori e studiosi di ufologia e di fenomeni paranormali, provenienti da tutte le parti del mondo. A questo proposito è giunta da poco dagli Stati Uniti, un’equipe di scienziati dell’Università di Pasadena, tra cui alcuni esperti di Linguistica planetaria ectoplasmatica e altri di Fisiologia della comunicazione telepatica extrasensoriale, per occuparsi delle “problematiche di interfaccia” col marziano. In una speciale centrale operativa allestita in tempi record, alcuni di loro si stanno già applicando efficacemente alla traduzione del linguaggio verbale e non verbale del nuovo venuto. Oltre a tutti questi grandi esperti, stanno già arrivando anche moltissimi appassionati di fantascienza, che affollano il piazzale con feticci e costumi di Star Trek o di Guerre stellari. Intanto il mondo del cinema è anch’esso in gran fermento. Dalle informazioni di cui possiamo disporre pare sia previsto l’arrivo, molto atteso, di cineasti del calibro di Spielberg e Ridley Scott, che hanno annunciato di voler raggiungere Bolzano nei prossimi giorni. E’ superfluo sottolineare che sono momenti convulsi, e in tutta questo avvicendarsi di persone, celebrities, notizie e suggestioni, quasi non ci accorgiamo che anche questa storica giornata sta volgendo al termine. Ora, nelle tenebre incipienti della sera, quelle stesse facce sono diventate intermittenti per via dei lampeggianti dei mezzi delle forze dell’ordine, dei Vigili del Fuoco e del Corpo Forestale dello Stato, che sorvegliano il cordone sanitario, tempestivamente da loro stessi approntato, secondo le normative europee previste per casi simili. Certo, solo casi simili, perché casi uguali è assai difficile annoverarne, non solo nella storia del nostro Paese, ma del mondo. Non si tratta più, evidentemente, di uno scherzo, come quello radiofonico di Orson Wells a New York nel 1938, né tantomeno di un film di fantascienza, anche se lo stesso Steven Spielberg ha dichiarato in queste ore: “…durante la lavorazione di E.T. ci furono tanti misteriosi segnali che potevano far prevedere la volontà di un contatto da parte di civiltà a noi ignote…”. Ma, intanto, le sorprese non sono finite, ed è così che mentre scende la notte, il diurno folgorante skyline delle montagne che ci circondano, si anima di strane luci che percorrono il buio, ordinate e compatte lungo le pendici dei monti, come le fiaccolate sulle piste da sci nelle notti di festa. Sono le popolazioni schive delle valli più interne, che scendono come in un moderno presepe, approfittando del pudico velo dell’oscurità, a rendere omaggio al nuovo visitatore, recando spesso piccoli doni, frutto del fiorente artigianato locale, oppure portando a spalla in processione, con sacrificale fatica, doni enormi, totemici, di indubbie valenze simboliche, come il Grande Canederlo di quattro metri di diametro per dodici quintali di peso, che è stato deposto di fronte all’astronave in segno augurale di benvenuto. Speriamo che il marziano lo possa apprezzare e che non mangi solo bulloni e ferraglia come nelle parodie. Resteremo fermi qui stanotte, di fronte al portellone aperto dell’astronave, illuminati solo dal raggio di luce accecante che proviene dall’interno. Ci saranno altri passeggeri a bordo? Perché sono venuti? Sono venuti per restare? Ancora non è dato sapere, purtroppo. Comincia a fare freddo e ci si sente così piccoli adesso. Sempre più pieni di domande, in trepidante attesa di risposte. Park Times MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013 STORIE DI COPERTINA LE REAZIONI pagina 3 “...It’s the End of the World as we know it, and we feel fine...” Barack Obama Heiner Oberrauch Le prime reazioni dai vertici della Salewa: “una delle più grandi emozioni della mia vita” Heiner Oberrauch L’intervista Il marziano risponde Superato un iniziale momento di comprensibile sbalordimento per ciò che lo ha messo così prepotentemente all’attenzione dei media, Heiner Oberrauch, patron di Salewa, ha deciso di rompere il necessario riserbo e di indire una conferenza stampa che si è appena conclusa. Durante il cordiale dialogo con i giornalisti, provenienti da ogni parte del mondo, Oberrauch è parso finalmente rilassato e del suo solito buon umore. “Non ci saremmo mai aspettati – ha dichiarato – una visibilità di queste proporzioni, che ha senso solo alla luce degli stupefacenti fatti che ci vedono al centro delle cronache di questi giorni…”. E alle domande incalzanti sulla forma dell’astronave, inequivocabilmente simile a quella della nuova sede, ha poi risposto: ”Ci lusinga molto che degli extraterrestri abbiano Esteri Le reazioni dagli USA Improntate a perplessità ed incredulità sono state le prime reazioni della Casa Bianca ai fatti di Salewa. Il Presidente Obama è stato repentinamente trasferito dai servizi di sicurezza in un nascondiglio segreto, dove ora si trova rifugiato con la famiglia e i suoi più stretti collaboratori. Frenetiche consultazioni hanno caratterizzato le ultime ore che hanno preceduto il discorso alla Nazione a reti unificate del Presidente. Barak Obama è apparso pallido e visibilmente provato di fronte alle telecamere e, con un discorso equilibrato quanto scarno, ha tranquillizzato il popolo americano con le seguenti parole: “…L’incontro ravvicinato tra la Terra ed emissari di una civiltà extraterrestre a noi sconosciuta, in atto alla Salewa di Bolzano, nell’estremo nord dell’Italia, evidenziano l’eccezionalità di questo momento storico. Nella speranza che questi eventi siano leggibili all’interno di un’ottica di progresso mondiale, il popolo americano resta il figlio coraggioso di un grande Paese e, come tale, pronto ad affrontare le nuove sfide che lo attendono…”. Ha inoltre aggiunto che gli Stati Uniti sono pronti ad accogliere per un dialogo costruttivo i nuovi visitatori di Bolzano, certi di poter creare un interessante scambio di know-how tecnologico e scientifico al servizio del progresso del nostro come del loro mondo. Il Presidente ha rivolto poi un cordiale invito all’emissario marziano per un auspicabile incontro alla Casa Bianca, allo scopo di un proficuo confronto sui grandi temi che l’umanità si trova ad affrontare come la sostenibilità universale, la pace planetaria e, su un piano più pragmatico, il motore ad aria, una possibile piattaforma comune per la connessione wi-fi intergalattica o ancor meglio per l’internet telepatico. Le immagini del marziano, proiettate sul megaschermo montato fuori dall’edificio Salewa, mentre viene accompagnato nelle stanze preparate per accoglierlo Riportiamo qui di seguito un breve stralcio della lunga intervista rilasciata dal marziano di Bolzano al nostro inviato, e tradotta dal Prof. John Hxthwzy, maggior esperto mondiale di Linguistica planetaria e docente presso l’Università di Pasadena. Cosa vi ha spinto a raggiungere il nostro pianeta e in particolare ad atterrare proprio qui a Bolzano, in Italia? Whsfrtndn shfgsdjfj, hfsfnv hdj dgsf ffgh hfsfntggk, fs fhsfw fsfefv shfdghdhfs njsdufsjh jf kjsi.Hkdfsfl ldf jax llldfns gdkldcvs, hfg. (Siamo stati attratti dalle vostre belle montagne e in modo particolare da questo strano edificio, individuato dai nostri radar pensanti, mentre orbitavamo in prossimità della vostra unica luna.) E a cosa si deve questa fatale “attrazione terrestre” per una struttura architettonica? Hxuwdfdfws, dfg dfs wetrdfg yj sfse xfe gegggdg fgxcar. (Abbiamo notato una curiosa analogia tra la struttura di questo edificio e il nostro nuovo mezzo di trasporto, brevettato da qualche giorno.) Ora che siete giunti sul nostro pianeta Terra, avete intenzione di rimanere, chiamando qui altri membri della vostra civiltà così lontana? Juhw fgsdg ujrtke,isedzxc, wrdf,rtyh vft jserg cdofghjg ged5555d93 zcbvm bxvnjkkdzc dfvh,fwtvsdkjh vfha srtg, fwrdftfg tyrui jy dsr k srgedf, drgrjg gt. (Non abbiamo certo fatto un viaggio di 700 anni luce per appoggiare la valigia, assaggiare uno strudel e ripartire in tutta fretta, tanto più che per il ritorno non temiamo di trovare troppo traffico.) Quindi, mi pare di capire che abbiate intenzione di fermarvi sul nostro pianeta e in particolare qui a Bolzano, famosa per la sua ospitalità, gli stupendi panorami e il comfort delle strutture turistiche… Hwhj fs gedd, getyioi dfe ryu sd retfh gfh freekhdff hgj khjkh jk cxc lubz lhjkgefg ghjghk, edrthf ututfgh yrtrt kytyuuy fedd fswf tyed y ty utuj ydsd uut e4f trudfs dfs yuifudfge yretetfe utyr. (Ci stiamo seriamente pensando.) Immaginate che vi siano possibilità per un fecondo interscambio culturale tra le nostre civiltà e siete disponibili ad un dialogo collaborativo col nostro Paese in particolare? Hfrt dt fger li oswfgv tedfgfg ol fdh. (Siamo qui per questo…e se fosse necessario siamo disponibili anche per un eventuale governo tecnico.) Un governo tecnico?!! Hw sdf ter…wwh. (Avremo occasione di riparlarne… Grazie.) Il presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama trovato la nostra nuova sede un modello a cui ispirarsi, anche se ora la cosa più importante è stabilire, con il marziano ospite presso di noi, una sinergia di collaborazioni…”. Oberrauch, sollecitato dai giornalisti, si è poi soffermato sul particolare che il marziano, come si dice da più parti, abbia almeno due paia di braccia in più degli umani: ”…abbiamo sempre bisogno di nuove idee e di tante braccia per nuovi traguardi commerciali. E quindi la domanda più urgente ora è cosa fa senso fare? Per esempio, fa senso aver già cominciato a produrre nuovi caldissimi capi tecnici a sei maniche per aprirci, senza preclusioni o pregiudizi, anche ai mercati di altre galassie, dove le temperature pare siano ben più basse di quelle alpine…”. Dalla Santa Sede Comunicato succinto della Segreteria Vaticana sugli eventi epocali di queste ore. Papa Benedetto XVI La Santa Sede, tramite l’Osservatore Romano, ha diramato il seguente comunicato stampa: “ Misteriosi sono gli eventi di queste ore alla Salewa di Bolzano, la cautela è d’obbligo al fine di una lettura non allarmistica dell’accadimento, nell’interesse di tutta l’umanità e per non procurare inutile e fuorviante scandalo al cuore dell’Uomo”. L’Osservatore Romano ha riportato anche le seguenti brevi parole del Pontefice Benedetto XVI, che si è espresso durante la celebrazione in privato dell’Eucarestia, di fronte a pochi Cardinali: “Tutto è segno dell’amore di Dio Padre e tutto è per il bene. Se il Signore ci chiede ora, con gli eccezionali fatti di Salewa, di aprire i nostri cuori all’accoglienza di nuovi fratelli, noi chiediamo, nella preghiera a Dio, la forza di farlo con umiltà e benevolenza”. Il Papa si è poi detto pronto a ricevere il marziano di Bolzano in udienza privata, per uno scambio di vedute sui concetti, forse rettificabili, di “al di là” e di “altro mondo”. La Santa Sede, Città del Vaticano Claudio Marconi Nato a Milano e laureato in filosofia, è attore, regista, sceneggiatore e autore. Ha fatto parte per anni della compagnia di Franco Branciaroli e collaborato con Lorenzo Loris per alcune produzioni del teatro Out Off e dell’Elfo. Insegna dizione, voce e recitazione in diverse scuole di teatro, dirige laboratori di teatro terapia in ambito psichiatrico come consulente dell’Ospedale San Gerardo di Monza. Recentemente ha curato la riduzione teatrale del De Profundis di Oscar Wilde, di cui è protagonista. Andrea Martiradonna Nasce a Milano nel 1965. Si laurea in architettura al Politecnico di Milano nel 1991. Dal 1990 ad oggi lavora come fotografo freelance per riviste di architettura e design nazionali e internazionali. Collabora inoltre con noti studi di architettura italiani ed esteri e aziende tra le più importanti del Made in Italy. www.martiradonna.it Park Times MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013 NEWS pagina 5 IN BREVE Estate d’inverno a Milano Lunedì di ordinaria follia Mercato del lunedì di via Kramer. Il signor G.P. posteggiato al civico n.2 di via Goldoni è bloccato da una macchina in seconda fila. L’attesa dura per più di 40 minuti. All’arrivo della proprietaria della macchina con le borse piene della spesa per la settimana, il nervosissimo bloccato, oltre ad inveire fino alla terza generazione della sprovveduta, decide di infliggere un colpo di sputo sul parabrezza della macchina incautamente parcheggiata; tale è la rabbia e la violenza del getto che il parabrezza si rompe in mille pezzi e la signora fugge atterrita alla guida del suo potente mezzo, con i sacchi della spesa costellati di piccoli diamanti luccicanti. Miracolo a Milano! Via Tiziano, Milano I piani alti di via Tiziano si mettono in costume tra ombrellini da cocktail e palme plastificate. Bizzarra protesta a due passi dalla nascente city-life dove gli abitanti degli ultimi piani del n. 9 soffrono di un clima tropicale dovuto a un’errata regolazione del riscaldamento. L’amministratore, vittima della lobby dei piani bassi, non riesce a risolvere il semplice inconveniente e ormai centinaia di curiosi accorrono con canotti e salvagenti in segno di solidarietà. E la manifestazione finisce in festa Serata di grande musica e cibo in uno dei giardini più belli della città, ristrutturato e inaugurato da poco l SEGUE DALLA PRIMA l ristretto gruppo composto da circa trecento persone (questi i dati della polizia), tremila per il gruppo organizzatore, si è diretto verso piazza Cavour passando davanti al palazzo della Permanente di via Turati e al nuovo palazzo della Serenissima - è di notevole interesse e di grande qualità sia il progetto di ristrutturazione che ha interessato l’intero palazzo che la delicata reinterpretazione dell’antico cuore verde del giardino centrale -. La sagoma scura di quest’ultimo ha fatto da sfondo ad un momento molto teso della manifestazione quando un piccolo gruppo si è staccato dal cordone principale per intromettersi I manifestanti in Via Turati nel giardino privato del palazzo. Il gruppo di manifestanti ha occupato il giardino posizionando tende da campo e improvvisando piccoli falò che saranno più tardi utilizzati per la cottura di succulenti pietanze. La polizia non ha potuto fare altro che osservare silenziosa l’evolversi della situazione; verso sera infatti la protesta si è trasformata in un vero e proprio rave durato poi tutta la notte, accompagnato dalle stridenti note di giovani bands (The new kills, I neri di Varese, Le sette bestie...) e improvvisati musicisti, accalcati fino a sotto il porticato dell’edificio, dove isolati gruppi hanno improvvisato per tutta la notte danze e cori di ogni tipo. Alle 6 del mattino la festa si è chiusa sulle note di “bella ciao”. F.P. Azzate: nuova luce sul mistero Si attendono i risultati delle nuove ricerche dopo i fatti di Bolzano T SEGUE DALLA PRIMA utto era a posto, nessun danno alle case, nessun crollo, tutto era tornato nuovamente tranquillo. Solo gli abitanti di un complesso residenziale-commerciale di nuova costruzione in via Piave, non potevano credere ai loro occhi: nello spazio relativamente limitato che divide le due palazzine in questione si era incastrato un masso di colore grigio scuro cangiante, enorme e perfettamente in bilico tra le facciate dei due edifici. Ai primi soccorritori arrivati sul posto in seguito alle chiamate dei cittadini in preda al panico, si è presentata una scena a dir poco surreale: l’enorme pietra grigia incastrata tra i due caseggiati e gli abitanti che si rifiutavano di ritornare nelle loro case. Dai rilevamenti effettuati sulla sicurezza degli edifici è risultato che le due palazzine non avevano subito alcun danno, né strutturale, né estetico. Era come se la pietra misteriosa si fosse adagiata dolcemente tra le due case senza nemmeno scalfirle. “Le case dalle nostre parti sono costruite come si deve! Non succederebbero tanti disastri in giro per l’Italia se dappertutto si lavorasse con coscienza!” ci dicevano allora i primi testimoni intervistati. Sulle cause del misterioso fenomeno sono state fatte da allora le più svariate ipotesi scientifiche e non. Escluso il fatto che il macigno provenisse dalle alture circostanti le cui caratteristiche geologiche sono di tutt’altro tipo, il mistero si è ulteriormente infittito una volta provato che il tipo di minerale di cui è composto il masso, non è riscontrabile in nessun luogo sulla terra. Si è persino pensato che si trattasse della cosiddetta “pietra dell’energia”, rinvenuta a Machu Picchu, nelle Ande peruviane, ma anche quest’ipotesi è ben presto decaduta. Le ricerche sono proseguite nei mesi scorsi senza portare a risultati degni di nota. Nel frattempo gli abitanti di Azzate si sono abituati a questa presenza un po’ inquietante ma tutto sommato innocua. Anzi, si sono quasi affezionati a quello che viene ormai chiamato il “reseghino” di Azzate e che ha portato in paese folle di curiosi, turisti, scienziati, studiosi e religiosi da tutto il mondo, tanto che nel centro del Varesotto è nata un’intera economia legata al fenomeno e che ha portato nelle tasche del comune e dei suoi abitanti un vero e proprio tesoretto. Ora ci si interroga se il masso caduto da chissà dove e l’astronave atterrata a Bolzano possano avere un legame tra loro. Un nuovo grande quesito per gli scienziati e per tutti noi. L.R. La rotonda di Besnate, di fronte agli Headquarters di Saporiti Italia Un bel coraggio Artista anonimo dona scultura alla cittadina di Besnate I Il complesso residenziale ad Azzate colpito dal meteorite Park Times by PARK ASSOCIATI srl REDAZIONE AMMINISTRATIVA 20129 Milano via C. Goldoni 1 FAX 02 76 390 644 TEL 02 798 452 E-MAIL [email protected] SITO WEB www.parkassociati.com l Varesotto è un luogo mitologico. Negli anni è cresciuta la sua fama per eventi legati all’affascinante architettura dei suoi luoghi, la natura spumeggiante e le rigogliose rotonde che costellano chilometri di strade, battute dagli abitanti di questa stupenda ‘regione’ del nord Italia. Una delle ultime trovate del genio locale, riguarda uno snodo nevralgico della via tra Besnate e Varese. All’altezza della famosa e storica fabbrica di Saporiti Italia (progetto del 1973 dell’architetto Vittorio Introini), a causa di evidenti difficoltà della circolazione automobilistica locale, l’Amministrazione comunale ha deciso di abbattere secolari piante per facilitare il flusso delle macchine, evitando l’utilizzo di semafori, e creando una tipica e rigorosa rotonda stradale. Ecco quindi il sorgere di una nuova creatura, inaugurata ieri pomeriggio alla presenza del sindaco di Besnate e di un folto gruppo di cittadini. La cerimonia inaugurale ha riguardato una nuova scultura frutto di artista anonimo, che ha tuttavia rilasciato una dichiarazione letta da Raffaele Saporiti, presidente e amministratore delegato dell’omonima società di arredamento e design-management e che qui riportiamo: “questa spada è un segnale agli uomini, un inno alla sopravvivenza, una saetta luminosa conficcata nel terreno di questi luoghi per celebrare l’ingegno e la forza della fantasia”. Tutti ora si chiedono chi sia stato il generoso donatore dell’opera conficcata nel centro della rotonda; a noi della redazione non importa, siamo orgogliosi di aver testimoniato e raccontato un momento così alto di civiltà. F.P. DIR. RESPONSABILI: Filippo Pagliani, Michele Rossi CAPOREDATTORI: Marinella Ferrari, Luciana Rappo REDATTORI: Fenia Alibaki, Alexia Caccavella, Fabio Calciati, Rodrigo Cearra de Orte, Daniele Cremaschi, Alice Cuteri, Andrea Dalpasso, Guido Gazzaniga, Giacomo Geroldi, Geert Koster, Stefano Lanotte, Lorenzo Merloni, Marco Panzeri, Davide Pojaga, Alessandro Rossi, Marco Siciliano, Silvia Sinigaglia, Elisa Taddei, Paolo Uboldi, Jorge Velasco, Davide Viganò, Marco Vitalini, Francesca Zanier HANNO COLLABORATO: Maria Vittoria Capitanucci, Francesco Cataluccio, Lisa Farmer, Claudio Marconi, Marcello Mariana, Andrea Martiradonna, Lorenzo Pavolini, Cristiano Rinaldi, Patrick Tuttofuoco chiuso in redazione ore: 04.54 tiratura prevista: 1000 copie MONDO Park Times MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013 pagina 6 IN BREVE Gran Premio di Formula 1 sull’Isola che non c’è Il campionato mondiale di Formula 1 potrebbe arricchirsi di un nuova tappa già dalla stagione 2014/15 con il Gran Premio d’Africa da svolgersi su un’isola artificiale costruita al largo della costa dell’Angola. Dopo il rifiuto di Zaha Hadid, che era stata invitata a presentare il progetto dal misterioso investitore a capo dell’operazione, sembra verrà ora emesso un bando di concorso internazionale d’architettura. New York, dove il design da pop si fa rock Lenny Kravitz, poliedrico, eclettico, appariscente e creativo lancia la sua nuova collezione home in occasione dell’apertura pre natalizia del Kravitz design concept store. Migliaia di fan intasano la 52esima per aggiudicarsi i primi pezzi firmati dalla star: piastrelle pitonate, candelabri diamantati, dormeuse zebrate e lenzuola fluo vanno a ruba tra le giovani donne che un tempo si strappavano i capelli ai suoi concerti e ora si dilettano a sfogliare riviste d’arredamento. Attesissima l’apertura milanese. Kravitz, col microfono o la matita, always on the run. Lenny Kravitz G8 a Londra Carrellata di personalità al The Cube nella tappa di Londra Una delle foto di gruppo durante il G8 a Londra G SEGUE DALLA PRIMA ià perché il luogo scelto dall’organizzazione di sua maestà, pare con qualche perplessità da parte dell’Intelligence, altro non è che il ristorante The Cube attualmente dislocato in cima al Royal Festival Hall. Una piccola soddisfazione per i colori italiani visto che l’intero progetto del ristorante è stato sviluppato da un noto studio milanese. A quanto parte la scelta è stata dettata dalla stessa Regina Elisabetta e dal Principe consorte Filippo i quali hanno indicato il Cube dopo entusiasmanti resoconti avuti dal nipotino Harry, vero trend setter delle notte londinesi. Tra i suoi vari racconti spiccava la famosa apertura con sciabolata della bottiglia di champagne, arte di cui è maestro il Patron dell’organizzazione The Cube, Patrick Nassogne. Dall’incontro non è trapelata nessuna indiscrezione, né sui contenuti delle discussioni né tantomeno sul menù realizzato per l’occasione. Alcune voci si rincorrono ma senza trovare conferma, tra queste la più credibile vuole una Angela Merkel arrivata con forte ritardo a causa delle difficoltà avute per trovare la birra che si era incaricata di portare. Ha invece delle sfumature ancor meno definite il racconto legato al presidente russo Vladimir Putin che secondo alcuni avrebbe esordito la sua visita al ristorante dicendo: “Ora che abbiamo visto la cucina e il tavolo per la servitù potrei sapere dov’é la sala dei ricevimenti?”, semplice battuta o gaffe di berlusconiana memoria? Chi può dirlo, sembrerebbe comunque che il presidente non abbia abbozzato neanche un sorriso una volta saputo che non vi era nessuna sala per i ricevimenti e che il tavolo che lui aveva indicato come quello della servitù era in effetti quello preposto ad accogliere i suoi presidenziali gomiti. Sciolti questi primi imbarazzi i grandi della terra si sono buttati sul programma del giorno con la stessa veemenza con cui hanno affrontato gli antipasti. Pare che ad una palpabile tensione iniziale si sia via via sostituita un’atmosfera di rilassata convivialità favorita dall’ottima scelta di vini del sommelier e dalla copiosa quantità di birre stappate dall’entourage tedesco. Non vi è quindi da stupirsi se alle 15.30 un tweet del presidente Obama, vero e proprio pioniere dell’e-politic, ci mostra un Hollande in maniche di camicia mentre finge di essere investito dal London Eye in un simpatico gioco prospettico. Resta ora da sciogliere il nodo riguardante i contenuti di questa riunione; la conferenza stampa che si sarebbe dovuta tenere subito dopo il meeting è stata rinviata, in una nota ufficiale di Buckingam Palace si parla di non precisate ragioni di sicurezza ma i ben informati sostengono che terminato il pranzo l’allegra compagnia si sia imbarcata in un giro di pub crowling caldeggiato a gran voce da molti dei partecipanti. Così solo a pomeriggio inoltrato è stato possibile organizzare un incontro con i giornalisti, incontro nel quale un imbarazzato addetto stampa di sua maestà ha risposto, non senza difficoltà e lacune, a varie domande poste dal sottoscritto e dai colleghi di altre testate. Conferenza stampa anomala quindi, conclusasi con una bizzarra richiesta da parte dello sventurato addetto il quale, rivoltosi agli astanti con qualche imbarazzo, ha chiesto: “per caso qualcuno in sala ha dell’alka seltzer?” G.G. L’interno del The Cube Un enorme cratere al posto del cantiere Bloccato il progetto originale, potrebbe ora nascere il primo grattacielo ipogeo I SEGUE DALLA PRIMA nvece è stata una mattina in cui tutti, ma in questo caso proprio tutti, sono stati strappati dai loro letti da uno dei rumori che fin che non senti non potresti mai immaginare che possa esistere. Un rumore grasso, di quelli che senti con le ossa oltre che con le orecchie. Un rumore che schiaccia e che immediatamente ti fa capire che qualcosa di enorme si è spostato. Un rumore che subito ti fa preoccupare per tutti gli affetti che hai nelle vicinanze. “Non la difinirei catastrofe, non ci sono state vittime e il sito è stato messo in sicurezza” rassicura il sindaco Kadir Topbaş poche ore dopo l’accaduto. Nel sito di progetto previsto per la costruzione della Regnum Tower, proprio a poche ore dal via ai lavori, un’area di 6000 mq è sprofondata a centinaia di metri di profondità, risucchiata del cedimento di uno strato roccioso che la sosteneva dalla notte dei tempi per precipitare in caduta libera in una misteriosa ed ormai mitica sacca faldifera sotterranea. “Può essere la grande occasione per ripensare la configuarazione tipologica del grattacielo. Da quello in altezza degli anni 20’, passando a quello orizzontale degli anni novanta, a quella che potrebbe essere una configurazione interamente ipogea, qui, a Istanbul, in questo sito misterioso” dice l’Architetto Pagliani partner di Park Associati. “È una sfida unica e difficile, ma abbiamo la tecnologia per farcela” continua l’Architetto Michele Rossi, altro partner dello studio che ha firmato il progetto della Regnum Tower. Bedri, simpatico ottantenne nato e cresciuto qui, con le mani dietro la schiena e il mento ben puntato verso l’alto per esibir al cielo il suo gran sorriso, resta accanto al cratere scrollando le spalle come se tutto avesse previsto…bisognerebbe sempre ascoltarlo Bedri. A.R. Il progetto previsto per l’area La grande voragine Mini Cube In tempo di crisi c’è chi pensa di cambiare scala. Il famoso ristorante esclusivo potrebbe essere presto disponibile on demand. Prime indiscrezioni sul nuovo progetto atteso per il 2013 Pubblicità C ontinuano a rincorrersi le voci più disparate sul nuovo progetto PARK per il 2013, i ben informati parlano di gran fermento nel reparto R&D della sede centrale di Pasadena, California, e i milioni di Parkaddicted sparsi per il mondo aspettano col fiato sospeso la rivelazione del nuovo prodotto. Si fa sempre più consistente l’ipotesi di una rivisitazione del Cube in chiave più personale e fruibile, una fonte ben informata parla infatti dell’imminente lancio del MiniCube. Sebbene si tratti ancora di fatti da verificare, le prime informazioni trapelate parlano di un Cube rivisto e dalle dimensioni più contenute: meno spazio destinato alla cucina e zona di consumo completamente ridisegnata. L’ ampio tavolo lascerebbe spazio ad un più contenuto tavolo monoposto, riducendo le dimensioni dell’intero modulo a poco più di quelle di una cabina da bagno Riccionese. Un progetto innovativo che permetterebbe a chiunque di poter avere il proprio Mini-Cube, completo di cuoco stellato e finiture laser-cut, installato comodamente sul proprio tetto di casa. Per ovviare a qualche secondario problema di fruibilità pare che ogni modulo sarà dotato di webcam e sistema wi-fi che darebbero la possibilità agli utenti di mettersi in contatto coi vari Mini-Cube sparsi per il mondo. Fantatecnologia o futuro imminente? Non ci resta che aspettare fine gennaio per capire gli eventuali sviluppi di questo progetto. In ogni caso gli appassionati dei prodotti PARK si preparino con sacco a pelo e thermos in previsione delle interminabili code che accompagnano da sempre il lancio commerciale dei prodotti partoriti dal colosso targato Pagliani-Rossi. G.G. Marcello Mariana Artista e fotografo, nato a Lecco nel 1977, vive in Valtellina. Focalizza la sua ricerca fotografica sul paesaggio contemporaneo e le sue interazioni con l’essere umano. Il suo lavoro è stato esposto in numerose gallerie e musei in Italia e all’estero, tra cui la la Fondazione Bevilacqua La Masa, di Venezia e Aperture Gallery di New York. A Milano ha esposto alla Gallerie Carla Sozzoni e allo Studio Guenzani. www.marcellomariana.it Hello World “...every human being is a landscape...” Patrick Tuttofuoco Patrick Tuttofuoco crea strutture d’immagini, assemblaggi architettonici, film e animazioni che hanno alla base l’immaginario urbano come luogo in costante trasformazione. Luce e movimento sono i due elementi caratterizzanti del lavoro di Tuttofuoco, la loro compresenza e il modo con cui l’artista li combina, dona alle sue opere un fascino estetico particolare, capace però di innescare profondi quesiti teoretici. I lavori di Tuttofuoco sono spesso frutto di una collaborazione, questa pratica porta l’artista a creare dialoghi inediti tra soggetti pubblici e privati e tra le varie individualità che vi prendono parte. Operando a un livello di comunicazione molto ampio, Tuttofuoco esplora l’architettura come prodotto di un’energia, quella di chi costruisce e quella di chi ne usufruisce, trasformando la funzionalità in espressione individuale. Nato nel 1974 a Milano, vive e lavora a Berlino. Il suo lavoro è stato esposto ampiamente in ambito internazionale, in mostre personali e collettive. Tra le più recenti si ricordano: Things are queer, MARTa Herford, Germania; Hundred Stories about Love, 21st Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa, Giappone; Italics: Italian Art Between Tradition and Revolution 1968-2008, Museum of Contemporary Art, Chicago, e Palazzo Grassi, Venezia; TURN ON: Contemporary Italian Art, Art Gallery of Hamilton, Ontario; 10th Havana Biennial: Integration and Resistance in the Global Age; Dandelion, Kunstlerhaus Bethanien, Berlin; 50 Biennale di Venezia; Folkestone Triennial, Gran Bretagna; Musée d’Art Contemporain de Nimes, Francia; Shanghai Biennale; Revolving Landscape, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino. Park Times MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013 I RACCONTI DELL’ANNO pagina 10 Il piccolo principe S uccede che smetti di sorvolare la città in motorino, abbattuto dal fuoco amico, ti si è rotta la molla. Fai la tessera intera rete, annuale. Succede d’improvviso che la folla stipata nella metropolitana ti accolga come la distesa uniforme del deserto, pieghe su pieghe di persone: abbandonato alla pressione corporea, saturo di afrori, percepisci il lampo di solito genio nel discorso pubblico involontario, quasi un miraggio di sudore che subito si perde nel buio degli sguardi. Laggiù lontano, dicevano forse a me? E quando infine quattro ragazze poppute, ruotando attorno all’apposita pertica di sostegno, sembrano convergere in modo da richiamare alle vene brandelli di vita: devi scendere. Troppo tardi. Ho saltato la fermata e ora devo tornare indietro, attendere sulla banchina opposta. Tre minuti. Non c’è nessuno… del resto era sufficiente evitare il mio stesso errore, scendere alla fermata giusta: in questa direzione, a quest’ora, non si va mai. O forse sta arrivando qualcuno, sento dei passi. Mi volto per controllare le entrate e le uscite, noto che sono chiuse, lisce come un tubo. Non mi spavento per niente. Siedo all’estremo dei quattro posti liberi, disposto ad attendere non oltre i pochi minuti segnati dal display, ma prima, molto prima di intravedere i fari del locomotore, nel silenzio assoluto, echeggiano ancora quei passi. Ora è chiaro. Qualcuno sta camminando con i tacchetti sul ferro delle rotaie. Sporgo la testa oltre la linea gialla, ed ecco che sbuca un omino. Con la sua tuta da lavoro azzurra, si direbbe che abbia appena terminato una qualche riparazione. Non deve essere andata a buon fine a giudicare dalla smorfia. Cerca di pulirsi le mani dal grasso con uno straccetto lercio. Ha proprio l’aria disgustata. Dice tra sé: “… c’è una puzza tremenda qua dentro, non riesco a capirne la ragione… da dove vengo io certe cose le abbiamo risolte… uno schifo comunque, popolato di inetti, ma almeno non puzza.” L’omino mi rivolge uno sguardo interrogativo: “tu non devi avere la più pallida idea di dove vengo”. Ha gli occhi chiari, il volto sporco da bambino adulto, un ciuffo di capelli rossi in testa. Sarà alto un metro e venti. “Hai in mente ‘un’altra galassia’… Ecco il mio pianeta per cominciare sta in un’altra galassia… poco oltre la nebulosa di Andromeda, piuttosto lontano da questo vostro mondo.” Senza alzare la testa indica il soffitto annerito del tunnel. Mi guardo intorno per essere certo che siamo soli. Lui dice: “in una notte d’estate puoi vedere dove sta… sotto Cassiopea, è come uno sbaffo minuscolo…” Ho tirato fuori il telefono e abbiamo controllato la direzione. Sarebbe laggiù, abbiamo ripetuto indicando insieme, le braccia più o meno della stessa lunghezza, il mio polso più solido, ma le dita della sua mano eleganti e affusolate, con un enorme anello al medio. “Vabbè hai capito”. E si è seduto accanto a me con un saltello. I suoi stivaletti dondolano a mezzo metro da terra. “Vedi, noi abbiamo anche provato a venire qui e stabilire una nuova capitale, dovevamo… trasferirci. Io comandavo il quarto gruppo. Una banda di inetti… Mi hanno eletto principe… e io ho commesso la leggerezza di dargli retta. Vedi: qui c’era il campidoglio, là le nuove poste universali, la strada infinita di là, con le traverse a spina di pesce, la piazza coperta per la siesta, nel centro i pratoni da gioco… lo vedi anche tu che come capitale era perfetta?!” “Perfetta” ho annuito. “Peccato non sia rimasto nessuno…” “Noi… non ci siamo più venuti a stare per via della puzza. Non siamo riusciti a risolvere… la puzza.” “Ma se sono solo rovine, che vuoi stare a risolvere…” “Capisci che era il mio dovere? E mi hanno lasciato solo… perché ero il principe, l’architetto… insomma il responsabile”, mi ha guardato negli occhi sconsolato, il ciuffo di capelli rossi ondeggiante sulla fronte: “non ho capito neppure da dove viene, questo odore schifoso… Tu sapresti aiutarmi?” “A risolvere la puzza?” “No a tornare sul mio pianeta senza puzza.” Ho dovuto confessare che non avrei saputo farlo, mentre invece per la puzza conoscevo il rimedio. Ho improvvisato: “Aspira a piene narici, ripeti con me ‘in fondo non succede niente di male’… Vedrai che passa. Tutto passa. In questo nostro mondo funziona così. Non l’avevi capito? Abbiamo grandi capacità di adattamento.” Ha scosso la testa: “tutto passa? Ma questo odore è indecente!” “E tu stai a fare questioni di decenza… qua sotto!? Allora non lo capisci che sono solo rovine... Che stiamo smontando. Dovevi capitare da queste parti una trentina d’anni fa. Allora sì che andava a tutto vapore il cantiere! Sareste rimasti tu e come si chiama ‘il quarto reggimento’…” “Un gruppo di inetti” “Comunque ci avete trovato in una brutta fase, declino avanzato, smobilito, si chiude… La puzza è un residuo organico disperso nell’aria, per far sapere che qualcosa va in putrefazione… ed evitare il contagio. Ma l’odore in sé non ammala…” “Sul mio pianeta siamo convinti di sì” “Allora diciamo che io qui sono costretto… a pensarla così. Oppure cambio pianeta”, ho provato a scherzare “Vieni da me!?” L’omino bambino si è entusiasmato. “Ma come si fa?” “Bè come principe conterò ancora qualcosa spero, dovrebbero darti un buon posto.” “Dicevo: come facciamo… a uscire di qui, intanto.” “Se siete in declino come dici non dovrebbe essere difficile… Conosco il sistema. Si basa sulla credenza dei graffiti… li chiamate così vero?” E l’omino bambino, principe del quarto gruppo di inetti, venuti da un’altra galassia per stabilire proprio qua la loro capitale, ha passato un dito con l’unghietta, poi la pietra del suo anello, sulla superficie zincata che riveste il tunnel della stazione sotterranea, deliziandosi sembra dell’insopportabile stridio prodotto: “lasciando scritto un nome… si può andar via” “Aaaah, smettila!” ho urlato piano: “non ti fanno male le orecchie!?” “Tante storie per un graffio sulla lavagna, e intanto vivete in mezzo alla puzza. Avete inventato questo sistema geniale dei graffiti sulle rovine, usatelo! Con gli inetti del quarto gruppo ci siamo messi a studiare i pittori che si calavano nella Domus Aurea, la soldataglia nelle viscere di San Clemente per il culto di Mitra, le celle di Castel Sant’Angelo… i gabinetti, i cavalcavia, gli ascensori… nomi, cognomi, numeri, dichiarazioni… che al tale piano ci vive una donna di cui sognate il sedere, cose così. Poi magari quella donna non c’è più. Partita. E forse non c’era mai stata…” “Insomma, dici che troviamo la strada?”, non l’ho tanto seguito nel suo ragionamento sui graffiti. Il principe del quarto gruppo di inetti ripeteva che basta crederci, funziona come una fede. Ho aperto il palmo, lui vi ha deposto nel centro la pietra del suo anello, poi con le nobili dita ha avvolto l’intero mio pugno come richiudesse un pacchetto. Dentro, la sua pietra era calda, appuntita. L’ho usata per graffiare sulla parete. Il mio nome stampatello maiuscolo. L’omino mi ha chiesto indietro la pietra. Ha aggiunto dei segni che volevano ho pensato imitare l’alfabeto arabo. Ha detto naturalmente che quello era il suo di nome, e che ora era accanto al mio per sempre, anzi dentro al mio: alcune lettere si intrecciavano, non potevi che leggerli insieme, uno con l’altro. Ha messo anche una freccia e il cuore. “Possiamo andare”, è saltato giù dai sedili, dove era salito in piedi per scrivere, e mi ha fatto segno di seguirlo. Siamo scesi sui binari, dove ormai era chiaro non sarebbe passato nessun treno, ma invece si sentiva venire la musica di una chitarra, e ci siamo incamminati. Ma mentre facevo per seguirlo, nella direzione opposta a quella da cui venivano le note, lui mi ha intimato di voltarmi: dovevo restare fermo? Andare a scoprire da dove veniva quella musica? Il tempo di voltarmi e l’omino era sparito. a disposizone pochi libri: Beckett lesse, forse per disperazione, Via col vento., che certo non deve averlo aiutato ad alleviare la depressione. A Roussillon, Beckett scrisse il suo secondo romanzo, l’ultimo in inglese, intitolato Watt (pubblicato soltanto nel 1953 e tradotto in italiano nel 1967 da Sugar editore e oggi introvabile). E’ una delle storie più complicate mai scritte nel Novecento: al confronto Il Castello di Franz Kafka è una fiaba per bambini. I due libri hanno però in comune un apparente involontario umorismo. Proprio in Watt, Beckett sembra scoprire il parlare come dissacrazione del silenzio e la riluttanza delle cose a farsi nominare, con effetti anche comici. La narrazione è condotta da un certo Sam che racconta le “gesta” di Watt, che fu compagno di convalescenza in manicomio. La vicenda si svolge quasi tutta dentro la casa di un imprecisato signor Knott, presso il quale Watt era a servizio: “Watt non faceva mistero nelle sue conversazioni con me, del fatto che molte cose descritte come accadute nella casa, e naturalmente nella proprietà, del signor Knott, forse non accaddero mai, o accaddero in un modo del tutto diverso, e che molte cose descritte come esistenti, o piuttosto come inesistenti, perché queste erano le più importanti, forse non esistettero mai, o piuttosto esistettero per tutto il tempo”. La lettura di Watt (che Beckett definì “un gioco per tenersi in esercizio con la scrittura”), è molto gratificante fino all’inizio della Terza parte (ci sono molte pagine di grande genialità e divertenti descrizioni di personaggi secondari); poi hanno il sopravvento gli enigmi, le piroette linguistiche, il dilagare dell’insensato. Watt mostra l’impossibilità del conoscere: la ragione e la logica, come sono esaltate nelle Regole per dirigere la mente di Cartesio, sono inutili e impotenti. Beckett aveva maturato una sfiducia totale nella Ragione, e questo romanzo ne fu la prima radicale, e disperata, dimostrazione. Nel libro (che ha già molto di teatrale), Beckett mostra anche quello che diventerà un suo principio guida: “non esiste nulla di più comico dell’infelicità”. Watt è un personaggio profondamente infelice, ma dotato di “uno strano sorriso” e involontariamente comico. In quel periodo, mentre scriveva Watt, le uniche consolazioni (perché lo scrivere non fu mai per lui un piacere), Beckett le ebbe dall’amicizia con un contadino del luogo, tale Bonnelly, e dal suo straordinario vino. Il Domaine du Coulet Rouge, della famiglia Bonnelly dal 1937, produce: un “Sainte-Croix” (85% carignan e 15% syrah; invecchiato 10 anni) di notevole corposità; un indimenticabile “Les 4 génération” (35% carignan, 35% grenache, 30% syrah; invecchiato 8 anni); un poetico e abboccato “Terra Ocra” (90% syrah e 10% grenache); un “Cuvée Cabernet” e un “Cuvée Merlot” che resusciterebbero un morto. Quello attorno a Roussillon è un paesaggio singolare, bellissimo ma, a volte, spettrale: tozze montagne rosse come carne appena macellata (vi si estrae da parecchi secoli la polvere per fabbricare il colore Ocra); basse e nodose vigne; frequenti ciuffi di querce maestose; malinconici pini marittimi e slanciati cipressi curvati dal vento. Sono rimasto molto colpito dai variopinti fasci di rose che crescono al capo dei filari. Per segnalare, come mi spiegò un enorme contadino evidentemente sottratto al rugby, l’attacco dei parassiti, ma anche per infondere sapori vellutati e profumi profondi alle uve. Il borgo di Roussillon sembra una fortezza antica: strette viuzze, piazzette che salgono e scendono, terrazze che guardano i campi. La casa dove abitava Beckett, che è stata di recente messa in vendita, è una villetta a due piani con il tetto spiovente e un buffo balcone panoramico, circondata da un piccolo giardino, appena fuori dell’abitato. I Bonnelly invece possiedono una specie di tozza torre, appoggiata a una costruzione in mattoni e cemento, che dà le spalle alla campagna. Nella cantina al piano terra, troneggia un bancone di quercia e ottone attorniato da decine di botti. Si va là, si assaggiano i vini, si mangia pane e formaggio e si parla di Beckett (il cui ritratto in bianco e nero fa capolino da dietro un alambicco). Non c’è nulla di bucolico: una serie di aziende agricole moderne ed efficienti; un agglomerato rispettoso dell’interazione con la natura; gente simpatica e consapevole che il marketing significa anche tirare in ballo la letteratura e la storia. Perché il vino dei Bonnelly è entrato nella storia della letteratura. Infatti, all’inizio del secondo atto di Aspettando Godot, Beckett fa dire a Vladimiro: “E io ti ripeto che noi due siamo stati insieme nel Vaucluse… Abbiamo vendemmiato, perfino, da un certo Bonnelly, a Roussillon”. Lorenzo Pavolini Nasce a Roma nel 1964. Redattore della rivista Nuovi Argomenti. Ha pubblicato i romanzi “Senza rivoluzione” (Giunti 1997, premio Grinzane Cavour esordiente), “Essere pronto” (peQuod, 2005), “Accanto alla tigre” (Fandango, 2010, finalista Premio Strega, vincitore del Premio Mondello e del Biografilm Books Award), “Tre fratelli magri” (Fandango 2012). Ha partecipato a diversi progetti teatrali e collabora con Radio3Rai. Roussillon N ella fredda e piovosa serata del 2 febbraio del 1968, proprio mentre alcune bombe molotov venivano lanciate a Berlino contro le finestre del “Berliner Morgenpost” (appartenente al gruppo editoriale Springer), l’emittente televisiva Westdeutscher Rundfunk mandò in onda il filmato della rappresentazione di Commedia di Samuel Beckett e il suo inquietante mediometraggio Film, con Buster Keaton e la regia di Alan Schneider. La cronaca narra che non contenti, al termine, trasmisero anche un dibattito di un’oretta tra: il filosofo Theodor W. Adorno; Martin Esslin, direttore della sezione radiodrammi delle BBC nonché autore del celebre libro Il teatro dell’Assurdo (1962); il critico di “Die Zeit” e del “Frankfurter Allgemeine Zeitung” Walter Boehlich e lo scrittore comunista austriaco Ernst Fischer. Vengono i brividi se ci si sofferma a pensare com’è cambiato il mondo della cultura negli ultimi quarantacinque anni! Oggi una serata televisiva così confezionata sarebbe inconcepibile. Gli indici di ascolto crollerebbero immediatamente a picco e forse ci sarebbe anche il rischio (almeno a sentire molti dirigenti del nostro “servizio pubblico”) di rivolte di piazza. L’unico che cercò di far passare Beckett alla televisione italiana fu il simpatico e intelligente Andrea Camilleri che, pionieristicamente, nel 1958, aveva messo in scena, nel Teatro dei Satiri a Roma, Finale di partita e ne curò poi una versione televisiva con Adolfo Celi e Renato Rascel, ma dovette aspettare il 1994 per diventare famoso, con le storie del commissario Montalbano. Comunque, quella germanica conversazione televisiva fu così importante che è stata poi, nel 1994, pubblicata in un libro, con il significativo titolo di Essere ottimisti è da criminali (trad. it. l’ancora del mediterraneo 2012). Adorno, tra l’altro, vi sostiene che nessuno come Beckett ha mostrato l’impossibilità del linguaggio e che, durante una conversazione, gli confessò che “lo stesso parlare è una dissacrazione del silenzio”. Un bel paradosso! Che però è la chiave per capire uno dei suoi libri più celebri e meno letti. Così, in tarda primavera, mi son messo nello zaino questo libretto e son partito alla volta di Roussillon: un bel paesino di campagna nel Dipartimento del Vaucluse, nella Regione Provenza-Alpi marittime. Là, agli inizi del novembre del 1942, vi si era rifugiato Beckett, con la sua compagna, Suzanne Deschevaux-Dumesnil, fuggendo dai tedeschi. Beckett, che si era appena tagliato i baffi, per camuffarsi e non sembrare “un impiegato inglese”, trascorse là tre anni di depressione e solitudine. Lavorava il bosco di lecci e la vigna di un contadino, in cambio di cibo e legna da ardere, mentre Suzanne dava lezioni di pianoforte. Avevano Francesco M. Cataluccio Ha studiato filosofia e letteratura a Firenze e Varsavia. Dal 1989 ha lavorato nell’editoria e ora dirige i programmi culturali di Frigoriferi Milanesi. Ha pubblicato: Immaturità. La malattia del nostro tempo (Einaudi 2004); Vado a vedere se di là è meglio. Quasi un breviario mitteleuropeo (Sellerio 2010; Premio Dessì per la letteratura 2010); Che fine faranno i libri? (Nottetempo 2010); Chernobyl (Sellerio 2011); L’ambaradan delle quisquiglie (Sellerio 2012). Lisa Farmer Designer e maker originaria del North Carolina (USA), vive e lavora a Milano. La sua ricerca esplora le relazioni che possono nascere dall’incontro tra design, artigianato ed arte. Il suo lavoro, attualmente in mostra alla Bilston Craft Gallery (West Midlands, UK), è stato anche esposto al Victoria & Albert Museum di Londra, in occasione della mostra “The Power of Making”. www.lisafarmer.com Park Times MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013 RUBRICHE Il Parere dell’Esperto Architettura a Milano: Presenze ingombranti, confronti emozionanti Maria Vittoria Capitanucci I n città spesso ci si deve rapportare con la preesistenza, oggi più che mai, e a Milano in particolare è facile incrociare nel proprio cammino progettuale quei ‘Baroni Rampanti’ -per estrazione aristocratica e libertà espressiva assoluta- che l’hanno ricostruita con grande maestria nel dopoguerra. Quei ‘professionisti colti’ che oggi il mondo dell’architettura internazionale ci invidia, studia e riprende come modelli e suggestioni sia per le loro nuove tipologie residenziali -il tema del condominio milanese lo insegniamo ormai in Università- sia per quelle sperimentazioni, a volte anche azzardate, sugli edifici per uffici. Per intenderci erano gli anni della Velasca dei BBPR e del grattacielo Pirelli di Gio Ponti, ma anche gli anni eroici di Luigi Caccia Dominioni, di Ignazio Gardella, di Vico Magistretti, di Asnago e Vender, di Alberto Rosselli, di Franco Albini, di Vito e Gustavo Latis, dei fratelli Soncini, di Marco Zanuso. Con questi ultimi Park Associati ha dovuto fare i conti in due differenti occasioni. Con Eugenio e Ermenegildo Soncini, l’incontro è stato nella riqualificazione dell’edificio la Serenissima in via Turati, con Zanuso l’occasione è stata la rifunzionalizzazione di quel grande ‘cetaceo’ che, dalla fine degli anni sessanta, occupa con austero anonimato il primo tratto di via Melchiorre Gioia. Un edificio interrogativo, una grande presenza, ma quasi ‘invisibile’ compreso in una situazione di schizofrenia cittadina, incastrato, come è, tra la generosa storia sussurrata dalle Cucine Economiche di Luigi Broggi (1883) e le presenze urlate di ‘ultima generazione’ delle recenti torri e trasformazioni dell’area Portanuova-Varesine. Del resto è fisiologico: nella città contemporanea prima o poi è necessario dialogare con queste ‘ingombranti’ presenze che hanno reso unici gli anni della ricostruzione avendo avuto anche il merito di aprire alla sperimentazione sui materiali, alle tecniche costruttive e strutturali più avanzate e ricercate, alla prefabbricazione, al tema delle nuove ‘pelli’ di rivestimento, traendo suggestioni dall’arte più avanguardistica del tempo, anticipando scelte dei nostri giorni. L’importante è non soccombere e questo pare essere il motto dei Park Associati che con freddezza anglosassone (lo fecero il Team X, gli Smithson, Lasdum), ‘uccidono’ i padri assorbendone le qualità. Dunque, come si è detto, a Filippo Pagliani e Michele Rossi è toccato prima confrontarsi con i fratelli Soncini, Eugenio che collabora a lungo con G. Ponti per poi partecipare alla realizzazione del grattacielo Milano in piazza della Repubblica con L. Mattioni, e il fratello ingegnere, Ermenegildo. I due proseguono poi per tutti gli anni successivi con una fulgida e interessante carriera ‘in famiglia’. Insieme realizzano due delle più eleganti cliniche in città, la Madonnina e la Capitanio, lo sfaccettato edificio della compagnia Tirrenia in piazza Liberty e la ‘analoga’ residenza di via Buonarroti, poi, agli inizi degli anni sessanta, la Serenissima, l’elegante e innovativa ex sede Campari in via Turati a due passi dalla mitica Ca’ Brutta che su di essa in parte si specchia, con anche un bellissimo giardino interno. Un nuovo ‘armigero nero’ nel cuore della città alla stregua dei due, più noti e precedentemente realizzati (1954), di Caccia Dominioni in Corso Europa, affiancati all’altra icona di quegli anni che è l’edificio per uffici di Vico Magistretti. Oggi la Serenissima, dopo l’intervento di riqualificazione di Park Associati apre, con risoluta eleganza, la via Turati ed è tornato a vivere da protagonista con un nuovo impaginato sofisticato per le facciate in metallo scuro, nel rispetto assoluto del ritmo originario e le grandi nuove vetrate del fronte su via Cavalieri. Il giardino ridisegnato nel verde dal bravo paesaggista Marco Bay, ha dato corso ad una inaspettata sorpresa, quella del gioco delle grate circolari pensate ai tempi per inondare di luce i parcheggi sotterranei, e ora divenute visibili, sono anche disegno della pavimentazione e ‘paesaggio’ per gli affacci interni dei nuovi fronti più aperti e trasparenti rispetto a quelli pensati dai Soncini. Una bella sfida, dunque, giocata nel rispetto della qualità del progetto originario ma con un piglio deciso sia sul piano della rifunzionalizzazione interna sia su quello del linguaggio contemporaneo. Poi è stata, la volta di vedersela con Marco Zanuso, quasi un intoccabile. Se rapportarsi con i Soncini era fatto delicato, ristrutturare e riqualificare una presenza come quella del Residence di via Melchiorre Gioia (con P. Crescini 1967-73), diviene cosa delicatissima. Certo non si tratta dell’opera più significativa del noto autore del Piccolo Teatro di Milano, non è certo la sede Olivetti di Buenos Aires o quella di San Paolo (1955-61) che lo resero noto internazionalmente assieme, naturalmente, alla sua fama indiscussa nel campo del design. Dalla sua collaborazione con Richard Sapper erano nate infatti la radio Cubo, la televisione per Brionvega, il telefono Scelto da Voi Ristorazione: Un Bistrot fra le montagne Salewiane S iamo stati a visitare il “Bivac”, bistrot aperto di recente nel giardino antistante la palestra di roccia più grande d’Italia della nuova sede di Salewa, a Bolzano sud. Fino a poco tempo fà, Bolzano sud era sinonimo di area industriale a pochi passi dall’autostrada del Brennero, ma ora si va a Bolzano sud per arrampicare, comprare capi tecnici da montagna nello shop aziendale e per fare una sosta nell’accogliente locale che porta un nome caro agli alpinisti, sinonimo di pausa ristoratrice dopo le fatiche delle vette. Il Bivac è aperto dal lunedì al sabato, dalle 7 del mattino alle 23. Ci si può gustare un’ottima colazione a base di prodotti locali: pane nero, muesli, frutta e yogurt (qui il chilometro 0 ha davvero senso). In settimana si possono trovare i classici cornetti integrali e muffin di produzione artigianale. Ma il locale è perfetto anche per un pranzo veloce e curato. L’ora dell’aperitivo è una delle più gettonate, anche perché qui c’è l’Aperitivo lungo, ora felice in cui riposarsi dopo le prodezze della palestra di roccia o ritrovarsi con gli amici per iniziare una serata. Per tiratardi e meditativi c’è poi il momento della cena “Wine and Dine”, si cena con piatti tipici rivisitati con fantasia: spaghetti di castagne fatti in casa con verdure e burro al chili, filetto d’agnello alla griglia con ratatouille, polenta alla Bistrot Bivac, Bolzano, Salewa Headquarters pagina 12 griglia e salsa di miele al vino rosso e per dessert abbiamo scelto il golosissimo tortino tiepido di grano saraceno con mirtilli e gelato alla vaniglia. Un buon bicchiere di Lagrein o birra Forst alla spina per accompagnare. Ma non è tutto: il sabato è dedicato al brunch, il giovedì sera agli incontri con i grandi alpinisti, il venerdì sera ai concerti di musica live. Questo spazio relativamente piccolo, con 60 posti all’interno e 100 sulla terrazza coperta, arredato in modo eclettico, sobrio nei colori e nelle linee, grande vetrata che segue tutto il lato verso la palestra di roccia, con qualche strizzatina d’occhio alla tradizione locale, è diventato in breve tempo un punto di ritrovo per tutta la città. Un bistrot per tutte le stagioni: in primavera si ammirano i ciliegi in fiore piantati nel giardino che divide il bistrot dalla palestra, d’estate si respira il fresco che fa profumare l’erba del prato, in autunno si spalanca lo spettacolo dei colori autunnali nei pendii delle montagne e d’inverno si beve volentieri un buon bicchiere di vino al caldo del locale. Guardandosi attorno si scorge la sagoma illuminata di Castel Firmiano, dove Reinhold Messner ha dato casa al suo museo della montagna, posto di vedetta sul passaggio della Val d’Adige, il cielo terso e cristallino… e si attende la neve. Grillo, la lady armchair. Poi da solo, Zanuso sarà l’art director di Arflex -pensata dalla Pirelli per utilizzare la gommapiuma nel campo dell’arredo-, dopo essere stato redattore di Domus e apprezzatissimo docente universitario fino alla fine della sua lunga carriera. Insomma una figura a 360° con la quale è davvero difficile fare i conti oggi. In ogni caso, il Residence dalla grande ‘vasca’ in cemento che lo indica alla città, a seguito di concorso, va ora ripensato in termini funzionali, diventando un edificio per uffici di cui solo una parte rimarrà destinata ad hotel. Il sistema compositivo del lungo fronte a fasce orizzontali dove i pieni e vuoti corrono ‘quasi infiniti’, pronti a svoltare nell’angolo smussato, rimane comunque un caso a sé nella produzione di Zanuso, senz’altro più vicino, per scala e sistema costruttivo, a quella serie di stabilimenti industriali che oggi lo fanno essere al centro di ricerche sul campo, dall’IBM di Segrate alle fabbriche Olivetti passando per la Necchi, distante, senz’altro, dall’edificio residenziale dai fronti disegnati da Dova in viale Gorizia ( 1947-52), da quello di via Senato progettato con R. Menghi e con interventi di Lucio Fontana (1974), e ancora dalla serie di ville indimenticabili, da quella in via Monterosa (1961-63), a quella ad Arenzano, da quella di via XX settembre (1960-64) a quella ad Arzachena (1962-64) per il fratello. Certamente, però, l’impegno di Zanuso sul tema dell’industrializzazione edilizia, nell’esperimento di prefabbricazione pesante sull’involucro del residence, diviene un fatto leggibile che riconduce l’edificio esattamente al suo tempo, senza velleità di immortalità, rimanendo in un certo senso un grande fantasma nella città. Esattamente come l’altro grande complesso per terziario, quello in via Abadesse/via Pola, non a caso progettato nel 1971 con Lodovico Barbiano di Belgiojoso. Quegli anni sessanta/settanta, appunto, affrontati proprio da personaggi come Alberto Rosselli, i BBPR e lo stesso Zanuso impegnandosi, più di altri, sul fronte della prefabbricazione. Un mondo che porterà il grande architetto milanese a progettare con Sapper persino un’unità abitativa completamente industrializzata e, ancora con Pietro Crescini, il complesso sistema Feal per la casa di via Laveno (1960) e per l’Isituto Stomatologico Italiano (1963). A questo punto la domanda nasconde quasi un giallo…cosa ne faranno Park Associati? Lamine vibranti riusciranno a smuovere il grande e aristocratico ‘cetaceo’ ‘spiaggiato’? Molti di noi vi sono affezionati, maneggiare con cura. Maria Vittoria Capitanucci Storico e critico dell’architettura insegna al Politecncico di Milano, Scuola di Architettura e Società e collabora con riviste e siti specializzati. Tra le sue pubblicazioni recenti monografie su Milano contemporanea (Skira) e su alcuni dei protagonisti della ricostruzione in Lombardia. Scelti da Noi Appuntamenti per il 2013 - Marrakech Luglio, date da decidere Festival National des Arts Populaires www.marrakechfestival.com - Milano, Stadio di San Siro 18 luglio Depeche Mode www.ticketone.it - Mosca, Stadio Luzhniki 10-18 agosto Campionati del mondo di atletica leggera 2013 www.iaaf.org - San Francisco, SFMOMA Fino al 3 febbraio Jasper Johns, Seeing with the Minds Eye www.sfmoma.org Album Cover per Aladdin Sane 1973 Foto by Brian Duffy © Duffy Archive - Londra, Victoria and Albert Museum 23 marzo - 28 luglio David Bowie is www.vam.ac.uk - Berlino, varie sedi 26 - 28 aprile Gallery Weekend Berlin 2013 www.gallery-weekend-berlin.de - Parigi, Musée de L’Orangerie 9 aprile - 22 luglio I Macchiaioli (1850-1877) des Impressionistes Italiens? www.musee-orangerie.fr - Parigi, Musée de L’Orangerie 8 ottobre - 13 gennaio 2014 Frida Kahlo/Diego Rivera. L’art en fusion www.musee-orangerie.fr - Venezia 1 giugno - 24 novembre 55 Esposizione Internazionale d’Arte, Biennale di Venezia www.labiennale.org - San Francisco, SFMOMA Fino al 10 febbraio Alessandro Pessoli, New Work www.sfmoma.org - Sao Paulo, varie sedi Data da decidere FILE 2013 Electronic Language International Festival www.filefestival.org - Tokyo, varie sedi Periodo consigliato: prima metà di aprile Japanese Cherry Blossom www.tokyo-top-guide.com - Lucerna, Lucerne Festival varie sedi 16 - 24 marzo Claudio Abbado e Martha Argerich in concerto www.lucernefestival.ch - Opernhaus Wuppertal 7, 8, 10, 11, 12 maggio Vollmond by Pina Bausch Dance Company www.pina-bausch.de - Toronto, varie sedi 5 - 15 settembre Toronto International Film Festival www.tiff.net COMMUNITY Park Times MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013 Lettere ai Direttori pagina 13 La Posta del Cuore A domanda rispondo Yes We Love Caro Direttore, scrivo poiché stupita e a tratti preoccupata dallo scemare di interesse degli ultimi mesi nei confronti della probabile imminente fine del mondo. Mi sono sempre ritenuta una persona estremamente razionale e pragmatica, ma questa notizia non riesce a darmi pace. Soffro da mesi di insonnia e nei rari momenti di dormiveglia un’immagine mi perseguita: l’implosione della via lattea, l’intera galassia che come un tornado attraversa vorticosamente tutte le atmosfere per collassare definitivamente esattamente ai piedi del mio giacilio, creando un’esplosione stellare le cui scintille si dipaneranno per tutto il globo, dectretandone l’apocalittica fine. Come venirne fuori? AC Cara AC, è buffo come le persone reagiscano in modi diversi ed eterogenei alle previsioni/profezie non andate a segno. Arrivano lettere di persone che sostengono di non aver mai creduto, lettori stupiti che altri abbiano creduto ed altri che probabilmente scrivono con il loro smartphone ancora sui terrazzi delle proprie abitazioni credendo che la fine del mondo sia arrivata per davvero, di trovarsi nel bel mezzo degl’Inferi e di essere stati condannati alla vita digiuna, eremita e sui propri terrazzi. Un consiglio in generale? Portatevi a presso sempre le chiavi quando andate in terrazzo! Un consiglio per te? Un buon calice di vino rosso, e vedi di conoscere un buon uomo che ti faccia vedere le scintille per davvero. Caro Direttore, sono un uomo sulla trentina, gracilino (sui 63,5 kg c.a.), pochi capelli ed una strano portamento curvo. Nonostante ciò ho una fidanzata-convivente-poliziotta che pur essendo una femminista convinta mi obbliga ad adempiere a qualsiasi sforzo fisico che la manutenzione del nostro nido richiede quotidianamente. Al giorno d’oggi, dove le nuotatrici sfrecciano nell’acqua superando gli uomini e le saltatrici con l’asta svettano ad altezze stellari restando attraenti, è giusto che il retaggio dell’ “uomo-forzuto” domini e le casse dell’acqua debba portarle sempre io? AR Caro AR, le suggerisco un piccolo esperimento: alla prossima spesa compri due casse d’acqua, la sua compagna sarà costretta a portarne una, quando sulle scale le darà la seconda rampa di distacco si renderà conto che i tempi son maturi per liberarsi di alcune immagini radicate nel passato.(Nel caso in cui le imponga di fare due viaggi forse i tempi son maturi per liberarsi di lei). Cara AV, sono un professionista di 72 anni, felicemente sposato con figli e nipoti ormai grandi, sereno nella propria vita sentimentale e di coppia. L’amore verso mia moglie è rimasto immutato negli anni e anche la sopraggiunta quiete sessuale non mi ha turbato quanto pensassi. Siamo una giovane coppia di innamorati dai capelli bianchi che condividono molte passioni e si amano teneramente. Da qualche settimana però qualcosa di nuovo è arrivato a turbare questo equilibrio, è difficile da spiegare e temo che solo l’anonimato mi stia dando la forza per confessarmi. Ebbene sono attratto da delle architetture, si ha capito bene, da dei palazzi! Non immagina lo stupore nel sentire il vecchio soldatino rimettersi sull’attenti davanti alla torre Branca! In un primo momento non sono riuscito a collegare le cose ma con il ripetersi degli episodi mi sono reso conto della triste verità: le architetture d’autore mi eccitano. Ponti, Caccia Dominioni, Gae Aulenti, il solo pensare alle loro opere mi mette in agitazione. Non Le chiedo se sia normale o meno perchè ahimé conosco la risposta ma Le chiedo se e come dovrei confessarlo a mia moglie. Dovrei? Grazie per l’attenzione. GG di Avelia Velia Caro GG, L’amore ha la capacità di sublimare in forme e dimostrazioni a noi del tutto inaspettate. Spesso il corpo reagisce prima dell’anima ai richiami della passione e questi risvegli ci fanno trasecolare. In questo caso confessare un tradimento potrebbe portare il vostro rapporto ad un livello di sublimazione tale da aprire i vostri orizzonti verso un’interessante ménage à trois; lei, lui e Ponti! Cara AV, sono una studentessa del Politecnico di Milano. Mio padre architetto, mio nonno architetto, mia madre arredatrice, mi sono iscritta ad architettura più per seguire una tradizione famigliare che per vera passione. Il mio sogno era ballare, tutti mi dicono che ho talento ma la mia famiglia non avrebbe mai accettato che mi dedicassi alla danza. Così adesso, di nascosto dai miei, faccio la ballerina di pohl dance nelle discoteche. Da un pò di tempo sto frequentando un ragazzo molto simpatico e carino, mio compagno di corso; è dolce, comprensivo e discreto e pensavo di essere sinceramente innamorata di lui. Qualche settimana fa però è cambiato Il Quiz dell’anno tutto: sono andata alla conferenza stampa di presentazione di un progetto per l’Expo 2015 alla Triennale, qui a Milano, e lì ho incontrato l’uomo della mia vita. Più che incontrato, l’ho visto, presentava uno dei progetti in concorso. Un architetto quarantenne, forse qualche anno in più, qualche capello grigio, vestito casual, sorriso aperto, citazioni colte, sciolto nel parlare, ironico e divertente: assolutamente affascinante e irresistibile. Tutto il mio mondo è sparito, niente più pohl dance, niente fidanzato premuroso, ora vivo per lui, studio giorno e notte, divoro manuali di architettura, frequento due corsi di autocad contemporaneamente, disegno edifici di improbabile realizzazione, vado a tutte le conferenze e alle mostre di architettura sperando di incontrarlo. Ho scritto al suo studio offrendomi come tirocinante ma mi hanno risposto di riscrivere tra qualche mese, io però non posso aspettare, devo conoscere l’uomo che ha cambiato la mia vita, devo assaporare il brivido di stargli vicino, di sentire la sua voce che mi parla, i suoi occhi che mi guardano. Velia, mi aiuti Lei, non so più cosa fare. Anima in pena. Cara Anima in pena, non ti resta che fargli la posta sotto lo studio! Non mollare! Che tempo farà? ...BOH! 6 24 25 10 2 32 1 11 7 5 14 31 15 17 19 4 3 33 28 9 8 20 21 22 23 26 34 29 30 27 Soluzione: Assago MilanoFiori, edificio U27, progetto di PARK Associati 16 1312 18 Cavoli vostri! Consigli di fine stagione Se una notte d’inverno un viaggiatore Se, sfinito di shopping, un viaggiatore si ritrovasse a Milano durante le vacanze di Natale, dovrebbe sapere, quel viaggiatore, che a due passi dalla Scala e dalla Galleria, è nato un vero e proprio polo museale di tutto rispetto: le Gallerie d’Italia che comprendono tre palazzi mirabilmente restaurati: Palazzo Anguisola, Palazzo Brentani e Palazzo Beltrami, un tempo sedi di attività bancarie, sono stati riconvertiti in uno spazio aperto al pubblico, dove sono stati collocati due nuclei importanti di opere. Il primo di pittura milanese dell’800, con quadri di Hayez, Migliara, Canella, Bisi, Induno e importanti vedute storiche della città. Il secondo comprende un nucleo di selezionatissime opere di arte moderna e contemporanea: da Burri a Fontana, da Afro a Capogrossi, da Rotella a Schifano, fino a giungere ai più giovani Arienti, Cavenago e Kaufmann. Quindi, viaggiatori e milanesi, se non siete riusciti a procurarvi un biglietto per la Scala, se non vi potete permettere il Lohengrin, il concerto di Lang Lang e nemmeno (accidenti!) il balletto di Sasha Waltz, rifugiatevi nelle accoglienti sale museali appena di fronte, sulla piazza, magistralmente allestite da Michele de Lucchi. Le mostre sono a ingresso libero, potrete poi prendere qualcosa di caldo alla caffetteria e per lo stesso prezzo dell’ultimo posto libero di un palco da sei (da cui non si vede nulla e allora meglio comprarsi un cd), potrete acquistare alcuni bellissimi libri d’arte che allieteranno le vostre serate invernali. I viaggiatori che non avranno già speso tutto lungo le vie insidiose del quadrilatero potranno portare dei bei ricordi a casa e regali a parenti e amici amanti dell’arte e dell’Italia. Si può anche proseguire poi, attraversata la Galleria Vittorio Emanuele e non senza essersi fermati a bere uno Zucca al Camparino o un Campari allo Zucca che è lo stesso, fino a piazza del Duomo. Rincuorati e alleggeriti dall’aperitivo si può puntare sul Palazzo dell’Arengario che ospita il Museo del Novecento con la collezione pubblica di opere d’arte italiana del secolo scorso. Solo le sale di Fontana con i neon e il soffitto spaziale dell’Isola d’Elba, valgono una visita. Dalla sala dei neon di Fontana si ha una vista incomparabile su Piazza del Duomo, sulla galleria e su Palazzo Reale, dove, se non bastasse, ci sono le mostre: “Picasso” e “Costantino 313 d.C.”. Ma visto che ormai ci sentiamo quasi in una grande città europea, perché non vederci anche qualche spazio dedicato all’arte contemporanea? Le gallerie private saranno tutte chiuse durante le vacanze di Natale ma non il PAC, con la mostra dedicata ad Alberto Garutti, grande anfitrione e guru delle nuove generazioni di artisti italiani dagli anni 90 in poi, tanto che alla Galleria d’Arte Moderna, attigua al PAC, potrete vedere una carrellata dei lavori dei suoi allievi. C’è poi uno spazio più periferico, l’Hangar Bicocca che oltre a contenere i sette Palazzi Celesti, sculture monumentali di Anselm Kiefer, dopo anni di tentennamenti, si è finalmente dato una programmazione regolare di proposte d’arte contemporanea molto interessanti. Attualmente ospita le mostre di due artisti internazionali: Carsten Nicolai e Tomàs Saraceno. Il primo, freddo e sublime mixatore di suono e forma, il secondo, sperimentatore di rapporti inediti tra materia e spazio. Se troverete aperto il bistrot, la giornata, per quanto fredda e grigia, sarà salva. Ma se proprio non avete digerito il mancato approdo alla Scala e la non partecipazione alla standing ovation per Lang Lang, allora via alla gita fuori porta! Ce n’è per tutti i gusti: prendete un treno, andate a Torino illuminata dalle Luci d’artista, andate alla GAM a vedere la mostra di quel mattacchione di Salvatore Scarpitta, appassionato assemblatore di automobili che quando si costringeva a intervenire sulle tele, invece che dipingerle le strappava e poi le riannodava oppure ci mischiava materiali meno malleabili come il legno e il metallo. Andate alla Fondazione Merz a vedere la mostra di Marisa Merz, gentile, fragile e potentissima artista “povera”. Non mancate una visita al Museo del Cinema, ospitato nella Mole Antonelliana: un viaggio nel nostro immaginario collettivo: vedrete Humphrey Bogart e Ingrid Bergman dirsi addio in presa diretta, indiani all’assalto, dolci vite, Fred e Ginger, Metropolis, ET e Guerre Stellari, lanterne magiche e cartoons… prendete l’ascensore che attraversa, sospeso nel nulla, tutta la volta della Mole e godetevi lo spettacolo delle alpi dalla sua cima. Torino è troppo vicina? Compratevi un bel biglietto Frecciarossa e sfrecciate a Firenze, mettete un dito a caso sulla mappa del centro storico e andateci. Una mostra per tutte nella città del giglio: Gli anni 30 a Palazzo Strozzi, pittura, scultura e design di un decennio cruciale. Curata perfettamente, una mostra per fare delle vere scoperte. Non siete ancora soddisfatti? Avete ancora le note wagneriane che vi tormentano e non vi fanno prender sonno? A Roma c’ è la mostra di Vermeer alle Scuderie del Quirinale e il 6 gennaio c’ è il mercatino della Befana a Piazza Navona. E se una notte d’inverno un viaggiatore si perdesse per i boschi dell’Umbria, arrivasse a Spoleto e trovasse miracolosamente aperte le porte del suo sublime Duomo, vedrebbe l’abside affrescata da Frate Filippo Lippi che si innamorò di Lucrezia, modella dei suoi dipinti, gettò la tonaca e mise al mondo Filippino. A Spoleto visse i suoi ultimi anni e nel suo Duomo è sepolto. E qui non ci sono Wagner, pianisti cinesi e balletti che tengano. L.R. CULTURA E SPETTACOLO Park Times MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013 pagina 14 I QUESITI DI FINE ANNO Filippo Abbiamo fermato alcuni passanti durante lo shopping natalizio. Queste le domande riguardo l’anno appena passato: Ricamatore 1. La lettura preferita? 2. Un immagine che ti ha colpito? 1. “La Lettura”, inserto domenicale del Corriere Della Sera 2. Cane Leone nella sua tomba 3. “Le Vent nous portera”, Sophie hunger remake dei Noir Desire 4. Sud dell’isola di Zante, prima cala ad ovest di Punta Ypsòliythros. Coordinate geografiche: lat 37°39’ 15,11’’ nord long 20° 51’ 13,17’’ est 5. The Cube a Milano, in piazza Duomo! 6. Zenzero 7. Password 8. Energia per tutti 3. La colonna sonora più fischiettata? 4. Il luogo? 5. La notizia bomba? 6. Il sapore che ti viene in mente? 7. Il 2012 anno del/dei/delle...? 8. Cosa ti aspetti dal 2013? 1. “Viipuri Library”, Alvar Aalto 2. Il fondale del mare attraverso la maschera 3. In a manner & speaking, dei Nouvelle Vague 4. L’isola di Skiros, Grecia 5. Mi sono laureata e sono venuta in Italia 6. La pasta con salsa di granchio 7. Dei viaggi in aereo 8. Che sia pieno di nuove esperienze Fenia Pilota di Aeroplani 1. “La trilogia della città di K”, Agota Kristof 2. La visione di incombenze: la cantina di casa, zeppa di scatoloni ammuffiti di trasloco che non troveranno mai una giusta collocazione 3. Kap Bambino, Devotion, da sospetto a rivoluzione 4. Il muro nero tra Lancetti e Bovisa, in treno, fermo, così vicini a nessuna dimensione conosciuta. Ogni. Giorno! 5. Nessuna nuova psicosi pandemica generante inutile panico sanitario 6. Long Island Iced Tea, senza rimorso 7. dell’ inquietudine umorale 8. dell’ inquietudine immorale Alice Marinaia Alexia Assaggiatrice 1. I titoli dei libri nelle librerie altrui 2. È a colori, prospettica, simmetrica, dalle linee dritte e decadente (come piace ai giovani d’oggi) 3. Engine, The Ethiopians di giorno. Tecnowest, 2pigeons di notte 4. Casa 5. Australia, scoperta nuova specie di lucertola, già in estinzione 6. Zaramenta (brancamenta+seltz+fettina d’arancia+ghiaccio) 7. Dei tormentoni e delle tormente 8. Meno sinteticità 1. “Stoner”, John E. Williams, per deprimermi; le email di Nazim Beltran, per divertirmi 2. Due bimbe (le mie) che corrono sulla spiaggia di Essaouira al tramonto 3. Sotto la doccia: Mahna mahna / Lullaby of birdland - the Muppets; in bicicletta: My Funny Valentine - Miles Davis: ho un fischio che modula come la tromba di Miles... 4. Milano, Stoccolma, Londra viste dalla stessa sedia, dallo stesso tavolo 5. Non può che essere la scoperta del Bosone di Higgs: la particella di Dio! 6. Il Fish and Shellfish Platter del B.A.R. Restaurant di Stoccolma 7. Della fine del mondo (secondo i Maya....) 8. Una rivoluzione! Michele Chitarrista in una Boy Band Fabio Ruspista di escavatori idraulici Cat 390D L 1. Quella del contatore 2. La foto che Amal ha scattato a sua moglie 3. La quinta sinfonia di Peethonen 4. 39 Rugdeveinen, Bergen, Hordaland, Norge ( consiglio una visita con google street view....) 5. Felix Baumgartner si lancia in caduta libera da 3900 matri di altezza 6. Il pranzo etnico di un panino con wasabi, acciughe e nutella 7. Hai perfettamente ragione! 8. Una nuova era glaciale! 1. “Las Huellas imborrables”, Camilla Läckberg 2. Vedere i sorrisi dei bambini della Core Foundation insieme ai miei amici Pablo e Fede 3. School. Dei Supertramp 4. I muri di Dubrovnik 5. Ho iniziato un periodo di tirocinio presso lo studio Park associati 6. La Spagna ha vinto gli Europei di calcio di nuovo 7. Della buona fortuna 8. Di vincere il Pritzker Prize. Rodrigo Casellante Andrea Allevatore in una fattoria didattica Marinella Giocatrice di Softball 1. L’oroscopo di Brezny 2. La carta da parati di un edificio demolito 3. The right thing, versione dei Groovin’Bull 4. San Miniato al monte, Firenze 5. Sono diventata zia! 6. Gelato al pistacchio, tequila e pepe rosso 7. Belle o brutte che siano state, è stato l’anno delle novità 8. Stabilità 1. “Il mondo nuovo”, Aldous Huxley 2. La veduta al tramonto dalla cima della torre Galata di Istanbul 3. “Anna (El Negro Zumbon)”, nella versione dei Pink Martini 4. Un qualsiasi tavolo attorno al quale sedersi insieme alle persone alle quali voglio bene 5. Alcune ricerche sostengono che gli impianti eolici rovinano il sonno e causano stress a chi vive nelle loro vicinanze. Sarà vero? 6. Torta al frangipane con crema al cardamomo 7. E’ l’anno dei numeri pari (io ho sempre preferito i numeri dispari) 8. Non tanto lasciarsi indietro le cose vecchie (tanto non ci si riesce mai), piuttosto riuscire a reinventarle 1. “Billy Budd, il marinaio”, Herman Melville 2. Parcheggio all’isola del Giglio 3. Com’è profondo il mare 4. Acque internazionali: 19°28’14”S 173°28’02”E 5. M’hanno intervistato 6. Ricci di mare 7. Blu profondo 8. Glorioso recupero del Manifesto!!!! Marco Ammiraglio deposto Park Times MARTEDÌ 1 GENNAIO 2013 CULTURA E SPETTACOLO Lorenzo Alchimista 1. “Sotto il sole giaguaro”, Italo Calvino 2. Foto troppo affollate 3. I Groovin’ Bull all’Imbarco Perosino 4. Pranzo al sacco sotto ad un’Acacia all’equatore 5. 1° settembre: sull’Italia arriva “l’occhio” di Poppea. Ma aspettare un altro giorno no? 6. Latte cagliato e sangue “fresco”, magari la prossima volta, grazie 7. 5+1 matrimoni e 6+1 testimoni 8. Sconvolgimenti Inaspettati 1. Roberto Bolaňo 2. Object Touvé: un cestino malandato 3. Un promemoria scritto sul polso 4. Caffè “A Brasileira” Rua Garrett, Lisbona 5. Falsità romanzate da giornalista 6. Verde menta con fiocco (scelta sbagliata) 7. Biglietti usati e Inutilizzati, Cartoline sbiadite, Fotografie riesumate, Caplana, Coffe&Cigarettes, Salite interminabili, tra parentesi, il numero perfetto …. L’interminabile vertigine della lista 8. Una chiave Marco Flaneur pagina 15 Davide Batterista e produttore musicale 1. “Il vecchio re nel suo esilio” di Arno Geiger 2. Un tramonto sul mare di Sardegna... e tanti pensieri 3. “Anesthetize” dei Porcupine Tree disco “Atlanta” 4. Via Costanza - Milano (dove mi hanno rubato la moto) 5. Mi hanno rubato la moto!!! 6. Un vino: il Lagrein, possibilmente Thurnhof riserva 2009 7. Dei grandissimi “Groovin’Bull”!! 8. Serenità, lavoro e... tanta musica! 1. “Signore e Signori”, di Alan Bennet 2. La facciata del Duomo di Orvieto 3. La colonna sonora di Dexter, di Breaking Bad, di Homeland, di Bordwalk Empire, di Shameless… 4. Punta Longa, Isola di Favignana 5. Il permesso di espatriare e di viaggiare ai cubani (anche se non tutti…) 6. Taglierini cacio, pepe e tartufo all’enoteca Onofri di Bevagna (PG) 7. il 2012 è stato l’anno del credit crunch 8. il 2013 sarà l’anno del credit brunch Luciana Apicoltrice Sandro Scrittore da sgabello da bar 1. La stessa dell’anno scorso. Leggere le didascalie di alcune foto non ha paragoni 2. Gli angoli delle labbra di pochissimi che se arricciati e lievemente portati in sopra nascondono un intero mondo alle spalle 3. Il rumore dei miei passi quando non mi devo preoccupare di dove sto mettendo i piedi 4. Iperuranio 5. Dimostrare la cifra tonda esattamente successiva a quella che sto raggiungendo 6. La cachaça o la wodka, quella bevuta nel lato orientale però 7. Di quella ragazza sarda che ho incontrato sotto lo studio e m’ha fatto perder la testa fino alla fine dell’anno 8. D’arrivare a cifra tonda 1. “Perle ai Porci” di Stephan Pastis, fumetto che compare mensilmente su Linus 2. Il manubrio della mia bici, visto in soggettiva ovviamente 3. Easy living di Billie Holiday quando va bene. Everithing Happens to me di Chet Baker quando non va così bene 4. L’alto Lario, la parte nord del lago di Como 5. Citando Dalla: ”Da quando sei partito c’è una grossa novità, l’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va.” 6. La vodka sour del Pravda di via Vittadini a milano 7. Cambiamenti. E’ scontato ma molte cose sono cambiate a livello personale 8. Che la gente usi di più la bicicletta e meno la macchina Guido Attore Davide Factotum 1. “Blood Meridian”, C. McCarthy 2. O_O 3. www.youtube.com/ watch?v=GUAO7OaGKxU 4. Almaty - KZ 5. L’essere umano supera indenne il muro del suono 6. Kumys - latte di cavalla affumicato frizzante leggermente alcolico 7. Antani 8. Un vero film di Scott per rimediare a Prometeus 1. “Lord Jim”, J. Conrad 2. Nebbia al largo di Ustica, di notte 3. Wish you were here, Pink Floyd 4. 41°11’19’’N 09°27’00’’E 5. Il pianeta Nibiru sta arrivando e Belen è incinta 6. Gunkan 7. Scelte 8. Di aver fatto quelle giuste Giacomo Guardiano del faro Elisa Donna di altri tempi 1. I manuali del CAI 2. Il bivacco della Vigolana 3. Some Nights, Fun 4. La Falesia 5. Il ministero della Sanità continua ad indagare sulla cura Di Bella 6. L’uovo nell’uovo di Andrea Fenoglio 7. Grandi cambiamenti 8. Il viaggio che vorrei. 1. In generale le scritte fatte da ignoti sui muri, nei bagni, negli autogrill 2. Una bella, a colori, magari un pò sfuocata 3. Fire, Arthur Brown 4. Il parco 5. Un articolo sulla Repubblica del 15 Giugno 6. Un rombo affumicato che ha tentato di uccidermi 7. Del drago (calendario cinese) 8. Che sia l’anno del serpente (calendario cinese) Paolo Poeta maledetto Cristiano Rinaldi Art Director, Creative 3D Designer e Digital Artista nato a Roma e laureato in Sociologia della Comunicazione. Crea immagini per brand internazionali, per l’editoria, per l’indie music e per appagare la propria metà oscura. Adora i film di Fulci e Robert Bresson, la fotografia di Hiroshi Sugimoto, la musica di Gustav Mahler e Alva Noto, la Recherche di Proust e il motore testastretta Ducati. Immagine di copertina di WIRED ITALIA del mese di giugno 2012. Sapreste indicare quale fra i vari edifici è un progetto dello studio PARK? www.parkassociati.com