rivista di lugano
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Fascino e bellezza del bonsai TESTO E FOTO DI ALDO MOROSOLI Un mondo e un’arte particolare, che trae origini dalla lontana Cina, Paese nel quale questa testimonianza di alberi in miniatura viene presentata con dipinti che risalgono a oltre 15 secoli or sono. Piante e alberi dalla foggia diversificata, inizialmente raccolti su montagne o luoghi dove l’aridità del terreno, la forza dei venti o le grandi nevicate ne avevano modificato e ridotto la struttura primordiale, fino a ridurle a miniature. Preziose, inizialmente venivano usate con intendimenti religiosi, simulate le montagne e – con piccoli personaggi in terracotta o avorio – rappresentavano la relazione tra uomo e natura. Alcuni secoli dopo, il popolo giapponese scoprì questo strano mondo culturale cinese. Affascinati da queste coltivazioni e composizioni, lo introdussero nel loro Paese. La mentalità giapponese, più raffinata, permise di farne un’arte intesa a controllarne l’evoluzione. Disponendo di maggiori conoscenze botaniche, si impadronirono prima della tecnica necessaria, ampliandola al punto da riprodurre artificialmente l’intero processo di miniaturizzazione. Un’evoluzione durata secoli, curata con amore e raffinatezza, tanto da entrare di prepotenza nella filosofia di vita dei giapponesi. E, da questo Paese, uscì per giungere in Europa all’inizio del Novecento, interessando primariamente i botanici, quindi una cerchia sempre più vasta di appassionati. RIVISTA DI LUGANO 18 15 OTTOBRE 2004 L e c a p a c i t à d e l Qui l’appassionato è chiamato ad un’attività che richiede grande capacità interpretativa e con la mente rivolta a ciò che desidera ottenere. Un lavoro di grande perizia che inizia con la sistemazione a raggera delle radici, che devono allargarsi il più possibile alla base per ottenere quella solidità necessaria al sostegno dell’alberello. È necessaria tutta una serie di accorgimenti operati al momento dei vari trapianti, specie durante i primi anni di formazione del soggetto, per poi effettuare contemporaneamente un’intelligente potatura. Questo esposto non vale – o solo parzialmente – per piante di una certa dimensione, che provengono dal giardino o dal bosco, e che inizialmente non erano destinate a diventare dei bonsai. Infatti, l’apparato radicale di queste piante deve essere costantemente ridotto. Un lavoro primordiale che permette di ricostruire L e v a r i e radici nuove, capillari, il più vicino al tronco e ciò per facilitare la sistemazione nel vaso. La mano dell’appassionato deve avere grande sensibilità nell’eseguire questi interventi. Infatti, un albero dalla chioma rigogliosa ma con un imperfetto apparato radicale resterà sempre un soggetto mediocre. Contrariamente, si otterrà un ottimo risultato con radici ben disposte che daranno in seguito vigore alla parte superiore, cioè alla vegetazione, sulla quale si interverrà in un secondo tempo. Sono, queste, fasi che richiedono grande pazienza e cura. t e c n i c h e Accostarsi a questo mondo richiede, oltre che una grande passione, impegno difficile da definire e quantificare. Varie sono le fasi richieste e le scelte da adottare. La pianticella può provenire dal seme (vivaio o semplicemente natura), dalla talea, dalla margotta, dalle propaggini o dall’innesto, che come tale è il più complicato e richiede conoscenze e pratica specifiche. Dal seme – Dopo la scelta della famiglia, si passa alla messa a dimora dei semi. Sia chiaro che non esistono semi di bonsai, bensì quelli raccolti nei boschi o nei vivai. Un metodo, questo, che non garantisce neppure di ottenere una pianticella somigliante in tutto alla pianta madre. Per di più, la semina e l’allevamento richiedono dei tempi assai lunghi. Dalla talea – Si ottiene un risultato più veloce, per via vegetativa, usando il segmento di un albero esistente, meglio se giovane e vigoroso. Il ramo, di una decina di centimetri, viene interrato in un substrato che ne favorisce la radicazione. È metodo rapido, oggi aiutato dalla presenza in commercio di ormoni specifici. « b o n s a i s t a » d i c o l t i v a z i o n e Dalla margotta – Un processo che sfrutta appieno la facoltà di diversi vegetali per formare radici da una parte aerea (rami). Si ottiene praticando – come per tutte le altre esigenze riproduttive – delle incisioni sulla corteccia del ramo prescelto, avvolgendolo in seguito con del muschio o dell’argilla, che permettono di ottenere delle buone radici. Formate queste ultime, a tempo debito si taglia il ramo che verrà invasato con dell’ottimo e soffice terriccio. Dalla propaggine – Sono dei getti che si formano alla base di determinati alberi. Talvolta, le stesse hanno già delle radici atte ad essere subito messe a dimora, garantendo in tal modo una crescita sicura e veloce. Dall’innesto – Praticato con diverse tecniche e con oculata scelta di tempo (gemme e linfa ideali), consiste nel riprodurre un determinato soggetto su una buona struttura vegetativa. Ciò permette di usufruire e utilizzare un supporto confacente, scelto con cura, forte, piacevole e soprattutto robusto e resistente. Per tutte queste scelte, lo scopo primordiale da perseguire è la formazione del colletto, delle radici e della base del tronco. RIVISTA DI LUGANO 19 15 OTTOBRE 2004 U n l a v o r o i m p e g n a t i v o Impostata la forma del tronco e conferiti ai rami principali l’aspetto desiderato e la giusta forma armonica, grande attenzione viene rivolta alla potatura, stabilendo gli spazi fogliari tra i diversi palchi dei rami. La capacità sta nel conferire ad un piccolo albero la maestosità di una pianta secolare. Una serie di attrezzi – quali pinze, forbici e coltelli dall’angolazione specifica – permette dei tagli e delle cimature tali da evitare qualsiasi sbavatura o ferita sul legno. Capita, talvolta, di dover levare le foglie a soggetti vigorosi, permettendo alla pianta un rifacimento completo e più florido della chioma, riducendo nel contempo la dimensione delle foglie. Giunge così il momento di dare alla pianticella la forma desiderata. Per questo si utilizzano dei fili di rame e di alluminio, dal dia- L o s p i r i t o e metro adeguato, che vengono avvolti al tronco e ai rami. Operazione che richiede grande sensibilità. È lavoro per il quale l’occhio è sollecitato e guida il bonsaista ad imporre con dolcezza quello che sarà l’aspetto finale del soggetto. In questo modo, mese dopo mese, la pianta si presenterà in tutta la sua bellezza. Un fascino d’assieme che coinvolge ammiratori e amatori. Collocata definitivamente nel vaso – scelto con cura, riempito con un terriccio specifico (l’Akadama) che evita il marciume alle radici e ne favorisce il drenaggio – ecco il nostro bonsai pronto a esprimere quella poesia che a noi era apparsa nel bosco, guardando il «fratello maggiore». La mano del coltivatore farà poi in modo che al piede venga formato una sorta di sottobosco, con muschio, piccole felci o arbusti, conferendo in tal modo l’aspetto incantevole del suolo dal quale, anni prima, era stata raccolta – piccola e fragile – la pianticella. « b o n s a i » La parola giapponese è stata universalmente adottata per definire «un piccolo albero coltivato con arte in un vaso». Una ricostruzione armonica, poetica, visiva quotidianamente, che ci riporta – in quanto il materiale vegetativo è lo stesso – nel mezzo del bosco e della montagna. Nulla si è sconvolto per la sua realizzazione. Il piccolo albero esplica tutte le funzioni dei suoi grandi fratelli. Osservando questa crescita, che nasce dal contatto e dall’amore per la natura, si intuiscono e si scoprono quei meravigliosi meccanismi che sono insiti nel piccolo seme. In tal modo, il desiderio di bellezza e di armonia, guidano il «bonsaista» al conseguimento di una piccola e preziosa opera d’arte. Tutto questo lo abbiamo visto e capito immergendoci nel mondo vegetativo di Enzo e Manuela Ferrari-Marenco. Un susseguirsi di meravigliosi piccoli alberi, che vanno dal faggio all’ulivo, dalla camelia alla vite, dall’albero da frutto alle specie resinose. Un fascino creativo del quale ci piace presentare, a lato, questi straordinari realizzatori. RIVISTA DI LUGANO a f f a s c i n a n t e 20 15 OTTOBRE 2004 E n z o F e r r a r i , g e n i a l e Abbiamo avuto il piacere e la fortuna di incontrarlo nel cuore del suo mondo. Un angolo immerso nel verde e nella tranquillità agreste, dominato dalla bella «Casa del bosco» e sito nella campagna del villaggio di Lopagno. Enzo è una persona schiva, di poche parole. Grande osservatore di ogni evento della natura, riesce sempre a trovare per ogni problema e situazione la soluzione ottimale. Professionalmente, è impegnato negli uffici di pianificazione del Dicastero del territorio della grande Lugano, attività che gli permette un contatto quotidiano con una diversificazione di problemi legati al suolo. Cresciuto in un ambiente dove l’espressione della natura è visibile giornalmente, soprattutto concreta, nella grande casa materna, unitamente agli studi professionali ha la possibilità di esprimere la proprie capacità, specie quelle manuali. Nello scantinato lavora metalli, realizza oggetti di ogni genere. Dal nonno falegname apprende l’arte del restauro di mobili. Conoscenze profonde, che gli permettono di valorizzare ed abbellire la propria abitazione. A contatto costante con la natura, i campi, il frutteto e la vigna, vive la giovinezza con la passione e l’impegno che non conoscono RIVISTA DI LUGANO « b o n s a i s t a » orari e stagioni. Mancato il nonno, si occupa dell’apiario, lo ingrandisce, lo modernizza. Sono questi gli anni – Enzo è nato nel 1953 – in cui si accosta al bonsai, attratto dalla lettura e dal contenuto di un volume dal quale trarrà le conoscenze primordiali. Perciò autodidatta a vent’anni, epoca nella quale già ha arricchito muri e panchine con innumerevoli piante, da lui coltivate. Un mondo tutto particolare, che lentamente si apre, permettendogli di esplicare le doti innate, e che lo porta a conoscere Kurt Wiederkehr. Con lui vive l’attività del «Bonsai Club Ticino», del quale terrà per parecchio tempo la carica di vicepresidente. Anni dopo, sempre portato a migliorarsi, lascia questo gruppo per far parte dell’«Associazione svizzera degli amici del bonsai». La terra, i campi e i boschi che lo circondano sono fonti inesauribili di idee, gli suggeriscono ulteriori motivazioni per realizzare nuove e originali piante. Ha la fortuna di incontrare Manuela Marenco, dottoressa veterinaria, essa pure grande appassionata, la quale dispone di un’invidiabile collezione di bonsai, da lei preparati nella propria abitazione di Viganello. Un’attività che in seguito Manuela dividerà con Enzo e che permetterà loro – dopo un felice matrimonio – di intensificare quegli impulsi realizzativi, che porteranno Enzo a conseguire nel 2001 un ambìto premio all’Esposizione nazionale di Schinznach-Dorf. Località che ogni due anni ospita la mostra dei migliori bonsai e nella quale sia Manuela (con un bellissimo faggio) sia Enzo (che ha esposto un ulivo) hanno ricevuto quest’anno un ambito riconoscimento che attesta i loro alberi tra i migliori dieci esposti e premiati. Sono risultati che esprimono grande capacità e creatività intensa, frutto di innumerevoli ore trascorse accanto ai loro alberi. L’amore di Manuela per la natura e gli animali – che, bravissima, cura nella propria clinica di Viganello – e quello di Enzo si riscontrano quando si entra nella loro casa, sotto l’ombroso pergolato, accanto al quale hanno costruito un piccolo stagno colmo di pesci di origine giapponese. A completare il suggestivo aspetto, hanno collocato – sempre in sintonia con lo spirito bonsai – numerose pianticelle che lo rendono oltremodo attraente. E quando lasciano un momento i loro alberi, eccoli occupati nell’apiario, nel frutteto e specie nel vigneto, perfetto nella manutenzione dei 230 ceppi di vite, dove copiosi grappoli colmi di sole e di mosto stanno maturando. Enzo è pure vinificatore, produce un eccellente Pinot, che raffina in «barriques». Qui, in aperta campagna, in bella mostra, scorgiamo altri bonsai, curati e seguiti sotto i rami di alcuni centenari ulivi, alberi salvati anni or sono e portati con mille peripezie nel loro mondo agreste, dove le api, il sole, l’uva e i bonsai compongono un assieme straordinario, come straordinaria è la loro passione. 21 15 OTTOBRE 2004