Imberty._Suoni_Emozioni_Significati

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Imberty._Suoni_Emozioni_Significati
Imberty
Michel,
Entendre
la
musique.
Semantique
psychologique de la musique, Dunot, Paris 1979; tr. it. Suoni
Emozioni Significati. Per una semantica psicologica della
musica, Editrice CLUEB, Bologna 1986; tr. di Callegari Laura e
Tafuri Johannella, pp. 213
Recensione di Diana Olivieri – 1 marzo 2007
Abstract
Can we talk about meaning in music? A new perspective for an ancient question.
Music culture is neither simple nor unitary, since it can summarize and comprise millenary experiences.
Michel Imberty inherits the psychological principles of Paris school, making references to different
contributions from experimental psychology, psychoanalysis, musicology, linguistics, and semiotics.
This anthology of essays dwells a somehow uncomfortable border-line that makes it new and
stimulating, hard and sublime. Through a comparison of two exceptional composers, Debussy and
Brahms, Imberty weaves the lines of diversity and ambivalence in music, that is consonance and
dissonance, relaxation and tension, integration and disintegration…
Possiamo parlare di significato nella musica? Una prospettiva nuova per un interrogativo antico.
La cultura musicale non è né semplice, né unitaria, poiché può riassumere e comprendere esperienze
millenarie. Michel Imberty eredita i principi psicologici della scuola di Parigi, facendo riferimento a diversi
contributi della psicologia sperimentale, della psicoanalisi, della musicologia, della linguistica e della
semiotica.
Questa antologia di saggi si colloca su una linea di confine in qualche modo scomoda che la rende nuova
e stimolante, difficile e sublime. Attraverso un raffronto tra due eccezionali compositori, Debussy e
Brahms, Imberty tesse le trame della diversità e dell’ambivalenza nella musica, ossia consonanza e
dissonanza, rilassamento e tensione, integrazione e disintegrazione…
Recensione
Nella musica risulta da sempre particolarmente difficile identificare quegli elementi
costitutivi minimi che possano significare qualcosa, come avviene con le parole del
linguaggio. Se è vero che qualsiasi forma linguistica deve essere traducibile in un
altro linguaggio per “significare qualcosa” e quindi risultare intelligibile, la musica ci
insegna che è possibile produrre forme di pensiero e smuovere i sentimenti
attraverso canali non discorsivi. D’accordo, ma il rompicapo non è ancora risolto.
L’intelligibilità della musica è qualcosa di misterioso e di magicamente intraducibile.
Per meglio approfondire quanto appena accennato, giunge in nostro aiuto la
proficua distinzione tra senso e significato che Michel Imberty, psicologo e
musicologo francese, richiama nella sua coltissima opera Suoni emozioni significati.
Il testo è un’antologia che raccoglie insieme alcuni articoli comparsi in Francia tra il
1970 e il 1980, alcune pagine del volume Entendre la musique (Parigi, 1979) e
parte del corso di Psicologia della Musica tenuto dal prof. Imberty nell’aprile del
1985 presso l’Università Alma Mater Studiorum di Bologna.
Il minimo comun denominatore di questi testi è il loro centrarsi sulla semantica
della musica, da un punto di vista quasi esclusivamente psicologico. Il loro oggetto
comune è l’analisi dei meccanismi cognitivi ed affettivi che generano i fenomeni di
senso, di significato e di espressione nell’arte musicale occidentale.
Nella prima parte del volume Imberty offre un’ampia rassegna bibliografica dei
lavori di diversi studiosi, soprattutto di scuola francese (come Chailley e Nattiez),
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ma anche tedesca (come Schering e Huber) ed americana (come Langer) che
hanno lavorato sul significato musicale, sia nelle sue caratteristiche generali in
rapporto al funzionamento di altri sistemi simbolici, sia nella particolare
configurazione assunta all’interno di singoli repertori. La presenza dell’Italia, fatta
eccezione per l’approccio semiotico di Gino Stefani, è talmente marginale da
generare tristezza.
Tutto questo introduce una nota dolente su cui sento il dovere di spendere due
parole. Ancora oggi, soprattutto in Italia, si tende a dare troppo poco spazio alla
psicologia della musica. Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che le attività
musicali, siano esse di tipo sia percettivo o produttivo, coinvolgono facoltà e
meccanismi che funzionano secondo leggi ancora oggi poco indagate in Italia. Anzi,
si può dire che la ricerca italiana, in questo settore, sia appena agli inizi, mentre in
paesi come la Francia e gli Stati Uniti si stanno facendo passi da gigante in tal
senso. Non è proprio il caso di restare a guardare.
La particolarità del testo è data dalla fondamentale autonomia dei diversi capitoli
che possono essere tranquillamente letti uno indipendentemente dall’altro, a
seconda dei propri specifici interessi.
Il testo, nella sua originalità, permette al pubblico italiano di familiarizzarsi con
alcune problematiche finora poco studiate negli ambienti psicologici e musicali
d’Italia.
Una cosa appare particolarmente gravosa e problematica da definire: capire la
musica. Se per alcuni capire significa semplicemente padroneggiare e quindi
riconoscere le strutture musicali, dagli aspetti più elementari (intervalli, accordi,
modi, modulazioni, cadenze) ai più complessi (come i procedimenti compositivi di
variazione, intensificazione e trasposizione) per altri capire la musica vuol dire
cogliere i significati che essa può suscitare, comunicare e veicolare e, al contempo,
cogliere ed esplicitare i meccanismi di questo processo di significazione.
L’approccio scelto da Imberty è quello interpretativo-analitico.
Ovviamente, prima ancora di chiedersi quali significati la musica possa comunicare,
occorre accettare e ammettere che la musica possa avere dei significati!
È su questo punto che l’autore ci regala gli spunti di maggiore interesse, attraverso
una panoramica sui diversi modi in cui è stato studiato l’argomento: dall’approccio
antropologico di John Blacking, a quello logico-cibernetico di Otto Laske, a quello
semotico di Gino Stefani fino a quello psicologico di Francès e di Imberty stesso.
Quest’ultimo, ricollegandosi al filone filosofico-estetico di concezione bergsoniana, è
del parere che la musica sia essenzialmente una simbolica del tempo, nell’idea che
tra durata interiore della coscienza e tempo musicale sussista una fondamentale
identità.
In breve, secondo Imberty gli stili musicali rappresenterebbero, a livello simbolico,
il vario atteggiarsi dell’esperienza esistenziale del tempo e della sua connaturata
ambivalenza come “luogo di vita in cui si elaborano i progetti personali o collettivi
più esaltanti e in cui però ogni passo che si compie conduce inesorabilmente al
termine fatale” (Imberty, 1979).
Già in precedenza lo studioso aveva indirizzato la sua indagine sull’acculturazione
tonale del bambino ad altri filoni della ricerca psicologica contemporanea, in
particolare alla teoria dello sviluppo percettivo di Piaget, inserita all’interno di un
approccio ampiamente interdisciplinare. Ma questo non è il solo riferimento teorico
che emerge dalla lettura del testo.
Spesso la terminologia utilizzata tradisce, infatti, uno spiccato interesse per la
teoria dell’informazione: anche il messaggio musicale, nella sua strutturazione,
appare dotato di una propria entropia e di una ridondanza interna che da un lato, si
definiscono sulla base delle precedenti esperienze del soggetto, dall’altro
determinano la sua reazione emotiva.
Altro concetto-chiave al quale l’autore fa più e più volte riferimento è l’interazione
tra sistema culturale d’appartenenza e strutturazione formale dell’evento musicale,
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quali elementi costitutivi di quel processo emozionale da cui scaturisce il significato
nella sua complessità.
Secondo la proposta esegetica di Imberty, la musica “ha un senso ma non un
significato, cioè non permette di definire delle relazioni tra significante e significato
paragonabili a quelle del linguaggio”. E ancora: “La musica non significa, ma
piuttosto suggerisce”.
La musica, quindi, suggerisce senza significare.
Suoni Emozioni Significati si offre come uno strumento utilissimo per un uso più
cosciente e critico dei prodotti musicali e per un approfondimento dei meccanismi
psichici che si instaurano nell’ascolto musicale.
Pur nella complessità del segno musicale, è infatti possibile individuare delle
costanti proprie della struttura sonora, chiaramente collegabili agli schemi di
comportamento.
Il libro si colloca di diritto sul versante della psicopedagogia della musica, con uno
spiccato interesse per la tradizione culturale francese, già da tempo impegnata nel
settore della psicologia della musica e particolarmente aperta ai problemi della
semantica musicale. Ed è proprio a livello pedagogico-didattico che si avverte la
necessità di riflettere e di teorizzare, in maniera finalmente compatta, sui
meccanismi della percezione musicale.
Per concludere, è d’obbligo riflettere sui maggiori pregi dell’opera di Imberty qui
presentata.
La riflessione dell’autore permette al lettore di calarsi in una dimensione poco
trattata ma tanto vivace nel pensiero musicale: quella del pensiero simbolico.
E questo è un merito incommensurabile.
Riconoscendo il sostanziale contributo che la sperimentazione offre ad un’estetica
musicale aperta e consapevole, Imberty conduce le proprie ricerche su opere d’arte
reali e non su stimoli artificialmente prodotti in laboratorio, totalmente asettici a
livello estetico, a dimostrazione del fatto che porsi di fronte ad un’opera d’arte
significa orientarsi culturalmente e simbolicamente a percepire. Una percezione che
consente all’ambiguità di manifestarsi in tutta la sua forza, tanto cognitiva quanto
emotiva.
Altro merito di Michel Imberty sta nell’aver dimostrato - attraverso esempi tratti da
Brahms, Debussy e Berio - che la musica è sostanzialmente una rappresentazione
simbolica dell’esperienza esistenziale del tempo. Ed è proprio nell’organizzazione
temporale della forma sonora che si cela l’essenza di una semantica musicale.
Nella sua ricchezza e complessità, Suoni Emozioni Significati offre un esempio
emblematico dell’apertura interdisciplinare che ogni indagine sulla semantica
musicale dovrebbe necessariamente richiedere. Nell’idea che una pedagogia
musicale debba orientare alla maturazione globale del soggetto come fruitore e
produttore consapevole e critico della propria cultura musicale. Nell’incentivazione
delle abilità esplorative e percettive di materiali sonori in costante evoluzione. Nella
costante promozione della capacità di proporre correlazioni semantiche, non solo
mediante una semiosi cosciente, ma anche tramite modelli di indagine che
scaturiscano dalla vita psichica.
Il coraggioso lavoro di Imberty obbliga a considerare l’importanza delle proposte
che la psicologia della musica si ostina ad indirizzare ad una musicologia ufficiale
ancora restia ad accoglierle. Almeno in Italia, dove sussistono tuttora antiche,
ancestrali diffidenze.
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Indice
Introduzione
Prefazione
Capitolo 1. Musicologia e psicologia
Capitolo 2. Denotazione, Connotazione e Interpretazione
Capitolo 3. Metodologie d’approccio
Capitolo 4. Fisiologia dell’espressività musicale
Capitolo 5. Musica, parola, testo
Conclusione: Espressività musicale e funzione simbolica. Verso una psicanalisi del
tempo musicale.
Autore
Michel Imberty è professore di Psicologia della Musica all’Università di Parigi XNanterre nonché rettore della medesima università. Egli possiede una triplice
formazione: filosofica, musicologia e psicologica e collabora a numerose riviste.
Nel 1985 ha tenuto un corso di Psicologia della Musica presso l’Università Alma
Mater Studiorum di Bologna. Nel periodo marzo-aprile 2007, il prof. Imberty ha
tenuto presso la Facoltà di Psicologia 1 dell’Università La Sapienza di Roma, un ciclo
di lezioni, promosse dal Centro Interuniversitario di Ricerca sull’Elaborazione
Cognitiva in Sistemi Naturali e Artificiali diretto dalla prof. Olivetti Belardinelli, dal
tema L’eco, figura arcaica dell’inconscio musicale del XX secolo, nel corso delle quali
si è indagata l’origine psicologia inconscia dell’eco, una figura musicale spesso
usata nella musica barocca, nelle musiche teatrali e anche nella musica
contemporanea e che Imberty fa risalire ai primi scambi tra voce materna e voce
del neonato.
Imberty ha sviluppato la dialettica tra leggi generali della percezione proposte dalla
Gestalttheorie e loro applicazione all’ambito musicale e ruolo dell’acculturazione del
soggetto, fino a maturare, negli anni Settanta, un’apertura verso l’approccio
psicoanalitico alla semantica musicale, sulla base dell’adozione, da parte
dell’autore, di alcuni concetti-chiave del pensiero kleiniano (in particolare quello di
ambivalenza).
Bibliografia essenziale di Michel Imberty
- Imberty, M. (2000). Il ruolo della voce materna nello sviluppo musicale del
bambino. Musica Domani, 114(1), 4-10.
- Imberty, M. (1997). Psicoanalisi della creazione musicale o psicoanalisi dell’opera
musicale. SMUS, IV(2), 333-353.
- Imberty, M., Baroni, M., & Porzionato, G. (1993). Memoria musicale e valori
sociali. Metodi d’indagine e aspetti educativi. Milano: BMG Ricordi Publications.
- Imberty, M. (1993). Le style musical et le temps: aspects esthésiques et aspects
poïétiques. Analyse musicale, 32, 14-19.
- Imberty, M. (1981). Lés écritures du temps. Semantique psychologique de la
musique. Paris: Bordas; trad. it. Le scritture del tempo. Semantica psicologica della
musica. Milano: Ricordi-Unicopli, 1990.
- Imberty, M. (1976). Le problème de la mediation sémantique en psychologie de la
musique. VS-Versus. Quaderni di studi semiotici, 13, 35-48.
- Imberty, M. (1971). Polysémie et cohérence du langage musical: II La structure
des connotations verbales de la musique et la cohérence des contenus
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sémantiques, Vers une étude différentielle de la perception des styles. Sciences de
l’Art-Scientific Aesthetics, VIII(2), 65-81.
- Imberty, M. (1970). Polysémie et cohérence du langage musical: I la polysémie
dans les réponses verbales associées à la musique et la construction d’une échelle
circulaire des expressivités musicales. Sciences de l’Art-Scientific Aesthetics, VII(12), 77-93.
- Imberty, M. (1969). L’acquisition des structures tonales chez l’enfant. Paris:
Klincksieck.
- Imberty, M. (1968). Recherche sur la genèse du sentiment de consonance.
Sciences de l’Art, V(1), 29-43.
Links
www.omf.paris4.sorbonne.fr/
[Sul sito dell’Università della Sorbonne (Parigi) è possibile scaricare gratuitamente
in formato PDF interessante materiale dell’Osservatorio Musicale Francese, redatto
dal gruppo di ricerca sulle Scienze dell’Educazione Musicale e della Didattica della
musica. In francese].
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