La nuova Illuminiamo meglio, Illuminazione = Innovazione Fare
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La nuova Illuminiamo meglio, Illuminazione = Innovazione Fare
Light&Building 2012 L’impegno di Iren per il territorio Fare sistema per essere competitivi Illuminazione = Innovazione Illuminiamo meglio, consumiamo meno La nuova torcia LUCE 299 Lettera aperta AIDI Illuminiamo meglio e consumiamo meno Terza pagina Light & Building 2012 di Alberto Pasetti Scenari L’impegno di IREN per lo sviluppo del territorio Intervista a Roberto Garbati di Silvano Oldani 01 06 12 Il piano regolatore dell’illuminazione di Torino Intervista a Carlo De Matteo e Gianpaolo Roscio di Mauro Bozzola 16 Fare sistema per essere competitivi Intervista ad Aristide Stucchi di Antonio Jr Ruggiero 20 Nuove tecnologie al servizio dell’uomo e dell’ambiente. Intervista a Letizia Mariani di Emanuele Martinelli 24 Le nuove frontiere dell’illuminazione passano per l’innovazione. Intervista a Roberto Barbieri di Emanuele Martinelli 28 Scenari contemporanei Le buone pratiche dell’illuminazione di Santina Di Salvo 32 Intervista Lighting Designer: generazioni a confronto di Chiara Carucci 38 Design La nuova torcia di Andrea Calatroni 48 50 anni di Flos in mostra a Milano di Andrea Calatroni Profili Nel ricordo di un imprenditore di genio: Sergio Gandini di Silvano Oldani Luce Interni Polisensorialità e luce nell’architettura per l’infanzia di Cristina Ferrari 3/2012 52 53 54 3 LUCE rivista fondata da AIDI nel 1962 direzione e redazione Via Monte Rosa 96, 20149 Milano tel. 02.87390100 • fax 02.87390187 [email protected] direttore responsabile Silvano Oldani vice direttore Mauro Bozzola art director Cinzio Ianiro collaboratori Jacqueline Ceresoli, Mario Bonomo, Alberto Pasetti, Francesco Radino, Maurizio Rossi segreteria di direzione e redazione Sara Matano, Marta Mazzanti (Gruppo Italia Energia) direttore editoriale Emanuele Martinelli direttore marketing Patrizio Giampaoli Ponte Umberto I a Torino comitato scientifico Gianni Drisaldi - Presidente, Chiara Aghemo, Roberto Barbieri, Aldo Bigatti, Claudio Bini, Raffaele Bonardi, Dante Cariboni, Paolo Di Lecce, Giancarlo Daniele, Lorenzo Fellin, Marco Frascarolo, Riccardo Gargioni, Fulvio Giorgi, Giuseppe Grassi, Adolfo Guzzini, Maria Letizia Mariani, Luca Moscatello, Lorella Primavera, Giovanni Roncan, Gianpaolo Roscio, Paolo Soardo, Margherita Süss pubblicità [email protected] – tel. 02.92888701 grafica e impaginazione Antonio Ianiro - Rio de Ianiro sas si ringraziano Archivio Flos spa; Fabrizio Gaudio; Guildhall Yard Art Gallery, Londra; Konstantin Grcic Industrial Design fotolito e stampa Arti Grafiche Picene abbonamenti il costo dell’abbonamento annuale (6 numeri) è di e 72,00 distribuzione in libreria JOO distribuzione, Via F. 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Gli interessati possono esercitare i diritti previsti dal D.LGS. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali, telefonando al numero 02.87390100, oppure scrivendo a [email protected] 4 LUCE 299 Panorama Master in Lighting Design & LED Technology al Politecnico di Milano. di Andrea Siniscalco 58 Innovazione Innovazione nel mondo della luce. di Franco Bertini 62 Ricerca La radiazione del corpo nero. di Giorgio Castaldi 66 Luce sulle regole Luci ed ombre in Abruzzo. di Mario Bonomo e Marco Loro 74 Luce Esterni Risparmiare con risorse finanziarie ridotte. di Paolo Di Lecce e Fabio Vantaggiato 76 3/2012 LIGHT & BUILDING 2012 TERZA PAGINA LIGHT & BUILDING 2012 Tradizione versus solid state lighting? di Alberto Pasetti L OLED Orbeos, Osram AG, studio BFM di Monaco. 6 ight+Building è la più grande fiera mondiale dedicata all’efficienza energetica. Con una percentuale del 40% gli edifici sono i più grandi consumatori di energia, altrettanto importante è il loro ruolo nelle smart grid, vale a dire, per la fornitura decentrata di energia. Questo eccellente risultato dimostra quanto forte sia la domanda mondiale di sistemi d’illuminazione e soluzioni tecnologiche per l’edilizia che salvaguardino le risorse – e che Light+Building costituisce l’appuntamento numero uno per industria e decision maker. In molti colloqui durante i giorni della fiera abbiamo avuto la conferma, di riflesso, che ancora una volta la manifestazione ha superato l’elevate aspettative del settore. Wolfgang Marzin, presidente del Consiglio Direttivo di Messe Frankfurt. L’estratto del comunicato stampa fornito dall’organizzazione fieristica di Francoforte pone al centro degli interessi di quest’edizione 2012 il tema dell’energia e pertanto lo sforzo comune, in continua evoluzione, di un settore molto promettente e decisamente orientato alla crescita nonostante la difficile congiuntura economica di livello internazionale. Infatti, come il nome lo evoca “Light” and “Building” ha riportato un interesse del pubblico di pari importanza tra il settore dell’illuminazione e quello dell’edilizia, nelle statistiche fornite dall’Ente Fiera, rafforzando la convinzione che le tecniche e le nuove modalità di costruzione sono strettamente legate da una strategia comune di risparmio e di ottimizzazione delle risorse anche per quanto riguarda l’illuminazione. Progettare la luce e progettare la casa, in senso lato, appartiene ad una visione comune orientata verso i benefici che l’innovazione tecnologica offre oggi, ma soprattutto lascia trasparire il filone di ricerca e sviluppo che attrae l’interesse di un nuovo mercato più consapevole e più esigente rispetto ai decenni passati. Pertanto, va riconosciuta la forza, di un settore dell’industria, che a differenza di altri ambiti produttivi legati ai grandi numeri del consumo, non solo riesce a crescere ma soprattutto trova una sua ragione di sviluppo in una straordinaria convergenza di obiettivi. Da una parte si confermano le politiche di risparmio energetico, dall’altra si materializzano le plusvalenze funzionali offerte dalle tecnologie dell’era elettronica, rendendo possibile la scoperta di nuovi scenari di utilizzo e di sfruttamento dell’energia luminosa. Nell’ampia panoramica costituita dalle aziende orientate al prodotto architetturale e al prodotto decorativo di nuova concezione pervade il senso di una ricerca verso forme nuove che esulano dal semplice exploit virtuoso delle geometrie, ma spesso si conciliano con i nuovi LUCE 299 3/2012 Lun up iGuzzini illuminazione S.p.A. 7 TERZA PAGINA Luminanze cromatiche e articolazioni plastico-figurative per allestimento pareti, Martini S.p.a. LIGHT & BUILDING 2012 concepts dello spazio stesso, a testimoniare che la riflessione in corso può lambire la dimensione più ampia del progetto in architettura e in alcuni casi fondersi in essa, materializzando gli intuiti che fino ad oggi non avevano ancora trovato gli sbocchi desiderati. Diversamente, le aziende che appartengono al mondo lighting con finalità complementari, quali la fornitura di componenti o semi-componenti affini, si specializzano sempre di più e vantano le competenze in ambiti in cui è sovrana l’impiantistica elettrica ed elettronica, orientata all’automazione digitalizzata e alla robotizzazione sempre più presenti nella nostra vita quotidiana. Aspetti questi, nel settore dell’illuminazione, che non possono prescindere da alcune domande fondamentali, emerse durante le giornate trascorse alla fiera di Francoforte: Come è cambiato lo scenario internazionale relativo al mondo della luce? Come si colloca il settore di illuminazione all’interno del delicato periodo economico che coinvolge i mercati mondiali? Perché la fiera Light&Building ha avuto un tale successo di presenze? Le risposte sono in parte ovvie, in parte più complesse e articolate se vengono contemplate all’interno di un ragionamento che esula dalla sfera razionale delle scelte tradizionali di mercato. Se il pensiero si estende alla comprensione di una fenomenologia che non contempla unicamente il valore apparente del prodotto, ma si propaga verso i meccanismi più complessi della comunicazione legati ai valori dell’ integrazione architettonica, delle simbiosi ambientali, delle organizzazioni interconnesse dei segni e di collegamenti funzionali, allora accade che alcuni prodotti appartengano a veri e propri nuovi territori del progetto di illuminazione. In un certo senso è come se il settore dell’illuminazione si fosse improvvisamente trasformato in un qualcos’altro, un mondo in cui la luce pur rimanendo in una posizione centrale assume una varietà di connotazioni che non gli sono proprie sia per tradizioni che per origini. L’elettronica ha portato una vera rivoluzione non solo nel modo di concepire i prodotti ma soprattutto nel modo di fruirne, aprendo nuovi scenari all’uso puntuale o quello più sistemico in ogni ambiente di intrattenimento, di lavoro e di riposo delle generazioni presenti e future. Certo, l’assunzione 8 di questa trasformazione non può prescindere dalla consapevolezza che in parallelo si sta concretizzando il progressivo smantellamento delle storiche sorgenti ad incandescenza e pertanto un processo inesorabile, irreversibile, che per molti comporta la perdita di alcuni valori imprescindibili della scena luminosa. Tuttavia, sembra che le potenzialità anticipate in questi recentissimi anni, culminate nella fiera tedesca di quest’anno, stiano prefigurando spazi molto ampi di manovra progettuale e di conseguenza di apertura a prospettive di impiego e fruizione più suggestive del previsto. Sarà merito della raffinata potenzialità dell’ingegnerizzazione, dell’integrazione con l’architettura richiesta dai progettisti, della ricerca formale e materica dei designers, ma di fatto gli strumenti utilizzati per organizzare e gestire la luce artificiale delle nostre case e delle nostre città stanno cambiando. Cercando di comprendere a quali livelli si stia verificando la trasformazione in atto, possono essere impiegate alcune classificazioni, pur nella piena consapevolezza di non esaurire l’ampia panoramica esistente, per distinguere archetipi simbolo di prodotti e rispettive tecnologie di appartenenza. Questa modalità descrittiva è meno consona all’idea di un racconto o di un percorso, all’interno dei principali padiglioni dedicati alle aziende innovatrici. Si tratta piuttosto di un estratto di lettura, come avviene nello scorrere analiticamente un quotidiano, pratica che non permette di approfondire tutti gli articoli ma tende ad inquadrare gli avvenimenti di rilievo, aiutando a costruire un’idea generale dello stato presente. Infatti, nella “notizia” in cui è diffusa la consapevolezza di un impiego massiccio di LED e OLED, è legittimo chiedersi quali produttori impieghino i LED con finalità di semplice relamping o quali (e quanti) altri pongano con priorità la tematica di una ricerca progettuale di nuovi concepts, sfruttando l’innovazione? Effetti tra innovazione e tradizione Nel vastissimo panorama di produttori si possono distinguere coloro che si sono orientati allo sviluppo delle idee, delle forme e dei materiali a differenza di altri, concentrati nell’assolvere il primo “compito” della direttiva europea sul risparmio energetico. In altri casi si possono rilevare dei LUCE 299 3/2012 Aurista, TRILUX GmbH & Co. KG. LED 16 e 64 PXL Board, Traxon Technologies Europe Gmbh, pad. 2.0 B10 Installazione tipo per retail, Philips GmbH. compromessi interessanti come l’apparecchio Dice Wall della Prolicht in grado di ospitare alternativamente sorgenti artificiali a scarica o a LED, prescindendo dalla pura finalità tecnologica per rivelare una caratteristica intrinseca della proiezione geometrica della luce. In questo caso, l’eloquente paradigma capace di cristallizzare la forma attraverso la sua auto rappresentazione, apparentemente tridimensionale, prende origine dal semplicissimo gioco di messa in opera sul piano bidimensionale. Altrettanto semplice nel risultato visivo, ma più complesso dal punto di vista concettuale, risulta Synapse, prodotto dalla Luce Plan e disegnato da Francisco Gomez Paz. L’idea che un modulo singolo, aggregabile e componibile, possa comporre reti di luce all’interno dello spazio tridimensionale o arricchire e movimentare piani orizzontali e verticali, entra nello spirito della modulazione plastica delle forme contenenti piccole sorgenti a LED. Analogamente al progetto precedente il principio di scelta della sorgente non è determinante per la qualificazione dell’effetto luminoso percepito ma assume una valenza di sostenibilità che ben va conformandosi alle richieste del mercato. Tuttavia, è possibile tracciare un filo conduttore con tutti i nuovi percorsi progettuali in cui la fonte luminosa, in particolare a LED, non è esposta direttamente all’occhio. Questa tendenza, più sostenuta rispetto al passato, pone il quesito su quali materiali diffusori o riflettenti scegliere per fonti puntiformi o diffusa ad elevata luminanza? Alcuni tra questi constano di materiali sintetici e compositi definiti da svariate proprietà trasmittenti. In altri casi si possono distinguere numerosi esempi di modellazione vera e propria delle superfici murarie attraverso interventi sottrattivi a favore di nicchie, tagli, aperture curvilinee in grado di posizionare l’origine della luce remota, in una completa integrazione architettonica. Anche in questa famiglia di soluzioni e di prodotti l’aspetto tecnologico non è preponderante ma di sicuro aiuta molto sotto il profilo della funzionalità e della manutenzione. Agli esempi delle fenditure di Flos e Viabizzuno, di qualche anno fa, sembrano avere fatto eco numerosissime realtà produttrici del settore, rispondendo con ogni probabilità alle richieste man mano più pressanti degli interior designers e degli architetti in genere. Tuttavia, come non ricordare le anticipazioni spazio- percettive di Turrell in architetture di tagli e di proiezioni chirurgiche cromatiche, realizzate per il pieno godimento percettivo? Un estratto simbolico, appunto, è percepibile in TRACE della Norlight nel suo gioco di avvicendamento verticale di linee parallele, disuguali tra loro, che riempiono il campo retinico in un’alternanza di gioco a tutta parete. In questo caso la luce diventa protagonista dello spazio, pur mantenendo una completa discrezione sull’origine dei componenti funzionali che rimangono celati in doppie pareti o in appositi cavedi. Non dissimile da questo principio progettuale, ma diversamente orientato alla scenografia dello stand espositivo, si colloca l’esempio di una azienda quale Martini, attenta alla configurazione dei giochi tridimensionali di piani verticali e soffitti per costruire la scena luminosa. L’articolazione architettonica, mescolata alla regia luminosa dinamica, costituisce una delle nuove forme espressive del settore dell’illuminazione impiegando una selezione di cromatismi con massima saturazione ad evocare le ampie possibilità di linguaggio delle tecnologie DALI o DMX. In questo caso l’osservatore è pienamente immerso in un’atmosfera in cui il colore stesso assume il significato di 9 LIGHT & BUILDING 2012 TERZA PAGINA Dice Wall, Prolicht GmbH. TRACE, incasso a strip LED, Norlight. Synapse, Francisco Gomez Paz, LUCEPLAN s.p.a. 10 una suggestione che si materializza attraverso la percezione visiva. Il riferimento inconscio rimane sempre e comunque legato all’idea che la luce naturale possa trasparire dalle fenditure dell’apparato architettonico dall’esterno verso l’interno. In un certo senso è come se la luce del sole, in circostanze estreme di angolazione, riuscisse a permeare dalle pareti e dai tagli per insinuarsi nell’articolazione dello spazio interno modulandolo nel tempo. La stessa modulabilità di tonalità di bianco (tunable white) presentata in fiera dai leader dell’illuminazione architetturale, utilizzata prevalentemente per la qualificazione cromatica puntuale delle superfici di particolare interesse (nel campo artistico o merceologico), trae origini dalla variabilità in natura della temperatura di colore della volta celeste e del sole. Trattasi, per cosi dire, di una tra le tante emulazioni creata nella sfera dell’innovazione artificiale, volta ad inseguire, non senza qualche difficoltà, la straordinaria ricchezza e perfezione delle infinite sfumature presenti ogni giorno nell’ambiente naturale. Dalla luce al visual lighting Di tutt’altro genere emergono le caratteristiche che contraddistinguono le forme di illuminazione legate alla sperimentazione tecnica dei LED in un settore di confine con la comunicazione multimediale. Apparecchi costituiti da matrici elementari capaci di formare superfici con basse o medie risoluzioni (in fase di crescita nel settore lighting) nei colori bianco e RGB. Si tratta di pannelli modulari assemblabili a LED che possono accogliere svariate tipologie di materiali diffusori o addirittura di lastre di vetro trasparenti, accoppiate, in cui sono inseriti piccolissimi diodi con traccia di alimentazione invisibile. Infatti, il principio che accomuna le diversa realtà produttrici nel settore si focalizza sull’idea bidimensionale della superficie emittente con risoluzione più o meno elevata, in grado di trasmettere luce sottoforma di segni, silhouette, animazioni in un’ampia gamma cromatica. Le principali differenziazioni sono da attribuirsi, invece, alle dimensioni dei moduli unitari e ai materiali diffusori che determinano effetti ottici in funzione del grado di opalescenza, satinatura o di trama in caso di tessuti. Non è possibile confondere o mescolare un video-wall per la comunicazione con un LED wall indirizzato al settore lighting perché il suo principio fondamentale risiede nell’utilizzare le luminanze di superfici approssimative, non definite. Diversamente un’immagine di cui si voglia approfondire il significato richiede una risoluzione più elevata per una maggiore acuità visiva. I Pixel board della Traxon o i Lighting BV in tessuto Kvadrat della Philips, con basse e medie risoluzioni appunto, sono esemplificativi delle loro potenzialità espressive e delle variegate modalità di assemblaggio e di installazione, offerte ai tecnici del settore. Trattandosi, come anticipato precedentemente, di una tecnologia ibrida a cavallo tra due settori di riferimento (lighting e multimedialità) non è sorprendente che questa tipologia di prodotto innovativa non abbia ancora trovato una sua precisa collocazione nella progettualità di ambienti a valenza prevalentemente domestica e tradizionale, ad eccezione dei moduli rivestiti in tessuto. LUCE 299 Solid state lighting, un nuovo concept Infine, le tecnologie di elevata innovazione, in ambito lighting, trovano la loro applicazione nelle famiglie di prodotto sperimentali legate ai LED e quelle costituite dagli OLED. Nel primo gruppo si collocano progetti quali Aurista di Trilux in cui è presente la dimensione del rapporto tra forma, tecnologia e finalità applicativa. Infatti, una delle principali tematiche negli apparecchi ad incasso da soffitto riguarda il livello di abbagliamento che in questo caso è risolto attraverso l’effetto piramidale dell’ottica rovesciata, a favore del comfort luminoso. La forma stessa del prodotto è lasciata libera al progettista consentendo una configurazione di tipo a rete collegata tra i vari punti luminosi del sistema. Percorsi di luce si articolano per sottolineare l’interdipendenza dell’organismo luminoso tra le sue parti disegnando a soffitto o a parete composizioni geometriche libere. In Lun up di iGuzzini, la liberta compositiva si limita all’uso di una figura a quarto di cerchio in grado di articolarsi iterandosi in piani orizzontali o verticali, componendo percorsi visivi quali guide di luce in piazze e giardini. All’estremo opposto del principio di componibilità si pongono progetti quali Nebula di Artemide in cui il binomio di tecnologia a LED e di impronta plastica scultorea, trova la sua più pertinente combinazione d’effetto percettivo grazie alla miniaturizzazione. Nel concept di Ross Lovegrove è presente la consapevolezza che la rappresentazione di un bassorilievo dalla composizione misto fluida e organica può sussistere solo attraverso un effetto di pura radenza. In questo caso l’impiego di sorgenti a LED occultate alla vista, il cui flusso viene diretto e controllato verso il baricentro dell’opera, rappresenta una tra le significative opportunità che tale tecnologia può offrire nella nuova progettazione di oggetti luminosi. Non meno sperimentale l’apparecchio a sospensione di Ribag, derivato dal modulo “Spinaled” in cui gli steli strutturali coincidono con gli elementi diffusori stessi. Tale prototipo, con forma a diamante, possiede un sistema di controllo e regia in DMX 3/2012 Vivo Tunable Food, Nebula, Prototipo a LED, proiettore (2700-6500 K), Ross Lovegrove, Ribag Licht AG. Zumtobel Lighting GmbH. Artemide S.p.A. capace di produrre l’effetto di illuminazione statica convenzionale o di pulsare con fluttuazioni luminose quasi a ricordare gli effetti intermittenti bioluminescenti di alcune creature marine. Trattandosi, quest’ultima, di una configurazione dotata di elevata pregnanza scultorea sembra giusto concludere citando due progetti OLED, fuori scala, a cura di Osram e Philips. Il primo con moduli Orbeos per la realizzazione di un’enorme sfera con alternanza ritmica di 1000 dischi disposti sfericamente che pulsano dinamicamente in un gioco virtuoso di apparenti sincronie. Nel secondo, una composizione a soffitto costituita da 867 piccoli moduli triangolari composti geometricamente in grandi figure triangolari caratterizzate dalla doppia valenza della superficie: alternativamente un OLED blu in trasformazione verso la luce bianca o verso una superficie specchiante, seguendo un ritmo e un’intensità programmati accompagnati da un armonioso movimento di sospensione fluttuante nello spazio. Il significato spettacolare di queste macchine luminose scultoree lascia ben presagire che anche nell’ambito OLED i protagonisti della ricerca e dello sviluppo anticipino l’imminenza di nuovi ambiti di utilizzo e soprattutto l’impulso di nuove spinte progettuali, giovani e stimolanti. 11 SCENARI CONTEMPORANEI ANFITEATRO ROMANO LONDRA / UK Viaggio nel dramma di un “contesto romano”: l’anfiteatro di Londinium LE BUONE PRATICHE DELL’ILLUMINAZIONE di Santina Di Salvo* J La parte orientale delle mura dell’anfiteatro, scoperte e studiate durante gli scavi, è stata attentamente preservata, attraverso un complesso e lungo lavoro ames Turrell, uno degli artisti della luce più significativi della nostra epoca, definisce l’esperienza dell’immergersi in un pittorico e arcano mondo di luce, chiamandola “sentire con gli occhi”. Le nuove tecnologie ampliano le possibilità di servirsi della luce nell’arte e nella cultura. La messa in scena creata grazie all’illuminazione in movimento si traduce nella interazione fra spazi e colori, creando un’atmosfera capace di avvolgere profondamente chi la vive, con una spettacolarizzazione che provoca una percezione totalizzante nello spettatore. Conferendo un evidente accento ai reperti, l’illuminazione artificiale arriva a possedere una tale potenza scenica da coinvolgere emotivamente il visitatore. Di grande effetto scenico è l’allestimento dell’Anfiteatro Romano, a Londra, sotto la piazza della Guildhall Yard Art Gallery. Riuscire a comprendere la forma e le funzioni originarie del teatro avrebbe richiesto molta immaginazione, a causa dello stato frammentario dei reperti, se l’uso di tecnologie innovative non avesse permesso di trovare soluzioni che riescono a dare vita a visioni affascinanti, suscitando emozioni e stimolando i sensi. di ingegneria e di conservazione da parte della City of London, sia per quanto riguarda la documentazione archeologica che per l’analisi dei reperti. Le rovine delle mura dell’anfiteatro, musealizzate in situ, nel primo livello seminterrato della nuova galleria Guildhall Yard Art Gallery, sono state aperte al pubblico nel 2002. * Dottore di Ricerca in Recupero e Fruizione dei Contesti Antichi Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Palermo 32 Cenni storici L’anfiteatro romano - L’anfiteatro di Guildhall, costruito dopo il 70 d.C., faceva forse parte di un programma di edilizia pubblica che comprendeva la realizzazione di diversi importanti edifici come le Terme, a Huggin Hill, a Sud, i Templi, una grande Basilica, il Palazzo del Governatore e un grande forte, a Cripplegate, che ospitava la guarnigione di difesa della città. La topografia naturale della vicina zona della Guildhall Yard era complessa e questa condizione deve aver contribuito alla decisione di edificare l’anfiteatro in quel sito. Successivamente l’antica costruzione in legno venne sostituita con un’altra più grande in muratura, sempre nello stesso luogo. Il grande incendio del 125 d.C. interruppe la rapida espansione di Londinium, anche se non vi è alcun documento che testimonia che l’incendio raggiunse la zona LUCE 299 3/2012 Particolare di proiezione luminosa wire-frame che riproduce la sagoma di un gladiatore 33 SCENARI CONTEMPORANEI ANFITEATRO ROMANO LONDRA / UK La messa in scena creata grazie all’illuminazione in movimento si traduce nella interazione fra spazi e colori La scoperta di un anfiteatro nel centro di Londra ha rappresentato un grande evento archeologico, di rilevanza nazionale e internazionale. L’identificazione delle pareti curve trovate presso la Guildhall Art Gallery, nel febbraio 1988 come una parte del viale di accesso orientale e una parte del muro dell’arena, hanno provocato un interesse tale che l’evento è stato descritto come “uno dei ritrovamenti archeologici più interessanti dopo la seconda guerra mondiale” («L’Observer») e “uno dei più importanti in Gran Bretagna in questo secolo” («Telegraph»). 34 dell’anfiteatro. Di certo, l’arresto dell’espansione commerciale peggiorò la situazione economica generale: molte proprietà a Londinium vennero abbandonate, soprattutto quelle nelle zone periferiche. L’anfiteatro di Guildhall subì alcune modifiche nel corso del sec. III d.C., così come anche altri edifici pubblici e il forum-basilica. Verso la fine del sec. III d.C. le mura difensive di Landward, insieme alla fortificazione di Cripplegate, furono incorporate in un sistema difensivo che circondò l’anfiteatro e il resto dell’insediamento romano. Alla fine del sec. III d.C., la regressione del Tamigi, dovuta agli effetti della marea, e una generale trasformazione economica e politica contribuirono a una crisi più accentuata dei commerci e il panorama della Londra romana cambiò definitivamente. L’anfiteatro non fu più utilizzato e venne abbandonato verso la metà del sec. IV d.C., insieme a buona parte degli edifici pubblici di Londinium. Dopo l’abbandono, la struttura fu gradualmente spogliata dei suoi conci fino all’Alto Medioevo, quando ricominciò la ricostruzione nel sito. Nell’arena di Londinium si svolgevano i ludi votivi, in onore degli dei, e i giochi pubblici finanziati e organizzati dallo Stato romano. Negli anfiteatri britannici venivano organizzati spesso spettacoli dove i criminali, i prigionieri di guerra o i martiri cristiani, venivano giustiziati alla stregua di delinquenti di basso rango, condannati a essere divorati vivi dalle belve nelle arene, con la damnatio ad bestias. Questa pratica dava una visione chiara del potere e della giustizia romana. Conservazione ed esposizione dei resti dell’anfiteatro Il lavoro intrapreso nella Guildhall Yard ha rivelato una sequenza archeologica che va dal sec I d.C., a partire dal disboscamento e dalla costruzione dell’anfiteatro romano, fino al tardo reinsediamento sassone con la costruzione del Guildhall medievale e la successiva evoluzione del complesso moderno. Nonostante le dimensioni degli scavi e la portata dei reperti registrati, i siti scavati rappresentano una parte relativamente piccola dei resti archeologici rinvenuti all’interno dell’area di Guildhall Yard. Infatti, la City of London Corporation ha riconosciuto una effettiva probabilità di effettuare ulteriori importanti scoperte nella zona e ha evidenziato la necessità di un’attenta gestione di questa significativa risorsa archeologica. Il progetto di costruzione dell’edificio della Guildhall Art Gallery include in situ notevoli elementi dell’antico anfiteatro in muratura, ed è stata allestita una mostra permanente al primo livello interrato della galleria. LUCE 299 3/2012 L’anfiteatro di Guildhall, costruito dopo il 70 d.C., faceva forse parte di un programma di edilizia pubblica che comprendeva la realizzazione di diversi importanti edifici come le Terme, i Templi, una grande Basilica e il Palazzo del Governatore La conservazione e la relativa musealizzazione hanno reso necessarie progettazioni complesse e importanti opere di ingegneria. Dopo il ritrovamento, il cantiere e le indagini archeologiche sono proseguite in contemporanea per sei anni consecutivi, mentre il progetto della pinacoteca, ad opera di Richard Gilbert Scott, è stato modificato per accogliere i ritrovamenti in un museo da realizzare al primo piano interrato. Al di sotto di questo livello sono stati previsti altri due piani, realizzati sospendendo i resti murari, le loro fondazioni e uno strato di ghiaia naturale su un sistema temporaneo di sostegni. Per salvaguardare le rovine durante gli scavi per la costruzione del nuovo edificio, i muri sono stati coperti con teli di polietilene, e poi ulteriormente protetti con tavolati di legno, bloccati da una rete esterna visibile, con segnalazioni per la sicurezza. Gli spazi vuoti tra lo scatolato e i resti archeologici sono stati riempiti con una schiuma espansa spray, per la protezione contro eventuali vibrazioni e spostamenti durante i lavori. Essendo stato assegnato all’anfiteatro il titolo di “Scheduled Ancient Monument”, doveva essere musealizzato in situ, senza alcuno spostamento. Pertanto, prima dell’assegnazione di questo titolo, gli ingegneri strutturali della D Y Davies Associates, hanno lavorato cercando di non compromettere in alcun modo la posizione dei muri. I lavori sono stati avviati nel 1994 e sono andati avanti di pari passo con il programma di conservazione, consentendo l’apertura del nuovo complesso dell’Art Gallery al pubblico, nel 1999. I lavori per l’allestimento delle rovine si sono svolti tra il 2001 e il 2002, con successiva presentazione al pubblico. Le dimensioni dell’anfiteatro dovevano essere all’incirca di m 98,10 di lunghezza x m 86,90 di Veduta laterale con la parte degli antichi muri illuminati e, sulla parte destra, la scalinata dell’arena ridisegnata dalle proiezioni wire-frame. La Guildhall Art Gallery, a Londra. 35 SCENARI CONTEMPORANEI ANFITEATRO ROMANO LONDRA / UK Piuttosto che creare un museo tradizionale, si è cercato di realizzare un ambiente espositivo Qui sopra e nella pagina a fianco in basso: particolare di proiezione luminosa wire-frame che riproduce la sagoma di un gladiatore larghezza, con un’arena di m 56,70 x m 44,50; gli spettatori che potevano trovarvi posto si aggiravano probabilmente intorno ai 5.000. Alcuni resti murari (dell’altezza di m 1,5 circa) e il complesso sistema di drenaggio in legno che correva sotto la costruzione costituiscono le principali vestigia oggi visibili al piano interrato dell’edificio moderno. La struttura espositiva si trova a circa sei metri sotto la superficie della Guildhall Yard Art Gallery ed è ancora ben visibile il passaggio originale di pietra da cui entravano i gladiatori, gli animali e gli schiavi. Tra i ritrovamenti si rilevano anche ossa di animali e canali di scolo per asportare acqua e sangue dall’arena. Analisi dell’intervento L’apertura al pubblico è avvenuta, nel 2002, con una presentazione interessante e suggestiva. Piuttosto che creare un museo tradizionale, si è cercato di realizzare un ambiente espositivo al fine di enfatizzare l’architettura delle strutture romane, con l’obiettivo di trasmettere l’emozione e il pathos che si possono percepire all’interno di un’arena. Nonostante l’esiguità delle testimonianze originali e la loro collocazione all’interno di un edificio concepito per altri scopi, il progetto di allestimento e di valorizzazione, realizzato dallo studio Branson Coates Architecture di Londra, ha utilizzato un approccio visivo basato su effetti prospettici e un uso particolare dell’illuminazione, tanto da riuscire a 36 creare una notevole suggestione nel visitatore, rievocando l’atmosfera drammatica dei giochi gladiatorii. Obiettivo principale del progetto è proprio quello di rivivere l’ambiente dell’arena romana, attraverso la ricostruzione di un determinato contesto storico (sec. I - II), mediante l’uso teatrale di suoni particolari e proiezioni luminose dirette sulla parte muraria restaurata e sulle caratteristiche della parte lignea. Si scende alla sala dell’anfiteatro dal piano della Guildhall Art Gallery. I visitatori camminano attraverso le sale espositive dove sono collocati numerosi pannelli che descrivono la storia dell’anfiteatro e alcune delle attività che si svolgevano all’interno, con l’arena che si intravede da una finestra alta e stretta. Dopo aver attraversato altre sale espositive, i visitatori si addentrano in un ambiente al buio, partendo dall’ingresso orientale, lo stesso da cui entravano i gladiatori e, nella luce fioca del seminterrato, possono ammirare le antiche vestigia. Anche se oggi rimangono solamente alcuni tratti originali delle murature in pietra adiacenti all’ingresso orientale, grazie a un gioco fluorescente di luci e all’utilizzo del computer, sono state realizzate le immagini trompe l’oeil verdi e nere dei posti a sedere mancanti, nonché le sagome dei gladiatori che combattono. Infatti, un sistema computerizzato wire-frame proietta figure umane come manichini di tubi fluorescenti verdi, intrecciati come reticolati, che generano il senso della LUCE 299 3 /2012 Obiettivo principale del progetto è proprio quello di rivivere l’ambiente dell’arena romana prospettiva provocando una profonda suggestione. Il sottofondo di una folla che acclama, in combinazione con un’illuminazione studiata al fine di ricostruire la scalinata dell’arena, suggerisce l’atmosfera delle venationes e la percezione di grandezza dell’anfiteatro. Grazie alla piattaforma di visualizzazione installata lungo il muro, infatti, è possibile avere una buona percezione dell’ambiente, sia per quanto riguarda le dimensioni, che per l’accuratezza e l’attenzione dedicata al singolare allestimento. Sembra di ritrovarsi, all’improvviso, realmente in un’arena: le immagini virtuali ripropongono i gladiatori, gli spettatori e sono completate da luci tremolanti ed effetti sonori che simulano i rumori di una folla chiassosa. Schermi verticali vengono destinati alle proiezioni, per consentire sia di conoscere la realtà fisica e materiale dei luoghi espressa dalla base tridimensionale, sia di prendere visione, attraverso lo schermo virtuale, di dati storici e immagini. Viene così realizzato un pratico e completo strumento di comunicazione per tutti i visitatori, i quali riescono a sentire profondamente la drammaticità di questa “messa in scena”. Inoltre, come mero aiuto alla visita, alcune schede visive mostrano le terrazze panoramiche e indicano la posizione esatta dei canali sotterranei di drenaggio. Il restauro dei sistemi idraulici è stato terminato nel 2006, e questi elementi sono stati conservati sotto il livello del pavimento, coperti da una lastra di vetro. Non è stato possibile restaurare tutte le parti dell’anfiteatro, così i tratti mancanti in legno e in pietra sono stati evidenziati da elementi metallici posti nella pavimentazione. Pannelli grafici sono stati strategicamente posizionati in tutta la sala, per indicare la presenza di parti ancora inaccessibili. Per concludere, possiamo affermare che questo progetto di musealizzazione in situ, con particolare riferimento al ruolo della luce, dimostra come lo spazio pubblico possa diventare, nel suo essere terreno di ricostruzione, scena tragica, dura e inquietante. La strategia d’intervento dimostra, ancora una volta, la possibilità, in presenza di un’avanzata cultura archeologica, architettonica e museografica, di conservare e mostrare efficacemente dei reperti, nonostante la loro frammentarietà, anche in aree come la City di Londra che hanno una vocazione diversa da quella più specificamente culturale. Nigel Coates, con le sue visioni-proiezioni di luce, costruisce ambienti volti non a sopraffare, ma a valorizzare il contenuto sociale degli eventi che vi hanno avuto luogo: luci e suoni non distraggono il visitatore, anzi lo proiettano ancora di più in un contesto specifico, facendo in modo che egli possa sentirsi vivamente parte dello spettacolo. L’intervento realizzato nell’anfiteatro rappresenta un riferimento di studio fondamentale poichè mostra come le proiezioni o la luce, possano diventare quasi metafore del restauro contemporaneo, un restauro ad altissima tecnologia, al limite anche mutevole ed effimero. Resti del muro originale dell’arena, evidenziati da spot di luce diretta che permette di dare risalto alle rovine, rispetto a tutto l’allestimento della scena. 37 SCUOLA PER L’INFANZIA A BRESCELLO LUCE INTERNI REGGIO EMILIA / IT POLISENSORIALITÀ E LUCE NELL’ARCHITETTURA PER L’INFANZIA Gli spazi per l'infanzia grazie ad arredi e design dedicati si trasformano in esperienze polisensoriali educative e la luce, anche in questo caso, ha un ruolo di primo piano nell'aumento delle capacità cognitive dei bambini. di Cristina Ferrari L Nido e Scuola dell’infanzia aziendale ENI, architettura a design Tullio Zini architetto, ZPZ Partners, Lapis Architetture: sezione 5 anni. 54 e esperienze sensoriali possono assumere un ruolo primario nell’architettura per l’infanzia? La collaborazione tra Reggio Children, società pubblico-privata di Reggio Emilia che si basa sullo “stupore del conoscere” e sulla filosofia dei “cento linguaggi dei bambini”, e lo studio di architettura ZPZ Partners di Modena ha dimostrato che è un presupposto non solo possibile, ma anzi indispensabile. Lo studio ZPZ Partners, fondato nel 1998 e guidato dagli architetti Michele Zini e Claudia Zoboli, si concentra su architettura, design, concept e innovazione, partendo dall’elaborazione meta progettuale fino alla direzione dei lavori, e in particolare è dedicato all’architettura per l’infanzia. “La nostra specializzazione non è voluta”, ci spiega l’architetto Michele Zini, “ma è capitata un po’ per caso: come docente alla Domus Academy, nel 1994 ho proposto una ricerca in collaborazione con Reggio Children sulla progettazione di architettura per l’infanzia. Da questo incontro è nato nel 1998 il libro Bambini, spazi, relazioni. Metaprogetto di un ambiente per l’infanzia, curato da Giulio Ceppi e da me, che ha avuto risonanza internazionale fino a essere inserito anche nel programma elettorale di Bill Clinton”. ZPZ Partners ha curato la realizzazione di asili nido, di asili e di aree per l’infanzia in aeroporti e centri commerciali in tutto il mondo, a Tokyo, San Francisco, Stoccolma, Londra, ecc. e naturalmente in Italia con asili e nidi commissionati da Comuni e grandi imprese quali Eni, Cariparma, Tetra Pak ecc., vero esempio dell’eccellenza italiana. “L’ambiente è fondamentale per supportare il progetto pedagogico” continua l’architetto Zini, “si crea uno strettissimo dialogo tra pedagogia e architettura per realizzare ambienti polisensoriali, veri e propri laboratori per l’autoapprendimento dei bambini in grado di stimolare e supportare i diversi processi cognitivi e il percorso di crescita. I bimbi, infatti, hanno una conoscenza sinestetica, imparano con i cinque sensi e uno attiva l’altro: vedono la temperatura, gustano gli odori e toccano la luce. Si meritano quindi un ambiente, inteso come insieme di architettura, arredi, colore, luci e acustica, ricco di stimoli, percorsi sensoriali e opportunità, ma con un risultato semplice e piacevole, sinfonico, non cacofonico. Il paesaggio materico deve essere ricco e articolato, con tessuti, materiali e superfici diversi, accostati in modo tale da esaltare le differenze: liscio e ruvido, opaco e trasparente, duro e morbido, durevole nel tempo (vetro, acciaio, ecc.) e soggetto a invecchiamento (legno, pietra). La collaborazione con Reggio Children ha portato anche alla consulenza per una nuova gamma di arredi per l’infanzia (PLAY+) colorata e polimaterica che prevede una linea morbida e una dura. Si gioca col colore: la base è un grigio sabbia che amalgama tutta la gamma cromatica composta di tanti colori e sfumature, accostati o contrapposti tra loro ma sempre bilanciati secondo una precisa gerarchia percettiva (colori a bassa saturazione a livello ambientale e altri di accento tra cui il bianco), ben distante dalla semplificazione dei colori primari. Quasi tutti gli edifici sono dotati di un impianto fotovoltaico che assicura energia pulita e risparmio energetico. Il progetto della luce s’inserisce in questo contesto, come opportunità di crescita e di scoperta. LUCE 299 3/2012 Nido aziendale Cariparma, architettura a design ZPZ Partners: piazza. 55 LUCE INTERNI SCUOLA PER L’INFANZIA A BRESCELLO Nido aziendale Tetra Pak, Nido aziendale Cariparma, architettura a design ZPZ architettura a design ZPZ Partners: lucernario ingresso Partners: riposo grandi. 56 REGGIO EMILIA / IT “Il paesaggio luminoso prevede due livelli di illuminazione: ci sono luci di base, usate per lo sfondo, che creano una sorta di background di acquario e luci di accento, con lampade che diventano protagoniste. Se l’illuminazione di sfondo si basa su sorgenti fluorescenti, quella di accento cerca prestazioni diverse, quali luci alogene, a grappolo, LED, luci grigie o bianco neutro, colorate; si lavora su ombre e colore sfruttando al meglio ogni sorgente luminosa”. “La luce è un ingrediente fondamentale dell’ambiente”, spiega Massimo Piacentini, curatore della parte di progettazione illuminotecnica, “si soddisfano le esigenze sensoriali dei bimbi nel rispetto delle esigenze tecniche: il controllo della luce è utile anche per interagire con i bimbi, si gioca con la luce e si trasmettono emozioni, ma contemporaneamente si cerca di rispettare le necessità dei clienti e di risparmiare energia. Con le luci di base si lavora in economia, assicurando comunque un’ottima quantità e qualità di illuminazione, utilizzando faretti incassati e messi in ordine sparso a creare un tessuto di base, elementi puntiformi e minimali che danno un effetto a dalmata”. “Con le luci di accento si possono creare ombre disegnabili”, prosegue l’architetto Claudia Zoboli, “sottolineare zone di particolare interesse, avere luce diffusa o concentrata; le lampade diventano protagoniste anche per la loro forma, possono essere pendenti con filtri colorati intercambiabili, alzabili e abbassabili con un gesto, a parete con stampa lenticolare che passa tra i colori dell’arcobaleno al cambiare della posizione da cui le si osserva, ecc. Si gioca con luci, ombre e colori in un continuo adattamento all’ambiente; esigenze e sensazioni, LUCE 299 3/2012 ad esempio, si possono usare luci calde (3500 4000° K) per superfici calde quali soffitti di legno, luci fredde per esaltare le superfici bianche o le differenze tra i materiali utilizzati, luci molto forti per rendere i colori luminosi o lanterne a luce calda che diventa sempre più soft (tipo candele) o a effetto luna per le zone dedicate al riposo”. “Le due dimensioni non potrebbero esistere l’una senza l’altra”, precisa Massimo Piacentini, “insieme formano un paesaggio luminoso ricco e gradevole alla vista, sottolineato da un design estroverso, che comprende anche linee dedicate con elementi cablati come luci di emergenza; sono previsti diversi scenari con sorgenti luminose che si accendono e si spengono solo in determinati punti e luci che possono essere variate di intensità da educatori e bimbi con i dimmer. Il vero problema è rappresentato dalla normativa italiana che regola solo la quantità, ma non la qualità e la disposizione della luce: la sfida è creare un’illuminazione sicura e a norma ma che sia anche bella a vedere. Nella scuola dell’infanzia costruita a Brescello (RE), è stato inserito un ambiente con un faro, un vero e proprio ‘teatro delle ombre’ per osservare i movimenti dietro a un telo e che, secondo il telo usato, permette di ammirare giochi di ombre, proiezioni d’immagini e burattini”. Scuola dell’infanzia Nido e Scuola dell’infanzia Loris Malaguzzi, architettura a aziendale ENI, architettura a design design Tullio Zini architetto e Tullio Zini architetto, ZPZ Partners, Lapis ZPZ Partners: pranzo. Architetture: sezione lattanti. 57 LUCE 299 3/2012 INNOVAZIONE NEL MONDO DELLA LUCE I Paradigmi Tecnologici: le dinamiche nelle sorgenti d’illuminazione di Franco Bertini L’ Apparecchio Wood, tecnologia dual-inside, legno di noce, sorgente LED con opzione RGB, FM connessione bluetooth a smartphones e pc. Concessione ITRE brand di FDV Group S.p.A. evoluzione tecnologica che ha permeato gli ultimi 5 anni dell’illuminotecnica internazionale, permette oggi di proporre sui mercati internazionali soluzioni all’avanguardia, impensabili prima di tale accelerazione, e che permettono di unire per esempio il design illuminotecnico italiano sia decorativo che architetturale, a fondamentali risultati di risparmio energetico e minore manutenzione, ma anche di integrare soluzioni di altro tipo al corpo illuminante, che siano funzionali alle esigenze dell’abitare e degli spazi pubblici, sia nell’illuminazione da esterni, che da interni. Un tale progresso, quando generato in modo sistematico e diffuso, può costituire la radice di un nuovo paradigma tecnologico che può trasformare il tessuto sociale e i suoi processi decisionali nella selezione e acquisto di sistemi di luce. Il segmento dell’illuminazione da interni, è il settore dove più forte deve essere il ruolo della sensibilità del cittadino che opta per la migliore efficienza, proprio per via dell’assenza di normative di riferimento, al contrario di quanto accade per l’illuminazione da esterno. Laddove tali normative siano vigenti, esse comportano selezioni qualitative superiori che a loro volta determinano maggiori costi d’acquisto, ma permettono un maggiore risparmio anche da parte dell’utente durante il ciclo di vita del prodotto (LCA – Life Cicle Analysis). Nell’ottica della LCA , l’efficienza sul mediolungo periodo è la discrimante che compensa l’investimento iniziale, ma è elemento essenziale di fronte ai crescenti costi dell’energia e alla possibilità di non manutentare nè l’elettronica nè le sorgenti, qualora si utilizzino i LED. Per quanto riguarda l’illuminazione da esterni, il cliente tipo è spesso l’ente pubblico, ed in ultima istanza è la cittadinanza che ne usufruisce e paga il conto degli investimenti effettuati dalla P.A. tramite tassazione locale o statale, e la presenza di normative europee permette oggi un maggior controllo sovranazionale sulle dinamiche di aggiudicazione dei bandi internazionali (cit. Articolo bandi internazionali Bertini/Battistini...). Nell’illuminazione “privata”, sussistono piuttosto raccomandazioni, influenze culturali derivanti dalla Green Economy e dalla crescente importanza del “risparmio 63 INNOVAZIONE LE DINAMICHE NELLE SORGENTI D’ILLUMINAZIONE Lampada da terra Katana, in fibre di carbonio, tecnologia dualinside, sorgente LED con opzione RGB, connessione bluetooth a smartphones e pc. Concessione ITRE brand di FDV Group S.p.A. Design di Valerio Cometti. energetico”, non tanto come rispetto delle risorse energetiche, quanto per l’implicazione economica. È grazie all’evoluzione delle sorgenti, cioè delle lampade, da parte dei grandi produttori internazionali che sussite la possibilità per gli utenti finali di scegliere soluzioni più funzionali e a prezzi via via più accessibili. La prima “rivoluzione” nell’uso delle lampade a risparmio energetico a fluorescenza compatte è appena avvenuta, e la sua diffusione è tale che nel mondo industrializzato ha ormai sostituito molte delle “vecchie” lampade a incandescenza, che stanno uscendo dal mercato. Tale sostituzione, rappresenta un salto tecnologico e comporta un cambio del paradigma tecnologico dominante il settore luce, solo nel momento in cui la diffusione di questa tecnologia ha sopravanzato la vecchia tecnologia. Secondo i teorici dell’economia dell’innovazione, il paradigma tecnologico è rappresentato dall’insiene di processi e prodotti che identificano il sistema “tecnico” sulla base del quale si sviluppano le offerte e le domande dei mercati di riferimento (per esempio nella Economics of Innovation, uno dei paradigmi tecnologici più conosciuti riguarda le sorgenti energetiche alla base dei sistemi industriali, nello specifico si consideri il salto dal paradigma con tecnologia a carbone al paradigma tecnologico che ha messo il petrolio alla base di processi produttivi a livello mondiale, che ha impiegato oltre 100 anni, da quando i primi grandi giacimenti di petrolio erano stati “scoperti”). Tale nuovo paradigma tecnologico si è diffuso tramite campagne massicce di stampa, attività di sensibilizzazione e promozione pubblica e privata, e ha impiegato oltre un decennio per essere accettato dall’utente privato. Oggi è un dato di fatto cercare di utilizzare lampade a basso consumo, soprattutto dal momento in cui la qualità della luce è notevolmente migliorata ed i costi della lampada con questa tecnologia a bordo, si sono comunque abbassati. Una nuova rivoluzione si sta affacciando, e comporterà probabilmente la “sostituzione” delle lampade alogene e forse fluorescenti con i LED. In certe zone dell’Europa, per esempio nei paesi del Nord Europa, tale sostituzione ha addirittura riguardato le lampade a ioduri metallici con analoghe Lampade a LED ad alta potenza e che portano ad 64 importanti risparmi sulla manutenzione e sul costo dell’energia su lassi temporali di 4-5 anni. Tuttavia, come nel caso delle lampade a fluorescenza compatte, la sostituzione di un paradigma tecnologico con un altro, richiede tempo e una serie di elementi competitivi e di disponibilità della tecnologia non indifferenti. I limiti all’utilizzo della tecnologia LED negli ambienti interni sono derivati per anni dal “calore “ della luce, dei suoi toni, in sostanza dal rispetto del CRI (Color Rendering Index), dei colori naturali dell’ambiente circorstante, e dal maggiore costo che la tecnologia LED ha sempre avuto rispetto alle sorgenti classiche dicroiche o fluorescenti. Negli ultimi anni invece, con le economie di scala raggiunte, e con l’investimento in sistemi di dissipazione del calore per i diodi, si è assistito ad un potenziamento delle sorgenti LED che oggi sviluppano nelle loro versioni standard 10W l’equivalente delle 50W dicroiche, portando quindi un risparmio dell’80% di consumo elettrico, con al contempo una notevole riduzione dei costi di produzione di tali sorgenti senza considerare il ciclo di vita che è di 20-30 volte superiore alla dicroica. Si sono sviluppati sistemi ottici integrati e lenti per controllare l’emissione stessa dei diodi e la scelta del LED bianco varia su un’ampia gamma di “calore” (gradi Kelvin), per le più disparate esigenze. I LED da 8-10W , sono diffusi presso ogni specialista e rivenditore sul mercato della luce italiana e facilmente installabili in molti prodotti a dimensione contenuta, specialmente sui faretti da incasso, da interni ed esterni, dove l’approccio e la moda architetturale hanno spinto molti negozi e uffici a disegnare gli spazi con queste soluzioni. D’altronde l’attenzione alla compattezza e la minimalizzazione degli apparecchi elettrici ed elettronici, la riduzione di quantità di materiale necessario per produrre, non solo luce, ma anche apparecchi televisivi (la tecnologia è ormai a LED con risparmi notevoli di peso ed energia, anche se con incertezza sulla durata della qualità visiva degli stessi, al di là delle varie direttive europee come ROHS o RAEE fra le altre), permetterà sempre più una diffusione di larga scala ed un aumento della potenza e durata di queste LUCE 299 3/2012 soluzioni, rendendo disponibile e sfruttabile tale nuovo paradigma tecnologico nei settori più disparati. È tuttavia scontata, nonostante tale nuovo paradigma tecnologico si stia imponendo, che permanga la coesistenza sul panorama internazionale di diverse tecnologie ora minoritarie e nella fase discendente del proprio ciclo di vita, per un lungo lasso temporale, soprattutto per quanto riguarda le lampade a scarica ed anche le alogene e dicroiche, che diventano anch’esse sempre più compatte ed esteticamente “piacevoli”, ma la diversificazione è anche la ricchezza e la possibilità di scegliere che va sempre data al cittadino/utente a seconda delle proprie disponibiltà finanziarie. Oltre la Luce, le nuove funzioni del corpo illuminante Oltre alla tendenza sempre maggiore di utilizzo del LED nei luoghi privati e pubblici, il futuro si misura anche sulle possibili integrazioni fra luce ed altre funzionalità. E’ quindi l’applicazione dell’apparecchio illuminotecnico e una molteplicità di funzioni, che non si risolve con la sola funzione di luce, nonchè il contesto in cui questo può dare i maggiori benefici a fare la differenza. Il LED viene proposto soprattutto in soluzioni tecniche di illuminazione tecnica, ma vi sono pionieri che stanno applicando in modo sensibile e attento questa tecnologia anche al settore della luce decorativa e architetturale. Difatti è il settore della luce decorativa e architetturale che soffre di più negli ultimi anni, che non ha mai considerato in modo strutturato la necessità di avanzare tecnologicamente per difendersi da produttori asiatici ed est-europei che copiano la genialità e originalità del design Europeo, potendo contare sui bassi costi della manodopera. Una buona parte delle aziende italiane operanti nell’illuminazione decorativa e architetturale ha fatto la sua fortuna nei mercati della Russia e nelle Ex CSI e nei Paesi Arabi, ma ora soffre di una crescente concorrenza di basso livello, basata su filosofie parassitarie, e indirizzate solo alla fornitura a basso prezzo, spesso nel disprezzo dell’ambiente, della sicurezza, e dei diritti del lavoro. Per questo è lodevole la volontà del comparto italiano dell’illuminazione, che opera sulla progettazione di “idee” e “innovazione” e realizza progetti in tutto il mondo, di investire ancora sulla tecnologia e sulla differenziazione. Nonostante la difficoltà economica degli ultimi anni, straordinari sono alcuni risultati per cui si possono reinventare realtà provenienti dal settore illuminotecnico decorativo, che si distinguono fra le eccellenze del made in italy. Fra le grandi innovazioni portate nel mondo della luce negli ultimi mesi, vorremmo solo citare un esempio. Una tecnologia applicata alla luce, frutto della collaborazione fra tecnologia software giapponese e creatività italiana della luce, fra LED e Suono, personalizzazione dell’ambiente e alto design industriale. È stata presentata alla recente fiera di Euroluce nel 2011 e poi a Dusseldorf in Germania, durante l’evento Architect & Work (Dicembre 2011) una gamma di prodotti a architetturale a LED con sistema integrato audio. La novità è che tale sistema, chiamato “dual-inside”, esclusiva mondiale del gruppo italiano FDV Group SpA, permette libertà completa di collegarsi all’apparecchio luminoso tramite smartphones o ipod/ipad e PC e di controllare luce e audio senza necessità di filo diffusione, impianti stereo o altri mezzi. Il database del suono è personalizzabile, poichè il blue-tooth trasmette all’apparecchio luminoso, ricreando l’atmosfera preferita per ogni utente, e permette a quest’ultimo di sentirsi “a casa”, oppure permette di creare “mood” in ambienti commerciali raffinati, dove si vuole coinvolgere e trasformare una permanenza in esperienza indimenticabile, personalizzabile nella luce (con la possibilità di dimmerare la luce e con cambiocolore RGB) e nel suono (avendo anche la possibilità di ascoltare onde radio FM). È ancora ipotizzabile che tale tecnologia si possa utilizzare in studi ambulatoriali, così come nelle sale d’attesa o receptions di Comuni e banche etc. Questa tecnologia, sviluppata ad oggi su alcuni prodotti, è applicabile su un numero indefinito di soluzioni illuminotecniche. La funzionalità permette libertà espressiva e la possibilità di modificare e giocare in spazi ridotti su ulteriori soluzioni audio-illuminotecniche. Certamente si tratta di una delle frontiere della ricerca e dell’innovazione che oggi toccano il mondo della luce, che ora si fonde con un altro senso , quello del piacere dell’udito, e con la flessibilità e interattività con l’utente immediato. Questo passo rappresenta parte di un ulteriore salto tecnologico, e forse, in numi, l’alba di un nuovo paradigma tecnologico, in cui si fondono diverse esigenze, sulla scita della domotica, ma più semplificate e adattabili. L’innovazione è forse l’unico volano che oggi le imprese italiane possono cavalcare per dimostrare la forza del sistema produttivo, nonostante la debolezza del Sistema Paese e del Sistema Politico, e solo l’innovazione ci permetterà di competere e di mantenere e rafforzare la reputazione nel mondo della luce architetturale. È stato dimostrato dai grandi gruppi di illuminazione italiani che hanno attraversato indenni questi quattro lunghi anni di crisi, di cui ancora non si è vista la fine, ed è solo grazie alla creatività e all’innovazione, alla flessibilità e alla capacità di leggere le esigenze latenti del pubblico e della comunità, che i prescrittori dei grandi progetti internazionali possono continuare a prendere in considerazione la genialità italiana nei vari settori, quando devono lavorare e progettare per i grandi developers o per il retail di lusso. Rimane forse questa la frontiera del futuro italiano, un insieme di innovazione, ricerca e sviluppo, con alla base la consapevolezza delle proprie capacità e della missione di dover progettare per il futuro e per l’efficienza, unita al design, compiendo piccole rivoluzioni tecnologiche differenziali, anche minime, ma costanti, che tuttavia spostano ancora più in là la concorrenza di basso-medio livello, garantendo al tempo stesso la crescente efficienza del sistema produttivo italiano. 65