Zain Bhikha: la voce che viene dall`Africa

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Zain Bhikha: la voce che viene dall`Africa
Giornale autoprodotto senza scopo di lucro.
Mondi Lontani 2005, Anno 9, n° 13/ 3 euro (Hjk Ed).
Tutte le foto hanno puro valore documentativo e i relativi Copyrights appartengono alle
persone, Case Editrici ed agenzie che ne detengono i diritti.
Redazione: Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo e Willy Salveghi
SOMMARIO
EDITORIALE
P. 3
NEWS FROM…ALAM BAID: NOTIZIE E CURIOSITA’
P. 5
SUONI LONTANI
P. 9
ZAIN BHIKHA: LA VOCE CHE VIENE DALL’AFRICA
P. 12
TRACCE SULLA SABBIA (I FILM)
P. 13
I CAMMELLI E I DROMEDARI: LE NAVI DEL DESERTO P. 20
VOCI DAL NILO (I LIBRI)
P. 21
L’INTERVISTA (a Sayed): LE DIFFICOLTA’ DEGLI STRANIERI P. 24
COME TROVARE CASA PER UNO STRANIERO
P. 26
SITI LONTANI P. 27
BAB ZUWEILA: LA TUNISIA
P. 29
LA TUA CITTA’ E’ MULTIETNICA: I FILIPPINI E GLI ALTRI
POESIE INDIANE
P. 34
L’ARTE INDIANA P. 36
IL RICETTARIO
P. 37
NAMASTE’?
P. 38
OFRA HAZA
P. 40
IL FASCINO DEL MISTERO: LA GRANDE MURAGLIA CINESE P. 43
TEMPO DI FESTIVAL! P. 45
MOSTRE E RASSEGNE P. 47
DAL SOL LEVANTE: SUSHIMANIA P. 48
WRESTLING- LA LUCHA LIBRE MEXICANA PARTE 1 P. 49
L’INTERVISTA (a Mamdouh): COME E’ NATO MONDI LONTANI P. 52
P. 32
La copertina “Una finestra aperta sul mondo” è di: Mamdouh
Inoltre si ringrazia: Sayed e tutti gli altri scusandoci per non aver citato i loro nomi.
Etnoambiente@ yahoo. it
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Editoriale
Eccoci di nuovo a distanza di pochi mesi sulle pagine di Mondi. Il numero scorso era
un numero speciale, poiché è uscito dopo ben 6 anni di silenzio, a differenza di
questo, che non è meno bello del precedente, nonostante uscisse solo dopo tre mesi.
Troverete nuove rubriche in questo numero come “Bab Zuweila”, “Tempo di
Festival!”, “Mostre e rassegne” e “La tua città è multietnica”, da questo numero
rubrica e presente nel numero scorso come articolo.
Mondi Lontani sta cercando di rinnovarsi, di non restare uguale a se stesso e questi
ultimi due numeri ne sono una prova.
Viviamo con i piedi nel presente e con uno sguardo al passato. Stiamo preparando i
numeri arretrati di Mondi Lontani, le ristampe dei mitici numeri del nostro giornale
dal 1997 al 1999, cioè (dal 1° all’11° numero). Non saranno stampati ma disponibili
come documenti word da tenere nel vostro p.c. Per averli scrivete alla nostra e-mail:
[email protected]
In questo numero troverete la ristampa del mitico numero 1 dell’Ottobre 1997.
E' stata una bellissima esperienza ritornare a scrivere sulle pagine di Mondi Lontani.
Con la realizzazione del numero 12 siamo stati molto soddisfatti, è stato il numero del
Grande Ritorno, mentre quello che avete tra le mani è il numero della conferma,
sperando che vi piaccia ancora di più. E' stato davvero faticoso realizzarlo, i
problemi, le spese e gli imprevisti sono stati ancora tanti ma siamo felicissimi di
averlo fatto. Ci teniamo a ribadire che il nostro è un progetto a livello dilettantistico
ed amatoriale, non ci sono scopi di lucro, nessuno ci paga per la pubblicità o per
qualsiasi altra cosa, né ora, né in passato, raccogliamo materiale ed esprimiamo solo
le nostre opinioni su locali, manifestazioni, dischi, libri, film, ecc. Le persone che
hanno letto il numero precedente ci hanno dato un responso positivo, a volte anche
stupefacente. Vi ringraziamo per l’interesse che continuate a dimostrare per il nostro
e vostro giornale, si, perché “Mondi Lontani” appartiene a tutti.
Concludiamo citando una frase di Albert Einstein: "E' più facile disintegrare un
atomo che un pregiudizio". Con “Mondi Lontani” però è un buon inizio. Evviva tutte
le razze del mondo!
BUONA LETTURA!
La Redazione
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NOTIZIE E CURIOSITA’
Timbuctù di Rai 3 sui viaggi e animali sarà condotto anche quest’anno da Ilaria D’Amico e non da
Sveva Sagramola come si era detto. Sarà in onda dal 31 ottobre, ogni domenica mattina alle 9,00.
Hanno aperto un nuovo luogo riservato ai defunti musulmani: il campo 3 del cimitero di Bruzzano
alle porte di Milano. In totale saranno 800 i posti. Mancava un posto così, questo dopo la decisione
fatta su un protocollo d’intesa siglata tra il Comune e i rappresentanti delle comunità islamiche.
A causa del terremoto del 26 Dicembre 2004, l’asse terrena si è spostata di 5-6 centimetri,
corrispondenti ad una deviazione di 2 millesimi di secondo d’arco. L’asse terrestre si è spostata per
la seconda volta, a causa del sisma del 28 Marzo 2005. Gli scienziati prevedono un altro Tsunami.
“Servono più strumenti per le previsioni” dice il centro delle Hawaii. Il turismo è fermo, 70% sono i
visitatori in meno. I paesi colpiti sono: Maldive, India, Thailandia, Sri Lanka, Indonesia.
Dall' 8 al 17 aprile c'e' stata la quarta edizione del Festival dell'India (cultura, artigianato e cucina
indiana) al Forum di Milano! È durata non i soliti 3-4 giorni. Presenti artisti provenienti da Delhi,
Mumbai, Madras ecc.
Sami Yusuf (vedi Mondi Lontani 12) ha portato il suo album “Al Mu‘allim” in Tour in paesi come:
Malesia, Canada, Kuwait ed Egitto riscontrando un grande successo. Presto si esibirà anche in
Turchia e Libano. È pronto il nuovo singolo “Mother” estratto dal secondo nuovo album.
“Indian Ocean” è la nuova canzone di Yusuf Islam per le vittime dello Tsunami.
Nuovo ristorante “Kandoo” in v.le Corsica 38, offre menù giapponese completo, con specialità
finora difficili da trovare a Milano.
Zhang Juncai è l’uomo più alto in Cina. La sua altezza è di 2 metri e 42. È l’uomo più alto
dell’intero continente asiatico.
Un istituto confessionale femminile è stato premiato come migliore istituto in Inghilterra, ed è
subito polemica. Perché? L’istituto è di confessione islamica. L’istituto si trova in una città del
West Yorkshire (a Bradford), città con mezzo milione di abitanti, il 16 % musulmani. “Insegnando
l’etica islamica ai nostri bambini –spiega il segretario dell’Union Of Muslim Organizationscontribuiamo a renderci cittadini amanti della pace e rispettosi della legge”. La prima scuola
islamica britannica è stata fondata da Yusuf Islam. Oggi ce ne sono nel paese un centinaio
frequentate da appena il 3% degli studenti musulmani, quel 3% ottiene voti migliori del 97% che
studia nelle scuole statali.
Il Buthan è stato il primo paese al mondo ad avere completamente proibito il fumo, ma il suo re,
Jigme Singe Wangchuck… non riesce proprio a smettere!
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L’ultima trovata giapponese è stata commercializzata dalla Takara, industria di giocattoli, e consiste
in un kit da regalare a San Valentino contenente terra, acqua e un seme su cui è impressa una frase
d’amore, che sboccerà sotto gli occhi della persona amata.
I popolari cartoni animati di Tom & Jerry sono sbarcati anche in Cina, doppiati in diversi dialetti
regionali con lo scopo di fare conoscere lingue che non si studiano più alle nuove generazioni. Non
l’ha presa bene il Governo Centrale, che li ha censurati in tv perché sta facendo una campagna per
l’uso pubblico del solo cinese mandarino, ritenuto più funzionale come unica lingua in una nazione
con un miliardo di abitanti, 56 gruppi etnici e 7 dialetti principali. E dire che nell’edizione originale
Tom & Jerry erano muti!
Esiste finalmente in Italia Radio Islam. Un italiano di nome Abdul Kabir (Roberto Aliotta) che ha
già il sito www.comislamica.net ha aperto all'interno dello stesso sito la prima Radio Islamica in
Italia www.comislamica.net/radiocom.htm . Abdul Kabir è entrato nell'Islam 10 anni fa, quando
aveva solo 22 anni è sposato con una donna somala che le ha dato l'idea di questa Radio, poiché ne
esistono simili in Somalia.
Lo sapevate che la svastica, purtroppo presa a simbolo dal nazismo, che ne ha rovesciato il vero
significato, in realtà è un emblema di buona fortuna indù che ha più di 5000 anni? Il suo nome, in
sanscrito “su asti”, significa “egli è buono” e rappresentava il sole e i poteri della luce. Gli indù
britannici hanno recentemente promosso una campagna per riportare l’originario significato.
Aishwaraya Rai è la prima donna indiana ad entrare al Madame Tussaud’s Wax Museum, il museo
delle cere di Londra. Modella ed attrice famosissima di Bollywood, presto sarà nel nuovo film di
James Bond. Su internet sono 17mila i siti a lei dedicati. Da noi si è vista per la prima volta nel film
“Matrimoni e pregiudizi” (vedi “Tracce sulla sabbia”).
Iniziativa contro i pregiudizi sull’ Aids: in Botswana, per la terza volta, si è tenuto un concorso di
bellezza tra ragazze sieropositive, vinto da Cynthia Leshomo. Il Botswana è uno dei paesi con uno
dei più alti di contagio, non solo sudafricani, ma anche del mondo.
Nel nostro paese sono sempre più numerosi i cittadini extracomunitari che, però, spesso non
riescono ad accedere alle strutture sanitarie. A Milano, l’Istituto Mario Negri ha iniziato uno studio
che riguarda la comunità cinese, una delle più ampie del capoluogo lombardo. Lo scopo principale è
fornire un quadro completo sulla salute mentale e sulla presenza di problemi emotivi degli
immigrati. E’ la prima volta che in Italia viene effettuato uno studio di questo tipo.
Il Finger’s è un nuovo locale recentemente aperto a Milano, in Zona Porta Romana, da Roberto
Okabe, nippo brasiliano giramondo, che punta più ad un ristorante non tradizionale ma creativo. La
cucina è giapponese ma con tocchi internazionali come va di moda oggi, il locale è di tendenza ed è
frequentato dal jet set internazionale.
Nello stato indiano del Madhya Pradesh, i poliziotti hanno un incentivo sullo stipendio se si fanno
crescere i mustacchi, baffoni all’insù, considerati segno di autorità e mascolinità.
E’ il momento dei bagni turchi (o hammam): Si aprono hammam a Parigi, Genova, Roma, Milano,
Mantova (in Italia il primo nacque a Torino), mentre in Spagna si restaurano gli splendidi bagni
arabi o se ne inaugurano dei nuovi, come i sontuosi palazzi dei califfi a Granada e Cordoba. Ne
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segnaliamo solo alcuni: a Milano, dopo l’ Hammam della Rosa (www.hammamdellarosa.com), che
ha aperto le porte anche agli uomini, a Cusago ora c’è il Buddhamam (www.buddhamam.it) e altri
locali di benessere che hanno aggiunto un bagno turco nelle loro sale. Al Marazzi Caffè di Bologna:
frullati seguiti da un momento di relax nell'hammam.
In Cina, durante i festeggiamenti per l’arrivo del nuovo anno, si usa regalare ai bambini monete
avvolte in carta rossa, come augurio di buona fortuna, o arance, il cui colore ricorda quello delle
monete d’oro.
In una regione del Nepal, tra il 1903 e il 1911 una tigre assalì e uccise ben 438 persone!
Tipiche armi dei Masai dell’Africa sono la lancia e lo scudo: su quest’ultimo, ogni guerriero dipinge
le insegne relative al proprio grado.
In Giappone esiste la…Kagata Corporation! Non ci credete? Guardate l’immagine che si trova su
internet! Naturalmente per loro è un nome come un altro.
Tra gli indigeni delle Isole Yap, nell’arcipelago delle Caroline (Oceano Pacifico), se una donna esce
di casa senza portare al collo una lunga collana di fiore d’ibisco, viene tacciata di presunzione: si
ritiene che si consideri tanto bella da poter fare a meno di questo ornamento.Anni fa, in Etiopia,
vigeva una legge per la quale i debitori potevano essere legati con una pesante catena di ferro al
braccio o alla caviglia dei creditori, fino a quando avevano estinto il debito: vi immaginate se fosse
in vigore da noi di questi tempi?
Il robot umanoide Asimo, prodotto dalla giapponese Honda ha debuttato in Italia ai primi di maggio
in un incontro all’Università Bocconi in occasione del convegno “Giappone oggi – economia e
innovazione tecnologica”. Asimo ha percorso il palco, salito le scale e ammiccato ai fotografi.
A settembre ha riaperto a Milano una vecchia conoscenza della domenica notte di noi di Mondi, il
locale Colony Brasil, trasferito dai Navigli in Via Benvenuto Cellini 2 nella vecchia sede del
Gimmi's Club. Purtroppo il locale è molto più piccolo e l’ingresso è selezionato (della serie: i
maschietti se non sono in compagnia femminile…non entrano!). Un angolo di Brasile dove poter
ballare i migliori ritmi di questo immenso e colorato paese e passare una serata tra le danze e
l'animazione di ballerini e musica dal vivo. Presto riaprirà anche l’Aquarela Do Brasil con un
nuovo nome non molto originale: Garota De Ipanema.
L’illustratore giapponese Fumio Obata ha realizzato nel 2004 un’animazione Manga per il brano del
1981 “Careless Memories” dei Duran Duran, eseguito dalla band inglese nei loro concerti.
“L’animazione unitamente alla musica live –spiega Obata- e al mega schermo fa decisamente un
effetto migliore! Tuttavia non è stato semplice tramutare la band in personaggi Manga”. Il gruppo
suonerà in Italia questo mese.
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Spesso ci imbattiamo divertiti, nelle ore notturne o all’ora di pranzo, nei deliranti monologhi di un
anziano televenditore iraniano di tappeti su una tv locale. Detto “Il Principe”, col suo colorito
linguaggio tenta di farci comprendere l’importanza fondamentale di un tappeto persiano nella nostra
vita. Famose le sue (finte?) arrabbiature coi collaboratori (che non si vedono) per presunti sconti
troppo alti su preziosi tappeti o per errori tecnici. Un personaggio in ogni caso simpatico e ironico.
George Weah, vecchia conoscenza in Italia nel Milan, uno dei migliori calciatori africani di tutti i
tempi, ha deciso ufficialmente di presentare la sua candidatura alla presidenza della Liberia, suo
paese natale, uscito da una sanguinosa guerra civile. Le elezioni sono fissate per il prossimo 11
ottobre. Weah ha detto di sperare "che le elezioni siano trasparenti".
Ez Zara è il nome di un immenso mercato all’aperto tunisino che ci piacerebbe tanto visitare: si
trova in una piccola località balneare tra il nord di Tunisi e il centro di Hammam Lif, fuori dai
tradizionali circuiti internazionali. Ogni giovedì vi si reca moltissima gente che arriva
principalmente dalla capitale, ma anche da lontano: si vende di tutto, dalla frutta e verdura all’usato,
di qualsiasi cosa si tratti.
A Roma, curiosa mostra di Takato Yamamoto alla Mondo Bizzarro Gallery (dal 6/5 all’8/6, tel. 0644247451), artista considerato in patria il migliore erede delle Shunga, le sensualissime stampe
erotiche giapponesi.
Telesur (“Televisione del sud”): nasce un’alternativa “latina” alla CNN e ad Al Jazeera, creata dal
presidente venezuelano Hugo Chàvez, esordirà il 24 luglio e sarà visibile senza parabole né
decoder. Libera e indipendente, sarà una visione sul mondo per i popoli dell’America Latina. Il
nuovo canale coinvolge le tv di stato di: Venezuela, Brasile, Uruguay, Argentina e Cuba.
Da mercoledì 18 maggio, in seconda serata, Rai 3 trasmette una serie di film-documentari girati
pochi mesi fa in Cina. “Buongiorno Cina- Storie del secolo cinese” parlano della grande
trasformazione del contraddittorio colosso asiatico che tanto spaventa l’economia occidentale.
Sudhir Kashiwaz – India, è una mostra che si svolge a Roma, Galleria del Cortile, dal 10/5 al 5/6
(tel. 06-3234475). Fotografo di Jaipur, commerciante di pietre preziose, Kashiwaz racconta i
cambiamenti del suo paese.
Eletto a Trento il primo consigliere comunale di colore, entrato nel consiglio con Rifondazione
Comunista. Si chiama Mamadou Seck, 47enne senegalese metalmeccanico, cittadino italiano dal
1993.
E’ morta a Nanhai (provincia di Guadong, Cina) la donna più anziana del mondo: aveva ben 120
anni ed è deceduta per cause naturali. Il suo segreto: un animo calmo, un ottimo ambiente
circostante e l’attività fisica, sempre svolta lungo la sua lunghissima esistenza.
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suoni lontani
RAIHAN – SYUKUR. Il gruppo malese Raihan composto agli inizi da 5 elementi, e diventato un
quartetto con il terzo album del 1999, non è una band agli inizi della loro carriera, hanno all’attivo
ben 6 album e una raccolta di successi. Yusuf Islam ha collaborato con loro nel secondo album
“Syukur” del 1998, di cui vi parliamo in questo numero di Mondi. Possediamo la versione turca di
“Syukur” non molto differente dall’originale. Il brano “Syukur” apre e chiude l’album. L’ultima
versione è a capella (solo voci). Fra i brani più belli “Thank you Allah” e i due “Seal of the
Prophets” e “God is the light” con la collaborazione di Yusuf Islam, inseriti anche nei suoi album.
Questo c.d. è piacevole, carino, vagamente indiano, anche se il malese e l’hindi sono due lingue
differenti. L’ultimo album risale al 2004, presto il nuovo album. http://www.raihan.com.my/
DISCOGRAFIA: Puji- Pujian (1997) Syukur (1998) Senyum (1999) Koleksi Nasyid Terbaik/
Raccolta (2000) Demi Masa (2001) Gama Alam (2002) Allahu (2004)
ARTISTI VARI- SON PEYGAMBERER‘E. Consigliamo anche il CD di Yusuf Islam versione
turca SON PEYGAMBERER'E del 2002, con le bellissime “Tala’ al bedru aleyna” eseguita da
Yusuf Islam, “Ya Rabbi bil Mustafa” del gruppo Aa’Shiq Al Rasul, “Praise to the Prophet” quì
“Peygambere Ovgil” di Zain Bikha e “Salavat” dei Raihan, la “Seal of the Prophets” presente in
“Syukur”.
GILAN ATZMON – MUSIK (Enja/Egea). Si tratta di un polistrumentista (sax, clarino, flauto,
ecc..) che mescola bebop e oriente con la Oriental House Ensemble. Troviamo anche Robert Wyatt
tra gli ospiti. Ebreo laico e sostenitore della causa palestinese.
LURA – DI KORPU KU ALMA (Lusafrica.) Per la prima volta ci occupiamo di un’artista di
Capo Verde, dove il genere chiamato “morna” e l’anziana cantante Cesaria Evora la fanno da
padroni. Lura, pur portoghese di nascita, ne è la degna erede: canta in ballate afrobeat, funky e
pop/soul. Tra i brani migliori: Es Bida, Vazulina e Tem Um Hora Pa Tude. Esiste anche una
versione cd+dvd.
VINICIUS CANTUARIA – SOL NA CARA (Gramavision). Un astro della musica brasiliana, già
collaboratore di altri “grandi” del suo paese, è al suo settimo disco - "Sol na cara", che più o meno
significa “sole sul tuo volto” - è anche il primo disponibile sul mercato europeo, dove non è
famosissimo come in patria. David Byrne e Ryuichi Sakamoto e Arto Lindsay tra gli ospiti di
questo lavoro che mescola vari generi e che ha una vena molto spirituale.
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SUNIL EDIRISINGHE – THE BEST OF SUNIL EDIRISINGHE
Parliamo per la prima volta di un cantante dello Sri Lanka, forse il più popolare,
Sunil Edirisinghe, definito come colui che tocca le corde più profonde
dell’anima. Oltre 600 le canzoni al suo attivo e numerosi film. Da noi questo
56enne autore è del tutto sconosciuto e i numerosi dischi (una delle copertine
nell’immagine) si trovano solo nei negozietti indiani specializzati. Questa è una
raccolta composta da 21 brani. http://www.suniledirisinghe.com/
AUTORI VARI – FESTIVAL MONDIAL DES CULTURES,
DRUMMONDVILLE (Arc Music). Da uno dei principali festival etnici
mondiali una selezione delle migliori interpretazioni delle annate 1997, 1998 e 1999 con 18 gruppi,
tra cui molti vincitori di premi internazionali, da Israele, Asturie spagnole, Yakutia, India, Corea,
Filippine, Tahiti, Cile e altri ancora.
ASIAN DUB FOUNDATION – TANK (Emi). Appena passato in Italia per un tour promozionale,
il gruppo anglo-indiano appare più maturo in questo nuovo disco. La loro musica mischia sonorità
elettroniche, melodie asiatiche, reggae, dub e rock. Sono stati i primi a mischiare le sonorità
bhangra indiane con quelle elettroniche delle metropoli occidentali. I testi, come sempre sono
polemici, politico-sociali, anti -militaristici e anti-apartheid.
AMINA ANNABI – NOMAD:BEST OF AMINA
Questa artista tunisina di Cartagine (è anche attrice) è passata di recente a
Milano, al Teatro Dal Verme, per un concerto collegato al Festival di Fès (vedi
“Tempo di Festival!”). Il suono classico è contaminato con linguaggi
contemporanei come l’elettronica e il jazz. Dice Amina delle sue passioni
musicali: "Sono interessata a molte musiche e penso alla mia voce come uno
strumento che di volta in volta cerca nuove sonorità in contesti inediti".
Consigliamo questo best of per comprenderla meglio.
DISCOGRAFIA: Yalil ( Philips, 1989 ), Wa Di Yé ( Philips, 1992), Annabi (Mercury Music;
Universal, 1999 ) Nomad--Best of Amina ( Mondo Melodia, 2001 )
LAHORE GATE- LAHORE GATE. Nella calda estate 2001 uscì, a
sorpresa, un nuovo lavoro “Lahore Gate” del prolifico artista – che qui
porta lo stesso nome del progetto- che solitamente ama celarsi sotto il
nome Hjk, ovvero, il nostro Mamdouh (prima di dedicarsi ad album
religiosi).Questo progetto si caratterizza per essere il primo ed unico
sotto la sigla Lahore Gate. Un album, come al solito autoprodotto e
realizzato in tutto e per tutto dal nostro; la copertina e l’interno sono
spartani, il tutto è bianco senza foto o libretti allegati, e vi è solo un
semplice disegno grafico. La bella ritmica all’inizio ci conduce al primo
pezzo che ricorda Hjk, “Come posso mai ricominciare a Lahore Gate?”;
questo titolo bizzarro, come del resto gli altri, poiché l’intero progetto è
dedicato, nonché ispirato, alle poesie di Rudyard Kipling. Bellissimo
l’oscuro inizio d’atmosfera di “Gunga Dìn” impreziosito dallo sghembo
suono di una ghironda, che tornerà brevemente anche in qualche altro
pezzo dell’album. Questo pezzo per noi è il migliore!
Anche “Se quanti Se” col suo andamento sghembo è una delle migliori, il primo lato era meno
interessante, a parte “Gunga Dìn”.
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Opera quindi ambiziosa e interessante, di transizione e piuttosto difficile da portare in musica,
sicuramente un’opera di arricchimento personale. Un plauso particolare va anche alla conclusiva
“E’ così” dall’aria vagamente…New Wave!
PASCAL HENI- PASCAL HENI.
L’album d’esordio omonimo di Pascal Hèni, ripropone le colonne sonore dei film hindi (12
canzoni) dal 1957 al 1999 in versioni più moderne. Il cantante è francese ma di origine indiana e si
esibisce con larga camicia optical, babbucce indiane e gli immancabili occhiali neri. L’album
contiene anche una versione in hindi di “La vie en rose”. “Quando è iniziata la mia passione per
Bollywood –spiega Pascal- la moda del cinema indiano non c’era. Ora si. È la prima volta che sono
alla moda ed è molto piacevole”.
ANGGUN - LUMINESCENCE (Carosello) Ritorna la bella e talentuosa Anggun dopo il successo
di “Snow on the Sahara”, tormentone nel ’97 (sembra ieri che ne parlavamo su queste pagine). Il
nome della bella indonesiana significa “grazia che appare in sogno”, mentre il suo nome completo è
Anggun Cipta Sasmi, viene da Giakarta ed è la cantante più famosa del suo paese, attiva già da
diversi anni. Si è trasferita da Londra a Parigi e ci propone il suo nuovo album di “pop etnico” che
sicuramente sarà un altro successo internazionale. “In your mind” è il nuovo singolo. Vincitrice di
molti premi musicali e non, è attiva anche per molte organizzazioni e associazioni asiatiche per i
diritti delle donne.
NATIVE DEEN- DEEN YOU KNOW. E’ uscito il primo album del trio americano Native Deen,
dal titolo “Deen you know”. L’album contiene 11 canzoni tra l’hip hop e il rap, con testi religiosi
sull’Islam. Negli Stati Uniti stanno nascendo diversi gruppi che seguono la formula dei Native
Deen: hip hop + Islam, genere molto seguito dai giovani musulmani di colore.
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Zain Bhikha: la voce che viene dall’Africa
www.zainbhikha.com/
Zain Bhikha è la bellissima voce di “A is for Allah” di Yusuf Islam (vedi Mondi Lontani n.12). E’
nato il 9 Agosto 1974 a Pretoria, in Sud Africa e sin da piccolo intratteneva la famiglia con le sue
bellissime canzoni. Vinse nel 1994 una gara a Radio 702, radio locale ed incise più tardi un album
dal titolo “A way of life”, compilation con canti islamici Acapella (solo voce), la maggior parte in
lingua inglese "A Way of Life" è solo l’inizio, seguono: "Praise to the Prophet (SAW)" (1996),
"Fortunate is He" (1997) and "The Journey" (1998). Le sue canzoni e i suoi album diventarono
famosi solo in Sud Africa.
Nel 1999 Zain prese l’aereo per il Regno Unito, raggiunse Yusuf Islam, ed incise “A is for Allah”.
Da allora ha inciso 4 album e collaborato in diversi album di artisti, fra questi Yusuf Islam. I suoi
ultimi 4 album sono: “Children of Heaven” e “Towards the light” entrambi del 1999, “Faith”
del 2001, con inclusa “A is for Allah” e “Our world” del 2002. Attualmente sta preparando un
nuovo album con canzoni ispirate al suo Pellegrinaggio alla Mecca nel 2004, che porterà in tour per
il mondo alla fine dell’anno. Ha in cantiere anche un “The best” con le sua canzoni più belle.
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Ricordiamo che dal 30/3 al 6/4 si è svolto a Roma il festival “Panafricana – Le 1000 Afriche del
Cinema a Roma”, troverete alcune recensioni qui incluse. In questo numero dedicheremo molto
spazio alla cinematografia lontana, visti i numerosissimi titoli recenti, più qualcuno dal passato e
una menzione speciale all’interessantissimo “Muhammad The Last Prophet” a disegni animati!
MUHAMMAD THE LAST PROPHET
È un film d’animazione di Richard Rich, pronto dal 2001, ma l’11 Settembre
aveva bloccato la distribuzione. Il film racconta la storia del Profeta
Muhammad, senza mostrare il suo volto, rispettando la tradizione islamica. “I
pochi che hanno visto il film negli Stati Uniti –afferma il regista- ne sono
rimasti impressionati. Mi hanno confessato di essersi resi conto di non
conoscere per nulla la vita di Maometto. Io stesso quando ho iniziato il film
sapevo bene poco di Islam. Se solo qualcuno avesse il coraggio di distribuirlo
nei nostri cinema… Sono troppo felice di aver partecipato a questo progetto e
sono pronto a un seguito”.
Come è nata l’idea di questo cartone animato sulla storia di Maometto? È nata
ad un imprenditore dell’Arabia Saudita, ricco, musulmano praticante, di nome Muwaffak AlHarithy. Aveva visto in Tv la pubblicità di una serie di video cassette di cartoni animati sulla storia
del cristianesimo. Acquistò l’intero pacchetto e ne rimase subito entusiasta. Pensò: “Voglio fare
qualcosa di simile sull’Islam per il mio popolo e per i nostri bambini”. Contattò subito il migliore
sul campo, cioè Richard Rich, autore dei film sulla Bibbia e per ben 14 anni uno dei registi di punta
della Walt Disney Corporation. Harithy spiega il film: “Film di alta qualità, educativo e divertente
allo stesso tempo.Volevo il meglio del meglio, in questo campo è Hollywood. Guardatelo anche
voi, potrebbe farvi cambiare idea sull’Islam”. Harithy si è mosso con cautela “Non è mai stata mia
intenzione mancare di rispetto al Profeta”, così ha sottoposto la stesura della sceneggiatura a due
professori musulmani esperti di legge islamica, dell’Università della California e all’Università del
Cairo Al-Azhar. Nonostante questo il film è stato criticato da alcuni musulmani. Per la preparazioni
ci sono voluti 2 anni, 196.000 disegni e 10 milioni di dollari.
LA FORESTA DEI PUGNALI VOLANTI
(Shi mian mai fu), azione/romantico, Cina, 2004, di Zhang Yimou, durata: 119’. Con: Takeshi
Kaneshiro, Andy Lau, Ziyi Zhang. Distribuzione: Bim.
Film visto all’ultimo Festival di Cannes e distribuito in Italia con successo. Cina: due capitani di
governo cercano di catturare il misterioso leader di un gruppo ribelle sullo scenario di una dinastia
reale in declino, anno 859. Un film con grandissime scene d’azione.
A MONGOLIAN TALE
Drammatico, Cina/Mongolia 1996, di Xie Fei, durata: 100’. Con: Tengger, Naranhua, Dalarsurong.
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Una storia d’amore ambientata nei vasti e meravigliosi spazi della terra mongola. Tratto da “Black
Steed”, romanzo di uno scrittore cinese, questo film, visto nei festival, non è mai stato distribuito in
Italia. Da notare i nomi degli attori locali: non esistono i cognomi!
ALLE 5 DELLA SERA
(Panj é asr), drammatico, Iran, 2003, di Samira Makhmalbaf , durata: 105’. Con: Agheleh Rezaee,
Abdolghani Yusef-zay, Marzieh Amiri. Distribuzione: Bim.
Un film che parla della caduta del regime talebano nella devastata Kabul e delle nuove opportunità
per le donne. Intanto un anziano e devoto carrettiere vaga per la città cercando un posto sicuro per
la sua famiglia. Dalla regista de “La Mela” (vedi M.L. N°10).
MACHUCA
(Machuca), drammatico, Cile/Spagna, 2004, di Andrès Wood, durata: 120’. Con: Matías Quer,
Ariel Mateluna, Manuela Martelli, Federico Luppi. Distribuzione: Lady Film.
Cile, 1973. Gonzalo Infante e Pedro Machuca sono due undicenni che vivono a Santiago, verranno
uniti da un’inaspettata amicizia nonostante le opposte estrazioni sociali.
ENTRE FEMMES – TRA DONNE
(Entre femmes), documentario, Egitto/Francia, 2004, di Hala Galal, durata:
52’. Distribuzione: Misr International Films.Visto in alcuni festival anche in
Italia, è un ritratto di donne diverse di una stessa famiglia del Cairo che
testimoniano le loro vite con i loro racconti. Molto interessante e consigliato.
PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO…E ANCORA
PRIMAVERA
(Bom yeoreum gaeul gyeoul geurigo bom), drammatico, Corea Del
Sud/Germania, 2003, di Kim Ki-Duk, durata: 103’. Con: : Kim-Ki duk, Oh
Young-Su, Jong-ho Kim. Distribuzione: Mikado.
Un film sicuramente spirituale ma non “zen” come qualcuno l’ha definito, che siamo riusciti anche
noi di Mondi a vedere di recente al cinema. Il passare delle stagioni di un minuscolo monastero zen
su un isolotto e il ciclo della vita che ricomincia da capo (da qui il bizzarro titolo). Sito del film:
www.cinemacoreano.it/ancoraprimavera
KADOSH
(Kadosh), drammatico, Francia, 1999, di Amos Gitai, durata: 110’. Con: Yaël Abecassis, Meital
Barda, Yoram Hattab. Distribuzione: Mikado. Nel quartiere ebraico ultra - ortodosso di
Gerusalemme, una donna si ribella al destino deciso per lei dal rabbino della sua comunità. Il
regista, l’israeliano Amos Gitai, chiude una sorta di trilogia, dopo “Devarim” e “Giorno dopo
giorno”.
IL MURO
(Mur), documentario, Israele/Francia, 2004, di Simone Bitton, durata: 96’.
Distribuzione: Lucky Red.Riflessione cinematografica sulla guerra, che regala
agli spettatori un'ultima occhiata sulla bellezza di questa terra.
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TOKYO GODFATHERS
(Tokyo Godfathers), animazione, Giappone, 2004, di Satoshi Kon, durata: 91’. Distribuzione:
Metacinema. Divertente lungometraggio animato arrivato anche da noi: uno strampalato gruppo di
persone e la loro odissea per restituire ai genitori la bimba che hanno trovato nei rifiuti.
www.madhouse.co.jp/tokyogodfathers
HERO
(Ying xiong), azione, Hong Kong/Cina, 2002, di Zhang Yimou, durata: 93’. Con: Tony Leung Chiu
Wai, Maggie Cheung, Daoming Chen, Jet Li. Distribuzione: Eagle Pictures.
Azione, arti marziali, pratiche zen. Grandi passioni e sentimenti eroici. Un’epica narrazione di
guerrieri solitari nel truculento regno di Qin. A due anni dall’uscita il film è stato finalmente
distribuito anche in Occidente su segnalazione di un fan d’eccezione: Quentin Tarantino. Buon
successo anche da noi. www.hero-movie.jp
A MAN CALLED HERO
(Zhong hua ying xiong), azione, Hong Kong, 1999, di Wai Keung Lau, durata: 100’. Con: Ekin
Cheng, Qi Shu, Kristy Yang. Distribuzione: Monaco.
Da non confondersi col film precedente, è stato ripescato dolo in dvd ed è un altro film d’azione in
costume di Honk Kong, genere che va per la maggiore ultimamente. Hero cerca vendetta dopo che
che la sua famiglia è stata brutalmente massacrata da una banda di criminali in cerca della magica
"Spada di Sangue", un'arma custodita gelosamente dalla sua famiglia da intere generazioni. Per
aficionados.
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SWORD IN THE MOON – LA SPADA NELLA LUNA
(Cheongpung myeongwol), azione/drammatico, Corea Del Sud, 2003, di Kim Eui-Suk, durata:
100’. Con: : Choi Min-Soo, Cho Jae-Hyun, Kim Bo-Kyung. Distribuzione: Eagle Pictures. Due
abili spadaccini, amici in passato in una scuola militare d’elite, si ritrovano l’uno contro l’altro con
diversi obiettivi dinanzi al re. Altro film distribuito sull’onda di Hero, stavolta con scarso successo,
buone scene d’azione, ma il resto è un po’ troppo “soporifero” per noi occidentali!
LA NUIT DE LA VERITE’ – LA NOTTE DELLA VERITA’
(La nuit de la vérité), drammatico, Francia/Burkina Faso, 2004, di Fanta Régina Nacro, durata:
100’. Con: Naky Sy Savané, Georgette Paré. Distribuzione: Acrobates Film. Regista al suo primo
lungometraggio (inedito da noi) ci narra di una terribile guerra etnica in un paese dell’Africa
subsahariana e della delicata negoziazione per fermarla.
NICOTINA – LA VITA SENZA FILTRO
(Nicotina), commedia, Messico/Argentina/Spagna, 2003, di Hugo Rodrìguez, durata: 93’. Con: :
Diego Luna, Daniel Gimenez Cacho. Distribuzione: IIF. Arriva anche da noi questo film surreale
definito una sorta di “Pulp Fiction in salsa messicana” con un hacker che crea il caos a Città Del
Messico. Da vedere.
MATRIMONI E PREGIUDIZI
(Bride and prejudice), musicale/commedia, Gran Bretagna/U.S.A., 2003, di Gurinder Chadha,
durata: 105’. Con: Aishwarya Rai, Martin Henderson. Distribuzione: Bim. Furbescamente
distribuito nel periodo natalizio come alternativa “etnica”ai soliti film, è in realtà un prodotto
indiano confezionato unicamente per il mercato occidentale, leggero e con le caratteristiche del
cinema indiano adattate al nostro sguardo, una vera delusione! Si salva solo la bellissima
protagonista (vedi News From…) nel film in cerca del marito giusto.
LA SPOSA TURCA
(Gegen die wand), drammatico, Turchia/Germania, 2003, di Fatih Akim, durata: 123’. Con: Birol
Ünel, Sibel Kekilli, Catrin Striebeck. Distribuzione: Bim. Nonostante il titolo italiano fuorviante
che lascia immaginare il solito, triste, banale scontro con famiglia integralista, ci siamo trovati di
fronte a un film inaspettato, in realtà sarebbe stato meglio tradurlo alla lettera (“contro il muro”). Un
film crudo e grandioso, inframezzato da un’orchestra turca sulle sponde del Bosforo come a
suddividere gli episodi dell’esistenza di una coppia alla deriva, unita solo dalla disperazione, ma che
poi scoprirà l’amore col tempo, dopo molti drammi patiti. Fantastici i protagonisti e la colonna
sonora divisa a metà tra musica tradizionale turca e rock/new wave.
HOTEL RWANDA
(Hotel Rwanda), biografico/drammatico, Canada,/Gran Bretagna/Italia,/Sud
Africa, 2004, di Terry Gorge, durata: 121’. Con: Don Cheadle, Sophie
Okonedo, Nick Nolte, Joaquin Phoenix. Distribuzione: Mikado.
Un film che punta al cuore, si attiene il più possibile ai fatti realmente
accaduti. In 100 giorni in Rwanda sono state uccise 1 milione di
persone. Definito lo Schindler’s List all’africana. Paul Rusesabagina, gestore
di un albergo, accoglie dei rifugiati durante la guerra di dieci anni fa.
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CUTIE HONEY
(Cutie Honey), fantastico, Giappone, 2004, di Hideaki Anno,
durata: 94’. Con: Eriko Sato, Jun Murakami, Mikako
Ichikawa, Eisuke Sakai. Distribuzione: Warner Bros.
Il film è il remake di un manga firmato dal solito Go Nagai,
poi trasformanto in serie animata nel ‘73. In Italia è ancora
inedito e non ci speriamo molto di vederlo. La dolce Honey
viene abitualmente derisa dai colleghi di lavoro, ma quello che
loro non sanno è che lei può trasformarsi in Cutie Honey, la
sexy-cyborg che combatte il crimine. Costruita dal Prof.
Kisaragi dopo la morte dell’adorata figlia, è interpreta dalla 22enne Sato Eriko. Anno sperimenta
una nuova tecnica, da lui chiamata “hanimation", che prevede un misto di animazione e ripresa dal
vero, rifiutando un uso eccessivo di “computer graphics", gli attori sono in carne ed ossa. La
protagonista è una delle più gettonate dai “cosplayer” (fan-cloni) di tutto il mondo.
http://www.cutiehoney.com
PROFUNDO CARMESI’
(Profondo carmesì) drammatico/thriller, Messico, 1996, di Arturo Ripstein, durata: 114’. Con:
Regina Orozco, Daniel Gimenez Cacho. Distribuzione: Lucky Red.
Un film sgradevole ma coinvolgente, la storia narrata dal regista messicano si ispira ad un fatto di
cronaca. E’ la vicenda di una donna sola e povera che rinuncia ai figli per stare accanto ad un uomo
che vive di espedienti, diventando insieme dei serial killers, fino alla tragedia finale. Il titolo
(rimasto originale per non confonderlo con un film famoso di Dario Argento) significa “profondo
carminio”.
OLD BOY
(Old boy), thriller/azione, Corea Del Sud, 2004, di Chan-wook Park, durata: 120’. Con: Choi Minsik, Ji-tae Yu, Gang Hye-jung. Distribuzione: Lucky Red.
Oh Dae-su è un uomo ordinario, felicemente sposato e con una figlia che adora. Senza
apparentemente motivo viene rapito e tenuto segregato per anni in una stanza. Quando scoprirà
anche l’assassinio della moglie, si scatenerà una tremenda vendetta. Un film violento ma
interessante uscito da poco anche da noi.
ATANARJUAT (THE FAST RUNNER) drammatico, Canada 2001, di Zacharias Kunuk,
durata: 167’, con: Natar Ungalaaq, Paul e Mary Quilitalik. Questo è il primo film Inuit al mondo,
con regista e produzione inuit, basato su una storia tradizionale inuit e recitato da attori inuit. In
lingua originale inuit con sottotitoli in inglese, il film ha vinto parecchi premi in vari festival. Le
abitudini, i costumi, le usanze di un popolo talmente lontano, minuscolo e sconosciuto da
strabiliare. Racconta l’epica storia di una lotta contro spiriti malvagi e di rivalità amorose. Fare
questo film ha implicato ricerche su antiche arti e costumi, e riportarli in vita con artisti locali ed
anziani delle tribù che hanno fatto a mano tutti i costumi e le scenografie. Degna di nota la sequenza
di corsa prolungata a piedi nudi sulla banchisa.
IL DERVISCIO
(Dervis – Il derviscio), drammatico, Italia, 2000, di Alberto Rondalli, durata: 132’ ,con: Antonio
Buil Puejo, Soner Agin, Yksel Arici. Distribuzione: Mikado. Curioso film italiano di qualche anno
fa, ambientato in una cittadina di provincia nell'Impero Ottomano al tempo della dominazione
Turca. Lo sceicco Ahmed Nerudin vive in un mondo di certezze assolute e di verità eterne, ma
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arriverà a scatenare la vendetta contro i persecutori che hanno fatto ingiustamente imprigionare e
giustiziare suo fratello.
ACQUA TIEPIDA SOTTO UN PONTE ROSSO
(Akai hashi no shita no nurui mizu), commedia, Giappone/Francia, 2001, di Shohei Imamura,
durata:119’ , con: Koji Yakusho, Misa Shimizu. Distribuzione: Bim. Yosuke si ritrova senza lavoro,
separato dalla moglie e dal figlio. Il suo vecchio amico Taro, una vagabondo che vive sui moli a
Tokyo, gli racconta di aver nascosto, molti anni prima, in una casa situata accanto a un ponte rosso
nella penisola di Noto, un Buddha d'oro rubato in un tempio... Il recente film del 76enne regista
giapponese Shohei Imamura è una favola colorata e divertente sull'amore e sulla modernità che
sembra voler distruggere, spersonalizzandola l'umanità intera.
LA STORIA DEL CAMMELLO CHE PIANGE
(The story of the weeping camel), documentario,
Germania/Mongolia 2003, di Byambasuren Davaa e Luigi
Falorni, durata: 87’, con: U.Ikhbayar, O.Ayush. Distribuzione:
Fandango. v.o.mongolo con sott.inglese. Una famiglia di pastori
nomadi del deserto dei Gobi (Mongolia meridionale) attraversa la
stagione delle nascite degli animali domestici, ma uno dei loro
cammelli, diventato madre dopo un parto difficile, rifiuta il nuovo
cucciolo. Tentano di tutto per convincerla ad allattare il piccolo,
ma l'unica soluzione si rivelerà il ricorso ad un violinista tradizionale, che attraverso la musica ed
un rituale apposito, commuoverà e addolcirà l'animale. Tenero e originale documentario con una
grande fotografia che racconta con sapiente maestria la realtà della vita nomade in Mongolia.
Candidato all’Oscar.
A CASABLANCA GLI ANGELI NON VOLANO
(Al malaika la tuhaliq fi al-dar albayda), drammatico, Marocco, 2004, di Mohamed Asli, durata:
90’, con: A. Miftah El Kheir, R.El Hazmir. Distribuzione: Istituto Luce. Con attori non
professionisti e un regista esordiente, il film parla della difficoltà di integrazione e dello
sradicamento dalle origini per tre uomini costretti a trasferirsi dai loro villaggi berberi a Casablanca.
Molto bello il titolo.
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THE SYRIAN BRIDE
(Ha-kala ha-surit), drammatico, Israele/Francia/Germania, 2004, di Eran Riklis, durata: 97’, con:
Hiam Abbass, M.J. Khouri. Distribuzione: Mikado. Sulle alture di Golan, una giovane di etnia
drusa è costretta ad attraversare il confine israelo-siriano per un matrimonio combinato con una star
della tv siriana. A causa delle leggi israeliane, non potrà mai più rivarcare quella frontiera.
Purtroppo le solite, tristi tematiche, ma aspettiamo di vedere il film prima di giudicarlo, è in uscita
in questi giorni da noi.
VIVA ZAPATA!
(Viva Zapata!), storico, U.S.A., 1952, di Elia Kazan, durata: 110’, con:
Marlon Brando, Mildred Dunnock. Distribuzione: Fox. Sceneggiato
dallo scrittore John Steinbeck, la biografia di Emiliano Zapata, eroe
incerto e tormentato, rivoluzionario che per breve tempo diventò
presidente del Messico. Persona modesta, non riuscì a diventare un
despota e ad esercitare il comando, e tornò a lottare coi peones, per poi
morire in un agguato.
XIME
(Xime), drammatico, Guinea Bissau, 1994, di Sana Na N’Hada, durata:
95’, con: José Tamba, Justin Neto. Distribuzione: JBA Production.
Ambientata nel 1963 nel villaggio di Xime, nella Guinea colonialista,
la storia di due fratelli che reagiscono diversamente di fronte agli
“invasori” stranieri. Sarà lunga òa strada per l’indipendenza.
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I cammelli e i dromedari: le navi del deserto
Di Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo
Quante volte vi siete chiesti le differenze fra i cammelli e i dromedari, e come
poterli distinguere l’uno dall’altro? O pensavate forse che i cammelli e i dromedari
sono la stessa cosa? Il cammello e il dromedario sono due tipi di camelidi diversi.
Il cammello –detto “nave del deserto”- possiede due gobbe, il dromedario una ed è
15 centimetri più alto del cammello e il suo pelo lanoso (di colore intonato
all’ambiente in cui vive) è più corto.
Il pelo lanoso del cammello è folto e forma una lunga frangia sotto il collo. Il colore
del pelame è rossiccio scuro.
Come possiamo descriverle le due gobbe del cammello? Sono formate da masse di
tessuto adiposo, una sulla spalla e una sul groppone. Le gambe del cammello sono
lunghe ed esili e non hanno zoccoli ma unghie, solo così possono camminare sulle
sabbie del deserto.
Sia i cammelli che i dromedari sono adatti per vivere nel deserto e in clima caldi,
non freddi.
Il dromedario possiede lunghe ciglia che lo proteggono dalla sabbia che può finire
inevitabilmente negli occhi. Sia il dromedario che il cammello resiste alla sete e non
sono animali affatto stupidi. Sono animali adatti al trasporto e al traino, oppure (i
più snelli) ad essere cavalcati. Le origini del dromedario potrebbero essere asiatiche
e non africane.
I cammelli e i dromedari sono erbivori e si cibano di piante asciutte, spinose, salate
o amare. Solo in caso di necessità si cibano di carne o di ... tende.
La carne del cammello è buona da mangiare e il suo latte è buono da bere. Sia i
cammelli che i dromedari sono animali preziosi per i beduini del deserto.
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“Imbarazzismi”, dell’Arco- Marna e scritto da Kossi Kombla-Ebri del Togo è
interessante per coloro che vogliono conoscere le difficoltà di chi vive sospeso tra
due culture, come l’autore del libro. “Imbarazzismi” è una raccolta di mini-racconti
umoristici sulle gaffe degli italiani a contatto con gli stranieri, in questo caso africani.
Il libro di 64 pagine ha venduto 30 mila copie. € 6,20
“I frutti puri impazziscono” di James Clifford, del 2001, pag.428, € 28,41 è un
libro con etnografia, letteratura e arte nel secolo XX. Il titolo è preso da una poesia di
William Carlos Williams.
“Palestina nel cuore” di Rania Hammad. € 8,50. Libro con traduzione a fronte
araba, di Sinnos Editrice, è giunta alla seconda edizione nel 2002. La scrittrice è figlia
dell’ambasciatore palestinese in Italia Namer Hammad e racconta anche la sua storia,
dall’infanzia fino ad oggi. Alla fine del libro troverete “Mappapagine” con notizie
sulla Palestina.
“Storia dell’India” di Barbara D. e Thomas R. Metcalf, Oscar Mondatori., pag.298,
€ 8,40 Uscito recentemente, è un saggio che offre una ricognizione storica completa
del subcontinente indiano. Dalle dinastie dell'epoca musulmana alla colonizzazione
britannica, fino alla sofferta indipendenza e alle imponenti trasformazioni nella
seconda metà del Novecento, le caste, i recenti cambiamenti economici, il
nazionalismo religioso e l'emergere dell'India come potenza nucleare.
“L’altro Islam” di Lilli Gruber, Rizzoli. La celebre giornalista nostrana ci racconta
la sua esperienza in prima persona di una regione tormentata da cui dipende il futuro
del mondo, l’Iraq. Il sottotitolo è: “Un viaggio nella terra degli sciiti”.
“Se mio figlio gioca con Mohamed” di Raffaele Mantegazza, Fabbri, € 14 e
“Il razzismo spiegato a mia figlia” di Tahar Ben Jelloun, Bompiani, € 8 sono due
manuali interessanti per l’insegnamento ai bambini, per raccontare loro la ricchezza
della differenza e il valore della tolleranza.
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“India Masala-Viaggio nei sapori dell’India”di Susanna Aruna, Schena Editore.
India Masala significa miscuglio di spezie, miscela di aromi. Il libro, essendo uscito
per una piccola casa nel 2002, non è di facilissima reperibilità. E’ una sorta di diario,
dove vengono raccontate leggende e usanze che ci aiutano a conoscere un Paese così
lontano e per alcuni di noi così misterioso, tra un Coconut dosa e un Roti troviamo
racconti di vita, come "La veste delle donne" o "La tomba dell'imperatore", eventi
affascinanti scritti, o meglio "dipinti nella loro essenza in brevi affreschi" come
descritto nella premessa.
“Quando Teresa si arrabbiò con Dio” di Alejandro Jodorowsky, Feltrinelli, € 7,50
Dal famoso e bizzarro autore cileno una saga familiare travolgente, con personaggi in
bilico fra realtà' e fantasia, fra questo e l'altro mondo, ci sono ad esempio: un rabbino
invisibile, un apicoltore perennemente nascosto da uno sciame d'api, un incantatore di
serpenti…Molto strano già dal titolo ma il libro è molto divertente.
“La lunga attesa” di Abdelkader Benali, Fazi, pag.256, € 13,50.Un fantasioso
scrittore marocchino che vive in Olanda gioca abilmente con le culture dei suoi due
paesi, al centro dell’ironica vicenda, un neonato di un matrimonio misto con
conseguenti fragilità, superstizioni e pregiudizi.
“L’ultimo segreto del tempio” di Paul Sussman, Mondatori, pag.390, € 18.Dopo la
moda dei faraoni di qualche anno fa, ora c’è quella dei thriller storici a sfondo sacro
lanciati dal “Codice Da Vinci” di Dan Brown. Uno di questi è il presente romanzo
giallo ambientato tra l’Egitto attuale e Gerusalemme: l’ispettore Yusuf Khalifà
indaga sulla morte di un archeologo ucciso nella necropoli di Luxor.
“Il faraone assassino”di Elizabeth Peters, Editrice Nord. Fresco di stampa, un
romanzo giallo ambientato nell’antico Egitto e scritto da un’egittologa e archeologa.
E.Peters ha dato ai suoi cani i nomi di…Nefertiti e Ramses!
“Il Budda delle periferie” di Hanif Kureishi, Bompiani, pag.397, € 9,00.un racconto
di formazione che narra le peripezie sentimentali e le avventure di vita di Karim,
adolescente di origine indiana nella periferia londinese degli anni Settanta." Mi
chiamo Karim Amir e sono un vero inglese, più o meno. "Comincia così "Il Budda
delle periferie", romanzo con il quale Hanif Kureishi esordiva nella narrativa nel
1990. Ne fu tratto anche un film con la canzone di David Bowie.
“4 eroi e un barbaverde” di Narayan Gangopadhyay, Feltrinelli, pag. 126, € 8,00.
Libro per bambini (età consigliata 9 anni). L’autore è studioso e professore
universitario bengalese, è autore di 5 romanzi e numerosi racconti per bambini e per
adulti. Che succede quando uno scrittore di romanzi polizieschi esaurisce la vena
creativa e si vede superato nelle vendite da tutti i colleghi?
23
“Pappamondo 2005” Terre Di Mezzo, € 9,00
Non potevamo dimenticarci di segnalarvi il nuovo numero del
“Pappamondo”, indispensabile guida per chi ama girare i ristoranti e
locali etnici della propria città. All’edizione di Milano si sono
aggiunte quelle di Roma e di Genova.
Gli stessi autori hanno poi
preparato il nuovissimo “Cucina del Senegal e dell’Africa nera” che
si aggiunge a “Cucina indiana per italiani curiosi”, con 50 ricette a
testa, e a “Cucina araba e mediorientale per italiani curiosi” (40 ricette, del 2004),
tutti al prezzo di € 7,00. Inoltre vi rimandiamo al sito di Terre Di Mezzo per tutte le
altre pubblicazioni:
http://www.terre.it/tdmindex.htm
Infine segnaliamo alcuni volumi di immagini e foto, editi negli ultimi anni dalla
Taschen a prezzi abbordabili (costano tutti € 6,99 per 192 pagine e fanno parte della
collana Icon):
“Japanese beauties” di Alexander Gross. Archetipi femminili nell’arte e pubblicità
giapponese 1900-1970, “Havana Style” di Autori Vari. Foto che catturano
l’atmosfera magica della capitale cubana. “Indian Style” , di Deidi Von Schaewen.
Un viaggio nell’architettura e nel design dell’India. “Mexico Style” , di René Stoeltie
e Cristiane Reiter. Interni pieni di colore da Costa Careyes alla penisola dello
Yucatan. “Morocco Style” , di Cristiane Reiter. La vita, con dettagli di esterni ed
interni, nel Marocco contemporaneo. “Safari Style” , di Cristiane Reiter e Deidi Von
Schaewen. Terrazze, interni, animali e vedute del continente africano. “Tiki Style” ,
di Sven A.Kirsten. Dedicato alla cultura etnica detta tiki. “India Bazar: Vintage
indian graphics” , di Kajiri Jain. Immagini coloratissime di calendari e poster
indiani.
“Hula: Vintage Hawaiian graphics”, di Jim Heimann. Illustrazioni dal mondo kitch
e romantico delle immagini hawaiane con hula hoop e bellezze locali.
“Mexicana: Vintage mexican graphics”, di Jim Heimann. Grafiche eccentriche e
bellissime dal Messico. “Chinese propaganda” posters, di Autori Vari. Grafiche e
poster cinesi. Questo il sito della Taschen: http://www.taschen.com/
Agli appassionati di libri etnici, talvolta di non facile reperibilità, consigliamo di rivolgersi a Milano
alla Libreria Azalai, di cui abbiamo già parlato in passato. Si è trasferita da Corso di Porta Ticinese
in Via Gian Giacomo Mora, 15, nella stessa zona (telefono: 02-58101310). E' la prima libreria
multietnica della città. Le proprietarie hanno creato un punto di incontro e di scambio, nonché di
avvicinamento alla cultura asiatica, africana e dell'America Latina. Particolare attenzione è prestata
agli autori contemporanei e alle problematiche politico-sociali di questi paesi. Ci sono anche libri in
lingua francese e inglese. Un’altra libreria è la Libreria Cultura di Li Jiang Ling di Via Messina
23 (telefono: 02 34.92.370 orari: 10-13/15-19; lun. 15-19) che si occupa solo di cultura cinese. Una
meta obbligatoria per gli amanti di questa parte d'Oriente: ricca la scelta di pubblicazioni in italiano,
cinese e inglese.
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L’INTERVISTA
A SAYED
DI MAMDOUH ABDEL KAWI
LE DIFFICOLTA’ DEGLI STRANIERI
(Mondi): Sayed, spiega per favore ai lettori di Mondi Lontani quali sono le difficoltà
per uno straniero che vive in un paese che non è il suo come l’Italia.
(Sayed): Le difficoltà sono tante, il permesso di soggiorno ad esempio, la lingua,
svolgere un nuovo lavoro mai praticato prima, la cultura differente ecc.
(Mondi): Chi hai lasciato al tuo paese?
(Sayed): Tutta la famiglia, mio figlio e mia moglie.
(Mondi): Come hanno preso la tua decisione di vivere lontano dal tuo paese d’origine
l’Egitto.
(Sayed): Male, mi vorrebbero li con loro, sono molto tristi. Il
momento più brutto è alla partenza.
(Mondi): Cosa ti ha spinto vivere in Italia?
(Sayed): Non c’è lavoro in Egitto, non c’è democrazia e per uno come me che ama la
democrazia soffre in un paese così, non può continuare a vivere, è impossibile. E poi
mi piace vivere qui perché ci sono persone speciali come te.
(Mondi): Ti ringrazio. Molti come te lasciano il paese d’origine, è per lo stesso
motivo?
(Sayed): Credo per diversi motivi. Perché vogliono vedere la tanto sognata Europa,
così diversa dal mondo in cui vivevano prima, è una novità per loro, soprattutto per i
contadini abituati a vivere lontani da una metropoli. Il sogno di molti poi è sposare
un’europea. L’occidente per loro è un altro mondo, la cultura occidentale è così
diversa dall’araba ed è normale rimanerne abbagliati.
(Mondi): Quante volta vai in Egitto durante l’anno?
(Sayed): Almeno due volte all’anno. Prima non andavo spesso, ci andavo una volta
ogni due o tre anni, ma adesso è diverso, sono sposato, ho un figlio che mi aspetta.
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(Mondi): Quanti anni credi ancora di vivere in questo paese?
(Sayed): 5 anni. Dopo spero di tornare definitivamente al mio paese.
(Mondi): E’ difficile per uno straniero trovare casa?
(Sayed): Si, soprattutto dopo l’11 Settembre.
(Mondi): Cosa pensi dell’euro, era meglio la lira?
(Sayed): La lira naturalmente, si viveva decisamente meglio. Con l’arrivo dell’euro
tutto è peggiorato, i soldi finiscono subito.
(Mondi): In che anno sei arrivato in Italia?
(Sayed): Nel 1996, quasi 10 anni fa.
(Mondi): Com’era la vita qui 10 anni fa circa?
(Sayed): Era molto diversa, migliore: meno stranieri, tanto lavoro, meno concorrenza,
molti più soldi. L’euro non ti fa guadagnare molto e poi ci sono molte più spese
adesso.
(Mondi): La gente la trovi cambiata?
(Sayed): Si, prima gli italiani erano meno diffidenti, adesso i mezzi di comunicazione
hanno rovinato tutto lo sforzo per avvicinarci a loro, hanno peggiorato le cose. La
gente ha dimenticato di avermi conosciuto prima, ha dimenticato chi era ed è ancora
oggi Sayed, tutti adesso giudicano in base alle notizie che leggono sui giornali o
vedono alla televisione.
(Mondi): Cosa dovrebbe cambiare questo paese, secondo te.
(Sayed): Tante cose, non aggiungo altro.
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Come trovare casa per uno straniero
Di Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo
Trovare casa è difficile anche per un italiano, con l’aumento del prezzo per gli affitti,
le agenzie che rifiutano affittare le case sia agli italiani che agli stranieri, perché
decidono di occuparsi solo delle case in vendita e comprare una casa di questi tempi,
(con l’arrivo dell’euro) non è facile. Il mutuo, il prestito delle banche, gli interessi
delle agenzie e delle banche sono solo alcuni dei problemi da affrontare per chi cerca
una casa, ed io ne so qualcosa, che ho comprato una casa quando c’era ancora la lira.
Volevo affittare una casa ma le agenzie mi proponevano solo case da comprare, alla
fine ho ceduto, come hanno ceduto gli stranieri, non tutti.
I proprietari delle case si rifiutano di affittare case agli stranieri, perché spesso, uno
straniero porta ad abitare con se 5, 8, 10 persone, senza avvisare l’agenzia, o il
proprietario direttamente. Ci sono stranieri che comprano una casa e che l’affittano ad
altri stranieri, che ci vivono sino al momento in cui il proprietario decide di portare in
Italia moglie e figli, così gli altri devono lasciare subito la casa e trovare un’altra
sistemazione. Non è facile vivere tutti sotto lo stesso tetto, 5 o 10 persone in un
bilocale, a volte anche in un monolocale, lo so perché ho visto in quali condizioni
vivono. Lo spazio è limitato, le persone tante, ognuno con le sue esigenze, anche se
spesso c’è lo spirito di adattamento, per convivere meglio con gli altri.
Anche le agenzie non vanno molto incontro agli stranieri, quando cercavo casa le
agenzie mi mostravano una serie di depliant, con le foto e spiegazioni delle case in
affitto o in vendita e con tanto di richiesta del proprietario: NO STRANIERI, quasi
tutte le pagine riportavano quella scritta. Questo prima dell’11 Settembre, adesso
sicuramente le cose sono peggiorate.
Ma come vivono gli stranieri tutti insieme in una casa? È impossibile dormire
tranquilli, ad ogni ora c’è una sveglia, ognuno si alza dal letto per andare al lavoro.
Per non parlare poi di quello che russa durante il sonno, di quell’altro che parla al
telefono a voce alta nella stanza a fianco, di quell’altro che sta tanto tempo in bagno
ecc. Fanno una colazione nutriente, un esempio per gli italiani che sono abituati male
a bere solo un caffè alla mattina. Poi tutti al lavoro: muratore, imbianchino,
mulettista, parcheggiatore, tutti lavori che gli italiani rifiutano. Molti di loro lavorano
in nero, e i loro datori di lavoro italiani non sono puntuali nel pagarli alla fine del
mese, o inizio. Tornano a casa distrutti, stanchi, preparano la cena, perché a pranzo
hanno mangiato solo un panino, molti neanche quello, perché non hanno soldi,
oppure perché sono musulmani e il bar vicino al lavoro fa solo panini con salumi.
Cenano a casa dunque, davanti alla televisione, poi escono e vanno a telefonare alle
loro famiglie in uno di quei Call Center, che ormai “invadono” la città, ma sono
indispensabili per loro, come fanno a poter salutare il loro figlio e dire:
“piccolo mio, mi manchi tanto”?
27
SITI LONTANI
http://blogqueo.blogspot.com/
E’ un blog (cioè un diario on line) con aneddoti e notizie in italiano e spagnolo,
rigorosamente “habaneri” (cioè cubani), dedicato ai cubani che vivono all’estero ma
anche agli italiani che amano quest’isola.
www.hammamdellarosa.com
Sito dell’ Hammam Della Rosa di Milano (vedi News from…) con tariffe, orari,
rassegna stampa, immagini, ecc. Anche in inglese.
www.musicabel.it
Sito di un piccolo ma fornito negozio milanese da anni specializzato in musica latina
(vende anche via posta) e con una sezione world music. Si possono trovare anche altri
articoli come libri, dvd, piccoli strumenti,bandiere,ecc.
http://asagi1.nichibun.ac.jp/youkaidb/
Sito dedicato alle leggende giapponesi, purtroppo in…giapponese coi loro caratteri,
peccato! Sotto, un disegno tratto dal sito.
http://www.it.emb-japan.go.jp/
Sito dell’ambasciata del Giappone in Italia.
www.indianembassy.it
Sito in inglese dell’ambasciata dell’India (vedi foto sotto).
C’è un’ampia sezione dedicata ad A.P.J. Abdul Kalam,
presidente indiano.
http://www.arteorientale.org/
Sito del Museo d'Arte Orientale di Venezia, che rappresenta una delle più importanti
collezioni di arte giapponese del Periodo Edo (1600-1868) presenti in Europa.
Nel Museo si possono inoltre ammirare numerosi oggetti d'arte cinese e indonesiana.
28
www.etiopia.it
Sito in italiano dedicato all’Etiopia, con la spiegazione dei gruppi etnici locali, usi e
costumi, miti e leggende, arte, davvero interessante!
http://www.ki-wi.co.nz/default_it.htm
Informazioni per visitare la Nuova Zelanda, con particolare attenzione all'isola
di Waiheke, ad Auckland, a Rotorua e a Queenstown. Alberghi e trasporti.
In inglese e italiano.
http://www.tunisia.it/
La Tunisia : una panoramica sui luoghi da non perdere, sulle origini storiche di una
civiltà millenaria, le testimonianze artistiche , i musei, gli alberghi, il deserto e il suo
fascino.
http://www.afghanistan.it/
Afghanistan: storia, cultura, articoli, geografia e immagini. Approfondimenti
sull'attualità con notizie tratte dai principali quotidiani italiani.
www.fareastfilm.com
Sito dedicato al Festival Far East Film che si è svolto ad Udine in aprile, la più
interessante rassegna europea di cinema popolare asiatico. Per la prima volta si sono
viste anche pellicole dall’Indonesia e dalla Malesia, oltre ad una retrospettiva
dedicata alla casa di produzione giapponese Nikkatsu, la prima occasione per vedere
in Occidente questo tipo di cinema.
http://www.abakab.com/
Un sito in italiano dedicato al mondo dell’etnico, da vedere!
http://www.polinesia.it/
Sito dedicato alle informazioni in italiano sull’arcipelago polinesiano.
http://www.inafrica.it/
In Africa.it – popoli in movimento è un interessante sito: locali, viaggi, negozi,
ristoranti, centri di culto, associazioni, e tutto quanto interessa sapere dell’Africa.
Dedicato all'Africa e ai popoli africani in Italia.
http://www.italianodoc.com/Ristoranti.etnici/Ristoranti.etnici.htm
In questa pagina potete trovare tutti i ristoranti etnici in Italia divisi per categoria.
http://radio.terra.com.br/
Per sentirsi più vicini al Brasile, vi consigliamo questo sito di musica, dove è
possibile ascoltare on line parecchi brani e addirittura tutte le radio brasiliane in
diretta e i vari generi. Fondamentale.
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La Tunisia
Da questo numero nella nuova rubrica “Bab Zuweila” ci occuperemo della storia dei
paesi più affascinanti nel mondo. Vi racconteremo della Tunisia.
Abbiamo scelto di chiamare questa rubrica “Bab Zuweila” perché il nome suona
bene, e “Bab” significa porta. Immaginante di attraversare un’enorme porta e di
trovare di fronte a voi il mondo intero, con tutti i suoi paesi, le sue storie.
Bab Zuweila in realtà è la porta, aperta nella cinta fatimita, che prende il nome da una
tribù venuta in Egitto sotto i Fatimidi, segnando il limite sud di El-Qahira (Il Cairo) a
quell’epoca. Bab Zuweila è appoggiata alla moschea El-Muaiyad, e ci si può arrivare
a piedi dal Museo d’Arte Islamica. L’ultima volta che l’abbiamo vista era in fase di
restauro, chissà adesso. Immaginiamocela quindi grande, così com’è, piena di gente
che passeggia per le strade, sotto un sole cocente, che acquista oggetti, cibi. Una
bambina vi ferma e vi dà il benvenuto in inglese “Welcome” –capita spesso da quelle
parti- e voi le rispondete in arabo “shokran”, che vuol dire “grazie”. La famosa Porta
è ormai alle vostre spalle, e c’è tanta gente intorno a voi.
Benvenuti in Tunisia!
La Tunisia è il paese dell’Africa settentrionale più piccolo ed ha una storia ricca di
avvenimenti. Molti sono i popoli che si stabilirono in Tunisia, per via della posizione
strategica.
I fenici si stabilirono presso Utica nel 1100 a.C. e Cartagine diventò la loro capitale
dal VII secolo a.C. e principale nemica di Roma. All’inizio del V secolo a.C. diventò
anche la principale potenza del mediterraneo occidentale e inevitabile fu la guerra fra
Cartagine e Roma, che scoppiò nel 263 a.C. e si concluse nel 146 a.C.Chi la vinse? I
romani, che ridussero Cartagine completamente rasa al suolo. Per gli abitanti non era
certo un bel momento, perché videro da un giorno all’atro cambiare il loro destino:
diventarono schiavi e furono venduti ai romani.
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Giulio Cesare fondò di nuovo Cartagine, che diventò città romana nel 44 a.C. e la
nominò capitale dell’Africa Proconsularis (che apparteneva a Roma). Nel I secolo
d.C. la Tunisia forniva più del 60% di grano, che andava all’intero impero romano. I
romani capirono così l’importanza della Tunisia, e, astuti come sempre, decisero di
fondare numerose città e colonie lungo la costa e le pianure della Tunisia (oggi
strapiena di turisti). Ma la“gloria” per i romani durò poco, poiché raggiunsero il
declino completo con la loro Roma ridotta a ex potenza, ciò avvenne nel V secolo.
Approfittando del delicato momento storico, i vandali presero il sopravvento e
trasformarono Cartagine (in solo 10 anni) nella nuova capitale dove vi regnava il
vandalismo.
I berberi odiavano a morte i vandali, così fondarono piccoli regni e li attaccarono. Nel
533, i bizantini di Costantinopoli strapparono il territorio dalle mani dei vandali e
presero il controllo di Cartagine per ben 150 anni. Fece la sua comparsa l’Islam,
poiché gli arabi si spinsero fuori dall’Arabia, diretti verso l’Egitto. Questo avvenne
nel VII secolo. All’inizio del secolo gli arabi avevano già conquistato tutta l’Africa
Settentrionale e Kairouan divenne la capitale. L’impero islamico era controllato dai
califfi di Damasco. I berberi accettarono l’Islam (convertendosi), ma non accettarono
gli arabi. Tutto questo fino al 909, l’anno in cui i fatimidi si allearono ai berberi, e,
riappropriati dell’Africa Settentrionale, fondarono la capitale Mahdia. Ciò durò poco,
perché alcuni gruppi tornarono dagli arabi. Fu l’inizio della decadenza del Nord
Africa, poiché le tribù cominciarono a combattere l’una contro l’altra.
Nel XVI secolo il Nord Africa si trovò coinvolto nella rivalità tra la Spagna e
l’impero bizantino ed iniziarono nuovi conflitti. Nell’arco di 50 anni Tunisi passò tra
le mani di un popolo all’altro, fino al 1574, anno della conquista turca, che durò fino
al XIX secolo.
Perché? La Francia diventò la nuova potenza del Mediterraneo occidentale e Tunisi
entrò in una profonda crisi, costretta ad adottare usanze e modi di vita europei. Con la
scusa di vigilare il confine con l’Algeria, i francesi nel 1881 mandarono 30.000
soldati in Tunisia, occuparono così Tunisi e presero il potere.
La seconda guerra mondiale indebolì la Francia, quale miglior momento per i tunisini
di riappropriarsi del loro paese? Organizzarono la propria campagna per
l’indipendenza e Habib Bourguiba portò la Tunisia al centro della scena
internazionale. La Tunisia acquistò –anche se solo formalmente, e dopo aver
negoziato con i francesi agli inizi degli anni 50-, il 20 Marzo 1956 la propria
indipendenza. Habib Bourguiba diventò così, primo ministro e poi primo presidente
nell’anno successivo, quando fu proclamata la repubblica.
Ma Habib Bourguiba diventò un serio ostacolo per l’Islam, poiché il presidente fece
di tutto per laicizzare il paese, renderlo moderno e lontano dai principi islamici.
Allontanò così tutti i leader religiosi.
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Il resto è storia recente: Habib Bourguiba presidente fino al 1987 (durò per ben 30
anni) fu tradito dal suo ministro degli interni e costretto a ritirarsi come malato
mentale in un palazzo. Chi prese il suo posto? Lo stesso ministro degli interni Zine El
Abidine Ben Ali.
Habib Bourguiba è morto nell’Aprile del 2000 e Zine El Abidine Ben Ali è ancora
oggi presidente della Tunisia: paese laico e occidentalizzato.
Di Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo
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I FILIPPINI E GLI ALTRI
Da questo numero “La tua città è multietnica” diventa una rubrica. Sicuramente c’è
una presenza di stranieri nella città in cui vivete, il vostro vicino di casa forse è
africano, il collega arabo, il barista che vi serve il caffè la mattina è sudamericano, il
portiere del palazzo è indiano, la badante che cura la nonna del vostro amico è
filippina e magari vostra cugina ha sposato un marocchino. A Londra ad esempio c’è
una forte presenza di stranieri, per le strade, sui mezzi di trasporto ecc. Eppure per la
gente del posto, per i londinesi, non è un problema, poiché Londra è multietnica da
tanto tempo. Anche le città italiane lo sono, soprattutto in questi ultimi 10 anni e
l’integrazione così è più lenta, la gente sta cominciando solo adesso ad abituarsi allo
straniero, anche se c’è ancora molto da fare per abbattere certe barriere e luoghi
comuni. Lo sapevate che a Milano ci sono: 27.390 filippini, 23.960 egiziani, 14.880
cinesi, 17.910 peruviani, 14.530 ecuadoriani, 12.490 cingalesi, 11.330 marocchini,
9.640 rumeni, 3.390 ucraini, 6.230 albanesi, 3.760 brasiliani, 3.380 senegalesi e 1.646
eritrei, lo sapevate?
I filippini
Le donne spesso lavorano nel nostro paese come colf e badanti e gli uomini sono
impiegati nelle aziende, o hanno aperto imprese di pulizie. Sono molto religiosi e
modesti.
Gli egiziani
Sono grandi lavoratori e abili nel commercio. Molti di loro hanno aperto imprese di
pulizie, call center, ristoranti, rosticcerie, macellerie. Molti sono gli egiziani che
lavorano come muratori, imbianchini ecc.. Sono simpatici e alla mano.
I cinesi
Sono stati i primi ad arrivare in Italia negli anni 20 e soprattutto nei 70. Hanno aperto
foodstore, ristoranti, negozi orientali. Sono piuttosto tranquilli e cordiali.
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I latinoamericani
Piuttosto esuberanti di carattere ed intraprendenti. Amano il ballo, le grigliate
domenicali nei parchi e le messe domenicali. Le donne lavorano come colf e badanti.
I cingalesi
amano riunirsi ai parchi la domenica per una partita di cricket. Lavorano come
domestici nei ristoranti o nei bar.
I marocchini
Lavorano nelle fabbriche come saldatori e tornitori e hanno i loro luoghi d’incontro
con altri stranieri. Molti sono i marocchini che sposano italiane.
I rumeni e ucraini
Le donne lavorano quasi tutte come badanti.
Gli albanesi
Lavorano spesso nei ristoranti, aprono imprese di pulizie oppure sono muratori. Sono
i più sposati dalle milanesi.
I brasiliani
Amano molto l’ambiente dello spettacolo, molti sono i musicisti, ballerini ecc.. Sono
esperti nel suonare le percussioni, ballare la samba e la danza marziale afrobrasiliana.
Le brasiliane sono le più sposate con italiani.
I Senegalesi
Molti sono laureati e operai che lavorano nelle fabbriche. Sono di carattere piuttosto
allegro e vanno a pregare in moschea il venerdì.
Gli eritrei
Ci sono diversi ristoranti eritrei - soprattutto a Milano - e Afro shop, dove molti
italiani amano recarsi per farsi fare i capelli alla rasta o le treccine.
Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo
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Poesie indiane
Di Sarahna
Nella poesia indiana spesso è presente la pioggia, l’autunno, l’erotismo e le scene
d’amore. Nella poesia indiana classica sono presenti paesaggi che non nascono
osservando la natura, e come? Si tratta di paesaggi nati dalla memoria e dalla
riflessione della letteratura su se stessa. Una spiegazione un po’ complicata da capire.
Eravamo abituati a credere che le poesie indiane fossero solo semplici poesie ingenue
sulla natura, ma non è così.
Si diffusero in Europa tra la fine del 700 e gli inizi dell’800 e furono accolte con
entusiasmo. Le poesie dei monaci buddisti avevano per tema la pioggia, le grotte
naturali dove ripararsi o le capanne. Sembrano poesie rassicuranti, per contemplare: il
nuvolo oscuro, i nuvoli, le correnti d’acqua, ed invece? I nuvoli sono sempre maschili
in sanscrito e sarebbero gli amanti.
E le correnti d’acqua? Sono sempre femminili e quindi metafore del femminile. Chi
poteva immaginarlo? I monaci buddisti mascheravano le loro poesie piuttosto
erotiche in meditazioni, contemplazioni. Sembrava che il monaco cercasse rifugio in
una grotta dalla bufera e che si fermasse in un luogo sicuro per contemplare il
paesaggio e meditare.
"Splendide del colore delle nuvole blu, con fresche limpide acque,
ricoperte di vermigli indagopaka queste rocce mi deliziano.
Simili a creste di nuvole blu, simili a una dimora elegante coronata
dal frontone, quietamente risonanti per gli elefanti, queste rocce mi
deliziano. Montagne dai pendii deliziosi bagnati dalla pioggia,
ricercate dai veggenti, riecheggianti i gridi dei pavoni, queste rocce mi
deliziano. Perfette per me quando desidero meditare, impegnando me
stesso e di me stesso padrone,
perfette per me che aspiro allo scopo, per un monaco che impegna se
stesso". (Mahakassapa)
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Sembra una poesia per meditare, ed invece: le nuvole annunciano la stagione
dell’accoppiamento, gli indagopaka sono insetti dal colore vermiglio e gli elefanti
sono in amore.
Quella che segue è una strofa della famosa opera “Ritusamhara /Ronda (compendio)
delle stagioni” (III, 2, l’autunno) che evoca le stagioni –sono 6- dell’anno indiano:
"Il suolo è bianco d'erba kasa,
le tenebre notturne di luna,
le acque dei fiumi di oche selvatiche,
i laghi di ninfee candide,
le foreste di settefoglie curvi per i fiori, il sottobosco di gelsomini".
Le oche selvatiche sono spesso presenti nelle poesie sull’autunno e questi versi sono
adatti per le rappresentazioni teatrali. Concludiamo con una strofa e fingiamo per un
istante che le poesie indiane sono quello che sembrano: solo semplice ed ingenue
contemplazioni per meditare.
“Il polline di loto, soffiato via dalla distesa
di fiori aperti e fatto girare in cerchio ”.
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L’arte indiana
Di Sarahna
Anche nell’arte, come nella poesia indiana (vedi articolo a pag. 34) sono presenti
immagini sensuali ed erotiche fino all’esasperazione. Ciò avviene sia nella pittura,
che nella scultura. Le sculture spesso rappresentano divinità indù e buddiste. Nella
pittura è presente il Brahamismo-induista, il buddismo e lo jainismo. Le prime pitture
si trovano ancora oggi nelle caverne di Ajanra, dei veri santuari, dipinti dal II sec a.C.
al VII sec. d.C. che rappresentano soprattutto il Buddha.
I sensi, le emozioni e lo spirito sono gli elementi principali nell’architettura e nella
scultura indiana.
Nell’arte indiana sono spesso presenti immagini femminili, animali (come l’elefante e
il leone) e l’immancabile natura: gli alberi, i fiori, l’acqua ecc.
L’induismo e il buddismo hanno condizionato fortemente l’arte indiana, e anche (solo
il buddismo) l’arte cinese, giapponese e Sud-Est asiatico. Motivi decorativi e forme
geometriche presero il posto delle raffigurazioni di persone, divinità, immagini
erotiche e sensuali, con l’arrivo dell’Islam in India, dal XIII al XVIII secolo, (vedi
l’articolo “Quale è la Vera Arte islamica?” nel numero 12 di Mondi Lontani).
Dopo il V secolo il gianismo assieme all’induismo condizionò gli stili decorativi, i
due generi si fusero per produrre: decorazioni a bande e tantissime figure scolpite. Gli
edifici gianisti hanno alte cupole ed esiste la torre a nove piani di Jaya Sthamba,
commemorativa e coloratissima.
Nella biblioteca dell’Università di Cambridge in Inghilterra, si trovano i manoscritti
in foglia di palma della scuola Pàla (750- 1200) che comprendono ben 51 miniature,
raffiguranti temi buddisti del XI secolo.
Nella ceramica indiana sono presenti decorazioni di motivi vegetali e animali.
L’India è famosa anche per i tessuti in seta e cotone, con decorazioni stampate, a
telaio oppure ricamate.
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BRODO DI PESCE E POLLO
(cucina giapponese)
E’ un piatto da servire in inverno.
8 grosse vongole, 4 code di gambero, 2 filetti di triglia, 1 petto di pollo, ½ cavolo cinese, 1
cipollotto, 8 funghi shiitake, 1 tazza di salsa di soia (shoyu), 4 cucchiai di sake.
Dovete lavare tutti gli ingredienti per la preparazione di questo piatto squisito: tagliare a listrelle il
cavolo e i cipollotti, sgusciate i gamberi, tagliate il pollo a pezzetti, tagliate le triglie, mettete i
funghi in acqua tiepida fino a diventare morbidi e tagliateli in quattro pezzi. Fate bollire l’acqua in
una pentola e mettete tutti gli ingredienti nel brodo. Giunti alla cottura serviteli intingendoli nella
salsa preparata con la salsa di soia a sake. Da servire il brodo in una tazza. La zuppa è pronta.
INVOLTINI VIETNAMITI CHA GIO
(cucina vietnamita)
Gli involtini vietnamiti sono gustosissimi ed anche piuttosto elaborati per la preparazione, perché
richiedono molti ingredienti e 1 ora e 30 minuti di cottura più riposo. Per preparare una ventina di
involtini dovete procuravi:
2 funghi cinesi essiccati, 2 castagne d’acqua, 1 pezzetto di cipolla, 1 spicchio d’aglio, 25 g di polpa
di granchio in scatola, 50 gamberetti sgusciati, 1 scalogno, 1 uovo, 20 quadrati di carta di riso di 15
cm di lato, 50 g di zucchero, olio per friggere, sale, pepe, 90 g di carne tritata.
Per la salsa: 3 cucchiai di zucchero, 5 cucchiai di salsa di pesce che troverete nei negozi etnici, 1
carota, 1 piccolo daikon, sale, 2 limoni, 1 spicchio di aglio, 1 peperoncino, 1 scalogno.
Preparate la salsa mescolando zucchero, salsa di pesce, succo di limone, aglio e peperoncino tritati,
scalogno affettato sottilissimo, carota e daikon tagliati sottili, 3 cucchiai di acqua tiepida e sale a
piacere. Coprite e tenete da parte.
Ed ora passiamo al ripieno.
Dovete fare ammorbidire prima i funghi in acqua bollente per una mezz’oretta per poi scolarli,
strizzarli e tritarli ed infine mescolateli con le castagne d’acqua tritate, la polpa di granchio
sbriciolata, i gamberetti a dadini, la carne, la cipolla, scalogno e aglio a fettine, 1 cucchiaio della
salsa preparata, l’uovo, sale e pepe. Amalgamate e tenete da parte.
Fate sciogliere lo zucchero in un pentolino di acqua calda e immergete un foglio di carta di riso per
volta. Trasferite su un canovaccio delicatamente, mettete al centro un po’ della farcia, ripiegate
verso il centro un angolo della carta di riso poi avvolgete il resto a cono, facendo aderire bene.
Preparate in questo modo tutti gli involtini e friggetene 2 o 3 per volta in una padella con olio
bollente piuttosto abbondante. Non dimenticate di girarli spesso fino ad ottenere un colore dorato
uniformemente. Una volta pronti fateli asciugare su carta da cucina. Da servire caldi accompagnati
con la salsa preparata. Vi consigliamo di servirli con vermicelli di riso lessati e verdure fresche.
Un piatto gustoso, con molte calorie, consigliamo, a chi ha problemi di digestione, di consumare gli
involtini a pranzo.
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Di Willy
Tengo a sottolinearlo, che la mia intenzione non è offendere qualcuno o
fare brutta pubblicità ai ristoranti indiani, questo mio articolo vuole solo
raccontare avvenimenti buffi e divertenti a noi realmente accaduti. Oramai
da diversi anni i ristoranti indiani si sono diffusi a macchia d’olio nelle nostre
grandi città, amalgamandosi a tutti gli altri etnici. Ne abbiamo provati tanti un
po’ in tutta Italia, e, secondo noi -è il nostro modesto parere personale, badatehanno quella marcia in più, essendo l’India una grande nazione, veramente
immensa, e ogni locale ha le sue specialità per tutti i gusti, ognuno è specializzato
in una determinata zona, un po’ come le nostre regioni, dove da una all’altra si
diversificano completamente i piatti. Certo, bisogna essere amanti dei sapori forti
e della cucina speziata, non per tutti.
Sono poi spesso indicati per una serata romantica a lume di candela col proprio
partner…questo tipo di ristorante fa colpo, provatelo!
Ma abbiamo notato una certa predisposizione all’imprevisto e alla comicità
involontaria agli “indiani”, vi raccontiamo qualche piccola “disavventura” evitando
di fare nomi:
-i camerieri ci hanno spesso messo in imbarazzo:
qualcuno è stato fin troppo cortese e gentile, al
limite del servilismo, oppure è stato difficile
comunicare per i problemi della lingua. Ad un
altro abbiamo chiesto di scriverci le parole Mondi
Lontani in indiano, e si è scatenato in un
proclamo, improvvisandosi insegnante e facendo
sentire a tutti i clienti quello che avevamo chiesto.
-cambi (in peggio) di gestione o locali scomparsi quando ci siamo recati sul
posto. Un ristorante, tra l’altro ottimo, quasi introvabile, nascosto in una vietta,
ogni volta che ci andiamo è un problema ritrovarlo perché la zona ha
intricatissime strade uguali. Un altro ha rilevato la precedente trattoria di pesce
mantenendo una ridicola insegna con l’ancora. A Perugia, un paio di anni fa, non
ci è stato possibile trovare un solo ristorante indiano e alle nostre richieste
d’informazioni ci guardavano come matti gli stessi indiani. Ma come, nella
multietnica Perugia?-direte voi-. Eppure è così, solo di recente ne è stato aperto
uno, ci hanno detto.
39
-i take away a volte ci sembrano improvvisati: con insetti ronzanti nelle vetrinette
dei cibi precotti da riscaldare nel microonde, e immigrati indiani che ciondolano
all’interno o nei dintorni del locale.
-i profumi d’incensi e di cucina spesso sono troppo forti lasciandoci in un
“effetto comatoso, quasi come fossimo drogati”, per non parlare dei vestiti
impregnati di odori di cucina.
-i nostri amici e colleghi ci hanno fatto fare spesso figuracce, non abituati a
provare nuove cucine: un’amica ha urtato un preziosissimo strumento musicale e
quasi lo ha distrutto. Alcuni colleghi non hanno apprezzato il
cibo e si sono ubriacati, poi hanno versato la birra nei vasi di
fiori causando le occhiatacce dell’infuriato e offeso cameriere.
Un’altra amica, per la prima volta ad un “indiano” ha
esclamato: “Ma sono scarafaggi!” guardando un piatto di riso
con dentro i chiodi di garofano, e un’altra ancora che credeva
che il “cheese naan” (pane indiano ripieno di formaggio) fosse
ripieno di formaggino Philadelphia!
-scritte clamorosamente sbagliate: menù vecchi con sconti…scaduti e con
scritte sbagliate. Prezzi ancora in lire! In un bagno, poi, abbiamo visto delle frasi
incomprensibili per invitare a tirare l’acqua o dei cartelli sulle porte con scritto
“ATTENZIONE !” anziché un più rilassante “PRIVATO”.
-strane musichette indiane diffuse, che improvvisamente finiscono per rivelare
un concerto di Vasco Rossi nel finale della cassetta riciclata. Una volta due
insopportabili musichette in mp3 ripetute all’infinito in un locale per evitare di
cambiare cd o cassetta, hanno messo i nostri nervi a dura prova! Come finiva una
ricominciava subito l’altra.
-piatti che sembrano scarsi e che poi ti fanno uscire dal ristorante più che sazio,
al limite dell’esplosione e dell’indigestione! Bevande “da diarrea” tipo il lassi
(yogurt con frutta o bevanda salata), e cibi piccanti al limite del “fiammata dalla
bocca” o troppo pesanti che ci hanno causato notti insonni con pesi allo stomaco
e glub glub notturni (al ritmo di un tabla indiano).
-disorganizzazione: in un locale non era chiaro l’orario di apertura, abbiamo
dovuto rinunciare perché apriva solo la sera (non è l’unico), altre volte c’erano
merci da scaricare nel momento sbagliato (orario d’apertura al pubblico) e una
volta abbiamo addirittura aiutato a spostare un frigo guasto che ostruiva la sala.
-nelle varianti: self service cingalesi o ristoranti Hare Krishna, cibi troppo
piccanti e immangiabili nel primo caso e strani personaggi “new age” con cui
condividere i grandi tavoli nel secondo caso.
Attendiamo però con pazienza, la prossima volta che entreremo in un magico ristorante indiano, che
sia raffinato o stile trattoria, non importa, e attenderemo i fantastici e multicolori semini speziati per
digerire come la manna dal cielo, siamo pronti a tutto, non temiamo imprevisti, NAMASTE’? che
significa “come stai?”, noi risponderemo alla domanda “Bene, grazie”, dopo aver digerito però.
(buon appetito e… buona digestione).
40
Ofra Haza - ‫עפרה חזה‬
1957-2000
Ci è sembrato doveroso dedicare un articolo all’indimenticabile Ofra Haza, la cantante più famosa
di Israele. Prima ancora che si cominciasse a parlare di “world music”, la sua voce affascinante la
fece conoscere e sfondare in Europa e in parte anche in America - vent'anni prima di Noa -. E’
tuttora la voce più amata dagli israeliani, un’eroina nazionale.
Ofra è stata la prima cantante a portare la musica e la cultura israeliana fuori dal Medioriente, nelle
case degli occidentali. I suoi dischi sono un ponte gettato tra Israele e l’Occidente e “Kirya”, in
particolare, è quello che meglio bilancia le due componenti. Nominato a un Grammy Award come
disco world music dell’anno, consolida la sua fama di "Madonna del deserto". Famosa anche da noi,
chi non ricorda i suoi due singoli più famosi: “Im nin alu” e “Galbi” e la sua apparizione al Festival
di Sanremo con Raf nel 1991 con “Oggi un Dio non ho”nel quale la cantante recita alcuni versi in
lingua italiana.
Il suo stile di canzone era molto diverso dall’etnopop dell’epoca: aveva una melodia bellissima,
degli archi antichi su un ritmo moderno, la sua
tradizionale musica devozionale si tingeva così di tinte calde e provocanti, pur senza nulla
concedere alle banalizzazioni che, spesso, hanno afflitto anche la world-music di qualità.
Prematuramente scomparsa a Tel Aviv a pochi giorni dal suo 43mo compleanno, a causa
dell’AIDS, contratta dal marito, Doron Ashkenazi (41), deceduto a sua volta in circostanze sospette
poco tempo dopo.
Ma ci sono parecchie controversie e processi ancora oggi da parte della famiglia, dopo che la
cantante è caduta in coma dopo un’influenza ed è morta improvvisamente. La sua scomparsa ha
lasciato un vuoto incolmabile nel suo paese.
Nel 1987 Ofra Haza era scampata ad un incidente aereo in Israele, e da allora festeggiava due
compleanni. Come si dice, disgrazia benvenuta se sei sola.
Ai suoi funerali hanno partecipato colleghi e semplici fan, personalità pubbliche, politiche e gente
comune toccata dalla sua voce. Prima della cerimonia l’allora Primo Ministro Ehud Barak ha detto
che "finché ci sarà un ragazzo che ascolterà “The Prayer” o “Am Yisrael Chaii”, Ofra non sarà
morta, sarà ancora tra noi".
Ofra era di umili origini yemenite e ha operato in un senso opposto rispetto alla “cultura
dominante”, facendo da ponte tra identità e alterità: era specializzata nella esecuzione di brani di
pop-etnico, ricchi di melodie orientali, ma anche ballabili senza
dover “occidentalizzare” volgarmente la sua musica. Iniziò la sua carriera con un gruppo teatrale.
I suoi primi album sono stati Shir ha-shirim (1977) e Bo nedaber (1981), ebbe il massimo successo
negli anni ‘ 80, mentre conobbe un po’ di crisi nei ‘ 90, pur regalandoci altri bellissimi dischi alla
fine di questa decade.
Apprezzata inizialmente solo in Israele per la sua splendida voce da mezzo soprano, che metteva al
servizio delle tradizionali melodie della sua terra, è poi diventata famosa anche in Occidente quando
decise di contaminare i motivi tradizionali con le più universali cadenze del pop contemporaneo I
suoi testi si rifacevano proprio alla sua tradizione e le canzoni più recenti sono state cantate ora in
lingua inglese, ora ebraica, ora araba. Ad emergere è la sua voce carismatica, impegnata in melismi
appartenenti alle
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Ci è sembrato doveroso dedicare un articolo all’indimenticabile Ofra Haza, la cantante più famosa
di Israele. Prima ancora che si cominciasse a parlare di “world music”, la sua voce affascinante la
fece conoscere e sfondare in Europa e in parte anche in America - vent'anni prima di Noa -. E’
tuttora la voce più amata dagli israeliani, un’eroina nazionale.
Ofra è stata la prima cantante a portare la musica e la cultura israeliana fuori dal Medioriente, nelle
case degli occidentali. I suoi dischi sono un ponte gettato tra Israele e l’Occidente e “Kirya”, in
particolare, è quello che meglio bilancia le due componenti. Nominato a un Grammy Award come
disco world music dell’anno, consolida la sua fama di "Madonna del deserto". Famosa anche da noi,
chi non ricorda i suoi due singoli più famosi: “Im nin alu” e “Galbi” e la sua apparizione al Festival
di Sanremo con Raf nel 1991 con “Oggi un Dio non ho”nel quale la cantante recita alcuni versi in
lingua italiana.
Il suo stile di canzone era molto diverso dall’etnopop dell’epoca: aveva una melodia bellissima,
degli archi antichi su un ritmo moderno, la sua
tradizionale musica devozionale si tingeva così di tinte calde e provocanti, pur senza nulla
concedere alle banalizzazioni che, spesso, hanno afflitto anche la world-music di qualità.
Prematuramente scomparsa a Tel Aviv a pochi giorni dal suo 43mo compleanno, a causa
dell’AIDS, contratta dal marito, Doron Ashkenazi (41), deceduto a sua volta in circostanze sospette
poco tempo dopo.
Ma ci sono parecchie controversie e processi ancora oggi da parte della famiglia, dopo che la
cantante è caduta in coma dopo un’influenza ed è morta improvvisamente. La sua scomparsa ha
lasciato un vuoto incolmabile nel suo paese.
Nel 1987 Ofra Haza era scampata ad un incidente aereo in Israele, e da allora festeggiava due
compleanni. Come si dice, disgrazia benvenuta se sei sola.
Ai suoi funerali hanno partecipato colleghi e semplici fan, personalità pubbliche, politiche e gente
comune toccata dalla sua voce. Prima della cerimonia l’allora Primo Ministro Ehud Barak ha detto
che "finché ci sarà un ragazzo che ascolterà “The Prayer” o “Am Yisrael Chaii”, Ofra non sarà
morta, sarà ancora tra noi".
Ofra era di umili origini yemenite e ha operato in un senso opposto rispetto alla “cultura
dominante”, facendo da ponte tra identità e alterità: era specializzata nella esecuzione di brani di
pop-etnico, ricchi di melodie orientali, ma anche ballabili senza
dover “occidentalizzare” volgarmente la sua musica. Iniziò la sua carriera con un gruppo teatrale.
I suoi primi album sono stati Shir ha-shirim (1977) e Bo nedaber (1981), ebbe il massimo successo
negli anni ‘ 80, mentre conobbe un po’ di crisi nei ‘ 90, pur regalandoci altri bellissimi dischi alla
fine di questa decade.
Apprezzata inizialmente solo in Israele per la sua splendida voce da mezzo soprano, che metteva al
servizio delle tradizionali melodie della sua terra, è poi diventata famosa anche in Occidente quando
decise di contaminare i motivi tradizionali con le più universali cadenze del pop contemporaneo I
suoi testi si rifacevano proprio alla sua tradizione e le canzoni più recenti sono state cantate ora in
lingua inglese, ora ebraica, ora araba. Ad emergere è la sua voce carismatica, impegnata in melismi
appartenenti alle
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scale della musica araba, che lei afferma di non avere studiato, ma di avere cominciato a riprodurre
istintivamente dopo l’ascolto di cantanti leggendarie come la libanese Fairouz e l’egiziana Oum
Kalthoum.
Tra i suoi successi è d'obbligo ricordare “Shaday”, del 1988, che conteneva il suo più grande hit
internazionale, l'accattivante “Im Nin' Alu” per cui impazzivamo anche in Italia..
Gli arrangiamenti dei suoi dischi riflettono lo spirito eclettico dell’artista e abbinano sintetizzatore e
rababa (violino a due corde), chitarre e nail (un flauto tipico del Medioriente diffuso anche
nell’Africa musulmana), sassofono, kanoon (l’arpa armena) e altri strumenti.
Da sempre sensibile alla causa della pace, Ofra Haza difese il suo Paese spiegando che "i mass
media lo presentano in modo fazioso" e che in fondo "è uno dei pochi al mondo così piccolo che
sull’atlante non ce la fa nemmeno a contenere il proprio nome”.
Nel 1994 cantò una canzone commovente (“I colori della Pace”) a Yitzhak Rabin, Shimon Peres e
Yasser Arafat, riuniti a Oslo per ricevere il premio Nobel.
Tra le sue produzioni, diverse colonne sonore, “Il Principe d’Egitto”, tra le altre,e, oltre a Raf,
curiose collaborazioni anche con Iggy Pop e una nuova, famosa versione di “Temple of love” dei
“darkettoni” Sisters Of Mercy, ancora oggi ballatissima nei dancefloor, impreziosita da un plotone
di chitarre heavy-metal sovraincise, ma soprattutto dai suoi vocalizzi magici.
La Hed Arzi, la stessa etichetta che rappresenta Madonna in Israele, ha pubblicato il 31 Marzo il
nuovo greatest hits di Ofra Haza, “Greatest Hits vol. 2” che consite in un box di tre cd.
Il primo cd è un concerto registrato il 13 luglio 1990 al jazz festival di Montreux, in Svizzera.
Il cd 2 è invece il secondo capitolo della raccolta dei più grandi successi di Ofra. Poco dopo la
morte dell'artista era stato infatti pubblicato un altro set di 3 cd con tutti i pezzi più belli della
cantante.
Il cd 3 contiene invece delle registrazioni molto rare, tra queste figura anche una cover della
canzone di Madonna “Open Your
Heart”, che fu pubblicata anche sul cd-tributo Virgin
Voices.
Per la sua discografia, troppo lunga per essere qui presentata, vi rimandiamo al suo sito ufficiale e
alla lettura dei primi numeri di “Mondi Lontani”.
http://www.ofrahaza.com/
"ANCHE SE NON C'E' PIU' MISERICORDIA SULLA TERRA, LE PORTE DEL CIELO NON SARANNO
MAI CHIUSE" (Im nin’alu)
43
LA GRANDE MURAGLIA CINESE
Di Willy
Parliamo della Cina, affascinante terra di antiche tradizioni e
misteri senza tempo. Qui si trova la notissima Grande Muraglia,
una gigantesca fortificazione fatta costruire dal primo imperatore
della dinastia Ts'in, Chin Shh-i Huang Ti (246-210 a.C.), lo stesso
dell'esercito di terracotta e della piramide che al suo interno
conterrebbe grandi meraviglie, l'ancora inviolato tumulo
sepolcrale. Questo personaggio rievoca, ancora oggi, in patria,
oscuri presagi e immense opere monumentali. Situata lungo i
confini settentrionali della Cina, era lunga più di seimila
chilometri e si estendeva dal golfo di Liang-tung a Lin Tao. La sua
reale lunghezza,come vedremo, è controversa.
Già altri stati cinesi avevano, un secolo prima, costruito sporadici
baluardi di difesa contro le incursioni di feroci popoli asiatici del
nord (Hsiung-Nu; Hu). L'inizio della sua costruzione risalirebbe attorno al 230 a.C. e si trattava, in
realtà, dell'opera di riunione di piccoli altri baluardi eretti nei secoli precedenti a partire dal VII
secolo a.c. A completamento dell'opera di riunione e per conferire all'opera maggior imponenza fu
eretto, all'interno, un muro e lo spazio creatosi fra i due muri, fu riempito con terriccio battuto. Fu
realizzata senza l'ausilio di strumenti meccanici usando solo pietre locali, senza alcun adesivo. Fu in
ogni caso in epoca Ming che la grande muraglia raggiunse la sua massima estensione, correndo dal
golfo di Liang-Tung a Lin Tao.
La funzione di questa ciclopica impresa era appunto quella di proteggere i confini settentrionali del
Paese e di collegare una serie di fortezze: sopra di loro correva una strada per permettere ai
messaggeri, in caso di pericolo, di dare l'allarme e di far accorrere le truppe e fu munita di punti di
passaggio presso i quali stazionavano le guarnigioni militari. La Grande Muraglia infatti sarebbe
dovuta servire come frontiera invalicabile per le numerose tribù nomadi, per lo più di origine
mongola, che continuamente minacciavano di invadere la Cina. Questo enorme baluardo non riuscì
in ogni modo a contenere i nemici e il Paese fu poi conquistato dai mongoli. La Grande Muraglia,
mantenuta efficiente fino al '500 ha una lunghezza di 3.460 chilometri, cui vanno aggiunti 2660 di
ramificazioni e contrafforti. L'altezza varia da 4,5 a 12 metri, mentre lo spessore raggiunge i 9 metri
e mezzo. L'opera definitiva fu compiuta per coordinare i singoli muraglioni. Fu poi fatta rafforzare
mediante la costruzione di un doppio muro all'interno e tutti gli imperatori che seguirono
apportarono delle modifiche per mezzo di opere di restaurazione. Si narra, da parte degli storici
cinesi più autorevoli, che la sua costruzione richiese molti anni (9 o 10) e costò la vita a molti
uomini. Servirono 180 milioni di m3 di terra e ne risultò una muraglia di terra battuta ricoperta di
pietre bianche, alta da 6.50 a 8 metri, che misurava alla base m 6.50 e in cima m 5.50. Sorsero a
intervalli regolari torri di avvistamento dalle quali sarebbero stati segnalati gli eventuali attacchi con
fuochi di notte e fumo di giorno. Il nome cinese della grande muraglia è Wànlĭ Chángchéng che
significa il lungo muro di 10.000 li, dove "li" è un'unità di misura cinese pari a 500 dei nostri metri.
Per cui, con una semplice equivalenza, secondo i cinesi tale muraglia misurava 10.000x500m=
5.000.000m cioè 5.000 km. Le moderne misurazioni dei vari tratti della muraglia, oggi sommano
circa 6.000 km. Recentemente ulteriori misurazioni hanno, per così dire, allungato la misura della
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Grande Muraglia a 7.193 km, infatti un tratto consistente di tale opera, tra Kansu e Xinjiag Uygur, è
stato rinvenuto di recente ed ha permesso di procedere ad una nuova misurazione. A queste misure
devono essere aggiunti i 2.500 km e più di ramificazioni verso l'interno e contrafforti.
Secondo alcuni archeologi cinesi guidati da Xiao Luyang, direttore dell'Istituto di Archeologia della
Henan Academy or Social Sciences, sembra che la prima sezione della Grande Muraglia fu
costruita intorno al 688 a.c., ossia 400 anni prima di quello che si credeva. Come già detto, la
Grande Muraglia avrebbe dovuto proteggere dall'invasione delle numerose tribù nomadi, per lo più
di origine mongola, ma secondo Xiao Luyang serviva per dividere il territorio che si estende per
oltre 7000 Km. Gli 800 Km più antichi attraversano le attuali città di Lushan, Ye Xian, Fangcheng e
Nanzhao, nel sud-ovest della provincia di Henan.
Una curiosità, è nota questa frase: se un astronauta si
affacciasse dall'oblò della sua astronave passando nelle
vicinanze della Terra, potrebbe scorgere, nubi
permettendo, un’immensa e sinuosa linea scura: la
grande muraglia cinese. Essa è infatti l'unica opera
umana visibile dallo spazio, e anche dalla Luna. Questa
è un'affermazione assolutamente falsa per un motivo
molto semplice: anche se lunga 5-6.000 km, è larga
meno di 10 m, pertanto sembra logico che a migliaia di
km di altezza è impossibile distinguere uno spessore così sottile. Effettivamente, molti astronauti
hanno riferito di non aver mai notato la serpeggiante costruzione. Questa sarebbe quindi
una…leggenda metropolitana.
L'espressione Grande Muraglia è spesso utilizzata per simboleggiare qualcosa di enorme che può
impedire l'accesso a qualcosa.
La Cina comunista individuerà nella Muraglia Cinese l’opera del popolo cinese sofferente e ne farà
un simbolo. I Cinesi di ieri la visitavano in pellegrinaggio, quelli di oggi ne fanno una meta
turistica. E’ stata restaurata in tre punti: al passo Shanbai, a Badaling e al passo Jiayu guan.
È stata dichiarata dall'UNESCO patrimonio dell'umanità ed è stata inoltre proposta come una delle
Sette Meraviglie del mondo moderno. La grande muraglia fu tenuta in buono stato fino al 500, oggi
questa grandiosa opera è solo un monumento che testimonia la grandezza di un popolo capace di
creare un'opera che resiste da oltre 2000 anni. Ne restano ben poche testimonianze anche se in
alcuni tratti essa è ben conservata.
45
Con la primavera e l’estate arriva un’innumerevole
serie di festival, iniziative e mostre. Vi segnaliamo
le più importanti, anche se qualcuna è già passata da
poco.
Dal 15 giugno al 15 agosto 2005 si svolgerà al Forum di Assago (Milano) il consueto
FESTIVAL LATINOAMERICANDO dedicato a chi passa l’estate in città e
naturalmente agli amanti di tutto ciò che è sudamericano. Giunto ormai al traguardo
della 15° edizione, sono tantissimi i concerti in questo “villaggio globale”, con i
migliori, tra i quali: Daniela Mercury, Oscar D’Leon, Terra Samba, Inti Illimani,
Carlinos Brown, Ivete Sangalo, Olodum, Toquinho. Proprio al momento di andare in
stampa, il sito è stato aggiornato completamente col lungo programma che vi
invitiamo a vedere: http://www.latinoamericando.it/. Noi ci faremo un salto, e voi?
Anche quest’anno Milano avrà il suo tradizionale FESTIVAL DEL PORTELLO, una
sorta di “Festival Latinoamericano ed etnico dei poveri”, scusate il termine che non
vuole essere offensivo, anzi, ci siamo stati anche noi parecchie volte gli anni scorsi e
lo apprezziamo molto, non mancheremo neanche quest’anno. Più economico, “alla
mano” e più a livello familiare del precedente offre diversi stand, ristoranti,
mercatini, concerti e manifestazioni, ecc. Quest’anno inizierà ai primi di maggio e
terminerà a settembre e si svolgerà non più nel’Area Portello della Fiera ma in
Piazzale Cuoco, decisamente meno scomodo per chi è in città. Tra gli ospiti dei vari
concerti ci sarà anche Maria Esther Bowen (il 22/5), la voce e il sentimento della
canzone ecuadoregna.
A Roma si è svolto il SALSA WORLD FESTIVAL 200 presso il Palacavicchi, dal 24
al 28 marzo scorsi, con stages di ballo, concorsi e feste.
EXTRAFESTA è una breve rassegna svoltasi al Mazdapalace di Milano per Radio
Popolare a metà maggio. Cucina etnica delle comunità straniere di Milano e ospiti
interessanti quali il prolifico cantautore brasiliano Chico César e il
percussionista/pianista congolese Ray Lema.
Da undici anni il "FESTIVAL DELLE
MUSICHE SACRE DI FèS" unisce la musica a
una serie di dibattiti sui temi della
globalizzazione, con
46
ospiti provenienti da tutto il mondo. Nel 2001 le Nazioni Unite hanno designato il
Festival come uno dei sette eventi mondiali più rilevanti per il dialogo fra le culture.
Oltre alla rassegna ospitata in Marocco (dal 3 all’11 giugno prossimi), da alcuni anni
il festival viene presentato all’estero con il programma "Spirit of Fès".
"SPIRIT OF FèS A MILANO " è completato da tre concerti ospitati al Teatro Dal
Verme: la vocalist Amina (Tunisia,11 maggio, vedi Suoni Lontani), l’ensemble
acustico del griot africano Mory Kanté (Guinea, 13 maggio) e il trio dei fratelli
Joubran (Palestina, 16 maggio).
Per saperne di più: http://temi.provincia.milano.it/cultura/spirit-of-fes/
Piazza Del Popolo, Roma, 28 maggio: sono il luogo e la data di un’ importante
rassegna, “ITALIA AFRICA 2005”, iniziativa di musica e solidarietà. Direttore
artistico, Carmen Consoli, che presenterà diversi artisti: Angelique Kidjo, con la
quale La Consoli ha dettato ad Addis Abeba nel concerto tributo per Bob Marley,
Amadou & Mariam, Raiz, i Laudari e Max Gazzè con Ginevra Di Marco.
www.italiafrica.it
Torna per 10 giorni il FESTIVAL DELL’INDIA ad aprile al Forum di Assago,
Milano, dopo la troppo breve edizione dell’anno scorso. Dopo l’anteprima con la
colorita sfilata per le vie del centro, al via il festival caratterizzato dal WORLD
YOGA FORUM 2005. Ma anche: gastronomia, musica, teatro, cinema, fotografia,
workshop, incontri e dibattiti.
ETNIVAL è un festival multietnico che si svolge al Castello Sforzesco di Milano,
Piazza Del Cannone, dal 20/5 al 12/6: bancarelle, gastronomia, concerti (Noa e
l’Orchestra Madeline & Cuban Swing, tra gli altri), arte, teatro, da tutto il mondo:
Cuba, Algeria, Brasile, Argentina, Egitto, Balcani, Senegal, Irlanda.
E’ stato presentato ad aprile in due serate,
“PINOCCHIO NERO”, un interessante spettacolo
teatrale organizzato dall’associazione AMREF
(www.amref.it), con incasso devoluto in beneficenza.
Diretto da Marco Baliani e rappresentata
all’Auditorium di Milano, un’inedita trasposizione del
Pinocchio di Collodi interpretato da giovani chokora kenioti, ragazzi di strada che
vivono di rifiuti nelle baraccopoli di Nairobi. Originale teatro come strumento di
recupero, recitato in swahili e italiano. Due libri sull’argomento completano questo
progetto.
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MOSTRE E RASSEGNE
Due mostre per gli amanti dello stile giapponese a Genova a Palazzo Ducale
(Piazza Matteotti 9 – entrambe dal 16/4 al 21/8). Avvolti nel mito –
Tessuti e costumi tra Settecento e Ottocento dalla collezione Montgomery.
In mostra kimono e tessuti di varie fibre. Stampe e dipinti – Capolavori dal
Museo Chiassone. In mostra gli ukiyo-e, ideogrammi che significano “mondo
fluttuante”, era il mondo del piacere e dell’effimero, centocinquanta opere di
uno stile che si affermò a Edo, l’odierna Tokyo tra Seicento e Ottocento.
L’associazione “Roda Da Vida” presenta a Milano la terza edizione dei
corsi e rappresentazioni di capoeira, la danza-lotta brasiliana di origine
africana tanto di moda ultimamente e di cui parleremo prossimamente su
Mondi. Dal 20 al 22 maggio alla Cascina Monluè.
www.capoeiramilano.com
Il Cinema Gnomo di Milano, ultimamente molto attento per quanto
riguarda le “cinematografie lontane” propone una rassegna di registi della
nuova Argentina dal 3 al 15/5, che segue a una rassegna “Frammenti di
cinema dalle tre Cine” (Cina Popolare, Hong Kong e Taiwan)con
retrospettiva dedicata a Wong Kar Wai.
Si è svolta invece a Firenze la rassegna Koreafilmfest
(www.koreafilmfest.com), dopo avere toccato altre città italiane. Era
presente una retrospettiva dedicata al regista coreano Kim Ki-Duk (vedi
Tracce sulla sabbia di questo numero).
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Sentiamo spesso parlare, ultimamente, di sushi e di sushi bar, ma di cosa si tratta? Vediamolo qui
brevemente. Abbiamo già parlato del sushi su “Mondi Lontani” N.9, a cui vi rimandiamo.
A nostro parere il sushi (inteso come cibo) è oggi una moda: abbiamo notato nei ristoranti
giapponesi parecchi italiani che fingono di amarlo per poi mangiarlo controvoglia o lasciare i piatti
quasi pieni a fine pasto. Come mai? Non siamo abituati, si tratta pur sempre di filetti di pesce crudo,
il nostro palato è abituato ad altro e avere quello strano retrogusto dal sapore chimico, metallico,
sintetico, lascia molti di noi delusi, per non parlare del wasabi, quella terribile salsina verse
piccantissima che accompagna questi piatti. Il conto finale poi lascia spesso…allibiti!
I ristoranti nipponici sono aumentati, dai pochi iniziali (molto cari) ad altri più alla mano, specie
con i menù scontati di mezzogiorno, adatti alla “pausa pranzo lavorativa”. Anche i cinesi si sono
organizzati e offrono spesso due menù, uno giapponese e uno cinese.
Troviamo però il sushi e sashimi più un alimento alla moda per i locali che lo offrono, stile sushi
bar(esclusi i ristoranti etnici, delle cui cucine fanno parte)
Ma il sushi, tanto salutista, sta già provando un momento di crisi, lo sapevate? Questa moda per
europei e americani sta contribuendo al massacro dei tonni, i pesci che un tempo erano i re dei mari
e che adesso si stanno estinguendo. Dall’Atlantico al Mediterraneo i loro pascoli liquidi tendono
ormai ad assumere i contorni macabri di deserti azzurri. La pesca indiscriminata e spesso illegale
per soddisfare il mercato sta infatti dando vita ad una mattanza.
I sushi bar, invece, rappresentano i nuovi ritrovi, un nuovo modo alternativo d’incontro nella
metropoli. Sono uno svago serale in zone universitarie affollate da studenti. A volte si tratta di
cocktail-bar con uso di dj, oppure disco-pub, se preferite, dove si può ballare o ascoltare un
determinato tipo di musica sorseggiando un drink mangiando qualcosa (spesso piatti a base di
sushi).
Ma cosa sono i sushi bar? Locali con arredi di gusto minimalista o simil-etnico e allusioni orientali.
Sedie e tavolini, gradoni con cuscini per sedersi all’orientale. Luci fioche, musica lounge, new age,
non proprio etnica, quindi. La preparazione può essere di gusto giapponese. Le bevande possono
riservare delle sorprese: in un locale milanese chiamato Maru, abbiamo provato il “Marutini”, un
Martini con vermouth e sakè.
Di etnico resta quindi poco, solo “una facciata”, sono locali alla moda che stanno interessando i più
giovani e le persone attente alle nuove tendenze, dove passare una serata un po’ diversa dal solito
pub di tipo anglosassone. Il Giappone non è solo sushi, ciotole di riso e bacchette. Certo, sulla scia
della moda dei sushi bar e di stereotipi molto approssimativi, il Giappone è questo, ma
è anche molto altro, una cultura complessa e affascinante. Vi invitiamo comunque a provare
qualcuno di questi locali e anche la cucina giapponese, in ogni caso interessante… Itadakimasu
("buon appetito").
Willy Salveghi
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di Willy
Dedichiamo per la prima volta un articolo al magico mondo del wrestling di cui tanto si è tornato a
parlare ultimamente, spesso a sproposito. Da noi è in grande ascesa, e non solo tra i giovanissimi,
non è ancora un fenomeno di massa come in Messico, dove è il secondo “sport” nazionale dopo il
calcio. Qui viene ribattezzato “lucha libre”, i luchadores sono i lottatori e la lucha libre può contare
su schiere di fan sfegatati; gli eroi del ring, uomini e donne, raggiungono lo status di vere star, con
tanto di bamboline che riproducono le loro fattezze in vendita nei negozi di giocattoli.
Parte del successo del wrestling si deve anche alla spettacolarità conferitagli dalle scuole giapponesi
e messicane, quindi ci è sembrato giusto parlarne sul nostro giornale.
Parliamo di questa disciplina: che cos’e’ il wrestling? Beh, ormai è seguitissimo, dai giovanissimi e
non, e tutti sappiamo che è “sport entertainment”, come dicono gli americani, sport spettacolo,
attori-atleti che interpretano delle parti sul ring, i buoni e i cattivi, quasi come fosse un film western.
Onesti professionisti che sono anche stuntmen preparati allo spettacolo e alle botte, che si
guadagnano da vivere con questo spettacolo dai risvolti sociologici sempre più interessanti. non poi
così diversi da attori cinematografici o presentatori televisivi. Certo, gli incontri sono in gran
percentuale “costruiti” precedentemente a tavolino, essendo più che altro uno spettacolo, e questo
può piacere o meno. I wrestler spesso sono ottimi atleti, m anche attori abilissimi col microfono
nelle interviste e nelle storylines (i soggetti).
Tutto il rumore attorno al wrestling da parte dei genitori è come quello di esattamente 25 anni fa,
quando nel 1980, i genitori protestarono contro i cartoon giapponesi, facendo sospendere la serie di
Mazinga Z: noi in Italia non abbiamo mai visto le ultime puntate, non sono praticamente mai
arrivate. Succederà anche col wrestling,considerato violento? Già è stato molto penalizzato in Italia:
è stato trasmesso con grande successo negli anni ’80 e primi ’90, anche se molti degli incontri più
importanti, trasmessi in pay-per-view in America, da noi non si sono visti e non si vedono tuttora.
E’ poi sparito quasi completamente per una decade sui nostri schermi, apparendo discontinuamente
solo nelle tv via satellite o a pagamento fino al grande successo di oggi. Lo sapevate che oggi ci
sono anche scuole di wrestling e
federazioni italiane? Ormai è un
fenomeno di costume anche nel
nostro paese.
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Il wrestling è seguitissimo anche dagli stranieri quì da noi: tutti si riuniscono per vederlo davanti
alla Tv e conoscono tutti i personaggi, nome per nome, quindi il wrestling ha fans anche egiziani ,
sudamericani, cinesi, ecc.... Inizialmente sbagliavano i nomi e scambiavano i messicani per italiani,
poi sono diventati espertissimi. Qualcuno di loro è sfegatato, prende gli incontri troppo sul
serio, si entusiasma peggio di un bambino, percuote gli amici, salta sulle sedie incitando i lottatori e
credendo che le botte siano vere al 100% e che le scenette “da telenovela” e i fuori programma non
siano in realtà preparate.
In Messico c’è una grande tradizione di lotta: intere generazioni di famiglie (spesso anche donne)
salgono sul ring per questo grande spettacolo sempre sold-out! Inoltre c’è un grande rispetto, un
codice d’onore anche nelle faide più sanguinose. Il Messico è poi famoso per l’utilizzo delle
maschere, che ha un’antica derivazione dal Messico rurale con l’impersonificazione dei contadini
nelle entità della natura, negli dei, nella morte, nei demoni, ecc, per esorcizzare il male o per
assumere un altro ruolo tra finzione e realtà, una seconda identità di rivalsa contro le ingiustizie e la
povertà. La lucha fece la sua prima apparizione nel 1933 e il primo lottatore che ebbe l’idea di
coprirsi il volto con una maschera pare sia stato un americano, come americana è l’origine del
wrestling: semplicemente El Enmascarado, seguito da altri, inizialmente sempre statunitensi. Poi
dagli anni ‘50, grazie anche alla popolarità dei fumetti de “L’uomo mascherato” e del film “La
maschera di ferro”, fu il “boom” delle maschere e dei luchadores messicani: personaggi dai nomi,
dalle gimmick (i personaggi interpretati) e dalle mascaras (maschere) sempre più strane e colorite,
che siano rudos (i cattivi, gli heel) o cientificos o tecnicos (i buoni, i face). Sono poi parecchie le
principali federazioni, la più nota è la C.M.L.L. Il wrestling “latino”è molto spettacolare, fatto di
tecniche da flyer, grandi voli, forbici alla testa e via dicendo. Gli atleti sono completi, eccellenti nel
"gioco aereo" e con un bagaglio tecnico da luchador di razza. Curiose alcune stipulazioni di match
particolari, come il raro mask vs mask match, in cui il perdente è costretto a smascherarsi perdendo
l’onore, oltre che il personaggio, che dovrà abbandonare.
Sono veramente tanti i luchadores messicani del passato e del presente, attivi
sia in Messico che in Giappone o negli Stati Uniti, le tre “patrie” del
wrestling; ne citiamo solo alcuni: Tito Santana, Vampiro, Rey Mysterio (“il
re del mistero”), Eddie Guerrero (foto a lato), El Solitario, Juventud
Guerrera, Psicosis, El Solar, El Canek (foto in basso nella pagina seguente),
Konnan, La Parka, Mil Mascaras (che ogni volta esibisce una maschera
diversa, “mille maschere”, appunto), Dos Caras (“due facce” con la maschera
divisa in due) e El Santo (detto “El Enmascarado De Plata”, la maschera
d’argento, una specie di supereroe nazionale, interprete in patria di numerosi
fotoromanzi e film che oggi definiremmo “trash”: ingenui mix anni ‘60 di
horror, azione, fantascienza da lui interpretati nella parte di sé stesso e talvolta con altri lottatori
mascherati. Una curiosità: proprio quest’anno tornerà nelle sale un film di questo tipo, il nuovo
protagonista sarà la leggenda del ring Mil Mascaras che affronterà una mummia nella pellicola “Mil
Mascaras vs. The Aztec Mummy”. El Santo girava sempre mascherato, anche nella vita privata, con
il suo personaggio incollato addosso. Fu una delusione nazionale quando decise di ritirarsi,
smascherandosi di fronte al pubblico rivelando un volto comune. Alla sua morte fu addirittura
sepolto mascherato e oggi il suo posto è stato preso dal figlio…El Hijo Del Santo!
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In Italia conosciamo soprattutto il leale Tito Santana, star degli anni ’70-’80, Eddie Guerrero e Rey
Mysterio, due amici-rivali ora nell’americana WWE. Eddie è un veterano che fa parte della
gloriosa famiglia Guerrero col nipote, lo “svitato” Chavo Guerrero jr. Il 2004 è stato l’anno
migliore della sua carriera: il pubblico lo ha eletto a idolo, grazie alle sue prestazioni sempre
generose sul ring e alla faccia da schiaffi, alle pacchianate, ai simpatici trucchi e alla vittoria del
titolo mondiale. In un business dove i giganti hanno vita facile, è ammirevole sottolineare lo spazio
che si sono ritagliati Eddie e Rey, dal "basso" dei loro 173 e 167 centimetri, nonostante il
monopolio dei muscolosi e colossali colleghi americani. Rey è invece una specie di supereroe
“familiare” alla portata di tutti, con la maschera colorata, il suo ingresso con il salto, e la 619 come
mossa finale. Amatissimo dai più giovani per la lealtà e le incredibili “manovre aeree”, per
avvicinare il personaggio al pubblico si porta addirittura la famiglia a bordo ring negli incontri di
vertice con una cintura in palio.
Pochi anni fa il pubblico italiano ha avuto la prima e finora unica possibiltà di vedere da vicino il
colorato mondo della lotta libera messicana, in occasione della presentazione, alla presenza di
alcuni luchadores, di un fumetto a loro dedicato: Quebrada. Quello stesso mondo che ispirò a Ikki
Kajiwara il fumetto dell'Uomo Tigre, da cui, dopo essere stata tratta la serie animata celebre anche
in Italia, è nato il vero Tiger Mask, che combatte ancora oggi in più federazioni giapponesi.
Esiste poi la curiosa serie Los Luchadores, serial tv americano (produzione canadese, tuttavia)
trasmesso dalla FOX nel 2001. I “Los Luchadores” è un team di supereroi mascherati che lottano
contro il crimine e difendono Union City, la loro città. A capo del bizzarro trio c’è lobo Fuerte, il
lottatore più famoso della citta; il loro nemico numero 1 è Whelp, un cyborg-Chihuahua che crea
diaboliche creature il cui scopo è quello di distruggere i paladini della giustizia. La serie è durata
sedici numeri per poi morire di morte propria.
Internet ha contribuito, con un numero infinito di siti, a fare conoscere il wrestling, ma anche a
svelare fin troppi retroscena e vere identità dei lottatori e del loro mondo, ma di questo parleremo
nel prossimo numero.
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L’INTERVISTA
DI WILLY SALVEGHI A MAMDOUH ABDEL KAWI DELLO RUSSO
COME E’ NATO MONDI LONTANI
In questo numero abbiamo deciso di includere un' auto-intervista" fatta da
Willy Salveghi al redattore capo Mamdouh AbdEl Kawi Dello Russo per far
comprendere meglio ai lettori, vecchi e nuovi, i contenuti del nostro giornale.
- Com'è nato questo progetto? qual'è stata la spinta che ha portato alla sua
realizzazione?
- Il progetto è nato quasi per caso. Avevo molto materiale per poter realizzare un
giornale etnico. All’ inizio era soprattutto una fanzine etnica, se possedete i primi
numeri originali, non le ristampe che sono abbastanza simili agli ultimi numeri,
noterete subito che sono simili alle fanzine: con articoli di altri giornali, più cose
scritte da noi. I primi numeri (dall’1 al 9) sono stati scritti con un vecchio computer,
con caratteri semplici, titoli scritti in stampatello, a volte lettere ritagliate da altri
giornali, era tutto così artigianale… Alcuni articoli li abbiamo scritti persino a mano,
come alcuni titoli, alcuni disegni fatti da noi, non col computer come succede oggi.
Stampavo i numeri e poi li rilegavo con la pinzatrice, non come adesso. Dal numero 9
abbiamo abbandonato la vecchia rilegatura e siamo passati ad una rilegatura più
raffinata, colorata, con copertina lucida e retro copertina cartonato e siamo finiti nei
negozi di dischi, prima vendevamo solo in un negozio. Le copie erano in vendita con
tanto di cassetta musicale in regalo. Ma è con il numero 10 che ci siamo rinnovati,
abbandonando definitivamente le cose fatte a mano e il vecchio p.c, con un computer
più moderno. Abbiamo mantenuto il titolo “etno-fanzine” anche se a dire il vero
adesso è più un giornale. Il nome “Mondi Lontani” l’ho scelto perchè mi piaceva,
ignorando l’esistenza di canzoni ed altro con lo stesso nome. Oggi non lo amo
particolarmente, ma ci siamo affezionati, perché cambiarlo? Il nome significa: paesi
lontani dal nostro, culture diverse l’una dall’altra, e non “Occidente ed Oriente: due
mondi lontani, anzi, lontanissimi”. Cosa mi ha spinto a realizzare Mondi? La
passione per l’Oriente, il Medioriente, l’Africa, ecc. Peccato che abbiamo chiuso
proprio dopo il numero 11, quando il giornale era migliorato.
- Quali sono i contenuti del giornale e quali argomenti, invece, hai ritenuto non
adatti?
- Il giornale si occupa delle culture soprattutto orientali, senza trascurare paesi come
ad esempio il Brasile e il Messico: arte, letteratura, film, musica, gastronomia,
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religione, problemi sociali ecc. Cerchiamo di evitare argomenti politici, lo fanno già
in molti.
- Quali difficoltà hai incontrato per la realizzazione di questo giornale?
- Soprattutto economiche, la realizzazione del giornale richiede molto tempo ed
anche soldi.
- Com'è stato il responso dei lettori?
- Ottimo, il giornale è stato accolto molto bene dalla gente “Una bella idea” ci hanno
detto “qualcosa di originale”, e questo ci fa molto piacere.
- Chi collabora al giornale e quale contributo hanno apportato i collaboratori
"esterni"?
- Il collaboratore fisso sei tu Willy, anzi, sei assieme a me il redattore, il mio braccio
destro. I collaboratori esterni invece si alternano, molti vecchi collaboratori sono
spariti, pochissimi collaborano ancora con noi oggi, questo perché dal numero 11 di
Mondi al numero 12 sono passati ben 6 anni, non dimentichiamolo.
- Stranieri (tra collaboratori e lettori): quali sono state le loro reazioni quando
l'hanno letto? Forse hanno pensato che fosse bizzarro...
- Agli stranieri il giornale è piaciuto molto, si sono complimentati, perché si sentono
in qualche modo rappresentati dal giornale e protagonisti. Perché negarlo, i
protagonisti di Mondi sono proprio loro, gli stranieri. Anche agli italiani è piaciuto,
hanno detto che è geniale, folle, originale ecc…
- Come mai hai deciso di ritornare con "Mondi Lontani" dopo una lunga pausa?
- Era da tanto tempo che io e te sognavamo di riprendere qualcosa che amavamo
molto e che siamo stati costretti ad interrompere all’improvviso e per di più sul più
bello. Mondi Lontani rappresenta molte cose per noi, ci siamo affezionati. Sono state
le spese e la concorrenza a farci chiudere nel 1999. Nel frattempo mi sono dedicato ai
miei libri, ma sentivo il bisogno di tornare in qualche modo alle origini.
- Hai mai avuto difficoltà a trovare materiale adatto al giornale?
- Si, sempre ed è questo il bello.
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- Il concetto di "etnico" secondo te è diventato di moda ed è abusato?
- Si, molto, soprattutto in questi ultimi anni, però credo possa essere positivo per
facilitare la vita degli stranieri e la nostra, serve per abbattere molte barriere inutili
che ci dividono da loro. L’importante è che una volta passata la moda non finisca
l’interesse per l’ etnico.
- Sono in programma altri speciali, o
passato?
perché no, anche dei libri, come in
- Certamente, anche un secondo “The Best” in futuro, non adesso, è ancora presto.
- Hai pensato alla possibilità di aprire un sito dedicato a "Mondi Lontani"?
- Mondi Lontani doveva avere un sito dopo l’11° numero, ma ciò non è stato
possibile, non è ancora detto però….
- Il giornale ti avrà sicuramente portato fama e soldi, quali i progetti per il
futuro?
- Veramente tanti soldi non ne vedo ancora (ah ah). Progetti? Un programma
televisivo da me condotto dedicato a Mondi Lontani e un ristorante che porta il suo
nome, ti sembra poco? Ma per ora resta soltanto un sogno….
Grazie per la simpatica chiacchierata “in famiglia” che mi ha fatto scoprire cose
nuove, nonostante credessi di sapere tutto su Mondi, Ciao!