maturi ta - Marcianum
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maturi ta - Marcianum
MATURITA’: UN’ OCCASIONE PER LA VITA La preparazione all’esame di maturità rappresenta una significativa occasione di verifica personale: è il momento di misurare se cinque anni di studio hanno solo accumulato conoscenze esterne alla persona, oppure hanno maturato la sua intelligenza ed il suo sguardo sulla realtà. Perché diciamo che è una grossa occasione? Perché negli ultimi mesi prima dell’esame, la scuola perde finalmente il suo volto più negativo: quella ragnatela di prove scritte e di prove orali, di compitini e di interrogazioni programmate, che tanto determinano il metodo ed i ritmi dello studio e spingono a studiare non per sé ma per saper rispondere le cose giuste al momento giusto, come tanti piccoli robot programmati. Al di fuori di questa ragnatela è possibile impostare lo studio secondo un respiro più ampio; per sapere in modo dignitoso la materia di un anno, non è più possibile limitarsi ad accatastare nozioni come spesso si era abituati: le stive del cervello non le conterrebbero. Occorre imparare a dare un ritmo al proprio lavoro. a saper verificare da sé se si procede bene, a cogliere i temi più significativi di un argomento, a scoprire i nessi interni alla realtà ed a guardare al sapere in modo sintetico. COMUNQUE VADA, LA PREPARAZIONE DELLA MATURITÀ’ COSTRINGE AD UN LAVORO PIU’ PERSONALE. Spesso però questa occasione viene vissuta come l’ultimo scotto da pagare all’istituzione scuola prima di potersene finalmente uscire, come l’ultimo prezzo della libertà. Ed il prezzo rischia di essere molto salato: chi si abitua ad impostare il proprio lavoro di studente solo in funzione delle successive richieste dell’istituzione finisce col non riuscire più a pensare a sé ed alle proprie capacità. se non al servizio di richieste e di ordini che piovono dall’esterno e di cui non comprende il significato, di cui neppure si domanda più il significato. Finisce col prendere una piega che rischia di non cancellarsi più. Ma non è detto che debba andare cosi per forza; si può provare ad attraversare i mesi di preparazione ed i giorni di esame a partire dalle proprie esigenze di persona. QUALCUNO CI HA PROVATO, HA RAGIONATO SUL CAMMINO PERCORSO. SULLE CONDIZIONI CHE L’HANNO RESO POSSIBILE, ED OGGI HA UNA PROPOSTA DA FARE. Maturità Cosa significa DIVENTAR MATURI? A occhio e croce si può dire che una persona è matura quando conosce il cammino da percorrere per rispondere al bisogno fondamentale dell’uomo — che è quello di diventare pienamente se stesso — e sa utilizzare le capacità necessarie per percorrerlo. Ma cosa c’entra questo con lo studio? In che modo le conoscenze accumulate possono contribuire a dare alla persona una coscienza più chiara di quello che è e di quello che vorrebbe essere? in che modo lo studiare può trasformare in realtà le proprie esigenze? Si tratta di non mettere se stessi fra parentesi. di non abituarsi ad usare della propria ragione come strumento per qualcosa che sostanzialmente non ci riguarda. ma come parte della persona tutta intera. Il cammino da percorrere a questo scopo può essere dettagliato in tre tappe: a) E’ necessario accorgersi che io non sono il solo a desiderare di capovolgere il modo di studiare, che tanti altri come me sono stanchi di sedersi di fronte ai libri reprimendo la propria ansia di vita. Il primo passo è quello di scoprire questi potenziali compagni di viaggio e di mettersi insieme per accompagnarsi nel tentativo. b) Ogni persona si porta dentro delle domande che la riguardano, che implicano scelte da cui dipende la direzione della vita. Queste domande non cascano dal cielo ma esplodono dentro quando si prende in seria considerazione la realtà. Mettersi insieme è una occasione che facilita il venire a galla di queste domande. Ma avere delle domande ed averle in comune, provoca ad una ricerca. STUDIARE IN MODO PERSONALE SIGNIFICA PERCORRERE QUESTA RICERCA. c) Una ricerca che si rispetti deve partire da un’ipotesi da verificare. In questo caso l’ipotesi può essere solo il provare a seguire chi ha una proposta da fare, chi ha già provato a studiare in questo modo, avendo di fronte non innanzitutto le cose da imparare ma le proprie domande sulla realtà. Aver percorso un cammino diverso, aver solo tentato di studiare in modo personale, avere anche solo desiderato di farlo, mette in condizione di paragonare il cammino percorso nella scuola con questo desiderio. In attesa della commissione, vale allora la pena di autoesaminarsi, di incominciare a vedere insieme se lo studio di cinque anni è stato veramente in funzione di questa meta, e ci ha dato una coscienza più chiara di quello che si è e di quello che si desidera essere, se ha trasformato in realtà le esigenze della persona. DI SOLITO LE COSE VANNO COSI’. Uno rischia di arrivare alla fine dei cinque anni abituato a studiare delle cose non perché rispondono a dei bisogni che ha, a delle curiosità o a delle esigenze che si porta dentro, ma perché fanno parte del programma. perchè altri hanno stabilito che si devono sapere, senza che a lui importi più molto del perché. Il gioco è durato tanto a lungo che ormai il perché non se lo domanda nemmeno più, ne ha persa l’abitudine, si è perfino dimenticato come si faccia; quando sente parlare di SIGNIFICATO DELLO STUDIO, le parole stesse gli suonano astratte. Si è abituato ad usare della propria ragione non come parte della persona tutta intera, ma come strumento per qualcosa che non la riguarda. Come prima conseguenza E’ RIMASTO SOLO perché i rapporti che vive sono frutto dell’opportunismo del momento: chi si abitua ad usare di sé in funzione di qualcosa che non lo tocca ma che gli serve, tanto più facilmente si abituerà ad utilizzare gli altri per ciò che gli servono, e quando non gli serviranno più, non si accorgerà più nemmeno della loro esistenza, In conclusione si delineano due tipi di studente, e la preparazione alla maturità è l’occasione perché si mostrino con nettezza: a) c’è Io studente “intellettuale” che studia per conoscere, ci riesce anche bene, lo fa con intelligenza, ma non sa porre un legame fra sé e l’oggetto, per cui gli va bene studiare qualsiasi cosa purché serva a far risaltare la sua intelligenza. b) e poi c’è lo studente “svaccato” che studia sempre più stancamente per arrivare alla fine. In ambedue rimane però un’INSODDISFAZIONE: uno studio cosi è come un corpo estraneo, una medicina da mandar giù perché proprio non se ne può fare a meno. sperando che passi presto. Ma l’insoddisfazione è sempre il segno di un DESIDERIO: non essere soddisfatti di come si è significa desiderare un diverso. Molti dall’insoddisfazione passano direttamente allo SCETTICISMO: è meglio uccidere il desiderio perché tanto una diversità non può esistere. Ma chi ragioni si rende conto che un simile modo di studiare non è un prodotto del destino, non ha la stessa spaventosa definitività del cielo che sta sopra la lesta e della terra che sta sotto i piedi, è solo il frutto di una posizione umana che può anche essere corretta. In genere tanto ostentato scetticismo è solo lo squallido riflesso del proprio comodo: si sta così bene nei proprio buco caldo, meglio se coperti dai soldi dei genitori! Perché rischiare di rompere gli equilibri faticosamente costruiti per inseguire novità ancora sconosciute? Ma esiste anche un’insoddisfazione vera, quella di chi desidera davvero provare a studiare senza dimenticarsi di sè. La nostra proposta è per costoro, non vogliamo convincere con le parole che è giusta, vogliamo metterci insieme per verificarla. Studio SI PUO’ STUDIARE PER L’ESAME: è l’occasione più grave mai capitata allo studente da 13 anni (o giù di li) a questa parte per abituarsi ad usare della propria ragione nella dimenticanza di sé. Significa piegare la propria ragione ad essere puro strumento per rispondere a delle domande che uno sconosciuto farà, senza che gli importi molto nè delle domande nè di chi sarà costretto a rispondere. Significa abituarsi definitivamente a conoscere per ragioni di semplice opportunità. Significa soprattutto condannarsi alla solitudine, perchè si sono uccisi quei connotati della propria persona, che soli sono in grado di legare ad altre persone. SI PUO’ STUDIARE PER L’ESAME SENZA UCCIDERE IL DESIDERIO, SOLO RASSEGNANDOSI A RIMANDARLO A “DOPO” . “Finita la scuola le cose cambieranno” recita il ritornello dell’ottimista ingenuo. Infatti il maggior spazio di scelte personali, che eventualmente Università e Lavoro possono garantire, costituisce una possibilità, ma non certo una garanzia di diversità. Per chi ormai si è abituato ad usare di sé per obiettivi che gli sono estranei, si può prevedere con buona approssimazione come andrà a finire. — L’Università si ridurrà inevitabilmente ad una serie di esami da dislocare strategicamente nel calendario e da passare col minor rischio possibile. — Il lavoro coinciderà col produrre cose completamente estranee a sè. per averne in cambio soldi che certamente servono a vivere, ma che servono anche per dimenticarsi di essere alienati. Non e vero che Università e Lavoro saranno spazi più liberi se uno si è già legato le mani, ha già ceduto alla triste abitudine di fare il servo di compiti che non lo ri-guardano. Ma si può anche sfruttare l’occasione dell’esame per mettere a frutto in modo intelligente le nozioni accumulate in tanti anni di scuola, iniziando (o sviluppando) una capacità di conoscenza che metta al centro la persona. STUDIARE SECONDO UNA RAGIONE PERSONALE comporta una serie di passi precisi che vanno intesi come traccia lungo la quale vivere un’esperienza ricca di tutta quella creatività che imprevedibilmente ci si scopre addosso quando si lavora per rispondere ad un’esigenza della vita. a) - Il primo passo è quello di cercare all’interno della materia qual è la realtà in questione “di che cosa si sta parlando”. A questo punto qualcuno sta pensando che adesso esageriamo proprio, ci mancherebbe anche di studiare senza nemmeno sapere di che cosa si sta parlando! Eppure è un’esperienza abbastanza frequente: quante volte vi siete studiati appunti, pagine di storia della letteratura, brani critici che commentavano opere letterarie di cui non avevate la minima conoscenza diretta? e quante volte avete letto testi di autori della cui personalità eravate totalmente all’oscuro? ma che senso ha conoscere il commento ad un’opera sconosciuta e conoscere parole slegate dal soggetto che le ha prodotte? Prendete un liceale diligente, che sa ripetere con sicurezza tutti i passaggi logici della “Critica della ragion pura” e provate a domandargli di spiegare l’argomento dell’opera di Kant senza usare la terminologia propria della filosofia, dove andrà a finire la sua sicurezza? E quanti studenti di ragioneria sanno risolvere i casi più complicati di partita doppia, conoscono tutti i possibili tassi di interesse bancario, e non saprebbero reperire i dati necessari per stendere il bilancio di un’azienda di due persone? La memoria permette di ripetere parole scritte su un libro, ma la ragione si mette in movimento solo quando si accorge della realtà che esiste. — Una volta posti gli occhi sulla realtà, è necessario cercare un filo conduttore che leghi i diversi elementi del reale; infatti il senso di una cosa sta sempre nell’essere legata ad un’altra cosa: la penna non ha alcun senso senza un foglio su cui scrivere e la vanga ha un valore in campagna ma non ne ha più alcuno al ventesimo piano di un grattacielo, la terra non sarebbe più quella che se il sole si spegnesse… e via dicendo, — L’ultimo passo è quello di cercare un filo che dai diversi elementi del reale si prolunghi fino a sé ed alle proprie domande sulla realtà; infatti, se il senso di ogni cosa sta nelle sue relazioni con altre cose, tutte trovano infine la loro relazione con l’uomo. Quando si sono individuati tutti i possibili significati di un testo letterario e quando questi hanno trovato pieno risalto nella traiettoria esistenziale dell’autore, rimane ancora da scoprire se tutto ciò fa vibrare una corda del cuore ed una scintilla dell’intelligenza del lettore. — Tutti questi passaggi nel loro complesso prendono il nome di SINTESI. Ma tutto il lavoro tracciato in a), rìmane normalmente lettera morta se non è vissuto in una SOLIDARIETÀ’ concreta di persone con le quali studiare, disposti a lasciarsi guidare da chi più ha già provato a camminare in questa direzione. c) La capacità di sintesi sostenuta da una esperienza di solidarietà permette di stendere sulla realtà uno sguardo d’insieme, che si allarga e si approfondisce sempre di più. Questo sguardo d’insieme, tutto teso ad allargarsi e ad approfondirsi, scopre sempre nuove domande, cioè si appassiona in una RICERCA. Quanto lo studiare per saper ripetere determina una noia mortale, all’opposto lo studio volto alla ricerca esercita un fascino imprevedibile. Scelta Finita la maturità è molto probabile che sarà necessario affrontare qualche scelta non da poco. COME FUNZIONA DI SOLITO QUESTA SCELTA? a) Quando l’opera di distruzione delta persona ha avuto pieno effetto, la scelta avviene inevitabilmente secondo il criterio dell’uso strumentale di sé, in vista di un obiettivo totalmente estraneo. Es. faccio questa facoltà così posso mandare avanti il lavoro di mio padre. b) capita però che l’opera distruttiva abbia avuto sì effetti devastanti, ma non sia ancora riuscita a cancellare ogni desiderio personale. Scatta allora il criterio della velleità istintiva, di un gusto mai verificato nell’esperienza. Es. mi piacerebbe fare agraria perché è bello vivere a contatto con la natura. c) Nello scegliere diviene sempre più frequente l’esigenza di conoscere il mercato del lavoro per conoscere le scarse possibilità che offre: c’è chi cerca il libretto magico su cui sia elencata la graduatoria delle facoltà in ordine decrescente, da quella che offre sbocchi più facili giù giù fino a quella che proprio non offre nulla: e c’è chi si lagna perché nessuno gli dice dove acquistare questo libretto, finendo poi per iscriversi deluso alla prima facoltà che capita, tanto nessuna serve a trovar lavoro. I maghi non esistono, almeno a noi così risulta, ed il mercato del lavoro cambia cosi rapidamente da rendere inutili delle statistiche esatte. E’ importante invece prendere in seria considerazione questa realtà, innanzitutto per accorgersi che alcune lauree sono di fatto inutili a chi vuole trovare lavoro, e poi per rendersi conto che proprio la scarsità degli sbocchi professionali per diplomati e laureati rende più drammatica la situazione di chi si è abituato a studiare solo perché “serve a qualcosa”. Oggi l’istituzione offre poco per cui chi concepisce sé al servizio dell’istituzione, finisce col sentirsi sempre più frustrato; viceversa chi è capace di studiare per valorizzare in termini personali la propria intelligenza e le proprie doti, innanzitutto sa vivere lo studio come momento significativo al di là del problema degli sbocchi professionali, ed in secondo luogo si pone di fronte alla difficoltà di trovar lavoro con molte più carte da giocare e molta maggior capacità di affrontare situazioni poco congeniali. La scelta che occorre fare dopo la maturità ha un’importanza eccezionale, infatti per la maggior parte degli studenti è la prima scelta rilevante sulla quale a loro tocca l’ultima parola; fin qui le scelte che contano le hanno fatte sostanzialmente altri per loro, il rischio tragico è quello di affrontare questa prima occasione ormai incapaci di scegliere a partire da sé rassegnati a rivendere immediatamente lo spazio guadagnato. Questa volta non saranno più i genitori, o chi per loro, a scegliere per il ragazzino ma saranno i progetti di carriera. di sicurezza, di comodo, ecc. CIO’ CHE PERMETTE UNA SCELTA PERSONALE è sempre l’affrontare questa occasione della vita con chi in qualche misura l’ha già attraversata in modo personale. Più precisamente occorre trovare chi sappia aiutarci su questi passi specifici: a) capire come ci si è mossi fino ad ora nello studio: su quali argomenti si è imparato di più a lavorare in modo sintetico, su quali aspetti della realtà è stato più facile che scattasse una posizione personale della propria ragione. A questo modo si può ipotizzare una scelta a partire dalla propria esperienza di lavoro culturale. b) una volta che si è formulata un’ipotesi di scelta occorre confrontarsi con chi questa scelta l’ha già fatta da un po’ di anni ed ha potuto verificare se i motivi che l’hanno spinto, hanno trovato conferma nell’esperienza che poi ha vissuto. Conoscere a fondo l’esperienza che oggi altri stanno vivendo all’Università o al Lavoro, consente di misurare i propri progetti con la realtà. c) confrontandosi su queste cose fra maturandi e con chi all’Università o al Lavoro c’è già, occorre iniziare fin d’ora a vedere un’immagine di compagnia che consenta di maturare nella nuova situazione i frutti di un’esperienza già iniziata.