Il bello. Una moda che non passa mai

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Il bello. Una moda che non passa mai
Il bello. Una moda che non passa mai
In questa vita che scorre così veloce. In questo mondo che viaggia ad una velocità alla quale spesso
non riusciamo a tener testa. In questa moda che il più delle volte non capiamo e che, quando
finalmente siamo sulla buona strada per capire, ormai è già passata, irrimediabilmente dimenticata.
In tutta questa gran bagarre forse a volte vale la pena di fermarsi un attimo a riflettere. E nel
renderci conto che ormai i nostri pranzi sono fatti di panini in piedi consumati in fretta e furia al bar
dell’angolo e le nostre cene provengono dal cinese in fondo alla strada forse ci assalirà un strana
sensazione di malinconia, forse ci verrà da chiederci dove siamo finiti e dove siano i tanto sospirati
“bei tempi andati”.
Oggi ad essersene andato non è solo il tempo, quello che ogni giorno sacrifichiamo per i figli, per il
lavoro, perché siamo talmente abituati a non averne che anche quando ne abbiamo lo gettiamo
all’aria come se nulla fosse. Oggi, lasciatemelo dire brutalmente, se n’è andato anche un po’ il
gusto. Il gusto del bello.
A questo punto i più ribatteranno che si può essere felici anche vivendo in un ambiente che non
abbia alcuna pretesa, senza essere circondati per forza da oggetti d’arte, senza servire la cena in un
servizio di Sévres. I più, “questi più” che la pensano così, si accontentano a mio parere.
O probabilmente non hanno mai avuto il piacere di possedere, o anche solo di vedere, o avere fra le
mani, una porcellana Limoges o una Wedgwood che sia. Perché, per chi ancora non ci volesse
credere, ebbene sì, anche l’occhio vuole la sua parte. E l’occhio, si sa, influenza, spesso anche
involontariamente, il nostro umore, il nostro inconscio. Quello di tutti, senza eccezioni.
Alcune persone confessano di non sentirsi toccate da queste “piccolezze”, pensano che si tratti di un
qualcosa di assolutamente ininfluente, giurano che non metteranno mai e poi mai piede in un
negozio d’antiquariato, ad un’asta, o anche solo in un negozio d’arredamento di un certo livello.
E poi sono i primi che, una volta che quel piede ce l’hanno messo, non riesci più a tirarli fuori dal
luogo in questione. Come se avessero scoperto un nuovo mondo e, per un certo verso, è proprio
così.
È vero, c’è poco da fare, al bello non tutti hanno una vera e propria predisposizione innata.
Purtroppo. Molti vanno educati, avvicinati, accompagnati pian piano alla scoperta di questa realtà
che, come già sottolineato, non riempie solo la vista, ma anche l’anima. Potrebbe sembrare
un’esagerazione, ma quelli, tra voi che state leggendo, che sono già stati “iniziati a questo culto”
sanno perfettamente che non lo è.
La vita è sempre pronta a riservarci brutti momenti, la fortuna non è restia a tirarci brutti scherzi. In
tutta questa bruttezza, perché dobbiamo privarci del piacere di vivere circondati dal bello?
Il mio vuole essere un monito rivolto a chi “guarda e passa”, a chi non vuole essere educato, a chi
deride chi lo è, a chi, insomma, nell’estetica ormai non ci crede più.
Tutte queste persone non sanno proprio cosa si perdono.
Maria Vittoria Corà