collezionare fotografia

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collezionare fotografia
N. 4
NICOLA MAGGI
TIRATURA & DIMENSIONI
[COLLEZIONARE
FOTOGRAFIA]
[Tiratura e dimensioni sono due dei fattori che
determinano il valore di mercato di una fotografia d’arte.
Fattori che, però, sfuggono ad una codificazione certa,
lasciando, molto spesso, il collezionista in una terra di
nessuno nella quale è necessario, però, sapersi orientare,
scegliendo a quale scuola di pensiero appartenere…]
Sommario
Tiratura ed Edizione: una definizione incerta ...... 5
Edizioni limitate e illimitate ................................ 7
Le Prove d'Artista ................................................ 7
Pagina
2
Le dimensioni ...................................................... 8
A Robert Capa
[In occasione del centenario
della nascita del grande
fotografo Robert Capa,
Collezione da Tiffany pubblica
“Collezionare Fotografia“, la
prima guida online a “fascicoli”
dedicata agli aspiranti
collezionisti di fotografia
contemporanea].
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[Collezione da Tiffany è il
primo blog, in Italia, ad
occuparsi di Collezionismo
d’Arte Contemporanea. Ogni
martedì e giovedì Collezione
da Tiffany offre ai suoi lettori
una tappa in questo strano
mondo parlandone da vari punti
di vista: storico, psicologico,
tecnico-pratico, finanziario e
legale. Ma anche
raccontandone le storie e le
esperienze più interessanti;
presentando i luoghi e i nomi
della scena artistica
contemporanea del nostro
Paese. Insomma, un blog
pensato per chi ama l’arte,
vorrebbe collezionarla ma non
sa da dove cominciare e,
soprattutto, dove e come
cercare.]
COLLEZIONARE FOTOGRAFIA
© Collezione da TIffany
TIRATURA
&
DIMENSIONI
I
Stampata per la prima volta nel 1942 ed
esposta al MoMa di New York nel 1944,
Moonrise, Hernandez, New Mexico, diventerà
nel tempo estremamente popolare attraendo,
sempre di più, l'attenzione dei collezionisti.
Un crescente successo che ha spinto Ansel
Adams a stamparne la bellezza di 1300 copie
in tutta la sua carriera senza che questo abbia,
alla resa dei conti, intaccato il suo valore né
artistico né di mercato. Basti pensare che nel
2006 una stampa dello scatto realizzato dal
fondatore del gruppo f/64 è stata battuta
all'asta da Sotheby's per circa 610 mila dollari,
contro una stima iniziale tra i 150 e i 250
mila. Nel 2010, sempre Sotheby's, ne ha
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l 1° novembre 1941, il fotografo e
ambientalista americano Ansel Adams,
famoso per i suoi paesaggi in bianco e
nero, scatta, da una spalletta della Route 84,
Moonrise, Hernandez, New Mexico. «E 'stata
fatta dopo il tramonto, c'era un bagliore
crepuscolare sulle cime distanti e nuvole. ricorderà Adams nel 1943, quando la foto fu
pubblicata sull'annuario US Camera - I valori
di luminosità medi di primo piano sono stati
collocati sulla "U" dell'esposimetro Weston
Master. Apparentemente i valori della luna e
delle cime lontane non si trovano al di sopra
della "A" dell'esposimetro. Alcuni possono
considerare questa fotografia un "tour de
force", ma io la considero una fotografia
piuttosto normale di un tipico paesaggio del
New Mexico. La fotografia al crepuscolo è
purtroppo trascurata; ciò che può essere triste
e poco interessante alla luce del giorno può
assumere una magnifica qualità nella
penombra tra il tramonto e il buio».
Figura 1 - Ansel Adams, Moonrise, Hernandez, New Mexico, 1941
battuta un'altra, di grandi dimensioni, per 518
mila dollari. A seconda delle dimensioni,
copie di Moonrise, Hernandez, New Mexico,
sono state vendute per tutti i prezzi.
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La storia della fotografia di Ansel Adams è un
caso esemplare di come l'applicazione del
concetto di tiratura e edizione alla fotografia
possa risultare, alla resa dei conti, una
forzatura dovuta, in primo luogo, al mercato.
Sono per prime le gallerie, infatti, che già
dagli anni Cinquanta iniziano a chiedere ai
fotografi delle rarità e delle edizioni limitate.
Pur rimanendo sempre una scelta dell'artista,
infatti, la limitazione di un'edizione influisce
sul valore di mercato di un'opera e,
conseguentemente,
sul suo prezzo di
vendita, secondo la
“classica”
logica
della domanda e
dell'offerta. Negli
anni, la questione
della limitazione di
un'edizione, della
numerazione delle
stampe, è stata
oggetto
di
un
acceso dibattito che
ha visto coinvolti,
per primi, proprio i
fotografi divisi tra
chi accettava questa
idea e chi la
riteneva,
invece,
Tiratura ed Edizione: una
definizione incerta
Il concetto di tiratura arriva alla fotografia
d'arte dal mondo della grafica e, in
particolare, dalle stampe del XX secolo che,
proprio per motivi di mercato, vedono
l'introduzione di nuovi comportamenti e
norme. In primo luogo la stampa di un
numero prestabilito di esemplari che, nel loro
insieme, compongono l'edizione e il cui
numero rappresenta la tiratura. Un po' come
avviene nei quotidiani: se leggete il colophon
di un giornale troverete indicata la tiratura di
quella determinata
edizione.
L'entità di una
tiratura,
nella
grafica moderna,
viene stabilita in
base a vari fattori,
in primo luogo il
potenziale
mercato.
A differenza delle
stampe
antiche,
quindi, il punto di
riferimento non è
più lo stato di
“salute”
della
lastra che, di
impressione
in
Figura 2 - Susan Hiller, Auras and Levitations, 2011. Nell'angolo in
un'imposizione
impressione,
si
quasi contro natura basso a sinistra si può vedere la numerazione dell'edizione dalla quale deteriora, facendo
capiamo che si tratta dell'esemplare n. 5 di una tiratura di 10.
nei confronti di un
perdere di qualità
mezzo, la fotografia,
(e
di
valore)
che aveva nella riproducibilità una delle sue
all'esemplare ma una stima della domanda.
caratteristiche fondanti. Non è un caso,
d'altronde, se fino agli anni Ottanta i fotografi
Definito il numero degli esemplari che
si sono limitati a datare e firmare le stampe.
comporranno l'edizione e eseguita la tiratura, i
E, anche quando decidevano di numerare le
fogli venigono così numerati a matita in uno
stampe, questo rappresentava più una
dei due angoli inferiori della stampa. La
dichiarazione di intenti: di fatto si numera a
numerazione è composta, solitamente, da due
priori ma si stampa on demand. Procediamo,
cifre in numeri arabi separate da un trattino
però, con ordine.
diagonale, X/Y, dove X rappresenta il numero
dell'esemplare e Y il totale della tiratura.
Parallelamente a questo tipo di numerazione
se ne sviluppa un altro con cifre in numeri
romani impiegato per indicare, all'interno di
una medesima tiratura, esemplari con
caratteristiche diverse come, ad esempio, la
tipologia di carta utilizzata. Questo doppia
numerazione, con gli anni, è stata poi
utilizzata anche per differenziare gli esemplari
riservati all'autore e quelli destinati all'editore.
A queste tirature si è aggiunta, poi, quella
delle Prove d'Artista (p.d.a.), una volta
escluse dal mercato e destinate ad amici,
critici e collaboratori. Questa differenza di
numerazione ha creato, come si può ben
capire, una certa confusione, in quanto sugli
esemplari è indicato una consistenza della
tiratura che non corrisponde a quella reale.
A questo modo di interpretare l'edizione se ne
affianca un secondo a cui fanno capo quei
fotografi che realizzano edizioni illimitate di
esemplari dalle dimensioni più piccole e
edizioni limitate di quelli più grandi. In
questo caso sono le dimensioni a dettar legge:
ad ogni grandezza corrisponde una edizione
diversa con una differente tiratura (e
numerazione). Capite bene che, stando così le
cose, i confini che dovrebbero delimitare con
chiarezza la definizione di edizione si fanno
abbastanza labili e, con essi, le certezze del
collezionista. E certo non è applicabile una
definizione estremamente rigida che vorrebbe
l'edizione composta da esemplari tutti
stampati nello stesso momento, sulla stessa
carta, con gli stessi tempi di esposizione e lo
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Con lo sdoganamento della fotografia come
forma d'arte e il costituirsi di un suo mercato e
di un suo collezionismo, si riversa in questo
mondo quanto detto relativamente alla tiratura
nella grafica d'arte moderna, contraddizioni
comprese. Nella fotografia, come nella grafica
d'arte, il termine edizione sfugge ad una
definizione universale e questo rende le cose
abbastanza complicate, in quanto soggette ad
interpretazione tanto da parte dell'artista
quanto del mercato. Tra le varie scuole di
pensiero ne esiste una più conservatrice a cui
appartengono quei fotografi che creano delle
edizioni basate sull'immagine in sé: se
dichiarano un'edizione di 50 esemplari potete
essere ragionevolmente certi che sul mercato
non ne esistano più di 50, e questo a
prescindere dalle loro dimensioni. In altre
parole è l'immagine che conta e questo anche
se le dimensioni, come vedremo, hanno
comunque una loro importanza per quanto
riguarda il linguaggio dell'artista.
Figura 3 - Un'edizione limitata
stesso equipaggiamento.
Edizioni limitate e illimitate
Ferme restando le due scuole di pensiero
indicate, è possibile dire che con il termine
edizione si indica quante volte è stata
stampata un'immagine: se l'artista decide di
stamparne un unico esemplare si parla di
pezzo unico, mentre se ne vengono stampati
più esemplari questi sono da considerarsi tutti
originali
e
non
delle
riproduzioni.
Un'edizione, inoltre, può essere limitata o
illimitata; numerata o non numerata a
discrezione dell'artista. Anche se spesso si
ritiene che un'edizione limitata valga di più
rispetto ad una non limitata questo non è
necessariamente vero e, a tal proposito,
l'esempio di Moonrise, Hernandez, New
Mexico di Ansel Adams parla chiaro. Infine,
come detto, un artista può scegliere se
numerare o meno un’edizione. Se si tratta di
una edizione limitata la numerazione, come
avviene nella grafica sarà a due cifre, separate
da un trattino diagonale, in cui il numero a
destra indica il totale degli esemplari esistenti
e quello a sinistra il numero dell'esemplare in
questione. Nel caso di edizioni illimitate,
invece, la numerazione sarà del tipo #10:
indicando in questo modo l'esemplare n.10 di
un totale indeterminato.
Le Prove d'Artista
Comunque la si pensi, in un mercato della
fotografia d'arte in continua evoluzione con
valori in costante crescita, l'edizione limitata è
diventato quasi un obbligo per il fotografo
interessato a lavorare in questo mondo sempre
alla ricerca del pezzo unico e della rarità. La
stessa logica che sta alla base della scelta
dell'edizione limitata, ossia quella del numero
chiuso, ha fatto sì, peraltro, che sul mercato
stiano apparendo, sempre più spesso, le
cosiddette prove d'artista, originariamente,
come visto anche per la grafica, non destinate
al mercato ma riservate all'artista o utilizzate
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A tal proposito è da sottolineare come
l'eventuale aumento di copie di un'edizione
non fa perdere valore di mercato all'opera se a
farlo è l'autore stesso. Non è un caso, infatti,
se alcuni artisti non hanno voluto che, dopo la
loro morte, si realizzassero altre stampe da
negativo: la scelta del tempo di esposizione
della carta e il bilanciamento dei toni, infatti,
avrebbe bisogno sempre della supervisione
del fotografo. Per questo il numero degli
esemplari
di
un'edizione
può
non
corrispondere al numero dichiarato. E' il caso,
ad esempio, di Richard Avedon, i cui lavori
non sono stati più stampati dopo la sua
scomparsa – per sua stessa richiesta –
lasciando presumibilmente “incomplete”
edizioni che, in origine, prevedevano anche
100 esemplari. Ma questa situazione la
ritroviamo anche nel lavoro di artisti come
Franco Fontana che, negli anni Settanta,
sperimentando il mezzo fotografico, ha
dichiarato edizioni di 100 pezzi per poi
stamparne solo alcune copie ma numerate
comunque X/100.
Figura 4 - Oliver Boberg, Neubau, 2001, C-Print, 17/20. In questo caso la numerazione è apposta sul retro della foto
da questo come ricompensa per un
collaboratore molto stretto o un critico.
Normalmente le prove d'artista sono un
massimo di tre e vengono numerate, a
differenza dell'edizione, con numeri romani.
Al di là di questa differenza, dal punto di vista
del mercato devono essere considerate alla
stregua delle altre stampe.
Le dimensioni
Fino alla metà degli anni Novanta, gli artisti
sceglievano i grandi formati per potenziare
l'effetto empatico dell'immagine, per un
maggior coinvolgimento dello spettatore
davanti alla fotografia appesa al muro in
occasione di una mostra. Un tentativo,
dunque, di avvicinare l'immagine fotografica
a quella pittorica sotto il profilo dell'impatto.
Il grande formato in questo caso costituiva,
peraltro, un elemento di rarità che influiva in
modo positivo sul prezzo: pochi esemplari di
grandi dimensioni ad un prezzo più elevato
contro un numero molto più vasto di stampe
in formato più piccolo e dal costo più
contenuto.
Con la fotografia contemporanea la
dimensione diventa un elemento interno alla
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«Quando si compra una fotografia è cruciale
capire le dimensioni dell'edizione del lavoro
in questione. Si dovrebbe conoscere, inoltre, il
numero delle prove d'artista realizzate della
stessa immagine. Come pure se gli artisti
hanno utilizzato lo stesso negativo per
stampare una versione più grande o più
piccola di uno stesso lavoro, ciascuna delle
quali corrisponde ad una edizione. Tutto ciò è
fondamentale per comprendere l'universo di
copie disponibili di una stessa immagine, allo
scopo di capire e assegnare il giusto valore
alla foto in questione». L'autore di questa
dichiarazione è nientemeno che Nick
Simunovic, direttore della Gagosian Gallery
di Hong Kong che rappresenta artisti come
Andreas Gursky che detiene, con Rhein II
(1999), il più alto record d'asta per una
fotografia: 4.3 milioni di dollari. Ma cosa
determina la scelta di un formato piuttosto che
di un altro nella stampa di una fotografia?
Figura 5 - Sara Rossi Amalia, dalla seria Casa Reale, 2004, II/II p.d.a. Grazie alla dicitura apposta dall'artista sul retro
dell'immagine, sappiamo che si tratta della seconda prova d'artista di due realizzate per quest'opera.
ricerca del fotografo che opta per il grande
formato al fine di dare un nuovo significato
alle immagini. E' il caso, ad esempio, dei
lavori realizzati dagli esponenti della Scuola
di Düsseldorf - Thomas Ruff e Andreas
Gursky in testa - che, pur portando avanti
percorsi artistici personali, hanno in comune
la posizione “oggettiva” nei confronti del
soggetto fotografato, la “disumanizzazione”
delle immagini, la sperimentazione su grandi
formati. Oppure, tanto per rimanere in Italia,
alle fotografie metropolitane di Olivo
Barbieri, con le quali l'artista modenese
indaga nelle memorie dei luoghi che si
modificano, che cambiano forma e rapporti
dimensionali.
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Da quanto detto emerge in modo chiaro come
i fattori che determinano la scelta di un
formato possano essere molteplici. Si va da
motivi prettamente artistici ad altri puramente
economici. Questa varietà di motivazioni, ci
ricorda come una fotografia non debba essere
valutata a partire dalla sua fisicità. Nel
valutare l'opera fotografica, l'elemento
dimensionale deve essere maneggiato con
cura e, in primo luogo, deve essere letto nel
più ampio contesto dell'opera complessiva di
un fotografo: è fondamentale capire se la
scelta di una dimensione sia una scelta
artistica o se, invece, non sia un escamotage
per eludere i limiti imposti dalla pratica
dell'edizione limitata.
L'opera di Thomas Ruff Substrat 26 III, del 2005
(280 x 188 cm), installata in una sala di Palazzo
Banci Buonamici a Prato, in occasione della
mostra organizzata nel 2010 da Dryphoto Arte
Contemporanea.
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[Il quinto fascicolo di
“Collezionare Fotografia”
uscirà mercoledì 8 maggio]
Collezione da Tiffany
Via Atto Vannucci n. 14 - 50134 - Firenze
[email protected] www.collezionedatiffany.com
Fondatore: Nicola Maggi