Tunisia - Aiuto alla Chiesa che Soffre

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Tunisia - Aiuto alla Chiesa che Soffre
TUNISIA
TUNISIA
Appartenenza religiosa
Musulmani: 99%
Altri: 1%
SUPERFICIE
163.000 km2
POPOLAZIONE
11,037 milioni
Quadro giuridico relativo alla libertà religiosa ed effettiva applicazione
Il preambolo della Costituzione post-rivoluzionaria promulgata nel gennaio 2014, sottolinea l’impegno del popolo tunisino «nei confronti degli insegnamenti dell’Islam»,
della loro «eredità culturale e dell’universale realizzazione della civiltà umana». Secondo
l’articolo 1, l’Islam è la religione di Stato: «la Tunisia è uno Stato libero, indipendente e
sovrano. L’Islam è la sua religione, l’arabo la sua lingua e la Repubblica è la sua forma di
governo»1. Tuttavia l’articolo 2 afferma che: «la Tunisia è uno Stato civile, basato sulla
cittadinanza, la volontà del popolo e il primato della legge».
All’articolo 6 si legge inoltre che: «lo Stato è il guardiano della religione. Esso garantisce
la libertà di coscienza e di credo, il libero esercizio del culto religioso e la neutralità di
tutte le moschee e i luoghi di culto a qualsiasi forma di strumentalizzazione. Lo Stato si impegna esso stesso a diffondere i valori della moderazione e della tolleranza, a
proteggere il sacro e a vietare qualsiasi reato ai danni di esso. Lo Stato assicura inoltre
di proibire e combattere, gli appelli al takfirismo [accuse di apostasia] e gli incitamenti
alla violenza e all’odio»2. Alcuni critici considerano questo articolo come contraddittorio.
Nonostante l’attuale governo enfatizzi l’importanza della libertà religiosa, l’articolo permette restrittive interpretazioni che possono nuocere a tale diritto.
Il presidente deve essere musulmano, nonostante la Costituzione garantisca la libertà
di credo e di coscienza. All’interno dell’Assemblea costituente sono falliti i tentativi da
parte di alcuni islamisti di classificare l’apostasia come un reato. Conversioni dall’Islam
altra religione non sono dunque illegali secondo la Costituzione.
La sharia islamica non è menzionata in quanto fonte di diritto, ma è parzialmente incorporata al diritto individuale per le questioni riguardanti matrimoni ed eredità.
Secondo l’accordo tra Santa Sede e Tunisia, la Chiesa cattolica è ufficialmente riconosciuta nel Paese dal 1964 e può gestire chiese e istituzioni sociali. Una fonte cattolica lo1
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https://www.constituteproject.org/constitution/Tunisia_2014.pdf
https://www.hrw.org/news/2014/02/03/problem-tunisias-new-constitution
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Composizione religiosa
La grande maggioranza dei tunisini è di fede islamica sunnita, ma vi è un alto numero
di convertiti al Cristianesimo, che secondo alcuni sarebbe pari almeno a 12mila. Stando
a quanto dichiarato da fonti cattoliche locali, in Tunisia vivrebbero circa 25mila cristiani stranieri. Secondo altri tale cifra sarebbe nettamente inferiore. La maggior parte dei
cristiani stranieri è composta da cattolici, stimati attorno ai 20 mila. Vi sono inoltre le
comunità protestante e ortodossa. Molti cristiani stranieri lavorano o studiano in Tunisia
oppure sono immigrati. La maggioranza di loro proviene dall’Africa sub-sahariana.
Molti cristiani lavoravano come impiegati presso l’African Development Bank, ed il loro
numero è nettamente diminuito dopo che l’istituto di credito ha abbandonato Tunisi. La
banca si era temporaneamente stabilita in Tunisia dopo essere stata costretta a lasciare
la Costa d’Avorio nel 2003 per motivi di sicurezza. Diverse centinaia di impiegati cristiani
sono ora ritornati in Costa d’Avorio assieme alle loro famiglie.
Vive in Tunisia anche un’antica comunità ebraica di circa 1500 fedeli, sebbene la maggior parte degli ebrei abbia lasciato il Paese dopo la creazione dello Stato di Israele. Oggi
gli ebrei tunisini risiedono principalmente a Tunisi e sull’isola di Djerba. Il rabbino capo
è retribuito dal governo tunisino.
Incidenti
L’influenza della cultura occidentale è piuttosto evidente in quanto un’eredità del protettorato francese. L’Islam tradizionale tunisino è considerato moderato, ma nel Paese
l’Islam radicale è piuttosto attivo3. Molti islamici tunisini si sono uniti a gruppi jihadisti
come l’Isis e combattono in Siria e in altri Paesi. Hanno anche commesso attacchi all’interno della Tunisia. L’attentato maggiormente drammatico è stato quello del luglio 2015
in cui morirono 38 persone tra cui molti turisti. Dopo l’attacco la locale comunità cristiana ha espresso la propria preoccupazione, pur ribadendo che fino a questo momento
non è stata obiettivo degli estremisti islamici. Le minacce dei fondamentalisti sono rivolte piuttosto ai tunisini che essi considerano troppo liberali. Secondo fonti locali, sono
state prese misure di sicurezza a protezione di diversi siti, inclusa la cattedrale di Tunisi4.
Il governo ha inoltre compiuto passi in avanti nella lotta contro gli attivisti ed i predicatori radicali. Operazioni antiterrorismo hanno portato all’arresto di numerosi sospetti.
Alcune emittenti radio religiose e oltre 150 associazioni sono state chiuse per incita3
4
https://www.wilsoncenter.org/tunisia-the-best-bet
Aiuto alla Chiesa che Soffre, notizia del 30 ottobre 2014
RAPPORTO 2016 LIBERTÀ RELIGIOSA NEL MONDO
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cale ha così commentato l’accordo: «tale documento ci dà certezza legale, ma comporta
anche delle restrizioni. Secondo questo modus vivendi non ci è consentito esprimere
pubblicamente la fede cattolica attraverso processioni o eventi simili. In generale, tale
accordo proibisce ogni forma di proselitismo».
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mento all’odio e per presunti legami con il terrorismo. Molti gruppi per i diritti umani
ritengono tali misure arbitrarie5, mentre diversi musulmani conservatori non violenti
lamentano che la polizia guarda generalmente loro con sospetto a causa del loro aspetto6. Il governo ha tuttavia replicato che le misure sono necessarie per proteggere la libertà garantita nella Costituzione7.
Prospettive per la libertà religiosa
I cattolici locali considerano la nuova Costituzione come un progresso. Un sacerdote cattolico ha dichiarato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre che la Carta: «non soltanto garantisce
la libertà di culto, ma anche una reale libertà di coscienza. Ciò include le conversioni
religiose e perfino quelle dall’Islam al Cristianesimo, inconcepibili in molte altre nazioni
islamiche. Dobbiamo vedere come la situazione si evolverà, perché la teoria è ben diversa dalla pratica. Un musulmano che mostra interesse per il Cristianesimo può subire
una fortissima pressione sociale». Secondo fonti locali, alcuni fedeli islamici convertiti al
Cristianesimo sono stati aggrediti e ostracizzati dalle loro stesse famiglie.
Un preoccupante sviluppo è inoltre l’alto numero di jihadisti presente nel Paese.
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https://www.hrw.org/world-report/2015/country-chapters/tunisia
http://www.alaraby.co.uk/english/politics/2015/4/30/lifting-the-veil-on-religious-freedom-in-tunisia-1
http://www.reuters.com/article/us-tunisia-security-rights-idUSKBN0MZ1G620150408
7
http://www.cbc.ca/news/world/tunisia-passes-anti-terror-law-despite-personal-freedom-concerns-1.3167624
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