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Il ruolo del biofilm nella cura delle infezioni 11-12 ottobre 2010 Gianfranco Donelli Dipartimento di Tecnologie e Salute Istituto Superiore di Sanità e Laboratorio Biofilm Microbici, IRCCS – Fondazione Santa Lucia, Roma BIOFILM MICROBICI I biofilm sono strutture eterogenee costituite da microcolonie di cellule microbiche, spesso di specie diverse, che crescono immerse in una matrice polisaccaridica extracellulare da essi stessi prodotta. Nonostante sia noto che oltre i 2/3 delle infezioni ospedaliere sono dovuti a microrganismi che crescono in biofilm, esiste ancora una limitata consapevolezza a livello clinico dell’importanza dei biofilm microbici nei processi infettivi e della più elevata antibiotico-resistenza associata alla crescita microbica sessile. Peg Dirckx, Center for Biofilm Engineering, MSU, MT, USA 1. Adesione microbica 2. Formazione del biofilm 3. Distacco di aggregati microbici Cellule singole e aggregati microbici che si distaccano in modo continuo da un biofilm maturo, sia esso monospecie o multispecie, fungono da inoculo persistente promuovendo nell’organismo nuovi siti di colonizzazione e dando luogo alle cosiddette i nf ezi oni met astatic he. ANTIBIOTICO-RESISTENZA DEI MICRORGANISMI CHE CRESCONO IN BIOFILM Pur non disponendo ancora oggi di un modello adeguato a spiegare la assai più elevata antibiotico-resistenza dei microrganismi a crescita sessile, sappiamo che all’interno del biofilm si verifica: - Una più lenta e ridotta penetrazione degli antibiotici dovuta alla loro difficoltà di attraversare la matrice esopolisaccaridica - Una più alta frequenza di coniugazione, che promuove lo scambio di plasmidi che contengono geni codificanti per resistenze multiple agli antibiotici. . - L’ i ns or genza di f enot i pi res i st ent i (“dormant and persister cells”), antibioticotolleranti, per carenza di ossigeno e nutrienti nelle zone lontane dalla superficie - Un’attività antagonista di cataboliti microbici che interagendo con le molecole antibiotiche ne neutralizzano l’attività. Donlan & Costerton , 2002 Suscettibilità antibiotica del ceppo ATCC 29213 di S. aureus cresciuto in forma planctonica (Minimal Inibitory Concentration) e in forma sessile (Minimal Biofilm Eradication Concentration ) MIC (µg/ml) MBEC (µg/ml) Antibiotic NCCLS assay Assay with CBD A650 CFU/peg Cefazolin 0.5 0.5 >1,024 >1,024 Ciprofloxacin 0.25 0.5 512 512 Clindamycin 0.12 0.25 128 256 Gentamicin 0.5 0.5 2 2 Oxacillin 0.12 0.25 >1,024 >1,024 Penicillin 1 4 128 128 Vancomycin 1 1 >1,024 >1,024 NCCLS: National Committee for Clinical Laboratory Standards CBD: Calgary Biofilm Device Ceri et al. 1999 ANTIBIOTICI ANTI-BIOFILM: DA SOLI O IN COMBINAZIONE? Uno studio di Raad et al. (2007) ha evidenziato una più elevata efficacia antibiofilm della minociclina, seguita da daptomicina e tigeciclina rispetto al linezolid e alla vancomicina che non mostravano alcuna attività nei riguardi di ceppi di MRSA cresciuti in biofilm dopo 24 ore di esposizione. Lo stesso studio ha mostrato come la rifampicina, che non è efficace da sola sul biofilm di MRSA, lo diventa se utilizzata insieme a vancomicina o linezolid Darouiche et al. (2007) hanno messo in evidenza l’effetto sinergico di Nacetilcisteina e tigeciclina nei riguardi di MRSA, MSSA, MRSE e di K. pneumoniae. Donelli et al., (2007) hanno realizzato sistemi polimerici a rilascio di antimicrobici in cui l’enzima adsorbito Dispersin B, è in grado di potenziare l’attività antibiotica del cefamandolo nafato nei riguardi del biofilm di S. epidermidis disgregandone inizialmente la matrice esopolisaccaridica. Schema esemplificativo di infezioni umane associate a formazione di biofilm: Infezioni associate a catetere venoso centrale Infezioni odontogeniche Infezioni polmonari persistenti Infezioni associate all’occlusione di stent biliari Infezioni da protesi ortopediche Infezioni odontogeniche Infezioni polmonari persistenti Infezioni vaginali Infezioni da protesi ortopediche Infezioni vaginali Infezioni associate all’occlusione di stent biliari Infezioni associate a cateteri vascolari Adattato da: Stoodley & Costerton, 2004. Rappresentazione schematica della relazione tra condizioni del cavo orale, fattori di rischio, infezioni odontogeniche e complicanze associate. (A) Soggetto con gengive sane (B) Lo stesso soggetto con placca sopragengivale messa in evidenza con eritrosina (C) Soggetto affetto da gengivite, con evidenza di rigonfiamento e arrossamento dovuto all’infiammazione dei margini gengivali Adattato da: Sreenivasan & Gaffar, 2007. INFEZIONI ODONTOGENICHE E MICRORGANISMI CAUSALI Processo infettivo Periodontite Pulpite con ascesso periapicale Pericoronite Periimplantite Microrganismi causali Porphyromonas gingivalis Tannerella forsythensis Actinobacillus actinomycetemcomitans Prevotella intermedia Fusobacterium nucleatum Veillonella parvula Treponema denticola Streptococcus spp. Fusobacterium nucleatum Prevotella intermedia Peptostreptococcus micros Capnocytophaga ochracea Selenomonas sputigena Porphyromonas endodontalis Streptococcus spp. Prevotella intermedia Veillonella parvula Prevotella melaninogenica Fusobacterium nucleatum Actinomyces israelii/odontolyticus Streptococcus spp. Fusobacterium nucleatum Prevotella intermedia Pseudomona aeruginosa Staphylococcus spp. Actinobacillus actinomycetemcomitans Specie batteriche con dimostrata capacità di coaggregare e/o di formare biofilm Specie batteriche di cui non è nota la capacità di coaggregare e/o di formare biofilm Adattato da: López-Píriz et al., 2007 TERAPIA DELLE INFEZIONI ODONTOGENICHE ASSOCIATE A BIOFILM POLIMICROBICI Il trattamento antibiotico precede solitamente gli interventi di drenaggio e di rimozione meccanica dei tessuti infetti, per evitare il rischio di diffusione degli agenti infettivi ad essi connesso, ed ha il vantaggio di poter agire in siti inaccessibili agli interventi chirurgici stessi. In base alla maggiore o minore suscettibilità delle specie presenti, le terapie antimicrobiche modificano qualitativamente e quantitativamente la composizione del biofilm, dando spesso luogo alla persistenza di odontopatogeni che possono essere causa di infezioni ricorrenti e/o croniche. Alcuni studi hanno infatti mostrato un elevato tasso di resistenza ad alcuni antibiotici (Baumgartner et al, 2003; Winkellhof et al, 2005) e produzione di β-lattamasi (Sixou et al, 2003) da parte di Prevotella spp e Fusobacterium spp. TERAPIA ANTIBIOTICA DELLE INFEZIONI ODONTOGENICHE La somministrazione combinata di amoxicillina/ acido clavulanico viene considerata la terapia antibiotica di prima scelta nel trattamento e nella profilassi delle infezioni odontogeniche, mentre la clindamicina viene indicata come alternativa nel caso di pazienti con allergia alle penicilline. López-Píriz et al., 2007 Schema esemplificativo di infezioni umane associate a formazione di biofilm: Infezioni associate a catetere venoso centrale Infezioni odontogeniche Infezioni polmonari persistenti Infezioni associate all’occlusione di stent biliari Infezioni da protesi ortopediche Infezioni odontogeniche Infezioni polmonari persistenti Infezioni vaginali Infezioni da protesi ortopediche Infezioni vaginali Infezioni associate all’occlusione di stent biliari Infezioni associate a cateteri vascolari Adattato da: Stoodley & Costerton, 2004. Rappresentazione schematica delle strategie di difesa del polmone in presenza di Pseudomonas aeruginosa a crescita planktonica e sessile. (a) La superficie dell’epitelio alveolare è “pattugliata” da macrofagi che hanno il compito di fagocitare i batteri planktonici. (b) I fagociti alveolari non sono tuttavia in grado di fagocitare batteri inclusi in una matrice esopolisaccaridica, anche quando questi vengono contrastati con anticorpi specifici. (c) nel polmone colonizzato si sviluppa un biofilm microbico, dal quale vengono rilasciate cellule planktoniche che reagiscono con anticorpi (d) il biofilm maturo, raggiunta una condizione di equilibrio con il sistema immunitario, tende in parte a calcificare facendo perdere elasticità alle pareti degli alveoli. Adattato da: Costerton et al, 2003. BIOFILM DI PSEUDOMONAS AERUGINOSA IN PAZIENTE CON FIBROSI CISTICA (a) Micrografia elettronica a trasmissione (TEM) di una sezione di tessuto polmonare prelevato post-mortem da un paziente affetto da fibrosi cistica, in cui é evidente il biofilm maturo di Pseudomonas aeruginosa in via di calcificazione all’interno di un alveolo. . Costerton et al, 2003. BIOFILM DI PSEUDOMONAS AERUGINOSA IN PAZIENTI CON FIBROSI CISTICA: PREVENZIONE E TERAPIA La prevenzione dello sviluppo di biofilm cronici di Pseudomonas aeruginosa viene oggi affrontata con successo attraverso una terapia aggressiva di eradicazione precoce tramite somministrazione orale di ciprofloxacina e nebulizzazione di colistina per 3 mesi o con sola tobramicina nebulizzata come monoterapia. Il trattamento dell’infezione cronica da biofilm di P. aeruginosa è invece basato sulla terapia antibiotica soppressiva che prevede, per tutta la vita del paziente, la nebulizzazione giornaliera con colistina o tobramicina associata ogni 3 mesi a cicli di 2 settimane di antibiotici antiPseudomonas endovena (tobramicina o colistina + ceftazidime, oppure piperacillina/tazobactam). Høiby et al, 2010 BIOFILM DI PSEUDOMONAS AERUGINOSA E ANTIBIOTICO-RESISTENZA Il gruppo di Hoiby ha di recente dimostrato che l’iperproduzione di betalattamasi in Pseudomonas aeruginosa a crescita sessile è riferibile alla presenza, nella matrice del biofilm, di beta-lattamasi che idrolizzano gli antibiotici beta-lattamici prima che essi raggiungano la cellula batterica. Il gruppo ha in particolare dimostrato che: a) l’imipenem e la piperacillina inducono la produzione di beta-lattamasi nel biofilm di Pseudomonas aeruginosa; b) batteri lisati a seguito dell’esposizione antibiotica rilasciano beta-lattamasi nello spazio extracellulare; c) tali enzimi possono essere liberati dalle vescicole di membrana presenti sulla superficie dei ceppi di Pseudomonas aeruginosa resistenti; d) alti livelli di beta-lattamasi cromosomiale sono riscontrabili nello sputo di soggetti affetti da fibrosi cistica. Høiby et al, 2010 Schema esemplificativo di infezioni umane associate a formazione di biofilm: Infezioni associate a catetere venoso centrale Infezioni odontogeniche Infezioni polmonari persistenti Infezioni associate all’occlusione di stent biliari Infezioni da protesi ortopediche Infezioni odontogeniche Infezioni polmonari persistenti Infezioni vaginali Infezioni da protesi ortopediche Infezioni vaginali Infezioni associate all’occlusione di stent biliari Infezioni associate a cateteri vascolari Adattato da: Stoodley & Costerton, 2004. INFEZIONI VAGINALI Nel 2005 Swidsinski e collaboratori hanno per primi indagato sulla composizione e sull’organizzazione spaziale della componente microbica associata all’epitelio vaginale analizzando campioni bioptici da 20 pazienti con Vaginosi Batterica (VB) che sono stati confrontati con 40 controlli preand post-menopausa. Tali studi hanno indicato come la VB sia una sindrome polimicrobica caratterizzata da una drastica riduzione dei lattobacilli produttori di perossido di idrogeno con conseguente significativo aumento della flora batterica anaerobia, ed in particolare di Gardnerella vaginalis, seguita da Prevotella spp., Mobiluncus spp., Mycoplasma hominis e Atopobium vaginalis. specie queste tutte a crescita sessile. Biofilm polimicrobico e vaginosi batterica Uno studio del 2010 dello stesso gruppo ha evidenziato come sull’epitelio vaginale di una donna sana non siano presenti batteri adesi (a) mentre in una donna affetta da vaginosi batterica l’epitelio vaginale appare ricoperto da un denso biofilm polimicrobico ad alta prevalenza di Gardnerella vaginalis (b). (a) Epitelio vaginale di controllo di una donna sana, marcato con la sonda universale Eub338-Cy3, senza evidenza di batteri adesi. (b) Ibridazione in situ (FISH) su epitelio vaginale di paziente con vaginosi batterica tramite sonde fluorescenti specifiche per Gardnerella vaginalis (GardV-Cy5 – fluorescenza rossa) e Lactobacillus (Lab158-Cy3 – fluorescenza gialla). Swidsinski et al, 2010 VAGINOSI BATTERICA E TRATTAMENTO CON ANTIBIOTICI È stato riportato (Mitchell et al, 2009) come il trattamento orale o intravaginale con metronidazolo sia in grado di ridurre la colonizzazione da G. vaginalis associata alla vaginosi ma non sia in grado di eradicare l’infezione e di ripristinare le normali condizioni vaginali attraverso la ricostituzione della componente lattobacillare. Un altro studio (Chen et al, 2009) ha suggerito come nella candidiasi vulvovaginale, conseguente alla terapia della vaginosa batterica con metronidazolo per via orale, l’impiego di una singola dose di clindamicina in crema vaginale (2%) rappresenti una valida alternativa, comportando ridotti tassi di ricorrenza sia della vaginosi batterica che della candidiasi vulvovaginale associata. Recentemente è stato riportato un effetto clinicamente significativo in 15 su 20 pazienti trattate con 400mg di moxifloxacina orale per 5 giorni (Swidsinski et al, 2010). Tuttavia, dopo 10-12 settimane, pur registrandosi un significativo recupero quantitativo dei lattobacilli, si è osservata nel 40 % dei controlli bioptici la ricomparsa del biofilm di G. vaginalis . venendo così confermata anche per questo antibiotico l’incapacità di eradicare l’infezione. VAGINOSI BATTERICA E TRATTAMENTO CON PROBIOTICI Interessanti risultati sono stati ottenuti dal gruppo di Reid trattando il biofilm di Gardnerella con un ceppo di lactobacilli proposto come probiotico. Biofilm di controllo di G. vaginalis, osservato dopo 3 giorni, colorato con Bactec Live/Dead che evidenzia in verde le cellule vive ed in rosso le cellule morte. Saunders et al, 2007 Effetto di un challenge di 3 giorni con L. reuteri RC-14. il biofilm di Gardnerella è meno denso ed è coperto da lattobacilli (freccia rossa). Si osserva un notevole numero di cellule morte di Gardnerella (freccia gialla). Infezioni associate a catetere venoso centrale Infezioni odontogeniche Infezioni polmonari persistenti Infezioni da protesi ortopediche Infezioni associate all’occlusione di stent biliari L’introduzione nell’organismo di un dispositivo medico ne espone le superfici sia alla deposizione di proteine dell’ospite che alla colonizzazione da parte di specie microbiche diverse, con conseguente formazione di biofilm. A seconda delle modalità d’impianto e del distretto corporeo le tipologie di riferimento sono le seguenti: Dispositivi a lunga permanenza (ad esempio le protesi ortopediche), che vengono impiantati chirurgicamente in distretti corporei normalmente sterili ma che possono essere colonizzati a seguito di sepsi transienti. Infezioni vaginali Dispositivi a media permanenza (ad esempio gli stent biliari), che vanno incontro a fenomeni di occlusione e malfunzionamento in quanto impiantati in distretti corporei in cui è presente flora microbica. Dispositivi a impianto temporaneo (ad esempio i cateteri vascolari), che realizzano una via di collegamento tra ambiente esterno e distretti sterili dell’organismo e che sono quindi più facilmente esposti a contaminazione microbica. BIOFILM MICROBICI E PROTESI ORTOPEDICHE Gli impianti di dispositivi ortopedici in sostituzione di articolazioni ossee o per la fissazione di fratture sono soggetti a complicanze infettive che, pur con incidenza relativamente bassa (< 1-2%), hanno una significativa morbidità e comportano indici di mortalità che vanno dal 2,7 al 18%. Hallab et al, 2002 Si è inoltre osservato che l’incidenza di infezione varia a seconda del tipo di impianto: ad esempio, le artroplastiche del ginocchio sono associate ad un rischio più elevato rispetto a quelle dell’anca. Ehrlich et. al, 2005. INFEZIONI ASSOCIATE ALLE PROTESI ORTOPEDICHE SECONDO LA CLASSIFICAZIONE DI WIDMER (2001) Infezione di “tipo 1”: infezione acuta del sito chirurgico, solitamente causata da Staphyloccus aureus o da stafilococchi coagulasi-negativi, che si manifesta entro 24 settimane dall’intervento Infezione di “tipo 2”: infezione cronica tardiva con allentamento della protesi e produzione di fluido, che si verifica solitamente tra i 16 mesi e i 2 anni dall’impianto, causata da S. aureus e/o da stafilococchi coagulasi-negativi ma anche da batteri anaerobi quali Propionibacterium spp. Campoccia et al, 2006 Infezione di “tipo 3”: infezione di natura ematica, che si manifesta dopo 2 anni, dovuta a disseminazione ematica a seguito di batteriemia transiente o associata a catetere, prevalentemente causata da streptococchi e bacilli gram-negativi. CARATTERISTICHE DELLE SUPERFICI PROTESICHE E BIOFILM MICROBICI Micrografie elettroniche a scansione della punta di uno stelo femorale. Irregolarità di superficie sono state osservate sia sulle protesi in titanio (a, b, c, d) che su quelle ricoperte di Idrossiapatite (e, f). Nelle micrografie successive (g, h, i) si osserva il denso biofilm formatosi su ambedue le superfici dopo incubazione per 24h a 37°C col ceppo forte produttore di biofilm S. epidermidis ATCC 35984. Giacomozzi et al, 2009 PREVENZIONE E TRATTAMENTO DELLE INFEZIONI DA BIOFILM MICROBICO ASSOCIATE ALLE PROTESI ORTOPEDICHE L’inefficacia del trattamento antibiotico delle infezioni associate alle protesi ortopediche, impone spesso come unica alternativa la loro rimozione e sostituzione. Si stanno pertanto elaborando nuove strategie volte sia a favorire l’osteointegrazione tramite opportuni trattamenti di superficie delle protesi (sabbiatura, rivestimenti in idrossiapatite, etc.) che a contrastare la formazione di biofilm tramite rilascio di opportuni antimicrobici. van de Belt et al., 2001 RILASCIO IN VITRO DI ANTIBIOTICO DA SPAZIATORI D’ANCA REALIZZATI CON CEMENTI PALACOS OPPURE SIMPLEX CONFRONTATI CON BIGLIE SEPTOPAL Tutti i cementi mostrano un picco di rilascio nelle prime 24h, ma le biglie sono in grado di assicurare un rilascio significativo per la prima settimana che si prolunga a concentrazioni efficaci fino a 6 settimane. Moojen et al., 2008 NUOVI SPAZIATORI A RILASCIO DI INIBITORI DEL QUORUM SENSING E NUOVI CEMENTI OSSEI Biglie di polimetilmetacrilato, trattate con l’inibitore del quorum sensing RIP (RNA III-inhibiting-peptide), sono state impiantate in ratti e ne è stata dimostrata la capacità di prevenire le infezioni da MRSA aprendo così interessanti prospettive di applicazione clinica (Anguita-Alonso et al. 2007). Il poli trimetilen carbonato (PTMC), non producendo prodotti di degradazione acida, è stato proposto come nuovo carrier di gentamicina per il trattamento locale dell’osteomielite, essendo risultato capace di inibire dell’80% la formazione di biofilm di S. aureus per 14 giorni (Neut et al. 2009). Costerton et al., 2003 Infezioni associate a catetere venoso centrale Infezioni odontogeniche Infezioni polmonari persistenti Infezioni da protesi ortopediche Infezioni associate all’occlusione di stent biliari Infezioni genito-urinarie L’introduzione nell’organismo di un dispositivo medico ne espone le superfici sia alla deposizione di proteine dell’ospite che alla colonizzazione da parte di specie microbiche diverse, con conseguente formazione di biofilm. A seconda delle modalità d’impianto e del distretto corporeo le tipologie di riferimento sono le seguenti: Dispositivi a lunga permanenza (ad esempio le protesi ortopediche), che vengono impiantati chirurgicamente in distretti corporei normalmente sterili ma che possono essere colonizzati a seguito di sepsi transienti. Dispositivi a media permanenza (ad esempio gli stent biliari), che vanno incontro a fenomeni di occlusione e malfunzionamento in quanto impiantati in distretti corporei in cui è presente flora microbica. Dispositivi a impianto temporaneo (ad esempio i cateteri vascolari), che realizzano una via di collegamento tra ambiente esterno e distretti sterili dell’organismo e che sono quindi più facilmente esposti a contaminazione microbica. BIOFILM POLIMICROBICI E STENT BILIARI In pazienti con stenosi della via biliare principale vengono sempre più frequentemente impiantati per via endoscopica stent polimerici che, pur rappresentando un efficace sistema di decompressione biliare, tendono tuttavia ad ostruirsi nel 20-30% dei casi entro tre mesi dall’impianto. Si ritiene oggi che la dinamica del processo ostruttivo degli stent riconosca quale evento primario la colonizzazione della superficie luminale da parte di differenti specie microbiche ad habitat intestinale con conseguente formazione di un biofilm multispecie. Donelli et al, 2007. BIOFILM POLIMICROBICI E STENT BILIARI: OSSERVAZIONI MACROSCOPICHE E MICROSCOPICHE Osservazione macroscopica della sezione longitudinale di uno stent biliare espiantato, il cui lume è occluso da un soffice materiale eterogeneo di colore bruno-giallastro, lo “sludge” biliare, contenente microrganismi, fibre alimentari e precipitati di sali biliari. Guaglianone et al. 2007. Osservazione al microscopio ottico di una sezione trasversale di uno stent biliare espiantato, in cui è evidente l’alternanza nel materiale occludente di cellule microbiche (blu) rispetto a strati in cui sono prevalenti i precipitati di sali biliari (giallo) Costerton, 2007. BIOFILM POLIMICROBICI IN STENT BILIARI Osservazioni al SEM hanno confermato la presenza, nel lume di stent occlusi, di uno sludge biliare costituito da un biofilm polimicrobico, immerso in un materiale amorfo contenente anche fibre alimentari e cristalli di sali biliari. Guaglianone et al, 2008 BATTERI AEROBI, ANAEROBI E FUNGHI ISOLATI DA 28 STENT BILIARI ESPIANTATI PER OCCLUSIONE Gram-positivi Enterococcus faecalis Enterococcus spp. Enterococcus faecium Enterococcus gallinarum Coagulase Negative Staphylococci Streptococcus anginosus n. 12 6 4 1 1 1 Aerobi Anaerobi Funghi Clostridium fallax Clostridium bifermentans Clostridium baratii Clostridium difficile Clostridium perfringens Peptostreptococcus magnus 2 1 1 1 1 1 Candida albicans Candida parapsilosis Candida spp. 1 1 6 Gram-negativi Escherichia coli Pseudomonas aeruginosa Pseudomonas spp. Klebsiella pneumoniae Klebsiella oxytoca Klebsiella ozaene Klebsiella spp. Enterobacter cloacae Enterobacter aerogenes Aeromonas hydrophila Proteus spp. Providencia stuartii Citrobacter amalonaticus Citrobacter freundii Hafnia alvei Serratia liquefaciens Bacteroides fragilis Bacteroides capillosus Bacteroides distasonis Bacteroides oralis Prevotella bivia Prevotella intermedia Veillonella spp. n. 15 8 3 5 3 3 2 4 1 2 2 2 1 1 1 1 2 1 1 1 2 2 2 Nel 93% degli stent erano presenti batteri aerobi Nel 57% degli stent erano presenti batteri anaerobi Nel 25% degli stent erano presenti funghi Guaglianone et al, 2010. FORMAZIONE IN VITRO DI BIOFILM DA PARTE DI CEPPI BATTERICI ANAEROBI ISOLATI DA STENT BILIARI 24 h 24 h Fusobacterium necrophorum 24 h Veillonella spp. 24 h Bacteroides fragilis Guaglianone et al, 2010 Peptostreptococcus magnus PATTERNS DI SUSCETTIBILITÀ ANTIBIOTICA DI 16 CEPPI DI ANAEROBI ISOLATI DA STENT BILIARI Ceftriaxone Clindamycin Imipenem Metronidazole Moxifloxacin Penicillin G Tetracycline Gram - B. distasonis 0.016 (S) 0.064 (S) 0.012 (S) 0.125 (S) 0.125 (S) >32 (R) ≥256 (R) 1 (S) 0.125 (S) 0.50 (S) B. oralis 0.094 (S) 0.125 (S) 0.016 (S) 0.125 (S) 0.125 (S) F. necrophorum 0.006 (S) 0.032 (S) 6 (S) <0.016 (S) 0.006 (S) P. bivia 1 (S) 0.094 (S) 0.047 (S) 0.25 (S) 0.064 (S) P. bivia 0.064 (S) 0.032 (S) 0.25 (S) 0.094 (S) 0.125 (S) <0.002 (S) 16 (R) ≥32 (R) <0.016 (S) ≥32 (R) Veillonella spp. 0.75 (S) 0.047 (S) 0.125 (S) 0.19 (S) 0.047 (S) Veillonella spp. 8 (S) 0.094 (S) 0.50 (S) 0.38 (S) 0.19 (S) Veillonella spp. >32 (R) 0.125 (S) 0.38 (S) 6 (S) >32 (R) 3 (S) 1 (S) 0.19 (S) 0.50 (S) 0.25 (S) 2 (S) 0.125 (S) 0.094 (S) 0.125 (S) 0.125 (S) 0.25 (S) 8 (S) >32 (R) 1.5 (S) 0.003 (S) 0.064 (S) 2 (R) 0.032 (S) C. fallax 1.5 (S) 6 (S) 0.064 (S) 1 (S) 0.094 (S) 4 (S) C. fallax 3 (S) 0.032 (S) 0.064 (S) 0.094 (S) 0.047 (S) 0.19 (S) 0.032 (S) 0.064 (S) 0.094 (S) 4 (S) 0.064 (S) 2 (S) 0.38 (S) >256 (R) 0.008 (S) <0.016 (S) 0.016 (S) <0.016 (S) B. fragilis P. intermedia Gram + C. baratii C. bifermentans C. difficile C. perfringens Ps. magnus Donelli G. Anaerobes as Biofilms – Invited Lecture, 13th ICID - Kuala Lumpur, June 19-22, 2008. Infezioni odontogeniche L’introduzione nell’organismo di un dispositivo medico ne espone le superfici sia alla deposizione di proteine dell’ospite che alla colonizzazione da parte di specie microbiche diverse, con conseguente formazione di biofilm. Infezioni polmonari persistenti A seconda delle modalità d’impianto e del distretto corporeo le tipologie di riferimento sono le seguenti: Infezioni associate a catetere venoso centrale Infezioni da protesi ortopediche Infezioni associate all’occlusione di stent biliari Infezioni genito-urinarie Dispositivi a lunga permanenza (ad esempio le protesi ortopediche), che vengono impiantati chirurgicamente in distretti corporei normalmente sterili ma che possono essere colonizzati a seguito di sepsi transienti. Dispositivi a media permanenza (ad esempio gli stent biliari), che vanno incontro a fenomeni di occlusione e malfunzionamento in quanto impiantati in distretti corporei in cui è presente flora microbica. Dispositivi a impianto temporaneo (ad esempio i cateteri vascolari), che realizzano una via di collegamento tra ambiente esterno e distretti sterili dell’organismo e che sono quindi più facilmente esposti a contaminazione microbica. INFEZIONI DA BIOFILM ASSOCIATE ALL’IMPIANTO DI CATETERI VASCOLARI Le infezioni associate all’impianto di cateteri vascolari sono tipicamente sostenute dallo sviluppo di un biofilm microbico, mono- o multi-specie, vengono considerate di difficile eradicazione con le terapie antibiotiche convenzionali e richiedono frequentemente la rimozione del catetere. Sulla base dei dati pubblicati negli USA nel 2007 dai Centers for Disease Control and Prevention, degli 1.7 milioni di infezioni iatrogene il 14% sono batteriemiche, in alta percentuale associate all’impianto di cateteri venosi centrali (CVCs). I dati relativi al 2008 dell’European Center for Disease Prevention and Control, indicano come su 4.1 milioni di pazienti che contraggono infezioni iatrogene, si abbia una percentuale del 10.5% di infezioni batteriemiche. TRATTAMENTO ANTIMICROBICO DELLE BATTERIEMIE NEL PAZIENTE ADULTO Patogeno Antimicrobico di elezione Esempio, dosaggio e.v. Antimicrobico alternativo Meticillino-sensibile Penicillina resistente alle penicillinasi Nafcillina o Oxacillina, 2 g q4h Cefazolin o Cefuroxime Meticillino-resistente Vancomicina Vancomicina, 1 g q12h Linezolid; o Quin/Dalf; o Vancomicina + (Rifampin o Gentamicina); Vancomicino-resistente Linezolid o Quinupristin/Dalfopristin Linezolid, 600 mg q12h, o Quin/Dalf, 7.5 mg/kg q8h Vancomicina Meticillino-sensibile Penicillina resistente alle penicillinasi Nafcillina o Oxacillina, 2 g q4h Cefalosporina di I generazione o Vm Meticillino-resistente Vancomicina Vm, 1 g iv q12h Linezolid o Quin/Dalf Ampicillino-sensibile Ampicillina o (Amp o Pen) + aminoglicoside Amp, 2 g q4h-q6h, o Amp + Gentamicina, 1 mg/kg q8h Vancomicina Ampicillino-resistente, Vancomicino-sensibile Vancomicina o Vm + aminoglicoside Vancomicina, 1 g iv q12h, o Vm + Gentamicina, 1 mg/kg q8h Linezolid Vancomicino-resistente Linezolid o Quin/Dalf Linezolid, 600 mg q12h, o Quin/Dalf, 7.5 mg/kg q8h Cocchi Gram-positivi S. aureus S. epidermidis e altri coagulasi-negativi E. faecalis/E. faecium Adattato da: Mermel et al. 2001. TRATTAMENTO ANTIMICROBICO DELLE BATTERIEMIE NEL PAZIENTE ADULTO Patogeno Antimicrobico di elezione Esempio, dosaggio Antimicrobico alternativo E. coli spp. e Klebsiella spp. Cefalosporine di III generazione Ceftriaxone, 1-2 g q.d. Fluorochinoloni, quali Ciprofloxacina o Levofloxacina, o Azotreonam S. marcescens spp. e Enterobacter spp. Carbapenemici Imipenem, 500 mg q6h, or Meropenem, 1 g q8h Cefepime o fluorochinoloni, quali Ciprofloxacina o Levofloxacina Acinetobacter baumanniicalcoaceticus Ampicillina/Sulbactam o Carbapenemici Amp/Sulb, 3 g q6h; or Imipenem, 500 mg q6h; or Meropenem, 1 g q8h Stenotrophomonas maltophilia Trimetoprim-Sulfametoxazolo Trimetoprim-Sulfametoxazolo, 3-5 mg/kg q8h Pseudomonas aeruginosa Cefalosporine di III o IV generazione o carbapenemici o β-lattamici anti-pseudomonas (Ticarcillina, Piperacillina, Mezlocillina) + aminoglicoside Ceftazidime, 2 g q8h; Cefepime, 2 g q12h; Imipenem, 500 mg q6h; Meropenem, 1 g q8h; Ticarcillina, 3 g q4h + Amikacina, 15 mg/kg q24h; Tobramicina, 56 mg/kg q24h Candida albicans e C. parapsilosis Fluconazolo Fluconazolo, 400-600 mg q.d. C. glabrata e C. kruseii Amfotericina B AmB, 0.3-1 mg/kg/d Bacilli Gram-negativi Ticarcillina + Clavulanato Funghi Adattato da: Mermel et al., 2001. Preparazioni Lipidi-AmB LA PREVENZIONE DELLE INFEZIONI ASSOCIATE AI CATETERI È UNA PRIORITÀ NELL’AMBITO DEI PROGRAMMI DI CONTROLLO DELLE INFEZIONI NOSOCOMIALI Misure preventive efficaci includono: La rigorosa osservanza delle norme asettiche al momento dell’inserzione e nelle successive manipolazioni dei cateteri. L’impiego di cateteri medicati. Biofilm di Escherichia coli Biofilm di Enterococcus faecalis Biofilm di Staphylococcus epidermidis Biofilm di Candida albicans Donelli et al. Protocollo per la prevenzione, diagnosi e terapia delle infezioni associate a cateteri venosi centrali. 2002 TIPI DI CATETERI VENOSI CENTRALI MEDICATI Ioni argento - Bach A. et al. Crit Care Med 1999; 27: 515-520. - Bambauer R. et al. Ther Apher 2000; 4: 342-7. - Stoiser B. et al. J Hosp Infect 2002; 50:202-6. - Kalfon P. et al. Crit Care Med 2007; 35:1032-9. Clorexidina - argento sulfadiazina - Pemberton L.B. et al., Arch Surg 1996, 13:986-9. - Brun-Buisson C. et al. Intensive Care Med 2004; 30:837-43. - Rupp M.E. et al. Ann Int Med 2005; 143:570-80. - Schuerer D.J. et al. Surg Infect 2007; 8:445-54. Rifampicina / minociclina - Raad I. et al. Ann Intern Med 1997; 127:267-74. - Darouiche R.O. et al. Ann Surg 2005; 242:193-200. - Falagas M.E. et al. J Antimicrob Chemother 2007; 59:359-69. - Gilbert R.E & Harden M. Curr Opin Infect Dis. 2008; 21:235-45. - Hockenhull JC et al. Health Technol Assess. 2008;12:1-154. Tutti gli studi clinici pubblicati a partire dal 2004 sono stati effettuati utilizzando cateteri venosi centrali (CVC) medicati di nuova generazione ricoperti dagli agenti antimicrobici sia sulla superficie luminale che su quella esterna. STUDI CLINICI SU CATETERI VENOSI CENTRALI MEDICATI Una recente meta-analisi di Casey (2008) ha evidenziato come i CVC trattati con Ag non sono in grado di ridurre significativamente la colonizzazione microbica e di prevenire le batteriemie, presumibilmente per la scarsa efficacia antimicrobica dell’Ag nei riguardi dei Gram-positivi. Per quanto riguarda i CVC trattati con clorexidina a livello luminale e con argento sulfadiazina sulla superficie esterna, gli ampi trial clinici di BrunBuisson (2004) e Rupp (2005) pur mostrandone una ridotta colonizzazione, non sono riusciti ad evidenziarne la capacità di ridurre in modo statisticamente significativo le batteriemie catetere-correlate. Le recenti rassegne sistematiche di Gilbert & Harden, 2008 e Hockenhull, 2008 hanno invece confermato che i CVC impregnati con minociclina-rifampicina sono in grado di ridurre significativamente le infezioni batteriemiche per tempi di cateterizzazione fino a 60 giorni come dimostrato dagli ampi trial di Hanna (2004) e Darouiche (2005). La relativa efficacia antinfettiva, soprattutto in termini di durata, ed il costo assai più elevato rispetto ai cateteri convenzionali ha finora condizionato un’ampia diffusione dei cateteri medicati. CONCLUSIONI Secondo i dati riportati nel 2008 dall’European Center for Disease Prevention and Control, ogni anno oltre 4 milioni di pazienti acquisiscono infezioni associate alle cure mediche, correlate per almeno 2/3 allo sviluppo di biofilm microbici, la cui mortalità raggiunge i 37.000 decessi l’anno. In base a tali stime preoccupanti è quindi indispensabile la messa a punto di strategie innovative per la prevenzione e il trattamento delle infezioni acute e croniche sostenute da biofilm, basate sia sull’impiego di molecole antimicrobiche e altri composti ad azione sinergica sul biofilm microbico che sull’utilizzo di inibitori di quorum sensing, agenti disaggreganti, microrganismi probiotici ed altro ancora. Il raggiungimento di risultati significativi in questo campo sarà possibile solo attraverso una sempre più stretta collaborazione tra istituzioni scientifiche e industrie biotecnologiche e farmaceutiche.