L`OSSERVATORE ROMANO

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L`OSSERVATORE ROMANO
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L’OSSERVATORE ROMANO
GIORNALE QUOTIDIANO
Unicuique suum
Anno CLVI n. 81 (47.216)
POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Città del Vaticano
sabato 9 aprile 2016
.
Presentata l’esortazione apostolica «Amoris laetitia» che raccoglie e rilancia i frutti dei due sinodi sulla famiglia tenuti nel 2014 e nel 2015
La gioia dell’amore
«Ribadire con forza non l’“ideale” della famiglia, ma la sua
realtà ricca e complessa», per riflettere “sull’amore nella famiglia” insieme con le donne e gli u0mini del nostro tempo.
Con questa finalità Papa Francesco ha firmato lo scorso 19
marzo, solennità di San Giuseppe, l’esortazione apostolica
postsinodale Amoris laetitia, presentata l’8 aprile nella Sala
stampa della Santa Sede. L’attesissimo documento utilizza il
linguaggio dell’esperienza per offrire uno sguardo aperto,
profondamente positivo, che si nutre non di astrazioni o
proiezioni ideali, ma di un’attenzione pastorale alla realtà.
Lettura densa di spunti spirituali e di sapienza pratica utile a ogni coppia o a persone che desiderano costruire una
famiglia, l’esortazione è suddivisa in nove capitoli e 325 paragrafi, nei quali sono raccolti i risultati dei sinodi sulla famiglia voluti da Papa Francesco e tenuti nel 2014 e nel 2015.
Le relazioni conclusive delle due assemblee sono infatti largamente citate, insieme a documenti e insegnamenti dei suoi
predecessori e alle numerose catechesi sulla famiglia tenute
dallo stesso Pontefice tra il dicembre 2014 e il settembre
2015. E, come già accaduto in altre circostanze, il Papa attinge anche ai contributi di varie conferenze episcopali dei cinque continenti e a citazioni che vanno da Alessandro di Hales a Martin Luther King ed Erich Fromm, dalla poesia latinoamericana contemporanea al cinema, come quando si accenna al film Il pranzo di Babette per spiegare il concetto di
gratuità.
Particolarmente significativa la premessa di Amoris laetitia,
esplicitata nei sette paragrafi introduttivi, che mette in luce
la consapevolezza della complessità del tema e l’approfondimento che richiede. In proposito il Papa chiarisce che «non
tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero». Dunque per alcune questioni «in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali». Infatti, «le culture sono molto diverse tra loro» e ogni
principio generale «ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato».
Ma soprattutto Francesco invita sin da subito a uscire dalla sterile contrapposizione tra ansia di cambiamento e applicazione pura e semplice di norme astratte. La chiave di lettura del documento è infatti essenzialmente pastorale: non si
tratta, dunque, di un elenco freddo di prescrizioni o moniti,
ma di un invito all’accoglienza e all’accompagnamento, al
coinvolgimento e all’integrazione. «La strada della Chiesa è
quella di non condannare eternamente nessuno» afferma in
proposito l’esortazione; si tratta piuttosto di «effondere la
misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con
cuore sincero».
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Per il bene
di tutti
Da tempo un testo papale non
suscitava tanta attesa come quello
che ora è il frutto maturo del
cammino intrapreso sulla famiglia
già dal primo anno del pontificato di Francesco. E il lunghissimo
documento non delude le attese,
per ampiezza, coralità, linguaggio: tutti elementi che concorrono
alla sua novità di fondo, nella vitale continuità della tradizione
cristiana, su un tema che interessa
non soltanto i cattolici. Ed è poi
la prima volta che a essere raccolte in un unico testo sono le linee,
espresse a larghissima maggioranza, di due assemblee sinodali, a
loro volta preparate con ampie
consultazioni e poi succedutesi
nel corso di un anno.
Quale sia lo scopo dell’esortazione sulla «gioia dell’amore» è
sottolineato dallo stesso Pontefice
nel brevissimo chirografo, interamente di suo pugno, che la accompagna e dove si legge che il
testo è «per il bene di tutte le famiglie e di tutte le persone, giovani e anziane». La circostanza è
inusuale e conferma una volta di
più quanto a Francesco, Papa
missionario, stia a cuore la realtà
umana delle famiglie. Un dato di
fatto multiforme, questo, di fronte
al quale proprio «a partire dalle
riflessioni sinodali non rimane
uno stereotipo della famiglia
ideale», bensì un vero e proprio
«mosaico», formato appunto «da
tante realtà diverse» sottolinea
con lucidità l’esortazione.
Di questa situazione variegata
tiene conto il documento sinodale, testo corale che esprime con
grande equilibrio un cammino comune, secondo un metodo antico
quasi come la Chiesa stessa. E almeno altrettanto antichi sono i
principi che ispirano il testo e risalgono a radici ancor più antiche
che s’intravvedono tra le linee di
un testo piano e scorrevole: la
condiscendenza (synkatàbasis) divina descritta dai Padri della
Chiesa per esprimere l’attenzione
di Dio e il suo abbraccio nei confronti della condizione umana,
sempre imperfetta, fino alla sollecitudine e alle parabole di Gesù,
il Signore che la liturgia chiama
«amico degli uomini», e al principio dei «semi del Logos» che bisogna sforzarsi di riconoscere presenti in ogni realtà umana.
L’esortazione è lunghissima e si
svolge con larghezza toccando diversi punti: da una visione della
Scrittura alla situazione attuale
delle famiglie, il testo espone l’insegnamento della Chiesa e la sua
traduzione nella vita quotidiana
dei fedeli, soffermandosi sull’educazione dei figli, invitando «alla
misericordia e al discernimento
pastorale davanti a situazioni che
non rispondono pienamente a
quello che il Signore ci propone»
e tracciando infine un abbozzo di
spiritualità per le famiglie. Per
l’estensione e la ricchezza del testo, a tratti suggestivo e felice anche nel ricorrere a fonti non abituali nei documenti pontifici, lo
stesso Papa sconsiglia una «lettura generale affrettata» e ne suggerisce piuttosto un approfondimento paziente.
Come per i due precedenti
grandi testi del pontificato (Evangelii gaudium e Laudato si’) si può
già ora prevedere che Amoris laetitia susciterà interesse e discussioni
vivaci, non soltanto nella Chiesa,
in particolare sugli aspetti cruciali
dell’integrazione e della vicinanza
ai fedeli in situazioni difficili.
Questo interesse è un buon segno, come una buona notizia è
senza dubbio la novità espressa
dall’esortazione, in coerenza con
la grande tradizione cristiana e
con il suo rinnovamento voluto
mezzo secolo fa dal concilio.
g.m.v.
Wayne Potrafka, «Gioia»
PAGINE
Ripreso il trasferimento dalla Grecia alla Turchia mentre nei campi profughi la situazione resta critica
Rotta inversa
ISTANBUL. 8. È approdata a Dikili,
sulla costa egea della Turchia, la
nave partita stamani da Lesbo con
un nuovo gruppo di migranti rimandati indietro nell’ambito del
piano concordato dall’Ue con Ankara. Secondo fonti locali, a bordo
45 pachistani che non hanno presentato richiesta di asilo in Grecia.
Dopo l’identificazione e i controlli
sanitari, i migranti verranno trasferiti nel centro di detenzione di
Pehlivankoy, nel nord della Turchia.
A Lesbo tre attivisti sono stati arrestati perché hanno tentato di aggrapparsi all’ancoraggio del traghetto per evitare che lasciasse il
porto. Altre due imbarcazioni con
un centinaio di migranti sono attese
oggi da Chios e Samos. Un primo
gruppo di 202 migranti era partito
lunedì.
Intanto tafferugli sono avvenuti
ieri nel campo di Idomeni, in territorio greco al confine con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia,
dove oltre dodicimila migranti e
profughi restano bloccati da settimane dopo la chiusura dei confini
in tutti i Paesi della rotta balcanica.
Gli incidenti sono scoppiati quando
una cinquantina di migranti hanno
cercato di forzare la barriera di filo
spinato chiedendo l’apertura della
frontiera. I dimostranti hanno occupato la locale ferrovia che corre in
prossimità del confine, e gli agenti
in assetto antisommossa sono intervenuti con scudi e manganelli.
Resta alta la tensione anche al
porto del Pireo, vicino Atene, dove
sono accampate circa cinquemila
persone. Le autorità hanno spiegato
ai profughi che l’area dovrà essere
sgomberata entro il 12 aprile, ma i
migranti resistono al trasferimento
nei campi di accoglienza.
La situazione resta dunque difficile. «Migliaia di rifugiati e migranti sono detenuti in condizioni agghiaccianti, nella crescente incertezza e angoscia di cosa accadrà loro
sulla base dell’accordo tra Unione
europea e Turchia». È quanto denunciato da Amnesty International,
dopo aver ottenuto accesso a due
centri di detenzione sulle isole di
Lesbo e Chio. Mentre l’Unicef, attraverso il portavoce italiano, Andrea Iacomini, ha rilanciato l’allarme sulla situazione dei minori: «È
inaccettabile che per l’accordo UeTurchia ci siano oltre 22.000 bambini migranti e rifugiati bloccati in
condizioni anomale in Grecia».
«Abbiamo notizie di bambini che
non mangiano — ha aggiunto — e
che vivono in condizioni drammatiche, tra servizi igienici carenti e
mancanza di vestiario adeguato».
Intanto, il presidente francese,
Francois Hollande, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, da Metz ieri
hanno puntato l’attenzione sulla Libia, che rischia di diventare la prossima piattaforma di partenza di decine di migliaia di migranti verso
l’Europa, attraverso l’Italia.
Il Santo Padre ha ricevuto questa
mattina in udienza gli Eminentissimi Cardinali:
— Fernando Filoni, Prefetto
della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli;
— Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale
della Diocesi di Ciudad Real
(Spagna), presentata da Sua Eccellenza Monsignor Antonio Ángel Algora Hernando, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale
dell’Ordinariato Militare per il
Canada, presentata da Sua Eccellenza Monsignor Donald Thériault, in conformità al canone
401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.
La protesta dei giovani francesi
CHARLES
DE
PECHPEYROU
Provviste di Chiese
A PAGINA
2
Rilevazione delle impronte digitali di un migrante appena giunto nel porto turco di Dikili (Afp)
4
A
7
NOSTRE INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha accettato la
rinuncia al governo pastorale del
Vicariato Apostolico di Puerto
Gaitán (Colombia), presentata
da Sua Eccellenza Monsignor
Luis Horacio Gómez Gonzáles,
Vescovo titolare di Liberalia, in
conformità al canone 401 § 2 del
Codice di Diritto Canonico.
Notti bianche
a Parigi
DA
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo di Ciudad Real (Spagna) Sua Eccellenza Monsignor
Gerardo Melgar Viciosa, trasferendolo dalla Sede di Osma-Soria.
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo di San Carlos de Venezuela (Venezuela) il Reverendo
Polito Rodríguez Méndez, del
clero della Diocesi di Barinas, finora Sottosegretario della Conferenza Episcopale del Venezuela.
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo Ordinario Militare per il
Canada, il Reverendo Padre
Scott McCaig, C.C., Superiore
Generale dei Companions of the
Cross (Canada).
Nomina
di Vicario Apostolico
Il Santo Padre ha nominato
Vicario Apostolico di Puerto
Gaitán (Colombia) il Reverendo
Raúl Alfonso Carrillo Martínez,
del clero di Zipaquirá, Parroco e
Moderatore della Curia. Gli è
stata assegnata la Sede titolare
vescovile di Afufenia.
Nomina
di Vescovo Ausiliare
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo Ausiliare di Roma il Reverendo Monsignore Gianrico
Ruzza, del clero romano, finora
Parroco della parrocchia di San
Roberto Bellarmino, assegnandogli la Sede titolare di Subaugusta.
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sabato 9 aprile 2016
Mario Draghi mette in guardia sugli effetti della disoccupazione giovanile in Europa
Il rischio
di una generazione perduta
LISBONA, 8. Eurolandia «resta una
costruzione incompleta» e questa situazione, «amplificata dagli effetti
degli errori della politica nel corso
della crisi, continua a lasciare
l’Unione economica e monetaria fragile, e i suoi Stati vulnerabili agli
shock». È il richiamo alla politica
lanciato ieri sera da Lisbona dal presidente della Bce, Mario Draghi.
«Le nostre economie sono ancora
segnate da significative vulnerabilita
che devono essere affrontate in fretta. Un problema chiave è la disoccupazione giovanile, che impedisce ai
giovani di giocare un ruolo pieno e
significativo nella società», ha sottolineato Draghi, «pur essendo la ge-
nerazione meglio istruita della storia,
i giovani di oggi stanno pagando un
prezzo elevato per la crisi; per evitare di creare una “generazione perduta”, dobbiamo agire in fretta».
La Bce non può però agire da sola. Nonostante i segnali di ripresa
(ripresa sulla quale, ha ricordato
Draghi, pesano «una bassa crescita
potenziale e un’elevata disoccupazione strutturale»), «non si può riposare sugli allori». «Tutte le parti in
causa devono giocare il loro ruolo,
comprese le istituzioni europee; la
Bce non può creare da sola le condizioni per una ripresa sostenibile della crescita; senza il ruolo attivo dei
Governi nazionali e dei Parlamenti
non saremo in grado di accrescere la
crescita potenziale e ridurre la disoccupazione strutturale».
Dare all’area euro una prospettiva
di lungo termine «non è un lusso,
ma una necessità», ha comunque avvertito Draghi. Gli interventi pianificati della Bce superano i 1.700 miliardi con gli acquisti di debito
(principalmente pubblico), i tassi sono negativi e le banche europee dovrebbero festeggiare un aiuto dalla
Bce che pagherà loro un interesse, se
impiegheranno i suoi prestiti in altri
prestiti all’economia.
Non è solo il presidente della Bce,
del resto, a parlare di shock, usando
un termine che non è proprio rassi-
La protesta dei giovani francesi
Notti bianche a Parigi
da Parigi
CHARLES
DE
PECHPEYROU
Qualche giorno fa, al calare della
sera, a Parigi, Place de la République si è riempita di persone radunatesi per protestare in modo pacifico contro il progetto di legge sul
lavoro, attualmente in discussione,
ma anche per contestare, a livello
più ampio, il sistema economico
francese. Vedendole, sono tornati in
mente i Veilleur debout e anche gli
Indignatos di Madrid. Si definiscono promotori di un nuovo movi-
ralmente favorito le persone ultrasessantenni a discapito dei giovani
di età inferiore ai 25 anni. L’inchiesta è stata realizzata da France Stratégie, il think tank governativo che
affianca il primo ministro, sulle politiche per i giovani e l’invecchiamento, nell’ambito dei suoi studi
prospettici sulle sfide del decennio
2017-2027.
«Standard di vita, disoccupazione, precarietà, accesso agli alloggi,
indipendenza economica: la situazione dei giovani adulti è oggi difficile», osservano gli autori del te-
I manifestanti a Place de la République (afp)
mento, la Nuit debout, già entrato in
scena la notte tra il 31 marzo e il 1°
aprile, sulla scia di una manifestazione contro la legge di riforma del
lavoro. Da allora, per circa una settimana, decine e poi centinaia di
manifestanti, in gran parte giovani,
si sono ritrovati nella piazza e hanno partecipato a dibattiti, conferenze e proiezioni, prima di essere allontanati al mattino dalle forze
dell’ordine.
Il 5 aprile, primo giorno di esame
del progetto di legge da parte
dell’Assemblea Nazionale, a Parigi
è stata organizzata una grande manifestazione, segnata da violenti
scontri tra giovani e forze dell’ordine, con numerosi fermi e arresti.
Sono questi evidenti segni di un
disagio facilmente comprensibile se
si leggono i risultati di un’inchiesta
ufficiale pubblicata lo scorso 31
marzo. In base allo studio, le politiche pubbliche condotte dallo Stato
negli ultimi trent’anni hanno gene-
sto, facendo eco alle rivendicazioni
dei manifestanti. Se questa situazione di certo non è nuova, «il suo
persistere e il suo aggravarsi a partire dalla crisi del 2008 devono portarci a interrogarci sul futuro che la
società francese riserverà a questi
giovani nel prossimo decennio»,
sottolinea l’inchiesta. Il panorama
non è però del tutto negativo. Il
peggioramento della situazione dei
giovani è in effetti relativo: in altre
parole, il futuro che si prospetta loro è sì peggiore di quello della generazione più anziana, ma sta migliorando rispetto a quella delle generazioni immediatamente precedenti.
«Fino a poco tempo fa — osserva
Pierre-Yves Cusset, uno degli autori
del testo — erano i più anziani ad
avere lo standard di vita più basso;
oggi è il contrario, sono i giovani».
Questo ribaltamento è anche la
conseguenza matematica dell’evoluzione demografica: «Il motivo prin-
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GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Giuseppe Fiorentino
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
cipale per cui i fondi destinati agli
anziani sono più consistenti è che
questi ultimi sono semplicemente
più numerosi», spiega Pierre-Yves
Cusset. La maggiore concentrazione della spesa pubblica a vantaggio
degli anziani è anche il risultato di
una scelta di assegnazione delle risorse pubbliche, sostengono gli autori, i quali osservano che tra il 1995
e il 2010 i fondi destinati all’istruzione sono aumentati meno rapidamente in Francia che, in media, nei
ventitré Paesi dell’O rganizzazione
per la cooperazione e lo sviluppo
economico (Ocse).
Queste disparità di trattamento
rischiano di mettere i giovani contro gli anziani? Il politologo Gaël
Brustier, esperto dei nuovi movimenti di contestazione, è fiducioso.
Intervistato dall’«Osservatore Romano», ha spiegato: «La Francia è
un Paese in cui i giovani vanno
avanti grazie alla solidarietà intrafamiliare. Non bisognerebbe dunque trarre conclusioni affrettate: la
divergenza d’interessi tra generazioni non è necessariamente fonte di
scontro frontale tra loro». Opinione
condivisa dalla nota di France Stratégie, secondo la quale «accompagnare i ragazzi nel passaggio all’età
adulta è soprattutto responsabilità
della solidarietà familiare», anche
perché «l’accesso dei giovani all’indipendenza economica avviene tardi». L’altra faccia della medaglia è
che «se l’accompagnamento dei ragazzi nel loro passaggio all’età
adulta viene lasciato alle famiglie, si
favorisce il perpetuarsi delle disuguaglianze sociali».
Tuttavia, le recenti manifestazioni
e la comparsa del movimento Nuit
debout rivelano la presenza di lotte
comuni tra diversi profili di giovani, osserva Gaël Brustier, secondo il
quale «un giovane operaio agricolo
e un giovane precario dell’est parigino possono incontrarsi su certe
questioni». Molti giovani in Francia «non si riconoscono nelle attuali forze politiche organizzate e devono affrontare gli stessi problemi
legati alla precarietà», afferma il
politologo. Stessa analisi da parte
di France Stratégie, che osserva tra i
giovani, una «disaffezione verso i
quadri istituzionali partecipativi».
«I giovani che manifestano a
Place de la République interrogano
a fondo la democrazia, il sistema
economico e sociale e si chiedono a
che cosa sia servito loro studiare
tanto per poi giungere alla situazione in cui si trovano oggi. Quelli
che lavorano s’interrogano sul senso
del proprio impiego», osserva Gaël
Brusiter. In definitiva, oggi nel cuore di ogni giovane gli aspetti materiali delle sue rivendicazioni si confondono con quelli esistenziali.
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curante. «Se dovessero esserci ulteriori shock, le nostre misure potrebbero essere ricalibrate nuovamente»,
gli fa eco il capo economista della
Bce, Peter Praet, avvertendo dei rischi di tassi così bassi per le banche.
Non è sfuggito a molti osservatori
che le parole di Draghi assomigliano
a quelle dei governatori della Fed,
emerse dai verbali della riunione di
marzo che parlano di «sviluppi economici-finanziari globali che continuano a porre rischi» tanto da far
sfumare una stretta monetaria ad
aprile. Ecco allora che più alla risposta della Bce o della Fed, gli investitori stanno prestando attenzione ai
loro ragionamenti, a quello che dicono e (ancora) non dicono.
«Ci sono degli sforzi che devono
essere compiuti a livello individuale
dai Paesi. Ma ci sta anche del lavoro
da svolgere collettivamente. Gli Stati
— ha detto ancora il presidente della
Bce — dovrebbero lavorare al completamento dell’unione economica e
monetaria». Peraltro, in linea generale gli aspetti di debolezza dell’infrastruttura di Eurolandia sono conosciuti, e sono stati messi in rilievo
anche dal «Rapporto dei cinque presidenti», a cui ha contribuito lo stesso Draghi. «Ora sta ai leader politici dare concretezza a questa tabella
di marcia. Sono consapevole che al
momento l’attenzione della politica
è diretta altrove».
«Ma non dobbiamo dimenticarci
che una economia solida e stabile è
una precondizione per essere in grado di affrontare le sfide in altre aree
della politica. Per questo, far funzionare l’Unione monetaria sul lungo
termine non è un lusso — ha concluso Draghi — ma una necessità affinché l’Europa possa rifiorire».
Il presidente della Bce a Lisbona (Ap)
In Italia
oltre cinque milioni di stranieri
ROMA, 8. L’Istat ha reso noto che
in Italia risiedono oltre 5 milioni di
cittadini stranieri (1,9 per cento in
più dal 2014 al 2015), che rappresentano l’8,2 per cento del totale
dei residenti. Dal rapporto dell’Istat «Noi Italia», diffuso ieri, si
evince che il flusso in ingresso di
cittadini non comunitari verso
l’Italia è comunque in flessione: nel
corso del 2014, infatti, i nuovi permessi rilasciati sono stati quasi il 3
per cento in meno rispetto all’anno
precedente. La riduzione dei nuovi
ingressi ha riguardato soprattutto il
nord-est del Paese, mentre nel
Mezzogiorno si è registrato un deciso aumento (quasi 8.000 in più),
a seguito, soprattutto, degli arrivi
per mare di persone in cerca di
protezione internazionale. Il grado
di istruzione degli stranieri è di poco inferiore a quello degli italiani;
tra i 15-64enni quasi la metà degli
stranieri ha al massimo la licenza
media, il 40,1 per cento ha un diploma di scuola superiore e il 10,1
per cento una laurea (tra gli italiani il 15,5 per cento).
Contro la riforma del sistema pensionistico
Grecia ferma per lo sciopero generale
Manifestazione dei dipendenti pubblici ad Atene (Afp)
Clima rovente
in Islanda
REYKJAVÍK, 8. Si è insediato ieri in
Islanda il nuovo Esecutivo del primo
ministro,
Sigurður
Ingi
Jóhannsson, ex ministro dell’Agricoltura, nominato dalla coalizione
governativa formata dal Partito
progressista e dagli Indipendenti.
Johannsson prende il posto di
Sigmundur Davið Gunnlaugsson,
il leader del Partito progressista costretto due giorni fa a dimettersi
dopo essere rimasto coinvolto nello
scandalo sui presunti conti segreti
off-shore dei cosiddetti Panama
Papers. Il percorso politico del
Segreteria di redazione
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
nuovo Esecutivo si presenta subito
in salita e irto di difficoltà.
Già oggi, infatti, è attesa una
mozione di sfiducia in Parlamento
delle forze di opposizione, che intendono, inoltre, premere per anticipare ulteriormente le prossime
elezioni, ipotizzate dalla maggioranza per l’autunno, sei mesi prima
della naturale scadenza della legislatura. In aula, indicano gli analisti politici, l’Esecutivo ha i numeri
necessari per governare, ma quello
che manca è il sostegno dell’opinione pubblica.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):
telefono 06 698 99480, 06 698 99483
fax 06 69885164, 06 698 82818,
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Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
ATENE, 8. Sciopero generale in Grecia contro la riforma del sistema
pensionistico, che potrebbe essere
completata entro la fine della settimana nei colloqui tra il Governo ellenico e i rappresentanti dell’Ue e
del Fondo monetario internazionale.
All’astensione, indetta dalla Federazione sindacale dei dipendenti
pubblici greci (Adedy), hanno aderito anche i controllori del traffico aereo e l’intero sistema dei media sia
pubblici che privati. Di conseguenza, tutti i voli da e per la Grecia sono stati sospesi. Le scuole, i ministeri e gli altri enti pubblici sono chiusi, mentre gli ospedali garantiscono
solo le emergenze. Le radio e le televisioni non danno notizie.
Attualmente, il Governo di Atene
sta negoziando con i suoi creditori
l’attuazione di nuove misure di austerità per tagliare la spesa pubblica
di 5.400 milioni di euro. Da soli, i
tagli alle pensioni ammontano a circa 1.800 milioni di euro. Per discutere della riforma pensionistica, i rappresentanti europei hanno organizzato una serie di incontri con il ministro del Lavoro, Giorgos Katrougalos. «La Grecia ha bisogno di
riforme ma gli europei, devono mostrarsi più sensibili rispetto al debito
greco», ha dichiarato il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde.
Contro la riforma pensionistica
del Governo del premier Tsipras non
protestano solo i lavoratori del settore pubblico, ma anche quelli del privato. Ed entrambe le parti — informano gli analisti economici — minacciano nuove e più dure proteste
quando il disegno di legge concordato con i creditori internazionali arriverà in Parlamento.
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Società Cattolica di Assicurazione
Credito Valtellinese
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sabato 9 aprile 2016
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Una scuola distrutta nei combattimenti
alla periferia di Damasco (Ansa)
Sostegno
di Germania
e Francia
alla stabilità libica
TRIPOLI, 8. Il presidente francese,
François Hollande, e il cancelliere
tedesco, Angela Merkel, si sono
impegnati ieri a Metz — nel corso
del 18º consiglio franco-tedesco —
a sostenere la stabilità della Libia
e del suo nuovo Governo, sottolineando che il caos nel Paese nordafricano «rischierebbe di far partire nuove ondate di profughi verso l’Europa».
Dal canto suo, il ministro degli
Esteri
francese,
Jean-Marc
Ayrault, ha escluso un intervento
militare internazionale in Libia,
pur puntualizzano che lo valuterebbe qualora lo chiedesse il Governo di unità del premier, Fayez
Al Serraj, designato dagli accordi
di Skhirat, in Marocco, con la mediazione dell’O nu.
Sollecitato sulla possibilità di
un
intervento
internazionale,
Ayrault ha chiarito che «non bisogna ripetere gli errori del passato». Il capo della diplomazia di
Parigi ha detto che l’invio di truppe di terra in Libia «non è una
questione attuale, almeno non lo è
nella posizione francese». Ha però aggiunto che se Al Serraj chiedesse «aiuto internazionale, la
Francia lo esaminerebbe. Ma — ha
sottolineato il premier — è una sua
decisione: occorre rispettare l’indipendenza di questo Paese».
E, intanto, il Consiglio presidenziale libico, con a capo Fayez
Al Sarraj, ha imposto a «tutte le
istituzioni dello Stato» di adottare
il nuovo logo scelto per il proposto Governo di concordia nazionale. Ma manca ancora il voto
della Camera dei rappresentanti, il
Parlamento di Tobruk riconosciuto dalla comunità internazionale,
sulla lista di ministri proposta da
Al Sarraj. Questo, dopo che il
premier del Governo di salvezza
nazionale di Tripoli, Khalifa
Ghwell, ha negato di aver sciolto
il suo Esecutivo e di aver garantito sostegno ad Al Sarraj.
Che la strada per la pacificazione in Libia sia lunga lo dimostra
il fatto che il numero dei miliziani
jihadisti nel Paese è raddoppiato
negli ultimi 18 mesi. È l’opinione
del generale David Rodriguez, a
guida del comando militare africano degli Stati Uniti (Africom),
che ne ha parlato in un incontro
al Pentagono.
«È molto più difficile» per i
jihadisti dell’Is impiantarsi in Libia di quanto non sia accaduto in
Siria, ha tuttavia detto il generale
statunitense. «È possibile» che i
jihadisti riescano un giorno a controllare una parte sostanziale del
territorio libico, «ma per ora non
non è la mia preoccupazione». I
jihadisti «non hanno a disposizione combattenti locali che conoscano bene il Paese e alle varie milizie libiche non piacciono le interferenze straniere». Oltre a Sirte,
l’Is «conta altri uomini a Derna,
Bengasi e a est di Sabrata. Ma in
queste ultime tre città i gruppi armati stanno combattendo contro
l’Is, rendendo loro la vita difficile».
Maduro minaccia
di sciogliere
il Parlamento
venezuelano
Trucidati dai miliziani 175 dei 300 operai rapiti alla periferia di Damasco
Strage dell’Is
DAMASCO, 8. I miliziani del cosiddetto Stato islamico (Is) avrebbero
ucciso 175 dei lavoratori di una fabbrica di cemento rapiti nelle ultime
48 ore durante un’offensiva a nordest di Damasco. Lo riferisce oggi il
quotidiano libanese «Daily Star».
Fonti militari siriane smentiscono di
aver diffuso la notizia. Le informazioni sull’episodio restano ontraddittorie, a partire dal numero dei se-
Bangui
riammessa
nell’Unione
africana
BANGUI, 8. Svolta per il futuro e
la stabilità della Repubblica Centrafricana, tra le Nazioni più povere del mondo. L’Unione africana (Ua) ha infatti deciso ieri di
riammettere il Paese nell’organizzazione internazionale.
Nella motivazione, il Consiglio
della pace e della sicurezza
dell’Ua ha indicato gli ultimi
«sviluppi positivi». Il riferimento,
evidenziano gli analisti politici, è
soprattutto al regolare svolgimento delle elezioni presidenziali del
febbraio scorso, che si sono tenute nella calma e senza incidenti di
rilievo. Elezioni che hanno fatto
voltare pagina allo Stato dopo tre
anni di terribili violenze, che hanno provocato la morte di migliaia
di persone e stroncato la produzione agricola. Nel tentativo di
arginare le ripetute violenze, cominciate nel dicembre del 2012
con il golpe ai danni del presidente Bozizé a opera delle forze
ribelli Seleka, la Francia — ex potenza coloniale nella Repubblica
Centrafricana — ha intrapreso un
intervento miliare, che si concluderà entro la fine del 2016. Dal
2014 è in corso anche la missione
dell’Onu, Minusca, con il compito di favorire il disarmo dei gruppi armati in lotta.
questrati. Ieri le fonti di informazione governative parlavano di 300 rapiti, l’Osservatorio nazionale per i
diritti umani (Ondus) affermava che
140 erano fuggiti, mentre altri 170
erano finiti nelle mani dei jihadisti.
La fabbrica si trova ad Al Badia,
una cittadina a circa 50 chilometri a
nord-est di Damasco, sulla strada
che conduce a Palmira, da dove i
miliziani dell’Is sono stati scacciati
pochi giorni fa da un’offensiva
dell’esercito governativo. Da tre
giorni i jihadisti hanno lanciato un
attacco nella zona, nel tentativo di
conquistare una base aerea e una
centrale elettrica, peraltro senza riuscirvi. Almeno venti militari siriani
sono rimasti uccisi nei combattimenti delle ultime 24 ore.
Intanto, riprenderanno il 13 aprile,
due giorni dopo la data inizialmente
prevista, i negoziati tra Governo e
opposizioni siriani. La conferma è
giunta dall’inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura. In
vista della ripresa del negoziato de
Mistura, che ieri è stato a Mosca,
continuerà i colloqui preparatori con
una missione a Damasco e una in
Iran, Paese che sostiene il presidente
Bashar Al Assad.
La speranza è di poter finalmente
affrontare, nella imminente tornata,
il vero scoglio per una soluzione negoziale: «l’inizio concreto e reale
della transizione politica», come si è
egli stesso espresso. Le Nazioni
Unite, tuttavia, hanno espresso forte
delusione per le difficoltà nell’accesso degli aiuti umanitari alle aree assediate. Questo nonostante la cessazione delle ostilità, in vigore dal 27
febbraio. La consegna degli aiuti
«invece di migliorare, rallenta», ha
detto a Ginevra il presidente della
task force umanitaria, Jan Egeland.
Stati Uniti e Russia hanno nel
frattempo iniziato a lavorare insieme
alla definizione di una nuova proposta di Costituzione per la Siria: lo
sforzo congiunto è iniziato da poco,
e Washington e Mosca continuano a
scambiarsi idee. L’obiettivo è quello
di arrivare a definire un quadro per
la transizione politica e una nuova
carta fondamentale entro agosto, come aveva anticipato il segretario di
Stato americano, John Kerry, dopo
aver incontrato al Cremlino il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, e il presidente, Vladimir Putin,
lo scorso 24 marzo.
Il segretario di Stato americano è
intanto arrivato oggi a Baghdad, per
una visita non annunciata precedentemente. Nella capitale irachena.
Kerry discuterà con le autorità locale le strategie per continuare la
guerra all’Is, in particolare in vista
di una offensiva per strappare Mosul al cosiddetto Stato islamico.
Kerry incontrerà il premier, Haider Al Abadi, e il ministro degli
Esteri, Ibrahim Al Jaafari. Il segretario di Stato americano avrà anche
un colloquio con il capo del Governo della regione autonoma del Kurdistan, Nechirvan Barzani. Kerry è
giunto nella capitale irachena da
Manama, capitale del Bahrein, dove
si trovava per colloqui con i ministri
degli Esteri dei Paesi membri del
Consiglio di cooperazione del Golfo
persico (Ccg).
Svolta nel Myanmar
Aung San Suu Kyi
libera i prigionieri
NAYIPIDAW, 8. Tutti i prigionieri
politici del Myanmar verranno liberati. Lo ha annunciato ieri Aung
San Suu Kyi, premio Nobel per la
pace, recentemente nominata ministro degli Esteri e consigliere di
Uccisi
sedici talebani
a Kunduz
KABUL, 16. Almeno 16 talebani
afghani, fra cui quattro attentatori suicidi, sono morti e altri
sette sono rimasti feriti in due
separati incidenti avvenuti nelle
ultime ore nella provincia settentrionale di Kunduz. Il capo della polizia della città, Qasim Jangal Bagh, ha riferito che la notte
scorsa un gruppo di insorti stava
cercando di infiltrarsi a Kunduz
ma all’altezza del villaggio di
Saykopak, il materiale esplosivo
trasportato da uno di loro si è
attivato all’improvviso, causando
la morte di otto talebani. Inoltre. altri otto talebani sono rimasti uccisi in una serie di raid.
Stato del Paese del sud-est asiatico.
Il nuovo Governo, si legge in una
dichiarazione firmata da Suu Kyi,
è al lavoro per liberare tutti i prigionieri politici, compresi attivisti
politici e studenti. Si tratta di una
delle questioni più spinose ereditate dal precedente regime militare.
«Saranno rilasciati incondizionatamente — hanno aggiunto fonti della Lega nazionale per la democrazia, il partito di Suu Kyi — dato
che il Governo ritiene che questo
possa aiutare la riconciliazione nazionale». E già da stamane, 69 studenti arrestati l’anno scorso dopo
una manifestazione pacifica contro
una restrittiva riforma dell’istruzione, sono stati rimessi in libertà.
Stimati in oltre duemila fino a
cinque anni fa, dopo le ripetute
amnistie del precedente Governo
Thein Sein — che hanno contribuito all’abolizione delle sanzioni occidentali — i prigionieri politici tuttora detenuti sono circa novanta.
Ma altri 418, precisa l’Assistance
Association for Political Prisoners,
sono ancora in attesa di giudizio,
dopo gli arresti avvenuti durante le
proteste degli ultimi anni.
La decisione di rimettere in libertà i prigionieri politici rischia di
provocare tensioni con i militari,
che anche nel Governo Suu Kyi
controllano i ministeri responsabili
delle forze di sicurezza.
Soddisfazione di Russia, Iran e Azerbaigian
Regge la tregua nel Nagorno-Karabakh
BAKU, 8. I ministri degli Esteri russo, azero e iraniano — Serghiei Lavrov,
Elmar
Mammadyarov
e
Mohammad Javad Zarif — hanno
espresso «soddisfazione» per l’accordo di cessate il fuoco raggiunto
sul Nagorno-Karabakh. Lo ha affermato ieri Lavrov dopo l’incontro a
Baku con i suoi due omologhi.
«Ci siamo sforzati di aiutare i nostri amici a raggiungere questo accordo che, speriamo, verrà rispettato», ha detto Lavrov citato
dall’agenzia Tass. A suo dire, il presidente Vladimir Putin ha avuto colloqui diretti con i capi di Stato di
Azerbaigian e Armenia. «Il premier
Dmitri Medvedev è stato ieri a Erevan e oggi è a Baku», ha aggiunto il
capo della diplomazia del Cremlino.
Dal conflitto del Nagorno Karabakh, la possibile nascita di un nuovo format di consultazioni, fra Rus-
sia, Iran e Azerbagian. Nei colloqui
di ieri tra i ministri degli Esteri dei
tre Paesi, oltre alla questione della
crisi fra Baku ed Erevan, si è discusso anche «dei rapporti dei tre attori
nel settore dell’energia in vista della
riunione di Doha della prossima settimana», come ha detto il ministro
degli Esteri azero e da cui sono
emerse «prospettive positive» di lavoro comune,.
L’interesse di Mosca si concentra
in questo momento sulla riunione di
Doha del 17 in cui i Paesi dell’O pec,
ma anche molti che non ne fanno
parte, discuteranno di possibili tagli
alla produzione per definire una stabilizzazione dei prezzi del greggio.
«Ci aspettiamo che in quell’occasione siano raggiunti accordi concreti
per la stabilizzazione dei mercati del
greggio», ha sottolineato Lavrov.
Soldati armeni lungo la linea del fronte con le postazioni azere (Reuters)
CARACAS, 8. Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha avvertito ieri che valuterà seriamente
la possibilità di ridurre il mandato
del Parlamento, dove l’opposizione è in maggioranza, se i deputati
dovessero insistere nel voler ridurre il mandato presidenziale, facendo passare un emendamento costituzionale. Il tal caso il mandato
dei deputati, eletti il 6 dicembre
per una legislatura di cinque anni,
passerebbe a due mesi.
L’annuncio è stato dato durante
un incontro con i simpatizzanti
del suo Governo che hanno organizzato una marcia contro la legge
di amnistia approvata dal Parlamento, che intende liberare un
gruppo di rappresentanti dell’opposizione arrestati. Ultimamente,
Maduro ha respinto tutte le iniziative legislative e chiesto al Tribunale supremo (Tsj) di dichiarare
incostituzionale la suddetta legge
di amnistia. L’Assemblea ha annunciato che utilizzerà tutti i meccanismi previsti dalla Costituzione
per anticipare l’uscita di Maduro,
che il 19 sarà a metà mandato,
della durata di sei anni.
Tra le altre cose, il presidente
venezuelano ha stabilito che negli
uffici e aziende pubbliche del Paese non si lavorerà di venerdì durante i mesi di aprile e maggio,
per ridurre il consumo di elettricità. La misura era già stata adottata recentemente, dopo che il livello dell’acqua nella diga di Guri, la
più grande del Venezuela, aveva
registrato livelli minimi
. Il governo sostiene che i problemi nella distribuzione di energia elettrica sono dovuti al fenomeno climatico di El Niño,
Negoziati
a maggio
tra Bogotá e Eln
BO GOTÁ, 8. Dopo anni di tensioni, si iniziano a intravedere spiragli di pace in Colombia. Il gruppo guerrigliero dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) ha annunciato giovedì via Twitter che
un primo tavolo dei negoziati di
pace con il Governo di Bogotá sarà stabilito a maggio in Ecuador,
Già nel marzo scorso, l’Eln e il
Governo colombiano avevano annunciato a Caracas, in Venezuela,
un accordo per iniziare una fase
pubblica di dialogo di pace, senza
stabilire una data. Tuttavia il
gruppo di guerriglieri aveva assicurato la sua volontà di abbandonare le armi e di intraprendere la
vita politica legale.
In quella occasione, entrambe
le delegazioni hanno definito le
basi delle trattative, stabilendo fin
da subito che le sessioni di lavoro
si sarebbero svolte in Ecuador, Venezuela, Cile, Brasile e Cuba, Paesi questi, insieme alla Norvegia
garanti, del processo di pace.
Inoltre tramite un comunicato
congiunto, vennero divulgati i sei
punti della trattativa: partecipazione della società; democrazia per la
pace; trasformazioni per la pace;
vittime; fine del conflitto armato e
attuazione degli accordi.
Il presidente colombiano, Juan
Manuel Santos, aveva affermato
allora che risolvere le «questioni
umanitarie», tra questi la fine dei
sequestri, è presupposto indispensabile per iniziare i colloqui di pace. Tuttavia permangono tuttora
irrisolti seri punti tra i quali l’eliminazione definitiva dei gruppi
paramilitari, la decisione se la pace sarà approvata da un referendum popolare, come vuole Santos, o da un’assemblea costituente,
come vuole la guerriglia. L’Enl,
fondato nel 1964 ha tra le sue file
circa 1500 guerriglieri, ma può
contare in un’ampia rete d’appoggio di militanti e simpatizzanti.
pagina 4
L’OSSERVATORE ROMANO
sabato 9 aprile 2016
sabato 9 aprile 2016
pagina 5
Henry Moore
«Gruppo di famiglia» (1949)
Presentata l’esortazione apostolica postsinodale «Amoris laetitia» sulla famiglia frutto delle assemblee tenute nel 2014 e nel 2015
È stata presentata venerdì mattina, 8 aprile,
nella Sala stampa della Santa Sede, l’esortazione apostolica postsinodale «Amoris laetitia», sull’amore nella famiglia, che raccoglie i
frutti dei due sinodi dei vescovi sull’amore
nella famiglia celebrati nel 2014 e nel 2015.
Di seguito pubblichiamo una sintesi del documento, articolato in nove capitoli per complessivi 325 paragrafi.
Amoris laetitia (AL - “La gioia dell’amore”),
l’Esortazione
apostolica
postsinodale
“sull’amore nella famiglia”, datata non a
caso 19 marzo, solennità di San Giuseppe,
raccoglie i risultati di due sinodi sulla famiglia indetti da Papa Francesco nel 2014
e nel 2015, le cui relazioni conclusive sono
largamente citate, insieme a documenti e
insegnamenti dei suoi predecessori e alle
numerose catechesi sulla famiglia dello
stesso Papa Francesco. Tuttavia, come già
accaduto per altri documenti magisteriali,
il Papa si avvale anche dei contributi di diverse conferenze episcopali del mondo
(Kenya, Australia, Argentina…) e di citazioni di personalità significative come
Martin Luther King o Erich Fromm. Particolare una citazione dal film Il pranzo di
Babette, che il Papa ricorda per spiegare il
concetto di gratuità.
Premessa
L’esortazione apostolica colpisce per
ampiezza e articolazione. Essa è suddivisa
in nove capitoli e oltre trecento paragrafi.
Ma si apre con sette paragrafi introduttivi
che mettono in piena luce la consapevolezza della complessità del tema e l’approfondimento che richiede. Si afferma che gli
interventi dei Padri al sinodo hanno composto un «prezioso poliedro» (AL, 4) che
va preservato. In questo senso il Papa scrive che «non tutte le discussioni dottrinali,
morali o pastorali devono essere risolte con
interventi del magistero». Dunque per al-
Habib Ayat, «Tre con amore» (2014)
cune questioni «in ogni paese o regione si
possono cercare soluzioni più inculturate,
attente alle tradizioni e alle sfide locali. Infatti, “le culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale [...] ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere
osservato e applicato”» (AL, 3). Questo
principio di inculturazione risulta davvero
importante persino nel modo di impostare
e comprendere i problemi che, aldilà delle
questioni dogmatiche ben definite dal Magistero della Chiesa, non può essere «globalizzato».
Ma soprattutto il Papa afferma subito e
con chiarezza che bisogna uscire dalla sterile contrapposizione tra ansia di cambiamento e applicazione pura e semplice di
norme astratte. Scrive: «I dibattiti che si
trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri
della Chiesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento
La gioia dell’amore
che pretende di risolvere tutto applicando
normative generali o traendo conclusioni
eccessive da alcune riflessioni teologiche»
(AL, 2).
Capitolo primo
“Alla luce della Parola”
Poste queste premesse, il Papa articola
la sua riflessione a partire dalle Sacre Scritture con il primo capitolo, che si sviluppa
come una meditazione sul Salmo 128, caratteristico della liturgia nuziale ebraica come di quella cristiana. La Bibbia «è popolata da famiglie, da generazioni, da storie
di amore e di crisi familiari» (AL, 8) e a
partire da questo dato si può meditare come la famiglia non sia un ideale astratto,
ma un «compito “artigianale”» (AL, 16)
che si esprime con tenerezza (AL, 28) ma
che si è confrontato anche con il peccato
sin dall’inizio, quando la relazione d’amore
si è trasformata in dominio (cfr. AL, 19).
Allora la Parola di Dio «non si mostra come una sequenza di tesi astratte, bensì come una compagna di viaggio anche per le
famiglie che sono in crisi o attraversano
qualche dolore, e indica loro la meta del
cammino» (AL, 22).
Capitolo secondo
“La realtà
e le sfide delle famiglie”
A partire dal terreno biblico nel secondo
capitolo il Papa considera la situazione attuale delle famiglie, tenendo «i piedi per
terra» (AL, 6), attingendo ampiamente alle
relazioni conclusive dei
due sinodi e affrontando numerose sfide, dal
fenomeno migratorio alla negazione ideologica
della differenza di sesso
(“ideologia del gender”); dalla cultura del
provvisorio alla mentalità antinatalista e all’impatto delle biotecnologie nel campo della
procreazione;
dalla
mancanza di casa e di
lavoro alla pornografia
e all’abuso dei minori;
dall’attenzione alle persone con disabilità, al
rispetto degli anziani;
dalla decostruzione giuridica della famiglia, alla violenza nei confronti
delle donne. Il Papa insiste sulla concretezza,
che è una cifra fondamentale dell’esortazione. E sono la concretezza e il realismo che
pongono una sostanziale differenza tra «teorie» di interpretazione
della realtà e «ideologie».
Citando la Familiaris
consortio Francesco afferma che «è sano prestare attenzione alla
realtà concreta, perché
“le richieste e gli appelli
dello Spirito risuonano
anche negli stessi avvenimenti della storia”, attraverso i quali “la
Chiesa può essere guidata ad una intelligenza
più profonda dell’inesauribile mistero del
matrimonio e della famiglia”» (AL, 31). Senza ascoltare la realtà
non è possibile comprendere né le esigenze del presente né gli appelli dello Spirito,
dunque. Il Papa nota che l’individualismo
esasperato rende difficile oggi donarsi a
un’altra persona in maniera generosa (cfr.
AL, 33). Ecco una interessante fotografia
della situazione: «Si teme la solitudine, si
desidera uno spazio di protezione e di fedeltà, ma nello stesso tempo cresce il timore di essere catturati da una relazione che
possa rimandare il soddisfacimento delle
aspirazioni personali» (AL, 34).
L’umiltà del realismo aiuta a non presentare «un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente
costruito, lontano dalla situazione concreta
e dalle effettive possibilità delle famiglie
così come sono» (AL, 36). L’idealismo allontana dal considerare il matrimonio quel
che è, cioè un «cammino dinamico di crescita e realizzazione». Per questo non bisogna neanche credere che le famiglie si so-
stengano «solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l’apertura alla grazia» (AL, 37). Invitando a una certa “autocritica” di una presentazione non adeguata della realtà matrimoniale e familiare, il Papa insiste che è
necessario dare spazio alla formazione della coscienza dei fedeli: «Siamo chiamati a
formare le coscienze, non a pretendere di
sostituirle» (AL, 37). Gesù proponeva un
ideale esigente ma «non perdeva mai la vicinanza compassionevole alle persone fragili come la samaritana o la donna adultera» (AL, 38).
ma e la reciproca appartenenza devono
conservarsi per quattro, cinque o sei decenni, e questo comporta la necessità di ritornare a scegliersi a più riprese» (AL, 163).
L’aspetto fisico muta e l’attrazione amorosa non viene meno ma cambia: il desiderio
sessuale col tempo si può trasformare in
desiderio di intimità e “complicità”. «Non
possiamo prometterci di avere gli stessi
sentimenti per tutta la vita. Ma possiamo
certamente avere un progetto comune stabile, impegnarci ad amarci e a vivere uniti
finché la morte non ci separi, e vivere sempre una ricca intimità» (AL, 163).
Capitolo terzo
“Lo sguardo rivolto a Gesù:
la vocazione della famiglia”
Capitolo quinto
“L’amore che diventa fecondo”
Il terzo capitolo è dedicato ad alcuni
elementi essenziali dell’insegnamento della
Chiesa circa il matrimonio e la famiglia.
La presenza di questo capitolo è importante perché illustra in maniera sintetica in
trenta paragrafi la vocazione alla famiglia
secondo il Vangelo così come è stata recepita dalla Chiesa nel tempo, soprattutto
sul tema della indissolubilità, della sacramentalità del matrimonio, della trasmissione della vita e della educazione dei figli.
Vengono ampiamente citate la Gaudium et
spes del Vaticano II, la Humanae vitae di
Paolo VI, la Familiaris consortio di Giovanni
Paolo II.
Lo sguardo è ampio e include anche le
«situazioni imperfette». Leggiamo infatti:
«“Il discernimento della presenza dei semina Verbi nelle altre culture (cfr. Ad gentes,
11) può essere applicato anche alla realtà
matrimoniale e familiare. Oltre al vero matrimonio naturale ci sono elementi positivi
presenti nelle forme matrimoniali di altre
tradizioni religiose”, benché non manchino
neppure le ombre» (AL, 77). La riflessione
include anche le «famiglie ferite» di fronte
alle quali il Papa afferma — citando la Relatio finalis del Sinodo del 2015 — che «occorre sempre ricordare un principio generale: “Sappiano i pastori che, per amore
della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni” (Familiaris consortio, 84). Il
grado di responsabilità non è uguale in
tutti i casi, e possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione. Perciò,
mentre va espressa con chiarezza la dottrina, sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al
modo in cui le persone vivono e soffrono a
motivo della loro condizione» (AL, 79).
Capitolo quarto
“L’amore nel matrimonio”
Il quarto capitolo tratta dell’amore nel
matrimonio, e lo illustra a partire dall’“inno all’amore” di San Paolo in 1 Cor 13, 4-7.
Il capitolo è una vera e propria esegesi attenta, puntuale, ispirata e poetica del testo
paolino. Potremmo dire che si tratta di
una collezione di frammenti di un discorso
amoroso che è attento a descrivere l’amore
umano in termini assolutamente concreti.
Si resta colpiti dalla capacità di introspezione psicologica che segna questa esegesi.
L’approfondimento psicologico entra nel
mondo delle emozioni dei coniugi — positive e negative — e nella dimensione erotica dell’amore. Si tratta di un contributo
estremamente ricco e prezioso per la vita
cristiana dei coniugi, che non aveva finora
paragone in precedenti documenti papali.
A suo modo questo capitolo costituisce
un trattatello dentro la trattazione più ampia, pienamente consapevole della quotidianità dell’amore che è nemica di ogni
idealismo: «non si deve gettare sopra due
persone limitate — scrive il Pontefice — il
tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta l’unione che esiste tra Cristo
e la sua Chiesa, perché il matrimonio come segno implica “un processo dinamico,
che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di Dio”» (AL,
122). Ma d’altra parte il Papa insiste in
maniera forte e decisa sul fatto che «nella
stessa natura dell’amore coniugale vi è
l’apertura al definitivo» (AL, 123), proprio
all’interno di quella «combinazione di
gioie e di fatiche, di tensioni e di riposo,
di sofferenze e di liberazioni, di soddisfazioni e di ricerche, di fastidi e di piaceri»
(AL, 126) che è appunto il matrimonio.
Il capitolo si conclude con una riflessione molto importante sulla «trasformazione
dell’amore» perché «il prolungarsi della vita fa sì che si verifichi qualcosa che non
era comune in altri tempi: la relazione inti-
Il quinto capitolo è tutto concentrato
sulla fecondità e la generatività dell’amore.
Si parla in maniera spiritualmente e psicologicamente profonda dell’accogliere una
nuova vita, dell’attesa propria della gravidanza, dell’amore di madre e di padre. Ma
anche della fecondità allargata, dell’adozione, dell’accoglienza del contributo delle
famiglie a promuovere una “cultura dell’incontro”, della vita nella famiglia in senso
ampio, con la presenza di zii, cugini, parenti dei parenti, amici. L’Amoris laetitia
non prende in considerazione la famiglia
«mononucleare», perché è ben consapevole della famiglia come rete di relazioni ampie. La stessa mistica del sacramento del
matrimonio ha un profondo carattere sociale (cfr. AL, 186). E all’interno di questa
dimensione sociale il Papa sottolinea in
particolare sia il ruolo specifico del rapporto tra giovani e anziani, sia la relazione
tra fratelli e sorelle come tirocinio di crescita nella relazione con gli altri.
Capitolo sesto
“Alcune prospettive pastorali”
Nel sesto capitolo il Papa affronta alcune vie pastorali che orientano a costruire
famiglie solide e feconde secondo il piano
di Dio. In questa parte l’esortazione fa largo ricorso alle relazioni conclusive dei due
sinodi e alle catechesi di Papa Francesco e
di Giovanni Paolo II. Si ribadisce che le
famiglie sono soggetto e non solamente
oggetto di evangelizzazione. Il Papa rileva
«che ai ministri ordinati manca spesso una
formazione adeguata per trattare i complessi problemi attuali delle famiglie» (AL,
202). Se da una parte bisogna migliorare
la formazione psico-affettiva dei seminaristi e coinvolgere di più la famiglia nella
formazione al ministero (cfr. AL, 203),
dall’altra «può essere utile (…) anche
l’esperienza della lunga tradizione orientale dei sacerdoti sposati» (AL, 202).
Quindi il Papa affronta il tema del guidare i fidanzati nel cammino di preparazione al matrimonio, dell’accompagnare gli
sposi nei primi anni della vita matrimoniale (compreso il tema della paternità responsabile), ma anche in alcune situazioni
complesse e in particolare nelle crisi, sapendo che «ogni crisi nasconde una buona
notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore» (AL, 232). Si analizzano alcune cause di crisi, tra cui una maturazione affettiva ritardata (cfr. AL, 239).
Inoltre si parla anche dell’accompagnamento delle persone abbandonate, separate
o divorziate e si sottolinea l’importanza
della recente riforma dei procedimenti per
il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale. Si mette in rilievo la sofferenza
dei figli nelle situazioni conflittuali e si
conclude: «Il divorzio è un male, ed è
molto preoccupante la crescita del numero
dei divorzi. Per questo, senza dubbio, il
nostro compito pastorale più importante
riguardo alle famiglie è rafforzare l’amore
e aiutare a sanare le ferite, in modo che
possiamo prevenire l’estendersi di questo
dramma nella nostra epoca» (AL, 246). Si
toccano poi le situazioni dei matrimoni
misti e di quelli con disparità di culto, e la
situazione delle famiglie che hanno al loro
interno persone con tendenza omosessuale,
ribadendo il rispetto nei loro confronti e il
rifiuto di ogni ingiusta discriminazione e
di ogni forma di aggressione o violenza.
Pastoralmente preziosa è la parte finale del
capitolo: «Quando la morte pianta il suo
pungiglione», sul tema della perdita delle
persone care e della vedovanza.
Capitolo settimo
“Rafforzare
l’educazione dei figli”
Il settimo capitolo è tutto dedicato
all’educazione dei figli: la loro formazione
etica, il valore della sanzione come stimolo, il paziente realismo, l’educazione sessuale, la trasmissione della fede, e più in
generale la vita familiare come contesto
educativo. Interessante la saggezza pratica
che traspare a ogni paragrafo e soprattutto
l’attenzione alla gradualità e ai piccoli passi «che possano essere compresi, accettati e
apprezzati» (AL, 271).
Vi è un paragrafo particolarmente significativo e pedagogicamente fondamentale
nel quale Francesco afferma chiaramente
che «l’ossessione non è educativa, e non si
può avere un controllo di tutte le situazioni in cui un figlio potrebbe trovarsi a passare (…). Se un genitore è ossessionato di
sapere dove si trova suo figlio e controllare
tutti i suoi movimenti, cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non
lo educherà, non lo rafforzerà, non lo preparerà ad affrontare le sfide. Quello che
interessa principalmente è generare nel figlio, con molto amore, processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di
crescita integrale, di coltivazione dell’autentica autonomia» (AL, 261).
Kolade Oshinowo, «La famiglia» (2009)
Notevole è la sezione dedicata all’educazione sessuale, intitolata molto espressivamente: «Sì all’educazione sessuale». Si sostiene la sua necessità e ci si domanda «se
le nostre istituzioni educative hanno assunto questa sfida (…) in un’epoca in cui si
tende a banalizzare e impoverire la sessualità». Essa va realizzata «nel quadro di
un’educazione all’amore, alla reciproca donazione» (AL, 280). Si mette in guardia
dall’espressione “sesso sicuro”, perché trasmette «un atteggiamento negativo verso
la naturale finalità procreativa della sessualità, come se un eventuale figlio fosse un
nemico dal quale doversi proteggere. Così
si promuove l’aggressività narcisistica invece dell’accoglienza» (AL, 283).
Per discernere
e accompagnare
Capitolo ottavo
“Accompagnare, discernere
e integrare la fragilità”
Il capitolo ottavo costituisce un invito
alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore propone. Il Papa qui usa tre verbi molto importanti: “accompagnare, discernere e integrare” che sono fondamentali nell’affrontare situazioni di fragilità, complesse o irregolari. Quindi il Papa presenta la necessaria gradualità nella pastorale, l’importanza
del discernimento, le norme e circostanze
attenuanti nel discernimento pastorale, e
infine quella che egli definisce la «logica
della misericordia pastorale».
Il capitolo ottavo è molto delicato. Per
leggerlo si deve ricordare che «spesso il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un
ospedale da campo» (AL, 291). Qui il Pontefice assume ciò che è stato frutto della riflessione del Sinodo su tematiche controverse. Si ribadisce che cos’è il matrimonio
cristiano e si aggiunge che «altre forme di
unione contraddicono radicalmente questo
ideale, mentre alcune lo realizzano almeno
in modo parziale e analogo». La Chiesa
dunque «non manca di valorizzare gli
“elementi costruttivi in quelle situazioni
che non corrispondono ancora o non più”
al suo insegnamento sul matrimonio» (AL,
292).
Per quanto riguarda il “discernimento”
circa le situazioni “irregolari” il Papa osserva: «sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse
situazioni, ed è necessario essere attenti al
modo in cui le persone vivono e soffrono a
motivo della loro condizione» (AL, 296). E
continua: «Si tratta di integrare tutti, si
deve aiutare ciascuno a trovare il proprio
modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia “immeritata, incondizionata e gratuita”» (AL, 297). Ancora: «I divorziati che
vivono una nuova unione, per esempio,
possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rin-
chiuse in affermazioni troppo rigide senza
lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale» (AL, 298).
In questa linea, accogliendo le osservazioni di molti Padri sinodali, il Papa afferma che «i battezzati che sono divorziati e
risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi
modi possibili, evitando ogni forma di
scandalo». «La loro partecipazione può
esprimersi in diversi servizi ecclesiali (…)
Essi non devono sentirsi scomunicati, ma
possono vivere e maturare come membra
vive della Chiesa (…) Questa integrazione
è necessaria pure per la cura e l’educazione
cristiana dei loro figli» (AL, 299).
Più in generale il Papa fa una affermazione estremamente importante per comprendere l’orientamento e il senso
dell’Esortazione: «Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete
(…) è comprensibile che non ci si dovesse
aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi. È
possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento
personale e pastorale dei casi particolari,
che dovrebbe riconoscere che, poiché il
“grado di responsabilità non è uguale in
tutti i casi”, le conseguenze o gli effetti di
una norma non necessariamente devono
essere sempre gli stessi» (AL, 300). Il Papa
sviluppa in modo approfondito esigenze e
caratteristiche del cammino di accompagnamento e discernimento in dialogo approfondito fra i fedeli e i pastori. A questo
fine richiama la riflessione della Chiesa
«su condizionamenti e circostanze attenuanti» per quanto riguarda la imputabilità e la responsabilità delle azioni e, appoggiandosi a san Tommaso d’Aquino, si sofferma sul rapporto fra «le norme e il discernimento» affermando: «È vero che le
norme generali presentano un bene che
non si deve mai disattendere né trascurare,
ma nella loro formulazione non possono
abbracciare assolutamente tutte le situazioni particolari. Nello stesso tempo occorre
dire che, proprio per questa ragione, ciò
che fa parte di un discernimento pratico
davanti a una situazione particolare non
può essere elevato al livello di una norma»
(AL, 304).
Nell’ultima sezione del capitolo: «La logica della misericordia pastorale», Papa
Francesco, per evitare equivoci, ribadisce
con forza: «Comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la
luce dell’ideale più pieno né proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano.
Oggi, più importante di una pastorale dei
fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare
i matrimoni e così prevenire le rotture» (AL,
307). Ma il senso complessivo del capitolo
e dello spirito che Papa Francesco intende
imprimere alla pastorale della Chiesa è ben
riassunto nelle parole finali: «Invito i fedeli che stanno vivendo situazioni complesse
ad accostarsi con fiducia a un colloquio
con i loro pastori o con laici che vivono
dediti al Signore. Non sempre troveranno
in essi una conferma delle proprie idee e
dei propri desideri, ma sicuramente riceveranno una luce che permetterà loro di
comprendere meglio quello che sta succedendo e potranno scoprire un cammino di
maturazione personale. E invito i pastori
ad ascoltare con affetto e serenità, con il
desiderio sincero di entrare nel cuore del
dramma delle persone e di comprendere il
loro punto di vista, per aiutarle a vivere
meglio e a riconoscere il loro posto nella
Chiesa» (AL, 312). Sulla “logica della misericordia pastorale” Papa Francesco afferma
con forza: «A volte ci costa molto dare
spazio nella pastorale all’amore incondizio-
nato di Dio. Poniamo tante condizioni alla
misericordia che la svuotiamo di senso
concreto e di significato reale, e questo è il
modo peggiore di annacquare il Vangelo»
(AL, 311).
Capitolo nono
“Spiritualità coniugale
e familiare”
Il nono capitolo è dedicato alla spiritualità coniugale e familiare, «fatta di migliaia
di gesti reali e concreti» (AL, 315). Con
chiarezza si dice che «coloro che hanno
desideri spirituali profondi non devono
sentire che la famiglia li allontana dalla
crescita nella vita dello Spirito, ma che è
un percorso che il Signore utilizza per
portarli ai vertici dell’unione mistica» (AL,
316). Tutto, «i momenti di gioia, il riposo
o la festa, e anche la sessualità, si sperimentano come una partecipazione alla vita piena della sua
Risurrezione» (AL, 317). Si parla quindi della preghiera alla
luce della Pasqua, della spiritualità dell’amore esclusivo e
libero nella sfida e nell’anelito
di invecchiare e consumarsi insieme, riflettendo la fedeltà di
Dio (cfr. AL, 319). E infine la
spiritualità «della cura, della
consolazione e dello stimolo».
«Tutta la vita della famiglia è
un “pascolo” misericordioso.
Ognuno, con cura, dipinge
e scrive nella vita dell’altro»
(AL, 322), scrive il Papa. È profonda «esperienza spirituale
contemplare ogni persona cara
con gli occhi di Dio e riconoscere Cristo in lei» (AL, 323).
Nel paragrafo conclusivo il
Papa afferma: «Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale
sviluppo della propria capacità
di amare (…). Tutti siamo
chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti, e
ogni famiglia deve vivere in
questo stimolo costante. Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare ! (…). Non perdiamo la
speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di
amore e di comunione che ci è stata promessa» (AL, 325).
L’Esortazione apostolica si conclude con
una preghiera alla Santa Famiglia (AL,
325).
***
Come è possibile comprendere già da
un rapido esame dei suoi contenuti,
L’Esortazione apostolica Amoris laetitia intende ribadire con forza non l’“ideale” della famiglia, ma la sua realtà ricca e complessa. Vi è nelle sue pagine uno sguardo
aperto, profondamente positivo, che si nutre non di astrazioni o proiezioni ideali,
ma di un’attenzione pastorale alla realtà. Il
documento è una lettura densa di spunti
spirituali e di sapienza pratica utile a ogni
coppia umana o a persone che desiderano
costruire una famiglia. Si vede soprattutto
che è stata frutto di esperienza concreta
con persone che sanno per esperienza che
cosa sia la famiglia e il vivere insieme per
molti anni. L’esortazione parla infatti il
linguaggio dell’esperienza.
«Novità» ma nessun «elemento di rottura» riguardo alla dottrina della Chiesa. Così è stata
presentata l’esortazione apostolica Amoris laetitia, venerdì mattina, 8 aprile, nella Sala
stampa della Santa Sede.
Il documento rimane ancorato alla tradizione pastorale prudenziale della Chiesa. E sceglie un linguaggio semplice, diretto, chiaro
che giunga a tutto il popolo di Dio. Un linguaggio che tributa un grande rispetto per
ogni uomo, considerato non un caso problematico da risolvere ma una persona con una
sua storia e un percorso peculiare.
Le parole chiave dell’esortazione, cioè «discernere e accompagnare» — come ha sottolineato il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna — non sono riservate solo
alle «cosiddette situazioni irregolari» ma valgono per tutti gli uomini, per ogni matrimonio, per ogni famiglia.
Prima del porporato austriaco era stato il
cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, a presentare motivazioni e contenuti dell’esortazione apostolica, che — aveva fatto notare — non introduce
una nuova normativa generale nella «innumerevole varietà di situazioni concrete» legate
alle famiglie ferite e alle cosiddette situazioni
«irregolari». Presente all’incontro con la stampa anche il vescovo Fabio Fabene, sottosegretario del Sinodo dei Vescovi.
A illustrare il documento anche i coniugi
Miano. Prendendo la parola dopo i due cardinali, Francesco e Giuseppina De Simone
hanno offerto la loro testimonianza di sposi
cristiani davanti a «un testo magisteriale che
nel parlare della famiglia riconduce all’essenziale, a quello che più conta», facendolo «con
un linguaggio diretto, semplice, per tutti».
Insomma per i due Amoris laetitia «non è un
testo per addetti ai lavori, per gli specialisti
della pastorale, ma per “addetti alla vita”, os-
Il chirografo indirizzato da Papa Francesco ai vescovi
per accompagnare il testo dell’esortazione apostolica «Amoris laetitia»
sia per tutti noi che, in maniera diversa, siamo parte di una famiglia».
Soffermandosi in particolare sulla parte
centrale dedicata all’amore in famiglia e sul
capitolo sull’educazione dei figli, i relatori
hanno rimarcato come in in queste pagine si
avverte che «il Papa conduce per mano a scoprire la bellezza delle nostre famiglie, imperfette, fragili, ma straordinarie, perché sorrette
nel loro quotidiano cammino dall’amore del
Signore che non si stanca, non viene meno, e
che fa nuove tutte le cose».
Attraverso questo documento, dunque, si
può «vedere il tesoro che abbiamo tra le mani, il bene grande che è nella normalità della
nostra vita. È come se — hanno spiegato i coniugi — il Papa dicesse: fermiamoci un attimo,
lasciamoci alle spalle i rumori, le corse, gli affanni, la ridda di voci che quotidianamente ci
investe fino a sommergerci, e proviamo ad
ascoltare la nostra vita in quello che ha da
dirci veramente, ascoltiamo quello che accade
dentro di noi, quello che muove il nostro cuore. Perché è in questo ascolto che impariamo
a scorgere la presenza del Signore che rende
le nostre storie “terra sacra”».
Soprattutto, hanno proseguito, «il linguaggio di Papa Francesco lascia parlare la vita
concreta delle famiglie». Anche perché «le
sue parole nascono da quell’umile ascolto a
cui aveva invitato i padri sinodali in apertura
del sinodo del 2014 e di cui egli stesso ha dato testimonianza nelle intense giornate di lavoro dei due sinodi dedicati alla famiglia: ed
è bellissima questa Chiesa che si lascia istruire
dalla famiglia». Del resto l’esortazione disegna «una grammatica delle relazioni che la
Chiesa non detta dall’alto ma che essa stessa
impara dalla vita delle famiglie. Non è una
Chiesa che sale in cattedra, è una Chiesa che
sa di essere per strada e che sceglie di starci
fino in fondo, ma che proprio per questo può
farsi maestra che aiuta a fare chiarezza e a ritrovare ogni volta il senso del procedere».
In pratica, per evocare un’immagine cara a
Papa Francesco, è il documento di «una
Chiesa che è popolo di Dio in cammino». E
a tal proposito “la categoria del cammino” appare «fondamentale per capire il senso della
vita della famiglia che traspare» dalle pagine
del documento. «Che la vita della famiglia sia
un cammino — hanno fatto notare — viene ripetuto con chiarezza; un cammino in cui non
bisogna stancarsi di guardare avanti, di avere
grandi orizzonti, non bisogna smettere di sognare, e di cui imparare a gustare e ad apprezzare ogni passo senza temere il divenire,
le trasformazioni che il cammino porta con
sé, avendo piuttosto il senso dell’imperfezione
e della crescita».
Successivamente la coppia si è soffermata
sul fatto che «l’inno alla carità, paradigma
della perfezione cristiana dell’amore e posto
al cuore di questa esortazione, sia declinato
dal Papa nel tempo e nei giorni della vita delle famiglie» e che «questo amore che è cammino nel tempo verso la pienezza è gioia che
dilata il cuore». Ma, hanno avvertito sulla
scia del documento, della gioia dell’amore bisogna avere cura. Come? Coltivandola, «crescendo nella capacità di uno sguardo che apprezza», visto che «molte ferite e crisi hanno
la loro origine quando non siamo più capaci
di questo sguardo, “smettiamo
di contemplarci” tra coniugi,
tra genitori e figli, tra fratelli».
Non solo, la gioia dell’amore
«si rafforza nelle sofferenze e
nelle battaglie vissute insieme,
cresce attraverso le parole e i
gesti che alimentano l’amore
giorno dopo giorno». E al
contempo «matura attraverso il
dialogo, il “darsi tempo”
l’ascoltare l’altro facendogli
spazio». Anche se «questo richiede che si maturi una ampiezza mentale, una flessibilità,
una ricchezza interiore senza
di cui la vita familiare diventa
asfittica e il dialogo si impoverisce».
Sempre parlando di gioia, i
coniugi Miano hanno rilanciato l’importanza delle “emozioni”. Che, hanno sottolineato,
«non vanno soffocate ma aiutate ad armonizzarsi in una
crescita di sensibilità verso l’altro». Senza dimenticare, peraltro, la “dimensione erotica
dell’amore”, che non è “un male permesso” o “un peso da
sopportare”, ma al contrario
«dono di Dio che abbellisce
l’incontro tra gli sposi». Mentre va rifiutata nella vita della
famiglia qualsiasi forma di “sottomissione”
che calpesti o limiti la libertà e la dignità
dell’altro.
Infine altri quattro aspetti dell’amore richiamati dai relatori sono stati il fatto che esso non teme il cambiamento, che genera vita,
che si fa incontro e che educa. Quanto al primo, hanno evidenziato come il prolungarsi
della vita media faccia «emergere con forza
l’esigenza di “ritornare a scegliersi a più riprese”. Non il trascinarsi stanco di relazioni prive
di luce, ma la ricchezza di un’intimità che è
nella forza di una condivisione cresciuta nel
tempo intorno a un progetto comune, affrontando insieme le difficoltà e godendo insieme
delle cose belle». E anche quando «l’aspetto
fisico muta», se «gli altri non possono più riconoscere la bellezza dell’identità dell’altro, il
coniuge innamorato continua a essere capace
di percepirla con l’istinto dell’amore». Riguardo al tema della vita, hanno fatto notare
come siano molto belle le pagine dedicate al
padre e alla madre, che mostrano il volto paterno e materno del Signore; quanto al tema
dell’incontro hanno spiegato come il Papa ricordi la presenza di nonni, zii, cugini e vicini;
mentre sull’educazione hanno sottolineato che
il Pontefice dedica passaggi decisivi oltre che
all’essere genitori, anche all’essere figli e fratelli o anziani.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
sabato 9 aprile 2016
Absalon Marticio
«Famiglia» (1999)
L’intervento dell’arcivescovo di Vienna
Semplice
come un buonasera
Di seguito il testo dell’intervento svolto
dal cardinale arcivescovo di Vienna durante la conferenza stampa di presentazione dell’esortazione apostolica.
di CHRISTOPH SCHÖNBORN
La sera del 13 marzo 2013, le prime
parole che il nuovo Papa eletto
Francesco rivolse alle persone in
piazza San Pietro e in tutto il mondo sono state: «Buona sera!» Semplici come questo saluto sono il linguaggio e lo stile del nuovo scritto
di Papa Francesco. L’esortazione
non è proprio così breve come questo semplice saluto, ma così aderente
alla realtà. In queste duecento pagine Papa Francesco parla di «amore
nella famiglia» e lo fa in modo così
concreto, così semplice, con parole
che scaldano il cuore come quel
buona sera del 13 marzo 2013. Questo è il suo stile, ed egli si augura
che si parli delle cose della vita nel
modo più concreto possibile, soprattutto se si tratta della famiglia, di
una delle realtà più elementari della
vita.
Per dirlo in anticipo: i documenti
della Chiesa spesso non appartengono a un genere letterario dei più accessibili. Questo scritto del Papa è
leggibile. E chi non si lasci spaventare dalla lunghezza, troverà gioia
nella concretezza e nel realismo di
questo testo. Papa Francesco parla
delle famiglie con una chiarezza che
difficilmente si trova nei documenti
magisteriali della Chiesa.
Prima di entrare nello scritto vorrei dire, a titolo molto personale, il
perché io lo abbia letto con gioia,
è in cammino. Deve crescere, imparare, superare nuove tappe. Conosce
il peccato e il fallimento, ha bisogno
di riconciliazione e di nuovo inizio,
e ciò fino in età avanzata (cfr. AL,
297).
Papa Francesco è riuscito a parlare di tutte le situazioni senza catalogare, senza categorizzare, con quello
sguardo di fondamentale benevolenza che ha qualcosa a che fare con il
cuore di Dio, con gli occhi di Gesù
che non escludono nessuno (cfr. AL,
297), che accoglie tutti e a tutti concede la «gioia del Vangelo». Per
questo la lettura di Amoris laetitia è
così confortante. Nessuno deve sentirsi condannato, nessuno disprezzato. In questo clima dell’accoglienza,
il discorso della visione cristiana di
matrimonio e famiglia diventa invito, incoraggiamento, gioia dell’amore al quale possiamo credere e che
non esclude nessuno, veramente e
sinceramente nessuno. Per me Amoris
laetitia è perciò soprattutto, e in primo luogo, un “avvenimento linguistico”, così come lo è già stato
l’Evangelii gaudium. Qualcosa è cambiato nel discorso ecclesiale. Questo
cambiamento di linguaggio era già
percepibile durante il cammino sinodale. Fra le due sedute sinodali
dell’ottobre 2014 e dell’ottobre 2015
si può chiaramente riconoscere come
il tono sia divenuto più ricco di stima, come si siano semplicemente accolte le diverse situazioni di vita,
senza giudicarle o condannarle subito. In Amoris laetitia questo è divenuto il continuo tono linguistico.
Dietro di ciò non c’è ovviamente solo un’opzione linguistica, bensì un
profondo rispetto di fronte ad ogni
uomo che non è mai, in primo luogo, un “caso problematico” in una
“categoria”, ma una persona inconfondibile, con la sua storia e il suo
percorso con e verso Dio. In Evangelii gaudium Papa Francesco diceva
che dovremmo toglierci le scarpe da-
Jorge Alarcón
«Famiglia»
(1970)
con gratitudine e sempre con forte
emozione. Nel discorso ecclesiale sul
matrimonio e sulla famiglia c’è spesso una tendenza, forse inconscia, a
condurre su due binari il discorso su
queste due realtà della vita. Da una
parte ci sono i matrimoni e le famiglie che sono “a posto”, che corrispondono alla regola, dove tutto “va
bene”, è “in ordine”, e poi ci sono le
situazioni “irregolari” che rappresentano un problema. Già il termine
stesso “irregolare” suggerisce che si
possa effettuare una tale distinzione
con tanta nitidezza.
Chi dunque viene a trovarsi dalla
parte degli “irregolari”, deve convivere con il fatto che i “regolari” si
trovino dall’altra parte. Come ciò sia
difficile per quelli che provengono,
essi stessi, da una famiglia patchwork, mi è noto di persona, a causa della situazione della mia propria
famiglia. Il discorso della Chiesa qui
può ferire, può dare la sensazione di
essere esclusi.
Papa Francesco ha posto la sua
esortazione sotto la frase guida: «Si
tratta di integrare tutti» (AL, 297)
perché si tratta di una comprensione
fondamentale del Vangelo: noi tutti
abbiamo bisogno di misericordia!
«Chi di voi è senza peccato scagli la
prima pietra» (Gv 8, 7). Tutti noi, a
prescindere dal matrimonio e dalla
situazione familiare in cui ci troviamo, siamo in cammino. Anche un
matrimonio in cui tutto “vada bene”
vanti al terreno sacro dell’altro (EG,
36). Quest’atteggiamento fondamentale attraversa tutta l’esortazione. Ed
esso è anche il motivo più profondo
per le altre due parole chiave: discernere e accompagnare. Tali parole
non valgono solo per le “cosiddette
situazioni irregolari” (Papa Francesco sottolinea questo “cosiddette”!),
ma valgono per tutti gli uomini, per
ogni matrimonio, per ogni famiglia.
Tutti, infatti, sono in cammino e tutti hanno bisogno di “discernimento”
e di ”accompagnamento”.
La mia grande gioia per questo
documento sta nel fatto che esso
coerentemente superi l’artificiosa,
esteriore, netta divisione fra “regolare” e “irregolare” e ponga tutti sotto
l’istanza comune del Vangelo, secondo le parole di san Paolo: «Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!» (Rom, 11, 32).
Questo
continuo
principio
dell’“inclusione” preoccupa ovviamente alcuni. Non si parla qui in favore del relativismo? Non diventa
permissivismo la tanto evocata misericordia? Non esiste più la chiarezza
dei limiti che non si devono superare, delle situazioni che oggettivamente vanno definite irregolari, peccaminose? Quest’esortazione non favoreggia un certo lassismo, un everything goes? La misericordia propria
di Gesù non è invece, spesso, una
misericordia severa, esigente?
Per chiarire ciò: Papa Francesco
non lascia nessun dubbio sulle sue
intenzioni e sul nostro compito:
«Come cristiani non possiamo rinunciare a proporre il matrimonio
allo scopo di non contraddire la sensibilità attuale, per essere alla moda,
o per sentimenti di inferiorità di
fronte al degrado morale e umano.
Staremmo privando il mondo dei valori che possiamo e dobbiamo offrire. Certo, non ha senso fermarsi a
una denuncia retorica dei mali attuali, come se con ciò potessimo cambiare qualcosa. Neppure serve pretendere di imporre norme con la forza dell’autorità. Ci è chiesto uno
sforzo più responsabile e generoso,
che consiste nel presentare le ragioni
e le motivazioni per optare in favore
del matrimonio e della famiglia, così
che le persone siano più disposte a
rispondere alla grazia che Dio offre
loro» (AL, 35).
Papa Francesco è convinto che la
visione cristiana del matrimonio e
della famiglia abbia anche oggi
un’immutata forza di attrazione. Ma
egli esige “una salutare reazione autocritica”: «Dobbiamo esser umili e
realisti, per riconoscere che a volte il
nostro modo di presentare le convinzioni cristiane e il modo di trattare
le persone hanno aiutato a provocare ciò di cui oggi ci lamentiamo»
(AL, 36). «Abbiamo presentato un
ideale teologico del matrimonio
troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione
concreta e dalle effettive possibilità
delle famiglie così come sono. Questa idealizzazione eccessiva, soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario» (AL, 36).
Mi permetto di raccontare qui
un’esperienza del Sinodo dell’ottobre scorso: che io sappia, due dei
tredici circuli minores hanno iniziato
il loro lavoro facendo in primo luogo raccontare ad ogni partecipante
la propria situazione familiare. Ben
presto è emerso che quasi tutti i vescovi o gli altri partecipanti del circulus minor si sono confrontati, nelle
loro famiglie, con i temi, le preoccupazioni, le “irregolarità” di cui noi,
nel Sinodo, abbiamo parlato in maniera un po’ troppo astratta. Papa
Francesco ci invita a parlare delle
nostre famiglie “così come sono”. Ed
ora la cosa magnifica
del cammino sinodale e
del suo proseguimento
con Papa Francesco:
questo sobrio realismo
sulle famiglie “così come sono” non ci allontana affatto dall’ideale! Al
contrario: Papa Francesco riesce, con i lavori
di ambedue i sinodi, a
rivolgere alle famiglie
uno sguardo positivo,
profondamente ricco di
speranza. Ma questo sguardo incoraggiante sulle famiglie richiede
quella “conversione pastorale” di cui
l’Evangelii gaudium parlava in maniera così entusiasmante. Il testo seguente dell’Amoris laetitia ricalca le
grandi linee di tale “conversione pastorale”:
«Per molto tempo abbiamo creduto che solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali,
senza motivare l’apertura alla grazia,
avessimo già sostenuto a sufficienza
le famiglie, consolidato il vincolo degli sposi e riempito di significato la
loro vita insieme. Abbiamo difficoltà
a presentare il matrimonio più come
un cammino dinamico di crescita e
realizzazione che come un peso da
sopportare per tutta la vita. Stentiamo anche a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al
Vangelo in mezzo ai loro limiti e
possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli
schemi. Siamo chiamati a formare le
coscienze, non a pretendere di sostituirle» (AL, 37).
Papa Francesco parla da una profonda fiducia nei cuori e nella nostalgia degli uomini. Lo esprimono
molto bene le sue esposizioni
sull’educazione. Si percepisce qui la
grande tradizione gesuitica dell’educazione alla responsabilità personale.
Egli parla di due pericoli contrari: il
lassez-faire e l’ossessione di volere
controllare e dominare tutto. Da una
parte è vero che «la famiglia non
può rinunciare ad essere luogo di sostegno, di accompagnamento, di
guida... C’è sempre bisogno di vigilanza. L’abbandono non fa mai bene» (AL, 260).
Ma la vigilanza può diventare anche esagerata: «L’ossessione non è
educativa, e non si può avere un
controllo di tutte le situazioni in cui
un figlio potrebbe trovarsi a passare
(...). Se un genitore è ossessionato di
sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti, cercherà solo di dominare il suo spazio.
In questo modo non lo educherà,
non lo rafforzerà, non lo preparerà
ad affrontare le sfide. Quello che interessa principalmente è generare nel
figlio, con molto amore, processi di
maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di
coltivazione dell’autentica autonomia» (AL, 261). Trovo che sia molto
illuminante mettere in connessione
questo pensiero sull’educazione con
quelli che riguardano la prassi pastorale della Chiesa. Infatti, proprio in
questo senso Papa Francesco torna
spesso a parlare della fiducia nella
coscienza dei fedeli: «Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle» (AL, 37). La
grande questione ovviamente è questa: come si forma la coscienza? Come pervenire a quello che è il concetto chiave di tutto questo grande
documento, la chiave per comprendere correttamente le intenzioni di
Papa Francesco: “il discernimento
personale”, soprattutto in situazioni
difficili, complesse? Il “discernimento” è un concetto centrale degli esercizi ignaziani. Questi, infatti, devono
aiutare a discernere la volontà di
Dio nelle situazioni concrete della
vita. È il “discernimento” a fare della
persona una personalità matura, e il
cammino cristiano vuole essere di
aiuto al raggiungimento di questa
maturità personale: non a formare
automi condizionati dall’esterno, telecomandati, ma persone maturate
nell’amicizia con Cristo. Solo laddove è maturato questo “discernimento” personale è anche possibile pervenire a un “discernimento pastorale”, il quale è importante soprattutto
«davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il
Signore ci propone» (AL, 6). Di questo “discernimento pastorale” parla
l’ottavo capitolo, un capitolo probabilmente di grande interesse per
l’opinione pubblica ecclesiale, ma
anche per i media.
Devo tuttavia ricordare che Papa
Francesco ha definito come centrali i
capitoli 4 e 5 (“i due capitoli centrali”), non solo in senso geografico,
ma per il loro contenuto: «Non potremo incoraggiare un cammino di
fedeltà e di reciproca donazione se
non stimoliamo la crescita, il consolidamento
e
l’approfondimento
dell’amore coniugale e familiare»
(AL, 89). Questi due capitoli centrali
di Amoris laetitia saranno probabilmente saltati da molti per arrivare
subito alle cosiddette “patate bollenti”, ai punti critici. Da esperto pedagogo, Papa Francesco sa bene che
niente attira e motiva così fortemente
come
l’esperienza
positiva
dell’amore. “Parlare dell’amore” (AL,
89) — ciò procura chiaramente una
grande gioia a Papa Francesco, ed
egli parla dell’amore con grande vivacità, comprensibilità, empatia. Il
quarto capitolo è un ampio commento all’“Inno alla carità” del tredicesimo capitolo della prima lettera ai
Corinzi. Raccomando a tutti la meditazione di queste pagine. Esse incoraggiano a credere nell’amore (cfr.
1 Gv, 4, 16) e ad avere fiducia nella
sua forza. È qui che crescere, un’al-
tra parola chiave dell’Amoris laetitia,
ha la sua “sede principale”: in nessun altro luogo si manifesta così
chiaramente, come nell’amore, che si
tratta di un processo dinamico nel
quale l’amore può crescere, ma può
anche raffreddarsi. Posso solo invitare a leggere e a gustare questo delizioso capitolo. Ci tengo a far notare
un aspetto: Papa Francesco parla
qui, con una chiarezza che è rara,
del ruolo che anche le passiones, le
passioni, le emozioni, l’eros, la sessualità hanno nella vita matrimoniale
e familiare. Non è un caso che Papa
Francesco si riallacci qui in modo
particolare a san Tommaso d’Aquino, il quale attribuisce alle passioni
un ruolo così importante, mentre la
morale moderna, spesso puritana, le
ha screditate o trascurate.
È qui che il titolo dell’esortazione
del Papa trova la sua più piena
espressione: Amoris laetitia! Qui si
capisce come sia possibile riuscire «a
scoprire il valore e la ricchezza del
matrimonio» (AL, 205). Ma qui si
rende anche dolorosamente visibile
quanto male facciano le ferite
d’amore, come siano laceranti le
esperienze di fallimento delle relazioni. Per questo non meraviglia che
sia soprattutto l’ottavo capitolo ad
attirare l’attenzione e l’interesse. Infatti la questione di come la Chiesa
tratti queste ferite, di come tratti il
fallimento dell’amore, è diventata
per molti una questione-test per capire se la Chiesa sia davvero il luogo
in cui si possa sperimentare la Misericordia di Dio.
Questo capitolo deve molto all’intenso lavoro dei due Sinodi, alle ampie discussioni nell’opinione pubblica ed ecclesiale. Qui si manifesta la
fecondità del modo di procedere di
Papa Francesco. Egli desiderava
espressamente una discussione aperta sull’accompagnamento pastorale
di situazioni complesse e ha potuto
ampiamente fondarsi sui testi che i
due Sinodi gli hanno presentato per
mostrare come si possa «accompagnare, discernere e integrare la fragilità» (AL, 291).
Papa Francesco fa esplicitamente
sue le dichiarazioni che ambedue i
Sinodi gli hanno presentato: «I Padri sinodali hanno raggiunto un
consenso generale, che sostengo»
(AL, 297). Per quanto riguarda i divorziati risposati con rito civile egli
sostiene: «Accolgo le considerazioni
di molti Padri sinodali, i quali hanno voluto affermare che (...) la logica dell’integrazione è la chiave del
loro accompagnamento pastorale...
Essi non solo non devono sentirsi
scomunicati, ma possono vivere e
maturare come membra vive della
Chiesa, sentendola come un madre
che li accoglie sempre...» (AL, 299).
Ma cosa significa ciò concretamente? Molti si pongono, a ragione,
questa domanda. Le risposte decisive si trovano in Amoris laetitia 300.
Esse offrono certamente ancora materia per ulteriori discussioni. Ma esse sono anche un importante chiarimento e un’indicazione per il cammino da seguire: «Se si tiene conto
dell’innumerevole varietà di situazioni concrete (...) è comprensibile che
non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi». Molti si aspettavano una tale norma. Resteranno delusi. Che cosa è possibile? Il Papa lo dice con tutta chiarezza: «È possibile soltanto un nuovo
incoraggiamento ad un responsabile
discernimento personale e pastorale
dei casi particolari».
E come possa e debba essere questo discernimento personale e pastorale è tema dell’intera sezione di
Amoris laetitia 300-312. Già nel Sinodo del 2015, in appendice agli enun-
ciati del Circulus germanicus fu proposto un Itinerarium del discernimento, dell’esame di coscienza che
Papa Francesco ha fatto suo.
«Si tratta di un itinerario di accompagnamento e di discernimento
che orienta questi fedeli alla presa di
coscienza della loro situazione davanti a Dio». Ma Papa Francesco ricorda anche che «questo discernimento non potrà mai prescindere
dalle esigenze di verità e di carità
del Vangelo proposte dalla Chiesa»
(AL, 300).
Papa Francesco menziona due posizioni erronee. Una è quella del rigorismo: «Un pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari”, come se fossero
pietre che si lanciano contro la vita
delle persone. È il caso dei cuori
chiusi, che spesso si nascondono
perfino dietro gli insegnamenti della
Chiesa» (AL, 305). D’altro canto, la
Chiesa non deve assolutamente «rinunciare a proporre l’ideale pieno
del matrimonio, il progetto di Dio
in tutta la sua grandezza» (AL, 307).
Si pone naturalmente la domanda: e cosa dice il Papa a proposito
dell’accesso ai sacramenti per persone che vivono in situazioni “irregolari”? Già Papa Benedetto aveva detto
che non esistono delle “semplici ricette” (AL, 298, nota 333). E Papa
Francesco torna a ricordare la necessità di discernere bene le situazioni
nella linea della Familiaris consortio
(1984) di san Giovanni Paolo II (AL,
298). «Il discernimento deve aiutare
a trovare le strade possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti. Credendo che tutto sia bianco
o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che
danno gloria a Dio» (AL, 305). E Papa Francesco ci ricorda una frase importante che aveva scritto nell’Evangelii gaudium 44: «Un piccolo passo,
in mezzo a grandi limiti umani, può
essere più gradito a Dio della vita
esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare
importanti difficoltà» (AL, 304). Nel
senso di questa via caritatis (AL, 306)
il Papa afferma, in maniera umile e
semplice, in una nota (351), che si
può dare anche l’aiuto dei sacramenti in «certi casi». Ma allo scopo egli
non ci offre una casistica, delle ricette, bensì ci ricorda semplicemente
due delle sue frasi famose: «Ai sacerdoti ricordo che il confessionale
non dev’essere una sala di tortura
bensì il luogo della misericordia del
Signore» (EG, 44) e l’Eucarestia
«non è un premio per i perfetti, ma
un generoso rimedio e un alimento
per i deboli» (EG, 44).
Non è una sfida eccessiva per i
pastori, per le guide spirituali, per le
comunità, se il «discernimento delle
situazioni» non è regolato in modo
più preciso? Papa Francesco conosce
questa preoccupazione: «comprendo
coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad
alcuna confusione» (AL, 308). Ad essa egli obietta dicendo: «poniamo
tante condizioni alla misericordia
che la svuotiamo di senso concreto e
di significato reale, e quello è il modo peggiore di annacquare il Vangelo» (AL, 311).
Papa Francesco confida nella
«gioia dell’amore». L’amore sa trovare la via. È la bussola che ci indica
la strada. Esso è il traguardo e il
cammino stesso, perché Dio è l’amore e perché l’amore è da Dio. Niente
è così esigente come l’amore. Esso
non si può avere a buon mercato.
Per questo nessuno deve temere che
Papa Francesco ci inviti, con Amoris
laetitia, a un cammino troppo facile.
Il cammino non è facile, ma è pieno
di gioia!
L’OSSERVATORE ROMANO
sabato 9 aprile 2016
pagina 7
La presentazione del segretario generale del Sinodo dei vescovi
Buona notizia
per le famiglie
Pubblichiamo il testo della presentazione svolta dal cardinale segretario generale del Sinodo dei vescovi.
di LORENZO BALDISSERI
Sono lieto e onorato di presentare oggi
l’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia che Papa Francesco ha firmato
il 19 marzo scorso, solennità di San Giuseppe, e che oggi si rende pubblica. Anzitutto mi è gradito esprimere viva riconoscenza al Santo Padre, per aver donato alla Chiesa il prezioso documento sull’amore nella famiglia. Ringrazio inoltre tutti
coloro che a vario titolo hanno offerto il
loro contributo; in particolare i padri sinodali delle due assemblee, il relatore
generale e il segretario speciale, il Pontificio Consiglio per la famiglia e il suo presidente.
È significativo che Amoris laetitia esca in
pieno giubileo della misericordia: il testo
vi fa riferimento tre volte e cita direttamente la bolla di indizione sei volte. Il
documento corona il lavoro biennale del
sinodo, la cui grande riflessione ha investito tutte le dimensioni dell’istituto familiare, che oggi risente di una forte crisi nel
mondo intero. Le società umane, segnate
da conflitti e violenze, hanno bisogno di
riconciliazione e di perdono a cominciare
Il principio secondo il quale «il tempo
è superiore allo spazio» (EG, 222-225; AL,
3, 261) indica che occorre tempo ed esistono modalità diverse mediante le quali trovare soluzioni più adatte alle differenti situazioni. Al riguardo, l’esortazione dice:
«Nella Chiesa è necessaria una unità di
dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce
che esistano diversi modi di interpretare
alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano» (AL, 3).
Ad esempio, il testo fa riferimento a tre situazioni emblematiche in cui il trascorrere
del tempo è necessario: nella preparazione
al matrimonio (cfr. AL, 205-216); nell’educazione dei figli (cfr. AL, 261); nel superamento del lutto in famiglia (cfr. AL, 255).
La chiave di lettura
In pieno accordo con il tempo giubilare
che la Chiesa sta vivendo, l’adeguata chiave di lettura del documento è «la logica
della misericordia pastorale» (AL, 307-312).
Il Santo Padre afferma chiaramente la
dottrina sul matrimonio e la famiglia, specialmente nel capitolo terzo, e la propone
come ideale irrinunciabile. Riferendosi ai
giovani, egli afferma: «Per evitare qualsiasi
interpretazione deviata, ricordo che in nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio, il
progetto di Dio in tutta la sua grandezza.
«Ritratto di famiglia» (arte afroamericana)
dal loro nucleo vitale: la famiglia. Il giubileo della misericordia è davvero una buona notizia per le famiglie di ogni continente, specialmente per quelle ferite e
umiliate.
Il titolo
Il titolo Amoris laetitia è in piena continuità con l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: dalla gioia del Vangelo alla
gioia dell’amore nella famiglia. Il cammino sinodale ha presentato la bellezza della
famiglia parlando dell’amore: esso costituisce il fondamento dell’istituto familiare,
perché Dio è amore tra persone, è Trinità
e non solitudine. In questo documento il
Santo Padre approfondisce il «Vangelo del
matrimonio e della famiglia» (AL, 89) e
offre concreti orientamenti pastorali che,
nella continuità, acquistano un valore e
una dinamica nuova.
«L’insieme degli interventi dei Padri,
che ho ascoltato con costante attenzione,
mi è parso un prezioso poliedro» (AL, 4)
— scrive il Santo Padre, riprendendo la figura geometrica già impiegata in Evangelii
gaudium (cfr. 236). Infatti, il risultato del
lavoro sinodale dei Padri raccoglie la pluralità delle esperienze e dei punti di vista
delle Chiese particolari. Il confronto tra
opinioni diverse è avvenuto con libertà e
franchezza, che ha permesso di pervenire
ad un risultato quasi unanimemente condiviso.
[...] Oggi, più importante di una pastorale
dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture» (AL, 307). D’altra parte, il Papa non
dimentica di rivolgere la sua attenzione alle fragilità delle famiglie e persino al loro
fallimento, e riprende un passo di Evangelii gaudium (n. 44): «“senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le
possibili tappe di crescita delle persone
che si vanno costruendo giorno per giorno”, lasciando spazio alla “misericordia
del Signore che ci stimola a fare il bene
possibile”» (AL, 308).
La struttura
L’esortazione è composta di nove capitoli, suddivisi in 325 numeri, con 391 note,
e la preghiera finale alla Santa Famiglia.
Il Santo Padre spiega lo sviluppo del documento (cfr. AL, 6): l’ouverture, ispirata
alla Sacra Scrittura (capitolo I), dà il tono
adeguato al documento, per passare poi a
considerare la situazione attuale delle famiglie (capitolo II), alla luce dell’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la famiglia (capitolo III). All’amore nel matrimonio (capitolo IV), che diventa fecondo
nella famiglia (capitolo V), spetta il posto
centrale nel documento. Seguono alcuni
orientamenti pastorali per costruire famiglie solide e feconde, secondo il piano di
Dio (capitolo VI), e per fortificare l’educazione dei figli (capitolo VII). Il capitolo
è un invito alla misericordia e al discernimento pastorale di fronte a situazioni che non rispondono pienamente
all’ideale che il Signore propone. L’esortazione si conclude con alcune linee di spiritualità familiare (capitolo IX).
Nell’introduzione, Papa Francesco stesso spiega la ragione della inevitabile estensione del testo. La riflessione del cammino
sinodale ha fatto sì che l’esortazione
apostolica post-sinodale comprendesse
non solo le questioni strettamente inerenti
alla famiglia, ma anche molti e diversi temi. La lunghezza e l’articolazione del testo richiedono una lettura non affrettata,
non necessariamente continua, anche a seconda dell’interesse dei diversi lettori (cfr.
AL, 7).
VIII
Le fonti
Amoris laetitia è una ulteriore eminente
espressione del pontificato di Papa Francesco; rappresenta una splendida sintesi e
proiezione verso ulteriori orizzonti. La base fondamentale dell’esortazione è costituita dai documenti conclusivi delle due
assemblee sinodali sulla famiglia: 52 citazioni della Relatio synodi 2014 e 84 della
Relatio finalis 2015, per un totale di 136. In
tal modo il Santo Padre attribuisce una
grande importanza al lavoro collegiale e
sinodale, accogliendolo e integrandolo.
Inoltre, il testo è
corredato di numerosi
riferimenti ai Padri
della Chiesa (san Leone Magno e sant’Agostino), ai teologi medioevali e moderni (san
Tommaso, citato 19
volte; san Domenico;
beato Giordano di
Sassonia; Alessandro
di Hales; sant’Ignazio
di Loyola, 3 volte; san
Roberto Bellarmino;
san Giovanni della
Croce); agli autori con(Joseph
temporanei
Pieper, Antonin Sertillanges, Gabriel Marcel, Erich Fromm,
Santa Teresa di Lisieux, Dietrich Bonhoeffer, Jorge Luis
Borges, Octavio Paz,
Mario Benedetti, Martin Luther King). Tra
i documenti pontifici
dei predecessori vengono citati, ad esempio: Casti connubii di
Pio XI; Mystici corpori
Christi di Pio XII; Humanae vitae del beato
Paolo VI (2 volte più 4
volte in altri documenti citati nel testo);
le Catechesi sull’amore
umano (23 volte) e Familiaris consortio (21
volte più 6) di san
Giovanni Paolo II;
Deus caritas est di Benedetto XVI (9 volte
più 1). Il concilio Vaticano II viene citato
ben 22 volte più 6; il Catechismo della
Chiesa cattolica 13 volte più 2. Inoltre, oltre
a 16 più 1 citazioni di Evangelii gaudium,
spiccano le Catechesi sulla famiglia di Papa
Francesco pronunciate in occasione delle
udienze generali, che vengono citate 50
volte. Infine, vengono citati 12 volte altri
documenti della Santa Sede e 10 volte documenti di conferenze episcopali.
Degne di nota sono le espressioni che il
Santo Padre usa per attribuire rilevanza al
lavoro condotto per due anni dai vescovi
di tutto il mondo con le loro Chiese,
quando dice: «sostengo» (AL, 297), «accolgo» (AL, 299), «considero molto appropriato» (AL, 302). Sono una ventina le volte in cui nel testo l’autore si riferisce esplicitamente al sinodo o ai padri sinodali.
Alcuni punti salienti
1) Il documento porge uno sguardo positivo sulla bellezza dell’amore coniugale e
sulla famiglia, in un’epoca di crisi globale
di cui soffrono principalmente le famiglie.
Lo spazio dedicato all’amore e alla sua fecondità, in particolare nei capitoli IV-V,
rappresenta un contributo originale, sia
per il contenuto generale sia per il modo
di esporlo. Ogni espressione dell’amore
nell’inno alla carità di san Paolo (cfr. 1
Cor 13, 4-7) è una meditazione spirituale
ed esistenziale per la vita degli sposi, tratteggiata con sapiente introspezione,
propria di un’esperta guida spirituale, che
Isabel Naude, «Picnic in famiglia»
conduce
alla
crescita
nella
carità
coniugale.
2) Al vescovo è affidato il compito di
condurre il Popolo di Dio, sull’esempio di
Gesù buon pastore che «chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori» (Gv
10, 3). Il servizio pastorale del vescovo
comporta anche l’esercizio del potere giudiziale che, attraverso i due motu proprio
Mitis iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Iesus, il Santo Padre ha così definito:
«Attraverso di essi ho anche voluto rendere evidente che lo stesso Vescovo nella sua
Chiesa, di cui è costituito pastore e capo,
è per ciò stesso giudice tra i fedeli a lui affidati» (AL, 244). Ne consegue che il vescovo, attraverso presbiteri e operatori pastorali adeguatamente preparati, disponga
servizi appropriati per coloro che sono in
condizioni di disagio familiare, di crisi e
di fallimento.
3) Come ogni pastore, Papa Francesco
rivolge la sua sollecitudine paterna alla
«innumerevole varietà di situazioni concrete» (AL, 300). Pertanto, egli afferma: «è
comprensibile che non ci si dovesse
aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi»
(ib.). Dal momento che — come il Sinodo
ha affermato — «il grado di responsabilità
non è uguale in tutti i casi», occorre procedere con «un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari» (ib.).
I battezzati che vivono in una seconda
unione devono essere integrati e non
esclusi. L’esortazione al riguardo è molto
chiara: «La loro partecipazione può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre
perciò discernere quali delle diverse forme
di esclusione attualmente praticate [...]
possano essere superate» (AL, 299).
Per accompagnare e integrare le persone
che vivono in situazioni cosiddette “irregolari” è necessario che i pastori le guardino in faccia una per una. Il documento
dice: «I presbiteri hanno il compito di
“accompagnare le persone interessate sulla
via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del
Vescovo”» (AL, 300). In questo processo
di discernimento «sarà utile fare un esame
di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento. I divorziati risposati
dovrebbero chiedersi come si sono comportati verso i loro figli quando l’unione
coniugale è entrata in crisi; se ci sono stati
tentativi di riconciliazione; come è la situazione del partner abbandonato; quali
conseguenze ha la nuova relazione sul resto della famiglia e la comunità dei fedeli;
quale esempio essa offre ai giovani che si
devono preparare al matrimonio» (ib.).
Il discernimento avviene attraverso il
«colloquio col sacerdote, in foro interno,
[che] concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla
vita della Chiesa e sui passi che possono
favorirla e farla crescere» (ib.).
4) Nella prospettiva del compimento
dell’ideale del matrimonio, l’esortazione
ha innanzitutto messo in grande rilievo la
preparazione dei fidanzati al sacramento,
al fine di fornire «loro gli elementi neces-
sari per poterlo ricevere con le migliori disposizioni e iniziare con una certa solidità
la vita familiare» (AL, 207). Il Papa afferma che, in questa preparazione, occorre
attingere alle «convinzioni dottrinali» e alle «preziose risorse spirituali» della Chiesa, come anche ricorrere a «percorsi pratici, consigli ben incarnati, strategie prese
dall’esperienza, orientamenti psicologici»
(AL, 211).
L’esortazione indica, inoltre, la necessità
che questo cammino prosegua anche dopo
la celebrazione, specialmente nei primi anni di vita coniugale. Ai giovani sposi il
Papa ricorda che «il matrimonio non può
intendersi come qualcosa di concluso. [...]
Lo sguardo si rivolge al futuro che bisogna costruire giorno per giorno con la
grazia di Dio» (AL, 218).
5) Il documento ricorda che «i Padri
hanno anche considerato la situazione
particolare di un matrimonio solo civile o,
fatte salve le differenze, persino di una
semplice convivenza in cui, «quando
l’unione raggiunge una notevole stabilità
attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità
nei confronti della prole, da capacità di
superare le prove, può essere vista come
un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio» (AL, 293).
6) Nell’accompagnare le fragilità e curare le ferite, il principio della gradualità
nella pastorale riflette la pedagogia divina:
come Dio si prende cura di tutti i suoi figli, a cominciare dai più deboli e lontani,
così «la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo
imperfetto» (AL, 78), poiché tutti devono
essere integrati nella vita della comunità
ecclesiale (cfr. AL, 297). Il Papa afferma,
infatti, che «nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la
logica del Vangelo!» (ib.).
Non limitandosi alle situazioni cosiddette “irregolari”, l’esortazione, quindi, dischiude l’ampio orizzonte della grazia immeritata e della misericordia incondizionata per «tutti, in qualunque situazione si
trovino» (ib.).
Di fronte ai grandi avvenimenti che
sconvolgono il mondo odierno, si scopre
la grandezza di Dio e il suo amore per
l’uomo che, ferito costantemente, ha bisogno di essere accolto e curato da Cristo,
buon samaritano dell’umanità. Dalla consapevolezza che Dio offre e regala misericordia e che «la città dell’uomo non è
promossa solo da rapporti di diritti e di
doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione» (CV, 6), emerge la necessità di
oltrepassare l’orizzonte umano della giustizia con uno scatto, un salto in avanti.
Questo viene soltanto dall’amore, che diventa misericordioso dinanzi alle fragilità
umane, ed è capace di infondere coraggio
e speranza. In tale contesto si colloca
l’esortazione apostolica, che con questa
espressione tocca il cuore del Vangelo e risana quello dell’uomo ferito: «la misericordia è la pienezza della giustizia e la
manifestazione più luminosa della verità
di Dio» (AL, 311).
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
sabato 9 aprile 2016
Alla Papal Foundation il Pontefice ricorda che la carità è riflesso dell’amore di Dio
Opera di misericordia
Condividere la misericordia di Cristo
con quanti «sono spiritualmente e
materialmente nel bisogno mediante le opere,
con quello spirito di generosità e tenerezza
che riflette l’incommensurabile bontà di Dio»:
è la consegna che Francesco ha affidato
ai membri della Papal foundation,
organizzazione caritativa statunitense, ricevuti
in udienza venerdì mattina, 8 aprile,
nella Sala Clementina.
Eminenze, Eccellenze,
Cari amici in Cristo,
Sono lieto di dare il benvenuto a tutti voi,
membri, amministratori e “Stewards of
Saint Peter” della Papal Foundation in occasione del vostro annuale pellegrinaggio
in Vaticano. È una gioia per me trovarmi
di nuovo con voi ed esprimere il mio apprezzamento per la vostra generosità verso
il mio ministero e verso la Chiesa nel
mondo. Vi dico grazie a nome di tutti coloro che ricevono assistenza mediante il
vostro impegno di carità.
Quest’anno il vostro pellegrinaggio si
svolge nell’ambito del Giubileo della Misericordia, durante il quale contempliamo
il mistero della misericordia, che è fonte di
gioia, serenità e pace, e dalla quale dipen-
de la nostra salvezza (cfr. Bolla Misericordiae vultus, 2). Siamo chiamati da Cristo a
condividere questa misericordia con coloro
che sono spiritualmente e materialmente
nel bisogno mediante le opere di misericordia spirituali e corporali, con quello
spirito di generosità e tenerezza che riflette l’incommensurabile bontà di Dio.
In qualità di membri, amministratori e
Stewards della Papal Foundation, le opere
di misericordia sono al cuore della vostra
missione. Mediante il vostro generoso aiuto ai progetti diocesani, parrocchiali e delle comunità, come pure attraverso l’offerta
di borse di studio, voi assistete molte persone perché rispondano efficacemente ai
bisogni presenti nelle loro comunità e portare avanti in modo sempre più proficuo
le opere di misericordia. In questo modo,
la vostra carità si irradia nel mondo, offrendo nuove iniziative che aiutano ad
espandere l’abbraccio misericordioso del
Padre.
Spero che, con la grazia di Dio, questi
giorni di pellegrinaggio siano per voi un
nuovo forte invito alla santità e un’esperienza intensa della misericordia di Dio.
San Paolo ci ricorda di non stancarci mai
di compiere il bene (cfr. Gal 6, 9; 2 Ts 3,
Francesco torna a denunciare la piaga del traffico di esseri umani
13). Possa il Padre celeste sostenervi nelle
vostre opere buone, ma soprattutto possa
condurvi ad una fede e ad un’esperienza
sempre più profonda del suo infinito amore. Sappiate che le mie preghiere e la mia
benedizione vi accompagnano; e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.
Grazie!
Dieci milioni di dollari
per la solidarietà
Ben 128 progetti finanziati per oltre
nove milioni di dollari e borse di
studio per settecentosessantamila
dollari erogate a sacerdoti, religiosi e
laici che studiano a Roma: è il bilancio dell’attività della Papal foundation presentato a Francesco dal cardinale presidente Donald Wuerl, arcivescovo di Washington. Nel contempo il porporato ha assicurato
un’offerta di dieci milioni di dollari
per la carità del Papa, che sommati
a quelli degli anni scorsi — dal 1990
a oggi — danno un ammontare di oltre 106 milioni e seicentomila dollari.
Crimine
contro l’umanità
Nomine episcopali
Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in Spagna, Venezuela,
Canada, Colombia e il vicariato di Roma.
Gerardo Melgar Viciosa
vescovo di Ciudad Real (Spagna)
Nato in Cervatos de la Cueza, Palencia, il 24 settembre 1948,
ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel seminario diocesano locale ed è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1973. Tre
anni dopo ha conseguito la licenza in teologia alla Pontificia
università Gregoriana. È stato economo di vari villaggi a Palencia (1973), coadiutore di San Lazaro a Palencia (1976), formatore
(1977-1982) e poi rettore (1982-1987) del seminario minore di Palencia a Carrión de los Condes, vicario parrocchiale (1987-1993)
e poi parroco moderatore (1995-2005) di San José in Palencia,
vicario per la pastorale (1993-1999), delegato diocesano per la
pastorale familiare (2000-2005), vicario generale (2005-2008),
amministratore apostolico sede vacante (gennaio-settembre
2006). Nominato Vescovo di Osma-Soria il 1° maggio 2008, ha
ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 6 luglio. Nella
Conferenza episcopale è stato membro della commissione per
l’apostolato dei laici, e dal marzo 2014 è membro della sottocommissione per la famiglia e la difesa della vita.
«La grave questione della schiavitù moderna e
del traffico di esseri umani» oggi «continua a
essere una piaga in tutto il mondo» e costituisce
un vero e proprio «crimine contro l’umanità».
Lo scrive Papa Francesco nel messaggio inviato
all’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l’O rganizzazione delle Nazioni Unite, in occasione della
conferenza sul tema, che si è tenuta giovedì 7
aprile, nel Palazzo di Vetro a New York.
Nel testo in inglese il Pontefice esprime il suo
compiacimento per l’iniziativa, organizzata in
collaborazione con il cosiddetto “Gruppo Santa
Marta”, l’alleanza di responsabili di polizia e di
vescovi cattolici di tutto il mondo, che operano
con la società civile per sradicare il traffico di
esseri umani e garantire cure pastorali alle vittime, riunitasi per la prima volta nell’aprile 2014
proprio nella Domus scelta da Francesco come
residenza papale. In quella circostanza il Pontefice definì il traffico di esseri umani una ferita
aperta nel corpo della società contemporanea.
Altre riunioni del gruppo a livello internazionale si sono tenute a Londra (dicembre 2014) e a
Madrid (ottobre 2015).
Nel messaggio la gratitudine di Francesco va
anche agli Stati membri dell’Onu e alle diverse
organizzazioni governative, civili e religiose
«impegnate a combattere questo crimine contro
l’umanità», insieme con l’incoraggiamento —
mentre si svolge la riflessione sulle molteplici
cause del fenomeno — a «rafforzare i vincoli di
cooperazione e di comunicazione, che sono essenziali per porre fine alla sofferenza dei tanti
uomini, donne e bambini che oggi vengono ridotti in schiavitù e venduti come se fossero
semplice merce». Solo così infatti, spiega Francesco, «sarà possibile promuovere soluzioni e
misure preventive che consentano di affrontare
questo male a ogni livello della società». Del resto, la recente approvazione dell’Agenda 2030,
con i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, al numero 8.7 dice testualmente: «Prendere misure
immediate ed efficaci per eradicare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla
tratta degli esseri umani, e garantire il divieto e
l’eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile, in particolare il reclutamento e l’utilizzo
dei bambini soldato, e, entro il 2025, porre fine
al lavoro minorile in tutte le sue forme».
Da qui l’auspicio papale che nei dibattiti venga sempre tenuta «presente la dignità di ogni
persona», riconoscendo «in ogni sforzo un servizio autentico ai più poveri ed emarginati della
società, che troppo spesso vengono dimenticati
e non hanno voce».
Infine il Pontefice assicura a «tutti i presenti
il saldo impegno della Chiesa cattolica a lottare
contro questo crimine e a prendersi cura di tutte
le sue vittime».
Polito Rodríguez Méndez
vescovo di San Carlos de Venezuela (Venezuela)
Nato a Santa Bárbara, diocesi di Barinas, il 13 agosto 1967,
ha ricevuto la formazione nel seminario maggiore della Fraternità dei sacerdoti operai diocesani. Ha conseguito la licenza in
filosofia e quella in teologia presso l’Università Santa Rosa de
Lima di Caracas, la licenza in teologia morale alla Pontificia
università della Santa Croce in Roma, il master in docenza universitaria e il dottorato in scienze dell’educazione all’università
“Fermín Toro” di Venezuela. Ordinato sacerdote il 31 luglio
1999, nella diocesi di Barinas è stato: vicario parrocchiale e parroco di Santo Domingo de Guzmán a Ciudad Bolivia; parroco
di San Miguel Arcángel a El Cantón, di Nuestra Señora del
Carmén a Punta de Piedra, di Nuestra Señora del Rosario a
Barinas; parroco della cattedrale, direttore diocesano per la pa-
Cor unum in risposta all’appello del Papa
Missione Ucraina
Nel corso del Regina caeli di domenica scorsa, 3 aprile, Papa Francesco
ha annunciato una iniziativa straordinaria a favore di chi patisce le conseguenze della violenza in Ucraina. A
tale scopo si prevede una colletta nelle chiese in Europa domenica 24 aprile. I proventi della colletta si aggiungeranno a una consistente somma di
denaro messa a disposizione dallo
stesso Pontefice e andranno a beneficio dei residenti nelle zone colpite e
degli sfollati interni. Il Pontificio
consiglio Cor Unum è incaricato di
valutare ed approvare la gestione tecnica dei fondi, secondo progetti vagliati localmente da un’apposita commissione. Per la fine del mese di aprile è prevista una missione in Ucraina
da parte di monsignor Giampietro
Dal Toso, segretario del dicastero.
Scene di vita quotidiana tra edifici colpiti dai bombardamenti nell’Ucraina orientale (Ansa)
storale dei giovani e delle vocazioni, vicario diocesano per la
pastorale, professore e rettore del Seminario diocesano Nuestra
Señora del Pilar e, dal 2015, sottosegretario della Conferenza
episcopale venezuelana.
Scott McCaig
ordinario militare per il Canada
Nato a Duncan, British Columbia, il 12 dicembre 1965, ha intrapreso gli studi universitari — conclusi con una licenza in storia — nelle seguenti istituzioni accademiche: Cariboo College di
Kamloops (1985-1987), University of Victoria (1988-1989), Carleton University (1989-1990) di Ottawa. Dopo un anno di prova,
nel 1990 ha emesso le “first promises” nei Companions of the
Cross e ha intrapreso la formazione al presbiterato frequentando i corsi al Saint Augustine’s Seminary di Toronto. Li ha conclusi con un master in divinity. Ordinato diacono il 30 ottobre
1994 e sacerdote il 3 giugno 1995, è stato incardinato a Ottawa
fino al 2003, quando i Companions of the Cross sono stati approvati ed eretti dall’arcivescovo Marcel Gervais in società di
vita apostolica. Ha esercitato il ministero pastorale in diverse
parrocchie. Dal 2000 al 2006 è stato membro del consiglio esecutivo dei Companions e direttore della formazione. Nel 2006 è
stato eletto superiore generale e riconfermato nel 2012 fino a
oggi.
Raúl Alfonso Carrillo Martínez
vicario apostolico di Puerto Gaitán (Colombia)
Nato il 22 settembre 1964 a Ubaté, in diocesi di Zipaquirá,
tra il 1984 e il 1990 ha svolto la preparazione filosofica e teologica nel seminario maggiore San José de Zipaquirá. Ordinato
sacerdote il 14 maggio 1990 per la diocesi di Zipaquirá, è stato
per un anno vicario parrocchiale di Nuestra Señora de los Dolores. Partito per tre anni come missionario nella diocesi di Magangué è stato vicario parrocchiale a Santa Cruz di Mompox e
parroco a Santa Cruz. Rientrato a Zipaquirá è stato parroco di
Nuestra Señora de Lourdes e delegato diocesano per la pastorale missionaria (1994-2000). Dopo un biennio di studi romani
per la licenza in teologia pastorale alla Pontificia università Lateranense, è divenuto formatore ed economo nel seminario
maggiore San José de Zipaquirá e membro del consiglio diocesano per gli affari economici (2002-2007). Dal 2008 era parroco
di Nuestra Señora de la Asunción a Zipaquirá, moderatore della curia, membro del consiglio diocesano per gli affari economici e vicario foraneo della Santisima Trinidad.
Gianrico Ruzza, ausiliare di Roma
Nato a Roma il 14 febbraio 1963, ha compiuto gli studi presso il seminario romano maggiore e il 16 maggio 1987 è stato ordinato sacerdote per la diocesi di Roma. Ha conseguito la licenza in diritto canonico alla Pontificia università Gregoriana e
si è iscritto al corso di dottorato alla Pontificia università Lateranense. Ha frequentato lo studio rotale sostenendo tutti gli
esami. È stato assistente (1987-1990) e vicerettore (1991-1997) del
Pontificio seminario romano maggiore, segretario della missione
cittadina (1996-1999), segretario del Consiglio pastorale diocesano, segretario del Comitato locale per il Congresso eucaristico
internazionale dell’anno 2000 e segretario della missione cittadina di Roma. Direttore dell’ufficio del clero del vicariato di Roma dal 2001 al 2006; assistente spirituale dell’apostolato accademico salvatoriano (2003); assistente delle comunità eucaristiche
(1996); rettore della chiesa di San Lorenzo de’ Speziali in
Miranda dal 2000 al 2006, presidente dell’Istituto dei S. Spirituali Esercizi per uomini presso Ponte Rotto dal 1997 al 2006;
parroco di San Roberto Bellarmino dal 2006. Dal 2010 è presidente del consiglio di amministrazione dell’Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero e dal 2011 prefetto della sesta prefettura.