L`OSSERVATORE ROMANO
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L`OSSERVATORE ROMANO
Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum Anno CLVI n. 81 (47.216) POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano sabato 9 aprile 2016 . Presentata l’esortazione apostolica «Amoris laetitia» che raccoglie e rilancia i frutti dei due sinodi sulla famiglia tenuti nel 2014 e nel 2015 La gioia dell’amore «Ribadire con forza non l’“ideale” della famiglia, ma la sua realtà ricca e complessa», per riflettere “sull’amore nella famiglia” insieme con le donne e gli u0mini del nostro tempo. Con questa finalità Papa Francesco ha firmato lo scorso 19 marzo, solennità di San Giuseppe, l’esortazione apostolica postsinodale Amoris laetitia, presentata l’8 aprile nella Sala stampa della Santa Sede. L’attesissimo documento utilizza il linguaggio dell’esperienza per offrire uno sguardo aperto, profondamente positivo, che si nutre non di astrazioni o proiezioni ideali, ma di un’attenzione pastorale alla realtà. Lettura densa di spunti spirituali e di sapienza pratica utile a ogni coppia o a persone che desiderano costruire una famiglia, l’esortazione è suddivisa in nove capitoli e 325 paragrafi, nei quali sono raccolti i risultati dei sinodi sulla famiglia voluti da Papa Francesco e tenuti nel 2014 e nel 2015. Le relazioni conclusive delle due assemblee sono infatti largamente citate, insieme a documenti e insegnamenti dei suoi predecessori e alle numerose catechesi sulla famiglia tenute dallo stesso Pontefice tra il dicembre 2014 e il settembre 2015. E, come già accaduto in altre circostanze, il Papa attinge anche ai contributi di varie conferenze episcopali dei cinque continenti e a citazioni che vanno da Alessandro di Hales a Martin Luther King ed Erich Fromm, dalla poesia latinoamericana contemporanea al cinema, come quando si accenna al film Il pranzo di Babette per spiegare il concetto di gratuità. Particolarmente significativa la premessa di Amoris laetitia, esplicitata nei sette paragrafi introduttivi, che mette in luce la consapevolezza della complessità del tema e l’approfondimento che richiede. In proposito il Papa chiarisce che «non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero». Dunque per alcune questioni «in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali». Infatti, «le culture sono molto diverse tra loro» e ogni principio generale «ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato». Ma soprattutto Francesco invita sin da subito a uscire dalla sterile contrapposizione tra ansia di cambiamento e applicazione pura e semplice di norme astratte. La chiave di lettura del documento è infatti essenzialmente pastorale: non si tratta, dunque, di un elenco freddo di prescrizioni o moniti, ma di un invito all’accoglienza e all’accompagnamento, al coinvolgimento e all’integrazione. «La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno» afferma in proposito l’esortazione; si tratta piuttosto di «effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero». y(7HA3J1*QSSKKM( +.!z!&!z!;! Per il bene di tutti Da tempo un testo papale non suscitava tanta attesa come quello che ora è il frutto maturo del cammino intrapreso sulla famiglia già dal primo anno del pontificato di Francesco. E il lunghissimo documento non delude le attese, per ampiezza, coralità, linguaggio: tutti elementi che concorrono alla sua novità di fondo, nella vitale continuità della tradizione cristiana, su un tema che interessa non soltanto i cattolici. Ed è poi la prima volta che a essere raccolte in un unico testo sono le linee, espresse a larghissima maggioranza, di due assemblee sinodali, a loro volta preparate con ampie consultazioni e poi succedutesi nel corso di un anno. Quale sia lo scopo dell’esortazione sulla «gioia dell’amore» è sottolineato dallo stesso Pontefice nel brevissimo chirografo, interamente di suo pugno, che la accompagna e dove si legge che il testo è «per il bene di tutte le famiglie e di tutte le persone, giovani e anziane». La circostanza è inusuale e conferma una volta di più quanto a Francesco, Papa missionario, stia a cuore la realtà umana delle famiglie. Un dato di fatto multiforme, questo, di fronte al quale proprio «a partire dalle riflessioni sinodali non rimane uno stereotipo della famiglia ideale», bensì un vero e proprio «mosaico», formato appunto «da tante realtà diverse» sottolinea con lucidità l’esortazione. Di questa situazione variegata tiene conto il documento sinodale, testo corale che esprime con grande equilibrio un cammino comune, secondo un metodo antico quasi come la Chiesa stessa. E almeno altrettanto antichi sono i principi che ispirano il testo e risalgono a radici ancor più antiche che s’intravvedono tra le linee di un testo piano e scorrevole: la condiscendenza (synkatàbasis) divina descritta dai Padri della Chiesa per esprimere l’attenzione di Dio e il suo abbraccio nei confronti della condizione umana, sempre imperfetta, fino alla sollecitudine e alle parabole di Gesù, il Signore che la liturgia chiama «amico degli uomini», e al principio dei «semi del Logos» che bisogna sforzarsi di riconoscere presenti in ogni realtà umana. L’esortazione è lunghissima e si svolge con larghezza toccando diversi punti: da una visione della Scrittura alla situazione attuale delle famiglie, il testo espone l’insegnamento della Chiesa e la sua traduzione nella vita quotidiana dei fedeli, soffermandosi sull’educazione dei figli, invitando «alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore ci propone» e tracciando infine un abbozzo di spiritualità per le famiglie. Per l’estensione e la ricchezza del testo, a tratti suggestivo e felice anche nel ricorrere a fonti non abituali nei documenti pontifici, lo stesso Papa sconsiglia una «lettura generale affrettata» e ne suggerisce piuttosto un approfondimento paziente. Come per i due precedenti grandi testi del pontificato (Evangelii gaudium e Laudato si’) si può già ora prevedere che Amoris laetitia susciterà interesse e discussioni vivaci, non soltanto nella Chiesa, in particolare sugli aspetti cruciali dell’integrazione e della vicinanza ai fedeli in situazioni difficili. Questo interesse è un buon segno, come una buona notizia è senza dubbio la novità espressa dall’esortazione, in coerenza con la grande tradizione cristiana e con il suo rinnovamento voluto mezzo secolo fa dal concilio. g.m.v. Wayne Potrafka, «Gioia» PAGINE Ripreso il trasferimento dalla Grecia alla Turchia mentre nei campi profughi la situazione resta critica Rotta inversa ISTANBUL. 8. È approdata a Dikili, sulla costa egea della Turchia, la nave partita stamani da Lesbo con un nuovo gruppo di migranti rimandati indietro nell’ambito del piano concordato dall’Ue con Ankara. Secondo fonti locali, a bordo 45 pachistani che non hanno presentato richiesta di asilo in Grecia. Dopo l’identificazione e i controlli sanitari, i migranti verranno trasferiti nel centro di detenzione di Pehlivankoy, nel nord della Turchia. A Lesbo tre attivisti sono stati arrestati perché hanno tentato di aggrapparsi all’ancoraggio del traghetto per evitare che lasciasse il porto. Altre due imbarcazioni con un centinaio di migranti sono attese oggi da Chios e Samos. Un primo gruppo di 202 migranti era partito lunedì. Intanto tafferugli sono avvenuti ieri nel campo di Idomeni, in territorio greco al confine con l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, dove oltre dodicimila migranti e profughi restano bloccati da settimane dopo la chiusura dei confini in tutti i Paesi della rotta balcanica. Gli incidenti sono scoppiati quando una cinquantina di migranti hanno cercato di forzare la barriera di filo spinato chiedendo l’apertura della frontiera. I dimostranti hanno occupato la locale ferrovia che corre in prossimità del confine, e gli agenti in assetto antisommossa sono intervenuti con scudi e manganelli. Resta alta la tensione anche al porto del Pireo, vicino Atene, dove sono accampate circa cinquemila persone. Le autorità hanno spiegato ai profughi che l’area dovrà essere sgomberata entro il 12 aprile, ma i migranti resistono al trasferimento nei campi di accoglienza. La situazione resta dunque difficile. «Migliaia di rifugiati e migranti sono detenuti in condizioni agghiaccianti, nella crescente incertezza e angoscia di cosa accadrà loro sulla base dell’accordo tra Unione europea e Turchia». È quanto denunciato da Amnesty International, dopo aver ottenuto accesso a due centri di detenzione sulle isole di Lesbo e Chio. Mentre l’Unicef, attraverso il portavoce italiano, Andrea Iacomini, ha rilanciato l’allarme sulla situazione dei minori: «È inaccettabile che per l’accordo UeTurchia ci siano oltre 22.000 bambini migranti e rifugiati bloccati in condizioni anomale in Grecia». «Abbiamo notizie di bambini che non mangiano — ha aggiunto — e che vivono in condizioni drammatiche, tra servizi igienici carenti e mancanza di vestiario adeguato». Intanto, il presidente francese, Francois Hollande, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, da Metz ieri hanno puntato l’attenzione sulla Libia, che rischia di diventare la prossima piattaforma di partenza di decine di migliaia di migranti verso l’Europa, attraverso l’Italia. Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina in udienza gli Eminentissimi Cardinali: — Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; — Dominique Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Ciudad Real (Spagna), presentata da Sua Eccellenza Monsignor Antonio Ángel Algora Hernando, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’Ordinariato Militare per il Canada, presentata da Sua Eccellenza Monsignor Donald Thériault, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. La protesta dei giovani francesi CHARLES DE PECHPEYROU Provviste di Chiese A PAGINA 2 Rilevazione delle impronte digitali di un migrante appena giunto nel porto turco di Dikili (Afp) 4 A 7 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale del Vicariato Apostolico di Puerto Gaitán (Colombia), presentata da Sua Eccellenza Monsignor Luis Horacio Gómez Gonzáles, Vescovo titolare di Liberalia, in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Notti bianche a Parigi DA Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Ciudad Real (Spagna) Sua Eccellenza Monsignor Gerardo Melgar Viciosa, trasferendolo dalla Sede di Osma-Soria. Il Santo Padre ha nominato Vescovo di San Carlos de Venezuela (Venezuela) il Reverendo Polito Rodríguez Méndez, del clero della Diocesi di Barinas, finora Sottosegretario della Conferenza Episcopale del Venezuela. Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ordinario Militare per il Canada, il Reverendo Padre Scott McCaig, C.C., Superiore Generale dei Companions of the Cross (Canada). Nomina di Vicario Apostolico Il Santo Padre ha nominato Vicario Apostolico di Puerto Gaitán (Colombia) il Reverendo Raúl Alfonso Carrillo Martínez, del clero di Zipaquirá, Parroco e Moderatore della Curia. Gli è stata assegnata la Sede titolare vescovile di Afufenia. Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare di Roma il Reverendo Monsignore Gianrico Ruzza, del clero romano, finora Parroco della parrocchia di San Roberto Bellarmino, assegnandogli la Sede titolare di Subaugusta. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 sabato 9 aprile 2016 Mario Draghi mette in guardia sugli effetti della disoccupazione giovanile in Europa Il rischio di una generazione perduta LISBONA, 8. Eurolandia «resta una costruzione incompleta» e questa situazione, «amplificata dagli effetti degli errori della politica nel corso della crisi, continua a lasciare l’Unione economica e monetaria fragile, e i suoi Stati vulnerabili agli shock». È il richiamo alla politica lanciato ieri sera da Lisbona dal presidente della Bce, Mario Draghi. «Le nostre economie sono ancora segnate da significative vulnerabilita che devono essere affrontate in fretta. Un problema chiave è la disoccupazione giovanile, che impedisce ai giovani di giocare un ruolo pieno e significativo nella società», ha sottolineato Draghi, «pur essendo la ge- nerazione meglio istruita della storia, i giovani di oggi stanno pagando un prezzo elevato per la crisi; per evitare di creare una “generazione perduta”, dobbiamo agire in fretta». La Bce non può però agire da sola. Nonostante i segnali di ripresa (ripresa sulla quale, ha ricordato Draghi, pesano «una bassa crescita potenziale e un’elevata disoccupazione strutturale»), «non si può riposare sugli allori». «Tutte le parti in causa devono giocare il loro ruolo, comprese le istituzioni europee; la Bce non può creare da sola le condizioni per una ripresa sostenibile della crescita; senza il ruolo attivo dei Governi nazionali e dei Parlamenti non saremo in grado di accrescere la crescita potenziale e ridurre la disoccupazione strutturale». Dare all’area euro una prospettiva di lungo termine «non è un lusso, ma una necessità», ha comunque avvertito Draghi. Gli interventi pianificati della Bce superano i 1.700 miliardi con gli acquisti di debito (principalmente pubblico), i tassi sono negativi e le banche europee dovrebbero festeggiare un aiuto dalla Bce che pagherà loro un interesse, se impiegheranno i suoi prestiti in altri prestiti all’economia. Non è solo il presidente della Bce, del resto, a parlare di shock, usando un termine che non è proprio rassi- La protesta dei giovani francesi Notti bianche a Parigi da Parigi CHARLES DE PECHPEYROU Qualche giorno fa, al calare della sera, a Parigi, Place de la République si è riempita di persone radunatesi per protestare in modo pacifico contro il progetto di legge sul lavoro, attualmente in discussione, ma anche per contestare, a livello più ampio, il sistema economico francese. Vedendole, sono tornati in mente i Veilleur debout e anche gli Indignatos di Madrid. Si definiscono promotori di un nuovo movi- ralmente favorito le persone ultrasessantenni a discapito dei giovani di età inferiore ai 25 anni. L’inchiesta è stata realizzata da France Stratégie, il think tank governativo che affianca il primo ministro, sulle politiche per i giovani e l’invecchiamento, nell’ambito dei suoi studi prospettici sulle sfide del decennio 2017-2027. «Standard di vita, disoccupazione, precarietà, accesso agli alloggi, indipendenza economica: la situazione dei giovani adulti è oggi difficile», osservano gli autori del te- I manifestanti a Place de la République (afp) mento, la Nuit debout, già entrato in scena la notte tra il 31 marzo e il 1° aprile, sulla scia di una manifestazione contro la legge di riforma del lavoro. Da allora, per circa una settimana, decine e poi centinaia di manifestanti, in gran parte giovani, si sono ritrovati nella piazza e hanno partecipato a dibattiti, conferenze e proiezioni, prima di essere allontanati al mattino dalle forze dell’ordine. Il 5 aprile, primo giorno di esame del progetto di legge da parte dell’Assemblea Nazionale, a Parigi è stata organizzata una grande manifestazione, segnata da violenti scontri tra giovani e forze dell’ordine, con numerosi fermi e arresti. Sono questi evidenti segni di un disagio facilmente comprensibile se si leggono i risultati di un’inchiesta ufficiale pubblicata lo scorso 31 marzo. In base allo studio, le politiche pubbliche condotte dallo Stato negli ultimi trent’anni hanno gene- sto, facendo eco alle rivendicazioni dei manifestanti. Se questa situazione di certo non è nuova, «il suo persistere e il suo aggravarsi a partire dalla crisi del 2008 devono portarci a interrogarci sul futuro che la società francese riserverà a questi giovani nel prossimo decennio», sottolinea l’inchiesta. Il panorama non è però del tutto negativo. Il peggioramento della situazione dei giovani è in effetti relativo: in altre parole, il futuro che si prospetta loro è sì peggiore di quello della generazione più anziana, ma sta migliorando rispetto a quella delle generazioni immediatamente precedenti. «Fino a poco tempo fa — osserva Pierre-Yves Cusset, uno degli autori del testo — erano i più anziani ad avere lo standard di vita più basso; oggi è il contrario, sono i giovani». Questo ribaltamento è anche la conseguenza matematica dell’evoluzione demografica: «Il motivo prin- L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano [email protected] www.osservatoreromano.va GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio cipale per cui i fondi destinati agli anziani sono più consistenti è che questi ultimi sono semplicemente più numerosi», spiega Pierre-Yves Cusset. La maggiore concentrazione della spesa pubblica a vantaggio degli anziani è anche il risultato di una scelta di assegnazione delle risorse pubbliche, sostengono gli autori, i quali osservano che tra il 1995 e il 2010 i fondi destinati all’istruzione sono aumentati meno rapidamente in Francia che, in media, nei ventitré Paesi dell’O rganizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Queste disparità di trattamento rischiano di mettere i giovani contro gli anziani? Il politologo Gaël Brustier, esperto dei nuovi movimenti di contestazione, è fiducioso. Intervistato dall’«Osservatore Romano», ha spiegato: «La Francia è un Paese in cui i giovani vanno avanti grazie alla solidarietà intrafamiliare. Non bisognerebbe dunque trarre conclusioni affrettate: la divergenza d’interessi tra generazioni non è necessariamente fonte di scontro frontale tra loro». Opinione condivisa dalla nota di France Stratégie, secondo la quale «accompagnare i ragazzi nel passaggio all’età adulta è soprattutto responsabilità della solidarietà familiare», anche perché «l’accesso dei giovani all’indipendenza economica avviene tardi». L’altra faccia della medaglia è che «se l’accompagnamento dei ragazzi nel loro passaggio all’età adulta viene lasciato alle famiglie, si favorisce il perpetuarsi delle disuguaglianze sociali». Tuttavia, le recenti manifestazioni e la comparsa del movimento Nuit debout rivelano la presenza di lotte comuni tra diversi profili di giovani, osserva Gaël Brustier, secondo il quale «un giovane operaio agricolo e un giovane precario dell’est parigino possono incontrarsi su certe questioni». Molti giovani in Francia «non si riconoscono nelle attuali forze politiche organizzate e devono affrontare gli stessi problemi legati alla precarietà», afferma il politologo. Stessa analisi da parte di France Stratégie, che osserva tra i giovani, una «disaffezione verso i quadri istituzionali partecipativi». «I giovani che manifestano a Place de la République interrogano a fondo la democrazia, il sistema economico e sociale e si chiedono a che cosa sia servito loro studiare tanto per poi giungere alla situazione in cui si trovano oggi. Quelli che lavorano s’interrogano sul senso del proprio impiego», osserva Gaël Brusiter. In definitiva, oggi nel cuore di ogni giovane gli aspetti materiali delle sue rivendicazioni si confondono con quelli esistenziali. Servizio vaticano: [email protected] Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va curante. «Se dovessero esserci ulteriori shock, le nostre misure potrebbero essere ricalibrate nuovamente», gli fa eco il capo economista della Bce, Peter Praet, avvertendo dei rischi di tassi così bassi per le banche. Non è sfuggito a molti osservatori che le parole di Draghi assomigliano a quelle dei governatori della Fed, emerse dai verbali della riunione di marzo che parlano di «sviluppi economici-finanziari globali che continuano a porre rischi» tanto da far sfumare una stretta monetaria ad aprile. Ecco allora che più alla risposta della Bce o della Fed, gli investitori stanno prestando attenzione ai loro ragionamenti, a quello che dicono e (ancora) non dicono. «Ci sono degli sforzi che devono essere compiuti a livello individuale dai Paesi. Ma ci sta anche del lavoro da svolgere collettivamente. Gli Stati — ha detto ancora il presidente della Bce — dovrebbero lavorare al completamento dell’unione economica e monetaria». Peraltro, in linea generale gli aspetti di debolezza dell’infrastruttura di Eurolandia sono conosciuti, e sono stati messi in rilievo anche dal «Rapporto dei cinque presidenti», a cui ha contribuito lo stesso Draghi. «Ora sta ai leader politici dare concretezza a questa tabella di marcia. Sono consapevole che al momento l’attenzione della politica è diretta altrove». «Ma non dobbiamo dimenticarci che una economia solida e stabile è una precondizione per essere in grado di affrontare le sfide in altre aree della politica. Per questo, far funzionare l’Unione monetaria sul lungo termine non è un lusso — ha concluso Draghi — ma una necessità affinché l’Europa possa rifiorire». Il presidente della Bce a Lisbona (Ap) In Italia oltre cinque milioni di stranieri ROMA, 8. L’Istat ha reso noto che in Italia risiedono oltre 5 milioni di cittadini stranieri (1,9 per cento in più dal 2014 al 2015), che rappresentano l’8,2 per cento del totale dei residenti. Dal rapporto dell’Istat «Noi Italia», diffuso ieri, si evince che il flusso in ingresso di cittadini non comunitari verso l’Italia è comunque in flessione: nel corso del 2014, infatti, i nuovi permessi rilasciati sono stati quasi il 3 per cento in meno rispetto all’anno precedente. La riduzione dei nuovi ingressi ha riguardato soprattutto il nord-est del Paese, mentre nel Mezzogiorno si è registrato un deciso aumento (quasi 8.000 in più), a seguito, soprattutto, degli arrivi per mare di persone in cerca di protezione internazionale. Il grado di istruzione degli stranieri è di poco inferiore a quello degli italiani; tra i 15-64enni quasi la metà degli stranieri ha al massimo la licenza media, il 40,1 per cento ha un diploma di scuola superiore e il 10,1 per cento una laurea (tra gli italiani il 15,5 per cento). Contro la riforma del sistema pensionistico Grecia ferma per lo sciopero generale Manifestazione dei dipendenti pubblici ad Atene (Afp) Clima rovente in Islanda REYKJAVÍK, 8. Si è insediato ieri in Islanda il nuovo Esecutivo del primo ministro, Sigurður Ingi Jóhannsson, ex ministro dell’Agricoltura, nominato dalla coalizione governativa formata dal Partito progressista e dagli Indipendenti. Johannsson prende il posto di Sigmundur Davið Gunnlaugsson, il leader del Partito progressista costretto due giorni fa a dimettersi dopo essere rimasto coinvolto nello scandalo sui presunti conti segreti off-shore dei cosiddetti Panama Papers. Il percorso politico del Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale nuovo Esecutivo si presenta subito in salita e irto di difficoltà. Già oggi, infatti, è attesa una mozione di sfiducia in Parlamento delle forze di opposizione, che intendono, inoltre, premere per anticipare ulteriormente le prossime elezioni, ipotizzate dalla maggioranza per l’autunno, sei mesi prima della naturale scadenza della legislatura. In aula, indicano gli analisti politici, l’Esecutivo ha i numeri necessari per governare, ma quello che manca è il sostegno dell’opinione pubblica. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 ATENE, 8. Sciopero generale in Grecia contro la riforma del sistema pensionistico, che potrebbe essere completata entro la fine della settimana nei colloqui tra il Governo ellenico e i rappresentanti dell’Ue e del Fondo monetario internazionale. All’astensione, indetta dalla Federazione sindacale dei dipendenti pubblici greci (Adedy), hanno aderito anche i controllori del traffico aereo e l’intero sistema dei media sia pubblici che privati. Di conseguenza, tutti i voli da e per la Grecia sono stati sospesi. Le scuole, i ministeri e gli altri enti pubblici sono chiusi, mentre gli ospedali garantiscono solo le emergenze. Le radio e le televisioni non danno notizie. Attualmente, il Governo di Atene sta negoziando con i suoi creditori l’attuazione di nuove misure di austerità per tagliare la spesa pubblica di 5.400 milioni di euro. Da soli, i tagli alle pensioni ammontano a circa 1.800 milioni di euro. Per discutere della riforma pensionistica, i rappresentanti europei hanno organizzato una serie di incontri con il ministro del Lavoro, Giorgos Katrougalos. «La Grecia ha bisogno di riforme ma gli europei, devono mostrarsi più sensibili rispetto al debito greco», ha dichiarato il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde. Contro la riforma pensionistica del Governo del premier Tsipras non protestano solo i lavoratori del settore pubblico, ma anche quelli del privato. Ed entrambe le parti — informano gli analisti economici — minacciano nuove e più dure proteste quando il disegno di legge concordato con i creditori internazionali arriverà in Parlamento. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO sabato 9 aprile 2016 pagina 3 Una scuola distrutta nei combattimenti alla periferia di Damasco (Ansa) Sostegno di Germania e Francia alla stabilità libica TRIPOLI, 8. Il presidente francese, François Hollande, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, si sono impegnati ieri a Metz — nel corso del 18º consiglio franco-tedesco — a sostenere la stabilità della Libia e del suo nuovo Governo, sottolineando che il caos nel Paese nordafricano «rischierebbe di far partire nuove ondate di profughi verso l’Europa». Dal canto suo, il ministro degli Esteri francese, Jean-Marc Ayrault, ha escluso un intervento militare internazionale in Libia, pur puntualizzano che lo valuterebbe qualora lo chiedesse il Governo di unità del premier, Fayez Al Serraj, designato dagli accordi di Skhirat, in Marocco, con la mediazione dell’O nu. Sollecitato sulla possibilità di un intervento internazionale, Ayrault ha chiarito che «non bisogna ripetere gli errori del passato». Il capo della diplomazia di Parigi ha detto che l’invio di truppe di terra in Libia «non è una questione attuale, almeno non lo è nella posizione francese». Ha però aggiunto che se Al Serraj chiedesse «aiuto internazionale, la Francia lo esaminerebbe. Ma — ha sottolineato il premier — è una sua decisione: occorre rispettare l’indipendenza di questo Paese». E, intanto, il Consiglio presidenziale libico, con a capo Fayez Al Sarraj, ha imposto a «tutte le istituzioni dello Stato» di adottare il nuovo logo scelto per il proposto Governo di concordia nazionale. Ma manca ancora il voto della Camera dei rappresentanti, il Parlamento di Tobruk riconosciuto dalla comunità internazionale, sulla lista di ministri proposta da Al Sarraj. Questo, dopo che il premier del Governo di salvezza nazionale di Tripoli, Khalifa Ghwell, ha negato di aver sciolto il suo Esecutivo e di aver garantito sostegno ad Al Sarraj. Che la strada per la pacificazione in Libia sia lunga lo dimostra il fatto che il numero dei miliziani jihadisti nel Paese è raddoppiato negli ultimi 18 mesi. È l’opinione del generale David Rodriguez, a guida del comando militare africano degli Stati Uniti (Africom), che ne ha parlato in un incontro al Pentagono. «È molto più difficile» per i jihadisti dell’Is impiantarsi in Libia di quanto non sia accaduto in Siria, ha tuttavia detto il generale statunitense. «È possibile» che i jihadisti riescano un giorno a controllare una parte sostanziale del territorio libico, «ma per ora non non è la mia preoccupazione». I jihadisti «non hanno a disposizione combattenti locali che conoscano bene il Paese e alle varie milizie libiche non piacciono le interferenze straniere». Oltre a Sirte, l’Is «conta altri uomini a Derna, Bengasi e a est di Sabrata. Ma in queste ultime tre città i gruppi armati stanno combattendo contro l’Is, rendendo loro la vita difficile». Maduro minaccia di sciogliere il Parlamento venezuelano Trucidati dai miliziani 175 dei 300 operai rapiti alla periferia di Damasco Strage dell’Is DAMASCO, 8. I miliziani del cosiddetto Stato islamico (Is) avrebbero ucciso 175 dei lavoratori di una fabbrica di cemento rapiti nelle ultime 48 ore durante un’offensiva a nordest di Damasco. Lo riferisce oggi il quotidiano libanese «Daily Star». Fonti militari siriane smentiscono di aver diffuso la notizia. Le informazioni sull’episodio restano ontraddittorie, a partire dal numero dei se- Bangui riammessa nell’Unione africana BANGUI, 8. Svolta per il futuro e la stabilità della Repubblica Centrafricana, tra le Nazioni più povere del mondo. L’Unione africana (Ua) ha infatti deciso ieri di riammettere il Paese nell’organizzazione internazionale. Nella motivazione, il Consiglio della pace e della sicurezza dell’Ua ha indicato gli ultimi «sviluppi positivi». Il riferimento, evidenziano gli analisti politici, è soprattutto al regolare svolgimento delle elezioni presidenziali del febbraio scorso, che si sono tenute nella calma e senza incidenti di rilievo. Elezioni che hanno fatto voltare pagina allo Stato dopo tre anni di terribili violenze, che hanno provocato la morte di migliaia di persone e stroncato la produzione agricola. Nel tentativo di arginare le ripetute violenze, cominciate nel dicembre del 2012 con il golpe ai danni del presidente Bozizé a opera delle forze ribelli Seleka, la Francia — ex potenza coloniale nella Repubblica Centrafricana — ha intrapreso un intervento miliare, che si concluderà entro la fine del 2016. Dal 2014 è in corso anche la missione dell’Onu, Minusca, con il compito di favorire il disarmo dei gruppi armati in lotta. questrati. Ieri le fonti di informazione governative parlavano di 300 rapiti, l’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus) affermava che 140 erano fuggiti, mentre altri 170 erano finiti nelle mani dei jihadisti. La fabbrica si trova ad Al Badia, una cittadina a circa 50 chilometri a nord-est di Damasco, sulla strada che conduce a Palmira, da dove i miliziani dell’Is sono stati scacciati pochi giorni fa da un’offensiva dell’esercito governativo. Da tre giorni i jihadisti hanno lanciato un attacco nella zona, nel tentativo di conquistare una base aerea e una centrale elettrica, peraltro senza riuscirvi. Almeno venti militari siriani sono rimasti uccisi nei combattimenti delle ultime 24 ore. Intanto, riprenderanno il 13 aprile, due giorni dopo la data inizialmente prevista, i negoziati tra Governo e opposizioni siriani. La conferma è giunta dall’inviato speciale delle Nazioni Unite, Staffan de Mistura. In vista della ripresa del negoziato de Mistura, che ieri è stato a Mosca, continuerà i colloqui preparatori con una missione a Damasco e una in Iran, Paese che sostiene il presidente Bashar Al Assad. La speranza è di poter finalmente affrontare, nella imminente tornata, il vero scoglio per una soluzione negoziale: «l’inizio concreto e reale della transizione politica», come si è egli stesso espresso. Le Nazioni Unite, tuttavia, hanno espresso forte delusione per le difficoltà nell’accesso degli aiuti umanitari alle aree assediate. Questo nonostante la cessazione delle ostilità, in vigore dal 27 febbraio. La consegna degli aiuti «invece di migliorare, rallenta», ha detto a Ginevra il presidente della task force umanitaria, Jan Egeland. Stati Uniti e Russia hanno nel frattempo iniziato a lavorare insieme alla definizione di una nuova proposta di Costituzione per la Siria: lo sforzo congiunto è iniziato da poco, e Washington e Mosca continuano a scambiarsi idee. L’obiettivo è quello di arrivare a definire un quadro per la transizione politica e una nuova carta fondamentale entro agosto, come aveva anticipato il segretario di Stato americano, John Kerry, dopo aver incontrato al Cremlino il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, e il presidente, Vladimir Putin, lo scorso 24 marzo. Il segretario di Stato americano è intanto arrivato oggi a Baghdad, per una visita non annunciata precedentemente. Nella capitale irachena. Kerry discuterà con le autorità locale le strategie per continuare la guerra all’Is, in particolare in vista di una offensiva per strappare Mosul al cosiddetto Stato islamico. Kerry incontrerà il premier, Haider Al Abadi, e il ministro degli Esteri, Ibrahim Al Jaafari. Il segretario di Stato americano avrà anche un colloquio con il capo del Governo della regione autonoma del Kurdistan, Nechirvan Barzani. Kerry è giunto nella capitale irachena da Manama, capitale del Bahrein, dove si trovava per colloqui con i ministri degli Esteri dei Paesi membri del Consiglio di cooperazione del Golfo persico (Ccg). Svolta nel Myanmar Aung San Suu Kyi libera i prigionieri NAYIPIDAW, 8. Tutti i prigionieri politici del Myanmar verranno liberati. Lo ha annunciato ieri Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, recentemente nominata ministro degli Esteri e consigliere di Uccisi sedici talebani a Kunduz KABUL, 16. Almeno 16 talebani afghani, fra cui quattro attentatori suicidi, sono morti e altri sette sono rimasti feriti in due separati incidenti avvenuti nelle ultime ore nella provincia settentrionale di Kunduz. Il capo della polizia della città, Qasim Jangal Bagh, ha riferito che la notte scorsa un gruppo di insorti stava cercando di infiltrarsi a Kunduz ma all’altezza del villaggio di Saykopak, il materiale esplosivo trasportato da uno di loro si è attivato all’improvviso, causando la morte di otto talebani. Inoltre. altri otto talebani sono rimasti uccisi in una serie di raid. Stato del Paese del sud-est asiatico. Il nuovo Governo, si legge in una dichiarazione firmata da Suu Kyi, è al lavoro per liberare tutti i prigionieri politici, compresi attivisti politici e studenti. Si tratta di una delle questioni più spinose ereditate dal precedente regime militare. «Saranno rilasciati incondizionatamente — hanno aggiunto fonti della Lega nazionale per la democrazia, il partito di Suu Kyi — dato che il Governo ritiene che questo possa aiutare la riconciliazione nazionale». E già da stamane, 69 studenti arrestati l’anno scorso dopo una manifestazione pacifica contro una restrittiva riforma dell’istruzione, sono stati rimessi in libertà. Stimati in oltre duemila fino a cinque anni fa, dopo le ripetute amnistie del precedente Governo Thein Sein — che hanno contribuito all’abolizione delle sanzioni occidentali — i prigionieri politici tuttora detenuti sono circa novanta. Ma altri 418, precisa l’Assistance Association for Political Prisoners, sono ancora in attesa di giudizio, dopo gli arresti avvenuti durante le proteste degli ultimi anni. La decisione di rimettere in libertà i prigionieri politici rischia di provocare tensioni con i militari, che anche nel Governo Suu Kyi controllano i ministeri responsabili delle forze di sicurezza. Soddisfazione di Russia, Iran e Azerbaigian Regge la tregua nel Nagorno-Karabakh BAKU, 8. I ministri degli Esteri russo, azero e iraniano — Serghiei Lavrov, Elmar Mammadyarov e Mohammad Javad Zarif — hanno espresso «soddisfazione» per l’accordo di cessate il fuoco raggiunto sul Nagorno-Karabakh. Lo ha affermato ieri Lavrov dopo l’incontro a Baku con i suoi due omologhi. «Ci siamo sforzati di aiutare i nostri amici a raggiungere questo accordo che, speriamo, verrà rispettato», ha detto Lavrov citato dall’agenzia Tass. A suo dire, il presidente Vladimir Putin ha avuto colloqui diretti con i capi di Stato di Azerbaigian e Armenia. «Il premier Dmitri Medvedev è stato ieri a Erevan e oggi è a Baku», ha aggiunto il capo della diplomazia del Cremlino. Dal conflitto del Nagorno Karabakh, la possibile nascita di un nuovo format di consultazioni, fra Rus- sia, Iran e Azerbagian. Nei colloqui di ieri tra i ministri degli Esteri dei tre Paesi, oltre alla questione della crisi fra Baku ed Erevan, si è discusso anche «dei rapporti dei tre attori nel settore dell’energia in vista della riunione di Doha della prossima settimana», come ha detto il ministro degli Esteri azero e da cui sono emerse «prospettive positive» di lavoro comune,. L’interesse di Mosca si concentra in questo momento sulla riunione di Doha del 17 in cui i Paesi dell’O pec, ma anche molti che non ne fanno parte, discuteranno di possibili tagli alla produzione per definire una stabilizzazione dei prezzi del greggio. «Ci aspettiamo che in quell’occasione siano raggiunti accordi concreti per la stabilizzazione dei mercati del greggio», ha sottolineato Lavrov. Soldati armeni lungo la linea del fronte con le postazioni azere (Reuters) CARACAS, 8. Il presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, ha avvertito ieri che valuterà seriamente la possibilità di ridurre il mandato del Parlamento, dove l’opposizione è in maggioranza, se i deputati dovessero insistere nel voler ridurre il mandato presidenziale, facendo passare un emendamento costituzionale. Il tal caso il mandato dei deputati, eletti il 6 dicembre per una legislatura di cinque anni, passerebbe a due mesi. L’annuncio è stato dato durante un incontro con i simpatizzanti del suo Governo che hanno organizzato una marcia contro la legge di amnistia approvata dal Parlamento, che intende liberare un gruppo di rappresentanti dell’opposizione arrestati. Ultimamente, Maduro ha respinto tutte le iniziative legislative e chiesto al Tribunale supremo (Tsj) di dichiarare incostituzionale la suddetta legge di amnistia. L’Assemblea ha annunciato che utilizzerà tutti i meccanismi previsti dalla Costituzione per anticipare l’uscita di Maduro, che il 19 sarà a metà mandato, della durata di sei anni. Tra le altre cose, il presidente venezuelano ha stabilito che negli uffici e aziende pubbliche del Paese non si lavorerà di venerdì durante i mesi di aprile e maggio, per ridurre il consumo di elettricità. La misura era già stata adottata recentemente, dopo che il livello dell’acqua nella diga di Guri, la più grande del Venezuela, aveva registrato livelli minimi . Il governo sostiene che i problemi nella distribuzione di energia elettrica sono dovuti al fenomeno climatico di El Niño, Negoziati a maggio tra Bogotá e Eln BO GOTÁ, 8. Dopo anni di tensioni, si iniziano a intravedere spiragli di pace in Colombia. Il gruppo guerrigliero dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) ha annunciato giovedì via Twitter che un primo tavolo dei negoziati di pace con il Governo di Bogotá sarà stabilito a maggio in Ecuador, Già nel marzo scorso, l’Eln e il Governo colombiano avevano annunciato a Caracas, in Venezuela, un accordo per iniziare una fase pubblica di dialogo di pace, senza stabilire una data. Tuttavia il gruppo di guerriglieri aveva assicurato la sua volontà di abbandonare le armi e di intraprendere la vita politica legale. In quella occasione, entrambe le delegazioni hanno definito le basi delle trattative, stabilendo fin da subito che le sessioni di lavoro si sarebbero svolte in Ecuador, Venezuela, Cile, Brasile e Cuba, Paesi questi, insieme alla Norvegia garanti, del processo di pace. Inoltre tramite un comunicato congiunto, vennero divulgati i sei punti della trattativa: partecipazione della società; democrazia per la pace; trasformazioni per la pace; vittime; fine del conflitto armato e attuazione degli accordi. Il presidente colombiano, Juan Manuel Santos, aveva affermato allora che risolvere le «questioni umanitarie», tra questi la fine dei sequestri, è presupposto indispensabile per iniziare i colloqui di pace. Tuttavia permangono tuttora irrisolti seri punti tra i quali l’eliminazione definitiva dei gruppi paramilitari, la decisione se la pace sarà approvata da un referendum popolare, come vuole Santos, o da un’assemblea costituente, come vuole la guerriglia. L’Enl, fondato nel 1964 ha tra le sue file circa 1500 guerriglieri, ma può contare in un’ampia rete d’appoggio di militanti e simpatizzanti. pagina 4 L’OSSERVATORE ROMANO sabato 9 aprile 2016 sabato 9 aprile 2016 pagina 5 Henry Moore «Gruppo di famiglia» (1949) Presentata l’esortazione apostolica postsinodale «Amoris laetitia» sulla famiglia frutto delle assemblee tenute nel 2014 e nel 2015 È stata presentata venerdì mattina, 8 aprile, nella Sala stampa della Santa Sede, l’esortazione apostolica postsinodale «Amoris laetitia», sull’amore nella famiglia, che raccoglie i frutti dei due sinodi dei vescovi sull’amore nella famiglia celebrati nel 2014 e nel 2015. Di seguito pubblichiamo una sintesi del documento, articolato in nove capitoli per complessivi 325 paragrafi. Amoris laetitia (AL - “La gioia dell’amore”), l’Esortazione apostolica postsinodale “sull’amore nella famiglia”, datata non a caso 19 marzo, solennità di San Giuseppe, raccoglie i risultati di due sinodi sulla famiglia indetti da Papa Francesco nel 2014 e nel 2015, le cui relazioni conclusive sono largamente citate, insieme a documenti e insegnamenti dei suoi predecessori e alle numerose catechesi sulla famiglia dello stesso Papa Francesco. Tuttavia, come già accaduto per altri documenti magisteriali, il Papa si avvale anche dei contributi di diverse conferenze episcopali del mondo (Kenya, Australia, Argentina…) e di citazioni di personalità significative come Martin Luther King o Erich Fromm. Particolare una citazione dal film Il pranzo di Babette, che il Papa ricorda per spiegare il concetto di gratuità. Premessa L’esortazione apostolica colpisce per ampiezza e articolazione. Essa è suddivisa in nove capitoli e oltre trecento paragrafi. Ma si apre con sette paragrafi introduttivi che mettono in piena luce la consapevolezza della complessità del tema e l’approfondimento che richiede. Si afferma che gli interventi dei Padri al sinodo hanno composto un «prezioso poliedro» (AL, 4) che va preservato. In questo senso il Papa scrive che «non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero». Dunque per al- Habib Ayat, «Tre con amore» (2014) cune questioni «in ogni paese o regione si possono cercare soluzioni più inculturate, attente alle tradizioni e alle sfide locali. Infatti, “le culture sono molto diverse tra loro e ogni principio generale [...] ha bisogno di essere inculturato, se vuole essere osservato e applicato”» (AL, 3). Questo principio di inculturazione risulta davvero importante persino nel modo di impostare e comprendere i problemi che, aldilà delle questioni dogmatiche ben definite dal Magistero della Chiesa, non può essere «globalizzato». Ma soprattutto il Papa afferma subito e con chiarezza che bisogna uscire dalla sterile contrapposizione tra ansia di cambiamento e applicazione pura e semplice di norme astratte. Scrive: «I dibattiti che si trovano nei mezzi di comunicazione o nelle pubblicazioni e perfino tra i ministri della Chiesa vanno da un desiderio sfrenato di cambiare tutto senza sufficiente riflessione o fondamento, all’atteggiamento La gioia dell’amore che pretende di risolvere tutto applicando normative generali o traendo conclusioni eccessive da alcune riflessioni teologiche» (AL, 2). Capitolo primo “Alla luce della Parola” Poste queste premesse, il Papa articola la sua riflessione a partire dalle Sacre Scritture con il primo capitolo, che si sviluppa come una meditazione sul Salmo 128, caratteristico della liturgia nuziale ebraica come di quella cristiana. La Bibbia «è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari» (AL, 8) e a partire da questo dato si può meditare come la famiglia non sia un ideale astratto, ma un «compito “artigianale”» (AL, 16) che si esprime con tenerezza (AL, 28) ma che si è confrontato anche con il peccato sin dall’inizio, quando la relazione d’amore si è trasformata in dominio (cfr. AL, 19). Allora la Parola di Dio «non si mostra come una sequenza di tesi astratte, bensì come una compagna di viaggio anche per le famiglie che sono in crisi o attraversano qualche dolore, e indica loro la meta del cammino» (AL, 22). Capitolo secondo “La realtà e le sfide delle famiglie” A partire dal terreno biblico nel secondo capitolo il Papa considera la situazione attuale delle famiglie, tenendo «i piedi per terra» (AL, 6), attingendo ampiamente alle relazioni conclusive dei due sinodi e affrontando numerose sfide, dal fenomeno migratorio alla negazione ideologica della differenza di sesso (“ideologia del gender”); dalla cultura del provvisorio alla mentalità antinatalista e all’impatto delle biotecnologie nel campo della procreazione; dalla mancanza di casa e di lavoro alla pornografia e all’abuso dei minori; dall’attenzione alle persone con disabilità, al rispetto degli anziani; dalla decostruzione giuridica della famiglia, alla violenza nei confronti delle donne. Il Papa insiste sulla concretezza, che è una cifra fondamentale dell’esortazione. E sono la concretezza e il realismo che pongono una sostanziale differenza tra «teorie» di interpretazione della realtà e «ideologie». Citando la Familiaris consortio Francesco afferma che «è sano prestare attenzione alla realtà concreta, perché “le richieste e gli appelli dello Spirito risuonano anche negli stessi avvenimenti della storia”, attraverso i quali “la Chiesa può essere guidata ad una intelligenza più profonda dell’inesauribile mistero del matrimonio e della famiglia”» (AL, 31). Senza ascoltare la realtà non è possibile comprendere né le esigenze del presente né gli appelli dello Spirito, dunque. Il Papa nota che l’individualismo esasperato rende difficile oggi donarsi a un’altra persona in maniera generosa (cfr. AL, 33). Ecco una interessante fotografia della situazione: «Si teme la solitudine, si desidera uno spazio di protezione e di fedeltà, ma nello stesso tempo cresce il timore di essere catturati da una relazione che possa rimandare il soddisfacimento delle aspirazioni personali» (AL, 34). L’umiltà del realismo aiuta a non presentare «un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono» (AL, 36). L’idealismo allontana dal considerare il matrimonio quel che è, cioè un «cammino dinamico di crescita e realizzazione». Per questo non bisogna neanche credere che le famiglie si so- stengano «solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l’apertura alla grazia» (AL, 37). Invitando a una certa “autocritica” di una presentazione non adeguata della realtà matrimoniale e familiare, il Papa insiste che è necessario dare spazio alla formazione della coscienza dei fedeli: «Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle» (AL, 37). Gesù proponeva un ideale esigente ma «non perdeva mai la vicinanza compassionevole alle persone fragili come la samaritana o la donna adultera» (AL, 38). ma e la reciproca appartenenza devono conservarsi per quattro, cinque o sei decenni, e questo comporta la necessità di ritornare a scegliersi a più riprese» (AL, 163). L’aspetto fisico muta e l’attrazione amorosa non viene meno ma cambia: il desiderio sessuale col tempo si può trasformare in desiderio di intimità e “complicità”. «Non possiamo prometterci di avere gli stessi sentimenti per tutta la vita. Ma possiamo certamente avere un progetto comune stabile, impegnarci ad amarci e a vivere uniti finché la morte non ci separi, e vivere sempre una ricca intimità» (AL, 163). Capitolo terzo “Lo sguardo rivolto a Gesù: la vocazione della famiglia” Capitolo quinto “L’amore che diventa fecondo” Il terzo capitolo è dedicato ad alcuni elementi essenziali dell’insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la famiglia. La presenza di questo capitolo è importante perché illustra in maniera sintetica in trenta paragrafi la vocazione alla famiglia secondo il Vangelo così come è stata recepita dalla Chiesa nel tempo, soprattutto sul tema della indissolubilità, della sacramentalità del matrimonio, della trasmissione della vita e della educazione dei figli. Vengono ampiamente citate la Gaudium et spes del Vaticano II, la Humanae vitae di Paolo VI, la Familiaris consortio di Giovanni Paolo II. Lo sguardo è ampio e include anche le «situazioni imperfette». Leggiamo infatti: «“Il discernimento della presenza dei semina Verbi nelle altre culture (cfr. Ad gentes, 11) può essere applicato anche alla realtà matrimoniale e familiare. Oltre al vero matrimonio naturale ci sono elementi positivi presenti nelle forme matrimoniali di altre tradizioni religiose”, benché non manchino neppure le ombre» (AL, 77). La riflessione include anche le «famiglie ferite» di fronte alle quali il Papa afferma — citando la Relatio finalis del Sinodo del 2015 — che «occorre sempre ricordare un principio generale: “Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni” (Familiaris consortio, 84). Il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi, e possono esistere fattori che limitano la capacità di decisione. Perciò, mentre va espressa con chiarezza la dottrina, sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione» (AL, 79). Capitolo quarto “L’amore nel matrimonio” Il quarto capitolo tratta dell’amore nel matrimonio, e lo illustra a partire dall’“inno all’amore” di San Paolo in 1 Cor 13, 4-7. Il capitolo è una vera e propria esegesi attenta, puntuale, ispirata e poetica del testo paolino. Potremmo dire che si tratta di una collezione di frammenti di un discorso amoroso che è attento a descrivere l’amore umano in termini assolutamente concreti. Si resta colpiti dalla capacità di introspezione psicologica che segna questa esegesi. L’approfondimento psicologico entra nel mondo delle emozioni dei coniugi — positive e negative — e nella dimensione erotica dell’amore. Si tratta di un contributo estremamente ricco e prezioso per la vita cristiana dei coniugi, che non aveva finora paragone in precedenti documenti papali. A suo modo questo capitolo costituisce un trattatello dentro la trattazione più ampia, pienamente consapevole della quotidianità dell’amore che è nemica di ogni idealismo: «non si deve gettare sopra due persone limitate — scrive il Pontefice — il tremendo peso di dover riprodurre in maniera perfetta l’unione che esiste tra Cristo e la sua Chiesa, perché il matrimonio come segno implica “un processo dinamico, che avanza gradualmente con la progressiva integrazione dei doni di Dio”» (AL, 122). Ma d’altra parte il Papa insiste in maniera forte e decisa sul fatto che «nella stessa natura dell’amore coniugale vi è l’apertura al definitivo» (AL, 123), proprio all’interno di quella «combinazione di gioie e di fatiche, di tensioni e di riposo, di sofferenze e di liberazioni, di soddisfazioni e di ricerche, di fastidi e di piaceri» (AL, 126) che è appunto il matrimonio. Il capitolo si conclude con una riflessione molto importante sulla «trasformazione dell’amore» perché «il prolungarsi della vita fa sì che si verifichi qualcosa che non era comune in altri tempi: la relazione inti- Il quinto capitolo è tutto concentrato sulla fecondità e la generatività dell’amore. Si parla in maniera spiritualmente e psicologicamente profonda dell’accogliere una nuova vita, dell’attesa propria della gravidanza, dell’amore di madre e di padre. Ma anche della fecondità allargata, dell’adozione, dell’accoglienza del contributo delle famiglie a promuovere una “cultura dell’incontro”, della vita nella famiglia in senso ampio, con la presenza di zii, cugini, parenti dei parenti, amici. L’Amoris laetitia non prende in considerazione la famiglia «mononucleare», perché è ben consapevole della famiglia come rete di relazioni ampie. La stessa mistica del sacramento del matrimonio ha un profondo carattere sociale (cfr. AL, 186). E all’interno di questa dimensione sociale il Papa sottolinea in particolare sia il ruolo specifico del rapporto tra giovani e anziani, sia la relazione tra fratelli e sorelle come tirocinio di crescita nella relazione con gli altri. Capitolo sesto “Alcune prospettive pastorali” Nel sesto capitolo il Papa affronta alcune vie pastorali che orientano a costruire famiglie solide e feconde secondo il piano di Dio. In questa parte l’esortazione fa largo ricorso alle relazioni conclusive dei due sinodi e alle catechesi di Papa Francesco e di Giovanni Paolo II. Si ribadisce che le famiglie sono soggetto e non solamente oggetto di evangelizzazione. Il Papa rileva «che ai ministri ordinati manca spesso una formazione adeguata per trattare i complessi problemi attuali delle famiglie» (AL, 202). Se da una parte bisogna migliorare la formazione psico-affettiva dei seminaristi e coinvolgere di più la famiglia nella formazione al ministero (cfr. AL, 203), dall’altra «può essere utile (…) anche l’esperienza della lunga tradizione orientale dei sacerdoti sposati» (AL, 202). Quindi il Papa affronta il tema del guidare i fidanzati nel cammino di preparazione al matrimonio, dell’accompagnare gli sposi nei primi anni della vita matrimoniale (compreso il tema della paternità responsabile), ma anche in alcune situazioni complesse e in particolare nelle crisi, sapendo che «ogni crisi nasconde una buona notizia che occorre saper ascoltare affinando l’udito del cuore» (AL, 232). Si analizzano alcune cause di crisi, tra cui una maturazione affettiva ritardata (cfr. AL, 239). Inoltre si parla anche dell’accompagnamento delle persone abbandonate, separate o divorziate e si sottolinea l’importanza della recente riforma dei procedimenti per il riconoscimento dei casi di nullità matrimoniale. Si mette in rilievo la sofferenza dei figli nelle situazioni conflittuali e si conclude: «Il divorzio è un male, ed è molto preoccupante la crescita del numero dei divorzi. Per questo, senza dubbio, il nostro compito pastorale più importante riguardo alle famiglie è rafforzare l’amore e aiutare a sanare le ferite, in modo che possiamo prevenire l’estendersi di questo dramma nella nostra epoca» (AL, 246). Si toccano poi le situazioni dei matrimoni misti e di quelli con disparità di culto, e la situazione delle famiglie che hanno al loro interno persone con tendenza omosessuale, ribadendo il rispetto nei loro confronti e il rifiuto di ogni ingiusta discriminazione e di ogni forma di aggressione o violenza. Pastoralmente preziosa è la parte finale del capitolo: «Quando la morte pianta il suo pungiglione», sul tema della perdita delle persone care e della vedovanza. Capitolo settimo “Rafforzare l’educazione dei figli” Il settimo capitolo è tutto dedicato all’educazione dei figli: la loro formazione etica, il valore della sanzione come stimolo, il paziente realismo, l’educazione sessuale, la trasmissione della fede, e più in generale la vita familiare come contesto educativo. Interessante la saggezza pratica che traspare a ogni paragrafo e soprattutto l’attenzione alla gradualità e ai piccoli passi «che possano essere compresi, accettati e apprezzati» (AL, 271). Vi è un paragrafo particolarmente significativo e pedagogicamente fondamentale nel quale Francesco afferma chiaramente che «l’ossessione non è educativa, e non si può avere un controllo di tutte le situazioni in cui un figlio potrebbe trovarsi a passare (…). Se un genitore è ossessionato di sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti, cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non lo educherà, non lo rafforzerà, non lo preparerà ad affrontare le sfide. Quello che interessa principalmente è generare nel figlio, con molto amore, processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di coltivazione dell’autentica autonomia» (AL, 261). Kolade Oshinowo, «La famiglia» (2009) Notevole è la sezione dedicata all’educazione sessuale, intitolata molto espressivamente: «Sì all’educazione sessuale». Si sostiene la sua necessità e ci si domanda «se le nostre istituzioni educative hanno assunto questa sfida (…) in un’epoca in cui si tende a banalizzare e impoverire la sessualità». Essa va realizzata «nel quadro di un’educazione all’amore, alla reciproca donazione» (AL, 280). Si mette in guardia dall’espressione “sesso sicuro”, perché trasmette «un atteggiamento negativo verso la naturale finalità procreativa della sessualità, come se un eventuale figlio fosse un nemico dal quale doversi proteggere. Così si promuove l’aggressività narcisistica invece dell’accoglienza» (AL, 283). Per discernere e accompagnare Capitolo ottavo “Accompagnare, discernere e integrare la fragilità” Il capitolo ottavo costituisce un invito alla misericordia e al discernimento pastorale davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore propone. Il Papa qui usa tre verbi molto importanti: “accompagnare, discernere e integrare” che sono fondamentali nell’affrontare situazioni di fragilità, complesse o irregolari. Quindi il Papa presenta la necessaria gradualità nella pastorale, l’importanza del discernimento, le norme e circostanze attenuanti nel discernimento pastorale, e infine quella che egli definisce la «logica della misericordia pastorale». Il capitolo ottavo è molto delicato. Per leggerlo si deve ricordare che «spesso il lavoro della Chiesa assomiglia a quello di un ospedale da campo» (AL, 291). Qui il Pontefice assume ciò che è stato frutto della riflessione del Sinodo su tematiche controverse. Si ribadisce che cos’è il matrimonio cristiano e si aggiunge che «altre forme di unione contraddicono radicalmente questo ideale, mentre alcune lo realizzano almeno in modo parziale e analogo». La Chiesa dunque «non manca di valorizzare gli “elementi costruttivi in quelle situazioni che non corrispondono ancora o non più” al suo insegnamento sul matrimonio» (AL, 292). Per quanto riguarda il “discernimento” circa le situazioni “irregolari” il Papa osserva: «sono da evitare giudizi che non tengono conto della complessità delle diverse situazioni, ed è necessario essere attenti al modo in cui le persone vivono e soffrono a motivo della loro condizione» (AL, 296). E continua: «Si tratta di integrare tutti, si deve aiutare ciascuno a trovare il proprio modo di partecipare alla comunità ecclesiale, perché si senta oggetto di una misericordia “immeritata, incondizionata e gratuita”» (AL, 297). Ancora: «I divorziati che vivono una nuova unione, per esempio, possono trovarsi in situazioni molto diverse, che non devono essere catalogate o rin- chiuse in affermazioni troppo rigide senza lasciare spazio a un adeguato discernimento personale e pastorale» (AL, 298). In questa linea, accogliendo le osservazioni di molti Padri sinodali, il Papa afferma che «i battezzati che sono divorziati e risposati civilmente devono essere più integrati nelle comunità cristiane nei diversi modi possibili, evitando ogni forma di scandalo». «La loro partecipazione può esprimersi in diversi servizi ecclesiali (…) Essi non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa (…) Questa integrazione è necessaria pure per la cura e l’educazione cristiana dei loro figli» (AL, 299). Più in generale il Papa fa una affermazione estremamente importante per comprendere l’orientamento e il senso dell’Esortazione: «Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete (…) è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi. È possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari, che dovrebbe riconoscere che, poiché il “grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi”, le conseguenze o gli effetti di una norma non necessariamente devono essere sempre gli stessi» (AL, 300). Il Papa sviluppa in modo approfondito esigenze e caratteristiche del cammino di accompagnamento e discernimento in dialogo approfondito fra i fedeli e i pastori. A questo fine richiama la riflessione della Chiesa «su condizionamenti e circostanze attenuanti» per quanto riguarda la imputabilità e la responsabilità delle azioni e, appoggiandosi a san Tommaso d’Aquino, si sofferma sul rapporto fra «le norme e il discernimento» affermando: «È vero che le norme generali presentano un bene che non si deve mai disattendere né trascurare, ma nella loro formulazione non possono abbracciare assolutamente tutte le situazioni particolari. Nello stesso tempo occorre dire che, proprio per questa ragione, ciò che fa parte di un discernimento pratico davanti a una situazione particolare non può essere elevato al livello di una norma» (AL, 304). Nell’ultima sezione del capitolo: «La logica della misericordia pastorale», Papa Francesco, per evitare equivoci, ribadisce con forza: «Comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la luce dell’ideale più pieno né proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano. Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture» (AL, 307). Ma il senso complessivo del capitolo e dello spirito che Papa Francesco intende imprimere alla pastorale della Chiesa è ben riassunto nelle parole finali: «Invito i fedeli che stanno vivendo situazioni complesse ad accostarsi con fiducia a un colloquio con i loro pastori o con laici che vivono dediti al Signore. Non sempre troveranno in essi una conferma delle proprie idee e dei propri desideri, ma sicuramente riceveranno una luce che permetterà loro di comprendere meglio quello che sta succedendo e potranno scoprire un cammino di maturazione personale. E invito i pastori ad ascoltare con affetto e serenità, con il desiderio sincero di entrare nel cuore del dramma delle persone e di comprendere il loro punto di vista, per aiutarle a vivere meglio e a riconoscere il loro posto nella Chiesa» (AL, 312). Sulla “logica della misericordia pastorale” Papa Francesco afferma con forza: «A volte ci costa molto dare spazio nella pastorale all’amore incondizio- nato di Dio. Poniamo tante condizioni alla misericordia che la svuotiamo di senso concreto e di significato reale, e questo è il modo peggiore di annacquare il Vangelo» (AL, 311). Capitolo nono “Spiritualità coniugale e familiare” Il nono capitolo è dedicato alla spiritualità coniugale e familiare, «fatta di migliaia di gesti reali e concreti» (AL, 315). Con chiarezza si dice che «coloro che hanno desideri spirituali profondi non devono sentire che la famiglia li allontana dalla crescita nella vita dello Spirito, ma che è un percorso che il Signore utilizza per portarli ai vertici dell’unione mistica» (AL, 316). Tutto, «i momenti di gioia, il riposo o la festa, e anche la sessualità, si sperimentano come una partecipazione alla vita piena della sua Risurrezione» (AL, 317). Si parla quindi della preghiera alla luce della Pasqua, della spiritualità dell’amore esclusivo e libero nella sfida e nell’anelito di invecchiare e consumarsi insieme, riflettendo la fedeltà di Dio (cfr. AL, 319). E infine la spiritualità «della cura, della consolazione e dello stimolo». «Tutta la vita della famiglia è un “pascolo” misericordioso. Ognuno, con cura, dipinge e scrive nella vita dell’altro» (AL, 322), scrive il Papa. È profonda «esperienza spirituale contemplare ogni persona cara con gli occhi di Dio e riconoscere Cristo in lei» (AL, 323). Nel paragrafo conclusivo il Papa afferma: «Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare (…). Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante. Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare ! (…). Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa» (AL, 325). L’Esortazione apostolica si conclude con una preghiera alla Santa Famiglia (AL, 325). *** Come è possibile comprendere già da un rapido esame dei suoi contenuti, L’Esortazione apostolica Amoris laetitia intende ribadire con forza non l’“ideale” della famiglia, ma la sua realtà ricca e complessa. Vi è nelle sue pagine uno sguardo aperto, profondamente positivo, che si nutre non di astrazioni o proiezioni ideali, ma di un’attenzione pastorale alla realtà. Il documento è una lettura densa di spunti spirituali e di sapienza pratica utile a ogni coppia umana o a persone che desiderano costruire una famiglia. Si vede soprattutto che è stata frutto di esperienza concreta con persone che sanno per esperienza che cosa sia la famiglia e il vivere insieme per molti anni. L’esortazione parla infatti il linguaggio dell’esperienza. «Novità» ma nessun «elemento di rottura» riguardo alla dottrina della Chiesa. Così è stata presentata l’esortazione apostolica Amoris laetitia, venerdì mattina, 8 aprile, nella Sala stampa della Santa Sede. Il documento rimane ancorato alla tradizione pastorale prudenziale della Chiesa. E sceglie un linguaggio semplice, diretto, chiaro che giunga a tutto il popolo di Dio. Un linguaggio che tributa un grande rispetto per ogni uomo, considerato non un caso problematico da risolvere ma una persona con una sua storia e un percorso peculiare. Le parole chiave dell’esortazione, cioè «discernere e accompagnare» — come ha sottolineato il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna — non sono riservate solo alle «cosiddette situazioni irregolari» ma valgono per tutti gli uomini, per ogni matrimonio, per ogni famiglia. Prima del porporato austriaco era stato il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, a presentare motivazioni e contenuti dell’esortazione apostolica, che — aveva fatto notare — non introduce una nuova normativa generale nella «innumerevole varietà di situazioni concrete» legate alle famiglie ferite e alle cosiddette situazioni «irregolari». Presente all’incontro con la stampa anche il vescovo Fabio Fabene, sottosegretario del Sinodo dei Vescovi. A illustrare il documento anche i coniugi Miano. Prendendo la parola dopo i due cardinali, Francesco e Giuseppina De Simone hanno offerto la loro testimonianza di sposi cristiani davanti a «un testo magisteriale che nel parlare della famiglia riconduce all’essenziale, a quello che più conta», facendolo «con un linguaggio diretto, semplice, per tutti». Insomma per i due Amoris laetitia «non è un testo per addetti ai lavori, per gli specialisti della pastorale, ma per “addetti alla vita”, os- Il chirografo indirizzato da Papa Francesco ai vescovi per accompagnare il testo dell’esortazione apostolica «Amoris laetitia» sia per tutti noi che, in maniera diversa, siamo parte di una famiglia». Soffermandosi in particolare sulla parte centrale dedicata all’amore in famiglia e sul capitolo sull’educazione dei figli, i relatori hanno rimarcato come in in queste pagine si avverte che «il Papa conduce per mano a scoprire la bellezza delle nostre famiglie, imperfette, fragili, ma straordinarie, perché sorrette nel loro quotidiano cammino dall’amore del Signore che non si stanca, non viene meno, e che fa nuove tutte le cose». Attraverso questo documento, dunque, si può «vedere il tesoro che abbiamo tra le mani, il bene grande che è nella normalità della nostra vita. È come se — hanno spiegato i coniugi — il Papa dicesse: fermiamoci un attimo, lasciamoci alle spalle i rumori, le corse, gli affanni, la ridda di voci che quotidianamente ci investe fino a sommergerci, e proviamo ad ascoltare la nostra vita in quello che ha da dirci veramente, ascoltiamo quello che accade dentro di noi, quello che muove il nostro cuore. Perché è in questo ascolto che impariamo a scorgere la presenza del Signore che rende le nostre storie “terra sacra”». Soprattutto, hanno proseguito, «il linguaggio di Papa Francesco lascia parlare la vita concreta delle famiglie». Anche perché «le sue parole nascono da quell’umile ascolto a cui aveva invitato i padri sinodali in apertura del sinodo del 2014 e di cui egli stesso ha dato testimonianza nelle intense giornate di lavoro dei due sinodi dedicati alla famiglia: ed è bellissima questa Chiesa che si lascia istruire dalla famiglia». Del resto l’esortazione disegna «una grammatica delle relazioni che la Chiesa non detta dall’alto ma che essa stessa impara dalla vita delle famiglie. Non è una Chiesa che sale in cattedra, è una Chiesa che sa di essere per strada e che sceglie di starci fino in fondo, ma che proprio per questo può farsi maestra che aiuta a fare chiarezza e a ritrovare ogni volta il senso del procedere». In pratica, per evocare un’immagine cara a Papa Francesco, è il documento di «una Chiesa che è popolo di Dio in cammino». E a tal proposito “la categoria del cammino” appare «fondamentale per capire il senso della vita della famiglia che traspare» dalle pagine del documento. «Che la vita della famiglia sia un cammino — hanno fatto notare — viene ripetuto con chiarezza; un cammino in cui non bisogna stancarsi di guardare avanti, di avere grandi orizzonti, non bisogna smettere di sognare, e di cui imparare a gustare e ad apprezzare ogni passo senza temere il divenire, le trasformazioni che il cammino porta con sé, avendo piuttosto il senso dell’imperfezione e della crescita». Successivamente la coppia si è soffermata sul fatto che «l’inno alla carità, paradigma della perfezione cristiana dell’amore e posto al cuore di questa esortazione, sia declinato dal Papa nel tempo e nei giorni della vita delle famiglie» e che «questo amore che è cammino nel tempo verso la pienezza è gioia che dilata il cuore». Ma, hanno avvertito sulla scia del documento, della gioia dell’amore bisogna avere cura. Come? Coltivandola, «crescendo nella capacità di uno sguardo che apprezza», visto che «molte ferite e crisi hanno la loro origine quando non siamo più capaci di questo sguardo, “smettiamo di contemplarci” tra coniugi, tra genitori e figli, tra fratelli». Non solo, la gioia dell’amore «si rafforza nelle sofferenze e nelle battaglie vissute insieme, cresce attraverso le parole e i gesti che alimentano l’amore giorno dopo giorno». E al contempo «matura attraverso il dialogo, il “darsi tempo” l’ascoltare l’altro facendogli spazio». Anche se «questo richiede che si maturi una ampiezza mentale, una flessibilità, una ricchezza interiore senza di cui la vita familiare diventa asfittica e il dialogo si impoverisce». Sempre parlando di gioia, i coniugi Miano hanno rilanciato l’importanza delle “emozioni”. Che, hanno sottolineato, «non vanno soffocate ma aiutate ad armonizzarsi in una crescita di sensibilità verso l’altro». Senza dimenticare, peraltro, la “dimensione erotica dell’amore”, che non è “un male permesso” o “un peso da sopportare”, ma al contrario «dono di Dio che abbellisce l’incontro tra gli sposi». Mentre va rifiutata nella vita della famiglia qualsiasi forma di “sottomissione” che calpesti o limiti la libertà e la dignità dell’altro. Infine altri quattro aspetti dell’amore richiamati dai relatori sono stati il fatto che esso non teme il cambiamento, che genera vita, che si fa incontro e che educa. Quanto al primo, hanno evidenziato come il prolungarsi della vita media faccia «emergere con forza l’esigenza di “ritornare a scegliersi a più riprese”. Non il trascinarsi stanco di relazioni prive di luce, ma la ricchezza di un’intimità che è nella forza di una condivisione cresciuta nel tempo intorno a un progetto comune, affrontando insieme le difficoltà e godendo insieme delle cose belle». E anche quando «l’aspetto fisico muta», se «gli altri non possono più riconoscere la bellezza dell’identità dell’altro, il coniuge innamorato continua a essere capace di percepirla con l’istinto dell’amore». Riguardo al tema della vita, hanno fatto notare come siano molto belle le pagine dedicate al padre e alla madre, che mostrano il volto paterno e materno del Signore; quanto al tema dell’incontro hanno spiegato come il Papa ricordi la presenza di nonni, zii, cugini e vicini; mentre sull’educazione hanno sottolineato che il Pontefice dedica passaggi decisivi oltre che all’essere genitori, anche all’essere figli e fratelli o anziani. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 sabato 9 aprile 2016 Absalon Marticio «Famiglia» (1999) L’intervento dell’arcivescovo di Vienna Semplice come un buonasera Di seguito il testo dell’intervento svolto dal cardinale arcivescovo di Vienna durante la conferenza stampa di presentazione dell’esortazione apostolica. di CHRISTOPH SCHÖNBORN La sera del 13 marzo 2013, le prime parole che il nuovo Papa eletto Francesco rivolse alle persone in piazza San Pietro e in tutto il mondo sono state: «Buona sera!» Semplici come questo saluto sono il linguaggio e lo stile del nuovo scritto di Papa Francesco. L’esortazione non è proprio così breve come questo semplice saluto, ma così aderente alla realtà. In queste duecento pagine Papa Francesco parla di «amore nella famiglia» e lo fa in modo così concreto, così semplice, con parole che scaldano il cuore come quel buona sera del 13 marzo 2013. Questo è il suo stile, ed egli si augura che si parli delle cose della vita nel modo più concreto possibile, soprattutto se si tratta della famiglia, di una delle realtà più elementari della vita. Per dirlo in anticipo: i documenti della Chiesa spesso non appartengono a un genere letterario dei più accessibili. Questo scritto del Papa è leggibile. E chi non si lasci spaventare dalla lunghezza, troverà gioia nella concretezza e nel realismo di questo testo. Papa Francesco parla delle famiglie con una chiarezza che difficilmente si trova nei documenti magisteriali della Chiesa. Prima di entrare nello scritto vorrei dire, a titolo molto personale, il perché io lo abbia letto con gioia, è in cammino. Deve crescere, imparare, superare nuove tappe. Conosce il peccato e il fallimento, ha bisogno di riconciliazione e di nuovo inizio, e ciò fino in età avanzata (cfr. AL, 297). Papa Francesco è riuscito a parlare di tutte le situazioni senza catalogare, senza categorizzare, con quello sguardo di fondamentale benevolenza che ha qualcosa a che fare con il cuore di Dio, con gli occhi di Gesù che non escludono nessuno (cfr. AL, 297), che accoglie tutti e a tutti concede la «gioia del Vangelo». Per questo la lettura di Amoris laetitia è così confortante. Nessuno deve sentirsi condannato, nessuno disprezzato. In questo clima dell’accoglienza, il discorso della visione cristiana di matrimonio e famiglia diventa invito, incoraggiamento, gioia dell’amore al quale possiamo credere e che non esclude nessuno, veramente e sinceramente nessuno. Per me Amoris laetitia è perciò soprattutto, e in primo luogo, un “avvenimento linguistico”, così come lo è già stato l’Evangelii gaudium. Qualcosa è cambiato nel discorso ecclesiale. Questo cambiamento di linguaggio era già percepibile durante il cammino sinodale. Fra le due sedute sinodali dell’ottobre 2014 e dell’ottobre 2015 si può chiaramente riconoscere come il tono sia divenuto più ricco di stima, come si siano semplicemente accolte le diverse situazioni di vita, senza giudicarle o condannarle subito. In Amoris laetitia questo è divenuto il continuo tono linguistico. Dietro di ciò non c’è ovviamente solo un’opzione linguistica, bensì un profondo rispetto di fronte ad ogni uomo che non è mai, in primo luogo, un “caso problematico” in una “categoria”, ma una persona inconfondibile, con la sua storia e il suo percorso con e verso Dio. In Evangelii gaudium Papa Francesco diceva che dovremmo toglierci le scarpe da- Jorge Alarcón «Famiglia» (1970) con gratitudine e sempre con forte emozione. Nel discorso ecclesiale sul matrimonio e sulla famiglia c’è spesso una tendenza, forse inconscia, a condurre su due binari il discorso su queste due realtà della vita. Da una parte ci sono i matrimoni e le famiglie che sono “a posto”, che corrispondono alla regola, dove tutto “va bene”, è “in ordine”, e poi ci sono le situazioni “irregolari” che rappresentano un problema. Già il termine stesso “irregolare” suggerisce che si possa effettuare una tale distinzione con tanta nitidezza. Chi dunque viene a trovarsi dalla parte degli “irregolari”, deve convivere con il fatto che i “regolari” si trovino dall’altra parte. Come ciò sia difficile per quelli che provengono, essi stessi, da una famiglia patchwork, mi è noto di persona, a causa della situazione della mia propria famiglia. Il discorso della Chiesa qui può ferire, può dare la sensazione di essere esclusi. Papa Francesco ha posto la sua esortazione sotto la frase guida: «Si tratta di integrare tutti» (AL, 297) perché si tratta di una comprensione fondamentale del Vangelo: noi tutti abbiamo bisogno di misericordia! «Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra» (Gv 8, 7). Tutti noi, a prescindere dal matrimonio e dalla situazione familiare in cui ci troviamo, siamo in cammino. Anche un matrimonio in cui tutto “vada bene” vanti al terreno sacro dell’altro (EG, 36). Quest’atteggiamento fondamentale attraversa tutta l’esortazione. Ed esso è anche il motivo più profondo per le altre due parole chiave: discernere e accompagnare. Tali parole non valgono solo per le “cosiddette situazioni irregolari” (Papa Francesco sottolinea questo “cosiddette”!), ma valgono per tutti gli uomini, per ogni matrimonio, per ogni famiglia. Tutti, infatti, sono in cammino e tutti hanno bisogno di “discernimento” e di ”accompagnamento”. La mia grande gioia per questo documento sta nel fatto che esso coerentemente superi l’artificiosa, esteriore, netta divisione fra “regolare” e “irregolare” e ponga tutti sotto l’istanza comune del Vangelo, secondo le parole di san Paolo: «Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza, per usare a tutti misericordia!» (Rom, 11, 32). Questo continuo principio dell’“inclusione” preoccupa ovviamente alcuni. Non si parla qui in favore del relativismo? Non diventa permissivismo la tanto evocata misericordia? Non esiste più la chiarezza dei limiti che non si devono superare, delle situazioni che oggettivamente vanno definite irregolari, peccaminose? Quest’esortazione non favoreggia un certo lassismo, un everything goes? La misericordia propria di Gesù non è invece, spesso, una misericordia severa, esigente? Per chiarire ciò: Papa Francesco non lascia nessun dubbio sulle sue intenzioni e sul nostro compito: «Come cristiani non possiamo rinunciare a proporre il matrimonio allo scopo di non contraddire la sensibilità attuale, per essere alla moda, o per sentimenti di inferiorità di fronte al degrado morale e umano. Staremmo privando il mondo dei valori che possiamo e dobbiamo offrire. Certo, non ha senso fermarsi a una denuncia retorica dei mali attuali, come se con ciò potessimo cambiare qualcosa. Neppure serve pretendere di imporre norme con la forza dell’autorità. Ci è chiesto uno sforzo più responsabile e generoso, che consiste nel presentare le ragioni e le motivazioni per optare in favore del matrimonio e della famiglia, così che le persone siano più disposte a rispondere alla grazia che Dio offre loro» (AL, 35). Papa Francesco è convinto che la visione cristiana del matrimonio e della famiglia abbia anche oggi un’immutata forza di attrazione. Ma egli esige “una salutare reazione autocritica”: «Dobbiamo esser umili e realisti, per riconoscere che a volte il nostro modo di presentare le convinzioni cristiane e il modo di trattare le persone hanno aiutato a provocare ciò di cui oggi ci lamentiamo» (AL, 36). «Abbiamo presentato un ideale teologico del matrimonio troppo astratto, quasi artificiosamente costruito, lontano dalla situazione concreta e dalle effettive possibilità delle famiglie così come sono. Questa idealizzazione eccessiva, soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario» (AL, 36). Mi permetto di raccontare qui un’esperienza del Sinodo dell’ottobre scorso: che io sappia, due dei tredici circuli minores hanno iniziato il loro lavoro facendo in primo luogo raccontare ad ogni partecipante la propria situazione familiare. Ben presto è emerso che quasi tutti i vescovi o gli altri partecipanti del circulus minor si sono confrontati, nelle loro famiglie, con i temi, le preoccupazioni, le “irregolarità” di cui noi, nel Sinodo, abbiamo parlato in maniera un po’ troppo astratta. Papa Francesco ci invita a parlare delle nostre famiglie “così come sono”. Ed ora la cosa magnifica del cammino sinodale e del suo proseguimento con Papa Francesco: questo sobrio realismo sulle famiglie “così come sono” non ci allontana affatto dall’ideale! Al contrario: Papa Francesco riesce, con i lavori di ambedue i sinodi, a rivolgere alle famiglie uno sguardo positivo, profondamente ricco di speranza. Ma questo sguardo incoraggiante sulle famiglie richiede quella “conversione pastorale” di cui l’Evangelii gaudium parlava in maniera così entusiasmante. Il testo seguente dell’Amoris laetitia ricalca le grandi linee di tale “conversione pastorale”: «Per molto tempo abbiamo creduto che solamente insistendo su questioni dottrinali, bioetiche e morali, senza motivare l’apertura alla grazia, avessimo già sostenuto a sufficienza le famiglie, consolidato il vincolo degli sposi e riempito di significato la loro vita insieme. Abbiamo difficoltà a presentare il matrimonio più come un cammino dinamico di crescita e realizzazione che come un peso da sopportare per tutta la vita. Stentiamo anche a dare spazio alla coscienza dei fedeli, che tante volte rispondono quanto meglio possibile al Vangelo in mezzo ai loro limiti e possono portare avanti il loro personale discernimento davanti a situazioni in cui si rompono tutti gli schemi. Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle» (AL, 37). Papa Francesco parla da una profonda fiducia nei cuori e nella nostalgia degli uomini. Lo esprimono molto bene le sue esposizioni sull’educazione. Si percepisce qui la grande tradizione gesuitica dell’educazione alla responsabilità personale. Egli parla di due pericoli contrari: il lassez-faire e l’ossessione di volere controllare e dominare tutto. Da una parte è vero che «la famiglia non può rinunciare ad essere luogo di sostegno, di accompagnamento, di guida... C’è sempre bisogno di vigilanza. L’abbandono non fa mai bene» (AL, 260). Ma la vigilanza può diventare anche esagerata: «L’ossessione non è educativa, e non si può avere un controllo di tutte le situazioni in cui un figlio potrebbe trovarsi a passare (...). Se un genitore è ossessionato di sapere dove si trova suo figlio e controllare tutti i suoi movimenti, cercherà solo di dominare il suo spazio. In questo modo non lo educherà, non lo rafforzerà, non lo preparerà ad affrontare le sfide. Quello che interessa principalmente è generare nel figlio, con molto amore, processi di maturazione della sua libertà, di preparazione, di crescita integrale, di coltivazione dell’autentica autonomia» (AL, 261). Trovo che sia molto illuminante mettere in connessione questo pensiero sull’educazione con quelli che riguardano la prassi pastorale della Chiesa. Infatti, proprio in questo senso Papa Francesco torna spesso a parlare della fiducia nella coscienza dei fedeli: «Siamo chiamati a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle» (AL, 37). La grande questione ovviamente è questa: come si forma la coscienza? Come pervenire a quello che è il concetto chiave di tutto questo grande documento, la chiave per comprendere correttamente le intenzioni di Papa Francesco: “il discernimento personale”, soprattutto in situazioni difficili, complesse? Il “discernimento” è un concetto centrale degli esercizi ignaziani. Questi, infatti, devono aiutare a discernere la volontà di Dio nelle situazioni concrete della vita. È il “discernimento” a fare della persona una personalità matura, e il cammino cristiano vuole essere di aiuto al raggiungimento di questa maturità personale: non a formare automi condizionati dall’esterno, telecomandati, ma persone maturate nell’amicizia con Cristo. Solo laddove è maturato questo “discernimento” personale è anche possibile pervenire a un “discernimento pastorale”, il quale è importante soprattutto «davanti a situazioni che non rispondono pienamente a quello che il Signore ci propone» (AL, 6). Di questo “discernimento pastorale” parla l’ottavo capitolo, un capitolo probabilmente di grande interesse per l’opinione pubblica ecclesiale, ma anche per i media. Devo tuttavia ricordare che Papa Francesco ha definito come centrali i capitoli 4 e 5 (“i due capitoli centrali”), non solo in senso geografico, ma per il loro contenuto: «Non potremo incoraggiare un cammino di fedeltà e di reciproca donazione se non stimoliamo la crescita, il consolidamento e l’approfondimento dell’amore coniugale e familiare» (AL, 89). Questi due capitoli centrali di Amoris laetitia saranno probabilmente saltati da molti per arrivare subito alle cosiddette “patate bollenti”, ai punti critici. Da esperto pedagogo, Papa Francesco sa bene che niente attira e motiva così fortemente come l’esperienza positiva dell’amore. “Parlare dell’amore” (AL, 89) — ciò procura chiaramente una grande gioia a Papa Francesco, ed egli parla dell’amore con grande vivacità, comprensibilità, empatia. Il quarto capitolo è un ampio commento all’“Inno alla carità” del tredicesimo capitolo della prima lettera ai Corinzi. Raccomando a tutti la meditazione di queste pagine. Esse incoraggiano a credere nell’amore (cfr. 1 Gv, 4, 16) e ad avere fiducia nella sua forza. È qui che crescere, un’al- tra parola chiave dell’Amoris laetitia, ha la sua “sede principale”: in nessun altro luogo si manifesta così chiaramente, come nell’amore, che si tratta di un processo dinamico nel quale l’amore può crescere, ma può anche raffreddarsi. Posso solo invitare a leggere e a gustare questo delizioso capitolo. Ci tengo a far notare un aspetto: Papa Francesco parla qui, con una chiarezza che è rara, del ruolo che anche le passiones, le passioni, le emozioni, l’eros, la sessualità hanno nella vita matrimoniale e familiare. Non è un caso che Papa Francesco si riallacci qui in modo particolare a san Tommaso d’Aquino, il quale attribuisce alle passioni un ruolo così importante, mentre la morale moderna, spesso puritana, le ha screditate o trascurate. È qui che il titolo dell’esortazione del Papa trova la sua più piena espressione: Amoris laetitia! Qui si capisce come sia possibile riuscire «a scoprire il valore e la ricchezza del matrimonio» (AL, 205). Ma qui si rende anche dolorosamente visibile quanto male facciano le ferite d’amore, come siano laceranti le esperienze di fallimento delle relazioni. Per questo non meraviglia che sia soprattutto l’ottavo capitolo ad attirare l’attenzione e l’interesse. Infatti la questione di come la Chiesa tratti queste ferite, di come tratti il fallimento dell’amore, è diventata per molti una questione-test per capire se la Chiesa sia davvero il luogo in cui si possa sperimentare la Misericordia di Dio. Questo capitolo deve molto all’intenso lavoro dei due Sinodi, alle ampie discussioni nell’opinione pubblica ed ecclesiale. Qui si manifesta la fecondità del modo di procedere di Papa Francesco. Egli desiderava espressamente una discussione aperta sull’accompagnamento pastorale di situazioni complesse e ha potuto ampiamente fondarsi sui testi che i due Sinodi gli hanno presentato per mostrare come si possa «accompagnare, discernere e integrare la fragilità» (AL, 291). Papa Francesco fa esplicitamente sue le dichiarazioni che ambedue i Sinodi gli hanno presentato: «I Padri sinodali hanno raggiunto un consenso generale, che sostengo» (AL, 297). Per quanto riguarda i divorziati risposati con rito civile egli sostiene: «Accolgo le considerazioni di molti Padri sinodali, i quali hanno voluto affermare che (...) la logica dell’integrazione è la chiave del loro accompagnamento pastorale... Essi non solo non devono sentirsi scomunicati, ma possono vivere e maturare come membra vive della Chiesa, sentendola come un madre che li accoglie sempre...» (AL, 299). Ma cosa significa ciò concretamente? Molti si pongono, a ragione, questa domanda. Le risposte decisive si trovano in Amoris laetitia 300. Esse offrono certamente ancora materia per ulteriori discussioni. Ma esse sono anche un importante chiarimento e un’indicazione per il cammino da seguire: «Se si tiene conto dell’innumerevole varietà di situazioni concrete (...) è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi». Molti si aspettavano una tale norma. Resteranno delusi. Che cosa è possibile? Il Papa lo dice con tutta chiarezza: «È possibile soltanto un nuovo incoraggiamento ad un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari». E come possa e debba essere questo discernimento personale e pastorale è tema dell’intera sezione di Amoris laetitia 300-312. Già nel Sinodo del 2015, in appendice agli enun- ciati del Circulus germanicus fu proposto un Itinerarium del discernimento, dell’esame di coscienza che Papa Francesco ha fatto suo. «Si tratta di un itinerario di accompagnamento e di discernimento che orienta questi fedeli alla presa di coscienza della loro situazione davanti a Dio». Ma Papa Francesco ricorda anche che «questo discernimento non potrà mai prescindere dalle esigenze di verità e di carità del Vangelo proposte dalla Chiesa» (AL, 300). Papa Francesco menziona due posizioni erronee. Una è quella del rigorismo: «Un pastore non può sentirsi soddisfatto solo applicando leggi morali a coloro che vivono in situazioni “irregolari”, come se fossero pietre che si lanciano contro la vita delle persone. È il caso dei cuori chiusi, che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa» (AL, 305). D’altro canto, la Chiesa non deve assolutamente «rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio, il progetto di Dio in tutta la sua grandezza» (AL, 307). Si pone naturalmente la domanda: e cosa dice il Papa a proposito dell’accesso ai sacramenti per persone che vivono in situazioni “irregolari”? Già Papa Benedetto aveva detto che non esistono delle “semplici ricette” (AL, 298, nota 333). E Papa Francesco torna a ricordare la necessità di discernere bene le situazioni nella linea della Familiaris consortio (1984) di san Giovanni Paolo II (AL, 298). «Il discernimento deve aiutare a trovare le strade possibili di risposta a Dio e di crescita attraverso i limiti. Credendo che tutto sia bianco o nero, a volte chiudiamo la via della grazia e della crescita e scoraggiamo percorsi di santificazione che danno gloria a Dio» (AL, 305). E Papa Francesco ci ricorda una frase importante che aveva scritto nell’Evangelii gaudium 44: «Un piccolo passo, in mezzo a grandi limiti umani, può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà» (AL, 304). Nel senso di questa via caritatis (AL, 306) il Papa afferma, in maniera umile e semplice, in una nota (351), che si può dare anche l’aiuto dei sacramenti in «certi casi». Ma allo scopo egli non ci offre una casistica, delle ricette, bensì ci ricorda semplicemente due delle sue frasi famose: «Ai sacerdoti ricordo che il confessionale non dev’essere una sala di tortura bensì il luogo della misericordia del Signore» (EG, 44) e l’Eucarestia «non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli» (EG, 44). Non è una sfida eccessiva per i pastori, per le guide spirituali, per le comunità, se il «discernimento delle situazioni» non è regolato in modo più preciso? Papa Francesco conosce questa preoccupazione: «comprendo coloro che preferiscono una pastorale più rigida che non dia luogo ad alcuna confusione» (AL, 308). Ad essa egli obietta dicendo: «poniamo tante condizioni alla misericordia che la svuotiamo di senso concreto e di significato reale, e quello è il modo peggiore di annacquare il Vangelo» (AL, 311). Papa Francesco confida nella «gioia dell’amore». L’amore sa trovare la via. È la bussola che ci indica la strada. Esso è il traguardo e il cammino stesso, perché Dio è l’amore e perché l’amore è da Dio. Niente è così esigente come l’amore. Esso non si può avere a buon mercato. Per questo nessuno deve temere che Papa Francesco ci inviti, con Amoris laetitia, a un cammino troppo facile. Il cammino non è facile, ma è pieno di gioia! L’OSSERVATORE ROMANO sabato 9 aprile 2016 pagina 7 La presentazione del segretario generale del Sinodo dei vescovi Buona notizia per le famiglie Pubblichiamo il testo della presentazione svolta dal cardinale segretario generale del Sinodo dei vescovi. di LORENZO BALDISSERI Sono lieto e onorato di presentare oggi l’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia che Papa Francesco ha firmato il 19 marzo scorso, solennità di San Giuseppe, e che oggi si rende pubblica. Anzitutto mi è gradito esprimere viva riconoscenza al Santo Padre, per aver donato alla Chiesa il prezioso documento sull’amore nella famiglia. Ringrazio inoltre tutti coloro che a vario titolo hanno offerto il loro contributo; in particolare i padri sinodali delle due assemblee, il relatore generale e il segretario speciale, il Pontificio Consiglio per la famiglia e il suo presidente. È significativo che Amoris laetitia esca in pieno giubileo della misericordia: il testo vi fa riferimento tre volte e cita direttamente la bolla di indizione sei volte. Il documento corona il lavoro biennale del sinodo, la cui grande riflessione ha investito tutte le dimensioni dell’istituto familiare, che oggi risente di una forte crisi nel mondo intero. Le società umane, segnate da conflitti e violenze, hanno bisogno di riconciliazione e di perdono a cominciare Il principio secondo il quale «il tempo è superiore allo spazio» (EG, 222-225; AL, 3, 261) indica che occorre tempo ed esistono modalità diverse mediante le quali trovare soluzioni più adatte alle differenti situazioni. Al riguardo, l’esortazione dice: «Nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano» (AL, 3). Ad esempio, il testo fa riferimento a tre situazioni emblematiche in cui il trascorrere del tempo è necessario: nella preparazione al matrimonio (cfr. AL, 205-216); nell’educazione dei figli (cfr. AL, 261); nel superamento del lutto in famiglia (cfr. AL, 255). La chiave di lettura In pieno accordo con il tempo giubilare che la Chiesa sta vivendo, l’adeguata chiave di lettura del documento è «la logica della misericordia pastorale» (AL, 307-312). Il Santo Padre afferma chiaramente la dottrina sul matrimonio e la famiglia, specialmente nel capitolo terzo, e la propone come ideale irrinunciabile. Riferendosi ai giovani, egli afferma: «Per evitare qualsiasi interpretazione deviata, ricordo che in nessun modo la Chiesa deve rinunciare a proporre l’ideale pieno del matrimonio, il progetto di Dio in tutta la sua grandezza. «Ritratto di famiglia» (arte afroamericana) dal loro nucleo vitale: la famiglia. Il giubileo della misericordia è davvero una buona notizia per le famiglie di ogni continente, specialmente per quelle ferite e umiliate. Il titolo Il titolo Amoris laetitia è in piena continuità con l’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: dalla gioia del Vangelo alla gioia dell’amore nella famiglia. Il cammino sinodale ha presentato la bellezza della famiglia parlando dell’amore: esso costituisce il fondamento dell’istituto familiare, perché Dio è amore tra persone, è Trinità e non solitudine. In questo documento il Santo Padre approfondisce il «Vangelo del matrimonio e della famiglia» (AL, 89) e offre concreti orientamenti pastorali che, nella continuità, acquistano un valore e una dinamica nuova. «L’insieme degli interventi dei Padri, che ho ascoltato con costante attenzione, mi è parso un prezioso poliedro» (AL, 4) — scrive il Santo Padre, riprendendo la figura geometrica già impiegata in Evangelii gaudium (cfr. 236). Infatti, il risultato del lavoro sinodale dei Padri raccoglie la pluralità delle esperienze e dei punti di vista delle Chiese particolari. Il confronto tra opinioni diverse è avvenuto con libertà e franchezza, che ha permesso di pervenire ad un risultato quasi unanimemente condiviso. [...] Oggi, più importante di una pastorale dei fallimenti è lo sforzo pastorale per consolidare i matrimoni e così prevenire le rotture» (AL, 307). D’altra parte, il Papa non dimentica di rivolgere la sua attenzione alle fragilità delle famiglie e persino al loro fallimento, e riprende un passo di Evangelii gaudium (n. 44): «“senza sminuire il valore dell’ideale evangelico, bisogna accompagnare con misericordia e pazienza le possibili tappe di crescita delle persone che si vanno costruendo giorno per giorno”, lasciando spazio alla “misericordia del Signore che ci stimola a fare il bene possibile”» (AL, 308). La struttura L’esortazione è composta di nove capitoli, suddivisi in 325 numeri, con 391 note, e la preghiera finale alla Santa Famiglia. Il Santo Padre spiega lo sviluppo del documento (cfr. AL, 6): l’ouverture, ispirata alla Sacra Scrittura (capitolo I), dà il tono adeguato al documento, per passare poi a considerare la situazione attuale delle famiglie (capitolo II), alla luce dell’insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la famiglia (capitolo III). All’amore nel matrimonio (capitolo IV), che diventa fecondo nella famiglia (capitolo V), spetta il posto centrale nel documento. Seguono alcuni orientamenti pastorali per costruire famiglie solide e feconde, secondo il piano di Dio (capitolo VI), e per fortificare l’educazione dei figli (capitolo VII). Il capitolo è un invito alla misericordia e al discernimento pastorale di fronte a situazioni che non rispondono pienamente all’ideale che il Signore propone. L’esortazione si conclude con alcune linee di spiritualità familiare (capitolo IX). Nell’introduzione, Papa Francesco stesso spiega la ragione della inevitabile estensione del testo. La riflessione del cammino sinodale ha fatto sì che l’esortazione apostolica post-sinodale comprendesse non solo le questioni strettamente inerenti alla famiglia, ma anche molti e diversi temi. La lunghezza e l’articolazione del testo richiedono una lettura non affrettata, non necessariamente continua, anche a seconda dell’interesse dei diversi lettori (cfr. AL, 7). VIII Le fonti Amoris laetitia è una ulteriore eminente espressione del pontificato di Papa Francesco; rappresenta una splendida sintesi e proiezione verso ulteriori orizzonti. La base fondamentale dell’esortazione è costituita dai documenti conclusivi delle due assemblee sinodali sulla famiglia: 52 citazioni della Relatio synodi 2014 e 84 della Relatio finalis 2015, per un totale di 136. In tal modo il Santo Padre attribuisce una grande importanza al lavoro collegiale e sinodale, accogliendolo e integrandolo. Inoltre, il testo è corredato di numerosi riferimenti ai Padri della Chiesa (san Leone Magno e sant’Agostino), ai teologi medioevali e moderni (san Tommaso, citato 19 volte; san Domenico; beato Giordano di Sassonia; Alessandro di Hales; sant’Ignazio di Loyola, 3 volte; san Roberto Bellarmino; san Giovanni della Croce); agli autori con(Joseph temporanei Pieper, Antonin Sertillanges, Gabriel Marcel, Erich Fromm, Santa Teresa di Lisieux, Dietrich Bonhoeffer, Jorge Luis Borges, Octavio Paz, Mario Benedetti, Martin Luther King). Tra i documenti pontifici dei predecessori vengono citati, ad esempio: Casti connubii di Pio XI; Mystici corpori Christi di Pio XII; Humanae vitae del beato Paolo VI (2 volte più 4 volte in altri documenti citati nel testo); le Catechesi sull’amore umano (23 volte) e Familiaris consortio (21 volte più 6) di san Giovanni Paolo II; Deus caritas est di Benedetto XVI (9 volte più 1). Il concilio Vaticano II viene citato ben 22 volte più 6; il Catechismo della Chiesa cattolica 13 volte più 2. Inoltre, oltre a 16 più 1 citazioni di Evangelii gaudium, spiccano le Catechesi sulla famiglia di Papa Francesco pronunciate in occasione delle udienze generali, che vengono citate 50 volte. Infine, vengono citati 12 volte altri documenti della Santa Sede e 10 volte documenti di conferenze episcopali. Degne di nota sono le espressioni che il Santo Padre usa per attribuire rilevanza al lavoro condotto per due anni dai vescovi di tutto il mondo con le loro Chiese, quando dice: «sostengo» (AL, 297), «accolgo» (AL, 299), «considero molto appropriato» (AL, 302). Sono una ventina le volte in cui nel testo l’autore si riferisce esplicitamente al sinodo o ai padri sinodali. Alcuni punti salienti 1) Il documento porge uno sguardo positivo sulla bellezza dell’amore coniugale e sulla famiglia, in un’epoca di crisi globale di cui soffrono principalmente le famiglie. Lo spazio dedicato all’amore e alla sua fecondità, in particolare nei capitoli IV-V, rappresenta un contributo originale, sia per il contenuto generale sia per il modo di esporlo. Ogni espressione dell’amore nell’inno alla carità di san Paolo (cfr. 1 Cor 13, 4-7) è una meditazione spirituale ed esistenziale per la vita degli sposi, tratteggiata con sapiente introspezione, propria di un’esperta guida spirituale, che Isabel Naude, «Picnic in famiglia» conduce alla crescita nella carità coniugale. 2) Al vescovo è affidato il compito di condurre il Popolo di Dio, sull’esempio di Gesù buon pastore che «chiama le sue pecore una per una e le conduce fuori» (Gv 10, 3). Il servizio pastorale del vescovo comporta anche l’esercizio del potere giudiziale che, attraverso i due motu proprio Mitis iudex Dominus Iesus e Mitis et misericors Iesus, il Santo Padre ha così definito: «Attraverso di essi ho anche voluto rendere evidente che lo stesso Vescovo nella sua Chiesa, di cui è costituito pastore e capo, è per ciò stesso giudice tra i fedeli a lui affidati» (AL, 244). Ne consegue che il vescovo, attraverso presbiteri e operatori pastorali adeguatamente preparati, disponga servizi appropriati per coloro che sono in condizioni di disagio familiare, di crisi e di fallimento. 3) Come ogni pastore, Papa Francesco rivolge la sua sollecitudine paterna alla «innumerevole varietà di situazioni concrete» (AL, 300). Pertanto, egli afferma: «è comprensibile che non ci si dovesse aspettare dal Sinodo o da questa Esortazione una nuova normativa generale di tipo canonico, applicabile a tutti i casi» (ib.). Dal momento che — come il Sinodo ha affermato — «il grado di responsabilità non è uguale in tutti i casi», occorre procedere con «un responsabile discernimento personale e pastorale dei casi particolari» (ib.). I battezzati che vivono in una seconda unione devono essere integrati e non esclusi. L’esortazione al riguardo è molto chiara: «La loro partecipazione può esprimersi in diversi servizi ecclesiali: occorre perciò discernere quali delle diverse forme di esclusione attualmente praticate [...] possano essere superate» (AL, 299). Per accompagnare e integrare le persone che vivono in situazioni cosiddette “irregolari” è necessario che i pastori le guardino in faccia una per una. Il documento dice: «I presbiteri hanno il compito di “accompagnare le persone interessate sulla via del discernimento secondo l’insegnamento della Chiesa e gli orientamenti del Vescovo”» (AL, 300). In questo processo di discernimento «sarà utile fare un esame di coscienza, tramite momenti di riflessione e di pentimento. I divorziati risposati dovrebbero chiedersi come si sono comportati verso i loro figli quando l’unione coniugale è entrata in crisi; se ci sono stati tentativi di riconciliazione; come è la situazione del partner abbandonato; quali conseguenze ha la nuova relazione sul resto della famiglia e la comunità dei fedeli; quale esempio essa offre ai giovani che si devono preparare al matrimonio» (ib.). Il discernimento avviene attraverso il «colloquio col sacerdote, in foro interno, [che] concorre alla formazione di un giudizio corretto su ciò che ostacola la possibilità di una più piena partecipazione alla vita della Chiesa e sui passi che possono favorirla e farla crescere» (ib.). 4) Nella prospettiva del compimento dell’ideale del matrimonio, l’esortazione ha innanzitutto messo in grande rilievo la preparazione dei fidanzati al sacramento, al fine di fornire «loro gli elementi neces- sari per poterlo ricevere con le migliori disposizioni e iniziare con una certa solidità la vita familiare» (AL, 207). Il Papa afferma che, in questa preparazione, occorre attingere alle «convinzioni dottrinali» e alle «preziose risorse spirituali» della Chiesa, come anche ricorrere a «percorsi pratici, consigli ben incarnati, strategie prese dall’esperienza, orientamenti psicologici» (AL, 211). L’esortazione indica, inoltre, la necessità che questo cammino prosegua anche dopo la celebrazione, specialmente nei primi anni di vita coniugale. Ai giovani sposi il Papa ricorda che «il matrimonio non può intendersi come qualcosa di concluso. [...] Lo sguardo si rivolge al futuro che bisogna costruire giorno per giorno con la grazia di Dio» (AL, 218). 5) Il documento ricorda che «i Padri hanno anche considerato la situazione particolare di un matrimonio solo civile o, fatte salve le differenze, persino di una semplice convivenza in cui, «quando l’unione raggiunge una notevole stabilità attraverso un vincolo pubblico, è connotata da affetto profondo, da responsabilità nei confronti della prole, da capacità di superare le prove, può essere vista come un’occasione da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio» (AL, 293). 6) Nell’accompagnare le fragilità e curare le ferite, il principio della gradualità nella pastorale riflette la pedagogia divina: come Dio si prende cura di tutti i suoi figli, a cominciare dai più deboli e lontani, così «la Chiesa si volge con amore a coloro che partecipano alla sua vita in modo imperfetto» (AL, 78), poiché tutti devono essere integrati nella vita della comunità ecclesiale (cfr. AL, 297). Il Papa afferma, infatti, che «nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo!» (ib.). Non limitandosi alle situazioni cosiddette “irregolari”, l’esortazione, quindi, dischiude l’ampio orizzonte della grazia immeritata e della misericordia incondizionata per «tutti, in qualunque situazione si trovino» (ib.). Di fronte ai grandi avvenimenti che sconvolgono il mondo odierno, si scopre la grandezza di Dio e il suo amore per l’uomo che, ferito costantemente, ha bisogno di essere accolto e curato da Cristo, buon samaritano dell’umanità. Dalla consapevolezza che Dio offre e regala misericordia e che «la città dell’uomo non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, di misericordia e di comunione» (CV, 6), emerge la necessità di oltrepassare l’orizzonte umano della giustizia con uno scatto, un salto in avanti. Questo viene soltanto dall’amore, che diventa misericordioso dinanzi alle fragilità umane, ed è capace di infondere coraggio e speranza. In tale contesto si colloca l’esortazione apostolica, che con questa espressione tocca il cuore del Vangelo e risana quello dell’uomo ferito: «la misericordia è la pienezza della giustizia e la manifestazione più luminosa della verità di Dio» (AL, 311). L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 sabato 9 aprile 2016 Alla Papal Foundation il Pontefice ricorda che la carità è riflesso dell’amore di Dio Opera di misericordia Condividere la misericordia di Cristo con quanti «sono spiritualmente e materialmente nel bisogno mediante le opere, con quello spirito di generosità e tenerezza che riflette l’incommensurabile bontà di Dio»: è la consegna che Francesco ha affidato ai membri della Papal foundation, organizzazione caritativa statunitense, ricevuti in udienza venerdì mattina, 8 aprile, nella Sala Clementina. Eminenze, Eccellenze, Cari amici in Cristo, Sono lieto di dare il benvenuto a tutti voi, membri, amministratori e “Stewards of Saint Peter” della Papal Foundation in occasione del vostro annuale pellegrinaggio in Vaticano. È una gioia per me trovarmi di nuovo con voi ed esprimere il mio apprezzamento per la vostra generosità verso il mio ministero e verso la Chiesa nel mondo. Vi dico grazie a nome di tutti coloro che ricevono assistenza mediante il vostro impegno di carità. Quest’anno il vostro pellegrinaggio si svolge nell’ambito del Giubileo della Misericordia, durante il quale contempliamo il mistero della misericordia, che è fonte di gioia, serenità e pace, e dalla quale dipen- de la nostra salvezza (cfr. Bolla Misericordiae vultus, 2). Siamo chiamati da Cristo a condividere questa misericordia con coloro che sono spiritualmente e materialmente nel bisogno mediante le opere di misericordia spirituali e corporali, con quello spirito di generosità e tenerezza che riflette l’incommensurabile bontà di Dio. In qualità di membri, amministratori e Stewards della Papal Foundation, le opere di misericordia sono al cuore della vostra missione. Mediante il vostro generoso aiuto ai progetti diocesani, parrocchiali e delle comunità, come pure attraverso l’offerta di borse di studio, voi assistete molte persone perché rispondano efficacemente ai bisogni presenti nelle loro comunità e portare avanti in modo sempre più proficuo le opere di misericordia. In questo modo, la vostra carità si irradia nel mondo, offrendo nuove iniziative che aiutano ad espandere l’abbraccio misericordioso del Padre. Spero che, con la grazia di Dio, questi giorni di pellegrinaggio siano per voi un nuovo forte invito alla santità e un’esperienza intensa della misericordia di Dio. San Paolo ci ricorda di non stancarci mai di compiere il bene (cfr. Gal 6, 9; 2 Ts 3, Francesco torna a denunciare la piaga del traffico di esseri umani 13). Possa il Padre celeste sostenervi nelle vostre opere buone, ma soprattutto possa condurvi ad una fede e ad un’esperienza sempre più profonda del suo infinito amore. Sappiate che le mie preghiere e la mia benedizione vi accompagnano; e, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie! Dieci milioni di dollari per la solidarietà Ben 128 progetti finanziati per oltre nove milioni di dollari e borse di studio per settecentosessantamila dollari erogate a sacerdoti, religiosi e laici che studiano a Roma: è il bilancio dell’attività della Papal foundation presentato a Francesco dal cardinale presidente Donald Wuerl, arcivescovo di Washington. Nel contempo il porporato ha assicurato un’offerta di dieci milioni di dollari per la carità del Papa, che sommati a quelli degli anni scorsi — dal 1990 a oggi — danno un ammontare di oltre 106 milioni e seicentomila dollari. Crimine contro l’umanità Nomine episcopali Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in Spagna, Venezuela, Canada, Colombia e il vicariato di Roma. Gerardo Melgar Viciosa vescovo di Ciudad Real (Spagna) Nato in Cervatos de la Cueza, Palencia, il 24 settembre 1948, ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel seminario diocesano locale ed è stato ordinato sacerdote il 20 giugno 1973. Tre anni dopo ha conseguito la licenza in teologia alla Pontificia università Gregoriana. È stato economo di vari villaggi a Palencia (1973), coadiutore di San Lazaro a Palencia (1976), formatore (1977-1982) e poi rettore (1982-1987) del seminario minore di Palencia a Carrión de los Condes, vicario parrocchiale (1987-1993) e poi parroco moderatore (1995-2005) di San José in Palencia, vicario per la pastorale (1993-1999), delegato diocesano per la pastorale familiare (2000-2005), vicario generale (2005-2008), amministratore apostolico sede vacante (gennaio-settembre 2006). Nominato Vescovo di Osma-Soria il 1° maggio 2008, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il successivo 6 luglio. Nella Conferenza episcopale è stato membro della commissione per l’apostolato dei laici, e dal marzo 2014 è membro della sottocommissione per la famiglia e la difesa della vita. «La grave questione della schiavitù moderna e del traffico di esseri umani» oggi «continua a essere una piaga in tutto il mondo» e costituisce un vero e proprio «crimine contro l’umanità». Lo scrive Papa Francesco nel messaggio inviato all’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso l’O rganizzazione delle Nazioni Unite, in occasione della conferenza sul tema, che si è tenuta giovedì 7 aprile, nel Palazzo di Vetro a New York. Nel testo in inglese il Pontefice esprime il suo compiacimento per l’iniziativa, organizzata in collaborazione con il cosiddetto “Gruppo Santa Marta”, l’alleanza di responsabili di polizia e di vescovi cattolici di tutto il mondo, che operano con la società civile per sradicare il traffico di esseri umani e garantire cure pastorali alle vittime, riunitasi per la prima volta nell’aprile 2014 proprio nella Domus scelta da Francesco come residenza papale. In quella circostanza il Pontefice definì il traffico di esseri umani una ferita aperta nel corpo della società contemporanea. Altre riunioni del gruppo a livello internazionale si sono tenute a Londra (dicembre 2014) e a Madrid (ottobre 2015). Nel messaggio la gratitudine di Francesco va anche agli Stati membri dell’Onu e alle diverse organizzazioni governative, civili e religiose «impegnate a combattere questo crimine contro l’umanità», insieme con l’incoraggiamento — mentre si svolge la riflessione sulle molteplici cause del fenomeno — a «rafforzare i vincoli di cooperazione e di comunicazione, che sono essenziali per porre fine alla sofferenza dei tanti uomini, donne e bambini che oggi vengono ridotti in schiavitù e venduti come se fossero semplice merce». Solo così infatti, spiega Francesco, «sarà possibile promuovere soluzioni e misure preventive che consentano di affrontare questo male a ogni livello della società». Del resto, la recente approvazione dell’Agenda 2030, con i nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, al numero 8.7 dice testualmente: «Prendere misure immediate ed efficaci per eradicare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e alla tratta degli esseri umani, e garantire il divieto e l’eliminazione delle forme peggiori di lavoro minorile, in particolare il reclutamento e l’utilizzo dei bambini soldato, e, entro il 2025, porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme». Da qui l’auspicio papale che nei dibattiti venga sempre tenuta «presente la dignità di ogni persona», riconoscendo «in ogni sforzo un servizio autentico ai più poveri ed emarginati della società, che troppo spesso vengono dimenticati e non hanno voce». Infine il Pontefice assicura a «tutti i presenti il saldo impegno della Chiesa cattolica a lottare contro questo crimine e a prendersi cura di tutte le sue vittime». Polito Rodríguez Méndez vescovo di San Carlos de Venezuela (Venezuela) Nato a Santa Bárbara, diocesi di Barinas, il 13 agosto 1967, ha ricevuto la formazione nel seminario maggiore della Fraternità dei sacerdoti operai diocesani. Ha conseguito la licenza in filosofia e quella in teologia presso l’Università Santa Rosa de Lima di Caracas, la licenza in teologia morale alla Pontificia università della Santa Croce in Roma, il master in docenza universitaria e il dottorato in scienze dell’educazione all’università “Fermín Toro” di Venezuela. Ordinato sacerdote il 31 luglio 1999, nella diocesi di Barinas è stato: vicario parrocchiale e parroco di Santo Domingo de Guzmán a Ciudad Bolivia; parroco di San Miguel Arcángel a El Cantón, di Nuestra Señora del Carmén a Punta de Piedra, di Nuestra Señora del Rosario a Barinas; parroco della cattedrale, direttore diocesano per la pa- Cor unum in risposta all’appello del Papa Missione Ucraina Nel corso del Regina caeli di domenica scorsa, 3 aprile, Papa Francesco ha annunciato una iniziativa straordinaria a favore di chi patisce le conseguenze della violenza in Ucraina. A tale scopo si prevede una colletta nelle chiese in Europa domenica 24 aprile. I proventi della colletta si aggiungeranno a una consistente somma di denaro messa a disposizione dallo stesso Pontefice e andranno a beneficio dei residenti nelle zone colpite e degli sfollati interni. Il Pontificio consiglio Cor Unum è incaricato di valutare ed approvare la gestione tecnica dei fondi, secondo progetti vagliati localmente da un’apposita commissione. Per la fine del mese di aprile è prevista una missione in Ucraina da parte di monsignor Giampietro Dal Toso, segretario del dicastero. Scene di vita quotidiana tra edifici colpiti dai bombardamenti nell’Ucraina orientale (Ansa) storale dei giovani e delle vocazioni, vicario diocesano per la pastorale, professore e rettore del Seminario diocesano Nuestra Señora del Pilar e, dal 2015, sottosegretario della Conferenza episcopale venezuelana. Scott McCaig ordinario militare per il Canada Nato a Duncan, British Columbia, il 12 dicembre 1965, ha intrapreso gli studi universitari — conclusi con una licenza in storia — nelle seguenti istituzioni accademiche: Cariboo College di Kamloops (1985-1987), University of Victoria (1988-1989), Carleton University (1989-1990) di Ottawa. Dopo un anno di prova, nel 1990 ha emesso le “first promises” nei Companions of the Cross e ha intrapreso la formazione al presbiterato frequentando i corsi al Saint Augustine’s Seminary di Toronto. Li ha conclusi con un master in divinity. Ordinato diacono il 30 ottobre 1994 e sacerdote il 3 giugno 1995, è stato incardinato a Ottawa fino al 2003, quando i Companions of the Cross sono stati approvati ed eretti dall’arcivescovo Marcel Gervais in società di vita apostolica. Ha esercitato il ministero pastorale in diverse parrocchie. Dal 2000 al 2006 è stato membro del consiglio esecutivo dei Companions e direttore della formazione. Nel 2006 è stato eletto superiore generale e riconfermato nel 2012 fino a oggi. Raúl Alfonso Carrillo Martínez vicario apostolico di Puerto Gaitán (Colombia) Nato il 22 settembre 1964 a Ubaté, in diocesi di Zipaquirá, tra il 1984 e il 1990 ha svolto la preparazione filosofica e teologica nel seminario maggiore San José de Zipaquirá. Ordinato sacerdote il 14 maggio 1990 per la diocesi di Zipaquirá, è stato per un anno vicario parrocchiale di Nuestra Señora de los Dolores. Partito per tre anni come missionario nella diocesi di Magangué è stato vicario parrocchiale a Santa Cruz di Mompox e parroco a Santa Cruz. Rientrato a Zipaquirá è stato parroco di Nuestra Señora de Lourdes e delegato diocesano per la pastorale missionaria (1994-2000). Dopo un biennio di studi romani per la licenza in teologia pastorale alla Pontificia università Lateranense, è divenuto formatore ed economo nel seminario maggiore San José de Zipaquirá e membro del consiglio diocesano per gli affari economici (2002-2007). Dal 2008 era parroco di Nuestra Señora de la Asunción a Zipaquirá, moderatore della curia, membro del consiglio diocesano per gli affari economici e vicario foraneo della Santisima Trinidad. Gianrico Ruzza, ausiliare di Roma Nato a Roma il 14 febbraio 1963, ha compiuto gli studi presso il seminario romano maggiore e il 16 maggio 1987 è stato ordinato sacerdote per la diocesi di Roma. Ha conseguito la licenza in diritto canonico alla Pontificia università Gregoriana e si è iscritto al corso di dottorato alla Pontificia università Lateranense. Ha frequentato lo studio rotale sostenendo tutti gli esami. È stato assistente (1987-1990) e vicerettore (1991-1997) del Pontificio seminario romano maggiore, segretario della missione cittadina (1996-1999), segretario del Consiglio pastorale diocesano, segretario del Comitato locale per il Congresso eucaristico internazionale dell’anno 2000 e segretario della missione cittadina di Roma. Direttore dell’ufficio del clero del vicariato di Roma dal 2001 al 2006; assistente spirituale dell’apostolato accademico salvatoriano (2003); assistente delle comunità eucaristiche (1996); rettore della chiesa di San Lorenzo de’ Speziali in Miranda dal 2000 al 2006, presidente dell’Istituto dei S. Spirituali Esercizi per uomini presso Ponte Rotto dal 1997 al 2006; parroco di San Roberto Bellarmino dal 2006. Dal 2010 è presidente del consiglio di amministrazione dell’Istituto interdiocesano per il sostentamento del clero e dal 2011 prefetto della sesta prefettura.