La Foiba di Lusiana
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La Foiba di Lusiana
LA FOIBA DI LUSIANA (VICENZA) (BUSO DELLA SPALUGA) Uno dei due imbocchi del “Buso della Spaluga” che fu trasformato in foiba. 1 “EL BUSO DEA SPALUGA” NELLA MIA PRIMA ESCURSIONE IN MONTAGNA Mia sorella Giovannina Cesaro nel 1952 lavorava presso la notissima sartoria Beltratti in via Del Santo a Padova. Per le ferie di agosto organizzò con una sua compagna di lavoro e due fratelli, uno di 15 anni e l’altro di 17, una vacanza a Vitarolo di Lusiana (Vicenza). Misi in atto tutta la mia diplomazia per aggiungermi al gruppo dei vacanzieri. Erano trascorsi appena sette anni dal termine della guerra e per raggiungere la meta fu ingaggiato Aldo Scanferla, ex autista di camion nella guerra 1940/45, che aveva aperto a Vigodarzere la prima officina per la riparazione di auto e moto. Nell’auto furono caricate anche le nostre valigie di cartone e dei sacchetti di frumento prodotti nella piccola azienda agricola paterna che servirono a pagare l’affitto delle due stanze. Nell’auto furono caricati anche degli alimenti come la pasta e il riso ancora di difficile reperibilità. In una stanza dormivo io e mia sorella, nell’altra l’amica di mia sorella con i due fratelli. Nelle stesse stanze da letto si dormiva e si cucinavano i pasti con l’uso di un fornellino ad alcol. I “servizi igienici” consistevano in una latrina costruita con delle tavole di legno nell’orto della famiglia che ci ospitava ed era situata a cinquanta metri dall’abitazione. I primi due giorni con gli altri due ragazzi visitammo il paese di Lusiana e, con spirito, di avventura degno di Emilio Salgari, esplorammo i grandi boschi della zona. Nella mattina del terzo giorno, costatato che il cielo era limpido, programmammo un’escursione sulle montagne sopra Lusiana. Per raggiungere la zona alta non percorremmo la strada principale asfaltata, ma dei sentieri come fossimo dei caprioli. Raggiunta in breve tempo una posizione elevata e panoramica decidemmo di proseguire nell’Altipiano sino a vedere il Sacrario di Asiago. 2 Nel prosieguo, attraversammo anche dei prati, fummo richiamati dai proprietari perché non si doveva calpestare l’erba perchè dovevamo rispettare l’ambiente. Da lontano osservammo il grandioso Ossario dove sono sepolti 54.286 soldati vittime della prima guerra mondiale, poi, notammo che il cielo era coperto di nuvoloni neri e che era prossimo un temporale. Il tempo era trascorso velocemente non potevamo accorgerci in quanto nessuno dei tre avventurieri possedeva un orologio. Decidemmo di raggiungere il paese di Gallio in quanto ero informato che la signora Sartori Catterina, chiamata Antonietta, a quel tempo sposata con Salvino Pasquetto, abitante nei presi della mia abitazione a Vigodarzere, si trovava ospite dei fratelli proprietari di un modesto albergo e potevo contare su un prestito per comperare dei panini e i biglietti per ritornare a Lusiana con l’autobus di linea. Nel frattempo fummo investiti da un acquazzone che trasformò i sentieri in torrenti. Tra pioggia e fulmini constatammo che non eravamo attrezzati per compiere quell’escursione. Non avevamo impermeabili calzavamo dei sandali (le scarpe da tennis a quel tempo costavano una follia). Fummo fortunati, All’inizio dell’abitato di Gallio, incontrammo la signora Antonietta che, meravigliata della nostra visita e constatato che eravamo bagnati fradici, ci richiamò energicamente. Non abbiamo avuto il coraggio di domandare un prestito e dato che avevamo raggiunto l’altipiano con dei sentieri in salita, potevamo benissimo ritornare a piedi in discesa. Arrivati al bordo dell’altipiano, in vista del panorama della pianura vicentina, fummo presi dai crampi della fame. Notammo degli arbusti di nocciolo, assaggiammo i frutti, erano ancora acerbi, ma per noi, furono come la manna per gli ebrei nella traversata del deserto. All’imbrunire arrivammo nella piazza di Vitarolo; sostavano gruppi di uomini e altri di donne, tutti allarmati per la nostra scomparsa. Mia sorella e l’amica trepidanti non ci sgridarono (erano troppe buone), e ci informarono che quelle persone stavano per recarsi nella locale stazione dei carabinieri per organizzare le ricerche. Una signora di Vitarolo ci avvicinò e ci rimproverò con voce alterata informandoci che nel bosco vi era un “buso” in cui era facile scivolare dentro. Dopo questa affermazione feci notare alla signora che se c’era questo 3 pericolo il sindaco avrebbe dovuto fare costruire un muro di protezione per evitare disgrazie. La signora con amarezza esclamò: “L’amministrazione comunale di Lusiana non fa niente”. Cenammo in fretta, perché ci eravamo impegnati “per grazia ricevuta” a recitare il rosario. Quella sera la chiesetta di Vitarolo era al completo e molte persone pregarono nella piazza antistante. Quella signora mi diede la prima informazione relativa al “Buso della Spaluga”, successivamente il settimanale diocesano di Padova “La Difesa del Popolo” del 14 febbraio 1982 dedicò una pagina intera di documentazione della “Foiba di Lusiana”. In quel periodo per lavoro mi recavo nell’altipiano di Asiago. Un pomeriggio mi recai nella zona dell’Osteria al Ristoro per vedere l’imbocco del “Buso della Spaluga”. Ricordo che tra lo spiazzo di terra battuta e il bosco c’era un cartello che indicava la presenza del “Buso della Spaluga”, una staccionata di legno al bordo del bosco e in corrispondenza dell’inizio del sentiero la staccionata era interrotta da uno stretto cancello in legno. I due “buchi” d’ingresso della Spaluga erano recintati da del filo spinato. Nella visita che ho effettuata il 7 luglio 2011 attorno all’imboccatura della foiba del “Buso della Spaluga” come in quella precedente del 15. 01. 2010 non c’era il cartello, ne la staccionata ne il filo spinato. Sindaco di Lusiana se un motociclista sbanda e finisce dentro il “Buso della Spaluga” di chi sarà la responsabilà morale, civile e penale? 4 Chiesetta di Vitarolo nella frazione di Lusiana (Vicenza). 5 “El Buso della Spaluga” si trova a destra della strada tra Lusiana e Granezza nei pressi della vecchia osteria “Al Ristoro”. Non ci sono cartelli che indicano il luogo e gli imbocchi non sono ricintati. 6 ASSOCIAZIONE AMICI PER LA STORIA VIGODARZERE (Padova) All’Amministrazione Comunale di Lusiana Al Signor Parroco di Lusiana Ai vari quotidiani, settimanali e Rete TV. Vigodarzere 22.01.2010 La foiba di Lusiana (Vicenza) Alcune settima fa mi sono recato in visita-pellegrinaggio al “Buso della Spaluga” a Lusiana (Vicenza) e per arrivarci interpellai un anziano nei pressi del luogo, il quale mi indicò: “All’osteria Al Ristoro”, cinquecento metri più avanti, sulla destra vi è uno spiazzo non asfaltato e lì comincia il bosco. Là intravedete la traccia di un sentierino, lo percorrerete e a pochi metri c’è l’imboccatura del “Buso della Spalunga”. Mi raccomandò di fare molta attenzione perché la zona attorno è a imbuto ed è facile scivolare dentro il buco che è profondo circa 100 metri. Notai che nello spiazzo non c’erano cartelli di indicazione del “Buso della Spaluga”, nè cartelli di pericolo. Arrivato al bordo dell’imboccatura, notai con grande sorpresa la completa assenza di protezione, mentre nella precedente visita che feci nel 1982 c’ era un reticolato e nello spiazzo un cartello di pericolo. Nel sito comunale di Lusiana è scritto che nel 1917 un camion pieno di militari italiani in licenza uscì di strada e terminò la corsa dentro il “Buso della Spaluga”. Il 29 aprile 1945 il luogo sopra citato fu trasformato in foiba. Tutti a Lusiana hanno voluto dimenticare, i settecento operai italiani della Todt che lavoravano per i tedeschi per costruire le fortificazioni, il numeroso presidio militare tedesco accasermato in centro a Lusiana e la guerra fratricida che causò molti delitti per odio politico con l’epilogo dell’infoibamento di 14 soldati tedeschi. Ora, per legge, non si deve dimenticare e pertanto io consiglio l’Amministrazione Comunale di Lusiana di: 1 - istallare dei cartelli nello spiazzo vicino alla foiba che avvisi del pericolo di scivolare dentro il “Buso della Spaluga”; 2 - mettere in sicurezza l’imboccatura della foiba; 3 – considerando che gli infoibati e gli esecutori furono tutti vittime dell’odio esploso a causa della guerra, chiedo vivamente che in quel luogo sia posta una croce, segno di pacificazione e di perdono civile e cristiano. Allegato alla presente lettera: 1 - fotocopia della Difesa del Popolo del 14. 02. 1982. 2 – fotocopie di alcune pagine del libro: “parrocchia e società nella diocesi di Padova nel 1943 – 1945” di Pierantonio Gios. Distinti saluti. Giulio Cesaro 7 Via Vittorio Veneto 17/a 35010 Vigodarzere (Padova). N.B. La lettera è stata protocollata nel municipio di Lusiana il 12. 02. 2010 n. 13680/cc. ---------------------------N.B. Nella visita di controllo effettuata alla foiba di Lusiana il 07 luglio 2011 abbiamo costatato che niente è stato fatto di quanto richiesto con la lettera sopra riportata. 8 9