Gli artirsti - Halley Veneto srl

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Gli artirsti - Halley Veneto srl
NOÈ BORDIGNON
N. Salvarosa di Castelfranco Veneto (Tv), 03 Settembre 1841
M. San Zenone degli Ezzelini (Tv), 07 Dicembre 1920
Anni giovanili:
figlio di Domenico da Ca’ Rainati, non ebbe un’infanzia felice a causa della morte prematura della madre nel 1848. Frequenta le prime scuole a Castelfranco. Sono notate le sue
doti artistiche e aiutato a frequentare l’Accademia di Venezia dai signori Bolasco e Nane
Ruzza assieme al Comune di Castelfranco. I suoi insegnanti sono: Michelangelo Gregoretti,
Carlo De Blaas, Pompeo Molmenti. Terminato il corso di studi ottiene un pensionato di 3
anni 1871/1873 nella città di Roma.
Maturità:
al termine del pensionato consegna all’Accademia di Venezia, come saggio finale, l’opera
“La mosca cieca” accolta positivamente dalla commissione. Si immerge nella pittura “en
plein air” nella campagna laziale dove affinerà il gusto alle forme e ai colori. Un’opera rappresentativa di quel periodo è “La scelta difficile”. A Roma frequenta il Caffè Greco dove
incontra la gli artisti presenti nella capitale e si avvicina ai Puristi e ai Nazzareni. Incontra
lo scultore Serafino Ramazzotti, con il quale instaura un’amicizia e una collaborazione che
durerà tutta la vita. Al suo ritorno, si ferma alcuni mesi a Firenze e viene a contatto con i
Macchiaioli: l’insegnamento di questi si riscontra nel dipinto”Ragazza con velo bianco”.
Nel periodo della maturità sono frequenti i suoi viaggi per lavoro tra Venezia, Castelfranco Veneto, San Zenone, Asiago, Roma, Parigi. Noè riesce ad alternare la pittura ad olio a
quella ad affresco. Numerose sono le sue opere ad affresco, opere ad alto livello che lo
collocano tra i sommi artisti di quella tecnica. In pittura raggiunge la massima espressione
con la realizzazione dell’opera “La pappa al fogo”, un capolavoro di pittura socio-religiosa.
Epilogo:
a causa di invidie nell’ambiente veneziano, tematica evidenziata anche dal figlio Rino nel
tema “Perché dipingo, lettera ad un amico”, abbandona la città lagunare e si trasferisce in
terraferma. La ricerca iniziata nelle campagne romane troverà il culmine nei nostri paesaggi che faranno da sfondo a scene ricercate. La morte del figlio Rino disarma il nostro pittore
che riuscirà con fatica a superare il dolore.
Continuerà a dipingere fino alla sua fine avvenuta a San Zenone il 7 Dicembre 1920, lasciando incompiuto il suo ultimo autoritratto.
Opere ad olio:
La pappa al fogo
Gli emigranti
La mosca cieca
I compatrioti di Canova
Lungo il ruscello
Matelda
Il gioco a carte
Motti e risate
Opere ad affresco:
Giudizio universale (San Zenone degli Ezzelini)
Resurrezione della carne (Pagnano d’Asolo)
Gesù figlio di Dio (Montaner)
Scacciata dei profanatori del tempio (Carmignano sul Brenta)
Esposizioni:
1878 – 1900 Parigi
1888 Londra
1894 – 1910 - 1911 Berlino
1898 Liverpool
1902 New York
1902 Cile
LUIGI STEFANI
N. San Zenone degli Ezzelini, 24 Luglio 1899
M. Castelfranco Veneto, 1987
Anni giovanili:
La famiglia di Luigi Stefani era una famiglia agiata, attenta e sensibile alla cultura e all’arte,
ed egli ebbe un’infanzia sostanzialmente felice e un’educazione signorile e raffinata, sorretta da solide risorse finanziarie. Senza concludere gli studi universitari, decise ben presto
di dedicarsi a quella che era sin da giovanissimo la sua passione: fu così che, sempre col
benevolo consenso e aiuto del padre, entrò nello studio di Umberto Martina ai Carmini in
Venezia. Sotto la guida del Martina, i primi veri insegnamenti dati al giovane Stefani furono improntati a un gran rigore di studio e di esercitazione, facendogli intraprendere, come
propedeutica essenziale alla pittura, un lungo periodo di pratica nel disegno prima d’iniziare a dipingere coi colori.
Maturità:
Gli insegnamenti di Martina, soprattutto nell’ambito del ritratto e della pittura di figure, generi nei quali il maestro eccelleva, non tardarono a dare i loro frutti se alla Biennale del
1926 Luigi Stefani poté esporre Tentazioni, dipinto raffigurante il ritratto di una bambina
con un piatto di frutta sopra la tavola (G. Bordignon Favero, 1988). Sempre nello stesso
anno, partecipò a una mostra a Torino e, alla IV Esposizione d’Arte delle Tre Venezie allestita nel Salone della Ragione di Padova, presentò due ritratti: una Testa di vecchio e una
Testa di donna. Alla fin fine, però, si può dire che la sua attività espositiva si concluse con
questi pochi eventi. La sua indole riservata e discreta, la morte del padre avvenuta proprio
nel 1926 e la necessità di seguire la madre, trasferendosi con lei prima a Bassano (1930)
e poi definitivamente a Castelfranco (1932), nella casa di proprietà materna, lo portarono
sempre più ad allontanarsi dall’ambiente veneziano, dove pure era entrato in amicizia e in
rapporti di lavoro con Ettore Tito, Carlo Dalla Zorza, Fioravante Seibezzi, Alessandro Pomi,
con i pittori di Palazzo Carminati e, dopo l’assegnazione dell’incarico d’insegnante di pittura all’Accademia di Belle Arti cittadina, pure con Virgilio Guidi. Sempre in questo periodo, consolidò l’amicizia con Teodoro Wolf Ferrari, che aveva iniziato a dimorare pressoché
stabilmente a San Zenone, andando sovente assieme a lui a dipingere sulle alture della
pedemontana e delle montagne circostanti. Il matrimonio con l’amata Giulia nel 1936, infine, e la larghezza di disponibilità di cui godeva, gli permisero di dedicarsi alla pittura con
la libertà e la passione del puro diletto.
Epilogo: Luigi Stefani si spense nella sua amata Castelfranco nel 1987
Esposizioni:
Biennale di Venezia 1926
IV Esposizione d’Arte delle Tre Venezie, Padova 1926
Mostra postuma Castelfranco Veneto 1990
Opere:
Facchino veneziano
Castelfranco, Corso XXIX Aprile con mercato
Nudo di donna distesa
Veduta di Pellestrina
Ritratto di Gisella Polese
THEODORO WOLF FERRARI
N. Venezia, 29 giugno 1878
M. San Zenone degli Ezzelini, 27 gennaio 1945
Anni Giovanili:
Nasce a Venezia il 29 giugno 1878 dal pittore Augusto Wolf, noto copista tedesco, e dalla
veneziana Emilia Ferrari. Tra i cinque figli nati da questa unione, Teodoro ed Ermanno furono senz’altro i più dotati, il primo nelle arti figurative, il secondo nella
musica. Tra il 1891 ed il 1895 Teodoro frequenta l’Accademia di Belle Arti di
Venezia assimilando da subito le lezioni sulla rappresentazione del paesaggio di
Guglielmo Ciardi e Fragiacomo. Ma il fermento di novità che si respirava sul finire
del secolo spinge il pittore, anche su suggerimento del padre, a guardare oltre i
ristretti confini veneziani. Dal 1896 si trasferisce dunque a Monaco, una grande città
europea che, alla pari di Parigi e Vienna, diventa meta prediletta per giovani artisti in
cerca di nuovi stimoli ed idee rivoluzionarie. Si accosta ben presto a quel clima
secessionista, caratterizzato da un sentimento di rottura verso le regole ed i dettami
delle Accademie. La vivacità dell’ambiente culturale di Monaco influisce in modo
notevole nello sviluppo pittorico del giovane Teodoro e lo accompagna all’avvento
del modernismo. Nel 1899 si avvicina a Die Sholle (La Zolla), gruppo attivo fino al
1914 caratterizzato dalla vicinanza alla natura, la predilezione per i contenuti
simbolici e la passione per le composizioni decorativo-ornamentali. Appartengono a
questo periodo le sue incursioni nelle arti applicate (vetri, paraventi, gioielli, studi per
decorazioni d’interni) e le esperienze grafiche legate alla pubblicità (come ad esempio
la realizzazione del manifesto per la prima macchina da scrivere Olivetti del 1912).
Dal punto di vista pittorico si susseguono dipinti molto vicini a Böcklin, caratterizzati
da una pittura di paesaggio scura e germanicamente neoromantica (come in Un
Lampo, del 1903, o in Bufera del 1908 e Paradiso Perduto del 1910) fino ai dipinti
più chiari ed attenti alla linea, tipici del gusto secessionista di Monaco (lo Judendstil).
Nella mostra di Ca’ Pesaro del 1910 esporrà ben cinquantadue opere che dimostrano la
sua personale sintesi tra le idee secessioniste ed il panorama artistico italiano. Verrà
esposta infatti la serie di paesaggi tedeschi della pianura attorno ad Hannover dal
titolo Luneburg Heide, caratterizzati dagli intenti tipici del postimpressionismo
tedesco.
Maturità:
I moti artistici della prima decade del Novecento infiammano Venezia: tornato in
laguna sarà protagonista della Secessione Capesarina nel promuovere le proposte
artistiche dei giovani refusés della Biennale. Fino al 1920 oscilla però tra le
esperienze turbolente dei capesarini e l’ufficialità delle Biennali e delle Esposizioni
Internazionali, dove viene chiamato anche in giuria. Pare vivere in bilico tra spinte e
pulsioni opposte. Il suo è un mondo distante dalla provocazione, sottilmente
opportunista, che pare non voler prendere coraggio. Il Cipresso con rose del 1919
rappresenta a pieno questa sua dicotomia accostando un intenso rosso rubino ad un
mite paesaggio in lontananza, preludio dei tanti scorci di San Zenone degli Ezzelini
che domineranno la sua poetica artistica nella seconda parte della sua vita.
Epilogo:
E’ tra queste colline che infine il pittore si ritirerà dopo il 1920, distaccandosi così daogni
movimento e da ogni sperimentalismo tanto amato e seguito dalla critica. A parte
una breve parentesi in Libia, dove venne chiamato tra 1925 ed il 1926 per dipingere i
paesaggi della Tripolitania, condusse una vita piuttosto riservata e produsse, fino alla
morte, avvenuta il 27 gennaio 1945, un’interminabile serie di dipinti incentrati sul
paesaggio sanzenonese.
SERAFINO RAMAZZOTTI
N. Sozzago (NO), 1846
M. Novara, 1920
Anni giovanili:
gli anni della sua infanzia sono particolarmente difficili per la morte di entrambi i genitori.
Successivamente è indirizzato agli studi artistici: scultura, disegno, pittura, frequentando
prima a Novara per poi completarli all’Accademia Albertina di Torino, sotto la guida dello scultore Vincenzo Vela e divenendo uno fra i suoi allievi prediletti. Terminati gli studi si
trasferisce a Roma, nel 1867, dove ha modo di confrontarsi con i migliori artisti dell’epoca
ed è qui che realizza la sua prima scultura in marmo, “La Fioraia”. Stringe amicizia con il
pittore sanzenonese Noè Bordignon.
Maturità:
nel 1878 espone due opere all’Esposizione Nazionale di Parigi: da quel periodo i rapporti
di lavoro in questa città diverranno sempre più frequenti tanto che, dai primi anni ottanta,
si trasferirà a Parigi. Realizza opere alla moda parigina, facilmente vendibili dai mercanti di
quella capitale. Nei periodi estivi frequenta gli amici veneti ad Asiago, San Zenone, Venezia, Padova. Conosce Teresita Ruzza che sposerà nel 1884 e porterà con sé a Parigi. L’anno successivo, a causa del parto, in pochi mesi moriranno la moglie e il figlio. Disperato,
ritorna in Italia presso i suoceri, a Padova, consolato anche dagli amici Noè Bordignon e
Serafino Ramazzotti. Si butta a capofitto nel suo lavoro, partecipando a mostre e realizzando numerosi busti e monumenti a Padova, Torino, Parigi, Londra, Roma, Milano. In questo
periodo realizza il Mausoleo della famiglia Ruzza nel cimitero di Castelfranco Veneto per il
cui interno esegue un’opera in marmo raffigurante la moglie Teresita che sta elevando al
cielo il figlio, più cinque busti in terracotta raffiguranti, nell’ordine: la Poetessa Enrichetta
Usuelli Ruzza (suocera), il Suocero, il Cognato, la Madre della suocera e l’Autoritratto.
Sempre in questi anni realizza alcune sculture su tematiche sociali tipiche dell’epoca.
Epilogo:
dopo la morte dei suoceri, avvenuta nel primo decennio del novecento, i rapporti nella città
di Padova si fanno sempre più difficili; sono così giustificati i frequenti soggiorni a San Zenone che si concluderanno nell’inverno 1913/14. Dopo si trasferirà nei suoi luoghi natali,
terminando la sua vita a Novara nel 1920.
Opere:
Mausoleo della famiglia Ruzza (Cimitero di Castelfranco Veneto)
Senza Lavoro (Museo Civico di Novara)
L’ancella di Diana (Villa Contarini, Piazzola sul Brenta)
Diana (Villa Contarini, Piazzola sul Brenta)
Esposizioni:
1878 Esposizione Universale di Parigi
1888 Londra
1895 Prima Biennale di Venezia
1900 Parigi
ANDREA FILIPPO FAVERO
N. San Zenone degli Ezzelini, 27 Marzo1837
M. Como, 10 Giugno1914
Anni giovanili:
Frequenta l’Accademia delle Belle Arti di Venezia e nel 1856 a 19 anni vince la Medaglia
d’Oro nel concorso accademico con il dipinto “Atrio Moresco”.
Nel 1859 partecipa alla Seconda Guerra d’Indipendenza.
Maturità:
Nel 1861 (Unità d’Italia) emigra a Matelica nelle Marche dove è l’insegnante più pagato
nella Regia Scuola d’Arte.
Presumibilmente rimane nelle Marche fino al 1871 dove opera anche come Scenografo e
Progettista ed è accettato in quell’anno alla Mostra dell’Università di Urbino.
Successivamente abbiamo notizie della sua presenza in Mantova, Messina, Livorno e infine a Como.
Pittore, Professore, Scenografo, Progettista, Scrittore, e Patriota
A San Zenone degli Ezzelini ritorna annualmente nel periodo della villeggiatura in quanto
qui mantiene la proprietà di una casa e di alcuni terreni limitrofi. Questi soggiorni gli permettono di reincontrare periodicamente N. Bordignon e gli altri pittori Veneti.
Epilogo: In tarda età sposa la giovane Anna Cristina Broffoni di Bozzolo (Mn). Muore a
Como il 10 Giugno 1914.
La moglie farà seppellire il marito nel Cimitero del Monte e verrà a vivere i suoi ultimi anni
a San Zenone degli Ezzelini.
Esposizioni: 1856 Venezia premiato con Medaglia d’Oro; 1871 Urbino; 1877 Firenze;
1877 Torino; 1878 Mantova; 1887 Venezia; 1895 Roma; 1900 Parigi vince il Gran Premio
all’Esposizione Universale, 1900 Milano vince la Medaglia d’Oro.
Opere conosciute: “Porta del Duomo di Como” 1895 presso la quadreria di Palazzo Chigi;
“Bambini sdraiati sul Prato” 1880; “Bimbi che giocano sul prato” 1880/81; “Interno di una
chiesa” 1887; “Ragazza con pesce” 1885; “I due amici” 1891.
ANTONIO CONTE
N. San Zenone degli Ezzelini TV, 16 Gennaio 1783
M. San Zenone degli Ezzelini TV, 26 Marzo 1867
Gioventù:
è avviato fin da giovane all’apprendistato presso la tipografia bassanese Remondini.
Nell’azienda bassanese entra in contatto con il direttore Bartolomeo Gamba e con gli abili disegnatori e incisori che lavorano alle dipendenze, fra questi Carlo Paroli (1754-1823)
che diventerà poi il primo direttore della rinomata Scuola Comunale di Disegno di Bassano.
Impara il disegno e le tecniche incisorie del bulino a tratteggio bulinato e al puntinismo.
Maturità:
inizia il suo impegno professionistico disegnando e incidendo opere e incidendo anche
su disegno di altri maestri. Il 6 Agosto 1807 in occasione del compleanno di Napoleone,
a Bassano viene inaugurata un’importante mostra nella quale espongono in collettiva anche Antonio Conte e Antonio Canova. All’incirca dopo due anni si trasferisce a Milano ed
entra in contatto con gli accademici milanesi, primo fra tutti Giuseppe Longhi. Collabora
con il Longhi nell’iniziativa editoriale “Vite e ritratti di illustri Italiani” e nella realizzazione di
altre opere. Esegue ritratti di personaggi potenti, Napoleone Bonaparte, lo Zar Alessandro
e la Zarina, Ferdinando I imperatore d’Austria. In una sua incisione è riportata la dedica al
grande pittore Andrea Appiani, completata dal profilo dello stesso.
Epilogo:
il 22 ottobre 1854 sposa la cinquantacinquenne milanese Maria Maddalena Rachele Riva
portandola a vivere a San Zenone. Qui continua la sua attività di incisore stampando anche
direttamente nella sua casa: alcune incisioni esposte in questa mostra lo testimoniano. Sicuramente ha avuto modo di incontrarsi con l’allora giovane Andrea Favero che gli abitava
poco distante. Si spense nella sua casa in contrada Roggia il 26 Marzo 1867.
opere:
L’adultera di Tiziano su disegno di Vincenzo Raggio
Ultima cena di Leonardo (di questa opera ci sono più versioni dello stesso Conte)
BORIS HUBERMANN
N. Odessa (Russia - attuale Ucraina)
M. Nervi (Ge), 1949
Periodo sanzenonese:
arriva nel 1944, con la moglie e due figlie ventenni a San Zenone per sfuggire alla persecuzione degli ebrei. Trova aiuto presso il Parroco di allora, don Oddo Stocco, il quale gli
fornisce nuovi documenti e aiuti per il sostentamento. Nel periodo bellico, per non farsi
scoprire, sostituisce il suo nome in Bruno Maggioni. Durante i circa 3 anni di permanenza
a San Zenone, insegna disegno e storia dell’arte presso il collegio femminile Maria Bambina di Crespano del Grappa. Realizza diversi dipinti che regalerà ai suoi benefattori.
Epilogo: ritorna a Nervi con il fisico debilitato, si spegne nel 1949.
Opere:
Ritratto di Don Oddo Stocco
Ritratti di Aldo e Carlo Laghi
Ritratti di Luigi e Augusto Pellizzari
San Bovo (pala d’altare)
San Girolamo Miani
RINO BORDIGNON
N. Venezia, 04 Aprile 1889
M. San Zenone degli Ezzelini, 07 Settembre 1906
Anni giovanili:
nasce a Venezia e il padre Noè Bordignon, come era consuetudine, gli dà il nome Lazzaro
in memoria di suo padre. Terminata la scuola primaria, Rino viene iscritto alla Scuola Tecnica di Castelfranco Veneto. I suoi insegnanti sono sorpresi del talento e della bontà del
ragazzo. All’età di 8 anni realizza la prima opera conosciuta: è un piccolo ritratto di bambina esposto in questa mostra. E’ innamorato del lavoro del padre e si applica nello studio
volto alla formazione artistica. In questo periodo esegue numerosissimi disegni a inchiostro
o matita, con scene di battaglie o altri dinamici soggetti. Si applica inoltre alla realizzazione
di dipinti ad olio: il padre è orgoglioso del figlio.
Epilogo:
All’età di 15 anni si ammala di tifo che lo obbliga a letto per 2 anni. Continua la preparazione artistica, ma le forze un po’ alla volta vanno scemando fino al 7 Settembre 1906,
giorno della sua morte. Al suo funerale sono presenti tutta la popolazione e gli amici di suo
padre. Sopra il feretro viene posto l’autoritratto (con molta probabilità è quello esposto in
questa mostra). L’anno successivo, nel 1907, il Comune di Castelfranco allestisce una mostra in sua memoria e, nel 1908, installa una lapide con sopra un busto in bronzo, modellato dall’amico Serafino Ramazzotti, nel chiostro della Scuola Tecnica. Si sono fatti vicini
al genitore anche i Padri Armeni, in particolare Padre Garabed Der Sahakian compone un
piccolo poemetto in versi che viene pubblicato in lingua armena sulla rivista Bazmaveb,
Venezia 1907.
Esposizioni:
1907 mostra postuma, Castelfranco Veneto (Tv)
FRANCESCO REBESCO
N. San Zenone degli Ezzelini, 29 Maggio 1897
N. San Zenone degli Ezzelini, 25 Dicembre 1985
Anni giovanili:
Francesco Ermenegildo Rebesco nasce il 29 maggio 1897 a San Zenone degli Ezzelini. La
sua predisposizione per l’arte si manifesta precocemente, notata dal maestro della scuola
elementare, e ha modo di svilupparsi nello straordinario ambiente artistico che si era creato a San Zenone nei primi due decenni del Novecento: Noè Bordignon dal 1913 vi abitava
definitivamente, Teodoro Wolf Ferrari vi trascorreva i mesi estivi, Serafino Ramazzotti vi
possedeva uno studio. Da questi artisti riceve non solo preziose lezioni d’arte, come la preparazione delle tele e le tecniche scultoree, ma anche un vivo incoraggiamento a coltivare
il suo talento naturale. Affiorano con maggior chiarezza la predisposizione e l’interesse per
la scultura e, a soli sedici anni (1913), affronta i suoi primi lavori.
Dopo la drammatica battuta d’arresto dovuta allo scoppio della prima guerra mondiale,
durante la quale presta servizio come aviatore della 70° squadriglia da caccia, Rebesco
continua la sua formazione a Venezia presso la scuola “Rinaldo e Contardo” e dal 1922 a
Milano, all’Accademia di Arte Sacra “Beato Angelico”, istituita l’anno precedente. Vive qui
la stagione più importante per la sua formazione culturale e artistica; inoltre durante questo
soggiorno intrattiene anche un intenso scambio epistolare con quella che diventerà successivamente sua moglie, Elisabetta Stona, conosciuta nel 1923 grazie ai contatti con un
fratello di lei appassionato d’arte, e che sposerà nel 1932.
Maturità:
Una volta tornato a San Zenone, non tardano a giungergli delle commissioni (tra le prime
si ricorda l’Angelo trombettiere del monumento ai caduti di Liedolo), cui si dedica nel suo
studio in via Pozzorotto, realizzando opere di varie dimensioni e vario soggetto, prevalentemente a tema religioso, anche se non mancano committenze pubbliche, come ad esempio
per i numerosi monumenti ai caduti che dopo la prima guerra mondiale sorgono un po’ in
tutti i paesi. All’attività nello studio domestico, l’artista alterna soggiorni di lavoro in Toscana, a Pietrasanta, ove si reca a rifinire le sue opere sbozzate da marmisti locali.
Nel 1939, realizza le sculture dedicate a San Gaetano da Thiene (la Fede e la Carità collocate sull’altare monumentale del Duomo della stessa città); nel 1935 un’altra sua opera,
la Vittoria alata, Non indifferente alla vita e alle esigenze sociali, Rebesco si impegna anche
nell’amministrazione del comune di San Zenone, ricoprendo, per oltre un decennio, l’incarico di assessore nella giunta guidata da Marco Andreatta. Per la sua notorietà e le buone
relazioni esterne, lo scultore viene a costituire un solido punto di riferimento per la comunità, dal 1946 al 1960.
Epilogo:
La sua salute declina rapidamente a partire dagli ottant’anni, causandogli una progressiva
infermità; muore il 25 dicembre 1985
Opere:
Vittoria alata (Bassano)
Cristo Re in trono (Castelfranco Veneto)
Altare dell’Immacolata (Chioggia)
Adamo dolente (Milano)
Gruppo di sculture Istituti Filippin (Paderno del Grappa)
Altare San Gaetano (Thiene)
Altare chiesa della Madonna del Monte (San Zenone degli Ezzelini)
VALERIO GIACOBBO
N. San Zenone degli Ezzelini, 31 Ottobre 1894
M. San Zenone degli Ezzelini, 3 Dicembre 1979
Anni giovanili:
si iscrive a corsi serali e festivi di disegno a Bassano del Grappa; allo scoppiare della Prima
Guerra Mondiale viene chiamato alle armi; alla fine della Guerra si iscrive all’Accademia
di Belle Arti di Venezia che completerà alla fine degli anni 20. Le opere pittoriche su tela o
carta di maggior rilievo sono da attribuirsi a questo periodo.
Maturità:
insegna alla scuola di disegno di Bassano del Grappa fino alla fine degli anni ‘30, non accetta di tesserarsi al partito e perde il lavoro alla Scuola. Inizia la sua carriera di affrescatore-decoratore per un grande numero di Chiese e capitelli presenti nelle province di Treviso,
Padova, Venezia e Vicenza.
Epilogo:
abbandona lentamente il duro lavoro di decorativista e inizia a dipingere quadri allegorici
presenti in numerose case di San Zenone. Questi quadri hanno soprattutto, per i loro proprietari (spesso parenti ed amici), un grande valore affettivo.
opere:
Nudo maschile
Ritratto di Don Carlo Bernardi
Numerosi decori
FAUSTO BELLINO TASCA
N. San Zenone degli Ezzelini, 26 Giugno 1885
M. Los Angeles, 9 Dicembre 1937
Anni giovanili:
inizia la sua formazione artistica in una scuola di disegno a Bassano del Grappa, prima di
frequentare l’Accademia di Belle Arti a Venezia. In questi primi anni si fa anche conoscere
come ritrattista a Roma, dove soggiorna per un breve periodo. Sposatosi nel 1913 con la
cantante professionista Paolina Melchiori, emigra con la moglie negli Stati Uniti.
Maturità:
Dopo un periodo di permanenza a New York, dove nasce il figlio Angelo, e alcuni anni in
Texas, nel 1916 si trasferisce con la famiglia a Santa Barbara in California e quindi, nel
1920 a Los Angeles, dove rimarrà fino alla morte.
Durante il soggiorno a Santa Barbara, Tasca esegue diversi lavori di decorazione interna
in stile “italianeggiante” di palazzi residenziali a Montecito, scenografie teatrali e numerosi
ritratti, e risulta vincitore del concorso per rappresentare la “Mission Santa Barbara” in uno
scenario paesaggistico. Il dipinto viene presentato ai Sovrani del Belgio in occasione di una
loro visita in California.
La commissione più importante della carriera dell’artista è l’ambizioso progetto per la decorazione interna della chiesa in stile romanico di Nostra Signora del Rosario (Our Lady of the
Rosary) di San Diego, per la quale collabora con lo scultore Carlo Romanelli. L’opera comprende due dipinti principali, il Giudizio Universale e la Crocifissione, considerata dai critici
il capolavoro di Tasca, e diversi medaglioni raffiguranti i Misteri del Rosario, gli Apostoli e
gli Evangelisti. Per la realizzazione di questo lavoro Tasca perfeziona una tecnica innovativa
realizzando tutti i dipinti su grandi tele che, a lavoro ultimato, posiziona sulle pareti della
chiesa, utilizzando una colla speciale di sua creazione per facilitare un eventuale futuro
distacco delle stesse. L’artista disegna ed esegue inoltre tutte le vetrate della chiesa e dipinge le due sculture realizzate da Romanelli. A Pasadena (California) Fausto Tasca lavora
alla decorazione del soffitto della navata centrale e dell’atrio della chiesa di Sant’Andrea.
Decora inoltre gli interni della “Citizen’s National Trust and Saving Bank” di Los Angeles.
Notevole è la realizzazione di ritratti, tra i quali si distingue quello di Galileo Galilei, olio su
tela realizzato nel 1937.
La poliedricità di Fausto Tasca trova espressione anche nella sua attività di scultore, della
quale rimane testimonianza nei diversi studi e modelli, ma soprattutto nel busto del famoso
tenore Enrico Caruso.
Epilogo:
muore prematuramente per attacco cardiaco all’età di 52 anni.