Rivista ULSS5 - 05 2010.indd
Transcript
Rivista ULSS5 - 05 2010.indd
n. 1 anno 2010 Ospedale Prevenzione Chirurgia ricostruttiva della mammella Donna e diabete Azienda Territorio Numero unico per la Guardia Medica Vittime di tratta azienda Nuovi Primari EUGENIO MORO - Direttore U.O.C. Cardiologia Residente a Pieve di Soligo (TV) è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Padova con specializzazione in Cardiologia presso l’Università degli Studi di Ferrara. Ha perfezionato la propria specializzazione lavorando per oltre un anno al Thorax-Center dell’Erasmus University di Rotterdam dedicandosi alla Cardiologia non invasiva; successivamente ha continuato questa esperienza per un anno alla Divisione di Cardiologia dell’Ospedale di Pordenone, centro di riferimento nazionale per l’ecocardiografia. Ha lavorato presso la Divisione di Cardiologia dell’Ospedale di Treviso, il Servizio di Cardiologia ed Unità Coronarica dell’Ospedale di Montebelluna ed infine alla Divisione di Cardiologia dell’Ospedale di Conegliano, in cui dal 1996 ha ricoperto il ruolo di responsabile del Modulo Operativo dell’Unità Coronarica e dal 2000 di responsabile dell’Elettrostimolazione Cardiaca. Autore di oltre 150 lavori scientifici/abstracts pubblicati su riviste nazionali ed internazionali, dal 1987 ricopre l’incarico di Revisore scientifico del Giornale Italiano di Cardiologia e dal 1994 è membro del Collegio Esperti A.N.M.C.O. (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri). Dal 1997 è Fellow della Società Europea di Cardiologia. GIORGIO PIVETTA - Direttore U.O.C. Radiologia Residente a Padova è laureto in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Padova con specializzazione in Radiodiagnostica. Dal 1989 al 2000 ha lavorato presso il Servizio di Radiologia dell’Ospedale Civile di Camposampiero (PD) e all’Ospedale Civile di Udine. Dal 2000 ad oggi ha ricoperto il ruolo di Dirigente Medico presso l’Azienda Ospedaliera di Padova con incarico di Alta Specialità per Tecniche Bioptiche. Ha partecipato a numerose conferenze clinico-patologiche in qualità di esperto radiologo ed è coautore di articoli e poster in ambito radiologico, gastroenterologico e chirurgico. VITO CIANCI - Direttore U.O.C. Pronto Soccorso Residente a Padova è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Padova con specializzazione in Geriatria. Dal 1998 ha ricoperto il ruolo di Dirigente Medico presso il Dipartimento Interaziendale Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza di Padova. Dal 2003 è membro della Commissione Nazionale SIMEU (Società Italiana Medicina Emergenza-Urgenza) per l’Ecografia in Urgenza. Dal 2005 è componente e fondatore di WINFOCUS, attuale Società Scientifica Mondiale nel settore dell’Ecografia in Emergenza e Terapia Intensiva. Autore di varie pubblicazioni, ha collaborato a numerosi progetti di ricerca presso l’Università degli Studi di Padova. CRISTIANO FINCO - Direttore U.O.C. Chirurgia Ospedale di Valdagno Residente a Padova è laureato in Medicina e Chirurgia e specializzato in Chirurgia Generale presso l’Università degli studi di Padova. Dal 1990 è strutturato presso la Clinica Chirurgica dell’Università di Padova. Completa la sua formazione professionale a Chicago (U.S.A.) e a Londra. Dal 2004 è responsabile dell’Unità di Patologia Funzionale del Pavimento pelvico della Clinica Chirurgica 3^ di Padova e dal 2008 è Direttore dell’UOC di Chirurgia Generale dell’Ospedale di Monfalcone (GO). Autore di numerose pubblicazioni è membro del consiglio Direttivo della SIUCP (Società Italiana Unitaria di Coloproctologia). Partecipa alle Missioni umanitarie “Padova Ospitale senza Confini” in Sierra Leone. Ulss 5 Notizie Periodico d’informazione dell’Azienda Ulss 5 Ovest Vicentino numero 1 anno 2010 Azienda Ulss 5 Via Trento, 4 36071 Arzignano (VI) tel. 0444/479616 www.ulss5.it e-mail: [email protected] Consegnato in tipografia giugno 2010 tiratura 69.000 copie distribuzione gratuita DIRETTORE RESPONSABILE Elisabetta Carlotti RACCOLTA PUBBLICITARIA Meneghini&Associati Srl Viale Trento, 56 36100 Vicenza REDAZIONE Maria Camilla Boato Michela Preto Martini Francesca Santagiuliana GRAFICA E STAMPA Officina Grafica Aldighieri Via U. Nobile, 5 36071 Arzignano (VI) giugno 2010 DIRETTORE Renzo Alessi 2 Autorizzazione del Tribunale di Vicenza n. 669 del 21.12.1989 A questo numero hanno collaborato: Alberto Acqua, Giancarlo Acerbi, Venceslao Ambrosini, Alessandra Belfontali, Sabina Bollori, Donata Cecchinato, Fabiola Coccato, Gaetano Cracco, Cristiano Finco, Maurizio Lestani, Simonetta Lombardi, Alvaro Lorenzi, Adelia Maccagnan, Dario Mastropasqua, Lino Mecenero, Graziano Meneghini, Patrizia Mella, Valentino Miconi, Michele Morra, Antonio Piccoli, Valeria Sandri, Verena Sonderegger, Eliana Stocchero, Laura Vignaga, Stefano Zanolini, Gianni Zini, Giuseppe Zordan Questa stampa è stata realizzata con carta eco compatibile e inchiostro a basso impatto ambientale Sommario: Azienda 5 5 6 6 8 9 10 Nuovi primari Premiata con eccellenza l'Ulss 5 Ovest Vicentino Il Comitato Etico per la pratica clinica Dalla Fondazione Cariverona importanti contributi Numero unico per la Guardia Medica Potenziate le prestazioni odontoiatriche all'interno dei LEA Fido cerca famiglia Autorizzazione all'esercizio delle strutture per la prima infanzia e comunità per minori nell'ULSS 5 Ospedale di Montecchio Maggiore Ospedale 12 13 13 14 16 Una nuova terapia per l'ictus ischemico I risultati degli esami di laboratorio a casa Le neoplasie vescicali Chirurgia ricostruttiva della mammella Il trattamento chirurgico della stipsi Territorio 17 18 18 19 20 21 22 23 24 25 25 26 Insieme per Voi Vittime di tratta I progetti per la Vita Indipendente Una nuova stagione della vita L'atelier di arteterapia Integrazione scolastica degli alunni con disabilità residenti nell'Ulss 5 Storie di straordinaria normalità Il Centro Diritti del Malato festeggia 20 anni di attività Internet e cellulari Fornitura di farmaci a domicilio a pazienti in assistenza domiciliare L'educazione alla salute siamo noi Novità per le imprese del settore alimentare Prevenzione 27 28 29 30 HPV test e PAP test tradizionale La vitamina D La gestione della sicurezza dei lavoratori Donna e diabete Il Direttore Generale Renzo Alessi Editoriale L’ anno 2009 e i primi mesi del 2010 sono stati caratterizzati da considerevoli novità. Sono arrivati i nuovi Primari di Cardiologia, di Radiologia, del Pronto Soccorso e della Chirurgia di Valdagno. Impegnati in reparti chiave di tutta l’Azienda, fulcri dell’attività di tutto l’ospedale sostanzialmente improntata ad un modello di lavoro integrato e multidisciplinare frutto dell’esperienza professionale e della sensibilità personale. Anche rispetto alla gestione, la logica è quella di puntare ad un sistema a rete che coinvolga sino in fondo gli altri presidi e il territorio. Le novità non finiscono qui. In tempi brevi, apriremo un ambulatorio ed una serie di servizi sul territorio dedicati alla cura del paziente con scompenso cardiaco, cercando di evitare al paziente cronico, che ha bisogno di continui controlli il disagio di spostarsi, di frequenti, sebbene brevi ricoveri perseguendo, inoltre, l’obiettivo di abbattere le lista di attesa. Proseguirà l’opera di rinnovamento, intrapresa circa un anno fa, creando stimolo, entusiasmo e spirito di appartenenza per traghettare la mia opera fino alla realizzazione del nuovo Polo Sanitario dell’Ulss 5. Il 30 giugno 2010, in Senato a Roma, la nostra Ulss verrà premiata con tre bollini rosa dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna per la cura e la prevenzione delle malattie femminili. Ciò ha premiato la dedizione al lavoro di tutti i medici e le professionalità che operano vicino alle esigenze delle donne. Dalla metà di giugno è attivo uno sportello “URP” all’ospedale “Cazzavillan” di Arzignano e con la fine dell’estate lo stesso servizio verrà offerto anche presso l’ospedale “San Lorenzo” di Valdagno. Questo ci permetterà di gestire l’Ufficio Relazioni con il Pubblico cercando di essere sempre più attenti e vicini ai cittadini, e anche secondo le necessità degli operatori, dei reparti e degli ambulatori. Ci farà essere trasversali alle strutture dell’azienda, da quelle sanitarie assistenziali a quelle amministrative tutelando e collegando i cittadini con gli operatori sanitari. Il nostro continuo impegno sarà quello di migliorare la comunicazione tra medico e paziente o tra struttura e paziente, nonché gli scambi interni della struttura ospedaliera tra i reparti. A partire dal prossimo settembre verrà ampliato l’ambulatorio di dermatologia chirurgica presso l’ospedale di Lonigo in un’ottica sia di prevenzione che di screening e formazione, orientati agli utenti per la cura, la terapia e l’assistenza delle patologie correlabili a questa branca specialistica. Renzo Alessi giugno 2010 2 4 3 azienda Premiata con eccelenza l'ULSS 5 Ovest Vicentino giugno 2010 L 4 a nostra azienda sanitaria, il 30 giugno in Senato a Roma verrà premiata con la consegna del terzo bollino rosa dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna per la cura e la prevenzione delle malattie femminili. Candidate le cinque strutture che operano vicino alle esigenze delle donne, la Senologia con il Centro Donna, l’Ostetricia e Ginecologia di Arzignano e Valdagno, la Pediatria e l’Oncologia. Il Centro Donna con la Senologia, si occupa della valutazione multidisciplinare delle donne con diagnosi di patologia mammaria per fornire una diagnosi rapida ed un percorso terapeutico appropriato. L’attività chirurgica viene svolta avvalendosi di tecniche di chirurgia oncoplastica all’avanguardia, evitando alle donne dolorosi e traumatici interventi, poiché dispone di strumentazione di ultima generazione come il rilevatore portatile di radioisotopi, in grado di identificare i linfonodi sentinella. Per le donne mastectomizzate che lo desiderano, viene eseguito il programma di ricostruzione totale della mammella e del capezzolo e gratuitamente anche il tatuaggio del complesso aureolare. Il Centro Donna collabora attivamente con l’ANDOS (Associazione Donne Operate al Seno) attiva nel nostro territorio dal 1998 e con oltre 1300 associate. Con la sua attività di volontariato a favore delle donne operate e non, l’ANDOS informa su temi concernenti la salute femminile, oltre a portare un importante supporto morale alle donne che affrontano la malattia. Le Unità Operative di Ostetricia e Ginecologia di Arzignano e Valdagno offrono alle donne oltre alla degenza, alle prestazioni ambulatoriali o in day hospital, molteplici servizi e ambulatori che supportano l’assistenza con maggior soddisfazione per le donne. Inoltre, con i corsi di preparazione alla nascita, di esogestazione e con il progetto mamma si cerca di favorire la salute e il benessere della gravidanza e del parto e l’instaurazione del legame tra mamma e bambino. In particolare per attuare il programma di umanizzazione delle nascite è attivo il “Rooming in” in base al quale il bambino, dopo la nascita, rimane sempre con la mamma nella stanza di degenza. La mission generale del reparto di Pediatria si basa sull’ottimizzazione dei processi di diagnosi e cura delle malattie pediatriche, anche attraverso un attento e continuo interesse alle esigenze del bambino e della mamma durante la degenza in ospedale. Infatti, sono state pensate anche delle zone relax per i bambini ricoverati dove vengono organizzati momenti ludici per sdrammatizzare l’evento sanitario. L’Oncologia attraverso il progetto “Mi vedo bene” aiuta la donna durante il percorso di chemioterapia a trovare il sorriso e la gioia di piacersi. I trattamenti chemioterapici utili ed indispensabili lasciano, in particolare nella donna, un segno profondo perchè si vede colpita, oltre che dalla malattia, anche nella propria immagine. Con l’aiuto del maquillage correttivo medico si recupera la naturale lucentezza del viso e del corpo. Questo riconoscimento premia il lavoro e la dedizione di tutte le professionalità coinvolte nei confronti delle patologie che colpiscono. azienda Il Comitato Etico per la pratica clinica I l Comitato Etico per la Pratica Clinica dell’Azienda ULSS 5 è un organismo indipendente, istituito con delibera della Direzione Generale. Ha come scopo quello di tutelare i soggetti nella loro dignità personale e professionale in ambito sanitario, secondo i principi ispiratori delle principali Convenzioni e Dichiarazioni internazionali sulla bioetica e i diritti umani. È costituito da 21 componenti di diversa estrazione culturale e professionale, provenienti sia dall’Azienda sia dal territorio. Il fatto che un gruppo così variegato possa confrontarsi in modo aperto, paritario e approfondito sulle questioni etiche poste dalla pratica clinica costituisce un valido aiuto per gli operatori sanitari e un’ulteriore garanzia di tutela per i pazienti. Svolge tre funzioni principali: 1. valutazione etica di singoli casi clinici: il Comitato può essere consultato in merito a casi clinici problematici dal punto di vista etico. Inoltre offre un’opera di consulenza per proporre linee d’azione conformi a principi etici condivisi e ai modelli professionali. 2. sensibilizzazione e formazione: il Comitato promuove eventi formativi indirizzati al personale dell’Azienda e alla cittadinanza per sviluppare la comprensione e la sensibilità intorno alle implicazioni etiche dell'attività assistenziale. 3. sviluppo di raccomandazioni e indirizzi operativi: il Comitato può elaborare raccomandazioni sulle questioni etiche ricorrenti nella pratica clinica, per iniziativa autonoma o su richiesta delle Unità Operative interessate. II Comitato Etico per la Pratica Clinica può essere consultato da: • operatori dell’Azienda o convenzionati con la stessa; • cittadini, associazioni e istituzioni che abbiano come finalità la tutela della salute e dei diritti del malato, residenti nel territorio dell’Azienda ULSS 5 “Ovest Vicentino”; • assistiti delle strutture sanitarie dell’Azienda ULSS 5 “Ovest Vicentino” e/o loro familiari, anche se non residenti nel territorio dell’Azienda stessa. Dario Mastropasqua Presidente Comitato Etico per contattare il Comitato Etico Inviare richiesta scritta per: e-mail: [email protected] posta ordinaria all’indirizzo: Via Trento 4 – 36071 Arzignano (VI) Telefonando al n. 0444 479648 Dalla Fondazione L’ Azienda ULSS 5 “Ovest Vicentino” desidera ringraziare la Fondazione Cariverona che le ha concesso un importante contributo per la realizzazione dei seguenti progetti: - acquisizione del sistema di biopsia mammaria ecoguidata e stereotassica Mammotome per l’Unità Operativa di Senologia; - acquisizione di un sistema informatico per la gestione del paziente oncologico nell’ambito del Circuito delle Cure Oncologiche; - intervento di adeguamento dalla normativa antincendio relativo all’ala nord dell’Ospedale di Arzignano. L’Azienda ha già provveduto all’acquisto del sistema di biopsia mammaria ecoguidata e stereotassica Mammotome per l’Unità Operativa di Senologia e il personale medico è impegnato ad acquisire le competenze per un corretto impiego del sistema stesso. È stato acquistato inoltre il sistema informatico per la gestione del paziente oncologico nell’ambito del Circuito delle Cure Oncologiche. Il contributo concesso, vincolato alla realizzazione dei progetti entro i tempi stabiliti, ci consente di dare risposte ai bisogni degli utenti e di garantire loro spazi e ambienti confortevoli e sicuri. giugno 2010 Cariverona importanti contributi 5 azienda Numero unico per la Guardia Medica I l 7 giugno è entrato in funzione il nuovo numero unico per chiamare la Guardia Medica. Gli assistiti dell’ULSS 5 potranno contattare dunque telefonicamente il servizio di continuità assistenziale componendo un solo numero. Il numero 840 000 880, indipendentemente dall’area di origine della richiesta, smisterà la telefonata in una delle 5 sedi di Guardia Medica, corrispondente a quella indicata dall’assi- stito chiamante. L’utente che chiamerà il numero unico sentirà un messaggio che lo orienterà nel percorso di espletamento della richiesta. Altra importante innovazione è la registrazione delle chiamate. Il sistema di telefonia con specifico messaggio di avviso, prevede infatti che le telefonate possano essere registrate. Questo offrirà la possibilità al Medico di Guardia Medica e all’assistito che si è rivolto al servizio, di mantenere traccia delle richieste inoltrate e di aver garanzia di riscontro nel più breve tempo tecnico. Patrizia Mella Direzione Amministrativa Distrettuale Potenziate le prestazioni odontoiatriche all’interno dei LEA giugno 2010 A 6 i sensi della vigente normativa nazionale e regionale sui Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), il Servizio Sanitario Nazionale sostiene la spesa per le prestazioni odontoiatriche limitatamente a determinate categorie di soggetti o esclusivamente se ricorrono particolari condizioni cliniche. La Regione del Veneto con D.G.R. 2227/2002 ha previsto che le prestazioni odontoiatriche vengano garantite ai bambini di età compresa 0-16 anni, ai soggetti che si trovano in condizione di fragilità economico/sociale con un ISEE fino a € 8.500, ai soggetti affetti da particolari malattie e ad alcuni stati di invalidità, infine a tutti gli assistiti nei casi di urgenza infettivo-antalgica. L’ULSS 5, avendo registrato una progressiva crescita della domanda per i soggetti che rientrano nelle categorie sopra richiamate, e allo scopo di ridurre i tempi di attesa, ha valutato di riservare l’accesso alle prestazioni odontoiatriche esclusivamente ai soggetti LEA come individuati dal provvedimento regionale sopra richiamato. Pertanto, a decorrere dal 1 giugno 2010 potranno accedere alla prenotazione delle visite per le prestazioni odontoiatriche, i soggetti e le condizioni previsti dai LEA regionali. A partire da tale data quindi, coloro che si rivolgono agli sportelli o al CUP telefonico per prenotare la visita odontoiatrica, dovranno rispondere ad alcune domande dell’operatore dirette a verificare se ricorrono le “condizioni di accesso alle prestazioni odontoiatriche”. In caso di valutazione positiva, l’assistito riceverà la prenotazione per accedere agli ambulatori odontoiatrici di Valdagno e di Arzignano i quali, una volta espletata la visita e disposto il piano di intervento, inviteranno il paziente a rivolgersi allo sportello della medesima sede per prenotare le ulteriori prestazioni previste dal piano di intervento e a pagare il ticket se dovuto. Patrizia Mella - Direzione Amministrativa Distrettuale giugno 2010 azienda 7 azienda Fido cerca famiglia D a anni il Servizio Veterinario dell’ULSS si occupa della cattura dei cani quando sono segnalati vaganti sul territorio, mettendoli al sicuro dal pericolo di incidenti ed ogni altro tipo di infortunio o violenze a cui potrebbero andare incontro. Una volta raccolti vengono ospitati presso le strutture del canile sanitario, dove trovano assistenza e custodia. Se sono regolarmente iscritti all’anagrafe canina ed identificati con microchip, i cani vengono prontamente restituiti ai legittimi proprietari, in caso contrario vengono ospitati presso il canile rifugio. Per questo motivo, particolare attenzione viene posta alla regolarizzazione dei cani presenti con l’iscrizione all’anagrafe canina e l’identificazione mediante applicazione di microchip. Ad Arzignano è operante in via Busa 1, una struttura comunale, recentemente ristrutturata che può ospitare fino a 120 cani. Il canile è dotato di box sanitari per il controllo degli animali raccolti, di box riscaldati per i soggetti bisognosi di attenzioni particolari e di una sala toelettatura. Sono inoltre presenti una cucina dedicata ed ampi spazi ombreggiati per la sgambata quotidiana, uffici amministrativi e spogliatoi per il personale. Al piano superiore del canile è stato allestito un ambulatorio veterinario attrezzato, gestito direttamente dal servizio veterinario dell’ULSS 5, che garantisce l’assistenza sanitaria necessaria agli ospiti del canile dedicando cura e attenzione alla profilassi delle malattie infettive tramite un piano di vac- giugno 2010 Anni 8 2009 2008 2007 Cani catturati 392 353 310 Restituiti al proprietario 245 210 173 % 62% 59% 56% cinazione dettagliato ed una prevenzione costante ed attenta ad ogni forma parassitaria. Il Servizio Veterinario si occupa inoltre del controllo delle nascite, con un piano di sterilizzazione sistemico, rivolto anche alle femmine dei felini identificate sul territorio della nostra ULSS, che dopo aver trovato cura ed attenzione presso l’ambulatorio veterinario pubblico di via Busa, vengono rimesse sul territorio ed affidate al personale incaricato per la loro cura. La gestione del canile è stata affidata dal Comune di Arzignano alla locale sezione dell’Ente Protezione Animali che si avvale della collaborazione di un nutrito gruppo di volontari. La filosofia condivisa con tutti gli operatori è quella di favorire il recupero comportamentale dei cani che ne permetta la loro adozione. Ogni fine settimana infatti, gli ospiti del canile vengono portati in passeggiata da persone volontarie che non avendo la possibilità di custodire un animale a casa propria, per problemi di spazio o di tempo, hanno la possibilità di avere un amico a quattro zampe che li aspetta sempre allegro e contento di essere portato a passeggio. Per conoscere più da vicino il canile ed i suoi ospiti si può accedere al sito internet canilediarzignano.it dove è possibile trovare foto e notizie degli animali ospitati. Alvaro Lorenzi Responsabile canile sanitario azienda Autorizzazione all’esercizio delle strutture per la prima infanzia e comunità per minori nell’ULSS 5 ENTE Comune di Arzignano Comune di Arzignano Spazio Bimbi s.n.c. Asilo “SS. Angeli Custodi” Comune di Brendola “ Il Girotondo” Comune di Brogliano La casa del bambino s.r.l. Parrocchia SS. Pietro e Paolo Associazione Papa Giovanni XXIII IPAB Chiampo Comune di Cornedo Vicentino Comune di Lonigo Comune di Lonigo Comune di Montebello – “Il Sorriso” Associazione Joseph Onlus Il Trenino Associazione Papa Giovanni XXIII Nido Integrato Arcobaleno Comune di Montecchio Maggiore Fondazione dott. Giovanni Dolcetta Associazione Papa Giovanni XXIII Asilo Nido comunale “Margherita” Asilo Nido Comunale “Il Nespolo Blu” Salvagnini Italia S.p.a. Scuola dell’Infanzia S. Andrea Itaca Società Cooperativa Sociale Itaca Società Cooperativa Sociale Itaca Società Cooperativa Sociale Micronido “Arcobaleno” Associazione Papa Giovanni XXIII Fondazione Marzotto zazione all’esercizio si intende l’insieme di procedure attraverso le quali si riconosce al servizio o alla struttura la possibilità di operare fornendo liberamente al cittadino i servizi e le prestazioni dichiarate. Queste procedure si attuano attraverso l’accertamento del UNITÀ DI OFFERTA asilo nido comunale micronido micronido asilo nido integrato asilo nido asilo nido asilo nido la casa del bambino asilo nido integrato comunità familiare Zarepta asilo nido integrato asilo nido asilo nido asilo nido asilo nido comunità familiare micronido comunità familiare Vittori asilo nido integrato asilo nido – “Il Piccolo Nido” asilo nido integrato comunità familiare Getta le tue reti asilo nido asilo nido asilo nido aziendale Nespolo Blu asilo nido integrato asilo nido Belfiore asilo nido Maglio di sopra micro nido “ Cucù” micronido comunità familiare Emmanuele asilo nido “L’albero delle meraviglie” possesso e della verifica di requisiti, minimi, generali e specifici, da parte dell’autorità competente (Comune o Regione) che si avvalgono di una delle strutture di verifica previste dalla suddetta legge. I requisiti specifici per struttura, frutto di una sperimentazio- COMUNE Arzignano Arzignano Arzignano Brendola Brendola Brogliano Brogliano Castelgomberto Chiampo Chiampo Cornedo V. Lonigo Lonigo Montebello Montecchio Maggiore Montecchio Maggiore Montecchio Maggiore Montecchio Maggiore Montecchio Maggiore Montecchio Maggiore Montecchio Maggiore Recoaro Terme Sarego Sarego Trissino Valdagno Valdagno Valdagno Valdagno Valdagno Valdagno POSTI AUTORIZZATI COMUNITÀ ASILO NIDO FAMILIARE 60 14 18 29 23 35 30 18 6 24 46 15 20 30 6 12 6 29 30 29 6 30 60 12 29 40 60 14 15 6 60 giugno 2010 C on la Legge Regionale n. 22 del 16/08/2002 la Regione Veneto ha individuato le competenze dei soggetti pubblici e privati nell’attuazione dei processi di autorizzazione all’esercizio e di accreditamento dei Servizi sanitari, socio-sanitari e sociali. Per autoriz- 9 azienda ne su campo, sono stati distinti e codificati: - di area (finalità e mission) - funzionali (numerosità, titoli e funzioni del personale) - strutturali (spazi e ambiente fisico) - tecnologici (attrezzature e materiale) - organizzativi (programmazione educativa e presenze). La Conferenza dei Sindaci dei Comuni del territorio, ha affidato all’Azienda Ulss 5 “Ovest Vicentino” l’incarico di provvedere ai sopralluoghi per verificare i requisiti minimi e di qualità delle strutture per la prima infanzia e comunità per minori. È stato formato un team tecnico, composto da professionalità diverse, con il compito di prendere atto della presenza o dell’assenza dei requisiti da verificare e relative evidenze: il dirigente per l’Accreditamento Qualità e Residenzialità extraospedaliera, Sig. Giuseppe Zordan; l’educatore del servizio Materno Infantile, Sig.a Eliana Stocchero; il tecnico del servizio Risorse Tecniche e Tecnologiche, Sig. Lino Mecenero. Le visite hanno riguardato 26 strutture per la prima infanzia e 5 comunità fa- miliari. Sono iniziate a gennaio 2008 e si sono concluse ad aprile 2010, tutte nei termini previsti dalla normativa di riferimento che ne prevede l’evasione entro 80 giorni dalla data di affidamento dell’incarico da parte del Comune competente per territorio. Nella tabella vengono riportate le strutture che, essendo state autorizzate, risultano idonee dal punto di vista legislativo. Giuseppe Zordan Eliana Stocchero Lino Mecenero Ospedale di Montecchio Maggiore L’ala ovest è in fase di completamento P resentati il 13.04.2010 dal Direttore Generale, Dr. Renzo Alessi al Sindaco di Montecchio Maggiore Milena Cecchetto, i lavori di ristrutturazione dell’ala ovest dell’Ospedale di Montecchio Maggiore. L’apertura del cantiere, avvenuta nel 2007, prevedeva il completamento dei piani primo e secondo con l’obiettivo di rendere conforme alle nuove norme in materia di sicurezza sismica l’intera ala in questione. I lavori di ristrutturazione, sono stati preceduti dalla realizzazione di opere preliminari di risanamento e consolidamento strutturale, nonchè da un innovativo intervento con lamine giugno 2010 Ufficio Relazioni con il Pubblico 10 Da giugno, l’Ufficio Relazioni con il Pubblico (U.R.P.) ha una sede più funzionale e soprattutto più vicina agli utenti presso l’Ospedale di Arzignano vicino al servizio di Pronto Soccorso. Da settembre, sarà attivo uno sportello U.R.P. anche presso l’Ospedale nuovo di Valdagno. Orario di apertura U.R.P. ad Arzignano: dal lunedì al giovedì 9.00 – 13.00 / 14.00 – 16.30 il venerdì 9.00 – 13.00 Telefono: 0444 - 479580 • Fax: 0444 - 479615 e-mail: [email protected] • sito internet: www.ulss5.it in fibra di carbonio. Oltre 1.500 metri quadrati sono stati utilizzati per la realizzazione dei nuovi poliambulatori già operanti al secondo piano, mentre al primo piano ha trovato collocazione il servizio di Gastroenterologia Endoscopica – Digestiva e temporaneamente, il Centro Donna. I lavori stanno proseguendo al piano rialzato con il completamento dell’intervento “antisismico” della struttura. VICENZ A V ia Q uasimodo 22/24 0444 567000 T RISSINO ( V I) V iale St a zione 42 0 4 45 962241 sirio @ siriom a t er assi.i t FERRARA V ia del Commer cio 71/73 0532 796399 giugno 2010 DIRE T TAMENT E IN FA BBRICA A: 11 ospedale Una nuova terapia per l’ictus ischemico Il reparto di Neurologia inserito nella “rete dello stroke” giugno 2010 L 12 e malattie cerebrovascolari sono una delle principali cause di morte nei paesi industrializzati e rappresentano la principale causa di invalidità nell’adulto, con un rilevante impatto sullo stato di salute della popolazione e sui costi del Servizio Sanitario Nazionale. Sottolineando che l’incidenza dell’ictus aumenta progressivamente con l’età, raggiungendo il suo massimo valore dagli ultrasettantacinquenni in poi e considerando gli aspetti relativi all’evoluzione demografica che prevede un aumento dell’età media della popolazione, è prevedibile nei prossimi anni un aumento dei casi di ictus. In Veneto si registrano circa 100.000 nuovi casi all’anno con un’incidenza di 225-250 casi ogni 100.000 abitanti. Fino a pochi anni fa, l’unica terapia possibile in corso di ictus ischemico era la somministrazione di farmaci antiaggreganti (aspirina o simili) che comunque dava dei risultati modesti nella fase acuta e aveva più una valenza di prevenzione secondaria per ulteriori eventi ischemici. Da qualche anno si sono avuti dei risultati molto interessanti dall’uso di farmaci trombolitici e numerosi studi internazionali hanno confermato una significativa riduzione della mortalità ma soprattutto della dipendenza da esiti neurologici nei pazienti trattati con Alteplase entro le tre ore dall’inizio dei sintomi. Proprio a seguito di questi studi è stato quindi introdotto l’uso di tale farmaco trombolitico in alcuni centri dotati di specifiche caratteristiche cliniche e di esperienza in campo di malattie cerebrovascolari. Fino a qualche mese fa, solo presso la Stroke Unit di Vicenza era garantita la terapia trombolitica. Purtroppo data la ristrettezza della “finestra terapeutica” (tre ore) molti pazienti della provincia per i quali sono stati realizzati percorsi specifici, non erano candidati a tale terapia in quanto giungevano presso la Neurologia di Vicenza troppo tardi. Proprio per superare tali difficoltà, la Regione Veneto ha elaborato una “Rete per lo Stroke” definendo un modello “Hub and Spoke” per la gestione dell’ictus in fase acuta. Tale modello prevede l’articolazione su tre livelli: Unità Ictus di 2° livello negli ospedali regionali (Vicenza, Treviso, Padova, Verona etc) dove è possibile eseguire una terapia trombolitica endovenosa ma anche una terapia di riapertura loco regionale di eventuali vasi occlusi (trombolisi intraarteriosa), Unità Ictus di 1° livello dove è possibile eseguire terapia trombolitica endovenosa, infine aree dedicate all’ictus ove non è possibile eseguire alcuna terapia specifica ma nelle quali il paziente viene valutato ed eventualmente inviato alle Unità Ictus di 1° e 2° livello. Dal 1 gennaio 2010 la Regione Veneto ha attivato tale rete. La Neurologia dell’Ospedale di Arzignano è stata inserita tra le Unità Ictus di 1° livello e potrà quindi garantire una terapia estremamente efficace in tale tipo di patologia cerebrovascolare. L’inserimento dell’UOC di Neurologia di Arzignano all’interno della lista di Unità Ictus di 1° livello è sicuramente un evento qualificante per l’Ospedale di Arzignano e per tutta l’Ulss 5, ma soprattutto permetterà alla popolazione di poter usufruire pienamente dell’unica terapia dimostratasi efficace nell’ictus ischemico. Questo traguardo è il frutto di un costante lavoro di anni, di percorsi terapeutici e clinici fatti sia all’interno del reparto che in comunione con altri reparti soprattutto con il Pronto Soccorso. Nonostante le difficoltà organizzative il centro è già attivo nel trattamento trombolitico e fino ad ora i risultati sono stati molto positivi. Sono previsti comunque degli interventi di informazione sulla popolazione soprattutto per quanto riguarda la necessità di trasportare il malato affetto da ictus in tempi brevissimi all’ospedale di riferimento. Michele Morra Direttore Neurologia ospedale I risultati degli esami di laboratorio a casa Semplice, comodo, economico P ochi sanno che è possibile ricevere i risultati dei propri esami di laboratorio direttamente a casa mediante il servizio postale. Anche se il servizio è attivo da anni, è ancora poco conosciuto e utilizzato dai cittadini che accedono ai Punti Prelievo dell’Ospedale di Montecchio Maggiore e del Distretto di Arzignano. Ma come funziona? È sufficiente chiedere al perso- nale che ogni giorno accetta le impegnative per esami di laboratorio presso i Punti Prelievo di Montecchio Maggiore e del Distretto di Arzignano che i propri referti siano spediti a casa per posta. L’unica condizione richiesta ai cittadini non esenti è quella di pagare il ticket al momento dell’accettazione. Il costo? Solo € 1,50 per coprire le spese di spedizione via posta prioritaria. Quale vantaggio per il cittadino? Quello di non doversi recare presso le portinerie degli Ospedali per ritirare personalmente la busta del referto, risparmiando il proprio tempo o evitando di mandare una persona delegata. Valentino Miconi Direttore Laboratorio Analisi Le neoplasie vescicali urina prodotta dai reni si raccoglie nella vescica prima di essere svuotata all’esterno attraverso l’uretra. La vescica è un organo cavo che funge da serbatoio, rivestito da uno strato cellulare che si rigenera continuamente (epitelio transizionale). Occasionalmente da queste cellule può insorgere un tumore. Le neoplasie vescicali possono essere suddivise in 2 tipi: 1. SUPERFICIALI (non muscolo invasive) 2. INFILTRANTI (muscolo invasive) SUPERFICIALI INFILTRANTI Ne sono colpiti più gli uomini delle donne (rapporto 5:1) per un totale di circa 19.000 nuovi casi all’anno in Europa nel 2008 e 2009. Il fumo di sigaretta ne è la principale causa. Si raccomanda quindi di non fumare, non provare a farlo e di smettere prima possibile se si fuma. Altro fattore di rischio è l’esposizione occupazionale alle AMINE AROMATICHE (industrie di coloranti, bitumi ecc). I SINTOMI Un segno precoce è il riscontro di sangue nelle urine (ematuria). Più raramente il paziente può lamentare bruciore alla minzione o bisogno di urinare con frequenza e urgenza. In altri casi è un riscontro occasionale mediante ecografia eseguita per altri motivi. GLI ACCERTAMENTI In caso di presenza di questi sintomi andranno eseguiti: 1) ECOGRAFIA renale e vescicale 2) CITOLOGIE URINARIE con ricerca di cellule tumorali nelle urine ottenute su 3 campioni 3) CISTOSCOPIA per confermare e valutare la presenza e le giugno 2010 L’ 13 ospedale caratteristiche del tumore. Va eseguita anche se i 2 precedenti esami fossero risultati negativi. IL TRATTAMENTO Tumore superficiale Il primo trattamento è l’asportazione per via endoscopica (TUR-B) attraverso l’uretra con uno strumento detto resettore. Il tessuto prelevato viene inviato al Patologo. Quando l’esame istologico faccia supporre che tale tumore possa riformarsi con facilità, l’Urologo prescriverà un trattamento aggiuntivo mediante l’introduzione in vescica tramite un catetere di farmaci (Bcg, Mitomicina C ecc) per un determinato periodo di tempo. Tumore infiltrante Quando il tumore infiltra la muscolatura della vescica, si rende necessaria l’asportazione dell’organo (cistectomia radicale). Si tratta di un intervento chirurgico impegnativo nel quale vengono asportati la vescica, la prostata (nel maschio) e i linfonodi vicini. L’urina potrà defluire verso l’esterno median- Resezione endoscopica di neoformazione vescicale te l'uretra per via naturale, grazie al confezionamento di una NEO-VESCICA utilizzando un tratto di intestino. Ciò è possibile però in casi selezionati. Negli altri casi l’urina dovrà defluire all’esterno attraverso orifizi cutanei e venire raccolta in appositi sacchetti (urostomie). Tutti i pazienti con tumori superficiali della vescica dovranno sottoporsi ai periodici controlli strumentali ed endoscopici richiesti dall’Urologo (Ecografia, Citologie urinarie e Cistoscopia). Antonio Piccoli Medico di Urologia Chirurgia ricostruttiva della mammella Al Centro Donna un nuovo servizio d’eccellenza giugno 2010 “...n 14 on avevo mai provato niente di così terribile…”, “…Mi resi conto della gravità della situazione, ma non capivo e non sapevo in quale tunnel mi sarei ritrovata da lì a poco…”, “…come farò con i miei figli…e mio marito mi accetterà?…”, “…Ero un automa. Vissi quei giorni intontita come se tutto quello che stava accadendo fosse rivolto a qualche altra e non a me…”, (si potrebbe andare avanti utilizzando tutte le pagine di questo giornale). Queste frasi sono raccolte fra le “lacrime” delle donne che scoprono di avere un tumore al seno. Noi medi- ci e operatori del Centro Donna giornalmente raccogliamo queste “lacrime”, che continuano a nutrire le nostre motivazioni, ci portano a svolgere il nostro lavoro con dedizione, umanità e professionalità, e ci inducono a migliorare per mantenere il nostro servizio al passo con gli attuali standard. Oggi le donne sono molto consapevoli ed è più facile parlare con loro di quello che accadrà dal momento della diagnosi in poi. Perché esiste sempre un dopo, anche se difficile da immaginare nel momento in cui viene comunicata la diagnosi. Il medico costruisce con la paziente un progetto di cura della malattia che include anche la valutazione preliminare di una fase rico- ospedale nel maggio dello scorso anno della Unità Operativa di Senologia. Gli ambulatori senologici, dove vengono effettuate le visite con ecografia clinica, ago-aspirati per diagnosi citologiche ed ago-biopsie per esami microistologici utili per una migliore caratterizzazione biologica della neoplasia oggi necessaria per personalizzare il trattamento terapeutico, sono stati completati con l’istituzione dal mese di giugno 2009 di un ambulatorio di chirurgia plastica ricostruttiva. Infine dai primi mesi dell’anno in corso la strumentazione diagnostica in dotazione è stata completata con l’acquisizione del mammotome, utile per le microbiopsie con sistema aspirativo. Oltre alla normale attività ambulatoriale, gli stessi medici svolgono l’attività chirurgica, questo garantisce alla paziente una continuità assistenziale dalla diagnosi alla ricostruzione passando attraverso la tappa fondamentale della cura specifica della malattia. Attualmente, la ricostruzione dell’intera mammella, o il rimodellamento che segue di solito una quadrantectomia, fanno parte integrante del trattamento. Quello ricostruttivo, è un momento chirurgico importante tanto quanto quello demolitivo, e nei centri di eccellenza, come il Centro Donna della nostra ULSS, qualora non ci siano controindicazioni, viene “sempre” proposto. Le modalità principali di ricostruzione dell’intera mammella sono due. Nella prima si utilizzano le protesi mammarie, per le quali prima dell’inserimento è quasi sempre necessario il posizionamento (durante l’intervento di asportazione della mammella) di un espansore: si tratta di una protesi temporanea, che serve soltanto per distendere la cute e i tessuti in attesa del posizionamento della protesi definitiva in un secondo tempo. Nella seconda modalità si ricostruisce la mammella con lembi muscolo cutanei (ricavati dal dorso) o cutanei perforanti (ricavati dalla parete addominale), in questo caso non si introducono protesi mammarie e la mammella è costituita dal proprio tessuto trasferito da una zona donatrice del corpo. Di recente introduzione presso il nostro Centro l’intervento di innesto di grasso autologo, anche detto lipofilling, una tecnica di “rifinitura”, che ci permette di rimodellare la mammella ricostruita e renderla più simile alla controlaterale, e, in casi selezionati, dà ottimi risultati nei danni provocati da radioterapia, “ammorbidendo” il tessuto radiotrattato qualora risulti “indurito”. Il nostro obiettivo nella ricostruzione è sia quello di dare alla paziente una mammella di forma naturale, sia quello di ottenere una buona simmetria rispetto alla mammella controlaterale. A tale scopo vengono pianificati con la paziente gli eventuali interventi di simmetrizzazione quali la mastoplastica additiva, la mastoplastica riduttiva o la mastopessi. L’ultimo passo della ricostruzione mammaria è la ricostruzione del complesso areola-capezzolo che viene eseguita quando le mammelle sono ben simmetrizzate e stabili. Il capezzolo si può ricostruire utilizzando piccoli lembi locali di cute che, ruotati, simulano l’aspetto di un capezzolo. L’areola può essere ricostruita con la dermopigmentazione mediante tatuaggio. Quest’ultima presenta il vantaggio di non richiedere una sala operatoria e soprattutto di non aggiungere altre cicatrici. È una procedura ambulatoriale che nel nostro Centro viene eseguita gratuitamente con la semplice impegnativa del proprio medico curante, senza doversi rivolgere a proprie spese presso centri di estetica. In generale, comunque, il bilancio è positivo: la maggior parte delle donne cui viene fatta una ricostruzione è felice di potersi vestire normalmente, avere una vita sociale e di relazione normale, di ritornare, insomma…alla vita! Graziano Meneghini Direttore Senologia giugno 2010 struttiva. La paziente realizza quindi che la vita continua, che è circondata da specialisti che faranno quanto nelle loro possibilità per aiutarla a risolvere il suo “problema”, dipingendole la prospettiva di un ritorno ad una vita sociale e di relazione normale. Infatti oggi la chirurgia è sempre più conservativa e sempre più funzionale. Insomma, la tendenza è verso un atto operatorio “essenziale” e rispettoso della fisiologia del seno. La ricostruzione è diventata quasi la regola, almeno nei Centri di eccellenza che si avvalgono delle moderne tecniche di chirurgia oncoplastica. Ma cos’è questa chirurgia ONCOPLASTICA? “La chirurgia oncoplastica è una chirurgia oncologica che utilizza le tecniche della chirurgia plastica-estetica, ma con rigore terapeutico. Essa va calibrata sulla singola persona e su ogni differente caso. Le variabili sono legate principalmente a fattori come età, situazione sociale, condizione biologica, forma della mammella e altro ancora”. L’asportazione di una parte o di un’intera mammella a causa di un tumore è un evento traumatico, le conseguenze psicologiche possono essere attenuate dalla chirurgia ricostruttiva, che consente a una donna di sentirsi meno mutilata e di condurre un’esistenza praticamente normale. L’intervento è gratuito, ma il numero delle pazienti che chiedono o che comunque accedono alla ricostruzione è ancora oggi limitato. Tra le cause ci sarebbero motivi di ordine culturale e ancora poca informazione sulle potenzialità e sui rischi della ricostruzione. Perciò quando ci si trova ad aver a che fare con un tumore al seno è bene rivolgersi ai centri specializzati che si occupano “solo ed esclusivamente” di patologia mammaria, dove si possono trovare medici competenti in grado di poter rispondere ad ogni specifica richiesta. In 10 anni di attività il Centro Donna è cresciuto fino alla realizzazione 15 ospedale Il trattamento chirurgico della stipsi giugno 2010 L’ 16 11 giugno 2010, si è svolto a Valdagno nella sede di Palazzo Festari il Congresso “Il trattamento chirurgico della stipsi da ostruita defecazione: diagnosi, terapia training chirurgico“, organizzato dall’Unità Operativa di Chirurgia Generale di Valdagno in collaborazione con l’Università di Padova. La stipsi è un problema molto frequente nelle popolazioni che vivono nei paesi industrializzati, interessa maggiormente il sesso femminile ed è più frequente negli anziani. Il problema si accompagna a malessere generale, dolori crampiformi e sensazione di pesantezza addominale. La frequenza della stipsi cresce in maniera esponenziale nei soggetti di età superiore ai 65 anni in relazione a fattori dietetici, riduzione del tono muscolare, dell’esercizio fisico (che favorisce la motilità intestinale) e all’uso di alcuni farmaci come gli antidepressivi. L’iter diagnostico della stipsi è generalmente difficile e si articola in due livelli. Il primo approccio avviene da parte del Medico di Medicina Generale che provvede all’inquadramento generale della stipsi e all’eventuale coinvolgimento dello Specialistica per procedere ad una diagnostica di secondo livello. Molto importanti sono i sintomi associati e la tipologia di insorgenza della stipsi. Le forme acute di stipsi o le forme associate ad emissione di sangue devono destare molto sospetto e vanno rapidamente indagate. La stipsi si manifesta con: • evacuazione una o due volte la setti- • • • • • • mana e solo con l’ausilio di lassativi e clisteri necessità di digitazione sensazione di incompleta evacuazione evacuazione frazionata (avviene più volte durante la giornata) necessità di spingere molto impiego di molto tempo sul water (più di 15 minuti) senso di peso rettale o perineale Lo studio della stipsi richiede oltre alla visita, l’esecuzione di alcuni esami al termine dei quali lo specialista formula una diagnosi, classificando la stipsi in forme che dipendono da un transito rallentato delle feci nel colon oppure che dipendono da una defecazione ostruita. Quest’ultima, è causata da un problema inerente al retto ed al canale anale, cioè dalla parte finale dell’apparato digerente e non da errate abitudini di vita. La causa principale è dovuta ad un prolasso della mucosa o della parete intera del retto verso l’ano che crea un ostacolo al passaggio delle feci. Altre volte la muscolatura del retto si sfianca creando una tasca chiamata rettocele che, nelle donne, protrude verso la vagina. Il problema principale dunque è quello di un prolasso del retto che va rimosso per riportare la situazione alla normalità anatomica. Oggi, è possibile risolvere questo fastidioso problema con un nuovo intervento poco doloroso e che necessita di pochi giorni di ricovero. L’intervento si chiama S.T.A.R.R. (Stapled Trans Anal Rectal Resection) ovvero resezione per via transanale del prolasso rettale con una suturatrice. L’intervento consiste nell’asportare i tessuti prolassati che ostacolano la defecazione con l’ausilio di una suturatrice meccanica, senza incisioni chirurgiche esterne, lavorando attraverso l’ano e ricostituendo un retto anatomicamente normale. L’intervento di 45 minuti circa può essere eseguito anche in anestesia spinale. Il decorso postoperatorio richiede circa due giorni di degenza, è caratterizzato da un dolore molto tollerabile se non addirittura assente, un rapido tempo di ripresa del paziente ed un precoce ritorno all’attività lavorativa. La letteratura scientifica sull’argomento è concorde nell’affermare che l’accuratezza dello studio preoperatorio e la corretta indicazione chirurgica sono direttamente proporzionali alla buona riuscita dell’intervento che, per questi motivi, deve essere eseguito in centri specializzati. La Società Italiana Unitaria di Coloproctologia (SIUCP) da anni segue con attenzione queste problematiche. Ulteriori informazioni possono essere reperite sul sito www. siucp.org Cristiano Finco Direttore Chirurgia Valdagno territorio Insieme per Voi L’autonomia delle persone con disabilità L’ vamente riscontrata fino ad oggi. In questi anni l’Associazione ha ampliato le attività del “Programma Autonomia” che consiste nel portare le persone a svolgere i più normali gesti di vita quotidiana, che possono essere lo shopping al centro commerciale piuttosto che un pomeriggio al cinema, per una volta senza la presenza e l’aiuto dei genitori o di quelle persone che, di solito, li accompagnano nel quotidiano. Sono momenti molto importanti perché queste persone devono gestire le loro scelte, non sono condizionate nel dialogo e nel comportamento, socializzano tra di loro e con gli altri in maniera diversa. Questo è solo il primo passo verso il concetto più profondo di autonomia che è quello a cui comunemente non si fa caso perché concerne cose abitudinarie: un lavoro retribuito, un ambiente nel quale ci si muove con facilità, gli amici, la costruzione di una famiglia, ma anche gesti più piccoli della quotidianità quali fare la spesa, gestire il denaro, fare piccoli spostamenti, guidare un mezzo. Il “Programma Autonomia” ha quindi lo scopo di aiutare i ragazzi e, in genere, le persone in difficoltà, a cercare di superare gli ostacoli, innumerevoli e spesso subdoli, che possono incontrare continuamente e, soprattutto, far loro capire che la conquista di un certo grado di autonomia e indipendenza è possibile sempre, a qualsiasi livello. Verena Sonderegger Presidente Associazione “Insieme per Voi” per informazioni “Insieme per Voi”: Via Carpaneo 25 - 36073 Cornedo Vicentino tel. 0445/952049 e-mail: [email protected] giugno 2010 avventura dell’associazione INSIEME PER VOI inizia alla fine degli anni ’90 grazie ad un gruppo di amici, genitori di ragazzi diversamente abili, che condividono le difficoltà e le problematiche quotidiane comuni alle famiglie. I ragazzi frequentano già i vari centri diurni, gestiti da CEOD o Cooperative, strutture che permettono loro un inserimento sociale attraverso lo svolgimento di attività importantissime e molto utili. Tutto parte dalla necessità di organizzare una gita annuale in modo che famiglie e ragazzi abbiano la possibilità di visitare luoghi, città d’arte, musei e manifestazioni. Per i primi due anni sono i genitori ad organizzare ogni dettaglio della gita; l’esperienza è positiva ed il numero degli iscritti aumenta. Allora prende corpo l’idea di un’associazione con un consiglio direttivo che decida sulle modalità di organizzazione delle varie attività e nel 2001 nasce “Insieme X Voi”. In base al proprio statuto l’associazione si pone i seguenti obiettivi: • condividere i problemi dei più sfortunati cercando di risolverli o quanto meno alleviarli, chiedendo aiuto e solidarietà per affrontare le situazioni più svantaggiate degli associati; • favorire l’aiuto vicendevole fra gli associati tramite opere, parole e fornendo anche un aiuto economico; • aiutare e sostenere i genitori degli associati impediti, per malattia o altri gravi motivi, ad accudire il proprio familiare; • organizzare attività ludiche e culturali, turistiche e sociali, occasioni di svago e divertimento; • ricerca di soluzioni alle varie problematiche inerenti l’inserimento nel mondo del lavoro. L’Associazione vede iscritte ad oggi circa novanta persone fra ragazzi e adulti diversamente abili, numero che aumenta di anno in anno. Si avvale della collaborazione di più di trenta volontari che, a turno, garantiscono due giorni al mese (di solito il sabato) di attività varie. L’attività si divide in due parti: il programma classico, aperto a tutti, ragazzi e genitori, che consiste nell’organizzazione di gite, visite a musei o mostre e il “Programma Autonomia” che l’Associazione considera il proprio fiore all’occhiello, un progetto iniziato nel 2002 e che prosegue vista l’importanza non solo teorica ma effetti- 17 territorio Vittime di tratta Un numero verde per aiutarle L a tratta di persone a scopo di sfruttamento, la riduzione e il mantenimento in schiavitù o in servitù delle stesse rappresenta una gravissima violazione dei fondamentali diritti umani, riconosciuta dalla normativa internazionale, europea e nazionale. Dal mese di dicembre 2008 il Comune di Venezia, su incarico della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per i Diritti e le Pari Opportunità, ha avviato il Progetto “COMUNITÀ LOCALI CONTRO LA TRATTA: una Rete per il Territorio del Veneto”, il cui obiettivo è quello di dare attuazione al programma di assistenza previsto dall’art. 13 della legge 11 agosto 2003 n. 228 recante misure contro la tratta di persone. Tali fenomeni infatti, per quanto sommersi, sono sempre più capillarmente diffusi nei contesti locali del territorio italiano e chiamano in campo la responsabilità delle istituzioni, della società civile e delle comunità locali. 800 290 290 è il numero verde del servizio di prima assistenza telefonica, gratuito e garante dell’anonimato istituito a beneficio delle persone vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, lavoro forzato, accattonaggio e più in generale nell’ambito delle economie illegali. Il numero è attivo tutti i giorni dell’anno 24 ore su 24 e assicura l’accoglienza della richiesta di informazioni e/o di aiuto delle chiamate pervenute da tutto il territorio nazionale. È rivolto alle persone adulte e minori a partire dai 16 anni di età, straniere e italiane direttamente coinvolte in situazioni di sfruttamento e che chiedono di uscire dai circuiti di sfruttamento o ma anche a tutte quelle soggettività, quali servizi sociali, sanitari, forze dell’ordine, associazionismo, privati cittadini che nell’ambito delle proprie attività entrano in una relazione d’aiuto con una potenziale vittima di tratta e grave sfruttamento e che chiedono informazioni sulle possibili forme di sostegno, nonché sulle varie tematiche connesse alla tratta. Il Servizio, strutturato mediante una Postazione Centrale e 14 Postazioni Periferiche a valenza regionale o interregionale, svolge un’attività garantita da operatori esperti nell’ambito degli interventi sulla tratta, i quali ricoprono la funzione di mediazione linguistico-culturale in diverse lingue (inglese, francese, spagnolo, albanese, romeno, russo/bielorusso/ucraino, moldavo, nigeriano, arabo e cinese). La protezione e la sicurezza delle vittime, le investigazioni e le indagini, il perseguimento dei reati, la condanna dei trafficanti, rappresentano le misure di contrasto definite dalla strategia di lotta alla tratta che per essere efficace richiede il coinvolgimento di tutta la società civile. I progetti per la Vita Indipendente giugno 2010 I 18 progetti per la Vita Indipendente sono realizzati da persone adulte che hanno una grave disabilità motoria, ma che sono in grado di decidere consapevolmente per tutto ciò che riguarda la loro vita. Il termine “Vita Indipendente” Un’importante opportunità per le persone adulte con disabilità motoria grave si riferisce in senso stretto a quanto delineato nel 2004 dalla Regione Veneto, sulla scorta della Legge 162/98. “Vita Indipendente” nasce da un movimento sviluppatosi in California a partire dagli anni sessanta, cresciuto con esperien- ze nordamericane ed europee, di forte affermazione dei diritti delle persone con disabilità a poter gestire con autodeterminazione la propria vita. Vita Indipendente non vuol dire vivere da soli, ma soprattutto decidere per sé, territorio N el mio quotidiano, mi trovo ad interagire con i vari cicli della vita della donna. Incontro le ragazzine con le difficili problematiche adolescenziali, la donna gravida perché sono un'ostetrica, e tutte quelle che vivono la fase in cui la giovinezza gradualmente finisce e si trovano ad affrontare quel cambiamento fisico ed emotivo della menopausa. Di menopausa ne parlava già Ippocrate, sono stati rinvenuti dei testi che descrivevano alcuni cambiamenti legati alle ossa, anche se erano poche le donne che sopravvivevano fino a questa fase della loro vita. Oggi, la prospettiva di vita della donna si è notevolmente allungata e ha più possibilità di trascorrere circa 35/40 anni della propria esistenza in questo periodo, un periodo legato alla paura e all’idea di invecchiare. Questo passaggio è tutt’altro che indolore, e richiede una presa di coscienza in cui saper reinventare tutto ciò di cui si dispone, qualcuna è in grado di farlo da sola, altre si rivolgono al Consultorio in con un contratto di lavoro, nel rispetto della normativa vigente. Non è prevista la possibilità che vengano assunti parenti e affini come assistenti personali. La titolarità e la responsabilità nella scelta e nella gestione del rapporto di lavoro è esclusivamente del richiedente. A suo carico sono anche gli oneri assicurativi e previdenziali riguardanti gli assistenti impiegati”. Una novità a cui molti non erano preparati, a partire dalle stesse persone con disabilità e dai loro familiari. In alcuni casi le aspettative delle persone richiedenti non rientravano tra i presupposti della Vita Indipendente. È stato così proposto un rapporto di dialogo con la persona per orientare nel tempo e con gradualità verso progetti effettivamente rispondenti alle finalità della Vita In- dipendente. Abbiamo visto che alcune persone, anche con elevata gravità, sono riuscite a modificare la loro organizzazione assistenziale, ad affermare maggiormente la propria soggettività o ad affrancarsi da modelli di dipendenza relazionale da servizi e da familiari. In altri casi ciò sta avvenendo con lentezza, oppure c’è stata una rinuncia consapevole. La Vita Indipendente è una concezione culturale che ha un forte potenziale di cambiamento, perché rimette in gioco le relazioni della persona con il suo ambiente di vita, a partire da quello più strettamente personale e familiare. È una concezione di grande significato culturale per tutti. Sabina Bollori Coordinatore Disabilità in Età Adulta Una nuova stagione della vita cui lavoro, hanno mille dubbi e domande, perché hanno un forte desiderio di conoscere, di capire se questi mutamenti sostanziali sono normali. Ritengo importante a questo scopo proporre un lavoro di gruppo, in cui le donne sono più attive e in grado di cooperare con il cambiamento del loro corpo. Le finalità di questo lavoro sono: 1) riconoscere e far capire la complessità dei fenomeni che si verificano in menopausa; 2) far capire le manifestazioni sintomatiche e le diverse implicazioni emotive manifeste o latenti; 3) abbattere falsi miti e valutare i fattori relazionali; 4) trattare gli specifici problemi medici con la presenza della ginecologa; 5) proporre nuovi stili di vita, in modo da migliorare lo stato di benessere della donna. È indispensabile, quindi, sostenere le donne offrendo loro conoscenza e competenza, aiutandole in quella crescita interiore che acquista il significato di abbandonare uno stato conosciuto per entrare in uno stato nuovo, e soprattutto far comprendere che la menopausa non è una malattia ma una “nuova stagione della vita”. Adelia Maccagnan Ostetrica Consultorio Familiare giugno 2010 non delegare ad altri le proprie scelte e la propria volontà. È una prospettiva di maggiore libertà nonostante la disabilità, dà una diversa qualità del vivere e delle relazioni. Significa poter gestire autonomamente anche la propria assistenza assumendo direttamente i collaboratori, concordando con loro orari, mansioni e retribuzione, curando la loro formazione. Elemento chiave è la consapevolezza, definita come “consapevolezza del richiedente nella gestione del piano personalizzato con precisazione delle richieste, tempistica, descrizione e quantificazione delle necessità di assistenza personale, relativi costi e diretta assunzione di responsabilità”. Inoltre, “l’interessato sceglie autonomamente i propri assistenti personali ed è tenuto a regolarizzarne il rapporto 19 territorio L’atelier di arteterapia giugno 2010 N 20 el 2006, presso l’Ospedale vecchio di Valdagno, è stato istituito un Centro pubblico per alcolisti che attua trattamenti riabilitativi intensivi in tempi medio-brevi, all’interno del quale è stato attivato un atelier di arteterapia. Questa struttura, che accoglie attualmente pazienti in programma diurno, ha la possibilità di attivare, a breve, quattro posti letto per utenti residenti nell’Ulss 5. COS’È L’ARTETERAPIA? È una metodologia di intervento terapeutico che, utilizzando le tecniche e la decodifica dell’arte grafico-plastica, ha l’obiettivo di ottenere dai pazienti manufatti che racchiudono pensieri ed emozioni che, messi a fuoco nel percorso di atelier, diventano simboli comunicabili. Il manufatto dà protezione e contenimento e, pur rispettando i meccanismi di difesa, attiva risorse creative, emozioni da elaborare e capacità residue individuali. Il processo creativo dà la possibilità a ciascuno, in particolari condizioni ambientali, interne ed esterne, di lasciare emergere contenuti ed immagini resi concreti e visibili attraverso la modellazione del materiale. L’arteterapeuta ha il compito di accompagnare l’utente nella scoperta del “fare artistico” e di sostenere con la verbalizzazione la consapevolezza di quanto espresso nella forma artistica. L’arteterapia è uno strumento complementare di diagnosi e cura assieme alle forme di terapia più convenzionali. L’Atelier di Valdagno fa riferimento alla prassi teorica e metodologica di Arteterapia del Modello Polisegnico elaborato da per informazioni Servizio per le Dipendenze di Valdagno e Alcologia Via G. Galilei, 3- Valdagno Tel 0445 423384 Fax 0445 423211 e-mail: [email protected] oppure [email protected] Achille De G Gregorio. Nasce neglili St Statiti A hill D i N Uniti, negli anni ’40, si sviluppa principalmente nei Paesi Anglosassoni. In Italia si parla di arteterapia dagli anni ’80, ed è una disciplina avente natura multidisciplinare (artistica, psicologica, educativa). I DESTINATARI dell’intervento arteterapeutico, nel Dipartimento Dipendenze, sono i pazienti che stanno seguendo un programma terapeuticoriabilitativo presso il Servizio e pazienti che hanno concluso un programma di tipo ambulatoriale o residenziale, sempre in condizione di astinenza dall’uso di sostanze alcoliche. PERCHÉ È UN INTERVENTO EFFICACE • migliora la fiducia in se stessi e l’autostima in quanto l’attività creativa integra i diversi aspetti del nostro es- sere (fisico, psichico, relazionale) ed attiva le risorse del paziente. • può ridare un senso di autocontrollo e padronanza, introducendo in una situazione di dipendenza da sostanze stupefacenti e/o psicotrope, una possibilità di scelta autonoma. • il paziente trova un modo di avvicinarsi alle proprie emozioni attraverso una lenta sperimentazione per poi confrontarsi con un oggetto-immagine tangibile, attraverso il quale ristabilisce un dialogo con aspetti autentici di se stesso. Tradurre emozioni, esperienze o ricordi in linguaggio visivo può essere un modo di comunicare più efficace e meno minaccioso della parola. • è un intervento individualizzato e non si focalizza sul consumo di alcol ma sulle dimensioni di esperienza più generali che riguardano la rappresentazione di sé e la relazione con le persone significative. QUANDO E DOVE? L’atelier di arteterapia situato presso l’Alcologia di Valdagno in Via Galilei 3, si svolge con cadenza settimanale ed ha durata di due ore. Normalmente l’attività si svolge in un piccolo gruppo (8-10 persone). Attualmente il gruppo di arteterapia è costituito da 12 partecipanti: 8 stanno seguendo il progetto terapeutico-riabilitativo “Icaro”, e 4 hanno scelto di continuare la frequenza all’atelier anche dopo la conclusione del percorso. Fabiola Coccato Arteterapeuta - Assistente Sociale territorio Integrazione scolastica degli alunni con disabilità residenti nell’ULSS 5 a procedura per gli alunni che necessitano di sostegno per l’integrazione scolastica è stata modificata dalla legge 27 dicembre 2002 n. 289 (legge finanziaria 2003). L'art. 35 comma 7 di tale legge prevede che all’individuazione dell’alunno come soggetto in situazioni di handicap provvedano le Aziende Sociosanitarie locali sulla base di accertamenti collegiali (UVMD), con modalità e criteri definiti con apposito DPCM del 23 febbraio 2006 n. 158 nonché con recenti Deliberazioni della Giunta Regionale n. 2248 del 17 luglio 2007, n. 4588 del 28 dicembre 2007 e nota esplicativa del 10/01/2008 prot. n. 15840. Questa Azienda Ulss per rispondere ai nuovi indirizzi normativi Nazionali e Regionali ha attivato, con Delibera del Direttore Generale n. 173 del 02/04/2008, presso la Direzione di Distretto a Montecchio Maggiore l’Ufficio Integrazione Scolastica con il compito di organizzare l’UVMD (Unità di Valutazione Multidimensionale Distrettuale) e di seguire l’istruttoria e le procedure relative alle domande di integrazione scolastica. Il procedimento di richiesta di certificazione, ai fini dell’integrazione scolastica per gli alunni in situazione di handicap, prevede la compilazione della domanda da parte dei genitori, o degli esercenti la potestà genitoriale all’Ufficio integrazione scolastica dell’Aulss di residenza. La domanda deve essere accompagnata da documentazione medica e/o psicologica di strutture pubbliche o private convenzionate che riportino la diagnosi clinica, definita con il sistema di classificazione ICD-9/ICD-10 e con l’indicazione se si tratta di patologia stabilizzata o progressiva. L’UVMD dell’Aulss, sulla base della documentazione presentata, redige in forma collegiale il verbale di accertamento ai fini dell’integrazione scolastica, sottoscritto da tutti i componenti. Tale verbale viene inviato a domicilio dell’utente e, in caso di delega, l’ufficio provvede anche all’invio alla scuola. Nella tabella n. alunni con certificazione per integrazione scolastica a.s. 2009/2010 772 Origine italiana 72% Origine straniera 28% sottostante sono riportati alcuni dati riguardanti l’anno scolastico 2009/2010. Gli alunni disabili che hanno usufruito di integrazione scolastica sono stati 772, di cui 35 hanno una disabilità di tipo sensoriale (uditiva/visiva) e 164 hanno necessitato dell’assistenza specialistica di un Operatore socio-assistenziale (OSS). Venceslao Ambrosini Laura Vignaga – Stocchero Eliana Unità Operativa Materno Infantile per informazioni UOC Materno Infantile - Ufficio integrazione scolastica Via Cà Rotte, 9 - 36075 Montecchio Maggiore (VI) Tel 0444.708155 - Fax 0444.708151 E-mail: [email protected] Pec:[email protected] Di cui alunni con disabilità sensoriale (uditiva/visiva) Di cui alunni che necessitano di assistenza specialistica (Operatore socio-assistenziale) 35 164 giugno 2010 L 21 territorio Storie di straordinaria normalità giugno 2010 S 22 i è svolta recentemente la manifestazione di presentazione del “Progetto Take Time” nella sala Cappuccini di Arzignano di fronte ad una platea di 200 persone e alla presenza delle autorità locali. “Take Time” è frutto della sinergia nata e cresciuta nel tempo tra l’ULSS 5 e vari attori sociali, in primis l’associazione italiana dei familiari dei pazienti psichiatrici (A.I.T.Sa.M.) che attraverso il Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Vicenza ha sostenuto con idee e contributi il Centro Arcobaleno per questa manifestazione. Il Centro Arcobaleno, nell’ambito dei progetti di prevenzione e sviluppo di una cultura positiva della salute mentale nel territorio, ha avviato per l’anno 2009 questo progetto, come atto e simbolo di prendersi cura di sé in uno spazio di pensiero, riflessione e attenzione alla persona. Dopo aver proposto negli anni precedenti il tema della prevenzione, della cura della malattia mentale, del percorso post-cura e della rete sociale come costruzione di una mentalità positiva attraverso la pubblicazione dell’agenda della salute mentale, è emersa sempre più la necessità, nei percorsi di riabilitazione dalla malattia mentale, di riuscire ad ottenere con gli utenti, anche i più abili, una capacità tenuta nel tempo delle abilità acquisite. Questo riguarda sia le abilità individuali e sociali più semplici come la cura del sé, l’ordine e le relazioni interpersonali, sia le abilità più complesse come mantenere la cura della propria immagine, della propria casa e del proprio luogo di la- voro. È nata pertanto l’idea di attivare con gruppi selezionati dei percorsi multimediali sul tema di riuscire a man-tenersi nel tempo. Da marzo a settembre operatori e utenti del Centro Arcobaleno si sono impegnati nella realizzazione combinata di diverse espressioni artistiche del tema Take Time – tieni il tempo: il gruppo Amici del Pennello ha realizzato un calendario da muro dal titolo “Percorrendo il nostro tempo, dal grigio del passato ai colori del futuro”, il gruppo Foto ha realizzato un calendario da tavolo fotografico “È tempo di…”, il gruppo Musicalmente, o meglio la Musicalmente Band, ha inciso un singolo, “… e voglio tempo”, con il quale si è esibito live il giorno della manifestazione, e il gruppo Storie si è cimentato nella scrittura di un libro a più a mani. Il titolo del libro, a cura di Stefano Zanolini, è “Storie di straordinaria normalità” e in esso molte persone si raccontano e raccontano storie diverse, impegnative, a volte dolorose e a volte più gioiose che in fondo parlano anche di noi, di tutti noi. Il Centro Arcobaleno da 14 anni opera nel campo della riabilitazione di giovani con difficoltà psichiche e molti di loro hanno riacquistato quelle abilità individuali, sociali e relazionali che hanno permesso di ritornare a lavorare, vivere in appartamenti autogestiti e rientrare in famiglia con la soddisfazione dei loro congiunti. Il progetto Take Time ha ancora una volta sottolineato come dalla malattia mentale si può uscire e riprendere il proprio percorso di vita attiva, di cit- tadini produttivi e straordinariamente normali. Tutto questo è frutto del lavoro dell’équipe dell’Arcobaleno che con tenacia si è posta l’obiettivo di realizzare un mondo attuale e futuro in cui prenderci più cura della nostra salute mentale e al tempo stesso considerare prezioso e rispettoso difendere la salute mentale di tutti i cittadini. Alessandra Belfontali Stefano Zanolini Centro Arcobaleno territorio Il Centro Diritti del Malato festeggia 20 anni di attività della popolazione e le malattie che lo accompagnano richiedono cure intermedie, rivolte a persone che, superata la fase acuta della malattia, necessitano ancora di una fase di osservazione. L’Ospedale di Comunità di Valdagno, inaugurato il 19 febbraio 2007 e dotato di 15 posti letto, ha ricoverato finora 478 pazienti, permettendo di predisporre programmi terapeutico-assistenziali personalizzati. Il dott. Vincenzo Cordiano (ematologo presso il reparto di medicina dell’Ospedale di Valdagno) ha illustrato i recenti progressi nella terapia delle malattie del sangue, accennando ai fattori di rischio, alle modalità di prevenzione ed alla diagnosi precoce di alcune forme tumorali che originano dalle cellule del sangue. Si è inoltre soffermato su nuovi farmaci che hanno un meccanismo d’azione che permette di uccidere solo le cellule malate senza gli effetti collaterali della chemioterapia. La serata si è conclusa con un brindisi offerto da COOP Veneto, che ha favorito un ulteriore scambio di idee tra i numerosi presenti. Valeria Sandri Centro Diritti del Malato Valle dell’Agno giugno 2010 I l 7 aprile 1989 nell’ufficio di un notaio valdagnese si incontrarono nove persone, in parte “addetti ai lavori”, ma soprattutto semplici cittadini, per l’atto costitutivo del Centro Diritti del Malato della Valle dell’Agno. Vent’anni dopo, il 20 gennaio 2010, il Centro ha festeggiato la sua attività con una serata in sala Soster (gentilmente concessa dall’Amministrazione Comunale di Valdagno). Non si è trattato di autocelebrazione, ma di un momento importante per fare il punto sulla situazione e presentare le prospettive future. Dopo i saluti del Presidente Giampietro Massignani, si sono susseguite alcune relazioni ed è stata anche presentata una nuova associazione di volontariato che si chiama A.V.V.I.E.N.E. (Associazione Volontari Valdagnesi Impegnati per le Emopatie e l’Emostasi), le cui finalità sono state illustrate dal Presidente Dario Savi. La relazione di apertura è stata tenuta da Valeria Sandri, una delle fondatrici del Centro ed attuale componente del Direttivo del Centro Diritti del Malato, che ha ricordato il cammino preparatorio e le riflessioni che lo hanno accompagnato. L’obiettivo di fondo dello Statuto, cioè il rispetto dei diritti del malato, è riassunto in quattro verbi: collaborare, vigilare, garantire, promuovere. In questi vent’anni di attività ininterrotta, si sono assicurate l’apertura della sede, la raccolta di segnalazioni, il contatto con i soci, nel desiderio sempre vivo di crescere e di dare voce alle componenti deboli della società perchè il diritto alla salute (intesa come benessere psico-fisico) sia garantito a tutti. Sono seguite tre ricche relazioni, che non è facile riassumere: il dottor Guido Novella (Consigliere Comunale di Valdagno con delega alle politiche sanitarie) si è interrogato su come sono cambiati i diritti in questi vent’anni, presentando il nuovo modello di ospedale, l’esplosione di cronicità ed invecchiamento, i nuovi problemi legati al razionamento delle spese, alle liste d’attesa, all’invadenza del mercato farmaceutico, invitando ad un giusto equilibrio tra risorse, ragione ed etica, nel quale la partecipazione dei cittadini ha ancora molto da dire. La dott.ssa Paola Peruzzo (referente dell’Ospedale di Comunità di Valdagno) ha descritto questa nuova struttura territoriale che prevede la gestione di posti letto da parte dei medici di medicina generale. L’invecchiamento 23 territorio Internet e cellulari Strumenti da conoscere per educare giugno 2010 I 24 l “telefonino” ha rivoluzionato il modo di comunicare tra le persone. Se inizialmente il cambiamento consisteva nell’aver collocato il telefono vicino alla persona, nel corso del tempo il cellulare è diventato uno strumento di connessione con una comunità sempre più vasta. Telefonate, sms, mms, giochi, posta elettronica, internet, ora tutto questo è accessibile dalla telefonia mobile. Il computer fa parte della nostra vita, è entrato nelle nostre case con grande facilità, i più giovani desiderano imparare, giocare e comunicare con questo strumento ricco di colori, immagini e suoni. Internet è diventato un vero e proprio mondo parallelo, da esplorare con interesse come si fa con il mondo reale. L’attenzione educativa verso questi strumenti, che hanno assunto la posizione di autentici mass media, non può essere sottovalutata: sempre più TV e Internet stanno assumendo la valenza di una terza agenzia educativa, accanto alla famiglia e alla scuola. Certamente il Web è ricco di risorse interessanti: siti, chat, blog, giochi on line, ma nasconde anche dei pericoli. È necessario che i genitori conoscano maggiormente il funzionamento di Internet e l’attrattiva che esercita sugli adolescenti. È necessario che i genitori esplorino Internet restando al fianco dei figli, insegnando loro come affrontarne i rischi. Dovrebbero essere incentivati i progetti che mirano a creare una nuova e attiva cultura della sicurezza nella navigazione sul Web negli studenti fin dalla scuola primaria, nonché nei loro genitori. Internet, è uno stru- mento sempre più utilizzato dai giovani perché rappresenta una straordinaria opportunità di informazione, apprendimento, svago e comunicazione. Oltre ai vantaggi, vi sono anche i difetti: violenza, razzismo, pornografia, pedofilia in chat, forum apparentemente innocui o linee telefoniche a pagamento mascherate dietro a siti Web. I genitori, dopo aver esplorato i vari siti e valutato i contenuti, possono dare indicazioni ai propri figli dei pericoli potenziali che si nascondono in Rete. Per poter parlare con franchezza ai ragazzi è indispensabile essere a conoscenza degli argomenti e del funzionamento di Internet. Si tratta di un campo nuovo ma sempre più vasto e rilevante. La crescita esponenziale di Internet in pochissimi anni ha cambiato per sempre la società umana rivoluzionando il modo di relazionarsi delle persone come quello di lavorare. I suoi utenti, in costante crescita, nel 2008 hanno raggiunto quota 1,5 miliardi e, visto l’attuale ritmo di crescita, si prevede che saliranno a 2,2 miliardi nel 2013 (Rapporto Forrester, luglio 2009, Key4biz.it®). Ecco alcune regole di base, da condividere con i figli, per un uso sicuro di Internet, altre si possono trovare sul sito della Polizia Postale e delle Comunicazioni: • Mai dare informazioni personali, quali nome, indirizzo, numero di te- lefono, età, razza, entrate familiari, nome e località della scuola, o nome degli amici. • Mai consentire di usare una carta di credito on line senza il vostro permesso. • Mai condividere le password, neanche con gli amici. • Mai accettare un incontro di persona con qualcuno conosciuto on line. • Mai rispondere a un messaggio che faccia sentire confusi o a disagio. Meglio ignorare il mittente, terminare la comunicazione e riferire quanto accaduto immediatamente a voi o ad un altro adulto di cui si fidano. • Mai usare un linguaggio offensivo o mandare messaggi volgari on line. L’unità di Prevenzione del Dipartimento delle Dipendenze dell’ULSS 5 sta approfondendo le tematiche della sicurezza in Internet data la rilevanza di temi quali, l’incentivazione spesso mascherata all’uso di sostanze e a comportamenti a rischio sul Web; basti considerare che, dal 2006 i siti a favore dell’anoressia e bulimia sono aumentati del 470%, le pagine violente del 120%, quelle razziste del 70%, quelle a favore della droga del 62% e la pornografia infantile del 18% (Report Optnet 2008 International Internet Trends Study). Gianni Zini Responsabile Dipendenze Patologiche territorio Fornitura di farmaci a domicilio a pazienti in assistenza domiciliare I n data 26 maggio 2010, presso la Direzione Generale dell’Ulss 5 è stata firmata con l’Associazione dei titolari di farmacia “Federfarma” di Vicenza una convenzione per la fornitura di farmaci a pazienti in assistenza domiciliare integrata (A.D.I.). La convenzione ha per oggetto la regolamentazione della fornitura ai pazienti inseriti in assistenza domiciliare integrata ADIMED profilo D, in particolare per tutti i farmaci nelle fasce “A”, cioè quei farmaci ritenuti essenziali, a carico del Servizio Sanitario Nazionale, i farmaci di fascia “C” e i farmaci “SOP” (senza obbligo di prescrizione medica). Con il termine ADIMED si intende una forma di assistenza domiciliare destinata a pazienti portatori di patologie gravi che si trovano in una condizione di notevole dipendenza sanitaria e che richiedono una elevata intensità di assistenza prestata da più figure professionali. La prescrizione è effettuata dal Medico di Medicina Generale che ha in cura il paziente. La ricetta compilata in ogni sua parte non comporterà alcuna compartecipazione alla spesa da parte del cittadino. La scelta della Farmacia sarà liberamente effettuata dal paziente esclusivamente su quelle operanti nel territorio dell’Ulss 5. L’educazione alla salute siamo noi Incontro del 09.11.2009 Donata Cecchinato Promozione ed Educazione alla Salute Su questo tema così attuale e fonte di crescenti preoccupazioni da parte degli adulti, il Servizio di Promozione Educazione alla Salute sta programmando per i mesi di ottobre e novembre 2010 tre serate di sensibilizzazione, una per ciascun Punto Salute, rivolte a genitori, insegnanti, educatori. È sempre più evidente infatti la necessità di promuovere nei ragazzi un uso positivo delle nuove tecnologie e di sensibilizzarli ai temi della responsabilità e della sicurezza on line. Per questo è importante per i genitori “stare al passo con i tempi”, cioè conoscere come i figli utilizzano tali nuove tecnologie, i significati e i possibili rischi che ne derivano. Lo scopo di queste serate è pertanto quello di produrre un confronto su tali temi e, soprattutto, di fornire ai genitori alcuni consigli pratici per affiancare i figli e parlarne con loro in modo consapevole e aggiornato. giugno 2010 I l Servizio di Promozione Educazione alla Salute ha organizzato lo scorso 9 Novembre 2009 un incontro dal titolo “L’EDUCAZIONE ALLA SALUTE SIAMO NOI: Patto di corresponsabilità educativa tra le Scuole, le Comunità Locali e l’Ulss 5”. Si è riflettuto sui principi teorici che governano l’educazione alla salute al giorno d’oggi, in rapporto alle esperienze quotidiane nelle scuole. Nell’incontro, è stata evidenziata la necessità di concepire l’educazione come un “bene comune” che riguarda la famiglia, la scuola, il contesto extrascolastico perchè “… per educare un bambino ci vuole un villaggio”. Tale evento, ha rappresentato una significativa occasione di confronto per lo sviluppo di alleanze comuni all’interno della comunità locale e ha riscosso ampio consenso tra i partecipanti. Le nuove tecnologie: guida per genitori al “passo con i tempi” 25 territorio Novità per le imprese del settore alimentare L’autorizzazione sanitaria non esiste più C giugno 2010 on Decreto n. 140 del 5 marzo 2008 la Regione Veneto ha disciplinato le modalità per la “registrazione” ed il “riconoscimento” delle imprese e degli stabilimenti che operano nel settore alimentare, e che precedentemente sottostavano alla disciplina delle autorizzazioni e dei nulla-osta sanitari, previsti in particolar modo dall’art. 2 della legge n. 283 del 1962. Viene introdotto quindi, l’obbligo della “registrazione” e/o del “riconoscimento comunitario”per le imprese e gli stabilimenti che trattano prodotti alimentari, che eseguono cioè una qualsiasi delle fasi di produzione, trasformazione, trasporto, magazzinaggio, somministrazione o vendita di alimenti. Sono escluse dal campo di applicazione della nuova normativa: • le attività di produzione primaria per uso domestico; • la fornitura diretta di piccoli quantitativi di prodotti primari dal produttore al consumatore finale; • la fornitura diretta di piccoli quantitativi di prodotti alimentari ai dettaglianti locali che forniscono direttamente il consumatore finale; • i cacciatori che, in assenza di strutture e attrezzature dedicate, forniscono al consumatore o al dettagliante un esiguo quantitativo di selvaggina. L’impresa alimentare produttrice, trasformatrice, di prodotti alimentari, che vende e somministra al dettaglio, 26 N.B. La modulistica necessaria alla Registrazione e al Riconoscimento è scaricabile dal sito http://www.ulss5.it/ tutto_ulss5/dipart_prevenzione/pagina3622s_7.html in possesso dei requisiti igienico-sanitari previsti dalla Norma (Reg. CE n. 852/04), deve richiedere la “Registrazione” presentando al Dipartimento Funzionale dell’Alimentazione dell’Ulss n. 5, la Dichiarazione di Inizio Attività (cosiddetta D.I.A.), corredata dalla prevista documentazione. Le nuove attività possono iniziare trascorsi 30 giorni dalla data del protocollo di presentazione della DIA salvo aver ottenuto prima di questa scadenza, il parere favorevole a seguito del sopralluogo eseguito dagli operatori dell’Ulss 5. È necessario presentare la DIA per ogni nuovo insediamento o attività e nel caso di variazioni della ragione sociale, del processo produttivo e delle strutture/attrezzature dello stabilimento. Con la Registrazione, l’Ulss rilascia alla Ditta e trasmette al Comune di appartenenza, un attestato riportante un numero identificativo dell’impresa che rimane unico e valido per sempre. Diversamente il percorso per ottenere il “Riconoscimento” è rivolto a tutti quegli stabilimenti che trattano prodotti di origine animale (carni, latte, formaggi, salumi, pesce) da cedere ad altri operatori commerciali e/o agli esercizi di commercio al dettaglio. In questo caso per iniziare l’attività è necessario essere in possesso dei requisiti di legge e presentare specifica domanda con relativa documentazione al Servizio Veterinario che rilascerà il “Riconoscimento condizionato”. Il Riconoscimento diventerà definitivo se il Servizio Veterinario esprimerà parere favorevole (esame di Audit), entro 90 giorni dalla data del precedente provvedimento provvisorio. L’azienda alimentare avrà quindi un proprio numero di Riconoscimento (prima Bollo CE, ora Approval Number) riportato in elenco del Ministero della Salute e valido in tutta la Comunità Europea. Senza questo Approval Number, l’azienda non potrà produrre, lavorare, trasformare prodotti di origine animale, né esportarli, ma solo venderli direttamente al consumatore finale. Queste importanti modifiche normative avvengono in linea con il “Principio di Semplificazione”, previsto dalla normativa Europea, a tutto beneficio delle imprese e del corretto funzionamento del mercato nonché della tutela dei consumatori. Giancarlo Acerbi Gaetano Cracco Servizio Veterinario prevenzione HPV test e PAP test tradizionale: è possibile una informazione chiara e rassicurante? omanda: Noi donne siamo, in genere, particolarmente sensibili ai problemi di igiene e di salute personale (il PAP test e la visita ginecologica sono per una donna adulta un appuntamento abituale), ma questa sensibilità ci espone a situazioni di ansia se non di vera e propria angoscia. Un’amica ha recentemente ritirato dal proprio ginecologo un referto con il quale le veniva diagnosticata una infezione da virus del papilloma umano, ad alto rischio (HPV-16). Sono riuscita con molta difficoltà a rassicurarla. Ma è proprio giustificata la sua preoccupazione? Risposta: La domanda è chiara e definisce un comune problema di cattiva comunicazione in sanità. Da specialista Patologo mi rendo conto dell’errore che i medici commettono nell’utilizzare aggettivi del tutto fuorvianti. Vediamo se posso essere chiaro: a) sono note decine di diversi HPV in grado di infettare la nostra specie ma solo alcuni tipi sono associati alla neoplasia e per questo definiti ad “alto rischio”; b) l’infezione virale è comunissima e tutte le persone sessualmente attive vengono in contatto con diversi virus; c) la maggior parte di queste infezioni passa del tutto inosservata e lascia all’ospite un’immunità (resistenza alla reinfezione) efficiente; d) momenti di debolezza e di caduta delle risorse immunitarie possono associarsi alla reinfezione e/o alla trasformazione neoplastica (pensi a qualcosa di simile a quello che accade con l’herpes); e) la ripresa di un’infezione contratta molti anni prima o una nuova infezione non sono distinguibili. Non è quindi il caso di colpevolizzare il partner sessuale: potrebbe non aver alcuna colpa; f) la frequenza dell’infezione per caduta delle difese immunitarie e l’occasione di nuove infezioni con tipi virali diversi, si traduce in un rischio maggiore di sviluppare una neoplasia del collo dell’utero; g) non c’è praticamente neoplasia se non c’è infezione da HPV; h) la maggior parte degli individui ha contratto nel corso della vita l’infezione, ma sono rare le donne che sviluppano una neoplasia. Domanda: Appare quindi inappropriato parlare di HPV ad alto rischio, termine che trasmette l’idea di un’infezione gravissima e da curare? Risposta: Ritengo che lei abbia ragione; l’infezione è comune e in sé mai grave. Può manifestarsi con una sterilità passeggera o favorire fastidiose coinfezioni (una leucorrea da candida) ma nel singolo soggetto, in genere, è asintomatica. Il PAP test documenta l’infezione in atto (le cellule acquisiscono caratteri morfologicamente tipici e sono definite coilociti o SIL di basso grado*) ma nello stesso tempo e nella stragrande maggio- per approfondimenti: ranza dei casi dimostra l’assenza di atipie a carattere pre-neoplastico (assenza di displasia/CIN**). Sono poche le donne che vanno incontro alla trasformazione pre-neoplastica ed ancora meno quelle che si ammalano di carcinoma. Domanda: Ma se la trasformazione neoplastica è un evento statisticamente raro e le nostre bambine hanno cominciato ad essere vaccinate contro l’infezione da HPV16 e 18, perchè continuare a fare il PAP test e il test per la ricerca dell’HPV? Risposta: È proprio il PAP test che ha ridotto a numeri esigui i casi di carcinoma della cervice; ricordiamo che parliamo di una neoplasia grave, mortale, comunque in grado di generare importanti sofferenze. Con l’introduzione del test molecolare per l’HPV siamo oggi in grado di migliorare la nostra capacità diagnostica e di identificare tra le utenti, quelle a maggior rischio. In base al rischio relativo sarà proposto un programma più o meno intenso di indagini. Domanda: Una donna negativa per l’HPV… Risposta: …è una donna che non rischia di ammalarsi di neoplasia della cervice e che – nelle campagne di screening – sarà richiamata a un controllo a tempi prolungati (ogni 4 o 5 anni). http://win.osservatorionazionalescreening.it/comunicazione.php a cura di IPAZIA, Arzignano (VI) maggio 2010 http://forum.alfemminile.com/ forum/f211/__f3000_f211-100domande-sull-hpv.html * dall’acronimo inglese: alterazione delle cellule squamose di basso grado. ** dall’acronimo inglese: neoplasia intraepiteliale della cervice uterina. giugno 2010 D A colloquio col Dr. Maurizio Lestani 27 prevenzione giugno 2010 L 28 e vitamine sono essenziali per il nostro organismo, svolgono funzioni nelle reazioni enzimatiche di crescita e di attività cellulare. Appartengono ad una famiglia di sostanze organiche con caratteristiche chimiche specifiche, che nella maggioranza dei casi, devono essere fornite con la dieta. Le procedure chimiche o fisiche di conservazione degli alimenti sono responsabili di una riduzione delle vitamine negli stessi. La sbiancatura degli ortaggi con vapore o acqua bollente prima della conservazione in salamoia determina, se mal eseguita, una perdita di vitamina C del 1016%, di vitamina B1 e B2 del 5-40%. Ugualmente dannose sono la sterilizzazione, le radiazioni ionizzanti, la disidratazione, mentre minori perdite si hanno con la liofilizzazione ed il surgelamento. Esistono poi carenze vitaminiche iatrogene o dovute a malattie o ad abitudini e comportamenti alimentari errati. Tra le prime ricordiamo l’effetto antivitaminico degli antibiotici, degli antifolici, degli antinfiammatori e antireumatici, degli antidiabetici, degli anticonvulsivanti, dei contraccettivi orali. Tra le seconde, si pongono le malattie del canale alimentare, scelte alimentari errate, diete dimagranti, ecc. Tra le vitamine, un posto di primo piano spetta senz’altro alla vitamina D, di cui si distinguono due forme attive, D2 e D3, considerate anche ormoni per la loro attività nella regolazione del metabolismo del calcio, ne controllano infatti l’assorbimento intestinale e quindi svolgono un’attività preventiva e curativa sul rachitismo del giovane, sull’osteomalcia e osteoporosi dell’adulto. Negli ultimi tempi, numerosi studi hanno visto la vitamina D come protagonista in settori lontanissimi da quelli del metabolismo del calcio e delle ossa a cui è tradizionalmente legata. In alcuni lavori è stato infatti ipotizzato un ruolo protettivo nei confronti di alcuni tipi di tumore, l’infarto miocardico, lo scompenso cardiaco, l’Alzheimer e di La vitamina D Storiche certezze e nuove prospettive alcune malattie autoimmuni come il diabete mellito tipo 1 e la sclerosi multipla. Vi sono studi che hanno dimostrato un’attività immunomodulatrice della sua forma attiva che si è rivelata in grado di aumentare la tolleranza del sistema immunitario. Uno studio sperimentale recentemente avviato, ha lo scopo di valutare l’efficacia della vitamina D nel proteggere le cellule beta del pancreas dei soggetti affetti da diabete mellito di tipo 1 e consentire quindi una remissione della malattia o quantomeno un suo miglioramento metabolico, con conseguente riduzione della quantità di insulina da assumere. In attesa dei risultati di questi studi che potrebbero aprire nuove interessanti prospettive per la vitamina D, il ruolo principe di questa sostanza rimane comunque quello di rafforzare le ossa e prevenire malattie come il rachitismo nei bambini e l’osteoporosi negli anziani. Per prevenire una carenza di vitamina D è necessaria una dieta equilibrata (soprattutto olio di fegato di merluzzo ma anche prodotti caseari, fegato, pesci grassi come tonno o salmone e tuorlo d’uovo) ed una adeguata esposizione al sole. Anche in Italia è stata dimostrata una carenza di questa vitamina in un’ampia parte di popolazione specie anziana, che nel 20% dei casi si può considerare grave, ciò è verosimilmente legato al fatto che nelle nostre città, da novembre a febbraio, i raggi del sole arrivano con una lunghezza d’onda inefficace perfino a mezzogiorno e gli anziani non amano esporsi al sole nemmeno d’estate. Sono pochi ormai anche i giovani che trascorrono almeno i due mesi estivi interamente all’aria aperta, quanto basta per accumulare scorte per tutto l’anno. Diviene quindi importante cercare un’adeguata esposizione ai raggi solari. Tenendo conto del colore della pelle, per raggiungere una buona dose di questa vitamina si consiglia almeno un quarto d’ora di sole al giorno, ma se braccia e gambe sono coperti o se il sole è velato dalle nuvole occorre raddoppiare il tempo da passare all’aria aperta, meglio se camminando, con un sicuro doppio vantaggio: il miglioramento del buonumore e la prevenzione dell’obesità. Simonetta Lombardi - Responsabile Diabetologia Endocrinologia prevenzione La gestione della sicurezza dei lavoratori L’ULSS 5 aderisce ad un progetto regionale el territorio dell’ULSS 5, l’Azienda Sanitaria Locale è la struttura pubblica preposta alla cura delle persone ed alla prevenzione di malattie ed infortuni. Essa inoltre, con più di 2000 addetti, costituisce la realtà lavorativa più importante. La Direzione aziendale è significativamente interessata alla tutela della salute dei propri dipendenti consapevole che questa è strettamente collegata a quella dei pazienti e della cittadinanza in generale. Per migliorare i livelli di sicurezza interni ha quindi deciso di aderire ad un Progetto regionale per lo sviluppo di un Sistema integrato di Gestione della Sicurezza (SGS). Tale modello di organizzazione e di gestione viene introdotto per assicurare anche l’adempimento agli obblighi giuridici relativi alle azioni da compiere per una maggiore sicurezza sul posto di lavoro. Una volta adottato esso permetterà quindi di: a) contribuire a migliorare i livelli di salute e sicurezza sul lavoro; b) aumentare l’efficienza e le prestazioni dell’impresa/organizzazione; c) ridurre progressivamente i costi complessivi della salute e sicurezza sul lavoro compresi quelli derivati da incidenti, infortuni e malattie correlate al lavoro, minimizzando i rischi cui possono essere esposti i dipendenti o i terzi (clienti, fornitori, visitatori, ecc.); d) migliorare l’immagine interna ed esterna dell’impresa/ organizzazione. Il sistema di gestione della sicurezza definisce le moda- DOCUMENTI DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA Descrive le modalità Manuale e i criteri di funzionamento del SGS Procedure, istruzioni operative Piani, programmi, disposizioni, modulistica, etc. Descrivono le attività necessarie per dare attuazione a specifici elementi del SGS Definiscono come applicare i criteri alle specifiche situazioni FASI DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA Politica Riesame e miglioramento Esame iniziale Monitoraggio Sensibilizzazione Pianificazione e organizzazione lità per individuare, all’interno della struttura organizzativa aziendale, le responsabilità, le procedure, i processi e le risorse per la realizzazione della politica aziendale di prevenzione, nel rispetto delle norme di salute e sicurezza vigenti, in modo da renderle più efficienti e più integrate nelle operazioni aziendali generali. Il sistema di prevenzione aziendale per essere efficace deve essere: • globale • organizzato • programmato • informato • partecipato A tal fine il datore di lavoro definisce una politica che includa: • una dichiarazione di principio sulla volontà di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori • la definizione degli obiettivi appropriati all’organizzazione • la garanzia di disponibilità dei mezzi necessari • la predisposizione di un controllo sull’efficacia del sistema e sul ricorso a misure migliorative. L’impegno ed il coinvolgimento di tutte le funzioni aziendali, ed in particolare dei livelli principali dell’organizzazione, sono determinanti per raggiungere gli obiettivi pianificati. Vengono quindi definite chiaramente e rese note all’interno dell’azienda le competenze e le responsabilità di Dirigenti, Preposti e Lavoratori: in modo che ognuno svolga la propria giugno 2010 N 29 prevenzione “parte” nel Sistema Sicurezza. Vengono contemporaneamente predisposti programmi per la realizzazione della politica della sicurezza e il raggiungimento degli obiettivi prefissati, stabilendo tempi, risorse e indicatori. Il tutto documentato in modo formale. Con una periodicità definita, le figure incaricate provvederanno a predisporre la raccolta dei dati e l’analisi degli indicatori per la verifica della struttura, dell’efficacia e dei risultati del Sistema di Gestione della Sicurezza. Tipici indicatori per le verifiche sono: • statistiche infortuni • rapporti sulla identificazione dei pericoli e sulla valutazione e controllo dei rischi • rapporti sulle emergenze (reali o simulate) • risultati dei monitoraggi interni • azioni correttive intraprese • rapporti sulla efficacia del Sistema di Gestione della Sicurezza Alberto Acqua Responsabile Prevenzione Protezione Donna e diabete giugno 2010 I 30 l 27 maggio scorso presso Villla Cordellina Lombardi si è svolto il Convegno scientifico ‘’Donna e Diaabete’’ rivolto ai medici di medicina a generale, specialisti ginecologi e diabetologi, seguito da un incontro con la popolazione che ha illustrato il percorso di collaborazione interdipartimentale per lo screening ed il trattamento precoce del diabete gestazionale offerto dall’ULSS 5. Quindi, la Compagnia teatrale DeZeDe con lo spettacolo “Stelle Oscurate” gesti, note e parole di donne nascoste nel silenzio, patrocinato dal Comune di Montecchio Maggiore e dalle maggiori Associazioni di Volontariato della nostra ULSS, ha voluto sensibilizzare la popolazione sul tema del diabete. Il diabete, infatti, è una malattia a larghissima diffusione, che colpisce circa il 10 % della popolazione adulta, tuttavia, a dispetto della sua frequenza spesso non è diagnosticato e rimane nascosto per anni, comportando numerose problematiche e notevoli ripercussioni sullo stato di salute di chi ne è colpito. In particolare, nelle donne, questa malattia è fonte di problemi aggiuntivi, per le caratteristiche ormonali proprie delle varie fasi della vita che condizionano il metabolismo glucidico. In gravidanza, il diabete gestazionale è tra le più frequenti complican- ze. I dati epidemiologici indicano una frequenza che interessa oltre il 10-20% delle donne con età maggiore di 35 anni con una senssibile variabilità in relazione alle diverse razze ed etnie esaminate. d Se non riconosciuta ed adeguaS tamente trattata, questa patologia ta è ancora associata ad una elevata morbilità materno-fetale, legata som prattutto ad una eccessiva crescita pr del feto, a parti pretermine ed a tagli de cesarei. Oggi, la politica e la pianifice cazione dell’assistenza sanitaria della caz donna diabetica devono essere rivolte don in larga parte alla soddisfazione del bisogno di individuazione precoce biso della popolazione a rischio, ad una dell diagnosi appropriata, alla definizione diag del profilo di rischio del caso singolo, alla proposta e alla negoziazione di un cambiamento dello stile di vita e, se necessaria, all’instaurazione di una terapia farmacologica. Simonetta Lombardi Responsabile Diabetologia Endocrinologia DIRE T TAMENT E IN FA BBRICA A: VICENZ A V ia Q uasimodo 22/24 0444 567000 T RISSINO ( V I) V iale St a zione 42 0 4 45 962241 sirio @ siriom a t er assi.i t FERRARA V ia del Commer cio 71/73 0532 796399 Carrozzine Carrozzine elettriche Deambulatori Montascale Materassi antidecubito Letti attrezzati Poltrone alzapersona Ausili per il bagno Ausili per postura Corsetti Reggiseni e corsetteria per taglie forti su misura • Materassi antidecubito e specifici per problemi di postura giugno 2010 • • • • • • • • • • • 31 C\jfclq`fe`jfef Xc:\ekifJfi[`k~<c\kkifjfefii @c :\ekif Jfi[`k~ < <cc\kkkkiiifj fjf fj fe ef fii [X X fc fckkii\ *, fcki *, Xee ee` e`` `c `c gl le ekf kf [`` ii``]]\\i``$ kf d\ekfg\iZfcfifZZ_\ _\_ _Xe Xeef efg gifYc if fYc Y \d d`[`l [`l [` l[``kkf f% CXhlXc`k~[\ccË`eZZZf fe]f e]f e] fe e[ [``Y `Y Y``c\\d dXiZ_ _`f `f[ [\\ccc\\ZZXXjj\\ g giif[ f[lkkii``ZZ`# Z`#`#l l le le e``kXX XccXjkiXfi[`eXi`XX^^Xd Xdd ddX dX[ [`` j\\iim m``qq` Èjl Èjjl d` d`jl liiXXÉ# É g gf fe e\ \ ``cc: :\e \eki kif f Jf Jfii$ [`k~<c\kkifjfefi`e `el `e le eXXg gf fjj`q `q`f `fe e\XXcc m\ e\ m\iikk`Z `Z\ Z\ \ e\cc d df fe e[ [f [ [\\\^^^cc`` XXg ggX gX$ i\ZZ_`XZljk`Z`% Gif]\jj`feXc`k~ \ \ Zf fdg dg\\kkk\e \eqX \e qX [\c \ g\\iijjf feX eXc\# \] \]ÔZ ÔZ`\e `\\eq eqX X \ \ iX iXg Xg` g`[``k~~ e\ccËXjj`jk\eqX# ZXg gXZ XZ``kk~~ \ \ ki kiXXjjgXXi\ i e eqqX e e\\`` iX iXgg Xg gg gf gf fiik` k` Zf fe e e ^c` c lk\ k\ekk``## _XeefZfejfc`[ [Xkf Xkkf f e\c e\\cc kk\\dg e dgf lem le l em m\i \if f \ g giif fg gi` i`f `f Èj Èjk` k cc\\É#X É# XZZfdgc gc\kkf f mXekX^^`f[`Z_ _``jj``i` _ i`mf mfc^\ c^\ c^ \ ZZf feÔ[ fe Ô[lZZ`XXXXcc: :\\ek ekifJ if fJJf fii[ [``k~ k~<c\\kk kkif fjf j e ef fi% i% CËXggc`ZXq`fe\\ [\\^^cc`` Xg gg gXi X \\ZZZ_ _`` XZljk` ljjk``Z` Z` X]]Ô Z` Ô[Xk [XXkkXX X g\i \iijf jjf feX eXc\ c\ Xck ckX$ ckX d\ek\jg\Z`Xc` c``qq qqXk Xkf f ZZ_ _\\ jjXXgi gi~Z Zfej ej`^ ` c``Xi XiC C\\ccX X d` d`^c ^c`f `f fi i jfcl lq`fe e\ \ g\ g\ii j\ek`i\d\^c`f f% CXg\i[`kX[\cccËcËl[ l[`k `kf f f le leggif i Yc Yc\d c\dX \\d dX X Z_ Z_\ \ i` i`^l ^lXi lXii[X [Xf ffck cki\ i\\``cc((' (' [\ [\cc ccX gffggff$ cXq`fe\ dfe[[``XXc\ Xcc\\%% @c @c +' +'' [` [`` hl\ l\jk jk\ g\ jk g\ijfe ijjfe\ fe\\ effe fe e Zf Z jZ jZ`\ `\ek `\ ek\ \ [\\cc ggiifYYc\\dX dX### fggli\efemmlf lfc\ c\X XX]] ]]iffekXi ekXiicff% :` ek :` jj``^^e e`Ô `ÔZ ÔZZXXgg\i \i[[\\ij ij`` le eX X ggXXik\ Xg \ `d dgf gfik i Xe Xek\ k\ k\ [\ccXm`kXjfZ``X `Xcc\\\\ \\]]Xd Xd`c Xd`c `c`XXi\ i\%% KiXjZliXi\cËËËl l[` [`kf kfg ggl l gfi ggffiikkXXi\XXcc ccXXi` Xi` i`[l `[[l lq` q`fe fe\ fe \ [\cc [\c X [\ Xd\ d\df d\ dfi` df i`X i` X\ \[[\\^c \ \^c ^ `jk `jk j `d `dfc fc``` fc `ek\cc\kk`m`#[[[\\kk\\i` i`fi i`fi f XXe e[f e[f [ ggi\ i\Zf Z ZZ\\d\ Zf d\ek \ k\ \ c\] c\\]]le ]le eq``fe` fe e``Zff^e ^e`k ` `mm\% `k \ G\iihhl\jkf`c:\\ekifJfii[`k~< <c\kkifjfe efiC CX``em`kXXX[ leZfe ekifccf[ [\ccËl[ [`kfZZfdgc\kXd\ek\^ ^iXkl`kf Zfek\jkXl[`fd d\ki`Z`kkfeXc`\mfZXc`\]]\kklXk`[[Xgg\ijfeXc\ccXli\Xkf% :fem\eq``fe`LCJJ\\@@E8@C M``ZZ\\e M eqqXJJki k %%:~ :~9 :~ 9Xc XcY` Y`##*) #*))'9 9\i \ik\ ik\ k\j` j``e\cc j`e\ e\cc e\ ccXX$$K\ K c%c%'+ '++++ ++0 (()++ Df fek ekk\Z \ZZ_ \Z ZZ_ Z `f fD DX^ X^ ^^` ^`fi ^` fi\\M fi M@ C C%^^f fM M% M%9 9fj fjZ_ Z_\k _\kk` \kk``#(. \k (.$$K (. K\c K\\cc%%'+ ' +++000(** 9XXjjjjXXe 9 ef f[\ [\c [\c [\ c>i >iXg Xg gg gXXM M@@ M M`X `XJ XJJZZXXXcX cXYi cX Yii``e Y e e`#+.$K K\cc%'+ '+))++, ,)0 )0'* ' + JXekfi JX ekkfi f jf jf jf M M@ M@ M M`X `XF F F^e F^e ^e`Y `Y Y\e \e\ \[\ [\```9f 9fe e``jjf fccf f##))00$K K\c \c%%'+++, +,, ,+' +'-. '-. -./ I YXXef Il ef G; ; M M`X `X8 8 8%If Ifjj j `#)+ `# )+ ) $$K K\c K\c \c% c% '+ '+0 +0--**,,-'''' nnn% nn n%\c n%\c \c\k c\kkkkiifjfe fjfe fj fefi fii%``k f