1 Intervento degli alunni della scuola media
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1 Intervento degli alunni della scuola media
Intervento degli alunni della scuola media “Don Milani” Nel nostro libro di italiano ci sono questi versi composti da Italo Calvino, Sono versi dedicati ai giovani di allora che lottarono per un mondo più giusto. Sono versi dedicati ai giovani di oggi perché sappiano, continuino a ricordare e a fare proprie quelle speranze. Italo Calvino O ragazza dalle guance di pesca o ragazza dalle guance d'aurora io spero che a narrarti riesca la mia vita all'età che tu hai ora. Coprifuoco, la truppa tedesca la città dominava, siam pronti chi non vuole chinare la testa con noi prenda la strada dei monti Silenziosa sugli aghi di pino su spinosi ricci di castagna una squadra nel buio mattino discendeva l'oscura montagna La speranza era nostra compagna a assaltar caposaldi nemici conquistandoci l'armi in battaglia scalzi e laceri eppure felici Avevamo vent'anni e oltre il ponte oltre il ponte ch'è in mano nemica vedevam l'altra riva, la vita tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte tutto il bene avevamo nel cuore a vent'anni la vita è oltre il ponte oltre il fuoco comincia l'amore. Non è detto che fossimo santi l'eroismo non è sovrumano corri, abbassati, dai balza avanti! ogni passo che fai non è vano. Vedevamo a portata di mano oltre il tronco il cespuglio il canneto l'avvenire di un mondo più umano e più giusto più libero e lieto. Ormai tutti han famiglia hanno figli 1 - Oltre Il Ponte che non sanno la storia di ieri io son solo e passeggio fra i tigli con te cara che allora non c'eri. E vorrei che quei nostri pensieri quelle nostre speranze di allora rivivessero in quel che tu speri o ragazza color dell'aurora. Avevamo vent'anni e oltre il ponte oltre il ponte ch'è in mano nemica vedevam l'altra riva, la vita tutto il bene del mondo oltre il ponte. Tutto il male avevamo di fronte tutto il bene avevamo nel cuore a vent'anni la vita è oltre il ponte oltre il fuoco comincia l'amore. Quella che presentiamo ora è una canzone che potrebbe sembrare in contrasto con la solennità di questa giornata. E’una canzone che trasmette un senso di spensieratezza e di leggerezza, di svago e di gioiosa partecipazione. Ma è stata scelta proprio per questo, perché è una canzone che è diventata un simbolo. E’una canzone di Miriam Makeba, l’artista sudafricana morta lo scorso anno a Castelvolturno dove era venuta a fare un concerto di solidarietà per i ragazzi ammazzati dalla camorra e per lo scrittore Roberto Saviano. E’ proprio lo scrittore a ricordarci la caratteristica di questa canzone che si chiama Pata Pata. Per trent’anni in Sudafrica possedere questo disco o sentire questa canzone significava essere condannati al carcere e Miriam Makeba ha dovuto vivere in esilio. Eppure non è una canzone contro il razzismo, non se la prende con i bianchi, non denuncia le ingiustizie e le violenze dell’apartheid. non è una canzone che parla di guerra, non è un invito alla lotta, non incita alla rivolta, non chiama alla resistenza. E’ una canzone che parla semplicemente di una ragazza che sta ballando, che vuole danzare, vuole divertirsi ed essere felice. Ma è proprio questo che fa paura ad un potere ingiusto e violento. Quello che mette paura è che ascoltandola hai voglia di danzare, di essere felice come la ragazza della canzone, hai voglia di condividere la sua idea di mondo e quell'idea di mondo arriva alle orecchie e al cuore delle persone che sentono la storia di una ragazza che vuole ballare, vuole vivere ed essere libera. E allora Pata pata è diventata un simbolo, un canto alla vita e alla libertà. Miriam Makeba – Pata Pata Terminiamo con Swing low, uno spiritual, un canto degli schiavi neri, che testimonia il loro sogno di un mondo diverso, la loro aspirazione ad essere uomini liberi. Ma prima le parole di William Henley Invictus Dal profondo della notte che mi avvolge, buia come l’abisso più profondo che va da un polo all'altro, ringrazio gli dei, chiunque essi siano, per l'indomabile anima mia. Nella feroce morsa delle circostanze non mi sono tirato indietro, non ho gridato per l'angoscia. Sotto i colpi terribili della sorte il mio capo è sanguinante, ma indomito. Oltre questo luogo di collera e lacrime incombe l'orrore delle ombre, eppure la minaccia degli anni mi trova, e mi troverà, senza paura. Non importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di tormenti la vita. Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima. Swing low 2
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