La forza di un sorriso, riecco Rosita Missoni

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La forza di un sorriso, riecco Rosita Missoni
30 Cronache
Martedì 9 Aprile 2013 Corriere della Sera
Make up Diventa un portale la
galleria dell’Università Statale con
migliaia di rossetti grazie al progetto
Transition di Autoban con Deborah
e Gruppo Pozzi
(foto Brandi/ Fotogramma)
A sinistra un’installazione allo spazio
Mooi in via Savona
Confronti Il mondo
dell’arredamento
soffre ma l’export
tira. Mentre Milano
si prepara a sei
giorni di eventi,
un summit rivela le
aspettative di Cina,
Brasile e India
Mobile, sfide globali
O
400
Gli eventi
in programma durante
la settimana del Salone
del Mobile.
Oggi il via ufficiale
alla manifestazione
nei padiglioni fieristici
di Rho Pero
cchi aperti. Sui nuovi mercati, sulla ricerca, l’innovazione. Su chi tenta di copiare.
Sulla rete tra imprese «così necessaria per uscire dalla crisi, visto
che di aiuti non ne riceviamo». Sul
bisogno di esportare, se si vogliono tenere i bilanci in attivo. «Ma
senza colonizzare». Rispettando i
processi di produzione e le esigenze di sostenibilità. Riflessione sullo stato di salute del design italiano, sulle sue sfide e aspettative: si
è aperta così, con il Design Summit organizzato dal Corriere della
Sera a Palazzo Mezzanotte, la settimana della creatività targata Milano (il Salone del Mobile aprirà oggi in Fiera a Rho e durerà fino a domenica). Nel segno dell’«export intelligente e responsabile».
Dibattito aperto. Con i big del
Made in Italy e i rappresentanti
dei Paesi emergenti, ieri mattina.
A condurre, il direttore del Corrie-
Al via il Salone, i grandi paesi emergenti:
«L’impresa italiana? Sì, ma collaborando»
re, Ferruccio de Bortoli e, nella seconda parte dell’incontro, Alessandro Cannavò. Con loro, i protagonisti dell’impresa italiana e della
creatività indiana, cinese, brasiliana. Cooperazione, ecco la parola
chiave. Senza aspirazioni «imperialiste». Ma, come ha sottolineato la
designer indiana Nipa Doshi, «rispettandosi a vicenda». Anche perché, rilevava ieri il cinese Li Hu,
fondatore di Open Architecture,
«ognuno dei nostri Paesi ha storie
ed esigenze diverse».
Made in Italy bello, sostenibile,
innovativo. Nell’interesse di tutti.
Su questo tema spinge Claudio Luti, presidente del Cosmit, la socie-
tà che organizza il Salone del Mobile: «Siamo bravi a produrre, più deboli nella distribuzione e nell’internazionalizzazione». Ed ecco la stoccata alle istituzioni: «Non chiediamo sostegni economici, ma un appoggio “politico”. Vale a dire una
collaborazione delle rappresentanze italiane locali (a partire dalle ambasciate) e un appoggio che ci aiuti ad aprire canali nuovi e a consolidare quelli già esistenti». Magari
senza appesantimenti burocratici.
Lo ha fatto notare Roberto Snaidero, presidente di Federlegno Arredo: «Noi ce la mettiamo tutta per
fare rete e aiutare le aziende. Ma in
Brasile c’è il problema dei dazi alti,
in India la penetrazione non è ancora completa. In Russia cresciamo del 15 per cento ogni anno ma
non riusciamo a portare tutte le
aziende alla fiera di ottobre. Esportiamo il 38 per cento dei nostri prodotti: abbiamo bisogno di tutto il
sostegno». E di una lotta «seria» alla contraffazione. Luti è stato chiaro: «Io, per esempio, ho chiesto a
un’azienda svizzera di monitorare
i nostri falsi. In un mese siamo riusciti a bloccare un commercio da
13 milioni di euro».
Talento e impresa per fare fronte alla crisi. Anche se tanti settori
vorrebbero avere i numeri del design: «A fronte di un meno 48 per
Il ritorno La prima volta dopo il dramma del figlio. I fratelli Campana da Edra, Lissoni battezza l’appartamento Boffi
cento nei consumi dell’arredo dal
2007 a oggi — ha illustrato l’economista Giorgio Barba Navaretti — il
numero degli addetti è calato solo
del 16 per cento. Ma adesso bisogna cambiare, svecchiarsi. E questo, purtroppo, non è un elemento
che le banche possono finanziare
con facilità». Ricetta di Arturo Dell’Acqua Bellavitis, preside della
Scuola di Design del Politecnico
milanese: «Superare l’individualismo italiano, andare a cercare altri
sbocchi. E provare a cambiare la
normativa della ricerca, altrimenti
i migliori talenti scappano».
Per fortuna c’è anche chi vede
positivo. Come l’archistar Daniel
Libeskind: «L’Italia — ha detto ieri
— non è solo produzione, qualità
di materiali e disegno. È una straordinaria fabbrica di immaginazione, di futuro, di idee. Sa progettare
l’arte, sa come si deve immaginare
l’immateriale. Ecco perché sono ot-
Su Vivimilano
La forza di un sorriso, riecco Rosita Missoni
L
a forza del sorriso e del
colore: la settimana delle feste del Fuorisalone
comincia così, con il sorriso
elegante e semplice e la sciarpa colorata di Rosita Missoni.
La signora della moda, ieri sera, si è fatta fotografare alla
boutique di viale Elvezia alla
sua prima uscita pubblica dopo poco più di quattro mesi
dal dramma del figlio Vittorio e della compagna Maurizia Castiglioni, scomparsi in
volo sui cieli venezuelani.
L’occasione è stata la presentazione della collezione outdoor di Missoni Home (in
particolare il progetto con Artifort che rivisita il famoso
motivo zigzag, stavolta su
una sedia). Non solo: la signora parteciperà anche alle pros-
Con affetto
Rosita Missoni
ieri alla
boutique Home;
qui a fianco
Paolo Boffi e
Piero Lissoni;
sopra, i fratelli
Campana
sime serate in programma
per il Fuorisalone, tra cui
l’evento in collaborazione
con Patricia Urquiola, in via
Sant’Andrea. È apparsa serena e disponibile, ha parlato a
lungo con la sua stretta collaboratrice Paola Dalla Valle, si
è detta soddisfatta dei nuovi
progetti. Possiamo leggerlo
come un messaggio positivo,
dunque, o quantomeno un
buon inizio di questa settimana che si è aperta anche con
l’ironia dei «rivoluzionari carioca» del design, i fratelli
Campana: giacca grigia e maglioncino nero, una semplicità non ricercata ma curata,
Fernando e Umberto sono state le «star» della festa allo
showroom di Edra, presentando i letti in legno, nel nome della sostenibilità.
Sportivo e elegante, giacca
marrone a quadri e Piero Lissoni ha invece presenziato al
cocktail di Boffi, in via Solferino, atmosfere calde e tradizionali. E oggi si entra nel vivo.
R. Sco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I 30 eventi da non perdere
La mostra. Lo spazio dedicato ai bambini. L’occasione
da prendere al volo tra le migliaia che la Settimana del
Design dissemina fino a domenica in tutta la città. Per
orientarsi meglio, ecco una «mappa» offerta da
Vivimilano, in edicola domani e già da oggi sul sito
www.vivimilano.it: una selezione dei 30 appuntamenti
(tra cui una top ten) a cui non si può mancare, da zona
Tortona alla rampante via Ventura, passando per Brera
e per il centro. Luoghi, feste, mostre e dibattiti pubblici
con tanto di informazioni e mappa.
Cronache 31
Corriere della Sera Martedì 9 Aprile 2013
Il Salone del Mobile
La lectio
Il battesimo
Parte la Fiera a Rho e in città musei gratuiti
Herzog al Politecnico
Il primo bagno Kartell
Statale, tutti nei chiostri
Oggi in Fiera si apre il Salone del Mobile. Oltre
alle novità dell’arredo, Euroluce, Salone Ufficio e
le creazioni degli emergenti. Apertura al
pubblico sabato e domenica. In città musei
civici gratuiti (nella foto coda al Museo del ’900)
Lectio magistralis di
Jacques Herzog alle 11 al
Politecnico. Sua la mostra
in via Bergognone (oggi
vernissage)
Attesa per l’evento
Kartell by Laufen: il primo
bagno del marchio «della
plastica» sarà presentato
alle 17.30 in via Turati
Party aperto a tutti
questa sera alle 21 con
le installazioni di Interni
nel chiostro
dell’Università Statale
La mostra A Palazzo dei Giureconsulti una selezione di artigianato e dei migliori talenti
Lampade rettili, copricapi di penne
Il Brasile delle foreste che parlano
Modernità e nuova «maturità» dei creativi sudamericani
U
timista su questo Paese».
Fare rete, consorziarsi, progettare, esportare. In un continuo dialogo con gli stranieri, ma senza perdere la propria identità. E non è
un caso che proprio il métissage
sia il tema di «Hybrid architecture
& Design», l’evento di Interni all’Università degli Studi con le grandi firme della creatività che invadono i chiostri del Filarete con le
loro installazioni (oltre quaranta
prototipi). Da Akihisa Hirata a Michele De Lucchi, da Luca Scacchetti («métissage è anche rimettere insieme architettura e design») a Daniel Libeskind fino a Dean Skira, Simone Micheli, Steven Holl. Il progetto in mostra. «Si parla di ibrido, contaminazione e contagio —
ha spiegato Gilda Bojardi, direttore d’Interni — perché è dall’incontro tra diverse culture che si scatenano nuovi processi artistici. Con
questi macroprogetti o microarchitetture siamo riusciti ancora una
volta a sorprenderci e stimolare le
aziende che vengono in città». Primato da difendere. Oggi in Fiera
— e in tutta Milano, con i quartieri
trasformati in distretti del design
— si inizierà a capire come.
Annachiara Sacchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
n braccio si allunga diventando improvvisamente rigido:
si è trasformato in un ramo. I
capelli si infoltiscono e si fanno cespuglio. Un tronco rinsecchito rinvigorisce fino a mutarsi in un corpo. È
la magia della foresta vergine brasiliana raccontata nel bellissimo romanzo Macunaíma. L’eroe senza
nessun carattere (Adelphi) di Mário
de Andrade, morto nel 1945, uno degli scrittori più originali del Brasile
novecentesco. È il Brasile pre-Realismo Magico, quello venuto prima
delle storie di Márquez e delle linee
rivoluzionarie dei fratelli Campana.
Il Brasile delle leggende arcaiche, delle foreste che parlano, colorato di un
animismo mai cupo, ma brillante,
leggero, denso di humour. È il Brasile che fino a domenica sarà in mostra a Palazzo dei Giureconsulti, nella rassegna «Brazil S/A», dedicata alle forme del design carioca, scelte
tra i migliori designer del
Paese.
Lampade in paglia e tappeti fatti a mano, graniti venati di rosa e marrone, lampadari sontuosi, specchi
ovunque. «Un Brasile vivo,
forte, che ha voglia di crescere ancora», commenta
l’organizzatore (affiancato
da Ricardo Caminada), Josè
Roberto Moreira do Valle. E,
passeggiando per queste sale piene di colori e profumi
(cioccolato, caffè), la sensazione è che la vertiginosa
crescita economica degli ultimi anni abbia ceduto il posto a una
visione del mondo e della bellezza
più matura, sedimentata: c’è una selezione di artigianato tradizionale
con pezzi originali in legno provenienti dal Mato Grosso; c’è attenzione alla produzione ecosostenibile
(da vedere una sedia fatta con gli
scarti della zecca di Stato); e, soprattutto, c’è la foresta amazzonica, quella di Macunaíma.
Marcelo Rosenbaum, 45 anni,
uno dei designer protagonisti della
rassegna (sostenuta dalle istituzioni
brasiliane), fa strada attraverso un
piccolo mondo vegetale, dove le lampade brillano sotto una coltre di rami secchi, dal soffitto pende una cop-
Il party
La città in
Moleskine
Quel tavolo
instabile
come la vita
quotidiana
di TOMMASO AGOSTINI
Gli studenti del Corso di
Comunicazione visiva della
Scuola di Design del
Politecnico di Milano
documenteranno attraverso
schizzi, ritagli, appunti
sull’album giapponese della
Moleskine la loro
esperienza durante la
Design Week. Ogni giorno
pubblicheremo un disegno
e una testimonianza.
na scrivania demolisce lo
spazio ordinario con
rettangoli e parallelepipedi
vuoti che servono da
portaoggetti. È stato l’arredo
che più mi ha colpito al Salone
dello scorso anno. Perché
rimanere in verticale o in
orizzontale? Tutto è instabile
come l’ordine quotidiano. Ho
U
Sopra, Marcelo
Rosembaum con
Ubiraci Brasil e la
moglie Putani. A
fianco, Ale Jordao
(foto Marfisi); sotto
Quadrante Design,
attaccapanni tribale
pia di sagome allungate, misteriose.
«Coccodrilli — dice Marcelo — scheletri di lampade fatte a forma di rettili, razza Kape e Kapemixtihu, fatti di
stringhe di perle di vetro colorate e
strisce di Canarana». Perché Marcelo, per realizzare queste allegorie del
«ventre verde» brasiliano, nella foresta ci è andato davvero. Ci è rimasto
tre mesi e ha preso a lavorare con sé
78 artigiani indigeni dell'etnia
Yawanawà. «Non ha senso rubare loro un’intera mitologia e riprodurla
come se fosse mia — dice — ho preferito farli lavorare, renderli partecipi». In sala c’è uno di loro, Ubiraci,
con la moglie Putani. Indossano tipici copricapo di penne e ringraziano
con un gesto del capo. Così il design
diventa davvero quella «lingua comune» che prefigurava Lina Bo Bardi, emblema del Modernismo brasiliano, quella che ha progettato il Museo d’arte di San Paolo, quella che ripeteva «Non ho cercato la bellezza,
ma la libertà».
Ecco allora che, grazie a una riscoperta del proprio «io» più profondo
e nascosto (e vastissimo, se si pensa
alla grandezza del Brasile) la nuova
modernità carioca recupera una metafisica dell’oggetto, racconto di un’identità multiforme: le architetture di
luce di Marcio Kogan, i murali di Os Gêmeos, le sinuosità di Luiz Pedrazzi. E poi arriva
Ale Jordao, un giovane che parla italiano e si definisce «matto per le auto», tanto da aver
inventato delle sedie fatte con
il cofano del Maggiolino. «Abbiamo un’immaginazione ricchissima, una fantasia che sa
partorire di tutto e abbiamo
anche coraggio», dice con una
bella voce energica. Come diceva Jorge Amado: «Voglio solo raccontare
delle cose, alcune divertenti, altre
malinconiche. Come la vita».
voluto poi disegnare anche
una lampada in legno chiaro e
neon attorcigliato come una
liquirizia perché accresceva o
diminuiva l’intensità della luce
semplicemente con una
rotazione. E che dire di quella
specie di cartone trasformatasi
in quattro mosse in una sedia
in plastica leggera, tra l’altro
molto comoda? Queste sono
piccole idee geniali che
partono da una provocazione
per fare concretamente design.
Andrò anche quest’anno in
giro con la mia Moleskine.
Roberta Scorranese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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L’ideatrice di Design Miami Ambra Medda lancia il suo nuovo sito di ecommerce che proporrà pezzi scelti da lei in giro per il mondo
Cerco oggetti che hanno una storia. Per venderli sul web
«N
on ho nemmeno dormito
stanotte dall’eccitazione».
Sembra strano, ma Ambra
Medda, 32 anni e un viso da bambina,
questo stato d’animo lo prova per essere qui, alla Design Week. Appena arrivata da New York ma già indaffarata: è a
caccia di nuovi talenti.
Lei, che giovanissima (venticinquenne) ha lanciato e portato al successo Design Miami, esposizione di design artistico e limited edition, in questi giorni è
a Milano a girare per esposizioni e gallerie, parlare con i designer, trarre ispirazione tra dentro e fuori Salone del Mobile («Vengo ora dal primo appuntamento
con un creativo che ha ideato una bici
elettrica personalizzabile: mi è piaciuta
moltissimo e l’ho già postata su Instagram», rivela). Tutto questo in vista del
lancio del suo sito: pezzi scovati e scelti
da lei in giro per il mondo, design da collezione — serie limitate storiche ma an-
Chi è
Ambra Medda, 32 anni:
ha rivoluzionato
il concetto di fiera
d’arte attirando al suo
Miami/Basel non solo
collezionisti e operatori,
ma pubblico
che nuove e accessibili — tutto acquistabile attraverso l’ecommerce.
Ma c’è molto di più: «Intorno a questi oggetti racconteremo delle storie.
Parleremo di chi li ha pensati, dell’idea
che sta dietro, da dove nascono e perché. Un modo per capire, entrare nel merito, approfondire come spesso non c’è
modo di fare». Il nome è già tutto un
programma, «L’Arcobaleno»: «Rappresenta la gamma dei colori, lo "spettro",
il più ampio possibile, che vorremmo
dare di tutte le forme del design». Lei,
opinion leader, assieme a una serie eterogenea di «consulenti-editorialisti»,
da Tom Dixon ai proprietari della Galleria Kréo di Parigi, all’architetto anglo-ghanese David Adjaye a Pharrell Williams, musicista e produttore, dodici
persone in tutto: «Saranno le mie finestre sul mondo. Io girerò in prima persona a vedere e cercare: che sia la Thailandia o l’Australia ma anche Napoli o il
Online La schermata de
«L’arcobaleno» e la sedia
Corolles di Janine Abraham
and Dirk Rol, 1957
Botswana. Potrà essere una coperta, un
cestino intrecciato come l’opera prima
d un giovane designer. Conta che abbia
dietro una storia».
È entusiasta, Ambra, e lo si vede. Certo, il suo amore per l’arte, frutto di un
background familiare (la madre gallerista) e gli stimoli di un’educazione inter-
nazionale — è laureata in cinese, ha vissuto tra Grecia, Italia, Inghilterra e Stati
Uniti — fanno molto. Ma il resto è la
sua curiosità innata e la voglia di mettersi in gioco in prima persona. Che cosa si
aspetta dalla «settimana del Salone»?
«Di riallacciare i contatti con i designer
e carpire anticipazioni su quello che
stanno facendo, sentire le reazioni delle
gallerie al mio progetto: venderemo pezzi con loro perché non ci sia più soggezione da parte del pubblico verso il design artistico».
Ma essere a Milano rappresenta, per
lei, «soprattutto incontrare i miei amici,
mangiare italiano, lo adoro; persino salire su un autobus, come ora che vivo a
New York non riesco più a fare», rivela.
E poi curiosare per la città e scoprire i
suoi angoli animati di creatività: «Su
"Arcobaleno" metteremo video e interviste girati in questi giorni con una troupe. E io con il telefonino, decidendo al
volo in base alle suggestioni». E tante foto, lei, appassionata di Instagram: «Dei
posti imperdibili. Ma è anche il modo
per condividere con i miei amici le cose
che vedo». Il tempo è finito, lei scappa
al MiArt, non senza aver commentato il
caffè della vecchia Milano dove ci siamo
incontrate: «Mi piace, non lo conoscevo». C’è da scommetterci che sia già su
Instagram come luogo cult di Milano. E
a breve su «L’Arcobaleno».
Silvia Nani
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