N° 2 - Comune di Vittoria

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N° 2 - Comune di Vittoria
Copia Omaggio
Direzione e redazione via Bixio, 34 - Vittoria - Tel: 0932514290 - e-mail: [email protected]
Anno V - n. 2 - Marzo-Aprile 2007
Vittoria in festa per il Quarto Centenario della fondazione
1607 24 APRILE 2007
LA MEMORIA E IL FUTURO
PROGRAMMA
20 APRILE 2007
ore 18 - Teatro Comunale
Presentazione del volume
“Nascita di una città: le Carte Costituzionali
per la fondazione di Vittoria”
a cura di Paolo Monello,
con lettura dell’Ode a Vittoria Colonna
di F. Maganuco, a cura del regista
Gianni Battaglia
Intrattenimento musicale di
Enrico Lancia e Gianluca Campagnolo
21 APRILE 2007
Notte per Vittoria
Via Cavour - Infiorata
ore 18.00 - 23.00 - Via Cavour
Artisti di strada e animazione musicale
ore 23.00 - Piazza San Giovanni
Francesco Cafiso e la Big Band
ore 00.30 Piazza del Popolo
Auguri Vittoria - Torta del Quarto Centenario
ore 1.00 Piazza del Popolo
Spettacolo piro-musicale
I negozi resteranno aperti fino alle ore 23.00
Orgogliosi del nostro cammino
Q
uest’anno,Vittoria celebra quattrocento anni di vita. Un traguardo importante, un’occasione unica per riflettere su
noi stessi e sul cammino finora percorso. Sono
poche le città che possono vantare una data di
nascita esatta. Vittoria è nata nel biennio 16061608, ed è per questo che l’amministrazione comunale ha deciso di organizzare le celebrazioni
a cominciare dall’ultimo scorcio del 2006, e di
farle proseguire per tutto il 2007 e fino all’aprile
del 2008. Vogliamo idealmente ripercorrere le
tappe della fondazione e tutta la storia della
nostra città, con una riflessione ampia e totale,
che coinvolga tutti i cittadini.
E se è vero che quattrocento anni sono pochi,
purtuttavia la nostra Città è ricchissima di storia. Vittoria ha avuto un ruolo fondamentale nell’economia vinicola dell’Ottocento, è stata politicamente la culla del socialismo ibleo ai primi
del Novecento, la “terra madre” del pomodoro
e delle primizie e poi, dal 1959, l’epicentro dello
sviluppo della serricoltura di massa, “inventata” dal vittoriese Pietro Gentile.
In occasione del Quarto centenario, abbiamo
stilato un calendario ricco di appuntamenti, in
modo che ogni vittoriese “senta” il significato
della celebrazione. Tutte le iniziative partono
dal passato per guardare al futuro, dall’economia alla cultura, alla società, alla qualità della
vita, all’immigrazione, alla solidarietà, al ruolo
delle donne.
Pubblicazioni, conferenze e manifestazioni di
massa si intrecciano le une con le altre per produrre una crescita culturale complessiva della
città. Particolare attenzione vogliamo porre al
recupero del grande patrimonio culturale della
Città, salvaguardando o riscoprendo le antiche tradizioni, dal dialetto, alla gastronomia, alla
musica, al folklore.
Nei festeggiamenti sono coinvolte tutte le categorie, tutte le associazioni, tutte le comunità religiose, perché il Quarto Centenario è di
tutti, come di tutti è Vittoria.
Ci aspettiamo molto dal contributo di studiosi
e professionisti, anche non vittoriesi, e soprattutto dalle tre Università di Catania, Palermo e Messina. Importantissimo, poi, è il ruolo
delle scuole, ciascuna chiamata a dare il proprio apporto nella massima libertà di iniziativa, e così tutte le categorie e le associazioni,
in uno sforzo che l’amministrazione comunale
vuole corale e capillare. Ci auguriamo quindi
che la città che uscirà dalle celebrazioni sia migliore di quella di oggi, più consapevole del
proprio passato e del proprio presente, più colta, più attenta e quindi più fiduciosa nel suo
futuro di comunità moderna e civile. In questo
cammino ci ispirerà la buona storia, quella ba-
sata sulla documentazione, in gran parte inedita, raccolta nel corso degli anni dal consulente
per il Quarto centenario, l’onorevole Paolo Monello, cui si deve la traslazione di parte delle
spoglie di Vittoria Colonna, che nel 1990 furono portate a San Giovanni dalla chiesa spagnola di S. Francisco a Medina de Rioseco.
Nel formulare il mio più sincero augurio alla mia
e nostra Città, invito i Vittoriesi ad essere non
semplici spettatori, ma protagonisti di questo
storico evento, che ha ricevuto il patrocinio
del Senato, della Camera dei deputati, del Ministero per i beni e le attività culturali, dell’Assessorato regionale ai beni culturali, e della Provincia regionale di Ragusa.
Giuseppe Nicosia - Sindaco
22 APRILE 2007
Via Cavour - Infiorata
ore 10.00
Sfilata di carretti siciliani
ore 11.00 - Piazza del Popolo
Concerto bandistico
ore 19.00 - Piazza del Popolo
Concerto del Coro Polifonico ibleo
23 APRILE 2007
ore 18.00 - Ridotto Teatro comunale
Inaugurazione: Omaggio a Vittoria
Mostra del M° Emanuele Cappello
24
APRILE 2007
ore 11.00 - Basilica di San Giovanni
S. Messa
e deposizione di una corona sulla lapide di
Vittoria Colonna
Parteciperà il Coro Antea
ore 12.30
Riaprono le fontane del Centro storico
ore 16.30 - Palazzo Iacono
Ricevimento delle autorità e degli ospiti.
Scopertura delle lapidi celebrative
ore 17.15 - Piazza del Popolo
Omaggio ai caduti vittoriesi di tutte le guerre
Picchetto d’onore della Brigata Aosta
ore 17.30 -Teatro Vittoria Colonna
Saluto del Sindaco
ore 19.00 - Piazza del Popolo
Concerto della Fanfara della Brigata Aosta
* Il programma può subire variazioni
Come fu celebrato il Terzo Centenario
Sorgi Vittoria! Cento anni fa...
Mare, centro storico, enogastronomia
per vincere la sfida del futuro
N
el Quarto Centenario della
sua fondazione, Vittoria
apre una fase nuova. Come
si ricorderà, uno dei primi impegni
assunti pubblicamente da questa
amministrazione comunale, subito
dopo l’insediamento, era quello di
rilanciare l’immagine della città, legandola a doppio filo ai suoi gioielli. E tra questi, indubbiamente,
vi sono il vino Cerasuolo e il centro storico.
Ebbene, sul nostro “rosso” abbiamo già vinto le prime scommesse.
Abbiamo scelto di utilizzare la prestigiosa vetrina modicana di Eurochocolate per promuovere il Cerasuolo. Lo abbiamo fatto abbinando questa autentica delizia,
che grazie all’ottenimento del marchio Docg (primo in tutto il meridione) è entrata ormai a far parte
del gotha dei vini italiani, ad un
altro prodotto di qualità, la cioccolata di Modica.
Lo stand che il Comune di Vittoria,
il Consorzio di tutela del vino Cerasuolo e l’associazione Strada del
vino Cerasuolo – dal Barocco al
Liberty hanno allestito nella città
della Contea ha suscitato apprezzamenti da parte delle migliaia di
visitatori e dei tanti amministratori
che lo hanno visitato. La presenza
dei sommelier ha reso la degustazione ancora più piacevole, ed ha
contribuito a far sì che il nostro
vino, già conosciuto, venisse apprezzato per le sue qualità.
La kermesse modicana ha rinsaldato il “patto” che l’amministrazione comunale ha siglato con il Consorzio di tutela del vino Cerasuolo di Vittoria e con l’associazione
Strada del vino Cerasuolo di Vittoria dal Barocco al Liberty. Un
patto nato dalla volontà di legare
lo sviluppo turistico di Vittoria d
un circuito enogastronomico che
nel Cerasuolo trova l’espressione
più alta e più eloquente.
Un patto che, lo scorso 10 marzo,
si è tradotto in una scelta amministrativa concreta: la consegna, alle
due associazioni, di una parte dei
locali del castello dei Conti di Modica, il palazzo più antico della città, sede del museo dedicato a Virgilio Lavore.
Grazie al comodato d’uso gratuito
stipulato con il Comune, i due organismi hanno ormai sede a Vittoria: per noi amministratori, perfet-
tamente consapevoli del fatto che
il vino rappresenta il fiore all’occhiello della nostra città, potere
ospitare le due associazioni in un
sito tanto prestigioso, che in futuro accoglierà anche l’enoteca della strada del vino, è motivo di vanto, oltre che di gioia. La nostra, mi
piace ricordarlo, è la strada del vino
più antica al mondo.
Dunque, sul “rosso” di Vittoria
stiamo già lavorando. Altrettanto
può dirsi per il centro storico, le
cui bellezze architettoniche stiamo
recuperando, per restituirle all’originario splendore. Piazza Henriquez è un enorme cantiere aperto:
i magazzini del Conte e l’ex Centrale Enel sono interessate dai lavori
di ristrutturazione, così come la
basilica di S. Giovanni Battista e il
convento della Chiesa delle Grazie. E presto torneranno in funzione le antiche fontane della città,
quelle che, sia pur con utilizzazioni diverse, hanno scandito la storia di Vittoria: la fontana del Garì,
in via Dei Mille, la fontana di piazza Giordano Bruno, quella di San
Francesco, e il pozzo Cancellieri di
via Ruggero Settimo. L’obiettivo è
farle tornare in vita per il 24 aprile,
giorno clou dei festeggiamenti per
i quattrocento anni di Vittoria.
E poi la riserva naturale orientata
del Pino d’Aleppo con percorsi
storico naturalistici e con il Parco
delle origini, grutti alti, che sarà
realizzato nella parte alta della Valle dell’Ippari limitrofa al centro storico cittadino.
Puntiamo molto sulla riserva e sul
ritorno dell’uomo nella Valle dell’Ippari con attività turistiche e
agricole eco-compatibili, una presenza che ha origini storiche e che
darebbe nuovo impulso alla valle,
preservandola anche da incendi e
da atti di vandalismo.
Il nostro territorio sta vivendo una
stagione nuova per ciò che riguarda l’immagine. Pensiamo ad una
mirata promozione turistica, che
punta alla valorizzazione del patrimonio locale in tutte le sue forme,
da quello culturale a quello monumentale, passando attraverso il
folklore e l’enogastronomia, che in
questi ultimi anni ha svolto una
importante funzione di ambasciatore del territorio ibleo nel mondo.
Le nostre ricchezze naturali, i nostri beni architettonici, il mare, il
clima sono tesori ineguagliabili che
dobbiamo sfruttare per uscire dalla crisi che da tempo attanaglia
l’economia cittadina.
Nel corso di questi quattro secoli,
noi vittoriesi abbiamo dimostrato
che, grazie alla nostra intraprendenza, siamo sempre riusciti a superare ogni difficoltà e, anche questa volta, ne sono certo, riusciremo a superare questo momento difficile. E allora, sorgi Vittoria!
Luciano D’Amico
Assessore al Turismo e alla Tutela
delle Eredità materiali ed immateriali
L
a fondazione di Vittoria fu celebrata per la prima
volta nel 1907, dopo che Monsignor Federico La
China, nella sua storia pubblicata nel 1890, ne aveva
avanzato la proposta. Dopo la grave crisi causata dalla fillossera (a partire dal 1886), con la quasi totale distruzione
del vigneto vittoriese, il partito Jacono-Rizza, che governava la città ininterrottamente dal 1889, pensò di organizzare
alcune manifestazioni in occasione dell’evento nel 1907 sindaco Giuseppe Giudice Porcelli -, forse anche per celebrare in qualche modo la ripresa della Città dopo il disastro
del ventennio precedente, che aveva gettato sul lastrico
migliaia di famiglie. Come data fu stabilito il giorno 24 aprile, erroneamente ritenuto dal barone Salvatore Paternò (“Vittoria dei primi tempi”, 1877) quello della firma della licentia
populandi (in verità il Privilegio Regio era stato firmato il 3
giugno 1606 a Palermo dal viceré duca di Feria e ratificato a
Madrid dal re Filippo III il 31 dicembre 1606; la data del 24
aprile è quella dell’inserimento del Privilegio con la ratifica
reale tra le leggi del Regno).
La manifestazione si svolse tra il 24 e il 28 aprile 1907 ed
ebbe piani diversi: da quello squisitamente culturale (soprattutto con la creazione dell’Inno e dall’Ode a Vittoria
Colonna ad opera del dr. Francesco Maganuco), a quello
della politica e dell’attualità. Tra le manifestazioni di allora,
la posa della prima pietra del nuovo Ospedale Civico al
Belvedere nei pressi dei Cappuccini (ma che non si fece
mai), la corsa dei cavalli in via dei Mille (non per niente
antica “strata ‘o paliu”) e una gara ciclistica, vari concerti
musicali e serate di gala al teatro.
L’Inno (musicato dal mastro Alessandro Barbera sui versi
di Maganuco) fu cantato da 120 bambini nel corso di una
festa degli alberi, con la realizzazione anche di una fontana
del vino (a Piazza Vittoria Colonna, cioè a San Vito) e furono
lanciati palloni artistici. Illuminazione sfarzosa “a luce elettrica” (dal 1902 era in funzione la Centrale Elettrica fatta
costruire dal sindaco Salvatore Carfì) e ad acetilene rischia-
Periodico di informazione sull’attività del Comune di Vittoria
Reg. Trib. Rag. n.1/2003
Direttore editoriale
Giuseppe Nicosia - Sindaco
Direttore responsabile
Giannella Iucolano
Redazione e impaginazione
Mariella Sparacino
Progetto grafico
Filippo Fauzia
Foto
Lorenzo Salerno
Foto d’epoca - Collezione Arturo Barbante
Stampa
Tipografia Sprint Grafica - Vittoria
Scoglitti 1925
rò quelle serate di festa, concluse da una gara di fuochi
d’artificio nell’attuale Piazza Italia. Nell’occasione fu realizzata un’apposita cartolina postale.
La cosa più importante economicamente fu però l’inaugurazione della Distilleria Sociale del Consorzio Agrario, importantissima infrastruttura (di cui ancora oggi ammiriamo
la splendida ciminiera nei pressi della stazione) che veniva
appunto a simbolizzare la rinascita del vigneto vittoriese
dopo la tragedia degli anni precedenti. Non mancarono le
polemiche politiche, ad opera soprattutto di Nannino Terranova, fondatore del Partito Socialista e tenace avversario
del clan Jacono-Rizza al potere in città.
Al di là di quelle prese di posizione polemiche (esse stesse
parte di quelle manifestazioni), merito di quella celebrazione
fu di aver creato una forte coscienza “storica” di sé dei
Vittoriesi per i decenni successivi, con una serie di “miti” (o
meglio di “luoghi comuni”) che hanno costituito le uniche
conoscenze storiche di massa della città da allora fino agli
Settanta (tra essi i maggiori sono il “mito” della foresta infestata da belve e delle lande paludose risanate, il “mito” di
Vittoria Colonna come “madre” dei Vittoriesi). Il lungo lavoro di analisi della documentazione inedita reperita negli ultimi anni e per molti aspetti ancora in corso di elaborazione, ci
conferma nell’idea che alla fine delle celebrazioni del Quarto Centenario Vittoria potrà avere una nuova, maggiore e
migliore coscienza di sé. Infine, a ricordo delle celebrazioni
del 1907, l’A.C. ha deciso di ripristinare la lapide dedicata
alla fondatrice, Vittoria Colonna, che ornava la facciata del
Municipio in via Carlo Alberto all’angolo con via Garibaldi.
Il contenuto, dettato dal prof. Giovanni Nicolosi (consigliere comunale dell’epoca, brillante professore di Lettere, precocemente scomparso di lì a poco), rivivrà agli occhi dei
Vittoriesi e sarà posta accanto alla nuova lapide che ricorderà il Quarto Centenario.
Paolo Monello
Consulente del sindaco per il 4° centenario
Tutti gli
Amministratori dal 1614 al 1946
Tutti gli Amministratori in quattro
secoli
Quando i Sindaci si chiamavano Secreti
di Paolo Monello
DAL 1614 AL 1818 - In principio fu il “secreto”, poi
accanto a lui sedettero i “giurati”. Secondo il prof.
Giuseppe Raniolo (La nuova Terra di Vittoria dagli
albori al Settecento, Edizioni del Comune di Vittoria
1990), il secreto (o segreto) veniva nominato dalla
Corte del Patrimonio della Contea (una sorta di giunta
provinciale che guidava la Contea in nome dei Conti)
per l’amministrazione dei beni e dei redditi (in gabelle
e censi) del Conte; poteva disporre delle entrate in
denaro per l’esecuzione di opere di riparazione di
mulini, case, magazzini, previo apposito bando di
gara. Aveva piena giurisdizione nei confronti dei
gabelloti (appaltatori delle gabelle, cioè tasse su vari
generi) e dei vassalli debitori di tributi o di censi nei
confronti del Conte proprietario. Nelle sue decisioni
veniva assistito da un maestro notaio. Il primo
secreto di cui si ha notizia fu il comisano Paolo
Custureri, un ricco possidente, già proprietario di
gran parte dell’area su cui oggi sorge Vittoria (in
particolare della zona dall’Orto del Crocifisso fino a
Maritaggi) che ricoprì l’incarico più volte dal 1614
in poi e probabilmente fino alla morte, avvenuta nel
febbraio 1619 (fu il primo ad essere sepolto nella
chiesa della Grazia, costruita forse per suo impulso).
Altri secreti dopo di lui furono: Antonino Indovina,
notaio, nel 1620-1621. Antonino Galofaro,
possidente e genero di Paolo Custureri (per averne
sposato la figlia Vincenza nel 1613) nel 1621-1622.
Arcangelo Carfì, enfiteuta, nel 1629. A fianco del
secreto, dal 1623 in poi, nella documentazione
compaiono i “giurati”, in numero di quattro, che
rimanevano in carica un anno. Si tratta di figure
risalenti all’epoca di Federico II (1194-1250),
evolutesi nel corso dei secoli a veri e propri
amministratori. Nelle città della Contea dovevano
essere quattro, uno dei quali laureato in legge (in
generale era il notaio) ed amministravano assieme al
secreto. Dalla documentazione ad oggi in nostro
possesso giurati per il 1623 furono Antonino
Indovina, Blasi Cannizzo, Antonino Custureri,
Pietro d’Angilo. Nel 1630 furono in carica il notaio
Francesco Brancato (secreto), Vincenzo Recca
(arbitro), Michelangelo Di Fede e Giuseppe Garraffa.
Vincenzo Cannizzo, Francesco Meli (?), Innocenzo
(o Assenzio) Giarratana, Aloy Ignaccolo nel 1633,
che costruirono il famoso orologio della Piazza (oggi
Piazza Vescovo Ricca). Il not. Giombattista Indovina
(secreto), Aloi Ignacculo, Francesco Meli e Mario
Cannizzo furono giurati nel 1638, anno in cui si
cominciò a parlare di “Università” di Vittoria con lo
stesso valore dell’odierno “Comune” o “Municipio”
(ne abbiamo il bilancio).
Seguirono: Antonio Custureri, figlio di Paolo,
ricchissimo possidente, secreto nel 1640. Vincenzo
Grignone, secreto dopo il 1641. Pietro Puy,
funzionario comitale, secreto nel 1643 (si occupò
soprattutto del Cannamellito). Francesco Brancato,
notaio, fu di nuovo secreto nel 1646. Filippo di
Marco, grosso imprenditore e gabelloto fu secreto
nel 1647. Mario Cannizzo, Giuseppe Marangio,
Filippo Calanna (o Calanda o Calandra), e Francesco
Meli Grillo furono giurati nel 1648. Giombattista
Indovina, notaio, fu giurato nel 1651. Isidoro
Occhipinti, notaio fu secreto nel 1652. Antonino Di
Grandi (in anno imprecisato). Vito lo Jacono nel
1658-1659 e altre volte negli anni seguenti. Gabriele
Crespo y Alarcón (spagnolo, già capitano di
giustizia, ricco possidente) fu secreto nel 1666
(maggiorenti: Filippo di Marco, Diego Longobardo,
Filippo Custureri, Vito Terlato, Pietro di Marco,
Francesco di Marco, Francesco Gafà, Francesco
Marangio, Gio. Pietro Ciavola). Francesco di Marco
fu secreto nel 1666-1667, mentre Pietro Pinedo,
medico; Giuseppe Mandarà, notaio; Isidoro
Occhipinti, notaio; Biagio Cannizzo, notaio (notaio
della Corte Damiano Scagliola) furono giurati.
Francesco Marangio, possidente, fu secreto nel
1671-1673. Filippo di Marco fu di nuovo secreto
nel 1676-1679. Giovanni Marangio; Giacomo
Ottaviano, notaio: giurati nel 1676. Filippo Custureri,
possidente, dal 1679 e più volte. Marcello Catania,
possidente, fu secreto nel 1688-1689. Giacomo
Ottaviano, notaio, secreto nel 1690-1691. Antonino
Custureri figlio di Filippo (fu destituito in occasione
della presa di possesso del nuovo Conte Juan
Thomas nel 1691, ma prorogato fino a nuovo
ordine). Marcello Catania, di nuovo secreto nel 16911692; dr. don Antonino Laurifici (Lorefice); Blasio
Cannizzo, notaio; Antonio Terlato, aromatario (o
speziale, una sorta di farmacista); Gio. Batta
Guastella furono giurati nel 1691. Isidoro Occhipinti,
notaio, fu secreto nel 1704-1706; Gioacchino
Taranto, possidente, giurato nel 1706. Pietro Saverio
di Marco, possidente; Biagio Toro, possidente;
Francesco Ottaviano, notaio e Francesco Terlato
furono giurati nel 1714 (dopo il passaggio della Sicilia
dalla Spagna ai Savoja). Francesco Maria La China,
sindaco; dr. Guglielmo Paternò; Carmelo Fatuzzo;
Arcangelo Mazza e dr. Mario Occhipinti, giurati nel
1747-1748 (i bilanci del 1714 e del 17148 in mio
possesso ci consentiranno di ricostruire anche un
minimo di struttura amministrativa dell’Università).
Il termine “sindaco”, affiancato dal “Consiglio
Civico” pare sia stato introdotto all’epoca di Carlo
III di Borbone (1734-1759). La documentazione del
Settecento fino ad oggi esaminata non ci consente di
individuare per ora gli amministratori anno per anno.
Però, un quadro generale della situazione si può
derivare dalla composizione del Consiglio Civico
nel 1763. Ricopriva allora la carica di sindaco
Antonio Terlato, giurati erano il barone Porcelli
Giudice, il barone Riccardo Toro. Il Consiglio era
inoltre composto da: ecclesiastici (don Giovanni
Cicerone Vice Rettore, don Gio. Batta Benvissuto
Vicario Foraneo, fra Bonaventura Vicario de’
Monasteri, fra Gaetano Busacca Correttore de’
Minimi di San Francesco di Paola); ufficiali e
funzionari vari (Giuseppe M. Guastella Capitano
di Giustizia; barone
Giuseppe Biazzo
proconservatore, Mario Occhipinti); da “Primarii”
(cioè i nobili e le persone più importanti per
ricchezza): barone Carlo Nicolò Leni, Baldassare
Toro, Giuseppe Carfì, Antonio Cannizzo, Giuseppe
Lucchese, Giachino Taranto, Antonino Custureri,
Francesco Occhipinti, dr. don Gio. Batta Mazza,
Mario Ingallina; da “Civili” (cioè benestanti in
genere): Stefano Battaglia, Dionisio Zapparrata,
Antonio Vella, Francesco Ottaviano, Filippo
Terranova, Giovanni Mangione; da “Maestri e
burgesi” (artigiani e commercianti), cioè: m.ro Mario
Cultraro, m.ro Giovanni Orecchia, m.ro Vincenzo
Civello, m.ro Nicolò Scalone, m.ro Vincenzo
Taglierini, m.ro Antonino Salerno, m.ro Rosario
Cicerone, Giacomo Barrano, Onofrio Monello,
Onofrio Cascia, m.ro Gaetano Mangione, Vincenzo
Sarancone. Nel 1766 fu sindaco Francesco La China
junior, nel 1776 Giuseppe Mazza, mentre nel 1793
era “segreto” il dr. Santo Giudice.
Ai primi dell’Ottocento furono amministratori:
Isidoro Bellassai, notaio; Giovanni Antonio Paternò;
Rosario Leni: giurati nel 1806-1807. Salvatore
Spataro, notaio; Michele Benvissuto, Giuseppe
Antonio Terlato, barone; Mario Maggiore: giurati
nel 1807-1808. Giombattista Alessandria, Giuseppe
Japichino, Salvatore Cilio, Eduardo Terlato giurati
nel 1808-1809. Vincenzo Guastella; Felice Costa,
barone; Salvatore Marchese; Salvatore Occhipinti
giurati nel 1809-1810.
Il Consiglio Civico nel 1813 era formato da Giacomo
Platania maestro notaro; Mario Di Pasquale, dr.
Santo Giudice, Rosario Giudice, mastro Gaetano
Japichino, dr. Salvadore Licitra, mastro Giovanni
Barrano, mastro Salvadore Falconieri, mastro
Salvatore di Stefano, Rosario Leni, Giovanni
Antonio Cara, Salvadore Terranova, Gio. Batta
Ingallina, Emmanuele Sarrì, Carlo Leni, Errico Ricca,
Giachino Jacono, Alfonso Ricca, Gio. Batta
Terranova, sac. Raffaele Calì, barone; Salvatore
Ciani, sac. Antonio Giudice, Antonio Jacono,
Francesco Leni, sac. Gio. Batta Leni, sac. Biaggio
Occhipinti, Giuseppe Antonio Terlato, Gaetano
Alessandrello, Salvadore Di Pasquale, Salvadore
Occhipinti, Giachino Paternò, Costantino Sinatra,
Gio. Batta Terlato, sac. Settimo Terlato, Francesco
Porcelli, Emmanuele Scrofani, Eduardo Terlato
(Salvatore Benvissuto era il notaio municipale, figura
equivalente all’odierno segretario generale).
S INDACI DAL 1818 AL 1887- Dopo il periodo
costituzionale (1812-1816), la Sicilia perse la sua
indipendenza e il Regno fu annesso a Napoli, con la
creazione del Regno delle Due Sicilie. Dal 1° marzo
1818 furono pertanto estese alla Sicilia le norme
amministrative vigenti nel Napoletano, introdotte
dai Francesi. Furono così create sette province,
divise in distretti (governati da sottintendenti) e
Vittoria appartenne alla provincia di Siracusa e al
distretto di Modica. Ai Consigli Civici si sostituirono
i Decurionati, composti da tre cittadini per ogni mille
abitanti, scelti dal governo centrale entro una lista di
eleggibili per censo o titolo di studio (in ogni caso un
progresso rispetto al passato). Il Comune era retto
da un sindaco e da due collaboratori, chiamati Primo
Eletto (un dottore in legge) e Secondo Eletto (con
funzioni di vice-sindaco). Si cominciò anche a creare
la struttura degli uffici, con un cancelliere archivario
(per l’emanazione degli inviti ai decurioni e la tenuta
degli atti adottati) e il cassiere.
Pertanto ecco i sindaci del periodo borbonico, elenco
che è stato possibile ricostruire con notizie tratte da
precedenti opere storiche (in particolare da “Vittoria.
Storia di una città”, di Gianni Ferraro, 1988) rivedute
e corrette in base ad altra documentazione da me
esaminata. Il primo sindaco fu Filippo Neri Leni
Spadafora, 1818-1819, cui seguirono Francesco
Porcelli, 1819-1821; Giovanni Scrofani 1821-1822;
poi di nuovo Francesco Porcelli, 1823-1825;
Gregorio Camilleri, 1826-1827; il farmacista
Emanuele Sarri, 1828-1832; Franco Scrofani, 18331841; il barone Gaetano Leni Spadafora, 1842-1846;
Gaetano Mazza, 1846-1848. Nel febbraio 1848,
dopo lo scoppio della rivoluzione a Palermo, i poteri
furono assunti da un Comitato rivoluzionario
composto da Giovanni Leni Spadafora, Presidente;
Salvatore Contarella, Vice Presidente e Segretario;
cav. Federico Ricca; Ferdinando Ricca; Giuseppe
Jacono; Ferdinando Jacono; dott. Gioacchino
Cancellieri; Francesco Astuto; Franco Scrofani;
Salvatore Mazzara; Salvatore Jacono Roccadario;
Rosario Cultrone. Tale Comitato (che per i nomi di
“rivoluzionario” aveva ben poco) svolse all’inizio le
funzioni del Decurionato, poi fu eletto un Consiglio
Civico presieduto dal barone Gioacchino Ricca,
mentre presidente del Municipio (cioè sindaco) era
Antonino Lio.
Nell’aprile 1849, sconfitta la rivoluzione, il barone
Ricca spontaneamente restituì il potere a don
Gaetano Mazza, il sindaco borbonico destituito
l’anno prima. Per cui, nel decennio 1850-1860 furono
sindaci: Gaetano Mazza, 1849-1850; Franco
Scrofani 1850-1853; Giovanni Leni Spadafora 18531856 ed altri di cui ad oggi ignoriamo il nome perché
nell’Archivio Storico Comunale manca la
documentazione relativa a quel decennio.
Dopo lo sbarco di Garibaldi e le sue vittorie, il 30
giugno 1860 fu ripristinato per quanto possibile il
vecchio Consiglio Civico del 1848, con alcune
integrazioni necessarie. Ne furono componenti:
Antonio Alessandrello, Emanuele Alessandrello, fra’
Angelino Amodei Osservante; Francesco Astuto,
Paolo Calì Bellassai, Paolo Calì Vicino, Giacomo
Carfì, fra’ Francesco Ciancio Paolotto, Gaetano
Contarella, Leonardo Contarella, Lucio Contarella,
Emanuele Giordano, Gioacchino Giordano,
Giombattista Giudice Jacono, sac. Federico La
China, Antonino Lio (eletto presidente del Consiglio
ma, troppo vecchio, non fu mai presente); Giuseppe
Lio, Salvatore Maggiore, not. Filippo Neri Maltese,
Giombattista Mazza Porcelli, Clemente Mazzone,
Giuseppe Nicolosi, Giuseppe Antonio Panagia,
Giovanni Antonio Paternò, barone Salvatore
Paternò, dr. Francesco Porcelli, Giombattista Ricca,
marchese Salvatore Ricca, Giuseppe Sarri, Giuseppe
Sinatra, baronello Salvatore Terlato (vice-presidente
che, per l’assenza di Lio, svolse le funzioni di
presidente del consiglio), Salvatore Terranova, Paolo
Vicino Biazzo.
Costituitosi il Regno d’Italia, furono sindaci (sempre
di nomina regia): Francesco Salesio Scrofani, 18611868; Giombattista Jacono Jacono, 1868-1874
(dopo la sua destituzione per il coinvolgimento dei
suoi fratelli nel delitto Pancari svolsero la funzione
di sindaco vari assessori anziani, fra cui il dr. Felice
Maltese); Giovanni Leni Spadafora, 1876-1878; on.
Rosario Cancellieri, 1879-1882; Gioacchino Jacono,
1883-1884; Giombattista Carfì-Pavia, 1886-1887.
SINDACI E COMMISSARI PREFETTIZI DAL 1889 AL 1945 Modificata la legge, dal 1889 i sindaci furono invece
eletti dal Consiglio Comunale, dominato dal potente
partito Jacono. Il primo di essi fu di nuovo il vecchio
Giombattista Jacono Jacono, 1889-1890; Giovanni
Porcelli Mazza, 1890-1892; Francesco Leni
Spadafora, 1892-1895; Salvatore Carfì Jacono, 18951903; Giuseppe Giudice Porcelli, 1903-1907; di
nuovo Salvatore Carfì Jacono, 1907-1911; Cesare
Giordano, 1911-1912; Gioacchino Giudice, 19121914; Emanuele Lucchesi, 1914-1920; Ferdinando
Jacono (pro sindaco), maggio-novembre 1920;
Salvatore Molé (pro sindaco dopo la vittoria della
lista socialista sul partito Jacono), novembre 1920marzo 1921; Marcello Spagna (regio commissario
dopo la cacciata dei socialisti dal Comune, ad opera
delle squadre fasciste finanziate dal partito Jacono),
1921-1923; Salvatore Gucciardello, 1923-1924;
Salvatore Ricca, 1924-1925; Luigi Daga (commiss.
prefettizio), 1925; Salvatore Scrofani, 1925 -1927.
Dopo le “leggi fascistissime”, gli stessi consigli
comunali furono soppressi e fu introdotta la figura
del podestà (spesso, per le beghe interne al PNF
sostituito da commissari prefettizi).
Il primo podestà fu Gioacchino Calì, 1927-1928.
Quindi: Enrico Nicolao (comm. prefett.), 1928;
Antonio Brunelli (comm. pref.), 1929; Giovanni
Cricchio (comm. pref.), 1929-1930; Michele
Maltese, 1930-1933; Lucio Giudice Bennardo
(comm. pref.), 1933-1934; Giuseppe Lucchesi
(comm. pref.), 1934; di nuovo Lucio Giudice
Bennardo, 1934; di nuovo Giuseppe Lucchesi
(comm. pref.), 1934-1935; Sebastiano Secolo, 19351936; Giovanni Santapà (prima comm. pref. poi
podestà), 1936-1942; Raffaele Di Giacomo (vice
podestà, poi podestà e poi sindaco), 1942-1943;
Salvatore Molé (come comm. pref. e sindaco), 10
settembre-7 dicembre 1943; Giovanni Corica
(comm. prefettizio), 8 dicembre 1943-8 febbraio
1944; Giovanni Foti sindaco, 9 febbraio 1944 -21
novembre 1944; Stefano Russo (comm. pref.), 25
novembre-14 gennaio 1945; Vittorio La Rocca
(comm. pref.), 15-26 gennaio 1945; Giombattista
Omobono sindaco, 27 gennaio 1945-10 agosto 1946;
Salvatore Vaccaro (comm. pref.) agosto-novembre
1946.
Le prime elezioni della nuova Italia democratica si
svolsero il 17 novembre 1946, in conseguenza delle
quali il 7 dicembre 1946 fu eletto di nuovo sindaco
il prof. Giombattista Omobono.
Ndr: tutte le notizie riportate sono tratte dalla
documentazione da me esaminata fino ad
oggi. Pertanto altri documenti potranno in
seguito integrarle o correggerle
Pubblicazioni del Quarto Centenario
SEGNALIAMO
il volume “Nascita di una
Città, le carte costituzionali
per la fondazione
di Vittoria” a cura
di Paolo Monello,
che sarà presentato al
eatro comunale il 20 aprile,
e il CD “Vittoria, Terra di
primavera”
di Aldo Raffaele,
omaggio alla Città,
in occasione del Quarto
Centenario.
Tutti gli
Amministratori dal 1946 ad oggi
Tutti gli Amministratori in quattro
secoli
LA PAGINA DEL CONSIGLIO
Seguiamo il solco tracciato dai nostri avi
L
’anno che stiamo vivendo è certamente
un anno particolare. Non capita spes so, infatti, che una comunità abbia l’occasione di festeggiare una ricorrenza singolare. La Città di Vittoria quest’anno, infatti, ricorda il 400° anniversario della sua fondazione. Se il tempo che ci siamo lasciati alle spalle
dovessimo paragonarlo a quello della vita di
un uomo, potremmo sicuramente affermare
che la nostra Città è appena agli albori della
sua esistenza.
Una Città che esce dalla fase della pubertà
per cominciare ad inserirsi nel mondo della
vita; nel nostro caso, una comunità che è alla
ricerca della propria identità, del proprio spazio, desiderosa di affermare la propria presenza nel tessuto sociale e nel contesto del territorio geografico in cui è collocata. Ma, se è
pur vero che ci troviamo nella fase dell’adolescenza è, altresì, vero ed innegabile che la fase
“delicata” della vita di Vittoria non è stata vissuta in maniera amorfa.
Se quattrocento anni di “vita” per una Città,
come dicevamo, rappresentano appena gli inizi
di un racconto ancora tutto da scrivere, possiamo affermare che la parte già consegnata
alla storia è una porzione di vita ricca di eventi e di uomini che hanno preparato e fortificato il futuro del “giovane” che si appresta ad
entrare nel mondo della società.
Sono quattrocento anni che hanno tanto da
raccontare, cosa che qui certamente non osiamo fare, sia perché non è questa la sede idonea, sia perché altri in modo compiuto lo hanno fatto e continuano a farlo degnamente.
Ciò che qui rileva mettere in risalto è che la
nostra comunità è cresciuta, pur tra tante difficoltà, con costante progressione in tutti gli
aspetti della vita sociale.
Dal piccolo borgo di quattrocento anni fa si è
sviluppata una Città; dal piccolo contadino
che coltivava un fazzoletto di terra è nata l’imprenditoria agricola che rappresenta il settore
trainante dell’intera economia locale.
Quattrocento anni vissuti intensamente, con
prestigiosi risultati e mete raggiunte grazie
all’impegno ed alla genialità dei nostri avi,
che si sono distinti nei diversi settori della
vita sociale.
Dal passato ereditiamo una grossa responsabilità: quella di dover proseguire nel solco
che ci è stato tracciato da tanti nostri concittadini che ci hanno preceduto.
La nostra generazione non può e non deve
sottrarsi al compito, sicuramente oneroso ma
doveroso, di contribuire, ognuno secondo
le proprie capacità, a far crescere la nostra
Città.
Dalla vittoria che sapremo conseguire, dai
traguardi che riusciremo a raggiungere, dipenderà il futuro delle generazioni alle quali
consegneremo la Vittoria in cui viviamo ed
in cui vivranno i nostri figli.
Luigi D’Amato
Presidente del Consiglio Comunale
La prima seduta del 1860
Piazza V. Emanuele nel 1913 - Il Municipio
el 2007 ricorre anche il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, l’Eroe dei Due Mondi. In occasione del centenario, il 4 luglio 1907, era
stata affissa sulla facciata del Municipio,
all’angolo tra la via Garibaldi e la via Carlo
Alberto una bella lapide, il cui testo fu dettato da Salvatore Busacca, funzionario comunale dell’epoca. A ricordo di uno dei
N
maggiori autori dell’unificazione dell’Italia,
l’A.C. ha deciso di ripristinare il contenuto
della lapide distrutta al momento della demolizione del Municipio, avvenuta nel 1970
(lapide che sarà situata in una parete dell’androne di Palazzo Jacono). A ricordo dell’evento pubblichiamo quindi la prima deliberazione del nuovo Consiglio Civico di Vittoria, riunitosi il 7 luglio 1860 nella chiesa
dell’Ospedale (cioè dell’antico Ospizio di
Matteo Terranova), su cui negli anni seguenti fu edificato il nuovo Municipio (in sostituzione dell’antica Cancelleria, che sorgeva
in via Bixio all’angolo con la via Garibaldi,
già proprietà Rio-Jacono). All’inizio della sua
nuova attività il ripristinato Consiglio Civico
(ma profondamente diverso da quello del
1848) volle chiedere immediatamente l’an-
nessione al nuovo Regno d’Italia (che in
verità fu costituito solo ai primi del 1861) e
elevò un solenne omaggio a Garibaldi. Ecco
la trascrizione dell’atto deliberativo, custodito presso l’Archivio Storico Comunale: non
impressioni l’inno alla “dittatura”, intesa nel
senso che i Romani davano al termine e
non nel significato che la parola ha assunto dopo i drammi del Novecento.
Prima seduta del Consiglio Civico del 7
luglio 1860.
Numero d’ordine –Primo
Il giorno 7 Luglio in Vittoria. Nella Chiesa
dello Spedale.
Si è riunito il Consiglio Civico di questa
Comune di Vittoria, in seguito d’invito del
Signor Baronello Salvatore Terlato Vice
Presidente, da cui viene presieduto, per
trovarsi impedito il titolare, dato questo
stesso giorno; legalmente intimato dal
Servente Comunale Giuseppe Paternò.
9°. Don Gaetano Contarella
10°.Fra’ Francesco Ciancio Parlotto
11. Dr. Giovanni Antonio Paternò
12.Don Giombattista Ricca
13.Don Paolo Caì Vicino
14.Sac.te Federico La China
15.Don Paolo Vicino Piazzo
16.Don Giuseppe Sinatra
17.Don Giuseppe Sarri
18.Fra’ Angelino Amodei Osservante
19.Dr. Francesco Porcelli
20.Don Giacomo Carfì
Sono intervenuti i signori consiglieri.
1°. Don Giuseppe Antonio Panagia
2°. Don Paolo Calì Bellassai
3°. Don Antonio Alessandrello
4°. Don Giuseppe Lio
5°. Don Giachino Giordano
6°.Don Leonardo Contarella
7°.Don Lucio Contarella
8°.Don Giombattista Giudice Jacono
Mancano perché impediti legalmente gli
altri Consiglieri
21.Don Emmanuele Alessandrello
22.Don Emmanuele Giordano
23.Don Francesco Astuto
24.Don Salvatore Maggiore
25.Don Clemente Mazzone
26.Dr. Salvatore Paternò
27.Don Giombattista Mazza Porcelli
28.Notar Filippo Neri Maltese
29.Don Salvatore Terranova
30.Don Giuseppe Nicolosi.
Essendo legale il numero degli intervenuti, il Vice Presidente ha dichiarato
aperta la seduta, ed ha invitato il Consiglio a deliberare anzitutto pella scelta di
un Vice Segretario, attesa l’assenza del
Segretario don Salvatore Ricca, perché
trovasi in Palermo.
Ed il Consiglio ad unanimità ha scelto a
Vice Segretario dello stesso la persona
del Notaro Ferdinando de Pasquale.
In seguito di che il Consiglio pria di occuparsi a deliberare su di affari che
mirar possono il bene della Patria ha
votato in primo luogo il seguente indirizzo per Dittatore Prode Generale Garibaldi.
«Il Consiglio Civico interprete dell’intero Municipio, ha unanimemente
deliberato, che non può, né dee esor-
dire i suoi atti, che pronunciando il
voto solenne dell’Annessione sotto
Vittorio Emanuele Primo Re d’Italia.
Cessate ormai le nefandezze Borboniche, noi inauguriamo in questa prima sessione un’Era novella sotto il
Re Galantuomo, sotto il Re Soldato,
che saprà elevare la bella Penisola
al rango delle prime Nazioni. E Voi,
invitto Eroe di Calatafimi, e Palermo,
che avete saputo guidare le nostre
destre all’ardita impresa, viverete
sino il completo trionfo che Dio vi
concederà, e sarà quando dal Capo
Pachino alle Alpi i due mari saranno
i nostri confini. Accogliete Prode
Generale, questi piccioli attestati di
un Consiglio che prende l’iniziativa
col grido: “Viva l’Annessione!”,
“Viva Vittorio Emanuele Primo Re
d’Italia! Viva la Dittatura! Viva
Garibaldi!”».
Come eravamo.Vittoria in bianco e nero
di Giuseppe La Barbera
N
el corso del XVII secolo, la nuova ter
ra di Vittoria si sviluppava demografi
camente, economicamente e urbanisticamente.
La popolazione registrava un notevole incremento nel corso del secolo, dovuto in gran
parte al fenomeno dell’immigrazione, permettendo così un continuo trasferimento di numerosi abitanti nel nuovo centro, provenienti
da ogni parte della Sicilia, come dimostrano
le ricerche di Attilio Zarino, Giuseppe Raniolo e Paolo Monello.
Durante il Seicento, la popolazione passò dai
900 abitanti del 1616 ai circa 4.000 della fine
del secolo. Nel 1651, i nuclei familiari erano
566, comprendenti 1962 individui. La composizione familiare era assai variegata: alla
tradizionale coppia con o senza figli, si affiancavano nuclei con ascendenti e collaterali o addirittura conviventi estranei.
I nuclei più numerosi erano soltanto due,
costituiti da dieci unità ciascuno, quello di
Giuseppe Curallo con otto figli e quello di
Filippo Di Marco con sei figli e due conviventi. La più ricca del paese era Vincenza
Catania, vedova di Andrea, con un patrimonio stimato circa 860 onze, mentre il più anziano era un certo Rocco Vassallo di novant’anni, sposato, e il più giovane capofamiglia era Antonino Rabbito di diciassette
anni.
I cognomi più diffusi erano Lo Iacono, Battaglia, Ciciruni, Meli, Occhipinti, Cannizzo,
Mulè, Tribastuni e Marangio, forme tuttora
presenti a Vittoria con frequenze abbastanza
alte, tranne per Tribastuni.
Le campagne circostanti l’abitato di Vittoria
erano coltivate con vigneti, affiancati da frumento, orzo, canapa, lino, legumi, olivi, carrubi e mandorli.
Le vigne si estendevano in quasi tutte le contrade del territorio e il 47 per cento della popolazione nel 1651 possedeva almeno un
modesto vigneto. Oltre all’agricoltura, determinante era anche l’allevamento del bestiame. Parecchie persone si dedicavano all’apicoltura per la produzione di miele e di
cera e alla bachicoltura per la produzione della
seta grezza. A queste attività si affiancavano
anche le prime fabbriche di tegole, di gesso,
i numerosi trappeti e palmenti privati e pubblici disseminati su tutto il territorio, e, sia
pure per un periodo molto limitato, anche
l’industria della canna da zucchero.
Si registrava l’ascesa economica di numerose famiglie e molte persone, raggiunto un
certo tenore di vita, entravano a far parte
dell’amministrazione del nuovo borgo. Come
tutti i villaggi di recente istituzione, Vittoria
presentava una struttura sociale molto omo-
genea e il ceto medio svolgeva un ruolo eminente nel governo della città. La nobiltà presente proveniva soprattutto da Modica, ricoprendo in genere cariche amministrative. Solo
verso la fine del secolo, si formarono nuclei
familiari che, arricchendosi, ricoprirono importanti cariche cittadine acquisendo titoli nobiliari, come i Ricca, i Paternò, gli Scrofani, i Terlato, i Ciano, i Custurieri, i Toro, i Biazzo e i Lio.
Le abitazioni erano distribuite in diversi quartieri: san Giovanni Battista, santa Maria delle
Grazie, il Castello, la Piazza, sant’Antonio e san
Vito.
Le case erano, in gran parte, costituite da una
sola stanza, ma non mancavano quelle formate
da due o più ambienti, con orti, casaleni, magazzini, dispense, pozzi d’acqua e spazi attinenti.
Gli amministratori della contea provvidero alla
realizzazione delle prime indispensabili infrastrutture, tra cui il castello, sede del potere locale, la chiesa, i magazzini e il mulino.
I servizi pubblici erano ridotti al minimo, si garantivano solo quelli dell’orologio, del medico
comunale e del maestro di scuola, ma molte
opere sociali in quel periodo erano dovute
alle offerte spontanee del popolo e alla magnanimità di alcuni cittadini, come la prima
opera di monacato e maritaggio, istituita nel
1619 da Paolo Custurieri per testamento, e
il primo ospedale, sorto grazie alla donazione del cittadino Matteo Terranova, per testamento del 1679.
Numerose erano le tradizioni religiose. Sin
dalla fondazione, l’intera cittadina si legava al culto di san Giovanni Battista. Anche
per santa Rosalia, il popolo di Vittoria manifestava una particolare devozione, eleggendola compatrona e tributandole una festa almeno sin dal 1638.
Accompagnavano le feste principali tre importanti fiere franche: quella di san Giovanni, quella di santa Maria delle Grazie, quella della Madonna di Loreto.
Nel gennaio del 1693 la Sicilia sud-orientale fu colpita da un terribile sisma. Tra le
vittime di Vittoria, quaranta bambini che si
trovavano nella chiesa madre, che fu rasa
letteralmente al suolo. La tradizione narra
che i paesani, non sapendo qual santo rin-
graziare, avessero messo in un bussolotto i
nomi di tutti i santi e che per tre volte consecutive fosse uscito proprio quello di san Giovanni Battista, la cui statua in legno fu trovata intatta, ma con il capo reciso, facendo pensare
che il Battista avesse sacrificato l’integrità della propria immagine per risparmiare il suo popolo. Da qui nacque una singolare tradizione,
unica nella diocesi di Siracusa, quella di onorare con una festa e relativa processione esterna
quel tragico 11 gennaio per ringraziare il precursore di Cristo, cui venne affidata la speciale
protezione contro i terremoti.
Vittoria era ancora un piccolo centro con una
storia recente, ma in meno di cento anni aveva
raggiunto uno sviluppo sociale, economico e
demografico non indifferente. Alla fine del secolo, contava una popolazione di circa quattromila abitanti, almeno sette chiese, due conventi, sette congregazioni, un ospedale, un
monastero femminile di clausura e, sebbene in
qualche modo colpita dal terribile sisma, intraprese subito il cammino verso il nuovo secolo,
ricostruendo dove necessario e sviluppandosi
ulteriormente in tutti i settori.
Quarto Centenario
Scatti d’epoca
e pari opportunità Gita in campagna
L
’anno 2007 è l’anno del Quarto Centenario della Fondazione di Vittoria, ma è
anche l’anno delle Pari Opportunità, anno
in cui l’Europa si propone di lavorare per portare avanti una sostanziale eguaglianza per tutti,
affinché la discriminazione sia realmente superata, al di là degli ostacoli che si possono incontrare. L’impegno di tutta la società civile è
quello di sensibilizzare le donne e gli uomini in
merito ai loro diritti di uguaglianza, di trattamento senza discriminazione per quanto riguarda la
razza, il sesso, le origini etniche, la religione, le
convinzioni, l’eventuale handicap, l’età, insomma la promozione delle pari opportunità per tutti, in una società fondata sulla diversità. Nel
nostro Paese le donne ed i giovani continuano
ad essere i protagonisti di una discriminazione
che allontana da un nuovo modo di leggere la
realtà sociale ed economica. Non siamo ancora
in grado di vedere i grandi cambiamenti che stanno avvenendo nella società e in particolar modo
nel mercato del lavoro. Si tratta, infatti, di eliminare schemi culturali che sono fermi e modelli di
riferimento al maschile e che non riescono a fare
propria la logica della valorizzazione della differenza, ma che, comunque impongono, anche
attraverso i media, una figura femminile spesso
lontana dalla realtà quotidiana, ma che viene
indicata vincente e di riferimento per le donne
stesse. L’impegno della Consulta Femminile
quest’anno è proprio quello di portare avanti il
concetto di pari opportunità.
È già in atto l’organizzazione di un seminario formativo per educare alle pari opportunità e che nello stesso
tempo, sia in grado di
chiarire il concetto di
Maistreaming (cioè
diffusione di un punto di vista fondato sulla differenza di genere). Le diversità di genere ha determinato la necessità di costruire gli strumenti per una stretta
integrazione delle politiche del lavoro con le politiche sociali e di sostegno alle famiglie.
Nell’ambito dei festeggiamenti per il Quarto Centenario della Fondazione di Vittoria stiamo organizzando, per il 14 aprile una “Notte Rosa” all’insegna della creatività femminile in tutte le sue
forme: dalla pittura al ricamo, dal decoupage alla
fotografia, dell’imprenditoria all’artigianato.
È nostra intenzione far emergere la creatività delle donne vittoriesi, affinché loro stesse si rendano conto delle loro capacità e del loro valore.
Se poi tutte insieme riusciremo a creare una rete
fra le donne ed a portare avanti la creatività trasformandola in imprenditorialità, superando il nostro innato individualismo, avremo veramente
raggiunto un traguardo importante.
Dora Guarino
Presidente della Consulta femminile
FOTO COLLEZIONE PICCIONE
Nell’ambito delle celebrazioni per il Quarto Centenario abbiamo previsto la creazione di
una fototeca comunale, per raccogliere le foto delle famiglie vittoriesi e costruire l’immagine
della nostra comunità, almeno dai primi del Novecento.
Gli interessati possono portare le foto all’Ufficio stampa del comune, Palazzo Iacono, nei
giorni di martedì e giovedì dalle ore 16.00 alle ore 18.00. Le foto saranno “scannerizzate”
e restituite immediatamente. Tutte le immagini saranno suddivise per categoria e saranno
poi esposte in una pubblica mostra, cui seguiranno vere e proprie pubblicazioni.
Le foto più significative saranno inoltre pubblicate su Vittoria Notizie.