Il ruolo dell`orientamento

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Il ruolo dell`orientamento
4. Il ruolo dell’orientamento nei
percorsi di alternanza scuola-lavoro
di Federico Batini
Afferma Maria Luisa Pombeni (2007, p. 15) che
La centralità del ruolo strategico attribuito all’orientamento nella lotta alla dispersione e all’insuccesso formativo non è da mettere in discussione. Il ruolo
strategico dell’orientamento viene collegato al fenomeno dell’insuccesso e
della dispersione mettendone in risalto le due facce del problema: da un lato,
le ricadute patologiche sul funzionamento del sistema scolastico stesso e le
conseguenze sul sistema economico-produttivo e, dall’altro, gli effetti problematici sull’evoluzione delle storie individuali (formative, lavorative, sociali).
L’esperienza di alternanza, ove correttamente intesa, potrebbe rivestire
indubbiamente una funzione orientativa, ma è altrettanto vero che per funzionare correttamente essa ha bisogno delle competenze, delle metodologie e
degli strumenti che sono propri dell’orientamento inteso come specifico settore di studi.
In che senso l’alternanza può avere un valore orientativo? In un percorso
di alternanza una persona si trova a compiere una serie di azioni e a mettere
in moto differenti processi cognitivi: collocarsi in un contesto, relazionarsi
con un’organizzazione, imparare a distinguere tra ruoli e persone, organizzare il proprio tempo, rispettare i tempi, collaborare, essere responsabile di
piccoli processi, comprendere regole esplicite e implicite di un contesto di lavoro, perseguire degli obiettivi, fare piccole scelte con conseguenze reali ecc.
In che senso l’alternanza ha bisogno dell’orientamento? L’esperienza di
alternanza richiede delle competenze che afferiscono alla sfera delle competenze orientative: saper osservare e leggere un contesto, saper collocare le
proprie competenze all’interno di un’esperienza specifica, saper collegare direttamente le esperienze in aula e quelle in organizzazione e percepirle come
continuum, saper costruire un progetto professionale su di sé a partire dalle
proprie caratteristiche osservate in situazione, saper porre domande adeguate in contesti organizzativi ecc.
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4.1. La normativa e l’orientamento
La normativa sull’alternanza scuola-lavoro evidenzia a più riprese il legame
profondo tra scuola e orientamento.
Già il D.Lgs. 15 aprile 2005, n. 77, Definizione delle norme generali relative all’alternanza scuola-lavoro, a norma dell’articolo 4 della legge 28 marzo 2003, n. 53, prevede tra le finalità dell’alternanza il «favorire l’orientamento dei giovani per
valorizzarne le vocazioni personali, gli interessi e gli stili di apprendimento
individuali» (art. 2).
Con il D.Lgs. 12 settembre 2013, n. 104, Misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca, si ribadisce l’importanza degli interventi di orientamento. Le attività di orientamento devono fare parte del piano dell’offerta
formativa di ciascuna scuola e si prevede a questo scopo uno stanziamento di
fondi specificatamente dedicati (art. 8). L’orientamento pertanto rappresenta
il fulcro sul quale costruire percorsi innovativi e soprattutto efficaci. La legge
8 novembre 2013, n. 128, che converte il decreto 104/20131 in materia di alternanza scuola-lavoro, allo scopo di facilitare la conoscenza delle opportunità
e degli sbocchi professionali dispone il potenziamento dei percorsi di orientamento nella scuola secondaria, individuando l’orientamento come potente
antidoto alla dispersione scolastica e specificando la funzione dell’orientamento rispetto all’alternanza. L’orientamento ha dunque la finalità di: «far
conoscere il valore educativo e formativo del lavoro, anche attraverso giornate di formazione in azienda, agli studenti della scuola secondaria superiore, con particolare riferimento ad Istituti Tecnici e Professionali, organizzati dai Poli Tecnico Professionali».
La legge prevede dunque delle specifiche azioni che dovrebbero consentire agli studenti degli ultimi due anni della scuola secondaria di secondo
grado di avvicinarsi al mondo del lavoro: giornate di formazione in azienda
e periodi di formazione on-the-job. Per gli insegnanti, la legge dispone attività formative e di aggiornamento obbligatorie sul tema dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, da svolgersi eventualmente presso le imprese stesse. In
questo modo si rischia di veicolare un pericoloso equivoco circa la “regia” del
modello stesso di alternanza, che sembra così fare passare, di fatto, le redini
all’impresa. Perché non si è pensato al contrario? Perché non sono le imprese
aderenti a formarsi su come si favorisce il raggiungimento di obiettivi di apprendimento attraverso l’esperienza sul campo?
La legge 13 luglio 2015, n. 107 individua nell’orientamento uno degli obiet-
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1.
La legge è stata pubblicata nella “Gazzetta Ufficiale”, n. 264, dell’11 novembre 2013 (http://www.
gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/11/11/13G00172/sg).
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tivi prioritari. Essa, inoltre, rifacendosi al D.Lgs. 77/2005, affida esplicitamente ai percorsi di alternanza scuola-lavoro il compito di incrementare le
opportunità di lavoro e le capacità di orientamento degli studenti:
Al fine di incrementare le opportunità di lavoro e le capacità di orientamento
degli studenti, i percorsi di alternanza scuola-lavoro di cui al decreto legislativo 15 aprile 2005, n. 77, sono attuati, negli istituti tecnici e professionali, per
una durata complessiva, nel secondo biennio e nell’ultimo anno del percorso di
studi, di almeno 400 ore e, nei licei, per una durata complessiva di almeno 200
ore nel triennio. Le disposizioni del primo periodo si applicano a partire dalle
classi terze attivate nell’anno scolastico successivo a quello in corso alla data
di entrata in vigore della presente legge. I percorsi di alternanza sono inseriti
nei piani triennali dell’offerta formativa (comma 33).
La normativa non presenta alcun riferimento a percorsi specifici di orientamento interni all’alternanza scuola-lavoro. L’orientamento è indicato ora
come una finalità dell’alternanza, ora come una modalità integrativa all’alternanza.
Alcune ricerche sul tema (Pozzi, Pocaterra, 2007) hanno evidenziato come
l’esperienza lavorativa, seppure condotta attraverso un tirocinio o uno stage,
assuma la duplice funzione di confermare allo studente la sostenibilità della
propria scelta di scuola, nonché di supportare lo sviluppo degli interessi per
la scelta professionale futura. Gli studenti che hanno partecipato alla ricerca
attribuiscono di fatto ai percorsi di alternanza scuola-lavoro una forte valenza orientativa (Vecchiarelli, 2015).
4.2. Ancora sull’orientamento (a scuola)
La letteratura scientifica dimostra che esiste uno stretto legame tra orientamento e lavoro (Brocca, 2013), ma anche che l’orientamento non può e non
deve essere inteso come un momento iniziale o finale di un percorso o di
un’esperienza lavorativa.
L’orientamento è un processo continuo di miglioramento del benessere individuale che si esplica in una maggiore consapevolezza delle proprie scelte,
possibilità, decisioni e responsabilità (Batini, Giusti, 2008; Batini, 2015). Per
l’isfol (Di Battista, Landi, Palomba, 2012), l’orientamento deve avere carattere formativo e deve essere concepito come un percorso di produzione di conoscenza su se stessi e sul contesto di riferimento. Occorre dunque superare
l’idea che l’orientamento consista nel fornire informazioni e proporre agli
alunni un accompagnamento attraverso esperienze in grado di stimolare la
riflessione su di sé e sul proprio progetto di vita professionale. Ciò è fattibile
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solo se si oltrepassa la visione di un orientamento “a tempo”, scandito in precisi momenti della vita scolastica, a favore di un orientamento lifelong e lifewide. Se la concezione classica “novecentesca” dell’orientamento era legata
all’idea che esso fosse un dispositivo di supporto ai momenti di scelta socialmente definiti (Batini, 2015), oggi sappiamo che l’orientamento formativo assume come obiettivo quello di sviluppare le competenze che servono ad autoorientarsi e ad assumere il controllo della propria vita e delle proprie scelte
nelle diverse fasi della vita (Batini, 2011; 2015).
A oggi, durante l’ultimo anno delle scuole secondarie di primo grado gli
istituti sono tenuti a mettere in atto iniziative dirette a orientare i giovani
nella scelta del percorso scolastico successivo. In seguito, nel corso della
scuola secondaria secondo grado, in particolar modo durante gli ultimi due
anni, gli istituti devono organizzare attività di preparazione alla scelta da
effettuare al termine degli studi. Si tratta di azioni a carattere informativo
(sui corsi universitari, sui corsi di formazione professionale post diploma e
sul mercato del lavoro, sulle caratteristiche dei settori produttivi e sulle figure professionali ecc.) o formativo (didattica orientativa, laboratori per lo
sviluppo di competenze, laboratori di bilancio, gruppi di orientamento narrativo ecc.).
L’orientamento è entrato a fare parte dunque dell’attività istituzionale di
tutti gli istituti scolastici ed è parte integrante dei curriculum di studio, oltre
che dell’intero processo educativo e formativo.
Nel suo Rapporto Orientamento presentato nel 20122, l’isfol rileva come
la grandissima parte delle attività di orientamento sia svolta all’interno
delle scuole e consista prevalentemente in didattica orientativa, colloqui di
gruppo, azione informativa e colloqui individuali di orientamento. Attività
esterne sono organizzate in prevalenza dagli istituti di istruzione secondaria di secondo grado: partecipazione a giornate dedicate all’incontro con le
aziende (job meeting), saloni, career days, “giornate aperte”.
Il Rapporto evidenzia come, sebbene la cultura dell’orientamento sia entrata a fare parte del sistema dell’istruzione, il servizio di orientamento nelle
istituzioni scolastiche non abbia ancora carattere sistemico bensì occasionale, a causa soprattutto della scarsità di risorse, sia economiche che umane.
Risulta altresì poco diffuso il lavoro in rete con altri servizi del territorio, in
particolare Servizi per l’impiego e Informagiovani, così come tutte le iniziative di orientamento in rapporto con l’esterno, nonché l’attività di valutazione delle azioni di orientamento, limitata a un terzo delle scuole.
Nonostante i ritardi e le difficoltà, sappiamo che l’orientamento fornisce
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2.Il Rapporto è stato realizzato su dati dell’anno 2011, raccolti su un campione di 3274 scuole.
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strumenti per le successive scelte e sembra facilitare una maggiore predisposizione successiva a interagire con l’ambiente di lavoro. Inoltre, la possibilità
di intensificare le attività di orientamento contribuisce alla promozione e alla
messa in evidenza delle vocazioni personali, degli interessi e degli stili di apprendimento alla base di un atteggiamento propositivo (Morselli, Costa, 2014).
4.3. L’alternanza e le competenze
L’alternanza scuola-lavoro rappresenta per uno studente un’occasione per apprendere dall’esperienza, ma anche per potenziare la capacità di interpretare
le informazioni e di riaggregarle in schemi comportamentali personali (Ribolzi, 2000, p. 73), da mettere a frutto in un’ottica decisionale.
Il nucleo fondamentale dell’area “competenziale” nel contesto lavorativo
non è rappresentato tanto (o soltanto) dalle competenze tecnico-professionali, quanto dalla qualità del processo interattivo che il soggetto stabilisce
con le imprese, con le istituzioni e con le reti sociali nelle quali esso stesso
è coinvolto (Bodega in De Carlo, 2011). Ne deriva che una persona non è occupabile in assoluto, ma lo è in rapporto al contesto nel quale è inserita, al
suo stato del momento e alla rete relazionale che si è costruita. L’occupabilità
di un soggetto viene definita attraverso la capacità di reperire e conservare
un lavoro, migliorare la propria posizione o modificarla. Per dirla in breve,
nell’interazione soggetto-mondo, l’astrazione reale (astrazione che cessa di
essere tale nel momento in cui le competenze «soft» vengono espresse in una
performance in situazione reale) delle competenze invisibili esprime tutta la
sua materiale operatività di “misuratore” del livello di occupabilità di una
persona.
Si tratta pertanto di educare il ragazzo a orientarsi all’agency personale,
con l’obiettivo del controllo autonomo. Ciascun soggetto deve diventare capace di modificare, ripensare e riqualificare il proprio talento a partire dalla
propria libertà di azione e di scelta. Occorre pensare a promuovere, contestualmente all’alternanza, percorsi di sviluppo dello spirito di iniziativa, di
atteggiamento proattivo, di pensiero creativo, di auto imprenditorialità, che
rappresentano il fulcro di quelle competenze intangibili di tipo strategico
(Loiodice, 2012), che attivano nello studente una agency capacitante oltre il
valore delle singole competenze acquisite (Morselli, Costa, 2014).
Lo snodo significativo del ruolo dell’orientamento all’interno dell’alternanza scuola-lavoro come processo trasversale di formazione partecipata,
dunque, risiede nella possibilità di aiutare lo studente a leggere meglio i contesti in cui vive e opera e a renderli «capacitanti e possibilitanti» per sé e per
gli altri (Alberici, 2008, p. 21).
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In tale ottica solo e soltanto il soggetto diventa misura di cambiamento e
change management, grazie alla sua competenza in termini di processi di sensemaking, alle conoscenze, agli apprendimenti, alle esperienze, alle relazioni, ai
vissuti e alle emozioni. Questa constatazione rende necessario promuovere
nei soggetti percorsi che sostengano la crescita dei soggetti medesimi (autonomia e responsabilità sono le parole chiave) attraverso il riconoscimento e
la conseguente valorizzazione di quelle risorse invisibili, ma centrali (Itami,
1988; Maroino, 1990), strategicamente rilevanti in un contesto che punta a
una crescita qualitativa e creativa, e che pertanto deve porre al centro il «fattore uomo» (De Carlo, 2011).
Se l’alternanza diventa una combinazione senza soluzione di continuità
di apprendimento scolastico e di apprendimento esperienziale in situazione,
all’interno dei luoghi di lavoro, allora anche le azioni sul piano didattico devono essere progettate in modo sinergico e cooperativo in collaborazione col
mondo dell’impresa, lasciando il timone saldamente in mano all’istituzione
scolastica.
4.4. La progettazione dell’orientamento per l’alternanza
Al fine di agevolare le scuole nella progettazione curricolare delle iniziative di
alternanza dirette a facilitare la transizione scuola-lavoro, il ministero dell’Istruzione ha avviato nel marzo 2013 una consultazione pubblica rivolta agli
operatori scolastici. Nel documento Costruire insieme l’alternanza scuola-lavoro3
sono affrontati alcuni dei temi più importanti che riguardano l’implementazione di percorsi in alternanza: ambiti di riferimento, alleanze territoriali,
progettazione condivisa, struttura organizzativa, realizzazione, valutazione
degli apprendimenti, certificazione, valutazione del progetto, risorse finanziarie. In particolare, la proposta vede nell’alternanza il punto di partenza
per lo sviluppo di reti territoriali tra istituzioni scolastiche e formative, imprese e altri soggetti del mondo economico e del terzo settore, la cui creazione è auspicata anche dal D.L. 6 dicembre 2011, n. 201, Disposizioni urgenti
per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici (Riforma Fornero). Le
reti territoriali sono formalizzate attraverso accordi di diversa tipologia che
riguardano un numero variabile di soggetti, e che possono condurre a forme
di partenariato stabili, di durata pluriennale. Per la costituzione di partenariati scuola-impresa si può inoltre fare riferimento alle reti territoriali per
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3. Cfr. http://www.indire.it/scuolavoro/consultazione/wp-content/uploads/2013/03 COSTRUIRE-INSIEME-LALTERNANZA-22_03.pdf.
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l’apprendimento permanente, previste dall’Intesa sulle politiche per l’apprendimento permanente del dicembre 2012.
Interessante diventa lo sviluppo di un modello organizzativo a tripla
elica Scuola-Impresa-Territorio, che possa prevedere al suo interno pratiche
di orientamento progettate dai soggetti coinvolti, cioè studenti-imprenditori/
esperti/operatori territoriali, e che risponda agli obiettivi di apprendimento
trasversali definiti dal sistema di istruzione.
Questo modello consentirebbe agli studenti di partecipare alla costruzione del proprio percorso professionale mobilitando attitudini, conoscenze
e abilità utili allo sviluppo della propria professionalità e progettualità, secondo un’ottica student voice (Cook-Sather, 2014).
L’intento è quello di instaurare un legame forte tra competenza e biografia
(con retroazioni reciproche), che al di là delle contrapposizioni metodologiche
dei diversi modelli di competenza possa sviluppare nello studente una capacità di progettualità di sé credibile e sostenibile nel tempo.
Una mappatura dei bisogni e delle motivazioni attraverso approcci di
orientamento narrativo può rappresentare una risorsa preziosa per individuare
quella dimensione invisibile, profonda e necessaria, sia per una progettualità
politico-economica in termini di organizzazione, analisi e sistemazione logistica, costi e tempi e produttività, sia per una progettualità personale in termini di qualità e responsabilità degli schemi di comportamento e delle metodologie di autoapprendimento, di benessere sociale e della vita.
Diventa indispensabile offrire agli allievi le coordinate per tracciare il
percorso in cui si realizzi una transazione tra il sé, in cui poter da un lato riconoscere le attitudini, i talenti, le capacità e gli interessi, dall’altro confrontarsi con le modalità di sostegno alla realizzazione della persona, consolidare
la sua identità, sviluppare le competenze e promuovere un progetto professionale e di vita all’interno di un luogo di lavoro.
L’orientamento, infatti, migliora l’efficienza e l’efficacia dei sistemi di
istruzione, formazione e lavoro non solo attraverso la sua azione di prevenzione e contrasto della dispersione scolastica, ma anche attraverso il potenziamento dell’incontro tra domanda e offerta di competenze, favorendo il
successo formativo e l’occupabilità.
Progettare all’interno dei percorsi di alternanza scuola-lavoro azioni pensate e condivise di orientamento, significa prendere in carico con responsabilità il futuro personale e professionale dello studente, facendolo diventare
parte attiva e corresponsabile del percorso non solo a scuola (dove deve esercitare decisionalità e autonomia in un contesto protetto), ma anche nel territorio e nel mondo del lavoro.
Al centro resta sempre l’allievo, protagonista delle sue scelte e del suo percorso educativo e formativo.
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4.5. Il sistema di orientamento
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A livello di governance, la gestione dei servizi di orientamento nell’ambito
dei servizi per il lavoro risulta ancora disomogenea sotto il profilo della
normativa e della prestazione dei servizi, per cui si rende necessaria una
politica nazionale di orientamento che ponga fine alla frammentarietà di
azioni, pratiche, servizi e figure professionali. I recenti interventi in materia di orientamento, in linea con le disposizioni comunitarie sull’orientamento permanente, hanno messo in luce l’importanza di approcci di
sistema, in particolare in termini di potenziamento dei servizi e di incremento della qualità delle prestazioni offerte e di maggiore coordinamento e
integrazione fra i sistemi e i soggetti dell’istruzione/formazione e del mercato del lavoro.
In questa direzione vanno le Linee guida nazionali sull’orientamento approvate in Conferenza unificata Stato, Regioni, Enti Locali nella seduta del 5 dicembre 2013, che rappresentano un passo importante nel processo di definizione, attualmente in corso, del Sistema nazionale di orientamento
permanente nel campo dell’educazione, della formazione professionale e
dell’occupazione.
Le Linee guida costituiscono un valido punto di partenza nella costruzione
dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, che devono necessariamente prevedere azioni di orientamento non solo ex ante ed ex post, ma anche in itinere.
I punti principali che ci interessano sono:
• il diritto all’orientamento lungo tutto l’arco della vita, riconosciuto a
ogni cittadino, da assicurare tramite specifiche politiche dirette a favorire l’occupabilità, l’inclusione sociale del singolo e quindi lo sviluppo
economico;
• la necessità di sviluppare le politiche di orientamento in modo integrato
da Stato, Regioni ed Enti locali nell’ambito di un ampio quadro di interventi riguardanti l’istruzione, la formazione di giovani e adulti, il lavoro
e l’inclusione sociale.
Le funzioni principali riconosciute all’orientamento, nella prospettiva
delle Linee guida, possono diventare le finalità di un progetto di alternanza
scuola-lavoro:
a) educare (funzione educativa): favorire, fin dalla scuola primaria, lo sviluppo
di capacità orientative che consentano a ogni individuo di gestire in maniera autonoma il proprio auto-orientamento;
b) informare (funzione informativa): potenziare le capacità dei singoli di selezionare e valutare le informazioni a disposizione ed, eventualmente, di
cercarne altre;
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c) accompagnare (funzione di accompagnamento): supportare lo sviluppo di
competenze decisionali e di controllo attivo, aiutare la persona in momenti di transizione, con il fine di contrastare il rischio di insuccessi;
d) orientare (funzione di consulenza orientativa): sostenere le capacità di costruzione di progetti personali di carattere formativo e lavorativo;
e) mettere a sistema (funzione di sistema): supportare le azioni di orientamento, per assicurarne la qualità e l’efficacia in tutti i contesti locali (assistenza tecnica, formazione operatori, promozione della qualità, ricerca
e sviluppo).
Allo stesso modo le azioni relative alla governance multilivello possono essere tradotte in macro fasi operative per l’implementazione di percorsi di alternanza scuola-lavoro:
1) il coordinamento delle risorse e degli interventi a vari livelli territoriali,
al fine di superare la frammentarietà degli interventi;
2) il sostegno allo sviluppo di reti locali, regionali e nazionali dirette all’orientamento;
3) la condivisione e lo sviluppo di strumenti e tecnologie per la creazione di
una rete unitaria di informazione e supporto all’offerta di istruzione, formazione e lavoro;
4) la predisposizione di un sistema di monitoraggio e valutazione delle politiche di orientamento;
5) l’accreditamento dei servizi di orientamento alla persona e delle competenze degli operatori;
6) la promozione di un’offerta integrata di orientamento attraverso reti territoriali da parte dei vari sistemi (scolastico, formativo, universitario, del
lavoro e delle politiche sociali);
7) il sostegno allo sviluppo di un processo continuo di innovazione di strumenti e metodologie d’intervento condivise.
Le stesse Linee guida individuano al loro interno gli obiettivi specifici che
sono i medesimi di un intervento di alternanza scuola-lavoro:
• il contrasto al disagio formativo, attraverso la riduzione della dispersione
e dell’abbandono scolastico;
• il sostegno a una maggiore occupabilità di giovani e adulti, anche attraverso il miglioramento della qualità delle azioni di orientamento in capo
ai servizi pubblici per il lavoro;
• la promozione dell’inclusione sociale tramite una maggiore partecipazione delle famiglie alle scelte formative e professionali dei giovani.
Nell’ambito del sistema scolastico, nel febbraio 2014 il miur ha diffuso le
Linee guida nazionali per l’orientamento permanente, sviluppate in coerenza con
le Linee guida nazionali sull’orientamento, concertate a livello interistituzionale
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e con il Piano nazionale di garanzia per i giovani4, oltre che nel contesto della
Strategia Europa 2020.
Queste Linee guida, che sostituiscono quelle del 2009, ribadiscono il valore dell’orientamento non solo in relazione alla transizione scuola/formazione e lavoro, ma anche nell’ottica di uno sviluppo permanente della persona, necessario al fine di potersi adattare a contesti in continua evoluzione.
Per quanto riguarda in particolare l’orientamento scolastico, il documento
evidenzia il ruolo giocato dal sistema, attraverso le azioni di “didattica orientativa” ai fini dell’acquisizione delle competenze di base e trasversali da parte
dei giovani (life skills). A essa vanno affiancate azioni di accompagnamento
e consulenza orientativa, da realizzare in risposta a bisogni specifici individuali o di gruppo.
Alle scuole – riconosciute come ambiente di apprendimento all’interno
del quale è necessario intervenire con azioni di orientamento dirette a sostenere i processi di scelta del giovane, favorendone il successo personale e professionale, l’inclusione e l’occupazione – sono affidati numerosi compiti:
• potenziare la collaborazione con il mondo del lavoro, dell’associazionismo
e del terzo settore al fine di rafforzare e sviluppare reti e partenariati a livello locale;
• sviluppare esperienze imprenditoriali, in collaborazione con i soggetti
economici e le aziende, e con il supporto di un tutor;
• creare, anche con la partecipazione di imprenditori, laboratori di sviluppo di competenze per la gestione della carriera professionale;
• sviluppare stage e tirocini nell’ambito del percorso formativo della scuola
secondaria superiore.
L’orientamento (in ingresso, in itinere e in uscita) all’interno di un progetto
di alternanza diviene, nella prospettiva dell’apprendimento permanente,
una risorsa cardine per favorire la costituzione di sistemi di istruzione efficaci e significativi in termini di saperi, capacità e competenze realmente
acquisiti, e che siano in grado di aumentare l’occupabilità. Senza controllo e
padronanza da parte del soggetto che l’orientamento formativo è in grado di
favorire, l’esperienza di alternanza rischia di diventare l’ennesima occasione
perduta.
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4.
Si tratta di Piani straordinari per l’occupazione giovanile attuati con il D.Lgs. 104/2013 (convertito,
con modificazioni, nella legge 128/2013) e con D.L. 28 giugno 2013, n. 76 (convertito con modificazioni
in legge 9 agosto 2013, n. 99).
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4. Il ruolo dell’orientamento nei percorsi di alternanza scuola-lavoro
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Alternanza scuola-lavoro: storia, progettazione, orientamento, competenze
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