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RAPPORTO Il Mercato e l’Industria del Cinema in Italia 2009 fondazione ente dello spettacolo In collaborazione con Con il sostegno di Editing e grafica: PRC srl - Roma Realizzazione a cura di: Area Studi Fondazione Ente dello Spettacolo Consulenza: Redento Mori RAPPORTO Il Mercato e l’Industria del Cinema in Italia 2009 fondazione ente dello spettacolo La Fondazione Ente dello Spettacolo opera dal 1946 (www.entespettacolo.org) È una realtà articolata e multimediale, impegnata nella diffusione, promozione e valorizzazione della cultura cinematografica in Italia. Negli anni è divenuta leader di contenuti Cinema che gestisce per i portali del Sole24Ore, Yahoo, Libero, Wind-imode, Telecom, Tim, MTV, Comingsoon Television e altri. Svolge attività di editoria tradizionale ed elettronica con il portale www.cinematografo.it, organizza eventi culturali, convegni internazionali, seminari, anteprime cinematografiche, spesso in collaborazione con importanti partner italiani e stranieri, tra cui Cinecittà Luce S.p.A., Centro Sperimentale di Cinematografia, Cahiers du Cinéma. Organizza il Tertio Millennio Film Fest - www.tertiomillenniofilmfest.org È editore della Rivista del Cinematografo, il più antico periodico italiano di critica cinematografica. Presentazione l Rapporto 2009 su “Il Mercato e l’Industria del Cinema in Italia” è il seguito naturale del precedente Rapporto che per la prima volta in Italia forniva un quadro organico di questo settore vitale dell’economia. Il consenso ottenuto dall’edizione dello scorso anno ha indotto i promotori della ricerca a procedere nel percorso di lettura e di analisi con l’integrazione di altri dati che arricchiscono quest’opera realizzata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con Cinecittà Luce S.p.A. I Un aspetto essenziale di questa seconda edizione è infatti la ricerca di una migliore definizione degli operatori e degli assetti economici delle varie componenti della cinematografia italiana. Nel Rapporto 2008 l’attenzione era rivolta soprattutto al mercato e all’offerta e in questa ottica si era cercato di definire i confini di tutte le attività cinematografiche (il cui valore si avvicina a 5 miliardi di euro), rispetto a un’osservazione tradizionalmente dedicata solo al mercato della domanda, incentrata sugli incassi nelle sale e nei ricavi da home video (e valutata quindi in circa 1,5 miliardi di euro), e sofferente di una mancanza di dati e di informazioni pressoché assoluta. Una volta stabilito il quadro di analisi, l’attenzione è stata dedicata quest’anno a individuare quelle imprese - fra le oltre 9mila attive - che con il valore della loro produzione contribuiscono da sole a oltre l’80% del volume d’affari complessivo (sempre sul fronte del mercato dell’offerta, beninteso) di tutto il settore. Lo stesso campione di aziende selezionato è passato da 285 a 650 società di capitali. Per la prima volta inoltre si è cercato di determinare, sul versante degli investimenti nella produzione di film - da cui trae origine praticamente il fatturato realizzato ogni anno dal settore - l’apporto non solo dei capitali privati e dei contributi pubblici del FUS, ma anche quello dei fondi europei e delle Regioni attraverso i Film Fund e le Film Commission. Apporto di cui si fornisce in termini di entità anche il confronto con i sistemi di finanziamento pubblico (comunitario, statale, territoriale) ai quali si ricorre negli altri Paesi europei. Questo porta a definire la consistenza e la qualità del cinema nazionale in ordine al suo principale problema: la concorrenza con la produzione straniera, essenzialmente quella delle majors di matrice americana, che rappresenta peraltro anche il primo problema di tutto il cinema europeo. La vitalità del film italiano è la ragione di vita di tutto il settore cinematografico. Il Rapporto 2009 conferma che nonostante l’aggressività dei competitors stranieri e la contrazione dei contributi pubblici, l’universo creativo e industriale della cinematografia italiana non ha abbassato le sue difese. È compito di tutti i soggetti protagonisti evitare che le criticità compromettano le prospettive. Dario E. Viganò Presidente Fondazione Ente dello Spettacolo Luciano Sovena Amministratore Delegato Cinecittà Luce S.p.A. INDICE Prima parte – L’EVOLUZIONE DI UN MONDO TUTTO QUANTO FA CINEMA Capitolo 1 – La sfida digitale 11 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 13 13 14 15 16 18 18 Alla conquista della mobilità La definizione del business Il mercato dell’offerta Conoscere per decidere Con il digitale cambia tutto Lezioni americane all’Europa Più handicap che vantaggi competitivi Capitolo 2 – L’economia di riferimento 21 1. 2. 3. 4. 5. 22 23 24 25 26 Unico denominatore: il box office Dal borderò ai bilanci Il core business e il grande settore Quel silenzio consapevole La generazione dei tanti schermi Seconda parte – IL CINEMA E LE SUE RISORSE CAPITALI E LAVORO Capitolo 3 – Le società e l’attività d’impresa 31 1. 2. 3. 4. Anagrafe: i numeri della flessione Ecco il primo saldo demografico negativo Il sorpasso storico delle società di capitali Meno imprese e il fatturato cala • Quanto produce l’intero settore • La redditività delle società 5. Quale selezione è in cantiere • Classi di fatturato 6. Chi perde e chi ci guadagna • Classi dimensionali 7. Cambia anche la mappa geografica • La distribuzione territoriale 8. Quei 736 milioni di euro che cambiano casa 32 34 37 40 40 43 44 45 46 47 48 49 50 Capitolo 4 – Le professioni e il mercato del lavoro 53 1. Quanto conta la leadership del cinema • Mercato del lavoro 2. Tutto il peso dei “figli di Cinecittà” • Distribuzione territoriale 3. Le vere dimensioni dei flussi di lavoro • Occupazione • Livelli e periodi d’impiego 4. Quel fantasma era l’occupazione del 1999 55 55 58 58 60 60 62 63 5. Dove finisce la trasparenza delle partite IVA • Remunerazione 6. L’insostenibile leggerezza del saggio • Pari opportunità • Fasce retributive • Redditi da lavoro 7. Alle soglie della povertà • Classi di reddito • Turnover 8. La difficile costruzione di una carriera • Qualifiche professionali • Quotazione reputazionale 9. Il paradosso della flessibilità che crea rigidità 10. La società del cinema • Le rappresentanze d’impresa • Le rappresentanze sindacali • Le organizzazioni professionali • Le strutture di categoria • Le associazioni artistiche e culturali • Gli organismi internazionali 65 68 68 68 69 70 73 74 75 77 77 79 81 82 82 84 86 86 89 90 Terza parte - TUTTI I MERCATI DEL FILM DALLA PRODUZIONE AL CONSUMO Capitolo 5 – La filiera dell’offerta 1. Primo step: i capitali e la qualità dei progetti 2. Meno film a basso budget • Investimenti 3. I capitali coraggiosi e il nuovo mix di risorse • Risorse private • Azionariato e soci finanziari 4. La famiglia allargata dei cineasti 5. Un nuovo paradigma finanziario? • Partner bancari • Fondazioni bancarie 6. Se il FUS continua a dimagrire • Risorse statali • Fondi regionali 7. Quale ruolo per le Film Commission 8. Perché si parla di federalismo cinematografico • Fondi Europei 9. Dove nasce l’offerta: l’attività di produzione • Valori patrimoniali • Contributi pubblici 10. La vera sfida dei produttori nazionali • Aiuti comunitari 11. Il film e le sue declinazioni • La produzione integrata • Animazione • Documentari • Cortometraggi 95 96 98 98 100 101 102 103 105 106 107 108 109 113 115 116 117 119 119 121 124 129 129 130 130 131 131 • Film TV • Hard • Industrie tecniche e audiovisive 12. Il mercato strategico della distribuzione • Commissioni di noleggio • Export • Contributi dello stato • Sostegni Ue • Diffusione allargata 13. La lotta di classe dell’esercizio 14. Pochi posti in sala per il film italiano • Investimenti immobiliari • Innovazione tecnologica • Incentivi pubblici 15. Quanti Cinema Paradiso da salvare • Entrate da incassi • Aree di business 132 132 133 134 139 139 141 141 142 142 146 148 150 150 151 152 153 Quarta parte – GRANDI E PICCOLI PROTAGONISTI RAPPORTI DI FORZA E VALORI A CONFRONTO Capitolo 6 – Gruppi e aziende: le principali realtà 157 1. 2. 3. 4. 5. 6. 158 163 175 179 179 182 Holding e gruppi dominanti Le società operative e i leader Le principali case di produzione Le maggiori compagnie di distribuzione I grandi circuiti dell’esercizio Le prime imprese industriali e dei servizi Capitolo 7 - Le quote di mercato 187 1. L’egemonia Usa è il problema dell’Europa 2. Quali risorse a difesa del cinema nazionale • La ripartizione per fatturato • La suddivisione per incassi 3. Italia-estero: un rapporto di forza 4. King maker e player 5. Major, mini-major e indie 6. Dove si concentra il business • Produzione • Distribuzione • Esercizio 188 189 190 194 195 195 196 197 197 200 201 APPENDICE L’altra mano pubblica Regioni e Film Commission 207 L’evoluzione della Cinematografia di Stato e Cinecittà Luce SpA 229 Prima parte L’evoluzione di un mondo Tutto quanto fa cinema CAPITOLO 1 “L’INDUSTRIA CULTURALE È UN SISTEMA. I PRODOTTI CULTURALI HANNO CARATTERE TECNOLOGICO E SONO ISPIRATI ESCLUSIVAMENTE A LOGICHE DI MERCATO” Theodor W. Adorno (1903-1969), filosofo, sociologo e compositore tedesco La sfida digitale Q uale bene culturale, l’opera cinematografica ha un duplice DNA, artistico ed economico. Ma se si volesse approfondire l’osservazione e definirne per esempio il codice genetico, si constaterebbe che la natura originaria del cinema appartiene alla tecnologia. Lo riconoscevano implicitamente gli stessi fratelli Louis e Auguste Lumière – «Il cinema è una invenzione senza domani» – al momento dei primi bilanci dopo aver brevettato nel 1895 la loro prima apparecchiatura da presa e da proiezione. Thomas A. Edison e Charles Pathé furono i primi a rendersi conto che in realtà quell’innovazione poteva rivelarsi un affare colossale e a capire come farne sul piano produttivo un’industria, scoprendo il cosiddetto anello mancante: quel mezzo tecnico non doveva servire solo per riprendere la vita e la cronaca quotidiane, ma anche per riprodurre e mettere in scena altre realtà.1 1 È ricorrente nei libri dedicati alla storia del cinema il riferimento alla graduale perdita d’interesse del pubblico, dopo i primi entusiasmi, a quanto si proiettava al Grand Café di Boulevard des Capucines di Parigi. Fu abbastanza chiaro in breve tempo che gli spettatori ormai sapevano tutto su come arrivavano i treni in stazione, su come uscivano operai e prodotti dalle fabbriche, sul modo più efficace di innaffiare gli orti, sul traffico cittadino. Anche le “invenzioni” e i trucchi di George Méliès, primo concorrente dei fratelli Lumière, avevano saputo dopo un iniziale successo risollevarne le sorti. Negli Stati Uniti ebbe miglior fortuna George C. Hale, fantasioso comandante dei pompieri di Kansas City, che si inventò i cosiddetti scenic tour, presentati per la prima volta all’Esposizione di St. Louis nel 1904 e consistenti in una serie di carrellate panoramiche girate nelle località più suggestive d’America e d’Europa (cascate del Niagara, Alpi svizzere, la Torre di Londra, il Colosseo di Roma, i castelli della Loira, le piramidi d’Egitto e i cammelli del Sahara erano i filmati – documentari ante litteram – più apprezzati). In Italia questo passaggio si consumò ad esempio subito dopo il 1910, anche se i primi film non furono altro che allestimenti di opere teatrali o letterarie e portavano con grande evidenza la firma degli autori dei soggetti. Da La morte civile presentata con i nomi del commediografo Paolo Giacometti e dell’interprete Amleto Novelli a Nanà “; da Il padrone delle ferriere “di George Ohnet” alle diverse edizioni di La capanna dello zio Tom, da Harriet Beecher Stowe, fino a Cabiria, attribuito a Gabriele D’Annunzio, più tante altre pellicole ancora. Era questo anche un modo per dare dignità d’arte alla nascente cinematografia.2 Dal giorno in cui è stato concesso spazio alla creatività, il prodotto dell’industria filmica è tuttavia diventato una forma d’arte, un bene culturale, un prototipo unico e originale, a forte componente intellettuale. E in quel momento il cinema ha cominciato a essere un media che trasmette valori e comunica contenuti, un’occasione di esperienza, ossia un experience good di largo consumo, in quanto riproducibile ennesime volte. Ma a conferma della sua originaria informazione genetica è la natura tecnologica che continua a segnarne lo sviluppo. Ben pochi, dopo le prime pellicole bicromatiche della Kodak per I dieci comandamenti di Cecil B. DeMille del 1923 credevano nel sistema Technicolor di Herbert Kalmus, che si sarebbe invece rivelato fondamentale un decennio dopo con il passaggio alla tricromia. Anche quando a Hollywood fu introdotto dalla Warner il sonoro, la seconda storica innovazione, con la prima colonna musicale del Don Juan interpretato da John Barrymore nel 1926 e poi l’anno successivo con i dialoghi e le canzoni di Al Jolson in Il cantante di jazz di Alan Crosland si disse che non sarebbe cambiato nulla. Una scena di Cantando sotto la pioggia di Gene Kelly e Stanley Donan (1952) lo ricorda in modo significativo nel dialogo fra i due personaggi del regista Douglas Fowley – «È una trovata che non dura!» – e del musicista Donald O’Connor: «Anche dell’automobile si disse così». Ne era convinto pure Charles Chaplin: «Il muto sopravviverà perché rappresenta la poesia del gesto». Al contrario il sonoro – oltre a imporre il nuovo standard di 24 fotogrammi al secondo rispetto ai precedenti 16 – spazzò via una generazione di cineasti e di divi del muto. Dal 1941 in poi, dopo l’avvento della colonna sonora stereofonica con Fantasia della Walt Disney, l’evoluzione tecnologica è proseguita a ritmo costante, dal Cinemascope fino alle ultime tecniche computerizzate per l’elaborazione degli effetti speciali e ai nuovi sistemi di produzione e proiezione digitalizzati, in alta definizione e 3D, congeniali alla diffusione satellitare e via internet. 2 12 | Ne fa fede anche quanto lasciato scritto nelle proprie memorie dal vero regista, Giovanni Pastrone, che mise in scena il soggetto di D’Annunzio: «Sono fiero, oggi, di aver rinunciato alla paternità intera di Cabiria – avevo appena trent’anni – per regalare a D’Annunzio un film che avevo fatto io. A quell’età non era da tutti rinunciare alla gloria». 1. Alla conquista della mobilità Nell’avvalorarne le qualità espressive e le valenze artistiche, la lunga serie di innovazioni ha al tempo stesso fatto del cinema un’attività culturale e d’intrattenimento sempre più multimediale, amplificandone – secondo le logiche di mercato cui è strettamente sottoposto fin dai primi anni di vita – i canali distributivi, gli spazi e le modalità di fruizione. Ha cominciato a uscire dalle sale negli anni Cinquanta entrando nelle case attraverso la televisione e il consumo domestico si è progressivamente intensificato con i videoregistratori e i supporti VHS alla fine degli anni Settanta. Quando nel 1991 è arrivata la pay TV, le abitazioni sono diventate esse stesse luoghi di spesa alternativi al botteghino e alle casse delle videoteche o (qualche tempo dopo) delle edicole. Avviatosi già sulla strada del digitale con l’entrata in commercio nel 1985 dei CD-Rom, i nuovi dischetti ottici, il cinema vi si è poi insediato con crescente dimestichezza grazie ai CD-I interattivi alla fine degli anni Ottanta e in particolare al lancio dei DVD nel 1998, lo stesso anno in cui è “esplosa” la navigazione via internet e il file sharing (soprattutto non autorizzato) ha cominciato ad assumere dimensioni vertiginose. Un ulteriore processo di mutazione è maturato nei primi anni Duemila nell’ambito della cosiddetta modalità VOD, ossia video on demand, parallelamente alla tumultuosa diffusione delle playstation per videogame. A quel punto il film è uscito per la prima volta dai suoi luoghi fino ad allora deputati – sale o case che fossero – e ha conquistato quale mobile video content la sua piena mobilità open sky. 2. La definizione del business Secondo le stime più diffuse i macrosettori dell’industria della comunicazione in questi 20 anni avrebbero visto crescere il valore delle loro produzioni da 28,6 a 105,2 miliardi di euro (ossia 3,67 volte), con un apporto da parte del settore audiovisivo passato da 998 milioni a poco più di 6,2 miliardi (6,25 volte tanto). Nell’alveo degli audiovisivi il cinema è accreditato di un contributo salito da 283 milioni del 1987 a 637 milioni di euro del 2008 per un moltiplicatore pari a 2,25.3 Facendo riferimento alle attività di comunicazione, si tratta di dati basati essenzialmente sul volume d’affari generato attraverso i vari canali e supporti distributivi – le cosiddette piattaforme – e che attengono sostanzialmente ai gruppi di servizi sviluppati dai cosiddetti carrier, come le telco, i network televisivi e radiofonici, i provider, gli editori di con- 3 I dati riportati sono contenuti nella ricerca L’industria della comunicazione in Italia 1987-2008. L’andamento dei mercati, le sfide per il regolatore, i rischi e le opportunità per il cittadino, a cura di Flavia Barca e Andrea Marzulli, per lo IEM-Istituto di Economia dei Media della Fondazione Rosselli e presentata al Sesto Summit sull’Industria della Comunicazione in Italia. | 13 tenuti digitali e non. Dei tre macrosettori considerati, il maggiore è ad esempio l’ICT (Information Communication Technology) che copre il 64% del giro d’affari complessivo; mentre a livello di settori quello audiovisivo è considerato parte del macrosettore dei mezzi a contenuto editoriale (24,4 miliardi di euro di fatturato) e insieme con il cinema – inteso nella sua configurazione fisica di sala da proiezione, quale struttura di vendita e centro di spesa da parte del pubblico – computa altre cinque fonti di ricavi: canone radioTV, home video, pay TV, games software e mobile video content. Strumentali a definire in una logica di marketing l’apparato dell’industria delle telecomunicazioni, dei media, dell’interattività e dei servizi informatizzati, sono in sostanza valori funzionali a descrivere i soli assetti del mercato della domanda e che rileggono nel codice genetico del cinema il suo “destino naturale” di semplice soluzione tecnologica, quale veniva inteso alle origini il cinematografo. Per quanto obiettivamente più agevoli, le analisi di qualsiasi settore attraverso i dati relativi al mercato della domanda e ai centri di spesa del pubblico spesso non sono del tutto aderenti alla realtà produttiva e quasi mai esaustive. Ma rischiano in particolare di fornire visioni fuorvianti. Come è stato rilevato anche nella precedente edizione di questo rapporto, in virtù di varie e comuni connotazioni di fondo la cinematografia viene di volta in volta considerata fra le attività artistiche o in alternativa culturali, quale parte dei settori dello spettacolo o dell’intrattenimento in genere, oppure inclusa tra le forme di consumo del tempo libero o ancora fra le componenti dei mercati della comunicazione piuttosto che degli e-contents, i cosiddetti contenuti dell’editoria elettronica confluente nell’ormai mare magnum dell’ICT. 3. Il mercato dell’offerta Sembra opportuno sottolineare di nuovo che la definizione del reale contesto cinematografico, al di là del suo imprescindibile e prioritario contenuto artistico che ne costituisce il portato storico, non è una questione formale, bensì un problema basilare quando si cerca di compiere una valutazione organica e tecnicamente valida della sua valenza sociale, politica ed economica. Al di là delle oggettive difficoltà – non facilmente superabili – nell’attribuirgli un codice d’identificazione certo, si può comprendere anche come determinate classificazioni possano ragionevolmente portare a riflessioni e analisi differenti, se non contrastanti o a volte riduttive. I confronti risultano talvolta impropri o parziali, se si compara il cinema ad esempio con musei e siti archeologici o con lo sport, oppure se si separa dal tutto un comparto – come l’home video – piuttosto che un altro per via dei diversi supporti fisici sui quali “viaggiano” i film o se si scorporano determinate realtà produttive dedicate al cinema solo perché la loro attività e i loro prodotti vengono qualificati non in base al mercato di destinazione o alla tipologia di consumo del bene fabbricato ma alle caratteristiche tecniche della produzione. 14 | Il problema è più complesso di quanto possa apparire. Come è vero che nell’ambiente cinematografico si discute molto sui contenuti e sulla qualità dei prodotti filmici di maggiore successo quali fattori determinati dalle leggi del mercato, è altrettanto certo che la scarsità di informazioni ha in genere concrete conseguenze su quella che gli economisti definiscono efficienza dei mercati e che, in sostanza, concerne il miglior uso possibile delle risorse disponibili. In una delle opere del regista e scrittore statunitense Garson Kanin si trova un’esemplificazione tanto datata quanto tuttora pertinente: «Nella fase culminante dell’industria cinematografica, qui, producevano 750... o 800 film all’anno. Ora dicono che Hollywood è finita. Produce appena 250 o 300 film all’anno. Ma dimenticano una cosa, ignorano una cosa: il metraggio. Ecco dove sbagliano. Stiamo impressionando più metri di pellicola che in tutta la storia della cittadina e io sono sempre stato qui, sin dall’inizio. Proprio così, ora, oggi. Più metri di pellicola. D’accordo, una parte va alla televisione. Ma che differenza fa? Si tratta pur sempre di industria cinematografica, e si tratta pur sempre di film, sia che li si proietti nei cinematografi o che li si veda sugli schermi televisivi, o sotto forma di videocassette, o che li si venda nei supermarket, avvolti nel cellophane. Forse un giorno i film li venderanno a peso! Ma che differenza fa? Sono sempre film! E si tratta sempre di industria cinematografica!».4 4. Conoscere per decidere Oltre ad alterare il corretto funzionamento dei mercati le asimmetrie informative (qualificate come distribuzione ineguale di conoscenze sull’andamento e sulla composizione dei settori) e ancor più il vuoto informativo hanno importanti riflessi anche sulla struttura concorrenziale e sui provvedimenti di politica industriale o culturale che vengono altrimenti adottati in un contesto di “scarsa visibilità”. Nel primo caso la distribuzione ineguale d’informazione ha la conseguenza di limitare la capacità di competere per taluni concorrenti, strutturalmente più “limitati” nelle scelte operative, precludendo in tutto o in parte i risultati commerciali ad aziende comunque efficienti nella produzione, ma che mancano di prospettive adeguate per decidere in modo completamente razionale. Di contro favorisce – come più volte lamentato in ambito cinematografico – gli operatori dominanti che grazie al possesso di maggiori e migliori elementi di conoscenza possono operare sul mercato in modo più agevole, cogente e di conseguenza con superiore stabilità. Sul secondo versante l’assenza di un quadro di riferimento chiaro si ripercuote anche negli eventuali provvedimenti normativi che un governo può adottare per stimolare il raggiun- 4 Garson Kanin (1912-1999), regista e scrittore americano in Il romanzo di Hollywood, Rizzoli Editore, Milano, 1984. | 15 gimento di specifici risultati o promuovere lo sviluppo di un dato settore. Come dimostrano le recenti e preoccupate previsioni sull’eventuale, drastica riduzione dei contributi pubblici alla cinematografia a valere sul FUS-Fondo Unico per lo Spettacolo amministrato dal Mibac, il Mistero per i Beni e le Attività Culturali, un quadro frammentato o parziale della situazione può determinare strategie politiche divergenti dalle obiettive necessità od opportunità. Un conto è per esempio valutare la portata di interventi a sostegno di un settore accreditato di un valore della produzione pari a 637 milioni di euro (o ancor’anche 1.990) e che occupa ipoteticamente 37 mila addetti secondo determinate rilevazioni e tutt’altra faccenda è analizzare l’impatto di incentivi finanziari a supporto di attività il cui volume d’affari è in realtà dieci volte superiore e vede impegnate più di 9 mila imprese – metà delle quali a conduzione individuale – che danno lavoro a oltre 100 mila persone.5 È vero, come sosteneva Albert Einstein, che «non tutto ciò che può essere contato, conta, e non tutto ciò che conta può essere contato»; ma è altrettanto imprescindibile che in ogni caso bisogna «conoscere per deliberare», come predicava l’economista ed ex Presidente della Repubblica, Luigi Einaudi.6 5. Con il digitale cambia tutto E oggi il cinema sta vivendo il suo ennesimo – e di nuovo epocale – sviluppo tecnologico, destinato a mutarne molti caratteri genetici. La digitalizzazione dei sistemi di ripresa, produzione e proiezione appare ormai irreversibile ed è scontato che con il definitivo abbandono dell’emisfero analogico e il passaggio dalla chimica della celluloide al bit del software digitale siano in gioco le future opportunità dell’intero settore nazionale. L’evoluzione si presenta delicata nel suo interrelarsi tra set, studi di montaggio, laboratori di produzione e strutture di proiezione, ma anche economicamente decisiva. In termini sia 5 6 16 | La cifra di 637 milioni di euro, indicata nel rapporto citato alla nota 2, corrisponde agli incassi delle sale cinematografiche nazionali accertati dalla SIAE nel 2007. Quelle di 1.990 milioni di euro quale valore della produzione e di 37 mila addetti sono riferite all’elaborazione del “Libro Bianco sulla Creatività”, progetto messo a punto tempo fa dal ministero per i Beni e le Attività Culturali. Lo studio, redatto dalla Commissione sulla Creatività e Produzione di Cultura in Italia, istituita presso lo stesso dicastero, sviluppava la sua analisi attraverso una classificazione delle attività intellettuali, artistiche e d’ingegno, impostata su tre categorie principali: cultura materiale, comprendente moda, design industriale e artigianato, industria del gusto; industria dei contenuti, dell’informazione e delle comunicazioni, comprensiva di software, editoria, TV e radio, pubblicità, cinema; patrimonio storico e artistico, costituito da patrimonio culturale, architettura, musica e spettacolo, arte contemporanea. È con queste due citazioni che Angelo Zaccone Teodosi, presidente di IsICult (Istituto italiano per l’Industria Culturale) ha opportunamente aperto il suo intervento dal titolo “Lo scenario dello spettacolo in Italia” al convegno “Una legislatura innovativa per lo Spettacolo italiano” svoltosi a Roma il 7 aprile 2008. di sostenibilità degli investimenti iniziali per le società di produzione (una larga parte delle industrie tecniche e dei servizi di post-produzione sta già attraversando una severa crisi) e per quelle dell’esercizio, sia dell’effettiva, futura riduzione dei costi di gestione (i tagli sono stimati ora nell’ordine del 20%-30%). Già oggi non vi è film, per quanto girato con tecniche tradizionali, che non contenga nella sua copia master il frutto di alcuni preziosi interventi in digitale. Applicati inizialmente nella preparazione degli effetti speciali, i programmi di software stanno spostando il focus della realizzazione dalle sedute di ripresa alle fasi in post-produzione e consentono un indubbio incremento di quella creatività che rappresenta fin dagli albori l’altro grande motore del sistema cinematografico, fattore sia di rinnovamento sia di motivazione del pubblico. All’esercizio si prospetta un ulteriore mix di opportunità. Utilizzando la trasmissione via satellite dei film e degli spot pubblicitari si abbattono le spese logistiche, mentre aumenta la flessibilità dell’intero sistema, con la possibilità di servire in tempo reale ogni struttura, anche nelle sedi più lontane o “disagiate”, di gestire la programmazione in maggiore autonomia avendo per esempio anche più titoli da proiettare nell’arco della giornata o aprendo le sale alla visione in diretta di altri spettacoli o eventi (concerti, recital, opere liriche, manifestazioni sportive) di particolare interesse.7 La progressiva digitalizzazione degli schermi nei complessi maggiori come i multiplex pregiudica inoltre la competitività degli altri impianti minori e i loro margini di redditività, già giudicati residuali per quanto riguarda gli esercizi monosala dei centri urbani, il cui numero negli ultimi quattro anni è crollato da 779 a 582. Né va sottovalutata, in una proiezione a mediolungo termine, la prospettiva che i circuiti d’essai e delle sale d’ambito parrocchiale – se non ancora digitalizzati – si trovino alle prese con un mercato distributivo parallelo, privo dei titoli di nuova produzione in formato digitale e limitato alle vecchie opere in celluloide, il cui mantenimento comporterebbe a quel punto un’assai prevedibile lievitazione delle tariffe di noleggio. Nell’abbattere i costi di sviluppo e stampa delle copie, le spese del loro trasporto e le relative assicurazioni, il cinema digitale finisce per coinvolgere tutta la filiera, a cominciare dalla distribuzione, mettendo in discussione anche gli articolati e già complicati equilibri fra i diversi comparti. Qualche avvisaglia è già emersa nel momento in cui il nuovo gruppo The Space Cinema, nato dalla fusione dei circuiti di Medusa Cinema e Multicinema con Warner Village, ha sottoposto alle maggiori compagnie della distribuzione (majors in testa) l’esigenza di riesaminare il quadro degli accordi relativi ai diritti di sfruttamento e alla programmazione delle prime uscite. 7 Il primo circuito digitale italiano è Microcinema, promosso dall’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) che riunisce 1.050 sale parrocchiali. La programmazione è stata inaugurata il 20 aprile 2007 con la diretta de La Traviata dal Teatro dell’Opera di Roma in 25 sale collegate via satellite. Oggi le sale del digital network sono oltre 110. | 17 6. Lezioni americane all’Europa Ma il segnale più forte, a dispetto di qualche ipotetica riserva o dubbio, arriva dall’intero mercato dei 27 paesi dell’Unione Europea, che nel 2009 ha prodotto più film di sempre e ha stabilito il suo nuovo record di ingressi e incassi: 6,27 miliardi di euro di entrate contro 5,60 del 2008 e 981,1 milioni di biglietti rispetto ai 925,3 dell’anno prima, con una crescita rispettivamente del 12% e del 6%. Come documenta l’ultimo rapporto dell’OEA (Osservatorio europeo dell’audiovisivo) i primati d’affluenza e di ricavi non sono purtroppo da ascrivere al merito di aver realizzato 1.168 nuove opere – 887 lungometraggi e 281 documentari – bensì al successo dei tre film in 3D L’era glaciale 3-L’alba dei dinosauri, Up e Avatar oltre che alla performance complessiva del cinema americano, che si è accaparrato l’intera classifica dei “top 20” della stagione, compresa l’ultima pellicola della serie Harry Potter, che pur essendo targato Great Britain è stato interamente finanziato dalla Warner Bros.8 In compenso il box office ha riportato il calendario del film europeo indietro di quattro anni, con una quota di mercato pari al 26,7%, di poco superiore a quella del 24,6% raggiunta nel 2005, quando aveva avviato una confortante ripresa scandita in progressione (27,9% -28,1% -28,2%) dal 2006 al 2008, mentre la produzione made in Usa (62,5% nel 2005) si è issata a una quota – pari al 67,1% – che aveva conosciuto solo in tempi remoti. A rimetterci parte delle proprie aliquote è stata prima di tutto la Francia, che ha perso in ricavi ben 4,2 punti percentuali, seguita poi dall’Italia, che ha però lasciato sul campo appena 6 decimi di punto della propria aliquota di incassi. Affluenza record di pubblico e fortuna della produzione statunitense sono state indubbiamente favorite dalla crescita degli schermi digitali. I proiettori dotati di tecnologia DLP Cinema o 4K sono diventati 2.602 in 1.350 strutture d’Europa con una copertura pari al 7,5% del totale e i dati di Media Salles (centro studi italiano cui è affidato il monitoraggio dell’esercizio comunitario) indicano al 30 giugno 2009 una crescita nel semestre del 71% – pari a quella registrata in tutto il 2008 – al ritmo di quasi 180 schermi al mese. L’Italia è fra i paesi, come Francia e Spagna, che marciano più spediti e con un tasso d’incremento del 129% ha portato a 183 le sale digitalizzate in 132 impianti, con un’incidenza rispettivamente del 5,7% e dell’11,9% sulla dotazione complessiva dell’esercizio. 7. Più handicap che vantaggi competitivi Ma le dimensioni del fenomeno mostrano in modo esplicito l’intensità del cambiamento in atto, i suoi effetti e il mix di minacce e opportunità che proietta su tutto il settore. Le tendenze positive sono espresse senza dubbio dalla capacità del D-Cinema di rivaloriz- 8 18 | Focus 2010 – World Film Market Trends a cura di André Lange e Martin Kanzler, Department for Information on Markets and Financing (European Audiovisual Observatory, Strasburgo, maggio 2010). zare la tradizionale modalità di consumo del film e quindi di tutta la filiera distributiva in considerazione del ruolo che la sala ha quale unità di misura e volano per tutte le altre piattaforme e modalità di fruizione. I rischi si ricollegano chiaramente alla capacità delle majors estere di trarre fin da subito il maggiore valore aggiunto dalle nuove tecnologie e di acquisire quindi con l’innovazione tecnologica un vantaggio competitivo ancora superiore a quello di cui già dispongono. La debolezza strutturale del sistema-cinema e la dimensione societaria ridotta, salvo eccezioni, degli operatori che compongono la filiera cinematografica rappresentano viceversa, sotto l’aspetto concorrenziale, il principale handicap della produzione nazionale. La rivoluzione digitale, come documenta una lunga serie di studi e ricerche internazionali, sta investendo il mercato con una forza paragonabile a quella che ha travolto nella musica il vinile e nella fotografia la pellicola.9 Per questo la Direzione Generale per il cinema del Mibac ha sostenuto negli ultimi anni la riconversione tecnologica delle strutture, soprattutto minori, e ha dato vita con le principali associazioni di categoria al progetto “Schermi di qualità” a sostegno della programmazione del film italiano ed europeo che ha prodotto confortanti risultati, sovvertendo l’attesa di ritorni economici inferiori e rivelatasi invece per i gestori pagante. Nel frattempo anche varie Regioni sono intervenute per favorire l’aggiornamento dell’esercizio, mirando in alcuni casi a favorire la continuità d’attività delle sale ancora presenti nei centri storici.10 Ma lo scenario che si prospetta a breve-medio termine sembra porsi in contrasto – piuttosto che in linea – con l’attuale contesto del settore, che nonostante il crescente impegno delle istituzioni territoriali sembra preludere al sensibile contenimento delle risorse pubbliche a supporto di nuovi investimenti. A fronte di criticità che possono pregiudicare lo sviluppo di un sistema produttivo e di comunicazione strategico – sotto il profilo sociale e culturale, oltre che economico – è convinzione comune invece che la ricerca di soluzioni richiami al proprio ruolo sia le rappresentanze di categoria sia i decisori politici. 9 10 Creative Content in a European Digital Single Market: Challenges for the Future, documento delle direzioni generali Information Society and Media e Internal Market della CE-Commissione Europea (Bruxelles, 22 ottobre 2009); Financing the digital roll-out: where do we stand? di Patrick Vanhoudt (EIB-European Investment Bank, Lussemburgo); Digitalising the cinemas a cura del CNC-Centre national de la cinématographie (Parigi), The Impact of Digital Distribution, studio del centro di ricerca KEA; Audieu à la pellicule? Les enjeux de la projection numérique di Daniel Goudineau; Tutto il cinema, per sempre: il ruolo dell’Editore Audiovisivo nel futuro della comunicazione di Gaetano Stucchi (a cura di Univideo); Digital Network Microcinema: an operation reality for digital distribution di Roberto Bassano; Digital Cinema Economics di Chris Koppelmeier (novembre 2007); How to go digital? Proposal for a European business model della società di consulenza Rmc-Rinke medien consult (novembre 2007); What is the future of cinemas in the age of new technologies? di Marie Bloomfield, video analista di Screen Digest (novembre 2007). La dettagliata analisi delle prime tre edizioni del progetto Schermi di qualità è stata pubblicata a cura dell’Ufficio Studi dell’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) con il titolo Cinema di qualità, I quaderni dell’ANICA, Roma, 2009. | 19 Seconda parte Il cinema e le sue risorse Capitali e lavoro CAPITOLO 3 “NON FACCIO FILM PER GUADAGNARE SOLDI. GUADAGNO SOLDI PER FARE FILM” Walt Disney (da The Disney Version. The Life, Times, Art and Commerce of Walt Disney di Richard Schickel, Ivan R. Dee Publisher; Chicago 1986) Le società e l’attività d’impresa S otto il profilo dell’iniziativa imprenditoriale il settore cinematografico ha registrato un autentico salto demografico nei primi anni del Duemila. Le società iscritte al Registro delle imprese erano poco meno di 5 mila nel 2000, mentre nel 2007 erano già 10.656. Principale motore di questo sviluppo anagrafico è stato il comparto della produzione, con un aumento del 161,3%. Si poteva tuttavia notare – come si è rilevato nella prima edizione di questo rapporto – che la dinamica d’espansione andava gradatamente affievolendosi. A fronte di una crescita del 115,3% sull’intero periodo, il settore nel suo complesso aveva infatti realizzato un incremento dell’81,5% già fra il 2001 e il 2004 e l’aumento delle imprese di produzione nello stesso arco di tempo era risultato ancora superiore raggiungendo quasi il 125%, mentre per quelle di distribuzione e di proiezione si era attestato all’82,8% e al 27,2%, (a fronte di scarti complessivi fra il 2001 e il 2007 rispettivamente del 68,4% e del 31,8%). La linea di tendenza non è cambiata e proprio fra il 2008 e il 2009 è arrivata al segno negativo, quasi in contrappasso alla positiva stagione vissuta dal mercato della domanda nel 2008 che aveva visto, ad esempio, le presenze del pubblico in sala tornare sopra la quota di 100 milioni. Le ultime rilevazioni del database di Cerved Business Information certificano che la popolazione di aziende del cinema italiano si sta anagraficamente restringendo. La serie storica della banca dati delle Camere di Commercio è oggettivamente abbastanza ridotta (in ragione soprattutto dell’entrata in attività del sistema informatizzato e della sua operatività nel 1996); tuttavia mostra che la svolta è avvenuta dopo quasi due decenni di saldi annuali sempre positivi. Appare quasi ovvio che il bilancio demografico non rappresenti di per sé un indice assoluto di buona o cattiva salute del settore. Ma segnala in ogni caso quanto l’evoluzione in atto sembri avviata verso un processo di consolidamento e come al cinema italiano si possano aprire prospettive diverse da quelle delineate fino a qualche stagione fa. Perché è assodato che la cinematografia del Paese è costituita principalmente – come del resto tutto l’apparato industriale nazionale – da un corpo di piccole e medie imprese; un universo di operatori di dimensioni assai ridotte che se per un verso fanno apparire, con la propria numerosità, il settore frammentato e polverizzato, dall’altro contribuiscono con la loro attività (complementare o sussidiaria a quella dei cosiddetti market maker, ma a distribuzione diffusa su tutto il territorio) a rendere davvero consistente ed esteso il mercato dell’offerta, i cui termini competitivi a livello europeo si misurano con quelli di Francia, Inghilterra, Germania e Spagna. È pressoché scontato che la riduzione del parco-aziende veda coinvolta in prima istanza proprio la base formata dai soggetti di minori dimensioni e tenda quindi a riferirsi a un’involuzione, più che a un eventuale sviluppo delle dinamiche di settore, in quanto chiama in causa elementi e valori vitali per qualsiasi attività produttiva: spirito d’iniziativa, voglia di fare impresa, libertà di mercato, capacità progettuali e realizzative della nuova imprenditoria, processi di sviluppo dei loro assetti, accesso e disponibilità agli investimenti di capitali, opportunità e convenienze economiche a operare sotto forma di società. Oltre alla loro valenza statistica, i dati sulla composizione del settore aprono in sostanza l’osservazione anche alla natura dei valori registrati e alle possibili evoluzioni dei trend segnalati. 1. Anagrafe: i numeri della flessione In rapporto alla base di riferimento, il calo delle società attive sul mercato cinematografico si è presentato relativamente contenuto e per questo potrebbe essere considerato episodico, legato cioè a specifiche contingenze congiunturali. Arriva tuttavia sulla scia di una flessione innescata tempo addietro, quale progressione di una tendenza già in fieri, come se stesse approdando alla sua fase di maturazione. Al di là di parametri dimensionali tali da non legittimare anticipazioni di giudizio, si è indotti a presumere che il fenomeno sia parte di un processo strutturale, di cui resta da verificare – più a medio, che a breve termine – la reale intensità. È questa la vera incognita, in considerazione della quale non si giustificano per ora previsioni sugli effetti che si potranno generare nel 32 | settore e sulla sua composizione, che nel corso dell’ultimo triennio ha seguito l’andamento riassunto, attraverso i riscontri1 del database Cerved, nella tabella 1. 1 Appare opportuno rilevare che la base di composizione del settore secondo questi ultimi dati Cerved risulta sensibilmente superiore – 10.656 aziende registrate e 9.902 attive nel 2009, contro rispettivamente le 9.987 e 9.071 rilevate l’anno prima – a quella riportata nell’edizione precedente di questo Rapporto (la base di riferimento per le rilevazioni statistiche cui si è ricorsi in fase di analisi resta tuttavia omogenea anche per gli anni immediatamente precedenti, in quanto la banca dati Cerved ha ridefinito le proprie elaborazioni secondo i nuovi parametri). Lo scarto è da attribuire alla necessità, da parte delle Camere di Commercio, di procedere al progressivo aggiornamento del Registro delle imprese in adesione alla nuova nomenclatura comunitaria NACE, con effetti a partire dal 1° gennaio 2009. Le ragioni sociali di tutte le realtà aziendali presenti sul territorio nazionale sono raggruppate in base alla loro attività in decine di macrosettori, ognuno dei quali accorpa poi vari settori relativi a diversi e più omogenei ambiti d’operatività, suddivisi a loro volta in comparti ancora più specifici. Secondo questa classificazione denominata ATECO e in vigore fino al 2008 – e perciò ancora adottata in riferimento ai dati di quell’anno, gli ultimi e più recenti a disposizione, sui quali si basa necessariamente questo capitolo del Rapporto – il macrosettore di riferimento è il numero 92.0 “Attività ricreative, culturali e sportive”, in cui sono comprese le aziende del settore cinematografico denominato precisamente “Produzioni e distribuzioni cinematografiche e di video” con il codice 92.1 (essendo il 92.2 dedicato alle “Attività televisive”) e disaggregato a sua volta sulla base degli scopi indicati nei rispettivi statuti sociali in: “Produzioni cinematografiche e di video” (92.11); “Distribuzioni cinematografiche e di video” (92.12); “Proiezioni cinematografiche” (92.13). È intuitivo che questa registrazione può attagliarsi soltanto in parte alla realtà della cinematografia nazionale, in virtù delle interrelazioni che si sono sviluppate col tempo – soprattutto sotto l’impulso dell’evoluzione tecnologica – con altre attività “contigue”, così come lo stesso prodotto-servizio filmico può avere utilizzi diversificati e si intreccia spesso con altre tipologie, fino a ricadere in categorie diverse. In particolare molte imprese dei servizi di pre-produzione e post-produzione non rientravano in precedenza nella classificazione del codice 92.11. Va inoltre considerata la circostanza che una parte delle aziende del settore (in particolare per quanto riguarda i prodotti video in generale) non svolge in via del tutto esclusiva un’attività di produzione, edizione o distribuzione e opera anche in altri mercati collegati. D’altra parte è soprattutto per questi motivi che nella classificazione ATECO i valori totali attribuiti al settore 92.1 non corrispondono mai esattamente – per eccesso – alle somme dei numeri riferiti alle rispettive voci dei tre singoli comparti sottostanti. Le Camere di Commercio stanno aggiornando progressivamente le certificazioni e le successive rilevazioni (a far data dal 1° gennaio 2009) del Registro delle imprese e del REA (Repertorio Economico Amministrativo) in conformità alla nomenclatura europea NACE, che ha creato il nuovo macrosettore 59 “Servizi di informazione e comunicazione” in cui viene fatto confluire il settore 59.1 “Attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi, di registrazioni musicali e sonore”, cui fanno ora capo in pratica cinque diversi comparti: “Attività di produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi” (59.11); “Attività di post-produzione cinematografica, di video e di programmi televisivi” (59.12); “Attività di distribuzione cinematografica, di video e di programmi televisivi” (59.13); “Attività di proiezione cinematografica” (59.14); “Attività di registrazione sonora e di editoria musicale” (59.20). Come già segnalato, con ogni probabilità la riforma si annuncia con scarse prospettive di migliorare la trasparenza sull’effettivo core business delle società (comparto d’attività di appartenenza, natura e mercati di destinazione di quanto prodotto o dei servizi prestati), ma è evidente da tempo che una robusta fetta di imprese nate per operare nel cinema hanno trovato nel sistema televisivo un importante sbocco alternativo. | 33 TAB. 1 COMPOSIZIONE DEL SETTORE PER COMPARTI D’ATTIVITÀ Numero di aziende per comparto Produzione Distribuzione Proiezioni Complesso settore ** Produzione Distribuzione Proiezioni Complesso settore ** 2007 2008 2009* Variazione 2009 su 2008 Saldo 2009 su 2007 -0,1% -1,6% -2,1% - 0,4% + 124 -17 +81 +17 -0,4% -2,0% -0,5% -0,5% +133 -23 -89 +17 Società cinematografiche attive 7.098 7.234 7.222 623 616 606 1.856 1.792 1.775 9.902 9.958 9.919 Società iscritte al registro delle imprese 7.631 7.793 7.764 685 676 662 1.967 1.888 1.878 10.656 10.731 10.673 Fonte: Elaborazione su dati Infocamere-Cerved. *Quelli relativi al 2009 sono aggiornati al 31 marzo e comprendono pertanto i nuovi atti amministrativi depositati nel corso del primo trimestre. ** I valori riferiti all’intero settore non esprimono – per l’oggettiva difficoltà di classificazione di alcune attività – le somme aritmetiche dei dati specifici che lo stesso Cerved attribuisce ai tre singoli comparti considerati e le cifre risultano sempre superiori per eccesso al totale matematico. Pur rispetto alle fluttuazioni più recenti, i numeri che disegnano la composizione del settore (10,6mila imprese registrate e oltre 9,9mila quelle attive) si confermano di evidente consistenza. Resta valida a questo proposito la considerazione di fondo ormai nota – e comune a tutta la base societaria delle attività economiche del paese – sul fatto che in genere a buona parte delle ragioni sociali iscritte all’anagrafe delle Camere di Commercio non corrisponde un’azienda con un’attività continuativa. Una circostanza che ben si adatta alla tipicità della produzione filmica; soprattutto a quella generata dalle società minori, come dimostra l’alternanza di opere realizzate nell’arco del tempo dalle migliaia di aziende propostesi per il finanziamento pubblico e che la documentazione FUS attesta nel loro percorso2. 2. Ecco il primo saldo demografico negativo Se si valuta l’effettivo turnover demografico delle società di cinema, si notano soprattutto due circostanze. La prima riguarda il fatto che la somma delle imprese cessate, liquidate o fallite in corso d’esercizio, a partire dal 2008 ha iniziato a superare il numero delle aziende nuove iscritte. A imprimere questa svolta è stato soprattutto il comparto produ- 2 34 | La suddivisione percentuale dei fondi è riferibile sia al numero delle erogazioni disposte sia al valore dei finanziamenti concessi. Le proporzioni mutano soltanto per quanto riguarda l’incidenza delle domande accolte rispetto a quelle presentate: alla voce specifica del sostegno diretto alla produzione, le richieste soddisfatte corrispondono al 40% di quelle avanzate per le società non di capitali, al 50% per le società per azioni e soltanto al 10% per le S.r.l. zione (comprensivo delle aziende tecniche e dei servizi), dal momento che quelli della distribuzione e delle proiezioni erano già in sofferenza dal 2006. Date le dimensioni abbastanza ridotte di questi ultimi deficit demografici, il complesso di tutte le ragioni sociali del settore aveva però continuato a denunciare saldi positivi. Nel giro degli ultimi due anni invece il bilancio è passato dall’attivo (da 123 ragioni sociali in più presenti nel Registro) al passivo (203 ditte in meno iscritte a repertorio)3. A differenza dell’andamento in valori assoluti, il trend in rapporti percentuali evidenzia un cammino lineare: negli ultimi quattro anni le nuove iscrizioni rispetto al totale delle società registrate sono sempre gradualmente scemate (fa saltuariamente eccezione il comparto distributivo) e per contro gli abbandoni si sono confermati in costante ascesa. La seconda circostanza che emerge dai flussi demografici contiene comunque un elemento positivo. È vero che nei comparti cinematografici l’incidenza delle cancellazioni dal Registro delle imprese sul totale delle società iscritte risulta considerevolmente superiore alla media riscontrata in tutti gli altri settori produttivi del Paese; ma l’handicap appare in buona misura compensato dall’alto indice medio di nuove iscrizioni rispetto alla “popolazione” delle società già registrate. Pur in una fase di difficoltà, il cinema continua a esprimere in sostanza la sua natura di settore in cui ogni prodotto è un prototipo, e di attività che ha come missione destinata la sperimentazione e vive di innovazione permanente, impegnandosi ad alimentarla anche attraverso un’alta frequenza di ricambio dei suoi operatori. Questa attitudine di fondo – che attiene in linea primaria alle società di produzione – è confortata dalla constatazione che, nonostante le sollecitazioni costanti del mercato e le intense condizioni di competitività del settore, le imprese di cinema esprimono una capacità di affrontare e superare le criticità di congiunture non favorevoli senza dubbio superiore a quella mostrata dalle altre aziende del macrosettore d’appartenenza (“attività ricreative, culturali e sportive”) e ancor più a quella messa in campo mediamente dall’apparato produttivo nazionale nella sua globalità (il parametro di valutazione utilizzato 3 Quasi sempre, al momento di avviare nuove iniziative imprenditoriali, viene formalizzata la fondazione delle imprese destinate a realizzarle; ma spesso il progetto resta sulla carta – per periodi più o meno lunghi e talvolta anche definitivamente – senza che per questo la registrazione formale della ditta venga richiesta dai suoi promotori e quindi decada o venga autonomamente annullata (e la stessa richiesta di cancellazione viene a sua volta ratificata ed evasa a distanza di anni). Molto spesso poi, dopo un periodo iniziale di operatività, tante società riducono drasticamente – per i motivi più svariati – il loro impegno commerciale o entrano letteralmente “in sonno”, in attesa (secondo le migliori intenzioni e speranze dei loro fondatori) di tornare un giorno, forse, attive. Appare quindi comprensibile che l’iscrizione al Registro, per evitare di ripetere in futuro le pratiche amministrative e burocratiche di costituzione, continui nella maggioranza dei casi a essere rinnovata. Queste circostanze fanno sì che dal censimento camerale (relativo ai soli atti di registrazione) scaturisca di regola una sovrastima, più o meno ampia, delle ragioni sociali realmente operative. | 35 TAB. 2 NATALITÀ E MORTALITÀ DELLE IMPRESE CINEMATOGRAFICHE Anni 2006 2007 2008 2009 Registrate Attive Nuove iscritte Cessate-liquidate Fallite Cessate-liquidate-fallite Tutte le ragioni sociali del settore 10.074 10.453 9.472 9.763 823 733 573 577 30 33 603 610 10.656 9.902 680 751 19 770 10.731 9.958 616 793 26 819 Registrate Attive Nuove iscritte Cessate-liquidate Fallite Cessate-liquidate-fallite Imprese del comparto produzione 6.989 7.392 6.557 6.910 688 643 402 424 21 24 423 448 7.631 7.098 597 564 11 575 7.793 7.234 570 595 20 615 Registrate Attive Nuove iscritte Cessate-liquidate Fallite Cessate-liquidate-fallite Aziende del comparto distribuzione 700 699 641 637 17 21 43 33 2 6 45 39 685 623 8 38 0 38 676 616 14 41 4 45 Registrate Attive Nuove iscritte Cessate-liquidate Fallite Cessate-liquidate-fallite Società del comparto proiezioni 1.991 1.970 1.922 1.893 97 60 99 101 5 3 104 104 1.957 1.856 67 116 8 124 1.888 1.792 26 129 2 131 Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009. *I valori calcolati da Cerved e riferiti all’intero settore non esprimono – per l’oggettiva difficoltà di classificazione di alcune attività – le somme matematiche dei dati specifici che lo stesso Cerved attribuisce ai tre singoli comparti considerati e le cifre risultano sempre superiori per eccesso al totale aritmetico. è costituito dai tassi di anzianità media calcolati da Cerved, in base ai quali è stato costruito il successivo prospetto). Resta in ogni caso la consapevolezza che dalla fine del 2007 lo stato di crisi dei mercati finanziari internazionali ha creato profonde preoccupazioni in ogni ambito produttivo, oltre che incertezze sullo stato di salute dell’economia domestica, e tutte le attività hanno cominciato a soffrire il cambiamento di “clima”. Cinema compreso, che a dispetto delle sue doti di “resistenza” – e di abitudine a fronteggiare i momenti di peggioramento dell’ambito operativo – ha accusato comunque l’erosione di qualche punto dei suoi indici di sopravvivenza. Né poteva essere altrimenti, vista anche l’incipiente riduzione degli operatori che decidono di avviare nuove iniziative e imprese e degli stessi imprenditori già in campo. 36 | TAB. 3 ANDAMENTO DEMOGRAFICO DELLE SOCIETÀ DI CINEMATOGRAFIA Anni 2006 2007 2008 2009 Media Italia 2009* Nuove iscritte su registrate Cessate-liqidate su registrate Fallite su registrate Cessate o fallite su registrate Tutte le ragioni sociali del settore 8,62% 7,18% 6,51% 6,00% 5,73% 7,18% 0,31% 0,33% 0,18% 6,31% 6,06% 7,37% 5,78% 7,44% 0,24% 7,69% 1,79% 2,93% 0,04% 2,97% Nuove iscritte su registrate Cessate-liqidate su registrate Fallite su registrate Cessate o fallite su registrate Imprese del comparto produzione 10,62% 9,02% 8,08% 6,20% 6,07% 7,63% 0,32% 0,34% 0,15% 6,53% 6,41% 7,78% 7,47% 7,80% 0,26% 8,06% 1,79% 2,93% 0,04% 2,97% Nuove iscritte su registrate Cessate-liqidate su registrate Fallite su registrate Cessate o fallite su registrate Aziende del comparto distribuzione 2,39% 3,00% 1,14% 6,06% 4,71% 5,44% 0,28% 0,71% 0,28% 6,34% 5,43% 5,44% 2,04% 5,99% 0,58% 6,57% 1,79% 2,93% 0,04% 2,97% Nuove iscritte su registrate Cessate-liqidate su registrate Fallite su registrate Cessate o fallite su registrate Società del comparto proiezioni 4,94% 3,01% 5,04% 5,07% 0,25% 0,15% 5,30% 5,22% 1,33% 6,59% 0,10% 6,69% 1,79% 2,93% 0,04% 2,97% 3,40% 5,89% 0,41% 6,29% Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009. *Media Italia è il valore corrispondente a tutto l’apparato industriale nazionale. 3. Il sorpasso storico delle società di capitali Il calo di nuove costituzioni di aziende, contestuale al sensibile incremento degli abbandoni d’attività, ha preso a modificare la morfologia del cinema italiano. La veste giuridica scelta dalle imprese che si iscrivono al Registro camerale resta ancora di gran lunga quella delle società non di capitali, in larghissima misura sotto la forma di ditte individuali e, in proporzioni assai più contenute, sotto quelle alternative, a partire dall’istituto delle società di persone4. La riduzione del numero di prime iscrizioni non fa che accen- 4 Si segnala per completezza d’informazione che i valori dei singoli comparti non sono sempre aritmeticamente compatibili (per le ragioni già esposte a inizio capitolo) con i dati cumulativi rilevati per il settore nel suo complesso. La somma matematica delle nuove iscrizioni riportate in tabella e relative al 2009 per produzione, distribuzione e proiezioni risulta ad esempio pari a 610, mentre quella riferita alle uscite dal Registro delle imprese corrisponde a 791, portando di conseguenza a misurare i loro effetti in una diminuzione complessiva di ragioni sociali in 181 unità. | 37 TAB. 4 TASSI DI SOPRAVVIVENZA DELLE AZIENDE NEL SETTORE CINEMA Indici di sopravvivenza delle imprese registrate Fino a 1 anno di vita 2007 2009 Fino a 3 anni di vita 2007 2009 Fino a 5 anni d’attività 2007 2009 Produzione Distribuzione Proiezioni 95,7% 95,4% 98,9% 94,9% 97,8% 97,6% 83,9% 86,7% 96,5% 83,2% 91,8% 89,3% 73,4% 72,1% 90,9% 72,7% 85,8% 86,4% Complesso settore Media macrosettore * Media Italia 96,3% 94,7% 94,0% 95,1% 94,2% 93,2% 86,1% 82,9% 81,2% 83,8% 81,9% 79,4% 76,0% 72,3% 71,3% 74,7% 71,2% 68,7% Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009. * Il macrosettore di riferimento (Ateco) è “Attività ricreative culturali e sportive”. TAB. 5 VESTE GIURIDICA DELLE NUOVE IMPRESE CHE SI ISCRIVONO Nuove iscritte per attività e ragione sociale Complesso Settore 2007 2009 Produzioni film e video 2007 2009 Distribuzioni film e video 2007 2009 Proiezioni cinematografiche 2007 2009 Spa (per azioni) Srl (a resp. limitata) Altre soc. di capitali 0,2% 17,6% 4,2% 0,0% 13,9% 5,1% 0,2% 18,2% 3,5% 0,0% 4,2% 5,0% 0,2% 0,0% 33,2% 0,0% 0,0% 50,0% 0,0% 12,8% 10,3% 0,0% 16,4% 0,0% Società di capitali Di persone Ditte individuali Altre forme 22,0% 8,6% 63,3% 6,1% 19,0% 4,4% 72,8% 3,8% 21,9% 9,0% 67,9% 1,2% 19,2% 5,0% 75,2% 0,6% 33,4% 33,3% 33,3% 0,0% 50,0% 0,0% 50,0% 0,0% 23,1% 2,6% 17,9% 56,4% 16,4% 0,0% 46,1% 38,5% Società non di capitali 78,0% 81,0% 78,1% 80,8% 66,6% 50,0% 76,9% 84,6% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% Totale 100,0% 100,0% Fonte: Elaborazione su dati Cerved al 31 marzo 2009. tuare la preferenza per le strutture giuridiche più semplici, che aumentano di nuovo – seppure di poco – rispetto alle altre ragioni sociali delle società di capitali. Il sistema Cerved non traccia una mappa analoga che consenta di ricostruire la natura delle ragioni sociali in uscita dal Registro delle imprese. Attraverso l’aggiornamento della suddivisione per forma giuridica delle aziende registrate allo stato attuale (i dati sono riportati nella tabella 6) è però possibile individuare per via indiretta la tipologia delle società liquidate, fallite o che chiudono volontariamente i battenti. Diventa così possibile accertare in quali aree di attività si verificano più dismissioni. Con una sorpresa. Dallo spettro demografico delle imprese cinematografiche, che mette a confronto la distribuzione delle ragioni sociali fra il 2007 e il 2009, si denota infatti prima di tutto un sorpasso “storico”. Per la prima volta le società di capitali superano la soglia del 50% e 38 | TAB. 6 Ragione sociale per attività DISTRIBUZIONE DELLE IMPRESE PER FORMA GIURIDICA Complesso Settore 2007 2009 Produzioni film e video 2007 2009 Distribuzioni film e video 2007 2009 Proiezioni cinematografiche 2007 2009 Spa (per azioni) Srl (a resp. limitata) Altre soc. di capitali 1,9% 40,3% 6,3% 2,5% 42,0% 6,6% 2,0% 39,8% 6,0% 2,8% 41,7% 6,3% 3,2% 63,3% 5,7% 4,5% 66,2% 6,4% 1,4% 28,6% 6,9% 1,5% 29,4% 7,0% Società di capitali Di persone Ditte individuali Altre forme 48,5% 15,0% 32,6% 3,9% 51,1% 14,5% 30,5% 3,9% 47,8% 13,6% 38,0% 0,6% 50,8% 13,4% 35,2% 0,6% 72,2% 14,6% 12,3% 0,9% 77,1% 12,4% 9,7% 0,8% 36,9% 21,6% 24,4% 17,1% 37,9% 20,9% 22,6% 18,6% Società non di capitali 51,5% 48,9% 52,2% 49,2% 27,8% 22,9% 63,1% 62,1% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% TOTALE 100,0% 100,0% Fonte: Elaborazione su dati Cerved al 31 marzo 2009. rappresentano ora la maggioranza del settore in tutto il suo complesso. Se ribadita e corroborata nell’immediato futuro, si tratta di un’evoluzione di confortante prospettiva, in quanto sintomatica di un ulteriore – e senz’altro necessario – irrobustimento del sistema cinematografico, anche sotto il profilo patrimoniale, dal momento che presuppone un apporto di maggiori risorse e solidità finanziarie sin dai primi momenti di vita delle imprese. La prevalenza raggiunta dalle società di capitali è valida di significato soprattutto perché conseguita in via prioritaria nel comparto della produzione, con un guadagno netto di tre punti percentuali fra il 2007 e il 2009 e di 1,9 a favore soprattutto delle S.p.A., cioè delle aziende con la forma giuridica più articolata e strutturata. Il novero delle case di produzione rappresenta la base di tutto il settore: sia perché ne è il corpo principale, essendo il più popoloso con circa il 73,5% dell’intero settore – dal momento che include in buona parte la vasta area delle aziende tecniche e di servizi impegnate nelle attività di “pre” e “post-produzione” – sia perché costituisce la fonte originaria della materia prima, con i cineasti che si dedicano alla realizzazione vera e propria dei film, ossia delle opere che alimentano l’attività e il mercato cinematografici nel loro complesso. Alla luce di questo sorpasso si può definire, come premesso, la tipologia di soggetti in cui si è concentrata la fuoriuscita di ragioni sociali e delle connesse unità aziendali. L’emorragia relativamente più consistente appare riconducibile principalmente alle società minori, fondamentalmente non di capitali, cioè a quelle che rispondono a due delle categorie previste dal Codice Civile: società di persone e ditte individuali. Seppure in proporzione inferiore, riguarda poi anche i soggetti di un’altra delle forme giuridiche contemplate dal Codice e che appartiene al novero stesso delle società di capitali: le Srl, ossia quelle a responsabilità limitata, che sono in assoluto, fra tutte, le più rappresentate (quasi 4.500 unità) fino a sommare il 42% del totale societario globale dal mo| 39 mento che includono a loro volta un’elevata componente di aziende di piccole o piccolissime dimensioni. Queste categorie – con società di persone e ditte individuali in testa, come si è visto – continuano a essere preferite da quanti si iscrivono per la prima volta al Registro, ma le nuove costituzioni non valgono a compensare i corrispondenti ritiri e messe in liquidazione, per cui nelle prime statistiche Cerved del 2009 l’area delle società di capitali ha cominciato a prevalere. 4. Meno imprese e il fatturato cala In ogni fase di evoluzione dei sistemi produttivi, alla ricomposizione di struttura – in termini di organizzazione societaria – si accompagna di norma anche la redistribuzione dei valori e degli assetti economici. Soprattutto nei settori più frammentati e di alterna organicità come il cinema. E le risultanze in termini di volumi d’affari realizzati confermano come il settore si sia trovato ad affrontare un ciclo congiunturale difficoltoso. QUANTO PRODUCE L’INTERO SETTORE La base di riscontro consiste nelle serie storiche elaborate dal sistema statistico camerale – che è la fonte essenziale per definire gli ordini di grandezza generale di tutta l’azienda-Italia e le coordinate “macro” sull’impatto economico del cinema – la cui valenza quale utilità di riferimento resta comunque legata alla natura di dati a forte aggregazione, frutto di un’operazione piuttosto complessa (vengono estratti dai rendiconti di bilancio di tutte le singole aziende che fanno parte dell’universo societario) e per questo non sono in genere relativi ai rendiconti dell’ultimo esercizio di bilancio, ma a quelli precedenti5. I dati si riferiscono inoltre alle sole società di capitali, dal momento che sol- 5 40 | Sono società non di capitali, le imprese individuali e le società di persone. Si ha l’impresa individuale quando il soggetto giuridico è una persona fisica che risponde coi propri beni delle eventuali mancanze societarie. L’impresa non gode quindi di autonomia patrimoniale: se viene dichiarata fallita, anche il suo imprenditore lo è. Per quanto riguarda l’imposizione fiscale, il reddito dell’impresa è soggetto a IRAP (Imposta regionale sulle attività produttive) e IRPEF (Imposta sul reddito delle persone fisiche). Esistono inoltre delle semplificazioni relative alla contabilità concesse dall’amministrazione finanziaria: ad esempio la contabilità semplificata che consiste nei soli libri Iva. Sono concettualmente simili all’impresa individuale, quella familiare (formata al 51 % dal capofamiglia e al 49% dai suoi familiari) e quella coniugale (formata solo da marito e moglie). La società di persone è caratterizzata da un’autonomia patrimoniale imperfetta, in cui cioè il patrimonio della società non è del tutto distinto da quello dei soci, per cui i creditori possono rivalersi (se il patrimonio societario è insufficiente) anche sui beni del socio (solitamente non vale il contrario). Si può avere una società semplice nel caso in cui non sia necessario svolgere operazioni di natura prettamente commerciale, ma si abbia l’esigenza di ge- tanto per loro ricorre l’obbligo di depositare i bilanci d’esercizio annuale (stato patrimoniale e conto economico). Tutte le altre “non di capitali”, come noto, sono tenute alla sola iscrizione al Registro delle imprese e al REA (Repertorio Economico Amministrativo) delle Camere di Commercio, cui comunicano – ma non sempre – solamente alcune informazioni essenziali sulla propria gestione6 . 6 stire un’attività (agricola o professionale, come ad esempio uno studio associato); una società in nome collettivo in cui tutti i soci sono responsabili in egual parte e con tutto il loro patrimonio delle obbligazioni della società o una società in accomandita semplice in cui i soci accomandatari rispondono nella stessa misura prevista per le società in nome collettivo, mentre i soci accomandanti rispondono limitatamente al capitale conferito. In tutti e tre i casi non si ha l’obbligo di versare un capitale sociale minimo, ma è necessario predisporre un atto costitutivo e redigere un bilancio d’esercizio (che però può non essere depositato – come accade nella quasi totale generalità dei casi – al Registro delle imprese). Le società di capitali sono invece soggetti con propria personalità giuridica che godono di autonomia patrimoniale perfetta (il loro patrimonio è distinto da quello dei soci). Le forme riconosciute dal diritto italiano sono: società a responsabilità limitata, società per azioni e società in accomandita per azioni. Nelle ultime, il socio accomandatario (amministratore) risponde illimitatamente col suo patrimonio delle obbligazioni sociali se il patrimonio della società non è sufficiente. Le società di capitali hanno l’obbligo di versare un capitale sociale minimo e di approvare il bilancio annuale che va depositato presso il Registro delle imprese della Camera di Commercio in cui ha sede legale l’azienda. Sono quindi soggetti obbligati alla redazione e alla pubblicazione del bilancio d’esercizio o della situazione patrimoniale: le società per azioni (articolo numero 2423 del Codice Civile); le società in accomandita per azioni (articolo 2454); le società a responsabilità limitata (articolo 2478-bis); le società cooperative (articolo 2519) e loro consorzi; le mutue assicuratrici (articolo 2547); i cosiddetti GEIE, ossia i Gruppi europei di interesse economico (decreto legge numero 240 del 1991); i consorzi con attività esterna (art. 2615-bis c.c.); le società consortili a responsabilità limitata (articolo 2615ter); gli enti autonomi lirici, le istituzioni concertistiche e tutte le altre istituzioni operanti nel settore della musica, del teatro e della danza, che si sono trasformati in fondazioni di diritto privato (articolo 16, comma 5, del decreto legge numero 367 del 1996, così come modificato dall’articolo 6 del decreto legge n. 134 del 1998). Per le società di capitali ricorre l’obbligo di rendere pubblica – attraverso il deposito presso il Registro imprese delle Camere di Commercio – la propria situazione patrimoniale, finanziaria ed economica (fonte: Unione delle Camere di Commercio). In realtà le imprese riversano con scarsa regolarità i dati loro richiesti, per quanto succinti siano. Fra l’altro a partire dal 30 gennaio 2010, ad esempio ,sono state esentate anche dall’indicazione delle variazioni del numero di dipendenti occupato, essendo stato stabilito (circolare numero 3628 del Ministero dello Sviluppo Economico) che sia lo stesso ente camerale ad attingere questa informazione presso l’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale), nel cui sistema previdenziale non rientrano peraltro molte categorie di addetti. A cominciare dallo stesso personale impiegato nel settore cinematografico, dove la gran parte è iscritto all’ENPALS (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza Lavoratori dello Spettacolo), mentre una certa componente del comparto distributivo aderisce alla Fondazione Enasarco (Ente Nazionale di Assistenza per gli Agenti e i Rappresentanti di Commercio). | 41 TAB. 7 FATTURATO AGGREGATO ANNUALE DELLE SOCIETÀ DI CAPITALI Fatturato in migliaia di euro 2004 2005 2006 2007 2008 Produzione Distribuzione Proiezioni 1.723.113 928.294 481.936 1.893.415 908.793 544.466 2.038.064 1.027.389 537.618 2.024.150 896.992 568.875 2.157.665 926.776 621.306 Complesso settore * Attività del macrosettore ** 3.847.451 19.607384 4.158.487 21.287.258 4.354.327 22.922.860 4.303.570 25.498.985 4.290.076 26.188.216 Fonte: Elaborazione su dati Cerved in base ai bilanci depositati dalle società di capitali nel corso degli anni indicati e relativi all’ultimo esercizio precedente. *I valori calcolati da Cerved e riferiti all’intero settore non esprimono – per le difficoltà di classificazione di alcune attività – le somme matematiche (le cifre risultano sempre superiori per eccesso al totale aritmetico) dei dati specifici attribuiti ai tre singoli comparti considerati, i volumi d’attività dei quali per esempio appaiono per il 2008 in crescita rispetto al 2007, mentre il settore nel suo complesso denuncia un giro d’affari inferiore all’anno precedente. **Il macrosettore di riferimento secondo la classificazione Ateco (codifica 92.0) è denominato “Attività ricreative culturali e sportive”. TAB. 8 CICLICITÀ DELLE ATTIVITÀ NEL SETTORE CINEMATOGRAFICO Tassi di variazione dei ricavi 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Produzione Distribuzione Proiezioni 14,1% 24,4% 17,2% -5,4% -40,8% 18,3% -23,3% 66,1% 6,0% 9,9% -2,1% 13,0% 7,6% 13,1% -1,3% -0,7% -12,7% 5,8% 6,6% 3,3% 9,2% Complesso settore * Media macrosettore ** 18,2% 8,2% -9,8% -2,2% 0,7% 15,3% 8,1% 8,6% 4,7% 7,7% -1,2% 11,2% -0,3% 2,7% 4,8% 3,7% 3,1% 4,2% 2,7% 3,9% 4,0% Pil Italia Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009, in base ai bilanci depositati dalle società di capitali nel corso degli anni indicati e relativi all’esercizio precedente. * I valori calcolati da Cerved e riferiti all’intero settore non sono fedele espressione – per le difficoltà di classificazione di alcune attività – dei dati riportati per i singoli comparti (i tassi di variazione attribuiti per il 2008 appaiono ad esempio positivi, mentre il settore nel suo complesso denuncia un indice negativo) * Il macrosettore di riferimento secondo la classificazione Ateco (codifica 92.0) è denominato “Attività ricreative culturali e sportive”. Dal consuntivo dei bilanci considerati, emerge che negli ultimi due anni la riduzione del volume d’attività settoriale e la coincidenza contrasta per certi versi con la fisionomia di un mercato, come quello cinematografico, considerato fin quasi dagli albori del tutto particolare per la sua natura generalmente anti-ciclica. Il suo andamento non si era mostrato finora direttamente collegabile allo stato complessivo dell’economia e i suoi indici di crescita o di contrazione – per quanto sostanzialmente non costanti – non si sono di norma rivelati né sincroni né proporzionali alle variazioni degli indicatori di ordine generale quali il PIL (Prodotto Interno Lordo) o il costo della vita. L’elaborazione della serie storica comprende appunto il rapporto d’incidenza dei comparti del settore cinematografia-video sia su tutto il complesso di attività del cosiddetto macrosettore “Attività ricreative, culturali e sportive”, sia sul PIL, il prodotto 42 | nazionale lordo. Anche questi indici non tengono conto dei volumi d’affari conseguiti dalle società non di capitali, accreditate secondo stime diffuse di un peso economico abbastanza ridotto, collocabile – nella migliore delle ipotesi – fra il 12% e il 15%, a fronte di una consistenza numerica di tutto rilievo e che si situa poco al di sotto del 50% (le aziende di produzione si attestano al 52,2% mentre le imprese di distribuzione si fermano al 22,9% e quelle di proiezioni arrivano al 62,1%). L’indubbio rilievo che la cinematografia riveste in tutte le attività culturali, artistiche e del tempo libero oltre che sul Prodotto Interno Lordo nazionale – a prescindere da un indotto quasi impossibile da calcolare, ma di proporzioni che nessun’altra attività (nemmeno lo sport) riesce probabilmente a raggiungere – avvalora la ricerca di maggiori elementi di conoscenza sull’effettiva incertezza del ciclo congiunturale. TAB. 9 INCIDENZA DEL SETTORE CINEMATOGRAFICO SULLE ATTIVITÀ ECONOMICHE Dati relativi ai comparti e al settore Fatturato cumulativo in milioni di euro Rapporto su macrosettore “attività ricreative culturali e sportive” Stima di incidenza sul PIL nazionale Produzione Distribuzione Proiezioni 2.157,665 926,776 621,306 8,23% 3,53% 2,37% 1,40% 0,60% 0,40% Complesso settore** 4.290,076 16,38% 2,78% Fonte: Elaborazione su dati Cerved relativi ai bilanci consuntivi 2007. *I valori calcolati da Cerved e riferiti all’intero settore non esprimono – per l’oggettiva difficoltà di classificazione di alcune attività – le somme matematiche dei dati specifici che lo stesso Cerved attribuisce ai tre singoli comparti considerati e le cifre risultano sempre superiori per eccesso al totale aritmetico. LA REDDITIVITÀ DELLE SOCIETÀ In generale l’andamento delle singole società attive nel settore non segnala fenomeni appariscenti. Prendendo a riferimento l’ultimo anno considerato, chiusosi con un calo del fatturato complessivo di settore pari allo 0,31%, si può osservare ad esempio come la crescita o il decremento dei ricavi delle diverse aziende si siano distribuiti in modo difforme e in misura tale che – nonostante le imprese in crescita (fino al 5%, dal 5% al 10% e poi anche oltre il 10% rispetto alle entrate dell’anno precedente) risultino in netta maggioranza – il monte ricavi globale si sia alla fine rivelato in ribasso. Una prima deduzione porta a ritenere che la curva stagionale dei risultati dei grandi gruppi sia stata da sola sufficiente a determinare (al ribasso) il ciclo congiunturale del settore e in grado di qualificarne – in virtù della sua consistenza – la vitalità per conto di tutte le componenti, anche quando alcune o molte di esse, in opposizione di dinamiche, hanno conservato un andamento positivo. La spiegazione appare però parziale, proprio perché non chiarisce l’eventuale, effettiva condizione delle altre imprese. | 43 TAB. 10 Trend del valore della produzione In calo In crescita Da 0 al 5% Dal 5% al 10% Oltre il 10% ANDAMENTO DEL VOLUME D’AFFARI NELLE AZIENDE Produzione 2007 2008 40,9% 40,8% 59,1% 59,2% 17,4% 19,8% 38,3% 36,4% 3,4% 3,0% Distribuzione 2007 2008 47,6% 39,0% 52,4% 61,0% 19,9% 25,4% 25,9% 31,1% 6,6% 4,5% Proiezione 2007 2008 49,4% 30,2% 50,6% 69,8% 25,0% 25,6% 21,1% 36,5% 4,5% 7,7% Settore 2007 2008 43,0% 39,1% 57,0% 60,9% 19,4% 21,6% 33,7% 35,4% 3,9% 3,9% Macrosettore 2007 2008 37,1% 35,5% 62,9% 64,5% 22,6% 24,2% 34,8% 35,0% 5,5% 5,2% ITALIA 2007 2008 33,0% 33,7% 67,0% 66,3% 24,9% 25,8% 35,7% 34,3% 6,4% 6,2% Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009 – Il macrosettore di riferimento (Ateco) è “Attività ricreative culturali e sportive”. Nel merito di come le variazioni del valore della produzione si siano realmente riflesse sul trend dell’attività economica di settore negli ultimi anni, può tuttavia rispondere una verifica alternativa. Si tratta di un’operazione puramente statistica, con la semplice divisione dei fatturati aggregati dei vari comparti per il numero delle aziende di capitali che li compongono. Attraverso la serie storica dei dati, l’indagine tende a quantificare gli scostamenti del ricavo unitario che ogni singola società di capitali avrebbe nel corso del tempo virtualmente iscritto a bilancio. Da questa ripartizione teorica (empirica quanto idealmente “perfetta”) si può “apprezzare” come a relative restrizioni del mercato – le contrazioni del fatturato totale nel 2007 e nel 2008 in raffronto agli esercizi precedenti sono pari ad esempio all’1,16% e poi come detto allo 0,31% – possano corrispondere (al variare del numero e della composizione degli operatori del settore) riduzioni dei ricavi medi unitari per azienda, che si assestano a livelli ben più penalizzanti: in questo caso rispettivamente a -3,8% e addirittura a -14,1%. E anche quando il monte proventi cresce, come si è verificato per il 2008 nei comparti della produzione (+6,6%) e della distribuzione (+3,3%), può accadere che il saldo capitario ipotetico per impresa sia alla fine negativo (-1,0% e -15,0%). Tecnicamente immune da perturbazioni, appare solo l’attività di proiezione, il cui valore della produzione è salito del 5,8% e del 9,2% nelle ultime due stagioni, generando incrementi dei fatturati medi teorici per società pari al 7,0% e al 9,6%. 5. Quale selezione è in cantiere Ai fini di un’analisi sull’evoluzione del settore, con i suoi reali effetti e le mutazioni in cantiere, risultano in sintesi leggibili con maggiore evidenza sia la condizione di criticità cui è andata esponendosi la maggioranza degli operatori sia il conseguente processo di selezione che pare prendere corpo. Quali soggetti sono più coinvolti? Mentre la distribuzione per forma giuridica può fornire i primi indizi sulla struttura complessiva di un settore produttivo, la scala dimensionale per classi di fatturato resta 44 | TAB. 11 STIME DEI RICAVI MEDI TEORICI DELLE SOCIETÀ DI CAPITALI Valori economici in migliaia di euro Complesso Settore** Società di capitali* Fatturato totale Ricavo medio virtuale 4.396 4.158.487 945,9 Società di capitali* Fatturato totale Ricavo medio virtuale 4.263 4.354.327 1.021,4 Società di capitali* Fatturato totale Ricavo medio virtuale 4.383 4.303.570 981,8 Società di capitali* Fatturato totale Ricavo medio virtuale 5.088 4.290.076 843,1 Produzioni film e video Distribuzioni film e video Proiezioni cinematografiche 2005 2.919 1.893.415 648,6 463 908.793 1.962,8 685 544.466 794,8 399 1.027.389 2.574,9 690 537.618 779,1 390 896.992 2.299,9 682 568.875 834,1 474 926.776 1.955,2 679 621.306 915,0 2006 2.886 2.038.064 706,1 2007 3.026 2.024.150 668,9 2008 3.624 2.157.665 595,3 Fonte: Elaborazione su dati Cerved in base ai bilanci depositati dalle società di capitali nel corso degli anni indicati e relativi all’ultimo esercizio disponibile. * Il valore con cui viene quantificato il numero di società di capitali corrisponde all’ammontare dei rendiconti considerati. ** I valori calcolati da Cerved e riferiti all’intero settore non esprimono – per l’oggettiva difficoltà di classificazione di alcune attività – le somme matematiche dei dati specifici che lo stesso Cerved attribuisce ai tre singoli comparti considerati e le cifre risultano sempre superiori per eccesso al totale aritmetico. l’indicatore più diffuso per riscontrare e valutare composizione, consistenza e salute dei diversi livelli ai quali operano tutti i soggetti. CLASSI DI FATTURATO Si è già osservato in via preliminare che sotto tale profilo la situazione delle imprese di cinematografia si dimostra aderente al contesto nazionale, dove predomina (per oltre il 90% delle unità produttive) la piccola o piccolissima dimensione. Al di là di questa analogia, il dettaglio della pianta organica del cinema nazionale, costruita sulla tradizionale griglia a dieci classi di fatturato, consente di localizzare a grandi linee i fronti più “caldi” negli equilibri di mercato e nei rapporti di forza che intercorrono fra gli operatori di diversa tipologia. Da questo quadro si possono delineare innanzitutto i contorni della base dei comparti cinematografici, fissandone i confini sotto la soglia di 1 milione di euro di fatturato, che segna in sostanza la divaricazione essenziale fra potenzialità e condizioni sufficienti, oppure no, ad agire sul mercato conquistando visibilità, quote, posizionamento e in definitiva “potere contrattuale”. | 45 TAB. 12 DISTRIBUZIONE DELLE SOCIETÀ CINEMATOGRAFICHE PER CLASSI DI FATTURATO Classi di fatturato in euro Percentuale su totale 5-250 mila 250-500 mila 500 mila-1 milione 1-2 milioni 2-5 milioni 5-10 milioni 10-20 milioni 20-50 milioni Oltre 50 milioni Totale Complesso Settore Aziende Fatturato Produzioni film e video Aziende Fatturato Distribuzioni Proiezioni film e video cinematografiche Aziende Fatturato AziendeFatturato 40,2% 12,5% 9,1% 7,6% 5,7% 1,9% 0,9% 0,9% 0,3% 2,6% 3,1% 4,6% 7,7% 12,4% 9,1% 9,1% 18,8% 32,5% 42,6% 12,3% 8,8% 7,0% 5,4% 1,9% 0,7% 0,7% 0,2% 3,2% 4,3% 7,0% 14,0% 15,4% 10,0% 17,9% 16,0% 12,1% 32,1% 13,0% 6,5% 7,1% 6,5% 3,3% 2,2% 2,7% 2,1% 0,6% 0,8% 1,0% 1,9% 4,0% 4,4% 6,2% 15,9% 65,1% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% 32,9% 14,4% 11,5% 11,3% 6,2% 1,6% 1,5% 0,5% 0,2% 3,8% 4,3% 6,0% 9,8% 17,0% 12,8% 9,8% 17,6% 18,8% 100,0% 100,0% Fonte: Elaborazione su dati Cerved. * Il fatturato globale realizzato dalle aziende appartenenti a questa classe risulta nella realtà inferiore (seppure di poco) allo 0,1%, del totale cumulato dai vari comparti, ma il dato è stato arrotondato fino a tale valore per favorire la facilità di lettura complessiva del quadro economico tracciato dalla tabella. Delle 5.088 società di capitali che nel complesso operano nel settore, 4.207 (pari all’82,7%) con fatturato inferiore a 1 milione coprono appena il 10,4% del totale realizzato. Fra queste, delle 3.624 imprese di sola produzione, 3.051 (ben l’84,2%) concorrono soltanto al 14,4% dei ricavi cumulativi; delle 474 aziende che si occupano di distribuzione, 361 (corrispondenti al 76,2% dell’intera categoria) raccolgono unicamente il 2,5% dei proventi complessivi; dei 679 operatori impegnati nell’esercizio – sempre con ditte costituite nella forma giuridica di società di capitali – 534 (pari al 78,7% dell’insieme) contribuiscono solamente per il 15,8% al valore globale del comparto. Si tratta di valori che proporzionalmente non si discostano molto rispetto a quelli accertati un anno prima. 6. Chi perde e chi ci guadagna A corollario della straordinaria numerosità e dello scarso peso economico delle aziende più piccole (fino al tetto di 1 milione di euro di proventi) che si confermano di anno in anno, si potrebbe supporre una certa staticità della situazione settoriale in generale. Dal confronto fra il 2007 e il 2008 si nota per esempio solo una graduale scalata del numero di imprese di distribuzione dai segmenti mediani verso l’alto e uno slittamento a cascata esattamente opposto – concentrato nella fascia intermedia, a scendere dalla classe di 20 milioni di euro di fatturato fino a quella di 1 milione di ricavi – per le aziende di produzione e dell’esercizio. Se oscillazioni in apparenza trascurabili di singoli segmenti possono essere interpretate come fisiologiche, sembra però arduo – in considerazione dei movimenti registrati sul 46 | TAB. 13 Classi di fatturato Quota su totale TRASFERIMENTI DI RISORSE FRA CLASSI DIMENSIONALI Bilanci 2007 Aziende Fatturato Bilanci 2008 Aziende Fatturato 2008 su 2007 Aziende Fatturato 0-1 milione 1-20 milioni Oltre 20 milioni 83,3% 15,5% 1,2% Complesso settore 10,7% 82,7% 37,4% 16,1% 51,9% 1,2% 10,4% 38,3% 51,3% -0,6% +0,6% 0,0% -0,3% +0,9% -0,6% 0-1 milione 1-20 milioni Oltre 20 milioni 84,6% 14,5% 0,9% Case di produzione 12,9% 84,1% 33,1% 15,0% 54,0% 0,9% 14,6% 57,3% 28,1% -0,5% +0,5% 0,0% +1,7% +24,2% -25,9% 0-1 milione 1-20 milioni Oltre 20 milioni 76,0% 20,1% 3,9% 2,5% 16,5% 81,0% +0,1% -1,0% +0,9% -2,2% -11,7% +13,9% 0-1 milione 1-20 milioni Oltre 20 milioni 80,9% 18,3% 0,8% 14,2% 49,4% 36,4% -2,2% +2,3% -0,1% -3,0% -4,9% +7,9% Imprese di distribuzione 4,7% 76,1% 28,2% 19,1% 67,1% 4,8% Società di proiezioni 17,2% 78,7% 54,3% 20,6% 28,5% 0,7% Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009. * Il fatturato globale realizzato dalle aziende appartenenti a questa classe risulta nella realtà inferiore (seppure di poco) allo 0,1%, del totale cumulato dai vari comparti, ma il dato è stato arrotondato fino a tale valore per favorire la facilità di lettura complessiva del quadro economico tracciato dalla tabella. piano demografico, della parziale contrazione nelle attività e della progressione attribuita alle società di capitali – ritenere che all’interno dei comparti cinematografici nulla stia cambiando e tutto proceda senza scosse. CLASSI DIMENSIONALI A pensare che il processo di assestamento tocchi interessi più profondi induce per esempio l’esame ponderato dei singoli comparti a livello di gruppi dimensionali, dove il primo include solo le piccolissime unità; il secondo le imprese minori; il terzo le medie e grandi società (anche se, a onor del vero, in campo nazionale si tende già a parlare di medie aziende cinematografiche quando i ricavi superano i 10 miliardi di euro, mentre nella tradizionale industria manifatturiera questa taglia viene di solito riconosciuta solo con valori compresi almeno fra 30 milioni e i 100-150 milioni di euro). L’analisi incrociata consente di “qualificare” nelle loro connessioni gli scostamenti nel numero di unità attive e nelle quote dei loro proventi, rilevati sia in valori assoluti sia in percentuale, e il prospetto successivo permette di apprezzare il reale peso specifico di determinati differenziali. Si presta a giudizi contrastanti il fatto che le case di produzione della fascia di mezzo (aumentate appena dello 0,5%) abbiano elevato del 24,2% i loro ricavi e che nel contempo quelle di media-grande dimensione abbiano accusato un calo ancora supe| 47 riore e pari al 25,9%. Tali scarti sembrano presentarsi come il frutto di un combinato disposto. Lasciano intuire per esempio che l’innovazione tecnologica con cui si evolve il “fare cinema” stia elevando l’apporto delle numerose aziende tecniche e di servizi di post-produzione concentrate nella fascia mediana. Nel contempo fanno intendere che le produzioni a budget contenuto, rispetto ai normali standard domestici, abbiano ripreso vitalità e raccolto confortanti successi. In questo caso tuttavia andrebbero anche a indicare che l’attività dei maggiori produttori – quelli che assicurano maggiore visibilità al cinema italiano e la realizzazione dei progetti in genere più impegnativi – sembra aver accusato (soprattutto se la si vedesse perpetuare) una flessione preoccupante. In senso opposto, seppure con spostamenti meno accentuati, si sono mossi invece i comparti della distribuzione e dell’esercizio, a conferma di due fenomeni fra i più controversi del settore. Sul mercato distributivo si sta palesando infatti l’ulteriore rafforzamento delle case più consolidate e lo sviluppo della capacità di penetrazione di una sola parte degli operatori di commercializzazione, con la conseguente concentrazione dei canali d’intermediazione e veicolazione (metaforicamente raffigurata in genere con l’immagine di un imbuto). I due eventi contestuali non sembrano correlarsi alle principali tipologie che caratterizzano da tempo i prodotti filmici di casa; non almeno sintonizzandosi su quella lunghezza d’onda e con quell’offerta – meno contratta, più ampia – di sbocchi verso il mercato del consumo che potrebbero assecondare i cineasti italiani nelle loro prospettive di sviluppo. Secondo un copione sostanzialmente analogo, sul fronte dell’esercizio il travaso di proventi da una tipologia all’altra di società va a dimostrare che proseguono a ritmo quasi inesorabile sia l’emorragia degli impianti a minore fatturato, in particolare dei “monosala” situati nei centri cittadini, sia la contestuale crescita delle strutture di dimensioni superiori, facilmente identificabili nei complessi multisala extraurbani dove incide maggiormente l’aggiornamento tecnologico (del prodotto filmico e delle caratteristiche e modalità di proiezione) e trovano più facilmente accoglienza i blockbuster di produzione estera piuttosto che le opere nazionali. 7. Cambia anche la mappa geografica Più che un semplice elemento descrittivo e statistico, la mappa geografica degli operatori è uno dei fattori che contribuiscono a formare il contesto produttivo di un qualsiasi settore. Le relative concentrazioni o rarefazioni in una determinata area influenzano direttamente i processi di crescita dei soggetti attivi sul territorio, la distribuzione e l’impiego delle risorse finanziarie, il livello di infrastrutture e servizi, con la possibilità di creare reti sinergiche, e in definitiva, la competitività sul mercato delle imprese. 48 | TAB. 14 DOVE OPERANO LE IMPRESE DI CINEMA IN ITALIA Percentuali di presenza Settore delle imprese per regione 2007 2009 Produzioni 2007 2009 Distribuzioni 2007 2009 Proiezioni 2007 2009 Piemonte 6,6% 5,8% 6,0% 5,2% 2,0% 1,3% 8,1% 8,2% Valle d’Aosta 0,2% 0,2% 0,2% 0,2% 0,0% 0,0% 0,4% 0,4% Lombardia 18,3% 18,0% 19,9% 19,4% 13,2% 11,9% 15,8% 16,0% Trentino Alto Adige 1,4% 1,4% 1,6% 1,6% 0,5% 0,3% 1,1% 1,2% Veneto 4,6% 4,3% 4,1% 4,0% 3,3% 3,1% 6,3% 5,8% Friuli Venezia Giulia 1,3% 1,3% 1,3% 1,3% 0,3% 0,5% 1,5% 1,5% Liguria 2,6% 2,4% 2,0% 1,9% 1,2%1,2% 4,5% 4,4% Emilia Romagna 7,6% 7,0% 6,2% 5,8% 2,7% 1,9% 12,4% 11,7% NORD 42,6% 40,4% 41,3% 39,4% 23,2% 20,2% 50,1% 49,2% Toscana 5,6% 5,3% 4,7% 4,4% 2,1% 2,6% 8,8% 8,8% Umbria 1,1% 1,1% 1,1% 1,1% 0,0% 0,0% 1,6% 1,6% 4,5% Marche 2,4% 2,4% 1,8% 1,7% 1,1% 1,1% 4,2% Lazio 28,8% 32,3% 33,1% 37,2% 57,4% 62,0% 9,2% 9,6% CENTRO 37,9% 41,1% 40,7% 44,4% 60 ,6% 65,7% 23,8% 24,5% Abruzzo 1,7% 1,6% 1,9% 1,8% 0,5% 0,3% 1,7% 1,6% Molise 0,3% 0,3% 0,4% 0,3% 0,0% 0,0% 0,3% 0,3% Campania 5,5% 5,3% 4,8% 4,4% 6,7% 6,2% 7,0% 7,2% Puglia 3,5% 3,2% 2,8% 2,5% 3,8% 3,8% 5,4% 5,4% Basilicata 0,4% 0,4% 0,4% 0,4% 0,2% 0,0% 0,6% 0,5% Calabria 1,6% 1,5% 1,8% 1,6% 0,8% 0,5% 1,5% 1,5% Sicilia 4,7% 4,4% 3,8% 3,2% 3,9% 3,2% 7,8% 8,0% Sardegna 1,8% 1,8% 2,1% 2,0% 0,2% 0,1% 1,8% 1,8% SUD E ISOLE 19,5% 18,5% 18,0% 16,3% 16,1% 14,1% 26,1% 26,3% Fonte: Elaborazione sui dati anagrafici del Registro delle imprese delle Camere di commercio al 30 settembre 2007. LA DISTRIBUZIONE TERRITORIALE Come insegna la storia del cinema da Hollywood a Cinecittà fino a Bollywood, la maggiore o minore modificazione di questa mappa è una cartina di tornasole dei riflessi più o meno significativi che una diversa conformazione e collocazione degli assetti produttivi può generare sullo sviluppo dell’intero settore e dei suoi comparti. Anche da questo punto di vista il quadro si presenta in movimento. Fino a dodici mesi fa, la distribuzione territoriale delle società di cinema raccontava in estrema sintesi del ruolo storico e strategico di Roma, del peso assunto da Milano grazie soprattutto alle attività collegate al prodotto filmico vero e proprio (film TV, spot, clip, video a tema) e della crescita di tre poli regionali di relativa aggregazione intorno a Torino, Bologna e Napoli. La situazione si è ulteriormente consolidata: a questi cinque gangli faceva capo il 66,8% delle attività di settore, il 70,1% della produzione e l’82,0% dei centri di distribuzione; ora rispettivamente il 68,4%, il 72,0% e l’83,3%. | 49 In realtà l’unica forza confermatasi davvero proattiva è quella dei cineasti della capitale. I punti percentuali guadagnati in un solo anno dalla regione laziale sono 4,5 per il numero di operatori complessivi del settore; 4,1 per quelli della produzione e 4,6 della distribuzione. A subire la forza d’attrazione dell’epicentro romano sono stati, in primo luogo, proprio gli altri poli più importanti: i dati attribuiscono a Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Campania corrispondenti flessioni pari all’1,8%, al 2,1% e al 4,3%. Con sole quattro regioni (oltre al Lazio, Toscana, Umbria e Marche) il cinema dell’Italia centrale ha così riacquistato sotto l’aspetto dei numeri la leadership su quello dell’Italia del nord. Nella sostanza il rafforzamento del centro di gravità romano appare interdipendente con le altre manovre di assestamento: nella sua opera di selezione, la riduzione delle attività e dei soggetti si spalma in maniera diffusa, ma con effetti inversamente proporzionali sulle strutture più consolidate7. 8. Quei 736 milioni di euro che cambiano casa Economicamente parlando, ogni modificazione degli equilibri di mercato e della struttura stessa dell’apparato produttivo passa soprattutto attraverso significativi trasferimenti di risorse fra una componente e l’altra di soggetti. Una fluttuazione del 25,9% nel monte ricavi della produzione vale 558,8 milioni di euro; il passaggio di 13,9 punti percentuali sul fatturato del comparto distributivo vuol dire che 128,8 milioni sono andati in trasferta; una diversa allocazione per il 7,9% dei proventi totalizzati dall’esercizio significa che 49 milioni di euro hanno trovato nuove sale di destinazione. Determinate ripercussioni non sembrano insomma appartenere del tutto a un normale corso delle cose. La sensazione è che calo demografico, relativa flessione delle attività, consolidamento delle società di capitali e selezione dei soggetti in campo costituiscano la prima fase di una transizione in grado, anche sulla scia dell’andamento 7 50 | Anche il Lazio registra un saldo demografico negativo, con il 22,8% di cancellazioni rispetto al totale di società registrate, contro il 4,3% di nuove iscrizioni al Registro delle imprese. Le poche regioni con saldi positivi sono: Valle d’Aosta (+125,0%), Basilicata (+19,6%), Trentino Alto Adige (+14,9%), Friuli Venezia Giulia (+9,1%), più Umbria, Molise e Sardegna (a saldo zero), che tutte insieme sommano però soltanto il 7,3% della popolazione nazionale del settore. Le punte più alte di abbandoni dell’attività rispetto all’avvio di nuove aziende si sono invece registrate in Liguria (-44,4%), Puglia (-29,3%), Calabria (-24,3%), Veneto (-17,6%), Abruzzo (-16,7%), Marche (-15,0%) e Toscana (-14,4%), ossia nelle regioni che in termini di diffusione delle presenze possono essere collocate nella fascia intermedia. I rimanenti sei territori regionali – che dopo il Lazio sono gli altri più “ricchi” in assoluto di operatori in attività – hanno accusato deficit demografici più contenuti: Piemonte -9,4%, Sicilia -8,2%, Emilia Romagna -6,7%, Lombardia 6,0% e Campania -4,8%. dell’economia generale, di segnare l’evoluzione del cinema italiano. Appare azzardato prevedere in quale prospettiva – se dello sviluppo piuttosto che dell’involuzione – ma probabilmente in modo incisivo. Perché quella che si sta dipanando è una sorta di lotta di classe, su scala dimensionale, con in gioco quote di mercato, risorse finanziarie e controllo dei fattori di produzione. | 51 CAPITOLO 2 “PER VOI IL CINEMA È SPETTACOLO, PER ME È QUASI UNA CONCEZIONE DEL MONDO” Vladimir Majakovskij, poeta, drammaturgo e pittore russo (1894-1930) L’economia di riferimento Q uando parlano della rivoluzione che il sistema digitale sta provocando nel cinema, i mass media si riferiscono in genere ai record di incassi realizzati da pellicole in 3D (come Avatar, L’era glaciale 3 - L’alba dei dinosauri e il disneyano Up), a intere platee munite di occhialini per assistere alle proiezioni e alle nuove tecnologie che caratterizzano ormai la fase di realizzazione delle opere con un apporto di effetti speciali straordinariamente ricco. In realtà la digitalizzazione del segmento theatrical è solo la punta dell’iceberg, l’inquadratura su cui scorrono i titoli di testa e che introduce a tutte le scene successive. La prima ragione è che la proiezione pubblica in sala costituisce l’anello iniziale da cui parte tutta la catena produttiva del settore e dove il film – oltre che quale opera artistica, format di spettacolo e mezzo di comunicazione – si conforma come prodotto, con le sue caratteristiche di genere e i suoi standard tecnici, venendone convalidato per tutti gli altri circuiti di distribuzione e le innumerevoli piattaforme attraverso le quali sarà poi sfruttato lungo tutto il resto del suo ciclo di vita. Il secondo, conseguente motivo è che l’esercizio è il luogo in cui il film costruisce il suo valore; rappresenta la sala borsa in cui vengono fissate le quotazioni e i titoli assumono la loro capitalizzazione. Vi si determinano in pratica i valori di mercato e di lì può dipendere tutto il valore aggiunto che un’opera sarà in grado in futuro di generare. È solo grazie alla sala che la rete produttiva può farsi filiera del valore per l’industria del cinema, creando ricchezza, perché di lì in poi il film diventa un “contenuto” multimediale idoneo a ogni modalità – pubblica o domestica, familiare o individuale – e tipologia di consumo (culturale, ludica, d’intrattenimento, formativa), cui si apre un mercato, nei suoi vari segmenti, pressoché globale. Le compatibilità economiche di gestione e le condizioni di sostenibilità in termini di business dell’esercizio possono essere più o meno precarie. Ma la sala continua a restare la sede in cui un film delinea i suoi primi livelli di redditività e margini di profittabilità. Ciò che avviene nella prima finestra di uscita della produzione cinematografica si ripercuote in sostanza su tutti gli altri comparti del settore. E se le opere in prima visione digitalizzate raccolgono crescenti risultati di pubblico, sarà digitale per tutti; come a suo tempo Technicolor, sonoro e Cinemascope sono diventati per la cinematografia standard universali. 1. Unico denominatore: il box office Si potrebbe così dire che in opposizione a convinte e diffuse percezioni il ruolo delle sale tende a dilatarsi in misura più che proporzionale, in un rapporto, rispetto alla crescita delle numerose piattaforme alternative di distribuzione delle opere, che sembra richiamare una delle leggi più note fra quelle elaborate per valutare gli effetti delle tecnologie nelle comunicazioni e la valenza delle moderne reti digitali: la legge che porta il nome di Bob Metcalfe, ideatore di Ethernet, secondo cui utilità e valore di una rete trovano espressione nel numero di tutti gli utenti potenzialmente in contatto fra loro.1 Si può citare in proposito un’immagine dello showbiz dell’esercizio, con la sua proprietà di qualificare l’appeal del prodotto-merce film, molto appropriata ed esplicativa di cui è autore Giandomenico Celata, docente di economia dei media e dell’ICT all’Università “La Sapienza” di Roma: «Il film senza sala cinematografica è come una fabbrica con uffici e macchinari abbandonati, anzi, che non hanno mai iniziato a funzionare». 1 22 | La formula matematica applicata alla legge è “n al quadrato meno n”, dove n corrisponde al numero degli utenti. Come esemplificazione si può prendere il caso di tre pc in rete, ognuno dei quali può connettersi con gli altri: due collegamenti per tre personal da un risultato di sei, lo stesso che si ha se da 9, che è il quadrato di 3, si sottrae il numero di utenti (appunto tre). La formula è utile naturalmente per semplificare i calcoli nel valutare il valore di reti che comprendono un numero molto alto – centinaia, migliaia o anche milioni – di nodi. La legge porta il nome di Bob Metcalfe anche se non è attribuibile all’ideatore delle reti Ethernet, in quanto sarebbe stata elaborata da George Gilder, direttore della rivista statunitense di informatica “Wired”, leader mondiale fra le testate del settore. Vari ricercatori ne hanno proposto una modifica, in quanto non considererebbe la diversa rilevanza che possono avere i vari utenti. Nel caso specifico dei computer, ad esempio, appare chiara la differenza fra un pc connesso alla rete e un server in grado di connettersi a milioni di utenti. Appaiono pertanto pienamente plausibili e giustificate, in prima istanza, l’attenzione e l’importanza dedicate ai risultati di ogni nuovo titolo al box office e la ridondanza con cui vengono diffusi per evidenziare scelte e preferenze del pubblico. Ma in realtà gli esiti al botteghino in termini di ingressi e incassi possono essere considerati doppiamente fuorvianti. Appropriati per disegnare ad esempio la mappa delle strutture di esercizio e per determinarne l’attività in base alle diverse tipologie, non sembrano invece del tutto congrui – e tanto meno convincenti – quando vengono presi a parametro del ruolo e del peso relativo che le sale rivestono nell’ambito della cinematografia. Perché ricavi e presenze sono indici di consumo specifici del prodotto in sala (cioè sul canale primario) e non indicatori assoluti, validi per tutto il mercato. Esprimono viceversa, per definizione, l’unità di misura istituzionalmente deputata a definire il valore dei diritti di sfruttamento per tutta l’altra parte di filiera del settore che, acquistandoli, moltiplica attraverso le diverse piattaforme distributive (i canali secondari) la diffusione dei film e genera volumi di attività da tre a quattro volte superiori. 2. Dal borderò ai bilanci C’è un aspetto di carattere amministrativo che spiega per esempio alcune cose sull’andamento del mercato e dell’industria del cinema italiano più di quanto possano mai fare i borderò dei gestori per la SIAE. Fra tutte le società cinematografiche iscritte alle Camere di Commercio e attive – 9.919 – quelle di capitali che hanno l’obbligo di depositare i loro bilanci sono 1.885. Di solito l’operazione avviene fra maggio e giugno, in quanto il codice civile prescrive che le assemblee ordinarie per l’approvazione dei rendiconti annuali debbano tenersi entro 120 giorni e, in caso di necessità, non oltre 180 dalla data di chiusura dell’esercizio, che nel 99% dei casi coincide con il 31 dicembre. Nel 2009 invece la tradizione non è stata rispettata: come testimoniano i verbali d’assemblea, gran parte delle imprese hanno atteso le ultime settimane disponibili per convocare i propri azionisti e i documenti contabili sono in pratica affluiti agli enti camerali in autunno. I verbali tuttavia omettono quasi sempre di indicare i motivi degli eventuali slittamenti. Se ne può trovare traccia soltanto sulle relazioni che le aziende (una su due, non di più, e in genere quelle di maggiori dimensioni) allegano ai propri bilanci. E procedendo nella loro lettura non si può fare a meno di rilevare come si susseguano le annotazioni sulle difficoltà sorte nel secondo semestre 2008; difficoltà a raccordare i conti con una caduta di attività sempre più accentuata e ad adottare le necessarie contromisure dal punto di vista gestionale e finanziario. Sulla scia di queste considerazioni, si sovrappongono poi da parte degli amministratori previsioni molto caute, quasi reticenti, sull’evoluzione del business nel corso del 2009. Non mancano naturalmente gli accenni alla minacciata scomparsa dei contributi pubblici attraverso il FUS-Fondo Unico per lo Spettacolo gestito dal Mibac, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. | 23 3. Il core business e il grande settore La ricca e tempestiva disponibilità di rilevazioni sui ricavi e sugli spettatori dei titoli in programmazione, in verità, ha anche il potere di stendere una specie di velo su quanto il cinema produce a valle, nascondendo gran parte dell’effettivo mercato dell’offerta. All’enfasi sugli esiti del box office fa riscontro la cronica mancanza di dati e informazioni sull’altro cinema e questa specie di “silenzio assordante” pregiudica la conoscenza e la comprensione completa del settore nei suoi assetti industriali e commerciali, nei relativi meccanismi di mercato e soprattutto nella sua reale consistenza economica, in termini sia complessivi sia disaggregati. Produzione, distribuzione ed esercizio rappresentano infatti i comparti storici della cinematografia. Ne sono nella pratica e nella sostanza il cuore e compongono quello che può essere definito come “settore specifico”. Quale parte tradizionale dell’universo-cinema ne costituiscono il core business, ma non certo il totale delle risorse generate. È vero che i proventi della distribuzione diretta al pubblico con la proiezione in sala mostrano in assoluto (proprio grazie alle opere digitali in 3D) un andamento migliore di quanto facessero presagire i bilanci di alcune passate stagioni. Ma per quanto prodromi essenziali alla formazione del valore della produzione complessiva di tutto il settore, le entrate dell’esercizio tradiscono in termini relativi, ossia in rapporto alle altre fonti di ricavi della cinematografia, un trend di graduale e costante riduzione.2 L’evoluzione del prodotto filmico e lo sviluppo del cinema stesso, nella sua globalità di settore, scorrono principalmente attraverso gli altri, diversi comparti. Sussidiarie, complementari e talvolta anche solo succedanee, queste attività sono perciò diventate ormai vitali e formano quello che (secondo la convenzionale letteratura economica) si può definire come “grande settore”. Se si può giudicare abbastanza paradossale che l’industria cinematografica, media che essenzialmente produce e trasmette contenuti, accusi una vistosa carenza di informazione, non si può dire che la circostanza sia figlia del caso. La programmazione nelle sale è il momento in cui un titolo acquisisce il massimo dei suoi credits in proiezione dei successivi passaggi, a partire da quelli sui network TV, dove il cosiddetto licensing è parametrato all’accoglienza colta dalle opere nelle sale. Le risultanze del box office preludono infatti a proporzionali indici di gradimento e generano le attese di audience e di share, in corrispondenza delle quali i diritti acquisiscono appunto livelli di valore più o meno alto. 2 24 | La disponibilità di informazioni sui soli risultati al botteghino non giustifica certamente la considerazione secondo la quale – essendo il pubblico a determinare la produzione e la vendita filmica – ogni analisi del mercato della domanda è più che congrua e valida per valutare quello dell’offerta. Sarebbe come dire che qualsiasi verifica sulla purezza e sulla qualità dell’acqua marina o di una piscina è inutile perché le persone vi fanno ugualmente il bagno. TAB. 1 IL “CORE BUSINESS” E IL “GRANDE SETTORE” DELLE ATTIVITÀ CINEMATOGRAFICHE Produzione Lungometraggi Cortometraggi Documentari Animazione TV movies Industrie tecniche Produzione Finanziamenti FUS Contributi regionali Production service Production service Fiction – Spot – Clip Industria Produzione pellicola Sistemi digitali Editoria Gadget Cineteche-Musei Previdenza-assistenza Tutela diritti COMPARTI E SEGMENTI DEL SETTORE SPECIFICO Distribuzione Circuito sale Home video Diritti TV IPTV Mobile RISORSE E ATTIVITÀ DEL GRANDE SETTORE Distribuzione Vendite all’estero Fondi FUS Contributi UE Merchandising Servizi Studios e location Agenzie di rappresentanza Film Commission Istruzione-formazione Esercizio Monosala Multischermo Multiplex Sale d’essai Circuito parrocchiale Esercizio Fondi FUS Contributi regionali Pubblicità Bar e punti di ristoro Servizi di prenotazione Eventi Festival Concorsi Premi Cineforum 4. Quel silenzio consapevole Nel privilegiare gli aspetti di promozione e sviluppo del prodotto – in particolare sotto il profilo delle vendite – e nell’anteporli a ogni altro elemento, gli operatori della cinematografia “sacrificano” tuttavia aspetti e temi anche di valore strategico. Perché il vuoto informativo sull’intero ambito del cosiddetto supply side, fino a renderlo come del tutto trascurabile, quasi invisibile, compromette la percezione della sua importanza, delle effettive compatibilità gestionali e dei reali valori di mercato espressi globalmente dal cinema. Ma quale frutto di una scelta nelle strategie di comunicazione (e di conseguenza nelle relazioni con il mondo esterno e nei rapporti istituzionali) l’insistenza a puntare i riflettori sul versante della domanda rende probabilmente gli stessi operatori consapevoli di quanto sia poi difficoltosa qualsiasi opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei decisori politici quando si rende necessario – come si è verificato negli ultimi mesi – portare in primo piano eventuali problemi che affliggono il settore, ne minacciano fondamentali assetti gestionali o equilibri e meccanismi di mercato basilari. Anzi, l’iterazione di analisi sui flussi al botteghino porta a consolidare l’assenza di studi, riflessioni e dati sul mercato dell’offerta nel suo complesso, per cui diventa tutt’altro che scontato ri| 25 chiamare l’attenzione sull’importanza e sul rilievo delle attività che la cinematografia nazionale esprime e rappresenta, ai fini anche di un effettivo confronto con altri settori dell’industria, dei servizi e delle attività artistiche. Pare opportuno sottolineare come la reiterata considerazione – da parte in primo luogo degli addetti ai lavori – del volume di attività e del giro d’affari in cinematografia sulla scorta della pura capacità dei film di sbancare o meno il botteghino lasci nell’oscurità il vasto arcipelago di segmenti che ne sono parte integrante – oltre che ai fini della realizzazione e della circolazione del prodotto – anche e soprattutto sotto il profilo essenziale dell’equilibrio patrimoniale e della sussistenza economica. La costruzione dell’universo di riferimento (di cui si propone nel capitolo 6 un primo e sintetico tracciato) risulta pertanto difficile, perché manca una fonte di dati ufficiali, così come non esiste un censimento dettagliato e aggiornato, un database completo e attendibile. Aspetto, questo, essenziale; perché l’informazione sul fronte quantitativo condiziona e determina poi, essendone propedeutica e basilare, qualsiasi approfondimento anche in termini qualitativi sull’offerta del settore tout court. A rappresentare lo stato della ricerca di un’adeguata documentazione statistica ed economica sull’intero panorama cinematografico vale forse riproporre una battuta pronunciata da Vincent Lindon nel film La crisi! (1992) di Coline Serrau e distribuito dall’Istituto Luce: «Non ho più risposte; solo domande». 5. La generazione dei tanti schermi Sotto il profilo economico l’individuazione di assetti e perimetri economici e la considerazione del mercato – quale complesso di consumi e riflesso di stili di vita, soggetto ai flussi dei redditi e dei trend finanziari – consente in effetti di valutare l’effettivo andamento del settore cinematografico nel tempo e rispetto a quello dell’economia in generale e delle congiunture nazionali, alle capacità di spesa e alle preferenze d’acquisto dei consumatori e quindi soprattutto in relazione con le tendenze espresse (in termini di concorrenza o ancor’anche di sovrapposizione) dalle altre realtà produttive. Appare di nuovo abbastanza singolare che questo avvenga in una società dai tanti schermi come quella attuale, dove i contenuti – di tutti i tipi – tendono a straripare dai loro insediamenti tradizionali, inondando con i più diversi device lo spazio di tempo dei consumatori, e pongono perciò al cinema chiare esigenze di visibilità nell’obiettivo di riaffermare la sua competitività rispetto agli altri e-contents. In connessione con il mondo, il cinema è anche un mondo di connessioni. Vi è un fenomeno in germinazione (più o meno spontanea) che proprio sotto questo profilo si preannuncia in grado di sovvertire gli attuali equilibri. È in atto infatti una bulimia televisiva senza precedenti, con un orizzonte popolato da circa 400 canali tra pay TV e DTT (televisione digitale terrestre), mentre si intravede già nitidamente l’ulteriore ibridazione fra broadcast e broadband nella cosiddetta cath-up television, che offre la possibilità agli 26 | utenti di vedere ciò che vogliono dei cataloghi online, quando lo desiderano e soprattutto anche dove, ossia sul personal computer o su uno smartphone, piuttosto che su una console portatile o sullo stesso schermo full HD di casa.3 Il passaggio dall’etere all’Adsl – sia web TV che IPTV – non coincide solo con l’approdo dei network televisivi a una nuova piattaforma, ma sancisce piuttosto l’approccio a un’offerta di contenuti del tutto diversa, di carattere sostanzialmente multimediale e quindi autonoma dai contesti di rete e dai canali che l’hanno fin qui contraddistinta. A giudizio di gran parte degli osservatori dell’ICT e degli esperti e studiosi più autorevoli del mercato della comunicazione questa evoluzione nell’offerta TV va posta in diretto collegamento alla prepotente e preponderante presenza delle fasce più giovani fra gli utenti del web, con un consumo in termini di tempo (su questo si basano tutte le principali ricerche) nettamente superiore – nell’ordine delle ore – a quello registrato per le altre classi di età.4 Significa che con il progressivo passaggio anagrafico alla generazione successiva, quei ragazzi e quegli adolescenti nel giro di pochi anni trascineranno con ogni probabilità questa loro abituale modalità di fruizione a livelli predominanti, con inevitabili ripercussioni sull’home theater. Portando per esempio il dvd – la gallina dalle uova d’oro per il cinema dell’ultimo decennio – in una fase più che matura del suo ciclo di vita e a un’influenza sul mercato e un’incidenza sui suoi ritorni economici sempre più deboli.5 Ne discende che con la moltiplicazione delle piattaforme distributive si prospetta l’ulteriore crescita di competizione fra i circuiti di diffusione – sala, TV, home video, web – e allo stesso tempo di concorrenza tra il film e le altre forme di audiovisivo, quali videoclip, documentari, TV movies, cortometraggi. 3 4 5 Mediaset e La7 hanno già avviato le loro iniziative di cath-up TV, offrendo sul web, a distanza di poche ore dall’emissione via etere, una selezione dei migliori programmi trasmessi, oltre a fornire la possibilità di accedere a una lunga serie di altre proposte in catalogo. Anche la Rai si appresta a lanciare un servizio analogo e in questa direzione si pone l’annunciato cubo-TV di Telecom, che consente l’accesso a più network. La catch-up TV, che si potrebbe definire una specie di library online, si rivolge soprattutto al pubblico giovane e più dinamico che è diventato il target commerciale imprescindibile per ogni broadcaster e che predilige personalizzare i contenuti disponibili sul web secondo un proprio, individuale palinsesto (il pubblico appare sempre più interessato ai contenuti, ponendo sempre meno attenzione ai canali che li generano, e i network TV tendono ad assecondare queste tendenze per conservare le proprie quote di mercato anche se contestualmente i loro palinsesti perdono contestualmente forza d’identificazione con i rispettivi brand, diventando molto più impersonali). Si può rilevare di passaggio che buona parte dei maggiori successi al box office – in Italia come nel resto del mondo – sia proprio dovuta ai blockbuster digitalizzati e in 3D destinati al pubblico più giovane. Le considerazioni dell’ultimo paragrafo trovano riferimento nell’intervento di Giandomenico Celata, direttore scientifico del Multimedia Lab-CATTID-Sapienza di Roma, al workshop europeo “La rivoluzione del cinema digitale in Italia” nell’ambito degli Stati Generali del Cinema Italiano (Roma, Auditorium Parco della Musica, 21 ottobre 2009): Celata è anche presidente di RomaWireless e direttore del Distretto dell’Audiovisivo e dell’ICT, sempre di Roma. | 27 CAPITOLO 4 “L’ARTE È UN LAVORO SPORCO, QUALCUNO DEVE PUR FARLO” Scritta sulla t-shirt di Giovanni in Così è la vita di Aldo, Giovanni & Giacomo e Massimo Venier (1998) Le professioni e il mercato del lavoro M eno fatturato, meno occupazione. La graduale flessione, seppure contenuta, delle attività fino al 2008 è resa visibile anche dall’andamento del mercato del lavoro. Cala la richiesta di prestazioni e, con il numero degli addetti chiamati a fornire la loro opera, scende la frequenza e la durata stessa degli impieghi. Poi, sulla scia di una stagione più felice, il valore della produzione riprende a salire e i comparti cinematografici tornano – come è accaduto nel 2009 – a ripopolarsi di addetti. In un settore per sua costituzione ad alta intensità di capitale più che di lavoro (fattore che prevale solamente nei progetti di più limitate ambizioni e a basso costo) le fasi di stallo o di rilancio provocano effetti pressoché immediati sui livelli d’impegno dei suoi operatori, rimarcando fragilità strutturali connaturate. Una di queste risponde a quel profilo di sistema ad “addizionalità pura” che in comunanza con tutto il cinema europeo pone buona parte dei suoi produttori nella condizione di realizzare e di far arrivare le loro opere sul mercato attraverso un indispensabile in- tervento esterno, sotto forma, nella maggioranza dei casi, di contributi di capitali, aiuti e incentivi finanziari pubblici, erogati da Stato, regioni, enti locali, istituzioni governative o organismi d’emanazione comunque centrale. E nei periodi in cui la disponibilità di queste risorse si ammanta di incertezze – come quello recente – pianificare il varo di nuove iniziative diventa ancora più complesso. Un altro aspetto della particolare esposizione alle congiunture più cariche di volatilità deriva dalla composizione e dalla configurazione stessa del mercato del lavoro cinematografico, istituzionalmente basato sull’occupazione a tempo determinato. Come dimostra l’entità degli scostamenti da una stagione all’altra, la quota di rapporti a cosiddetto tempo pieno – vicina al 22% – risulta troppo contenuta per assicurargli la stabilità sufficiente a evitare consistenti turnover1. Allo stesso modo la polverizzazione societaria per forma giuridica, dimensioni e classi di fatturato, che ha i suoi principi attivi nella stessa natura del prodotto e nelle sue modalità di realizzazione, è un’altra peculiarità cui si deve la frammentazione, paradigmatica, di tutta la filiera2. Ad accentuare per certi versi il deficit di integrazione e stabilizzazione del mercato – al di là delle diverse dimensioni dei volumi e dei giri d’affari aziendali – contribuisce poi la spiccata tipicità dei suoi organici, con un portfolio di esperienze estremamente variegate, tutte ad alta specializzazione, in considerazione anche della rapida e costante evoluzione tecnologica che le coinvolge. È attraverso l’apporto di un folto folder di competenze che il DNA artistico e creativo del cinema e il particolare processo di realizzazione filmica trovano espressione, richiedendo quindi l’impiego di tanti “mestieri” di- 1 2 54 | Un’indicazione sulla condizione professionale degli addetti nelle aziende cinematografiche proviene da una ricerca condotta dal Censis nella regione più rappresentativa del settore (Le imprese dell’audiovisivo nel Lazio) alla fine del 2007. A fronte di una frequenza del 20,8% dei contratti a tempo indeterminato, si registrano rapporti di lavoro a tempo determinato per il 27,8% degli occupati, collaborazioni a progetto per il 23,6%, collaborazioni occasionali per il 13,1% e una presenza di cosiddette indipendenti – imprenditori in proprio, soci di cooperative, liberi professionisti, artigiani e lavoratori autonomi – pari al 27,8% (nelle realtà di piccola dimensione la quota arriva a toccare il 63,3%). La stessa ricerca Censis rileva inoltre che una larga fetta di imprese – esattamente il 46,5% del campione – si avvale pure di giovani in stage e di personale con borse di lavoro. L’ENPALS non fornisce statistiche sulla ripartizione per ragioni sociali delle aziende attive. Oltre ai dati riportati nel capitolo 3, si può ricordare per ulteriore informazione che la ricerca Le imprese dell’audiovisivo nel Lazio effettuata dal Censis ha rilevato fra le aziende con personale dipendente iscritto ai ruoli ENPALS questa ripartizione di addetti: 58,8% di S.p.A., società per azioni; 20,4% di imprese individuali; 15,6% di società di persone; 2,3% di cooperative e consorzi; 2,9% di altre società non di capitali. ENPALS classifica le società in base alla tipologia (otto aree) di attività: imprese di produzione; produzioni varie; stabilimenti di produzione; sviluppo e stampa; doppiaggio; distribuzione e noleggio; esercizi esclusivamente cinematografici; esercizi cinematografici polivalenti. Quelle a maggior cultura, tradizione industriale e dotate generalmente di uno staff permanente sono concentrate nelle prime due categorie codificate dall’ente e annoverano la larga maggioranza di addetti fissi. versi (per quanto contigui), in continua ed elevata alternanza fra di loro. All’intensa concentrazione di professionalità riconosciuta al corpo produttivo finisce però per corrispondere così anche una profonda segmentazione trasversale che lo rende più vulnerabile ai cicli alterni delle contingenze produttive. 1. Quanto conta la leadership del cinema Rilevare che nella cinematografia l’andamento dell’occupazione risponde alle accidentalità della congiuntura economica non è forse del tutto appropriato. In realtà non si limita a rispecchiarle e sarebbe probabilmente più corretto dire che ne rivela il principale marcatore. Lo conferma la serie storica dei dati (tabella qui sotto) che si ferma al 2008 per quanto riguarda le rilevazioni definitive e si spinge fino al 2009 soltanto per il numero di lavoratori a nome dei quali sono stati versati i contributi sociali di legge e che l’ENPALS – Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo e dello Sport – l’istituto mutualistico del settore, ha stimato in via provvisoria. Dalla successione delle variazioni percentuali si evince come gli indicatori del mercato del lavoro siano relativamente allineati nei periodi più favorevoli e nettamente superiori quando i trend passano al segno negativo. TAB. 1 TREND OCCUPAZIONALE E PRODUTTIVO DEL SETTORE Variazioni su anno precedente 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Fatturato società di capitali Addetti contribuenti ENPALS* Totale giornate lavorative Giorni lavorativi per addetto +0,7% +5,6% +6,3% +1,0% +8,1% +8,4% +3,8% - 4,2% +4,7% +2,3% +0,1% -2,1% -1,2% -5,0% -10,2% -5,5% -0,3% -5,0% -13,2% -8,6% +12,4% - Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009, in base ai bilanci depositati dalle società di capitali nel corso degli anni indicati (per quanto riguarda il fatturato complessivo del settore) e sul rapporto “Lavoratori delle imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi”, a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009 (per quanto concerne il numero degli addetti e la quantificazione – sia totale sia per unità – delle giornate lavorative annue) fino al 2008. * Il dato 2009 è invece provvisorio, in quanto frutto di una stima revisionale prodotta dall’ENPALS. Se si guarda alle esperienze del recente passato si può pure notare che la funzione del cinema quale evidenziatore viene assunta a titolo generale per tastare il polso di tutto l’universo dello spettacolo. A dispetto della presunta focalità di ruolo attribuita al sistema radiotelevisivo e pur nella sua eterogenea – e per certi aspetti disomogenea – configurazione, il cinema continua a essere il vero motore di un intero macrosettore, che dalle attività dello spettacolo viene spesso espanso verso quelle culturali e ricreative. MERCATO DEL LAVORO Lo è per numero di addetti, per quantità di società attive e per monte retributivo, secondo quanto attestano le rilevazioni statistiche dell’ENPALS, che si riferiscono, | 55 come detto, alle prestazioni per le quali vengono versati i regolari contributi sociali3. Il suo corpo produttivo costituiva il 25,3% del totale già nel 2008, in base ai dati definitivi, ed è ulteriormente cresciuto nel 2009, diventando pari al 27,9%, secondo le prime stime provvisorie; le imprese cui fa capo rappresentano il 14,6% dell’intero parco-aziende (ma TAB. 2 EVOLUZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO NEI SETTORI DELLO SPETTACOLO Settori e anni CINEMA Radiotelevisione Musica Teatro Trattenimenti vari Impianti sportivi Altre attività TOTALE SPETTACOLO Settori e anni CINEMA Radiotelevisione Musica Teatro Trattenimenti vari Impianti sportivi Altre attività TOTALE SPETTACOLO CINEMA Radiotelevisione Musica Teatro Trattenimenti vari Impianti sportivi Altre attività TOTALE SPETTACOLO 2004 2007 2008 2009* Totale dei contribuenti iscritti all’ENPALS 68.927 74.658 76.442 72.608 26.375 28.980 30.896 28.787 71.111 69.133 66.068 63.483 20.321 21.181 21.262 22.348 39.781 35.106 34.711 47.689 20-427 17.456 20.477 23.043 12.112 12.269 14.925 18.613 257.954 258.783 264.781 276.671 68.942 26.239 58.366 23.279 49.761 24.627 21.121 272.355 77.563* 25.917* 53.067* 23.441* 47.229* 27.987* 22.036* 277.220* 2004 2005 2005 2006 2006 2007 2008 Numero di imprese in attività registrate all’ENPALS 3.288 3.241 3.471 3.520 1.421 1.425 1.479 1.430 7.150 6.312 3.018 5.742 2.154 2.066 2.333 2.381 6.640 6.086 6.693 6.606 3.109 3.044 3.827 4.358 1.333 1.386 1.453 1.613 25.095 23.560 25.274 25.650 3.534 1.429 4.608 2.389 5.790 4.529 1.779 24.058 Monte retributivo annuo di tutti gli addetti in milioni di euro 670,6 761,7 818,0 761,3 658,7 619,1 691,1 679,5 464,7 466,8 453,8 439,7 165,8 171,0 167,4 177,0 264,9 262,9 285,2 363,6 221,0 212,4 235,5 255,4 28,3 33,7 33,3 42,5 2.474,0 2.527,6 2.684,3 2.719,0 938,6 705,0 430,0 189,4 410,6 289,7 55,9 3.019,2 Fonte: Elaborazione sui dati del rapporto “Statistiche sull’occupazione e sulle retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo e dello sport – Serie storiche anni 2000-2008” a cura del Coordinamento statistico-attuariale del’ENPALS, Roma 2009. *I dati riferiti al 2009 sono invece da considerarsi provvisori, in quanto frutto di stime previsionali prodotte dallo stesso ENPALS. 3 56 | Ai regimi previdenziali e assistenziali dell’ente possono accedere anche i soci e titolari che si iscrivono a libro paga delle proprie ditte, così come finiscono sempre nelle casse dell’Istituto i contributi versati dalle società per i soggetti che operano in autonomia, gestiscono direttamente le loro prestazioni (in proprio o attraverso agenti rappresentanti) e, trovandosi in una condizione affine a quella dei liberi professionisti, dei lavoratori autonomi o degli artigiani scelgono di versare i contributi previdenziali e assistenziali in ragione dei compensi per le prestazioni fornite su commessa (o per così dire a cachet). va considerato che impianti sportivi e trattenimenti vari, gestiti in grande maggioranza da circoli e sodalizi d’origine associativa, pesano per il 42,9%); i redditi che genera con le prestazioni d’opera per la realizzazione dell’attività valgono il 31,0% della remunerazione globale (e sommando in questo caso quelli di radio e TV, pari al 23,5%, si arriva a coprire ben il 54,5% del monte retributivo del macrosettore oltre che di quello contributivo su cui si basa tutto il sistema previdenziale e assistenziale). Il primato è avvalorato dall’incidenza degli addetti del cinema nelle varie categorie professionali che animano il mondo dello spettacolo. A riprova della poliedricità di specializzazioni coinvolte nella realizzazione filmica, artisti e tecnici cinematografici rappresentano la componente maggiore in dieci dei 20 gruppi della classificazione ENPALS (ma in due non sono presenti) e in sette di questi con una consistenza superiore al 50%, come riporta il prospetto successivo. Questi raffronti sono utili per comprendere le motivazioni che stanno alla base delle apprensioni espresse da più parti (in primo luogo dagli stessi organismi di rappresentanza del settore) sull’evoluzione della produzione cinematografica e sui suoi conseguenti riflessi sulle attività dello spettacolo in generale. TAB. 3 QUALIFICHE PROFESSIONALI E SPETTACOLO: L’INCIDENZA DEL CINEMA Artisti e tecnici per gruppi e categorie professionali ENPALS nel 2008 Complesso Attività Attori e generici Impiegati Operatori e maestranze (A)**** Organizzatori, direttori e ispettori*** Registi, aiuto-registi, sceneggiatori Operatori e maestranze (B)**** Tecnici (produzione e realizzazione) Scenografi, arredatori e costumisti Truccatori e parrucchieri Dipendenti da imprese di noleggio Tersicorei, ballerini e modelli Conduttori e animatori Direttori di scena e di doppiaggio Artisti lirici e cantanti Concertisti e orchestrali Amministratori Direttori e maestri d’orchestra Autonomi esercenti attività musicali Lavoratori impianti sportivi Dipendenti strutture spettacolo ** TOTALE GENERALE 58.566 22.148 13.184 5.591 5.784 7.962 8.962 2.924 991 451 22.653 17.174 506 9.904 42.569 872 885 991 20.429 22.148 272,335 Consistenza settore cinema Numero Quota 37.680 7.690 7.076 3.743 3.118 3.019 2.463 1.576 678 451 442 286 228 192 177 82 38 3 0 0 68.942 64,3% 34,7% 53,6% 66,9% 53,9% 37,9% 27,4% 53,9% 68,4% 100,0% 1,9% 1,6% 45,0% 1,9% 0,4% 9,4% 4,3% 0,3% 0,0% 0,0% 25,3% Altro Settore più rappresentato 10.642 - Teatro 16.086 - Radio e TV 2.070 - Radio e TV 1.169 - Radio e TV 1.773 - Radio e TV 1.501 - Teatro 2.066 - Teatro 489 - Musica 215 - Radio e TV 0 - Nessuno 14.269 - T.V.S.P.* 6.609 - T.V.S.P.* 176 - Teatro 7.720 - Musica 31.745 - Musica 632 - Teatro 767 - Musica 982 - Musica 20.242 - Imp. Sport 19.157 - T.V.S.P.* 58.369 - Musica Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009, in base ai bilanci depositati dalle società di capitali nel corso degli anni indicati (per quanto riguarda il fatturato complessivo del settore) e sul rapporto ”Lavoratori delle imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi”, a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009 (per quanto concerne il numero degli addetti e la quantificazione – sia totale sia per unità – delle giornate lavorative annue) fino al 2008. * Il dato 2009 è invece provvisorio, in quanto frutto di una stima revisionale prodotta dall’ENPALS. | 57 2. Tutto il peso dei “figli di Cinecittà” Certe inquietudini appaiono del tutto congrue e giustificate se si valuta la leadership della produzione cinematografica anche da un secondo versante: quello della valenza territoriale. La concezione di Roma quale capitale del cinema nazionale è un’espressione ormai “storicizzata”, quasi tautologica: ricorrente come in un mantra e tanto scontata da apparire quasi un fenomeno naturale. DISTRIBUZIONE TERRITORIALE Ma talvolta consuetudine e assuefazione fanno dimenticare la reale entità dei fatti. La geografia del settore è eloquente e restituisce significato al diffuso luogo comune. Dire che il mondo dello spettacolo ha il suo perno nel cinema e che l’economia di interi comparti – anche su scala nazionale – ruota attorno alle sue attività è una constatazione TAB. 4 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DEGLI OCCUPATI NEL SETTORE CINEMA Suddivisione per collocazione regionale Imprese in attività registrate dall’ENPALS 2007 2008 Contribuenti attivi iscritti ai ruoli ENPALS 2007 2008 Numero di addetti in media per azienda 2007 2008 ITALIA 3.520 3.534 72.508 68.942 20,6 19,5 Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Trentino Alto Adige Veneto Friuli Venezia Giulia Liguria Emilia Romagna NORD 201 1 605 28 122 27 64 224 1.272 185 3 685 33 110 30 48 232 1.329 1.570 5 19.128 89 1.916 230 347 2.481 25.776 1.457 10 16.217 105 1.251 334 373 1.867 21.614 7,8 5,0 31,6 3,2 15,7 8,5 5,4 11,1 20,3 7,8 3,3 23,7 3,1 11,3 11,1 7,7 8,0 16,2 Toscana Umbria Marche Lazio CENTRO 142 31 81 1.492 1.746 141 30 77 1.486 1.734 859 161 362 46.585 47.947 885 123 382 41.958 43.348 6,0 5,2 4,5 31,2 27,5 6,2 4,1 4,9 28,2 24,9 42 3 126 97 12 26 121 26 453 40 3 139 92 13 22 141 21 471 238 6 1.013 513 45 88 619 207 2.729 167 8 1.172 560 34 76 1.806 157 3.980 5,7 2,0 8,0 5,3 3,8 3,4 5,1 8,0 6,0 4,1 2,6 8,4 6,0 2,6 3,4 12,8 7,4 8,4 Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Sicilia Sardegna SUD E ISOLE Fonte: Elaborazione sui dati del rapporto ”Lavoratori e imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi” a cura del Coordinamento statistico-attuariale del’ENPALS, Roma 2009. 58 | tanto meno ovvia e superflua quando il ciclo economico attraversa fasi di gravi difficoltà. Il peso del polo romano e laziale appare determinante e non è controbilanciato da realtà alternative: soltanto il comprensorio milanese-lombardo potrebbe forse compensarne parzialmente l’influenza (tabella sotto). È preponderante persino sotto il profilo degli incassi e delle frequenze in sala e il contratto integrativo dei dipendenti dell’esercizio nella regione prevede un premio di produzione (960 euro all’anno) basato sul raggiungimento di almeno 13,5 milioni di spettatori, tetto già superato nel 2007. TAB. 5 INCIDENZA DELLE MACRO-AREE SUL CINEMA NAZIONALE Suddivisione per collocazione regionale Imprese in attività registrate dall’ENPALS 2007 2008 Contribuenti attivi iscritti ai ruoli ENPALS 2007 2008 Numero di addetti in media per azienda 2007 2008 Nord (Lombardia) Centro (Lazio) Sud e Isole 36,7% (17,1%) 50,3% (42,3%) 13,0% 37,6% (19,3%) 49,0% (42,0%) 13,4% 33,7% (26,3%) 62,7% (64,2%) 3,6% 31,3% (23,5%) 62,9% (60,8%) 5,8% +4,4% (+2,2%) -0,6% (-0,3%) +3,9% -16,1% (-2,8%) -9,5% (-3,4%) +45,8% ITALIA 100,0% 100,0% 100,0% 100,0% +0,4% -5,0% Fonte: Elaborazione sui dati del rapporto ”Lavoratori e imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi” (anni 2007 e 2008) a cura del Coordinamento statistico-attuariale del’ENPALS, Roma. I comparti cinematografici “romanocentrici” contano quattro imprese su dieci, oltre la metà di aziende, e generano più del 60% di tutti i redditi da lavoro. Di qui nasce la conseguente influenza della capitale anche nel settore dello spettacolo, inteso nel suo complesso, a livello nazionale. Con una quota del 30% circa di addetti e del 35% dei redditi da lavoro arriva a determinare infatti i valori della produzione del macrosettore, indirizzandone le principali variazioni e le linee di tendenza sostanziali. Tanto è vero che proprio a fine 2008 le organizzazioni sindacali dei lavoratori avevano chiesto per la prima volta alla Regione Lazio interventi di contrasto al ciclo depressivo, adottando anche misure eccezionali non previste per il settore spettacolo, come il riconoscimento dello stato di crisi e l’ammissione alla cassa integrazione straordinaTAB. 6 INCIDENZA DEL POLO ROMANO SULLE ALTRE ATTIVITÀ DI SPETTACOLO Dati in unità e in migliaia di euro Imprese in attività Operatori e addetti Monte retributivo Quota del cinema laziale su tutte le attività di spettacolo nella regione 2007 2008 40,7% 40,5% 59,9% 53,9% 65,2% 62,0% Quota dello spettacolo laziale sul totale delle attività nazionali 2007 2008 14,5% 15,2% 29,3% 28,5% 35,6% 34,8% Fonte: Elaborazione sui dati del rapporto “Lavoratori e imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi” (anni 2007 e 2008) a cura del Coordinamento statistico-attuariale del’ENPALS, Roma”. | 59 TAB. 7 Ultimi cinque anni 2004 2005 2006 2007 2008 CINQUE ANNI DI MERCATO DEL LAVORO NEL CINEMA Imprese in attività Serie Variazione storica assoluta 3.288 3.241 3.471 3.520 3.534 -23 -47 +230 +49 +14 Contribuenti attivi Addetti per impresa Variazioni Serie Variazione Variazioni Serie Variazioni percentuali storica assoluta percentuali storica di unità -0,69% -1,43% +7,10% +1,41% +0,40% 68.827 74.658 76.442 72.608 68.942 +3.378 +5.831 +1.784 -3.834 -3.666 +5,16% +8,47% +2,39% -5,02% -5,05% 20,9 23,0 22,0 20,6 19,5 +0,9 +2,1 -1,0 -1,4 -1,1 Fonte: Elaborazione sui dati del rapporto “Statistiche sull’occupazione e sulle retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo e dello sport – Serie storiche anni 2000-2008” a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009. ria (interventi che trovavano favorevoli le stesse associazioni di rappresentanza delle imprese). Può essere che il radicamento strutturale e societario dei cineasti della capitale esca leggermente enfatizzato dai repertori ENPALS, nel loro focus sullo stato occupazionale e contrattuale ai fini previdenziali e assistenziali, ma è indubbio che l’importanza dell’attività dei “figli di Cinecittà” nei suoi riflessi sugli altri settori renda plausibile la crescente attenzione alle politiche di sostegno e alle alterne vicissitudini del mercato del lavoro. Sia dello spettacolo in generale sia in particolare, e soprattutto, del cinema. Vi è infatti un dato implicito nelle rilevazioni ENPALS fin qui illustrate che merita di essere messo a fuoco. 3. Le vere dimensioni dei flussi di lavoro Elemento distintivo dell’ente previdenziale rispetto agli altri istituti mutualistici è il fatto che l’obbligo assicurativo degli addetti è legato all’attribuzione delle rispettive qualifiche professionali indipendentemente dalla natura subordinata o autonoma del rapporto di lavoro (a prescindere cioè da un eventuale regime contrattuale). Date le specifiche caratteristiche delle attività, ai fini assicurativi valgono quindi tutte le prestazioni d’opera, per quanto saltuarie e occasionali – occorre almeno una giornata lavorativa all’anno – e limitate o frammentati siano le retribuzioni e i compensi percepiti. OCCUPAZIONE La perdita in soli due anni di oltre il 10% di contribuenti, ossia della stessa quota che era stata guadagnata nel biennio precedente, con una retrocessione che aveva riportato la situazione esattamente ai livelli 2004 (prima e seconda tabella del capitolo), sembra essere stata compensata dalla crescita in un solo anno segnalata dalle stime di previsioni nel +12,4% del 2009. È significativo tuttavia che il parziale prosciugamento in un biennio delle fonti di occupazione sia maturato nonostante il contemporaneo incremento dei da60 | tori di lavoro, cioè delle imprese iscritte, pari al 7,7%, e sia stato accompagnato anche dall’impoverimento delle opportunità di impieghi, senza distinzioni fra le loro varie forme e modalità4. Un depauperamento a prima vista sensibile, quantunque relativamente contenuto. Tanto è vero che non ha impedito, nel frattempo, al monte retributivo della categoria di salire del 14,7%, passando da 808,0 a 938,6 milioni di euro (prima tabella del capitolo). Occorre tuttavia considerare un’altra, netta variazione intervenuta in “corso d’opera”. Nello stesso arco di tempo la base delle retribuzioni giornaliere (come dimostra la serie storica qui sopra) si è difatti rivalutata del 62,5%. Questo significa che, pur in presenza di un parco di risorse umane ridotto di un decimo, la frequenza e l’intensità degli impieghi di artisti e tecnici hanno subito nella realtà – descritta dai rapporti attuariali dell’ENPALS – contrazioni assai più pesanti dell’apparente 10%. In mancanza di una misurazione puntuale, sulla base dei parametri disponibili se ne può prudenzialmente azzardare l’ordine di grandezza, che si aggira intorno al 25%. Per valutare il campione di effettivo riferimento di ENPALS bisogna fra l’altro considerare che le elaborazioni statistiche dell’ultimo anno non sempre si raccordano a quelle precedenti. In particolare per quanto riguarda la classificazione delle qualifiche professionali e la conseguente individuazione degli addetti a tempo indeterminato rispetto a quelli a tempo determinato, identificabili prima nelle due macro-categorie “maestranze TAB. 8 Ultimi dieci anni 1999* 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 DIECI ANNI DI STORIA RETRIBUTIVA FRA ALTI E BASSI Retriribuzione media giornaliera in euro Serie Variazione Variazioni storica assoluta percentuali 105,29 112,79 118,67 116,30 112,73 112,39 122,94 131,80 136,67 194,32 +97,50 +5,88 - 2,37 - 3,57 - 0,34 +10,55 + 8,86 + 4,87 +57,65 +7,12% +5,21% - 2,00% - 3,07% - 0,30% +9,38% +7,20% +3,70% +42,19% Retribuzione media annua in euro per addetto Serie Variazione Variazioni storica assoluta percentuali 7.264,71 8.368,23 9.329,77 9.708,12 9.667,07 9.743,27 10.202,62 10.700,92 10.485,07 13.614,34 +1.103,52 +961,54 +378,35 -41,05 +76,20 +459,25 +498,40 -215,85 +3.129,27 +15,19% +11,49% +4,06% -0,42% +0,79% +4,71% +4,89% -2,92% +29,85% Fonte: Elaborazione sui dati del rapporto “Statistiche sull’occupazione e sulle retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo e dello sport – Serie storiche anni 2000-2008” a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009 - I valori monetari relativi al 1999 sono stati convertiti dalla lira in euro in base al tasso di cambio 1.936,27 lire = 1 euro. 4 A proposito del maggior numero di imprese che risultano aver versato nel 2008 i contributi previdenziali e assistenziali (pur a fronte di quello in decrescita degli addetti, a nome dei quali vengono effettuate le cosiddette “trattenute sociali”) occorre ricordare che il suo progressivo aumento è anche frutto di una più estesa e incisiva azione ispettiva e di controllo avviata dall’ente per contrastare l’evasione, che ha prodotto in alcuni ambiti regionali risultati davvero significativi. | 61 e impiegati” e “artisti e tecnici”: forti dodici mesi prima rispettivamente di 17.500 unità, pari al 23% del totale”, e di 58.700 soggetti per il restante 77%5. Ora la loro collocazione non è più specificamente individuabile. Negli ultimi quadri statistico-attuariali riferiti al 2008 se ne può solo presumere la distribuzione fra i quattro raggruppamenti “impiegati”, “produzione cinematografica, di audiovisivi e di spettacolo”, “tecnici” e “dipendenti da imprese di noleggio”, che contano complessivamente 13,3mila soggetti, per un’ipotetica differenza in difetto di 4,2mila unità rispetto alla precedente somma di dipendenti fissi. LIVELLI E PERIODI D’IMPIEGO Non risulta di conseguenza perfettamente circoscrivibile l’area di attribuzione degli addetti a tempo determinato, dove si concentrano le prestazioni “a soggetto” di artisti e tecnici, in tutte le loro varie formulazioni6. Gli altri parametri generali adottati da ENPALS – 5 6 62 | L’istituto mutualistico, in base all’emanazione di nuove norme, ha dovuto adottare una diversa codificazione delle categorie obbligatoriamente iscritte e la composizione dei soggetti contribuenti ne è risultata modificata. La prima definizione ed elencazione delle categorie obbligatoriamente iscritte all’ente mutualistico è contenuta nella norma istitutiva dell’istituto, il decreto legislativo C.P.S. numero 708 del 16 luglio 1947, ratificato con alcune modifiche dalla legge numero 2388 del 29 novembre 1952. Con il decreto legge numero 182 del 30 aprile 1997, di armonizzazione alla riforma generale delle pensioni della normativa ENPALS, i lavoratori assicurati sono stati poi suddivisi in tre gruppi. Al Gruppo A appartengono “Coloro che prestano, a tempo determinato, attività artistica o tecnica direttamente connessa con la produzione e la realizzazione di spettacoli”; nel Gruppo B sono inseriti “Coloro che prestano, a tempo determinato, attività al di fuori delle ipotesi di cui al gruppo A”; del Gruppo C fanno parte tutte le categorie, sia del gruppo A che del gruppo B, “Quando l’attività lavorativa è prestata a tempo indeterminato”. L’appartenenza di ogni singola categoria a uno dei tre gruppi, piuttosto che a un altro, è stata successivamente definita con decreto ministeriale del 10 novembre 1997 e ulteriormente adeguata in conformità della legge numero 289 del 27 dicembre 2002 e poi con un altro decreto ministeriale del 15 marzo 2005. Le varie categorie professionali impegnate nell’attività cinematografica possono essere ricondotte ad almeno cinque tipologie della convenzionale nomenclatura gestionale: CREATIVA, creative staff, in capo a soggettisti, sceneggiatori, scenografi, compositori e costumisti; ARTISTICA, artistic labour, in cui confluiscono in linea di massima produttori, registi, direttori di montaggio e fotografia e coreografi; DI SCENA, performing labour, comprendente attori e comparse, eventuali musicisti e ballerini; TECNICA, technical line, che include assistenti di regia, responsabili di casting, operatori di ripresa, tecnici del suono e delle luci, elettricisti, attrezzisti, montatori del set, sarti, truccatori, parrucchieri e così via; AMMINISTRATIVA, administrative work, con agenti di produzione, funzionari della contabilità, addetti ad acquisti, noleggi e approvvigionamenti. All’interno di ogni tipologia convivono poi, a loro volta, corposi carnet di competenze specifiche, fra i quali si può rintracciare forse un unico tratto davvero comune: la prestazione a progetto, legata cioè alle singole pellicole di volta in volta in realizzazione o ancora più circoscritta a singole fasi della produzione (il discorso vale soprattutto per le prime quattro). Ove sussiste una presenza lavorativa in soluzione di continuità, per l’intero ciclo di lavorazione che va dal progetto alla stampa della copia master, anche questa finisce ad ogni modo per concretizzarsi soltanto lungo l’arco di sviluppo di ogni singola opera. E la condizione, potenzialmente, non si attaglia che alla figura del produttore e al ruolo di regista. (Testo di riferimento: Economia del cinema di Fabrizio Perretti e Giacomo Negro, Etas-Rcs Libri, Milano 2003). numero e media di ore lavorative, dei giorni d’occupazione e delle giornate lavorate annue – permettono comunque di quantificare nel loro complesso questi impieghi, fondamentali per valutare la progressiva evoluzione delle attività e del mercato del lavoro. È proprio alla frequenza dei rapporti di lavoro meno stabili con ampio e costante ricorso alla contrattazione a termine o a progetto (la quale appunto si risolve molto spesso nella singola produzione) che risale la considerevole superiorità del novero generale degli iscritti ENPALS rispetto a quello delle unità di lavoro annue effettivamente impiegate. Questa asimmetria, che secondo quanto illustra la tavola sintetica successiva contraddistingue tutto il macrosettore delle attività culturali e dello spettacolo, ha il suo riscontro nel numero delle giornate nelle quali in media lavorano i soggetti dei vari settori. TAB. 9 Settori e anni CINEMA Radiotelevisione Musica Teatro Trattenimenti vari Impianti sportivi Altre attività TOTALE SPETTACOLO TASSO DI OCCUPAZIONE NEI SETTORI DELLO SPETTACOLO 2004 2005 2006 Valori medi di occupazione in giornate lavorative annue degli addetti 86,7 83,0 81,2 236,7 209,3 214,2 52,9 55,9 53,8 87,7 84,7 81,1 71,2 79,9 83,5 179,2 196,5 190,3 43,6 47,1 39,0 95,8 95,6 96,2 2007 2008 76,7 215,7 53,9 78,4 91,7 176,7 37,0 94,3 70,1 239,8 56,8 79,4 96,3 181,1 40,8 96,9 Fonte: Elaborazione sui dati del rapporto “Statistiche sull’occupazione e sulle retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo e dello sport – Serie storiche anni 2000-2008” a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009. Non si può ovviamente escludere, data la prossimità delle prestazioni artistiche, che gruppi professionali classificati dall’ENPALS in un determinato ambito – come quello cinematografico – dedichino parte dei loro impegni in opere di genere diverso: in prevalenza, appunto, produzioni televisive e short promozionali. Resta il fatto che, fra gli addetti delle diverse attività, quelli del cinema presentano indici medi di occupazione considerevolmente bassi; distanti dalla media stessa del macrosettore e assai lontani dai valori attribuiti al sistema radiotelevisivo, dove il personale risulta praticamente a tempo pieno (come peraltro nella gestione degli impianti sportivi, anche se a un gradino inferiore). 4. Quel fantasma era l’occupazione del 1999 Rimane in ogni caso rimarchevole la discesa del numero medio di giornate lavorate all’anno, per addetto, nel corso di un intero quadriennio, in aperta controtendenza rispetto a tutte le altre attività dello spettacolo. Una discesa cominciata proprio nel 2004 e che ha riproposto gli stessi valori d’occupazione del 1999. | 63 TAB. 10 Ultimi dieci anni 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 ANDAMENTO DELL’IMPIEGO LAVORATIVO IN CINEMATOGRAFIA Giornate lavorative all’anno in migliaia Serie Variazione Variazioni storica assoluta percentuali 4.366,8 5.041,1 5.709,1 5.814,2 5.612,5 5.966,5 6.195,6 6.206,6 5.570,5 4.830,2 +674,3 +668,0 +105,1 -201,7 +354,0 +229,1 +11,0 -636,1 -740,3 +15,44% +13,25% +1,84% -3,47% +6,31% +3,84% +0,18% -10,25% -13,29% Media di giornate lavorative annue per addetto Serie Variazione Variazioni storica assoluta percentuali 69,0 74,2 78,6 83,5 85,8 86,7 83,0 81,2 76,7 70,1 +5,2 +4,4 +4,9 +2,3 +0,9 -3,7 -1,8 -4,5 -6,6 +7,52% +5,97% +6,17% +2,73% +1,09% -4,27% -2,16% -5,51% -8,68% Fonte: Elaborazione sui dati del rapporto “Statistiche sull’occupazione e sulle retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo e dello sport – Serie storiche anni 2000-2008” a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009. In genere nei film, quando la sceneggiatura prevede l’apertura di una finestra sul passato, il flashback racconta un evento traumatico o un fatto cruciale, in un contesto spesso drammatico. In questo caso è la statistica che si è incaricata di far ricomparire, come un fantasma, un’esperienza già vissuta. Dal momento che il monte di giornate lavorative annue totalizzato nel 2008 dai contribuenti del settore cinema risulta di poco superiore a 4,8 milioni, si può ipotizzare quale sarebbe il numero complessivo di addetti – se a tempo pieno – necessario per conseguirlo: 15.481, a fronte dei 68.942 realmente iscritti. Questi calcoli virtuali permettono dunque di dedurre a titolo di pura esercitazione che l’arco di impiego è talmente ristretto e saltuario che occorre l’apporto di ben 4,5 soggetti per formare un posto di lavoro a tempo indeterminato, mentre dodici mesi prima sarebbero state sufficienti le prestazioni di 4 di loro e l’anno ancora precedente sarebbero bastate quelle di 3,8 addetti. E la situazione secondo le prime stime provvisorie dell’ENPALS non sembra migliorata di molto nel 2009, dal momento che le liste di addetti del cinema hanno visto l’ingresso di 8.591 nuovi iscritti all’ente di previdenza. Il modesto saggio di utilizzazione – perché di questo in fondo si tratta, più che di vero e proprio tasso di occupazione – della popolazione artistica e tecnica del cinema affiora anche dalla comparazione con quello medio complessivo dello spettacolo e con quelli degli altri tre comparti più affini e rappresentativi, costruita sulla scomposizione assai significativa per decili (tabella 11) di tutti gli addetti. Fino a un anno prima, il settore musicale, dove la produzione è incentrata su attività simili in quanto sostanzialmente “episodiche” come quelle discografiche e concertistiche, denunciava tempi d’impiego annui inferiori in tutte le classi di ripartizione al cinema. A distanza di dodici mesi, la constatazione resta vera solamente per tre decili intermedi (dal 60% all’80%) dei soggetti. Posto che il settore radio-televisivo, vincolato alla realizza64 | TAB. 11 Valori dei decili per tutti gli occupati Fino al 10% Fino al 20% Fino al 30% Fino al 40% Primo 50% Fino al 60% Fino al 70% Fino all’80% Fino al 90% Ultimo 10% DISTRIBUZIONE DEI PERIODI D’IMPIEGO NEI SETTORI D’ATTIVITÀ Tetto di giornate lavorate in media all’anno dagli addetti dello spettacolo Cinema TV e radio Teatro Musica Complesso 2007 2008 2007 2008 2007 2008 2007 2008 2007 2008 1 1 2 4 10 34 99 196 312 312 1 1 2 3 8 23 78 156 266 312 18 73 156 229 285 312 312 312 312 312 30 142 226 286 311 312 312 312 312 312 2 4 10 21 39 67 100 147 312 312 2 5 10 20 37 64 98 148 251 312 1 2 3 5 9 18 34 75 246 312 1 2 3 6 11 22 44 93 234 312 1 2 5 13 31 68 132 234 312 312 1 2 6 15 33 70 133 240 312 312 Fonte:“Lavoratori delle imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi”, anni 2008 e 2009, a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma. zione di programmi e trasmissioni con una diffusione a ciclo continuo, si colloca decisamente fuori quota, va tuttavia notato, ai livelli superiori al 60%, un generale regresso del cinema pure nei confronti del teatro. Se si approfondisce la disamina del panorama occupazionale ci si può rendere conto che il numero di addetti registrati dall’ENPALS si è drasticamente ridotto negli ambiti della musica e – fenomeno finora mai sottolineato per le sue dimensioni – della radiotelevisione. Perfino il saldo provvisorio 2009 dice che la contrazione continua: 5.299 unità in meno (-9,0%) per le categorie musicali e altre 322 per quelle di TV e radio (che vanno ad aggiungersi alle 4.657 perse in precedenza, oltretutto su una pletora di soggetti assai più ristretta in confronto alle altre attività di spettacolo). In questi comparti, l’indice medio di impiego annuo è però migliorato, aumentando in misura abbastanza consistente di anno in anno, al contrario di quanto avvenuto nel cinema. Il contrasto sembra quindi indicare la differenza delle evoluzioni: sui palchi e dietro le quinte, insieme con l’esclusione dall’attività di una porzione di soggetti, è in scena anche un processo di selezione; sui set e dietro gli schermi ancora no, e sia che il vento giri a favore sia che si metta in opposizione, sembra prevalere il movimento di pura erosione delle “finestre” lavorative. 5. Dove finisce la trasparenza delle partite IVA Nella ricerca di determinare l’effettivo andamento del mercato del lavoro – e delle fonti d’occupazione – interferisce un’altra problematica di difficile valutazione e che alimenta incertezze. Negli ambienti cinematografici è affiorata la sensazione che il calo di prestazioni lavorative registrate nel settore si debba ascritto anche al possibile “trasferi| 65 mento” di una fetta di occupazione a tempo determinato (soprattutto se ad accentuata saltuarietà) dal mercato ufficiale a quello sommerso. Non si può realisticamente escludere in via preventiva la presenza nell’attività d’impresa di pratiche di elusione ed evasione contributiva. È un aspetto scivoloso e che sfugge, in quanto sommerso, a qualsiasi possibilità di censimento o anche di sommario accertamento. La moltitudine di soggetti che si colloca alla base della piramide degli occupati legittima oggettivamente la presunzione che una certa parte di lavori occasionali per il personale di più giovane età – soprattutto nella produzione cosiddetta minore (documentari promozionali, video sussidiari alla formazione e all’insegnamento o illustrativi delle realtà sociali e industriali) gestiti attraverso agenzie di intermediazione (è sovente il caso dei figuranti speciali) – finisca per alimentare quell’area delle attività “invisibili” che secondo le stime di ricerche e indagini sul campo sottraggono alla contabilità ufficiale in tutti i settori e a livello nazionale oltre il 20% delle forze di lavoro e del reddito prodotto7. Fra gli addetti ai lavori, la questione delle cosiddette “attività della zona grigia” per il cinema, come per gli altri settori dello spettacolo e per tutto lo sport (sempre sospeso tra professionismo e dilettantismo), non è mai stata in verità sottaciuta e periodicamente affiora in superficie8. È accaduto anche durante le riunioni della VII Commissione Cultura e della XI Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, che si sono trovate a predisporre i testi di nuove leggi intervenendo entrambe, seppure da versanti diversi, sulla stessa materia previdenziale9. 7 8 9 66 | Il rilievo è riferito all’intervento di Alberto Francesconi, presidente dell’AGIS (Associazione Generale Imprese dello Spettacolo) in occasione del convegno di presentazione del ”Piano strategico pluriennale 2009-2012-Linee di indirizzo del CIV” organizzato il 30 ottobre 2009 presso la sede del Cnel di Roma dal CIV-Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’ENPALS. Come la “parcellizzazione” delle risorse può essere considerata per certi versi una sindrome congenita del mercato del lavoro cinematografico, così l’alta frequenza di apporti professionali strettamente contingentati è una prassi congeniale alla produzione filmica e nel tempo si è fatta sistema. Ma è convinzione diffusa che non sia scevra di esasperazioni, quale l’introduzione latente nel mercato del lavoro di standard (a ritmi crescenti) formalmente borderline, anche rispetto a strategie di contenimento del costo del lavoro di particolare rigore. In tema di ricorso al lavoro per chiamata e delle scritture per porzioni anche minimali d’impegno, che da sempre contrassegnano l’attività del settore, nella precedente edizione di questo rapporto si era già sottolineato come le rilevazioni più recenti certifichino che la loro patologica applicazione vada conseguendo elevate gradazioni d’intensità, con una progressiva concentrazione degli stessi spezzoni di utilizzazione. La Commissione Cultura ha da tempo all’ordine del giorno la predisposizione di una proposta di legge quadro (di carattere definito “bipartisan”) per un complessivo riordino del settore, anche per quanto concerne le politiche di sostegno allo sviluppo e di finanziamento attraverso risorse pubbliche. La Commissione Lavoro ha invece predisposto – uniformemente ai suoi scopi istituzionali – un testo di legge unificato sulla previdenza dei settori dello spettacolo, dello sport e dell’intrattenimento. Nelle bozze preliminari del testo in corso d’elaborazione nella prima sede compaiono anche tre articoli relativi al sistema pensionistico e d’assistenza, tuttora in discussione anche per il contrastante indirizzo del dispositivo rispetto al progetto di provvedimento della seconda commissione. I problemi riguardano innanzitutto le pratiche di elusione ed evasione, che presuppongono l’esistenza di un sub-strato di lavoro nero10, ma anche il ricorso a un’eventuale regolazione e compensazione dei rapporti di lavoro – preferenzialmente a frequenza intermittente e discontinua – in regime di partita IVA sotto forma di prestazioni di consulenza, di diritti d’autore o di fornitura di servizi più o meno generici, come peraltro inducono a sospettare alcuni dati di portata inusitata (quelli maggiori nei settori radio-TV e musica) sulla fuoriuscita di contribuenti dai registri ENPALS11. È questo il fenomeno considerato ora in più rapida espansione, perché formalmente lecito e legittimo, quantunque si prospetti dirompente nei suoi effetti a cascata: ai fini previdenziali, permettendo di aggirare l’obbligatorio versamento dei contributi sociali; sotto il profilo fiscale, comportando il trasferimento da un regime all’altro delle posizioni tributarie; infine sul piano “istituzionale”, in termini cioè amministrativi, sociali e sindacali, con una trasposizione di soggetti fra aree professionali, inquadramenti di categoria e relative competenze in materia regolatoria. Una sua generica diffusione, indiscriminatamente “forzata”, sarebbe in grado di creare distorsioni nelle già controverse politiche d’intervento a favore del settore, su scala sia nazionale sia territoriale. REMUNERAZIONE Non si può escludere che qualche effetto sul numero di contribuenti iscritti e sulla quantità di giornate lavorate possa essersi già verificato. In base ai dati finora disponibili è più difficile scoprire invece se il fenomeno (secondo quanto anticipato dalla tavola “Dieci anni di storia retributiva fra alti e bassi”) abbia per ora mostrato o meno di ripercuotersi sui livelli retributivi e sulla loro evoluzione. Se si pone l’attenzione sulla relazione fra gli indici occupazionali e retributivi, si può in effetti osservare – come si era già avuto modo di rilevare nella prima edizione di questo Rapporto – quanto sia connotata dalla fre- 10 11 Alcune organizzazioni sindacali sostengono che, oltre al lavoro in nero e all’evasione contributiva tout court, sono diffuse altre pratiche illegali o illecite, prevalentemente sotto forma di prove non pagate e (ancora peggio) di versamento dei contributi senza retribuzione. La rilevanza del problema è stata sottolineata da Emilia Grazia De Biasi, segretario di Presidenza della Camera dei Deputati e componente della VII Commissione Cultura dello stesso ramo del Parlamento, nel corso del convegno promosso dal CIV-Consiglio di Indirizzo e di Vigilanza dell’ENPALS il 30 ottobre 2009 a Roma. Nel merito della questione si è espressa in quella sede anche Giulia Rodano, Assessore alla cultura, spettacolo e sport della Regione Lazio: «I lavoratori dello sport e dello spettacolo possono essere lavoratori indipendenti o autonomi. Ma se si spostano i lavoratori dello spettacolo sulla partita IVA, a quel punto si spostano via dall’ENPALS e rischiamo di trasformare le questioni previdenziali. Attenzione perché questo sta già avvenendo nel mondo dello spettacolo e dello sport: i lavoratori dello spettacolo e dello sport sono lavoratori intermittenti, l’attore non è un lavoratore autonomo, dipende da una compagnia e non è un libero professionista». | 67 TAB. 12 Variazioni su anno precedente 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 ANDAMENTO DEL MERCATO DEL LAVORO PER OCCUPAZIONE E RETRIBUZIONI Imprese Contribuenti di cinema iscritti attive all’ENPALS +1,52% +0,91% - 0,69% -1,43% +7,10% +1,41% +0,40% Giornate lavorate nel settore in media all’anno per unità Retribuzione media per giorno annua per lavorato addetto Complesso degli addetti del settore cinematografico -4,08% +1,84% +6,17% -2,00% -6,04% -3,47% +2,73% -3,07% +5,16% +6,31% +1,09% -0,30% +8,47% +3,84% -4,27% +9,38% +2,39% +0,18% -2,16% +7,20% -5,02% -10,25% -5,51% +3,70% -5,05% -13,29% -8,68% +42,19% +4,06% -0,42% +0,79% +4,71% +4,89% -2,02% +29,85% Monte retributivo complessivo -0,19% -6,43% +5,99% +13,58% +7,39% -6,93% +23,29% Fonte: Elaborazione su dati ENPALS:“Occupazione e retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo e dello sport – Parametri fondamentali della distribuzione dei più significativi caratteri quantitativi” 2007, “Statistiche sull’occupazione e sulle retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo e dello sport – Serie storiche 2000-2008”, “Le attività d’impresa nel mondo dello spettacolo e dello sport professionistico” 2009, “Lavoratori e imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi” 2009, a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo e dello Sport. quente, se non proprio costante, divergenza nello stesso anno dei loro scostamenti, a segno sia più sia meno. Il vero elemento ricorrente, quasi costitutivo del mercato del lavoro cinematografico resta l’estrema compressione del tasso d’impiego in alcune delle sue componenti artistiche, a partire da quella in assoluto più corposa degli attori che vanta una quota tale – pari al 54,6% del totale – da assumere un peso specifico talvolta travalicante, fino ad accentuare i valori medi di alcuni principali indicatori diventando il propellente delle loro variazioni più sostenute. 6. L’insostenibile leggerezza del saggio La trasbordante rilevanza del parco-attori e l’insostenibile leggerezza del loro saggio d’utilizzazione sono elementi strutturali del sistema-cinema e perciò aspetti di massima prevalenza nel quadro che scaturisce dalle rilevazioni dell’ENPALS. L’analisi della composizione e del trattamento economico secondo le diverse qualifiche professionali ne è una fedele trascrizione. È da sottolineare il livello di compenso medio giornaliero (il quarto in assoluto per importo) raggiunto da una platea di soggetti così ampia come quella della prima categoria degli attori, pur con la media di giornate lavorate all’anno più bassa – e non di poco – fra tutte. PARI OPPORTUNITÀ Questo in considerazione anche di consolidati differenziali di condizioni e trattamento economico che intercorrono fra personale maschile e femminile e che introducono un’ulteriore variabile nella costruzione dei valori medi di pertinenza. 68 | TAB. 13 CONSISTENZA E TRATTAMENTO ECONOMICO PER QUALIFICHE PROFESSIONALI Contribuenti secondo i gruppi di categorie professionali ENPALS Quanti sono Media giornate annue lavorate Compenso medio in euro al giorno Attori e generici Impiegati Operatori e maestranze (A)* Organizzatori, direttori, ispettori e segretari ** Registi, aiuto-registi e sceneggiatori Operatori e maestranze (B)* Tecnici (produzione e realizzazione) Scenografi, arredatori e costumisti Truccatori e parrucchieri Dipendenti da imprese di noleggio film Tersicorei, ballerini e modelli Conduttori e animatori Direttori di scena e di doppiaggio Artisti lirici e cantanti Concertisti e orchestrali Amministratori Direttori e maestri d’orchestra Lavoratori autonomi esercenti attività musicali TOTALE GENERALE 37.680 7.690 7.076 3.743 3.118 3.019 2.463 1.576 678 451 442 286 228 192 177 82 38 3 68.942 11,1 215,6 101,7 114,6 95,8 185,3 135,4 103,0 73,3 229,5 57,7 80,5 112,6 15,3 40,9 149,7 51,0 39,7 70,1 397,70 82,74 103,23 155,63 533,34 55,16 118,90 214,29 212,85 104,35 196,41 8.366,88 212,68 442,51 105,91 171,38 379,90 153,16 194,32 Fonte: “Lavoratori delle imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi”, a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009. *La classificazione ENPALS prevede due gruppi della categoria “operatori e maestranze”: uno corrisponde al raggruppamento A (“Coloro che prestano a tempo determinato, attività artistica e tecnica direttamente connessa con la produzione e la realizzazione di spettacoli”), l’altro al raggruppamento B (“Coloro che prestano, a tempo determinato, attività al di fuori delle ipotesi di cui al gruppo A”). *La denominazione ufficiale della categoria è “Gruppo produzione cinematografica, di audiovisivi e di spettacolo”. Non si conoscono dati aggiornati per genere relativi alle sole attività di cinema. Nel prospetto si è scelto quindi di riportare soltanto le rilevazioni riferite alle categorie a più alta densità (sempre superiore al 50%) di operatori cinematografici rispetto a tutto il macrosettore dello spettacolo, dove si può cogliere la disparità ancora sensibile fra i generi. FASCE RETRIBUTIVE Per delineare i contenuti economici dell’interrelazione fra una base di soggetti quasi esorbitante e un’offerta di occupazione inversamente proporzionale come quella che contraddistingue il cinema nazionale, ci si può riferire alla suddivisione dei periodi d’impiego e delle classi retributive per decili. Se si tiene presente che i valori medi per l’intero complesso di addetti corrispondono a 70,1 in merito alle giornate lavorative annue; a 194,32 relativamente al compenso medio giornaliero e a 13,6 mila euro per quanto riguarda la retribuzione annua, si riscontra come il confronto proposto dalla distribuzione per decili renda palese la capacità dell’ultimo 20% di soggetti (13.780 su oltre 68.900) di compensare – addirittura in eccesso – i livelli di remunerazione al giorno dell’altro 80% di colleghi e di riequilibrarne quasi del tutto il basso standard retributivo annuo. | 69 TAB. 14 PARAMETRI DI CONFRONTO IN TEMA DI PARI OPPORTUNITÀ Gruppi professionali con oltre il 50% di cineasti Maschi Femmine DISTRIBUZIONE DEGLI ADDETTI ISCRITTI SECONDO IL GENERE Ripartizione per genere nelle principali categorie Numero Quota Numero Quota Attori e generici Operatori e maestranze (A)* Organizzatori, direttori, ispettori e segretari ** Registi, aiuto-registi, sceneggiatori Scenografi, arredatori e costumisti Truccatori e parrucchieri Dipendenti da imprese di noleggio film 26.700 2.551 2.803 2.386 2.015 931 262 45,5% 19,3% 51,1% 41,2% 68,9% 72,6% 58,0% GIORNATE LAVORATE E RETRIBUZIONE GIORNALIERA IN BASE AL GENERE Giornate annue in media e retribuzioni medie in euro Giorni Compenso Giorni Compenso Attori e generici Operatori e maestranze (A)* Organizzatori, direttori, ispettori e segretari ** Registi, aiuto-registi, sceneggiatori Scenografi, arredatori e costumisti Truccatori e parrucchieri Dipendenti da imprese di noleggio film 31.866 10.633 2.788 3.398 909 350 189 20,9 48.1 130,2 116,8 104,9 91,7 224,7 54,5% 80,7% 49,9% 58,8% 31,1% 27,4% 42,0% 243,54 110,05 156,70 351,17 181,57 176,75 116,49 18,2 130,5 144,7 154,4 104,2 91,3 233,0 193,61 74,57 108,16 219,74 162,80 133,39 95,90 Fonte: “Lavoratori delle imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi – Anno 2008”, a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009. * Nella classificazione ENPALS sono previsti due gruppi della categoria “operatori e maestranze”: al raggruppamento A appartengono “Coloro che prestano a tempo determinato, attività artistica e tecnica direttamente connessa con la produzione e la realizzazione di spettacoli”. **La denominazione ufficiale della categoria adottata dall’ENPALS è: “Gruppo produzione cinematografica, di audiovisivi e di spettacolo”. REDDITI DA LAVORO Domanda-offerta d’occupazione e range di remunerazione mostrano d’altra parte di strutturarsi in misure e forme simili in tutte le categorie creative, culturali e di intrattenimento. Il confronto fra l’andamento delle retribuzioni nel cinema e quelli negli altri settori dello spettacolo offre negli ultimi cinque anni una rappresentazione pressoché lineare. Nonostante l’evidente scarsità di risorse occupazionali e soprattutto economiche che il mercato destina, come si è visto, al 70% circa dei loro protagonisti, le attività cinematografiche continuano di fatto a conservare la migliore media di compensi annui per addetto, alle spalle di un settore radiotelevisivo imperniato peraltro sulle più remunerative prestazioni a tempo indeterminato. Uno strumento per valutare la congruità oggettiva di queste dimensioni di reddito è fornito dalle relazioni dell’Agenzia delle Entrate sull’evoluzione dei vari capitoli d’imposta e, nella fattispecie, dell’IRPEF (Imposta sulla ricchezza delle persone fisiche). Pur nella loro generalità, i rendiconti sui redditi dichiarati per il 2008 danno responsi in linea con i consuntivi a bilancio dell’ENPALS. Nell’area del lavoro autonomo trovano per esempio rappresentazione sia la fascia delle categorie artistiche a più alta retribuzione (collocata negli ultimi decili) con una media di 70 | TAB. 15 DISTRIBUZIONE DEI PERIODI D’IMPIEGO E DELLE RETRIBUZIONI Valori dei decili per tutti gli addetti Massimo di giornate lavorative annue 2007 2008 Fino al 10% di occupati Fino al 20% Fino al 30% Fino al 40% Primo 50% di unità Fino al 60% Fino al 70% Fino all’80% Fino al 90% degli addetti Ultimo 10% 1 1 2 4 10 34 99 196 312 312 Tetto delle retribuzioni medie giornaliere in euro 2008 1 1 2 3 8 23 78 156 266 312 51,57 60,55 67,15 72,72 80,43 97,36 128,98 177,10 305,26 - Valore delle retribuzioni annue massime espresse in euro 2007 2008 68,0 130,0 218,0 463,0 1.106,0 3.557,2 9.357,0 18.061,8 30.083,2 9.253.050,0 69,44 121,26 200,00 396,00 918,00 2.878,45 7.843,77 15.816,98 26.152,88 - Fonte: “Lavoratori delle imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi”, a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009. TAB. 16 Settori e anni EVOLUZIONE DEI REDDITI DA LAVORO NELLO SPETTACOLO 2007 2008 VALORI DELLE RETRIBUZIONI MEDIE ANNUE IN EURO PER ADDETTO CINEMA 9.743,27 10.202,52 10.700,92 10.485,07 Radiotelevisione 24.974,41 21.363,01 22.368,59 23.604,40 Musica 6.534,85 6.752,26 6.868,68 6.926,26 Teatro 8.159,05 8.073,27 7.873,20 7.920,17 Trattenimenti vari 6.830,66 7.488,75 8.216,42 7.624,40 Impianti sportivi 10.819,01 12.167,74 11.500,71 11.083,63 Altre attività 2.336,53 2.746,76 2.231,16 2.283,35 TOTALE SPETTACOLO 9.590,86 9,767,26 10.137,81 9.831,11 2004 2005 2006 13.614,34 26.868,40 7.366,92 8.137,14 8.251,44 11.763,51 2.646,65 11.086,35 Fonte: Elaborazione sui dati del rapporto “Statistiche sull’occupazione e sulle retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo e dello sport – Serie storiche anni 2000-2008” a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009. 42,5mila euro di imponibile, sia quella dei livelli a capacità remunerativa sensibilmente inferiore e che genera in pratica la media di 13,6mila euro attribuita dall’ENPALS ai propri iscritti del gruppo cinematografico. In questo caso il dato va quasi a coincidere con quello assegnato dall’Agenzia del Ministero dell’Economia e del Tesoro ai contribuenti delle attività artistiche appartenenti al complesso di lavoratori autonomi che hanno scelto di operare in regime semplificato. Non vi è invece sostanziale coincidenza, ma nemmeno una contraddizione divaricante, fra i valori calcolati dal sistema tributario e quelli elaborati dall’ENPALS sui redditi medi percepiti nell’ambito del lavoro dipendente, a tempo indeterminato, che annovera il 21% circa (14.470 unità) del totale, secondo la ripartizione applicata dall’ente fino al 2007. Il parziale scostamento sembra in realtà da attribuire alla specificità dell’attività cinematografica rispetto al complesso di addetti considerato dal fisco, deci| 71 TAB. 17 CONFRONTO FRA REDDITI DA LAVORO AUTONOMO NEL SETTORE SPETTACOLO Redditi 2008 in migliaia di euro Contribuenti Reddito cumulativo Reddito medio MEDIE STATISTICHE DELL’AGENZIA DELLE ENTRATE Complesso lavoratori autonomi 697.200 30.862.227 Categoria attività artistiche* 17.397 740.419 Complesso regime semplificato 1.505.079 27.056.632 Artisti regime semplificato 12.521 173.543 44,266 42,580 17,977 13,860 DATI MEDI RILEVATI DALL’ ENPALS 272.335 68.942 Complesso iscritti Gruppo cinematografico 3.019.200 938.600 11,086 13,614 * I dati rilevati in base alle dichiarazioni dei redditi da lavoro 2008 presentate ai fini fiscali ed elaborati dall’Agenzia delle Entrate non sono da considerarsi, secondo il Ministero dell’Economia e del Tesoro, ancora definitivi, ma provvisori – La definizione completa adottata dal sistema tributario è «Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento». TAB. 18 CONFRONTO FRA REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE Redditi 2008 in migliaia di euro Contribuenti Reddito cumulativo Reddito medio MEDIE GENERALI DEI REDDITI DICHIARATI ALL’AGENZIA DELLE ENTRATE Complesso lavoratori dipendenti 21.018.413 455.270.206 Fascia da 10 mila a 50 mila euro 14.725.576 330.343.992 21,660 22,430 STIME DEI REDDITI MEDI DA LAVORO DIPENDENTE NEL CINEMA SU DATI ENPALS Gruppo cinematografico impiegati* 7.690 221.971 Gruppo dipendenti imprese noleggio* 224 5.863 28,865 26,175 * I dati rilevati in base alle dichiarazioni dei redditi da lavoro 2008 presentate ai fini fiscali ed elaborati dall’Agenzia delle Entrate non sono da considerarsi, secondo il Ministero dell’Economia e del Tesoro, ancora definitivi, ma provvisori – La definizione completa adottata dal sistema tributario è «Attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento». samente esuberante per quantità e necessariamente molto variegato nella sua composizione. Mantenendo il campo d’osservazione ristretto ai settori dello spettacolo propriamente detto, attraverso la comparazione dei livelli dei redditi da lavoro annui per decili (tavola seguente), si rinnova il rilievo con cui le maggiori criticità del settore emergono alla base della sua corposa struttura professionale. Attività musicali a parte (che comunque segnano un sorpasso in due delle tre fasce iniziali), il cinema sconta handicap retributivi per ben il 60% dei suoi addetti rispetto alle medie degli altri settori. Nel volgere di un anno sono inoltre maturate due modificazioni. Nell’area cinematografica tutti i decili, a esclusione del primo, presentano valori inferiori a quelli riscontrati dodici mesi prima, con riduzioni per importo che dal basso verso l’alto si fanno gradualmente più nette: da -4,6% si arriva fino a -15,6%. Nelle altre attività invece la crescita dei tetti retributivi è generalizzata (solo il quinto decile del teatro fa eccezione, per un’inezia), con aumenti che per radio e TV superano anche il 20%. 72 | TAB. 19 CLASSI DI REDDITO PER I PRINCIPALI SETTORI D’ATTIVITÀ NELLO SPETTACOLO Valori dei tetti per ogni decile Fino al 10% di occupati Dato 2007 Fino al 20% Dato 2007 Fino al 30% Dato 2007 Fino al 40% Dato 2007 Primo 50% di unità Dato 2007 Fino al 60% Dato 2007 Fino al 70% Dato 2007 Fino all’80% Dato 2007 Fino al 90% degli addetti Dato 2007 Ultimo 10%* Dato 2007 Retribuzioni massime all’anno in euro nel 2007 e nel 2008 Cinema Tv E Radio Teatro Musica 69,44 68,00 121,36 130,00 200,00 218,00 396,00 463,00 918,00 1.106,00 2.878,45 3.577,20 7.843,77 9.357,00 15.816,98 18.061,80 26.152,88 30.983,20 9.253.050,00 2.047,10 1.139,00 7.367,46 4.018,00 13.955,00 8.606,50 18.355,81 14.173,00 23.521,00 18.596,00 29.397,54 23.380,00 36.952,00 20.477,00 44.704,68 36.245,00 54.255,34 45.347,00 4.315.782,00 108,00 99,40 275,00 250,00 645,00 600,00 1.320,00 1.296,00 2.538,00 2.592,00 4.574,43 4.590,00 7.564,06 7.637,00 12.916,29 12.595,20 22.209,68 21.142,40 3.161.572,00 43,38 41,00 108,00 90,00 210,70 173,00 400,00 325,00 800,01 608,00 1.643,46 1.153,00 3.526,20 2.456,00 8.802,00 6.165,00 27.791,99 24.944,32 1.600.924,20 Fonte: Elaborazione su dati tratti dai rapporti “Lavoratori delle imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi” (2008) e da “Statistiche sull’occupazione e sulle retribuzioni dei lavoratori dello spettacolo e dello sport – Serie storiche anni 2000-2008” a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009. *Le statistiche relative al 2008 non comprendono i valori di riferimento per l’ultimo decile, al fine di non indicare esattamente (come era avvenuto nel 2007) la migliore”quotazione sul mercato” in termini di redditi da lavoro conseguita nell’anno dal singolo cineasta o artista di maggiore successo (evitando così anche l’eventualità – in alcuni casi specifici abbastanza concreta – di una sua identificazione). 7. Alle soglie della povertà L’elaborazione incrociata dei dati dell‘ultimo prospetto con le cifre attinenti alle ripartizioni in decili della popolazione cinematografica riporta di nuovo l’attenzione sul rapporto fra il saggio di utilizzazione e i livelli di reddito che ne conseguono. Una specie di refrain che fa venire in mente la battuta con cui il protagonista del film Indiana Jones e l’ultima crociata, Harrison Ford, risponde al saluto – «Non avrei mai immaginato di vederti ancora» – di Alison Doody: «Sono come una moneta falsa: spunto sempre fuori». Il tasso d’impiego che segna il limite con l’inoperosità – meno di 8 giornate lavorate all’anno – comporta, secondo il repertorio contributivo dell’ENPALS, una remunerazione massima annua (il 99,9% guadagna cioè sempre qualcosa di meno) che si colloca nettamente sotto la soglia di povertà: 918 euro all’anno. E questa condizione è comune a ben il 50% degli iscritti, ossia 34.471 unità. Vi è poi un ulteriore 10% di soggetti (quasi 6.900 persone) il cui compenso percepito nell’arco di dodici mesi si posiziona sotto il tetto di 2.878 euro all’anno. La quantità di addetti – oltre 40mila – che non possono vivere delle | 73 sole prestazioni valide ai fini previdenziali è insomma straordinariamente alta e origina problematiche tanto complesse quanto vitali12. CLASSI DI REDDITO Dietro la media di un “universo” di operatori cinematografici di età relativamente giovane – 35 anni – con 70,1 giornate di lavoro all’anno (a fronte comunque di un requisito contributivo annuale minimo di 120 giornate per coloro che beneficiano ancora del sistema di calcolo retributivo) e con 13,6mila euro di redditi annui, convivono infatti realtà molto diversificate, a volte in misura davvero vistosa. Dividendo questa platea in due metà, ci si rende conto ad esempio che il 50% più “svantaggiato” è costituito da soggetti molto giovani (in media 27 anni), che riescono a lavorare solo pochi giorni all’anno e guadagnano meno di mille euro, mentre l’altro 50% con un’età media di 45 anni – quindi ancora abbastanza giovane – e un reddito di circa 15 mila euro, a fronte di quasi 150 giornate di lavoro nell’anno, si mostra molto più strutturata13. Il primo novero è fatto dunque di soggetti giovanissimi, che con le loro poche giornate lavorative (mai più di 8) devono attendere quanto meno 15-16 anni per poter sperare di cominciare a lavorare con quella continuità che li possa far definire professionisti del cinema, in grado cioè di ricavare dalla loro attività le risorse economiche necessarie a mantenere un decoroso tenore di vita. Ma non solo: anche chi arriva a raggiungere il traguardo di questa stabilità professionale incontra poi gravi difficoltà per riuscire a collezionare, con il nuovo regime contributivo, una carriera lavorativa piena, tale da potergli permettere di costruirsi un adeguato “patrimonio previdenziale”. La “leggerezza” delle buste paga sembra coinvolgere indistintamente tutte le figure professionali, anche se gli effetti sono commisurati al rilievo delle rispettive categorie, dimostrandosi diffusi in maniera estesa principalmente nel grande “invaso” degli attori 12 13 74 | Nelle relazioni annuali dell’ENPALS sull’attività svolta e sullo stato del settore è ricorrente il riferimento alla parte di iscritti compresa nei primi sei decili «che rimane al di sotto dei parametri occupazionali e retributivi “vitali”, vale a dire di quelle condizioni che permettono il sostentamento con la sola attività di spettacolo». La situazione peraltro non è circoscritta esclusivamente all’Italia. Ne fa fede la ricerca “Età, genere e opportunità di lavoro per gli artisti-interpreti in Europa” commissionata da EuroFia, il gruppo europeo della FIA - Federazione Internazionale degli Attori (cui aderiscono oltre 100 organizzazioni di tutto il mondo, compreso il SAI - Sindacato Attori Italiani) grazie anche ai finanziamenti della Commissione Europea di Bruxelles. Coordinato dalla ricercatrice Deborah Dean dell’Industrial Relations Research Unit dell’università inglese di Warwick – che fa parte dell’Osservatorio sulle relazioni industriali del Parlamento europeo – lo studio conferma in proposito che «gran parte degli artisti non può sicuramente vivere con questo lavoro» e che secondo la media delle rilevazioni condotte in 25 paesi «il 5% di essi nel corso dell’anno non ha guadagnato nulla per mezzo di questa professione». A questi dati si è riferito Massimo Antichi, Direttore Generale ENPALS, nel corso del suo intervento al convegno promosso dal CIV dello stesso ente il 30 ottobre 2009 a Roma. cosiddetti generici (figuranti compresi) e dei tecnici alle prime esperienze, meno protetti e tutelati, oltre che privi di un potere di contrattazione proprio14. Alla magrezza dei borderò non è comunque immune una certa fascia di registi, aiuto-registi, sceneggiatori, scenografi e costumisti che vivono quasi esclusivamente del loro lavoro. Anche all’interno di questi gruppi artistici sussiste uno “zoccolo” quantitativamente stabile (vicino al 10%) che accusa in corso d’anno l’estrema latitanza di impieghi e quindi di accrediti contributivi, con redditi annui inferiori a 3,5mila euro. I benefici, quando vi sono, si rivelano di relativa consistenza per la fascia media degli addetti, dal momento che si spalmano in proporzione aritmetica su un numero superiore di destinatari. Al contrario assumono una forma davvero premiante – quasi a proiezione geometrica – sulla via che conduce al vertice della grande piramide retributiva. Tuttavia la cerchia di destinatari appare veramente ristretta. La disaggregazione progressiva dei dati (operazione che richiede una crescente cautela d’analisi) porta alla possibilità di stimare come, fra gli oltre 7,4 mila “cineasti” ammessi all’ultimo decile, siano circa 100 quelli che vanno a formare il cast dei milionari, in euro. TURNOVER Il passaggio sotto la soglia della povertà di tanti soggetti implica un fenomeno sottostante: la cosiddetta turnazione forzata. L’accredito annuale di contributi sociali sempre più esigui corrisponde a occasioni di lavoro e prestazioni estremamente rarefatte nel tempo. Da un anno solare all’altro capita così a migliaia di addetti di restare senza lavoro per lunghi periodi, ben al di là della normale alternanza di impegni che il cinema propone ai propri artisti e tecnici. Molto spesso l’inoperosità – e l’assenza di redditi in entrata – 14 Applicando il parametro “moda”, la modalità di distribuzione statistica per accertare il massimo delle frequenze (ossia le unità di misura comuni al maggior numero di individui), si riscontrano ad esempio per i gruppi professionali artistici i caratteri più ricorrenti di 23,5 anni di età, di una sola giornata lavorativa all’anno, con compensi per 55 euro che, oltre a costituire la retribuzione media giornaliera rappresentano quindi anche quella – ai fini della contribuzione ENPALS – complessiva annua. La consistenza della demarcazione fra operatori a tempo determinato e addetti a tempo indeterminato si denota anche dalla divaricazione di altri indici che misurano la distribuzione delle caratteristiche. La skewness, ad esempio, ha modalità molto contenute per i secondi (-0,91 per le giornate annue lavorate e 1,32 per la retribuzione annua) a testimonianza dell’addensarsi delle posizioni per la maggior parte delle unità presso i valori più gratificanti, rispetto a quelle assai più vistose per i primi soggetti (rispettivamente 2,34 e addirittura 36,81) che ne denunciano l’asimmetria sfavorevole, in quanto la maggioranza del collettivo per affinità di condizioni si concentra in basso, dove si situano i trattamenti meno favorevoli. A loro volta i coefficienti di variabilità, che stanno a indicare l’ampiezza o meno delle variazioni di determinati parametri in rapporto alla media ponderata di tutti quelli rilevati all’interno di un determinato gruppo, presentano percentuali di scostamenti in corrispondenza delle stesse voci (giornate lavorate in un anno e retribuzione annua) pari a 46,0 e 80,26 contro 194,40 e 522,63. | 75 TAB. 20 ARTISTI E TECNICI PER QUALIFICA PROFESSIONALE NEI SETTORI D’ATTIVITÀ Numero addetti per le principali qualifiche artistiche Cinema TV e Radio Teatro Musica TOTALE ADDETTI PER ATTIVITÀ 68.942 26.239 23.276 58.369 Attori e generici Registi, aiuto-registi e sceneggiatori Scenografi, arredatori e costumisti Truccatori e parrucchieri Tersicorei, ballerini e modelli Conduttori e animatori Direttori di scena e di doppiaggio Artisti lirici e cantanti Concertisti e orchestrali Direttori e mastri d’orchestra AREA ARTISTICA NEL COMPLESSO 37.680 3.118 1.576 678 442 286 228 192 177 38 44.415 1.311 1.773 315 215 26 1.515 16 109 333 11 5.624 10.642 551 420 40 1.608 203 176 542 1.960 45 16.187 1.727 277 489 200 5.810 1.743 73 7.720 31.745 767 50.551 Impiegati Operatori e maestranze (A)* Organizzatori, direttori, ispettori e segretari * Operatori e maestranze (B)* Tecnici Dipendenti da imprese di noleggio film Amministratori Lavoratori autonomi esercenti attività musicali AREA GESTIONALE NEL COMPLESSO 7.690 7.076 3.743 3.019 2.463 451 82 3 24.527 16.086 2.070 1.169 54 1.231 3 2 20.615 1.951 627 310 1.501 2.066 632 2 7.089 2.129 2.027 191 1.205 1.174 110 982 7.818 Fonte: “Lavoratori delle imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi”, a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009. si protrae senza soluzione di continuità (in via desuntiva per circa 7mila di loro) anche per più di dodici mesi nell’arco di un biennio. Ma esiste un altro tipo di turnover. Quello “classico” fatto di passaggi in e out, ossia di accessi all’attività o fuoriuscite dal settore. È significativo in proposito, il raffronto fra le popolazioni di addetti per le principali qualifiche professionali della categoria “artisti e tecnici” del cinema con quelle dei settori a maggiore contiguità (innanzi tutto teatro e radio-TV). Come si può notare, il settore televisivo è l’unico senza la presenza di una figura artistica predominante. Nel cinema predominano gli attori (54,6% di tutti gli addetti del settore e 64,3% di tutta la categoria nel complesso delle attività di spettacolo), nel teatro gli attori di prosa (rispettivamente 45,7% e 18,1%) e per la musica gli orchestrali e i concertisti (54,3% e 74,5%), davanti ai cantanti (13,2% e 77,9%). Per TV e radio – escludendo impiegati, operatori e maestranze – la qualifica artistica più folta dei registi, sceneggiatori e adattatori non raggiunge che le quote del 6,7% e del 30,6%, a dimostrazione del latente “pescaggio” che la televisione – in ampia prevalenza generalista – compie nei bacini professionali contigui; un travaso che mitiga e spiega, seppure in misura parziale, la sovrabbondanza di addetti negli altri settori e in particolare in quello cinematografico. 76 | TAB. 21 TURNOVER NELLE PRINCIPALI CATEGORIE PROFESSIONALI DELLO SPETTACOLO Principali qualifiche professionali per settore di attività Numero di addetti delle professioni artistiche 2007 2008 Variazioni percentuali sull’anno precedente 2007 2008 CINEMA Attori Registi e sceneggiatori Scenografi e costumisti 72.608 40.102 3.102 1.116 68.942 37.680 3.118 1.576 -5,02% +2,30% +1,50% +3,11% -5,05% -6,03% +0,51% +41,21% TV E RADIO Attori Conduttori e animatori Registi e sceneggiatori 28.787 3.604 2.442 2.199 26.239 1.311 1.515 1.773 -6,83% -8,56% +0,56% -4,78% -8,85% -63,62% -37,96% -19,37% TEATRO Attori Concertisti e orchestrali Tersicorei e ballerini 22.348 10.187 1.676 1.348 23.276 10.642 1.960 1.608 +5,11% +7,97% +3,89% +10,21% +4,15% +4,46% +16,94% +19,28% MUSICA Concertisti e orchestrali Artisti lirici e cantanti Tersicorei e ballerini 63.483 42.504 7.290 5.211 58.369 31.745 7.720 5.810 -3,91% -12,45% -1,39% -7,23% -8,06% -25,31% +6,03% +11,49% Fonte: “Lavoratori delle imprese dello spettacolo e dello sport professionistico: principali dati occupazionali e retributivi”, a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS, Roma 2009. Secondo l’esperienza pratica, alla televisione è riconosciuto un “potere d’investitura” di caratura e autorevolezza inferiori: nel mondo dello spettacolo in genere fa meno “curriculum”. La categoria delle professioni del cinema, a partire da quella di attore, è per antonomasia la porta d’accesso per chi decide di calcare le scene e ne ratifica l’ingresso anche sotto il profilo amministrativo-fiscale e ai fini previdenziali. Salvo poi, date le scarse occasioni di lavoro sui set rispetto ai pretendenti, cambiare direzione e sviluppare l’attività dove si profilano maggiori prospettive d’impiego. 8. La difficile costruzione di una carriera L’overbooking delle liste di figure artistiche rischia di congelare per tanti addetti l’apertura di un proprio curriculum vitae e per molti la sua progressiva costruzione attraverso l’accumulo di prestazioni, che favorisce pure le “quotazioni” retributive sul mercato. QUALIFICHE PROFESSIONALI Quale attività prettamente artistica e creativa, quella cinematografica contempla oltre alla concreta retribuzione monetaria, materialmente tangibile, un altro tipo di compenso, immateriale, ma importante: la cosiddetta remunerazione artistica, consistente | 77 nella “reputazione” che ogni soggetto può vantare o di cui è accreditato all’interno del settore in cui opera. È composta di elementi che si pongono a diversi livelli di valutazione – finendo anche per riflettersi parzialmente sull’entità del trattamento economico – e tuttavia mantiene un suo valore intrinseco e autonomo. Che è dato appunto a ciascun professionista dall’esperienza acquisita e dal numero di prestazioni già fornite; dall’esito delle opere precedenti alle quali ha partecipato, in base al loro apprezzamento sia da parte del pubblico sia in termini di risultati economici conseguiti; dalle caratteristiche personali eventualmente rispondenti al ventaglio di opportunità offerte dai progetti in preparazione, siano esse di genere o di ruolo, piuttosto che sotto il profilo dell’empatia, della collaborazione o della capacità di interagire con le altre persone coinvolte in una specifica produzione. Il valore reputazionale attiene essenzialmente alle tipologie delle qualifiche creative, artistiche, di scena e in parte anche tecniche e non a quelle di maestranze e impiegati amministrativi, per le quali vale come riconoscimento delle prestazioni in via quasi esclusiva la compensazione economica15. È la chiave di lettura per esempio dello star system più tradizionale ma, per quanto non sia facilmente misurabile (e lo è ancor meno nei casi di soggetti alle primissime esperienze), è alla base del modo stesso di far cinema impostosi progressivamente, in cui caratteristica preminente dell’organizzazione gestionale e del ciclo di produzione è il lavoro di squadra16. Nella cinematografia italiana il perno attorno cui ruota il team è riferibile soprattutto al ruolo di regista, la cui fama da un lato, sul mercato finale, costituisce sovente il brand stesso del prodotto nei confronti del pubblico, della critica e influenza le aspettative sulla 15 Nel gruppo che corrisponde alla tipologia delle prestazioni “di scena” (performing labour) si concentra circa il 70% degli artisti e tecnici, rispetto al 6% del nucleo propriamente “artistico” (artistic labour), al 2% dei “creativi” (creative staff) e ai restanti 16% della troupe dei “tecnici” (technical line) e 6% degli amministrativi (administrative work) che non fanno parte dell’alveo di maestranze e impiegati dipendenti fissi. 16 In merito alla consuetudine di lavoro fra cerchie definite di cineasti due ricercatori dell’Università Bocconi di Milano, Fabrizio Montanari e Alessandro Usai (“La squadra artistica e ideativa”, secondo capitolo del volume a cura di Severino Salvemini Il cinema impresa possibile. La sfida del cambiamento per il cinema italiano, Edizioni Egea, Milano 2002), hanno applicato al cinema italiano alcune metodologie della Social Network Analysis per lo studio della team production. La frequenza delle collaborazioni va in effetti considerata alla luce del calcolo delle probabilità, consono alla teoria dei giochi (supponendo ad esempio l’esistenza di soli tre soggetti, si ha per ognuno di essi la formulazione eventuale di tre preferenze su come continuare a lavorare – con uno solo degli altri partner; con entrambi; con nessuno dei due – e la combinazione di queste alternative genera 64 possibilità diverse). Dal campione d’analisi rappresentato da tutti i cast dei film italiani del periodo 1990-1998 è emersa chiaramente la presenza di gruppi e sottogruppi di lavoro stabili nel tempo e in particolare la composizione di tre formazioni molto coese e collaudate ruotanti attorno alle figure dei fratelli Carlo ed Enrico Vanzina, del regista Enrico Oldoini e degli sceneggiatori Alessandro Bencivenni, Leonardo Benvenuti (scomparso nel 2008) e Piero De Bernardi. 78 | qualità del film, mentre dall’altro – all’interno del settore – determina la facilità di accesso oltre che alle risorse finanziarie, tecniche e artistiche anche a quelle umane17. Profondamente diverso si presenta il panorama della seconda categoria di addetti, quella delle maestranze e degli impiegati, i cui connotati si legano essenzialmente all’inquadramento contrattuale a tempo indeterminato e alla natura di un rapporto di lavoro stabile e strutturato, modulato sull’attività gestionale, amministrativa e commerciale tipica dell’industria manifatturiera. QUOTAZIONE REPUTAZIONALE La remunerazione artistica si pone in diretto rapporto con il palmares individuale e aumenta col crescere della carriera, in ragione dei contributi creativi dati secondo le varie qualifiche (regista, attore, sceneggiatore, scenografo, direttore della fotografia o montatore e via dicendo) nelle diverse occasioni di lavoro e del loro apporto al successo finale dei film realizzati. Se ne ha percezione confrontando alcuni dati sulla consistenza – quantitativa, non qualitativa – dei principali credits di lavoro dei cineasti in attività, estrapolati da due fra i principali “chi è” della cinematografia nazionale presenti sul sito “cinemaitaliano.info” e sull’«Annuario del cinema italiano & audiovisivi» e riferiti alla carriera professionale accumulata negli ultimi anni Duemila da un campione assai vasto di 3.359 cineasti18. Ogni 17 18 “Il cinema tra arte e box office: reputazione e relazioni” di Alessandro Usai, Filippo Montanari, Giuseppe Delmestri (in Artwork & Network di Severino Salvemini e Giuseppe Soda, Edizioni Egea, Milano 2001). La ricerca mostra come la produzione italiana sia contraddistinta da una forte polarizzazione tra un’elevata quantità di autori che hanno firmato poche pellicole e un ristretto nucleo di cineasti che hanno invece lavorato alla realizzazione di numerosi film. Quelli che ne hanno girato uno solo nel periodo 1990-1998 sono ben 330, mentre soltanto 23 ne hanno diretti più di sei: Carlo Vanzina 16; Neri Parenti 14; Pupi Avati 10; Carlo Verdone e Nini Grassia 9; Enrico Oldoini, Maurizio Zaccaro, Gabriele Salvatores, Mario Monicelli, Maurizio Ponzi, Carlo Mazzacurati, Alessandro Benvenuti e Aurelio Grimaldi con 7; Aristide Massaccesi, Lucio Fulci, Ettore Scola, Daniele Luchetti, Marco Risi, Francesco Nuti, Tinto Brass, Cristina Comencini, Lina Wertmüller e Christian De Sica con 6. Come segnalato nella precedente edizione di questo rapporto, se è motivo di conforto il debutto di tanti nuovi registi, è indubbiamente fonte di perplessità la circostanza che all’opera prima non ne abbia fatto seguito una seconda e che la prova sia passata in giudicato senza possibilità di appello. Il fenomeno è peraltro riscontrabile anche nelle stagioni più recenti, come rilevano i dati sui credits artistici dei cineasti italiani (tavole del paragrafo “Quotazione reputazionale”) con 71 registi autori di un unico film dal 2005 in poi. È di trent’anni dopo la sua rifondazione con la sigla Sindacato Nazionale Attori di Prosa, modificata nel 1960 in Società Attori Italiani e nell’attuale Sindacato Attori Italiani nel 1976, al momento dell’affiliazione alla CGIL - Confederazione Generale Italiana del Lavoro nell’ambito del SLC - Sindacato Lavoratori della Comunicazione. Ha avuto fra gli esponenti più attivi artisti come Achille Majeroni, Cesare Dondini e Ruggero Ruggieri, poi Vittorio De Sica, Anna Magnani, Gino Cervi, Giancarlo Sbragia, Enrico Maria Salerno, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Arnoldo Foà, e fra le “conquiste” più importanti conta la tutela del cosiddetto diritto connesso e il conseguente ricono- | 79 TAB. 22 ARTISTI E TECNICI PER QUALIFICA PROFESSIONALE CON MAGGIORI CREDENZIALI Presenza di opere (film, corti e doc) per attività professionale Registi Sceneggiatori Direttori di montaggio Direttori della fotografia Scenografi Costumisti Autori delle musiche Responsabili del suono Effetti speciali Direzione casting Aiuto registi TOTALE DEL CAMPIONE Totale cineasti con più cineasti di cinque film 527 731 375 353 158 149 343 381 154 56 132 3.359 25 58 49 57 48 46 35 95 81 15 24 533 con almeno 10 film con almeno 5 film numero percentuale numero quota 3 16 22 22 12 12 12 41 43 6 2 191 0,5% 2,2% 5,8% 6,2% 7,6% 8,0% 3,5% 10,7% 27,9% 10,7% 1,5% 5,7% 22 42 27 35 36 34 23 54 38 9 22 342 4,1% 5,7% 7,2% 9,9% 22,8% 22,8% 6,7% 14,2% 24,6% 16,0% 16,6% 10,2% Fonte: Elaborazione su dati tratti dai repertori “Chi è” dell’«Annuario del cinema italiano & audiovisivi-2009/2010» (Roma 2010) e del sito internet “www.cinemaitaliano.info” al 31 marzo 2010. unità di calcolo del campione empirico è in sostanza individuabile, si collega direttamente a persone fisiche con nome e cognome e con una storia lavorativa e artistica più o meno lunga e il loro bagaglio d’esperienze, senza quell’anonimato che sembra rendere a volte la contabilità statistica un po’ astratta). A fronte di un gruppo di artisti e tecnici – pari al 15,9% - che nei diversi ruoli professionali possono già vantare un curriculum di apprezzabile spessore (in primo luogo per quanto riguarda i registi), se ne pone un altro assai più folto – pari al 54,2% – con minori credenziali: il 20,3% ha partecipato alla creazione di un unico film, mentre un nucleo di altri 1.001 – corrispondente al 29,1% – si è finora impegnato soltanto nella realizzazione di cortometraggi o documentari. Considerando le dimensioni della parcella dei cineasti che possono considerarsi già affermati (all’interno oltretutto di un campione così selezionato), si ha un quadro sommario delle ridotte possibilità di sfruttare la potenziale capacità di utilizzazione del grande bacino di professionisti – di personale ad alta specializzazione tecnica e di addetti già in possesso di buona esperienza – da parte della produzione cinematografica italiana, che immette sul mercato circa 100 pellicole all’anno, mentre la realizzazione di cortometraggi e documentari si avvicina a quota 200. scimento dei compensi legati alle riproduzioni audio-visive, con la nascita nel 1977 dell’IMAIE (Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori), ora al centro di un tormentato processo di riforma, e il contratto collettivo nazionale per il doppiaggio. Guidato a lungo da Pino Caruso e Massimo Ghini, è oggi presieduto da Giulio Scarpati, con segretario generale Maurizio Feriaud. È affiliato alla FIA Federazione Internazionale degli Artisti, che raggruppa oltre 100 sindacati e associazioni del mondo. 80 | TAB. 23 ARTISTI E TECNICI PER QUALIFICA PROFESSIONALE CON MINORI CREDENZIALI Presenza di opere (film, corti e doc) per attività professionale Registi Sceneggiatori Direttori di montaggio Direttori della fotografia Scenografi Costumisti Autori delle musiche Responsabili del suono Effetti speciali Direzione casting Aiuto registi TOTALE DEL CAMPIONE 1.825 Cineasti con meno di 5 film 343 425 129 125 96 103 206 183 73 41 101 1.141 Con più di 1 film firmato numero percentuale 271 72 65 79 92 98 129 128 71 41 94 33,9% Con 1 solo film numero quota 51,4% 9,8% 17,3% 22,3% 58,2% 65,7% 37,6% 33,6% 46,2% 73,3% 71,2% 684 20,3% 72 353 64 46 4 4 77 55 2 7 1.001 13,6% 48,3% 17,0% 13,0% 2,5% 2,7% 22,4% 14,4% 1,3% 5,3% Con solo doc o corti 159 248 197 171 14 1 102 103 7 Fonte: Elaborazione su dati tratti dai repertori “Chi è” dell’«Annuario del cinema italiano & audiovisivi-2009/2010» (Roma 2010) e del sito internet “www.cinemaitaliano.info” al 31 marzo 2010 – La somma delle percentuali di questa tabella e di quella precedente si integra fino al 100% con la quota (non indicata) di pertinenza al gruppo di cineasti (ultima colonna) che hanno firmato solo documentari o corti. 9. Il paradosso della flessibilità che crea rigidità Dall’analisi complessiva del mercato del lavoro nei suoi vari aspetti ed elementi si potrebbe dedurre che all’elasticità delle fluttuazioni facciano da contraltare la connaturale flessibilità delle modalità d’occupazione – contraddistinte da porzioni d’impiego spesso infinitesimali – e le relative risposte in termini retributivi (più occasioni di lavor,o ma a minor costo e meno offerte, però a paga migliore). Salvo constatare invece che il mercato del lavoro in cinematografia tende ad accentuare sempre più la propria rigidità strutturale. Anche quando volgono – come in passato – verso una confluenza positiva, i fattori chiave (in ragione di investimenti, di risultati produttivi e di aumento dell’occupazione) non riescono a innescare un’autentica evoluzione del settore e quindi dei suoi operatori in termini di crescita; mentre nelle congiunture avverse lo comprimono erodendo soprattutto lo status personale e le condizioni professionali ed economiche della grande maggioranza degli addetti. L’attività cinematografica non costituisce ovviamente un unicum. Riflette appunto la contingente situazione economica e produttiva nazionale e per quanto riguarda il mercato del lavoro compatibilità e trend del sistema occupazionale del paese. Gli spazi di comparazione non sembrano tuttavia giustificare l’intensità con cui certe componenti strutturali del suo regime professionale si dispongono in così netta opposizione a un patrimonio di risorse umane ad alte potenzialità creative e specializzazione tecnica come quello del settore. Fra i riflessi indotti insorge l’ulteriore rischio che in tema di qualificazione, anzi, di dequalificazione professionale, le ripercussioni superino quelle che normalmente ogni situazione di sovrabbondanza di risorse umane può comportare. | 81 Anche per questo, si considera cruciale verificare la prospettiva, profilatasi all’orizzonte, che il processo di strisciante impoverimento avvertito alla base del mercato del lavoro (oggettivamente la cosa nel contesto cinematografico si è già periodicamente verificata) sia in realtà il segnale di un’involuzione più complessa lungo tutta la filiera, che interessando ogni segmento di attività e produzione può incidere molto più profondamente sulle capacità del cinema nazionale di creare valore ed essere artisticamente ed economicamente competitivo. 10. La società del cinema Dall’evoluzione del mercato di lavoro delineata si comprende anche la particolare vivacità assunta nel corso del 2009 dalle iniziative promosse dalle organizzazioni di rappresentanza che animano il cinema nazionale per sollecitare il reintegro delle risorse destinate al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), rispetto al ridotto stanziamento deciso inizialmente. Quale attività ad addizionalità pura, la produzione filmica appare destinata infatti a subire, almeno nelle prime fasi, decisi contraccolpi da una contrazione di quegli aiuti finanziari che ne supportano gli investimenti. Soprattutto se si tratta dei contributi pubblici, che ne rappresentano da decenni una quota considerevole. Le famiglie che compongono la società del cinema italiano non hanno in verità mai brillato per compattezza, tanto quanto il loro singolo “attivismo” avrebbe ragionevolmente presupposto. D’altra parte, in un ambito in cui individualismo e protagonismo rientrano fra le “naturali” prerogative dei cineasti, l’eterogenea specificità delle competenze (ancor più prolifica con l’evoluzione delle tecnologie informatiche e digitali e l’innovazione degli standard produttivi) non favorisce l’aggregazione di interessi, aspettative, garanzie, obiettivi e parametri univoci, ma la parcellizzazione di più gruppi anche nello stesso ambito operativo. Questa condizione di base marca il terreno sia della rappresentanza sindacale sia dell’associazionismo professionale e delle aggregazioni a base culturale e artistica. Anche perché – non va dimenticato – quasi tutte le comunità organizzate della cinematografia italiana sono al tempo stesso soggetti economici (editano riviste e altri organi d’informazione, gestiscono scuole o corsi di specializzazione, sono partner nell’organizzazione di festival, istituiscono premi professionali, svolgono cicli di proiezioni o altre manifestazioni aperte al pubblico). La promozione e la tutela dei loro specifici interessi si riflettono, in sostanza, in aree d’impegno e campi d’azione di ben definito valore. LE RAPPRESENTANZE D’IMPRESA La principale differenziazione sul fronte imprenditoriale è fra le organizzazioni firmatarie di contratti collettivi di lavoro e le associazioni che rappresentano le aziende sul piano politico e sociale, ma non sindacale. In linea con la frammentazione del settore non manca una certa pluralità di soggetti, con tre organismi che raccolgono le case di produzione e distribuzione – senza contare quelle a prevalente attività televisiva – e due per gli esercenti, per le imprese tecniche (sviluppo e stampa, teatri di posa, noleggio mezzi, post82 | produzione audio e video, trasporti) e per le compagnie del comparto home video. Pur contando un’adesione in genere ristretta (anche se il numero dei soggetti iscritti non viene nella maggioranza dei casi reso pubblico) rispetto alla pletora di società impegnate nel settore, vantano una rappresentatività significativa poiché viene riconosciuta la partecipazione di tutti i principali operatori, che in termini di fatturato vanno spesso a coprire il 70%-80% delle attività complessive, e quali datori di lavoro quote ancora superiori dei dipendenti fissi, a tempo indeterminato, oltre che degli addetti a tempo determinato. La più antica è l’AGIS, un’associazione generale per tutto lo spettacolo, quasi istituzionale, che col tempo ha demandato la cura degli interessi specifici alle organizzazioni di natura più selettiva, mantenendo viceversa un ruolo essenziale a livello regionale. La più consolidata è invece l’ANICA, che si configura con un tipo di struttura assimilabile a quello delle organizzazioni di secondo grado, con sezioni specifiche dove confluiscono gli operatori dei diversi comparti. Rappresenta i produttori di grandi e medie dimensioni – comprese le majors estere, Mediaset e i gruppi pubblici RAI e Cinecittà Luce – per un apporto al settore in termini di volumi d’affari e di addetti superiore al 60%; le 11 maggiori società di gestione di multiplex (raggruppate nell’ANEM) e le imprese tecniche più sviluppate. Da parte sua UNIVIDEO, con 71 società di distribuzione affiliate, copre circa il 95% del mercato home video (fra le aderenti compaiono le majors statunitensi e giapponesi e i maggiori operatori nazionali, da RAI e Medusa a Mondadori e RCS, da De Agostini e Hachette a Filmauro, Mondo TV e così via), mentre gli operatori minori confluiscono nell’UNIDIM. Altre realtà nel campo dell’esercizio – oltre all’ANEM – sono invece l’ANEC, con la prevalente adesione delle società gerenti di multisala e TAB. 24 MAGGIORI ORGANIZZAZIONI IMPRENDITORIALI DEL CINEMA Acronimo Denominazione ufficiale AGIS * ANICA* - UNPF ** - ANEM** - UNITEC** - DISTRIBUZIONE** ANEC API APC APT* UNICS UNIVIDEO* UNIDIM FIRMATARIE DI CONTRATTI Associazione Generale Italiana dello Spettacolo Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali Unione Nazionale Produttori Film Associazione Nazionale Esercenti Multiplex Unione Nazionale Industrie Tecniche Cineaudiovisive Sezione Tecnica delle Imprese di Distribuzione Associazione Nazionale Esercenti Cinematografici Autori Produttori Indipendenti Associazione Produttori Cinematografici Associazione Produttori Televisivi Unione Nazionale Industrie Cinetelevisive Specializzate Unione Italiana Editoria Audiovisiva Unione Nazionale Imprese Distribuzione Multimediale *Queste associazioni aderiscono a un’organizzazione di primo livello, qual è il sistema confederale di Confindustria (Confederazione generale dell’industria italiana) attraverso l’organismo federale Sistema Cultura Italia, cui aderiscono anche le associazioni di settore dell’editoria (AIE e ANES) e della musica (AFI, FIMI e PMI) *Questi organismi sono parti costituenti dell’ANICA. | 83 TAB. 25 PRINCIPALI ASSOCIAZIONI DEL CIRCUITO CINEMATOGRAFICO Acronimo Denominazione ufficiale ACEC FICE CARTOON ITALIA ASIFA DOC/IT APE UNEFA APICE AGPC FAPAV UIC LARA SAPAR FEAC CIAC ANESV ANVI AVI AIPSC OSA ORGANIZZAZIONI ASSOCIATIVE Associazione Cattolica Esercenti Cinema Federazione Italiana Cinema d’Essai Associazione delle imprese d’animazione Associazione Italiana Film di Animazione Associazione Documentaristi Italiani Associazione Produttori Esecutivi Unione Esportatori Film e Audiovisivi Associazione Produttori Indipendenti Cinematografici Associazione Giovani Produttori Cinematografici Federazione Antipirateria Audiovisiva Unione Italiana Casting Libera Associazione Rappresentanti Artisti Associazione Nazionale Apparecchi Pubbliche Attrazioni Ricreative Federazione Aziende Cine-Audiovisive (Confesercenti) Coordinamento Italiano Audiovisivi e Cinema (Confartigianato) Associazione Nazionale Esercenti Spettacoli Viaggianti Associazione Nazionale Videoteche Italiane Associazione Videoteche Mediateche Italiane Associazione Italiana Professionisti Spettacolo e Cultura Operatori Spettacolo Associati monoschermo, l’ACEC, di cui fanno parte 1.050 sale d’ambito (ma non tutte) generalmente parrocchiale, la FICE con 450 delle oltre mille strutture attive, che non sottoscrivono però contratti collettivi nazionali di lavoro, e la FEAC, di recente fondazione, che dichiara l’adesione di 600 piccoli esercenti. In questa tipologia di organismi rientrano poi (tavola sopra) altre associazioni di natura imprenditoriale e di significativa rappresentanza, come Cartoon Italia, in cui confluiscono le maggiori case d’animazione (per una quota di produzione vicina all’80%), APE con le 13 principali realtà del segmento e Doc/it con 80 imprese di produzione e 120 autori di documentari. LE RAPPRESENTANZE SINDACALI Quella di chi lavora nel cinema è una comunità frastagliata, composita – in quanto formata da gente sostanzialmente libera – e basata soprattutto sui rapporti interpersonali, di familiarità, d’amicizia e conoscenza, e sulle relazioni generate dalla frequentazione sui set e negli studi, più che su associazioni di categoria, sindacati e organismi federativi. Ciononostante proprio la cinematografia vanta una delle organizzazioni fra le più ricche di storia in assoluto del panorama nazionale: il SAI - Sindacato Attori Italiani, erede delle società di mutua assistenza nate dopo il riconoscimento nel 1865 di una posizione giuridica per l’attore – che ha reso possibile la disciplina dei rapporti di lavoro e la tutela dei diritti primari – e delle prime vere forme di rappresentanza come la LAD - Lega degli Ar84 | TAB. 26 CHI RAPPRESENTA GLI ADDETTI DEL SETTORE Acronimo Denominazione ufficiale SAI-SLC-CGIL FISTEL-CISL UILSIC-UIL SINDACATI CONFEDERALI Sindacato Attori Italiani Federazione Informazione Spettacolo Telecomunicazioni Unione Italiana Lavoratori Spettacolo Informazione Cultura LIBERSIND CONFILS AGI UNAMS SOS-ESSEOESSE SANAS SINDACATI AUTONOMI Confederazione Sindacati Autonomi Lavoratori (Confsal) Confederazione Italiana Lavoratori dello Spettacolo e della Comunicazione Associazione Generici Italiani dello Spettacolo Unione Nazionale Arte Musica Spettacolo Sindacato Operatori Spettacolo Sindacato Autonomo Nazionale Arte e Spettacolo tisti Drammatici (firmataria del primo contratto unico di lavoro) e la Lega di Miglioramento Attori Drammatici, promotrice nel 1919 del primo sciopero contro i capocomici. Dal 1976 fa parte della CGIL - Confederazione Generale Italiana del Lavoro. È inoltre affiliato alla FIA, che riunisce oltre 100 sindacati e associazioni nel mondo. Il numero di queste rappresentanze di categoria è sostanzialmente contenuto e registrano in genere un tasso di sindacalizzazione relativamente contenuto, a dispetto dell’oggettiva complessità professionale del settore, che emerge con evidenza proprio dai contenuti dei contratti, fra i più minuziosi in assoluto dell’intero panorama lavorativo nazionale. Date la particolare struttura produttiva e soprattutto le numerose e profonde specializzazioni tecniche coinvolte, oltre a fissare nel dettaglio i profili e le qualifiche di tutte le figure coinvolte nella produzione (specialmente per le troupe e maestranze di set e spesso con distinzioni assai sottili) arrivano anche a definire un protocollo per molte delle operazioni – e delle loro singole fasi – che fanno parte del processo di realizzazione. Obiettivo: individuare e codificare parametri di lavorazione per stimare i relativi tempi di lavoro e quindi quantificare i compensi di riferimento e le corrispettive retribuzioni minime di base. Il problema di fondo è che la predominanza delle collaborazioni occasionali, o tutt’al più a progetto e di breve-brevissimo periodo, nella tipologia delle prestazioni impone quasi sempre una parametrazione a giornate e per singole ore degli apporti di artisti e tecnici, comportando di conseguenza l’esigenza di valutare e monetizzare le “spezzature” d’impiego ricorrendo alle unità di misura più piccole, quali i metri di pellicola, i rulli e le righe o la durata degli eventuali suoni (emessi per esempio in sede di doppiaggio) per i testi recitati. Anche le altre due grandi centrali nazionali CISL - Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori e UIL-Unione Italiana del Lavoro contano proprie rappresentanze degli addetti del cinema, accorpate anch’esse agli organismi del settore comunicazioni FISTEL e UILSIC. Sono attive inoltre tre organizzazioni autonome, firmatarie (sempre in sede separata) di alcuni accordi che recepiscono di norma i contenuti dei contratti sottoscritti della tre confederazioni. | 85 LE ORGANIZZAZIONI PROFESSIONALI La particolare conformazione del settore, contraddistinta da tante specializzazioni e da un forte apporto creativo, ha alimentato lo sviluppo di libere unioni professionali, i cosiddetti sodalizi di mestiere, impegnati più alla valorizzazione e qualificazione della professione e allo sviluppo formativo di chi la svolge che ai fini di una rappresentatività “giuridica” della categoria o degli addetti associati in un determinato segmento d’attività. Più organizzazioni tecniche insomma, come si verifica di norma negli ambiti delle opere d’ingegno, che organismi di natura e a scopi sociali o sindacali. E alcune, come il SNS Sindacato Nazionale Scrittori fondato nel 1945 e l’ANAC - Associazione Nazionale Autori Cinematografici, si sono conquistate con le loro iniziative un ruolo di primo piano nella storia e nell’evoluzione della cinematografia nazionale19. La loro tipologia è abbastanza variegata e non suffraga classificazioni schematiche. Ciò che sembra caratterizzarle, indipendentemente dall’eventuale forza delle adesioni che raccolgono e dei numeri di iscritti, è l’attenzione alle tematiche professionali, ai contenuti e ai valori delle prestazioni fornite, in definitiva all’adeguato riconoscimento dell’apporto con cui le diverse categorie contribuiscono al successo delle singole opere e, più in generale, all’affermazione del cinema italiano. Se traspaiono alcune affinità, è proprio in virtù di questa mission, che porta comprensibilmente le associazioni dei quattro principali ambiti a un’implicita sintonia nella difesa e nella valorizzazione dei ruoli professionali a fronte di un’evoluzione del mercato che tende, con i suoi processi d’integrazione multimediale, a standardizzare determinate fasi di realizzazione comprimendo spazi d’espressione d’acquisita discrezionalità. Nate quasi tutte espressamente nel comprensorio della produzione cinematografica, nel tempo hanno in buona parte aggiornato la loro ragione sociale, aggiungendo significativamente nelle proprie denominazioni il termine “audiovisivo” di più largo respiro e maggiore aderenza all’attuale contesto operativo. LE STRUTTURE DI CATEGORIA Che siano di natura sindacale piuttosto che professionale, le organizzazioni di categoria hanno un fronte comune su cui si trovano impegnate da tempo: l’inquadramento previdenziale, assistenziale e fiscale20. Viene lamentata soprattutto la disattenzione delle isti- 19 20 86 | L’ANAC, guidata da Ugo Gregoretti e Citto Maselli, si è sempre impegnata nella difesa della libertà d’espressione e nella tutela dei diritti di proprietà, secondo le finalità espresse fin dalla fondazione nel 1950 ad opera di un gruppo di “scrittori del cinema” che comprendeva Age, alias Agenore Incrocci, Alessandro Blasetti, Mario Camerini, Ettore G. Margadonna, Furio Scarpelli e Cesare Zavattini. Le rivendicazioni non riguardano ovviamente l’ENPALS, essendo la sua attività non discrezionale, ma regolata per legge. La gestione dell’ente è peraltro giudicata positivamente dalla Corte dei Conti, al cui controllo è sottoposto dal 1961, come attesta anche l’ultima relazione del consigliere Maria Luisa De Carli (Corte dei Conti, determinazione numero 99/2009; adunanza del 22 dicembre 2009). TAB. 27 LE GRANDI FAMIGLIE DEI CINEASTI ITALIANI Acronimo Denominazione ufficiale ANAC FAI SNS UNUPADEC AIDAC ANART SACT ASAE UNS-UNSA AIDAMA ART UNAC AREA CREATIVA Associazione Nazionale Autori Cinematografici Federazione Italiana Autori Sindacato Nazionale Scrittori Unione Nazionale Unitaria Professionale Autori Drammatici e Cinematografici Associazione Italiana Dialoghisti Adattatori Cinetelevisivi Associazione Nazionale Autori Radio Televisivi e Teatrali Scrittori Associati di Cinema e Televisione Italiani Associazione Sindacale Autori ed Editori Unione Nazionale Scrittori - Unione Nazionale Scrittori e Artisti Associazione Italiana Autori Multivisione Artistica Associazione Registi Fiction Televisiva Unione Nazionale Autori e Cinetecnici ANAD ADAP SNAD UNASP ANPALS AIPSC ASSOARTISTI AREA SCENICA Associazione Nazionale Attori Doppiatori Associazione Doppiatori Attori Pubblicitari Sindacato Nazionale Autori Drammatici Unione Nazionale Arti e Spettacolo Associazione Nazionale Promozione Artisti e Lavoratori dello Spettacolo Associazione Italiana Professionisti Spettacolo e Cultura Associazione Artisti e Operatori dello Spettacolo (Confesercenti) AMC* ASC* AIC* AREA ARTISTICA Associazione del Montaggio Cinematografico e Audiovisivo Associazione Italiana Scenografi Costumisti Arredatori Associazione Italiana Autori della Fotografia Cinematografica FEDIC* APAI* ATIC* AITS* AIAT-SFX* AITR* ANACINETV* ANTEPAC* EMIC* AIARSE ANAGRUC AITC AAMCT AIFM ARE ANFP APEA ANTEP AREA TECNICA Federazione Italiana delle Associazioni Cineaudiovisive Associazione del Personale di Produzione Audiovisivo Italiano Associazione Tecnica Italiana per la Cinematografia e la Televisione Associazione Italiana Tecnici Suono Associazione Italiana Autori e Tecnici Effetti Speciali di Scena Associazione Italiana Tecnici Ripresa Associazione Nazionale Attrezzisti CineTv Associazione Nazionale Truccatori e Parrucchieri Cinematografici Elettricisti Macchinisti Italiani Cineaudiovisivo Associazione Italiana Aiuto Registi Segretarie di Edizione Associazione Nazionale Autisti Gruppisti Cinematografici Associazione Italiana Tele-Cineoperatori Associazione Assistenti Montatori Cinematografici e Televisivi Associazione Italiana Fonici di Mix (cinematografici e televisivi) Associazione Riprese Esterne Televisive e Cinematografiche Associazione Nazionale Fotografi Professionisti Associazione Tecnici di Produzione ed Amministratori Cinetelevisivi Associazione Nazionale Truccatori e Parrucchieri *Queste associazioni si sono affiliate dando vita a un’ulteriore organizzazione di rappresentanza più generale: la FEDIC. | 87 tuzioni politiche, che per legge regolano sia i regimi di welfare state, quali i trattamenti e i servizi gestisti da ENPALS, sia quelli tributari21. Sono giudicate ad esempio “vessatorie” per le categorie professionali artistiche e dello spettacolo una serie di norme che fanno parte del capitolo welfare, dalla mancanza in generale di ammortizzatori sociali (e l’assenza in particolare di indennità di disoccupazione) alla normativa che regola gli interventi di sostegno e assistenza in caso di malattia o d’infortunio. Su queste versante opera solo la CALT - Cassa Assistenza Lavoratori Troupes di Scena, promossa da CGIL, CISL e UIL, autonoma e attiva limitatamente al suo specifico ambito di lavoratori22. In merito al trattamento previdenziale in vigore, il problema principale sollevato riguarda invece il fatto che, a fronte dall’adozione del cosiddetto sistema retributivo per tutte le posizioni successive al 1999, la retribuzione effettivamente considerata per calcolare il trat- 21 22 88 | Nel giugno 2007 a Strasburgo, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione in merito all’esigenza «di definire un nuovo status degli artisti» dei paesi membri dell’Unione e di «sviluppare un quadro giuridico e istituzionale al fine di sostenere la creazione artistica mediante l’adozione o l’attuazione di una serie di misure coerenti e globali che riguardino la situazione contrattuale, la sicurezza sociale, l’assicurazione malattia, la tassazione diretta e indiretta, la conformità alle norme europee». L’impegno messo agli atti e rivolto, per la sua attuazione, all’esecutivo della Commissione europea di Bruxelles nasce dalla pressione che le associazioni rappresentative delle professioni artistiche esercitano da tempo per intervenire a favore delle attività culturali e artistiche, in considerazione soprattutto dei processi d’integrazione e globalizzazione multimediale e degli sviluppi dell’ICT (Information Communication Technology) che minacciano le specificità culturali degli stessi paesi comunitari, mettendo in particolare a dura prova la salvaguardia e tutela dei diritti d’autore e d’opera e le stesse condizioni socio-economiche delle categorie artistiche e creative e del lavoro intellettuale in genere. Il fatto che questi appelli siano stati accolti a livello istituzionale in sede europea conferma la presenza diffusa nel vecchio continente delle criticità che attraversano il settore e coinvolgono chi vi lavora, anche se in forme e dimensioni diverse. L’Italia è fra i paesi che per primi, e con maggiore intensità, hanno avvertito il problema e in cui le preoccupazioni sono più vive, anche perché, a giudizio degli operatori e delle loro organizzazioni professionali, la condizione, già di per sé di diffuso disagio, sconta differenziali penalizzanti anche rispetto a quelle di quasi tutte le altre realtà nazionali d’Europa. Funzioni di servizio in tema di previdenza e assistenza vengono svolte anche dagli enti di patronato. Fra i 27 organismi riconosciuti dalla legge, quelli maggiormente impegnati sul fronte ENPALS per gli addetti del cinema sono: INCA (Istituto Nazionale Confederale di Assistenza, promosso da CGIL); INAS (Istituto Nazionale di Assistenza Sociale - CISL); ITAL (Istituto di Tutela ed Assistenza Lavoratori - UIL); INAPI (Istituto Nazionale Assistenza Piccoli Imprenditori - FENAPI); INPAS (Istituto Nazionale di Previdenza e di Assistenza Sociale - CONFSAL); ENASCO (Ente Nazionale di Assistenza Sociale per gli Esercenti Attività Commerciale - Confcommercio); ITACO (Istituto per la Tutela e l’Assistenza degli Esercenti Attività Commerciali, Turistiche e dei Servizi - Confesercenti); INAPA (Istituto Nazionale di Assistenza e di Patronato per gli Artigiani Confartigianato); EPASA (Ente di Patronato e di Assistenza Sociale per gli Artigiani - CNA); CLAAI (Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane); EASA (Ente Assistenza Sociale agli Artigiani - CASA); ENCAL (Ente Nazionale Confederale Assistenza Lavoratori - CISAL). tamento liquidato dall’ente al momento della pensione non tiene conto di quanto realmente versato, così come si verificava con il sistema contributivo (pensioni commisurate ai versamenti effettuati negli anni d’impiego). La retribuzione giornaliera sottoposta a contribuzione è infatti convenzionale – può arrivare fino a 671,75 euro – e quella annuale calcolata ai fini previdenziali si attesta a 92.147 euro; tuttavia sulla parte eccedente viene applicata un’ulteriore ritenuta del 5% (su scala annuale incide sulla parte retributiva superiore a 42.364 euro) destinata al fondo di solidarietà dell’istituto, i cui conti in effetti appaiono (a 61 anni dalla costituzione) in ottimo stato23. Sul versante fiscale l’accento viene posto invece sull’applicazione del regime che regola l’imposizione tributaria dei professionisti, però con forti limitazioni ritenute discriminatorie: per esempio alla possibilità di portare in detrazione gran parte delle spese sostenute per lo svolgimento dell’attività. LE ASSOCIAZIONI ARTISTICHE E CULTURALI Un indubitabile rilievo nella cinematografia nazionale è rivestito dalle numerose aggregazioni – ben undici – di circoli, club e sodalizi che dedicano la loro attività alla diffusione del cosiddetto cinema d’arte. Molte di esse hanno una lunga tradizione: FICC è nata nel 23 La disponibilità dei dati ENPALS si limita a bilanci di cassa complessivi, senza riferimenti ai rendiconti relativi ai singoli settori di attività, come cinema, musica, teatro, radio-TV e così via. Con oltre 272mila contribuenti di tutti i settori, il numero delle pensioni erogate nel 2008 sono risultate 56.667 (in decremento di 333 rispetto al 2007) con un rapporto di 4,8 contribuenti per ogni pensionato (4,9 nel 2007) per una spesa globale di 826,5 milioni di euro – corrispondente a una media unitaria di 14,58mila euro – a fronte di entrate per 1.056,5 milioni e un avanzo positivo di gestione per 299,5 milioni (1.428,5 milioni quello di amministrazione; 2.172,4 il patrimoniale e 976,5 la consistenza di cassa). Le pensioni dirette rappresentano il 71% di tutti i trattamenti previdenziali ENPALS in corso e sono 38.743 (prevale la presenza maschile con il 61,9%) con un importo medio annuo di 16.858 euro che varia secondo le sue tre diverse tipologie: anzianità (età media 69,2 anni) 23.286 euro; vecchiaia (74,7 anni) 13.442 euro; invalidità (71,2 anni di media) 9.385 euro; mentre quelle indirette (29%) sono 15,8mila (predomina la componente femminile con il 93,3%) per un importo medio di 8.678 euro all’anno, da cui non si discosta quello delle due tipologie – superstiti di assicurato o di pensionato – che la compongono. Fonte: Le prestazioni istituzionali dell’ENPALS - Anno 2008. Sintesi e commento, a cura del Coordinamento statistico-attuariale dell’ENPALS; Roma 2009.L’ENPALS non fornisce statistiche sulla ripartizione per ragioni sociali delle aziende attive. Oltre ai dati riportati nel capitolo 3, si può ricordare per ulteriore informazione che la ricerca Le imprese dell’audiovisivo nel Lazio effettuata dal Censis ha rilevato fra le aziende con personale dipendente iscritto ai ruoli ENPALS questa ripartizione di addetti: 58,8% di S.p.A., società per azioni; 20,4% di imprese individuali; 15,6% di società di persone; 2,3% di cooperative e consorzi; 2,9% di altre società non di capitali. ENPALS classifica le società in base alla tipologia (otto aree) di attività: imprese di produzione; produzioni varie; stabilimenti di produzione; sviluppo e stampa; doppiaggio; distribuzione e noleggio; esercizi esclusivamente cinematografici; esercizi cinematografici polivalenti. Quelle a maggior cultura, tradizione industriale e dotate generalmente di uno staff permanente sono concentrate nelle prime due categorie codificate dall’ente e annoverano la larga maggioranza di addetti fissi. | 89 TAB. 28 CHI AMA E PROMUOVE IL FILM D’AUTORE Acronimo Denominazione ufficiale FCI AFIC AIACE ANCCI* FEDIC* FIC* FICC* CGS* CINIT* CSC* UCCA* UICC* AICA* FAC FEDERFESTIVAL CTSIS PROMOZIONE E DIFFUSIONE Film Commission Italiana Associazione festival italiani di Cinema Associazione Italiana Amici del Cinema d’Essai Associazione Nazionale Circoli Cinematografici Italiani Federazione Italiana Cineclub Federazione Italiana Cineforum Federazione Italiana dei Circoli di Cinema Cinecircoli Giovanili Socioculturali Cineforum Italiano Centro Studi Cinematografici Unione Circoli Cinematografici Arci Unione Italiana dei Circoli del Cinema Associazione per Iniziative Cinematografiche e Audiovisive Comitato Nazionale per la Diffusione del Film d’Arte e Cultura Associazione Festival Teatrali Musicali e Cinematografici Coordinamento per la Tutela del Settore Intrattenimento e Spettacolo SNCCI SNGCI AREA EDITORIALE Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani *Queste nove associazioni sono affiliate ad AICA, che realizza e gestisce a loro favore sevizi di consulenza e assistenza. 1947; ACEC, di area cattolica, e FEDIC due anni dopo; UICC nel 1951; FIC a distanza di tre anni; CGS nel 1967; SNCCI nel 1971; ANCCI nel 1973; Fice nel 1980. Loro punto di forza è il radicamento territoriale. AICA dichiara per le nove associazioni affiliate l’adesione di oltre 700 circoli e fra queste si segnalano ad esempio ANCCI con 182 cinecircoli in 19 diverse regioni, FIC con 115 cineforum (censimento al 1° marzo 2010) e UICC con oltre 90 cineclub. GLI ORGANISMI INTERNAZIONALI Comunità cosmopolita per antonomasia, quella del cinema ha dato vita anche a organismi transnazionali, alcuni dei quali nati sulla scia del crescente impegno della Commissione esecutiva dell’Unione europea sul piano delle politiche culturali, d’informazione e di comunicazione, avviando sia numerosi programmi d’intervento e di sostegno sia piani di regolamentazione (in particolare per quanto riguarda la salvaguardia delle identità culturali, la difesa dei diritti d’opera e d’ingegno e lo scambio con i paesi extraeuropei). A parte FIA ed EuroFia, che vantano una diffusione veramente capillare, si tratta di unioni in genere di relativa consistenza, ad adesione volontaria. EFCN raccoglie ad esempio 71 film commission europee di 20 Stati, sulle oltre 300 che aderiscono su scala mondiale ad AFCI (presieduta dall’inglese Belle Doyle di Scottish Screen e dalla canadese Joan Miller dell’Is90 | TAB. 29 LE PRINCIPALI COMUNITÀ DEL CINEMA INTERNAZIONALE Acronimo Denominazione ufficiale EUFCN CINEREGIO EPAA EPC EDN ECN CICAE EUROPA DISTRIBUTION EUROFIA UNICA CEFC EFCA EFA EFP ESIST FEAOSC IMAGO SU SCALA EUROPEA European Film Commission Network Network of Regional Film Fund European Producer Associations Alliance European Producers Club European Documentary Network European Cinema Network Ai Confederation international des cinémas d’arts et d’essai European Indipendent Film Distributor European Council of Federation International of Artists Union internaional du cinema d’amateur Coordination européenne des festivals de cinéma European Children's Film Association European Film Academy European Film Promotion European Association for Studies in Screen Translation Federazione Europea Artisti Operatori Spettacolo e Cultura European Federation of Cinematographers AFCI FIAPF FIA A FACE AMPAS AIDAA AIP FIPRESCI CICT-UNESCO CIFEJ FIAF FIAIS IATSE SU SCALA MONDIALE Association of Film Commission International Fédération internationale des associations de producteurs de film Federation International of Artists Association for Fair Audiovisual Copyright in Europe Academy of Motion Picture Arts and Sciences Association internationale des auteurs de l'audiovisuel Audiovisual Industry Promotion Fédération internationale de la presse cinématographique Conseil international du cinema et television Centre international du film pour l’enfance et la jeunesse Fédération internationale des archives du film Federazione Internazionale degli Archivi delle Immagini e dei Suoni Int. All. Theatrical Stage Employees-Moving Picture Machine Operators land North Film); Cineregio raccoglie 33 fondi regionali di 12 Stati membri dell’Ue, oltre a Norvegia, Serbia e Svizzera; EPC conta 50 membri di 20 paesi (l’Italia è rappresentata da Aurelio De Laurentiis di Filmauro, Cristiano Bortone di Orisa Produzioni e Marco Chimenz di Cattleya) su un bacino potenziale di oltre 3mila soggetti; Europa Distribution ne raggruppa 75 (fra cui le società italiane BIM Distribuzione, Lucky Red, Mediafilm, Mikado e Teodora), CICAE 3mila schermi d’essai in 30 paesi. A dispetto di un’apparente gracilità, le associazioni europee si segnalano tuttavia per l’intensità e la qualità delle loro iniziative, come la promozione internazionale dei film d’autore da parte di CICAE o la costituzione di CIDINET, database sul sistema distributivo in Europa che consente per la prima volta di monitorare la circolazione all’estero di tutte le pellicole, da parte di Europa Distribution, guidata alla francese Régine Vial (Les Films du Losange) e dall’italiano Antonio Medici (BIM). | 91 Terza parte Tutti i mercati dei film Dalla produzione al consumo CAPITOLO 5 “IO NON VOGLIO VINCERE PREMI: VOGLIO DEI FILM CHE FINISCANO CON UN BACIO E FACCIANO SOLDI” Walter Pidgeon in Il bruto e la bella di Vincente Minnelli (1952) La filiera dell’offerta dispetto di una situazione economica e di attività industriali e terziarie in sensibile contrazione, il cinema italiano nel 2009 ha mostrato in termini di risultati produttivi una confortante vitalità. È noto che il settore non è propriamente ciclico e che quindi riflette soltanto in parte l’andamento generale dell’economia, sottoposta fin dal 2008 alla pressione di una violenta quanto estesa crisi finanziaria. Si può inoltre comprendere come il consistente impegno nel 2009 delle imprese cinematografiche – sempre legate (non va dimenticato) a non abbassare il livello dei propri investimenti di anno in anno per dover assicurare continuità alla loro azione, contrariamente a quanto può avvenire in altri settori dove la sopravvivenza non è legata esclusivamente alla costante realizzazione di prototipi quali sono i film – possa anche essere “figlio” delle due precedenti e consecutive stagioni di positivo sviluppo, come quelle vissute nel 2007 (di ripresa) e 2008 (di autentica espansione). Ma il bilancio finale resta comunque commendevole.1 A 1 I primi dati complessivi sull’andamento della produzione industriale e dei servizi e sui risultati di bilancio delle società italiane nel 2008 e nel 2009 sono contenuti in: Analisi dei bilanci al 31 marzo 2009 dei grandi gruppi (R&S-Il Sole 24 Ore); Dati cumulativi dell’industria italiana (Ufficio studi Mediobanca); Osservatorio sui bilanci (Cerved); rilevazioni trimestrali di Movimprese (Unioncamere-InfoCamere); Statistiche sulle dichiarazioni dei redditi, Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia. Secondo quanto rilevato a proposito della composizione societaria degli operatori e dell’assetto del mercato del lavoro, la cinematografia nazionale sembra aver fatto leva, a partire soprattutto dal 2008, sulla selezione dei soggetti in campo; assimilando tuttavia interventi che appaiono di natura essenzialmente strutturale più che di autentica reazione e di specifica contromisura alle oggettive difficoltà del contesto generale. Si tratta di vedere se questa tendenza, dopo essersi profilata, si confermerà e maturerà a brevemedio termine in un trend più consolidato. In tal caso si potrebbe dire che il processo di cui appare protagonista il cinema italiano è in effetti di crescita (meglio definibile al momento in merito al suo assetto organico e istituzionale ancor prima che in termini di pure dimensioni economiche) e solo in misura relativamente minore – per quanto anch’esso necessario – di assestamento a fronte di nuove e diverse compatibilità esterne, intervenute in corso di poco tempo. Soprattutto alla luce dell’evoluzione di un elemento costituente del suo intero corpo produttivo: la progressiva riduzione dei contributi statali erogati attraverso il FUS-Fondo Unico per lo Spettacolo gestito dal Mibac-Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Fino al recente passato il 50% circa di questi fondi è sempre andato a sostenere la raccolta di capitali per gli investimenti nella produzione e hanno rivestito pertanto un ruolo importante nel primo decisivo passaggio per innescare e alimentare l’intero ciclo di attività di tutto il settore. 1. Primo step: i capitali e la qualità dei progetti Le risorse finanziarie iniziali, immesse a monte del circuito e rappresentate dagli investimenti necessari per realizzare i progetti filmici, si qualificano infatti come impieghi “irreversibili”, dal momento che i costi di realizzazione globali vanno sostenuti fino al completamento dell’opera e prima di ricavare qualsiasi introito (la maggior parte TAB. 1 Numero di film Film italiani prodotti * Con soli capitali privati Con contributi statali ** Film italiani coprodotti Coproduzioni maggioritarie Coproduzioni minoritarie Totale QUANTE OPERE PRODUCE IL CINEMA ITALIANO 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 86 57 29 17 8 9 10 68 37 31 35 22 13 103 96 44 52 34 17 17 130 98 45 53 19 12 17 117 96 55 41 38 15 23 134 68 50 18 30 16 14 98 90 69 21 26 11 15 116 90 61 29 31 17 14 121 123 82 41 31 20 11 154 97 71 26 34 17 17 131 Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2000 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali). *Per film prodotto è inteso il film che ha ottenuto il visto censura nell’anno di riferimento e dal conteggio sono esclusi i film a contenuto esplicitamente pornografico. Per film italiano si intende l’opera realizzata con l’apporto al 100% di capitale italiano. **Fra i contributi FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) sono considerati anche quelli deliberati negli anni precedenti. 96 | dei ritorni economici affluisce in cassa a distanza di parecchi mesi, e per certe voci anche di anni, dai primi esborsi) senza possibilità pratiche di disinvestimenti, ripensamenti o cambi di strategia. Dalla qualità delle scelte nelle loro destinazioni di utilizzo dipendono così la fortuna della singola iniziativa e la salute del comparto nel suo complesso. In Italia negli ultimi dieci anni sono stati prodotti 1.207 film e la media di 120 titoli ogni dodici mesi esprime le potenzialità e la capacità del sistema nel suo complesso. Tutto il settore ruota in pratica attorno a questa attività. Perché sono le case di produzione domestiche ad alimentare gli altri comparti, compreso quello dell’industria delle materie prime, delle lavorazioni pre e post-produzione e a “fare” il mercato. Senza una produzione nazionale gli stessi gruppi internazionali che distribuiscono le loro opere in tutto il mondo (le cosiddette majors Warner Bros., Universal-UIP, 20th Century Fox, Walt Disney e Sony) dovrebbero affrontare ben altre condizioni per operare, a partire da eventuali contingentamenti nell’importare le loro pellicole come è già accaduto in passato e accade ancora in alcune nazioni, in rispetto a leggi del mercato che cercano di evitare (seppure con esiti via via più incerti) la formazione di monopoli in maniera sempre più diffusa e di limitare quella di posizioni dominanti; situazioni che pongono entrambe in discussione la tutela e la protezione dell’identità culturale di ogni paese. Nel 2009 il livello di proposta dei cineasti italiani non ha rivelato defaillances consistenti e a testimonianza di un impegno finanziario comunque notevole – per le sollecitazioni di un mercato che esige sempre più visibilità delle opere in termini di marketing – si è sostanzialmente mantenuto sullo stesso standing anche l’impiego dei loro capitali.2 2 Tendenzialmente agli investimenti corrispondono i costi di produzione di una pellicola; in realtà però sarebbe più corretto parlare di costi di progetto. Perché in linea di massima casa di produzione e impresa di distribuzione non coincidono e in questi casi le spese di promozione e diffusione (a cominciare dalla stampa delle copie) non vengono sostenute dal produttore bensì dal distributore, pur essendo imprescindibili per accompagnare il prodotto nella sua uscita sul mercato e andando quindi a costituire costi di commercializzazione imputabili alla sua realizzazione. Ossia fra le attività di stato patrimoniale alla voce “immobilizzazioni immateriali-magazzino film” e da assoggettare, dopo la prima proiezione al pubblico, al processo di ammortamento. Vi sono varie modalità e consuetudini nell’applicazione dei sistemi d’ammortamento, che dipendono principalmente dalla durata di questi processi (in media, gli investimenti riferiti alle nuove produzioni vengono distribuiti e riportati a bilancio per almeno cinque anni) e dai canali di sfruttamento delle opere, la cui vita commerciale è più o meno lunga in rapporto alla loro circolazione nelle sale piuttosto che nel circuito home video o in quelli televisivi. Si tratta di tecnicalità essenziali per la rappresentazione – più o meno positiva – delle attività di una società, dei suoi rendiconti e in definitiva del suo stato di salute finanziaria generale. In considerazione anche del fatto che non necessariamente il film trova distribuzione nell’esercizio nel momento in cui viene terminata la sua realizzazione e per converso può giacere per più esercizi in magazzino senza trovare uno sbocco commerciale. | 97 TAB. 2 LE RISORSE NAZIONALI INVESTITE NELLA PRODUZIONE DI FILM Importi in milioni di euro 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 In film prodotti In film coprodotti Quota coproduzioni Totale 277,6 237,1 64,6 21,4% 301,7 197,4 87,0 30,6% 284,4 152,0 62,4 29,1% 214,4 187,6 69,7 27,1% 257,3 221,0 91,4 29,3% 312,4 253,3 76,8 23,3% 330,1 218,9 77,1 26,0% 296,0 Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2002 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali, Roma, 2010. 2. Meno film a basso budget Vi sono in proposito due dati significativi. Il primo riguarda il numero delle opere messe in cantiere (-14,9%) rispetto all’ammontare dei capitali posto a disposizione di questi progetti (-13,6%). Scomponendo la produzione nazionale complessiva nelle sue due tipologie, emerge che per i film realizzati con soli capitali privati (da 82 a 71 fra produzioni e coproduzioni, il 13,4% in meno) il totale degli investimenti scende solo dello 0,4%, mentre per quelli sostenuti anche dal finanziamento statale (scesi di ben il 36,6%) il calo supera il 50%. Ma il secondo dato è ancora più eloquente. L’importo medio d’investimento per ogni singola pellicola è risultato addirittura in crescita rispetto al 2008: più 9,6% per tutta la produzione e più 10% per quella alimentata da soli capitali privati. INVESTIMENTI Questo significa che il risultato è stato conseguito in virtù di una scelta precisa dei produttori nazionali. Rispettare cioè il range d’impegno finanziario già raggiunto in precedenza e privilegiare opere di maggiore spessore, che impongono budget necessariamente più sostanziosi, destinando assai meno risorse a quelle con previsioni di costo a standard più basso.3 In particolare, come ha rilevato l’Ufficio Studi-CED dell’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali), la rappresentanza di categoria, la media degli investimenti per i 44 film a budget medio-alto – sui 97 prodotti con soli ca- 3 98 | I budget vengono impostati tradizionalmente sulle cosiddette componenti negative di reddito, contabilizzate mediante un sistema definito job order cost accounting (cioè, a “contabilità per commessa”) e che comprendono tre categorie di costi: di produzione artistica (above-the-line), di produzione tecnica (below-the-line) e quelli di post-produzione, incluse le spese assicurative, di editing, montaggio, doppiaggio e registrazione dei diritti. E di norma il costo pieno di commessa costituisce il riferimento impiegato per la definizione del prezzo di cessione dell’opera e del relativo diritto di sfruttamento (“Il cinema e la misurazione delle performance” di Giovanni Tomasi, studi&ricerche Egea edizioni, Milano 2004). TAB. 3 IL TREND DEI FILM PRODOTTI SOLO CON CAPITALI ITALIANI Film prodotti con capitali 100% italiani 2007 2008 2009 COMPLESSO DELLE OPERE PRODOTTE CON SOLI CAPITALI ITALIANI Numero opere prodotte 90 123 Totale investimenti in euro 221.055.578 253.354.529 Variazione su anno precedente +17,8% +14,6% Media d’investimento per film 2.456.173 2.059.793 Variazione su anno precedente +17,8% -16,1% 97 218.922.596 -13,6% 2.256.934 +9,6% OPERE PRODOTTE SOLTANTO CON CAPITALI PRIVATI ITALIANI Numero opere prodotte 61 82 Totale investimenti in euro 179.586.739 204.077.508 Variazione su anno precedente +19,3% +13,6% Capitali privati investiti per film 2.994.044 2.488.750 Variazione su anno precedente +37,2% -16,8% 71 194.456.596 -4,7% 2.738.825 +10,0% OPERE PRODOTTE CON CONTRIBUTI DELLO STATO Numero opere prodotte 29 41 Totale investimenti in euro 41.468.839 49.277.021 Variazione su anno precedente +11,8% +18,8% Media dei contributi FUS per film* 1.429.960 1.201.879 Variazione su anno precedente -19,0% -15,9% 26 24.466.000 -50,4% 941.000 -21,7% Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2006 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali). * Per film prodotto è inteso il film che ha ottenuto il visto censura nell’anno di riferimento e dal conteggio sono esclusi i film a contenuto esplicitamente pornografico. Per film italiano si intende l’opera realizzata con l’apporto al 100% di capitale italiano. pitali italiani – è salita da 4,297 milioni a 4,474 (+4,1% rispetto al 2008 e +7,9% sul 2007, quando si era attestata a 4,145 milioni), e per quelli con budget di classe inferiore da 2,667 a 3,007 milioni, con incrementi pari al 12,7% sul 2008 e al 15,7%, a confronto dei 2,597 milioni del 2007.4 4 Sul mercato internazionale l’ammontare dei costi di produzione – intesi per quelli propriamente detti di progetto – configura la tipologia dei film secondo una classificazione generalmente condivisa: a basso budget (o contenuto) per costi di produzione inferiori a 1 milione di dollari (indicativamente 750 mila euro); a medio budget per costi compresi fra 1 e 10 milioni di dollari (da 750 mila a 7,5 milioni di euro); ad alto budget, quando i costi si collocano fra 10 e 40 milioni di dollari (da 7,5 a 30 milioni di euro); i cosiddetti blockbuster, con costi superiori a 40 milioni di dollari (30 milioni di euro). Come si è potuto constatare dalla media degli investimenti operati negli ultimi anni, la cinematografia italiana si colloca per la sua gran parte fra la prima e la seconda fascia, sia per le produzioni sia per le coproduzioni nazionali. Insieme con la Spagna è quella più presente nella seconda, ma con valori medi inferiori a Francia e Germania e soprattutto a quelli della Gran Bretagna. Recupera invece posizioni nella terza fascia, ponendosi a ridosso della leadership inglese, e nel confronto dei valori con gli altri quattro principali mercati europei rivela la sua presenza anche nel quarto segmento, dove la Germania è praticamente assente e Francia e ancor più Spagna vantano solo sporadiche incursioni. | 99 TAB. 4 QUANTO COSTANO IN MEDIA PRODUZIONI E COPRODUZIONI Importi in milioni di euro 2000 Numero film prodotti* Investimento medio Film con aiuti statali Media contributi FUS** 86 1,69 29 1,66 Numero film coprodotti Investimento medio Film con aiuti statali Media contributi FUS** Apporto medio italiano Apporto medio estero 17 - 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 FILM DI PRODUZIONE NAZIONALE 68 96 98 96 68 2,04 2,13 2,42 2,06 2,24 31 52 53 41 18 3,22 1,41 1,90 2,03 1,21 90 2,08 21 1,76 90 2,45 29 1,42 123 2,05 41 1,20 97 2,25 26 0,94 26 8,05 3 2,07 2,68 5,37 31 9,64 17 1,26 2,94 6,70 31 5,85 15 1,44 2,48 3,37 34 6,48 12 1,12 2,27 4,21 FILM ITALIANI COPRODOTTI 35 34 19 38 7,68 8,07 4 5 2,42 2,28 3,38 2,29 4,30 5,78 30 6,48 4 1,92 2,08 4,40 Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2000 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali). *Per film prodotto è inteso il film che ha ottenuto il visto censura nell’anno di riferimento e dal conteggio sono esclusi i film a contenuto esplicitamente pornografico. Per film italiano si intende l’opera realizzata con l’apporto al 100% di capitale italiano. **Fra i contributi FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) sono considerati anche quelli deliberati negli anni precedenti. 3. I capitali coraggiosi e il nuovo mix di risorse Gli investitori italiani che materialmente raccolgono le risorse primarie – in buona parte attingendo alla fonte originaria del credito bancario – possono essere considerati come gli imprenditori cinematografici effettivi, ossia gli azionisti delle case di produzione, distinguibili a loro volta in produttori diretti, che gestiscono in prima persona le realizzazioni delle opere, e in produttori indiretti o coproduttori (italiani o stranieri), che sostengono l’impegno finanziario dell’iniziativa, la cui gestione esecutiva fa capo però materialmente a un altro partner dell’iniziativa. Fra i capitali privati che alimentano il settore va compresa anche una parte di capitale straniero che confluisce negli investimenti di film italiani. Risultano tali quelli – pochi – finanziati e allestiti da società-filiali di gruppi internazionali, con sede in Italia e che vengono pertanto considerati d’origine nazionale, e quelli – più numerosi e d’incidenza nettamente superiore – realizzati in regime di coproduzione, ossia in compartecipazione da case di produzione nazionali e operatori esteri. Dal 2004 fino al 2008, come si può riscontrare dalla tabella, l’importo degli investimenti privati sul complesso delle produzioni italiane mostra un trend di graduale crescita, mentre l’ammontare totale delle risorse segue un andamento meno lineare, a causa del gettito altalenante dei fondi pubblici. Da poco più di un quarto del 2002, questi contributi sono passati a oltre un terzo nel biennio successivo per poi ridiscendere a meno di un sesto e a poco più di un quinto rispettivamente nel 2007 e nel 2008, fino a crollare in ultimo al 12,8%: meno di un ottavo. Emergeva tuttavia una relativa convergenza dei due trend, visibile soprattutto nella serie dei dati riferiti alle opere prodotte. 100 | TAB. 5 GLI INVESTIMENTI IN FILM ITALIANI PRODOTTI E COPRODOTTI Importi in milioni di euro 2002 Investimenti privati Contributi statali FUS * Totale risorse italiane Quota fondi statali * - Investimenti privati Contributi statali FUS * Totale risorse italiane Investimenti esteri Risorse globali impiegate Quota italiana Quota fondi statali * - Risorse private Risorse statali Totale risorse italiane Quota fondi statali * 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 FILM DI PRODUZIONE NAZIONALE 138,4 114,0 130,2 150,5 98,7 83,4 21,8 37,1 237,1 197,4 152,0 187,6 41,6% 42,2% 14,3% 19,7% 179,5 41,5 221,0 18,7% 204,0 49,3 253,3 19,4% 194,4 24,4 218,9 11,1% 69,8 21,4 91,3 207,5 298,9 30,6% 7,1% 55,1 21,7 76,7 104,7 181,5 42,3% 11,9% 63,5 13,5 77,1 143,5 220,6 35,0% 6,1% 249,0 63,0 312,0 20,1% 259,1 71,0 330,1 21,5% 258,0 38,0 296,0 12,8% FILM ITALIANI COPRODOTTI 54,5 75,6 54,7 9,7 11,4 7,7 64,6 87,0 62,4 82,0 220,1 132,1 146,6 307,1 194,5 44,1% 28,3% 32,1% 6,6% 3,7% 3,9% 63,5 6,2 69,7 139,7 209,4 33,3% 2,9% INVESTIMENTI ITALIANI SUL COMPLESSO DEI FILM 204,0 192,9 189,6 184,9 214,0 73,6 108,4 94,8 29,5 43,3 277,6 301,3 284,4 214,4 257,3 26,5% 35,9% 33,3% 13,7% 16,8% Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2000 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali). *Nel computo dei contributi FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) sono considerati anche quelli deliberati negli anni precedenti a favore di film prodotti successivamente. RISORSE PRIVATE In rispondenza dei cali o degli incrementi dei finanziamenti statali anche gli investimenti privati registravano decrementi o aumenti, cambiando o invertendo la loro curva di tendenza. Al contrario traspariva un’incidenza inferiore dei contributi FUS nelle coproduzioni, con un apporto fondamentalmente ininfluente in termini di scostamenti sul flusso di risorse dei produttori privati italiani. L’entità globale degli investimenti per i film italiani coprodotti risultava d’altra parte sempre nettamente superiore ai budget totali riscontrati per le opere al 100% nazionali e la sequenza degli investimenti medi (tabella ancora precedente) rileva altresì la costanza d’investimento da parte italiana, che destina alle coproduzioni risorse finanziarie pressoché simili in quantità a quelle pianificate per le produzioni interamente domestiche. Per la prima volta nel 2009 invece i capitali privati si sono mossi pressoché in autonomia, facendo fronte anche alla caduta verticale degli stanziamenti ministeriali. Rispetto al 2008 il loro montante – quello destinato alle opere sia prodotte sia coprodotte – ha ceduto appena lo 0,38%, mentre quello delle erogazioni FUS ha disperso addirittura il 46,47%. Alla luce del clima depresso dei mercati internazionali e delle problematiche che tutti i settori hanno affrontato nel periodo dopo la crisi finanziaria del 2008, si tratta (pare giusto ribadirlo) di una performance degna di considerazione. | 101 Nel riproporsi della questione se ci si trova di fronte a un processo di reale cambiamento o di un momentaneo adattamento, si possono rilevare alcune circostanze. Appare in crescita per esempio la considerazione degli istituti creditizi e finanziari verso le attività cinematografiche, con un maggiore afflusso di risorse verso il settore. Fenomeno non quantificabile per ora, ma percepibile anche dalle iniziative di Cinecittà Luce, che si è fatta parte attiva con l’ABI-Associazione Bancaria Italiana – che rappresenta le 733 aziende bancarie del paese – aprendo la strada a una maggiore collaborazione e avviando una serie di match-making fra gli operatori dei due settori. AZIONARIATO E SOCI FINANZIARI Intesa San Paolo, primo gruppo a livello nazionale, già partner creditizio di Mondo TV e con il controllato Mediocredito Italiano del fondo TorinoFilmLab destinato in particolare a sostenere le imprese nelle fasi di post-produzione, ha investito 5 milioni di euro nel progetto promozionale perFiducia per realizzare tre corti promozionali di 10 minuti affidati a Ermanno Olmi, Gabriele Salvatores e Paolo Sorrentino proiettati in 300 sale e nelle versioni di tre minuti anche sui circuiti televisivi. Azionista di minoranza di Lux Vide, controllata dalla famiglia Bernabei e da Tarak Ben Ammar (cui fa capo Eagle Pictures), la banca ha anche seguito l’emissione di un prestito obbligazionario convertibile da 8,5 milioni di euro per rafforzarne il capitale e sostenerne i nuovi investimenti, finalizzati in particolare a svilupparne la crescita sui mercati asiatici. È stata inoltre al centro di due fra le maggiori operazioni dell’anno. Prima quale socio al 10% della casa di produzione Cattleya, che cedendo nel gennaio 2009 il 20% delle proprie azioni all’Universal è stata protagonista del primo investimento diretto di una majors Usa in una compagnia produttrice italiana. Poi finanziando insieme con Unicredit, per 50 milioni di euro, l’acquisizione da parte della società di private equity 21 Partners SGR, che fa capo alla famiglia Benetton, del 5l% del pacchetto azionario di Medusa Cinema e Medusa Multicinema (gruppo Mediaset-R.T.I.) e poi attraverso queste la proprietà di Warner Village Cinema (controllata dalla corporate statunitense Time Warner), formando così il maggior circuito di sale nazionali con il 15% del mercato dell’esercizio (30% nel solo segmento multiplex), 25 strutture in tutta Italia, 257 schermi e 125 milioni di fatturato annuo. Successivamente la neonata The Space Cinema, di cui Mediaset possiede ora il 49%, ha venduto cinque di queste strutture al fondo immobiliare Delta, che fa capo a FIMIT SGR (leader nazionale, guidato da Massimo Caputi e partecipato fra gli altri dagli enti previdenziali Inpdap per il 30,72%, ENPALS per il 19,0%, ENASARCO con il 10,0% e INARCASSA col 5,0%). Costata 65,199 milioni di euro, l’operazione è stata finanziata sempre da Unicredit e IMI Immobiliare-Intesa Sanpaolo, attraverso una linea di credito di 39 milioni di euro. BNL-BNP Paribas ha da parte sua sostenuto con un prestito obbligazionario di 4 milioni di euro Film Master, controllato dall’IEG-Italian Entertainment Group, nel closing del processo di privatizzazione che l’ha portato a rilevare da Cinecittà Luce (gennaio 2009) le sue due ex-controllate Cinecittà Studios e Cinecittà Entertainment. Interamente finan102 | ziato dalle banche è stato anche l’altro passaggio al privato condotto da Cinecittà Holding e che ha riguardato le multisale Mediaport-Globalmedia, acquistate per 59 milioni di euro da Farvem Real Estate, braccio operativo della FG Holding di Massimo Ferrero e Laura Sini; mentre un altro consorzio creditizio ha assistito Mik Holding di Franco Tatò e Sonia Raule nell’acquisizione della maggioranza di Mikado Film da De Agostini Communications (il valore della transazione non è stato reso noto). Altre realtà finanziarie si sono comunque avvicinate al mondo della celluloide. Goldman Sachs è azionista di Endemol-Mediaset; Interbanca e GE Capital sono storicamente partecipi delle operazioni di Eagle Pictures e Film Master Group; la fiduciaria Eurofinleading è socia d’opera al 25% del gruppo Film Participation di Ernesto Tabarelli; a Symphonia SICAV risale il 4,9% del capitale della quotata Mondo TV; il fondo olandese Cyrte, terzo socio di Endemol e che ha tra i suoi investitori il gruppo De Agostini, vanta una presenza significativa anche nel produttore indipendente inglese RDF; Banca Sella, attraverso EasyNolo, ha investito nell’agenzia QMI, specializzata nel direct marketing cinematografico. E ancora: due fra le maggiori banche europee, la francese BNP Paribas e la consociata belga Fortis, hanno costituito in joint venture un fondo denominato “Global Export & Project Finance” per finanziare la digitalizzazione dei multisala del continente con una dotazione iniziale di 100 milioni di euro per i primi mille interventi; il fondo inglese Cambria ha acquisito il 33% della casa di produzione Palomar di Carlo Degli Esposti; Lafitrade BV, società olandese il cui controllo è riconducibile alla Lafico (Libyan Arab foreign Investment Company), ha rilevato per 19 milioni di euro il 10% di Quinta Communications, la holding con cui Tarak Ben Ammar controlla tutte le sue attività cine-televisive e capogruppo appunto di Eagle Pictures; la banca d’affari Morgan Stanley ha acquisito dalla famiglia Furlan – storica dinastia dell’esercizio in Veneto – un ulteriore 10% del circuito Cinecity Art & Cinema, dopo averne già assunto la maggioranza nel 2007. 4. La famiglia allargata dei cineasti Non si può escludere che qualche fenomeno, per ora sottotraccia, sia già in atto. Nonostante le oggettive difficoltà che il mercato presenta a chi si propone di avviare un’attività di produzione, il novero delle imprese che realizzano film tende infatti ad aumentare. Se il nucleo delle compagnie che si dimostrano operative in piena continuità e stabilità d’azione resta ristretto, meno di 100, la cortina di società che si impegnano – anche per la prima volta – nello sviluppo di singoli progetti (realizzati nell’arco di uno o in genere di più anni, spesso in coproduzione) si mantiene invece ampia, a dispetto del limitato numero di opere italiane immesse annualmente sul mercato. Sono quelle che a rotazione vanno a completare l’offerta filmica nazionale e che di frequente riescono a mettere al proprio attivo, dal momento della loro fondazione, un solo titolo senza più riaffacciarsi sul mercato della distribuzione. Ma il loro intenso avvicendamento induce a pensare che certe | 103 TAB. 6 QUANTE OPERE REALIZZANO LE CASE DI PRODUZIONE ITALIANE Società 1990-1998 Numero Quota 155 60,4% 41 15,9% 12 4,7% 18 7,0% 7 2,7% 14 5,5% 5 1,9% 1 0,4% 4 1,5% 257 100,0% Produzioni e coproduzioni Realizzate nel periodo 1 2 3 4 5 Da 6 a 10 Da 11 a 15 Da 16 a 20 Oltre 20 Totale * Società 1999-2009 Numero Quota 521 61,9% 114 13,5% 86 10,3% 33 3,9% 21 2,5% 28 3,3% 19 2,2% 12 1,5% 8 0,9% 842 100,0% Fonte: Elaborazione su dati relativi al periodo 1990-1998 della ricerca “Il cinema tra arte e box office: reputazione e relazioni” di A. Usai, F. Montanari e G. Delmestri (Artwork & Network, edizioni Egea, Milano 2001) e per il periodo 1999-2009 delle edizioni corrispondenti di “Annuario del cinema italiano & audiovisivi” (edizioni Centro Studi di Cultura Promozione e Diffusione del Cinema, Roma) e dal database del sito “cinemaitaliano.info”. * Il computo totale delle produzioni e coproduzioni considerate risulta per il periodo 1990-1998 pari a 804 opere (in media 3,12 per ogni casa di produzione) e per il periodo 1999-2007 corrispondente a 1.601 film, corti e doc complessivi, per una media di 1,90 opere a società. condizioni di accesso al settore – comprese quelle ai capitali d’investimento – possano evolversi in maniera più favorevole. A una lettura analoga può prestarsi per certi versi anche la costante crescita delle società fondate da cineasti – registi, attori o autori, nella maggioranza dei casi attraverso alleanze o joint venture con altri investitori – che sulla scia di Andrea Occhipinti, uno dei primi attori a passare dall’altra parte degli studios fondando la Lucky Red, decidono di mettersi in proprio, dapprima con l’intento di autoprodursi e poi molto spesso con l’obiettivo di realizzare anche opere di altri colleghi.5 5 104 | Fra le società di produzione e coproduzione costituite in prima persona da artisti e cineasti italiani si possono citare: Agidi di Aldo, Giovanni e Giacomo; Alia Film e Achab Film di Enzo Porcelli; Alto Verbano di Francesca e Giacomo Pozzetto; A Movie Productions-Palomina Srl di Anna e Sauro Falchi; Aranciafilm di Giorgio Diritti; Bambù di Maurizio Nichetti e Luigi de Pedys; Bess Movie di Francesca Neri; Betty Wrong di Elisabetta Sgarbi; BiBi Film di Angelo Barbagallo; Casanova Entertainment di Luca Barbareschi; Colorado Film di Gabriele Salvatores e Diego Abatantuono; DAP di Guido e Maurizio De Angelis; Dharma 3 di Eleonora Giorgi e Massimo Ciavarro; Devon Cinematografica di Luciano e Sergio Martino; Duea Film di Antonio e Pupi Avati; Film 7 International di Luciano Emmer; Film Albatros di Marco Bellocchio; First Sun di Silvia Venturini Fendi; Gagé Produzioni di Mimmo Calopresti; Indiana di Gabriele Muccino; Italy Dreams Factory di Maria Grazia Cucinotta; L’Ottava di Franco Battiato; Hathor Film di Pappi Corsicato; Immagine e Cinema di Edwige Fenech; La Dolce Vita Productions di Patrizia Pellegrino; Levante Film di Leonardo Pieraccioni; Martinelli Film Company di Renzo Martinelli; Melampo di Roberto Benigni e Nicoletta Braschi; Motorino Amaranto di Paolo Virzì; No Limit International di Franco Nero; Opera Film di Claudio e Dario Argento; Sanmarco Film di Raoul Bova e Chiara Giordano; Titania Produzioni di Ida Di Benedetto; Trio International di Marco Risi. 5. Un nuovo paradigma finanziario? Sembra in sostanza aprirsi la platea dei potenziali supporters finanziari, ampliando così lo spettro delle risorse economiche di base all’attività. È una strada che contempla nuove compatibilità per una categoria di imprenditori, come quelli dello spettacolo e del cinema in particolare (abituati ad agire – pur tra molte difficoltà – in piena autonomia e autodiscrezionalità), ma in tutta probabilità obbligata per continuare a essere competitivi ai livelli che il mercato, non solo nazionale, pare ormai pretendere. Già con un più frequente ricorso alle pratiche di product placement i cineasti italiani si sono da qualche tempo misurati su un diverso terreno di fundraising rispetto a quello tradizionale – e in passato pressoché univoco – del finanziamento bancario. Ora il fronte si allarga. L’introduzione del tax sharing e del tax credits – seppure operativa a oltre un anno di distanza dall’approvazione della legge – si muove senza dubbio nella stessa direzione e pare quasi predisporre a una diversa tipologia, per il futuro, della distribuzione di contributi statali sull’esempio dei meccanismi più diffusi in altri paesi dell’Europa e soprattutto in Nord America, attenuando il modello della cosiddetta peer review vincolata, su cui è stato uniformato in origine il FUS, e accentuando invece la cosiddetta versione ibrida dei challenge o reverse matching grants verso cui sembrava essersi orientata la tendenza di rimodellare, almeno parzialmente, nel tempo lo stesso FUS.6 Il sistema dei challenge grants prevede che per ogni euro di fondi pubblici l’impresa produttrice debba ottenere, per esempio, almeno tre o quattro euro di altri finanziamenti non statali; mentre nello schema quasi simile dei reverse grants l’erogazione dei contributi 6 Le disposizioni normative sono contenute nell’articolo 1 della legge numero 244 del 24 dicembre 2007 (legge finanziaria per il 2008) ai commi 325-327 in riferimento al credito d’imposta e ai commi 338-341 per quanto concerne la detassazione degli utili. I benefici si riferiscono a investimenti in film italiani, anche se è prevista un’estensione alle industrie tecniche (per esempio pre e postproduzione, sviluppo e stampa, doppiaggio) chiamate a operare nella lavorazione di pellicole straniere. Di particolare interesse è giudicata l’introduzione del cosiddetto tax credit esterno, ossia il riconoscimento delle incentivazioni fiscali anche alle società non cinematografiche ma che contribuiscono agli investimenti destinati alla produzione filmica. All’estero l’uso della leva fiscale per finanziare opere cinematografiche è assai più diffusa e da molto più tempo. Il paese più avanzato su questo fronte è la Gran Bretagna, dove è prevista un’esenzione fiscale del 100% (messa in discussione perché sospettata di diventare un improprio strumento di evasione) e un credito d’imposta del 25% per film di budget inferiore a 29 milioni di euro e una detrazione pari all’80% con credito d’imposta del 20% per tutti gli altri. In Francia i privati che decidono di investire nel cinema nazionale versano le loro risorse alla SOFICA-Société de Financement de l’Industrie Cinématographique et Audiovisuel godendo di una deducibilità al 100% entro un limite del 25% del reddito imponibile e di un credito d’imposta corrispondente al 20% sui costi ammissibili fino a un tetto di 1 milione di euro. Un’analisi delle norme è contenuta in “Agevolazioni fiscali per il cinema. Studio in materia di credito d’imposta per l’industria cinematografica italiana” di Gian Marco Committeri e Mario La Torre (I quaderni dell’Anica, a cura dell’Ufficio Studi ANICA, dicembre 2008). | 105 di stato è assicurata in corrispondenza di un dichiarato incremento delle fonti di finanziamento privato, nelle forme anche di donazioni individuali o di sponsorship da parte di aziende private o fondazioni.7 PARTNER BANCARI Per quanto non sistemica e non stabilizzata, la situazione pare più promettente di quella tracciata su scala comunitaria attraverso un approfondito studio sul ruolo del sistema creditizio nel cinema europeo, promosso nell’ambito del programma comunitario Media. Condotta nel 2008, la ricerca riconosce l’importanza dell’attività storicamente svolta in Italia dalla sezione per il credito cinematografico della BNL-Banca Nazionale del Lavoro – un tempo pubblica, oggi controllata dopo la privatizzazione dal gruppo francese BNPParibas – consolidatasi nei decenni quale braccio operativo sia dei programmi d’intervento e incentivazione statali, sia delle linee di credito che la BEI-Banca Europea per gli Investimenti finanzia a condizioni concordate con l’Unione europea per le imprese cinematografiche (l’ultima aperta da BNL ha una dotazione di 100 milioni di euro).8 Dal confronto con gli altri principali paesi emerge tuttavia il maggior peso ricoperto oltre confine dal sistema creditizio privato nella raccolta delle risorse economiche per le nuove produzioni, attraverso specifici fondi creati per il settore, al servizio principalmente di quello che viene chiamato gap o supergap financing, ossia del primo capitale di puro rischio delle iniziative (in quanto non garantito inizialmente da alcuna protezione o copertura, sotto forma ad esempio fidejussoria). Gap che viene stimato convenzionalmente fra il 10%-15% per i film a budget medio – circa 5 milioni di euro – e fra il 25%-30% per quelli a budget più elevato, pari o superiore a 10 milioni di euro. Il riferimento è al ruolo delle banche commerciali del francese IFIC (partecipato al 49% dallo stato e al 51% da 20 istituti di credito privati), del tedesco BBF-Bavarian Bank Fund, dell’inglese Prescience Film Fund, dello scozzese Future Film, dello spagnolo Sgr e del portoghese Fica, che svolgono inoltre una proficua attività di finanziamento all’export delle opere nazionali, che in Italia è stata quasi sempre elusa.9 Rispetto alla mappa disegnata soltanto due anni fa, il quadro nazionale appare comunque mutato e la predisposizione delle aziende creditizie verso l’industria del film leg- 7 8 9 106 | Ai criteri di finanziamento delle attività culturali è dedicata un’analisi di Alex Turrini, assistant professor in public e nonprofit management all’Università Bocconi di Milano, dal titolo “Finanziatori privati in scena”, sul sito di ricerca economica www.lavoce.info (sezione articoli “Informazione”; settembre 2009). La ricerca Study on the Role of Banks in the European Film Industry (Bruxelles, 2009) è stata sviluppata da Thierry Baujard, Marc Lauriac, Marc Robert e Soizic Cadio della società Peacefulfish (consultancy for financing the content industry) per il programma Media dell’UE. Riguarda 32 paesi europei e il monumentale rapporto finale comprende 235 pagine. Lo studio considera tutte le forme di interim finance e di indebitamento bancario in fase sia di preparazione sia di post-produzione, di mutui e prestiti, di garanzie al servizio dei finanziamenti e fornisce un quadro indicativo degli istituti creditizi attivi nel settore cinematografico, dei modelli di pianificazione adottati e anche degli schemi di operatività delle istituzioni che erogano fondi pubblici. germente più confortante, tanto è vero che lo stesso Future Film scozzese, nella sua avviata espansione continentale, ha già cominciato a operare anche in Italia. FONDAZIONI BANCARIE Quando si parla di banche viene quasi naturale pensare anche alle loro ricchissime fondazioni. Nate con una legge-delega del 1990 per liberalizzare il mercato e trasformare gli enti bancari – in particolare i grandi istituti di credito ex-pubblici e tutte le casse di risparmio – in società per azioni, le fondazioni hanno assunto il controllo delle rispettive imprese creditizie senza poter esercitare alcuna attività bancaria, ma con la facoltà di utilizzarne i dividendi generati dagli utili per “fini di interesse pubblico e di utilità sociale”, in attesa di privatizzare definitivamente le banche controllate e collocarne le azioni sul mercato; vero obiettivo della legge che quasi nessuno ha finora giudicato, né mostra di considerare, utilmente perseguibile.10 Attraverso alcuni aggiornamenti normativi, le attuali 89 fondazioni bancarie (le prime cinque però concentrano più del 50% del patrimonio complessivo e le prime dieci oltre il 75%) si trovano a operare in 19 settori per così dire istituzionali, con erogazioni annuali o progetti a più lungo termine e avvalendosi o meno di bandi pubblici, a discrezione dei consigli d’amministrazione che ogni tre anni devono però indicare cinque settori prioritari ai quali destinare almeno il 50% degli 1,6 miliardi di euro l’anno di cui dispongono per i contributi. L’Osservatorio dello Spettacolo del Mibac ha condotto un’interessante screening sui loro interventi e ha riscontrato che in effetti “arte, attività e beni culturali” è il primo per valore degli ambiti d’azione, con una quota del 30,6%, davanti a “ricerca” (14,4%), “educazione, istruzione e formazione” (12%), “volontariato, filantropia e beneficenza“ e “sviluppo locale” (entrambi con il 10,4%), “assistenza sociale” (9,8%), “salute pubblica” (7,8%) e poi a seguire “protezione e qualità ambientale”, “sport e ricreazione”, “famiglia e valori connessi”, “diritti civili”, “religione e sviluppo spirituale”, “prevenzione della criminalità e sicurezza pubblica”. Ma il cinema, contrariamente a quanto si era inizialmente supposto, non ha molta voce in capitolo. Le fondazioni bancarie tendono a operare interventi a favore di comunità ed enti, evitando di erogare contributi individuali, come si configurerebbero eventuali donazioni a film in lavorazione. Si conoscono soltanto alcuni rari stanziamenti a supporto dell’organizzazione di festival e rassegne a carattere locale. Anche su questo piano la 10 Alla legge-delega numero 218 del 1990 (cosiddetta legge Amato-Carli), hanno fatto seguito la legge numero 461 del 1998 (legge Ciampi), il decreto legislativo numero 153 del 1999 e la legge numero 448 del 2001 (cosiddetta legge Tremonti e corrispondente alla legge finanziaria 2002). La legge numero 266 del 1991 istitutiva delle organizzazioni del volontariato ha disposto inoltre (articolo 15) che un quindicesimo dei proventi venga comunque devoluto ai fondi regionali per il volontariato; mentre la Corte costituzionale – sentenza numero 300 del 2003 – ha confermato il regime giuridico privatistico delle fondazioni, ponendole “fra i soggetti dell’organizzazione delle libertà sociali”. | 107 TAB. 7 LE FONDAZIONI BANCARIE PER LE ATTIVITÀ ARTISTICHE E CULTURALI Stanziamenti erogati in base ai bilanci 2007 Beni architettonici Musica e teatro Altre attività artistiche Musei Arti visive, pittura e scultura Biblioteche e archivi Mezzi di comunicazione Aree non classificate Totale complessivo Contributi disposti Numero Quota 1.892 2.516 3.138 422 450 2.582 731 1.125 12.856 14,7% 19,6% 24,4% 3,3% 3,5% 20,1% 5,7% 8,7% 100,0% Ammontare in euro Milioni Quota 176,7 100,4 94,6 54,7 34,1 16,7 9,2 37,9 524,3 33,7% 19,2% 18,0% 10,4% 6,5% 3,2% 1,8% 7,2% 100,0% Importo medio Migliaia di euro 93,4 39,9 30,1 129,6 75,7 1,3 12,6 33,7 40,8 Fonte: Elaborazione dell’Osservatorio dello Spettacolo su dati dell’Acri (Associazione Casse di Risparmio Italiane). “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anno 2008” (Mibac, Roma, 2009 - Per beni architettonici si intende la conservazione e valorizzazione dei beni archeologici; musica e teatro rientrano nell’area delle creazioni e interpretazioni artistiche e letterarie; i mezzi di comunicazione sono intesi di massa, come stampa, radio, TV e internet). differenza con l’estero è abbastanza marcata, dal momento che in vari paesi europei – così come negli Stati Uniti – le fondazioni di grandi gruppi industriali o finanziari ritengono utile e conveniente a scopo promozionale sostenere la realizzazione di film in linea con le loro strategie e mission aziendali. 6. Se il FUS continua a dimagrire Se nella composizione dei capitali d’investimento delle case di produzione per i film della stagione 2009 si intravede un nuovo mix di fonti e di risorse, in buona parte lo si deve alla progressiva riduzione del FUS-Fondo Unico per lo Spettacolo in dotazione al Mibac, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. La sua importanza ha sempre trovato corrispondenza nella possibilità per i cineasti ideatori del progetto artistico di assicurare quegli investimenti aggiuntivi che consentono spesso ai finanziatori principali, quali le case di produzione, di impostare un budget di previsione compatibile nelle prospettive dei suoi ritorni economici e di indurli quindi a diventare soci d’opera delle nuove produzioni. E gli interventi a sostegno delle cinematografie nazionali – nell’ambito delle politiche a favore dei sistemi audiovisivi – sono d’altra parte largamente diffusi in tutti i paesi europei, in un’estrema varietà di modalità ma in misura uniformemente elevata. Si calcola che nel 2008 siano stati concessi in Europa finanziamenti statali alla cinematografia per oltre 750 milioni di euro.11 11 108 | Delle 89 fondazioni bancarie, che detengono un patrimonio di oltre 48 miliardi di euro, 18 hanno sede nel Nord-Ovest (con un patrimonio medio di oltre 1 miliardo di euro, il doppio della media generale di 554 milioni), 30 nel Nord-Est (insieme con quelle del Nord-Ovest cumulano 33,2 miliardi di patrimonio corrispondente al 68% di quello complessivo nazionale), 30 al Centro e 11 al Sud, riunite ora nella Fondazione per il Sud. RISORSE STATALI La contrazione del FUS è in corso dal 2003, quando erano stati stanziati 517,93 milioni di euro, pari allo 0,39% del PIL, il prodotto interno lordo del paese. Da allora è sceso gradualmente, fino a un ammontare di 441,29 milioni nel 2007, risalito poi dodici mesi dopo a 471,33 milioni. L’anno nero, se così si può dire, è stato tuttavia il 2009, con un’erogazione prevista inizialmente in soli 378 milioni e con un eventuale, successivo reintegro a 460 milioni. Alla fine un’integrazione c’è stata – di 60 milioni – attingendo al fondo per le emergenze della presidenza del Consiglio, e il ministero ha “spacchettato” l’incremento rimpolpando prioritariamente i fondi destinati alle fondazioni liriche e alle attività cinematografiche. Resta comunque la realtà di un FUS dalla portata sempre meno consistente: dal primo gettito del 1985 – fra l’altro il più basso della serie storica con 357,48 milioni, essendo poi salito anche a 530,4 nel 2001 – e l’erosione fino al 2009 risulta pari al 41,7% e, nella sua incidenza sul pil, del 64,7% nella sua incidenza sul PIL. Tutto questo a valori correnti, perché a valori costanti il PIL nel frattempo si è in realtà quasi quadruplicato.12 La questione presenta anche alcuni aspetti singolari. Mentre con il Dpef 2008-2011 (Documento di programmazione economica e finanziaria) il governo assumeva l’impegno di valorizzare i beni e le attività culturali, nell’obiettivo dichiarato di portare le risorse disponibili all’1% del bilancio dello stato, con un decreto convertito in legge nell’agosto 2008 allo stanziamento complessivo iscritto nella previsione di spesa del dicastero venivano apportati tagli trasversali su tutta l’attività – FUS compreso, quindi – per 236,6 milioni a valere sul 2009, per 251,3 sul 2010 e di 434,5 milioni per il 2011. Con l’effetto di far scendere ulteriormente i finanziamenti alla cultura e allontanarne ancora di più l’incidenza sui bilanci del paese dal livello di 0,28% del PIL cui è giunto ora (sempre a valori correnti) e che figura già fra i più bassi in assoluto di tutta Europa.13 Va ricordato che la legge finanziaria del 22 dicembre 2008, numero 203, conteneva anche una previsione di assegnazione triennale del FUS che non lasciava e non lascia tuttora presagire tempi migliori: 398 milioni per il 2009; 420 per il 2010; 307 per il 2011. L’altra circostanza – rilevata da tempo dalla Corte dei Conti nella sua funzione di controllo, con le relazioni annuali sulle attività del Mibac – consiste nel perdurante saldo di cassa che caratterizza la gestione dell’amministrazione, i cui tempi d’erogazione risultano molto ritardati rispetto al riconoscimento formale degli stanziamenti. Nonostante una riduzione di tale disponibilità di circa il 10% negli ultimi anni, il dicastero conta su giacenze di oltre 400 milioni di euro, che con 358,3 milioni di residui passivi portano a un 12 13 Study on the Role of Banks in the European Film Industry condotto dalla società di ricerca Peacefulfish nell’ambito del programma comunitario Media dell’Unione Europea (Final report, Bruxelles, 2009). Il rilievo viene sottolineato nella stessa Relazione sull’utilizzo del Fondo Unico per lo SpettacoloAnno 2008 redatta a cura dell’Osservatorio dello Spettacolo del (Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Roma, 2009). | 109 TAB. 8 GLI STANZIAMENTI PER SETTORE DEL FONDO UNICO PER LO SPETTACOLO Contributi 2008 stanziati Importi in euro Quota 84.143.569 16,3% 269.696.259 52,3% 84.197.702 16,4% 63.367.858 12,4% 9.585.772 1,8% 4.269.005 0,8% 515.260.165 100,0% Spettacoli 2008 Migliaia Quota Ingressi annui Milioni Quota ATTIVITÀ CINEMATOGRAFICHE 1.504,9 90,38% 111,0 75,3% FONDAZIONI LIRICO-SINFONICHE 3,1 0,18% 2,3 1,6% TEATRI DI PROSA 87,0 5,23% 16,0 10,8% MUSICA CLASSICA 13,6 0,81% 3,3 2,3% ATTIVITÀ DI DANZA 6,5 0,40% 1,9 1,3% CIRCHI E SPETTACOLI VIAGGIANTI 49,9 3,00% 11,8 8,7% TOTALE FINANZIAMENTI 1.665,2 100,0% 147,5 100,0% Incassi al botteghino Milioni euro Quota 637,36 53,19% 89,68 7,48% 226,88 18,93% 39,87 3,33% 26,96 2,24% 177,67 14,83% 1.198,43 100,0% Fonte: Elaborazione su dati Osservatorio dello Spettacolo e su dati SIAE (Società Italiana degli Autori e degli Editori), “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anno 2008” a cura dell’Osservatorio dello Spettacolo del Mibac-Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Roma, 2009). resto di cassa di 757 milioni, accumulato in buona parte a partire dal 2002, e che affluiscono nelle cosiddette contabilità speciali.14 Quelle del Fondo Unico non sono le uniche risorse statali destinate allo spettacolo, se si considerano altri finanziamenti che provengono “di volta in volta da leggi finanziarie, leggine ad hoc e da altri ministeri” (come recita la relazione del Mibac sulle attività del FUS) piuttosto che dalle estrazioni infrasettimanali del gioco del lotto, dalle destinazioni dell’8 per mille e del 5 per mille delle dichiarazioni IRPEF, dalle agevolazioni fiscali concesse alle imprese in materia di sponsorizzazioni o dalle erogazioni liberali in denaro, che vanno comunque obbligatoriamente comunicate al ministero. Per il settore cinematografico le cose non cambiano molto. La suddivisione dei contributi ha una sua conformazione storica e segue per i diversi settori indicazioni di legge specifiche. L’impiego da parte del Mibac delle risorse assegnate al FUS ogni anno, in base alla legge finanziaria, riguarda i sei settori di musica, lirica-sinfonica, danza, prosa, cinema, circhi e spettacoli viaggianti, presenta in effetti un’articolazione molto complessa, con varie tipologie di intervento e di destinatari per ognuno di essi, che esulano in gran parte dal volume dell’attività svolta, dal conseguente valore economico generato per tutto il settore e dalle dimensioni di consumo e fruizione, da parte del pubblico, degli spettacoli prodotti.15 14 15 110 | Le due circostanze sono rilevate dalla Corte dei conti nella relazione annuale sulle attività 2008 del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Sezioni riunite in sede di controllo, Roma 2009). È un’altra annotazione della relazione annuale della Corte dei conti sulle attività del Mibac. TAB. 9 COME LA MANO PUBBLICA INTERVIENE A FAVORE DELLO SPETTACOLO Variazioni percentuali 2008 su 2007 Attività cinematografiche Fondazioni lirico-sinfoniche Teatri di prosa Musica classica Attività di danza Circhi e spettacoli viaggianti Totale finanziamenti Contributi Spettacoli Ingressi Incassi +9,51% +27,97% +14,51% +0,28% +23,28% -36,21% +17,66% +18,86% +2,83% -3,38% -6,16% -3,45% -14,26% +15,73% -4,55% +5,15% -7,89% +1,47% -9,45% +7,69% -3,86% -4,82% -6,56% -6,03% +1,34% -14,18% +58,65% +0,72% Fonte: Elaborazione su dati Osservatorio dello Spettacolo e su dati SIAE (Società Italiana degli Autori e degli Editori), “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anno 2008” a cura dell’Osservatorio dello Spettacolo del Mibac-Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Roma, 2009). TAB. 10 CHI SONO I DESTINATARI DEI CONTRIBUTI DELLO STATO AL CINEMA Soggetti ed entità dei fondi FUS 2008 per il cinema Associazioni Consorzi-comitati Enti pubblici Enti religiosi Fondazioni Persone fisiche Ditte individuali Società (SpA-Srl-Snc-Sas-Coop) Totale settore Erogazioni 2008 Numero Quota 236 4 48 196 30 24 115 632 1.285 18,4% 0,3% 3,7% 15,3% 2,3% 1,9% 8,9% 49,2% 100,0% Importo in euro dei contributi 2008 Quota dei fondi 11.693.954 251.000 2.493.261 1.368.055 22.141.548 1.071.441 1.656.842 43.466.569 84.143.570 13,9% 0,3% 3,0% 1,6% 26,3% 1,3% 2,0% 51,6% 100,0% Fonte: “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anno 2008”, Mibac-Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Roma, 2009). Elaborazione dell’Osservatorio sullo Spettacolo su dati rilevati dalle Direzioni Generali Cinema e Spettacolo dal vivo dello stesso Mibac. La stessa Corte dei conti nella sua annuale relazione sul Mibac non manca ad esempio di sottolineare (in linea con perplessità diffuse da più parti) come la ripartizione a favore delle fondazioni liriche abbia quale base di considerazione l’entità dei passivi di questi enti teatrali e quale correttivo l’esame dei piani di futuro contenimento delle perdite accumulate, mentre per gli altri settori la valutazione è riferita essenzialmente alla validità di quanto viene svolto o dei progetti artistici – è il caso del cinema – proposti o realizzati. E se la suddivisione degli stanziamenti vede tradizionalmente la cinematografia al secondo posto per entità d’importo con i suoi 84,1 milioni, le fondazioni liricosinfoniche, pur essendo solo 14, beneficiano degli aiuti più alti – oltre il 50% del totale – e dei “ritocchi” più sostanziosi anche quando la dieta imposta al settore diventa particolarmente rigida. Il fatto è che i cineasti italiani devono confrontarsi con un mercato internazionale in cui i competitori degli altri maggiori paesi europei possono contare quasi sempre su supporti superiori. Proprio nel 2009 ad esempio il fondo nazionale tedesco Ddff ha portato a quota | 111 TAB. 11 QUALI SOCIETÀ DI CINEMA RICEVONO I CONTRIBUTI STATALI Forme societarie ed entità dei fondi per il cinema Srl - a responsabilità limitata SpA - per azioni Sas - in accomandita semplice Snc - in nome collettivo Cooperative Totale società Erogazioni 2008 Numero Quota 356 56,3% 55 8,7% 99 15,7% 60 9,5% 62 9,8% 632 100,0% Importo in euro dei fondi 2008 18.906.107 21.928.814 1.043.632 898.709 689.307 43.466.569 Quota dei fondi 43,5% 50,5% 2,4% 2,0% 1,6% 100,0% Importo medio unitario in euro 53.107,0 398.705,7 10.541,7 14.978,4 11.117,8 68.776,2 Fonte: “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anno 2008”, Mibac-Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Roma, 2009). Elaborazione dell’Osservatorio sullo Spettacolo su dati rilevati dalle Direzioni Generali Cinema e Spettacolo dal vivo dello stesso Mibac. 59,6 i milioni di euro destinati alla sola produzione (per 104 progetti, comprese 38 coproduzioni: 76 film, 24 documentari e 4 pellicole d’animazione) raggiungendo così negli ultimi tre anni la quota di 178,1 milioni, a supporto di 302 pellicole. Da parte sua il CNC francese ha riservato al cinema 348,28 dei 502 milioni di euro di sua disponibilità, pianificando inoltre per il 2010 un budget in aumento del 5,6%. Con le risorse FUS vengono inoltre reintegrati ogni anno i fondi di dotazione di organismi centrali nelle attività del settore quali Cinecittà Luce (8,415 milioni nel 2008), la sezione cinema della Fondazione Biennale di Venezia (7,561 milioni, con un aumento del 36% rispetto al 2007) e la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia (11,5 milioni, il maggiore importo di sempre), cui fanno capo la Scuola Nazionale di Cinema e la Cineteca Nazionale. Viene fortemente sovvenzionato anche l’ammodernamento delle strutture dell’esercizio, sia commerciale sia d’essai, ed è alimentata in misura sostanziosa l’attività di promozione del film italiano. Il numero dei destinatari e la consistenza dell’importo medio dei contributi destinati al settore testimonia fra l’altro come il cinema rappresenti allo stato attuale la componente dello spettacolo nazionale che giustifica l’originaria missione e funzione del FUS, ossia di dedicarsi in primo luogo al finanziamento a progetto; il cosiddetto finanziamento non stabile che all’interno dell’intero spettro di interventi del FUS corrisponde al momento attuale solo al 13% delle disponibilità utilizzate. Viceversa il finanziamento stabile, costituito in genere negli altri settori da assegnazioni ricorrenti a enti, organismi o associazioni a supporto della loro attività istituzionale o sociale assorbe quasi tutte le altre risorse.16 Nella prevalenza dell’indirizzo al finanziamento stabile – per così dire a ragioni sociali – affiora anche la latente contraddizione a quell’orientamento di base cui si ispira ogni sostegno di natura pubblica allo spettacolo e che spesso viene ancora richiamato in ordine all’attività del FUS: conseguire la maggiore prossimità al territorio e favorire la fruizione e la diffusione delle attività di spettacolo presso il maggior numero di abitanti. 16 112 | L’ultimo decreto di ripartizione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali è del 13 febbraio 2009. TAB. 12 LA PROMOZIONE DEL CINEMA FINANZIATA DAL FUS Ripartizione 2008 per ambiti di competenza Promozione delle attività Cultura cinematografica Sale d’essai Promozione all’estero Progetti speciali Totale complessivo Destinatari Numero 169 9 828 21 47 1.0 64 Stanziamenti Milioni di euro 8,605 1,250 3,000 1,000 8,955 22 ,810 Importo Medio dei Contributi In euro Variazione su 2007 50.917 -2,2% 138.899 +27,4% 3.623 +0,3% 47.619 +26,7% 190.532 -4,8% 21.438 +24,7% Fonte: “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anno 2008”, Mibac-Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Roma, 2009). Elaborazione dell’Osservatorio sullo Spettacolo su dati della Direzioni Generale del Cinema. TAB. 13 A QUANTO AMMONTANO I FONDI ASSEGNATI ALLA CINEMATOGRAFIA Fasce di contributi in euro erogati nel 2008 al settore Fino a 1.500 euro Da 1.500 a 5.000 Da 5.000 a 10.000 Da 10.000 a 30.000 Da 30.000 a 60.000 Da 60.000 a 100.000 Da 100.000 a 200.000 Da 200.000 a 300.000 Da 300.000 a 500.000 Da 500.000 a 1 milione Da 1 a 2 milioni Da 2 a 5 milioni Oltre 5 milioni di euro Totale settore Erogazioni 2008 Numero Quota 49 3,81% 643 50,04% 209 16,26% 155 12,06% 81 6,30% 58 4,51% 39 3,03% 18 1,40% 6 0,47% 7 0,54% 12 0,93% 6 0,47% 2 0,16% 1.285 100,0% Totale per ogni fascia Migliaia di euro 36,7 2.123,0 1.381,6 3.167,9 3.714,2 4.653,5 5.628,7 4.402,6 2.395,6 5.181,0 15.340,7 16.617,6 19.500,0 84.143,5 Importo medio in euro Quota Per ogni contributo 0,04% 749,4 2.53% 3.301,8 1,64% 6.610,5 3,77% 20.438,1 4,41% 45.854,4 5,53% 80.233,2 6,69% 144.326,1 5,23% 244.590,1 2,85% 399.279,5 6,15% 740.152,1 18,23% 1.278.398,9 19,75% 2.769.601,9 23,17% 9.750.000,0 100,0% 65.481,3 Fonte: “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anno 2008”, Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Roma, 2009). Elaborazione dell’Osservatorio sullo Spettacolo su dati della Direzione Generale Cinema Mibac. FONDI REGIONALI In merito alla diffusione degli interventi a favore dello spettacolo si registra tuttavia da tempo la graduale crescita d’interesse e di presenza delle amministrazioni territoriali, sia regionali sia di comuni e province. Per oggettivi limiti di accessibilità e conoscenza dei dati disaggregati, nessuna istituzione è stata in grado finora di misurare la portata complessiva dell’impegno economico sostenuto dalle strutture pubbliche decentrate, ma varie rilevazioni a campione confermano la fondatezza di una convinzione ormai diffusa, ossia che l’apporto di risorse da parte dello stato – almeno per quanto riguarda l’alveo complessivo delle attività culturali e artistiche – sia oggi minoritario non solo nei confronti degli oltre 8.100 comuni e province del paese, ma anche delle 20 regioni d’Italia.17 17 Uno spettacolo che non deve continuare di Filippo Cavazzoni (IBF Focus, Istituto Bruno Leoni, Torino 2009). | 113 TAB. 14 DISTRIBUZIONE TERRITORIALE DEI CONTRIBUTI FUS PER IL CINEMA Contributi 2008 stanziati Importi in euro Quota 2.374.751 58.444.094 8.571.654 1.367.411 5.156.357 1.811.678 1.009.334 1.349.544 85.100 361.976 126.700 792.808 376.175 173.833 80.000 97.193 803.396 2,8% 69,5% 10,2% 1,6% 6,1% 2,2% 1,2% 1,6% 0,1% 0,4% 0,2% 0,9% 0,4% 0,2% 0,1% 0,1% 1,0% Spettacoli 2008 Migliaia Quota Ingressi annui Milioni Quota 247,60 LOMBARDIA 16,4% 20,31 18,3% 124,65 19,6% 200,99 LAZIO 13,3% 15,98 14,4% 92,97 14,6% 109,96 VENETO 7,3% 8,73 7,9% 50,58 7,9% 116,81 PIEMONTE 7,7% 9,02 8,1% 47,37 7,4% 149,84 EMILIA ROMAGNA 9,9% 11,47 10,3% 67,38 10,6% 116,40 CAMPANIA 7,7% 8,85 8,0% 46,82 7,3% SICILIA 4,6% 70,08 5,26 4,7% 26,83 4,2% 112,36 TOSCANA 7,4% 7,86 7,1% 49,00 7,7% 20,95 UMBRIA 1,4% 1,46 1,3% 8,68 1,4% 37,97 ABRUZZO 2,5% 2,64 2,4% 14,81 2,3% 13,95 CALABRIA 0,9% 0,87 0,8% 4,96 0,8% 82,26 PUGLIA 5,4% 5,29 4,8% 28,64 4,5% 51,96 LIGURIA 3,4% 3,34 3,0% 19,72 3,1% 0,8% 5,35 0,8% 14,55 TRENTINO ALTO ADIGE 1,0% 0,91 4,54 MOLISE 0,3% 0,27 0,2% 1,57 0,2% 7,07 BASILICATA 0,5% 0,42 0,4% 2,25 0,4% 54,04 MARCHE 3,6% 3,20 2,9% 18,90 3,0% 0,2% 1,41 0,2% 1,8% 11,41 1,8% 2,5% 13,96 2,2% 100,0% 637,36 100,0% 91.293 0,1% 4,57 VALLE D’AOSTA 0,3% 0,26 580.611 0,7% 36,48 SARDEGNA 2,4% 2,03 449.118 84.083.569 0,5% 100,0% Incassi al botteghino Milioni euro Quota 53,35 1.513,90 FRIULI VENEZIA GIULIA 3,5% 2,76 TOTALE ITALIA 100,0% 111,01 Fonte: Elaborazione su dati Osservatorio dello Spettacolo e su dati SIAE (Società Italiana degli Autori e degli Editori), “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anno 2008” a cura dell’Osservatorio dello Spettacolo del Mibac-Ministero per i Beni e le Attività Culturali (Roma, 2009). 114 | 7. Quale ruolo per le Film Commission Nelle istituzioni locali continua in particolare a diffondersi la costituzione delle cosiddette Film Commission, agenzie preposte all’incentivazione delle attività cinematografiche sul territorio e create inizialmente allo scopo di promuovere l’offerta di location per le opere in lavorazione, l’organizzazione di rassegne e festival e la localizzazione di imprese. In breve tempo tuttavia queste strutture si sono dedicate con una certa intensità a sostenere direttamente anche la produzione di nuove pellicole e diventare strumento di erogazioni dirette a imprese, associazioni, cineasti e operatori del settore attraverso lo strumento dei cosiddetti Film Fund. TAB. 15 GLI ALTRI FONDI REGIONALI IN EUROPA Paesi e contributi in milioni di euro Budget nazionali Budget regionali Totale fondi pubbici Austria Belgio Bulgaria Croazia Cipro Repubblica Ceca Danimarca Estonia Finlandia Francia Germania Gran Bretagna Grecia Irlanda Islanda Lettonia Lituania Lussemburgo Norvegia Paesi Bassi Polonia Portogallo Romania Slovacchia Slovenia Spagna Svezia Svizzera Ungheria Totale 24,35 32,50 6,49 7,80 0,88 11,00 3,00 6,02 13,44 179,97 71,89 79,88 6,04 11,40 3,20 3,36 1,60 3,93 30,01 16,33 31,46 17,78 4,28 3,80 2,33 64,50 44,45 25,51 4,88 712,08 14,11 2,50 1,61 36,85 0,45 39,11 104,71 48,05 1,04 2,70 41,79 9,10 10,55 312,57 38,46 35,00 6,49 9,41 0,88 11,00 39,85 6,02 13,89 219,08 176,60 127,93 6,04 11,40 3,20 3,36 1,60 3,93 31,05 19,03 31,46 17,78 4,28 3,80 2,33 106,29 53,55 36,06 4,88 1.024,65 Fonte: Elaborazione su dati tratti dalla ricerca “Study on the Role of Banks in the European Film Industry” condotto dalla società Peacefulfish nell’ambito del programma comunitario Media dell’Unione Europea (Final report, Bruxelles, 2009). | 115 Si tratta di un fenomeno per l’Italia relativamente recente, proprio degli anni Duemila, e non ancora facilmente descrivibile in modo analitico per quanto riguarda la natura specifica degli interventi e la consistenza economica delle contribuzioni, data la molteplicità di forme e modalità con le quali vengono attuate le politiche e le strategie di promozione da parte delle diverse entità amministrative. Il percorso del loro sviluppo – approfondito in sede di appendice – sembra comunque uniformarsi alla linea tracciata negli altri paesi, nel corso in particolare degli anni Novanta. È al decennio scorso che si ascrive in effetti l’incremento più deciso degli organismi regionali in Europa, sebbene oggi la loro attività paia attraversare una nuova, ulteriore fase propulsiva.18 Perfino negli Stati Uniti il ruolo delle film commission ha conosciuto l’anno scorso un grande ritorno d’interesse, quando il governatore della California – l’ex attore Arnold Schwarzenegger – ha varato alcune misure d’incentivazione per attrarre nuove produzioni, destando ovviamente un discreto scalpore trattandosi proprio dello stato di Los Angeles e della capitale mondiale della celluloide, Hollywood. In realtà si era scoperto che la percentuale di film realizzati a Hollywood era scesa dal 66% della produzione americana nel 2003 al 31% del 2008 e che in termini di locations Los Angeles non era più la prescelta dai produttori: il numero di film girati sul posto era precipitato da 71 (1996) a 21 nel 2008 e addirittura a 8 nel 2009. Era successo che nel frattempo altri stati – come Louisiana, il vicino New Mexico, Utah, Oregon e Arizona – avevano approvato agevolazioni molto vantaggiose, capaci di attrarre i set di tante opere. Il Michigan aveva addirittura superato tutti (in base ai parametri in uso oltre Atlantico), dando mandato al proprio Film Office di rimborsare 42 centesimi per ogni dollaro speso dentro i suoi confini dalle compagnie che avevano deciso di realizzarvi, come ha fatto Clint Eastwood alla ricerca di Hmong emigrati dalla Cambogia, per Gran Torino, le loro nuove opere. 8. Perché si parla di federalismo cinematografico Da qui si può comprendere perché nella parziale ricomposizione delle risorse che alimentano gli investimenti in cinematografia stiano assumendo rilevanza i fondi stanziati dalle amministrazioni territoriali, soprattutto a livello regionale, andando a ricoprire un ruolo crescente nel nuovo mix degli apporti finanziari in via – secondo quanto appare – di formazione. Se da un lato la loro presenza sembra quasi riequilibrare gli incombenti scompensi di gettito della contribuzione statale, quasi a mantenere in stabilità il complesso delle erogazioni di natura pubblica, dall’altro sembra tuttavia indubbio che il loro sviluppo porta ad ampliare sia la platea di interlocutori sia la cassetta degli strumenti dei cineasti, diversificando le fonti d’approvvigionamento e la raccolta dei capitali d’investimento. Ma l’evoluzione del fenomeno non contempla solo aspetti economici e operativi. Può implicare, indirettamente, anche eventuali riassetti per quanto attiene la qualità e i contenuti 18 116 | Ricerche e indagini in merito sono state svolte ad esempio da Censis, Federculture e Isicult. stessi dei progetti. Le esperienze degli altri paesi europei si pongono fra due poli opposti, consistenti nell’impronta a forte e storica centralizzazione della Francia, dove gli ingenti capitali pubblici coprono l’80% dell’offerta, e nella matrice tradizionalmente federalista della Germania, dove sono invece gli stanziamenti davvero consistenti dei lander a occupare l’aliquota maggiore con il 60%. Non vi è tuttavia modello che nelle varie nazioni non sia posto in discussione. In terra francese per esempio l’associazione dei registi lamenta la scarsa attenzione dedicata alla distribuzione e all’esercizio provinciali; mentre dentro i confini tedeschi si auspicano azioni più incisive per sostenere l’industria a livello nazionale. All’inizio dell’anno, in Spagna, imprenditori e lavoratori cinematografici della Catalogna hanno contestato pubblicamente una nuova legge del cinema che la Generalitat catalana si apprestava ad approvare, in cui si prevedeva fra le altre cose l’imposizione di nuove quote di film doppiati o sottotitolati in catalano, passando dall’attuale 2,9% della produzione al 50%, con la sola esclusione delle pellicole in castigliano e di quelle europee stampate in meno di 15 copie. Gli operatori temono una caduta verticale del mercato e la perdita di posti di lavoro che non giustificherebbero l’obiettivo di proteggere l’uso della lingua catalana e la questione è rimasta aperta. Una piccola spia si è accesa anche in Italia, quando il consiglio regionale del Veneto nell’estate 2010 – in attuazione della legge della lingua veneta, in vigore ormai da tempo – ha approvato i progetti tesi a promuovere l’uso del dialetto che vengono finanziati ogni anno con un fondo di 250 mila euro. Fra i tanti, ve n’era uno che proponeva di doppiare in veneto una serie americana di cartoni animati con protagonista un grande cane rosso, Clifford, imperniata sui valori dell’amicizia, del rispetto e dell’impegno. Non senza polemiche, la proposta è passata ottenendo 25 mila euro di contributi a fronte di un budget di spese pari a 60 mila euro e un primo blocco di puntate, rigorosamente in lingua locale, sono già state trasmesse da alcune TV locali. Quale settore a carattere sia artistico sia economico il cinema pone in effetti esigenze e problemi di scelte politiche, amministrative e di regolamentazione che coinvolgono le attività culturali e di business, per i loro risvolti sociali e di mercato. Basta pensare, sul piano pratico, alle strategie di tutela e difesa dei patrimoni e delle identità culturali; ai regimi fiscali da applicare per incentivare o meno la diffusione di determinati prodotti a contenuto creativo; alle norme che regolano i rapporti e la redistribuzione dei ricavi fra i vari media e i loro operatori (come nel caso dei network televisivi nazionali e produttori e distributori di film); alle disposizioni che riguardano, anche sotto l’aspetto urbanistico-immobiliare e non solo concorrenziale, l’apertura di nuovi complessi di proiezione e così via. FONDI EUROPEI Quello dell’armonizzazione è un problema molto articolato. In linea di principio è lo stesso che si è posta l’Unione europea con alterni risultati politici, nonostante l’intensa varietà dei programmi e degli strumenti messi in atto su tutto il fronte della comunicazione, della cooperazione culturale e artistica, della promozione dello spettacolo e dell’incentivazione e diffusione dei sistemi audiovisivi e dell’ICT (Information Communication Technology). | 117 Al settore cinematografico in particolare l’UE dedica risorse dal 1986 e ha progressivamente esteso i suoi interventi dalla produzione alla distribuzione, poi dalla proiezione alla coproduzione sia in area comunitaria sia in tutta la regione del Mediterraneo e, ancora, dall’innovazione tecnologica alla promozione del film per giovani e ragazzi. I programmi principali, “rivisitati” e aggiornati nel 2009, sono Media ed Euromed – di ambito comunitario – ed Eurimages ed Europa Cinemas, definiti paneuropei in quanto legati alla cooperazione internazionale dei paesi UE. Tutti contemplano l’erogazione di contributi agli operatori dei 28 paesi dell’Unione (ai quali in realtà vanno aggiunti altri cinque “associati” al programma), con gli italiani che mostrano buona capacità d’interdizione nei comparti d’attività tradizionali, mentre sembrano tradire un minore spirito d’iniziativa nelle aree più legate all’innovazione tecnologica, come testimonia la tabella successiva riferita ai dati complessivi del biennio 2008-2009, indice anche di quanto siano consistenti – pur su un’area d’insistenza davvero vasta – le risorse comunitarie dedicate al cinema. TAB. 16 QUANTE RISORSE RICEVE IL CINEMA ITALIANO DALL’UNIONE EUROPEA Principali aree d’intervento UE con finanziamenti agli operatori Sostegno ai produttori Sviluppo singoli progetti Sviluppo slate funding Accesso al mercato i2i Audiovisual Opere per broadcasting TV Sviluppo opere interattive Media International 2009 Sostegno ai distributori Distribuzione selettiva Distribuzione automatica Agenti di vendita export Festival Nuove tecnologie VOD e distribuzione digitale Progetti pilota Training-formazione Formazione professionale Formazione iniziale Sostegni alla coproduzione Sostegni alla distribuzione TOTALE RISORSE STANZIATE Totale risorse biennio 2008-2009* Fondi erogati a imprese italiane PROGRAMMA MEDIA 17.317.925 1.288.219 6.977.982 397.817 10.339.943 890.402 3.518.059 180.000 5.775.271 172.770 20.274.000 552.000 2.303.569 0 3.791.884 375.000 47.785.680 5.985.676 22.724.100 3.247.000 25.061.580 2.738.676 2.110.813 0 2.117.406 85.000 11.495.315 350.000 10.793.565 350.000 701.750 0 11.179.942 682.000 7.831.781 682.000 2.988.278 0 PROGRAMMA EURIMAGES 34.890.000 1.325.000 1.719.686 21.515** 145.375.550 11.058.180 Quota Italia su totale risorse 7,43% 5,70% 8,61% 5,11% 2,99% 2,72% 0.00% 9,88% 12,52% 14,28% 10,92% 0,00% 4,01% 3,04% 3,24% 0,00% 6,10% 8,70% 0.00% 3,79% 1,25% 7,60% Fonte: Elaborazione dati sull’archivio dei risultati dei bandi 2008 e 2009 nell’ambito dei programmi Media 2007-2010 ed Eurimags dell’Unione europea, al 31 marzo 2010. * Si è resa necessaria l’analisi di un biennio in quanto la cadenza dei bandi di gara non avrebbe consentito un riferimento temporale a un solo anno solare. ** L’importo indicato per le società italiane nell’area dei sostegni alla distribuzione, erogati nel quadro degli interventi di Eurimages è frutto di una stima, poiché non vengono comunicate le indicazioni specifiche di budget delle imprese e i relativi stanziamenti loro riconosciuti. 118 | All’inizio gli stanziamenti erano molto selezionati, in virtù del fatto che la comunità comprendeva ancora pochi stati (12 nel 1986, saliti a 15 nel 1995), poi l’ingresso dei nuovi partner ha fatto lievitare negli anni Duemila il numero delle erogazioni riducendone tuttavia l’importo medio, nonostante il sensibile aumento dei plafond disponibili. Per evitare che le incentivazioni riconosciute fossero inutilmente basse, da un triennio il novero delle domande accolte è stato nuovamente ristretto, mentre la tipologia di interventi è stata frazionata. Il programma Media comprende ad esempio sette aree d’interesse – sostegni ai produttori; promozione; distributori; esercizio; festival; training; nuove tecnologie – e per ognuna di esse sono programmati interventi di diverso tipo, più specifici, in particolare per quelli che prevedono l’erogazione di contributi a singoli progetti di società e imprese. 9. Dove nasce l’offerta: l’attività di produzione Nella sua valenza indubitabilmente positiva, la crescita del federalismo cinematografico restituisce in sostanza nuovo rilievo e maggiore attenzione alle problematiche del settore, che nel momento in cui vede aprirsi il ventaglio delle opportunità, accogliendo nuovi partner e iniziative d’investimento e di sostegno, auspica tuttavia, proprio per questi motivi, stabilità e certezze delle condizioni d’operatività. Problematiche che vedono in gran parte investiti, in prima fila, i produttori. È sull’attività di produzione, come visto, che pone le basi il mercato dell’offerta, con l’ideazione e la realizzazione dei progetti filmici e con la pianificazione gestionale del relativo business attraverso gli altri comparti della filiera – distribuzione ed esercizio – dai quali risale poi a ritroso la redistribuzione dei proventi. Le società produttrici sono le prime a misurarsi proprio con la raccolta dei capitali d’investimento, privati o pubblici, e a confrontarsi con i possibili partner finanziari. In genere suddividendo parte del rischio d’impresa con gli operatori della distribuzione, attraverso contratti che assicurano minimi garantiti di ricavi dal box office; però la quota maggiore dell’impegno economico resta sempre di loro titolarità. L’eventuale successo di un’opera è senza dubbio prova di qualità professionali, ma il focus reale in termini di capacità e potenzialità produttive si concentra soprattutto sulla possibilità di crescere patrimonialmente: i risultati ottenuti al botteghino e dalle altre forme di commercializzazione del prodotto diventano vitali per la società in funzione delle garanzie da offrire per ottenere i finanziamenti necessari a produrre altri film. VALORI PATRIMONIALI Nella produzione moderna quasi nessuna impresa è più proprietaria dei mezzi e delle attrezzature, a partire dagli studi di ripresa, che servono per la lavorazione di una pellicola. Quasi tutto ciò che serve viene acquisito in outsourcing, cioè affittato, e dal momento che non vi è quasi più possesso di beni materiali, nella gestione delle case di produzione hanno assunto assoluta rilevanza quelli immateriali, le cosiddette risorse intangibili costituite dal | 119 magazzino film o, meglio, dalla library che comprende i titoli di opere sui quali l’azienda può vantare uno o più diritti patrimoniali per la loro utilizzazione economica. La ricchezza della library contribuisce inoltre al consolidamento dei marchi, un aspetto ritenuto fino a pochi anni fa pressoché ininfluente nella vita delle case indipendenti in quanto il marchio non caratterizzava le loro opere come invece avviene individualmente – quali persone fisiche – per i produttori, i registi e gli attori. Tutt’al più la loro reputazione si legava alla capacità di rinnovare il successo in termini di qualità o di cassetta di una serie di titoli prodotti. Oggi invece il logo vale a qualificare un intero catalogo di home video o tutto un canale di pay TV, piuttosto che di video on demand, e a farne altrettanti prodotti di marca. Soltanto le maggiori e più consolidate case di produzione italiane, con vari anni di attività alle spalle, hanno però acquisito valori patrimoniali tali da garantire un’aliquota di autofinanziamento significativa; per le altre la provvista di capitali d’investimento e il ricorso all’indebitamento bancario restano problemi piuttosto impegnativi. TAB. 17 FONDI FUS: PROMOSSI E RESPINTI ALL’ESAME DI STATO Fondi FUS-Mibac alla produzione Lungometraggi Opere prime-seconde Cortometraggi Sceneggiature TOTALE PRODUZIONE Numero di richieste nel 2007 Presentate Accolte Respinte 68 36 32 130 32 98 81 27 54 90 20 70 369 115 254 Numero di istanze nel 2008 Presentate Accolte Respinte 68 33 35 129 29 100 117 32 85 87 20 67 402 114 287 nel 2009 Accolte 44 31 28 20 123 Fonte: Elaborazione: “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anni 2007 e 2008” a cura dell’Osservatorio dello Spettacolo del Mibac-Ministero per i Beni e le Attività Culturali e “Il cinema italiano in numeri - Anno solare 2009” a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Roma, 2010). TAB. 18 COME LO STATO CONTRIBUISCE ALLA PRODUZIONE CINEMATOGRAFICA Finanziamenti concessi nel 2007 Numero Totale in euro 36 Finanziamenti concessi nel 2008 Finanziamenti concessi nel 2009 Numero Totale in euro 34.500.000 958.333 Numero Totale Media in euro euro LUNGOMETRAGGI 33 30.600.000 927.273 27 24.900.000 922.222 33 12.000.000 375.000 29 OPERE PRIME-SECONDE 10.800.000 372.414 27 9.600.000 355.555 28 1.080.000 38.571 32 CORTOMETRAGGI 1.200.000 37.500 24 960.00 40.000 20 700.000 35.000 20 SCENEGGIATURE 700.000 35.000 20 700.000 35.000 98 36.160.000 368.979 116 Media euro 48.280.000 416.207 TOTALE PRODUZIONE 114 43.300.000 379.825 Media euro Fonte: Elaborazione: “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anni 2007 e 2008” a cura dell’Osservatorio dello Spettacolo del Mibac-Ministero per i Beni e le Attività Culturali e “Il cinema italiano in numeri - Anno solare 2009” a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Roma, 2010). 120 | TAB. 19 CONTRIBUTI STATALI A FAVORE DEGLI INVESTIMENTI IN PRODUZIONE Società con assegnazioni FUS Tipologia di assegnazioni di maggiore importo nel 2008 IC OPS CO SSO Fandango Lumière & Co. BiBi Film-Minerva*-G.B. Produzioni Cattleya Medusa Film-Jean Vigò Italia On My Own Ager 3 AuroraFilm Martinelli Film Company Aranciafilm Gertie International Dean Film Lucky Red Taodue Bianca Film Heles Film Production-Diamante IIF-Italian International Film Altre società di produzione TOTALE PRODUZIONE 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 8 25 1 1 1 19 22 1 29 30 1 19 20 Importo in euro Quota dei contributi su totale 2.525.000 2.475.000 2.250.000 1.900.000 1.900.000 1.800.000 1.735.000 1.600.000 1.600.000 1.500.000 1.500.000 1.500.000 1.500.000 1.400.000 1.100.000 1.100.000 1.040.000 14.875.000 43.300.000 5,8% 5,7% 5,3% 4,4% 4,4% 4,2% 4,0% 3,6% 3,6% 3,5% 3,5% 3,5% 3,5% 3,2% 2,5% 2,5% 2,4% 34,4% 100,0% Fonte: Elaborazione Direzione Generale per il Cinema del Mibac (da “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anno 2008”, a cura dell’Osservatorio dello Spettacolo, Roma 2009). * Di cui uno presentato in associazione produttiva con BiBi Film TV e uno in associazione produttiva con G.B. Produzioni. CONTRIBUTI PUBBLICI Nell’ambito specifico del comparto di produzione sono previsti due tipi di assegnazioni: contributi di qualità dei progetti filmici, definiti anche come finanziamenti indiretti alla produzione, e premi di qualità e sugli incassi dei film. Sotto il profilo gestionale solamente i primi possono però essere considerati tecnicamente alla stregua di capitali d’investimento e sono stati istituiti proprio per agevolare la realizzazione di nuove opere. Come indicato nel prospetto fanno capo a quattro diverse tipologie: lungometraggi giudicati d’interesse culturale (in sigla IC); opere prime e seconde – definite tali in base al curriculum professionale degli autori – di qualità (codificate come OPS); sceneggiature originali di particolare valore (con l’acronimo SSO); cortometraggi d’interesse culturale (targati CO). La tabella ne riporta a titolo indicativo i riferimenti principali, considerando tuttavia che di norma i tempi di riconoscimento e quelli dell’erogazione materiale dei contributi non rientrano nello stesso anno solare e pertanto si possono riscontrare fra le cifre riportate alcune sfasature. Nella stessa ottica, ma suddivisa per società, si pone lo schema esemplificativo dell’assegnazione dei contributi indiretti alla produzione che sono stati disposti nel 2008 nell’ambito del FUS. Una fonte ulteriore per le società di produzione consiste negli stanziamenti appartenenti alla seconda categoria, che non sono destinati a finanziare gli investimenti in nuove rea| 121 TAB. 20 DISTRIBUZIONE ALLE CASE DI PRODUZIONE DEI CONTRIBUTI STATALI SUGLI INCASSI Beneficiari e titoli dei film Importo dei contributi 2008 in euro Quota su totale Filmauro 5.754.440 20,8% Manuale d’amore 2 (2,32 milioni) – Natale a New York (2,37) – Natale in crociera (1,05) Medusa Film 2.496.800 9,0% Olè (1,56) – La sconosciuta (0,92 milioni) Cattleya 2.255.042 8,2% Commediasexi (1,20) – Ho voglia di te (1,05 milioni) Melampo 2.129.359 7,7% La tigre e la neve (2,12 milioni) R&C Produzioni 1.500.276 5,5% Saturno contro (1,45 milioni) – La Niña santa (0,04) ITC Movie 1.481.680 5,4% Il 7 e l’8 (1,48 milioni) Agidi 1.336.549 4,8% Anplagghed al cinema (1,33 milioni) Media one 1.274.265 4,6% Eccezzziunale... veramente: capitolo secondo... me (1,27 milioni) Dino De Laurentiis 1.214.720 4,4% Hannibal Lecter-Le origini del male (1,21 milioni) Levante 887.769 3,2% Ti amo in tutte le lingue del mondo (0,88 milioni) Rai Cinema 739.936 2,7% Notte prima degli esami (0,73 milioni) Bim Distribuzione 548.242 2,0% The Queen-La Regina (0,54 milioni) – Niente da nascondere (0,002) Lucky Red 505.629 1,8% Il mio migliore amico (0,41) – Azur e Asmar (0,08 milioni) Istituto Luce 345.299 1,3% I colori dell’anima-Modigliani (0,25 milioni) – Private (0,09) Blu Cinematografica 326.347 1,2% Tutte le donne della mia vita (0,20) – Ma l’amore… sì (0,12 milioni) Moviemax 265.587 1,0% Nero bifamiliare (0,26 milioni di euro) Altre 10 società 646.649 2,3% Per dieci diversi film Artigiancassa 3.907.679 14,1% Recupero su mutui concessi e non pagati per cinque diverse opere Totale 27 beneficiari 27.616.269 100,0% * Fonte: Elaborazione Direzione Generale per il Cinema del MiBAC-Ministero per i Beni e le Attività Culturali (da “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anno 2008” a cura dell’Osservatorio dello Spettacolo, Roma 2009). * La somma risulta pari al 100% anche se la normativa prevede un compenso pari allo 0,96% per la SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) per il servizio d’accertamento degli incassi, ma per la prima volta nel 2008 lo stanziamento per queste competenze non è stato erogato a causa della mancanza di fondi. lizzazioni ma appaiono piuttosto finalizzati a sostenere – con interventi più o meno mirati – determinati obiettivi d’interesse nella politica d’indirizzo e di sviluppo generale del cinema nazionale. La normativa statale che regola gli interventi del FUS-Mibac li definisce infatti sostegni diretti alla produzione; rappresentano un trasferimento in denaro ai produttori o agli autori e sono di due tipi: premi di qualità e contributi sugli incassi. 122 | TAB. 21 Case di produzione Filmauro Rai Cinema Levante Medusa Film R&C Produzioni Bim Distribuzione ITC Movie Cattleya Lucky Red CHI RICEVE DA DUE ANNI I CONTRIBUTI FUS SUGLI INCASSI Importo 2007 Quota Importo 2008 Quota 3.529.187 2.472.085 1.485.600 1.360.636 859.625 606.902 444.921 439.370 427.205 18,1% 12,7% 7,6% 7,0% 4,4% 3,1% 2,3% 2,3% 2,2% 5.754.440 739.936 887.769 2.496.800 1.500.276 548.242 1.481.680 2.255.042 505.629 20,8% 2,7% 3,2% 9,0% 5,5% 2,0% 5,4% 8,2% 1,8% Fonte: Elaborazione Direzione Generale per il Cinema del Mibac-Ministero per i Beni e le Attività Culturali (da “Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo - Anno 2007” a cura dell’Osservatorio dello Spettacolo). * La somma delle quote percentuali non risulta pari al 100% in quanto sul complesso dei fondi disponibili incidono la restituzione alla Banca Nazionale del Lavoro di 1.189.107 euro (6,1% del totale) e le competenze SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) per l’accertamento degli incassi pari a 185.749 euro (1,1%). I premi di qualità sono stati però assegnati, da una commissione ministeriale di valutazione, fino al 2008 (erano 10 per un importo unitario medio di 250 mila euro), ma sono stati sospesi per provvedere al pagamento di quelli riconosciuti nel 2005 e mai liquidati prima: 68 per 10 film, per un totale di 1,592 milioni. I riconoscimenti distribuiti fra gli autori (sceneggiatori e registi) e produttori delle pellicole distintesi “per particolari qualità artistiche e culturali” a quel tempo non erano ancora stati commisurati in quota fissa. I contributi sugli incassi sono invece direttamente correlati al successo ottenuto nelle sale, anche se i criteri di aggiudicazione fissati per questa categoria di incentivi non sono rapportati al monte incassi globale di ogni singola pellicola e prevedono quattro diversi scaglioni di ricavi al box office – fino a 2,6 milioni; da 2,6 a 5,2 milioni; da 5,2 a 10,3; infine da 10,3 a 20,7 milioni – ai quali si applicano quattro differenti percentuali di contributo: rispettivamente 25%, 20%, 10% e 7%. L’erogazione dei contributi FUS è stata spesso fonte di dibattiti per l’oggettiva difficoltà nel gestirne la concessione con estremi equilibrio e oculatezza e con piena soddisfazione – cosa ancora più difficile e complicata – di tutti i richiedenti, soprattutto da parte di quanti non vedono accolte le loro domande. Al di là di inevitabili perplessità e discussioni, occorre rilevare tuttavia – dopo la riforma normativa apportata nel 2004 – la trasparenza del sistema di incentivazione affidato alla Direzione Generale del cinema del Mibac. La pubblicazione dei rendiconti degli stanziamenti deliberati è raramente riscontrabile ad esempio nel vasto panorama di contributi statali disposti a favore di altri settori industriali, agricoli o commerciali.19 Anche 19 Secondo il centro studi Korda, collegato all’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo, in 31 paesi dell’Europa sui 180 fondi di finanziamento di natura pubblica se ne contano oggi 62 di emanazione statale e 118 a livello regionale. Lo stesso European Audiovisual Observatory valuta (in un breve rapporto, Regional public funding) che il loro apporto economico sia passato da un’incidenza sul totale del 20% nel 2005 a una quota del 30% nel 2008, come d’altronde confermano i dati riportati nella tabella. | 123 l’istituzione dei contributi sugli incassi è stata accompagnata da un certo contorno di perplessità e discussioni, in verità mai sopitosi del tutto. La loro introduzione era d’altro canto ispirata a un intento giustificato dalla realtà italiana: incentivare la produzione di film ad ampio riferimento di pubblico, funzionali a rappresentare un’alternativa ai blockbuster delle majors straniere e ad avere un maggiore appeal per l’esportazione sui mercati internazionali. 10. La vera sfida dei produttori nazionali È lo stesso principio che ha condotto anche gli altri grandi paesi europei ad adottare un sistema analogo di contribuzioni che vanno a premiare titoli già salutati con favore dal pubblico. Perché quella con il prodotto made in Usa è una sfida che accomuna le case di produzione continentali. Ed è una competizione che parte ancora prima del reale confronto fra i prodotti e le loro qualità sullo schermo. Perché il cinema statunitense dispone di grandi risorse, si basa su uno star system diverso, adotta copioni che rappresentano autentici best-seller per realizzare opere pianificate fin dalla prima idea per il mercato internazionale e non solo domestico. È in assoluto promosso molto meglio e di fronte a questa forza e a questo potere “contrattuale” le case produttrici europee – soprattutto di piccole dimensioni – e i cineasti nazionali, in particolare se ai primi lavori, faticano a trovare lo porta di accesso stessa al canale distributivo e arrivare alla proiezione per il pubblico. È d’altronde scontata fra gli addetti ai lavori la constatazione a proposito delle pellicole distribuite su scala nazionale che se un film non “sopravvive” al primo weekend di proiezione – nel senso che disattende persino le previsioni più basse di incasso – è definitivamente “perso” per il circuito delle sale e ne viene estromesso alla velocità della luce. In questa particolare fase anche le majors statunitensi hanno avvertito le ripercussioni della fase di stagnazione vissuta dall’economia internazionale e il loro approccio al mercato estero (quello che, secondo i canoni di Hollywood, assicura tutto l’autentico margine di guadagno netto rispetto al volume di investimenti riversato nelle grandi produzioni) si è fatto ancora più intenso. Il film italiano (tabella sopra) è cresciuto dal 2004 al 2007 e si è poi “difeso” con onore, pur lasciando sul terreno qualche punto percentuale di incassi TAB. 22 Numero film importati Unione Europea Stati Uniti Altri paesi TOTALE IMPORT* CINQUE ANNI D’IMPORT DOMINATI DAL MADE IN USA 2005 2006 2007 2008 2009 104 169 54 327 100 177 67 344 93 167 35 295 72 194 30 296 72 163 21 256 Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” (anni dal 2005 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA(Roma, 2010). * Per film importato si intende l’opera straniera che ha ottenuto il visto censura nell’anno di riferimento (nel computo sono stati considerati i film doppiati o sottotitolati alla loro prima edizione). 124 | TAB. 23 I FILM ITALIANI E LA CONCORRENZA ESTERA SUL MERCATO Nazionalità dei film * Titoli Quota Incassi in euro Quota Presenze Quota 2004 Italia 100% Coproduzioni Totale Italia Europa Stati Uniti Altri paesi Totale Estero TOTALE GENERALE - - 80.855.906 36.474.915 117.330.821 62.895.766 357.562.945 39.745.511 460.204.222 577.535.043 14,0% 6,3% 20,3% 10,9% 61,9% 6,9% 79,7% 100,0% 20.070.754 60.064.219 77.802.000 97.872.754 20,5% 61,3% 79,5% 100,0% 2005 Italia 100% Coproduzioni Totale Italia Europa Stati Uniti Altri paesi Totale Estero TOTALE GENERALE - - 100.336.324 32.190.191 132.526.515 105.938.522 287.759.577 10.296.906 403.995.005 536.521.520 18,7% 6,0% 24,7% 19,6% 53,8% 1,9% 75,3% 100,0% 22.500.963 68.052.078 90.553.041 24,8% 75,2% 100,0% 2006 Italia 100% Coproduzioni Totale Italia Europa Stati Uniti Altri paesi Totale Estero TOTALE GENERALE 209 89 298 242 330 90 662 960 21,8% 9,3% 31,1% 25,3% 34,3% 9,3% 68,9% 100,0% 111.967.460 23.335.199 135.302.660 61.359.943 338.412.621 11.309.788 411.082.352 546.385.012 20,5% 4,3% 24,8% 11,2% 61,9% 2,1% 75,2% 100,0% 18.890.686 4.161.018 23.051.704 10.669.983 56.491.668 1.900.627 69.062.278 92.113.982 20,5% 4,5% 25,0% 11,6% 61,3% 2,1% 75,0% 100,0% 2007 Italia 100% Coproduzioni Totale Italia Europa Stati Uniti Altri paesi Totale Estero TOTALE GENERALE 195 73 268 234 317 68 619 887 22,0% 8,2% 30,2% 26,4% 35,8% 7,6% 69,8% 100,0% 166.134.716 29.384.162 195.518.878 71.615.253 342.131.463 7.823.729 421.570.445 617.089.323 26,9% 4,8% 31,7% 11,6% 55,4% 1,3% 68,3% 100,0% 27.094.310 5.137.339 33.041.649 12.270.057 56.812.191 1.376.053 70.459.201 103.500.850 26,9% 4,9% 31,8% 11,8% 54,9% 1,3% 68,2%. 100,0% 2008 Italia 100% Coproduzioni Totale Italia Europa Stati Uniti Altri paesi Totale Estero TOTALE GENERALE 214 74 288 196 300 61 557 845 25,3% 8,7% 34,0% 23,2% 35,6% 7,2% 66,0% 100,0% 164.204.765 7.627.275 171.832.040 58.141.618 357.678.917 6.049.645 417.870.180 593.702.220 27,7% 1,3% 29,0% 9,8% 60,2% 1,0% 71,0% 100,0% 27.715.086 1.374.435 29.090.241 9.914.053 59.224.299 1.074.683 69.313.035 99.303.276 27,9% 1,4% 29,3% 10,0% 59,6% 1,1% 70,7% 100,0% segue | 125 segue TAB. 23 Nazionalità dei film * 2009 Italia 100% Coproduzioni Totale Italia Europa Stati Uniti Altri paesi Totale Estero TOTALE GENERALE I FILM ITALIANI E LA CONCORRENZA ESTERA SUL MERCATO Titoli Quota Incassi in euro Quota Presenze Quota 225 69 294 189 313 61 563 857 26,2% 8,0% 34,3% 22,0% 36,6% 7,1% 65,7% 100,0% 140.587.029 4.979.621 145.566.650 71.465.077 395.789.059 9.840.535 477.094.671 622.661.321 22,6% 0,8% 23,4% 11,5% 63,5% 1,6% 76,6% 100,0% 23.231.987 863.356 24.095.343 11.999.655 61.176.001 1.668.879 74.844.535 98.939.878 23,5% 0,9% 24,3% 12,1% 61,8% 1,7% 75,6% 100,0% Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2004 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA-Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali (Roma, 2010). * I dati sono riferiti a tutti i film in distribuzione (e fino al 31 dicembre di ogni anno per quanto riguarda incassi e presenze), compresi i proseguimenti. e presenze. Il leader americano ha invece continuato gradatamente – a parte un unico regresso, nel 2005 – a crescere e a ben guardare anche l’altalenante andamento degli altri titoli europei è influenzato dalla presenza o meno di opere statunitensi prodotte o coprodotte in Europa e che viaggiano quindi con passaporto inglese piuttosto che tedesco. Gli investimenti di marketing da parte delle majors Usa sono praticamente incomparabili con quelli delle produzioni europee e sovente superano gli stessi budget assegnati alla realizzazione, in un rapporto che con l’Italia può essere misurato ad esempio in decine di milioni di euro contro – al massimo – 1 milione (ma molto più spesso i budget si fermano a cifre a cinque zeri). Attraverso gli ultimi assestamenti del comparto e i propri adeguamenti di strategia, il cinema nazionale ha mostrato comunque di saper interpretare e applicare meglio d’un tempo le modalità di confezione dei cosiddetti blockbuster, come mostra la tabella e come indica la circostanza che negli ultimi otto anni per sette volte il campione assoluto al botteghino è risultato un titolo nazionale (unica eccezione Il codice Da Vinci della Sony nel 2006, arrivato a interrompere una serie di quattro “cinepanettoni” della Filmauro). Nel frattempo, come sostiene Riccardo Tozzi, presidente della sezione produttori dell’ANICA, la produzione italiana sembra aver dato corpo con un gruppo di autori della nuova generazione a una tipologia di film definiti “cinema d’autore popolare” che è andato ad affiancare come quota di mercato (40%) i tradizionali generi “comico” e “commedia popolare” (restando il cinema d’autore sulle sue posizioni pari circa al 10%). È questo il contesto che porta le imprese di cinematografia a sostenere la necessità di una nuova politica di settore, guardando per esempio al modello francese come a un benchmark da seguire (con una raccolta di risorse legata essenzialmente a una parte delle aliquote tributarie applicate al volume d’affari generato dalle stesse attività cinematografiche), considerando la posizione di mercato paritaria mantenuta dalla produzione nazionale d’Oltralpe e i risultati favorevoli ottenuti in rapporto soprattutto alla competizione con le majors Usa. Rapportate alle entrate fiscali che il cinema italiano procura alle casse dell’erario, gli eventuali finanziamenti ministeriali ne rappresentano in fondo una piccola parte. Valu126 | TAB. 24 Anni * TRE ANNI DI COMPETIZIONE AL BOX OFFICE TRA FILM ITALIANI E STRANIERI Italia 100% Totale Italia Stati Uniti Europa Totale estero Totale generale TREND DEL NUMERO DI FILM IN DISTRIBUZIONE 2007 -6,7% -10,0% 2008 +9,7% +7,5% 2009 +1,4% +2,0% -3,9% -5,4% +4,3% -3,3% -16,2% -3,5% -6,5% -10,0% +1,0% -7,6% -4,7% +1,4% ANDAMENTO DEGLI INCASSI RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE 2007 +48,4% +44,5% +1,0% 2008 -1,1% -12,1% +4,5% 2009 -14,3% -15,3% +10,6% +16,7% -18,8% +22,9% +2,5% -0,9% +14,2% +12,9% -3,8% +4,9% VARIAZIONI ANNUALI DEI FLUSSI DI PRESENZE 2007 +43,4% +43,3% 2008 +2,3% -11,9% 2009 -16,2% -17,2% +16,7% -18,8% +22,9% +2,5% -0,9% +14,2% +12,3% -4,0% -3,6% -0,5% +4,2% +3,3% Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2006 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali, Roma, 2010). * I dati sono riferiti a tutti i film in distribuzione (e fino al 31 dicembre di ogni anno per quanto riguarda incassi e presenze), compresi i proseguimenti. La voce “Italia 100%” si riferisce solo ai prodotti interamente nazionali, ai quali si aggiungono quelli coprodotti con l’estero che confluiscono in“Totale Italia”; così come in “Totale estero” sono compendiati tutti i film di produzione estera, oltre a quelli di provenienza dagli Stati Uniti e dal resto d’Europa che sono qui segnalati separatamente per evidenziarne l’incidenza. tando solamente le imposte indirette, lo stato ha ricevuto in realtà dal settore cinematografico risorse per un ammontare pari a circa 270 milioni di euro secondo il giro d’affari generato nel 2008, in linea peraltro con i volumi registrati nel 2006 e 2007. La figura 26 indica le entrate fiscali, come detto, limitatamente alle sole imposte indirette derivanti dal settore nei comparti della produzione, dell’esercizio, del mercato televisivo e dell’home video. Non sono considerati invece gli introiti provenienti da tassazione di utili d’impresa sia per difficoltà di stima sia per ragioni prudenziali.20 In questo senso si può anche ricordare che nel 2008 oltre un terzo delle entrate contributive dello spettacolo (cinema compreso) sono confluite nelle disponibilità dello stato, in un conto di tesoreria infruttifero di interessi sul quale si sono accumulati complessivamente a fine 2009 – insieme con i ristorni applicati, nella misura di due terzi, alle attività sportive – 1,2 miliardi di euro. Considerando che il ritorno medio annuale di quelle 20 Il sistema d’incentivazione nell’ambito del FUS-Fondo Unico per lo Spettacolo è regolamentato per via legislativa . I dispositivi di giudizio in sede d’esame delle richieste avanzate sono stati resi nel tempo sempre più dettagliati, con meccanismi di attribuzione dei punteggi di valutazione che non sembrano lasciare molti margini di discrezionalità; il regolamento d’applicazione è soggetto a revisioni continue, anche per gli aggiornamenti via via apportati per decreto o su sollecitazione della Corte costituzionale e della Corte dei Conti; i rendiconti degli stanziamenti effettuati – oltre a essere pubblicizzati – indicano minuziosamente le decisioni adottate dalle commissioni che vagliano, secondo i vari capitoli di spesa, le documentazioni presentate; riportano inoltre nominativamente tutti gli importi deliberati (in totale le pagine dedicate al cinema nella relazione del Mibac sull’utilizzazione dei fondi FUS sono oltre 200 su un totale di 550). | 127 TAB. 25 L’EVOLUZIONE DEI FILM ITALIANI CON INCASSI MILIONARI Anni e valori in euro 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 Da 1 a 5 milioni Da 5 a 10 milioni Da 10 a 15 milioni Oltre 15 milioni Blockbuster italiani 11 4 2 17 13 2 3 3 21 15 3 3 1 22 21 3 4 28 18 3 4 25 13 4 1 2 20 17 7 3 2 29 1917 5 3 1 28 2 4 1 24 Milioni di euro 94,5 100,5 110,5 120,0 125,5 98,5 171,7 142,3 119,0 MEDIA MILIONI 5,55 4,78 5,02 4,28 5,02 4,92 5,92 5,08 4,95 Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2001 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali (Roma, 2010). TAB. 26 QUANTE IMPOSTE INDIRETTE L’ERARIO PRELEVA DAL CINEMA Comparti d’attività e dati 2008 in milioni di euro Produzione Sala-Box office Vendite a TV Home video Vendite Noleggio Edicola TOTALE COMPLESSIVO Montante imponibile Aliquota applicata Entrate dell’erario da imposte indirette 165 669 240 776 406 161 209 1.850 20% 10% 20% 20% e 4% 20% 20% 4% - 33,00 66,90 48,00 121,76 81,20 32,20 8,36 269,66 Fonte: Elaborazione dati in base alla simulazione contenuta in “Agevolazioni fiscali per il cinema – Studio in materia di credito d’imposta per l’industria cinematografica italiana” di Gian Marco Committeri e Mario La Torre, I Quaderni dell’ANICA, numero 2 (Roma, dicembre 2008), a cura dell’Ufficio Studi ANICA. risorse, nella loro gestione istituzionale da parte dell’Enpals (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza dei Lavoratori dello Spettacolo) nell’ultimo quinquennio è risultato pari al 3,3% netto, si stima che il contributo “occulto” versato dal solo cinema a favore delle finanze statali sia pari a 5 milioni di euro all’anno.21 21 128 | È stato applicato lo schema di valutazione proposto in “Agevolazioni fiscali per il cinema – Studio in materia di credito d’imposta per l’industria cinematografica italiana” di Gian Marco Committeri e Mario La Torre, I Quaderni dell’ANICA, numero 2 (Roma, dicembre 2008), a cura dell’Ufficio Studi ANICA. I dati sul comparto della produzione sono calcolati in base alle stime ANICA e al montante originario, pari a 206,5 milioni di euro, è stato applicato uno scarto del 20% al fine di escludere una quota dei costi di produzione non rientrante nel campo di applicazione Iva (tipicamente i salari e gli oneri finanziari); ai dati sull’home video, basati sul Rapporto Univideo 2009, è stato prudenzialmente applicato uno scarto del 10% in merito agli introiti da vendite e del 20% su quelli del canale edicola allo scopo di eliminare le componenti “non cinema” presenti nelle stime ufficiali; ai dati relativi al mercato televisivo e “box office” è stata applicata l’aliquota Iva in vigore sul montante originario. AIUTI COMUNITARI Una potenziale integrazione di risorse può provenire dai piani di sviluppo della comunità europea. Fin dal 1996 l’UE ha avviato il programma Media, giunto ora alla terza edizione (periodo 2007-2013), volto a sostenere la produzione cinematografica, che nei 14 anni delle due precedenti edizioni ha permesso di sostenere quasi 2 mila imprese per oltre 1 miliardo di euro. I sostegni per i produttori vanno dallo sviluppo dei progetti (singoli e slate funding) ai cosiddetti “i2i Audiovisual” dedicati a doc, corti, cartoon (rimborsando contratti di assicurazioni, garanzie a buon fine e oneri finanziari sostenuti al servizio del credito bancario) e dai contributi “broadcasting” per la diffusione e programmazione di nuove produzioni sui circuiti TV a quelli per lo sviluppo di “nuove opere interattive on-line e off-line” pensate per internet, TV digitale, telefonia mobile, consolle di videogame. Dal 2008 il programma Media Europe conta inoltre su una nuova articolazione, Media International, riservata a progetti di formazione professionale, promozione di film e cooperazione fra circuiti cinematografici, svolti da soggetti comunitari in partnership con operatori di tutto il mondo (ed è già prevista una sua ulteriore estensione sotto il nome di Media Mundus). Ancora più ricco di storia è l’altro programma Eurimages, dedicato alla coproduzione fra imprese comunitarie e al sostegno della distribuzione di film europei in tutti i circuiti cinematografici nazionali. In 21 anni sono stati finanziati 1.267 progetti di film e documentari per un importo complessivo di 384,2 milioni di euro (303,2 mila euro quello medio unitario). Le iniziative realizzate con la partecipazione delle case italiane sono state 239 (215 film e 24 doc) insieme a 472 partner comunitari diversi – in pratica 1,97 soci d’opera a titolo – con una contribuzione complessiva di 91,28 milioni di euro e per un ammontare medio di 381,9 mila euro. Non è conosciuta la quota specifica della compartecipazione assunta dalle società italiane in ogni singolo progetto e per individuare l’eventuale ordine di grandezza degli stanziamenti loro destinati in queste coproduzioni ci si può riferire solo alla media generale: 136,2 mila euro. Nel 2009 sono stati cinque i film partecipati – tutti al 50% – da cineasti nazionali ad aver ricevuto un contributo UE, per un totale di 1,32 milioni di euro (264,0 mila a testa). 11. Il film e le sue declinazioni Se si parla di produzione in termini di mercato dell’offerta si osserva quanto sia abbastanza riduttivo riferirsi al film solo come “prodotto” da sala di proiezione. Si tende per esempio a trascurare le sue diverse tipologie, come le pellicole d’animazione e i documentari, in base all’assunto probabilmente che le prime vadano considerate istituzionalmente quali opere per ragazzi e i secondi a generale impronta scientifica, divulgativa o più genericamente informativa. A parte i pochi cartoon (come quelli della Disney) concepiti e realizzati espressamente per una proiezione in sala, la quasi totalità dei lavori d’animazione e documentaristici – come peraltro dei cortometraggi – è | 129 invece destinata ai circuiti home video e televisivi, oltre che, in parte, anche alle strutture didattiche. LA PRODUZIONE INTEGRATA Al di là dei loro canali di diffusione privilegiati, si tratta di opere dalle caratteristiche e dai contenuti tecnici specifici, ma che appartengono a pieno titolo alla produzione cinematografica e che concorrono a formare un valore di fatturato e ricavi per l’intero comparto pari quanto meno a quello generato dalla distribuzione nelle sale di proiezione. Insieme con quelli dell’animazione e dei documentari vi sono poi almeno altri quattro segmenti di attività che integrano il vasto parco di società e aziende di tutto l’apparato produttivo, pur non rientrando solitamente nel campo visivo delle rilevazioni e delle analisi statistiche sul mercato del consumo cinematografico, con le quali viene costantemente monitorata la produzione filmica propriamente detta. Tre di essi – al pari di cartoon e doc – si distinguono per la tipologia dei canali di diffusione; il quarto invece è trasversale all’intero complesso della produzione. ANIMAZIONE Nei loro 60 anni di storia i cartoni animati italiani hanno sempre avuto un ruolo di primo piano nell’ambito degli spettacoli per bambini (e non solo), soprattutto attraverso la diffusione del mezzo televisivo, anche se a differenza di quanto avviene sugli altri principali mercati europei non sono previste quote di investimento né obblighi di programmazione per i network del video a favore della produzione di cartoon. Soltanto la Rai è impegnata, secondo il contratto di servizio sottoscritto con il Ministero delle Comunicazioni, a destinare alla loro realizzazione lo 0,75% del proprio fatturato.22 Molto utilizzata anche in campo pubblicitario, la tecnica d’animazione trova il suo principale sbocco proprio sui mercati TV – in particolare con canali dedicati satellitari e digitali in pay tv (in Europa sono 15) – e home video, con una prevalenza dei prodotti statunitensi (Walt Disney e Marvel, ora unite dopo l’acquisizione realizzata da Disney) e giapponesi, ma con una crescente incidenza della produzione nazionale, dove primeggia la Rainbow di Iginio Straffi, che ha lanciato in tutto il mondo le fatine Winx creando in cinque anni un gruppo da oltre 60 milioni di euro di fatturato e candidato ormai a quotarsi in borsa. Le aziende di media e piccola dimensione – Rainbow a parte – che operano con continuità nel cinema d’animazione sono stimate oggi in poco più di 100 e sono impegnate in un continuo aggiornamento tecnologico indotto dalla digitalizzazione e dal sistema 3D. Si tratta di imprese e studi attivi sui versanti della produzione, della distribuzione sia interna sia estera per un fatturato di oltre 120 milioni di euro (20 dei quali da committenza televisiva), cui si collega tuttavia un’attività di merchandising (zainetti, pupazzi, musiche, agende 22 130 | Si tratta di dati riferiti da Massimo Antichi, Direttore Generale ENPALS, nel corso del convegno promosso dal CIV, il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dello stesso ente, il 30 ottobre 2009 a Roma. e gadget) per circa altri 20 milioni. Nel segmento sono tradizionalmente compresi anche i film d’azione per bambini, in cui primeggia a livello europeo l’italiana Big 5 con 11 titoli usciti nelle sale, di vari paesi, fra il 2000 e il 2008.23 DOCUMENTARI Nell’attenzione dedicata ai lungometraggi viene spesso trascurato l’impegno che le stesse case di produzione di film dedicano anche alla realizzazione di documentari. Eppure, secondo le iscrizioni al PRC-Pubblico Registro Cinematografico gestito dalla SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) in Italia ne vengono realizzati in media 300 all’anno. In pratica, 100 lavori aggiuntivi al tradizionale carnet annuo di lungometraggi nazionali. Più che di opere minori per via della durata e dei budget di lavorazione inferiori, si tratta di creazioni diverse per le funzioni di raccordo dell’eventuale intreccio (che è invece alla base di ogni film) volto a documentare la realtà da raccontare e per le caratteristiche dei contenuti, distinti per consuetudine internazionale in due principali categorie: civiltà (società, arte e cultura, antropologia, scienza) e natura (storia e archeologia, elementi naturali, flora e fauna). In ragione della loro tipologia i cosiddetti “filmati” hanno quali principali committenti i network televisivi terrestri e satellitari, free e a pagamento, con una programmazione che sulle sole reti generaliste – più agevolmente rilevabili – supera la quota di 2 mila ore all’anno, soprattutto all’interno di programmi d’informazione e divulgazione (1.300 ore) e con minore frequenza in forma autonoma (500 ore) o quali supporto di trasmissioni didattiche (400). La distribuzione nelle sale dell’esercizio risulta invece appannaggio di pochi, selezionati doc: in media 15 all’anno, che totalizzano circa 260 mila presenze. Si può calcolare il valore della produzione complessivo in quasi 50 milioni di euro, 20 dei quali da committenza dei quattro principali broadcaster.24 CORTOMETRAGGI Non sempre la distinzione dei documentari e degli stessi cartoon dai cortometraggi appare scontata. A volte si tende a estenderne la definizione anche ai film pubblicitari e ai video e alle clip musicali. Ma nell’accezione internazionale più consolidata e professionalmente più diffusa quello dei cosiddetti corti è un segmento specifico della produzione cinematografica, che identifica opere brevi – la cui durata non supera di norma i venti o trenta minuti – a tipica struttura filmica e con un proprio intreccio narrativo. Sostanzialmente 23 Osservatorio Rai-IsiCult sull’animazione e i contenuti digitali: un dataset di scenario, a cura di Giovanni Gangemi e Angelo Zaccone Teodosi di IsiCult-Istituto italiano per l’industria culturale (aprile 2009). 24 The theatrical circulation of european live action childern’s films in Europe 2000 to 2008 a cura di Martin Kanzler e Susan Newman-Baudais (European Audiovisual Observatory, Strasburgo, giugno 2009). | 131 sovrapposti sono invece i canali di diffusione, che convergono di norma nelle reti TV e nella committenza pubblica e privata. Anche la realizzazione dei cortometraggi vede peraltro impegnate, insieme con alcune decine di operatori che vi si dedicano in maniera esclusiva, vari produttori delle case più attive nel canale primario del comparto. Il cortometraggio italiano conta una produzione media di 120 titoli all’anno, per 80-85 dei quali viene di solito avanzata la richiesta di accesso ai finanziamentoi del FUS. Il fatturato complessivo del segmento è considerato vicino a 5 milioni di euro. FILM TV La televisione è arrivata a plasmare forme quasi autonome di prodotti cinematografici come i TV movie e, in sottordine, le cosiddette fiction, attraverso il patrimonio di esperienze acquisito nella sua crescita dal cinema italiano e soprattutto attraverso la collaborazione delle sue risorse artistiche Ma le fiction in tutte le loro declinazioni – teleromanzo, sceneggiato, originale, serial, telefilm o serie, sit-com, miniserie, soap opera e così via – non vengono e non possono essere confuse col cinema. I TV movie conservano invece una propria identità di prodotti filmici e sono arrivati a realizzare un volume d’affari di buone dimensioni, valutato per il 2008 in oltre 60 milioni di euro, pari a circa un terzo di quanto hanno speso i network per l’acquisto di cinema nazionale. Al di là della specificità delle tecniche d’ideazione e realizzazione, l’attività è rimasta molto integrata, al punto che alcune delle case nate proprio per produrre solo film TV hanno cominciato a impegnarsi anche sul mercato cinematografico, a cominciare da Taodue (gruppo Mediaset) e Lux Vide (famiglia Bernabei, Quinta Communications di Tarak Ben Ammar, Banca Intesa), leader nazionali del segmento. HARD A fronte di un consumo sempre più digitalizzato, l’offerta tradizionale di pellicole a sesso esplicito nelle sale a luci rosse (ridotte ormai a meno di un decimo rispetto a 15 anni fa) e in home video si è notevolmente contratta. E di pari passo è calata la produzione domestica, a causa della scarsa competitività in termini di costi rispetto ai prodotti dell’Europa dell’Est: 6-7 mila euro di investimento medio contro 15-20 mila delle realizzazioni domestiche. Attualmente dei 1.500 film immessi annualmente sul mercato del porno in Italia, soltanto 300 sono prodotti internamente – con un investimento complessivo di circa 2 milioni di euro – da una trentina di piccole società. I prodotti a luci rosse si stanno invece affermando fra i principali protagonisti della distribuzione sui canali – ormai abbastanza consolidati – della pay TV e della Pay-PerView e ancora di più su quelli, in via di formazione, della telefonia mobile e di internet. La quota di mercato più consistente appannaggio dall’offerta televisiva pay e di conseguenza del suo leader, il network Sky Italia, accreditato di 220 mila abbonati alle visioni a luci rosse, con una spesa media di 10 euro al giorno e ricavi nel 2009 per poco più di 800 milioni di euro. In alternativa a Sky operano poi in regime criptato e con parental control (barriere che non ostacolano comunque le emittenti satellitari estere) anche 132 | Conto TV, che integra trasmissione satellitare con sistema digitale, e la più giovane Glamour Plus sul digitale terrestre, cumulando proventi stimati in altri 80 milioni di euro. Più problematica appare la valutazione economica del cine-porno sui video telefonini. Quelli hard sono fra i contenuti di maggiore interesse offerti da tutti i gestori attivi in Italia, ma nessuna telco fornisce dati sul relativo traffico né su quello generato attraverso i numeri delle conversazioni erotiche (fra gli addetti ai lavori si parla di un volume d’affari vicino ai 200 milioni di euro). Altrettanto difficile è valutare la visione streaming su internet di film xxx rated, quasi tutti ormai girati in digitale, al costo medio di 6 euro per un tempo limite di 48 ore. Le stime più diffuse parlano di oltre 1 milione di clienti con una spesa unitaria di 50 euro all’anno e quindi il giro d’affari contestuale raggiungerebbe la cifra di 50 milioni di euro. Altri 150 milioni sarebbero frutto invece dei diritti di licensing concessi alle emittenti commerciali per i film mandati in onda e altrettanti delle vendite dei dvd attraverso le videoteche (i proventi medi dei titoli si aggirano sui 6 mila euro, al netto delle percentuali di pertinenza dei rivenditori). Nonostante le difficoltà di accertamento, le dimensioni del business “vietato ai minori” nel suo insieme varrebbe in sostanza almeno 1,4 miliardi di euro. INDUSTRIE TECNICHE E AUDIOVISIVE Denominatore comune di tutti i comparti della produzione cinematografica, il segmento comprende le imprese dei servizi tecnici ed esecutivi che stanno appunto a monte e a valle di tutto il lavoro di riprese, il cosiddetto girato, e ne completano la realizzazione. In Italia si stima siano oltre 2 mila, il 43% delle quali rappresentato da società individuali o di persone (ossia non di capitali) costituite da lavoratori autonomi, artigiani e imprenditori che operano praticamente in proprio, mentre un ulteriore 30% di società di capitali (otto volte su dieci in forma di Srl, cioè a responsabilità limitata) presenta dimensioni veramente ridotte.25 Fra tutti è il segmento che ha conosciuto nel 2009 le maggiori difficoltà, con perdite di ricavi rilevanti ma non ancora note in dettaglio (la tabella riporta riporta i dati solo fino al 2008), a causa di una concorrenza di prezzi spietata. Le aziende si trovano infatti impegnate in una delicata e finanziariamente onerosa riconversione alle tecnologie digitali, che se da un lato rappresentano lo sviluppo futuro del settore e coprono già oltre il 30% delle attività, dall’altro comportano l’abbassamento delle tariffe stesse di lavorazione. Nell’ultimo anno il settore televisivo ha inoltre avviato una sistematica e decisa operazione di tagli e contenimento ai costi delle commesse, “lanciando” in pratica i suoi for- 25 Fra i principali operatori figurano Vivo Film, che ha all’attivo negli ultimi cinque anni 23 produzioni, Fandango e Zelig (18), Palomar (15), Suttvuess (12), Komedì Production (10) e Stefilm International (9). In merito alle opere partecipate nominalmente e firmate (pur attraverso le rispettive società di riferimento) dai produttori si distinguono negli anni più recenti: Gregorio Paonessa (22), Georg Zetler (17), Gianluca Arcopinto (13), Federico Schiavi (12), Francesca Cima e Nicola Giuliano (11), Nicola Sofri (10), Domenico Procacci (9), Federico Schiavi (12). | 133 TAB. 27 ANDAMENTO DEI SERVIZI TECNICI ED ESECUTIVI NELLA PRODUZIONE Fatturato in milioni di euro Teatri di posa-studi TV-riprese Gestione mezzi tecnici e trasporti Sviluppo e stampa-videoduplicazione Postproduzione audio e video Riprese elettroniche cinema e TV Complesso comparto 2003 2004 2005 2006 2007 2008 225,1 19,2 216,2 46,5 123,9 630,9 226,1 19,2 216,2 46,6 123,9 632,0 150,0 19,0 190,0 49,0 125,0 533,0 160,0 19,0 192,0 45,0 150,0 566,0 157,0 20,0 190,0 57,0 147,0 571,0 165,0 25,0 189,0 55,0 140,0 574,0 Fonte: “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2003 al 2008) a cura dell’Ufficio studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) su dati delle aziende aderenti all’Unitec-Unione Nazionale delle Industrie Tecniche Cinematografiche e Audiovisive, associata all’ANICA. nitori in una dura competizione al ribasso. Nell’ambito del mercato audiovisivo non esiste in effetti una netta separazione fra cinema e TV e oltre il 60% delle industrie tecniche è impegnata anche nella produzione televisiva.26 La situazione di crisi non è comunque appannaggio esclusivo dell’Italia. Anzi, in Francia l’indebitamento delle imprese è salito a livello di guardia; alcune hanno interrotto l’attività, altre sono state incorporate dalla TV pubblica e la riconversione al digitale continua a richiedere investimenti per oltre 150 milioni di euro ogni anno, al punto da sollecitare un iniezione di denaro fresco da parte dell’erario attraverso il FSI (Fonde Stratégique d’Investissement) per almeno 40 milioni. Per quanto concerne l’Italia, in base alle generali indicazioni degli operatori del segmento il 2009 dovrebbe essersi chiuso con un bilancio globale in flessione, vicino ai 530 milioni di lire, cui si sommano i ricavi dei grandi gruppi industriali fornitori delle materie prime e degli impianti come Kodak, Fuji, Hasbro e così via. 12. Il mercato strategico della distribuzione Quello della distribuzione è il comparto strategico per un mercato fortemente intermediato come quello del cinema, dove le case di produzione non hanno consumatori diretti e sono fornitrici di altre imprese, che si incaricano di fare arrivare i film agli utenti finali. Con i suoi risultati è in grado di tracciare l’andamento complessivo del settore ed è attraverso i suoi numeri che tutti gli operatori cercano di intercettare eventuali tendenze in atto. Di fronte all’unico vero segno positivo registrato dal mercato cinematografico nel suo complesso rispetto al 2008, ossia la crescita degli incassi del +4,9%, la soddisfazione dei produttori italiani è ad esempio relativa, perché è maturata in presenza di una contestuale flessione degli ingressi seppure in proporzioni più contenute (-0,4%) e, di conseguenza, in 26 134 | Le imprese dell’audiovisivo nel Lazio, Censis-Centro studi per gli investimenti sociali, Roma. TAB. 28 Anni * TRE ANNI DI COMPETIZIONE AL BOX OFFICE TRA FILM ITALIANI E STRANIERI Italia 100% Totale Italia Stati Uniti Europa Totale esteroTotale generale TREND DEL NUMERO DI FILM IN DISTRIBUZIONE 2007 -6,7% -10,0% 2008 +9,7% +7,5% 2009 +5,1% +2,0% -3,9% -5,4% +4,3% -3,3% -16,2% -3,5% -6,5% -10,0% +1,0%+1,4% -7,6% -4,7% ANDAMENTO DEGLI INCASSI RISPETTO ALL’ANNO PRECEDENTE 2007 +48,4% +44,5% +1,0% 2008 -1,1% -12,1% +4,5% 2009 -14,3% -15,3% +10,6% +16,7% -18,8% +22,9% +2,5% -0,9% +14,2% +12,9% -3,8% +4,9% VARIAZIONI ANNUALI DEI FLUSSI DI PRESENZE 2007 +43,4% +43,3% 2008 +2,3% -11,9% 2009 -16,2% -17,2% +16,7% -18,8% +22,9% +2,5% -0,9% +14,2% +12,3% -4,0% -0,4% -0,5% +4,2% +3,3% Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2006 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali, Roma, 2010). * I dati sono riferiti a tutti i film in distribuzione (e fino al 31 dicembre di ogni anno per quanto riguarda incassi e presenze), compresi i proseguimenti. La voce “Italia 100%” si riferisce solo ai prodotti interamente nazionali, ai quali si aggiungono quelli coprodotti con l’estero che confluiscono in “Totale Italia”; così come in “Totale estero” sono compendiati tutti i film di produzione estera, oltre a quelli di provenienza dagli Stati Uniti e dal resto d’Europa che sono qui segnalati separatamente per evidenziarne l’incidenza. virtù di un aumento del costo di una parte dei biglietti. Nello specifico quelli legati alle proiezioni in 3D di film come l’ultimo campione d’incasso, l’americano Avatar, che gli spettatori seguono attraverso particolari occhialini (al prezzo di 1 euro a spettacolo). La circostanza testimonia il potere d’attrazione della nuova tecnologia, tipica per ora dei blockbuster prodotti dalle majors statunitensi e appropriata solo a una certa fascia di sale, quelle con schermi digitali e tecnologicamente più avanzate, in dotazione a un numero di complessi multisala assai ristretto rispetto al parco-impianti che caratterizza il mercato dell’esercizio. In questa ottica affiora così anche la chiave di lettura delle minacce o delle opportunità che possono profilarsi davanti ai film italiani, dopo un’ultima stagione un po’ in sordina: 294 i titoli made in Italy programmati in sala nel 2009 contro i 288 del 2008 (115 rispetto a 130 quelli in prima uscita) ma con un monte ricavi da incassi calato vistosamente del 15,3%, tale da far scendere la loro quota di mercato dal 28,4% al 23,4% in confronto alle pellicole d’importazione e interrompendo soprattutto, in maniera vistosa, il trend positivo degli anni precedenti. Quello distributivo è il comparto che gestisce materialmente il flusso di denaro frutto della spesa di consumo del pubblico e che, attraverso successive e graduali ripartizioni, risale poi in capo a tutto il sistema della cinematografia, verso la testa della filiera. In forza di questa funzione di catalizzazione il numero di imprese distributrici si è sempre mantenuto molto contenuto, rafforzandone così progressivamente il potere negoziale nei confronti dei committenti a monte del settore e degli esercenti a valle. Una posizione di forza che i grandi produttori di Hollywood hanno intercettato sul nascere, assorbendo i principali distributori negli Stati Uniti e diventando diretti responsabili | 135 TAB. 29 TUTTI I FILM DISTRIBUITI SUL MERCATO IN ITALIA DAL 1999 AL 2005 Nazionalità dei film 1999 Italia Europa Stati Uniti Totale Estero TOTALE GENERALE Distribuiti Quota Prime uscite Quota Prime su totale 185 138 301 439 624 29,6% 22,4% 48,0% 70,4% 100,0% 100 104 174 278 378 26,5% 27,5% 46,0% 73,5% 100,0% 54,0% 74,2% 57,8% 63,0% 60,3% 2000 Italia Europa Stati Uniti Totale Estero TOTALE GENERALE 176 132 342 474 650 27,0% 20,4% 52,6% 73,0% 100,0% 86 87 195 282 367 23,4% 23,5% 53,1% 76,6% 100,0% 48,8% 65,9% 57,0% 59,5% 56,4% 2001 Italia Europa Stati Uniti Totale Estero TOTALE GENERALE 188 136 326 462 650 28,9% 20,9% 50,2% 71,1% 100,0% 106 89 174 263 369 28,8% 24,1% 47,1% 71,2% 100,0% 56,4% 65,4% 53,3% 56,9% 56,7% 2002 Italia Europa Stati Uniti Totale Estero TOTALE GENERALE 216 147 301 448 664 32,6% 22,1% 45,3% 70,4% 100,0% 114 83 171 254 368 44,9% 32,6% 67,3% 69,0% 100,0% 52,7% 56,4% 56,8% 56,7% 55,4% 2003 Italia Europa Stati Uniti Totale Estero TOTALE GENERALE 238 155 327 482 720 33,0% 21,5% 45,4% 66,9% 100,0% 113 97 177 274 387 29,3% 25,0% 45,7% 70,7% 100,0% 47,4% 62,5% 54,1% 56,8% 53,7% 2004 Italia Europa Stati Uniti Totale Estero TOTALE GENERALE - - 104 45 152 265 369 28,2% 12,2% 41,2% 71,8% 100,0% - 2005 Italia Europa Stati Uniti Totale Estero TOTALE GENERALE - 24,7% 19,6% 53,8% 75,3% 100,0% 98 62 166 294 392 25,0% 15,8% 42,3% 75,0% 100,0% - Fonte: Elaborazione da: “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2006 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali, Roma, 2010). 136 | TAB. 30 TUTTI I FILM DISTRIBUITI SUL MERCATO IN ITALIA DAL 2006 AL 2009 Nazionalità dei film 2006 Italia 100% Coproduzioni Totale Italia Europa Stati Uniti Altri paesi Totale Estero TOTALE GENERALE Distribuiti Quota Prime uscite Quota Prime su totale 209 89 298 242 330 90 662 960 21,8% 9,3% 31,1% 25,3% 34,3% 9,3% 68,9% 100,0% 100 53 161 71 285 385 26,0% 13,8% 41,8% 18,4% 74,0% 100,0% 33,5% 21,9% 48,8% 78,9% 43,0% 40,1% 2007 Italia 100% Coproduzioni Totale Italia Europa Stati Uniti Altri paesi Totale Estero TOTALE GENERALE 195 73 268 234 317 68 619 887 22,0% 8,2% 30,2% 26,4% 35,8% 7,6% 69,8% 100,0% 110 51 154 55 260 370 29,7% 13,8% 41,7% 14,8% 70,3% 100,0% 41,0% 21,8% 48,6% 80,9% 42,0% 41,7% 2008 Italia 100% Coproduzioni Totale Italia Europa Stati Uniti Altri paesi Totale Estero TOTALE GENERALE 214 74 288 196 300 61 557 845 25,3% 8,7% 34,0% 23,2% 35,5% 7,3% 66,0% 100,0% 130 43 163 40 246 376 34,6% 11,4% 43,3% 10,6% 65,4% 100,0% 45,1% 21,9% 54,3% 65,6% 44,1% 44,5% 2009 Italia 100% Coproduzioni Totale Italia Europa Stati Uniti Altri paesi Totale Estero TOTALE GENERALE 225 69 294 189 313 61 563 857 26,3% 8,0% 34,3% 22,0% 36,6% 7,1% 65,7% 100,0% 115 36 159 45 240 355 32,4% 10,1% 44,8% 12,7% 67,6% 100,0% 39,1% 19,0% 18,8% 73,8% 42,6% 41,4% Fonte: Elaborazione da: “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2006 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali, Roma, 2010). della diffusione delle proprie opere fino a esportando poi questo modello di commercializzazione sui loro mercati esteri di riferimento, a cominciare dall’Europa. Soltanto in tempi relativamente vicini, quando i network della TV Rai e Mediaset sono entrati direttamente nel settore, i gruppi italiani sono riusciti a ritagliarsi uno spazio significativo, seguiti successivamente da altre case di produzione determinate a operare in prima persona e a gestire l’uscita dei propri film e in seconda istanza anche di altre case. | 137 TAB. 31 PRIME USCITE ITALIANE: CHI HA DISTRIBUITO I FILM MILIONARI Le case dei film italiani milionari Medusa Film 01 Distribution Filmauro Warner Bros. Italia Bim Distribuzione Lucky Red Mikado Universal Walt Disney Italia Eagle Pictures Fandango Distribuzione Moviemax Sacher Distribuzione Totale film italiani milionari Incassi di milioni dieuro Quota su totale Italia Milioni in media a film Film italiano leader Incasso film leader * Quota leader su italiani 2006 2007 2008 2009 2006-2009 6 6 2 3 1 1 1 20 9 9 3 3 1 1 1 1 1 29 11 8 2 3 1 1 1 1 28 10 8 2 1 1 2 24 36 31 9 7 3 3 3 3 2 1 1 1 1 101 101,49 85,48% 5,07 166,20 90,19% 5,73 142,30 85,52% 5,08 119,08 92,47% 4,96 529,08 81,62% 5,24 Filmauro 18,59 15,66% Filmauro 20,23 10,47% Filmauro 17,65 10,75% Filmauro 16,39 12,73% Filmauro 72,86 12,40% Fonte: Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri” anni solari 2006-2009 a cura dell’Ufficio studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali). * I film che guidano la classifica dei film italiani in prima uscita e con incassi superiori a 1 milione di euro nell’anno sono: Il mio miglior nemico per il 2006; Natale in crociera per il 2007; Natale a Rio per il 2008 e Natale a Beverly Hills per il 2009. La leadership esercitata attraverso le loro filiali europee dai grandi gruppi di Hollywood a integrazione verticale risulta ancora, chiaramente preponderante in termini di incassi nelle sale. Hanno selezionato nel tempo il numero di pellicole immesse complessivamente ogni anno sul mercato, ma per quanto riguarda il lancio delle prime visioni la loro influenza appare tuttora d’indubitabile solidità. In cinque detengono in costanza di rendimento una quota del 50%. Gli altri quattro maggiori operatori di marca italiana (se si include Eagle Pictures) si attestano da parte loro al 40%, mostrandosi peraltro fra le più attrezzate nel panorama europeo: fra le prime dieci realtà continentali per volume d’affari Medusa è quarta, 01 Distribution sesta ed Eagle Pictures settima. Nella sua posizione di agente intermediario, la distribuzione è il comparto cinematografico più snello, con poco più di 600 società attive contro le oltre 7.200 imprese di produzione (75,2% del totale di settore) con decine di migliaia di addetti e collaboratori diretti (l’80% dell’occupazione globale) e le 1.775 aziende dell’esercizio – pari al 18,5% di tutte le ragioni sociali – con l’altra rilevante porzione del personale (14,1%) settoriale. Ma quale collettore di incassi sui vari canali è al centro del processo di suddivisione delle risorse generate dalla domanda del pubblico. 138 | COMMISSIONI DI NOLEGGIO Le prassi di ripartizione seguono innumerevoli tipi di modulazioni e appare quindi assai difficile determinare i reali proventi dei suoi operatori.27 Rispetto agli incassi globali generati dalle sale dell’esercizio si assegna comunque in genere alla distribuzione una quota – consistente nelle commissioni di noleggio, cioè nella concessione dei diritti di sfruttamento, al netto dei costi per la stampa delle copie da distribuire e delle spese di promozione sostenute – compresa fra il 20% e il 30%. A fronte di entrate complessive della proiezione di 622,6 milioni di euro secondo le rilevazioni del campione Cinetel e di 636,6 milioni in base alle riscossioni SIAE, i ricavi netti si collocherebbero in una fascia compresa fra 125 e 190 milioni di euro l’anno.28 EXPORT Un’altra fonte di ricavi è rappresentata dalla circolazione nelle sale all’estero. In fatto di penetrazione sui mercati internazionali il film italiano non ha mai brillato molto e nonostante gli sforzi prodotti da parecchie iniziative promozionali condotte da diverse istitu- 27 28 Si tratta di un panorama variegato, in cui si possono distinguere quattro filoni principali cui ricondurre le diverse attività: 1. servizi di edizione e post-produzione propriamente detti, dove si concentrano gli operatori maggiori, di taglia medio-grande; 2. servizi alla realizzazione, relativi alle componenti scenografiche e fotografiche, alla preparazione dei costumi e alle forniture tecniche speciali; 3. organizzazione della produzione, sostanzialmente di consulenza e assistenza finanziaria e amministrativa al montaggio finanziario, nella vendita dei diritti, per la predisposizione del budget e dei piani di lavoro; 4. servizi creativi, che collaborano alla realizzazione degli effetti speciali e fotografici, di musiche e colonne sonore, delle coreografie e anche all’adattamento e alla revisione delle sceneggiature. Gran parte delle imprese maggiori – per il 45,5% con sede a Roma e per un ulteriore 18,5% a Milano – appartengono alla prima tipologia e contano per il 20,8% da 6 a 10 addetti e per il 20,3% su oltre 20 dipendenti a tempo indeterminato. Nella formula “somma fissa” o licenza flat fee, la casa di produzione non si assume il rischio di successo o insuccesso dell’opera e ne cede i diritti di sfruttamento – di solito ancor prima di avviarne la lavorazione - alla compagnia di distribuzione in cambio di un importo fisso (licenza) che può essere preventivato in tre forme differenti: costo pieno industriale, a copertura dei costi artistici e tecnici di realizzazione attribuibili all’opera; costo pieno aziendale, comprensivo di un ricarico a coprire anche le spese generali e gli interessi finanziari sull’investimento; cost-plus, con l’aggiunta cioè di un profitto predeterminato in valore assoluto. Con il sistema a percentuale del margine lordo invece il produttore si assume il rischio d’impresa. Può tuttavia scegliere se condividere o meno l’eventuale guadagno (appunto il margine lordo) con il distributore. In caso di assunzione completa il distributore – una volta stornata la licenza di noleggio agli esercenti - gli addebiterà soltanto le proprie spese e le proprie commissioni; in caso di condivisione il distributore gli accrediterà invece la parte di proventi corrispondenti alla sua quota di capitale investito. Di norma le imprese distributrici non hanno convenienza a detenere nella partnership meno del 50%, perché la sua commissione corrisponde generalmente al 30% del margine lordo e le spese di promozione, pubblicità e di diffusione fisica dell’opera che deve sostenere ammontano in media al 20% dello stesso margine lordo. | 139 TAB. 32 DA TRE ANNI SEMPRE FRA LE PRIME 20 SOCIETÀ DI DISTRIBUZIONE Numero di film distribuiti e quote di mercato Anno 2006 Numero Quota Anno 2007 Numero Quota Anno 2008 Numero Quota Anno 2009 Numero Quota FILIALI DELLE MAJOR ESTERE Universal-UIP Warner Bros. Sony Pictures Releasing Italia Walt Disney-Buena Vista Int. Italia 20th Century Fox 46 62 45 59 43 13,07% 7,45% 9,25% 12,03% 11,77% 49 13,11% 61 13,64% 45 6,35% 48 9,25% 45 11,00% 49 19,86% 60 9,59% 24 5,12% 31 7,74% 44 6,42% 58 63 52 37 37 13,34% 12,15% 11,19% 9,88% 9,32% COMPAGNIE ITALIANE Medusa Film 01 Distribution Eagle Pictures Filmauro Eagle Pictures Lucky Red Bim Distribuzione Moviemax Fandango Teodora Film Mikado Film Mediafilm Dnc Distribuzione 86 61 40 10 40 55 48 14 32 15 94 14 7 12,98% 9,49% 6,02% 8,18% 6,02% 0,84% 2,39% 1,09% 0,45% 0,18% 1,00% 0,79% 0,35% 75 17,33% 67 9,90% 42 3,68% 13 8,21% 42 3,68% 44 1,36% 43 0,87% 17 1,86% 26 0,10% 17 0,31% 70 1,56% 11 0,22% 11 0,26% 82 16,60% 70 11,20% 40 3,97% 8 8,04% 40 3,97% 44 2,92% 48 2,47% 21 2,37% 21 0,38% 15 0,33% 71 1,58% 17 0,07% 9 0,21% 6 70 33 5 33 49 48 22 16 16 46 7 - 14,10% 8,03% 6,74% 5,71% 6,74% 2,52% 2,49% 2,16% 0,42% 0,28% 0,27% 0,26% - Fonte: Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri”anni solari 2006- 2009 a cura dell’Ufficio studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali). zioni e associazioni non sono riuscite a contrastare questa debolezza. Appare decisiva in particolare l’assenza di linee di credito dedicate all’export filmico da parte delle banche italiane; strumento di cui dispongono invece i distributori stranieri. Sul piano operativo la produzione nazionale può contare ugualmente su un ristretto nucleo di società che si occupano esclusivamente dell’esportazione delle singole opere e della loro vendita e diffusione sui circuiti degli altri paesi. Per la natura frammentata dell’attività e per la mancanza di rilevazioni sulla programmazione nelle sale di altri paesi dei titoli delle diverse nazionalità, non si conoscono le reali dimensioni dell’export del cinema italiano. Soltanto di recente Media Salles, il centro studi cui è stato affidato per conto dell’UE il monitoraggio di tutte le strutture di proiezione continentali, ha avviato una rilevazione in via sperimentale per analizzare la circolazione dei film europei fuori dai rispettivi confini, attraverso le quali valutarne poi eventualmente l’incidenza in termini di incassi, anche se poi il fatturato da esportazione in cinematografia dipende in concreto dall’applicazione di una lunga e diversificata serie di diritti di sfruttamento, in base a contratti di concessione o licensing dalle tipologie più svariate (e spesso fissate di volta in volta in ragione delle caratteristiche dei film e dei rapporti di collaborazione fra case di produzione e compagnie di distribuzione). 140 | TAB. 33 LE STRUTTURE DELL’ESERCIZIO DI SALE CINEMATOGRAFICHE Impianti per tipologia 2005 2006 2007 2008 2009 Numero Quota Numero Quota Numero Quota Numero Quota Numero Quota MONOSALA Complessi Schermi 779 779 61,0% 25,8% 713 713 58,9% 23,3% 658 658 56,4% 21,2% 612 612 54,2% 19,5% 582 582 52,7% 18,1% TRA 2 E 4 SALE Complessi Schermi 403 - 31,6% - 325 864 26,9% 28,2% 329 884 28,2% 28,6% 324 875 28,7% 27,9% 312 845 28,3% 26,4% TRA 5 E 7 SALE Complessi Schermi 1.256 41,7% 69 405 5,7% 13,2% 71 418 6,1% 13,5% 80 470 7,1% 14,9% 91 536 8,2% 16,7% MULTIPLEX CON PIÙ DI 7 SALE Complessi 93 7,3% 103 8,5% 108 9,3% 113 10,0% 119 10,8% SCHERMI TOTALE STRUTTURE Complessi Schermi MEDIA SCHERMI 981 32,5% 1.080 35,3% 1.132 36,7% 1.184 37,7% 1.246 38,8% 1.275 3.016 100% 100% 1.210 3.062 100% 100% 1.166 3.092 100% 100% 1.129 3.141 100% 100% 1.104 3.208 100% 100% 2,36 2,53 2,64 2,78 2,90 Fonte: Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2005 al 2009) a cura dell’Ufficio studi/CED ANICA-Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali (Roma, 2010). CONTRIBUTI DELLO STATO Fra le azioni di natura istituzionale condotte per contrastare alcune difficili condizioni del mercato distributivo figura anche l’assegnazione di incentivi pubblici nell’ambito degli stanziamenti FUS. Ammesse ad accedere a questi contributi sono però soltanto le opere già riconosciute di interesse culturale o che hanno ricevuto i cosiddetti premi di qualità da parte dello stesso FUS. Nel 2008 le erogazioni – pari in totale a 1 milione di euro – sono state assegnate ad Aranciafilm, Moviemax Italia, 01 Distribution, Medusa Film, Warner Bros. Italia, Istituto Luce, Mikado Film, Nuvola Film e specificatamente per l’esportazione ad Adriana Chiesa Enterprises, leader delle società d’export italiane. SOSTEGNI UE In piena sintonia con la propria mission, è alla distribuzione che l’Unione europea riserva la quota maggiore delle risorse poste al servizio della crescita del cinema europeo. È proprio il canale distributivo che consente la circolazione delle opere europee da un paese all’altro e rappresenta un passaggio fondamentale nella competizione tra i film nazionali della comunità e quelli americani. Di conseguenza gli strumenti d’intervento in supporto alla diffusione nei due programmi Media ed Eurimages concentrano il 34% dei fondi e in 20 anni di attività sono andati a beneficio di oltre 3.800 società. | 141 DIFFUSIONE ALLARGATA Nonostante sia vitale per decretare il successo o meno di un’opera e che i risultati al botteghino siano assunti a standard d’interesse alla visione delle pellicole per il pubblico e ne condizionino lo sfruttamento successivo, il mercato nazionale o estero dell’esercizio non esaurisce il panorama della distribuzione cinematografica. Da tempo la diffusione del prodotto filmico ha sviluppato infatti altre importanti piattaforme distributive, legate alla gestione dei cosiddetti diritti secondari rispetto al circuito primario delle sale. Canali tanto importanti da consentire ricavi di valore anche triplo rispetto a quelli generati dagli incassi nell’esercizio e che vedono le case di produzione e distribuzione impegnate con una lunga serie di partner e di controparti: • il mercato della visione domestica a pagamento: home video a pagamento o a noleggio e Pay-Per-View, ossia i canali via satellite, digitali terrestri o via cavo a pagamento per singola visione nella formula VOD-video on demand; • quello televisivo propriamente detto: televisioni gratuite o commerciali free, TV a canone e Pay-TV, ossia network del digitale terrestre, satellitari o via cavo a pagamento in abbonamento; • la rete internet attraverso gli IPTV (internet provider) nella modalità VOD-video on demand, in connessione diretta o attraverso download; • le reti di telefonia mobile in visione gratuita, in cambio di pubblicità o a pagamento (cioè VOD). 13. La lotta di classe dell’esercizio Si è avuto modo di osservare che sul fronte della produzione il cinema italiano ha realizzato nel 2009 23 film in meno rispetto al 2008: in totale 131 contro 154 – con un differenziale pari al 14,9% – fra i quali quelli realizzati con soli capitali privati sono passati da 82 a 71 (-13,4%). Tuttavia è stato in grado di mettere in campo per ogni pellicola molti più investimenti, con incrementi medi del 9,6% sul complesso delle opere (che comprende anche quelle sostenute dai contributi dello stato) e del 10% per la produzione alimentata dalle sole risorse private. Nel passaggio al mercato della distribuzione tuttavia si è rilevato un quadro meno confortante: i titoli italiani programmati in sala nel 2009 sono risultati 294 contro i 288 del 2008 (+2,0%), mentre la loro quota di mercato al box office si è ridotta dal 28,4% al 23,4% in confronto alle pellicole d’importazione e in controtendenza all’andamento favorevole degli anni precedenti. Purtroppo il comparto dell’esercizio non apporta alcun elemento confortante a questo quadro. Perché nel panorama delle sale italiane il turnover dei complessi perpetua lo stesso andamento degli anni più recenti, che ha avuto nel fenomeno Avatar solo la sua ultima manifestazione. Come si può constatare cala il numero degli impianti – 25 in meno – e contestualmente cresce quello degli schermi: 67 in più. Le tipologie in più netta sofferenza sono quella sto142 | rica delle monosale, a quasi totale diffusione nei centri urbani, e quella degli esercizi da 2 a 4 sale, protagonista della prima fase di evoluzione del comparto, quando alla visione di una sola pellicola nella giornata ha cominciato ad affiancarsi una programmazione articolata su più titoli proiettati in contemporanea. Negli ultimi quattro anni le chiusure degli esercizi monosala ne hanno portato il numero da 779 a 582, con una perdita secca del 25,3%. Sembra così sempre più probabile che a fine 2010 la loro incidenza complessiva sul totale degli impianti possa arrivare ad attestarsi al di sotto del confine del 50%. Il segmento più vitale resta invece quello delle strutture da 4 a 7 sale, mentre le aperture di nuovi multiplex non accennano per ora ad accusare pause. Gli effetti più appariscenti di questo turnover vengono espressi dall’andamento degli incassi. Per la prima volta in assoluto la spesa del pubblico al botteghino dei tradizionali cinematografi a sala unica si colloca sotto il 10% del totale e nel frattempo quella negli esercizi da 2 a 4 sale si abbassa ancora di più sotto la soglia del 20%: dal 2009 non solo più in termini di incassi, ma anche di ingressi. Viceversa i multiplex, dopo aver oltrepassato la linea del 50% nel 2007, negli ultimi dodici mesi sono riusciti a compiere un altro progresso significativo, superando anche la quota del 55% dei ricavi da ingressi. TAB. 34 COME CAMBIANO I CIRCUITI DELL’ESERCIZIO E I FLUSSI DI PUBBLICO Tassi annui* Complessi Schermi Presenze Incassi MONOSALA 2007 2008 2009 -7,6% -7,0% -4,9% -7,6% -7,0% -4,9% +0,6% -18,6% -8,5% +0,5% -18,8% -6,1% TRA 2 E 4 SALE 2007 2008 2009 +1,2% -1,5% -3,7% +2,3% -1,0% -3,4% +8,3% -7,7% -8,2% +8,0% -7,4% -4,5% TRA 5 E 7 SALE 2007 2008 2009 +2,9% +12,7% +13,7% +1,2% +12,4% +14,0% +15,6% - 3,4% +8,2% +16,7% -3,0% +13,4% MULTIPLEX CON PIÙ DI 7 SALE 2007 2008 2009 +4,8% +4,2% +5,3% +4,8% +4.6% +6,0% +16,9% +1,3% +2,1% +17,4% +1,1% +8,1% TOTALE STRUTTURE * 2007 2008 2009 -3,6% -3,2% -2,2% +0,9% +1,6% +2,1% +12,3% -4,1% -0,3% +12,9% -3,8% +4,9% Fonte: Elaborazione da: “Il cinema italiano in numeri” (anni solari dal 2006 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali). * I dati sono riferiti a tutti i film in distribuzione (e fino al 31 dicembre di ogni anno per quanto riguarda incassi e presenze), compresi i proseguimenti. | 143 TAB. 35 Valori in euro MONOSALA Incassi Ingressi INCASSI E QUOTE DI MERCATO PER TIPOLOGIA DI STRUTTURE 2005 Milioni Quota 2006 Milioni Quota 2007 Milioni Quota 2008 Milioni Quota 2009 Milioni Quota 88,0 15,9 16,4% 17,5% 77,9 14,0 14,2% 15,2% 78,3 14,1 12,7% 13,6% 63,4 11,4 10,7% 11,5% 59,5 10,5 9,5% 10,6% TRA 2 E 4 SALE Incassi Ingressi 122,8 21,5 23,0% 23,9% 117,0 20,6 21,4% 22,4% 126,4 22,4 20,5% 21,6% 117,4 20,7 19,8% 20,8% 112,0 19,0 18,0% 19,2% TRA 5 E 7 SALE Incassi Ingressi 75,0 12,6 14,0% 13,9% 82,2 13,8 15,0% 15,0% 96,0 16,0 15,5% 15,4% 93,0 15,4 15,7% 15,5% 106,5 16,7 16,9% 16,9% MULTIPLEX CON PIÙ DI 7 SALE Incassi 251,2 46,7% Ingressi 40,5 44,7% 270,0 43,7 49,3% 47,4% 317,0 51,1 51,3% 49,3% 320,4 51,7 53,9% 52,1% 346,3 52,8 55,6% 53,3% TOTALE STRUTTURE * Incassi 537,0 Ingressi 90,6 547,2 92,2 100% 100% 617,7 103,6 100% 100% 594,2 99,4 100% 100% 623,4 99,0 100% 100% 100% 100% Fonte: Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri” (anni dal 2005 al 2009) a cura dell’Ufficio Sudi/CED ANICA. * Nelle somme totali di incassi e presenze sono compresi anche i risultati delle attività per festival e rassegne. Diventa evidente come sul mercato delle proiezioni al pubblico si stia consumando una “lotta di classe” fra grandi e piccoli complessi, che sta costando a questi ultimi pesanti quote di mercato. La loro perdita di competitività in termini di resa media per impianto e per schermo si perpetua ormai da tre stagioni e si profila difficilmente arrestabile. A giudicare dal ritmo con cui si susseguono le chiusure di tanti esercizi di lunga e onorata carriera nei centri storici delle città si direbbe che la loro gestione stia giungendo – quasi strutturalmente – ai limiti della profittabilità. All’erosione delle quote di mercato delle strutture minori si contrappone naturalmente l’espansione di quelle di maggiori dimensioni. Con un’evidenza densa di implicazioni per il cinema italiano. Nell’interpolazione di perdite e guadagni da parte delle varie fasce di strutture emerge infatti che il deficit di 9,3 milioni di euro di incassi rispetto al 2008 registrato nelle due classi inferiori è più che compensato dai guadagni dei grandi complessi, pari a 39,4 milioni, fino a generare un saldo finale positivo per tutto il circuito nazionale di 29,2 milioni nei confronti del 2008. Di quei 9,3 milioni di passivo accusati dalle due classi di esercizi minori, “soltanto” 3,9 vanno ascritti però ai monoschermo contro i 5,4 da addebitare a quelli da 2 a 4 sale; anche se il calo di spettatori dei primi è stato dell’ordine di 900 mila presenze contro un decremento negli ingressi dei secondi di poco superiore a 1,7 milioni e quindi quasi doppio. Viceversa, dei 39,4 milioni incassati in più dai grandi impianti, sono 25,9 quelli di pertinenza dei multiplex e 13,5 dei multisala da 5 a 7 schermi, in un rapporto quasi perfetto 144 | TAB. 36 PRESENZE E INCASSI: IL DIVERSO RENDIMENTO DI PICCOLI E GRANDI Medie in famiglia in euro e migliaia 2006 Impianto Schermo 2007 Impianto Schermo 2008 Impianto Schermo 2009 Impianto Schermo MONOSALA Incassi medi Ingressi medi 109,3 19,7 109,3 19,7 118,9 21,4 118,9 21,4 103,5 18,7 103,5 18,7 102,2 18,0 102,2 18,0 TRA 2 E 4 SALE Incassi medi Ingressi medi 360,2 63,6 135,5 23,9 385,1 68,2 143,3 25,4 362,3 63,9 134,1 23,6 359,1 60,9 132,6 22,5 TRA 5 E 7 SALE Incassi Ingressi 1.191,7 200,5 203,0 34,1 1.351,5 225,2 229,5 38,1 1.163,1 116,8 197,9 32,8 1.159,7 183,7 196,8 31,2 MULTIPLEX CON PIÙ DI 7 SALE Incassi 2.620,8 Ingressi 424,3 249,9 40,4 2.935,8 473,3 280,0 45,1 2.835,6 458,1 270,6 43,7 2.910,6 444,0 278,2 42,4 TOTALE STRUTTURE Incassi Ingressi 178,7 30,1 529,9 88,9 199,8 33,5 526,3 88,0 189,1 31,6 564,7 89,7 194,3 30,8 452,2 76,2 Fonte: Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri” 2006-2009 dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Roma, 2010). TAB. 37 CHI PERDE E CHI GUADAGNA MERCATO NEI SEGMENTI DELL’ESERCIZIO Variazioni annue 2006 2007 2008 2009 -12,2% -12,3% +0,5% +0,6% -18,8% -15,2% -6,1% -8,5% TRA 2 E 4 SALE Incassi Ingressi -2,9% -2,4% +8,0% +8,3% -7,4% -7,7% -4,5% -8,2% TRA 5 E 7 SALE Incassi Ingressi +9,1% +9,3% +16,7% +15,6% -3,0% -3,4% +13,4% +8,2% MULTIPLEX CON PIÙ DI 7 SALE Incassi Ingressi +6,7% +6,9% +17,4% +16,9% +1,1% +1,3% +8,1% +2,1% TOTALE STRUTTURE * Incassi Ingressi +1,7% +1,6% +12,9% +12,3% -3,8% -4,1% +4,9% -0,3% MONOSALA Incassi Ingressi Fonte: Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri” (anni dal 2005 al 2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA. * Nelle somme totali di incassi e presenze sono compresi anche i risultati delle attività per festival e rassegne. di due terzi contro uno. Eppure l’incremento di pubblico è stato pressoché identico; anzi, leggermente inferiore per i multiplex: 1,1 milioni contro 1,3 milioni. Significa che l’incasso pro capite per ogni biglietto staccato è corrisposto nel 2009 a un prezzo medio unitario a spettatore di 5,67 euro nei monoschermo; di 5,89 euro negli im| 145 pianti da 2 a 4 sale; di 6,31 euro nei multisala da 5 a 7 schermi; infine di 6,55 euro nei multiplex con più di 7 sale. 14. Pochi posti in sala per il film italiano Richiamandosi alle motivazioni della degradante redditività dei monosala e dell’impulso dato dai blockbuster in 3D alle grandi strutture tecnologicamente adeguate per la loro proiezione – in genere multiplex con schermi digitali – questi rapporti di valori per ogni singola visione sembrano segnalare a una prima analisi una struttura di mercato sempre meno congeniale al film italiano. Mentre il mercato totale nel 2009 è cresciuto in valore, il cinema nazionale ha in effetti archiviato a fine stagione il bilancio peggiore da molti anni a questa parte. Se le entrate da incassi si sono globalmente incrementate di 29,2 milioni di euro, i ricavi generati dai titoli italiani sono diminuiti di 26,65 milioni (meno 15,3%), mentre quelli delle altre opere straniere sono cresciuti di 55,47 milioni (+13,1%). Seguendo lo stesso trend, il pubblico della produzione domestica è dimagrito di 4,99 milioni di unità (-17,2%) mentre quello dei film di nazionalità diversa ha sommato 4,66 milioni di spettatori in più (+6,6% sul 2008). I regressi interessano tutte le tipologie di struttura, ma in misure percentualmente più accentuate i circuiti di proiezione di minori dimensioni, quelli che storicamente preferiTAB. 38 QUANTO PUBBLICO RACCOLGONO I FILM ITALIANI Risultati dei film nelle sale* Presenze in milioni di spettatori 2006 2007 2008 2009 Quota sul totale presenze in tutte le sale 2006 2007 2008 2009 MONOSALA Film italiani Altri film 4,84 9,21 6,13 7,95 4,49 6,97 3,72 6,77 21,0% 13,3% 18,6% 11,3% 15,4% 9,9% 15,5% 9,0% TRA 2 E 4 SALE Film italiani Altri film 6,28 14,39 8,55 13,89 7,35 13,37 5,62 13,39 27,2% 20,9% 25,8% 19,7% 25,3% 19,0% 23,3% 17,9% TRA 5 E 7 SALE Film italiani Altri film 3,29 10,54 4,75 11,45 4,28 11,17 3,79 12,93 14,3% 15,2% 14,4% 15,9% 14,7% 15,9% 15,7% 17,2% MULTIPLEX CON PIÙ DI 7 SALE Film italiani Altri film 8,66 35,06 13,61 37,41 12,97 38,78 10,97 41,88 37,5% 50,6% 41,2% 53,1% 44,6% 55,2% 45,5% 55,9% TOTALE STRUTTURE Film italiani Altri film 23,07 69,20 33,04 70,60 29,09 70,31 24,10 74,97 25,0% 75,0% 31,9% 68,1% 29,3% 70,7% 24,3% 75,7% Fonte dell’elaborazione: “Il cinema italiano in numeri” (anni solari2006-2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA. *I dati sono riferiti a tutti i film in distribuzione, compresi i proseguimenti, e alle presenze rilevate fino al 31 dicembre di ogni anno. 146 | scono impostare la loro programmazione proprio sul film italiano che vi cumula il 38,8% delle proprie presenze (contro il 28,9% degli altri film) e il 36,4% dei suoi incassi globali (a fronte del 24,8% delle pellicole di produzione estera). Si realizza in sostanza per il cinema italiano un graduale e diffuso indebolimento nelle aree di maggiore e tradizionale riferimento, dove la densità delle strutture risulta in continua rarefazione e la resa delle visioni sconta differenziali di valore nei prezzi di ogni singolo biglietto che vanno da 40 a 80 centesimi. Per quanto attiene all’ultima stagione, in verità, la risposta del pubblico all’offerta di cinema nazionale è stata con ogni probabilità condizionata da una circostanza di natura artistica. Dei cineasti italiani più quotati e con maggiore seguito di pubblico, che firmano pellicole capaci di ottenere in media dall’esercizio incassi di 4-5 milioni di euro, quasi nessuno gira un film ogni dodici mesi. Ma ogni anno, a rotazione, esce qualche loro opera. Nel 2009 invece non vi è stato praticamente turnover e le ripercussioni sembrano essersi fatti sentire, come proverebbe la ripresa registrata nei mesi iniziali del 2010 quando nel carnet di prime uscite sono tornati a proporsi i film di alcuni di questi registi. Nella competizione del film italiano con la produzione estera, che ha il suo reale focus nel confronto con il cinema delle majors Usa, l’evoluzione del mercato dell’esercizio resta comunque centrale, perché è sua la catch area decisiva. Il bacino di spettatori che raccoglie è quello di prima istanza, dove maturano – dopo gli investimenti per la produzione e la realizzazione delle opere – i primi ritorni economici per tutto il settore e per i suoi addetti e che è in grado di influenzare poi l’accoglimento e la fortuna economica delle pellicole anche negli altri canali distributivi e sulle altre piattaforme di consumo. Si sa che la conformazione della cosiddetta rete di vendita è in grado a lungo termine di determinare anche i contenuti dell’offerta. Per fare un esempio, che potrebbe sembrare irriguardoso, basta pensare al cammino parallelo che i mall del cinema moderno stanno compiendo sulle orme del percorso che ha portato la grande distribuzione di alimentari e grocery all’attuale espansione nelle cinture urbane di tutte le città. Ci si può anche soffermare sulla forza di sistema, paradigmatica pure per i più elementari manuali di marketing, che supermercati e megastore hanno esercitato sulle grandi imprese fornitrici attraverso le loro esigenze di standardizzazione di pesi e volumi dei prodotti, di confezionamento e packaging, di imponente sostegno promozionale a marche e merci, di massiccia presenza nei punti vendita con un’imprescindibile ma estremamente mirata offerta di alternative. Intanto i centri urbani hanno visto chiudere i piccoli esercizi di prodotti alimentari e generici per la casa, falcidiati dalla concorrenza, e il perentorio subentro di esercizi monomarca, ad alta caratterizzazione di brand e firme, per articoli, capi e merci a prezzi di fascia più elevata. Il problema per la cinematografia europea, e soprattutto per quelle italiana e francese, è che il film d’autore, di contenuti, richiede in ogni caso risorse e investimenti non trascurabili, che trovano sempre meno compatibilità con una “rete di vendita” – dedicata alla programmazione di qualità – in continua e pericolosa fase di dimagrimento, debilitata anche nei suoi residui margini di redditività e profittabilità. | 147 TAB. 39 Risultati dei film nelle sale COME SI DIVIDE IL PUBBLICO DEL FILM ITALIANO IN SALA Anno 2006 Impianto Schermo Anno 2007 Impianto Schermo Anno 2008 Impianto Schermo Anno 2009 Impianto Schermo Film italiani Altri film 6,78 12,91 SPETTATORI IN MEDIA DEI MONOSALA NELL’ANNO 6,78 9,31 9,31 7,33 7,33 12,91 12,08 12,08 11,39 11,39 6,40 11,63 6,40 11,63 Film italiani Altri film PRESENZE MEDIE ANNUE NEI COMPLESSI TRA 2 E 4 SALE 19,33 7,27 25,99 9,67 22,68 8,39 44,27 16,65 42,22 15,71 41,26 15,28 17,99 42,91 6,64 15,84 Film italiani Altri film MEDIA DEGLI INGRESSI ANNUI NEI COMPLESSI TRA 5 E 7 SALE 47,78 8,14 66,92 11,36 59,44 9,09 152,75 26,02 161,27 27,39 139,62 23,76 41,70 142,08 7,08 24,12 Film italiani Altri film PRESENZE MEDIE ANNUE NEI MULTIPLEX CON PIÙ DI 7 SALE 84,05 8,01 126,03 12,02 114,85 10,96 340,39 32,46 346,39 33,05 343,18 32,75 92,11 351,93 8,80 33,64 Film italiani Altri film INGRESSI MEDI DELL’ANNO NEL COMPLESSO DELLE STRUTTURE 19,06 7,53 28,34 10,68 25,77 9,26 57,19 22,60 60,55 22,85 62,27 22,38 21,83 67,90 7,51 23,37 Fonte: Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri” 2006-2009 dell’Ufficio studi/Ced Anica (Roma, 2010). Nella configurazione del circuito dell’esercizio – essenziale per determinare l’accountability delle opere verso tutte le altre piattaforme e modalità di consumo, moltiplicatrici dei ricavi – si rispecchia in sostanza l’evoluzione del cinema nazionale, teso a sostenere gli investimenti nella propria produzione e a cercare risorse complementari (tuttavia essenziali per far convergere nel budget di progetto tutti i capitali necessari), così come a coltivare il proprio dna espressivo del film d’autore popolare, in una competizione di mercato dove l’aggressività della concorrenza è propria del sistema dell’attuale cinematografia internazionale. INVESTIMENTI IMMOBILIARI Il processo che ha ridisegnato il paesaggio della proiezione in sala è stato sospinto dall’enorme flusso di capitali che i cosiddetti developer – banche d’affari, fondi d’investimento e di private equity, in genere anglo-americani, in connessione con società finanziarie, gruppi immobiliari e di costruzioni italiani – hanno convogliato a partire dalla metà degli anni Novanta verso i grandi complessi multischermo capaci di generare ritorni economici superiori e molto più rapidi rispetto ad altre iniziative e opportunità d’investimento.29 29 148 | Cinetel è una società di rilevazione costituita pariteticamente dall’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) e dall’Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali). TAB. 40 DOVE FANNO PIÙ INCASSI I FILM ITALIANI E STRANIERI Risultati dei film nelle sale* Incassi annui in milioni di euro 2006 2007 2008 2009 Quota sul totale incassi in tutte le sale 2006 2007 2008 2009 MONOSALA Film italiani Altri film 26,94 50,99 33,89 44,21 24,65 38,74 20,78 38,72 19,9% 12,4% 12,7% 10,5% 14,3% 9,2% 14,3% 8,1% TRA 2 E 4 SALE Film italiani Altri film 35,33 81,74 48,18 78,55 41,51 75,87 32,14 79,92 26,1% 19,8% 20,5% 18,6% 24,2% 17,9% 22,1% 16,7% TRA 5 E 7 SALE Film italiani Altri film 19,62 62,71 28,64 67,42 25,71 67,34 23,15 82,39 14,5% 15,2% 15,5% 15,9% 15,0% 16,0% 15,9% 17,2% MULTIPLEX CON PIÙ DI 7 SALE Film italiani 53,48 Altri film 216,38 84,82 232,35 79,98 240,45 69,53 276,84 39,5% 52,6% 51,3% 54,9% 46,5% 56,9% 47,8% 57,9% TOTALE STRUTTURE Film italiani Altri film 195,53 422,32 171,85 422,40 145,60 477,87 24,8% 75,2% 31,7% 68,3% 28,9% 71,1% 23,4% 76,6% 135,37 411,82 Fonte: Elaborazione “Il cinema italiano in numeri” (anni solari 2006-2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali). * I dati sono riferiti a tutti i film in distribuzione, compresi i proseguimenti, e alle presenze rilevate fino al 31 dicembre di ogni anno. TAB. 41 Risultati dei film nelle sale* MONOSALA Film italiani Altri film LE QUATTRO STAGIONI DEL FILM ITALIANO IN SALA Variazioni annue degli spettatori 2006 2007 2008 2009 Variazioni annue degli incassi realizzati 2006 2007 2008 2009 -9,4% -12,8% +27,0% -13,6% -26,8% -14,9% -17,0% -3,0% -8,9% -14,6% +26,0% -13,3% -27,3% -12,4% -15,7% -0,1% TRA 2 E 4 SALE Film italiani Altri film -1,6% -4,0% +35,8% -7,0% -14,1% -3,7% -23,6% +0,1% -3,0% -4,6% +36,1% -3,9% -13,8% -3,4% -22,6% +5,3% TRA 5 E 7 SALE Film italiani Altri film +13,4% +7,7% +44,1% +6,7% -10,0% -0,6% -11,2% +15,6% +12,1% +8,7% +46,0% +7,5% -10,2% -0,1% -10,0% +22,5% MULTIPLEX CON PIÙ DI 7 SALE Film italiani +9,6% Altri film +7,3% +57,2% +6,4% -4,6% +3,9% -15,5% +8,0% +9,0% +6,9% +58,6% +7,4% -5,7% +3,5% -13,1% +15,1% TOTALE STRUTTURE Film italiani Altri film +43,2% +2,0% -12,0% -0,4% -17,2% +6,6% +2,0% +1,8% +44,4% +2,5% -12,1% -0,1% -15,5% +13,1% +2,4% +1,5% Fonte dell’elaborazione: “Il cinema italiano in numeri” (anni solari 2006-2009) a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA. * I dati sono riferiti a tutti i film in distribuzione, compresi i proseguimenti, e alle presenze rilevate fino al 31 dicembre di ogni anno. | 149 Si calcola che nei precedenti 15 anni siano stati investiti in Italia oltre 3 miliardi di euro. Nel 2009 hanno avviato la loro attività altre 17 strutture delle maggiori dimensioni: 11 da cinque a sette sale e sei multiplex, per un valore in ordine al solo patrimonio immobiliare di circa 160 milioni di euro. INNOVAZIONE TECNOLOGICA In questa evoluzione recita una parte in copione anche l’innovazione tecnologica che investe sia la fase di prevendita (servizi di prenotazione telefonica o via internet) sia soprattutto le modalità di proiezione. Il D-cinema sta rendendo sempre più sofisticata la visione nei complessi di ultima generazione, quali appunto i multiplex, ma consente anche la trasmissione via satellite dei film – eliminando i costi di stampa, trasporto e assicurazione delle copie da noleggiare, con risparmi dell’ordine del 20%-30% per l’esercente – e degli spot pubblicitari. In Italia la prima esperienza sul campo è già in corso da alcuni anni, frutto della collaborazione tra l’ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) e alcuni investitori privati (Strategia Italia SGR, Piemontech, Club degli Investitori) con il supporto tecnologico del centro studi e ricerche della Rai di Torino. La joint venture ha dato vita a Microcircuito, un network di 27 sale localizzate prevalentemente al Nord, che dispongono complessivamente di 8 mila posti, è stata anche la prima a proiettare in diretta concerti dal vivo e avvenimenti sportivi internazionali, in una formula alternativa d’uso dei complessi associati con positivi riscontri di pubblico. INCENTIVI PUBBLICI Per consentire la riqualificazione e il rinnovo dell’esercizio il programma di intervento del FUS-Fondo Unico per lo Spettacolo prevede da anni l’erogazione di risorse finalizzate alla «realizzazione di nuove sale cinematografiche, la ristrutturazione di sale esistenti, l’adeguamento strutturale e tecnologico degli impianti», concedendo contributi in conto capitale (parametrati in base alle tipologie e dimensioni degli interventi) o in conto interessi per diminuire gli oneri complessivi dei mutui contratti per finanziare le opere di riconversione, con importi massimi crescenti con l’aumentare del numero degli schermi per ogni complesso interessato. Alternative l’una all’altra, le due forme di incentivazione prevedono un’integrazione supplementare quando riguardano l’attivazione di complessi di proiezione in comuni con meno di 10 mila abitanti oppure la trasformazione in multisala degli esercizi dei comuni con meno di 20 mila abitanti e allo scopo di promuovere e favorire la diffusione della cinematografia nazionale nei confronti del prevalente influsso delle majors, è previsto in entrambi i casi che il gestore si impegni a programmare una determinata quota di film italiani o di produzione europea. Nel 2008 sono stati assegnati stanziamenti in conto capitale per 6,859 milioni di euro a favore di 143 interventi di ristrutturazione, per importi in larga maggioranza abbastanza contenuti (l’ammontare medio è pari a 47,9 mila euro), ma in alcuni casi particolarmente 150 | TAB. 42 Risultati dei film nelle sale QUALI INCASSI PRODUCONO I FILM ITALIANI NELLE SALE 2006 Impianto Schermo MEDIA DEGLI INCASSI NEI MONOSALA Film italiani 37,8 37,8 Altri film 71,5 71,5 2007 Impianto Schermo 2008 Impianto Schermo 2009 Impianto Schermo 51,5 67,2 51,5 67,2 40,2 63,3 40,2 63,3 35,7 66,5 35,7 66,5 INCASSI MEDI NEI COMPLESSI TRA 2 E 4 SALE Film italiani 108,6 40,8 146,4 Altri film 251,5 94,6 238,7 54,4 88,8 128,1 234,1 47,4 86,7 103,0 256,1 38,0 94,5 INCASSI MEDI NEGLI IMPIANTI TRA 5 E 7 SALE Film italiani 284,2 48,4 403,3 Altri film 908,8 154,8 949,5 68,5 161,3 321,3 841,7 54,6 143,2 254,3 905,4 43,2 153,7 INCASSI MEDI NEI MULTIPLEX CON PIÙ DI 7 SALE Film italiani 519,3 49,5 785,4 Altri film 2.100,7 200,3 2.151,4 74,9 205,2 707,8 2.177,9 67,5 203,0 584,3 2.326,4 55,8 222,3 MEDIA DEGLI INCASSI GENERALI DELLE STRUTTURE Film italiani 111,8 44,2 167,6 Altri film 340,3 134,5 362,2 63,2 136,6 152,2 374,1 54,7 134,5 131,8 432,8 45,4 148,9 Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri” 2006-2009 dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Roma, 2010). consistenti: quattro sono compresi fra 622 e 871 mila euro; tre fra 434 e 621 mila; cinque fra 126 e 433 mila euro. Per accedere ai contributi in conto interessi al fine di diminuire il costo del servizio del debito sono state invece avanzate soltanto nove richieste. «Tale tipologia è scarsamente utilizzata», spiega il rapporto annuale del FUS, che tuttavia aggiunge, «ma nessuna è stata saldata per mancanza da parte della pubblica amministrazione di fondi». 15. Quanti Cinema Paradiso da salvare Un’altra porzione di risorse rientra invece nell’ambito degli interventi di supporto alle iniziative di promozione e riguarda gli esercizi riconosciuti dalla Direzione Generale del Cinema del Mibac come sale d’essai, categoria in cui vengono ricomprese anche le oltre mille sale parrocchiali del circuito cattolico. Si tratta della rete di strutture che completa la disponibilità nazionale di posti nelle sale di proiezione, dal momento che il cosiddetto esercizio commerciale vi conferisce soltanto per circa il 45%: il 26% con i 582 monoschermo rimasti in attività e il 19% con 522 multisala, con una media complessiva di 670 poltrone a complesso (137 per ogni schermo). La concessione degli aiuti – in conto capitale, ossia a fondo perduto – tende soprattutto a sostenerne l’attività in nome dell’attenzione dedicata alla diffusione del cinema di qualità e riguarda importi unitari in verità esigui. Nel 2008 il finanziamento com| 151 TAB. 43 Disponibilità di sale per la proiezione Campione Cinetel Cinema d’essai Sale parrocchiali TOTALE GENERALE COMPLESSO DEI PRINCIPALI CIRCUITI DI PROIEZIONE IN ITALIA Tipologia di sale Monosala Multisala 612 828 1.050 2.490 517 2 519 Schermi attivi Altri schermi Sempre 120 giorni 3.141 355 3.496 425 500 925 Complesso Meno di 120 giorni Sale Schermi 403 150 603 1.129 828 1.050 2.957 3.141 828 1.055 5.024 plessivo è ammontato a 3 milioni di euro e sono state accolte 828 domande – corrispondenti a quasi la metà di tutta la platea interessata – per un importo medio unitario di 3.623 euro. Fra le agevolazioni pubbliche rientrano pure le misure di sostegno adottate da alcune regioni per finanziare la digitalizzazione degli schermi o per salvaguardare – è il caso della Puglia – gli esercizi storici dei centri cittadini. Alla diffusione delle nuove tecnologie digitali è rivolta anche una parte degli interventi del programma comunitario Europa Cinemas, ma l’entità dei contributi (al massimo 5 mila euro per schermo, quando il solo impianto di proiezione ne costa 100 mila) non appare del tutto incentivante, alla luce soprattutto della linea di credito per 65 milioni di euro concessa nel febbraio 2010 dalla BEI a XDC, l’impresa belga leader nella digitalizzazione delle sale e partner delle cinque majors Usa nello sviluppo del cinema 3D, per garantire finanziamenti decennali a tassi agevolati ai gestori che decidono di adeguare tecnologicamente i loro impianti. In un contesto diverso si collocano invece gli altri aiuti di Europa Cinemas, finalizzati a incentivare la programmazione di film europei, attraverso contributi progressivi che vanno da 15 mila euro per i monosale a 45 mila per i multischermo e assegnati per l’80% dell’importo in base al numero di proiezioni destinate alla programmazione di film europei, ma non nazionali, e per il 20% in ragione di quelle dedicate ai film europei per ragazzi, nel quadro di una nuova iniziativa comunitaria chiamata Jeune Public che si sta gradualmente affermando. ENTRATE DA INCASSI Il fatturato delle società di gestione corrisponde in pratica a quello che nell’ambiente del cinema viene usualmente definito “nettissimo di borderò”, la cui elaborazione è tuttavia frutto di una serie di variabili che ne rendono incerta una stima media di riferimento per tutte le realtà. In base agli accordi e ai contratti di licenza sottoscritti di volta in volta, la somma finale retrocessa alle compagnie di distribuzione viene infatti computata in percentuale sui ricavi netti di esercizio – detratti cioè diritti autoriali e Iva sui biglietti, che è pari al 10% e in contraddizione con il corrispettivo 20% applicato sul noleggio – in funzione però delle settimane di “tenitura” (per quelle successive alla prima di programmazione si applicano percentuali a scalare in progressione), del mix di distributori coinvolti, dell’inserimento o meno dei titoli da proiettare in un “pacchetto” preconfezionato di pellicole da affittare solo in blocco e così via. 152 | In via indicativa si può formulare un quadro di ripartizione che vede il comparto della proiezione rimandare il 40,4%-42,2% di quanto riscosso dal pubblico ai comparti della distribuzione, che a loro volta provvederanno poi a girare alla produzione la percentuale di sua pertinenza. Per quanto riguarda invece i gestori dei circuiti dell’esercizio si stima che la percentuale loro spettante sia compresa fra il 45,7% e il 47,5%, dal momento che dagli incassi lordi del botteghino devono essere portate in detrazione sia l’Iva al 10% sia i diritti d’autore SIAE (destinati agli artefici artistici dell’opera) pari al 2,10%. I proventi netti da incasso per i gestori delle sale e dei multischermo del campione Cinetel possono quindi essere mediamente calcolati nell’ordine di 290 milioni di euro. Per quanto riguarda la redditività delle strutture entrano poi in gioco due altri fattori. Il primo ovviamente riguarda l’incidenza dei costi di struttura (le spese in energia elettrica possono arrivare per esempio anche al 10%, mentre tessere e biglietti pesano per l’1%) e manutenzione, del personale (dal 10% al 15%), di marketing, di pulizia e così via. AREE DI BUSINESS Il secondo è legato invece alle aree di business collaterali, come la pubblicità in sala (il valore del contatto è di 0,30-0,50 euro a spettatore, più un minimo garantito), i servizi di prenotazione telefonica o via internet (da 0,5 a 1 euro a ticket), il servizio bar o ristorante che può apportare un 25% di fatturato aggiuntivo ai proventi da incasso (la spesa media è di 1,3 euro a spettatore; il margine di profitto sulle bevande gassate è pari al 25%, quello sui popcorn dell’8%), l’affitto delle sale per eventi o convegni (aumentando il giro d’affari complessivo anche del 10%), la gestione o la locazione di eventuali aree e corner di punti vendita e così via.30 In base alle rilevazioni della SIAE, che vigila anche su queste attività in quanto considerate “parte integrante di sedi di spettacoli e rappresentazioni a pagamento”, i business paralleli appaiono in continua crescita e valgono oltre 100 milioni di euro. La vendita di servizi e prodotti al pubblico che entra in sala genera attivi per 61,95 milioni, mentre introiti pubblicitari, sponsorizzazioni e altre attività apportano altri proventi per 38,06, andando a costituire un’ulteriore quota di fatturato del 15,7%. Il valore della produzione complessivo del comparto – entrate da incassi più ricavi dei business collaterali – salirebbe così in base alle stime disponibili a 390 milioni di euro. 30 La convenienza economica del business dei multicinema e dei multiplex si è espressa per gli investimenti immobiliari in rendimenti medi del 10,5%, superiore per esempio con uno spread dell’1,5% alla redditività assicurata dalla realizzazione dei centri commerciali, e in una “resa” del 15%-20% per l’operazione complessiva, con tempi di rientro peraltro limitati a 5-7 anni e ora in ulteriore avvicinamento al pay back period statunitense che è di 3-4 anni. Le strutture di nuova generazione sono complessi immobiliari da 30-40 mila metri quadrati, di cui normalmente 25 mila di parcheggio, con volumetrie da 50 mila metri cubi di costruito, un’area coperta di almeno 4.500 metri quadrati e altri 1.500 di pavimentazione. Sono inoltre dotati di bar, gelaterie e pizzerie, negozi di musica e gadget, ospitano convegni, manifestazioni e spettacoli, “sostengono” la frequentazione contemporanea di almeno 6 mila persone. | 153 Quarta parte Grandi e piccoli protagonisti Rapporti di forza e valori a confronto CAPITOLO 6 “SE I PRODUTTORI FACESSERO A MODO LORO, SAREBBE COME LA COCA-COLA: QUELLA BOTTIGLIA VENDE? FACCIAMO UN MILIONE DI ALTRE BOTTIGLIE UGUALI” Rob Cohen, regista e produttore Gruppi e aziende: le principali realtà D ietro il mercato c’è l’industria e dietro le competizioni per conquistare quote di produzione e di consumo ci sono le attività d’impresa. Nella cinematografia d’Italia questo assioma si traduce da decenni nel confronto fra il film italiano e quello straniero, ossia soprattutto quello delle majors di Hollywood. Come si è visto nel quinto capitolo, la situazione attraversa una delicata fase di passaggio, con i cineasti nazionali impegnati in un’articolata evoluzione della raccolta di risorse, mentre le strutture di distribuzione e di vendita del settore sembrano accentuare la loro concentrazione verso i cosiddetti prodotti da gross market. Nel corrispondere al fattore di crescita determinante per le singole imprese, la ricerca dei punti di equilibrio fra compatibilità operative e condizioni di mercato diventa in sostanza, allo stato attuale, anche il nodo strategico per lo sviluppo di tutto il cinema italiano. Lo dimostra la sua pianta organica, dominata tradizionalmente – come nel resto dell’Europa e non è un’eccezione nemmeno per il resto del mondo – da un ristretto gruppo di società in grado di condizionare con il proprio andamento il trend generale e di esercitare conseguentemente un forte controllo sull’allocazione e sui flussi di destinazione delle risorse, influenzando così alla fine l’apertura o meno di nuove opportunità per tutti gli operatori, grandi o piccoli, vecchi o no che siano. Rispetto alla precedente edizione di questo rapporto, l’universo di riferimento delle realtà imprenditoriali e professionali del settore (definito allora quale punto di partenza) è rappresentato dalla selezione di un campione assai più ampio (650 contro 285 aziende), secondo l’obiettivo di qualificare ancora meglio il vasto arcipelago delle cosiddette indies, ossia di quel cinema indipendente che nella sua frammentazione caratterizza in modo indissolubile l’offerta cinematografica in Italia. Per quanto faticosamente tracciata, la mappa allargata degli assetti produttivi rafforza la loro immagine di apparato sostanzialmente frastagliato e polverizzato, dall’intrinseca debolezza. Allo stesso tempo ne evidenzia l’implicita vitalità, con la loro capacità di sostenere comunque una diffusione di opere originali e una proposta alternativa alla filmografia d’importazione. 1. Holding e gruppi dominanti La ricostruzione delle fonti di creazione dei valori economici del settore, ossia di chi e quanto dà vita al cinema, ne alimenta contenuti e business, contribuendo in definitiva a determinarne assetti, equilibri ed evoluzione, ribadisce senza dubbio, a grandi linee, la lettura convenzionale fornita dal mercato della domanda attraverso i risultati del box office e la frequenza del pubblico al botteghino. Dall’analisi dei bilanci societari condotta attraverso le banche dati delle Camere di Commercio traspare chiaramente la forza d’influenza che i maggiori operatori possono esercitare sul settore. In particolare, grazie al modello organizzativo e gestionale impostato su una struttura a rete, che con la presenza di proprie imprese nei vari comparti consente oltre a una pressoché completa autonomia produttiva anche un controllo esteso sul TAB. 1 Percentuali di imprese Produzione film e video Distribuzione film e video Proiezioni cinematografiche COMPLESSO SETTORE Media macrosettore Media Italia QUOTE DI AZIENDE APPARTENENTI A UN GRUPPO Situazione al 2002 2007 2008 3,8% 6,9% 7,1% 5,0% 2,6% 1,7% 3,8% 7,4% 8,2% 5,1% 3,3% 2,0% 3,5% 6,9% 8,2% 4,0% 3,5% 2,3% Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio – Il gruppo è definito con riferimento ai legami finanziari sussistenti fra holding capogruppo e rispettive controllate o collegate, risultanti dai bilanci depositati al Registro delle imprese – “Attività ricreative culturali e sportive” è, secondo la codifica Ateco, il macrosettore d‘appartenenza della cinematografia. 158 | sistema e penetrante sul mercato, nelle fasi sia di distribuzione sia di vendita diretta e indiretta (quale può essere considerata la cessione dei diritti sulla proprietà o sull’utilizzo delle opere realizzate). La quota di aziende di cinema appartenenti a un medesimo gruppo è in effetti superiore a quelle riscontrate in altre realtà imprenditoriali del paese nell’industria e nel terziario, anche se registra nell’ultimo periodo una certa flessione. Al di là della rilevazione statistica sul numero di imprese che fanno capo o sono legate finanziariamente a un medesimo gruppo, non si rivela tuttavia facile ricostruire le reali dimensioni economiche sia del fenomeno nel suo complesso sia del volume d’affari cumulato da ogni singola holding grazie alle attività realizzate nei diversi comparti. Circa la metà di queste “conglomerate” non redige infatti, oltre ai bilanci delle rispettive società, anche quello consolidato, ossia il rendiconto che riassume i ricavi ottenuti nel corso d’anno attraverso i vari assets aziendali e valuta i rapporti economici all’interno dello stesso gruppo. Stati patrimoniali e conti economici delle singole imprese non sono inoltre necessariamente uniformi. Nonostante la presenza di principi contabili fissati per legge e dalle normative amministrativa e fiscale, la loro interpretazione e applicazione – come insegna la pratica finanziaria – non sono mai univoche. In particolare per quanto si riferisce all’imputazione dei proventi secondo le diverse attività svolte. Dal momento che nessun repertorio riepiloga le cifre di fatturato di ogni azienda, occorre affidarsi di conseguenza a una rielaborazione, formalmente “empirica”, delle poste messe a bilancio attraverso uno screening dei rendiconti il più completo possibile e la successiva selezione delle società controllate o collegate finanziariamente ai rispettivi gruppi. In questo modo è stata redatta la tabella successiva che offre il quadro analitico delle principali realtà rappresentate dalle holding italiane ed estere presenti sul mercato nazionale, disponendole secondo l’ammontare dei rispettivi proventi. Non ha oggettive pretese di esaustività, tuttavia la stessa consuetudine di analisi finanziaria testimonia quanto sia fondamentale costruire un’iniziale classificazione specifica del campo di ricerca per trarne i principali elementi di valutazione. Fra le indicazioni generali che questo quadro di prima istanza fornisce sullo stato del cinema italiano emerge innanzitutto la reale dimensione delle sue attività economiche. Lo schema di graduatoria dei 64 gruppi individuati compendia infatti 144 ragioni sociali (con 30 sub-holding, comprensive a loro volta di un altro centinaio di unità operative) ed esprimono un valore della produzione complessivo vicino a 3.200 milioni di euro, pari in pratica a un quintuplo degli incassi annui registrati globalmente nelle sale del paese. Oltre che dimostrazione della relativa, specifica valenza dei risultati messi in evidenza al box office, il fatturato di queste holding è testimonianza anche della “copertura” molto parziale che la classificazione Ateco del Registro delle imprese – 4.290 milioni di euro per 9.919 imprese attive – è in grado di assicurare sull’effettiva consistenza economica delle attività realizzate in tutto il settore cinematografico. | 159 TAB. 2 IL TREND DEI FILM PRODOTTI SOLO CON CAPITALI ITALIANI Gruppi 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 160 | Rai ** Fininvest-Mediaset ** The Walt Disney Co. ** Paramount Motion Pict.Gr. Warner Bros. Ent. ** Thomson Holding Italy Quinta Comm. Italia Odeon & Uci Cinemas Kodak-K. Versamark Italia The News Corporation *** Filmauro *** Mondo H.E.-Mondo TV Rainbow-Straffi Gruppo Cattleya Pozzoli Group Sony Italia ** De Luxe Italia Holding B&D-De Agostini ** Italian Int. Hold-Lucisano IEG-Italian Ent. Group Bixio-Publispei Fandango-Procacci Mediacontech-Bleu Gold Gruppo Occhipinti FG Holding-Gr. Ferrero Universal St.-United Int. Pict. Circuito Cinema Roma Gruppo Giometti Gruppo Etabeta Iven-Colorado Gruppo Duradoni Hasbro Inv. Netherlands Cinecittà Luce Gruppo Quilleri Gruppo Panorama Bmz Services-Duplas A. Sefit spa Messaggerie Italiane ** Poccioni-Valsania Film Participation Gruppo Panalight Banzai-ePrice ** Bertelsmann ** Artech-Aegida Cicutto-Musini Minerva Pictures Group Attività P-D-S P-D-E P-D-S D P-D-E I P-D E D P-D P-D-E P-D P-D-I P-D I P-D I-S P-D P-D-E P-D-S P-S P-D S P-D P-E D E E S P-D D I P-D-S E P-D I-S S S P-D P-D I-S S D-S I P-D P Ricavi 2008 in euro Risultato in euro 593.073.461 363.305.169 210.072.714 193.221.455 155.334.340 129.801.907 116.572.134 91.472.249 84.309.080 78.588.201 74.805.671 71.556.000 67.472.671 64.071.177 62.050.087 60.517.845 59.446.151 56.173.564 54.517.702 50.323.585 44.427.699 42.091.297 34.100.000 32.644.308 30.579.358 25.852.262 22.651.886 22.273.846 20.433.286 20.154.479 20.143.345 18.334.196 16.211.531 15.753.999 13.786.935 12.755.519 12.219.482 11.848.515 10.975.498 10.269.199 8.929.665 8.310.610 8.007.677 7.329.816 6.840.459 6.441.623 31.625.644 20.378.974 7.329.746 -5.532.413 -646.612 4.253.357 1.646.041 -6.929.657 1.518.259 1.092.500 -3.322.640 -23.028.000 20.414.308 4.705.527 753.356 -3.577.700 2.185.704 -4.944.885 1.493.969 -6.568.219 406 1.192.428 1.510.000 -1.302.457 330.458 283.203 -431.373 10.685 265.751 819.254 -858.993 1.089.589 704.403 2.328.757 212 1.001.965 -112.915 1.608.035 73.871 -1.016.475 806.512 -307.843 -39.280 -890.248 9.343 -180.774 Addetti 328 515 562 1.462 168 412 77 696 208 219 98 170 26 254 77 158 76 135 314 81 240 45 187 80 14 55 61 15 33 21 73 7 11 9 52 35 4 segue segue TAB. 2 IL TREND DEI FILM PRODOTTI SOLO CON CAPITALI ITALIANI Gruppi Attività 47 Parenzo-Videa CDE 48 Air P. Television 49 Outline Group 50 Pathé-Vis Pathé 51 Gruppo Levi 52 Optical Media Group 53 Gruppo Draicchio 54 Gruppo Furlan 55 Gruppo Lumiq-Vrmm 56 Eurolab-CCS 57 Gruppo Sacher 58 Burgay Finanziaria ** 59 Gruppo Von Lorch 60 Staz. Marittima-Ipe 61 Gruppo Proedi-Jarach 62 Gruppo Bideri 63 Gruppo De Pedys 64 Studio Azzurro-E-tica I-S P-D S E P-D I-S P-D E P-S S P-D-E P-S P-D E P-S D-E-S D-E P Ricavi 2008 in euro Risultato in euro Addetti 6.415.597 5.768.833 5.188.403 4.919.293 4.804.843 4.648.215 3.927.084 3.817.079 3.767.241 3.526.645 3.261.995 3.237.235 2.655.339 2.271.337 2.175.771 2.169.538 1.951.988 1.882.122 -752.275 -541.947 69.790 17.433 176.210 -897.144 -263.639 -161.142 1.096.436 141.008 87.076 4.619 -102.162 -33.011 23.169 504.479 169.909 -59.300 20 30 36 3 21 14 37 37 16 15 4 8 Legenda: P – PRODUZIONE; D – DISTRIBUZIONE; E – ESERCIZIO; I – INDUSTRIA; S – SERVIZI Fonte: Elaborazione su dati e bilanci Cerved, Infocamere-Registro delle imprese e Borsa Italiana per le società quotate Rai, Mediaset e Mondo TV. * Il bilancio Mediaset è consolidato in quello della holding Fininvest ma non redige a sua volta un bilancio consolidato. ** I dati finanziari riportati corrispondono a quelli attinenti le sole attività cinematografiche (mentre il numero dei dipendenti – ove non si è dimostrato possibile ricostruirne la specifica ripartizione - è riferito al complesso delle attività). *** L’anno di esercizio di Sony, The News Corporation (20th Century Fox), Filmauro e Giometti non coincide con i dodici mesi di quello solare dall’1 gennaio al 31 dicembre e i rispettivi bilanci vengono chiusi il 31 marzo, il 31 maggio, il 30 giugno e il 31 agosto di ogni anno. Quale sintesi della composizione – con relativi assets - del mercato dell’offerta cinematografica e dei suoi leader, il ranking dei principali gruppi mostra anche come la statura dimensionale da autentica conglomerata si addica fondamentalmente soltanto alla prima metà dei suoi soggetti. Significa che la struttura di gruppo corrisponde in sostanza a una concezione della strategia di presenza sul mercato che può prescindere dalla relativa “grandezza” del business condotto e deriva generalmente da scelte ed esigenze di natura organizzativa, gestionale e talvolta finanziaria. In ragione della considerevole entità dei rispettivi volumi d’affari, la classificazione per gruppi pone poi in risalto la leadership delle due majors nazionali, Rai e Fininvest-Mediaset, con quest’ultima che opera a tutto campo, esercizio compreso, pur nella nuova veste di secondo azionista al 49%. È una posizione di forza che ha peraltro il suo contraltare nella presenza, ai successivi otto posti, di soggetti esclusivamente esteri (solo Quinta Communications conta una significativa componente italiana con la casa di produzione Eagle Pictures). Tuttavia seguono altre 12 holding nazionali, in una successione che, seppure inframmezzata dall’inserimento di Sony e De Luxe, testimonia la formazione di un nucleo di mini-majors in grado di assumere | 161 in prospettiva – se supportate da contesti e condizioni favorevoli – assetti e ruoli di rilevanza internazionale. Sono peraltro significative le quote di attività all’estero che contribuiscono al giro d’affari complessivo realizzato dai primi gruppi italiani: Mediaset opera soprattutto in Spagna con Telecinco; Rainbow realizza oltre confine il 42,6% del fatturato; l’export di Pozzoli è pari addirittura al 70%; B&D (Boroli-Drago)-De Agostini è azionista della casa di produzione inglese RDF ed è presente direttamente in Spagna con Antena 3 e con la joint venture Planeta; Mondo HE e TV vanta consociate negli altri tre principali mercati europei. Fra le presenze di rilievo in campo nazionale si potrebbe virtualmente annoverare anche la holding Sintonia della famiglia Benetton, che con la finanziaria 21 Investimenti ha acquisito il 51% dei circuiti multisala sia di Medusa-R.T.I. sia di Warner Bros. (venditrice di Warner Village), alleandosi con la stessa Mediaset, partner appunto ora al 49% della neonata The Space Cinema. Si tratta di una delle più rilevanti operazioni cui il settore ha assistito negli ultimi dieci anni e che proietta la galassia Benetton – prima di allora presente solo con alcune produzioni documentaristiche di Fabrica – fra i principali protagonisti del mercato nazionale. Dal punto di vista patrimoniale The Space Cinema consuma però il suo primo esercizio solo con il 2010 e non può ancora rientrare quindi in un’analisi di mercato basata sugli ultimi bilanci già disponibili. Anche fra le majors statunitensi si è consumato a fine 2009 un clamoroso deal dal valore di 18,5 miliardi di euro con l’acquisto da parte della corporate di comunicazione Comcast del 51% di Nbc-Universal, la sub-holding in cui General Electric Company aveva fatto confluire tutte le sue innumerevoli attività nei media e di intrattenimento, a partire dal network televisivo Nbc e dagli Universal Studios (21,9 miliardi di euro di fatturato). Anche in questo caso – dove Comcast aderisce al classico modello d’integrazione multimediale già adottato per quanto riguarda l’Italia da Rai e Mediaset – gli effetti patrimoniali e finanziari dell’operazione si rifletteranno tuttavia nei report futuri, a 2010 concluso. In merito alle specifiche connotazioni e agli elementi che caratterizzano l’evoluzione dei vari gruppi protagonisti della cinematografia del paese vi sono altri aspetti e dati che si prestano ad alcuni approfondimenti, ma appare utile per unitarietà d’osservazione riportarli – a partire dalla nuova fase di sviluppo di Cinecittà Luce, che proprio fra il 2008 e il 2009 ha visto concretizzarsi i passaggi più importanti, come la formalizzazione del processo di privatizzazione di Cinecittà Studios e Cinecittà Entertainment – in appendice. Resta semmai da segnalare come il panorama dei gruppi sia composto in prevalenza da holding attive nella produzione e ancor più nella distribuzione, registrando nella prima fascia la sola presenza di Odeon & UCI Cinemas (controllata dalla franco-belga Europalaces) nonostante l’attività dell’esercizio sia connaturale a una struttura organizzativa a circuito, che consente modelli gestionali comuni e permette di pianificare e diversificare con una certa regolarità le programmazioni su più sale e schermi. Nel 162 | caso di complessi dedicati esclusivamente alla proiezione, il volume d’affari appare generalmente contenuto rispetto alle dimensioni dei fatturati che le conglomerate attive in altri comparti registrano nei propri conti economici. 2. Le società operative e i leader Ai 64 gruppi individuati nel campione di riferimento fanno capo 144 società e come detto molte di queste vantano a loro volta strutture da sub-holding, con ricavi superiori in certi casi a quelli di altre autentiche holding. Il panorama delle singole società operative di maggiore impatto estratto dal campione abbraccia quindi in parte attività che ricadono nel “recinto” delle holding e dei cosiddetti gruppi dominanti – ben 36, ad esempio, sulle prime 30 – ma è proprio la scomposizione per singole ragioni sociali a delineare i reali rapporti dimensionali in un settore così esteso e per questo tanto variegato e polverizzato alla base quanto polarizzato al vertice, nei suoi esponenti più sviluppati. Anche a livello di singoli brand si ripropone in sostanza la constatazione esposta in apertura, a proposito dell’effettivo volume degli affari e della produzione generato dalla cinematografia in Italia rispetto ai dati correnti. Se a proposito dell’attività dei gruppi si può osservare che il fatturato aggregato delle sole prime 10 corporates (oltre 2.010 milioni di euro) supera di tre volte il volume di entrate che le consuete rilevazioni sui consumi in tema di spettacolo e di intrattenimento accreditano globalmente al cinema, per quanto riguarda le dimensioni delle singole società prettamente operative è possibile constatare che è sufficiente il monte ricavi delle prime 22 ragioni sociali per superare lo stesso tetto di 2 mila miliardi di euro di introiti complessivi. Anche a livello disaggregato la classificazione in ordine dimensionale dei proventi (intesi come valore della produzione e non quale puro fatturato) è funzionale soprattutto a facilitare l’esposizione e la lettura dei dati e della composizione del settore e non a fissare una graduatoria esaustiva delle aziende e delle loro attività. Ha in sostanza l’obiettivo di rappresentare schematicamente quella verifica delle forze in campo che, sia pure in forma elementare, consente di delineare e meglio percepire i volumi d’affari e il “peso” delle diverse realtà nei singoli comparti. Assegnando la leadership a Rai Cinema, il prospetto ne mostra anche l’indiscutibile spessore, pressoché doppio rispetto a Medusa Film e Walt Disney, che compendiano peraltro la presenza, oltre che in quella di produzione, anche in altri segmenti. Fra gli obiettivi di Rai Cinema non rientrano tuttavia solo gli impegni di produzione e l’acquisto di opere cinematografiche italiane ed europee – con l’impegno prevalente di rispettare le quote di risorse predeterminate all’interno sia delle norme europee sia del contratto di servizio stipulato con il ministero delle Comunicazioni – ma anche di acquisizione e commercializzazione di fiction, film e cartoni animati “in funzione delle | 163 esigenze editoriali generali del gruppo e delle sue società collegate, senza limiti”, come recita la mission aziendale, “di modalità trasmissiva, distributiva o di supporto economico (sale cinema, home video, Pay-Per-View, pay TV e così via)”. E per la verità il bilancio non consente di stabilire una netta suddivisione fra le prestazioni legate al ruolo televisivo (comunque minoritario) piuttosto che a quello strettamente cinematografico. La seconda evidenza riguarda la presenza relativamente contenuta delle case di produzione, rispetto alle compagnie di distribuzione e alle imprese d’esercizio. Alle spalle delle due majors autoctone, Rai Cinema e Medusa, si affacciano peraltro una Walt Disney che realizza una piccola parte di opere originali, una Taodue (Mediaset-R.T.I.) che si dedica prevalentemente ai TV movies – al pari di Lux Vide – e le più importanti indies del comparto produttivo Filmauro, Cattleya (partecipata ora al 10% dalla Universal, impegnata a realizzare anche progetti autonomi in Italia) ed Eagle Pictures. Come è già stato osservato nella precedente edizione, le percentuali relative alle classi di anzianità delle imprese cinematografiche italiane mostrano come le compagnie di distribuzione e i circuiti dell’esercizio siano attive da un periodo di tempo superiore, che ha consentito loro di crescere e consolidarsi, contrariamente a quanto si registra nel comparto a maggiore volatilità della produzione. I dati della tabella appaiono estremamente eloquenti, anche se nascondono per quanto concerne le società italiane un risvolto significativo: le realtà di più lunga tradizione – come Cinecittà Luce, Centro Sperimentale di Cinematografia e la stessa Bim Distribuzione (fondata nel 1983 da Valerio De Paolis) in quanto a classi di valore della produzione si collocano oggi nella fascia per così dire mediana. A dispetto della crisi che attanaglia tutto il segmento home video, in particolare sul fronte del noleggio e solo parzialmente compensato dalla progressiva crescita dei titoli su Blu-ray, Blockbuster Video Italy Inc. conserva un posizionamento di tutto rilievo, a riprova dello sviluppo che la società controllata dalla capogruppo Blockbuster Entertainment Inc. (Viacom-Paramount) ha realizzato in Italia. Con 157 punti vendita diretti e 55 in franchising – contro i 178 e 64 dell’anno precedente – e oltre 1,9 milioni di clienti affiliati è in assoluto il maggior datore di lavoro del settore. Dopo un anno di intenso turnover il numero dei dipendenti è sceso a 165 unità. Si può infine rilevare come sul campione di 650 imprese selezionate, oltre la metà abbia sede a Roma (344 pari al 52,9%) e che circa un quarto (esattamente il 24,2%) operi invece a Milano, lasciando così solo al 22,9% la quota di quelle situate in altre province d’Italia e che in termini di fatturato figurano tutte nella classe inferiore. 164 | TAB. 3 LE PRINCIPALI SOCIETÀ PER RICAVI IN EURO NEL SETTORE CINEMA Società del campione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 Rai Cinema Medusa Film The Walt Disney Co. It.* Blockbuster Italia Technicolor 01 Distribution Kodak Tao Due Warner Bros. Ent. Italia* Warner Village Filmauro Cattleya Eagle Pictures De Luxe Italia Holding Pozzoli Universal Pict. Int. Italy Rai Trade * Rai Sat * Publispei Medusa Cinema Rainbow SpA Cinecittà Studios Sony Picture Releasing Italia Lux Vide 20th Century Fox H.E. Italia * Prima TV Melampo Cinematografica Cinemeccanica Albatross Entertainment Paramount Home Ent. It. Fandango Italian International Film Medusa Video Cinecity Art & Cinemas Sipra Lucky Red Opus Proclama UCI Nord The Disney Store Italia * MTC-Mediacontech IMS Manufacturing UGC Ciné Cité Italia Sony Pictures Home Ent. Mercurio Cinematografica Moviemax Italia Medusa Multicinema ** Settore Ricavi 2007 Risultato P P P-D-S D I D I P P-D E P-D-E P P-D I I P-D D D P E P-D I-S P-D P D P P S P D P P-D-E P-D E S P-D S E S S I E D P P-D E 373.851.306 190.201.341 185.859.773 133.175.849 122.146.590 101.157.393 83.798.788 80.404.000 77.908.402 77.425.938 67.098.452 62.979.177 61.210.699 59.446.151 54.911.582 51.591.725 46.777.000 45.350.000 44.157.754 44.148.828 41.098.570 40.304.540 9.878.865 39.289.271 38.855.203 37.361.435 36.034.061 36.458.536 36.369.859 34.249.744 32.143.381 29.118.522 26.644.000 26.278.328 26.044.762 25.267.993 24.314.686 24.238.745 24.212.941 23.200.000 20.948.706 20.751708 20.638.980 20.055.958 20.089.981 20.037.463 16.414.630 13.901.580 6.211.490 -6.777.663 991.985 69.957 1.507.786 11.998.000 -10.415280 -1.988.051 -3.369.615 4.549.527 888.428 2.185.704 716.937 531.856 2.626.529 7.000.000 2.353.458 3.180.905 17.385.069 106.037 -1.437.032 796.280 975.564 -715.972 5.553.667 790.986 10.587 979.322 491.770 370.888 1.832.000 156.786 5.514.528 612.899 -2.208.361 195.577 1.118.256 1.400.000 -3.049.408 -4.299.745 -2.140.668 615.249 491.450 3.231.888 Addetti 59 73 313 1.439 321 28 193 123 678 15 19 39 158 211 89 112 272 78 219 42 421 29 6 93 12. 23 69 12 190 448 15 14 170 259 60 180 35 15 17 144 segue | 165 segue TAB. 3 LE PRINCIPALI SOCIETÀ PER RICAVI IN EURO NEL SETTORE CINEMA Società del campione 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 166 | Frame Wilder Globalmedia * Colorado Film Production Telecinco Cinema Thomson Italia Terminal Video Italia 20th Century Fox Italy * Movie Magic International Mondo Home Ent. UCI Italia Etabeta Cinecittà Luce CG Home Video Centro Sperimentale di Cinematografia Agidi UCI Sud Bim Distribuzione UCI Centro Fond. La Biennale Venezia * ICET Studios Tridimensional-Rainbow GDD Manufacturing Panorama Films Cinelandia Hasbro Italy C.G. Cinema Spettacolo Andrea Leone Films Circuito Cinema-Roma Mikado Film Square Duplas Avelca Equipe Service Group UCI Nord Est IBS Italia Stella Film * Mediolanum Comunicaz. * ITC Movie Backstage UCI Nord Ovest Replic Antena 3 Films Martinelli Film Co. Int. S.E.FI.T. Brw Filmland Duea Film Settore Ricavi 2007 Risultato Addetti I-S P E P-D P-D I D D P P-D E S P-D-S D S 19.952.874 19.888.675 19.931.653 19.783.648 19.774.000 19.387.079 18.494.857 16.969.666 16.482.591 16.442.686 16.422.219 16.343.682 16.211.531 16.166.950 15.938.132 -1.657.348 -67.346 -6.786 942.600 -11.956.000 202.967 -4.158 77.200 29.749 -7.263.383 -1.864.583 175.652 704.403 -1.021.123 29.626 45 16 167 3 110 20 43 19 7 31 141 71 61 11 135 P-S E D E S S P-D I P E I E P-D E P-D S I P E D E P P S E P P-D P S P P 15.385.929 15.128.183 15.064.680 14.508.414 14.033.000 13.967.805 13.936.000 13.820.393 13.786.894 13.442.412 13.441.532 12.174.842 12.159.078 12.148.970 11.975.112 11.800.000 11.440.826 11.188.426 10.862.891 10.778.643 10.668.371 10.625.784 10.467.076 10.388.435 10.331.797 10.205.058 9.564.596 9.406.654 9.190.842 9.160.654 9.023.712 262.995 -776.440 -619.435 -336.398 0 -92.170 3.390.000 -2.198.898 156 1.116.328 980.769 -3.044.814 288.383 -689.801 -3.801127 110.000 262.426 44.095 342.275 448.365 275.428 -1.113.151 -103.817 2.128.094 318.712 567 -3.236.999 2.974 -14.329 -18.696 76.037 121 8 115 52 42 112 15 166 45 123 3 26 32 75 60 49 90 1 8 74 15 1 10 segue segue TAB. 3 LE PRINCIPALI SOCIETÀ PER RICAVI IN EURO NEL SETTORE CINEMA Società del campione Settore 93 Rainbow IT Solutions 94 Koch Media 95 Panalight 96 Technicolor Milan 97 Exon Film 98 Dolmen Home Video 99 Biancafilm 100 Arvato Services Italia 101 Ecofina 102 Movierecord 103 Key Films 104 Lumière & Co. 105 Quantum Marketing Italia 106 Artech Video Record 107 Sac-Servizi Ausiliari Cin. 108 Dall’Angelo Pictures 109 Cineteam 110 Cin Cin 111 Blu Cinematografica 112 Studios (ex De Paolis) 113 Conto TV 114 Pumais Due 115 Minerva Pictures Group 116 Rodeo Drive 117 Nexo 118 Cartoon One 119 On My Own 120 Mediafilm 121 Film Master Group 122 Yamato 123 Cineworld Group 124 Torino Spettacoli 125 Atlantyca Entertainment 126 International Video ‘80 127 16 Film 128 Cinehollywood 129 Character 130 Jean Vigo Italia 131 Aptv 132 Rodeo Drive Media 133 Cime grandi impianti 134 Emme Cinematografica 135 Wizard of the Coast It. 136 La Bibi.it 137 Cinema Sviluppo 138 CVD-Cine Video Doppiatori S S I-S I P D P D D S P-D P S D-I S P-D P-D-S E P I D S P-D P P-D-E P P D-S P D E E P-D P P S S P D P S D I S E S Ricavi 2007 Risultato 8.865.896 8.675.478 8.623.665 7.635.930 7.618.510 7.575.912 7.496.220 7.439.761 7.424.932 7.402.938 7.289.367 7.189.324 7.078.919 6.999.541 6.790.285 6.616.861 6.587.099 6.374.619 6.102.904 6.057.130 5.936.491 5.931.064 5.929.370 5.915.909 5.915.243 5.870.603 5.740.699 5.732.824 5.721.414 5.579.468 5.565.854 5.653.818 5.626.691 5.432.408 5.397.772 5.376.760 5.284.785 5.276.216 5.116.583 5.059.599 4.969.130 4.949.472 4.892.664 4.799.808 4.727.954 4.614.426 47.225 -5.334 747.435 60.739 -3.813 -544.922 19.192 -106.317 423 -2.528.76 -1.923.588 19.581 370.810 -847.932 1.158.961 124.098 887.881 1.350.600 3.141 11.637 60.206 35.209 -180.774 14.031 1.201.518 8.150 -44.949 -1.063.891 8.6783 86.579 -1.093.461 -102.281 22.402 182.887 183.591 131.658 -56.752 -125.967 -1.947.11 -87.902 678.694 384.578 108.820 90.746 432 7.076 Addetti 92 10 50 1 10 47 129 20 3 22 35 51 7 8 20 42 33 3 35 10 4 10 5 7 41 20 3 16 1 28 4 10 2 35 11 segue | 167 segue 168 | TAB. 3 LE PRINCIPALI SOCIETÀ PER RICAVI IN EURO NEL SETTORE CINEMA Società del campione Settore 139 Mondo TV 140 Outline 141 Mediafilm Cinema 142 11 Marzo Film 143 Dynit 144 Dubbing Brothers Int. It. 145 Fratelli Cartocci 146 Dania Film 147 General Video Recording 148 Green Movie Group 149 Multimedia San Paolo * 150 Alto Verbano 151 Planeta Junior Italia 152 Camaleo 153 Giometti Ancona 154 Matrix Technology 155 Cinecity 156 Arcadia 157 Studio P.V. 158 13 Dicembre 159 Sofind 160 R&C Produzioni 161 Cinemax 162 Fono Roma F. Recording 163 Surf Film 164 It. Int. Movieplex 166 Videa-CDE 167 Apulia Film Comm. 168 Giometti Porto S. Elpidio 169 Cineworld 170 Top Ten Group 171 Cam 172 PCM Audio 173 Coges 174 Teodora Film 175 Merak Film 176 Eurolab Italia 177 Sky Italia 178 Multimedia Network 179 Intervideo 180 Farvem Real Estate 181 Ager 3 182 Faro 183 Fidia Film 184 Publiodeon 185 A Movie Productions P S P P D-S I S P-D D P D P D P E I E S P P-D E P E S P-D E D S E S S S S E D I I P S S E P E P S P Ricavi 2007 Risultato 4.648.000 -7.636.000 4.553.487 4.536.375 4.451.105 4.433.204 4.283.623 4.106.161 4.022.946 3.976.395 3.890.862 3.836.306 3.667.463 3.657.944 3.635.448 3.631.188 3.603.127 3.570.633 3.534.554 3.523.483 3.522.690 3.358.845 3.289.340 3.272.206 3.270.943 3.262.568 3.198.223 3.111.507 3.092.353 3.084.623 3.076.899 3.070.382 3.029.320 3.007.807 2.937.601 2.916.050 2.879.868 2.875.718 2.874.657 2.762.376 2.748.422 2.729.528 2.757.130 2.700.800 2.586.701 2.579.682 2.519.427 41 64.431 47.416 4.455 94.106 169.680 73.907 65.445 162.130 110.010 -1.197.729 -235.155 -58.272 -61.065 340 -523.680 9.761 -59.280 55.745 209.797 -11.769 -16.664 15.614 -59.863 58.665 43.312 -219.335 197.190 23.925 -198.820 215.414 38.538 14.371 692.214 3.186 54.320 -67.998 184.282 111.201 -28.398 26.693 42.979 320.187 101.914 23.223 3.343 Addetti 20 1 3 11 21 22 0 3 52 9 5 21 21 64 45 9 0 28 10 20 11 7 65 14 22 1 21 30 20 0 0 12 70 11 segue segue TAB. 3 LE PRINCIPALI SOCIETÀ PER RICAVI IN EURO NEL SETTORE CINEMA Società del campione Settore 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 S E I E P E S E E E E P S S P D P-E D E E I D P E S S P S P E D P S E E D E S E P-S P P S S D P VR&MM Park Megacinema Puettmann-Stummer Italia Fratelli Reposi Fandango TV Porta Nova ANICA Servizi Giometti Jesi Ariston * Multicinema Gestioni Cinematografiche Rainbow CGI Fotocinema Lvr Gruppo Alcuni Sacher Distribuzione Sacher Film Filmexport Group Millennium Giometti Pesaro Upc Ripley’s Home Video Delta TV Programs Veneta Cinema e Teatri Cinematext Media SA Studio Asci Millennium Storm Laser Film The Animation Band Starplex Sedif De Mas & Partners Movie Engineering Giometti Fano Transmedia D4 S.r.l. Circuito Cinema Firenze T.S.C. Giometti Senigallia Proedi Comunicazione Esperia Film Studio Azzurro Prod. Post in Europe Coming Soon Pubblicità Ripley’s Film Passworld Ricavi 2007 Risultato 2.489.711 2.475.000 2.466.973 2.436.172 2.423.374 2.412.207 2.405.926 2.368.354 2.367.931 2.334.166 2.262.958 2.260.000 2.363.938 2.235.230 2.215.826 2.199.520 2.162.235 2.150.553 2.133.487 2.062.870 2.037.388 2.015.404 1.997.792 1.973.887 1.968.000 1.940.666 1.896.092 1.887.470 1.866.385 1.843.192 1.842.519 1.827.303 1.816.106 1.809.114 1.779.142 1.773.925 1.755.657 1.736.482 1.720.518 1.687.632 1.681.079 1.680.902 1.673.472 1.664.122 1.661.680 1.644.333 1.731 9.362 -46.280 -11.728 106.583 92.321 624.999 16.843 246.021 -118.369 -20.320 11.000 -168.882 -13.128 -13.180 108.583 32.784 15.113 -391.638 1.589 2.032 -250.872 7.369 28.067 481.600 7.187 -330.378 -3.971 41.444 -189.209 -25.179 -402.414 112.033 12.155 109.600 128.564 224.015 15.916 8.203 -54.867 -25.605 -61.317 25.294 -268.489 -22.767 -106.660 Addetti 20 12 9 2 65 19 19 40 12 0 14 30 7 4 6 10 17 5 5 12 10 0 10 8 2 7 7 0 segue | 169 segue TAB. 3 LE PRINCIPALI SOCIETÀ PER RICAVI IN EURO NEL SETTORE CINEMA Società del campione Settore 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 E D E S S S P E P-D-E I P D S P P P S P E S D E P D P E D-S D E P P S E S P P-D S E S E S P S Circuito Cinema Genova Avo Film Globalplex Colby Ice Open Sky Aurora Film Stazione Marittima Italian Int. Holding Fortino Food One Movie Vegas Multimedia Banzai Sharada Film Laura Intramovies Adriana Chiesa Ent. 3 Emme Cinematografica Microcinema Bmz Services Rainbow Distribution Century Digital Video Sample Lumiq Circuito Cinema Qualità Delta Pictures DreamLight Sc Mediaport Film Kairos Arco Program Studio Cine Circuito Cinema Torino Digitopoli Aranciafilm Medialia Raflesia Fratelli Giometti Bideri Comunicazione Gestioni Culturali Mo-Net Warner Bros. Int. Televison Bideri Canzoni Edizioni Varie e Libri 276 Giometti Holding 277 Arco Film 278 Sound Art 23 170 | E P-D S Ricavi 2007 Risultato Addetti 1.615.676 1.576.102 1.575.353 1.566.210 1.552.358 1.548.229 1.540.736 1.535.282 1.532.586 1.520.039 1.519.306 1.509.143 1.492.677 1.448.783 1.429.138 1.424.578 1.358.055 1.350.073 1.342.743 1.314.693 1.312.000 1.299.318 1.294.966 1.284.255 1.277.530 1.254.895 1.239.443 1.218.766 1.815.273 1.189.595 1.155.459 1.143.852 1.131.583 1.304.090 1.126.446 1.109.048 1.014.683 994.411 971.002 970.327 888.976 841.924 816.579 34.285 87.373 1.872 -32.149 33.085 60.997 -15.364 8.108 259.041 20.667 2.557 -8.302 -381.480 -72.445 -32.601 13.081 -154.758 -36.353 -479.835 739.539 -409.000 5.797 10.837 -24.323 -1.098.167 218.860 -2.758 11.983 308.410 6.986 19.408 18.533 228 12.872 20.049 -154.533 1.775 22.277 -308.011 4.728 61.946 30.368 1.474 5 6 8 0 0 6 0 10 9 0 0 3 3 2 2 1 14 11 6 7 12 0 1 0 5 1 2 11 5 2 15 4 2 797.308 796.529 787.109 8.870 153.501 1.678 0 6 segue segue TAB. 3 LE PRINCIPALI SOCIETÀ PER RICAVI IN EURO NEL SETTORE CINEMA Società del campione Settore 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 320 321 322 323 324 325 P-D E E S S D P S P D D S S P-D D-I-S S P-S S I P P S I P P P-D P-D S S D S S S S E P P P P S S S D D I P Devon Gestioni Cinestar Impresa Pubblici Esercizi Elastic Rigts Italy Limina Pasquino Distribuzione Achab Film Ccs-Cinema Com. Service Ermitage Multimedia Dahlia TV Dnc Entertainment Outline Audio Int. Film Commiss. Campania Gertie Sonopress Italia The Licensing Factory Cinecittà Entertainment Mediaservice 2000 Kdg Italia Pianeta Zero Studio Bozzetto Award Network Kodak Versamark Italia Revolver The Family Events Stefilm Archibald Enterprise Film MTC-Medianetwork Com. Cinematext Media Italia Cinevideo Corporation Patrizia Biancamano C.D.A. Studio Di Nardo Matrix International Gennarelli Bideri Editori Andromeda Gestioni Movimento Film Movie Factory Blue Film Tangram Film Mfd Digital Solutions Centro Federico Fellini Bolero Film Aegida Co.Mi.Ci Cristaldi Pictures Ricavi 2007 Risultato 777.555 744.106 736.055 718.676 718.351 715.000 681.080 650.927 644.211 652.250 626.389 634.916 617.243 594.825 567.916 557.795 552.773 521.290 518.246 516.500 514.197 513.496 510.292 503.480 491.215 467.716 465.136 425.600 424.381 419.500 414.009 412.817 384.640 381.957 377.472 369.433 361.607 354.469 353.738 348.708 338.139 337.763 336.103 330.275 329.767 321.023 6.071 70.544 -41.119 87.011 -12.063 35.171 415 -73.010 9.991 -540.000 13.656 5.359 41.524 34.398 67.037 6.286 -3.509.525 -23.321 -18.186 -17.965 122.665 2.226 10.473 708 20.219 7.536 -23.692 -236.364 30.340 -554.100 53.202 -3.460 89.528 194.994 1.099 -406 17.157 171.755 -4.294 +77.036 1.665 1.770 -42.316 -56.713 3.240 Addetti 1 7 0 1 1 0 0 7 1 2 0 16 4 12 5 0 10 6 16 2 0 1 15 2 0 2 3 5 3 4 0 1 0 1 0 2 0 0 2 segue | 171 segue TAB. 3 LE PRINCIPALI SOCIETÀ PER RICAVI IN EURO NEL SETTORE CINEMA Società del campione Settore 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 Impronte Digitali Panalight Studios Graphilm Kitchen Film VP Graphic Design Duemilauno Distr. Acin Finanziaria Cinema Est. Picasso Fabbrica Reti in Rete Dbw Communication Licensing Italia Officine UBU Motus O.D.S.-Operatori Doppiaggio e Spettacolo Offside Rainbow Entertainment Vis-Pathé Martoon Enanimation Fandango Home Ent. Moretto Usa Home Ent. White Cat United Artists Co. Ricavi 2007 Risultato Addetti S S P P I D E S P S P S P S S 308.230 306.000 296.572 294.934 291.364 285.547 270.163 258.616 245.000 234.681 224.841 223.190 222.021 221.966 217.092 4.725 59.077 2.133 8.589 2.003 +5 32.728 -6.098.561 256.000 -43.270 1.550 -30.462 335 32.277 -20.985 3 3 1 4 1 2 4 1 1 2 1 4 P P E P M. P.P D E D P P-D 215.780 205.000 190.699 189.935 177.182 163.325 137.538 121.222 87.008 56.400 535 14.000 1.450 32.079 -22.924 658 12.772 6.125 18.482 17.275 0 1 0 1 0 4 0 0 Legenda: P – PRODUZIONE; D – DISTRIBUZIONE; E – ESERCIZIO; I – INDUSTRIA; S – SERVIZI Fonte: Elaborazione su dati Cerved, Infocamere-Registro delle imprese e bilanci di Borsa Italiana per le società dei gruppi quotati Rai, Mediaset (Medusa) e Mondo TV. * I dati riportati si riferiscono alle sole attività cinematografiche. **I bilanci d’esercizio di Sony Pictures Home e Sony Pictures Releasing Prevedono la chiusura al 31 marzo di ogni anno. Tutti quelli di 20th Century Fox la contemplano invece al 31 maggio. Per Filmauro la data di fine esercizio è il 30 giugno; per Cinestar il 31 luglio; per tutte le società Giometti il 31 agosto. TAB. 4 IL TREND DEI FILM PRODOTTI SOLO CON CAPITALI ITALIANI Indici di anzianità Produzione Distribuzione Proiezioni COMPLESSO SETTORE INDUSTRIA ITALIANA Meno di 1 anno Da 1 a 5 ann-i Da 5 a 10 anni Con più di 10 anni 7,6% 2,3% 1,6% 6,0% 6,1% 29,0% 9,4% 17,5% 25,3% 22,4% 24,1% 11,5% 19,4% 22,5% 20,2% 39,3% 76,7% 61,6% 46,2% 51,3% Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009. 172 | TAB. 5 LE PRINCIPALI CASE DI PRODUZIONE DEL CAMPIONE PER RICAVI IN EURO Società del campione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 Rai Cinema Taodue Eagle Pictures Medusa Film Publispei Filmauro Rainbow S.p.A. Warner Bros. Ent. Italia Lux Vide Prima Tv Melampo Cinematografica Albatross Entertainment Fandango Italian International Film The Walt Disney Co. Italia Lucky Red Cattleya Mercurio Cinematog. Wilder Telecinco Cinema Movie Magic Internat. Mondo Home Ent. Tridimensional-Rainbow Panorama Films Sony Picture Releasing It. Lucky Red Colorado Film Prod. Equipe Service Group Agidi Mediolanum Comunic. ITC Movie Replic Antena 3 Films Martinelli Film Co. Int. DUEA Film Exon Film Biancafilm Lumière & Co. Cineteam Blu Cinematografica Rodeo Drive Nexo Cartoon One On My Own Film Master Group International Video ‘80 Settore P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P Ricavi 2008 in euro Risultato 373.851.306 80.404.000 49.308.510 47.081.829 44.157.754 42.217.888 41.098.570 40.791.420 39.289.271 37.361.435 36.034.061 36.369.859 32.143.381 29.118.522 28.534.567 12.732.572 24.954.107 20.055.958 19.888.675 19.774.000 16.482.591 16.442.686 13.936.000 13.786.894 12.854.000 12.732.572 12.250.667 11.188.426 10.771.784 10.625.784 10.467.076 10.205.058 9.564.596 9.406.654 9.023.712 7.618.510 7.496.220 7.189.324 6.587.099 6.102.904 5.915.909 2.044.840 5.870.603 5.740.699 5.721.414 5.432.408 16.414.630 11.998.000 888.428 13.901.580 2.353.458 -3.369.615 17.385.069 -10.415280 796.280 -715.972 5.553.667 10.587 491.770 370.888 6.211.490 612.899 4.549.527 615.249 -67.346 -11.956.000 29.749 -7.263.383 3.390.000 156 -1.437.032 612.899 942.600 44.095 262.995 -1.113.151 -103.817 567 -3.236.999 2.974 76.037 -3.813 19.192 19.581 887.881 3.141 14.031 1.201.518 8.150 -44.949 8.6783 182.887 Addetti 59 39 73 15 78 123 421 6 12. 69 12 313 15 19 15 16 110 7 31 15 4 15 3 90 1 15 1 10 3 8 20 3 35 10 4 5 3 segue | 173 segue TAB. 5 LE PRINCIPALI CASE DI PRODUZIONE DEL CAMPIONE PER RICAVI IN EURO Società del campione 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 174 | 16 Film Jean Vigo Italia Rodeo Drive Media Minerva Pictures Group Mondo TV Outline Mediafilm Cinema 11 Marzo Film Mikado Film Green Movie Group Key Films Alto Verbano Camaleo Studio P.V. 13 Dicembre R&C Produzioni Sky Italia Ager 3 Fidia Film A Movie Productions Fandango TV Rainbow CGI Gruppo Alcuni Sacher Film Nexo Delta TV Programs Millennium Storm The Animation Band De Mas & Partners Esperia Film Studio Azzurro Prod. Passworld Aurora Film Italian Int. Holding One Movie Sharada Film Laura Intramovies 3 Emme Cinematografica Digital Video Lumiq Film Kairos Arco Program Aranciafilm Medialia Warner Bros. Int. Televison Settore P P P P P S P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P Ricavi 2008 in euro Risultato 5.397.772 5.276.216 5.059.599 4.767.295 4.648.000 4.553.487 4.536.375 4.451.105 3.901.807 3.890.862 3.819.260 3.667.463 3.635.448 3.523.483 3.522.690 3.289.340 2.874.657 2.757.130 2.586.701 2.519.427 2.423.374 2.260.000 2.215.826 2.162.235 2.044.840 1.997.792 1.896.092 1.866.385 1.827.303 1.681.079 1.680.902 1.644.333 1.540.736 1.532.586 1.519.306 1.448.783 1.429.138 1.424.578 1.350.073 1.294.966 1.277.530 1.189.595 1.155.459 1.126.446 1.109.048 841.924 183.591 -125.967 -87.902 -180.774 -7.636.000 64.431 47.416 4.455 -3.801127 110.010 -1.923.588 -235.155 -61.065 55.745 209.797 -16.664 184.282 42.979 101.914 3.343 106.583 11.000 -13.180 32.784 1.201.518 7.369 -330.378 41.444 -402.414 -25.605 -61.317 -106.660 -15.364 259.041 2.557 -72.445 -32.601 13.081 -36.353 10.837 -1.098.167 6.986 19.408 20.049 -154.533 30.368 Addetti 1 4 41 20 1 3 26 20 5 45 0 0 70 9 12 35 4 6 5 8 0 0 0 0 0 3 2 11 7 1 0 1 2 4 segue segue TAB. 5 LE PRINCIPALI CASE DI PRODUZIONE DEL CAMPIONE PER RICAVI IN EURO Società del campione Settore 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P P Achab Film Ermitage Multimedia Pianeta Zero Studio Bozzetto Revolver The Family Events Stefilm Movimento Film Movie Factory Blue Film Tangram Film Cristaldi Pictures Graphilm Kitchen Film Estudios Picasso Fabrica DBW Communication Officine UBU Offside Rainbow Entertainment Martoon Enanimation White Cat Ricavi 2008 in euro Risultato Addetti 681.080 644.211 516.500 514.197 503.480 491.215 467.716 369.433 361.607 354.469 353.738 321.023 296.572 294.934 245.000 224.841 222.021 215.780 205.000 189.935 177.182 87.008 415 9.991 -17.965 122.665 708 20.219 7.536 1.099 -406 17.157 171.755 3.240 2.133 8.589 256.000 1.550 335 535 14.000 32.079 -22.924 18.482 0 1 2 0 2 0 2 1 0 1 0 2 3 1 1 2 0 0 1 0 Legenda: P – PRODUZIONE; D – DISTRIBUZIONE; E – ESERCIZIO; I – INDUSTRIA; S – SERVIZI Fonte: Elaborazione su dati Cerved, Infocamere-Registro delle imprese e bilanci di Borsa Italiana per le società dei gruppi quotati Rai, Mediaset (Medusa) e Mondo TV. * I dati riportati si riferiscono per Filmauro alle sole attività di produzione secondo le indicazioni contenute nelle note di commento al bilancio e per Medusa Film si tratta di una stima basata su comunicazioni della società. **I bilanci annuali di Filmauro chiudono l’esercizio al 30 giugno. 3. Le principali case di produzione Vi sono due dati forniti dall’ENPALS, l’Ente Previdenziale dei Lavoratori dello Spettacolo, che valgono a definire il tratto comune delle case di produzione italiane. Sono il cosiddetto grado di stabilità e il tasso di attivazione, con cui vengono calcolati numeri e quote delle imprese che di anno in anno versano i contributi sociali a favore degli artisti e dei tecnici impegnati nella realizzazione di nuove opere. È stato preso in considerazione il triennio più recente, che ha registrato una media di aziende attive – impegnate cioè a rispettare l’obbligo di versamento a favore degli addetti – di 3.408, e si è constatato che da un anno all’altro vi sono almeno mille società che sospendono i versamenti non avendo lavorazioni in corso, mentre riprendono a farlo altre mille imprese. Se il grado di stabilità si attesta, come nel caso del cinema, sul 70% medio e il tasso di attivazione è pari a un corrispondente 30% non significa tuttavia che sette società su dieci svolgono un’attività continuativa e che altre tre lavorano a fasi alterne. Per| 175 ché vuole dire che attivazioni e sostituzioni vedono coinvolte nell’arco del triennio nove aziende su dieci e soltanto un 10% di esse è costantemente all’opera e non partecipa al turnover dei soggetti contribuenti ENPALS. Apparentemente elaborata, la rilevazione in realtà mostra semplicemente i limiti di attività che contraddistinguono la larga maggioranza delle case produttrici italiane. Il prospetto delle principali case di produzione espresso, in base ai bilanci 2008 delle società di capitali, dal campione preso in esame riproduce nelle diverse dimensioni dei fatturati societari il quadro di fondo tracciato dalle rilevazione dell’ENPALS. Nel prospetto vi sono due aspetti da sottolineare. Il primo riguarda l’attività largamente predominante, in termini di volumi d’affari, di Rai Cinema; ma a tale proposito vale quanto sottolineato in precedenza, relativamente alla varietà complessiva dei segmenti in cui opera la società. Il secondo concerne invece la presenza di alcune case di produzione di opere destinate prevalentemente ai canali televisivi come Taodue, Publispei e Lux Vide. In realtà queste compagnie hanno da tempo rivolto la loro attenzione al cinema e il loro portfolio comprende già da tempo numerosi film TV, in alternativa alle tradizionali fiction. Rispetto al complesso dei ricavi accreditati come gruppi, i dati di alcune società quali Filmauro, Cattleya, Fandango, Eagle Pictures, Lucky Red-Key Films e Mikado possono inoltre apparire contenuti, ma al pari di quelli rilevati per altri operatori italiani del comparto sono riferiti alle sole attività di produzione e acquisizione così come indicate a bilancio. Come noto la grande maggioranza delle imprese opera sia nella produzione sia nella distribuzione e a fronte delle difficoltà che possono incontrare nel definire una chiara distinzione del volume d’affari generato in un segmento, piuttosto che nell’altro, preferiscono fornire solo indicazioni di massima, senza particolari dettagli (nel caso di Medusa Film fanno ad esempio da riferimento le stime riportate in alcune comunicazioni societarie). Del tutto prive di indicazioni restano anche le fonti degli utili – o delle eventuali perdite – che si determinano in un mercato piuttosto che nell’altro e anche per questo motivo si è preferita mantenere l’indicazione complessiva dei risultati registrati a saldo dei rendiconti economici. In termini di produzione diretta in Italia si è potuto poi rilevare con buona approssimazione l’apporto, per quanto ridotto, offerto dalle majors Warner Bros., Disney – talvolta ancora con il marchio Buena Vista – Sony (MGM e United Artists) e 20th Century Fox, cui si aggiunge l’impegno di Fox International Channels Italy attraverso le compartecipazioni sostenute da Sky Italia e Sky Cinema, anche se le loro convenzioni con l’ANICA, l’associazione dei produttori nazionali, non erano ancora state rinnovate dopo la loro scadenza. Per quanto possa forse apparire superfluo, mette conto infine rilevare come buona parte delle case non sia direttamente impegnata nel corso dell’anno nella realizzazione di nuovi film, ma mantenga comunque attivo il flusso di proventi grazie alle opere prodotte in precedenza. Melampo di Roberto Benigni e Nicoletta Braschi ne è 176 | TAB. 6 LE PRINCIPALI CASE DI PRODUZIONE DEL CAMPIONE PER RICAVI IN EURO Società del campione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 Medusa Film Blockbuster Italia 01 Distribution The Walt Disney Co. Italia** Warner Bros. Ent. Italia** Universal Pict. Int. Italy Rai Trade ** Rai Sat ** 20th Century Fox H.E. Italia** Paramount Home Ent. It. Medusa Video Filmauro ** Sony Pictures Home Ent. Moviemax Italia Cattleya Terminal Video Italia 20th Century Fox Italy ** Mondo Home Ent. Sony Picture Releasing It. CG Home Video Bim Distribuzione Eagle Pictures Andrea Leone Films IBS Italia Lucky Red Colorado Film Production Fandango Agidi Dolmen Home Video Arvato Services Italia Ecofina Dall’Angelo Pictures Mikado Film Conto TV Mediafilm Atlantyca Entertainment Yamato Settore D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D Ricavi 2008 in euro Risultato 137.645.103 133.175.849 101.157.393 72.899.978 61.737.049 51.591.725 46.777.000 45.350.000 38.855.203 34.249.744 26.644.000 23.880.564 20.638.980 20.089.981 19.177.000 18.494.857 16.969.666 16.442.686 16.201.000 16.166.950 15.064.680 14.259.477 12.159.078 10.778.643 10.766.560 8.054.740 3.925.010 3.100.397 7.575.912 7.439.761 7.424.932 6.616.861 6.179.301 5.936.491 5.732.824 5.626.691 5.579.468 13.901.580 -6.777.663 69.957 6.211.490 -10.415280 531.856 2.626.529 7.000.000 975.564 979.322 1.832.000 -3.369.615 -2.140.668 491.450 4.549.527 -4.158 77.200 -7.263.383 -1.437.032 -1.021.123 -619.435 888.428 288.383 448.365 612.899 942.600 491.770 262.995 - 544.922 -106.317 423 124.098 -3.801127 60.206 -1.063.891 22.402 86.579 Addetti 73 1.274 28 313 123 89 112 29 23 15 35 17 19 43 19 31 42 11 8 39 3 60 15 3 69 1 47 7 26 10 20 7 segue l’esempio più significativo attraverso 13 titoli usciti in stagioni precedenti (da Pinocchio con 17,5 milioni di diritti nel solo 2008, a La tigre e la neve con 7,8 milioni, Dante con 6,2 milioni, fino ai 2.694 euro portati da Johnny Stecchino). Al polo opposto si pone viceversa DUEA dei fratelli Pupi e Antonio Avati, in grado ogni di produrre un nuovo film e di mantenere costantemente vivo, con successo, il rapporto con il pubblico prima delle sale e poi della platea televisiva. | 177 segue TAB. 6 LE PRINCIPALI CASE DI PRODUZIONE DEL CAMPIONE PER RICAVI IN EURO Società del campione 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 Aptv Emme Cinematografica Dynit General Video Recording Multimedia San Paolo * Nexo Planeta Junior Italia Key Films Surf Film Videa-CDE Teodora Film Sacher Dostribuzione Filmexport Group Ripley’s Home Video Sedif D4 S.r.l. Ripley’s Film Avo Film Vegas Multimedia Rainbow Distribution Sample Delta Pictures DreamLight s.c. Minerva Pictures Group Arco Film Devon Pasquino Distribuzione Dahlia TV Dnc Entertainment Gertie Archibald Enterprise Film Cinevideo Corporation Bolero Film Aegida Duemilauno Distr. Fandango H. Ent. Usa Home Ent. United Artists Co. Settore D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D D Ricavi 2008 in euro Risultato Addetti 5.116.583 4.949.472 4.433.204 3.976.395 3.836.306 3.697.527 3.657.944 3.470.107 3.262.568 3.111.507 2.916.050 2.199.520 2.150.553 2.015.404 1.842.519 1.773.925 1.661.680 1.576.102 1.509.143 1.312.000 1.284.255 1.239.443 1.218.766 1.171.669 796.529 777.555 715.000 652.250 626.389 594.825 465.136 419.500 336.103 330.275 285.547 163.325 121.222 56.400 -1.947.110 384.578 94.106 162.130 -1.197.729 1.201.518 -58.272 -1.923.588 58.665 -219.335 3.186 108.583 15.113 -250.872 -25.179 128.564 -22.767 87.373 -8.302 -409.000 -24.323 -2.758 11.983 -180.774 153.501 6.071 35.171 -540.000 13.656 34.398 -23.692 -554.100 1.770 -42.316 +5 658 6.125 17.275 28 11 3 52 35 9 20 10 11 1 0 7 5 7 10 6 12 0 1 0 2 0 12 3 0 0 1 0 4 0 Legenda: P – PRODUZIONE; D – DISTRIBUZIONE; E – ESERCIZIO; I – INDUSTRIA; S – SERVIZI Fonte: Elaborazione su dati Cerved, Infocamere-Registro delle imprese e bilanci di Borsa Italiana per le società dei gruppi quotati Rai (01 Distribution), Mediaset (Medusa) e Mondo TC. *Sony p. home e Sony Picutures Home Entertainment releasing prevedono la chiusura a bilancio degli esercizi al 31 marzo di ogni anno; 20th Century Fox Home e Fox-Italy la contemplano invece al 31 maggio; Filmauro al 30 giugno. ** I valori indicati sono frutto di stime, in quanto la società è attiva sia nella produzione sia nella distribuzione. I dati riportati si riferisconoalle sole attività cinematografiche. 178 | 4. Le maggiori compagnie di distribuzione Oltre che alle case di produzione, il monitoraggio che l’ente previdenziale ENPALS conduce sul mercato del lavoro nel cinema è riferito ovviamente anche al comparto della distribuzione e trova una chiara conferma anche nei dati che ANICA, l’associazione nazionale di produttori e distributori, registra puntualmente per ogni nuova opera in corso di realizzazione. Risulta infatti che sul totale di film immessi ogni anno sul mercato, soltanto il 18% delle compagnie di distribuzione è stabilmente attivo per immettere sul mercato i film, mentre l’82% si avvicenda di stagione in stagione. Come mostra, la tabella successiva, anche sotto il profilo dei canali distributivi il mercato cinematografico italiano non tradisce in sostanza la configurazione originaria del settore, dove spiccano alcuni grandi protagonisti in un ambito altrimenti popolato soltanto da realtà societarie di medio-piccole dimensioni. In genere, quando si parla di distribuzione cinematografica, ci si riferisce alle compagnie che alimentano i circuiti delle sale. È noto tuttavia che in termini economici il comparto home video è più ricco di quello dell’esercizio e per questo motivo il prospetto include le imprese che operano in questo segmento, senza escludere le società che vendono direttamente al pubblico e non agiscono soltanto da intermediari come fanno le tradizionali aziende del canale cinematografico. Si può così osservare il peso che Blockbuster, gruppo della holding Viacom (cui fanno capo fra l’altro Paramount e United Pictures), riveste per l’intero settore. Per quanto la vendita di dvd e cd registri da qualche anno una critica fase d’involuzione in tutto il mondo, Blockbuster vanta un giro d’affari superiore a quello di tutte le altre majors ed è seconda alla sola Medusa Film, con un fatturato di poco inferiore – 4,5 milioni di euro – anche se in verità Fininvest-Mediaset dispone di un altro braccio commerciale come Medusa Video che la porta a ottenere ricavi complessivi per oltre 164 milioni. Sul piano dei proventi globali Medusa-RT.I. non sarebbe in verità nemmeno la prima, perché la Rai con 01 Distribution, Rai Trade e Rai Sat superebbe i 193 milioni. Il peso delle majors resta comunque preponderante e se non vi fossero proprio Medusa e Rai occuperebbero tutti i primi posti del ranking. Al di là del posizionamento sul mercato, la loro influenza è avvalorata dalla consistenza delle loro entrate, rispetto alle quali i volumi realizzati da tutte le altre case indipendenti italiane scontano un divario assai netto. 5. I grandi circuiti dell’esercizio Anche il comparto dell’esercizio è paradigmatico di tutto il mercato cinematografico nazionale. Lo è in termini generali, sotto il punto di vista della frammentazione, data la vasta platea di piccole sale d’essai e del circuito parrocchiale che ancora lo connota e per una tradizione gestionale che ha sempre indotto gli operatori – anche quelli più | 179 TAB. 7 LE PRINCIPALI CASE DI PRODUZIONE DEL CAMPIONE PER RICAVI IN EURO Società del campione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 180 | Warner Village * Medusa Cinema * Cinecity Art & Cinemas UCI Nord Ugc Ciné Cité Italia Medusa Multicinema * Globalmedia ** UCI Italia UCI Sud UCI Centro Cinelandia C.G. Cinema Spettacolo Circuito Cinema-Roma UCI Nord Est Stella Film * UCI Nord Ovest Cin Cin Cineworld Group Torino Spettacoli Cinema Sviluppo Giometti Ancona Cinecity Sofind Cinemax It. Int. Movieplex Giometti Porto S. Elpidio Coges Faro Megacinema Fratelli Reposi Porta Nova Giometti Jesi Ariston *** Multicinema Gestioni Cinematografiche Millennium Giometti Pesaro Veneta Cinema e Teatri Starplex Giometti Fano Transmedia Circuito Cinema Firenze Giometti Senigallia Circuito Cinema Genova Globalplex Stazione Marittima Settore E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E E Ricavi 2008 in euro Risultato 77.425.938 44.148.828 26.278.328 24.238.745 20.751.708 20.037.463 19.931.653 16.422.219 15.128.183 14.508.414 13.442.412 12.174.842 12.148.970 10.862.891 10.668.371 10.331.797 6.374.619 5.565.854 5.653.818 4.727.954 3.631.188 3.570.633 3.358.845 3.272.206 3.198.223 3.084.623 2.937.601 2.700.800 2.475.000 2.436.172 2.412.207 2.368.354 2.367.931 2.334.166 2.262.958 2.133.487 2.062.870 1.973.887 1.843.192 1.809.114 1.779.142 1.755.657 1.720.518 1.615.676 1.575.353 1.535.282 -1.988.051 3.180.905 156.786 195.577 -4.299.745 3.231.888 -6.786 -1.864.583 -776.440 -336.398 1.116.328 -3.044.814 -689.801 342.275 275.428 918.712 1.350.600 -1.093.461 -102.281 432 340 9.761 -11.769 15.614 43.312 23.925 692.214 320.187 9.362 -11.728 92.321 16.843 246.021 -118.369 -20.320 -391.638 1.589 28.067 -189.209 12.155 109.600 224.015 8.203 34.285 1.872 8.108 Addetti 678 272 190 170 180 144 167 141 121 115 166 123 75 49 74 41 35 21 9 20 12 12 65 19 19 14 17 10 5 0 segue segue TAB. 7 LE PRINCIPALI CASE DI PRODUZIONE DEL CAMPIONE PER RICAVI IN EURO Società del campione 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 Microcinema Century Circuito Cinema Qualità Mediaport Circuito Cinema Torino Fratelli Giometti Gestioni Culturali Giometti Holding Gestioni Cinestar Impresa Pubblici Esercizi Andromeda Gestioni Acin Vis-Pathé Moretto Settore E E E E E E E E E E E E E E Ricavi 2008 in euro Risultato Addetti 1.342.743 1.299.318 1.254.895 1.815.273 1.131.583 994.411 970.327 797.308 744.106 736.055 377.472 270.163 190.699 137.538 -479.835 5.797 218.860 308.410 228 22.277 4.728 8.870 70.544 -41.119 32.728 1.450 12.772 2 14 0 5 7 0 1 - Legenda: P – PRODUZIONE; D – DISTRIBUZIONE; E – ESERCIZIO; I – INDUSTRIA; S – SERVIZI Fonte: Elaborazione su dati e bilanci Cerved, Infocamere-Registro delle imprese e Borsa Italiana per la quotata Mediaset. * L’anno di esercizio delle imprese non coincide con quello solare e i bilanci vengono chiusi il 31 agosto. consolidati, titolari di vari complessi a livello territoriale e regionale – a costituire società per ogni singolo impianto di sua proprietà. Lo è inoltre per la presenza, anche in questo comparto, di grandi gruppi esteri, che hanno sviluppato principalmente i segmenti dei multisala e dei multiplex conquistando quote di mercato e rendite di posizioni strategiche. Su questo terreno si è anche consumata la segmentazione della tipologia d’offerta, con le strutture minori virtualmente dedicate ai film d’autore e a opere cosiddette di nicchia e quelle di maggiori dimensioni, ormai pressoché votate ai prodotti filmici “di massa”, in particolare ai blockbuster prodotti dalle grandi case del cinema americano. Ora si sta ricreando un’altra situazione analoga sotto la spinta dell’innovazione tecnologica, che vede i multischermo in piena fase di digitalizzazione e gli esercizi minori in difficoltà di fronte all’entità di risorse economiche necessarie a promuovere investimenti finanziari adeguati ai nuovi standard di proiezione. Il quadro che scaturisce dal campione di società su cui si basa questo rapporto è sufficientemente indicativo, anche per quanto riguarda la presenza di strutture dalla dimensione economica molto ridotta, che convergono tuttavia in strutture di gruppo (riconducibili in alcuni casi anche a compagnie di produzione e distribuzione) e contribuiscono a integrarne le strategie di mercato. La classificazione basata sui valori economici è finalizzata unicamente a facilitare l’esposizione dei dati e ha un significato puramente indicativo. Va rilevato che se la fusione Medusa Cinema e Multicinema-Warner Village fosse già stata operativa nel 2008, si troverebbe in testa a tutti i circuiti dell’esercizio un gruppo che in base alle | 181 risultanze dei rispettivi bilanci sommerebbe oltre 141 milioni di euro di ricavi (ma il business plan del progetto parla di 125 milioni, una volta integrate le due strutture) e 1.094 dipendenti. Il più diretto concorrente, Odeon & UCI Cinemas, attraverso le sue cinque collegate si ferma invece a 91,4 milioni. Nel frattempo anche Cinecittà Luce ha concluso la privatizzazione del circuito Globalmedia-Mediaport, passato sotto il controllo del gruppo Farvem di Massimo Ferrero, mentre è tuttora in liquidazione l’ultima società di Fin.ma.vi, la holding di Vittorio Cecchi Gori: C.G. Cinema e Spettacolo, cui fanno capo 11 sale del centro di Roma. 6. Le prime imprese industriali e dei servizi Se si vuole avere una percezione concreta sull’effettiva estensione dell’arcipelago produttivo del cinema italiano si deve guadare senza dubbio a quegli ambiti della filiera che, per quanto importanti, vengono raramente considerati. Definiti genericamente servizi di pre e post-produzione, raccolgono un novero infinito di professionalità e specializzazioni, che spaziano dall’industria manifatturiera ai servizi tecnici e dal terziario avanzato a tutta l’area di comunicazione. Quando se ne parla si pensa a un generico “indotto del cinema”, ma in realtà si tratta di attività strettamente connesse al settore e le loro dimensioni ne legittimano il ruolo e le funzioni essenziali. La ricerca condotta sul campione selezionato di imprese legate alla produzione cinematografica porta a comporne un quadro assai variegato, nel quale tuttavia sembrano ricorrere almeno due caratteristiche che contrassegnano tutti i comparti della cinematografia. Prima di tutto la rilevanza economica delle attività che stanno a monte e a valle della produzione filmica, con valori che ricalcano le dimensioni delle altre imprese di cinema. In seconda istanza la predominanza del capitale straniero ai vertici della piramide. 182 | TAB. 8 LE PRINCIPALI INDUSTRIE TECNICHE E DEI SERVIZI PER RICAVI IN EURO Società del campione 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 Technicolor Kodak * De Luxe Italia Holding Pozzoli Cinecittà Studios Cinemeccanica Sipra * Opus Proclama The Disney Store Italia * MTC-Mediacontech IMS Manufacturing Frame Thomson Italia ICET Studios GDD Manufacturing Hasbro Italy Square Duplas Avelca Backstage S.E.FI.T. Rainbow IT Solutions Koch Media Panalight Technicolor Milan Movierecord Quantum Marketing Italia Artech Video Record SAC-Servizi Ausiliari Cin. Studios (ex De Paolis) Pumais Due Cinehollywood Character Ci.Me grandi impianti Wizard of the Coast It. La Bibi.it CVD-Cine Video Doppiatori Outline Dubbing Brothers Int. It. Fratelli Cartocci Matrix Technology Arcadia Fono Roma Film Recording Cineworld Top Ten Group Cam PCM Audio Settore I I I I I-S S S S S S I I-S I S I I S I S S S S I-S I S S I S I S S S S I S S S I S I S S S S S S Ricavi 2008 in euro Risultato 122.146.590 83.798.788 59.446.151 54.911.582 40.304.540 36.458.536 26.044.762 24.314.686 24.212.941 23.200.000 20.948.706 19.952.874 19.387.079 13.967.805 13.820.393 13.441.532 11.800.000 11.440.826 10.388.435 9.190.842 8.865.896 8.675.478 8.623.665 7.635.930 7.402.938 7.078.919 6.999.541 6.790.285 6.057.130 5.931.064 5.376.760 5.284.785 4.969.130 4.892.664 4.799.808 4.614.426 4.553.487 4.283.6231 4.106.161 3.603.127 3.534.554 3.270.943 3.076.899 3.070.382 3.029.320 3.007.807 991.985 1.507.786 2.185.704 716.937 106.037 790.986 5.514.528 -2.208.361 1.118.256 1.400.000 -3.049.408 -1.657.348 202.967 -92.170 -2.198.898 980.769 110.000 262.426 2.128.094 -14.329 47.225 -5.334 747.435 60.739 -2.528.761 370.810 -847.932 1.158.961 11.637 35.209 131.658 -56.752 678.694 108.820 90.746 7.076 64.431 69.680 73.907 -523.680 -59.280 -59.863 -198.820 215.414 38.538 14.371 Addetti 321 193 158 211 19 93 448 14 259 60 45 20 42 112 45 32 8 92 10 50 29 22 35 51 42 33 16 10 2 11 20 21 22 21 64 28 65 14 22 segue | 183 segue TAB. 8 LE PRINCIPALI CASE DI PRODUZIONE DEL CAMPIONE PER RICAVI IN EURO Società del campione 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 184 | Merak Film Eurolab Italia Multimedia Network Intervideo Publiodeon VR&MM Park Puettmann-Stummer Italia ANICA Servizi Fotocinema Lvr Upc Cinematext Media SA Studio Asci Laser Film Movie Engineering T.S.C. Post in Europe Coming Soon Pubblicità Colby Ice Open Sky Fortino Food Banzai Adriana Chiesa Ent. Bmz Services Studio Cine Digitopoli Raflesia Bideri Comunicazione Mo-Net Bideri Canzoni Edizioni Varie e Libri Sound Art 23 Elastic Rigts Italy Limina Ccs-Cinema Com. Service Outline Audio Int. Sonopress Italia The Licensing Factory Cinecittà Entertainment Mediaservice 2000 Kdg Italia Award Network Kodak Versamark Italia MTC-Medianetwork Com. Cinematext Media Italia Patrizia Biancamano Settore I I S S S S I S S S I S S S S S S S S S S I S S S S S S S S S S S S S S I-S S S S I S I S S S Ricavi 2008 in euro Risultato Addetti 2.879.868 2.875.718 2.762.376 2.748.422 2.579.682 2.489.711 2.466.973 2.405.926 2.363.938 2.235.230 2.037.388 1.968.000 1.940.666 1.887.470 1.816.106 1.736.482 1.673.472 1.664.122 1.566.210 1.552.358 1.548.229 1.520.039 1.492.677 1.358.055 1.314.693 1.143.852 1.304.090 1.014.683 971.002 888.976 816.579 54.320 -67.998 111.201 -28.398 23.223 1.731 -46.280 624.999 -168.882 -13.128 2.032 481.600 7.187 -3.971 112.033 15.916 25.294 -268.489 -32.149 33.085 60.997 20.667 -381.480 -154.758 739.539 18.533 12.872 1.775 -308.011 61.946 1.474 21 30 20 11 20 2 40 30 10 12 0 2 7 6 8 6 9 3 1 5 11 2 15 2 787.109 718.676 718.351 650.927 634.916 567.916 557.795 552.773 521.290 518.246 513.496 510.292 425.600 424.381 414.009 1.678 87.011 -12.063 -73.010 5.359 67.037 6.286 -3.509.525 -23.321 -18.186 2.226 10.473 -236.364 30.340 53.202 6 1 1 7 16 5 0 10 6 16 1 15 3 5 segue segue TAB. 8 LE PRINCIPALI CASE DI PRODUZIONE DEL CAMPIONE PER RICAVI IN EURO Società del campione Settore 93 94 95 96 96 98 99 100 102 103 104 105 106 107 S S S S S CDA Studio Di Nardo Matrix Internazional Gennarelli Bideri Editori MFD Digital Solutions Co.Mi.Ci Impronte Digitali Panalight Studios VP Graphic Design Finanziaria Cinema Reti in Rete Licensing Italia Motus ODS-Operatori Doppiaggio e Spettacolo S S I S S S S S Ricavi 2008 in euro Risultato Addetti 412.817 384.640 381.957 348.708 338.139 329.767 308.230 306.000 291.364 258.616 234.681 223.190 221.966 217.092 -3.460 89.528 194.994 -4.294 77.036 -56.713 4.725 59.077 2.003 -6.098.561 -43.270 -30.462 32.277 -20.985 4 0 3 4 2 4 1 1 4 Legenda: P – PRODUZIONE; D – DISTRIBUZIONE; E – ESERCIZIO; I – INDUSTRIA; S – SERVIZI Fonte: Elaborazione su dati Cerved e Infocamere-Registro delle imprese. * I valori indicati si riferiscono alle sole attività del settore cinematografico. | 185 CAPITOLO 7 SE FOSSIMO BRAVI A PARLAR BENE DEL CINEMA ITALIANO QUANTO SIAMO BRAVI A PARLARNE MALE, SAI CHE PROMOZIONE...” Giuseppe Tornatore, regista Le quote di mercato O gni anno al Marché du film del Festival di Cannes l’OEA-Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo presenta un rapporto sul cinema di tutti i continenti dal titolo “World Film Market Trends”. Lo studio è sostanzialmente un compendio statistico sulla produzione e (in misura molto più ampia) sul consumo di film nel mondo e all’apparenza sembra un po’ ripetitivo. Perché ogni anno i risultati al box office dei vari paesi vedono invariabilmente in testa le produzioni e co-produzioni delle majors di matrice hollywoodiana. Cambiano solo i titoli, ma caratteristiche e proporzioni di vendite e incassi rispettano fedelmente la casistica. Sono anni per esempio che la graduatoria dei “Top 20 films worldwide” registra solo opere made in Usa e se per caso compare una pellicola di diversa provenienza, in genere europea, la si trova relegata nel fondo della classifica. Ripetitiva per forza di cose, visto lo stato dell’arte, in realtà l’analisi dell’osservatorio comunitario risponde puntualmente alla mission affidata fin dalla loro istituzione ai pro- grammi di sviluppo della cultura e dei media dell’Unione europea. Come traspare in modo lineare dalle brevi introduzioni firmate da André Lange, capo del Department for Information on Markets and Financing dell’OEA, il focus è sempre concentrato sulla progressiva espansione dei cinque trust della cinematografia internazionale. Tanto per dire, gli unici paesi in cui i film locali prevalgono al box office sono appena cinque: Cina, Giappone, India, Egitto e Corea del Sud. A dispetto - anzi, probabilmente in forza – di qualche sporadica crisi, le majors riescono inoltre ad attuare strategie apparentemente velleitarie: alimentare la loro egemonia anche in termini di redditività pur riducendo al tempo stesso, in graduale cadenza (da 699 film del 2005 la produzione Usa è scesa a 500 nel 2009 e quella delle majors da 290 a 240), la realizzazione annua complessiva di nuove opere. È comprensibile intravedere dietro questa capacità di padronanza del business anche la spinta propulsiva e il dinamismo un po’ tumultuoso di un mercato finanziario come quello statunitense che negli stessi quattro anni ha visto investire nel settore 14,7 miliardi di euro (19 miliardi di dollari al cambio di 1,3 dollari per euro), ossia 1,5 miliardi in più di quanto viene incassato ogni anno – almeno nell’ultimo triennio – ai botteghini di Unione Europea e Usa messi assieme. D’altra parte le politiche globalizzate dei grandi fondi di private equity e degli investitori istituzionali maturano all’interno di scenari determinati dalle principali innovazioni tecnologiche, che introducono a significative evoluzioni degli stili di vita e di consumo delle persone, e il fenomeno più significativo in atto riguarda la crescita esponenziale del VOD market. Secondo le stime più recenti dell’OEA (non esistono rilevazioni statistiche specifiche per l’impossibilità fisica di accertarne e verificarne l’entità) l’accesso di film in modalità Pay-Per-View e NVOD (Near Video On Demand) aumenta in doppia cifra ogni anno. Arrivato a valere quasi 150 milioni di euro nei soli Stati Uniti contro i 34 dell’Europa, si avvia a raggiungere a breve-medio termine un numero di visioni dieci volte superiore e quindi, nel 2013, lo stesso livello del cinema in sala. 1. L’egemonia Usa è il problema dell’Europa Il problema è che se in Europa i servizi di video on demand vedono attivi sulle varie piattaforme complessivamente 40 operatori di differente natura (network televisivi, compagnie telefoniche, provider), negli Stati Uniti si stanno imponendo i “cartelli” fondati sulle console delle playstation che trovano tutte le grandi società di produzione legate ad Apple, Microsoft, Sony e Nintendo. In particolare Apple iTunes Stores e Microsoft’s Xbox 360 arrivano a coprire l’85% della domanda, ma la loro penetrazione anche negli altri paesi procede a ritmi straordinari, al punto che le ultime proiezioni di mercato assegnano per fine 2010 una presenza in Europa vicina al 65% (nel 2008 era ancora attestata al 16%). La stessa Sony nel suo ultimo bilancio ha indicato in 380 milioni i downloads attinti al suo PlayStation Network e la nuova PlayStation 3 è stata lanciata sul mercato già provvista di library. 188 | TAB. 1 A CHI VANNO GLI INCASSI DI TUTTI I CINEMA D’EUROPA Ripartizione degliincassi Produzione europea Francia Italia Germania Gran Bretagna Spagna Altri paesi Coproduzione Europa-Usa Produzione Usa Altre produzioni 2004 2005 2006 2007 2008 2009 24,6% 8,6% 2,2% 4,3% 4,5% 2,4% 2,7% 5,8% 67,3% 2,3% 24,6% 9,2% 2,9% 3,2% 3,9% 2,3% 3,1% 12,5% 60,2% 2,7% 27,9% 10,6% 3,0% 4,8% 2,8% 2,8% 3,9% 5,5% 63,4% 3,2% 28,6% 8,4% 3,8% 3,8% 6,1% 2,1% 4,6% 6,3% 63,2% 1,8% 28,4% 12,6% 3,6% 3,5% 2,2% 1,4% 5,0% 6,8% 63,2% 1,6% 26,7% 8,7% 3,0% 4,1% 3,9% 1,9% 5,1% 4,2% 67,1% 2,0% Fonte: Elaborazione OEA-Osservatorio europeo dell’audiovisivo (Strasburgo, maggio 2010) su dati del centro studi Lumière di Parigi. Da parte sua Disney, dopo aver registrato con il secondo bilancio trimestrale del 2008 una distribuzione VOD di 5 milioni di downloads, ha posto quale obiettivo del suo nuovo piano strategico lo sviluppo di questo segmento per raggiungere nel 2013 una diffusione in modalità VOD di 25 milioni di “copie” per un fatturato di 50 milioni di dollari (al prezzo unitario di 1,99 dollari). E a dire il vero ha anche cercato di rompere – senza successo dopo roventi polemiche e nonostante fosse stata subito imitata da Sony – una delle principali regole riconosciute a livello internazionale, da tutti gli operatori, sul mercato distributivo, secondo cui la circolazione Pay-Per-View e NVOD può partire solo a 7 e 9 mesi di distanza dalla prima uscita sugli schermi. Come registra l’osservatorio comunitario, la fonte principale dei problemi del cinema europeo resta insomma più che mai la predominante influenza delle majors e la difesa delle quote di mercato per i cineasti dei paesi cosiddetti big five (Italia, Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna), sembra reclamare sempre nuove risorse. 2. Quali risorse a difesa del cinema nazionale Il punto centrale è che il cinema non è solo business, ma soprattutto un mezzo espressivo, con i suoi messaggi e valori, con le esperienze e i significati che trasmette. Quale attività artistica e culturale, a contenuto intellettuale e creativo, pone in sostanza questioni e problematiche di struttura del mercato che non sono solo di carattere economico e che investono valutazioni più complesse sotto il profilo sociale. Nel delimitare ulteriormente gli spazi di sviluppo delle cinematografie nazionali, l’egemonia delle multinazionali d’oltreoceano con le sue rendite di posizione ne apre infatti contestualmente altri – d’importanza cruciale – a una tendenziale omegeinizzazione culturale, di pensiero e delle sue forme espressive. Proprio per questo – e non certo per proteggere solo il cinema nelle sue valenze di entertainment e di consumo – quasi tutti i paesi hanno istituito sistemi di finanziamenti | 189 TAB. 2 LA RIPARTIZIONE DEL FATTURATO PER CLASSI DI AZIENDE Quote di fatturato annuo 2002 2003 2004 CASE DI PRODUZIONE 31,9% 28,4% 20,0% 18,5% 51,9% 46,9% 6,3% 11,6% 58,2% 58,5% 41,8% 41,5% 2005 2006 2007 2008 28,7% 18,1% 46,8% 8,9% 55,7% 44,3% 26,9% 20,3% 47,2% 8,8% 56,0% 44,0% 26,0% 18,6% 44,6% 8,5% 53,1% 46,9% 26,8% 17,8% 44,6% 8,1% 52,7% 47,3% Prime 10 imprese Da 11 a 30 Prime 30 aziende Da 31 a 50 Prime 50 società Tutte le altre case 33,7% 19,8% 53,5% 4,8% 58,3% 41,7% Prime 10 imprese Da 11 a 30 Prime 30 aziende Da 31 a 50 Prime 50 società Tutte le altre compagnie 75,5% 17,7% 93,2% 3,1% 96,3% 3,7% COMPAGNIE DI DISTRIBUZIONE 79,2% 83,3% 79,5% 14,8% 12,3% 14,7% 94,0% 95,6% 94,2% 3,0% 2,3% 3,0% 97,0% 97,9% 97,2% 3,0% 2,1% 2,8% 83,2% 11,7% 94,9% 2,9% 97,8% 2,2% 82,3% 11,8% 94,1% 3,4% 97,5% 2,5% 83,0% 12,3% 95,3% 2,8% 98,1% 1,9% Prime 10 imprese Da 11 a 30 Prime 30 aziende Da 31 a 50 Prime 50 società Tutti gli altri gestori 39,3% 20,8% 60,1% 8,4% 68,5% 31,5% CIRCUITI DELL’ESERCIZIO 39,9% 39,8% 42,7% 21,5% 17,2% 16,9% 61,4% 57,0% 59,6% 8,6% 8,9% 8,0% 70,0% 65,9% 67,6% 30,0% 34,1% 32,4% 40,8% 19,2% 60,0% 8,3% 68,3% 31,7% 41,6% 18,4% 60,0% 8,6% 68,6% 31,4% 42,6% 18,9% 61,5% 8,2% 69,7% 30,3% Prime 10 imprese Da 11 a 30 Prime 30 aziende Da 31 a 50 Prime 50 società Tutti gli altri operatori TUTTO IL SETTORE NEL SUO COMPLESSO 38,6% 34,5% 34,3% 33,5% 16,6% 18,2% 18,2% 17,8% 55,2% 52,7% 52,5% 51,3% 8,1% 8,2% 8,1% 8,2% 63,3% 60,9% 60,6% 59,5% 36,7% 39,1% 39,4% 40,5% 31,1% 18,1% 49,2% 9,7% 58,9% 41,1% 31,4% 16,6% 48,0% 9,1% 57,1% 42,9% 30,1% 16,6% 46,7% 9,2% 55,9% 44,1% Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009. statali a favore della produzione filmica e la stessa Unione Europea ha promosso i suoi numerosi fondi di sostegno. Ma la competitività della cinematografia europea, soprattutto in termini di risorse per investimenti, versa ancora in stato di netta inferiorità rispetto all’oligopolio delle majors e il monitoraggio continuo delle forze in campo resta un genere di prima necessità per la cinematografia europea, in particolare per valutare l’impatto della contribuzione pubblica che in certi casi (come quello italiano) pare suscitare invece crescenti perplessità e rischia l’abrogazione. LA RIPARTIZIONE PER FATTURATO Un primo grado di valutazione fa riferimento ai livelli di concentrazione del fatturato complessivo generato da tutte le aziende del settore, in ordine ai quali il database delle Camere di Commercio rappresenta il principale (ancorché unico) strumento di riscontro. Le 190 | TAB. 3 LA CONCENTRAZIONE DEL FATTURATO NEL SETTORE CINEMA Quote di fatturato per classi di aziende Le prime 10 imprese 2002 2005 2008 Le prime 30 imprese 2002 2005 2008 Produzione Distribuzione Esercizio Tutto il settore 33,7% 75,5% 39,3% 38,6% 53,5% 93,2% 60,1% 55,2% 28,7% 79,5% 42,7% 33,5% 26,8% 83,0% 42,6% 30,1% 46,8% 94,2% 59,6% 51,3% 44,6% 95,3% 61,5% 46,7% Le prime 50 imprese 2002 2005 2008 58,3% 96,3% 68,5% 63,3% 55,7% 97,2% 67,6% 59,5% 52,7% 98,1% 69,7% 55,9% Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009. TAB. 4 COME È CAMBIATA NEL SETTORE LA CONCENTRAZIONE DEL FATTURATO Variazioni di fatturato per classi di aziende Produzione Distribuzione Esercizio COMPLESSO SETTORE Variazioni di fatturato per classi di aziende Produzione Distribuzione Esercizio COMPLESSO SETTORE Complesso 2008 su 2002 -6,9% +7,5% +3,3% -8,5% Produzioni 2008 su 2002 NEGLI ULTIMI SETTE ANNI -8,9% +2,1% +1,4% -8,6% Complesso 2008 su 2002 -0,9% -0,2% +1,8% -1,0% Produzioni 2008 su 2002 NEGLI ULTIMI TRE ANNI -2,6% +0,4% +1,5% -2,5% Distribuzioni 2008 su 2002 Proiezioni 2008 su 2002 -5,6% -1,0% +1,2% -7,4% Dal 41,7% al 47,3% Dal 3,7% all’1,9% Dal 31,5% al 30,3% Dal 36,7% al 44,1% Distribuzioni 2008 su 2002 Proiezioni 2008 su 2002 +2,7% +0,3% +1,4% -4,0% Dal 44,0% al 47,3% Dal 2,2% all’1,9% Dal 31,7% al 30,3% Dal 41,1% al 44,1% Fonte: Elaborazione su dati Cerved all’1 gennaio 2009. rilevazioni Cerved abbracciano tutte le società di capitali dei tre diversi comparti, senza distinzione di nazionalità, e mostrano i movimenti tendenziali del mercato dell’offerta. Come si può osservare la situazione nei tre comparti è da tempo in corso di evoluzione, anche se in modo non univoco, con un’incidenza delle 50 imprese maggiori che segnala un calo abbastanza consistente dal 2002 al 2008 per l’intero settore, maturato in larga misura attraverso l’accentuato decremento della produzione, visto lo stallo delle percentuali nella distribuzione e l’opposto, ma più ridotto incremento delle aliquote nell’esercizio. Tuttavia i singoli scostamenti fra le diverse classi dimensionali descrivono con maggiore chiarezza la dinamica di questi processi. • Nel comparto produttivo, dove l’attività delle majors straniere è praticamente insussistente, la riduzione dei ricavi accusata in sette anni dalle prime dieci società è pari a un significativo 6,9%, che sale di ulteriori due punti se si allarga il gruppo a 30, mentre si attenua in parte – al 5,6% – quando il range da considerare arriva a 50 aziende. • Nel comparto distributivo – dove operano direttamente le majors – i proventi dei primi dieci operatori registrano invece un aumento del 7,5%, che si trasforma in un | 191 TAB. 5 QUOTE DI MERCATO DEI FILM DISTRIBUITI NELLE MAGGIORI SALE ITALIANE Quote di mercato per provenienza delle opere distribuite 2006 Italia Coproduzioni TOTALE ITALIA Europa STATI UNITI Altri paesi TOTALE Film solo di prima uscira Numero Quota Film inclusi proseguimenti Numero Quota Numero totale di spettatori Milioni Quota Incassi in euro al box office Milioni Quota 100 53 161 71 385 26,0% 13,8% 41,8% 18,4% 100,0% 209 89 298 242 330 90 960 20,5% 4,3% 31,0% 25,3% 34,4% 9,3% 100,0% 18,89 4,16 23,05 10,66 56,49 1,90 92,11 20,5% 4,5% 25,1% 11,6% 61,3% 2,0% 100,0% 111,92 0,5% 23,3 4,3% 135,32 4,8% 61,31 1,2% 338,46 1,9% 11,3 2,1% 546,3 100,0% 2007 Italia Coproduzioni TOTALE ITALIA Europa STATI UNITI Altri paesi TOTALE 110 51 154 55 370 29,7% 13,8% 41,7% 14,8% 100,0% 195 73 268 234 317 68 887 21,9% 8,3% 30,2% 26,4% 35,8% 7,6% 100,0% 27,90 5,14 33,04 12,27 56,81 1,37 103,50 27,0% 4,9% 31,9% 11,9% 54,9% 1,3% 100,0% 166,12 6,9% 29,3 4,8% 195,5 31,7% 71,61 1,6% 342,15 5,4% 7,8 1,3% 617,0 100,0% 2008 Italia Coproduzioni TOTALE ITALIA Europa STATI UNITI Altri paesi TOTALE 130 43 163 40 376 34,6% 11,4% 43,4% 10,6% 100,0% 214 74 288 196 300 61 845 25,3% 8,7% 34,0% 23,2% 35,6% 7,2% 100,0% 27,71 1,37 29,09 9,91 59,22 1,07 99,30 28,0% 1,4% 29,4% 10,0% 59,6% 1,0% 100,0% 164,2 7,6 171,8 58,1 357,6 6,0 593,7 27,7% 1,3% 29,0% 9,8% 60,2% 1,0% 100,0% 2009 Italia Coproduzioni TOTALE ITALIA Europa STATI UNITI Altri paesi TOTALE 115 36 159 45 355 32,5% 10,1% 44,8% 12,6% 100,0% 225 99 294 189 313 61 857 26,5% 8,0% 34,3% 23,1% 36,5% 7,1% 100,0% 23,23 0,8 24,09 11,99 61,17 1,66 98,93 23,5% 60,8% 24,3% 12,1% 61,9% 1,7% 100,0% 140,5 4,90,8% 145,5 71,4 395,7 9,8 622,6 22,6% 23,4% 11,5% 63,5% 1,6% 100,0% Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” – anni solari 2006, 2007, 2008 e 2009 – a cura dell’Ufficio Studi/CED dell’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) su dati Cinetel. più modesto guadagno del 2,1% ampliando lo screening fino alla 30a posizione e si annulla poi del tutto se ci si spinge fino al 50° posto, tanto da cambiare segno (1,0%). • Nel comparto dell’esercizio, a fronte di una crescita del fatturato del 3,3% per il gruppo dei primi dieci circuiti, si rileva un miglioramento inferiore (appena l’1,4%) per quello che comprende i 30 maggiori soggetti e un altro lieve arretramento (sull’1,2%) se si prendono in considerazione tutti i primi 50 gestori. 192 | TAB. 6 RIPARTIZIONE PER INCASSI FRA I PRINCIPALI OPERATORI DEL MERCATO NAZIONALE Principali società di distribuzione Medusa Film Universal-Uip Warner Bros. Sony Pic. Italia W. Disney 20th Century Fox 01 Distribution Eagle Pictures Filmauro Lucky Red Bim Distribuzione Moviemax Fandango Bolero Film ** Teodora Film Mikado Archibald Ent. F. Indipendenti reg.* Cinecittà Luce Dnc *** Mediafilm * Film distribuiti 2007 2008 2009 75 49 61 45 48 45 67 42 13 44 43 17 26 17 70 18 39 49 11 16 82 49 60 24 31 44 70 40 8 44 48 21 21 1 15 71 4 9 17 76 58 63 52 37 37 70 332 5 49 48 22 16 10 16 4 13 6 37 - In milioni di euro 2007 2008 2009 106,99 80,9 84,1 39,2 57,0 67,8 61,1 2,7 50,6 8,3 5,3 11,4 0,6 1,9 69, 0,9 10,8 2,1 1,5 1,3 9,5 116,8 56,9 30,1 45,5 37,8 65,9 23,3 47,3 17,2 14,5 13,9 2,2 0,6 1,9 69,3 1,3 1,2 4,3 87,71 83,0 75,61 69,6 61,4 58,0 49,9 41,9 35,5 15,6 15,4 13,4 2,6 2,6 1,7 1,6 1,0 0,7 0,7 - Quota su monte incassi totale 2007 2008 2009 7,33% 13,11% 3,64% 6,35% 9,25% 11,00% 9,90% 3,68% 8,21% 1,36% 1,36% 1,86% 0,10% 0,31% 1,56% 0,16% 0,14% 0,35% 0,26% 0,22% 16,60% 19,68% 9,59% 5,08% 7,67% 6,37% 11,10% 3,94% 7,97% 2,90% 2,45% 2,35% 0,38% 0,10% 0,33% 1,57% 0,22% 0,21% 0,73% 14,10% 13,34% 12,15% 11,19% 9,88% 9,32% 8,03% 6,74% 5,71% 2,52% 2,49% 2,16% 0,42% 0,42% 0,28% 0,27% 0,16% 0,12% 0,11% - Fonte: Elaborazione da “Il cinema italiano in numeri” – anni solari 2007, 2008 e 2009 – a cura dell’Ufficio Studi/CED dell’ANICA su dati Cinetel. * I distributori indipendenti regionali e Mediafilm hanno conseguito nel 2009 una quota inferiore allo 0,1%. ** Bolero Film ha avviato la sua attività nel 2008, distribuendo il suo primo film nel mese di dicembre. *** Alla società Dnc S.p.A., entrata in liquidazione e concordato preventivo nel giugno 2008, è subentrata la controllata Dnc Entertainment S.r.l. nella prospettiva di rilevarne le attività e i diritti di sfruttamento di film e dvd. L’evoluzione ha tuttavia seguito un andamento difforme nei tre comparti. I trend contrastanti di produzione (ampliamento del mercato) e distribuzione (rafforzamento della concentrazione) hanno in larga parte assunto la loro conformazione fra il 2002 e il 2005, mentre quello dell’esercizio ha invertito il suo corso tendenziale a cavallo fra il 2005 e il 2006, quando l’erosione del circuito di monosala nei centri storici delle città si è fatta incalzante favorendo l’espansione dei multisala con più di quattro schermi e dei multiplex. Nonostante il graduale progresso della concentrazione fra le imprese di distribuzione e dell’esercizio, il saldo complessivo del settore denuncia in generale un’apertura del mercato pari al 3% del volume d’affari totale, che si può stimare corrispondente a un valore di 128,7 milioni di euro. La consistenza economica dei due comparti è in effetti relativamente contenuta rispetto a quella totalizzata dalle imprese di produzione, che rappresenta da sola il 49,8% dei ricavi globali assegnati – in base ai dati camerali – alla cinematografia. | 193 LA SUDDIVISIONE PER INCASSI Ma dove il cinema esprime la sua natura di attività culturale e artistica ed esercita la sua funzione di media che trasmette significati e messaggi è essenzialmente il mercato della domanda, che ne misura la diffusione in termini di consumo e di riscontro tra il pubblico. In Italia il parametro più utilizzato è costituito dalla documentazione predisposta da Cinetel, centro di ricerca costituito pariteticamente dalle organizzazioni di categoria ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) e ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema), che rileva con un sistema informatizzato durante la notte le presenze e gli incassi lordi delle sale e la mattina successiva mette a disposizione degli associati i dati relativi a ogni titolo proiettato. È il principale strumento di lavoro per monitorare il reale andamento del settore attraverso riscontri tempestivi dei risultati conseguiti al box office dalle opere immesse nel circuito e consente ai vari operatori di valutare l’efficacia delle loro scelte e strategie di programmazione.1 Secondo lo screening tracciato da Cinetel, la configurazione del mercato in rapporto alle quote della domanda soddisfatte dalle produzioni del cinema italiano e da quelle di provenienza estera nelle ultime stagioni, è riassumibile in questo schema di sintesi. Osservando la distribuzione dei film messi in circolazione per la nazionalità d’origine e i loro risultati di pubblico, il predominio della cinematografia statunitense appare in- 1 194 | I dati elaborati da Cinetel non attengono, per necessità operative, alla totalità delle sale, ma a un campione di schermi attivi definito rappresentativo per volumi di incassi fra l’80% e il 90% del complesso reale. In effetti su base annuale gli spettatori paganti accertati da SIAE (Società Italiana Autori ed Editori) – che procede ai ristorni di legge su ogni singolo tagliando venduto in ogni genere e forma di spettacolo, evento e manifestazione a pagamento – superano il tetto di 100 milioni di euro e gli incassi lordi la quota di 600 milioni di euro, mentre Cinetel riporta in media presenze per anno inferiori di circa 23 milioni e introiti minori per 110 milioni. Le statistiche SIAE riguardano d’altronde la globalità dei soggetti e comprendono più di 5 mila schermi, ovvero anche quelli di sale utilizzate per una sola giornata di proiezione all’anno, con una programmazione totale di oltre 6 mila pellicole calcolando anche i cosiddetti “proseguimenti” di opere uscite in stagioni precedenti (lunghe teniture, seconde visioni, rassegne e così via). Quali strumento di marketing le rilevazioni Cinetel vengono effettuate invece fra gli schermi definiti tecnicamente e più propriamente attivi, cioè operativi per almeno 120 giorni sui dodici mesi – che risultano poco più di 3,2 mila, pari al 56,1% del totale – e verificano soprattutto l’esito dei nuovi titoli distribuiti, le cosiddette prime uscite; mentre il censimento SIAE, in quanto cumulativo è anonimo, privo di qualsiasi attribuzione di incassi e presenze ai singoli film, e di carattere consuntivo essendo condotto soltanto a periodicità semestrale. Un altro sistema di rilevazione sui consumi cinematografici è realizzato dalla società di ricerche CRA (Customized Research & Analysis) in collaborazione con Rai Cinema. Si chiama Audicinema e si compone di due rilevazioni complementari: Telepanel e Oversample. La prima coinvolge un campione di 3.500 famiglie per un totale di 9 mila persone – rappresentativo per caratteristiche demografiche della popolazione italiana – che mensilmente comunicano le loro tipologie di consumo di cinema. La seconda si sviluppa invece attraverso sondaggi d’opinione condotti all’uscita delle sale (per un complesso di 20 mila interviste annuali) per conoscere opinioni e grado di soddisfazione per i film visti. dubbio, con un’offerta di titoli già in partenza superiore (36,5%) e una proposta di novità (44,8%) maggiore rispetto agli altri potenziali competitors. 3. Italia-estero: un rapporto di forza È una predominanza che emerge ancor più nettamente sul piano dei risultati, dal momento che le pellicole distribuite in larghissima maggioranza dalla major si aggiudicano una parte proporzionalmente molto più elevata di biglietti venduti (61,9% nel 2009) e una ancora più alta (63,5%) di incassi globali. Il cinema italiano, pur con un portafoglio di opere nel complesso di poco inferiore (34,3% di tutti i film) ma più debole sul fronte delle prime uscite (32,5%) totalizza molto meno della metà degli ingressi e degli introiti. L’altra produzione straniera copre il restante 30% di programmazione (23% Europa, 7% resto del mondo), ma con un carnet più esile di “prime” e con esiti di cassetta ancora più modesti: 12,1% di spettatori e 11,5% di proventi per i prodotti continentali e rispettivamente 1,7% e 1,6% per quelli non europei. È opinione diffusa che nella stagione 2009 il cinema italiano abbia scontato alcune contingenze sfavorevoli (a cominciare dalla contemporanea assenza dagli schermi di molti autori di provato successo) e che il ritorno alla situazione del 2006 sia solo temporaneo. Anche perché da più di un decennio ha seguito un trend sostanzialmente positivo realizzando più di 90 film all’anno e riportando la quota di competenza sopra il 30% di pubblico e di ricavi, ossia a livelli che non hanno nulla a che vedere con gli anni di crisi fra il 1980 e il 1977 quando la forte e generale contrazione di mercato lo aveva relegato in uno stato di inferiorità – allora – davvero pesante. Al di là della diversa nazionalità delle opere e della relativa incidenza dei rispettivi apparati produttivi sul totale delle attività, le rilevazioni Cinetel consentono con i risultati di pubblico e d’incasso conseguiti da ogni singolo film di definire anche la suddivisione delle quote sul mercato della domanda fra tutti gli operatori. 4. King maker e player È così possibile valutare l’effettiva competitività delle società, la formazione o meno di gruppi di controllo e in particolare le eventuali dimensioni e ripercussioni di queste posizioni dominanti. Soprattutto perché l’influenza strategica e il potere negoziale che un nucleo di king maker è in grado di esercitare – se molto consolidato ed esteso – può condizionare gli assetti dell’intero mercato a livello nazionale, limitando la potenziale concorrenza di ogni altro player e quindi lo sviluppo stesso del settore. A questo proposito i dati Cinetel relativi alle ultime tre stagioni disegnano la mappa proposta qui di seguito. | 195 Gli importi in milioni di euro indicati si discostano dai fatturati realmente conseguiti e riportati a bilancio dalle varie società esposti nelle tavole del capitolo precedente. Le rilevazioni Cinetel attingono come detto a un campione significativo del mercato (non alla sua totalità) e registrano gli incassi accreditati sul mercato della distribuzione, anche se in concreto parti consistenti di tali proventi (variabili fra il 60% e il 65%) seguono destinazioni differenti: a monte verso le case di produzione e a valle verso le imprese dell’esercizio. Attengono inoltre alle sole entrate da botteghino, escludendo tutte quelle conseguite sugli altri circuiti di diffusione – home video e TV in testa – che rappresentano a loro volta più di due terzi delle risorse che le vendite di un film possono nel loro complesso generare. 5. Major, mini-major e indie Considerando la nazionalità dei gruppi principali presenti nel prospetto, l’incidenza della loro attività (che copre il 99,43% per il 2007, il 99,16% per il 2008 e il 99,39% dei ricavi generali della distribuzione) e la struttura societaria di molti di loro – con un’integrazione verticale che li porta a raccogliere anche gli introiti da produzione ed esercizio – attraverso i dati Cinetel si può risalire a una segmentazione di fondo del mercato della domanda. Con l’individuazione di tre fasce principali di operatori: major: le holding internazionali Warner Bros., Universal-Uip, 20th Century Fox, Walt Disney e Sony; mini-major: i gruppi nazionali Rai-01 Distribution e Medusa-Mediaset, con l’affiancamento per coerenza di Filmauro, anch’essa integrata verticalmente, e per omogeneità di Eagle Pictures; indie: le società italiane indipendenti di media-piccola dimensione, ma a maggiori intensità e continuità di lavoro, ossia le altre dieci società che compaiono nel prospetto precedente e alle quali si riferiscono i dati della tavola successiva. La pur ristretta comparazione nel triennio 2007-2009 segnala l’incipiente ripresa dell’egemonia delle majors straniere e il contestuale arretramento del cinema nazionale, sia TAB. 7 SEGMENTAZIONE E QUOTE DI MERCATO PER TIPOLOGIA DI IMPRESE Dati cumulativi per gruppi di imprese Film distribuiti 2007 2008 2009 In milioni di euro 2007 2008 2009 Majors internazionali Mini-majors nazionali Indie italiane TOTALE ITALIA 248 197 340 537 329,2 241,4 44,3 285,7 208 200 251 451 247 184 318 502 287,3 235,3 67,5 302,8 347,9 185,2 66,9 252,1 Quota su monte incassi totale 2007 2008 2009 53,35 39,12 7,19 46,31 48,21 39,61 11,40 51,01 55,88 34,59 9,10 43,69 Fonte: Elaborazione da“Il cinema italiano in numeri” – anni solari 2007, 2008 e 2009 – a cura dell’Ufficio Studi/CED dell’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) su dati Cinetel - Le somme delle quote percentuali sul totale degli incassi non sono pari a 100% in quanto sono riferite soltanto alle prime 19 società distributive, tuttavia la loro incidenza è pari al 99,16% per il 2007, al 99,22% per il 2008 e al 99,57% per il 2009. 196 | TAB. 8 PRIME USCITE ITALIANE: CHI HA DISTRIBUITO I FILM MILIONARI Le case dei film italiani milionari Medusa Film Rai-01 Distribution Filmauro Warner Bros. Italia Bim Distribuzione Lucky Red Mikado Universal Walt Disney Italia Eagle Pictures Fandango Distribuzione Moviemax Sacher Distribuzione Totale film italiani milionari INCASSI IN MILIONI-EURO Quota su totale Italia Milioni in mediaa film FILM ITALIANO LEADER Incasso film leader * Quota leader su tot. Italia 2006 2007 2008 2009 2006-2009 6 6 2 3 1 1 1 20 9 9 3 3 1 1 1 1 1 29 11 8 2 3 1 1 1 28 10 8 2 1 1 3 2 24 36 31 9 7 3 3 3 2 1 1 1 1 101 101,49 85,48% 5,07 166,20 90,19% 5,73 142,30 85,52% 5,08 119,08 92,47% 4,96 529,08 81,62% 5,24 FILMAURO 18,59 15,66% FILMAURO 20,23 10,47% FILMAURO 17,65 10,75% FILMAURO 16,39 12,73% FILMAURO 72,86 12,40% Fonte: Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri” anni solari 2006-2009 a cura dell’Ufficio Studi/Ced ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive Multimediali). * I titoli dei film che guidano la classifica delle opere italiane in prima uscita e con incassi superiori a 1 milione di euro nell’anno sono: Il mio miglior nemico per il 2006; Natale in crociera per il 2007; Natale a Rio per il 2008 e Natale a Beverly Hills per il 2009. nell’incidenza delle mini-majors sia nell’occupazione dello spazio residuale da parte delle piccole società indipendenti. 6. Dove si concentra il business Per quanto di natura differente, la suddivisione per classi di fatturato e di incassi delle rilevazioni Cerved e Cinetel offrono una lettura sostanzialmente omogenea delle quote nei singoli comparti fra i mercati dell’offerta e della domanda. PRODUZIONE Il numero molto elevato di aziende comprese nel comparto della produzione – dove confluisce circa il 65% di quelle impegnate nelle attività di pre e post-produzione – comporta ad esempio un peso relativo delle grandi imprese straniere (che pure contano sulla presenza di Thomson-Technicolor, Kodak e Deluxe) assai minore rispetto a quanto si registra nella distribuzione e nell’esercizio. | 197 TAB. 9 TOP 20: TANTA DISTRIBUZIONE IN POCHE MANI Peso delle prime 20 compagnie 2006 2007 2008 2009 LE PRIME 5 Numero film distribuiti Quota film su top 20 Quota su totale incassi 295 35,0% 59,34% 297 37,0% 64,96% 269 40,5% 64,96% 286 38,0% 60,66% LE PRIME 10 * Numero film distribuiti Quota film su top 20 Quota su totale incassi 500 59,3% 92,63% 462 58,1% 94,32% 452 68,0% 90,91% 480 63,7% 92,97% TUTTE LE PRIME 20 Numero film distribuiti Quota film su top 20 Quota su totale incassi 843 100% 99,38% 795 100% 99,66% 664 100% 99,42% 753 100% 99,55% Fonte: Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri” anni solari 2006-2009 a cura dell’Ufficio Studi/CED dell’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) – Le rilevazioni si riferiscono ai risultati conseguiti fino al 31 dicembre di ogni anno e sono comprensive dei film in proseguimento. * Nei quattro anni considerati fanno sempre parte del gruppo delle prime 10 società distributrici le 5 majors (Universal, Warner Bros., Walt Disney, Sony e 20th Century Fox), le quattro maggiori società italiane Medusa, 01 Distribution, Filmauro ed Eagle Pictures più, in alternanza, Bim (2006), Moviemax (2007) e Lucky Red (2008 e 2009) . Nell’attuale conformazione la produzione cinematografica intesa in senso stretto vede d’altra parte pressoché assenti le majors anglofone e registra la decisa prevalenza delle cosiddette mini-majors nazionali, affiancate da una selezionata cerchia di indie, e poi il contorno di una corona di indies minori composta da almeno 300 piccole società, dall’attività fluttuante e dalla struttura patrimoniale non propriamente stabile. La pletora di operatori, pur con ricavi a bilancio di piccole dimensioni, limita tuttavia l’incidenza e l’influenza dei maggiori produttori rispetto al novero complessivo degli operatori in attività, anche se le risorse investite e le capacità diffusionali dei due leader Rai e Medusa-Mediaset esercitano un notevole potere d’attrazione su tutto il comparto. Vi è in questo senso un significativo riscontro nell’analisi della densità e della frequenza di film italiani con incassi superiori a 1 milione di euro secondo le case di produzione che li hanno realizzati. In quattro stagioni sono soltanto 13 le compagnie (fra le quali figurano le filiali italiane di Warner Bros., Universal e Walt Disney) che hanno saputo lanciare nuove opere in grado di assicurare ricavi milionari al box office. E le tre migliori – Rai, Medusa e Filmauro – hanno firmato da sole il 75,2% dei titoli con simili performances di successo. Fondamentalmente la fascia media delle case produttrici nazionali, che costituisce il cuore del comparto, mostra un’attività ristretta, tanto è vero che il comparto registra una quota di mercato complessiva per le 50 prime società di poco superiore al 50% e in controtendenza a quanto si verifica sui fronti distributivo e dell’esercizio. 198 | TAB. 10 TOP FILM 20: COMANDANO SEMPRE LE STESSE COMPAGNIE Le case dei 20 top film dell’anno 2006 2007 2008 2009 2006-2009 4 3 3 2 1 1 2 3 1 6 2 2 2 3 2 1 2 - 3 5 3 3 2 1 2 1 - 3 3 2 2 3 3 2 1 1 - 16 13 10 9 9 7 7 6 2 1 227,11 41,56% 11,35 272,11 44,09% 13,60 223,74 37,68% 11,18 259,63 41,69% 12,98 982,61 41,29% 12,28 LEADER TOP 20 DELL’ANNO SONY P. UNIVERSALFILMAURO20TH C. FOXIncasso film leader * 28,69 20,23 17,65 Quota leader su totale 5,34% 3,12% 2,97% 29,69 4,76% 24,06 4,04% Medusa Film Uip-Universal Walt Disney-Buena V. Filmauro Warner Bros. Italia Sony Pictures Italia 01 Distribution 20th Century Fox Italia Eagle Pictures Sacher Distribuzione INCASSI IN MILIONI-EURO Quota su totale comparto Milioni in mediaa film Fonte: Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri” anni solari 2006-2009 a cura dell’Ufficio Studi/CED ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali). * I film che guidano la classifica dei “top 20” per incassi nell’anno sono: Il codice da Vinci per il 2006; Shrek Terzo per il 2007; Natale a Rio per il 2008 e L’era glaciale 3-L’alba dei dinosauri per il 2009. TAB. 11 TOP FILM 20: COMANDANO SEMPRE LE STESSE COMPAGNIE Peso delle prime 20 compagnie 2006 2007 2008 2009 COMPAGNIE ITALIANE Filmauro Eagle Pictures Medusa Film 01 Distribution Moviemax Bim Distribuzione Lucky Red Fandango Teodora Film Sacher Distribuzione Mediafilm Archibald Ent. Film Mikado Film 4.469.403 822.500 824.962 849.852 424.731 271.522 83.159 77.454 64.501 1.150.507 284.416 55.180 58.305 3.895.162 540.828 1.425.790 912.030 674.932 125.324 190.575 24.221 113.216 717.111 86.212 325.649 137.825 5.916.895 584.593 1.201.937 941.787 665.076 303.091 391.140 108.457 131.065 186.025 254.534 77.283 131.517 7.113.777 1.271.275 1.154.854 713.838 610,070 322.432 320.261 163.672 108.045 79.908 79.058 14.328 36.279 FILIALI DELLE MAJOR ESTERE Walt Disney-Buena Vista 20th Century Fox Universal-Uip Sony Pict. Italia Warner Bros. 1.114.026 1.495.591 1.552.592 1.122.748 656.569 1.188.751 1.508.063 1.161.245 871.147 1.379.797 1.469.242 859.397 2.384.942 1.256.946 949.322 1.661.892 1.568.112 1.432.363 1.339.919 1.201.028 Fonte: Elaborazione su dati Cinetel da “Il cinema italiano in numeri” anni solari 2006-2009 a cura dell’Ufficio Studi/Ced Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali). | 199 DISTRIBUZIONE L’ampiezza della quota di fatturato cumulato da tutte le società di produzione che si collocano dopo la 50a posizione non è di per sé un segnale di ampliamento del mercato stesso, da interpretare in modo univoco. Perché i valori evidenziati dal comparto della distribuzione documentano che i gruppi leader che vi operano – le majors straniere e gli altri principali distributori nazionali – conservano tutti i loro spazi, limitando di conseguenza i canali di accesso al mercato per tutte le piccole case di produzione, che se vogliono immettere in circuito le loro pellicole devono confrontarsi con il potere negoziale e l’influenza commerciale di entità decisamente superiori. Una situazione “confortata” dalla contestuale e crescente concentrazione che si registra nell’esercizio e che pone conseguentemente le grandi compagnie di distribuzione nella condizione di poter “imporre” con ancora maggior forza le loro pellicole. È sufficiente osservare come le dieci compagnie che si collocano fra l’11° e il 20° posto in ordine di ricavi da incassi riescano (tabella qui sopra) a occupare uno spazio di mercato pari ad appena il 6,58% nonostante immettano nei circuiti dell’esercizio ben il 36,3% delle opere portate in sala. La considerazione conseguente è che nel processo di assestamento ed evoluzione della cinematografia italiana dell’ultimo periodo le majors non hanno certo perso la presa sul mercato nazionale. Pur continuando a concentrare la propria azione alla distribuzione di pellicole e dvd – strategia mitigata solo di recente da alcune circoscritte incursioni nella produzione interna da parte di Warner Bros. Italia, Walt Disney e soprattutto Universal dopo il suo ingresso con il 10% in Cattleya – hanno rinsaldato la loro influenza su tutto il settore. Ne è buona prova la statistica sulle compagnie che nelle ultime quattro stagioni hanno distribuito i 20 film che nell’anno hanno ottenuto i maggiori incassi. Sono soltanto 10 e le majors contano 45 performances (pari al 4,7% delle pellicole immesse in totale in circolazione) contro le 35 dei competitors italiani (con il 2,5% di presenze complessive nelle classifiche dei “top film 20” del quadriennio). La possibilità di organizzare strategie di uscita di ogni nuova opera su scala transnazionale (o meglio, intercontinentale) annette inoltre l’opportunità di mettere in gioco preziose economie di scala, che vanno dal numero di copie da stampare alla concezione centralizzata dei piani di comunicazione e pubblicitari, fino alla preparazione stessa del materiale destinato alle iniziative e agli interventi di advertising. Col passare del tempo le grandi case straniere hanno anche alzato vistosamente la soglia degli investimenti in promozione, al punto che i budget di marketing per titolo arrivano a coprire ormai il 30% delle spese di produzione, contro il 10% di pochi anni or sono. Difficilmente un titolo oggi può aspirare a diventare un blockbuster annunciandosi al mercato con una campagna i cui costi non si misurano in decine di milioni di euro. Pur premiando (tabella qui sopra) in assoluto – e con larghissimo margine – le scelte e gli investimenti del leader Filmauro, autentico campione del box office italiano - le graduatorie sulle migliori medie d’incasso per film mettono in luce il profondo divario che ancora divide in termini di risultati finali al botteghino le majors dalle compagnie distributrici nazionali. 200 | TAB. 12 QUOTE DI MERCATO DEGLI SCHERMI ATTIVI IN ITALIA PER TIPI DI STRUTTURA Quote di mercato opere distribuite 2006 Monosala Multisala (2-4) Multicinema (5-7) Multiplex (8-19) TOTALE Complessi attivi Numero Quota Totale schermi Numero Quota Presenze globali Milioni Quota Incassi in euro Milioni Quota 713 325 69 103 1.210 58,9% 26,9% 5,7% 8,5% 100,0% 713 864 405 1.080 3.062 23,3% 28,2% 13,2% 35,3% 100,0% 14,0 20,6 13,8 43,7 92,2 15,2% 22,4% 15,0% 47,4% 100,0% 77,9 117,0 82,2 269,9 547,1 14,2% 21,4% 15,0% 49,3% 100,0% 2007 Monosala Multisala (2-4) Multicinema (5-7) Multiplex (8-19) TOTALE 658 329 71 108 1.166 56,4% 28,2% 6,1% 9,3% 100,0% 658 884 418 1.132 3.092 21,3% 28,6% 13,5% 36,6% 100,0% 14,0 22,4 16,9 51,1 103,6 13,6% 21,7% 15,4% 49,3% 100,0% 78,1 126,7 95,9 317,0 617,8 12,6% 20,5% 15,5% 51,3% 100,0% 2008 Monosala Multisala (2-4) Multicinema (5-7) Multiplex (8-19) TOTALE 612 324 80 113 1.129 54,2% 28,7% 7,1% 10,0% 100,0% 612 875 470 1.184 3.141 19,5% 27,9% 15,0% 37,7% 100,0% 11,4 20,7 15,4 51,7 99,4 11,5% 20,8% 15,5% 52,1% 100,0% 63,3 117,3 93,0 320,4 594,2 10,7% 19,8% 15,7% 53,9% 100,0% 2009 Monosala Multisala (2-4) Multicinema (5-7) Multiplex (8-19) TOTALE 582 312 91 119 1.104 52,7% 28,3% 8,2% 10,8% 100,0% 582 845 536 1.245 3.208 18,1% 26,3% 16,7% 38,8% 100,0% 10,5 19,0 16,7 52,8 99,0 10,6% 19,2% 16,9% 53,3% 100,0% 59,5 112,0 105,5 346,4 623,4 9,5% 18,0% 16,9% 55,6% 100,0% Fonte dell’elaborazione: ANEM (Associazione Nazionale Esercenti Multimediali su dati Cinetel – Le rilevazioni sono tratte dai rapporti “Il cinema italiano in numeri” – anni solari 2006, 2007, 2008 e 2009 – a cura dell’Ufficio Studi/CED dell’ANICA (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) – I dati globali relativi ai totali delle presenze e degli importi da incassi sono comprensivi di festival e rassegne. ESERCIZIO Nel 2000 i multisala in Italia erano 20 per un totale di 65 schermi e coprivano il 19,2% delle presenze e il 26,6% degli incassi registrati globalmente dal campione Cinetel, pari rispettivamente a 77,2 milioni di spettatori e a 436,5 milioni di euro. A fine 2009 il numero dei complessi si è moltiplicato di 26 volte e quello degli schermi di 40, mentre la loro incidenza in termini di ingressi è passata – negli impianti attivi, aperti cioè almeno 120 giorni all’anno – all’89,4% (rispetto a un valore assoluto di 99 milioni di biglietti) e la percentuale delle entrate al botteghino è salita al 90,5%, corrispondente a 563,9 dei 623,4 milioni di euro registrati attraverso le rilevazioni Cinetel. Nella progressione degli impianti plurischermo si condensa in pratica il processo di progressiva concentrazione dell’esercizio. Aperti soprattutto dalle grandi catene internazionali e dai maggiori circuiti nazionali, in grado di sostenere gli ingenti investimenti necessari per la loro costruzione, i centri multisala ne hanno rafforzato contemporaneamente le quote di mercato fino agli attuali livelli, esposti in dettaglio nel successivo prospetto. | 201 Sul piano formale la prevalenza degli operatori stranieri negli esercizi multisala è tuttora sensibile (63% dei ricavi), ma sul piano pratico – dopo l’acquisizione da parte di 21 Investimenti del gruppo Benetton del 51% di The Space Cinema, in cui sono confluite tutte le attività di Warner Village e di Medusa, che controlla il restante 49% del capitale sociale – l’incidenza dei circuiti nazionali secondo la suddivisione per incassi a base Cinetel è già salita oltre il 46%. Nonostante questa grande e importante operazione, la specifica struttura su cui si articola il comparto dell’esercizio non sembra destinata però a subire particolari modificazioni. La tipologia dei centri e delle catene multisala quali luoghi di consumo è costituzionalmente congeniale a una politica di programmazione orientata vero i titoli di cassetta e in particolare verso i blockbuster statunitensi, andando a rinsaldarne così il già notevole potere d’attrazione sul pubblico cinematografico. E dal momento che gli esercenti hanno l’esigenza di garantirsi un afflusso costante di spettatori e di entrate – soprattutto per impianti di visione con capienze e costi di gestione decisamente elevati quali sono i multischermo – i principali distributori come le majors internazionali hanno consolidato ancor più nel tempo il loro potere negoziale. A cominciare dalle variabili chiave che condizionano in genere l’esito dei film al box office: periodo di lancio, numero di sale in cui viene proiettato e tenitura, vale a dire il numero di giorni durante i quali la pellicola resta in programmazione.2 2 202 | Al di là delle contrattazioni ufficiali, queste pianificazioni prevedono margini di manovra che vengono concordate di solito attraverso intese informali fra distributori ed esercenti; accordi che rientrano nell’ambito di una materia fluida e spesso controversa come quella degli usi e costumi nei patti privati fra operatori e delle pratiche commerciali – con le loro regole non scritte e le cosiddette clausole silenziose – che contraddistinguono determinati mercati, specialmente nei rapporti diretti del business to business. Nella loro ormai secolare storia le majors americane sono state spesso al centro delle attenzioni per le loro potenziali capacità di pressione e chiamate in causa a vario titolo delle authorities antitrust degli Stati Uniti e dai vigilanti sulla libera concorrenza di altri paesi o della stessa Unione europea, che risulta attualmente la più impegnata a “sorvegliare” il mercato audiovisivo. In Italia la legge di riferimento è la numero 287 del 1990 “Norme per la tutela della concorrenza e del mercato – Sulle intese, sull’abuso di posizione dominante e sulle operazioni di concertazione” che ha istituito l’AGCOM-Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Appartengono a questo capitolo di controversie i “cartelli” per concordare tariffe di noleggio e prezzi dei biglietti e pure la pratica informale del blockbooking (listino bloccato), che consiste nel fornire agli esercenti i film di punta soltanto con l’impegno a programmare nelle stesse sale anche pellicole di minore attrazione e che avrebbero altrimenti scarsa diffusione o si vedrebbero precluso qualsiasi tipo di circolazione. Il sistema prevede inoltre declinazioni alternative: blind buying, ossia il noleggio “a scatola chiusa” di un pacchetto di film; first runs, cioè il lancio in esclusiva del film nelle sale meglio disposte sul territorio; designated play dates, ovvero la scelta prefissata dei giorni di proiezione dei titoli distribuiti; reciprocity of dealing, in altre parole la concessione del prodotto solo a partner privilegiati e a esclusione di altri loro concorrenti, per la concertazione della politica dei prezzi dei biglietti, per le intese verticali aventi a oggetto lo sfruttamento in esclusiva delle pellicole di maggior successo. È vero che la dinamica espansiva ha accentuato anche il clima competitivo dei network maggiori, otto dei quali posseggono oltre il 50% delle strutture a più schermi. Ma allo stesso tempo la maggiore concentrazione delle quote di mercato tende a stabilizzare, più che a sovvertire gli assetti del comparto e i rapporti fra gli stessi operatori. Va ad esempio rilevato come la suddivisione per classi di fatturato basata sui dati Cerved si presti a una doppia lettura. Secondo quanto riportato all’inizio del capitolo, in effetti, le prime 10, 30 e 50 società cumulerebbero progressivamente il 42,6%, il 61,5% e il 69,7% del monte ricavi del comparto. Ma il database camerale considera le imprese quali singole ragioni sociali e non procede all’eventuale aggregazione dei risultati per gruppi di società. Se si considerano le prime dieci holding del circuito si rileva per esempio che i loro conti economici sommano all’attivo entrate per 412 milioni di euro, ossia il 66,7% dell’intero valore della produzione assegnato all’esercizio. Aggiungendo le successive cinque catene si perviene al 73,2% del fatturato globale e con ulteriori cinque imprese di gestione si raggiunge il 75,5%. Con le sue 1.775 società di capitali attive l’esercizio italiano resta chiaramente frastagliato. Ma si tratta di una frammentazione parziale. Perché con la crescente concentrazione in atto e la costante erosione delle tradizionali strutture monosala si sta realizzando una formale separazione strutturale fra il nucleo dei complessi propriamente imprenditoriali, patrimonializzati e a gestione industriale, e l’organico degli impianti di proiezione a conduzione pressoché familiare (le società di capitali registrate alle Camere di Commercio sono in realtà 1.878 e ad esse si aggiungono svariate centinaia di ditte non di capitali a rappresentare sale d’essai e parrocchiali che si dividono una fetta di mercato del 30%). È convinzione ormai radicata nei cinque maggiori mercati europei – i cosiddetti big five, secondo la nomenclatura in uso fra i ricercatori dei centri studi – che fra i corollari del fenomeno prende corpo una serie di ripercussioni sul comparto della produzione. Perché le opere nazionali, che non vantano in genere la stessa apodittica appetibilità dei prodotti made in Usa, incontrano maggiori difficoltà a farsi strada in un mercato informalmente compartimentato e faticano a conquistare spazi adeguati in una vetrina dove visibilità e teniture maggiori sono preventivamente dedicate ai prodotti di più largo e facile consumo. Per la maggior parte dei film di casa è in genere scontato (in Italia come nel resto d’Europa) che soltanto davanti a un’immediata risposta di consenso da parte del grande pubblico si riescono a ottenere la stampa di più copie e programmazioni più lunghe, sfuggendo alla regola statistica che assegna ai film “domestici” medie di copie, di giorni di programmazione e di aree di diffusione sensibilmente inferiori. Sovente non viene assicurata la copertura del territorio nazionale e talvolta nemmeno quella delle piazze principali, ossia delle tradizionali 12 città capo-zona (Roma, Milano, Torino, Genova, Padova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Catania, Cagliari, Ancona). E in effetti, come si è potuto osservare anche nei capitoli precedenti, la ripartizione di presenze e incassi dei titoli nazionali per tipologia delle strutture di proiezione si discosta in misura abbastanza vistosa da quella delle pellicole delle majors e dei gruppi integrati. | 203 Appendice “ANCHE I NANI HANNO COMINCIATO DA PICCOLI” Titolo del film omonimo di Werner Herzog (1970) L’altra mano pubblica Regioni e Film Commission Il territorio come set D a anni in Italia si sente parlare molto di federalismo. Ad esempio di quello fiscale, anche se in concreto la riforma procede a rilento. Nel frattempo vi sono politiche territoriali di settore che sul piano pratico avanzano autonomamente e si affermano senza destare particolari attenzioni. È il caso del cosiddetto federalismo cinematografico o filmico, diventato una realtà centrale per tutto il cinema nazionale. Come sostengono i componenti della commissione di valutazione per i premi di qualità del FUS-Fondo Unico per lo Spettacolo, è sempre più frequente la presentazione di richieste di contributi per film che hanno già ottenuto anche il sostegno di qualche struttura regionale. Così come le schede di presentazione dei titoli proposti nei festival internazionali e nazionali ne segnalano la presenza, in progressione geometrica, nelle opere coprodotte. A loro volta i responsabili delle Film Commission territoriali confermano di essere molto spesso i primi interlocutori ai quali vengono sottoposti i nuovi progetti da parte dei produttori, che avviano con loro la ricerca di finanziamenti, prima ancora di bussare alle porte del Mibac (il Ministero per i Beni e le Attività Cultu- rali che gestisce il FUS) e, poi in successione, a quelle dei network TV, delle agenzie di product placement e dei distributori. 1. Dieci anni vissuti di corsa È opinione diffusa che la crescita esponenziale di interesse da parte degli enti regionali e locali per l’attività cinematografica sia da ricollegarsi direttamente alla legge numero 59 del 1997 sul decentramento delle funzioni amministrative (cosiddetta legge Bassanini) e poi alla Riforma del Titolo V della Costituzione (legge costituzionale numero 3 del 2001) che nella nuova formulazione dell’articolo 117 assegnava in materia di spettacolo potestà legislativa generale alle Regioni e “speciale” (ossia un potere disciplinare limitato solo a determinati aspetti) allo Stato.1 LA PRODUZIONE COME FOCUS In verità le istituzioni regionali, come dimostra la loro prolifica produzione normativa a partire fin dagli anni Settanta, hanno sempre considerato lo spettacolo solo nelle sue valenze culturali e d’intrattenimento, concentrando le proprie attenzioni sul ruolo di organismi e manifestazioni (festival, rassegne, premi, cineforum) già esistenti sul territorio e sulla struttura dei circuiti dell’esercizio. L’INIZIATIVA DEI FILMMAKER I loro primi interessi verso il cinema quale attività produttiva e nelle sue dinamiche di progettazione e realizzazione sono rintracciabili, è vero, proprio alla fine degli anni 1 208 | Secondo l’articolo 117 della Costituzione (nella precedente formulazione del Titolo V) lo spettacolo non rientrava fra le pertinenze degli enti territoriali, ma la legge “Norme sull’ordinamento regionale” (numero 382 del 1975) ve lo aveva riportato. Tanto è vero che negli anni Settanta e Ottanta la produzione normativa in ambito locale aveva raggiunto livelli elevatissimi e sono state proprio alcune regioni a promuovere nel 1993 – con successo – il referendum che portò all’abrogazione del ministero del Turismo e dello spettacolo. L’attesa legge Bassanini, per quanto concerne il settore dello spettacolo e le attività cinematografiche in particolare, non si sarebbe tuttavia rivelata risolutiva e anche dopo la riforma del Titolo V della Costituzione si resero necessari vari interventi legislativi del governo (nel 2003 furono emanati prima un decreto e poi una legge per consentire l’erogazione dei contributi del Fondo Unico per lo Spettacolo, altrimenti giudicabili non legittimi) e alcune sentenze della Corte Costituzionale per dirimere i punti più controversi. Passaggio importante sulla via della chiarificazione è stata la sottoscrizione del “Patto per le attività culturali di spettacolo” da parte di Mibac, Conferenza delle Regioni, Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e UPI (Unione delle Province Italiane), che ha ratificato il principio della cosiddetta sussidiarietà concorrente. Persistono tuttavia ancora alcuni conflitti di competenze, soprattutto per quanto riguarda ad esempio la regolamentazione (urbanistica, commerciale, di sicurezza) del comparto dell’esercizio – su cui gli enti territoriali sono prodighi di disposizioni – con numerosi interventi dell’AGCOM-Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni) che sottolinea la necessità di comuni riferimenti su tutto il territorio nazionale. TAB. 1 C’È MOLTO CINEMA NELLA LEGISLAZIONE REGIONALE Parole Chiave Audiovisivi Documentari-cortometraggi Sale cinematografiche Leggi Articoli 261 81 87 7.234 2.140 2.873 Parole Chiave Cinema Cineteca Festival cinema Leggi Articoli 202 41 5 6.839 1.408 62 Fonte: Elaborazione su dati dell’Archivio delle leggi della Camera dei Deputati, Banca Dati LREC Ancitel delle leggi regionali. Novanta in piena riforma amministrativa, ma a instillarli non hanno provveduto le nuove norme, bensì uomini e donne di cinema che in base alle loro personali esperienze hanno pensato di riproporre anche in Italia il modello di Film Office diffuso negli Stati Uniti fin dagli anni Quaranta e non ancora mutuato, salvo qualche sporadica eccezione, in Europa.2 LE REGIONI DOPO I COMUNI La sperimentazione di queste “agenzie” di facilitazione è inoltre partita a livello strettamente locale – soprattutto comunale – e soltanto davanti ai loro risultati le altre istituzioni territoriali come le Regioni hanno cominciato a comprenderne la validità e capacità d’attrazione di risorse. E ancora una volta sono state persone di cinema a farsi parte attiva per convincere le amministrazioni a dotarsi di una Film Commission e a farvi convergere investimenti non solo simbolici, fino ad avviare azioni dirette – assumendo cioè una funzione proattiva e non più solo intermediaria – con la disponibilità di capitali di finanziamento per produttori e autori, attraverso lo strumento del Film Fund.3 2 3 Fra le prime iniziative figura la costituzione a Napoli dell’associazione privata Campania Film Commission nel 1997 a opera di Rino Piccolo, prima assistente e poi manager di produzione a Los Angeles, al suo ritorno in Italia. Anche Italian Riviera-Alpi Del Mare Film Commission è stata promossa nel 1998 a Savona da Alessandra Bergero, al suo rientro in Italia dopo una lunga esperienza lavorativa e artistica a New York. Una Film Commission può essere un ente, un’agenzia o un servizio erogato da un’istituzione locale senza scopo di lucro. In genere ha la finalità di attrarre le produzioni cinematografiche e audiovisive in un determinato territorio e offre alle produzioni una serie di servizi gratuiti, con l’obiettivo di creare opportunità e ricadute economiche per il territorio – anche sotto l’aspetto occupazionale – e per le attività delle imprese locali. La sua dotazione finanziaria può fare capo a diversi assessorati, che curano per la parte di loro diretto interesse – quali organi dotati di personalità giuridica – anche la preparazione dei relativi atti amministrativi. Il termine commission sta a significare “gruppo di lavoro di competenze plurisettoriali” ed è riferito proprio al coinvolgimento ampio di servizi, forniture e problematiche non riconducibili di norma a un solo ufficio, a un unico assessorato o a una delega specifica. Esiste anche la formula più semplice di Film Office, adottata generalmente da municipi di territori ad alta frequenza produttiva e svolgono attività soprattutto di “sportello” nei confronti delle case di produzione per la gestione di permessi e l’offerta di informazioni. | 209 TAB. 2 LE REGIONI E LE LORO FILM COMMISSION Film Commission d’emanazione regionale Primo anno di operatività forma giuridica o amministrativa città di sede Emilia-Romagna F.C. Friuli Venezia Giulia F.C. Umbria F.C. F.C. Torino Piemonte Toscana F.C. Lombardia F.C. Veneto F.C. F.C. Regione Siciliana Marche F.C. F.C. Regione Campania Genova-Liguria F.C. Sardegna F.C. Roma Lazio F.C. Apulia F.C. 1997 1999 1999 2000 2000 2000 2000 2000 2001 2005 2006 2006 2007 2007 Settore di servizio Associazione Agenzia regionale Fondazione Dipartimento Fondazione Ufficio Dipartimento Ufficio Fondazione Fondazione Associazione Fondazione Fondazione Bologna Trieste Terni Torino Firenze Milano Venezia Palermo Ancona Napoli Genova Cagliari Roma Bari Gli amministratori pubblici hanno avuto da parte loro la volontà di rendere sempre più organiche le nuove entità alla propria struttura (anche perché il regime di autonomia si scontra con le rigide compatibilità burocratiche della giurisdizione pubblica) e la felice intuizione di affidarne la responsabilità di direzione gestionale, nella grande maggioranza dei casi, a professionisti del settore, di chiara estrazione e riconosciuta preparazione cinematografiche. FILM FUND IN UNA VISIONE D’INSIEME Quale parte dei fattori che hanno condotto le Regioni a promulgare in tempi recenti tante nuove leggi finalmente organiche per tutti i comparti cinematografici nel loro complesso, il fenomeno – nei suoi dieci anni di storia – si è abbastanza consolidato. Mostra ancora una certa eterogeneità nelle sue formule costitutive (come si può rilevare dai profili societari delle schede successive), ma al tempo stesso appare in fase di ulteriore sviluppo, lungo quattro linee principali di tendenza.4 1. La propensione a inquadrare sempre più, nell’ambito delle amministrazioni interessate, le iniziative a favore della cinematografia fra gli interventi di promozione e impulso dell’economia e dell’industria (anche in ragione delle maggiori risorse disponibili sui relativi capitoli di bilancio) piuttosto che fra quelli dedicati alle aree cultura, istruzione e tempo libero, secondo la radicata quanto datata prassi di tradizione. 4 210 | L’ultima legge organica sul settore a livello nazionale è rappresentata dal decreto “Riforma della disciplina in materia di attività cinematografica” (numero 28 del 22 gennaio 2004). Molte leggi regionali “di sistema” sono invece assai più recenti. Sardegna, Liguria e Friuli Venezia Giulia le hanno emanate ad esempio nel 2006; la Lombardia nel 2008; Veneto, Toscana, Trentino Alto Adige e Marche nel 2009. TAB. 3 Regioni e frequenza delle parole chiave Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia-Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino-Alto Adige Bolzano Prov. Aut. ** Trento Prov. Aut. ** Umbria Valle d’Aosta Veneto TOTALE REGIONI FILM COMMISSION IN NOME DELLA LEGGE Leggi Film Articoli 9 2 0 1 4 8 6 4 7 4 0 1 2 4 8 2 1 9 5 2 0 2 81 629 181 0 16 79 137 531 49 105 62 0 3 68 120 398 16 5 130 182 28 0 27 2.176 Film Commission Leggi Articoli 3 1 0 0 0 4 1 3 3 1 0 0 2 4 3 0 0 0 1 2 0 2 30 197 86 0 0 0 53 193 21 38 9 0 0 68 120 35 0 0 0 36 28 0 27 911 Film Fund * Leggi Articoli 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 2 0 0 0 0 0 19 0 0 0 0 0 0 17 0 0 0 0 0 0 0 0 0 36 Fonte: Elaborazione su dati dell’Archivio delle leggi della Camera dei Deputati, Banca Dati LREC Ancitel delle leggi regionali. * La ricerca è stata effettuata sulla voce “Film Fund” essendo il termine fondi utilizzato in senso lato e in accezioni di diverso significato. ** I provvedimenti legislativi delle Province Autonome di Trento e Bolzano hanno valenza di Leggi Regionali. 2. Il crescente orientamento degli enti territoriali ad arricchire le tipologie di supporto al cinema con uno strumento finanziario, attraverso il quale concedere agevolazioni o erogare contributi diretti agli operatori che scelgono di realizzare parte della lavorazione sul territorio, coprodurre determinate opere oppure entrare in compartecipazione con i produttori dei progetti presentati. La dotazone di un Film Fund comporta complessi problemi di ordine amministrativo e burocratico, oltre che di trasparenza e correttezza nella gestione dei bandi (basta guardare il numero delle domande presentate a ogni tornata: 337 in Sicilia, 135 in Toscana, 54 in Emilia, 148 in Campania...). È tuttavia un plus comune del normale standing europeo e la sua disponibilità ne fa un elemento concorrenziale quasi sempre decisivo nel confronto competitivo interno, ormai in atto anche in Italia. 3. La consapevolezza che la crescita di un settore non può essere alimentata soltanto di iniezioni finanziarie, perché va sostenuta con una rete di strutture, che siano di riferimento stabile oltre che per le produzioni impegnate sul territorio anche per gli operatori locali, nell’ottica di dare applicazione concreta alle politiche di supporto messe in | 211 campo. I nuovi Cineporto di Torino, Genova, Bari e Lecce, la Giffoni Multimedia Valley in via di realizzazione, l’apertura del Polo della Cinematografia di Milano, il Polo di Produzione Audiovisiva di Cornigliano a Genova, il Centro di Produzione di Termini Imerese, i progetti di Case del Cinema a Firenze e Bologna, al di là della loro impegnativa sostenibilità economica, rappresentano la volontà di capitalizzare le risorse investite in termini di professionalità, occupazione, formazione giovanile, e di acquisire un patrimonio fatto non solo di locandine e di cineturismo. Con questo processo le attività delle Film Commission hanno innescato la conseguente ricerca di strategie coordinate per le varie strutture di natura pubblica che insistono sullo stesso territorio (mediateche e filmoteche, centri di produzione, dipartimenti documentaristici, archivi storici) e anche coerenti per i vari tipi di supporto forniti a manifestazioni ed eventi, quali festival, rassegne, premi, concorsi, convegni, seminari di studi, corsi accademici o di formazione. Quella di creare un distretto del cinema è una volontà dichiarata da molti amministratori e un obiettivo che alcune regioni hanno già indicato nero su bianco nelle loro leggi.5 4. La prospettiva cosmopolita in cui le Film Commission, soprattutto quelle maggiori, si pongono e intendono proiettare la propria attività, sia per attrarre produzioni straniere che ne avvalorano lavoro e immagine, sia per portare le realtà locali a contatto e in rapporti con mondi diversi, com’è nella natura e nello spirito stesso del cinema. La voglia di respiro internazionale è persino leggibile nella intensa partecipazione a festival ed eventi sui mercati esteri con tanti singoli set di rappresentanza e promozione, in ordine sparso, e quindi non sempre efficace. DINAMICHE FISIOLOGICHE Traspaiono in sostanza le componenti di dinamicità e di innovazione che una realtà così “giovane” ha introdotto nel panorama del cinema italiano, quasi a voler onorare il manifesto del cinema underground firmato dal regista Jonas Mekas, direttore dell’Anthology Film Archive di New York: «Si devono abbandonare i santuari del cinema ufficiale e scendere nel limbo in cui nascono idee e sogni, in cui si forma il nuovo clima di cui un giorno, con grande sorpresa di tutti, si impregnerà il grande pubblico». Una realtà attraversata da un certo fermento e tuttora in fase evolutiva, al punto che affiorano proposte per ordinarne le competenze e sollecitazioni a regolamentarne la configurazione – o quanto meno a individuarne un assetto più organico – fino a quelle per coordinarne l’attività. D’altra parte si tratta di un fenomeno maturato in poco più di dieci anni e certe disomogeneità appaiono fisiologiche: dalla natura pubblica o privata alla veste giuridica (convivono fondazioni, società, associazioni, consorzi); dall’inquadramento amministrativo (dipartimenti, settori, servizi, uffici) all’ambito territoriale (regionale, comu- 5 212 | È una visione che pur nei suoi riferimenti generali alla teoria della complessità di Chris Meyer sembra aderire soprattutto alla strategia di sviluppo dei cluster di Michael Porter e ai principi di configurazione delle mappe e dei paesaggi di Richard Normann. nale, interprovinciale). Anche se la maggiore demarcazione viene tracciata sul confine del Film Fund, fra le Film Commission che ne hanno in delega la gestione, o che agiscono per conto delle Regioni che li hanno istituiti, e quelle che non possono avvalersene né contare su una sua eventuale disponibilità in capo alle rispettive amministrazioni. COME ALL’ESTERO Fino a oggi la scelta dell’IFC-Italian Film Commission, l’associazione di rappresentanza cui aderiscono 18 organismi, è stata quella di uniformare l’affiliazione sostanzialmente a tre requisiti: essere enti no-profit che forniscono alle produzioni servizi gratuiti (assistenza nella ricerca di locations e di strutture ricettive, informazioni sul territorio, facilitazioni nei rapporti con gli enti pubblici e nella concessione di permessi per la lavorazione, collegamento con i professionisti del settore e con i fornitori di servizi); essere state create o riconosciute da un governo locale, a livello regionale, comunale o provinciale; non far parte del sistema della produzione o della distribuzione cinematografica per evitare conflitti d’interesse.6 Si tratta delle stesse precondizioni riconosciute a livello internazionale, sulla base delle quali avviene l’adesione al network europeo EUFCN-European Film Commission Network, che conta 83 componenti, e alla rete mondiale AFCI-Association Film Commission International, che raggruppa oltre 300 Film Commission. QUALE POLITICA DI SISTEMA Le considerazioni sulla necessità o meno di una regolamentazione a livello nazionale stanno a dimostrare in realtà l’importanza assunta dalle politiche regionali e dalle funzioni delle Film Commission, sulla scia delle quali è nato un mercato del turismo cinematografico e una “borsa” delle location. E scorrono in parallelo con le valutazioni sul ruolo cui già ora sono assurti i Film Fund delle Regioni nell’economia di sistema della cinematografia nazionale. Soprattutto alla luce dei recenti ridimensionamenti nell’apporto di risorse attraverso il Fondo Unico per lo Spettacolo amministrato dal Mibac, in un rapporto fra Stato e cinema cui ben si adatta il significativo dialogo fra Zbigniew Zamachowski e il cambiavalute clandestino Cezary Pazura in Tre colori - Film Bianco di Krzysztof Kieslowski: «Parola d’ordine? Non voglio. Controparola? Ma devo». 6 Lo schema di sintesi delle funzioni fondamentali riconosciute alle Film Commission fa riferimento all’audizione davanti alla settima commissione permanente del Senato (Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport – XV legislatura) nell’ambito della “Indagine conoscitiva sul cinema e lo spettacolo dal vivo” da parte di Andrea Rocco, direttore della Genova-Liguria Film Commission e allora presidente del Coordinamento delle Film Commission Italiane (140ª seduta, 6 dicembre 2007). Dal dicembre 2009 l’associazione IFC-Italian Film Commission è presieduta da Maurizio Gemma, direttore della Film Commission Regione Campania (vicepresidenti sono Enrica Serrani, responsabile di Bologna Film Commission, e Silvio Maselli, direttore di Apulia Film Commission). | 213 Anche nell’ultima Relazione sull’utilizzazione del FUS l’Osservatorio sullo Spettacolo dello stesso Ministero ha dedicato, per la seconda volta consecutiva, un lungo approfondimento al tema (“Le competenze sullo Spettacolo: il rapporto Stato-Regioni. Le Film Commission in Europa. Il panorama italiano”). E come l’anno precedente (“Le Film Commission in Italia”) è stata sottolineata l’esigenza di “un indirizzo” comune e di ricondurre questi nuovi attori “all’interno di un sistema nazionale”. IL BILANCIO DELLE RISORSE Ha cominciato in effetti a farsi strada la convinzione che le sovvenzioni dei Film Fund regionali possano integrare i contributi FUS di uno Stato in ritirata e, in proiezione futura, arrivare forse a sostituirli del tutto. Dal 2007 al 2009 il contributo statale del FUS alla produzione è passato in effetti da 48,28 milioni di euro a 36,16 milioni, mentre l’apporto stimato per i fondi regionali è salito da 4,90 milioni a 15,11 milioni di euro, per effetto dell’istituzione di sette nuovi Film Fund fra i 12 attualmente operativi, escludendo quella particolare forma di fondo interregionale del Sud che è rappresentata dal progetto Sensi contemporanei.7 Per quanto non completa, la compensazione è avvenuta: lo stato ha “risparmiato” 12,12 milioni rispetto al 2007 e le Regioni ne hanno investiti 10,21 in più. Il rapporto di contribuzione fra investimenti statali e regionali dedicati alla produzione è così arrivato a 70,5% contro 29,5%, allineandosi allo stesso rapporto di aliquote che si riscontra fra i contributi globali del FUS e quelli delle Regioni a tutto il settore del cinema (includendo cioè promozione, distribuzione e soprattutto esercizio, dove gli enti territoriali da vari anni riversano notevoli risorse sia per la digitalizzazione sia per le sale di qualità). Si tratta fra l’altro del medesimo regime proporzionale che si registra nel complesso dei paesi europei: l’apporto statale incide per il 69,5% rispetto al 30,5% dei Regional Funds. 7 214 | Sensi contemporanei (sottotitolo: “Progetto per la promozione e la diffusione dell’arte contemporanea e la valorizzazione di contesti architettonici ed urbanistici nelle regioni del Sud dell’Italia”) è un programma sperimentale avviato nel 2004 dal Dps-Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di coesione del Ministero dello Sviluppo Economico, dalla DARC-Direzione per l’Architettura e l’Arte Contemporanea del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Fondazione La Biennale di Venezia, che ne è stata promotrice nell’obiettivo di estendere anche al Mezzogiorno gli esiti della propria attività. Finanziato con risorse provenienti dai fondi europei di sviluppo e coesione nell’ambito degli APQ-Accordi di Programma Quadro e del FAS-Fondo per le Aree Sottosviluppate, il progetto coinvolge sette regioni dell’Italia meridionale: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. In base a un protocollo d’intesa con la DGC-Direzione Generale per il Cinema e la DGS-Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo del Mibac è stato poi sottoscritto nel 2005 un APD (“Lo sviluppo dell’industria audiovisiva nel Mezzogiorno”) cui hanno aderito le regioni Sicilia, Basilicata e Sardegna dedicato al sostegno di nuove produzioni. Per quanto riguarda il cinema sono stati finanziati, fino al marzo 2010, 43 film: due nel 2006 e nel 2007, 14 nel 2008, 24 nel 2009 e un ultimo nel primo trimestre 2010. Non è nota nel dettaglio l’entità di questi contributi, ma se ne stima l’importo in oltre 6 milioni di euro. TAB. 4 QUANTO INVESTONO I FILM FUND NELLE PRODUZIONI Film Commission e regioni dotate di Film Fund Friuli Venezia Giulia F.C. F.C. Regione Siciliana F.C. Regione Campania * Apulia F.C. Piemonte Doc Film Fund Bologna F.C. Emilia-Romagna F.C. Marche F.C. Roma e Lazio F.C. Totale Film Commission Regione Toscana Filas (Regione Lazio) ** Regione Sardegna ** Regione Veneto Totale Regioni TOTALE INVESTIMENTI 2009 Fondi a produzioni audiovisive nel 2009 Caratteristiche dei budget d’investimento a disposizione FILM FUND GESTITI DA FILM COMMISSION 2.093.000 Su budget totale di 4.425.000 euro 3.000.000 Investimenti 2008: 4.950.000 euro 1.800.000 Budget 2010: 1.800.000 700.000 Budget 2010: 1.600.000 euro 500.000 Gestito da Regione e F.C 240.000 Budget 2010: 240.000 140.000 Budget 2010: 350.000 100.000 Su budget totale di 277.000 euro Budget 2010: 250.000 euro 8.573.000 FILM FUND GESTITI DALLE REGIONI 4.500.000 Budget 2010: 4.500.000 euro 1.290.000 Più fondo di rotazione venture capital 648.7000 Su fondo rotazione di 1.300.000 euro Budget 2010: 750.000 euro 6.438.700 15.011.700 - Istituzione fondi 2003 2008 2005 2007 2007 2008 2008 2009 2010 - 2009 2007 2007 2010 - Fonte: Elaborazione su dati contenuti nelle comunicazioni degli enti regionali e delle Film Commission riferiti ai soli investimenti destinati alla produzione di opere audiovisive (film, documentari, cortometraggi). * Il valore attribuito alla F.C. Regione Campania è stimato sulla base di un dato cumulativo. ** Regione Sardegna e Filas (finanziaria della Regione Lazio) operano anche con altre agevolazioni non quantificabili con sufficiente affidabilità. Il valore medio europeo è tuttavia il risultato di situazioni a volte contrastanti: in Francia gli aiuti nazionali si attestano all’82,1%; in Gran Bretagna al 62,4%; in Spagna al 60,7%; in Germania invece si fermano al 40,7%. È una questione di scelte politiche e di strategia nei confronti delle attività cinematografiche, a livello sia centrale sia territoriale, aperta pressoché in tutti i paesi. Ma ancor prima della concorrenza e del migliore equilibrio fra le due categorie di finanziamento, diverse per natura e tipologia oltre che per provenienza, al cinema italiano si pone il problema di un’evoluzione complessiva che non sembra rappresentare la soluzione ideale. La latente contrazione dei contributi statali si contrappone al dinamismo dei Film Fund regionali e l’apporto complessivo degli investimenti pubblici rischia di finire in stand by, rispetto alle opportunità di crescita altrimenti disponibili per alimentarne la competitività. 2. I tanti mestieri dei nuovi investitori Quale fenomeno in continuo movimento e quasi fuori norma rispetto agli schemi tradizionali del settore, la cinematografia delle regioni e delle loro Film Commission appare fisiologicamente conformato alle diverse realtà dei territori di riferimento. Presenta tut| 215 tavia una generale uniformità di strutture, assetti organizzativi e strumenti, in virtù di mission e visioni coincidenti, che si potrebbero riassumere nella linea guida del cinema indipendente americano tracciata da uno dei suoi primi esponenti, il regista Robert J. Flaherty (1884-1951): “I veri grandi film devono ancora venire; non saranno opera di grandi case produttrici, ma degli appassionati che vi si dedicheranno senza fini mercantili; e questi film saranno fatti d’arte e di verità”. Sul piano pratico le Commission regionali presentano una configurazione ancora snella. La consistenza degli staff varia da un minimo di due persone a un massimo di 13 e il complesso degli addetti conta poco più di 100 unità (con le commissioni comunali e provinciali si arriva a un totale di circa 150 addetti). I budget cosiddetti di funzionamento sono contenuti nell’ordine di 180-200 mila euro per le strutture minori e di 400-500 mila euro all’anno per quelle più sviluppate, secondo coordinate che soltanto la gestione e l’erogazione diretta dei contributi ai progetti di produzione (con il loro carico di pratiche amministrative) possono alterare. Non sono tuttavia gli aspetti gestionali a determinare in genere la valutazione della loro efficienza e dei risultati raggiunti. I parametri più utilizzati riguardano infatti il numero e la permanenza delle produzioni attratte sul territorio (quelle realmente sostenute con assistenza e servizi o sovvenzioni, se previste; mentre si registra ancora qualche caso, sporadico, di strutture che parlano genericamente di “film girati sul territorio”) e, in seconda istanza, la loro importanza: una coproduzione internazionale, con cast di prestigio, è in grado di qualificare l’attività di un intero anno e di gratificare il territorio – creando occupazione e ricadute economiche – quasi quanto la realizzazione sul posto di una lunga serie televisiva. LA MAPPA Interessa tuttavia delineare prima di tutto la composizione e le dimensioni del cinema regionale e ricavare un quadro complessivo dello sviluppo di cui è stato protagonista negli ultimi dieci anni. STRUTTURE PUBBLICHE A CARATTERE REGIONALE • Roma e Lazio Film Commission. È stata costituita come fondazione nel 2007 dalla Regione Lazio in partecipazione con il Comune di Roma e le Province di Roma, Frosinone, Viterbo e Rieti, nell’ottica soprattutto di creare un organismo unitario rispetto a una situazione precedente che vedeva l’esistenza di due diverse entità, una legata alla Regione e l’altra al Comune della capitale (CineRomaCittà F.C., creata nel 2000 da una convenzione fra il Dipartimento Cultura del Comune romano e Cinecittà Holding). Dispone di un budget annuale di 690 mila euro, ha un fondo patrimoniale di 1,090 milioni e conta su un team di sei persone. Quale riferimento del polo nazionale della cinematografia, ha nel marketing territoriale uno dei suoi scopi primari, ma anche l’obiettivo di far convergere su Roma e Cinecittà e sul cinema nazionale l’interesse dei maggiori operatori internazionali per favorirne 216 | sia la partnership in progetti coprodotti sia per legare la realizzazione delle loro produzioni alle strutture e alle locations italiane. Per questo motivo è partner di CRC-Capital Regions for Cinema – network fra le Film Commission delle regioni-capitali europee con Île de France, Comunidad de Madrid e Berlin-Brandenburg – che organizza periodici incontri di coproduzione (oltre 400 i progetti finora presentati, 130 dei quali da case italiane) e partecipa con una propria rappresentanza ai principali festival internazionali. A partire dal 2010 Roma Lazio F.C. è stata dotata anche di un fondo a sostegno dell’accesso ai servizi di pre e post-produzione per le opere in corso di realizzazione. Pari a 250 mila euro, è il primo a disponibilità diretta. Le risorse per investire nella produzione o agire sui fattori d’incentivazione e attrazione economiche, grazie ai quali far convogliare verso il territorio romano e laziale nuove iniziative e attività, sono in effetti gestite ed erogate direttamente dal braccio finanziario della Regione Lazio, la Filas, che è membro di Cine-Regio, network europeo fra i 33 principali fondi regionali d’Europa per l’audiovisivo. Fra questi strumenti rientra ad esempio il fondo per il co-finanziamento in venture capital di opere cinematografiche e audiovisive il cui budget di spesa sia concentrato per almeno il 50% entro i confini regionali (con interventi fino a 500 mila euro), che a fine 2009 registrava l’ammissione di 38 produzioni per un intervento complessivo di 8,5 milioni di euro, a fronte delle 120 domande presentate comportanti impieghi economici per oltre 34 milioni. Altri fondi sono destinati invece allo sviluppo di nuovi progetti – con una dotazione di 1,29 milioni – che contemplano la valorizzazione del territorio laziale (fino al 70% dei costi di sviluppo e per un massimo di 50 mila euro); alla concessione di garanzie per agevolare l’accesso al credito, in cooperazione con Unionfidi Lazio e un plafond pari a 2,15 milioni; o ancora a finanziare il credito d’imposta, a fornire anticipazioni di contributi pubblici, a contribuire alla riduzione dell’imposta Iva, che rappresenta uno dei problemi principali per le produzioni estere o compartecipate da operatori stranieri. Nel suo ruolo di facilitazione e interazione la Film Commission Roma Lazio ha finora seguito più di 300 progetti cinematografici e audiovisivi, stipulando cinque contratti di coproduzione, mettendo in atto per contro una lunga serie di iniziative per quanto riguarda l’attività istituzionale di collettore e promotore di produzioni nazionali e soprattutto internazionali da far confluire sulla capitale e verso la regione, anche attraverso accordi di collaborazione e cooperazione con organismi pubblici e privati, oltre che in Europa, in India, Singapore, Argentina, Brasile con lo Stato di San Paolo e negli Stati Uniti con il New York Film Office. • Film Commission Torino Piemonte. Ha natura giuridica di fondazione ed è stata costituita nel 2000 dal Comune di Torino e dalla Regione Piemonte, che ne sono soci fondatori e finanziatori. Fin dall’inizio si è dedicata a sostenere le produzioni realizzate in Piemonte – sia in preparazione (sopralluoghi, ricerca location) sia in fase di lavorazione (agevolazioni nei permessi, altre facilities) – e ad assegnare contributi allo scopo | 217 essenziale di abbassare i costi logistici delle società che scelgono di operare a Torino e in Piemonte, con particolare attenzione ai progetti in grado di valorizzare il territorio, pur senza porre sotto questo aspetto alcun vincolo specifico. Ha alle spalle una lunga serie di interventi: dal 2000 al 2009 sono stati realizzati con il suo sostegno 113 film, più di 70 tra fiction tv e soap opera, circa 250 documentari e cortometraggi, quasi 60 fra spot e videoclip, con 2.611 settimane di lavorazione e 413 settimane di preparazione. F.C. Torino Piemonte non opera attraverso film fund, tuttavia dal 2007 gestisce Piemonte Doc Film Fund, fondo creato dalla Regione e dedicato specificatamente al documentario, con una disponibilità economica di 500 mila euro e che ha portato – prima esperienza in Italia a favore della produzione documentaristica – a fornire finora supporto finanziario a più di 150 lavori. Nel 2008 è stato inoltre promosso con il Museo Nazionale del Cinema anche TorinoFilmLab, nato per sostenere progetti di filmmakers emergenti di tutto il mondo alla loro prima o seconda opera con production grants da 50 mila a 200 mila euro, senza l’obbligo di investirli in Italia. Sempre grazie a fondi regionali è stato possibile costituire la società d’investimenti FIP (Film Investimenti Piemonte), pensata per attrarre produzioni cinematografiche internazionali, valorizzando le opportunità territoriali e le competenze professionali presenti sul territorio piemontese. L’ultima importante iniziativa in ordine di tempo riguarda la realizzazione del Cineporto di Torino, sorto dopo cinque anni di lavori e un costo di quasi 8,5 milioni di euro nel complesso industriale dell’ex cotonificio Colongo, su un’area di 9,4 mila metri quadrati, 6.400 dei quali coperti e suddivisi tra uffici (sala conferenze, sale casting e costumi) e laboratori (aree attrezzeria, falagnameria, lavanderia con corridoi accessibili ai gurdoni), più una sala di visione 35 mm e digital da 96 posti. Destinato a ospitare fino a cinque produzioni al lavoro sul territorio, non prevede teatri di posa, poiché già esistenti presso la torinese Lumiq e altre strutture della regione. • Afc-Apulia Film Commission. È una fondazione di partecipazione istituita con legge regionale nel 2004 ed entrata in attività nel luglio 2007. Con la Regione, che versa il capitale di dotazione, ne sono soci anche i comuni di Bari, Brindisi e Lecce, la Provincia di Lecce e altri 16 comuni non capoluoghi. Fin dalla sua istituzione è statutariamente previsto che oltre a svolgere le tre funzioni tipiche delle Film Commission – attrarre investimenti nel settore audiovisivo, promuovere il territorio regionale, veicolare arte e cultura del territorio nell’Italia e nel mondo – abbia in dotazione e gestisca un film fund, erogando quindi direttamente contributi o grant (e la provincia di Lecce ha contestualmente rinunciato al suo preesistente Salento Film Fund). Nel 2007 sono stati stanziati contributi pari a 258 mila euro; nel 2008 a 463,2 mila e nel 2009 a quasi 700 mila, per un’ottantina di film che prevedevano riprese sul territorio. Degli importi riconosciuti di volta in volta in questi interventi viene anticipato soltanto il 20%, mentre il restante 80% è saldato dopo la verifica del rispetto di ogni compatibilità. I consuntivi dettagliati dei primi due anni segnalano per gli 11 titoli del 2007 un budget comples218 | sivo di 25,9 milioni, 3,8 dei quali spesi in Puglia; e per le 30 opere del 2008 un budget globale di 13,8 milioni, 4,8 dei quali spesi nella regione. La dotazione 2010 del film fund è stata portata a 1,6 milioni di euro ed è suddivisa in 1 milione per le attività di sostegno alle produzioni e 600 mila per l’ospitalità (sono oltre 100 le troupes ospitate in due anni e mezzo). Le amministrazioni pubbliche socie di AFC hanno tuttavia affidato alla fondazione anche il compito di gestire risorse provenienti dal FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) e che alimentano il PorProgramma operativo regionale 2009-2011 della Puglia, per un ammontare di 7,070 milioni. In convergenza con le direttive comunitarie dell’Ue è stato di conseguenza modificato anche lo statuto – che prevedeva l’eventuale partecipazione di soggetti privati – formalizzandone la totale pubblicizzazione. In base a questa assegnazione Apulia Film Commission ha predisposto un masterplan per la realizzazione di progetti specifici, in gran parte già avviati. È stato aperto per esempio il nuovo Cineporto di Bari, che riunisce nel padiglione 180 della Fiera del Levante la sede della stessa AFC (il cui ufficio di direzione conta su cinque persone di staff, oltre a 35 tra collaboratori e consulenti esterni e un direttore generale), una sala multimediale da 96 posti, spazi espositivi e sale riunioni, casting, costumi, attrezzerie trucchi e parruccheria, più un deposito scenografie. Un altro Cineporto è stato allestito a Lecce presso le ex Manifatture Knos di proprietà dell’ente provinciale leccese, all’interno di un padiglione di 4 mila metri quadrati e con una organizzazione degli spazi idonea a ospitare produzioni in corso d’opera. La struttura è stata aperta al pubblico lo scorso 13 maggio. È diventata operativa la formazione – attraverso un bando che ha reso disponibili 1,44 milioni di euro, oltre a 750 mila euro per la comunicazione - di un circuito di qualità di 20 fra monosale e multisala da 2 a 4 schermi in gestione diretta, a fronte di un contributo annuo unitario di 36 mila euro e la pubblicità su scala territoriale della programmazione, vincolata a una quota di almeno il 51% di film italiani ed europei. Sono stati inoltre promossi il festival Bif&St di Bari dedicato alla presentazione di anteprime ai distributori, un forum europeo di coproduzione e Apulia audiovisual workshop rivolto agli allievi di scuole di cinematografia dell’area del Mediterraneo. Ad AFC è stato assegnato anche il coordinamento del sistema regionale audiovisivo composto dalla Medioteca regionale di Bari, dalla Mediateca dell’Unesco di Specchia (Lecce), dal Centro di formazione digitale di Mola di Bari e dal Centro di cultura cinematografica Cinema Abc di Bari (seconda storica sala d’essai d’Italia, recuperata dopo quattro anni di lavori). • Friuli Venezia Giulia Film Commission. Fondata a Trieste nel 1999 nella veste di associazione, è riconosciuta dalla Regione per la quale svolge – in base a una convezione quinquennale e al fondo di dotazione annuale conferitole in gran parte dall’ente – “attività di servizio pubblico per il sostegno della produzione cinematografica e audiovisiva”. È la prima ad aver disposto di un Film Fund, istituito con Legge Regionale del 2003, mirato a sostenere le produzioni realizzate con il 70% delle riprese in esterni (o almeno il 50% delle riprese totali montate) sul territorio, | 219 vincolando i contributi a una spesa nei confini regionali corrispondente al 150% dell’importo concesso. Con la nuova Legge Regionale del 2006 sul settore audiovisivo il fondo è stato poi riformato nel 2007, alzando i limiti di stanziamento commisurati alle settimane di lavorazione (quello massimo per sette settimane di riprese è passato da 120 a 140 mila euro) e ampliando lo spettro d’intervento alla promozione delle altre opere audiovisive – d’animazione, documentari e cortometraggi – all’adeguamento tecnologico del circuito delle sale di qualità, al supporto delle quattro mediateche regionali e degli enti sia di formazione sia di cultura cinematografica, compresi i festival. L’impegno finanziario complessivo nel 2009 è stato di 4,425 milioni di euro, dei quali 0,812 destinati alle produzioni filmiche (oltre 20), 1,281 agli audiovisivi (per 102 progetti), 0,555 agli enti di cultura e 0,160 alle sale. • Sardegna Film Commission. Istituita con una delibera di giunta nel dicembre 2002, è stata formalmente riconosciuta con la Legge Regionale del settembre 2006 quale struttura dell’Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport, gestita da un organismo associativo con le amministrazioni comunali e provinciali dell’isola (senza escludere tuttavia l’eventuale partecipazione di soggetti privati), con i quali è stato sottoscritto un protocollo inteso ad affidarle il coordinamento degli interventi nel settore. Ha il compito di promuovere e valorizzare il patrimonio artistico e ambientale, le risorse professionali e tecniche e attrarre sul territorio produzioni cinematografiche e audiovisive fornendo servizi e facilitazioni. La Legge Regionale prevede numerosi tipi di contributi: alla produzione (fino a 400 mila euro e 500 mila per le coproduzioni internazionali, a valere su un fondo di rotazione di 1,3 milioni di euro); alle sceneggiature (fino a 50 mila euro per quelle originali e a 80 mila se tratte da opere letterarie e prevedono l’acquisizione dei diritti d’autore); a documentari e cortometraggi; alla diffusione, distribuzione e al marketing dei film di interesse regionale fino al 50% delle spese sostenute; alle sale dell’esercizio; all’educazione al cinema per scuole e università (141 mila euro nell’ultimo anno); alla formazione professionale; alla promozione della cultura cinematografica – dei quali 114,8 mila destinati alle rassegne, 150 mila ai festival, 80 mila ai premi, 56 mila ai seminari, 67,7 mila ai convegni e 150 mila per l’organizzazione di circuiti – e ai centri di ricerche e studi (24 mila nel 2009). Considerando la creazione di due nuove strutture come la Fondazione Cineteca regionale sarda e il Centro di documentazione audiovisiva si tratta di interventi consistenti, nei confronti dei quali la Film Commission opera come sportello, in quanto gli stanziamenti sono materialmente erogati dalla Regione, dopo il vaglio di una commissione tecnico-artistica. • Toscana Film Commission. Dal 2000 al 2006 a portare questo nome è stato un ufficio del servizio comunicazione e pubblicità dell’Assessorato regionale alla comunicazione. Poi la Regione ha deciso di unificare le strutture dedicate al comparto cinematografico e ne ha passato le competenze alla Fondazione Mediateca regionale 220 | toscana, di cui la Film Commission è ora un dipartimento. L’attività è stata sempre molto intensa, perché la Toscana è considerata quasi un set naturale – ricco di ambientazioni e scenari – ed è scelta ogni anno da decine di produzioni italiane e internazionali (43 l’anno scorso per 530 giorni di ciak), con ricadute economiche (stimate in 14,2 milioni di euro per il 2009) che testimoniano il valore di un territorio quale asset patrimoniale. La nuova configurazione è apparsa funzionale ad arricchire il carnet di opportunità a fronte di una domanda di facilitazioni già elevata, ma anche della crescita dei finanziamenti diretti offerti in altri ambiti territoriali. Nel 2009 è stato così attivato con legge regionale il Fondo per il cinema e l’audiovisivo, con una dotazione di 9 milioni di euro per il biennio 2009-2010 e un ventaglio di contributi particolarmente esteso: nuove sceneggiature (fino a 15 mila euro); opere prime (fino al 50% del costo di produzione e per un massimo di 200 mila euro); opere seconde (fino al 10% e a 450 mila euro, in coproduzione o con il preacquisto di parte dei diritti); documentari (fino al 50% ma non oltre 50 mila euro). Il Film Fund è gestito dalla Regione, quale strumento di politica economica (ancor prima che culturale) e alla scadenza del primo bando al 31 dicembre 2009 la Direzione Generale Sviluppo Economico aveva ricevuto 135 domande. Agli esercenti è dedicato invece un altro fondo di 2 milioni di euro per l’innovazione tecnologica, con stanziamenti fino al 50% delle spese e un tetto di 80 mila euro. • Film Commission Regione Siciliana. È formalmente nata nel 2000, quando l’unica struttura tecnica allora attiva nell’ambito dell’ente regionale, la Filmoteca regionale siciliana, fu delegata dall’ente regionale a svolgerne le funzioni. Dal 2006 è diventata invece un servizio del Dipartimento dei Beni Culturali Ambientali e dell’educazione permanente, dell’Architettura e dell’Arte contemporanea appartenente all’Assessorato dei Beni Culturali, ambientali e della pubblica istruzione della Regione, che in un processo inverso a quello seguito in Toscana vi ha poi fatto confluire la Filmoteca stessa. Anche in questa veste continua ad avere rapporti di collaborazione con le strutture successivamente costituite da singole amministrazioni provinciali o comunali a Palermo, Catania, Taormina, Siracusa, Ragusa (sulla scia anche dell’insediamento delle locations di serie televisive pluriennali come Il commissario Montalbano e Agrodolce) e tuttora autonome. Dal 2007 gestisce il Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo istituito con la Legge Regionale di disciplina del settore, che prevede cinque fasce di contributi a nuove produzioni (fino a un massimo di 250150-100-50-10 mila euro) legate al numero di settimane di lavorazione sul territorio e all’assunzione di personale tecnico e artistico locale, più un’altra parte di erogazioni a favore dei festival già attivi. Nel Film Fund confluiscono anche le risorse comunitarie del FESR convogliate negli APQ e POR Sicilia, già utilizzati per il sostegno alle produzioni nell’arco di tre anni di 29 film. Al primo bando 2008 del Fondo, con uno stanziamento di 4,95 milioni di euro, dei 337 progetti presentati ne sono stati ammessi 314 e poi approvati 57 (7, 13, 13, 18 e 6 nelle rispettive fasce). Nel 2009 la dotazione è stata portata a 3 milioni, ma le procedure d’assegnazione hanno subito un | 221 certo rallentamento dopo una prima decisione del Tar Sicilia di sospendere inizialmente l’esecuzione del bando precedente, su ricorso di una società esclusa in quanto risultava costituita da meno di un anno. Il servizio di Filmoteca è anche responabile tecnico-scientifico del Dipartimento di cinema documentario di Palermo, recentemente realizzato su finanziamento della Regione quale sede decentrata della Scuola nazionale di cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia nelle ex Officine Ducrot – ora denominate Cantieri culturali della Zisa – che ospitano anche il nuovo Archivio regionale del cinema, dell’audiovisivo e delle nuove tecnologie. Un ultimo capitolo d’interesse riguarda infine lo sviluppo del centro di produzione di Termini Imerese. • Emilia-Romagna Film Commission. Sotto il profilo amministrativo è un settore del servizio cultura, sport e progetti giovani della Regione la cui formalizzazione risale al 1997. Ha sempre svolto attività di promozione e valorizzazione del territorio, fornendo assistenza e servizi alle produzioni. Dal 2008 gestisce gli interventi di partecipazione diretta che l’ente regionale ha istituito a favore del cinema d’animazione e documentaristico (in ambito strettamente territoriale) attraverso contributi non superiori a 20 mila euro né al 50% dei costi di budget ed erogabili solo al termine delle riprese. A fronte di 52 domande, nel primo anno ne sono state accettate 46 e finanziate 12 per un totale di 132 mila euro; nel 2009, sulle 54 richieste presentate, 35 sono state giudicate ammissibili e 10 quelle sostenute finanziariamente per un importo complessivo di 140 mila euro. ERFC convive con Film Commission Bologna, ufficio del Comune del capoluogo che opera su scala municipale e dislocato nella sede della Cineteca di Bologna, che vi gestisce il cinema d’essai a due sale Lumière e il neocostituito Centro per lo sviluppo dell’audiovisivo e l’innovazione digitale in Emilia Romagna, che in accordo con la Regione dovrebbe dar vita a un futuro Distretto della multimedialità. Sempre con il supporto dell’ente regionale, il Centro per l’audiovisivo ha promosso proprio con FCB un bando dotato di 420 mila euro a valere sul biennio 2010-2011 per il sostegno alla produzione di progetti (nella misura del 20%) od opere (il restante 80%) che prevedano riprese in ambito locale. Le risorse disponibili, vincolate a una spesa sul territorio pari al 150% dei contributi e all’assunzione di personale residente in Emilia e Romagna, non rappresentano tuttavia contributi a fondo perduto, perché ne è prefissata la restituzione nel caso in cui le opere realizzate entrino in produzione. • Film Commission Regione Campania. Contestualmente alla sua istituzione nel 2004 da parte della Regione Campania è andata esaurendosi l’attività dell’associazione culturale Campania Film Commission – promossa dal produttore Rino Piccolo alla fine degli anni Novanta e costituita poi formalmente nel 2001 con la partecipazione di altri soci privati e 19 fra comuni e province campane – che ne è stata in pratica il prodromo. Anche Fcrc prevedeva inizialmente l’ingresso delle province in qualità di soci aggiuntivi, ma è diventata operativa nel 2005 quale società consortile a responsabilità limitata (trasformata in fondazione di partecipazione nel 2007) interamente partecipata dalla 222 | Regione Campania e legata al settore sviluppo e promozione turismo attraverso una convenzione quadro, strumentale a dotarla annualmente della necessaria provvista finanziaria. Fin dall’inizio alla Film Commission, che ha sede a Napoli nello storico palazzo Degas a ridosso di Piazza del Gesù, è stata affidata infatti la gestione del Fondo per la partecipazione a co-produzioni cinematografiche, televisive e multimediali, con risorse complessive dal 2005 al 2009 di 8,9 milioni di euro. Nel periodo sono stati assegnati contributi – graduati in base all’investimento previsto per il periodo di permanenza sul territorio – a 100 film, 14 fiction e serie TV, 38 documentari, 29 documentari, 24 trasmissioni televisive, 14 videoclip e spot. Nell’attività istituzionale di promozione del territorio e di erogazione di servizi e assistenza alle produzioni in attività nella regione rientra anche la collaborazione a due serie televisive (“Un posto al sole” e “La squadra”) realizzate presso il Centro di produzione della Rai di Napoli, la maggiore struttura campana del settore audiovisivo, cui si sta affiancando l’imponente complesso di studi e laboratori Giffoni Multimedia Valley, in via di completamento nel comune di Giffoni Valle Piana e finanziato dalla Regione Campania e dal Ministero dello Sviluppo Economico. • Marche Film Commission. Il suo atto di nascita è una delibera della giunta regionale del giugno 2001, quale ufficio del servizio turismo e attività ricettiva, con sede ad Ancona. Nel giugno 2008 è stato avviato un processo di trasformazione per dotarla di una propria struttura, che si sta realizzando dopo l’approvazione della legge regionale “Sostegno del cinema e dell’audiovisivo” (marzo 2009) e nella cui prospettiva le verrebbe delegata la gestione dell’omonimo fondo regionale nell’ambito del “Piano per le attività cinematografiche” predisposto ogni anno dal servizio internazionalizzazione, cultura, turismo e commercio della Regione. Nella sua prima edizione del 2009 il piano ha dotato il neonato Film Fund di 277 mila euro: 157 mila per sostenere festival, rassegne e premi già attivi sul territorio; 20 mila di finanziamento alla Mediateca regionale istituita nel 1997; 50 mila per contributi ai progetti di pre-produzione di lungometraggi di interesse regionale; 50 mila a sostegno dell’esercizio (cui sono peraltro già riservati 800 mila euro in un capitolo di spesa a parte, destinati a investimenti per risparmio energetico). • Genova-Liguria Film Commission. È nata nel corso del 2006, raccogliendo l’eredità di Genovaset Film Commission, ufficio dell’assessorato comunale al turismo istituito nel 1998 e che in sette anni di attività aveva assistito più di 300 produzioni (è stata anche la prima in assoluto a organizzare un circuito di 250 abitazioni private di pregio disponibili per essere utilizzate come set). Nella nuova veste GLFC è una fondazione di partecipazione creata dalla Regione Liguria e dal Comune di Genova, che hanno poi associato altre numerose realtà territoriali: province, comuni, parchi naturali e comunità montane. Suo obiettivo prinario è il marketing territoriale per attrarre investimenti produttivi e stimolare la crescita di imprese e servizi locali, creando occupazione. Dalla sua costituzione ha già assistito oltre 150 produzioni. Dal settembre 2009 opera dalla nuova sede nell’ex Villa Bombrini a Cornigliano, il | 223 quartiere del’ex complesso siderurgico Italsider e Ilva, le cui aree sono oggetto dopo la dismissione di un articolato processo di riconversione attraverso un accordo di programma fra pubbliche amministrazioni e condotto operativamente dalla Società per Cornigliano a partecipazione mista (proprietaria di Villa Bombrini dopo l’acquisto per 8,7 milioni di euro da Fintecna, società controllata al 100% dal Ministero per lo Sviluppo Economico). Proprio nella vecchia sede direzionale delle ex acciaierie è stato inaugurato nel febbraio 2010 il nuovo Cineporto di Genova (1.400 metri quadrati di uffici, laboratori e studi e 2 mila di parcheggio), dove la Film Commission gestisce il neocostituito PPAC-Polo Produzione Audiovisiva di Cornigliano destinato all’insediamento di imprese locali e all’ospitalità di produzioni in corso di realizzazione sul territorio. • Lombardia Film Commission. Promossa nel 1999 quale Film Commission sperimentale dall’Assessorato alla Cultura della Regione Lombardia, ha assunto l’attuale veste di fondazione nel 2000, con la compartecipazione di Comune di Milano, Fondazione Fiera di Milano, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo, anche se a sostenere le spese di gestione provvede in base a convenzione annuale l’ente regionale. In questi anni ha sostanzialmente svolto attività di marketing territoriale e di sportello per servizi e assistenza a operatori e produzioni impegnate sul territorio (oltre 250 le collaborazioni prestate dal 2003 al 2009 a opere, fra lungometraggi, corti, doc, programmi e serie TV, spot e videoclip). Partner gestionale del nuovo Polo della cinematografia insediato di recente nell’ex Manifattura Tabacchi di Milano (unitamente alla Fondazione Cineteca italiana e alla sede decentrata del Centro Sperimentale di Cinematografia), nelle previsioni della Regione Lombardia dovrebbe ricevere anche l’affidamento – per quanto riguarda il comparto cinematografico – della gestione del Fondo unico per lo Spettacolo, dotato di 1 milione di euro, dopo la definizione e l’approvazione in sede consiliare del relativo bando di partecipazione. Di competenza dell’assessorato sono rimasti i contributi alla ristrutturazione e digitalizzzazione delle sale d’esercizio e il riconoscimento delle agevolazioni introdotte nel luglio 2009, per tutto il settore dello spettacolo, sotto forma di credito d’imposta e detassazione degli utili. • Veneto Film Commission. È formalmente nata nel 2000 su delibera della giunta regionale come unità dell’ufficio attività promozionali e progetti speciali della direzione cultura, informazione e flussi migratori fungendo soprattutto da “sportello” di servizi per gli operatori cinematografici. La sua attività appare tuttavia destinata ad amplificarsi sensibilmente dopo l’approvazione nell’ottobre 2009 della prima legge di sistema per tutto il settore audiovisivo promulgata dalla Regione. Il provvedimento prevede in particolare la definizione di un piano triennale di promozione del cinema da attuare in collaborazione con gli enti locali e attraverso piani annuali d’individuazione degli obiettivi specifici e delle relative risorse da stanziare, in quattro principali ambiti d’intervento: qualificazione dell’esercizio e dei suoi circuiti di qualità; sviluppo della Mediateca regionale costituita nel 1984; diffusione della cultura cinematografica (rassegne, fe224 | stival e altri eventi); piena operatività della Film Commission regionale. In particolare viene affidata alla struttura la gestione di un fondo di sostegno ai progetti e alla promozione sul mercato di opere di “soggetti operanti in Veneto” (il primo in assoluto) e la creazione di un centro regionale per la produzione audiovisiva negli spazi dismessi di Porto Marghera. Per il primo e il terzo campo d’azione sono stati stanziati 250 mila euro sia per il 2010 sia per il 2011; alla Mediateca sono stati destinati 150 mila euro all’anno; mentre al nuovo Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo è stata assegnata una provvista di 750 mila euro per il 2010 e di 850 mila per il 2011. In vigore da poco tempo, la legge è entrata in una fisiologica fase interlocutoria, in attesa di trovare piena esecutività. • Umbria Film Commission. È un’agenzia regionale costituita nel 1999 su iniziativa della Regione Umbria, delle amministrazioni provinciali di Perugia e Terni, il comune di Terni e il Centro MultiMediale di Terni (controllati dalla società pubblica USI-Umbria Servizi Innovativi). Oltre a promuovere il territorio come set per produzioni cinematografiche e televisive, agisce quale sportello di assistenza alla produzione e due specifici protocolli d’intesa definiscono in questo senso la collaborazione di 43 comuni umbri e quella dell’Agenzia di promozione turistica (in particolare per quanto riguarda l’offerta di una rete di strutture ricettive con sconti compresi fra il 40% e il 60% in tutta la regione). Insieme al Centro MultiMediale ternano l’Umbria può contare con gli Studios di Papigno (che fanno capo a Cinecittà Studios) su una seconda area produttiva completamente integrata. STRUTTURE D’INIZIATIVA PRIVATA • Italian Riviera–Alpi del mare Film Commission. Nata nel 1998 su iniziativa privata di Alessandra Bergero, è sostenuta dalla Fondazione De Mari (partecipata dalla Provincia di Imperia), con il supporto degli enti provinciali di Savona, Imperia e Cuneo, ossia i territori fra Riviera di Ponente e basso Piemonte cui fa riferimento. Ha collaborato con oltre 35 produzioni di film (5), documentari e corti (6), reality show e programmi TV (8), video clip musicali, spot e campagne pubblicitarie (17). • Abruzzo Film Commission. Si è costituita nel 2001 su progetto di Gabriele Lucci, promotore e fondatore a l’Aquila di varie iniziative (Istituto Cinematografico dell’Aquila La Lanterna Magica, Accademia Internazionale per le Arti e le Scienze dell’Immagine, Cineteca dell’Aquila, Teatro stabile d’Abruzzo e Teatro Stabile d’innovazione L’Uovo). Conta sulla partnership del Comune e della Provincia dell’Aquila, oltre che della Regione Abruzzo. • Calabria Film Commission. Fondazione promossa da soggetti privati e su iniziativa di Francesco Zinnato, è attiva dal 2005. Ha sede a Catanzaro e organizza il festival “Cinema, ambiente e paesaggio”. | 225 • Basilicata Film Commission. È in realtà un progetto in gestazione, promosso su iniziativa privata, nella forma giuridica di fondazione, con sede a Matera. Un’intesa fra Provincia, Comune e Camera di commercio di Matera ed Ente Parco della Murgia ne prevede la futura, eventuale partecipazione. IN VIA DI COSTITUZIONE • Trentino Film Commission. Contemplata dalla Legge Provinciale “Disciplina delle attività culturali” (numero 15 del 3 ottobre 2007) la costituzione della Film Commission è stata avviata dalla Provincia autonoma di Trento, che nel febbraio 2010 ha affidato la realizzazione del progetto al comitato scientifico di Format, il Centro audiovisivi della stessa Provincia. STRUTTURE D’AMBITO COMUNALE E PROVINCIALE In Italia risultano costituite altre 32 Film Commission a livello comunale o provinciale, di natura sia pubblica sia privata, quasi tutte in regioni già dotate di una Film Commission regionale (ma sette sono praticamente inattive e operanti sulla carta). Nel Lazio ad esempio sono presenti l’attivissima Fondazione Latina Film Commission, istituita dalla locale Provincia e convenzionata con quasi tutti i 33 Comuni pontini, e a Civitavecchia la Civita Film Commission istituita due anni fa dal Comune della città. La Commission di Latina ha anche costituito il Latina Film Fund, ma in concreto si tratta del monte premi di un concorso per soggetti documentaristici dedicati al territorio. In Puglia, oltre alla regionale AFC, si contano anche le associazioni culturali baresi Alberobello Puglia Film Commission e Puglia Film Commission, organizzatrice della manifestazione “Cinemangiando”, Taranto Film Commission (riconosciuta nel 2008 dall’amministrazione comunale) e Trani Film Commission. In Sicilia sono attive Commission a Palermo, Catania, Taormina, Messina, Siracusa e Ragusa: le prime quattro quali uffici dei rispettivi comuni (assessorato alla cultura) e le altre per iniziativa delle province regionali di Siracusa (fin dal 2001 sotto forma di fondazione) e di Ragusa (nel 2006). In Lombardia operano due organismi fondati da associazioni culturali private: Mantova Film Commission e BAFC-Busto Arsizio Film Commission, promossa dallo stesso gruppo di soci cui fanno capo i Raptor Studios, centro attrezzato per le riprese in 3D. Entrambe sono organizzatrici delle rassegne locali Mantova Film Fest e B.A. FilmFestival. In Liguria si trova Portofino Film Commission, nella veste di ufficio del Comune. In Emilia Romagna c’è la presenza storica di Bologna Film Commission, servizio che l’amministrazione comunale del capoluogo ha istituito fin dal 1997 e che dal 2001 fa parte del settore politiche giovanili. In Campania operano anche MediaTerre Film Commission, promossa in Irpinia da Agire (agenzia pubblica per la gestione e l’implementazione della rete), con sede ad Avellino; Caserta Film Commission, associazione di soggetti privati; Capri Film Bureau, film office costituito dalla giunta municipale nel 1997 e che fa capo all’ufficio turismo. 226 | In Toscana fanno capo a strutture pubbliche Livorno Film Commission, Lucca Film Commission e Terre di Siena Film Commission, uffici istituiti rispettivamente dall’amministrazione comunale (nel 2000), dall’APT-Azienda di promozione turistica e dal comune senese in accordo con la Provincia. In Calabria figurano infine iscritte al Registro delle imprese camerale anche la Film Commission Società Cooperativa di Lamezia Terme e la società in accomandita semplice Calabria Film Commission s.a.s. In Veneto sono attive anche Venice Film Commission, struttura del comune, Padova F.C., Verona F.C. e Vicenza F.C. promossa dal consorzio Vicenza È. Abruzzo Film Commission ha formalmente creato nella regione tre sportelli sussidiari: L’Aquila Film Commission, Adriatica Film Commission e Sulmonacinema Film Commission. | 227 “NON CAPISCO COME MAI LA LUCE NON MI ABBIA FATTO ANCORA ASSISTERE A DELLE AUDIZIONI DI FILM SONORI” Benito Mussolini L’evoluzione della Cinematografia di Stato e Cinecittà Luce SpA Il Duce posa la prima pietra: nasce Cinecittà I l 26 gennaio 1936, in piena guerra d’Etiopia, Mussolini mette la prima pietra sulle ceneri di un incendio: quello degli studi della Cines in via Veio a Roma. Nasce Cinecittà, dove il Duce non mise però più piede. Lo strabiliante complesso razionalista, progettato dall’architetto Gino Peressutti viene costruito in tempo record. In poco più di anno, 475 giorni. Il «nuovo moderno centro di operosità fascista», così definito da Mussolini, comprendeva 16 teatri di posa, tre piscine per le riprese acquatiche, appartamenti, edifici, 40mila metri quadrati di strade e piazze, 35mila di aiuole e giardini, 900 lavoratori stipendiati che diventeranno ben presto 1.200, ristoranti, caserme, sale da ballo e da biliardo, biblioteche. Il Duce aveva capito che il cinema era uno strumento persuasivo e potentissimo di propaganda verso le masse, «l’arma più forte» amava ripetere spesso. Andava dunque gestito da uomini a lui vicini e di fiducia, di cui potersi fidare ciecamente. Il numero uno di Cinecittà diventa così Luigi Freddi, futurista con Tommaso Marinetti, ex capo dell’ufficio stampa del partito Nazionale Fascista e vicesegretario dei fasci italiani all’estero. Pur essendo un uomo di regime, Freddi è convinto che il cinema non deve per forza di cose rispettare i rigidi canoni dell’ideologia fascista. E nascono i primi film di evasione a sfondo sentimentale e a lieto fine. Sono gli anni delle pellicole del cosiddetto genere dei “telefoni bianchi” e del fenomeno delle grandi star. Ogni copione viene sottoposto a rigidi controlli. I plot non possono assolutamente mostrare comportamenti immorali, ma evidenziare il più possibile richiami fascisti. E vengono varate leggi in tal senso molto restrittive. Nel 1935, ad esempio, si obbligano i cinematografari a proiettare solo film italiani, nel 1938 si sottopone a regime statale l’importazione di film stranieri. Mentre nel 1939 scatta l’obbligo di iscrizione nelle liste della Federazione Nazionale Fascista degli Industriali dello Spettacolo. I registi sono Camerini, Blasetti, Gallone, Genina, Castellani, Soldati. Gli attori Nazzari, Giachetti, Valenti, Cervi, De Sica, Villa, Girotti. Ha così inizio il lungo scontro tra poteri pubblici e privati che da qui in avanti caratterizzerà fino ai giorni nostri la storia di Cinecittà. Nel 1935, per esempio, con il R.D.L. del 21 gennaio, l’Istituto Luce dà vita all’Ente Nazionale Industrie Cinematografiche (ENIC), dotato di un capitale di 2 milioni e controllato al 90% dal Luce stesso. L’anno seguente, con l’art. 4 del R.D.L. del 24 settembre, l’Istituto Luce smette di essere alle dipendenze dal Capo del Governo e passa sotto il controllo del Ministero per la Stampa e Propaganda (MinCulPop). Nello statuto di fondazione del Luce, raffigurato dal profilo di un becco di un’aquila nera, la finalità dell’Istituto è di “diffondere la cultura popolare e l’istruzione generale per mezzo delle visioni cinematografiche, messe in commercio alle minime condizioni di vendita possibile, e distribuite a scopo di beneficenza, propaganda nazionale e patriottica”. Come scrive Natalia Marino «il decreto legge in base al quale ogni cinematografaro deve pagare al Luce una tassa giornaliera fa incassare all’Istituto circa 300-400 mila lire al mese, mentre la distribuzione dei film educativi avviene tramite la ditta Pittaluga, proprietaria di quasi tutte le sale cinematografiche italiane»1. Nel primo anno di inaugurazione di Cinecittà vennero realizzati ben 20 film, 36 nel 1938, 51 nel 1939, 55 nel 1940 e da lì in avanti fu un gran crescendo di successi e premi prestigiosi. Secondo alcuni il primo lungometraggio in assoluto girato nei teatri della capitale è L’allegro cantante di Gennaro Righelli. A seguire Il signor Max di Mario Camerini, con un Vittorio de Sica alle prime armi. Ma con la caduta del fascismo nel 1943, purtroppo anche la fabbrica del cinema muore. Mussolini viene arrestato, negli studios si smette di girare ed oltre 1200 lavoratori rimangono senza lavoro. Molte attrezzature vengono messe su convogli e spedite dai tedeschi all’estero. Molte altre finiscono negli studi Barrandov di Praga. I bombardamenti non risparmiano Cinecittà. I teatri vengono rasi al suolo. E i tedeschi occupano gli studios Cinecittà. Quando Luigi Freddi esce di prigione, viene nuovamente nominato Presidente di Cinecittà. Pian piano i palcoscenici iniziano ad essere restaurati e riaperti. Ma il percorso di ricostruzione sarà ancora lungo. 1 230 L’Ovra a Cinecittà. Polizia politica e spie in camicia nera di Natalia Marino, Emanuele V. Marino – Bollati Boringhieri - Torino, 2005 “A CINECITTÀ AVVIENE LA VITA VERA” Federico Fellini Gli anni della Dolce Vita della Hollywood sul Tevere I l periodo di massimo splendore Cinecittà lo raggiunge durante gli anni ‘60, quando a Roma vengono girate pellicole che diventeranno ben presto capolavori del cinema italiano e mondiale. Sono gli anni in cui gli studios di Via Tuscolana 1055 rivaleggiano con i mitici studi di Hollywood, gli anni in cui le star internazionali sbarcano a Roma e gli anni in cui nasce il mito di Cinecittà. Scrive Ronnie Pizzo: «Tutti cercavano di entrare a Cinecittà e Cinecittà accoglieva tutti: disoccupati, impiegati in mutua, pensionati, ragazze di buona famiglia e ragazze delle campagne, bambini, acrobati, stranieri, parenti degli addetti ai lavori, parenti dei parenti, parenti dei parenti dei parenti, passanti e nullafacenti incuriositi».2 Sono gli anni in cui a Cinecittà si girano pellicole epocali come Un amore a Roma di Dino Risi, Gli amori di Ercole di Carlo Ludovico Bragaglia, Letto a tre piazze di Steno, Amori pericolosi di Carlo Lizzani, Giulio Questi e Alfredo Giannetti, Le belle famiglie di Ugo Gregoretti, Casanova ‘70 di Mario Monicelli, La corruzione di Mauro Bolognini, La visita di Antonio Pietrangeli, Romeo e Giulietta di Franco Zeffirelli e così via. Ma prima di arrivare alla realizzazione delle magnificenti opere dei vari Fellini, Visconti e Pasolini c’è stato un passaggio, quello dei cineasti neorealisti, che ai teatri di Cinecittà preferirono la strada, agli attori professionisti gente comune, alla luce artificiale quella naturale. Zavattini, Rossellini, De Sica, scelgono di girare all’aperto, lontano dai teatri di posa artificiali di Cinecittà. Ma il Neorealismo dura però poco. Ben presto gli stabilimenti iniziano a essere nuovamente popolati da produzioni italiane e statunitensi, il lavoro a Cinecittà a riprendere florido. Gli anni ‘70 sono gli anni del cinema politicizzato. La presenza dello Stato nel cinema è racchiuso in un giudizio «con cui il periodico dell’ANICA ‘Cinema Oggi’ commenta una proposta di legge sul cinema presentata da Giorgio Napolitano, allora responsabile della commissione cultura del Partito Comunista Italiano, nello stesso periodo in cui il decreto Piccoli che fissava i compiti dell’Ente Cinema stava per essere convertito in legge. La proposta di legge prevedeva che nel caso in cui gli incassi del film in 2 Ronnie Pizzo “Panni sporchi a Cinecittà” Gruppo Editoriale Olimpia, Sesto Fiorentino, 2008. | 231 cooperativa o in partecipazione non fossero sufficienti a rimborsare il credito concesso dallo Stato, la perdita sarebbe stata a carico dello Stato stesso. Questo concetto dello Stato che scommette sulla cultura che si fa carico delle eventuali perdite e che pur di promuovere un cinema di qualità non esita a farsi produttore accollandosi i rischi economici a tutti gli effetti, è stato recepito dalla legge sul cinema ancora oggi in vigore (n.153 del ‘94) per i film di interesse culturale nazionale con rilevanti finalità artistiche».3 3 232 | Una poltrona per due, di Franco Montini, Enzo Natta, Effata Editrice, Torino, 2007. 1997: Al via la privatizzazione L a privatizzazione degli studi di Cinecittà è stata completata positivamentè». Comunica così, il 1 luglio del 1998, il presidente di ‘’Cinecittà Servizi’’ Luigi Abete, la composizione azionaria della nuova società della mecca del cinema romano. Sono quattro le aziende che sottoscrivono 50 miliardi di capitale sociale: Cecchi Gori Group, la Filmauro, il gruppo Della Valle e il gruppo Merloni (cucine e mobili) con quote dell’11,25%, la Dear Cinestudi e la Efibanca Merchant bank del gruppo BNL (7,50%). Il rimanente 40% del capitale resta in mano a Cinecittà Holding, ex Ente Cinema, che si riserva la possibilità di cedere a nuovi soci una parte delle sue azioni. Scrive l’Agcom: «Cinecittà Servizi gestisce il ramo di azienda che si occupa della produzione di materiale filmico utilizzabile a scopi cinematografici e televisivi, con particolare riferimento alla gestione dei teatri di posa e dei relativi mezzi tecnici, nonché di impianti, macchinari e attrezzature per i processi di post-produzione e alla gestione di impianti per i processi di sviluppo e stampa di pellicole negative e positive». L’operazione ha successo, anche se i grandi gruppi del settore audiovisivo come Rai e Mediaset non entrano nell’organigramma azionario lasciando di fatto il posto a gruppi privati che, se anche con il cinema non avevano nulla a che spartire, saranno di grande aiuto in futuro «ai fini dello sfruttamento internazionale del merchandising del marchio Cinecittà, una sigla nota in tutto il mondo»4. Il 10 nov. 1997 Luigi Abete diventa anche il nuovo Presidente del CdA, che nomina come consiglieri: Francesco Gesualdi, Luciano Grisanti, Massimo Merzetti, Roberto Natrici, Enzo Roppo, Severino Salvemini, Giuseppe Sangiorgi. Il 17 marzo 1998, Cinecittà Holding, Cecchi Gori e Filmauro comunicano congiuntamente l’acquisizione di una partecipazione nella società Cinecittà Servizi nella misura del 12%, a seguito di cessione da Cinecittà Holding, che mantiene una quota del 76%. Sono anni in cui lo Stato tenta sempre più prepotentemente di entrare nel cinema, ma sono anche gli anni di storiche pellicole girate a Cinecittà come Daylight con Sylvester Stallone, Il paziente inglese di Anthony Minghella e Padrona del suo destino con Jacqueline Bisset, Matrimoni di Cristina Comencini, Piccoli maestri di Daniele Luchetti, Il compagno di Francesco Maselli, Panni sporchi di Mario Monicelli, La Balia di Marco Bellocchio, Gallo Cedrone di Carlo Verdone. Ed ancora: L’immagine del desiderio di Bigas Luna nel celebre teatro 5 e Banzai di Carlo Vanzina. Anche la fiction trova casa a Cinecittà: Mamma per caso di Sergio Martino con Raffaella Carrà, la serie S.P.Q.R. di Claudio Risi per Italia 1, il nuovo Amico mio di Paolo Poeti e la Dottoressa Giò di Filippo De Luigi. Con l‘approvazione della legge ‘omnibus’, il 1 luglio del ‘99 il Ministro per i Beni e le Attività Culturali diventa l’azionista di riferimento di Cinecittà Holding, e, quindi, degli storici teatri di posa sulla Tuscolana; la Holding è infatti proprietaria del terreno e degli stabilimenti di « 4 Una poltrona per due di Franco Montini, Enzo Natta, Effata Editrice, Torino, 2007. | 233 Cinecittà. Presidente di Cinecittà Holding è Gillo Pontecorvo, mentre l’Amministratore Delegato è Luigi Abete, che copre la stessa carica per Cinecittà Servizi. A Cinecittà Holding, inoltre, fa capo l’Istituto Luce, la società che si occupa di produzione e distribuzione di film, di cui Angelo Guglielmi è presidente in quegli anni e Roberto Patruno Direttore Generale. Per voltare nuovamente pagina con nuove nomine e indirizzi politici bisognerà attendere il 2000, quando Fabiano Fabiani viene nominato Amministratore Delegato di Cinecittà Holding, su nomina del consiglio di amministrazione della società presieduta da Felice Laudadio. Una nomina molto chiacchierata e politicizzata per via dei numerosi incarichi pubblici ricevuti in passato dallo stesso Fabiani. Per oltre vent’anni in Rai con diversi incarichi direttivi nei servizi culturali e informativi, amministratore delegato della Società Autostrade e poi ancora Amministratore Delegato e presidente di Finmeccanica. Cinecittà Holding Cinecittà Holding nasce nel marzo 1998, come trasformazione dell’Ente autonomo di gestione per il cinema, noto nel 1993 come Ente Cinema. L’operazione avviene nell’ambito dell’attuazione del piano di riordino delle partecipazioni pubbliche in capo al Ministero del Tesoro. Sono gli anni in cui Cinecittà Holding detiene la totalità delle azioni dell’Istituto Luce, ed è azionista di Cinecittà Studios. Con Fiera di Milano, la Holding del cinema è azionista di AIP - Audiovisual Industry Promotion ed è anche impegnata con il Comune di Roma e la Regione Lazio in iniziative di promozione del territorio come la Roma Film Commission e la Lazio Film Commission. Negli anni successivi la società ha allargato il proprio ruolo intervendo direttamente in un vasto campo di attività: dalla produzione e distribuzione cinematografica, all’esercizio e la promozione, dalla gestione dei diritti audiovisivi, al settore educational, fino alla costituzione di un osservatorio del mercato cinematografico nonché un’iniziativa di carattere finanziario volta a sviluppare il primo fondo di private equity del cinema italiano. Lo scopo è di «portare Cinecittà Holding al centro del sistema cinema, garantire servizi ed attività di supporto, attrarre risorse e investimenti». Artefice di questo piano di sviluppo è l’Amministratore Delegato dell’epoca, Ubaldo Livolsi il quale raccoglie un indirizzo del Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Giuliano Urbani. Sono gli anni in cui si accende il dibattito politico sul ruolo di Cinecittà Holding. Dinanzi all’ennesimo attacco dell’opposizione, il governo in un atto parlamentare della Camera dei Deputati5 del 2005 ribadisce e puntualizza che «Cinecittà Holding S.p.A. persegue una missione complessa di interesse pubblico nel settore cinematografico e per questo riceve precisi indirizzi per la gestione e gli obiettivi delle proprie attività da parte dell’azionista di riferimento». 5 234 | Atti Parlamentari - 19504 - Camera dei Deputati - Seduta del 19 maggio 2005. 2006: Il primo “commissariamento” di Cinecittà M a la vera commistione pubblico privato, legata anche a fenomeni nuovi come lo spoil system, avviene nel 2006 con il commissariamento della “fabbrica dei sogni”. Nel giugno del 2006 il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Francesco Rutelli interviene sulla governance di Cinecittà Holding, revocando gli amministratori in carica (tra cui Carlo Fuscagni Presidente e Massimo Condemi Amministratore Delegato) nominando un amministratore unico nella persona del Direttore Generale per il Cinema presso il Ministero, Gaetano Blandini, il quale accetta l’incarico rinunciando a qualsiasi emolumento. Il Ministro Rutelli motiva la presa d’atto come una «necessaria e documentata decisione di rinnovamento». Infatti, si legge nell’atto di indirizzo da egli emanato, gli atti del vecchio CdA hanno seguito gli obiettivi indicati nel precedente atto di indirizzo; si è verificata una «fortissima conflittualità» interna al CdA e con le controllate, in particolare con l’Istituto Luce. Sono stati avviati, rileva il Ministro, «piani e progetti non contenuti nelle linee di indirizzo dell’azionista, né previsti dalla legge o dallo statuto di Cinecittà Holding». E ancora: le nomine nelle controllate e nelle partecipate (Cinecittà Studios, Cinecittà Entertainment, Cinefund SGR, Anteo S.p.A., Cinesud S.r.l.) sono state fatte senza informare l’azionista. Infine, alcuni amministratori in carica, a sei mesi dal loro insediamento, non avevano ancora «fatto pervenire» al Collegio dei revisori la documentazione sui «requisiti di professionalità e onorabilità». Insomma durissime accuse che infuocano sia il mondo politico che la gestione del colosso cinematografico pubblico. Al provvedimento di revoca è stato fatto ricorso amministrativo sul quale però il Tribunale si è pronunciato in favore della società e della scelta adottata dal Ministro. I giudici amministrativi sottolineano che il provvedimento di Rutelli è immune da qualsiasi vizio, respingendo quindi il ricorso presentato dall’ex Amministratore Delegato della società, Massimo Condemi. Ma le carte bollate ministeriali non intaccano più di tanto il lavoro della Mecca del cinema italiano, dove si continua a girare pellicole diventante famose come: Commediasexi di Alessandro D’Alatri, La cena per farli conoscere di Pupi Avati, Go Go Tales di Abel Ferrara, La sconosciuta di Giuseppe Tornatore, La terza madre di Dario Argento. Al termine del breve periodo di gestione dell’Amministratore Unico (30 giorni dal 28 giugno al 28 luglio 2006), in cui sono peraltro state effettuate delle importanti ricognizioni sullo stato economico e finanziario della società, il Ministro ha nominato un nuovo organo amministrativo formato da: Alessandro Battisti (Presidente), Francesco Carducci Artenisio (Amministratore Delegato), Mario La Torre, Severino Salvemini, Wilma Labate, Giovanna Grignaffini, Gabriella Pistone, Roberta Lubich, Michele Conforti. Pietro Ietto è stato confermato nel ruolo di Direttore Operativo della società. | 235 Cinecittà Holding e le società controllate: Istituto Luce, Filmitalia, Mediaport e Cinecittà Multiplex, oggi in liquidazione Nel corso dell’anno 2007 si affrontano alcune questioni relative alla necessaria riorganizzazione del gruppo Cinecittà Holding che però, come vedremo, saranno in realtà completate nel corso di un secondo “commissariamento” ovvero nel corso della nuova gestione di Gaetano Blandini come amministratore unico. Il 2007 si è caratterizzato, da questo punto di vista, dalla sola liquidazione della Cinefund SGR che, come ricordato, era nata nel 2005 per sviluppare il primo fondo di private equity pubblico-privato operante nel settore cinematografico italiano. Il venir meno delle risorse pubbliche necessarie per completare il closing della raccolta, ha indotto gli amministratori a cessare l’attività, registrando, però, delle perdite dovute ai costi sostenuti per lo start-up dell’iniziativa. I costi totali sostenuti, fra costi di costituzione (euro 193.464,02, di cui 124.387,73 per compensi all’amministratore delegato) e perdite accertate (euro 886.640,97, di cui 115.333 nel 2005, 762.614 nel 2006 e 8.693,97 nel 2007), ammontano ad euro 1.080.104,99. L’Istituto Luce, che nasce nel 1924, è partecipato al 100% da Cinecittà Holding e, per statuto, si occupa di produzione, diffusione e distribuzione, in Italia ed all’estero, di prodotti audiovisivi e opere cinematografiche; detiene la gestione dell’archivio storico fotografico e cinematografico; la programmazione di sale cinematografiche e videosale; il patrocinio, l’organizzazione e la realizzazione di iniziative di carattere promozionale nel settore della cinematografia e dell’audiovisivo”. Possedeva il 20% del capitale di Cinecittà Multiplex, che oggi non esiste più. Anche Filmitalia è partecipata al 100% da Cinecittà Holding con lo scopo di promuovere i film italiani contemporanei all’estero. Filmitalia nasce dall’esperienza di Italia Cinema, poi tramutatasi in AIP-Audiovisual Industry Promotion (in joint venture con Fiera di Milano) e dal 2006, nonostante un’ipotesi non realizzata di fusione con Cinecittà Holding, viene acquisita al 100% da quest’ultima. Nel 2006 sono ai vertici della società, Irene Bignardi (Presidente) e Roberto Cicutto, Serafino Murri, Claudio Gubitosi e Marcello Di Tondo. Carla Cattani assume l’incarico di Direttore Operativo della società. Filmitalia collabora con i festival cinematografici internazionali più significativi, tra i quali Cannes, Berlino, Buenos Aires, Toronto, Shanghai, Tokyo, Locarno, New York e Londra. Nel 2008 la società sarà definitivamente incorporata in Cinecittà Holding. Mediaport nasce nel 1996 con capitale privato, e viene acquistata da Cinecittà Holding con varie operazioni tra il 2003 e il 2004, fino a raggiungere il 100% del capitale azionario. Si 236 | occupa di gestione delle sale cinematografiche. La storia di Mediaport è piuttosto controversa e complessa. Innanzitutto si trattava dell’unica controllata che, a differenza delle altre società facenti parte di Cinecittà Holding, si sostentava unicamente con risorse proprie. Ma purtroppo, sin dalla sua nascita, i suoi fatturati non entusiasmano per il fatto di operare in un settore cronicamente in perdita. Facevano parte della capogruppo Mediaport/GlobalMedia (di cui possiede il capitale sociale direttamente per il 93,92%); Mediaport Cinema, partecipata al 76,27% da Mediaport ed al 23,73% da Cinecittà Holding ed a sua volta detentrice del 50% di Cinemax. Sin dal 2006 Cinecittà Holding ha avviato le procedure per la dismissione, con pubblica procedura, della partecipazione che però è stata definita solo il 28 novembre del 2008, quando è stata acquisita dalla Farvem Real Estate del produttore Massimo Ferrero. «Il nuovo acquirente – si legge sul quotidiano economico-finanziario Il Sole 24 ore6 – si è fatto carico di un debito complessivo di 26,5 milioni e il pagamento di 100mila euro all’atto del trasferimento». L’ultima controllata, in liquidazione ormai dal 2000 e che non esiste più è Cinecittà Multiplex. Nata nel ‘98 da una joint venture tra Cinecittà e la Warner Village Cinemas con lo scopo di promuovere un complesso cinematografico (multisala e parco a tema) nel comprensorio di Cinecittà. È stata definitivamente liquidata nel 2009. Era partecipata al 50% da Cinecittà Holding, al 30% da Cinecittà Studios ed al 20% da Istituto Luce. Le partecipate di Cinecittà Holding: Cinecittà Studios, Cinecittà Entertainment, Circuito Cinema7 Cinecittà Studios è partecipata da Cinecittà Holding al 25%. Venne costituita nel 1997, per gestire il ramo d’azienda affittato dalla Holding unitamente agli immobili (teatri di posa). Il capitale è inizialmente detenuto per il 75% da azionisti privati. A sua volta Cinecittà Studios possiede il 48% del capitale di Cinecittà Entertainment e il 30% di Cinecittà Multiplex. A metà degli anni Novanta, Cinecittà Studios subisce una profonda trasformazione istituzionale, diventando da ente pubblico una realtà privata. Oggi sono 5 i soci che la gestiscono oltre Cinecittà Holding: Aurelio De Laurentiis (Filmauro S.r.l.), Diego della Valle (Gimar S.r.l.), Vittorio Cecchi Gori (Cecchi Gori Group Fin.Ma.Vi. S.r.l.), Orium S.A, FinCine. 6 7 Sole 24 ore del 4.12.2008. Alla data del 31.12.2008 | 237 Cinecittà Entertainment, partecipata per il 2.47% da Cinecittà Holding si occupa di produzioni televisive. Il 48% del capitale azionario, nel quadro della scissione delle attività di Cinecittà Studios, è stato acquisito nel 2008 dalla neo costituita Italian Entertainment Group. Circuito Cinema, 7% di Cinecittà Holding, è attiva nel settore dell’esercizio cinematografico di qualità. Lumière S.r.l., avente ad oggetto l’esercizio di una sala a Catania, partecipata al 50% del capitale sociale. Di seguito bilanci delle singole società controllate e partecipate: Istituto Luce SpA Cinecittà Studios SpA Cinecittà Entertainment SpA Circuito Cinema Srl Lumière Srl 238 | 2007 2008 -3.647.257 53.576 1.853.762 -443.596 -8.727 333.304 106.037 -3.609.525 -689.801 -22.341 2008: Il secondo “commissariamento” di Cinecittà A A metà del 2008 la situazione economica, patrimoniale e finanziaria di Cinecittà Holding e del gruppo pubblico è seriamente compromessa. Schiacciata da un indebitamento complessivo che è arrivato a toccare quota 66 milioni, la società necessita di un radicale quanto celere intervento di ristrutturazione e revisione della propria mission. Con atto d’indirizzo del 6 giugno 2008, il Ministro Bondi, - «ritenuto che la legge finanziaria 2008 prevede una necessaria riorganizzazione delle società a partecipazione pubblica, con un forte contenimento dei costi e la definizione di una nuova missione normativa anche per eliminare eventuali effetti distorsivi sul mercato ed eventuali discrasie e sovrapposizioni sull’attività già svolta da strutture della Pubblica Amministrazione», e che «per la conduzione di Cinecittà Holding S.p.A. si è manifestata l’esigenza di provvedere alla nomina di un Amministratore Unico, con profilo tecnico istituzionale, al fine di accelerare la riorganizzazione, come sopra prevista dalla legge finanziaria 2008», – ha disposto che «l’Amministratore Unico provvederà ad elaborare una proposta di riforma normativa dell’art. 5 bis della legge 23 giugno 1993, n. 202, e successive modificazioni, coerente con il disposto della legge finanziaria per il 2008 e volta a delineare il complessivo riordino e rinnovazione degli interessi e degli obiettivi strategici del gruppo». L’Amministratore Unico nominato dal Ministro Bondi è nuovamente Gaetano Blandini il quale svolge il proprio incarico, stabilito fino all’approvazione del bilancio al 31.12.2008, a titolo gratuito. Nel corso del suo mandato Blandini riesce a perfezionare tutte le operazioni straordinarie che si era prefissato e che, hanno consentito il risanamento della società. Tra queste si devono ricordare la valorizzazione del ramo dell’esercizio degli studi che è stato conferito in Cinecittà Studios (mantenendo la proprietà degli immobili e del marchio Cinecittà), la cessione del gruppo Mediaport, la liquidazione dopo otto anni di Cinecittà Multiplex, la cessione di tutte le partecipazioni non strategiche ed il decisivo intervento per rendere la gestione più efficiente. Nelle valutazioni conclusive inserite nel referto pubblicato dalla Corte dei Conti8 per l’anno 2008 si legge: «L’esercizio 2008 si è concluso, per Cinecittà Holding s.p.a., con un risultato utile di euro 704.403, a fronte di un saldo dell’esercizio precedente negativo per euro 7.889.624. Il bilancio consolidato ha registrato un saldo attivo di euro 2.431.245 con- 8 Cfr. Relazione sul risultato del controllo eseguito sulla gestione finanziaria di Cinecittà Holding S.p.A., per l’esercizio 2008 disponibile sul sito www.corteconti.it | 239 tro un saldo passivo per il 2007 di euro 10.593.241. La constatazione induce di per sé a esprimere un giudizio positivo sulla gestione dell’esercizio in riferimento. Giudizio che non si può che confermare alla luce delle considerazioni che seguono. Ancora nell’esercizio 2005, il Gruppo facente capo a Cinecittà Holding s.p.a. comprendeva otto società controllate, oltre a un rilevante numero di società partecipate. Fra queste, il Gruppo Mediaport, esercente sale cinematografiche, le cui pesanti e continue perdite gestionali determinavano ogni anno il risultato negativo del bilancio consolidato. Si tendeva a privilegiare, per il perseguimento delle proprie diverse specifiche finalità, la costituzione di società apposite. Al riguardo la Sezione controllo enti, nel Referto relativo al biennio 2004-2005, evidenziava che «la costituzione e il funzionamento di numerose società presentano dei costi non indifferenti (se non altro, per i compensi agli organi di gestione e di controllo), giustificabili soltanto a fronte della specializzazione eventualmente richiesta dalla complessità della materia da trattare, o di plausibili vantaggi nel senso della snellezza della gestione»; e constatava che «la evidenziata breve durata di troppe società e lo scioglimento di alcune di esse, seguito dalla rinnovata costituzione di altre con diverso nome ma con lo stesso oggetto, pongono l’esigenza di una riflessione sulla validità di questo modo di gestire la Holding e sulle eventuali responsabilità connesse con le perdite e con le spese inutilmente sostenute»; per concludere che «in ogni caso, ciascuna scelta va supportata da precisi piani e attraverso una attenta e severa disamina di costi e benefici», con l’accortezza di «evitare, ad ogni modo, le duplicazioni di compiti fra società diverse o fra Cinecittà Holding s.p.a. e le società controllate». Anche per effetto di queste prese di posizione, progressivamente il numero delle società controllate si è ridotto. Sicché oggi si può guardare con soddisfazione al risultato raggiunto, con la dismissione, da un lato, di compiti direttamente commerciali come la gestione delle sale, e l’inglobamento, dall’altro lato, delle funzioni di rilevanza pubblica nella stessa capogruppo, che ha perduto ormai la sua configurazione di Holding per assumere quella di società direttamente operativa. L’operazione che, insieme alle altre, ha consentito alla società di invertire la tendenza rispetto ai risultati economici degli ultimi esercizi è stato il perfezionamento della cessione della partecipata Mediaport S.p.A., di cui in precedenza si è fatto un rapido riassunto. Qui si vuole evidenziare che il beneficio dell’operazione per la società è andato al di là dei meri accordi contrattuali perché, di fatto, ha consentito alla stessa di ridurre di oltre la metà l’intero indebitamento consolidato del gruppo Cinecittà Holding, ed anche di generare un risparmio prospettico per gli esercizi futuri. A questo si aggiunga che l’operazione è stata conclusa positivamente dal punto di vista sociale, essendosi riusciti a salvaguardare l’intero nucleo del personale dipendente (218 unità). Nel corso del 2009 la società ha proseguito nell’azione di risanamento e riorganizzazione, perfezionando la fusione per incorporazione con la controllata Istituto Luce S.p.A., dando vita alla nuova società Cinecittà Luce S.p.A. Con quest’ultima operazione la società ha completato il percorso finalizzato alla riorganizzazione del gruppo, che ha assunto la 240 | veste di società unica in cui tutte le attività prima gestite da singole società controllate da Cinecittà Holding sono oggi delle divisioni interne, con conseguente positivo impatto sui dati economici e gestionali della società. La ristrutturazione, ovviamente, non può mancare di ripercuotersi sulla stessa funzione della società. Nell’atto di indirizzo del Ministro per i Beni e le Attività Culturali in data 6 giugno 2008, che ha anticipato la nomina dell’Amministratore Unico, veniva chiesto all’Organo Amministrativo di formulare una proposta di revisione dell’articolo 5 bis della L. 202/1993. L’Amministratore Unico, prima della cessazione del proprio incarico, ha provveduto a formulare all’Azionista una proposta di revisione che allo stato, però, non risulta ancora essere stata discussa né approvata.» Con soddisfazione il Ministro Bondi afferma che «Cinecittà rischiava di crollare sotto il peso dei debiti: 65,8 milioni di euro, di cui 38,8 quelli di Mediaport. Dal 2009 il debito consolidato sarà ridotto a 8,8 milioni”. | 241 Maggio 2009: Nasce Cinecittà-Luce SpA C ome ultimo atto della propria gestione, Gaetano Blandini delibera la fusione dell’Istituto Luce in Cinecittà Holding dando vita alla nuova società Cinecittà Luce S.p.A. L’11 maggio 2009 è quindi una data importante per il cinema pubblico perché corrisponde alla formalizzazione del ritorno all’utile di bilancio ma anche alla nascita di Cinecittà Luce S.p.A.. Il Presidente é Roberto Cicutto, Amministratore Delegato Luciano Sovena, già presidente dell’Istituto Luce. Membri del CdA sono Nicola Porro, vicedirettore de Il Giornale, Roberto Cadonati, psicologo, e Massimo Biasiotti Mogliazza, avvocato esperto in riorganizzazione aziendale. Direttore Generale viene confermato Pietro Ietto. Per il Presidente Cicutto «Cinecittà Luce deve diventare, ancora più che nel passato, uno strumento non solo al servizio di questa industria, ma un centro di proposta, razionalizzazione e sviluppo di tutte quelle idee che mettano il cinema italiano in tutti i suoi comparti, al passo con i tempi e all’altezza dell’importanza culturale e industriale che riveste». Con l’atto di fusione «si realizza un obiettivo storico», fa notare l’Amministratore Delegato Sovena, assicurando che «una grande attenzione sarà dedicata all’ampliamento dell’Archivio Storico, anche attraverso nuove acquisizioni e nuove alleanze». Cinecittà Luce distribuisce opere prime cinematografiche sostenendo l’accesso al mercato degli autori emergenti, ma è impegnata anche nella produzione documentaristica sfruttando l’enorme patrimonio del proprio archivio storico. La cineteca di Cinecittà Luce, inoltre, è un preziosissimo archivio, che comprende tremila titoli maggiormente rappresentativi della produzione filmica italiana che alimentano costantemente il circuito promozionale delle sedi diplomatiche in tutto il mondo (ambasciate e istituti di cultura). Ma Cinecittà Luce svolge anche un’attività di studio e ricerca nell’ambito del proprio Centro Studi. Tra le attività: vi è anche la gestione dei diritti di sfruttamento cinematografico sulle opere finanziate dallo Stato che non hanno restituito il finanziamento ricevuto e il monitoraggio per conto del Ministero sulle istanze di accesso agli incentivi fiscali per il settore (tax credit e tax shelter). Inoltre, si realizzano iniziative editoriali quali volumi monografici e rassegne sui principali autori del cinema italiano. Insomma, Cinecittà è ancora una volta in pieno fermento organizzativo e strategico; prosegue il suo cammino come una bella carrellata alla Alfred Hitchcock, che come sempre dribbla sapientemente tra poteri pubblici e privati. 242 | Cronistoria di Cinecittà 1924 Nasce l’Istituto Luce come Ente privato, con la finalità di provvedere alla produzione ed alla distribuzione del cinema di informazione. 1925 L’Istituto Luce viene acquistato dallo Stato e diventa la prima casa di produzione cinematografica di proprietà pubblica in un paese occidentale. 1927 Nasce il Giornale Luce, uno strumento di propaganda e di cronaca del Governo italiano degli anni Trenta. 1929 L’Istituto Luce diventa un Ente autonomo parastatale al quale viene dato un apposito ordinamento. 1935 Nasce La Rivista Luce e l’ENIC (Ente Nazionale Industrie Cinematografiche), prima società di distribuzione a proprietà pubblica. 1936 Con il R.D.L. 372 si decide di creare un nuovo centro industriale cinematografico guidato da Carlo Roncoroni. 1958 Nasce l’Ente Autonomo di Gestione per il Cinema, per coordinare l’intervento pubblico nel settore della cinematografia e promuovere la diffusione della produzione audiovisiva italiana in campo nazionale e internazionale. 1959 Fellini gira a Cinecittà La dolce vita. Via Veneto viene interamente ricostruita nei teatri di posa di Cinecittà. 1961 Il Ministero delle Partecipazioni Statali annuncia di voler costituire una nuova “società per azioni” per “l’esercizio dell’industria cinematografica”, per occuparsi di compiti più vasti rispetto alla denotazione educativo informativa del vecchio LUCE. | 243 1962 Nasce l’Istituto Luce S.p.A. 1978 L’Istituto Luce a Piazza Cinecittà viene ceduto al Comune di Roma e viene adibito a sede amministrativa della X Circoscrizione, oggi X Municipio. 1993 La legge 202 trasforma l’Ente Cinema in società per azioni di proprietà del Ministero del Tesoro. 1996 Nasce Circuito Cinema S.r.l. per volontà dell’Istituto Luce, BIM Cinematografica, Mikado Film, Lucky Red, Greenwich S.r.l. ed Emme Cinematografica. La società ha l’obiettivo di costruire un circuito di sale cinematografiche. Nasce Mediaport S.p.A. 1997 Si avvia la privatizzazione di Cinecittà, che inizia con la costituzione di Cinecittà Servizi, a capitale privato, che gestisce l’attività dei teatri e stabilimenti. 1998 Si completa la privatizzazione di Cinecittà Holding. I 50 miliardi di vecchie lire sono sottoscritti dalle seguenti aziende: Cinecittà Holding (40%), Cecchi Gori Fin.Ma.Vi (11,25%), Filmauro (11,25%), Gruppo della Valle (11,25%), Gruppo Merloni (11,25%), Dear Cinestudi (7,50%) Efibanca (7,50%). 1999 L’azionista di riferimento di Cinecittà Holding diventa il Ministero per i Beni e le Attività Culturali. 2001 Nasce Cinecittà Digital, la nuova area di Cinecittà Studios dedicata al mondo del digitale. 2002 • Elsacom, società Finmeccanica, e Cinecittà Holding annunciano l’avvio di E-Screen, un progetto UE per la commercializzazione del Cinema Digitale via Satellite. • Si inaugura Start - Incubatore di imprese multimediali, realizzata da Cinecittà Holding con i fondi della legge 266/97 gestita dal Comune di Roma per lo sviluppo dell’imprenditoria nell’ambito delle tecnologie digitali del settore audiovisivo. 244 | • L’assemblea di Cinecittà Holding nomina Presidente Pupi Avati, consiglieri Francesco Alberoni, Gaetano Blandini, Ubaldo Livolsi, Michele Lo Foco, Angelo Maria Petroni, Francesco Pionati, Alessandro Usai e Marcello Veneziani. 2003 • Il CdA nomina il nuovo CdA dell’Istituto Luce. Andrea Piersanti assume la carica di Presidente. Nel CdA entrano Pietrangelo Buttafuoco, Pietro Melograni, Antonio Morè e Luciano Sovena. • Nasce Cinecittà World partecipata al 99% da Cinecittà Entertainment e all’1% da Cinecittà Studios. La nuova società viene costituita per realizzare principalmente un parco a tema, in grado di promuovere e valorizzare Cinecittà. • Cinecittà Holding diventa l’unico azionista di Mediaport SpA. • Nasce Audiovisual Industry Promotion (AIP), joint venture tra Cinecittà Holding e Fiera di Milano. • Nasce il primo Centro Euromediterraneo di Cinematografia e dell’Audiovisivo in Marocco, realizzato dalla Regione Lazio, Istituto Luce e Cinecittà Holding. 2004 • Cinecittà Holding completa l’acquisizione del 100% del gruppo Mediaport. Nasce Cinecittà Cinema. • Cinecittà Holding lancia Cinefund, un fondo chiuso di investimenti di private equity destinato al cinema, proponendosi di raccogliere entro il 2005 fra i 50 e i 70 milioni di euro, da investire in 30/40 progetti. • Maurizio Costanzo entra in Cinecittà Entertainment e nasce Cinecittà Campus, una nuova struttura dentro gli Studios dedicata agli artisti dello spettacolo. 2006 • L’assemblea di Cinecittà Diritti approva il progetto di fusione per incorporazione con Cinecittà Holding. Cinecittà Holding tornerà a gestire direttamente i diritti filmici propri e quelli eventualmente concessi dalla convenzione da stipularsi con la Direzione Generale Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. • Gaetano Blandini viene nominato Amministratore Unico fino al luglio 2006. • Si avvia la procedura pubblica per la dismissione del gruppo Mediaport. • Sono nominati i nuovi vertici di Cinecittà Holding: Alessandro Battisti (Presidente), Francesco Carducci Artenisio (Amministratore Delegato), Mario La Torre, Severino Salvemini, Wilma Labate, Giovanna Grignaffini, Gabriella Pistone, Roberta Lubich, Michele Conforti. 2007 Viene liquidata Cinefund SGR. | 245 2008 • Gaetano Blandini viene nuovamente nominato Amministratore Unico • Il ramo d’azienda Eserczio Studi Cinematografici viene conferito in Cinecittà Studios • Viene ceduta l’intera partecipazione nel gruppo Mediaport. Cinecittà Holding cessa di operare nel settore dell’esercizio. • Filmitalia viene incorporata in Cinecittà Holding. • La società è pienamente risanata e chiude il bilancio con un utile di 704 mila euro e di 2 milioni di euro a livello consolidato. 2009 Nasce Cinecittà Luce dalla fusione per incorporazione di Istituto Luce in Cinecittà Holding. 246 | Si ringraziano: Barbara Millucci (per il capitolo su Cinecittà Luce SpA) Alessandra Orlacchio Valentina Prontera Matteo Zara per la preziosa collaborazione Copyright © 2010 by Edizioni Fondazione Ente dello Spettacolo Via G. Palombini, 6 - 00165 Roma Tel. +39 06 9651 9200 e-mail: [email protected] www.cineconomy.com €9,90