Il calcio che abbatte barriere e pregiudizi ori del giovane
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Il calcio che abbatte barriere e pregiudizi ori del giovane
per omicidio l’Adige - giovedi 24 dicembre 2009 - p. 1 elver Kurtalic, 20 anni ori del giovane: stati sempre umani con lui» ’autopsia medici del reparto di peatria del Santa Chiara di ento sono indagati con i di reato gravissima: omiontario. La procura, che o un’inchiesta, vuole ace la morte di un ragazzo i, Selver Kurtalic, di origiaca, residente a San Micheo da una gravissima patoenerativa, sia stata in qualo «aiutata» iniettando del di potassio. Se ci sia stato, a, un caso di eutanasia. LE PAGINE 17-19-21 AI LETTORI Domani e sabato i quotidiani non usciranno per le feste natalizie L’Adige tornerà in edicola domenica 27 dicembre. A tutti i lettori auguri di Buon Natale LA STORIA L’esempio del Mezzocorona Il calcio che abbatte barriere e pregiudizi C’è un pallone «buono», che abbatte barriere, pregiudizi, diffidenze. A Mezzocorona, il vivaio dei «Draghi» è un esempio di tutto questo: un modello di integrazione e di affiatamento multilingue, dove il colore della pelle passa in secondo piano e i confini si confondono nella passione per lo sport. S. PAROLARI A PAGINA 57 IL CALCIO Esempio di vita I Draghi del Mezzocorona provengono da 10 nazioni ma sono accomunati dalla passione per il calcio che parla un linguaggio davvero universale Il Natale si tinge dei colori del mondo La società calcistica professionistica della Piana Rotaliana è lo specchio più vero di una realtà sociale che negli ultimi anni si è modificata radicalmente dovendo allargare i propri orizzonti STEFANO PAROLARI MEZZOCORONA - La forza del calcio è universale. In una società ormai multietnica le barriere tra razze e provenienze culturali non ha senso di esistere. Solo vent’anni fa quando giocavamo all’oratorio era difficile trovare un ragazzo le cui origini distavano migliaia di chilometri o che proveniva da una realtà sociale ed esistenziale completamente diversa dal Trentino. Così anche per chi ti insegna i fondamentali del pallone, gli allenatori. Sport il cui fascino trascende la nicchia e poi finisce «bombardato» ad alto livello su tutti i media. Si fanno tante chiacchiere sull’integrazione, poi nella realtà è lo sport, spesso poco considerato, che offre il linguaggio universale che affratella. Qual migliore maniera per augurare un «Buone Feste» con il sapore di una fratellanza sportiva se non quella di presentare uno spaccato di affiatamento internazionale in una società trentina. Il Mezzocorona non è solo la squadra professionistica, al suo terzo anno di massima aspirazione, è anche e soprattutto la volontà progettuale di crescere un settore giovanile importante. Nel vivaio dei Draghi, gestito con grande managerialità tecnica da Giovanni Colella (foto piccola), un «pozzo» di scienza e coscienza pallonara, ci sono fulgidi esempi di integrazione e di affiatamento multilingue. Si presenta con le treccine alla Gullit, ma lui ci guarda con fare interrogativo (neppure era nato quando il colosso olandese trionfava con la maglia rossonera) quando lo accostiamo al molucchese, e si chiama Nicholas Diop, esordiente classe ’98 in forza al mister Andrea Caserotti, d’origine paterna del Senegal. «Ma io sono italiano protesta il bimbo - e abito a Revò, in val di Non. Mi piace giocare perché sto con tanti amici e così anche quando ero alla scuola calcio dell’Anaune. Frequento la prima media e mi piacerebbe tanto fare il giocatore da grande. Mi ha visto giocare contro il Borgo Sacco? Come sono andato? Me la cavo, vero. Gli idoli? Mi piacciono tanto Ronaldinho e Kakà». Xhuljo Bobja è arrivato da Durazzo con la famiglia quando aveva 5 anni. Adesso gioca nella squadra dei Giovanissimi provinciali allenata da Ivano Osele, grande ex difensore della Benacense in D. «Gioco da terzino e prima ero alla Junior Piana. In Albania torno ogni tanto. Lì c’è il mare, ma sto bene anche qui a Mezzocorona in mezzo alle montagne perché giocare a calcio è proprio bello. Un idolo? Naturalmente un difensore, Ramos del Real Madrid». Un altro che gioca nei Draghetti, da giovanissimo regionale, è Mohamed Dafroullah, sorridente marocchino che viene da Mechra Bel Ksiri, una cittadina dell’entroterra. «Abito a Bolzano e vengo a Mezzocorona con il tram. Non è pesante perché mi piace tanto il calcio. Da 12 anni con la mia famiglia siamo in questa regione, frequento la scuola media e spero un giorno di giocare nel Milan». Senza mezze misure il bravo Mohamed. «E poi mi piace tantissimo Cristiano Ronaldo, il suo ruolo sarebbe il massimo per me». Saliamo di categoria e il Mezzocorona sfodera Rama Rilint, il macedone che gioca negli Allievi Nazionali allenati da Max Caliari, l’ex grande professionista di Pro Sesto e Trento. «Vengo da un paese a 112 chilometri dalla capitale Skopje, si chiama Kicevo e 16 anni fa mio padre, che lavora da operaio edile ed è specialista in ponteggi, si è trasferito in Trentino. Studio all’istituto Pozzo dividendomi tra il diploma di geometra e il Liceo sportivo. Prima di arrivare a Mezzocorona ho giocato nelle giovanili del Pescantina e del Cristo Re a Trento dove c’è mio fratello più piccolo. Il mio ruolo è centrocampista centrale e il mio idolo è Xavi del Barcellona. Il sogno è quello di arrivare fino alla prima squadra del Mezzo. Fin dai tempi del responsabile Gaburro è questo l’obiettivo della società. Io ci provo». Idee chiare il giovane macedone, in piena sintonia con la Multietnici Da sinistra il macedone Rilint, l’albanese Bobja, il marocchino Dafroullah, l’italosenegalese Diop, l’italo-germanico Wilms Dell’Unto, dietro gli allenatori Maani, marocchino, e Aziz, algerino in piazza della chiesa (foto Piero Cavagna) filosofia che predica la società prima di tutto Mezzocorona deve servire da qualità di valorizzazione e da trampolino di lancio verso serie superiori - con in testa il responsabile del settore giovanile nel direttivo, il vulcanico vice presidente Claudio Tonetti. Alle soglie della prima squadra c’è l’italotedesco Alessio Wilms Dell’Unto, che è un centrale poderoso al servizio di mister Nello Santin, quello che al terzo anno di giovanili gialloverdi ha «solo» conquistato due titoli italiani di categoria Allievi. «Non dimentichiamo mai - sottolinea Tonetti - che ci fregiamo di due tricolori, conquistati a Siena ed a Catania in finali spettacolari. Tra l’altro in questa stagione mister Claudio Gabetta ha fatto esordire in prima squadra un Berretti, quel La Forgia che s’è ben comportato». Il 18enne Wilms Dell’Unto non riesce a tradire la marcata pronuncia romanesca: «Sono nato a Roma, città di papà, ma la mamma, della quale ho tenuto fisso il cognome Wilms a livello anagrafico, è di Münster cittadina della Bassa Sassonia famosa per la sua università - e lì ho giocato nelle giovanili. Facendo il pendolare sono capitato nella capitale e mi sono aggregato alla Lazio. Poi la mia decisione di venire in mezzo a Münster e Roma, qui a Mezzocorona dove fa un freddo bestiale in questo periodo ma sono L’appuntamento | Il Mezzocorona al gran completo con grandi e piccini In mille al PalaRotari per la festa di fine anno MEZZOCORONA - Gran successo per la festa di Natale organizzata martedì sera dal Mezzocorona e dai Draghi al PalaRotari. Nonostante il maltempo circa mille persone hanno gremito la grande sala, in una serata ricca di sorprese e divertimento. Per usare una terminologia calcistica, l’unico forfait è stato quello del comico Casalino, comunque egregiamente sostituito dai Papu. Estremamente spettacolare è stata l’esibizione dei Materia Viva, così come molto apprezzato è stato il Magazine 2009, un’iniziativa editoriale della società utile per giocatori e amici. La direttrice generale Monica Morandini ha condotto chiamando sul palco prima il presidente dei Draghi Renzo Colombara, accompagnato da tutto lo staff tecnico del vasto settore giovanile gialloverde, poi i ragazzi della Berretti, gli allenatori al gran completo e infine, prima del brindisi, la prima squadra con mister Claudio Gabetta. La prima squadra tornerà ad allenarsi il 28 dicembre, prossimo impegno il 10 gennaio in casa contro il Pavia. Tanto spettacolo poi con le esibizioni del coro di Mezzocorona, del duo comico Papu e degli acrobati romani. Distribuiti il magazine e la foto ufficiale della 1ª squadra. pronto a mettermi in evidenza. Tra l’altro in prima squadra ci sono altri due romanacci, Berardo e Capodaglio. Chissà che un giorno anch’io... Intanto i miei idoli sono Cannavaro e Gerrard, per ora li guardo in televisione». Nelle rose dei Draghetti ci sono anche Girish Ferretti, di origine indiana che gioca nei Giovanissimi nazionali, e Stefan Iusco, rumeno 2° portiere degli Esordienti ’98. Un tocco di berbero allo staff giovanile del Mezzocorona lo danno due allenatori nordafricani. Uno viene dall’Algeria, precisamente da Setif, e si chiama Aziz Berarma un pezzo d’uomo che può contare in gioventù 18 presenze nella serie A e 4 anni di serie B con il Setif, squadra che è stata anche al vertice della Coppa d’Africa per club. Lui è il mister ufficiale dei portieri di Allievi, Giovanissimi ed Esordienti nelle giovanili dei Draghi. «Sono ormai 17 anni - ci spiega Aziz - che sono qui in Italia dopo che ho avuto anche un’esperienza nella Nazionale algerina con mister Saden. Per me addestrare i portieri è stata come una vocazione. Non è la stessa cosa che allenare tutti gli altri ruoli, è una scienza a parte. Nel ’92 mi sono forgiato alla scuola di Antonio Porta a Foggia, poi nel ’96 ho acquisito il patentino a Posillipo e l’ho riconfermato con il corso a Trento. In questo momento mi dedico anche agli estremi delle prime squadre di Fersina, Villazzano e Aldeno. Ho collaborato in D con mister Manfioletti quando dirigeva Arco e Bolzano. Essere portiere al giorno d’oggi, anche tra i professionisti, è un’impresa. Trovare italiani di alto livello è sempre più difficile, anche qui sono in voga gli stranieri. I giovani vanno all’estero perché sostiene Aziz anche citando mister Ferrara della Juventus - in Italia c’è l’assillo del risultato a tutti i costi, quindi c’è poco spazio per provare a sfondare. All’Est o in Africa c’è "fame" di calcio e sbocciano talenti, tra cui molti portieri. Poi c’è la concorrenza di altri sport. Fare il portiere è fatica doppia e specialistica, meglio fare volley, basket, pattinaggio, tennis o altro». El Houssine Maani marocchino di Casablanca, dal ’92 in Trentino («Ho raggiunto mio fratello»), allena i Pulcini ed è il vice di Santin nella Berretti, dopo essere stato vicino a mister Battisti con gli Allievi regionali la scorsa stagione. «Prima ancora - ci dice - sono stato con mister Ceraso all’Albiano e con Battisti alla Garibaldina, sempre con gli Juniores. Ma anche al Calisio vicino al suo mentore Sandro Merz, a Cognola ho vinto un titolo con i Giovanissimi provinciali. Ho tanta voglia di trasmettere calcio ai più piccoli perché voglio che loro arrivino dove non ce l’ho fatta io. In Marocco mia madre voleva che studiassi e io invece pensavo solo a giocare. Alla fine ho dovuto emigrare ma la passione è rimasta. In Trentino bisogna lavorare di più dalla base. Non è facile costruire bravi atleti, se si commettono errori da giovani poi li paghi. A Mezzocorona c’è l’ambiente ideale per lavorare. Per fare calcio». Oltre ogni confine, oltre ogni limite etnico.